Perdersi, ritrovarsi e amarsi

di ilaperla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La me diversa ***
Capitolo 2: *** Ricordi passati ***
Capitolo 3: *** Pronti, partenza.. Via?? ***
Capitolo 4: *** Profumo di casa ***
Capitolo 5: *** Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 7: *** Il giorno dopo! ***
Capitolo 8: *** Su quel prato dei ricordi ***
Capitolo 9: *** Il ritorno alla vita normale ***
Capitolo 10: *** Problemi d'amore ***
Capitolo 11: *** Confidenze notturne ***
Capitolo 12: *** Piccole sorprese che riscaldano il cuore ***
Capitolo 13: *** Paradiso misto inferno ***
Capitolo 14: *** Scopriamo le carte in tavola ***
Capitolo 15: *** Se è un sogno non svegliatemi ***
Capitolo 16: *** Cambiamenti inaspettati ***
Capitolo 17: *** Arriva la notte, resto sola con te ***
Capitolo 18: *** Puzza di imbroglio ***
Capitolo 19: *** Sorprese non gradite ***
Capitolo 20: *** Ritorno al passato ***
Capitolo 21: *** Confessioni dalla capsula del tempo ***
Capitolo 22: *** Il post confessione ***
Capitolo 23: *** Battibecchi famigliari ***
Capitolo 24: *** Piscina party.. l'inizio ***
Capitolo 25: *** Piscina party.. la fine ***
Capitolo 26: *** Dare voce al cuore ***
Capitolo 27: *** Lo dico sottovoce.. Amo te! ***
Capitolo 28: *** L'amore cambia le persone ***
Capitolo 29: *** Aggiungi due posti a tavola ***
Capitolo 30: *** La cena -La vendetta- ***
Capitolo 31: *** C'è chi invecchia maturando ***
Capitolo 32: *** L'infinito sai cos'è? L'irraggiungibile.. Noi! ***
Capitolo 33: *** La caduta della tranquillità ***
Capitolo 34: *** Io avrò cura di te ***
Capitolo 35: *** Novità all'orizzonte ***
Capitolo 36: *** La paura dell'ignoto ***
Capitolo 37: *** I giorni peggiori ***
Capitolo 38: *** Impressioni sbagliate ***
Capitolo 39: *** Rimedi per nascondere il dolore ***
Capitolo 40: *** Come tutto può cambiare ***
Capitolo 41: *** Indicazioni per la realtà ***
Capitolo 42: *** La dolce sensazione del risveglio ***
Capitolo 43: *** Il rientro ***
Capitolo 44: *** Che la partita abbia inizio ***
Capitolo 45: *** Amici come prima ***
Capitolo 46: *** Sorprese inaspettate ***
Capitolo 47: *** Il giorno del giudizio ***
Capitolo 48: *** La verità, nient'altro che la verità ***
Capitolo 49: *** Perdersi, ritrovarsi e amarsi ***
Capitolo 50: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** La me diversa ***


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15 febbraio 2005

Eravamo seduti uno di fianco all’altro sull’erba.
“Qualunque cosa accada sappi che per me resterai sempre la mia migliore amica!”
“Perché mi dici così? Sta succedendo qualcosa? Lo sai che con me puoi parlare di tutto” Dissi voltandomi verso lui, angosciata riconoscendo quel tono di voce insicuro.
“No, stà tranquilla.. Probabilmente dovrò stare fuori casa per qualche giorno. E non penso ci possiamo sentire perché avrò da fare..” Rispose in modo vago guardando davanti a se.
“E quando tornerai?”
“Non lo so ancora precisamente”
“Tom qualsiasi cosa accada io sarò sempre qui ad aspettarti!”
Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte.
“Ti voglio bene”
“Anche io”
 
16 Settembre 2012
 
Sono in ritardo. In un completo e fottuto ritardo. Forse potevo omettere il fottuto! Ma questa fottuta giornata è già iniziata male! Oddio voglio tornare nel mio caldo e morbido letto a ronfare.
Invece stò correndo per tutto il campus con la lingua da fuori, per arrivare alla prima lezione universitaria del terzo anno in tempo. Iniziamo benissimo quest’anno. E se il buongiorno si vede dal mattino...
Appena giro l’angolo per arrivare all’ascensore vedo una coda assurda. Ecco, bentornata alla realtà cara Martina. Coda immensa agli ascensori alle 8.25 del mattino è di prassi qui! 
Guardo l’orologio... Merda, ho solo 5 minuti per arrivare in aula! Su gambe in spalla!
Mi faccio 3 piani di scale e arrivo strisciando in aula.
Per fortuna i frequentanti sono diminuiti rispetto al primo anno. E trovare posto per seguire le lezioni è molto più semplice.
Il primo anno dovevi sederti per terra se volevi assistere a una lezione.
Intravedo le mie amiche e mi fiondo da loro.
“Ecco... Chi poteva fare tardi il primo giorno?” Mi prende in giro Miranda la mia migliore amica.
“E dai non rompete di prima mattina. Vi rendete conto che un quarto d’ora fa dormivo ancora?” Sbuffo esasperata.
“E lo so! Ti ho vista con i miei occhi!” Ribatte Miranda.
“Stai zitta stronzetta... Perché non mi hai svegliata?”Domando acida.
“Calma baby, io l’ho fatto ma ovviamente tu non mi senti mentre sei nel mondo dei sogni”
“Uffa! Dai stringetevi che mi siedo anche io!”
“Marti mi hai portato il libro di politiche sociali?” Mi domanda la mia amica.
“Si Sere... Eccolo! Ti ringrazio! Quest’estate per fortuna sono riuscita a sostenere quell'esame...” Dico tutta contenta.
“Miracolo!” E ride. Il piccolo genio del gruppo, Serena.
“Hei bada a come parli, sai che il prof è uno stronzo patentato!” Le faccio la linguaccia.
Finalmente mi siedo vicino alla mia dolce metà.
“Ciao moglie mia!” E l’abbraccio.
“Ciao piccoletta! Mi sei mancata tanto!” Ecco, lei invece è Claudia, la mia gemella mancata! 
Parliamo del più e del meno per cinque minuti.
Subito dopo entra la professoressa di Antropologia culturale e ci tocca ascoltare questa, alquanto strana e pazza, signora che si presenta a noi con un tubante in testa fatto di sciarpa di lana, siamo a i primi di settembre, e con la matita tutta sbavata. Li per li pensai fosse stata violentata, visto anche come si esprimeva.
Ma a quanto pare era il suo comune atteggiamento.
Passata la prima lezione mi congedo dalle mie amiche per fare un salto al bar del campus e catturare nelle mie fauci un cornetto e un cappuccino al volo. Per fortuna non c’è molta gente perché sono tutti a lezione. Solitamente qui, la coda arriva fin fuori le porte ma il momento migliore è nell'intervallo delle lezioni.
 
Le altre tre ore di lezione passano lentamente. All’una io e Miranda ci dirigiamo verso la mensa.
Io e lei alloggiamo nel campus. Proveniamo da un paesino abbastanza vicino Milano, e per non fare ogni giorno avanti e indietro con treni e autobus abbiamo deciso di fare domanda per un alloggio a cui ci è stata data conferma. Serena e Claudia fanno le pendolari. Perché non hanno voluto lasciare la loro vita e i loro amori.
Per quanto mi riguarda iniziare l’università per me è stata una liberazione. Non ne potevo più di quel paesino, mi sentivo stretta, ero nervosa, alterata, frustrata! E i miei per fortuna hanno capito la mia necessità. Poi venire a Milano per me è stata un grande sogno che si avvera, poter frequentare la mia adorata università. Quest’anno mi laureo. Amo la mia facoltà sociale, mi piace stare con la gente, risolvere i loro problemi, alle volte forse è un modo per girare l’ostacolo, dedicarmi ai problemi degli altri per non risolvere i miei.
A cui cerco da anni di non dare una risposta, per evitare sofferenze e quel contatto con persone che ormai fanno parte del passato.

Dopo mensa io e Miranda ci avviamo verso gli alloggi.
Apro la porta e mi butto come un sacco di patate sul divano, togliendomi le converse.
“Vuoi un caffè?” Chiede Miranda dalla cucina trafficando con la caffettiera e il caffè in polvere.
“Si grazie!” Rispondo mezza morta.
Sento squillare il mio telefono dalla borsa. Controvoglia vado a rovistare in questa fin quando non pesco all’amo il mio telefono.
E’ casa.
“Pronto qui parla Huston” Rispondo con il sorriso sulle labbra.
“Ciao piccola, come stai? Com’è andata il primo giorno?”
“Hei mamma una cosa per volta. Allora stò bene anche se i miei piedi chiedono pietà, il primo giorno è andato discretamente, ho appena finito.” Ometto il ritardo altrimenti chi la sente. La patita per la puntualità.
“Ma sono le 6 di sera!”
“E lo so cara mammina, se vuoi lamentarti fallo tranquillamente con il rettore.”
“Sciocca! E ora che fai?”
“Miranda stà preparando un caffè per tirarci su, poi penso di cambiarmi, farmi una doccia, e vedere la tv”
“Bene... Allora sabato torni a casa?”
Gran sospirone da parte mia “Si mamma penso di si...”
“So che non ami tornare ma fallo per noi. Ti vediamo così poche volte!” La sua voce si è abbassata di qualche tono probabilmente dovuto alla malinconia.
“Si mamma stà tranquilla, faccio un salto! Non ti preoccupare. Comunque ora devo lasciarti. Sono a pezzi.”
“Si Martina, buona serata! Un bacione anche da papà!”
“Salutamelo, buona serata anche a voi! Salitami Matt!” Chiudo e vado in cucina.
Trovo una Miranda che sorseggia il suo caffè seduta al tavolo.
“Erano i tuoi?”
Prendo una tazzina e verso un po’ di caffè e molto latte, non amo molto il caffè ma mi aiuta a stare sveglia.
“Già...” Rispondo amareggiata mentre mi siedo.
“Marti lo sai che non puoi evitare di andare a casa per trovare i tuoi”
“Lo so...”
“Stai su dai. Che ci vediamo in tv oggi?”
Quello che adoro della mia migliore amica è il suo appoggio in tutto e per tutto, non vuole vedermi soffrire, e so che questa sua frase è un modo per evitare che mi fossilizzi sui ricordi!
“Direi azione ti va?”
“Penso di si. Che ne dici dei “guardiani del destino”?”
“Figo! Adoro Matt Damon. Però vorrei prima farmi una doccia”
“Vai pure, non appena finisci vado io” Risponde mentre cerca il dvd del film.

Vado in bagno e mi infilo sotto la doccia.
Quella chiamata ha risvegliato in me ricordi sofferti.
Ricordo tutto come fosse ieri...




Ho cancellato, sbadatamente, il mio primo angolo autrice.
Dio, che stoccata al mio povero cuore! :(
Non ricordo quello che scrissi, perciò è praticamente impossibile riscrivere le esatte parole.
Non me lo perdonerò mai! Sono un'imbecille! 

Martina



Miranda

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Capitolo 2
*** Ricordi passati ***


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Avevo tredici anni e avevo un migliore amico, anche a quei tempi Miranda c’era, lei c’è sempre stata da quano avevamo tutte e due sei anni, ma il mio migliore amico era qualcosa in più.

Era il mio idolo, il mio eroe, il mio tutto.
Ci conoscemmo all’età di tredici anni, mentre giocavamo nel parco.
Ricordo che eravamo un gruppo unito, un gruppo solido, ricordo il sorriso da boss di lui. Tommaso...
Il figo, il duro del gruppo.
Con i suoi capelli castani e i suoi occhi verdi.
Inizialmente non mi era simpatico e non ci trovavo niente di speciale in quel ragazzino con la puzza sotto il naso, che poteva avere tutto e tutti, i miei genitori mi dicevano di starci alla larga perché aveva dei giri con persone non raccomandabili. Nonostante la sua famiglia fosse la più ricca e rispettabile del paese.

Ma aveva solo quindici anni, lui, quel ragazzo così particolare. E tutto quell’alone che aveva attorno di duro e di mistero, mi iniziò a incuriosire.
Ecco, quello è stato il momento dove la falena è attratta dalla fiamma.
Sapevo che Tommaso era off limits. Però vedevo quel tratto affascinante del proibito.
Aveva una ragazza che chiamarla "poco di buono" le fa un complimento. Ma le cambiava ogni giorno.
Ero convinta, tuttavia, che in lui c’era qualcosa che andava oltre le chiacchiere della gente.

Io e Tommaso ci iniziammo ad avvicinare l’estate dei miei tredici anni. Al mio compleanno, mi fece un regalo stupendo. Una piccola catenina con una  farfalla tutta in argento.
Mi disse che voleva diventarmi amico, perché in me vedeva una persona su cui potersi fidare.

Passarono due anni e la nostra amicizia si era consolidata moltissimo, fino ad arrivare al punto in cui io iniziai a provare qualcosa di più. Ma non ebbi mai il coraggio di confessarlo, perché vedevo con chi preferiva passare le notti. Con ragazze completamente diverse da me.
Eravamo migliori amici, però non riusciva mai a confidarmi quel lato di se che nessuno conosceva. Io non gli facevo mai pressione, perché capivo la sua difficoltà, ma io per lui ci sono sempre stata:
quando aveva qualche problema, quando mi chiamava a notte fonda, quando giravamo il paese sulla sua moto, quando correvamo al mare per staccare la spina, in tutto. Giorno dopo giorno.

Poi un giorno quel dialogo...
Quel 15 febbraio 2005.

Dopo quel giorno sparì! Passarono i giorni, migliaia di chiamate e il telefono sempre spento, passavo dalla casa e mai qualcuno che mi rispondesse.
Passarono i mesi e nessuno mi sapeva dare notizie, fino a cinque mesi dopo.
Una notizia per me agghiacciante. Tommaso scoperto in traffici di droga, Tommaso in riformatorio.
Il mio cuore si spezzò, era questo il suo lato oscuro che non riferiva a nessuno?
Il mio migliore amico, la persona che amavo, non mi ha mai parlato di questa situazione.

Ero arrabbiata, delusa da lui. Non provai mai più a cercarlo.
Per sentito dire, dopo un anno, era uscito dal riformatorio.  Aveva ormai diciott'anni e aveva riscattato la sua pena.
Ma non ebbi mai il coraggio di incontrarlo.
Nessuna chiamata, nessun messaggio, nessuna lettera ebbi da parte sua.

Così capii che mi aveva dimenticata, sempre se il suo affetto nei miei confronti fosse mai stato vero.
Abitavamo in un paesino davvero piccolo, ma non lo incontravo quasi mai.
Quelle poche volte che lo vedevo era sempre con gli amici che un tempo facevano parte della mia comitiva, non mi degnava mai di uno sguardo.

Non sono mai stata una persona che affronta la realtà. Ho sempre cercato di rimandarla, così come anche il confronto con lui.
Gli anni passavano, però continuavo a nutrire quel sentimento per lui. E invece di diminuire e sparire, questo sentimento cresceva sempre più.

Un giorno Miranda mi disse che si era fidanzato, infatti con questa ragazza ci è stato quattro anni, lei si chiamava Liliana: la famosa poco di buono,trasformata nella sua ragazza. Quando Tommaso entrò in riformatorio Liliana sparì, ma a quanto pare appena uscito lei si è ripresentata.
L’ho sempre odiata, mi ha sempre trattata male, anche quando io e Tommaso eravamo amici, mi ha sempre considerato una minaccia. Ma non so fino a che punto, perché a quanto pare Tommaso non ha mai provato niente per me.
Sapere quella notizia mi fece male, piansi molto quel periodo, penso che non ho mai pianto così in vita mia.

Intanto gli anni passavano e dopo aver finito il superiore, decisi di trasferirmi.
Non ce la facevo più in quella città, dove andassi trovavo lui e la sua indifferenza, la sua ragazza e i nostri ricordi.
Questa storia ha influenzato in negativo tutte le mie storie successive, o possiamo chiamarle frequentazioni.
Non ho mai avuto un ragazzo per più di cinque mesi. Ogni qual volta mi confessavano il loro volermi bene, io mi irrigidivo e cambiavo, fino al punto che mi facevo sempre lasciare.
Non ho mai creduto alle loro parole, non mi fidavo più di nessuno, ero gelida nelle relazioni.

Miranda mi seguì a Milano, e ora siamo qui. Lontane da un passato che fa male, pieno di domande a cui nessuno ha mai dato una risposta. E ogni qualvolta io debba tornare nel mio paese, sto male. E inizia la mia ansia!



Saaaaaaaaaaaalve a tutti!!!
Ecco qui il secondo capitolo, questo è un capitolo di ricordi, ricordi che tormentano la nostra Martina..
Che accadrà successivamente??? Lo sapremo presto su questo schermo ;)
Ringrazio tutti quelli cha hanno letto il primo capitolo. Mi ha fatto enorme piacere vedere quel contatore che aumentava..
E ringrazio HisLovelyVoice per avermi dato una bella marcia! 
Per la foto di Tommaso dovete aspettare un pochino.. Facciamolo crescere e poi la posto ;) 

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Capitolo 3
*** Pronti, partenza.. Via?? ***


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“Hei... Ma che fine hai fatto? Non sarai mica affogata?” Sento urlare dietro la porta del bagno.
“No Mira, sto uscendo”
Mi avvolgo nell’accappatoio e apro la porta. Trovo una Miranda in biancheria intima, pronta a tuffarsi in doccia.
“Allora ti senti meglio?” Dice mentre entra in doccia svestendosi.
“Insomma...” Rispondo mentre mi guardo allo specchio e pettino i miei capelli bagnati super ricci. A noi due, capelli da strapazzo!
“Lo so che sei stata a meditare qui sotto. Sento ancora i tuoi pensieri cupi e ombrosi!” Risponde lei, mentre si lava.
“Ma finiscila! Vado a vestirmi. Che ti preparo di buono da mangiare?”
“Schifezze, grazie! Pop corn e patatine!”
“Ok, muoviti che sono già le otto e mezza!”
“Ok ok...”

Esco dal bagno e mi infilo in camera mettendomi il mio bel pigiama estivo. Fa ancora caldo, qui. Mi asciugo i capelli ed eccoli qui i miei riccioli, che mi ricadono sulle spalle, li adoro, mi piacciono tanto, peccato durino solo ventiquattr'ore.

Vado in cucina e preparo tutto l’occorrente e lo porto sul tavolino vicino al divano.
Abbiamo un alloggio molto piccolo, però l’abbiamo arredato a modo nostro, appena si entra dalla porta principale abbiamo sistemato il divano a due posti e il tavolino, con un televisore, gentilmente regalatoci dai genitori di Miranda, appeso al muro.
Subito accanto, senza nessuna porta che ne dia un po’ di privacy, abbiamo un rettangolo di cucina, con il suo essenziale più una finestra senza balcone.
E poi due porte, una della nostra micro camera, con due posti letto più finestra, più armadio e due scrivanie, e l’altra porta con in bagno.
Essenziale e confortevole.
Un po’ mi dispiace che questo sia l’ultimo anno in cui alloggiamo qui. Non ho ancora deciso cosa fare del mio futuro, se continuare con la specialistica o immergermi nel duro e arido mondo  del lavoro. Vedremo un po’ cosa mi dice la testa in quel momento. 

“Allora siamo pronte?” Urlo per smuovere Miranda.
“Si arrivo” Sbotta lei, mentre esce dal bagno.
Eccola nel suo splendore la mia samica, che ormai è diventata una sorella.
“Ma com’è che non hai ancora la tua anima gemella?” Domando guardandola.
“Eh cara... Io mi faccio desiderare. E poi non mi interessa” Ecco la filosofia della mia cara amica, ha solo avventure e mai una relazione seria.
“Prima o poi cadrai ai piedi di qualcuno” Ribatto.
“Si, cadrò solo se sono puzzolenti, sai lo svenimento!”
E iniziamo a ridere.
“Ma tu sei tutta scema. Dai iniziamo il film che sono curiosa” Mi siedo sul divano, seguita a ruota da Miranda.
Passano due ore e mezza, finiamo di vederlo verso le undici.
“Hei, io me ne andrei, sono morta dal sonno” Dico con uno sbadiglio.
“Certo vai, aggiusto io qui”
Mi da un bacio sulla guancia e dopo averle augurato buonanotte, mi infilo sotto le lenzuola.
Rimango a fissare il soffitto per alcuni minuti. Spero che sabato non accada niente di strano. Ho sempre quest’ansia ogni qualvolta torno a casa.
Uffa devo smetterla. Mi giro su un lato e Morfeo arriva cullandomi tra le sue braccia.
 
Sono passati cinque giorni da quella telefonata.

“Dai alzati Marti, faremo tardi con il treno!” Dice Miranda, togliendomi le lenzuola di dosso.
“No! Fammi dormire. Maledizione oggi che potevamo ronfare fino a tardi. Chiama i miei e di loro che mi sono suicidata dal sonno”
“Muoviti o ti sbatto a terra, e sai che lo farei senza alcuna difficoltà!” Mi minaccia lei.
Cacchio, Miranda pur essendo esile, ha una forza allucinante. Ha quel suo fisico slanciato e asciutto. Capelli biondo cenere che gli arrivano sotto le spalle e quegli occhi grigi cangianti così grandi. Alle volte sembra un guerriero medievale quando si arrabbia.
“Ok ok, mi alzo” Mi siedo sul letto e sbadiglio pesantemente. Guardo l’orologio e sono le 9.12... Merda! Abbiamo il treno alle dieci e io non mi sono ancora preparata fisicamente e mentalmente. Qui serve una colazione con i fiocchi.

Entro in cucina e trovo latte, caffè e biscotti tutto aggiustato sulla tavola.
“Che amore che sei! Mi hai pensato...” Sorrido teneramente.
“Solo perché se avessi aggiustato tu avremmo fatto sera, su muoviti che ci dobbiamo preparare e dobbiamo fare i biglietti!” Mi dice Miranda dalla nostra camera.
Una cosa per volta su... Oggi per me è una giornata pesantissima.
Dopo aver fatto colazione e esserci lavate e vestite usciamo dall’alloggio e ci incamminiamo verso la stazione.

Arrivati li, prego qualche Dio affinché i biglietti siano finiti! 
Invece, eccoci sedute su un vagone del treno intercity che ci porterà a destinazione tra due ore e mezza.
Chiamo mamma e l’avviso che arriverò per le 12.30 se il treno non fa ritardo e che arrivo direttamente io a casa, perché i genitori di Miranda ci vengono ad aspettare in stazione e mi danno un passaggio con la macchina. Lei dice che è a lavoro, perciò non ci sarà, ma troverò Matt al mio arrivo.
A sentire quel nome mi torna il sorrido. Finalmente lo rivedo dopo un sacco di tempo.

Durante il viaggio Miranda è alle prese con un giornale di gossip e io mi infilo le cuffie immergendomi nella musica. E scivolo in un sonno inaspettato. Meglio non pensare a quello che potrebbe accadere in questo week and. 



Hola!!! 
Allora, nuovo capitolo, qui non accade nulla di che.. diciamo la calma prima della tempesta.. diciamo così va... ;)
Ma che paura avrà mai la nostra Martina?? Eh eh eh... (ghigno malefico)
Qui appare un nuovo nome.. Questo Matt.. Chi sarà mai? Nel prossimo capitolo sveleremo questo mistero!
Comunque.. ci tenevo a ringraziare tuuuuuuuuuuuuutti ma dico tutti tutti tutti, quelli che hanno letto i capitoli precedenti.
Spero di incuriosirvi con questo racconto. Ben presto ci saranno alcuni colpi di scena. 
Ringrazio chi mi commenta e mi da la grinta. Sembra poco ma per me è veramente tantissimo!! Grazie grazie grazie :*
 

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Capitolo 4
*** Profumo di casa ***


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“Ma tu dormi sempre, secondo me ti addormenteresti anche sui sassi” Mi strappa via le cuffie Miranda.
“Si, ho già provato e funziona anche li” Rispondo ancora assonnata.
“Muoviti pigrona. Siamo arrivate”
Prendo in considerazione l’idea di perdere la fermata.

Ora basta Martina, finiscila! Affronta la realtà per una volta. E poi che cosa accadrà mai? Non lo troverai di certo, chissà dove si trova e cosa starà facendo. Figurati se pensa ancora a te e figurati, maggiormente, se il destino perde tempo con te e  ci si mette nel fartelo incontrare.

Come non detto. Appena scendiamo dal treno inizio già a guardarmi le spalle. Questa è follia!

“Ciao ragazze!” Grida una voce che mi fa svegliare del tutto.
La mamma di Miranda si avvicina abbracciandoci tutte e due contemporaneamente. Ok... Diamo pure spettacolo in mezzo alle persone.

“Mamma... Ok ok, siamo contente anche noi di vederti però molla la presa”
“Oh scusate, come state? Avete fatto buon viaggio?”
“Si Giovanna, è andato tutto bene” Rispondo io, facendole un grande sorriso. E’ una donna così dolce, per me significa famiglia anche lei.
C’è sempre stata per me.
“Oh Martina come sei cresciuta! E’ da un po’ che non ti vedo. Come stai?”
“Io bene grazie. E tu? Tuo marito?”
“Io tutto bene, Filippo non c’è perché sta lavorando. Dai su andiamo in macchina”

Saliti in macchina ci dirigiamo verso casa.
Non appena scendo sento qualcuno che mi travolge.
“Hei, ma perché non apri gli occhi deficiente!” Urlo, abbastanza nervosa. Questa cosa non va bene, ci rimetteranno i miei poveri neuroni se continuo così.
"Sorella sempre molto gentile, che modi per salutare il tuo fratellone!”
“Matt!” Gli salto addosso.

Mio fratello! Oddio quanto mi è mancato! Mi abbraccia e mi stringe forte. Quei suoi muscoli, guizzano sotto la maglia a mezze maniche e mi afferra al volo.

Matt è mio fratello, abbiamo tr anni di differenza. Lui è quasi l’opposto di me. Bellissimo, slanciato e muscoloso, capelli neri mossi e occhi verdi misti al grigio, ereditati dai miei nonni. Io sono poco più bassa di lui, fisico nella media, non sono una che guarda al prototipo delle modelle, mi ingozzo allegramente, ho capelli ricci neri e occhi di un banale marrone.

“Ciao Miranda” Sorride Matt, appoggiandomi a terra e sorridendo verso la mia amica.
Miranda di tutta risposta diventa rossa in volto e biascica un timido “Ciao Matt” So per certo che lei ha sempre avuto un debole per mio fratello. Devo ricordarmi di approfondire la cosa quando saremo sole.

“Giovanna, ti ringrazio del passaggio”
“Figurati Martina, domani pomeriggio dopo pranzo vieni a prendere un caffè a casa?” Mi domanda sedendosi in macchina dopo essere scesa a salutarmi.
“Non mancherò”
Saluto Miranda e mi avvio in casa con Matt, abbracciato al mio fianco.

“Allora sorellina come stai?”
“Bene Matt” Rispondo entrando in casa “E mamma e papà?”
“A lavoro, mi hai trovato per caso in realtà, stavo uscendo per andare a trovare Luca. Mamma mi ha avvisato del tuo ritorno imminente e ho deciso di rimandare.”
“Oh mi dispiace... Se devi andare, tranquillo vai”
“Stai scherzando spero! Ora che sei tornata non ti mollo per due giorni!”
“Oddio, è una minaccia?”
“Si piccola peste!” Mi dice, abbracciandomi.
“Ma non dovresti essere a lavoro?”
“Ho ancora qualche giorno di ferie e ne ho approfittato!”
“Ah... Cosa ci si inventa per sfuggire dal proprio dovere” Lo prendo in giro.
“Finiscila peste! Stai già rompendo” Dice, scompligliandomi i capelli.
“Va bene super macho. Vado in camera a cambiarmi”

Mi avvio verso la mia camera, trovo la porta chiusa, quando l’apro ritorna quell’atmosfera della mia adolescenza.
Non è cambiato nulla. La mia stanza con i muri lilla, il copriletto verde acqua e la grande tenda che ho sempre adorato.
Li, attaccata al muro di fronte alla scrivania come sempre, mi colpisce il mosaico di foto.
Una me bambina, io e mio fratello all’età di dieci anni, io e Miranda in gita a Vienna, e li, in mezzo alle altre, una foto con Tommaso. Non l’ho mai tolta. Mi aiutava a far si che tutto non fosse solo un sogno, che lui realmente c’è stato per quei due anni.

Mi ritrovo a guardarla e una lacrima involontaria esce da sola senza che nessuno l’abbia chiamata.
Com’è cambiato tutto? Perché in questi anni non l’ho mai dimenticato? E come ha fatto lui a dimenticarmi? Mi aveva detto che ero la sua migliore amica, qualunque cosa accadesse.
La realtà è che non gli è mai fregato niente di me!

Sento la porta di casa che si apre. Prendedo un respiro profondo, corro ad abbracciare mia madre e mio padre tornati da lavoro.

“Piccola mia!” Grida mamma, abbracciandomi e scoppiando in lacrime.
“No ti prego mamma non iniziare... Per favore! Non sto in guerra, vivo allegramente e questo week end deve essere felice e spensierato!” Almeno proviamoci... Penso.
“Hai ragione, ma mi manchi così tanto” Scioglie l’abbraccio e si asciuga le lacrime.
“Ma voi avete qui con voi Matt, ciao papà!” Abbraccio mio padre.
“Non nominare quel bradipo a due zampe!” Ride mio padre.
“Papà ma insomma, mai una volta un complimento” Sbuffa mio fratello.
“Dai Matt ma ti sei mai visto allo specchio? Io sono d’accordo con papà. Anzi... Direi che sei peggiorato dall’ultima volta che ti ho visto” Aggiungo tra le risate.
“Hei peste, guarda che ti faccio fritta se continui così. Sei arrivata nemmeno da un’ora e già riprendi a rompere”
“Ecco... questo mi manca. I vostri batti becchi” Ci informa la mamma emergendo dalla cucina.
“A me sinceramente non piacciono, ci vivo tranquillamente meglio senza” Ribatte Matt finto offeso.
“Dai Matt smettila, mamma hai bisogno di una mano?”
“No Marti, riposati, com’è stato il viaggio?”
“Tranquillo, ho dormito per tutto il tempo e Miranda si lamenta sempre di questo fatto” 
“Non gli sei stata di compagnia” Ride Matt, e io lo fulmino con lo sguardo.
“Effettivamente, stavolta sono d’accordo con tuo fratello, la tua pigrizia non è cambiata per nulla” Dice la mia cara mammina.
“Ok ok sono in territorio nemico, vado sul divano con papà” Dico allontanandomi dai due Giuda.

Mi siedo sul divano e inizio a guardare la partita di calcio che sta guardando mio padre, poco dopo arriva Matt e si unisce a noi. Commentiamo la partita tra una risata e l’altra.
“Oh no! Mi sono dimenticata di andare a ritirare i dolci! Cavolo... Li avevo anche pagati” Urla mia madre disperata.
“Mamma non ti preoccupare, faccio un salto io, non è tardi. Penso siano ancora aperti” Rispondo alzandomi dal divano.
“Ma no, fai andare Matt”
“No mamma vado io tranquilla, voglio guidare un po’”

Così mi affretto al garage, desiderosa di rincontrare la mia piccola... La mia lancia y elle!
Mio amore! Mi sei mancata tanto!
Mi accomodo sul sedile e apro il cancello automatico.
Wao! Questa macchina è sempre un piacere guidarla! Infilo gli occhiali da sole e raggiungo tranquillamente la nostra pasticceria preferita.
Apro il finestrino e accendo la radio. Una sensazione di pace mi pervade.

Arrivo alla pasticceria e ritiro i dolci che mia madre aveva prenotato.
Torno in macchina e decido di fare un giro più largo, ammirando il mio piccolo paese, mi è mancato dopo tutto. Ho passato venti anni qui. E’ logico esserne affezionati.

Becco un semaforo rosso e mi fermo.
Tamburello sul volante a ritmo di musica nell’attesa. E noto un ragazzo familiare di fronte.

Mi sta guardando con attenzione. Metto meglio a fuoco e noto subito quei capelli scompigliati dal leggero venticello, occhiali da sole Ray Ban. Mi guarda e fa un piccolo sorriso.
Il mio cuore si ferma e sgrano gli occhi, anche se non si possono vedere, sotto i miei occhiali da sole. Riconoscerei da per tutto quel sorriso!




Hello gente!!!
Tadaaaaaa.. Capitolo un pò più lungo del solito.
Finalmente qualcosa si smuove, ma non lo faccio mica a posta a farlo smuovere proprio a fine capitolo :P
Bhè dai non arrabbiatevi.. :) 
Chi avrà mai visto Martina a quel semaforo?? Mmmmm... 
Allora.. Il nuovo nome Matt è il fatellone adorato della nostra Martina.
Chi ci aveva pensato giusto riceverà 10 punti a Grifondoro.
No vabbè oggi sono un pò così, stupidamente allegra.
Ringrazio sempre e comunque coloro che mi seguono, che hanno aggiunto la storia nelle seguite, preferite e ricordate.
Non mi aspettavo un'affluenza così.. E vi dico grazie grazie grazie!!
Ringrazio sopratutto chi mi appoggia e chi mi consiglia sempre!!! 
A prestissimo.

Qui di seguito una fotina rubata a Matt

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Capitolo 5
*** Rivelazioni ***


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Tommaso.
In quel momento realizzo che è lui, e subito dopo sento suonare nervosa la macchina dietro di me.
Il semaforo è diventato verde e io sono rimasta imbambolata da quella visione.
Metto la prima e accelero. Cavolo, non lo vedo da una vita.

E lui mi ha riconosciut? O semplicemente mi ha scambiato per qualcun'altra?
Bene, i miei propositi per evitarlo sono andati a farsi benedire.
Arrivo a casa rincretinita.

Non è cambiato per nulla, anzi... Si è fatto più uomo. Più muscoloso, ma quel sorriso non è cambiato per nulla. E’ proprio questo, che ha fatto si che lo riconoscessi.

Era un dio, fasciato nei suoi Jeans chiari, con una camicia di lino bianca con le maniche rimboccate a far vedere quei muscoli non troppo gonfiati sulle braccia. E quei capelli... Basta Martina! Per favore...
Non è cambiato nulla! Si è ricordato di te? Non credo proprio. Lascialo stare, sarà il solito bastardo!

Apro la porta e mia madre mi avvisa che il pranzo è pronto.
Appoggio il vassoio con i dolci sul mobile e iniziamo il pranzo famigliare che mi è mancato un sacco.

Dopo pranzo, dopo aver aiutato mia mamma a lavare i piatti, io e Matt ci stendiamo sul mio letto e iniziamo a parlare.
“Allora Matt, confidati con la tua sorella preferita... Come va la tua vita sentimentale?”
“Primo, non sei la mia preferita, dato che ho solo te come sorella molestatrice, secondo, la mia vita sentimentale è al quanto passiva, ma non ti dovrebbe interessare”
“Cavolo, non sei cambiato di una virgola eh...” 
“E dimmi la tua invece?”
“Non so cosa sia la vita sentimentale, per me al momento c’è solo l’università, infatti quest’anno mi laureo ed è un grande miracolo visto la stragrande maggioranza che va fuori corso”
“Cazzo, ma tu sei sprecata! Abiti in una città come Milano e non ti dai da fare con qualcuno? Mio Dio... Sei tu che non sei cambiata di una virgola!” Riflette.
“Allora primo, chi ti ha detto che non mi diverto? Devo per forza avere un uomo per spassarmela? E secondo, non mi interessa proprio un uomo ora come ora” Rispondo un po’ infastidita.
Rimaniamo per un po’ in silenzio fissando il soffitto.
“Stavo scherzando ovviamente! Ma tanto lo so io il tuo problema qual è”
“E di grazia... Illuminami... Qual è il mio problema?”
“E' proprio li” Indica il mosaico delle foto.
“Non so di chi parli...” Faccio la vaga.
“Di Tommaso”
“Ti sbagli!” Ribatto troppo in fretta.
“Allora perché non hai mai tolto la sua foto da li?”
“Perché me ne sono completamente dimenticata, e poi se la stacco rimane il segno, preferisco farla stare al suo posto!”
“Che scuse assurde! Sai che ora non è più fidanzato?”
“Non mi interessa. Può fare quello che vuole dalla sua vita. Come ha sempre fatto”
“Ma tu non puoi giudicarlo, e poi ora è cambiato, ha passato un momento difficile” 
Matt e Tommaso sono amici. Ma non si frequentano molto, maggiormente da quando è successo tutto il casino.
“Matt ma di che stiamo parlando? A me non interessa, come non interessa a lui niente di me. Perciò chiudiamola qui”
Si volta verso di me e mi guarda serio.
“Dovresti sapere...”
“Oh va bene. Tanto so che ti metteresti sempre a dire questo fatto... Avanti, parla!” Dico esasperata, sbuffando, sedendomi a gambe incrociate sul letto.
“La mamma ha un tumore” Spara la bomba con voce bassa.
“Co-cosa?” Rimango senza parole. Credendo di aver capito male, dato il suo tono sottile.
“Si, un anno fa più o meno. E’ caduto in uno stato di depressione leggero. Avevano tutti paura che riprendesse la strada della droga, ma lui ha sorpreso tutti, dopo lo stato di depressione iniziale ha preso le redini in mano. E’ diventato amministratore dell’impresa insieme al padre, si è preso cura della madre e ha fatto si che la sorella potesse frequentare una scuola come si deve. Ha lasciato Liliana da un po’, perché si è reso conto di che pasta fosse, ma la ragazza non lo lascia in pace, maggiormente ora che ha tutti quei soldi. Lui ha affrontato tutto e tutti. Non si è dato per vinto”
“Sono contenta per lui, ovviamente non per la salute della madre” Mi dispiace un sacco, non la conoscevo molto. Ma era una donna così allegra!
“Secondo me potreste riprendere i contatti, non penso che lui si sia dimenticato di te!” Riprende mio fratello.
“Matt, per l’amor del cielo... Sono passati otto anni. Come pensi che io possa ripresentarmi da lui? Dopo tutto quello che è successo! Non se ne parla per niente, oggi l’ho incontrato e come al solito non mi ha nemmeno salutato, molto probabilmente non si ricorda nemmeno più della mia esistenza” Rifletto abbastanza cupa.

Mi fermo perché sentiamo squillare il telefono di Matt.
Si alza e va a rispondere.

“Luca, ciao dimmi! Si amico, Martina e Miranda sono tornate, si fermano fino a domani... Aspetta che ora chiedo”

Matt allontana il telefono dall’orecchio e mi chiede “Verreste stasera a un disco pub, tu e Miranda?”
“Io ci sto, dopo chiamo Miranda e ti faccio sapere”

“Ok Luca, mia sorella è dei nostri, Miranda è in forse. Ti faccio sapere tra poco. Ok a dopo!”

Chiude la chiamata e si sdraia accanto a me
“Chiama la tua amica e avvisala”
“Matt, senti a proposito di Miranda... Ma non è che ti piace? Ho notato il tuo sguardo stamattina”
“Ma che dici? E’ come una sorella per me”
“Ok ok, allora preparati stasera perché vedrai che avrà un bel da fare con gli altri” E così dicendo gli strizzo l’occhio e mi allontano per chiamare la mia amica, che ovviamente subito accetta la proposta dopo aver saputo che ci sarà anche Matt. Wao, oggi mi trasformerò in cupido.
 
Il pomeriggio, dopo la chiacchierata con Matt, mi metto un po’ a dormire esausta per la confessione che mi ha fatto. E’ cambiato dice lui... Può mai cambiare una persona? E con questo dilemma mi addormento.
 
Mi sveglio dopo due ore.
Matt è chiuso in bagno e io decido di rovistare un attimo nel mio armadio per trovare qualcosa da mettermi.

Vediamo un po’... Secondo me una gonna a vita altra nera con una camicetta senza maniche sul rosa antico ci sta bene. Vediamo se troviamo un copri spalle nero da abbinare, visto che la sera fa più fresco, tombola! Trovato, ora scarpe. Trovo un paio nero con tacco. Bene dai, secondo me può andare!

“Matt ti muovi? Devo lavarmi anche io!”
“Va bene piccola peste, ho finito” Apre la porta ed esce con un asciugamano in vita e con un altro si friziona i capelli.
“Ho capito che ti credi un Dio, ma per favore copriti! Sei mio fratello e il mio stomaco ne risente. Risparmiati per le tue conquiste” Sbuffo, ok mio fratello è un gran bel ragazzo, ma è pur sempre mio fratello. Che diamine!
“Stai calma. Come sei diventata preziosa...” Mi prende in giro.
“Ma sparisci!” Lo caccio dal bagno.

Finalmente sola. Vai con una doccia rilassante, mi lavo i capelli e gli dedico tutte le mie attenzioni: maschera, cristalli liquidi. Fatto. Esco dalla doccia e mi infilo l’accappatoio.
Pettino i capelli che stanno crescendo molto in fretta, strano visto che ci metto anni per farli allungare, e questo mi mette gioia. Mi gaso con poco io.

Esco dal bagno e sento Matt borbottare.
“Matt che succede?” Gli domando entrando nella sua camera.
“Niente, avevo dimenticato che Luca non può prendere la macchina e devo usare la mia, non mi va di guidare, perché non potrò bere”
“Matt, ma io comunque non ti avrei fatto mica bere, devi tenere d’occhio sia me che Miranda”
“Ottimo, farò da baby sitter” Risponde sarcastico.
“Finiscila brontolone, lo so che lo faresti lo stesso!”
Così dicendo mi sorride e riprende a vestirsi.

Vado in camera e mi dedico al trucco. Non amo truccarmi. Anzi, non lo faccio mai. Ma stasera mi va, vediamo che esce da sotto.
Non oso molto, alla fine non so nemmeno come si fa. Metto semplicemente un filo di matita sulle palpebre, allungo le ciglia con il mascara, un po’ di blush e un filo di lucida labbra. Guardo il risultato finale e noto che non è malvagio, anzi... Forse dovrei farlo più spesso.

Passiamo ai vestiti, bhè non ho scelto proprio male. Ora cerchiamo di domare questi ricci. Decido di lasciarli morbidi e sciolti. Li fisso solo a un lato, con un fermaglio argentato. Ora servirebbero dei punti luce alle orecchie. Se ricordo bene dovrei avere qualcosa nel cassetto degli accessori.
Lo apro e cerco per un po’, fino a che non mi passa sotto mano quella collana.
Quella collana con una farfalla. La guardo per un po’ e un brivido mi attraversa la schiena. L’ho conservata per tutti questi anni, non ho mai avuto il cuore di buttarla, ne sono affezionata, indipendentemente da com’è andata a finire. C’è la certezza che lui quella volta mi ha regalato quella collana e mi ha chiesto di essere amici. Questa, insieme alla foto, è tutto quello che ho di lui. E’ tutto quello che mi resta. Ripongo la collana e riprendo a cercare gli orecchini. Finalmente li trovo.

Infilo il giacchino e prendo la borsetta.
“Sono pronta!” Urlo a Matt uscendo dalla mia camera.
In cucina incontro mia madre “Bambina mia, come sei bella!”
“Mamma ma cosa dici, sono normale!” Dico sbuffando, perché io non vedo affatto tutta questa bellezza che gli altri mi propinano in continuazione. Ma dai guardatemi! Non sono niente di che. Una banalissima ragazza acqua e sapone. Non ci crederò mai!

“Wao Marti come siamo eleganti”
“Dai papà non metterci pure tu. Voi che fate stasera?” Aggiro il discorso.
“Noi andiamo a farci una pizza con i colleghi di lavoro di tuo padre”
“Oh benissimo, sono contenta! Matt ti vuoi muovere o ti vengo a tirare per i capelli?” E dai! E’ peggio di una donna quel ragazzo.
“Eccomi, eccomi, come sei pesante però Marti eh... Ah però. Ti sei fatta bella” Dice venendo in cucina.
“Si si. Certo” Rispondo per chiudere l’argomento.
“Ok allora se sei pronta, andiamo pure”

Lo guardo, si è fatto bello anche lui. Jeans neri molto carini, con una cinta Burberry camicia in coordinato anche lei Burberry e una semplice giacca nera sopra. Ha i suoi capelli leggermente gelatinati per farli stare fermi. E’ veramente un bel ragazzo il mio fratellone. Stasera avrà sicuramente una fila di pretendenti.

“Ma guardalo lui. Che figo che è diventato. Comunque si, possiamo andare, sono pronta da chissà quanto tempo IO!”
“Si si... Ciao mamma ciao papà, ci vediamo più tardi!” Dice prendendo le chiavi della macchina e uscendo dalla porta.
“Mi raccomando, non fate tardi, e state attenti!” Mi avvisa mia madre.
“Si mamma, stai tranquilla, divertitevi!” Le do un bacio sulla guancia, saluto papà e scendo in strada.

Trovo Matt che mi aspetta in macchina. La sua Fiat Bravo estreme nera, mi aspetta vicino al portone.
“Chi andiamo a prendere per primo?” Mi domanda mentre chiudo la porta.
“Direi Luca, conoscendo Miranda è ancora a zero con il prepararsi”
“Bene. Vado da Luca”

Durante il tragitto parliamo e cantiamo a ritmo di musica proveniente dalla radio. Mi è mancato molto passare del tempo con mio fratello. Quando eravamo più piccoli stavamo sempre insieme, e per me allontanarmi dalla mia città fu veramente difficile perché mi sarei separata da lui.

Arriviamo sotto casa di Luca e Matt esce per citofonare.
Dopo poco ritrovo d’avanti a me l’amico di mio fratello che conosco da anni. Anche lui fa parte della famiglia, siamo cresciuti tutti insieme.

“Ma guarda chi abbiamo qui... Lo scricciolo è tornato” Dice sorridendomi e abbracciandomi.
“Ciao Luca! Ma guarda un po’ come siamo diventati affascinanti!”
“Si... Crescendo alle volte si va in contro a questi problemi” Ride lui.
“Si ho capito. Secondo me lo stare troppo a contatto con mio fratello ti fa male, su dai saliamo in macchina prima che inizia a sbruffare”
Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso casa di Miranda. Scendo a suonare e ovviamente mi dice di salire.

“Ragazzi io salgo un attimo, scendiamo subito promesso!”
Salgo velocemente e trovo una Miranda ancora in mutande nel vero senso della parola!
“Devi aiutarmi!” Mi prende per un braccio e mi trascina dentro casa. “Wao come siamo belle, ok ok non vuoi sentirtelo dire ma lo sei” Dice guardandomi da capo a piedi.
“Miranda smettila, che c’è? Perche non sei ancora pronta maledizione? Sai che quelli giù si innervosiscono facilmente!”
“Lo so, ma non so che mettermi!” Le solite paranoie della mia amica, ha un armadio stracolmo di abiti e dice sempre che non ha niente da mettersi.

“Io avrei un idea. Sai quel vestitino color salmone che hai comprato in vacanza con i tuoi in Grecia? Quello ti sta una favola”
“Si hai ragione! Me ne ero dimenticata” Ecco... Che vi dicevo?
“Bene, infilati quello che ti vado a cercare delle scarpe”
Trovo delle scarpe meravigliose nere con un tacco enorme. Matt impazzirà vedendola così.
“Ecco infilati queste e voliamo giù per favore, non conosci l’ira di quei due”

Scendiamo di volata le scale, con il rischio di romperci l’osso del collo.
Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso la nostra serata.

Scendiamo dalla macchina e Miranda saluta con un bacio sia Matt sia Luca, noto Matt imbambolato mentre guarda la mia amica, e sorrido come una scema. Sai che bello avere la mia sorellina anche come cognata. Forse corro un po’ troppo...

Il disco-pub è già pieno, e sono solo le 22. Ci sediamo a un tavolo e iniziamo a parlare delle news che ci appartengono.
Il dj inizia a mettere un po’ di musica commerciale conosciuta, e iniziamo a cantare come dei deficienti.

Ordiniamo e mentre aspettiamo di essere serviti, Miranda mi trascina in pista, già affollata.
Mi mancavano queste serate, quando sono a Milano esco raramente, mi chiudo in camera e mi metto a studiare. Forse ha ragione mio fratello... Sono sprecata per quella città!

Mentre balliamo Matt e Luca ci raggiungono e Matt è tutt’occhi per Miranda.
Si avvicina a lei e iniziano a ballare.

“Stasera credo che Matt abbia trovato lui una preda” Mi dice Luca all’orecchio urlando per sovrastare la musica.
“Già! Non sono carini?”
“Si molto!” Mi sorride e riprende a ballare.

Dopo aver mangiato e bevuto qualcosa, riprendiamo a ballare.
E’ proprio un bel posto questo, molto rustico, tutto in legno, passa buona musica e si mangia bene.
“Scusate ragazzi, vado un attimo in bagno” Urlo alla compagnia.

Mi avvio verso i bagni e mi sento osservata, mi giro ma non vedo nessuno che mi stia guardando. Le mie solite paranoie.
Vado in bagno, stranamente pulito a quest’ora. Guardo l’orologio sul telefono e noto che è già mezza notte.

Esco dirigendomi verso la pista, ma una mano mi blocca il braccio impedendomi di proseguire.




Buonasera.
Ce l'ho fatta anche oggi a pubblicare.
Brava io!!! :) Certo.. mi dico brava da sola.. Quanto posso cadere in basso?? :'( Tralasciamo..
Allora.. Bravi a chi ha capito subito chi era a quel semaforo!!! Anche stavolta 10 punti a.. Facciamo Serpeverde oggi va.. 
Capitolo lungo oggi. 
Ci sono un pò di scoop.. Tipo il cambiamento di Tommy..
La domanda è: secondo voi è cambiato veramente?? Si accettano scommesse.. Chi punta 1 centesimo?? :P
Ma quei due.. Matt e Miranda che stanno facendo?? Mmmm.. non me la raccontano giusta quei ragazzacci.. Ci dovrò fare due chiacchiere.
Ok.. Mi dileguo, ho parlato assai per oggi!
Buon 1 maggio a tutti :*
Ah ultimo quesito.. Chi avrà bloccato il braccio della piccola Martina? Altri 10 punti :P
Ringrazio ormai come è solito tutti quelli che mi seguono, leggono e mi consigliano! Siete qualcosa di stupendo.

Fotina di Luca.. Per Tommaso c'è da pazientare ancora.. Dai non mi tirate i pomodori.. :'(

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Capitolo 6
*** Ritrovarsi ***


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“Hei, lasciami stare!” Urlo girandomi e guardando in faccia colui che mi ha bloccata. Rimango di sasso.
E’ lui, Tommaso!

Allenta la presa, mentre mi guarda con quegli occhi verdi, che mi fanno battere il cuore, come sempre succedeva in passato. Ha un’espressione... Ferita?
Lo guardo più attentamente. Mamma mia, com’è bello! Ha un pantalone nero che gli fascia in modo così sexy quelle gambe, ha una camicia sul grigio fuori dai pantaloni e i suoi capelli come al solito, sono perennemente scarmigliarti.

“Ciao” Dice semplicemente.
Rimango in silenzio non sapendo cosa dire, o cosa fare.
“Mi dispiace” Dice guardando il mio braccio.
“Non si preoccupi” Dico, girando i tacchi e faccio per andarmene. Ma lui mi afferra nuovamente.
“Per favore non fuggire” Dice sottovoce e io credo di non aver sentito bene. Non sta dicendo a me. Sicuramente non mi riconosce. Il mio cuore si ferma.
“Non so di cosa lei stia parlando, per favore mi lasci, vorrei tornare da i miei amici” Rispondo, sperando mi lasci andare, inizio a sentirmi strana. Sarà un sogno.
“Non ti ricordi di me?” Dice triste guardandomi negli occhi! Cavolo... Allora si ricorda di me! Sono passati otto anni. Ma lui si ricorda ancora! Spengo la mia allegria sul nascere, perché ricordo la sua indifferenza per tutto questo tempo.
“No” Mento, Tommaso non potrei mai aver dimenticato i tuoi occhi.
In quel momento scioglie il contatto.
“Forse è meglio così” Dice semplicemente, abbassando lo sguardo.

A spezzare il dialogo è Luca che spunta da dietro il corridoio che porta ai bagni.
“Hei Martina, credevo ti fosse successo qualcosa, allo-” Si blocca  guardando con chi sto parlando.
“Luca, si tutto bene, arrivo!”
Lascio un Tommaso sconvolto, che guarda Luca con rabbia.

Mi allontano da lui, ho voglia di piangere! Come si fa a essere così stupidi? Cosa vuole da me ora? Non può rimanere in silenzio e nella sua indifferenza per altri otto anni, e per altri otto anni ancora?

Luca mi affianca senza dire una parola. Chissà a cosa sta pensando. Ma non ho voglia di starne a pensare.

Torniamo al tavolo e noto che Matt e Miranda non ci sono.
“Dov’è mio fratello?”
“E’ in pista a ballare. Vuoi che li raggiungiamo?”
“No Luca, voglio stare un po’ qui. Se vuoi va a ballare, sta tranquillo per me”
“Ho visto con chi stavi parlando, e ti vedo un po’ scossa” Da quando Luca è un attento osservatore?
“No, figurati. Va tutto bene. Ti prego Luca va”
“Marti, non devi preoccuparti”

Rimango in silenzio che posso dire? Sono ancora sconvolta!

Mi ha parlato... Ho desiderato questo momento da un sacco di tempo, ma non ho mai pensato a come mi sarei sentita dopo. Non avevo messo in conto questo stato d’animo. E poi, che cavolo ci fa in questo locale?

Mi sento nuovamente osservata. Alzo lo sguardo e stavolta lo trovo più facilmente, perché so chi mi sta guardando.
E’ appoggiato a una colonna del locale e mi guarda con un’espressione rabbuiata. Ha in mano un cocktail e quell’aria da cattivo ragazzo.
Ma che vuole? Ho bisogno di cambiare aria.

“Scusa Luca ho bisogno di una boccata d’aria” Mi rivolgo al mio amico.
"Vengo con te” ice, mente si sta alzando.
“No ti prego, vorrei stare un attimo sola” Afferro la borsa e mi allontano.

Esco velocemente dal locale. E mi siedo a un divanetto fuori all’aria aperta, al chiaro di luna, e faccio un gran sospiro. Chiudo gli occhi.
Come ti senti mio piccolo e fragile cuore? Da quando non battevi più all’impazzata per lui?
Sapevo che non sarei dovuta tornare!

“Come stai?” Sento una voce dietro di me. Apro subito gli occhi.
Mi giro a guardarlo, riecco lui, ma non può continuare a fare finta che non esisto?
“Non so cosa lei voglia da me”
“E io non capisco perché continui a darmi del lei, la smetti? So che ti ricordi di me!” Risponde infastidito sedendosi accanto a me.
Ma che... Starò sognando! Che cos’è questo tono impertinente?
Lo guardo scioccata!

“Probabilmente mi sono dimenticata di una persona che è sparita dalla mia vita per più di otto anni!”
“Allora avevo ragione! Comunque non sai come sono andati i fatti, e ti prego di non tirare conclusioni affrettate!” Ribatte sicuro di se stesso.
“Conclusioni affrettate?” Sbraito! Probabilmente è ubriaco... “Ho avuto otto dannatissimi anni per rifletterci, e se non mi sono ammattita tutto a un tratto penso che sono molto lunghi e non li definirei esattamente affrettati!”
Rimane zitto.

“Non mi ricordavo questo lato di te. La tua lingua biforcuta non mi è di conoscenza”
“Bhè ti sei saltato un po’ di cose! Si cresce e si cambia!” Sono ancora acidissima.
“Senti mi dispiace, vorrei spiegarti!” Dice voltandosi verso di me.
“No Tommaso, hai avuto un sacco di tempo per farlo, e ora non ne ho più voglia” Mi alzo infastidita. Ho tutta l’intenzione di trovare Matt, ovunque lui sia e qualunque cosa lui stia facendo, e farmi portare a casa. Ho voglia di ritornare a Milano e non mettere mai più piede in questo maledetto posto!
“Voglio spiegarti” Si alza anche lui.
“Non mi interessa!” Cerco di allontanarmi. Ma lui mi riprende il braccio.
“La smetti di stringermi il braccio?” Urlo incavolata nera.
“Sei la solita testarda!” Non molla la presa.
“E tu il solito coglione!”

Mi tira a se e mi abbraccia.
“Che diavolo fai?” Cerco di divincolarmi, ma lui mi stringe veramente forte. Da dove gli escono tutti questi muscoli?
Mi abbandono alla stretta, ma senza contraccambiare l’abbraccio, rimango con le braccia penzoloni. Cavolo, da quanto tempo ho desiderato che lo facesse. Sento il suo profumo entrarmi nel naso. Che meraviglia!

“Perché ti sei allontanato?” Domando, senza volerlo, a voce bassa.
“Ti prego dammi la possibilità di spiegarti, sono cambiate molte cose, che inevitabilmente hanno fatto cambiare anche me. Ma non ho mai, e dico mai, dimenticato noi” Mi sussurra vicino all’orecchio.

Un brivido mi attraversa la schiena. Non ha mai dimenticato “noi”. Forse ha ragione. O forse no.
“Devo trovare mio fratello, si è fatto tardi” Mi lascia andare.
“Ti aiuto a cercarlo”
Entriamo nel pub e mi metto in cerca di mio fratello, ma non trovo ne lui ne Miranda ne Luca. Dove sono andati a finire!

Guardo verso il bancone del bar e vedo Luca.
“Se vuoi ti do un passaggio a casa” Propone Tommaso.
Ho veramente sonno, domani devo partire, e non ho voglia di andare lunedì a lezione come uno zombie. Non voglio accettare però un passaggio.
“Non è il caso, aspetto mio fratello” Liquido la sua proposta.
“Per me non c’è nessun problema” Alza le spalle.
Faccio un respiro, chissà Matt quando finirà di fare quello che sta facendo e io sono veramente stanca.
“Va bene, avviso Luca” Mi lascio convincere e mi avvio verso il bancone.

“Hei piccola” Mi saluta Luca. "Piccola"?. Ma è ubriaco?
“Luca, quanto hai bevuto?”
“Un po’...” Fa il vago lui.
“Senti io andrei a casa, mi da un passaggio Tommaso”
“Oh... Vi siete riappacificati...” Dice con un tono al quanto strano.
“Luca non ti senti bene? Se vuoi ti diamo un passaggio a casa”
“No no, non voglio intromettere la vostra serata romantica” E’ impazzito?
“Ma che stai dicendo! Senti vieni ti accompagniamo a casa”
“Non voglio. Martina sto bene. Troverò Matt e andremo insieme” Ora è serio.
“Va bene. Ma per favore smettila di bene per stasera”
“Cercherò. Buonanotte!” Mi da un bacio all’angolo della bocca. Involontariamente, penso.
Lo sposto dopo poco. Ma cosa fa? Sarà colpa del troppo bere. “Buonanotte Luca!”

Mi avvicino a Tommaso che a quanto pare ha seguito tutta la scena, e guarda Luca con rabbia. Ma che gli prende anche a lui? Sono circondata da pazzi!

Ci avviamo verso l’uscita.
Appena fuori cerco di chiamare Matt, ma il telefono suona a vuoto. Così provo con Miranda.
Dopo cinque squilli, decide di risponde.

“P-pronto?” Che voce ha?
“Miranda dove cazzo siete? Vi sto cercando da un’ora! Senti sei con mio fratello?” Sbraito.
“Hem... Si, dimmi pure!”
“Senti io vado a casa, per favore cercate Luca e accompagnatelo alla casa, è ubriaco e non vorrei gli capitasse qualcosa!”
“Chi ti accompagna a casa?”
“Non sono affari tuoi” Sono incazzata con loro due, ok volevo stessero insieme ma non così! Cavolo si sono completamente scordati di me e Luca, e ora quel poveretto, è mezzo morto!
“Va-va bene. Sei arrabbiata?”
“Ne parliamo domani! Buonanotte!” Chiudo la chiamata senza aspettare una risposta!

Mi avvio con Tommaso verso la sua macchina, che strano averlo accanto.
Cavolo, ha una macchina allucinante! Un Audi A5 grigio metallizzata. Ma dove gli escono tutti quei soldi? Si che è diventato amministratore dell’azienda di suo padre... Però cavolo! Rimango a bocca aperta! Questa macchina alla mia piccola lancia se la mangia!

Mi apre la porta e mi accomodo sul sedile.
Lui subito sale dalla parte del guidatore e mette in moto.
Durante il viaggio nessuno apre bocca. Non ha nemmeno acceso la radio. Questo silenzio è alquanto imbarazzante. Guida così serio. Non l’ho mai visto guidare. Rimango ipnotizzata dal suo profilo, ma cambio subito visuale. Guardo fuori dal finestrino.

“Luca è il tuo ragazzo?” Mi domanda tutto a un tratto.
“Cosa? No!”
Riprende il suo mutismo. Dio che nervi!
“Vorrei spiegarti, perché mi sono comportato da coglione”
“Stanotte non è il caso! Sono stanca e domani devo partire”
“Se vuoi ti accompagno io a Milano”
“Come fai a sapere che studio a Milano?” Domando stupefatta, girandomi a guardarlo.
“So molte cose su di te, Martina”
“Però non sapevi se Luca fosse il mio ragazzo” Puntualizzo.
“Quel tipo di informazioni non le conosco in realtà” Sorride beffardo.
“Che fai, mi spii?”
“No, ma sono sempre in continuo aggiornamento su di te”
“Perché?” Domando.
“Volevo semplicemente sapere come andava la tua vita” Risponde girandosi verso di me. Poi riprende a guardare la strada.
Divento rossa e abbasso lo sguardo. Gli interessava di me.
“Comunque non ho bisogno di un passaggio ti ringrazio” Ritorno in me.
“Quando parti?”
“Domani sera”
“Allora se vuoi nel pomeriggio ci incontriamo e ti spiego”
“Va bene” Accetto non sapendo che altro fare.
Probabilmente non dovrei, ma sono dannatamente curiosa. E poi diciamocelo... Non mi lascerei mai scappare un’occasione così ghiotta per stare con lui. Divento rossa al sol pensiero.

Dopo poco arriviamo a casa mia.
“Ricordi dove abito” Penso a voce alta.
“Ricordo tutto di te Martina” Mi risponde guardandomi negli occhi.
“Dovrei salire, è tardi” Rompo il contatto visivo.
“Certo” Esce dalla macchina e altrettanto faccio io.

Cerco le chiavi di casa, per fortuna le ho portate con me. Quel cretino di mio fratello tra poche ora mi sente!
“Ma tu eri da solo in quel pub?” Chiedo curiosa, perché quando siamo andati via non ha avvisato nessuno.
“No, ero con amici” Risponde semplicemente. Che grande coincidenza trovarci tutti li.

“Bhè... Ti ringrazio per il passaggio, buonanotte!” Mi volto per aprire il portone ma mi ferma nuovamente per un braccio. Ce l’avrà come vizio?
Mi volto verso di lui, si avvicina al mio viso mi guarda negli occhi e mi lascia un bacio sulla guancia.
Sento ardere la mia pelle sul punto dove ha lasciato quel bacio.
“Buonanotte!” Dice con voce roca.
Aspetta che entri nel palazzo e si dirige alla macchina.

Io salgo le scale di corsa e apro piano la porta di casa, nessun rumore. I miei staranno dormendo.
Arrivo nella mia stanza e chiudo la porta. Mi appoggio a essa e tiro un sospiro.

Ma che serata è stata questa? Se non mi prende un infarto oggi, non mi capiterà più!
Accendo la luce sulla scrivania e mi avvicino per vedere la foto mia e di Tommaso da piccoli. E’ cambiato, ora è un uomo. Ma i suoi tratti sono sempre quelli. Sorrido. Domani saprò tutta la verità. Mi scappa uno sbadiglio. Chissà io non stia sognando.
Vado in bagno e mi cambio, mi avvicino letto ma sento vibrare il mio telefono.
Lo pesco da dentro la borsa. Un messaggio da un numero che non conosco.
 
“Mi ha fatto piacere stare un po’ con te, domani ti racconto bene questi anni di mia stronzaggine, mi sei mancata! Registra il mio numero. Buonanotte, a domani. Tommy”
 
Da dove avrà preso il mio numero?
Il suo messaggio mi mette euforia. Calmo cuore! Non sai ancora cosa ti dirà domani!
Registro il suo numero e mi infilo nel letto. Con un sorriso mi addormento beatamente.




Olà a todos.
Rieccomi qui con un nuovo capitolo. Come state passando questo giorno di festa?
Ovviamente non potevo mancare io.. (Il prezzemolo di turno)
Allora, allora, allora!
Complimenti a chi ha visto bene capendo che era Tommy ad agguantare Martina per il braccio (Haia che male!! Per tre volte di seguito poi..)
Monello Tommaso!! Non si fa!!
Volete sapere la versione di Tommaso sulla sua assenza? Lo scopriremo presto!!
Domanda.. Ma che sta succedendo tra Miranda e Matt?? Eh eh eh eh.. Anche questo alla prossima puntata.
Ringrazio tuuuuuuuutti quanti per le visite (che sono schizzate!! non me l'aspettavo giuro!! ogni volta guardare quel numerino salire mi riempie di gioia e mi metterei a fare la ruota senza mani.. ma visto che sono una frana evito..) e ovviamente per chi mi commenta e chi mi sostiene! Cosa farei senza di voi?? Cosa?? Non lo so nemmeno io..
Poi.. Visto che ho ricevuto i pomodori maturi in faccia la scorsa volta FINALMENTE e con gioia vi presento.. Tommaso.. Rullo di tamburi prego!! (dalla regia non mi sentono.. vabbè facciamo tutti OOOOOOOOOOHHHHH... Olè!!!)

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Capitolo 7
*** Il giorno dopo! ***


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Alle 8.30 mi sveglio. Un raggio di sole illumina la mia faccia.

Sbadiglio rumorosamente e mi siedo a letto.

Buongiorno mondo, oggi mi si prospetta un lunga e faticosa giornata.
Chissà se il mio caro fratellino dorme ancora. Ma conoscendolo...

Piano, piano entro nella sua stanza, è ancora tutto buio qui, e lui è bello addormentato.
Mi nasce un sorriso cattivo e mi precipito sul suo letto urlando “Sveglia!”
Lui si sveglia spaventato e mi grida “Ma sei scema? Scendi immediatamente dal letto!”
“Non se ne parla piccolo bastardo! Me la pagherai per ieri!” Dico, iniziando a fargli il solletico spudoratamente.
“No dai smettila, mi dispiace, mi dispiace!” Dice ridendo e cercando di allontanarsi da me.
Soddisfatta lo lascio stare, e mi alzo dal letto per poi andare ad aprire la persiana.

“Chi ti ha accompagnato a casa?” Domanda lui.
“Non sono affari tuoi”
“Invece credo proprio di si”
“Finiscila, non sono stata io che ho scopato tutta la notte con la mia amica!”

Mi girano ancora per come si sono comportati.

“Hei sta buona con le parole. Non ho scopato con nessuno! Sono stato solo un po’ con Miranda” Si giustifica.
“A parlare di quanto meravigliosa fosse la luna, vero?”
“Finiscila piccola peste!”
“Tanto dopo me lo dirà lei”
“Immagino proprio di si, visto che voi ragazze sparlate di tutto!”

“Avete trovato Luca?” Decido di cambiare argomento.
“Si, era ubriaco fradicio”
“Cavolo! Non volevo lasciarlo solo, ma ero stremata! E poi chissà a che ora sareste tornati tu e la mia cara amichetta”

“Con chi sei tornata?” Ripete.
“Con Tommaso!” Abbasso lo sguardo.
“Tommaso? Lo stesso Tommaso della foto? Lo stesso Tommaso della tua infanzia?” Dice alzandosi dal letto.
“Si lui”
“Allora avete chiarito” Dice sorridendomi e incrociando le braccia al petto.
“Alt, alt! Chi ha detto che abbiamo chiarito? Mi ha solo dato un passaggio. Ti prego Matt non iniziare! E poi non c’è niente di cui parlare! Per favore!” Dico uscendo dalla stanza.

Mi avvio in cucina e trovo i miei a fare colazione.
“Buongiorno famiglia!” Mi siedo prendendo il latte, che mamma ha messo in tavola.
“Buongiorno splendore. Siamo allegre stamattina?” Domanda mamma con un sorriso sulle labbra.
“Semplicemente mi sono alzata con il piede giusto, e capita raramente!”
“’Giorno!” Matt si accomoda accanto a me.

Parliamo di stupidaggini, e i miei vogliono sapere com’è andata la serata. Matt non accenna a parlare e io racconto una mezza verità, aggirando subito con la domanda di cosa hanno fatto loro. Mamma prende subito parola e non la finisce facilmente.
Dopo aver fatto colazione, decido di andare al campo di calcio a correre un po’.
Mando un messaggio a Miranda.

 

“Ciao piccola vipera, non so cosa tu abbia combinato ieri sera e sinceramente non ci tengo a saperlo, visto che il ragazzo incriminato è mio fratello! Mi fa ribrezzo il sol pensiero. Verso le 15 vengo da te per un caffè con tua madre, ma mi fermerò poco perché dopo ho da fare. Poi ti spiego. Avvisami se per voi va bene! Poi verso le 19 partiamo, non voglio tornare a notte fonda a Milano! Ah... Buongiorno! Prendi un’aspirina per il cerchio alla testa!”

 
Subito dopo arriva la risposta.

 

“Non odiarmi ti prego! Ti aspetto per le 15. Aspirina presa. A dopo.”

 
Infilo la mia tuta, prendo la macchina e mi avvio al campo.

E’ una mattina soleggiata, ma non fa molto caldo, ormai ci avviciniamo a fine estate.
Mi infilo le cuffie e inizio a correre.

I Muse mi fanno compagnia. Faccio cinque giri di campo e inizio ad avere il fiatone. Non sono più allenata.

Decido di farmi un giro di campo a passo normale recuperando fiato. Ci sono persone che corrono come me, altre ai lati del campo sull’erba a chiacchierare, mi è sempre piaciuto qui!

Alzo lo sguardo verso le tribune e noto che c’è un po’ di gente. Vedo qualcuno che mi guarda e sorride. Ha dei Ray Ban e non lo riconosco a prima occhiata. Poi capisco chi è... Tommaso! Ma che ci fa qui?

Mi saluta con la mano, notando che lo sto guardando.
Ricambio il saluto e mi avvicino alla tribuna.
“Ciao!! Mi saluta allegro.
“Ciao, che ci fai qui?”
“Sono con degli amici” Mi indica un gruppetto. Guardo in direzione e riconosco dei vecchi amici che facevano parte della comitiva, e riconosco anche subito Liliana, la sua ex, che mi guarda in modo strano.

“Ah, capisco! Io sono venuta a cor-“
“Si lo so, avevi sempre questa abitudine che vedo mantieni ancora!” Mi blocca lui, sorridendo.

Cacchio, ma il sole che illumina il suo sorriso quanto è malvagio? Devo ammetterlo, è proprio un bellissimo ragazzo... Oggi ha un jeans chiaro e una camicia a mezze maniche, di jeans anche questa, aperta con sotto una t-shirt bianca a giro collo che mette in risalto dei pettorali, che secondo me, dovrebbero essere incriminati!
E io invece, piccola sfigata, tutta sudata e in tuta... Benissimo!

“Bhè quando posso perché no!”
“Ti posso accompagnare a casa?” Si offre.
“No non c’è bisogno, grazie, ho la mia piccola!” Sorrido indicando fuori.
“La tua piccola Elle” Sorride lui.
“Esatto!” Ricambio facilmente il suo sorriso.
“Spero che il messaggio non ti abbia causato fastidio”
“No figurati, come hai avuto il mio numero?”
“Ho le mie fonti” Sorride nuovamente.
“Va bene, ora vado, altrimenti si fa tardi”
“Ti va se ci vediamo per le 16?”
“Va bene, però non posso trattenermi moltissimo, perché alle 19 parto”
“Nessun problema, ti vengo a prendere da casa tua”
Vorrei ribattere che potremmo vederci semplicemente da una parte, tutta questa apprensione non la capisco.
“Va bene. A dopo!” Dico allontanandomi.

Mentre esco dal campo mi becco un’occhiataccia di Liliana.

Metto in moto e mi allontano. Chissà cosa ne verrà fuori dopo questa chiacchierata.
 
Il pranzo passa veloce tra le risate spensierate di Matt che continua a fare il fesso.
Verso le 15 vado da Miranda, decido di farmi una passeggiata, abitiamo a pochi passi di distanza. Matt insiste nell’accompagnarmi, ma lo liquido con un gesto della mano, perché mi sta irritando da questa mattina!

Arrivo a destinazione in cinque minuti. Suono e subito mi apre Giovanna.
“Ciao cara, accomodati” Mi saluta abbracciandomi.
“Buongiorno Salvatore” Saluto il papà di Miranda.
“Oh ciao Martina, come stai?” Mi stringe la mano affettuoso.
“Benone, grazie!”
“Hei piccola” Saluta Miranda.
“Ciao” Dico solamente. E lei mi guarda interrogativa.
“Che vuoi?” Intuisco il suo sguardo.
“Mamma io e Martina andiamo un attimo in camera, torniamo subito”
“Ok bimbe, a tra poco”

Miranda mi trascina in camera.
“Hei, questo è sequestro di persona!” la prendo in giro.
“Taci! Che hai? Vedo i tuoi occhi strani!”
Questa è paranoia!
“Ma che vuoi tu? Io non ho niente!”
“Non usciamo da qui se non mi dici la verità! Parla! Nel messaggio mi hai detto che mi avresti raccontato”
Cavolo! Perché non imparo a tenermi la bocca chiusa, anzi le dita ferme!
“Ok ok, dopo devo vedermi con Tommaso!” Butto li, come se niente fosse.
Mi guarda stupita, non se l’aspettava questo!
“Scusa forse ho capito male, chi?”
Sbuffo “Non mi far ripetere le cose due volte! Con Tommaso!” Guardo impaurita la sua reazione!
“Ma sei scema? Perché non me l’hai detto subito?”
“Bhè, forse perché eri impegnata a baciare mio fratello?”
Diventa rossa! Ecco il suo punto debole! Qui qualcuno si sta innamorando.

“Senti non voglio sapere niente di te e Matt, vi prego solo di stare attenti, se qualcosa non va, non vorrei che la nostra amicizia ne risenta. Sei libera di fare come credi. Ma comunque ho sempre pensato che voi due siate fatti l’uno per l’altra!”
Miranda dopo il rossore, mi abbraccia! E ammetto che è veramente attratta da Matt.
“E con Tommaso? Raccontami...”
“Non c’è niente da raccontare, ieri sera ci siamo rivisti e mi ha parlato, oggi pomeriggio mi ha chiesto se volessi vederlo perché mi vuole raccontare in questi anni cosa gli è successo”
“Bhè ora dico io a te di fare attenzione! A quanto ho sentito Tommaso è cambiato, però cerca di andarci piano!”
“Miranda ma che credi? Già sono al quanto insicura del suo riavvicinamento inaspettato, figurati se mi lascio andare come una piuma. Non se ne parla, so come ci si sente”
“Brava, ora andiamo di la. Altrimenti tra un po’ arriva mamma a farci il terzo grado”

La pausa caffè passa allegramente.
Giovanna è la solita donna chiacchierona e spensierata, vorrei fermarmi di più a parlare con tutti loro, ma oggi ho veramente i minuti contati, tra venti minuti mi verrà a prendere lui.

Arrivo a casa e mi siedo sul divano, non so se è il caffè o le farfalle nello stomaco, ma sono nervosissima.
Non passo del tempo con lui da molto, molto tempo. Spero di non parlare a vanvera e di non balbettare!

Sento il telefono suonare, è lui che mi ha fatto uno squillo. Sarà giù ad aspettarmi.
Prendo la borsa e scendo le scale. Arrivata vicino al portone prendo un respiro enorme e lo apro.

Affrontiamo la situazione una volta per tutte.




Buonasera!!!
Io stanca.. Sono appena tornata dalla palestra ma vi ho pensato.. :)
Perciò nuovo capitolo tutto per voi!!!! 
Scusate se ho rovinato le vostre aspettative.. Su questo capitolo non ci sono i chiarimenti di Tom, ma non temete!! Arriveranno presto.
In compenso abbiamo capito cosa è successo tra Matt e Miranda! Stà nascendo qualcosa tra quei due.. Ah.. L'amour!!! <3
E tra Tom e Martina?? Eh eh eh.. lo vedremo presto!! Promesso.
Alla prossima. Buona serata a tutti!!!

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Capitolo 8
*** Su quel prato dei ricordi ***


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Ed eccolo li. Appoggiato a braccia conserte alla sua auto. Mi sento le forze fisiche e mentali  mancare.
Su Martina, andiamoci a togliere questo dente!

“Ciao, hai aspettato molto?” Domando, con voce tremolante.
“No, assolutamente! Sta tranquilla! Andiamo?”
“Certo”

Saliamo in macchina e ci avviamo verso il parco.

“Ti dispiace se rimaniamo all’area aperta? E’ una giornata così bella...” Propone lui.
“Sono d’accordo!”

Non parliamo molto durante il tragitto, ognuno perso nei suoi pensieri.
Poco dopo parcheggia e ci avviamo verso l’entrata.
Ci sediamo sull’erba, sotto il grande albero come facevamo da piccoli.

“Ti ricordi? Ci sedevamo sempre qui quando eravamo più piccoli”
Che fa ora, mi legge anche nel pensiero?
“Già... Stavo pensando la stessa cosa”

Guardo l’orizzonte, è così bello qui. C’è verde ovunque, con le panchine verdi anch'esse e ci sono bambini che giocano a pallone approfittando ancora della bella stagione.

“Non so se ricordi, cosa ti dissi prima del mio distacco” Accenna lui, guardando davanti a se.
Come potrei mai dimenticare!
“Si ricordo” Dico tristemente, probabilmente le cose sono cambiate da allora!
“Sai... Ero onesto, pensavo veramente quello che dissi. Era un periodo difficile”
“Perché non mi hai mai detto niente? Ti avrei aiutato, sapevi che potevi contare su di me” Lo interrompo, torturando le mie mani tra loro.
“Mi vergognavo. Di me stesso, della mia vita, della piega che stava prendendo tutto quanto, solo tu eri la cosa bella che mi era capitata! Ma poi come uno stupido ti ho lasciata andare, e oggi non so se potrò mai più riavere indietro quell’amica”

Mi si stringe il cuore. Queste parole, forse, le ho attese per così tanto tempo. Quasi non ci credo che ora me le stia dicendo proprio lui, proprio su questo prato.

“Avrei capito, se solo mi avessi detto la verità, ti avrei aiutato” Ribadisco.
“Mi aiutavi sempre! C’eri sempre per me, ma ho avuto paura credimi!”
“Cosa ti era successo?” Chiedo a bassa voce guardandolo.
Fa un sospiro brusco e inizia a raccontare.

“A quindici anni non sai cosa vuoi dalla vita, avevo iniziato a frequentare un brutto giro, volevo una sorta di copertura frequentando la tua comitiva, però mi iniziai pian piano ad affezionare a tutti voi, a te maggiormente! Però quell’altra strada continuavo a non lasciarla andare, avevo qualche soldo per i lavoretti che riuscivo a fare, traffico di droga... Chi mai avrebbe controllato un ragazzino di quindici anni, per giunta proveniente da una famiglia bene? Però quel periodo fu diverso... Mi avvertirono quelli che mi passavano la droga, qualcuno aveva fatto la spia, mi dovevo spettare di li a poco l’arrivo dei carabinieri per un controllo.” Si gira a guardarmi.

Io faccio segno di continuare, ma non parlo ancora. Voglio sapere tutta la verità.

“Ho avuto paura e l’unica cosa cui temevo era perdere la tua amicizia, se qualcosa fosse trapelata fuori. Ecco perché quel giorno, proprio qui, ti ho detto quelle cose, volevo che sapessi che qualsiasi cosa sarebbe accaduta per me non cambiava nulla. Il caso, o la figa, volle che proprio il giorno dopo i carabinieri irrompessero in casa, io ricordo solo un gran casino, i miei che urlavano, mia sorella che piangeva perché aveva paura e io che non riuscivo a parlare, trovarono duecento grammi di coca nel mio armadio!”

“Ne hai mai fatto uso?” Chiedo a brucia pelo.
“No, per l’amor del cielo! Assolutamente. Mi facevo già schifo così. Subito dopo mi hanno portato in carcere, ma essendo minorenne non potevano trattenermi. I miei genitori hanno deciso per il riformatorio. Io non mi sono mai ribellato, volevo pulirmi da quello schifo e così ho deciso di acconsentire”

“Io non lo sapevo, cercavo di contattarti in tutti i modi, ma non ci sono mai riuscita, ero venuta anche a casa tua ma mai nessuno ha risposto” Dissi amareggiata.
“Non avevo niente con me per comunicare col mondo esterno, ma credimi! Ogni giorno il mio pensiero era rivolto a te. Speravo con tutto il cuore che non mi dimenticassi” I suoi occhi sono cupi, tristi.
“Non l’ho mai fatto!” Ammetto, perchè continuare a fingere? 

Si mette seduto. Lo faccio anche io, in modo tale da essere faccia a faccia.

“Compiuti diciott'anni sono uscito, scontai la mia pena! Un anno d’inferno li dentro. Appena uscito la prima cosa che volevo fare era venire da te, ma un giorno ti vidi, ridevi spensierata! E lì capii che era meglio non rientrare nella tua vita, pensavo tu mi avessi dimenticato, ho preferito rimanerne fuori, guardarti da lontano!”

“Se avessi guardato meglio, avresti trovato solo una ragazzina triste e spenta! Ridevo molto raramente, pensavo tu mi avessi presa in giro. Ho creduto a così tante brutte cose, vederti ogni giorno, vedere la tua indifferenza verso me ha fatto si che ogni giorno io sprofondassi ancora di più verso il fondo” Una lacrima corre sul viso ripensando a tutto quel dolore, a tutte quelle giornate vuote, spente. Senza riuscire a capire.

Lui prontamente allunga una mano e asciuga con il pollice quella piccola lacrima.
“Ti prego non piangere, ora sono qui, ho capito l’errore commesso, la mia vita ha avuto altri sbalzi, ho avuto altre batoste, e non avevo la persona che avrei voluto accanto”
Mi guarda negli occhi: occhi troppo languidi. Sta parlando di me?

“A mia mamma è stato diagnosticato un tumore al seno” Abbassa la testa e guarda le sue mani.
“Da lì, ho cambiato il vecchio Tommaso del tutto. Ho chiuso subito dopo essere uscito dal riformatorio con quelli che mi passavano la coca. Mio padre mi ha perdonato e mi ha integrato nell’azienda di famiglia accanto a lui, se non entravo in scena io, probabilmente l’azienda sarebbe saltata in aria, ho dato un futuro a mia sorella. Mi sono riscattato, e per me questo è stato il traguardo più importante per ringraziare la mia famiglia per tutti i loro sacrifici e per tutti i dispiaceri che li ho causato”

Gli faccio un sorriso per incoraggiarlo, per fargli capire che sono orgogliosa di lui.

“Ma volevo anche riconquistare te, la tua fiducia, la tua amicizia, però tu sei partita e io mi sono lasciato andare. Ho dato il mio cuore a una persona che non se lo meritava”

Di che sta parlando? Mi voleva donare il suo cuore? Qui si sta prendendo una piega un po’ pericolosa.
“Bhè, però ho saputo che ci sei stato per parecchio tempo” Rispondo risoluta.
“Solo perché mi era utile, solo perché non mi faceva pensare, ma non era lei che volevo” Riprende a guardarmi.
Io abbasso lo sguardo, non posso, non posso reggere quello sguardo.

“Ho perso la speranza Martina, poi non ce l’ho fatta più, l’ho lasciata, ora siamo ancora amici, per me lei ha significato tanto, ma non conta niente per me! Poi ieri ti ho rivista. Non contenevo la mia gioia, volevo parlarti, e poi il destino ha voluto che ci trovassimo in quel pub, non potevo farmela scappare una possibilità così grande. E ora eccoci qui...”

Mi allunga una mano, una richiesta, vuole che allunghi anche io la mia, lo faccio un po’ impaurita. Intreccia le sue dita con le mie. E un brivido mi attraversa tutto il corpo e il cuore inizia a battere. Cosa mi prende?
Si tira su e mi invita a seguirlo. Lo faccio, ormai non riesco più ad esprimermi con le parole.
Mi tira a se e mi abbraccia, un abbraccio dolce, mi stringe la vita solo con un braccio, l’altro è vicino al mio fianco con ancora le dita delle mani intrecciate, porta questo groviglio di dita sul suo cuore.

Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra.

“Mi sei mancata, mi sei mancata maledettamente tanto, e ora non ti lascio andare” Mi da un bacio sulla fronte e chiudo gli occhi.
“Non andrò da nessuna parte, non sono mai andata da nessuna parte. Ti ho sempre aspettato. Ho sempre sperato in un tuo ritorno. Anche dopo tutti questi anni” Ammetto, presa dal momento. 

Rimaniamo li, il tempo si ferma, continuiamo quel contatto per chissà quanto tempo.

All’improvviso torno alla realtà.
“Ma che ora sono?” Guardo disperata il sole che pian piano sta calando.
“Sono quasi le 18” Risponde tranquillo lui ancora tenendomi stretta.
“COSA? Oddio, ma io ho il treno tra un’ora! Devo ancora prepararmi”

Mi stacco da quel meraviglioso abbraccio e mi guardo disperata attorno.

“Che c’è?” Quasi urlo in preda al panico e vedere lui che ride non è un bello spettacolo in questo momento. Ok no, è un bellissimo spettacolo! Ma cavolo, io sono sul punto di una crisi di nervi e lui se la ride allegramente!

“Non sei cambiata di una virgola su questo punto!”
“Dai accompagnami a casa, devo prepararmi per andare!”

Mi riprende tra le braccia nuovamente e mi bacia i capelli, che sensazione stupenda. Mi ci potrei abituare. Così mi calmo un pochino.

“Ti accompagno a casa, ma poi ti ci porto io in stazione”

E so che questo tono non ammette repliche.




Eccomi!!!!
Ed ecco tutto per voi l'atteso capitolo.. Ora si capisce un pò di più quello che è successo??
Spero di si, Tommaso si è aperto, finalmente io direi, con Martina.
Vedremo un pò come si metteranno le cose.. 
Lei accetterà la cosa di buon grado? Eh eh eh eh.. Non posso dirvi tutto ora orsù ;)
Grazie ragazzi per tutto l'appoggio che mi date! Con le visite, con i commenti, con i messaggi privati! *_*
Siete meravigliosamente meravigliosi!!
A prestissimo!!! 

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Capitolo 9
*** Il ritorno alla vita normale ***


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Nel tragitto verso casa, chiamo Miranda e le dico di farsi trovare in stazione, dato che essendo in ritardo non potrò passare da lei. Lei dice che l’accompagna Matt in stazione. RImango ancora stupita, come stamattina, ma lascio correre.

Quando arrivo a casa, Tommaso dice che mi aspetta giu.
Faccio di corsa le scale, entro in casa tra le urla ossessive di mia madre dicendo che è tardi, come al solito, e che mi ha preparato le provviste da portarmi con me.
Siano benedette le provviste della mamma.

Mi preparo alla meglio, mi cambio e porto con me qualche vestito che trovo in casa.
Saluto mamma e papà dicendo che Matt mi da uno strappo in stazione. Non posso dire subito del ritorno di Tommaso, non so cosa pensano al momento di lui. Meglio evitare il discorso per il futuro.

Corro fuori e salgo di volata in macchina di Tommaso, stupendomi con me stessa, dato che in mezz’ora ho fatto tutto! Mi merito una medaglia alle volte.
Rido tra me e me e Tommaso se ne accorge.

“Perché ridi?”
“Perché sono perennemente in ritardo, ma alla fine riesco sempre a fare tutto sul filo del rasoio” Sorrido mentre mi guarda.
“Bhè questo è un bene allora”

Arriviamo in stazione e mi fiondo sul binario sei. Trovo Miranda e Matt che mi aspettano. Rimangono tutti e due come degli stoccafissi vedendo il mio accompagnatore.

Dopo qualche attimo, tutti si salutano un po’ impacciati.

“Matt per favore reggimi il gioco. Ho detto a mamma e a papà che mi davi tu uno strappo in stazione”
“Sta tranquilla sorellina, nessun problema”

Noto che Tommaso rimane in silenzio. Mi prende la mano e mi tira lontano da loro due.

“Spero che in questo lasso di tempo tu possa pensare a quello che ti ho detto. A tutto quanto quello che ho detto” Precisa lui.
“Certo, avrò modo di riflettere”

Rimane in silenzio e ci guardiamo solamente in quel breve tempo, non c'è bisogno di nessuna parola, abbiamo parlato abbastanza questo pomeriggio.
Il treno arriva subito dopo, stranamente in orario.
Miranda e Matt si salutano con un bacio frettoloso. E si dicono qualcosa che non riesco a sentire.
Mi volto verso Tommaso e ho le lacrime agli occhi, roba assurda! Non posso crederci nemmeno io, ma non voglio lasciarlo ora che ci siamo ritrovati.

“Non temere piccola, ci vedremo presto! Molto prima di quanto tu possa immaginare. Sempre se non decidi di chiudere definitivamente con me” Dice abbassando lo sguardo amareggiato.
“Non vado da nessuna parte Tom, ricordalo sempre!”
Lo abbraccio di slancio e respiro il suo profumo. E per la millesima volta in questa giornata, mi sorprendo di me stessa.
Si scosta e mi da un bacio sulla fronte.
“Nemmeno io, ora và, altrimenti perderai il treno!”

Salgo riluttante, con un ultimo saluto con la mano. Saluto Matt di volata, dimenticandomi della sua presenza. Povero fratellone, ma se ne farà una ragione.
Mi siedo accanto a Miranda, e un sorriso nasce sulle mie labbra. Per la prima volta sono dispiaciuta di lasciare questo posto.

 

Torniamo al campus verso le undici di sera. Stranamente non sono stanca. Solitamente appena entrata mi butto sul divano, invece questa volta prendo la piccola valigia e la porto in cucina, esco le provviste di mamma e le metto in dispensa, richiudo il tutto e vado in camera dove trovo Miranda buttata sul letto.

“Che c’è? Sei stanca? Mio fratello ti fa stremare?” Rido sotto i baffi mentre tolgo i vestiti dalla valigia, posandoli nell'armadio.
“Finiscila piccola diavoletta, tuo fratello è meraviglioso, non immaginavo si potesse creare questo feeling tra noi”
“Guarda che io l’ho sempre saputo, cercavo in tutti i modi di farlo vedere anche a voi”
“Me lo potevi dire chiaramente allora, ci avrei provato prima!” Disse ridendo.
“Ma finiscila pervertita!” Le lancio una canotta in faccia, ridendo.
“E tu, con il tenebroso Tommaso? Ho visto i vostri atteggiamenti, e non sono semplicemente di due amici ritrovati” Si mette a sedere sul letto e prende la sua valigia per iniziare lo svuotamento.
“Ti sbagli, siamo solo due persone che tentano di ricostruire un rapporto, quale esso sia, tentano di colmare la mancanza di otto lunghi anni”

Chiudo la valigia e la ripongo sull’armadio.
“Sarà, ma a me è parso di vedere qualcosa di romantico”
“Per favore, evitiamo queste smancerie, sai come sono stata per lui! Non voglio ricascarci!”
“Solo che stavolta, cara amica mia, le cose sono più serie, perciò cerca di non soffrire”
Mi abbraccia stringendomi, sapendo esattamente quello che provo.
“Hai ragione, chissà cosa pensa di me ora”
“Pensa che sei diventata una giovane donna forte e coraggiosa, tutto perché l’esperienza con lui ti ha fatto crescere e maturare. Dovresti ringraziarlo sotto questo punto di vista”
Sorrido felice, consapevole di avere un’amica come lei.
“Ti ringrazio piccola, ti voglio bene!”
“Anche io, stupidona!”

Ci stacchiamo dall’abbraccio e vado in bagno per lavarmi un po’.

“Marti, ti chiamano al cellulare” Urla fuori dalla porta del bagno Miranda.
“Fallo squillare, dopo richiamo io!” Urlo di risposta.

Esco dal bagno e vado in camera con l’accappatoio. Sento Miranda che parla al cellulare in modo melenso, sicuramente con mio fratello.

Gocciolante prendo il cellulare per vedere chi mi cercava.

Un messaggio e due chiamate.
Un messaggio di Tommaso, una sua chiamata e una chiamata di casa.
Apro il messaggio.

 

“Com’è andato il viaggio? Sei arrivata? Fammi sapere. Ti avrei accompagnata tranquillamente io. Continui ad essere una testa dura. A dopo piccola.”

 
Quando mi chiama piccola mi sciolgo completamente.
Gli rispondo subito, notando che è passata mezz’ora tra il messaggio e la chiamata.

 

“Arrivata sana e salva alla base capitano! Ero sotto la doccia, faccio una chiamata veloce a casa e dopo chiamo te, se per te è tardi chiudimi tranquillamente la chiamata. A dopo.”

 
Effettivamente è quasi mezza notte! Maledizione, era questo che volevo evitare. Domani come farò a svegliarmi?
Chiamo a casa e mamma mi risponde tutta preoccupata, ma Matt che ce l’ho a fare? Non poteva avvisare casa dicendo che sono arrivata? Non per niente sta sempre al telefono con Miranda. Bhà!
Parliamo poco perché sento la sua voce stanca, decido di chiudere velocemente la conversazione.
Dopo i saluti chiudo e trovo un messaggio.

 

                           “Stupida, chiama quando vuoi. Ti aspetto.”

 
Mi infilo la biancheria intima e il pigiama e avvio la chiamata.
Dopo nemmeno uno squillo risponde.

“Pronto?” Voce suadente e sexy.
“Ciao” Rispondo timida.
“Ciao” Sento il suo sorriso dall’altra parte.
“Tutto ok? Sei arrivata tardi?”

Mi siedo sul letto intimidita da tanta attenzione nei miei confronti, prorio da lui.

“No, sono arrivata in orario, ho solo perso tempo nell’aggiustare la valigia perché non mi piace farlo il giorno dopo”
“La prossima volta ti accompagno io, e non voglio rifiuti”
“Ma sono tre ore di macchina sia all’andata che al ritorno”
“Non importa! Ho viaggiato più di tre ore in macchina, sono un pilota collaudato” Ride.
“Si si, però non voglio che ti fai tutto quel viaggio per me”
“E’ proprio per te che lo voglio fare”
Bum, Martina morta, chiamate le pompe funebri. Addio dolce e amara vita.
“Hem... Grazie. E tu che fai?” Cerco di cambiare discorso.
“Sono sul divano, tra poco vado a letto. E tu?”
“Io sono già a letto. Miranda sta parlando al telefono anche lei perciò ho tutta la stanza per me”
“Figo, un giorno ti verrò a trovare” Butta li come se niente fosse.
“Hem... Ok... Sei il benvenuto!” Ti prego vieni presto! Voglio riabbracciarti! Ma questo ovviamente lo ometto.
“Grazie, ti farò sapere!”

Rimaniamo un attimo in silenzio. Vorrei dormire però parlare con lui mi piace un mondo!

“Domani inizierai a pensare alle mie parole?” Domanda lui.
“Tom, ho iniziato a riflettere da quando abbiamo finito di parlare nel parco”
“Ma ci devi riflettere più tranquilla, altrimenti poi, presa dalla fretta, commetti degli errori”
“Va bene, te lo prometto!”
“Ora so che sei stremata, perciò và a dormire”
“Ci sentiamo domani?” Domando speranzosa.
“Certo piccola, non ti libererai facilmente di me!” E’ questa la risposta che volevo sentire!
“Buonanotte Tommaso!” Rispondo timida e rossa in faccia, per fortuna non può vedermi!
“Buonanotte piccola!”
Chiudo la chiamata felice.

Non ci credo ancora, forse tutto può aggiustarsi.
Spengo la luce e mi infilo sotto il lenzuolo, Miranda è ancora a parlottare. Ma come fa?
Sento vibrare il cellulare. Un messaggio e sorrido come una bambina di dieci, anni che ha avuto il regalo che desiderava da molto tempo.

 

“So quando diventi rossa, perciò non puoi nasconderti nemmeno dietro a un telefono, e non hai risposto nemmeno alle mie parole! Sei crudele lo sai? Il mio auto controllo ne risente. Dormi e non svegliarti tardi domani. Notte. Bacio!”

 

“Rossa? Chi è diventata rossa? Forse il pomodoro in cucina quello verde acerbo sarà maturato tutto in una volta al sentire le tue parole, di certo non io! Ti risponderò di persona! Và a dormire anche tu, tra pochi minuti inizia una nuova settimana. Grazie per esserti aperto con me. E grazie per essere tornato. Forse queste mie parole dovrebbero farti già capire cosa ne penso di oggi pomeriggio. Ne parleremo faccia a faccia. Buonanotte. Un bacio!”

 
Dopo questo mi addormento in un batter d’occhio. Il mio letto mi rapisce letteralmente.




Buon salve!!!
Eccomi come di routine qui :)
Che dire di questo capitolo? Bho.. Non accade nulla di che.. Solo che il rapporto tra Martina e Tommaso si sta evolvendo.
Lei avrà parecchio a cui pensare.
Anticipazione del prossimo: nuovo personaggio!! Allarme!! Bisogna stare all'erta..
Detto ciò mi dileguo.. 
Buon sabato e buon week end!
Saluto e ringrazio tutti i miei seguaci ;) 
Baci!!! :*

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Capitolo 10
*** Problemi d'amore ***


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Drin. Drin. Maledetta sveglia delle 6.30 del lunedì mattina!

Allungo una mano e la disattivo. Che fare ora? Riprendere a dormire rischiando nuovamente il ritardo colossale? Oppure svegliarsi e fare tutte le cose tranquillamente?

Decido per la seconda possibilità, assaporiamo questo mondo della puntualità a me sconosciuto.

Mi siedo sul letto e Miranda dorme profondamente nel suo.
La lascio stare a dormire per un’altra mezz’ora. Nel frattempo mi vado a lavare.
Dopo aver concluso, vado in camera, apro le tende e la finestra. Respiro a pieni polmoni la nuova mattina. E un po’ anche la nuova me. Sento di essere felice, spensierata e agguerrita!

“Miranda, alzati ci sono le gocciole!” Imito la pubblicità.
“Fanculo le gocciole!” Risponde risoluta.
“Alzati solo le sette e un quarto, andiamo a fare colazione al bar, visto che in casa non è rimasto nulla!”
“Ma tu chi sei? Dov’è la mia amica ritardataria e asociale?” Risponde tirandosi su dal letto.
“Me la sono mangiata! Era veramente deliziosa!” Faccio la voce da orco delle montagne.

Miranda mi guarda scettica e senza dire niente va in bagno.
È arrabbiata o sbaglio?

“Mira che succede?” Urlo fuori dal bagno.
“Chiedilo a quel cazzone di tuo fratello!”

Haia, lo sapevo! Ecco perché ero indecisa su questa storia.

“Che ha fatto? Sai che è al quanto strano! Qualunque cosa abbia detto, o fatto, non era nelle sue piene facoltà mentali!”
“Al diavolo! Mi ha detto che mi ama!”

Cosa? Alt! Si stanno frequentando da due giorni e già le dice che la ama?
“Miranda esci subito da questo cazzo di bagno!” Urlo acida.

Lei apre la porta.
“Cosa mi hai appena detto? Lui ti ama?”
“SI! È stata la mia stessa reazione! Ma come gli viene?”
“Secondo me era sotto l’effetto di qualche stupefacente!” Rifletto pensierosa, grattandomi il mento, potrebbe essere, Matt è strano alle volte.
“Ma che stai dicendo? Tu sei più fuori di lui!”

Esce dal bagno e va a vestirsi.
“Perché non gli credi?” La seguo in camera e inizio a vestirmi anche io.
“Perché? Perché cazzo, io non ci credo nell’amore, e lui che fa? Mi dice “ti amo” dopo un giorno di frequentazione, o che cavolo è quello che stiamo facendo!” Bhè non fa una piega.
“Ma vi conoscete da un sacco di tempo, probabilmente ha sempre avuto dei sentimenti per te, e ora che vi state frequentando non riusciva a tenerselo più dentro” Dico infilandomi la maglietta.
“Certo, come no, è come se tu dicessi “ti amo” a Tommaso, tanto le motivazioni sono identiche! Lo conosci da una vita...” Mi imita.
La guardo accigliata.
“Stai buona! Primo, io non direi mai quelle paroline a Tommaso, secondo, la questione è diversa, e terzo, come cazzo ti viene in mente?”
Mi allontano per prendere i libri e infilarli in borsa.

“Poteva essere” Ribatte.
“Hai fatto un buco nell’acqua. Ora muoviti! Andiamo a far colazione”

Questo mi ha fatto pensare... Cosa provo esattamente per Tommaso?
Di certo non il “ti amo”. Ci siamo ritrovati solo ieri, ma in cuor mio so che non è semplice affetto quello che provo. E se lui mi vuole solo come amica? Come spalla su cui piangere?
No no, devo stare attenta a mascherare i miei sentimenti.
Non deve trapelare nulla.
 
Arriviamo al bar e mando un messaggio alle altre due, per avvisarle di raggiungerci in caffetteria.
Ordiniamo due cappuccini e due cornetti.
Ho una fame! Povero pancino, ieri sera non ho fatto in tempo a dargli da mangiare. Dio, sto parlando con la mia pancia! Decisamente sintomi di pazzia.
Sento squillare il telefono, lo prendo al volo e noto che ci sono due messaggi.
Matt e Tommaso. Che vorrà Matt?

 

“Sorellina, emergenza, aiutami, sos, fai qualcosa! Cerca di convincere Miranda a rispondermi a quel cazzo di telefono! Sono sicuro lei ti abbia detto tutto, falla ragionare. Alla fine non le ho detto mica che la voglio uccidere! Che diamine! Per favore fallo per me! Buongiorno...!”

 
Guardo Miranda che ha una faccia infuriata. Perché se la sta prendendo tanto? È una cosa bella alla fine. Decido di rispondere il più sincera possibile.

 

“Ma come ti è venuto in mente di dichiararti tutto a un tratto? Ma avessi capito dopo un po’ di tempo... Ma cavolo, vi state frequentando da due giorni! Maledetto te! Ora devo sopportare il suo muso lungo per non so quanto tempo! Cercherò di parlarle e farla ragionare! Ma la bomba l’hai sganciata tu, ricordalo! Buona giornata... E non rispondermi! Mi faccio sentire io! Ciao scemo!”
 

Passiamo all’altro messaggio.
 

“Buongiorno piccola, ti sei svegliata in orario? Oggi mi aspetta una giornata pesantissima. Spero la tua non sia stressante come la mia. Niente... Volevo augurarti solo una buona giornata! Se ti ho disturbata scusami. Un bacio.”

 

“No, non hai disturbato! Tranquillo. Io stranamente mi sono svegliata in orario, il che è alquanto raro. La mia giornata finirà verso le 18. Stress non molto accentuato, ma comunque c’è. Buona giornata anche a te.”

 
“Con chi messaggi di prima mattina?” Mi domanda divertita Miranda.
“Con mio fratello..”
Il suo sorriso sparisce. “Senti qualsiasi cosa ti dica non la voglio sapere, doveva pensarci prima!”
“Ma non ti ha detto mica che vuole farti fuori! Ti ha detto che ti ama... Quando qualcuno lo dice bisogna essere felici”
“Io invece non lo sono! È uno stupido! Ha rovinato tutto”
“Chi ha rovinato cosa?” Eccole le altre due.
“Niente, fatevelo raccontare da Martina”

Racconto tutto l’accaduto tra i due novelli Romeo e Giulietta.
“Bhè e te la prendi?” Domanda Serena.
“Secondo me è una cosa bellissima! Tanto vi conoscete da un sacco di tempo.” Dice la saggia Claudia.
“Ragazze non per essere pesante, perché di solito non è da me dirlo, ma non dovremmo iniziare ad andare? Le lezioni stanno per iniziare” Dico meravigliandomi di me stessa.
“Hai capito a Martina! Che ti è successo in questi giorni?” Domandano le nuove arrivate.
“Fatevelo raccontare da Miranda” Faccio una linguaccia, saluto il barista che ha appena preso posto dietro al bancone del bar e mi avvio, seguita a ruota dalle due che cercano di torturare Miranda per far uscire qualche news sul mio conto.
 
A pausa pranzo decido di fare un salto dal prof che vorrei fosse il mio relatore alla tesi. Lo so che mancano deci mesi, però voglio sapere se posso fare affidamento su di lui o devo chiedere a qualcun altro.
Busso timidamente alla porta del suo ufficio.

“Avanti!” Risponde gentilmente.
“Posso?”
“Accomodati”
“Salve professore, sono Martina Aiello, ho seguito le sue lezioni al secondo anno, volevo chiederle se potesse affiancarmi nella tesi”
“Oh certo mi ricordo di lei, ha presentato un esame con i fiocchi. Ha preso 30 e lode se non erro”
“Si professore” Rispondo timidamente, arrossendo.
“Sarò più che felice di essere il suo relatore. Mi dica, vorrebbe parlare di un argomento preciso o vule pensarci?”
“In verità avevo preso in considerazione un po’ di temi, ma quello che vorrei trattare con più interesse è l’affido familiare”
“Bella scelta, complimenti. Allora se vuole fissiamo un appuntamento per venerdì... Marcello puoi venire un attimo qui?” Urla all’improvviso facendomi sussultare.

Subito fa capolino nell’ufficio un ragazzo più o meno della mia età, sicuramente un suo assistente, bello da mozzare il fiato.
Si presenta in abito scuro da sartoria elegante ma sportivo allo stesso tempo, con una camicia di lino bianca sbottonata ai primi due bottoni. Rimango senza parole!

“Si professore, mi ha chiamato?” Domanda, dando di sfuggita un’occhiata alla sottoscritta.
“Marcello, ti presento la signorina Aiello, vorrebbe che io l’affiancassi nella sua tesi, gentilmente fissale un appuntamento per venerdì pomeriggio e accompagnala in biblioteca. Cercherete insieme dei libri inerenti all’affidamento familiare. Decidete insieme l’orario” parla con il suo assistente.
Poi si volta verso di me “Io starò fuori due settimane, so che le sessioni di laurea del suo corso sono previste per Luglio, ma penso che si possa già da ora iniziare a lavorare in modo da far stilare un’ottima tesi. Per il momento l’affiancherò il dottor Bertolini. Ora devo allontanarmi perchè ho una lezione a breve, arrivederci signorina”
“La ringrazio professore per la sua disponibilità, arrivederci e buona giornata”
Ci scambiamo una stretta di mano e rimango con quell’affascinante assistente.

“Allora per lei va bene venerdì pomeriggio per le 17?” Mi chiede guardandomi con interesse.
“Certo, per me va benissimo”
“Allora alle 17 in biblioteca”
“La ringrazio”
“Si figuri” Mi allunga una mano.
“Comunque sono Marcello, odio sentirmi dare del “dottore” poi a quanto pare io e lei abbiamo la stessa età” Perspicace il ragazzo.
“Penso proprio di si, piacere io sono Martina. Allora se per lei va bene vado anche io perché ho le lezioni da seguire” Stringo la sua mano in risposta.
“Oh, mi scusi per averla trattenuta. A venerdì e buona giornata” Apre la porta dell’ufficio.
“Buona giornata anche a lei, la ringrazio”

Esco da quella stanza in totale confusione. Che ragazzo meraviglioso!
Scuoto leggermente la testa e respiro profondamente per riprendere la connessione cerebrale.
Mi avvio in aula per altre tre ore di lezione.
 
“Cavolo oggi il tempo non passava mai!” Miranda si fionda sul divano accendendo la tv.
“Com’è andata con il prof? Ha accettato di essere il tuo relatore?” Continua lei.
“Si, ed è stato molto gentile, per il momento lui sarà assente e mi affiancherà il suo assistente”
“Mmmm... Gli assistenti maledetti! E com’è? Vecchio, altezzoso e acido?”
“Bhè in verità è un ragazzo giovanissimo, molto affascinante e molto cordiale”
“No! Allora quando arriverò anche io al traguardo chiederò la tesi anche io a lui”
“Sempre se non invecchia il tipo fin quando arriverai tu!”
Fa l’offesa ma subito scoppiamo a ridere.

“Come va con mio fratello?” Mi siedo accanto a lei portando le gambe al petto.
“Sai ho pensato a quello che hai detto, voglio dargli una possibilità, così ho risposto finalmente al telefono e abbiamo parlato. Probabilmente ci viene a trovare in settimana” Mi dice con un sorriso a trentadue denti!
“Wao sono contenta!” L’abbraccio felice per lei.
“Però per favore non fate i coglioni come sapete fare voi due, metteteci la testa in questo rapporto!” Insisto.
“Ok sergente!” Dice portandosi la mano alla fronte come un soldato.
Per fortuna ha ripreso il suo umorismo.
Vado in camera a cambiarmi, dopo decidiamo di uscire per fare la spesa visto che in casa non è rimasto niente, tranne quel famoso pomodoro acerbo, che devo constatare è diventato maturo, dopo ieri sera.

 




Buona domenica a tutti!!!
Eccomi qui, in orario e precisa :) Wao!! Brava!! (Sisi, la solita narcisista U_U)
Coooooomunque... Che ne dite di Matt e Miranda?? Quei due pazzoidi metteranno la testa a posto nonchè sulle spalle??
Bella domanda.. non lo so nemmeno io :P
Nuovo personaggio come promesso: Marcello.
Chi è? Che ruolo avrà? Eheheheheh per le risposte via al televoto.. :P
Vabbè sempre più scema.. Non c'è che dire..
Ma vogliamo parlare di Martina in conflitto con i suoi sentimenti?? Che prova quella povera ragazza per Tommaso??
mmmm.. dovrebbe fare ordine nella sua testolina.
Orsù, non so che altro dire! Perciò vi aspetto presto al prossimo capitoli!! :*
Per farvi un'idea.. Ecco Marcello per voi!

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Capitolo 11
*** Confidenze notturne ***


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Andiamo al supermercato, armati di carrello e lista della spesa.
Ci dividiamo in modo tale da finire prima.
A me rimane il carrello e lo piloto molto goffamente, perché è stracolmo di cose e pesa un accidente.

Tento di svoltare l’angolo dei salumi, ma vado a sbattere contro un altro carrello, senza dare precedenza a destra.
“Mi scusi, ho il carrello più stupido del supermercato! Non riesce a far rotolare quelle piccole gomme che si ritrova” Mi abbasso per raccogliere le cose che sono fuori uscite dal cesto.
“Si figuri, non l’ho vista altrimenti mi sarei scansato prima”

Ma io questa voce la conosco! Alzo lentamente il viso e mi trovo due occhi grigi che mi scrutano. Marcello!
“Oh è lei, salve! Mi scusi ancora! Sono una maldestra!”
“Ma no, stia tranquilla, sono cose che capitano. Sta facendo la spesa?”
No, sto passeggiando con un carrello di due quintali per il supermercato.
“Hem... Si!”
“Mi scusi, osservazione non molto lampante” Mi sorride facendo sfoggio dei suoi denti bianchissimi.
“Non si preoccupi, dopo l’urto può capitare” Cerco di fare la simpatica.
“Certo che lei sa come risollevare il morale”
“Una dote nascosta”

Ecco che mi sorride nuovamente. È accecante il suo sorriso o sono i lampioni che fanno uno strano riflesso?

“Hei Marti, ho trovato il gelato in offerta. Che dici ne prendiamo una quantità tale da farci un bagno dentro?” Mi dice la mia amica, guardando il volantino e non rendendosi conto che sono in compagnia.
“Miranda, io direi che due vaschette vanno bene!”
Sentendo il mio tono di voce serio alza la testa. E ovviamente rimane a bocca aperta per la sorpresa.

“Marcello le presento la mia amica Miranda, Miranda lui è il dottor Bertolini, l’assistente del mio relatore”
“Oh, quell’assistente...” Riflette ad alta voce Miranda.
Ma che diavolo fa? Pensa a voce alta?
“Si penso di essere 'quell’assistente'...” Sorride Marcello guardandomi. Cavolo! Vorrei infilarmi nel primo congelatore che capita.
“Mi scusi” Lancio un’occhiataccia a Miranda.
“Piacere comunque” Allunga una mano Marcello verso Miranda.
“Piacere mio”
“Ora ragazze è meglio che vada, buona serata e buone spese. Arrivederci a venerdì Martina” Ci saluta guardandomi in un modo al quanto strano e sfoderando il suo sorriso ammaliatore.

Dopo essersi allontanato a sufficienza Miranda sbotta. “Quello è cotto di te, cara amica mia!” 
“Ma che dici? Ritorna nel tuo mondo fiabesco... Che figura di merda mi hai fatto fare!” La rimprovero.
“Ma va la... Eravate così carini...”
“Si si, insomma questo gelato?”

Finiamo la spesa e ci avviamo verso il campus.

“Caspita, che dolore alle braccia!” Si lamenta lei.
Io vado in camera a vedere se ci sono notizie sul mio cellulare.
Quando lo accendo trovo due messaggi.

 

“Sai... Sono solo due giorni in cui ci siamo ritrovati e già mi manchi! Chiamami quando vuoi!”

 

“Tutto bene? So che sei impegnata ma credevo mi rispondessi, ok... Conclusione affrettata! Scusami... Buona serata!”

 
Sbaglio o è incazzato? Decido di rispondergli.

 

“In verità ho l’abitudine di spegnere il cellulare quando sono a lezione, ho appena finito la mia giornata, sono andata a fare la spesa con Miranda e ora mi godo un po’ di calma e relax... Tu come te la passi? Finita la giornata?”

 
Vado in cucina a preparare una fettina di carne in padella con delle patatine al forno. Ceniamo con la tv come sottofondo.
 
Ritorno in camera e vedo che non mi ha ancora risposto. Decido di chiamarlo ma il telefono suona a vuoto. Strano.

Mentre mi infilo i pantaloni del pigiama, il telefono inizia a squillare.
Mi catapulto verso questo e rispondo a volo.

“Pronto?”
“Ciao” Risponde un po’ infastidito. Ma che ha?
“Hei, ciao, avevo provato a chiamarti e-“
“Guidavo” Mi interrompe.
“Tom tutto bene?”
Sospira forte.
“Ora si, non ti ho sentito per tutta la giornata, e già immaginavo cose senza senso”
“Te l’ho detto ieri: io non vado da nessuna parte! Ci sarebbe stata una spiegazione plausibile al fatto che non mi facessi sentire. Sono stata un po’ impegnata”
“Certo, scusami, alle volte sono così infantile”
“Mi piacciono i bambini” Rispondo maliziosa.
“Ah si? Se l'avessi saputo ptima, non sarei cresciuto così in fretta!” Ride.
“Bhè fatto sta che invece l’hai fatto. E sei migliorato. Te lo garantisco. Sono così orgogliosa del tuo progresso”
“Hei, hei, basta con questi complimenti. Non sono abituato.”
“Va bene, com’è andata la giornata?”
“Movimentata, la tua?”
“Bene, sono andata a chiedere la disponibilità a un professore per essere il mio relatore di tesi e ha accettato!”
“Wao! Allora la laurea è vicina?”
“Ebbene si, a luglio penso di finire tutto!”
“Sapevo che eri un piccolo genio, ma fino a questo punto no!”
“Ma dai... Di certo non sono un’amministratrice di un’azienda  importante, come lo sei tu!”
“Alle volte serve solo un po’ di fortuna. E poi l’ho dovuto fare per aiutare i miei, erano le circostanze!” Sento una nota triste nella sua voce.
“Tranquillo, posso immaginare!” Decido di smorzare un po’ la tensione.
“Allora hai deciso quando venire a trovarmi?” Domando.
“Sono in fase di lavorazione piccola, ci sto pensando!”
“Mi fa piacere. Comunque ora devo, a malincuore, chiudere. Perché vorrei studiare un po’ prima di addormentarmi tra i libri”
“Non ti stressare troppo, quando senti che stai crollando invece di addormentarti sui libri trascinati verso il letto, sai... E’ più comodo” Mi prende in giro il farabutto.
“Va bene, seguirò il tuo consiglio. Ora smamma che mi fai perdere tempo prezioso!” Lo prendo in giro sapendo che da piccolo se la prendeva sempre ogni qual volta gli rispondevo male.
“Va bene, me ne vado. Buonanotte” Risponde un po’ offeso.
“Buonanotte sciocco!” Chiudo la chiamata e gli mando subito un messaggio, per chiarire immediatamente.

 

“Sapevo che te la saresti presa, nemmeno tu sei cambiato sotto certi aspetti!
Buonanotte credulone! A domani, sarò anche più libera. Ti dedicherò più attenzioni. Un bacio”

 
Subito dopo una sua risposta.

 

“Nello scherzo c’è sempre una vena di verità. Con questa perla ti do la buonanotte. Mi piacciono le tue attenzioni.”

 
La sua risposta mi fa sorridere, prendo i libri dallo zaino e mi dirigo verso la scrivania.
Aspetta... Mi salta in mente una cosa.

 

“E un bacio non me lo invii?”

 

“No! Perché sei stata monella. Ma visto che me lo chiedi... Un bacio. Sogni d’oro!”

 
Ecco. Ora va meglio... Iniziamo a studiare!
 
Mi sveglio per un dolore allucinante alla spalla.
Mi sono addormentata veramente sui libri. Caspita! È la prima volta che mi capita... E fa veramente male!

Prendo il telefono e noto che sono le tre di notte.
Per fortuna domani ho lezione di pomeriggio e posso dormire un po’ di più.
Noto che il letto di Miranda è vuoto.
Dove sarà? Mi alzo e cerco di far tornare la schiena nella sua posizione originale.

Mi avvio in cucina per prendere un po’ d’acqua, e trovo una Miranda addormentata sul divano. Mi avvicino piano senza fare rumore.

“Hei piccola, sveglia. Vai a dormire nel tuo letto”
“Mmmm... Che ore sono?”
“Le tre. A quanto pare siamo state scomode tutte e due. Vai a letto è tardi”
“Tu non vieni?” Domanda mentre fa uno sbadiglio.
“Ti raggiungo subito, bevo un po’ d’acqua”
Mezza addormentata si dirige verso la nostra camera.
Spero vivamente di riprendere il sonno velocemente, solitamente ci metto troppo.

Torno in camera e mi infilo sotto il lenzuolo.

Dopo poco...

“Marti? Dormi?” Mi domanda Miranda.
“Vorrei... Che c’è?”
“Ho paura...”
“Di che?” Probabilmente del buio...
“Di innamorarmi” Cosa?
“Mira, ma sai che ore sono? Non ne possiamo parlare domani?”
“Non riesco a dormire”

Bhè poco fa che stava facendo? Mannaggia a me che l’ho svegliata!
Tiro un sospiro, ormai la dormita è andata a farsi un giro. “Racconta”

“Ho paura di innamorarmi di tuo fratello, stare male, essere illusa, ho sempre cercato di prevenire il dolore. Ho sempre cercato di non affezionarmi, però con Matt è diverso, lo conosco da una vita, e quel bacio ha cambiato tutto” Si sfoga. Miranda non è solita parlare così apertamente, di solito si tiene tutto dentro, di solito devo scavare a fondo per riuscire a capire come sta realmente.

“Alle volte secondo me bisogna tentare, saltare il burrone hai presente? Bisogna godersi il viaggio... Alla fine può andare male, ma può anche andare bene! E se dovesse andare male fa nulla, il percorso sicuramente ti avrà dato qualcosa da ricordare e qualcosa su cui riflettere.” Rispondo.

Non so se questo consiglio sia solo per la mia amica, forse è anche quello che dovrei fare io, lasciarmi andare... Ma non lo sto già facendo? Non so ridando fiducia a una persona che in passato mi ha spezzato il cuore inconsapevolmente?

“Sai che alle volte dai dei consigli straordinari?”
“Non è per questo che sono la tua migliore amica?”
“Probabilmente...”

“Prendi le cose come vengono, non avere paura di innamorarti. Anche perché so che mio fratello non mente” Continuo.
“Gli darò una possibilità!”
“Veramente?”Sono sbigottita. Mi alzo dal letto e corro nel suo ad abbracciarla.
“Sei la prima a cui lo dico, anzi... Non lo sa nemmeno lui ancora!”
Ridiamo insieme.
“Allora, adesso sei ancora di più mia sorella!”
“Certo! E lo sarò sempre!”
Ci addormentiamo così, nel letto a una piazza ma che riesce a contenere due persone che si vogliono un bene dell’anima!




Salve!!!!
Capitolo nuovo appena sfornato.
Che ne dite? 
Qui troviamo un Marcello tra i piedi con i suoi sorrisi strappa budella;
un Tommaso nervoso;
una Miranda alle prese con l'indecisone;
e una Martina filosofica.
C'è un pò di tutto :)
Non ci facciamo mancare niente noi.. 
Che altro dire? Attendiamo il prossimo per scoprire come va la storia.. :)
Ci tenevo a ringraziare chi legge i capitoli, non per essere ripetitiva, ma state aumentando a vista d'occhio.
Se vi fa piacere commentate, vorrei sapere i vostri pareri, se vi piace, se fa schifo (disperazione!!!).
Ringrazio chi mi sostiene come sempre! Vi adoro!!! :*

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Capitolo 12
*** Piccole sorprese che riscaldano il cuore ***


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Passano tre giorni tra università, studio e chiacchiere al telefono. Ma non ho ancora riflettuto bene sulle parole di Tommaso.

Sono le dodici di mattina, di venerdì  e mi trovo seduta su una panchina nel giardino del campus con un libro tra le mani e con la mente che vaga.

Io credo a Tommaso, credo a quello che mi ha detto.
Ora vorrei capire solo i miei sentimenti per lui. Quei sentimenti che non si sono spenti in tutti quegli anni di distacco.
Di certo provo qualcosa, però vorrei dargli un nome a questo “qualcosa”, non me la sento di chiamarlo amore... Anche perché come Miranda, anche io ho paura di innamorarmi. Ma non innamorarmi di una persona qualunque, ma di quella persona in particolare!
Le sue parole domenica sono state ambigue, i suoi sguardi, tutto quanto.

Cavolo, mi gioco la testa a pensare a queste cose!

Decido di chiudere il libro e avviarmi verso il dormitorio. Miranda tornerà tra mezz’ora.
Meglio rincasare e preparare il pranzo, non mi va di andare a mensa.

Arrivo a casa e preparo un panino.
Mi siedo sul divano e accendo la tv mentre mangio.
Dopo poco bussano alla porta.

“Miranda hai le chiavi apri!” Urlo, senza voglia di alzarmi.
Continuano a bussare. Che palle, mi deve far per forza alzare dal gaciglio del divano.
Apro la porta e rimango di sasso!

“Allora ti sei decisa... Non ci saluti?”
Sto sognando! Sicuramente!
Di fronte a me trovo un Matt tutto allegro e un Tommaso che mi sorride.
Ma che ci fanno qui?
“Piccola peste, ci sei?” Mi tria un pizzico a un braccio.
“Haia ma sei scemo! Che ci fate qui?”
“Vi abbiamo fatto una sorpresa, Miranda non c’è?” Dice Matt, mentre si catapulta in casa.

“Ciao” Mi si avvicina Tommaso.
“Ciao” Da quando sono diventata così timida?
Mi prende il viso tra le mani e mi deposita un bacio sulla fronte.
Ecco tornare il pomodoro maturo, mi sento prendere fuoco per un così banale bacino... Complimenti!

“Hei, non hai risposto alla domanda!” Urla Matt dall’interno.
“Ma secondo te... La vedi in casa?” Certo che alle volte è proprio tonto.
“Accomodati...” Mi faccio da parte per far entrare Tommaso.

Entra e appoggia la sua piccola valigia per terra.
“Bell’ambiente, piccolo ma ospitale” Riflette lui.
“Grazie, non è niente di che, però l’abbiamo aggiustata nel miglior modo possibile, a nostro gusto” Sorrido soddisfatta.
“Ottimo gusto” Ribatte lui contraccambiando il mio sorriso.
“Allora dov’è la mia dolce metà?” Domanda Matt sedendosi sul divano.
“E’ andata a studiare in biblioteca, arriverà tra poco. Ma che ci fate voi due qui?” Domando ai nuovi arrivati.
“Bhè, io avevo già in programma di venirvi a trovare questa settimana, poi parlando con Tom abbiamo deciso di fare il viaggio insieme ed eccoci qui!” Sorride melenso.
“E come siete arrivati?”
“Macchina gentilmente offerta dal nostro amico” Risponde Matt sorridendo a Tommaso.
“Alla fine ci sei riuscito a usare la macchina per arrivare a Milano” Dico verso Tommaso, allontanandomi verso la cucina.
Lui mi segue e da dietro mi sussurra all’orecchio “Da te...”
Ecco come morire di combustione!
Mi giro e gli sorrido, ci guardiamo negli occhi per un po’ continuando a sorridere.

Ma come è bello? Il lungo viaggio non l’ha scalfito per nulla. Capelli come al solito scarmigliati, con un ciuffo che gli cade sulla fronte.
Ha un jeans scuro e una maglietta con una giacca, il tutto molto sportivo. È semplicemente meraviglioso!

Nel mentre, sentiamo aprire la porta, ecco Miranda che ritorna. Chissà come la prenderà.
Apre la porta e non si è ancora accorta di nulla. Alza la testa e vede subito Matt sul divano.

“Matt?”
Lui si alza e le va incontro.
“Ciao piccola mia!” Le da un semplice e casto bacio sulle labbra.
Di tutta risposta lei inizia a saltellare e ad abbracciarlo.
Sembrano così carini!
Gli sorrido, finalmente Miranda sta iniziando ad aprire il suo cuore, e non è da meno mio fratello. Stanno bene insieme.
“Tom, ci sei anche tu!” Si accorge dopo poco lei.
Si salutano con un bacio frettoloso sulle guancie.
“Si, voleva venire a trovare mia sorella!” Mi strizza l’occhio Matt.
“In più c’è da dire che aveva paura a viaggiare da solo!” Ribatte Tommaso.
“Non è vero!” Risponde offeso Matt.
Iniziamo tutti a ridere come matti. Sembra essere tornati tutti ai quattordici anni. Ci prendiamo in giro allegramente.

Io e Miranda prepariamo il pranzo, dei semplici spaghetti con il tonno.
Nel frattempo i ragazzi disfano le loro valigie, abbiamo deciso di farli dormire qui da noi, anche se non si dovrebbe!
Il divano è apribile e li faremo dormire li.

Pranziamo, e poi ci mettiamo a chiacchierare di cosa fare della serata.
Decidiamo di fare qualcosa di semplice, e non fare tardi perché siamo tutti alquanto stanchi per la settimana che sta finendo.
E siamo tutti d’accordo di fare un giro per Milano, che di sera è stupenda.

Però arrivano velocemente le cinque e mi congedo da loro per incontrarmi con l’assistente per la tesi!
Come al solito sono in ritardo e mi tocca correre per arrivare in orario.
Spacco il minuto e alle cinque precise, sono fuori la biblioteca.

Riprendo fiato e la porta della biblioteca si apre facendo comparire il sexy assistente.
“Salve Martina, ha aspettato molto?” Mi domanda facendo un timido sorriso.
Caspita ma tutti questi bei fusti da dove escono oggi?
E' vestito molto più casual: maglietta nera con jeans chiari e un giubbotto di pelle.
“No, no. Sono appena arrivata!” Stacco gli occhi da quel fisico che si ritrova!
“Bene, allora se vuole iniziamo subito!”
Entriamo in biblioteca e noto che ci sono poche persone, di solito è sempre affollato qui, ma visto che è venerdì pomeriggio molti tornano dalle proprie famiglie e il campus è disabitato.

“Allora, per iniziare le consiglio di leggere 'Dare una famiglia a una famiglia' e 'Giustizia minorile e servizi sociali', l'aiuteranno a capire il quadro generale dell’affido, poi successivamente faremo un confronto tra affido e adozione. Che ne pensa? Le piace il mio programma?” Mi domanda prendendo i libri dalla sua borsa e sedendosi a un tavolo.
“Ne sono molto affascinata. Mi piace molto!” Mi accomodo anche io al tavolo.

Inizia a parlare dei libri, le loro trame, cerchiamo di leggere insieme alcuni pezzi che lui crede siano salienti e noto che è veramente bravo, potrebbe benissimo insegnare un giorno, sa come mantenere l’attenzione e non solo grazie al suo aspetto esteriore, è molto brillante.
Il tempo passa, do un’occhiata all’orologio e noto essersi fatte già le otto.

“Caspita, come passa il tempo” Rifletto tra me e me.
“Perché che ore sono?” Guarda il suo orologio e spalanca gli occhi.
“Devo esserle onesto. Con lei il tempo vola che è una meraviglia” Posa lo sguardo su di me e sorride.
No, no! Non buono.
“La ringrazio, ora se vuole scusarmi devo tornare in camera, c’è la mia amica che mi aspetta!” Cerco, come al solito, di deviare il discorso.
“Oh, mi scusi! Non volevo intrattenerla.”
“Ma si figuri, adoro questo argomento e ci starei a parlarne per altre ore”
“Deduco allora che è solo questo il motivo e non per la persona che espone l’argomento” Sorride.
Ma di che sta parlando? Si sta riferendo a se stesso?
“No, non intendevo dire questo” Cerco di uscirne fuori impacciata.
“Allora non le sono indifferente!”
Tutto ciò sta prendendo una piega alquanto strana.
Mi alzo dalla sedia, per finire qui questo discorso senza senso.
“Mi dispiace Marcello, devo proprio andare!” Rispondo intimidita e del tutto spaesata.
“Mi scusi, non volevo metterla in difficoltà, prego andiamo pure” Si alza anche lui e ci incamminiamo verso l’uscita.

Appena fuori tiro un sospiro di sollievo. Ma sento uno sguardo su di me. E’ come se riconoscessi anche a chilometri di distanza la sua presenza. Giro la testa e vedo lui. Il mio cuore perde un battito e gli sorrido.

Tommaso si avvicina sorridendo, ma non appena vede Marcello il sorriso sparisce e diventa serio.

“Tom, che ci fai qui?” Domando.
“Ero venuto a cercarti, si stava facendo tardi e ci stavamo iniziando a preoccupare”
Marcello ci osserva, poi decide di immischiarsi.
“Mi scusi, è colpa mia, ci siamo fermati a leggere dei libri e non mi sono accorto che il tempo volava. Piacere sono Marcello, l’assistente del relatore di Martina” Gli allunga una mano, che Tommaso prontamente stringe. Forse, ma dico forse, stringe un po’ troppo forte.
“Piacere mio, sono Tommaso”

Non si definisce, meno male. Sarei stata impacciata se non avesse detto “amico”.
Io rimango a vedere questi due che si fronteggiano. Stranamente sono di altezza identica, e anche fisicamente. Non c’è nessuno che sovrasta sull’altro.
I due continuano a guardarsi in cagnesco, però noto uno strano ghigno sul viso di Marcello.

“Tom, forse dovremmo andare, ci staranno cercando!”
“Certo, andiamo”
“La saluto Marcello, la ringrazio per l’aiuto” Dico rivolta verso lui.
“Si figuri, quando vuole sa dove trovarmi, l’ufficio è sempre aperto. Buona serata”

Detto ciò si allontana con le mani nelle tasche.
Io e Tommaso torniamo a casa poco dopo e Miranda e Matt sono già pronti per uscire.



Buonasera a todos!!!
Eccomi qui!!
Che ne dite? Hanno fatto una bella sorpresa i nostri boys alle nostre girls??
Bravi loro!!! :)
Allora.. Qui abbiamo un piccolo incontro tra Tom e Marcello, che dovete tenere a mente per il futuro..
Occhi aperti con me cari miei ;)
State attenti al prossimo capitolo.. News in arrivo!!! ;)
Detto ciò mi dileguo..
Al prossimo!!! :*

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Capitolo 13
*** Paradiso misto inferno ***


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Vado nella mia camera e mi cambio velocemente. Niente di eccessivo, d’altronde nemmeno Miranda si è agghindata.
Decido per un jeans e una semplice maglia con una felpa.

Usciti di casa, ci incamminiamo verso la metropolitana e poco dopo siamo in centro.
Passeggiamo tra i Navigli, nella Galleria e poi ci dirigiamo verso il Duomo.
Noto che Miranda e Matt sono davanti a noi, di qualche passo e passeggiano mano nella mano.

“Sono veramente carini non trovi?” Domando a un silenzioso Tommaso.
“Si!”
Mi giro verso di lui e noto che mi sta guardando.
“Qualcosa non va Tom?”
Si ferma e mi prende le mani.
“Se ci fosse qualcosa con quell’assistente, me lo diresti vero?”
Allora era questo che gli frullava in testa per tutta la serata.
“Non c’è assolutamente nulla! Mi sta solo aiutando perché il professore non c’è, altrimenti non avrei niente a che fare con lui! Non è lui che mi interessa.” Rispondo e istintivamente allungo una mano verso la sua guancia e l’accarezzo. La sua barba leggera pizzica il mio palmo.

È tutto così romantico. Il Duomo illuminato in lontananza, la luna piena nel cielo. Ci siamo solo noi. Tutto il resto è sparito.

Tommaso sorride e appoggia la sua guancia sulla mia mano chiudendo gli occhi.
Gli riapre dopo poco e mi prende quella stessa mano posata sulla guancia e la porta sul cuore.
Sta battendo... Il che fa battere ancora più forte il mio.

Cosa significa? Prova qualcosa per me?

Di tutta risposta ai miei quesiti mentali, si avvicina con il suo viso al mio.
Siamo troppo vicini, solo un centimetro divide le nostre labbra.
Chiudo gli occhi assaporando il momento. Da quando tempo, desideravo tutto questo?

Lui colma la distanza con un tenero bacio.
E io prendo fuoco.
Ha delle labbra morbidissime. Sembrano fatte per combaciare esattamente con le mie.
La sua mano libera arriva sulla mia nuca, per prolungare il bacio.
Pian piano dischiude le mie labbra e una timida lingua, fa capolino tra le labbra.
Rispondo al bacio con enfasi.
Allungo la mia mano e accarezzo i suoi capelli dietro la nuca.
È così bello, perfetto e inebriante. Non vorrei più separarmi.

Rimaniamo così per molto tempo, ci distacchiamo solo per riprendere fiato.
E lui appoggia la sua fronte contro la mia con gli occhi chiusi.
Respira affannosamente, cerca di riprendere tutto il fiato che ha perso durante il bacio.
Io non so cosa dire. Abbasso lo sguardo intimidita. E se questo rovinasse tutto?
Lui si stacca da me e solleva il mio mento in modo tale da guardarmi negli occhi.

“Volevo farlo da un sacco di tempo. Per la precisione, da quando avevo quindici anni. E quando ti ho rivista la settimana scorsa, non potevo lasciarti andare nuovamente. Non me lo sarei mai perdonato!”
Vedo solo sincerità in quegli occhi verdi!
Ci credo, mi fido di lui! Anche ora, mi sono sempre fidata.

Sorrido per rassicurarlo.
Mi lascia un leggero bacio sulle labbra e mi prende per mano attorcigliando le sue dita alle mie.
“Andiamo ora, altrimenti ci danno per dispersi”

Ci avviciniamo al Duomo dove troviamo Matt e Miranda che si stanno abbracciando.
Avvampo ricordando il bacio di poco fa. Che ha come protagonisti me e questo ragazzo qui accanto a me.

Si staccano e ci guardano. Miranda non appena nota le nostre mani unite mi sorride felice.
Sicuramente dopo vorrà un rapporto dettagliato.
Matt finge disinteresse, ma so che anche lui vorrebbe sapere cosa è successo.
 
La serata passa allegramente, prendiamo una pizza e la dividiamo in quattro.
Mangiamo su una panchina con vista sul Duomo.
È una serata splendida, sia per le emozioni che mi sta regalando, sia per il clima mite. Eppure ci stiamo avvicinando ad ottobre.
Dopo aver chiacchierato decidiamo di rincasare.
Tommaso non mi lascia la mano per un secondo. Mi sorride e questo per me è sufficiente. Non mi serve nient’altro al momento.
 
Torniamo a casa, Miranda mi tira in disparte.
Ecco ci siamo... Mi preparo all’interrogatorio.

“Martina, per prima cosa, so che ti stupirai, ma non voglio sapere nulla, almeno fino a domani. Ti voglio chiedere solo un piccolo, piccolo favore!”
Ho capito bene? Non vuole sapere? Strano...
“Ok. Dimmi pure” Rispondo un po’ stralunata.
“Mi puoi lasciare libera la camera per questo week end?” Mi chiede un po’ intimorita.
“Tralasciando il fatto che tu voglia stare da sola con mio fratello, il che mi disgusta... Ma... Secondo te dove mi devo trasferire? Non abbiamo altri posti dove dormire!”
“Ma dormi con Tommaso!” Butta li, come se niente fosse.
CHE COSA?
“Mi stai dicendo che dovrei dormire con Tommaso? Ma tu sei tutta scema, sei ubriaca vero? Eppure non ti ho visto bere stasera”
“Ti prego Marti, ti chiedo solo questo! In cambio posso fare qualsiasi cosa! Ti prego, ti prego, ti prego!” Saltella da un piede all’altro.
“Qualsiasi cosa? Pulirai per due settimane casa, anche nei miei turni?” Domando con gli occhi chiusi a fessura. So quanto odia fare le pulizie.
“Uffa! Io credevo che avresti evitato questa cosa... Ma va bene! Andata!”
Ci diamo la mano per suggellare questa sorta di patto.
Poi mi abbraccia tutta contenta saltellando.
“Ma non credere che domani mi scapperai! Devi raccontarmi cosa è successo!”
Detto ciò si allontana in camera nostra prendendo sotto braccio il mio adorato fratellino.

Mi avvicino a Tommaso.
“Hem... Se non ti è un problema stasera divideremo il divano, Miranda mi ha costretto, ma se ti da fastidio cerco un’altra soluzione” Dico imbarazzata.
“Ma no, stai scherzando? Il divano è tuo, tu decidi, poi per me non c’è nessun tipo di problema” Sorride.
“Va bene allora, vado a cambiarmi” Mi allontano e tiro un sospiro di sollievo.
Che imbarazzo!

Busso alla porta della MIA camera. Non sia mai, trovassi quei due in atteggiamenti non consoni, sarei costretta ad entrare in terapia!

“Avanti!”
“Ragazzi ricomponetevi qualsiasi cosa voi stiate facendo” Apro la porta piano piano, ma li trovo a sistemare i letti.
“Scusate, devo prendere solo il pigiama, non vi darò più fastidio. Buonanotte!”

Di volata esco dalla camera senza aspettare una loro risposta e apro la porta del bagno.
Oh caspita!
Ci trovo Tommaso che si sta infilando la maglia del pigiama. Ma che muscoli ha? Porca miseria... Altro andare a dormire spensierata, qua mi prende un attacco di cuore. Un'embolia polmonare!

“Scusami! Pensavo tu fossi di la!” Sono diventata tutta rossa, sicuramente!
“Nessun problema!” Si aggiusta la maglia. Ha un pigiama molto sexy a dirla tutta. Finiscila Martina! Contegno!

Esce dal bagno e mi fa un sorriso sornione, ottimo... Ora ci si mette anche lui!
Mi cambio in fretta e furia, e mi guardo allo specchio. Sono il ritratto del sexy appeal! Ottimo... Il sarcasmo me lo sono giocato a poker l'altra notte. 
Ok, finiamola e torniamo di la e tagliamo la testa al toro.

Trovo Tommaso già a letto.
Mi faccio piccola piccola e mi infilo sotto il lenzuolo girandomi a pancia all’aria ammirando il soffitto che trovo tutto a un tratto molto interessante.

“Sei nervosa?” Mi chiede il condivisore di divani letto.
“No, no!” Mento. Bugiarda che non sei altra.

Si avvicina con fare cagnesco. Che ha in mente?
Mi tira a se e mi bacia il collo.
Oddio, questo non ci vuole! Così perdo il lume della ragione.

Chiudo gli occhi e mi godo il momento. Piccoli gemiti escono dalla mia gola. Siano maledetti!

Dalla gola traccia un percorso tutto suo e va verso il retro dell’orecchio. Piccoli brividi trapassano tutto il mio corpo.
Cerco la sua bocca e la  trovo poco dopo.
Lui con fare coraggioso, si mette cavalcioni su di me.
Questa piega non è assolutamente buona.
Non so come ci si comporta!
Non sono mai arrivata a questi punti con nessuno delle mie frequentazioni! Il massimo che riuscivo a fare era un semplice bacetto.
Ma qui siamo ad alti livelli.

Non posso. Con tutto il bene che gli voglio e forse anche di più, ma non me la sento.
Non so nemmeno cosa prova lui per me. Ho troppe domande al momento, che vorticano stile tornado, in mente .

Nel frattempo il bacio diventa più appassionato. Le nostre lingue si incontrano e danzano un valzer come due ballerini professionisti.
Sento il suo desiderio contro la mia coscia.
Tutto ciò mi fa prendere fuoco. Tra un po’ il cuore ci rimane secco.

“Tom, Tom” Dico incerta.
“Mmm?”
“Dovremmo andarci piano...”
“Cosa?” Mi risponde con voce roca staccandosi leggermente da me.
“Non mi sento pronta... E' tutto troppo presto e io...” Sarò sicuramente diventata rossa tendente al bordeaux.

Si stacca del tutto e mi guarda con occhi sbarrati. Oddio come l’avrà interpretato?

“Oddio scusami, ho sbagliato tutto!” Si sdraia accanto a me con le mani sul viso.
“Tom cosa hai capito?”
“Perdonami Marti, non capiterà più, ho interpretato male tutta la situazione. Che stronzo! Non dovevo”

Gli prendo le mani, che ha ancora sul viso e gliele sposto.
“Mi spieghi che vuoi dirmi?” Domando un po’ in agitazione.
Si volta a guardarmi. “Martina, vogliamo cose diverse”
Oh cavolo... Allora non vuole quello che voglio io. Vuole solo spassarsela.
Oddio mi viene da piangere. Sento gli occhi diventare umidi e mi viene da singhiozzare, ecco ci risiamo. Piango nuovamente per lui. Maledizione! 




Hola!!!!
Scusate la mancanza del capitolo di ieri...
Ma l'università, con l'arrivo della sessione d'esami mi sta risucchiando nel vero senso della parola! 
Sulla mia scrivania navigo tra i libri.. Oddeo!!!! O_o Mi serve un salvagente!
Non vedo l'ora che arrivi agosto!!
Vabbè detto questo.. Torniamo al capitolo.
Credo che dovrò chiamare quelli delle onoranze funebri per come è finito, scommetto che volete uccidermi.. ;)
Dai ragazzuoli.. Un pò di suspance.. :P
Cosa ne pensate? Ditemi, sono curiosissima!!!
Tommaso che avrà in quella capoccia stralunata, seppur super figa?
Tutto al prossimo capitolo.
Saluto i nuovi arrivati che hanno aggiunto la storia alle preferite, seguite e ricordate.
Se volete fatevi sentire! Non mordo mica ;) 
Ditemi se qualcosa non va bene.. Sono aperta a tutti i commenti..
Bacioni!!!! 

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Capitolo 14
*** Scopriamo le carte in tavola ***


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Mi alzo e mi metto seduta a gambe incrociate sul divano letto.
Prendo la testa tra le mani e cerco di fare ordine alla confusione che vi regna dentro. Come diavolo siamo arrivati a questo?

“Perché? Mi spieghi cosa cerchi da me?” Domando tra le lacrime a testa china. Chi avrebbe detto che avremmo intrapreso questo discorso a notte fonda?
“Martina, ti prego non piangere, se tu vuoi solo amicizia sono disposto a mettere da parte i miei sentimenti per te, sarà solo amicizia quella che avrai da me. Ma ti prego non respingermi” Si avvicina a me sedendosi.

Cosa? Di che sentimenti sta parlando?

“Co-cosa? Sentimenti? Che sentimenti?” Rispondo alzando la testa per fronteggiarlo. Piccole lacrime solcano il mio volto.
Lui mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le lacrime con i pollici.
“Io sono innamorato di te Martina, molto probabilmente lo sono da quando avevo quindici anni, e l’ho capito solo ora. Quando ti ho incontrata a quel semaforo la settimana scorsa. I miei sentimenti per te ci sono sempre stati, ma non volevo mai tirarli fuori. Avevo paura che tu ti fossi costruita un’altra vita lontano da me. Ma dovevo provarci lo stesso. Altrimenti avrei avuto un forte rimpianto per sempre!”

Rimango spiazzata! Non so che dire! È innamorato di me...

“I-io credevo che tu volessi solo passare la notte con me” Riesco a tirar fuori a stento, questa frase.
“Oh no piccola! Non voglio passare solo questa notte insieme a te, ma tutte quelle che verranno! Credevi io volessi solo del sesso?”
Faccio segno di si con la testa.
“Non mi è mai passato dalla testa! Mi sono solo lasciato andare. Con te provo sentimenti forti! Martina, te lo ripeto, se tu vuoi solo amicizia sono disposto a soffocare gli altri sentimenti. Solo, per favore, non allontanarmi da te!”

Faccio un respiro per calmarmi, Dio che confusione!

“Io non vado da nessuna parte Tom, e io non cerco solo amicizia da te!” Riesco a dire sottovoce. Non ci credo, sono riuscita a dirlo!
Lui sorride, un sorriso carico di emozioni.
Si avvicina e mi da un bacio leggero sulle labbra.
“E’ solo che... Ho avuto paura, sono così inesperta in queste cose, non so come comportarmi, e ho avuto anche paura del fatto che non sapessi cosa tu provassi. Non volevo passare una notte con te sapendo io cosa provavo, ma non sapendo niente dei tuoi sentimenti.” Continuo la mia spiegazione.

“Martina, per me questo è più che sufficiente! Stiamo facendo passi avanti. Poco alla volta. Non ci corre nessuno dietro. Ora dormiamo. Abbiamo passato una giornata movimentata”
Si sdrai e mi tira con se. Mi sistemo comoda tra le sue braccia.

Che sensazione stupenda. Appoggio la testa sul suo torace e ascolto i battiti del suo cuore.

“Strano... Non si sente nessun rumore proveniente dalla camera accanto” Osserva ridendo.
“Ah, che schifo! Ti prego! Dovrò disinfettare tutte le lenzuola”
Ridiamo insieme.
“Buonanotte Tom”
“Buonanotte piccola” Mi da un bacio tra i capelli, mentre scivoliamo tutti e due in un sonno tranquillo.
 
Un piccolo raggio proveniente dalla finestra filtra tra i buchi della tapparella e mi illumina il viso.
Apro leggermente gli occhi e mi trovo sdraiata sul divano letto. A un tratto ricordo tutto, la notte precedente, Tommaso. L’equivoco. La confessione. I baci.

Sento le braccia di lui attorcigliate alla mia vita.
Mi giro e lo scopro a guardarmi.
Sorrido sentendo la familiare reazione di vergogna.

“Buongiorno piccola!” Mi da un bacio sulla fronte. “Sei bellissima!”
“Buongiorno a te, non dire bugie, ti si allunga il naso” Allungo un dito e gli sfioro la punta del suo naso perfetto, sottile e senza imperfezioni. Lui ci gioca facendolo sfiorare sul mio dito.
“Non dico bugie, sei stupenda!”

Cerco di distaccarmi per alzarmi e porre fine a questo imbarazzo.
Lui mi stringe più forte e si abbassa per darmi un bacio, oddio, non mi sono lavata i denti! Cerco di scappare via, invece lui approfondisce il bacio senza problemi. Ha un sapore magnifico.

“Ecco il risveglio perfetto!” Sorride e mi lascia andare.

Ok... Proviamo ad alzarci e vediamo se riusciamo a mantenerci sulle gambe.
Barcollando mi alzo e chiedo “Vuoi fare colazione o aspettiamo gli altri?”
“Per me è indifferente. Quello che vuoi fare tu!”
“Allora dico di iniziare a fare il caffè, chissà che il profumo non gli faccia svegliare”

Lui si alza e mi raggiunge in cucina.
“Vuoi una mano?”
“No grazie, questo è il mio mondo” Gli sorrido e inizio a prendere caffettiera e tazzine.

Mentre mi allungo per arrivare all’armadietto, situato troppo in alto, che contiene il caffè, mi sento abbracciare e inizia a baciarmi la gola.
Ma non può fare così, qui ci rimango secca prima o poi.
Mi giro e gli metto le braccia al collo sorridendo.
Ci guardiamo, uno sguardo che dice tutto. Sfiora il mio naso con il suo e riprende a baciarmi.
Che baci che da questo ragazzo qui!
Inaspettatamente mi rendo conto che tutti quelli che ho dato in vita mia, non si avvicinano nemmeno lontanamente a questi qui. Ma semplicemente il motivo è che con gli altri non provavo nulla, e mi sembravano semplici baci. Qui c’è qualcos’altro in ballo. Qualcosa di molto grosso!

Mi prende per la vita e mi solleva facendomi sedere sul piano del lavabo.
Perché tutto questo è molto erotico?
Iniziamo a giocare con le nostre lingue e gli accarezzo i capelli dietro la nuca.

“Mi fai impazzire lo sai?” Sussurra roco tra un bacio e l’altro.
Non so che dire, non sto facendo niente! Come posso farlo impazzire? 
E poi se sapesse quello che fa lui a me...
“La cosa è reciproca!” Rispondo roca.
Riprendiamo a baciarci senza parlare, solo sospiri.

“Hem... Scusate, vorremmo solo un po’ di caffè... Poi possiamo togliere il disturbo!” Dice Miranda un po’ in difficoltà.

O-mio-dio! Che imbarazzo!

Mi scollo subito da Tommaso, rossa in faccia e scendo dal mobile.

“Prego, vi stavamo aspettando!” Dice lui con un sorrisino, mentre io ho lo sguardo fisso sulle mie pantofole. Tutto a un tratto le trovo così interessanti!
Vado al frigo e prendo il latte, metto a fare il caffè e in pochi minuti è tutto pronto.

“Strano modo per aspettarci...” Puntualizza ironico Matt. Un giorno di questi lo faccio fuori!

Gli lancio uno sguardo omicida.
Tommaso dal canto suo se la ride, e certo! Mica è suo fratello che l’ha sorpreso in atteggiamenti non proprio consoni.

Facciamo colazione e dopo i ragazzi si mettono a vedere la tv.
Miranda mi trascina in camera.
Entro e trovo i nostri letti uniti.

“Ti rendi conto che lunedì brucerò le lenzuola, vero?” Osservo leggermente inorridita.
“E io lunedì brucerò direttamente il divano!” Puntualizza lei ridendo sotto i baffi.
“Guarda... Quel povero divano lo puoi anche lasciare stare, visto che non ci ho fatto nulla!” Ribatto altezzosa.
“E puoi anche lasciare stare le lenzuola del letto. Perché non ci ho fatto nulla nemmeno io”

Rimango a bocca aperta! Caspita... Non hanno fatto nulla? I due scopatori per eccellenza. Si amano proprio!

“Bhè mi hai presa alla sprovvista!” Rispondo.
“Alle volte capita anche ai migliori! Allora mi dici che succede tra voi due?”

Le racconto tutto, da Marcello, la gelosia di Tommaso, il primo bacio, la notte passata, le confessioni e i chiarimenti.
“Wao... Certo che voi avete uno strano modo per chiarire: mentre sta per accadere il fattaccio e in più in piena notte!” Osserva lei, facendo un’espressione buffa.
“Già... L’ho pensato anche io!”
“L’importante è che avete messo in chiaro i vostri sentimenti! Finalmente! E’ da una vita che vi volete, però nessuno si faceva mai avanti”
“Miranda non è così semplice. Ci sono stati otto anni di distacco. Non te ne dimenticare, e poi lui è stato un sacco di tempo con Liliana, e non penso sia stata una storia 'giusto per'...”
“Ah, quella puttanella, ma che vuoi che abbia provato Tommaso per una del genere? Ci avrà solo scopato”
“Sarà... Ma io non sono tranquilla!”
“Non iniziare a farti castelli in aria. Vivi il momento giusto?” Mi sorride sorniona.

Cavolo, è lo stesso consiglio che le ho dato io giorni fa. Riutilizza le stesse mie armi.
“Dai andiamo di la... Chissà che staranno facendo”

Torniamo in salone/cucina e troviamo i due ragazzi a ridere mentre si prendono in giro.

“Hei Tom, giù le mani dal mio uomo” Dice Miranda mentre si siede sulle gambe di Matt.
“Sta tranquilla Miranda, non è il mio obiettivo il signorino qui” Mi strizza l’occhio, mentre io sono in piedi accanto al divano.

Bene... Messaggi subliminari di prima mattina.

“Ragazzi, mi dispiace dirlo, ma io dovrei studiare per l’esame imminente! Avevo pensato che avreste preferito andare a farvi un giro per la città, però io non posso essere dei vostri. Penso di andare in biblioteca a studiare.” Esordisco io, triste.

Che palle! Avevo voglia di passare del tempo insieme a loro. Ma il prof di diritto del lavoro ha messo un esame tra una settimana per i frequentanti delle sue lezioni, per agevolarli.

“Non puoi proprio?” Domanda mio fratello.
“No Matt, l’esame è tra una settimana e sto ancora a zero”

Guardo un Tommaso dispiaciuto, che non apre bocca e guarda la tv. Mi sento da schifo!

“Marti, in verità dovrei venire anche io con te, vorrei fare anche io questo esame” Aggiunge una Miranda stranamente studiosa.
“No Mira, non puoi farmi questo! Rimani con me!” Risponde Matt offeso.
“Ragazzi torneremo all’ora di pranzo, perciò staremo poche ore fuori. Non fate i brontoloni dai!” Miranda cerca di smorzare l’aria.
“Va bene, Tom ho un’idea...” Sorride sornione, Matt.
Mi impaurisce questo tipo di sorriso. Che avrà in mente?
“Certo Matt, però ora vado in bagno!” Si allontana senza degnarmi di uno sguardo.
Lo seguo in bagno.

“Hei!” Gli blocco la porta.
“Che vuoi?” E tutta questa acidità da dove gli esce?
“Che hai?” Domando.
“Io niente, va pure, sicuramente in biblioteca troverai qualcosa di più interessante, tipo il tuo bell’assistente”
Sorrido. Possibile sia così schifosamente geloso?
“Tom? Che stai dicendo? Lo sai che sei paurosamente geloso?”
“Geloso? Assolutamente no!” Fa l’offeso.
Mi avvicino a l’abbraccio.
“Non ne hai motivo” Gli sussurro all’orecchio.
Lui sprofonda il viso tra i miei capelli e respira a fondo.
“E’ che ho questa fottuta paura che tu vada via. Ho paura che tu mi sfugga dalle mani” Abbassa la testa.

Come posso far si che questa paura gli vada via?
Sono così legata a lui, lo sono da quando ero un’adolescente, anche dopo tutto il male che ci siamo fatti a vicenda. Anche dopo l’indifferenza. Dopo tutto quanto.

Gli sollevo gentilmente il viso e lo guardo negli occhi.
“Ti prego, cerca di fidarti. Non vado via. Ora che ti ho ritrovato non ho nessuna intenzione di staccarmi da te!” Dico gentilmente.
“Ho il timore di fare qualcosa di sbagliato, dopo tutto non è la prima volta che mi succede” Ha la voce ansiosa.
“Se capiterà, l’affronteremo. Sta tranquillo per favore”
Mi alzo sulle punte e poso un casto bacio all’angolo della sua bocca.
“Sono un deficiente, tranquilla. Va a studiare. Tanto io ho Matt...” Dice con una smorfia.
“Oh si, così io non dovrò essere gelosa di mio fratello” Sorrido.
Mi bacia sulla fronte e andiamo a prepararci.

Usciamo tutti e quattro di casa.
Io e Miranda ci dirigiamo in biblioteca. I due ragazzi non hanno voluto dirci cosa avessero intenzione di fare. Si sono presi le chiavi di casa e si sono volatilizzati.

 




Buonsalve!!!!
Piaciuto il capitolo? Chi aveva preso in considerazione questo finale dopo l'incomprensione della notte tra Martina e Tom?
FINALMENTE i due hanno deciso di aprirsi tra loro! Così possono giocare a carte scoperte!
Che ne pensate? 
Ma poi vogliamo parlare della gelosia di Tommaso?? Ma quanto è cucciolo?? *_*
Ve la sareste mai immaginata la notte in bianco tra Miranda e Matt?? Strano per loro due.. Che siano veramente innamorati??  
Avviso: occhi aperti nel prossimo capitolo.. Le cose si faranno più movimentate, più guai in vista!
Detto ciò vi auguro un buon sabato! Penso di pubblicare il nuovo capitolo direttamente domani.. Diciamo per farvi stare, un'altra volta, col fiato sopeso ;) Mi piace la suspance!
Ringrazio nuovamente chi segue la mia storiella, e chi la commenta!! Per i nuovi arricati ALOHA a voi!!!
Vi adoro un sacco!!! :*

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Capitolo 15
*** Se è un sogno non svegliatemi ***


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Dopo essere arrivate in biblioteca, apro subito il super librone di diritto. 

Tra leggi, articoli, commi e titoli, passano due ore.
Sbadiglio e cerco di sgranchirmi la schiena.
Mi volto verso Miranda, che è ancora abbassata sul libro e sul codice.
Guardo l’orologio alla parete della biblioteca e noto che si è fatta ora di pranzo, secondo me è anche ora di chiudere i libri e tornare nel dormitorio.

“Mira!” Cerco di chiamarla a bassa voce.
“Eh?” Risponde alzando la testa.
“Che dici iniziamo ad avviarci? Così prepariamo anche da mangiare. Ho fame!”
“Ok, aspetta che finisco questo capitolo, mi manca una pagina”
“Va bene, vado a prendere una bottiglietta d’acqua alle macchinette. Vuoi qualcosa?”
“No no, grazie”

Mi alzo e vado verso il distributore che si trova nell’altro corridoio della biblioteca.

Come ieri, la sala non è molto affollata. Mi piace così, di solito è stracolma di gente che parla tra loro, emettendo un fastidioso vociare e non si riesce a studiare.

Inserisco le monete e seleziono il prodotto. Mentre mi alzo, dopo aver ritirato l’acqua, mi colpisce un manifesto.
Stasera c’è una festa al “The club”, una discoteca che molte volte ha per partner gli eventi proprio dell’università. L’ingresso è gratis per chi si presenta con il libretto universitario. Bhè una bella idea!

“Martina?” Mi sento chiamare alle spalle.
Mi volto sorpresa, da una voce maschile.
“Marcello?”
“Ciao, che ci fa qui?” Mi domanda con un gran sorriso.
“Sono venuta a studiare, il sabato la biblioteca è così silenziosa e tranquilla che si riesce splendidamente a capire qualcosa. E lei?”
“Ha ragione. Io ero di passaggio, sono venuto a consegnare un libro che avevo preso in prestito”
“Capisco” Dico e subito scende un silenzio imbarazzante.
“Volevo scusarmi se ieri ho creato qualche difficoltà con quel suo amico, è il suo ragazzo?”
Dannazione e ora come spiegargli la situazione?
“Non so precisamente cosa siamo, comunque non si preoccupi”
“Bhè vedendo come la guardava e come guardava me, sospetto che ci sia qualcosa di profondo sotto” Sorride.
Ok, questo ragionamento potrebbe finire qui.
“Già... E’ un po’ complicato. Comunque ora mi scusi ma devo proprio andare, c’è la mia amica che mi sta aspettando”

Ma con questo qui mi ritrovo sempre a scappare?
“Certo, vada pure Martina. Arrivederci”
“Buona giornata”
Detto ciò giro i tacchi e mi allontano in fretta. Se mai dovesse venirlo a sapere Tommaso, non oso pensare la scenata che farebbe.

Arrivo da Miranda che sistema i suoi libri in borsa.
“Andiamo?” Domando io.
“Certo, andiamo da quei ragazzacci”
Ridendo, usciamo dalla biblioteca.
 
Tornate a casa rimaniamo a bocca aperta!
I ragazzi hanno preparato il pranzo e apparecchiato impeccabili, la tavola con l'aggiunta persino delle candele.
È un trionfo si bontà.

“Ma che avete fatto? Da dove avete preso tutte queste cose?” Domando avvicinandomi per ispezionare meglio la tavola.
“Sorpresa!” Mi abbraccia da dietro Tommaso.
“Voi siete pazzi!” Sento sussurrare Miranda mentre abbraccia Matt.

Può sembrare una cosa senza senso, ma io e Miranda siamo abituate a mangiare in piedi e velocemente. Non apparecchiavamo la tavola da mesi.
Molto spesso pranziamo in mensa, quando abbiamo le lezioni anche il pomeriggio.
Ma preferiamo sempre mangiare qualcosa preparato da noi, perché la mensa non sempre ha cose mangiabili.

“Allora accomodatevi donzelle, è il minimo che potevamo fare per la vostra disponibilità nel sopportarci” Matt ci invita a sederci.
Ci sediamo e mangiamo tutte quelle prelibatezze.
Hanno comprato il tutto dalla rosticceria vicina al campus.

Mangiamo lasagne in bianco con funghi e prosciutto, carne e patate al forno, zucchine grigliate, una bella insalata mista, frutta e per dessert un tiramisù.

“Ragazzi non ho la forza di alzarmi!! Ma quanto abbiamo mangiato?” Si lamenta Miranda.
“Non mangio così dal pranzo che fece mamma quando tornai a casa” Mi lamento anche io.
“Ora ragazze, voi riposatevi, ci pensiamo noi a sparecchiare e a pulire” Si offre Matt.
“Ma guarda il mio fratellone, da quando si è innamorato è un cucciolone. Non l’ho mai visto così” Ammetto io, appoggiando i gomiti sulla tavola, guardandolo.
“Eh cara sorella, quando si è innamorati se ne fanno di sciocchezze...” Ribatte Matt guardando Miranda.
“Hei, prendetevi una stanza! Ma non la mia!” Dico ricordando che hanno dormito anche sul mio letto... Bleak!
“Allora, piani per stasera?” Domanda Tommaso alzandosi dalla sedia e prendendo i piatti per lavarli.
“Io in biblioteca ho letto di una festa al The club. Ingresso omaggio per chi si presenta con i libretti universitari, perciò io e Miranda non paghiamo! Che ne dite? Il posto è carino, ci sono stata un po’ di volte” Butto li, ricordandomi il volantino.
“Non ci credo! Mia sorella che va in discoteca”
“Ma quanto sei stupido Matt? Ti sei diplomato in cretinaggine?”
“Per me va bene” Risponde Tommaso, seguito poi anche da Miranda. Matt non può far altro che acconsentire.
 
Io e Miranda ci accomodiamo sul divano, mentre i due ragazzi riordinano la cucina.
Dopo un pò decidiamo di andare in camera nostra a studiare un altro po’ mentre i ragazzi si riposano sul divano.

Trascorsa un’oretta, o giù di li, di studio io mi sono letteralmente stancata!
Mi agito sulla sedia, perché non ne posso più di quel libro.
Miranda, dal canto suo, dato che ama il diritto, non stacca occhi da libro e dal codice civile.
Ma come fa?
Per smorzare il tempo prendo il telefono e mando un messaggio.

 

“Dormi?”
 

 “Secondo te riuscirei mai a riposare vicino a tuo fratello? Dovresti sentirlo... Una banda farebbe meno rumore!”
 

 “Posso venire a salutarti?”

 
“Non dovresti nemmeno chiederlo...”


 

Poso il cellulare e mi avvio a passi felpati in soggiorno.

Trovo Tommaso al frigo che prende una bottiglia d’acqua.

“Hai fatto presto” Mi sorride versandosi l’acqua in un bicchiere.
“Mi annoiavo” Faccio la vaga avvicinandomi.
Sento un rumore che mi spaventa, effettivamente Matt ci da dentro con il russare.
“Cavolo, non so come faccia Miranda a dormirci accanto” Osservo tra me e me.
“Per fortuna io non ho di questi problemi. Vero?” Posa il bicchiere e mi abbraccia.
“Decisamente” Gli sorrido e lo guardo negli occhi.

“Come mai sei voluto venire a trovarmi?” Chiedo curiosa, volevo fargli da ieri questa domanda.
“Avevo qualche giorno di ferie arretrato, quando Matt mi ha contattato per avvisarmi che veniva qui e mi ha chiesto se volevo venire anche io, ho afferrato subito la palla al balzo. Sai ne stavamo anche parlando io e te, e poi volevo rivederti”
“Grazie del pensiero, sei stato gentilissimo” Gli do un piccolo bacio sulla guancia.
“E poi, se non fossi venuto, non avremmo fatto passi avanti” Osserva.
“Hai ragione anche sotto questo punto di vista”
Si avvicina e mi bacia. Com’è possibile che ogni qual volta le nostre labbra si sfiorino mi parte al trotto il cuore?
Mi stacco prima che il bacio diventi più profondo.
“Devo continuare a studiare”
Lui appoggia la sua fronte sulla mia.
“E io vado a cercare di riposarmi. Quando tu e Miranda finite, ci iniziamo a preparare per la serata”
“Va bene. Torno di la”
Un ultimo bacio e ritorno tra i libri, con più voglia di studiare.
Questo ragazzo mi da una carica enorme.
 
Dopo due ore di full immersion, stacco la testa dai libri e noto che si sono fatte le sette.
Miranda non è più in camera. Sarà andata a chiamare Matt.

Esco dalla stanza e noto una strana calma.
Sembra non ci sia nessuno in casa.
Trovo Tommaso a guardare la tv.

“Hei, dove sono gli altri?” Domando curiosa.
“Sono andati a fare un giro poco fa per il campus, se vuoi li raggiungiamo”
“Oh si, voglio cambiare un po’ aria”
Prendo il cellulare e le chiavi di casa e usciamo dal dormitorio.

Tommaso mi prende la mano e mi sorride.
Sembra strano, all’inizio del mese eravamo i soliti vecchi ex amici che non si parlavano più e non si vedevamo più da un sacco di tempo, poi ora il mese sta finendo e siamo tornati amici, ci siamo baciati e abbiamo svelato i nostri sentimenti.
E io mi sento una ragazza completa. E’ una sensazione nuova, bellissima per me.

“A che pensi?” Mi chiede lui.
“A come sono cambiate le cose tra noi”
“Martina, io ci speravo solamente”
Mi fermo in mezzo alla piazzetta dove c’è una grande fontana.
“Per me è un desiderio che si avvera, nutrivo dei sentimenti per te da quando eravamo piccoli. Credo di star sognando in questi giorni e ho paura, dannatamente paura, di svegliarmi e rendermi conto che non sia la realtà” Do voce ai miei pensieri.
“Piccola, non è un sogno, sono qui in carne ed ossa” Dice, mentre mi accarezza una guancia.
Se questo è un sogno, per favore Dio, non svegliarmi mai.

Riprendo la sua mano e gli faccio fare un tour del campus.
Passiamo davanti al palazzone dove ogni giorno ho lezione, ai dipartimenti dei professori, alla mensa, al bar, alla biblioteca e ai vari uffici.

Mi squilla il cellulare ed è Matt che vuole sapere dove siamo andati a finire. Lo rassicuro dicendo che torneremo presto.
Il sole sta calando e decidiamo di tornare. Prima però passiamo da una pizzeria e prendiamo una pizza gigante così da cenare a casa e poi uscire.





Salve lettori!!!
Ok.. Parto scusandomi! Perchè avevo assicurato suspance.. Fate finta che ci sia ;)
Tutto perchè, dividendo il racconto in capitoli, mi sono accorta che se inserivo tutto insieme sarebbe uscito un capitolo chilometrico.
Sorry :'( Sono orribile!!! 
Ma vi assicuro che nel prossimo ci sarà qualcosina di interessante.
Questo è un capitolo un pò scialbo.. Che io preferisco chiamare di "passaggio". (Detto così è più elegante ;))
Bhè.. Vi aspetto al prossimo! 
Riprendo a scrivere, visto che oggi ho un pò di tempo e la signora ispirazione è venuta a trovarmi :D
Buona domenica!! Spero abbiate passato un week end più movimentato del mio.. Ciauuuuu :*

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Capitolo 16
*** Cambiamenti inaspettati ***


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Torniamo nell’appartamento e veniamo accolti da grida di giubilo da parte di Matt e Miranda, non appena vedono la pizza.
Pizza che mangiamo mentre guardiamo la tv.

Dopo questa cenetta improvvisata, andiamo a vestirci. Matt e Tommaso nel soggiorno e io e Miranda nella nostra camera.
Non so cosa mettermi, il solito dilemma del pre-serata.
Decido per dei jeans a sigaretta blu denim, una maglia bianca a mezze maniche aderente con uno scollo a barca, scarpe blu e borsetta blu. Da Miranda mi faccio prestare una giacca del colore dei pantaloni, perché io ne sono sprovvista.

Mi trucco molto leggera, e decido di alzare i capelli ai due lati della testa per far risaltare gli orecchini pendenti.

Miranda non ha ancora finito. Lei ha deciso per un pantaloncino nero e una canotta verde. Sopra metterà una giacca e scarpe nere.

Sono pronta, esco dalla camera e vado verso il soggiorno. Trovo solo Matt.
“Guarda un po’ com’è bella mia sorella! Mi stupisci sempre di più”
“Grazie Matt, anche tu non sei niente male!”
Matt ha un pantalone nero, con una camicia grigia fuori i pantaloni e una giacca nera. Semplice ma molto bello!

“Miranda arriva tra poco, ma Tommaso?” Chiedo non vedendolo in casa.
“E’ sceso a prendere la macchina”
“Ok, allora io scendo”

Esco dal dormitorio e mi avvio verso l’uscita del campus.
Trovo subito la macchina di Tommaso che ci aspetta fuori.

Non appena lo vedo rimango senza parole. E’ semplicemente stupendo!
Ha un jeans nero, una camicia bianca con una giacca beige e un cravattino allentato al collo.
I suoi capelli sono leggermente gelatinati dietro e il suo ciuffo gli cade morbido sulla fronte.
Non ho parole per descriverlo. E’ la meraviglia fatta persona.

“Sei bellissima!” Si avvicina a me.
“Anche tu” Dico mordendo il labbro per l’imbarazzo.

Continua a fissarmi incantato e la cosa è reciproca.
Dopo poco, ci raggiungono anche Matt e Miranda, mano nella mano.
Io e la mia amica ci accomodiamo nei posti posteriori della macchina, mentre Tommaso e Matt sono davanti per riuscire a capire quale strada dobbiamo fare.

Miranda mi stringe la mano felice, mi giro verso di lei e sorridiamo.
Finalmente abbiamo trovato un po’ di pace nelle nosta vita.
 
Arriviamo a destinazione, dopo esserci persi un paio di volte.
Usciamo dalla macchina e ci incamminiamo verso una coda pazzesca. Ci sono studenti da tutte le parti.

Dopo aver aspettato tre quarti d’ora, io e Miranda mostriamo i libretti universitari al tipo all’entrata, mentre Tommaso e Matt pagano l’entrata.

Appena mettiamo piede nel locale una canzone conosciuta ci bombarda le orecchie. Una ragazza vestita con la divisa della discoteca ci indica un divanetto con un tavolino dove accomodarci.

Tommaso non mi lascia la mano nemmeno un secondo, e io ne sono solamente compiaciuta, c’è un sacco di gente qui.
Ci accomodiamo e studiamo un po’ la pista.

Subito decidiamo di buttarci nella mischia. Passano delle canzoni stupende per restare seduti.
Io e Miranda ci muoviamo, protette sempre dai ragazzi.

“Prendiamo da bere?” Mi domanda urlando Tommaso all’orecchio per sovrastare la musica.
“Andate tu e Matt, io e Miranda andiamo in bagno” Urlo anche io in risposta.
Tornerò a casa senza un filo di voce, questo è poco ma sicuro.

Prendo la mia amica sotto braccio e ci avviamo ai bagni.
“Che bello. Non ballavo da un sacco di tempo! E poi è tutto perfetto, noi, tu Tommaso, Matt!”
Dice una Miranda, tutta gasata.
“Sbaglio o sei contenta?” Dico, mentre mi lavo le mani.
“Dillo forte! Hai avuto un’idea da sballo dicendo di venire qui!"
“Si, si, ok... Brava me! Ora andiamo prima che ci soffino i ragazzi!”

Usciamo dal bagno e ci dirigiamo verso i divanetti. Ovviamente dobbiamo lottare contro le persone per avvicinarci.
Finalmente avvistiamo i ragazzi seduti. Mi avvicino e vedo che Tommaso è in dolce compagnia.

Subito mi bolle il sangue! Quella sciacquetta sta palpando le braccia del MIO Tommaso!
Come si permette?
Mi avvicino a mo di corvo.

“Scusami, bella! Hai sbagliato divano per caso? Quello di uomini e donne è un po’ più lontano! Vai li a palpare i ragazzi!” Urlo presa dalla rabbia.
“Scusami hai qualche problema?” Mi domanda l’oca giuliva.
“Si, il problema sei tu! Smamma!”
“E tu chi saresti per dire quello che devo o non devo fare?” Si alza a fronteggiarmi.
Oddio, non ho mai fatto a botte in vita mia, ma questa qua tra un po’ si vedrà arrivare sul suo bel nasino un bel pugno.
“Sono la sua ragazza, idiota!” Rispondo ovvia.
Sono la sua ragazza? Questo è un punto che non abbiamo ancora definito... Bhè però... Dopo quello che abbiamo detto e fatto. Ok, basta ripensamenti! Devo rimanere concentrata!
“Oh” Risponde persa.
“Bhè, puoi andare ora! O vuoi un tacco sul tuo fondoschiena ossuto?”
Lei si volta verso Tommaso, che mi sta guardando al quanto divertito, e se ne va.
“Goditelo!” Mi dice andando via.
Mi siedo furente!
Come si permette quella bambola siliconata!
“Hei Rocky, ricordami di non farti mai arrabbiare” Ride sotto i baffi lui.
“Oh sta zitto!” Rispondo velenosa. “Perché non l’hai allontanata? Ti piaceva la sua presenza? Guarda che se vuoi vado a chiamarla, così può tornare!” Faccio per alzarmi e lui mi fa sedere nuovamente.
“Buona. Non sapevo fossi gelosa!” Mi sussurra all’orecchio.
“Gelosa? Io? Di quel stuzzicadenti in persona? Si, moltissimo! Guai a chi tocca quello che è mio!” Sinceramente, è la prima volta che provo questo sentimento, sono sensazioni tutte nuove. Incrocio le braccia sul petto come i bambini.
Lui sorride.
“Allora io sarei tuo?”
“Oh che sei antipatico però!” Metto il muso.
“Martina, è una semplice domanda” Osserva lui.
Bhè effettivamente è una “semplice” domanda.
“Si!” Rispondo.
“Si che è una semplice domanda, o si sono tuo?”
Io lo guardo semplicemente sorridendo.

A un tratto l’uragano Miranda mi prende per mano e mi trascina in pista.
Tempismo perfetto cara mia.
Le sorrido e l’abbraccio di slancio. Mi guarda con aria interrogativa ma poi prendiamo a ballare.
I ragazzi ci osservano divertiti dal divanetto.
Mi sento libera, felice, tranquilla, se non fosse per quell'oca rinsecchita, e sembra che io cammini a un metro dal pavimento.

Mi perdo nella musica, nei miei pensieri, ma un tratto mi sento cingere i fianchi e qualcuno che mi sussurra all’orecchio.
“Non sapevo di trovarla anche qui”
Mi volto spaventata. E anche un po’ sorpresa.
Marcello, è dietro di me che balla.
“Oh, salve Marcello. Anche lei qui?” Domando, cercando di divincolarmi.
“Già... E’ proprio piccolo il mondo, com’è bella stasera!” Mi accarezza la guancia e i capelli. In mano ha un bicchiere e puzza d’alcool.
Sbaglio o è ubriaco fradicio?
Infatti barcolla e non riesce nemmeno a mantenersi in piedi.
“Si sente bene? Vuole che l’accompagni a prendere una boccata d’aria?”
“Oh, no no. Io vorrei semplicemente che lei venisse a casa mia. Potrebbe farmi da infermiera” Ride sommessamente.
Mi prende per la vita e mi avvicina a lui.
Non mi sembra il caso di andare oltre.
“Marcello lei sta poco bene, per favore mi lasci. Non è in condizioni di capire quello che fa”
“Ma io capisco benissimo quello che sto facendo. E al momento vorrei solo baciare quelle sue labbra perfette”

Si sta avvicinando pericolosamente. Mi mette le mani sul sedere stringendolo e mi avvicina al suo bacino.
Non voglio! Cerco di allontanarmi, ma il suo peso me lo impedisce.

A un tratto mi ritrovo allontanata da lui e Marcello per terra. Qualcuno gli ha sferrato un pugno in piena faccia.
Mi giro per vedere il mio salvatore, Tommaso!
Ha un’espressione che chiamarla arrabbiata, è dire poco.
Lo guarda, con uno sguardo da farlo prendere fuoco all’istante.

“Come stai?” Mi domanda con tono aggressivo.
“Sto bene” Riesco a sibilare.
“Lui a quanto pare no. Pezzo di merda”

Marcello cerca di alzarsi, a fatica ce la fa, aiutato da qualche suo amico suppongo. Ha un rivolo di sangue che gli esce dalla bocca. Non si volta dalla nostra parte e va via.

Attorno a noi si era formato un vuoto. La gente si è allontanata spaventata, dopo il pugno.
A un tratto mi ricordo di Miranda.
“Miranda, dov’è?” Domando allarmata.
“E’ con Matt, sta tranquilla!” Mi risponde, abbracciandomi.

Mi rilasso tra le sue braccia, annuso il suo profumo così dolce e rassicurante, mentre la gente riprende il suo solito flusso accanto a noi.
“Quel deficiente! Lo avrei ammazzato!”
Alzo lo sguardo e lo fisso negli occhi. Riesco a vedere una piccola fiamma nel suo sguardo.
“Non mi ha fatto niente per fortuna, era solo ubriaco” Dico con voce tremante.
“Rocky stavolta non si è risvegliato in te”
“Aspettava il suo cavaliere” Sorrido e appoggio la testa al suo petto.

Balliamo così. Uniti e non voglio più staccarmi.
“Vuoi tornare a casa?” Mi domanda.
“Si per favore”
Mi prende per mano e ci avviciniamo al divanetto, dove Matt e Miranda si alzano subito in piedi capendo l’antifona.
Matt è furioso, ma preferisce non dire nulla. Probabilmente vorrebbe essere stato lui, a picchiare quello stronzo di assistente.

Prendo la giacca e ci allontaniamo fuori.
Questa bella serata è stata rovinata da quel cafone!
Arriviamo in macchina e durante il tragitto nessuno parla.
Miranda mi stringe la mano e io appoggio la testa sulla sua spalla.
È la prima volta che mi capita una cosa del genere. Sono veramente turbata, per fortuna c’era Tommaso, altrimenti cosa mi avrebbe fatto?




TADAAAAAAAAAA
Zan zan!!!
Che ne pensate?? 
Ve l'aspettavate???
Ditemi di no dai.. Altrimenti sarete colpevoli del mio stato di depressione!!!
Che dire?? Facciamo il punto della situation.. 
Punto A) festa martellante "tunz-tunz" da cui parte tutto;
Punto B) l'oca, precisamente di specie quaglia, che fa la gatta morta a mo di "uomini e donne anziani/giovani" (ok, ora dirò addio a chi mi
                  segue ed è fan di quella cacata, ma io vi voglio bene lo stesso giuro!!! Rimanete con me!!)
Punto C) (il più fondamentale) Marcello-uccello... Ma che li è preso?? Sarà stata colpa dell'alcol o altro?? (io lo so, io lo so, ma mi piace 
                 farvi tenere il fiato sospeso, e sicuramente non ve lo aspettate :P)
Ok, dopo questo angolo abbastanza delirante, vi prego di perdonatemi, o date la colpa al librone di storia di 600 pagine e all'esame di martedì prossimo dove verrò cacciata a pedate dato che non so NULLA!!! Morirò triste e sola lo so :'(
Ok (2) mi dileguo, giuro che al prossimo capitolo sarò più seria!
Se spunterete la storia dalle "seguite" "preferite" ecc.. Vi capirò, e sarò spedita all'inferno :(
Se continuerete a seguirmi, oppure aumenterete, io farò i salti di gioia fino al terrazzo di casa mia (di 7 piani) con il pericolo di morire stecchita.
Vabbè vado a rinchiudermi! Lo giuro.
P.S. Che ne dite di nuove fotuzze??
Eccoleeeeee

This is Matt...

This is Tom
 
Martina (che fatica trovare le sue foto giuro!!! Che ragazza...)

E per finire... Miranda..
Baci a tutti ragazzi!!! Vi ringrazio per la vostra presenza, ai nuovi vorrei dire che non sono pazza, ma bensì oggi sono euforica per non so cosa e che vi do un grande benvenuto!!! :*

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Capitolo 17
*** Arriva la notte, resto sola con te ***


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Il viaggio dura poco, scendo dalla macchina e mi avvio verso il dormitorio, senza aspettare nessuno.
Come un automa, prendo il pigiama e mi chiudo in bagno.
Mi guardo allo specchio e noto che ho un colorito bianchissimo.

Che differenza, ieri rossa, sempre davanti questo specchio e ora bianca.
Mi strucco velocemente mi infilo il pigiama e torno in soggiorno.

Tommaso non è ancora salito perché a quanto pare, doveva trovare parcheggio.
Mi infilo sotto il lenzuolo e mi giro di lato.
Tutto in casa tace. Miranda e Matt sono in camera, per fortuna, non mi va di parlare con nessuno. 
Mi sento turbata e svuotata da tutto.

Poco dopo sento aprire la porta principale: Tommaso è rientrato.
Si toglie le scarpe in silenzio, sento che appoggia la giacca e la cravatta sulla sedia della cucina e si infila in bagno.

Non ho avuto il coraggio di guardarlo. Sono scossa.
Quella persona, così tranquilla all’apparenza, con un po’ d’alcool si è trasformata. E io ne stavo per andare di mezzo.
Una piccola lacrima mi scende sul volto, sfogando quella rabbia e agitazione che nascondo faticosamente.

Sento Tommaso ritornare e infilarsi accanto a me.
Poco dopo cinge la mia vita e si avvicina a me. Questo contatto mi fa piangere ancora di più.
Mi volto verso di lui e lo guardo.

“Hei, non hai motivo di piangere” Sussurra turbato.
“Per fortuna c’eri tu, se non ci fossi stato non so a quest’ora dove sarei!” Singhiozzo. E abbasso la testa, come se fossi colpevole della situazione.
“Shhh, è inutile pensare a una cosa che non è avvenuta, sta tranquilla. Cerca di riposarti”
“Grazie Tom, di tutto”
“E’ il mio dovere! Sei la mia ragazza, no?”
A quelle parole alzo la testa, e noto che mi sta sorridendo.
“Dici sul serio?”
“Certo che si. Sono tuo e tu sei mia” Mi bacia la testa.
Chiudo gli occhi e sospiro. Come può una serata schifosa, cambiare con queste poche parole?

Al diavolo Marcello, al diavolo l’oca giuliva.
Sono la sua ragazza! E lui lo ha ammesso.

“Ora posso dormire tranquillamente!” Mi protendo verso di lui e gli lascio un bacio sulle labbra.
“Buonanotte piccola mia”
“Buonanotte”
Mi giro e lascio che mi abbracci.
Per la seconda volta consecutiva mi addormento, dopo tutto, con un gran sorriso sulle labbra.
 
La mattina arriva inesorabile.
Mi sveglio e sento solo il silenzio. Saranno le cinque su per giù.
Le braccia di Tommaso mi stringono ancora, ma non molto forte.
Questo vuol dire che è ancora addormentato.
Mi giro lentamente cercando di non svegliarlo.

È la prima volta che lo guardo mentre dorme, sembra così indifeso, così vulnerabile.
Sorrido, pensando che questo giovane uomo sia, solamente e finalmente, mio. Quante volte ho voluto dirlo da adolescente? Tantissime...
E ora invece lui è qui, con me.

Gli accarezzo gentilmente il ciuffo che gli ricade dolcemente sulla fronte.
Alle volte sembra ancora quel piccolo boss di quindici anni.
Continuo ad accarezzargli i capelli e scendo verso le basette.
Lui si muove nel sonno. Impaurita che si possa svegliare smetto subito.

“Chi ti ha detto di fermarti? Continua” Dice lui con un sorriso sulle labbra e la voce impastata dal sonno e con gli occhi ancora chiusi.

Sorrido e riprendo ad accarezzargli piano le basette, per scendere al mento e risalire sulle guance per tutta la barba leggermente cresciuta. Arrivo alle labbra e le sfioro i contorni con le dita. Così perfette che sembrano disegnate da un pittore.
Mi avvicino e ci deposito un piccolo bacio.
Lui apre gli occhi e a un tratto mi ritrovo bloccata sotto il suo corpo muscoloso.

Le sue braccia stese ai lati della mia testa per sorreggersi e le sue gambe intrecciate con le mie.
I nostri sguardi incatenati.
Lui abbassa il volto e prende a baciarmi il collo. Dalla clavicola arriva al mento. Dal mento passa per le guance e arriva al lobo. Lo mordicchia.
Tutto questo è così eccitante!
Mi sfiora con il naso l’orecchio e il mio naso.
Arriva alla bocca e inizia a mordicchiarmi il labbro inferiore.
Oddio, questo è un supplizio. Mi vuole far prendere fuoco qui, su questo povero divano.
Finisce di giocare con il labbro e mi bacia.

Prima un bacio innocente poi diventa passionale.
Le lingue che si cercano, si trovano. Un movimento sinuoso e destabilizzante.
Sono completamente in estasi. Non ricordo ne il mio nome ne dove mi trovo.
Se al momento dovesse entrare in soggiorno mio fratello non saprei dove mettere la faccia per la vergogna.

Ma la passione prende il sopravvento.
Mi faccio coraggiosa e mentre continuiamo a baciarci, inizio ad accarezzare i suoi capelli. Sono così morbidi al tatto, così setosi.
Continuo ad accarezzarlo e le mani scendono sulla schiena. Riesco a percepire sotto la maglietta i muscoli tesi.

Lui fa un mugolio di apprezzamento.
Arrivo alla fine della maglietta e prendo con le mani il bordo.
Non so da dove mi esca tutto questo coraggio e questo mio essere disinvolta.
Fatto sta che alzo la maglia facendo si che, con una sola mossa, Tommaso se la tolga.
Rimango a bearmi di quella scena! Addome perfetto! Muscoli scolpiti. Triangolo rovesciato sui fianchi con piccoli peli che tracciano una linea che va dall’ombelico fino alla zona nascosta dai pantaloni.

O mio Dio! Ecco come morire felici!
Mi solleva il mento e il suo sguardo è serio. Riprende a baciarmi con violenza e passione.
Cavoli, ma che stiamo facendo? Non lo so... So solo che sono felice e che lo amo!

Oddio... Ho detto che lo amo? Lo amo? E’ questo il sentimento che provo e a cui non sapevo dare un nome?
Il mio cuore è stracolmo di felicità, se potessi mi metterei a ballare la samba sul divano e sgambettare sul tavolo della cucina. Ma penso sia poco appropriato alla situazione.
Se è questo l’amore voglio provare questa sensazione per sempre.

Rispondo al bacio con trasporto.
Gli circondo le spalle con un abbraccio.

Lui rimane senza fiato si stacca e prende a baciarmi sul collo.
Quando sento le sue dita calde sulla mia pancia, con l’intento di sfilarmi la maglietta, mi irrigidisco e torno alla realtà.

E se dovesse entrare realmente Matt in questo momento? Non mi sento sicura, non sono tranquilla.
“Tom” La mia voce risulta molto roca.
Mi schiarisco la gola e ripeto.
“Tom”
“Si?” Anche la sua voce non è da meno.
Caspita! Sono io che ho provocato questa reazione?
“Forse dovremmo fermarci, se entra mio fratello sono dolori”
Lui si stacca e mi guarda pensieroso.
“Effettivamente hai ragione, penso che se ci trovasse così mi amputerebbe qualcosa”
Sorrido. Non se l’è presa per fortuna.

Si stacca dandomi un ultimo bacio sulle labbra e riprende la maglia, abbandonata sulla sua metà del divano-letto.
Lo guardo mentre se la infila. E le guance si arrossano violentemente, ripensando alla mia disinvoltura nel togliergli la maglia.

Si sdraia vicino a me e mi prende nuovamente tra le braccia.
Appoggio la testa contro il suo petto e cado nuovamente nel sonno. 




AVE POPOLO!!!! 
Come andiamo???
Io staaaaaaaancaaaaa.. Sono appena tornata da zumba (yeah!! Zumbiamo!!!) e quella pazza ha detto che dobbiamo esibirci il mese prossimo davanti a una mandria di gente!!! Che cooooosa?? 
Ok, mi butto dal terrazzo di casa.. :P No vabbè, tralasciando che a voi non può fregar di meno.. :'( Ok, ritorniamo tristi...
Orsù.. Torniamo alla storiella.. 
Devo dire che il precedente capitolo è stato apprezzato.. Felice io!!! Si, si!!! :D
A me è piaciuto un sacco scriverso, ok, povera Martina però, e povera mano di Tom.. Però cacchio Marcello se l'è cercata..
In questo capitolo non svelo ancora il motivo di tale reazione (hihihihi ghigo sadico) ma che mondo sarebbe senza nutella??
Perchè sto sclerando in questi ultimi capitoli?? Bho.. Chiediamo a mistero!
Come avete trovato questo capitolo??
Ditemi.. Vi aspettavate che Martina cedesse alla passione eh?? eh.. non si fa!! no,no.. (Matt dalla regia mi dice di no!)
Capitolo soft/bollente.. 
Nel prossimo non so nemmeno io che succede perchè non mi ricordo :') Dopo rileggo e decido dove farlo finire..
Non so che altro dire, non appena pubblico mi fiondo a scrivere! Mi stanno sfornando un pò di ideuzze ultimamente.. 
Fatemi sapere ;)
Benvenuti nuovi lettori.. Fatevi sentire dai.. Partecipate alla mia pazzia ;)
A chi mi segue ringrazio con tutto il mio cuore <3 siete FAVOLOSI!!!! 
Ci sentiamo presto!!! :*
P.S. Ho scoperto i colori fuoooooo :P Ciaooooo 

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Capitolo 18
*** Puzza di imbroglio ***


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Vengo svegliata da un rumore di tazze che sbattono, fastidiosamente, sul tavolo.
Ma che diamine sta succedendo?
Tommaso è ancora attaccato a me e ci svegliamo contemporaneamente.

“Oh, finalmente vi svegliate! Non riuscivo più a trovare altre soluzioni per destarvi!” Dice Matt ridendo.
“Ma sei scemo o cosa? Mi fai prendere un infarto, deficiente che non sei altro!” Rispondo inviperita, mentre mi metto a sedere.
“Calma sorella, ho provato di tutto, mi sono messo per giunta a cantare ma non vi svegliavate”
“Strano, la tua voce soave fa stramazzare al suolo anche i sordi!” Ribatto.

Tommaso sbadiglia e domanda che ore sono.
“Sono le dieci. Amico, tra poco dobbiamo metterci in viaggio”

Oh no! Oggi è domenica, me ne ero dimenticata. Ripartono sia Matt che Tommaso.
La tristezza mi invade.

Mi alzo dal divano e vado in camera.
Trovo Miranda seduta al letto con la testa tra le mani.
“Hei piccola, cos’hai? Stai bene?” Domando allarmata. Sedendomi sul letto.
Alza la testa è ha le lacrime agli occhi. Mi sto preoccupando seriamente. Se le ha fatto qualcosa Matt, giuro che questa è la volta buona che lo ammazzo!

“Tra poche ore tutto sarà finito, torneranno a casa e chissà quando li rivedremo” Tira su col naso.
Oh, la mia piccola innamorata!
“Miranda non ti preoccupare, noi venerdì abbiamo l’esame, poi inizia il periodo di stacco per prepararci agli esami di dicembre. Che dici se quel periodo torniamo a casa? Così studiamo li e poi possiamo vederci con loro” Che colpo di genio! Non ci avevo ancora pensato.

Le lezioni finiranno proprio la settimana prossima, che deduzione lampante.
Mi guarda felice e si asciuga le lacrime.

“Hai ragione! Cosa farei io senza di te?” Mi domande, mentre mi abbraccia, facendomi perdere l’equilibrio e ci troviamo stese tutte e due sul letto a ridere.
 
Esco dalla stanza saltellando.
Trovo Tommaso al tavolo a fare colazione, Matt è in bagno.
“Come mai così allegra?” Mi domanda il MIO ragazzo. Dio, fa ancora un certo effetto.
“Perché sono un genio!” Mi avvicino e l’abbraccio.
“Illuminami...”
Mi siedo sulle sue gambe e gli sposto il ciuffo sbarazzino, che è ancora all'ingiù dopo essersi svegliato.
“Allora, venerdì do l’esame di diritto, poi da lunedì le lezioni si interrompono, perché ci dobbiamo preparare per gli esami. Così ho avuto la brillante idea di tornare a casa e di studiare li, così starò con la mia famiglia e ovviamente con te. Se mi vorrai”

Mi guarda, con occhi sbarrati!
“Tu chiedi a me se ti vorrò? Ovviamente! E sei un piccolo genio!” Mi bacia dietro l’orecchio tutto contento.

Ci raduniamo tutti al tavolo e facciamo colazione.
Dopo aver aggiustato i bagagli, e dopo averci aiutato a sistemare i letti e il divano, i ragazzi devono partire.

Inevitabilmente, l'allegria di prima passa in un nano secondo e ritorno triste. E’ sempre più di una settimana che staremo separati. Spero che vada tutto bene. Abbiamo fatto passi da gigante in questi tre giorni.
Stranamente sento una paura addosso che non mi so spiegare.

“Hei piccola, cos’hai?” Mi domanda Tommaso.
Siamo vicino al cancello del dormitorio, vicino la macchina per i saluti.
“Mi mancherai” Rispondo solamente.
“Ci vedremo presto!”
Mi bacia con trasporto. Dio, come farò senza i suoi baci?

“Ciao sorellina, ci vediamo presto! Tienimi d’occhio Miranda!” Mi saluta Matt abbracciandomi.
“Matt ci vediamo prestissimo, sta tranquillo! Salutami mamma e papà”
Mi da un bacio sulla fronte e si infila in macchina dopo un ultimo bacio a Miranda.
Tommaso mi abbraccia e si infila alla guida.
Un ultimo saluto con la mano e partono in direzione casa!

“Su sorellina! Riusciremo anche in questo, togliamoci questo esame e torniamo da loro” Dico a Miranda mentre le avvolgo, con un braccio la spalla.
Ci incamminiamo così verso i dormitori.
 

La domenica passa fortunatamente veloce.
Non ho sentito molto Tommaso, perché hanno trovato coda al ritorno e hanno fatto tardi, poi ha avuto del lavoro da svolgere.
E non volevo opprimerlo, dopo tutto è stato tre giorni qui per me lontano dal mondo.

Io, d’altro canto, mi dedico allo studio e fortunatamente in un giorno riesco a finire i due capitoli che mi mancavano.
Da domani inizia la fatidica ripetizione.
 
Il giorno dopo ci troviamo con Serena e Claudia per il ripasso di gruppo.
Riusciamo a studiare per tre ore, poi iniziamo a fare di tutto tranne che studiare.
Ci sediamo sul divano e ci vediamo un film per passare la serata e raccontarci le novità. Ovviamente rimangono di sasso nel sapere cosa mi è accaduto in questi giorni. Dal mio nuovo ragazzo, all’assistente ubriaco.
Ci facciamo un sacco di risate e alla fine le convinciamo a dormire con noi.
 
Il martedì mattina, il mio relatore ha fissato una riunione per i laureandi che hanno chiesto a lui la tesi.
Tutto questo l’ho saputo a mezz’ora di distanza dall’incontro, leggendo per caso nella bacheca universitaria in segreteria.
Maledizione! Il tutto anche mentre ero, finalmente, al telefono con Tommaso.

“Tom devo lasciarti. Ho appena letto di una riunione con il mio relatore. Devo scappare. A dopo!”
Chiudo, senza sentire nemmeno la sua risposta. Poveretto.
Spero capisca.

Come al solito corro come una disperata verso l’altra ala del campus.
Ma perché hanno fatto il campus così immenso? Qui servono delle navette.

Per fortuna ce la faccio in tempo e entro in orario nell’aula dove si terrà l’incontro.
Siamo un po’ di persone, più o meno una decina.
Mi siedo accanto a una ragazza che conosco di vista perché frequenta con me le lezioni.
Poco dopo, entra il professore seguito da Marcello.
Di certo oggi non è la mia giornata fortunata!

“Salve a tutti ragazzi, scusate se vi ho convocato in così breve tempo, ma purtroppo i tempi sono ristretti visto che tra poco le lezioni verranno sospese per la preparazione agli esami. E so anche che state studiando. Perciò faremo in fretta così non vi tolgo altro tempo prezioso”
Esordisce il professore.

Noto che Marcello perlustra l’aula in cerca di qualcuno o qualcosa. Non appena i nostri sguardi si incontrano, mi fa un debole sorriso a cui io non rispondo. Ci mancherebbe altro! Mi ha quasi violentato.
Ok, sto esagerando. Ma sicuramente col cavolo che ora mi riavvicino a lui.

“Allora dato che siete in sedici a chiedermi la tesi, però a quanto pare oggi non siete tutti presenti, ho deciso di dividervi in gruppi. Perché per me è veramente una fatica, e non volevo rimandarvi indietro a vostre spese per cercare un altro relatore. Così ci verrà in salvo il dottor Bertolini”

Cazzo! Penso tra me, mettendomi dritta con la schiena, attenta. Spero di non essere sfigata fino a questo punto da ritrovarmi con lui!

“Ovviamente chi lavorerà con il dottore non deve preoccuparsi, è un ottimo professionista, lavorerete insieme nella stesura, poi toccherà a me dare conferma. Studierò la tesi e sarò molto scrupoloso. Non abbiate timore”

Mi porto le dita incrociate dietro la spalla, per precauzione intreccio anche quelle dell’altra mano e anche le dita dei piedi, se potessi.

“Allora, chi sarà nel mio gruppo sono: Perrone, Doria, Riboldi, Barbetta, Aiello, Siena e Tamborra” Dice Marcello, leggendo un foglietto e prendendo la parola.

Merda! E ti pareva! Sfigata come al solito! Ma dico io, con che criterio hanno creato questo gruppo?
Ringhio per la rabbia.

Sento dietro di me due ragazze parlottare.
“Che fortuna, mi trovo nel gruppo dell’assistente. Sarà un bell’affare!” Dice una.
“Buon per te, io mi ritrovo il vecchietto!” E cercano di soffocare una risata.

“Volevo solo comunicarvi questa variazione, mi scuso per l’imprevisto, per gli assenti metterò un avviso sul sito dell’università. Gli incontri li fisseremo più avanti. Buona giornata e buono studio” Conclude il professore.

Senza ulteriori indugi, mi fiondo fuori l’aula.
Sono incazzata nera. Esco come un fulmine dal palazzo e scendo di corsa le scale.
“Martina!” Mi sento chiamare.
Ma non ho nessuna intenzione di fermarmi o girarmi. So da chi proviene la voce e non ho proprio voglia di ascoltarlo.
Mi metto a correre in direzione del dormitorio e riesco a seminarlo.

Ma come si permette? Se pensa di risolvere tutto con una chiacchierata tra amici si sbaglia di grosso.
 
 
Torno al dormitorio e mi butto sui libri.
Ripeto, ripeto e ripeto, fino a che il cervello chiede pietà.

Prendo il telefono e chiamo Tommaso scusandomi per l’accaduto e spiegandogli quello che è successo.
“Tu a quello non gli devi rivolgere nemmeno la parola!” Esclama imbufalito lui, dopo avergli spiegato la situazione.
“Guarda che è quello che vorrei fare, ma la vedo un po’ difficile visto che dobbiamo interagire per la tesi!”
“Che stronzo! Sono sicuro che l’ha fatto a posta a metterti nel suo gruppo” Osserva.

Rimango in silenzio, non avevo pensato a questa possibilità. Ma non penso sia meschino fino a questo punto.
“No Tom, non penso. Sicuramente avranno avuto altri metodi di pescaggio”
Dico non del tutto sicura.

Passiamo la serata a chiacchierare del più e del meno. Si sono fatte le undici e io muoio dal sonno. Mi congedo da lui, ceno con Miranda e torno a dormire.






BUONASSSSSSSSSSSERAAAA!!! (come faceva tanto tempo fa, quel tizio in una pubblicità) (ho fatto la rima!! Sono un genio -_-')

Allora? Come andiamo? Io sono resuscitata dai libri, le varie guerre e guerricciole mi stanno facendo venire la voglia di spararmi! Lo giuro!!!
Vorrei lamentarmi con voi dell'inutilità del mio esame.. ma a voi che potrà mai fregare? Nada.. Perciò tra un pò tornerò a deprimermi su quelle pagine.. tranquilli ;)

In questo capitolo non accade una beata mi....nchia! (ops...)
Però però però.. Tenete bene a mente questo strano, insolito e losco metodo dei gruppi.. Guarda un pò Martina si ritrova PROPRIO nel gruppo dell'assistente/figo/pervertito (Marcello-uccello)

Nel prossimo capitolo accade una cosa che... no vabbè non mi fate fare spoiler!
Dico solo che ne vale la pena.. Perchè inizierete a capire.. E il tutto è un gran CASINO!!!
Come se la vita fosse facile, facciamola incasinare anche nelle storie di efp!! :P

Che altro dirvi? Non so.. 
AH..... Una cosa importantissima...
Ragazzi il primo capitolo della mia storia è arrivato a 305 e dico 305 visualizzazioni!!! Ma io vi farei una statua ad uno ad uno!!! Cacchio!!!
Poi siete aumentati tantissimo nel seguirmi.. *_* mi viene da piangere!!!

Io ovviamente, vi invito a partecipare, commentare, mandarmi a quel paese.. Non so fate voi.. io accetto tutto.. ;)

Ok, ho parlato tanto, non vorrei superare il capitolo, che oggi è abbastanza cortino, il prossimo penso sia più lungo..

Vabbè io tornerei a deprimermi.. Ah, vi saluta Gorbacev, CheGuevara, e compagnia bella.. Li ho minacciati che se non vi salutavano li avrei puntato la pistola di prima addosso..
No vabbè io necessito seriamente di una visita eh.. :P tranquilli è solo stress pre esame.. Mi riprendo giuro!! 
Baciotti!!!!!! :*

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Capitolo 19
*** Sorprese non gradite ***


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Così si sussegue la routine per altri tre giorni.
Sveglia – studio – pranzo – studio – telefono – cena - studio - sonno.

Blocco un po’ questa routine e decido di uscire.
“Miranda, io esco un po’” Avviso, prendendo la borsa dall’attaccapanni.
“Marti, ma domani abbiamo l’esame, ricordi?” Mi domanda stralunata.

Ha ragione, di solito il giorno prima lo passo sui libri con flebo di caffè alle braccia.

“Si lo so, vado solo a controllare in bacheca se ci sono avvisi. Torno presto, giusto il tempo di una boccata d’aria”
“Ok, mi trovi qui”

Esco di casa e l’aria è cambiata rispetto la settimana scorsa.
Inizia a fare freddo, infatti ci sta bene una felpa. Per fortuna ho provveduto prima.

Passo dalla segreteria per vedere l’elenco dei nomi per l’esame di domani.
Sono la terza. Bene. Sempre tra le prime.
Passo a prendere la posta nella buca delle lettere.
Ci trovo avvisi di seminari, lettere delle azioni studentesche e poi c’è una lettera che attira la mia attenzione.
Ha lo stemma dell’università. Mi è stata inviata mercoledì. Perciò ieri.
La apro, incuriosita.

 

“Alla sig. na Martina Aiello.
È convocata il giorno venerdì 2 corrente mese
alle ore 17.30 presso l’ufficio del dott. Sorrentino
per discutere le tematiche inerenti la sua tesi di laurea.
Distinti saluti”
 

Che vorrà mai da me il professore?
Altra ansia si aggiunge alla lista del venerdì.
 
Passeggiando per il campus decido di prendere il pranzo per portarlo a casa. Così risollevo anche il morale di Miranda.
 

Venerdì arriva inesorabile.
Come per ogni esame mi sveglio alle cinque di mattina e inizio a ripassare.
Non so in che modo riesca a ripetere, perché come al solito non ricordo nulla. Tanto vale chiudere quei libri.

Presa dalla pazzia, compongo il numero di Tommaso e mi metto in attesa. So che sono le cinque di mattina, o poco più, ma ho bisogno di sentire la sua voce per calmarmi.

Uno, due, tre, quattro squilli! Che deficiente che sono! Sta dormendo!

Quando decido di chiudere finalmente apre la chiamata.

“Pronto? Piccola, stai bene?” Risponde, con voce assonnata e preoccupata, sotto voce.
Molto probabilmente per non far svegliare i genitori e la sorella.
“Tom, mi dispiace! Chiudi! Sono una scema!”
“Hei, mi spieghi che ti prende?” Ora è veramente allarmato.
“Mi sono appena svegliata, sono in ansia! Non ricordo nulla, ho la testa nel pallone.” Dico mentre appoggio la testa sul tavolo della cucina.
“Martina, ti vuoi calmare?”
“Non ce la faccio! Ti vorrei qui, vorrei abbracciarti e calmarmi” Confesso.
“Anche io vorrei essere li da te, ma purtroppo al momento non è possibile. Hai studiato giorno e notte. Hai seguito le lezioni. Andrà bene, pensa che è un altro esame che ti metti alle spalle e tra poco finalmente ti laurei!”

Quest’uomo sa come calmarmi anche a distanza.
“Fai un bel respiro profondo e vai a prepararti. Sarai bravissima. E vedrai che il professore rimarrà a bocca aperta per la tua parlantina” Continua.
“Grazie Tom, non saprei cosa fare senza il tua appoggio. Mi faccio schifo perché ti ho svegliato. Sono un caso pietoso”
“Finiscila, puoi importunarmi a qualsiasi ora tu voglia” Dice, sbadigliando.
“Ora torna a dormire per favore, mi sono calmata” Cerco di persuaderlo a chiudere la chiamata.
“Va bene, ma fammi sapere subito come va. Sarò con il telefono sempre tra le mani. Perciò non ti fare problemi a contattarmi. In bocca al lupo.”
“Crepi!”

Chiudo la chiamata e vado a prepararmi un caffè. Miranda si sveglia subito dopo e iniziamo a prepararci.
Alle otto usciamo dal dormitorio, per avviarci verso la nostra fine!
 
“Signorina, per me è sufficiente! Le metto 27 le va bene?” Mi domanda il professore dopo un ora di interrogatorio.
“Certo” Certo un corno! Sono felicissima! Peccato non posso mostrarlo apertamente davanti a lui!
Mi volto verso i banchi della’aula e faccio un mega sorriso a Miranda mentre il prof compila il libretto.
Non ci credo! Mi sono liberata di un altro esame.
Dopo aver salutato la commissione, saltellando torno a posto.

Miranda subito mi abbraccia, senza tanta enfasi. Poveraccia, tra tre persone tocca anche a lei.
Le mie amiche di corso sono sotto torchio al momento. Ma vedo che anche loro vanno spedite.
Prendo il cellulare e mando subito un messaggio a Tommaso, a Matt e ai miei per avvisarli.

 

“Appena fatto l’esame. Meno tre alla laurea! Esame passato con la bellezza di 27!”

 
Ripongo il telefono in borsa e aspetto che anche le mie amiche passino questo ostacolo.

Finalmente anche per loro l'interrogatorio è terminato egregiamente.
No ma dico, quanto siamo brave?
Sono super contenta!
Usciamo dall’aula tutte e quattro abbracciate. Potremmo ballare la conga, se solo fossimo da sole. 

Andiamo a pranzo in un piccolo pub vicino all’università e brindiamo a questo esame passato. L’ultimo che diamo insieme. Poi ognuno darà quello che manca.
 
Tornado a casa, dopo aver salutato le nostre amiche, io e Miranda decidiamo di riposarci.

Il sonno viene interrotto da quella testa bacata di Matt che chiama la mia amica per congratularsi.
Di Tommaso nessuna traccia. Mi sto iniziando a preoccupare, ma probabilmente sarà a lavoro.

Così torno a dormire ricordandomi di impostare la sveglia verso le 16.30 per poi andare dal professore per la tesi.
 
Dopo poco, almeno sembra, la sveglia inizia a martellare.

Ok sveglia, inizio nuovamente ad odiarti! Anche di pomeriggio mi stai sulle scatole.
Alziamoci va.
Mi vesto e lascio un biglietto a Miranda sul tavolo, avvisandola che sto andando nell’ufficio del prof.

Appena uscita di casa riprovo a chiamare Tommaso. Nessuna traccia.
 

“Tom tutto bene? Mi sto preoccupando. Chiamami appena puoi.”

 
Mando un messaggio e ripongo il telefono nella borsa.

Arrivo all’ufficio del professore e busso timidamente. Non si sente nessuna voce provenire dall’interno.
“Avanti”
Abbasso la maniglia e entro nella stanza.
Ma al posto del professore trovo una brutta e inaspettata sorpresa!
 
Marcello è seduto alla scrivania e mi scruta con i suoi occhiali Armani. Che dimine vuole da me?

“Salve. Sono stata convocata dal professore” Dico sottovoce, chiudendo la porta. Forza Martina! Non lasciarti intimidire.
“Mi dispiace ma il professore non c’è. E poi sono stato io a convocarla” Risponde gelido.
“Sull’invito ha omesso di esserci lei, qui”
“Le da fastidio?”
“In un certo senso, si!” Rispondo sempre sulle mie.

Si alza e mi viene incontro.
Istintivamente faccio un passo indietro sbattendo la schiena contro la porta.

“Ci tenevo a scusarmi per come mi sono comportato sabato. Non era mia intenzione spaventarla” Afferma lui togliendosi gli occhiali e appoggiandoli sulla scivania.
Ma che sguardo ha? I suoi occhi ardono... Di non so cosa! Rabbia? Possesso?
Mi faccio coraggio e rispondo.
“Invece ha ottenuto l’esatto opposto. Non posso lavorare con lei alla tesi. Mi sentirei in soggezione e non lavorerei al meglio. Parlerò con il professore se è possibile fare un cambio. Ci saranno molte persone che vorrebbero lavorare con lei!”
“No!” Urla lui, mettendo un braccio sulla porta vicino al mio viso.

Sono spaventata! Ma chi è quest’uomo sconosciuto?
“Ho fatto tanto per averti nel mio gruppo! Non puoi scappare da me!”
Da quando siamo passati a darci del tu?

Allora aveva ragione Tommaso, ha fatto tutto lui per far si che mi trovassi nel suo gruppo.
“Voglio solo non avere interferenze con la mia tesi” Rispondo con voce tremante, sono veramente spaventata. Voglio uscire subito da qui.
Lui cambia argomento.

“Perché non ti piaccio Martina? Perché c’è quel tipo? Quel coglione drogato che ti gira intorno!”
Come osa parlare di Tommaso in questo modo! E come fa a sapere della droga? Quello è il suo passato!

Gli tiro uno schiaffo presa dalla rabbia.
“Non si permetta mai più di parlare di lui in quel modo! Lei non lo conosce!”
Mi blocca il polso e mi ghigna contro.“Ragazzina, bada a quello che fai”
“Mi lasci o mi metto ad urlare!” In verità sto già alzando la voce.
“Fa pure, non c’è nessuno in dipartimento. Sei così sciocca che non ti sei nemmeno accorta dell’orario! A quest’ora nessun professore o altro rimane qui!”

Cavolo, ha ragione! Sono proprio una deficiente! Mi prenderei a calci da sola!
“Mi sta facendo male! Mi lasci subito” Mi stringe così forte il polso che credo non ci passi più il sangue.
Sento gli occhi inumidirsi.
Avevo paura proprio di questa situazione. E stavolta non c’è Tommaso ad aiutarmi! Dove sei? Invoco la sua presenza mentalmente!

“Allora rispondimi! Ti ha già portata a letto? Ha trascinato anche te nel fottuto mondo della droga? RISPONDIMI!” E’ fuori di se.
“Non so di cosa lei stia parlando! Per favore mi lasci” Sono in preda al panico.
“Io conosco il tuo caro Tommaso. Non scorderò mai la sua schifosa faccia da bastardo! Ha tolto a me una cosa molto importante, e ora vuole togliermi anche te! Ma non sarà così”

Ma di che parla?
Conosce Tommaso? Chi, ha tolto, cosa? Non ci capisco più nulla! E cosa vuole da me? Dannazione!
“Tu sarai mia, e non sua!” Abbassa di colpo la voce e avvicina a me il suo viso.
Oh ti prego! Che ha intenzione di fare?

Detto ciò incolla le sue labbra alle mie. Io con la mano libera faccio pressione sul suo petto cercando di levarmelo di dosso. Ma lui afferra l’altro polso e stringe anche quello.
Con la lingua fa pressione per entrare nella bocca ma io ho le labbra serrate.

Lui però inizia a leccare le labbra e spinge il bacino verso il mio per bloccarmi ulteriormente.

A un tratto mi viene un’idea, alquanto malvagia e alquanto dolorosa per lui.
Ma chi se ne frega!
Alzo di colpo il ginocchio della gamba destra e colpisco i suoi gioielli di famiglia.

“Ahhh!” Urla, staccandosi da me e accasciandosi a terra.
“E che non le venga mai più in mente di sfiorarmi con quelle sudice manacce, razza di pervertito bastardo!” Urlo, con le lacrime che spingono per uscire.
Apro la porta e la chiudo sbattendola mentre mi fiondo fuori dal palazzo correndo.

Esco fuori, giro l’angolo per uscire in strada e urto contro qualcosa.
Maledizione! Non è la mia giornata.
Quel qualcosa, o meglio, qualcuno mi afferra per le braccia.
“Martina!”
Alzo di colpo la testa. Tommaso. Che diavolo ci fa qui?
Lo guardo e le lacrime che trattenevo non ce la fanno più. Iniziano ad uscire selvagge e indipendenti.

“Perché piangi? Sei sconvolta! Che succede?” Mi domanda lui preoccupato.
“Oh Tom! Sei veramente qui?” Mi accoccolo sul suo petto.

L’ho chiamato prima nella mia mente e ora eccolo qui. Non ci posso credere!
“Sono qui, e mi devi dire subito chi ti ha fatto cosa, per ridurti così!”

Non riesco a dire quel nome. Non ce la faccio.
“Martina parlami! Dimmi subito chi è stato!”
“Ma-Ma-Marcello! Ero andata da lui credendo mi avesse convocato il relatore. Mi ha teso una trappola! Ha iniziato a dire cose senza senso su di te, che gli hai rubato una cosa che apparteneva a lui. E mi ha baciata. Non volevo, ho opposto resistenza, ma ha continuato lo stesso” Mi sfogo tra le lacrime.

Lui ringhia e nei suoi occhi scatta la scintilla della rabbia.
“Ti accompagno a casa. Dopo andrò da lui”
“No ti prego, resta con me!”
“Non se ne parla. Ti porto a casa”

Mi prende per mano e mi trascina al dormitorio.
Non fiata e non mi guarda per tutto il tragitto. Non ho il coraggio di chiedere nulla.

“Miranda ti affido Martina, non uscite per nessuno motivo. Aspettatemi qui!” Decreta lui, arrivando a casa.
“Tom, per favore!” Riprendo nuovamente a piangere.
“Martina, non intrometterti” Detto ciò chiude, sbattendo, la porta e va via.

Mi accascio a terra piangendo disperata.
Che significa? Che vuole fare?

Miranda mi si avvicina cingendomi le spalle.
“Piccola che succede?”
Mi lascio abbracciare e piango ancora con la testa appoggiata sulla sua spalle.






HOLA bella gente :)

Che ne pensate? Date sfogo ai vostri pensieri..
A me è piaciuto un sacco scrivere questo capitolo, nel senso che le idee uscivano tranquillamente mentre scrivevo.. E mi sentivo figa!! Cosa che da un paio di giorni non mi viene, visto che la mia fantasia e ispirazione se ne sono andate a braccetto in vacanza in Alaska! 
Non è giusto! No, non si fa così, perchè illudono le persone? Vabbè.. Probabilmente la mia testa al momento è piena di date e concetti inutili per l'esame.. Sarà..
Allora!!!! Ditemi!! Come vi sembra il capitolo?
Ho acceso la vostra curiosità?
Perchè Marcello si è comportato così? Perchè conosce Tom? E Tom conosce lui?? BHOOOOOO
E perchè ne va di mezzo la nostra piccola, gracilina, indifesa Martina? BHOOOOOO
Troppi bho! Ma presto vedrete che le cose inizieranno a farsi limpide, forse, probabile, non lo so :P
Ragazzi, io me ne vò, perchè ho una pila di fogli più il libro che devo ripetere, (immaginate il mio simpatico week end) il prossimo capitolo non so quando verrà pubblicato, probabilmente martedì pomeriggio/sera perchè solo allora potrò esultare.. :D
Allora, fatemi sapere i vostri pensieri e riflessioni riguardo questo capitolo shock!
Saluto come al solito i nuovi arrivati, fatevi sentire dai dai!!
Saluto e ringrazio chi mi segue, chi mi commenta (siete qualcosa di.... Ahhhhhh... Non vi so dire!!!) e chi mi legge solamente.
Al prossimo!!!! Buon fine settimana :*

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Capitolo 20
*** Ritorno al passato ***


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POV TOMMMASO

Quel coglione, quel deficiente!

Non lo doveva fare!
Stavolta lo ammazzo con le mie mani!

Corro rifacendo la strada al contrario, quella che ho fatto poco fa con Martina.
Non mi ha chiesto nulla, ma dovrò darle delle spiegazioni.
Non credevo che il mio passato tornasse a farsi vivo.
E quel passato lo odio! Non ero in me! Quel passato schifoso che mi ha allontanato dall’unica persona che io amassi!

Entro nel palazzo dei docenti.
Chiedo in segreteria dove posso trovare quella faccia di cazzo, chiamata Marcello Bertolini.
Mi indicano il terzo piano scala B.
Aggiungono anche che l’università sta chiudendo, ma non lascio il tempo di terminare la frase che mi fiondo su per le scale.
Trovo la stanza del professore di Martina, Marcello sarà dentro! Si vede la luce accesa.

Senza bussare spalanco la porta e entro dentro.
Alla scrivania non c’è nessuno.

“Marcello!” Lo chiamo con rabbia.
Si affaccia da quello che credo sia il piccolo bagno.

“Guarda chi abbiamo qui, il salvatore della patria!”

È un attimo. Mi avvento su di lui e lo afferro per il colletto della camicia.

“Che cazzo le hai fatto? Come ti sei permesso solo di sfiorarla?” Ringhio tra i denti.

Non ero così incazzato da quando hanno diagnosticato a mia madre quello schifo di tumore.
Non sapevo con chi prendermela a quel tempo. Ma stavolta so perfettamente chi è la causa del dolore della MIA Martina!

“Non ho fatto niente di più di quello che hai fatto tu tanto tempo fa a lei!” Mi sibila con gli occhi lucidi.
Che c’entra ora “lei”?
“Non era la stessa cosa, figlio di puttana!”

Vedendolo così, mollo la presa e lo spingo facendolo cadere all’indietro.

“Maledizione! Se è una questione di ripicca prenditela con me! Non toccare Martina! Lei non c’entra nulla con il mio passato!” Mi porto le mani ai capelli per la disperazione.

Ecco che il passato ritorna. Anche se aggiriamo le nostre paure, le nostre insicurezze, un giorno, quando meno ce l’aspettiamo, ritornano.

“Io non ci sto provando assolutamente per ripicca! Martina mi piace, e guarda caso ti ritrovo sul mio cammino. Di nuovo! Che cazzo sei? Un’ombra?” Mi dice con aggressività mente si alza da terra.
“E’ la mia ragazza, idiota! Se solo la tocchi nuovamente con un dito ti ammazzo!” Lo minaccio.
“Mi stai rubando un’altra cosa! Stavolta non mi farò da parte!” Si avvicina pericolosamente a me.
“Ah si? E cosa vorresti fare tu? Non sai dare amore! Lei ha scelto me! E ancora una volta ti ho sconfitto” Gli ricordo rinfrescandogli la mente.

È una frazione di secondo. Sento lo zigomo bruciare e la testa che scatta di lato.
Mi ha colpito con un pugno ben assestato.

“Non avresti dovuto” Dico con quanta calma ho in corpo. Cioè zero!

Rispondo al colpo con un pugno allo stomaco.
Lui si piega su se stesso e indietreggia.
Lo afferro per i capelli e gli parlo a due centimetri dal viso.

“Non azzardarti mai più ad entrare nella nostra vita. Fatti da parte. Se la toccherai un’altra volta, anche solo per sbaglio, te la farò pagare! Chiaro?” Ringhio fuori di me.
Lui non risponde. Ma penso abbia ricevuto il messaggio.

Lo mollo per terra e esco dall’ufficio.
Esco all’aria aperta e respiro.
Il peggio deve venire.
Devo spiegare un’altra parte del mio passato a Martina. Una parte che volevo omettere, che volevo dimenticare.
Ma le circostanze non sono a mio vantaggio.

E pensare che ero venuto per farle una sorpresa. Per riportarla a casa.

Mi tocco lo zigomo e fa un male cane!
Quel bastardo!

Con un sospiro mi incammino verso i dormitori. Affrontando una situazione che non avrei mai e poi mai voluto affrontare con lei.
 
POV MARTINA

È uscito da un’ora.

Da un’ora sono raggomitolata sul divano a fissare la porta di casa chiusa.
Da un’ora i miei pensieri stanno galoppando.
Da un’ora prego che non gli sia capitato nulla.
Da un’ora quel maledetto orologio sembra essersi fermato.

Ho letteralmente cacciato di casa Miranda perché volevo stare da sola.

Sento bussare alla porta.
“E’ aperto!” Rispondo a chiunque sia li fuori.

Entra Tommaso e cacchio un sospiro. È qui finalmente.
“Non dovresti lasciare aperto” Dice mentre entra e chiude a chiave dietro di se la porta.

Non parlo ma non stacco la visuale da lui.
Si siede accanto a me e guarda il muro di fronte.
Ha lo zigomo arrossato. Tra un po’ gli verrà sicuramente un livido. Che è successo? Sono dannatamente spaventata!

“Che ti ha fatto?” Domando allungando la mano per toccargli il viso.
“Niente lascia stare” Allontana la faccia, dal mio tocco.
Lascio ricadere la mano sul divano. Che gli prende?

Rimaniamo in silenzio per un po’, io lo guardo, mentre lui non mi degna di un’occhiata. Continua a guardare il muro davanti a se.
“Tom, so che non ti piace parlare di te, ma ho capito che tu e Marcello vi conoscete già. Vorrei sapere come...” Dico con un filo di voce.
“Martina, io cerco di non commettere più gli stessi errori. Sai benissimo che ho difficoltà nell’aprirmi, ma ora le cose sono cambiate. Devo spiegarti” Si gira a guardarmi finalmente.

Finalmente mi parlerà a cuore aperto.
Gli faccio un timido sorriso per incoraggiarlo.

“Sono qui e ti ascolterò”
“Non scapperai vero?” Mi domanda e nei suoi occhi leggo paura.
“No Tom, non lo farò! Ma mi stai facendo agitare. Parlami per favore”




Buonasera gente!!!

Rieccomi nella terra dei viventi!!! Esame fatto!!! Però non so se l'ho passato perchè sto aspettanto i risultati.. Altra agitazione!!! O.o
La mia vita è un'ansia continua!!! >.<

Bene, torniamo a bomba alla storia.
Perdonatemi il capitolo corto, però dovevo per forza pubblicare così perchè poi il prossimo non sapevo dove tagliarlo.. Vabbè problemi tecnici..

Allora!!!
State attenti a una frase che dice Marcello, nomina una "lei", ma non si riferisce a Martina!!!
Chi sarà?? Eheheheh dai.. Scommettete!! Facciamo 10 punti a corvonero??? :P

Vabbè, ragazzi mi sento un cadavere che cammina, oggi non vi stresserò con il mio angolo deficiente.. State esultando?? Cattivi!!!

Io vadoooo, ci sentiamo presto con il prossimo capitolo!!!

Ringrazio come al solito tutti quelli che mi seguono!!! :* Buona serata

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Capitolo 21
*** Confessioni dalla capsula del tempo ***


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POV TOMMASO

Diciotto anni. Appena uscito da quello schifo di riformatorio.
Ho tutti contro di me: mia madre e mio padre a cui ho spezzato il cuore, i miei amici, ma maggiormente ho contro la mia migliore amica.

Non gli ho mai spiegato un cazzo della mia vita incasinata. Non so nemmeno io come ho fatto ad entrare in quel giro. Mi faccio schifo da solo!

Appena uscito di riformatorio, voglio incontrare la mia dolce amica.
Ma si può chiamare amica quella persona che appena la vedi, ti fa batte il cuore? 
Devo parlarle, spiegarle tutto e forse, aprirle, finalmente, anche il mio cuore.
 
Torno a casa, dove mi aspettano, pazientemente, i miei genitori.

“Tom, amore mio! Mi dispiace tanto. Abbiamo deciso di farti rimanere li, anche contro il nostro volere, dovevamo farlo! Forse, tutto è dovuto al fatto che ti abbiamo trascurato... Ci dispiace veramente tanto!” Mi abbraccia mia madre impacciata, tra le lacrime, mentre appoggio per terra il borsone, subito dopo aver chiuso la porta.

Mentre l’abbraccio, vedo mio padre in colpa, è la prima volta che lo vedo così, ha visibilmente gli occhi lucidi.
Mi sento un mostro!

“Non dovete dispiacervi. Sono io quello dispiaciuto per quello che sono diventato. Ma voglio rimediare. Vi prometto che tutto questo non capiterà più!”

Mia madre scioglie l’abbraccio e mi sorride accarezzandomi la guancia. Dio come mi è mancata.
La guardo negli occhi, quegli occhi così uguali ai miei. È bellissima e io le voglio un bene dell’anima.
Indipendentemente, dal fatto che mi hanno lasciato li dentro per un anno! So che l’hanno fatto per il mio bene. Ho visto cosa mi aspettava se continuavo su quella strada. E non ne ho nessuna voglia.

Mio padre si avvicina e mi abbraccia dandomi due pacche sulla spalla.
“Ben tornato figliolo” Dice con voce roca.
Mi lascia andare e gli sorrido.

Voglio recuperare il loro affetto, anche se so che l’affetto per i figli non andrà mai via.
Voglio che tornino ad avere fiducia in me.

Subito dopo, corre ad abbracciarmi la mia piccola sorellina. È cresciuta la mia piccola, ora ha tredici anni. I suoi lunghi capelli a boccoli biondi, volteggiano mentre corre da me.
“Tom, sei tornato!” Urla, singhiozzando, venendomi ad abbracciare
“Si Ely, ma non ti lascerò più!” So quanto lei è affezionata a me.
Ci stacchiamo e parliamo di tutto quello che è accaduto per un anno.

Sento di essere cambiato. So che non ho mai fatto uso di droghe, e questo mi riempie di orgoglio.
Facevo solo da tramite a quei balordi. Che spero, possano marcire all’inferno!

Vado in bagno a farmi una doccia e mi cambio.
Devo trovare lei. Martina. E Dio solo sa quanto ho bisogno di abbracciarla.

 

Esco velocemente da casa.
Mi dirigo alla sua scuola. Non la vedo da chissà quanto tempo, chissà come è diventata. Se è ancora bella come lo era prima.
Ma chissà se vuole parlarmi ancora, se vuole sapere tutto lo schifo. Mi perdonerà mai?

Mi appoggio sul muretto, di fronte all’entrata della scuola.
Mancano solo cinque minuti e la campanella suonerà.

Mi perdo nei ricordi, eravamo inseparabili. Posso solo immaginare come si sia sentita quando ha saputo di me. Anzi... Posso benissimo immaginare, perché anche io sono stato male! Mi sono sentito una merda.

La campanella suona e iniziano ad uscire un po’ di persone.
Devo aspettare qualche minuto per rivedere la mia vecchia amica.
Eccola li, ovviamente insieme a Miranda, ha i soliti ricci neri raccolti in una coda alta. È bellissima, anche senza un filo di trucco.
Porta il suo zaino su una spalla e sta ridendo per qualcosa.

Mi si riempie il cuore, ma mi domando se ne vale veramente la pena rientrare nella sua vita.
Le farei del male, so il mio carattere qual è.

Lei deve essere amata. E io non so amare.
Lei deve essere protetta. E io la metterei solo nei guai.
Lei deve essere serena. E io non posso darle serenità.
Lei deve avere solo verità e non menzogne. E io non sono pronto ancora ad aprirgli il mio cuore.

Tutto a un tratto, mi sento a disagio.
Che ci faccio io, misero ragazzino appena uscito dal riformatorio, qui a guardare quella splendida creatura che si sta formando il suo avvenire?

Guardo lei che continua a ridere, è così spensierata.
Vedo che si gira in torno per cercare qualcosa. Finalmente trova quel qualcosa, la vede sorride e salutare Miranda con un bacio sulla guancia.
Si avvia correndo verso una macchina. Una piccola Fiat Punto.

È l’amico di suo fratello... Luca.
Che stiano insieme?
Lei entra in macchina e da un bacio sulla guancia del ragazzo.
Il mio cuore perde un battito e il mondo si ferma.
Lei ha un altro. Ha affidato il suo cuore a un altro.

Devo sparire, non devo più vederla.
La mia piccola ha scelto un'altra strada che non include me.

Ma veramente pensavo di poter far finta che niente fosse accaduto e riaverla nella mia vita?
Guardo la macchina che va via. E porta via con se il mio cuore.
 

Torno a casa e pranzo con i miei, come se niente fosse successo.
Faccio finta che Martina non sia mai esistita. Ma mento solo a me stesso.

La sera ho voglia di sfogarmi!
Prendo la mia Ducati nera e sfreccio per le strade provinciali. Devo dimenticarla! E' lunica soluzione.

Senza farlo apposta, mi trovo davanti a casa della mia ex, Liliana.
Ho sempre pensato di amarla, ma mi sbagliavo! Era solo attrazione fisica. Ho solo fatto delle grandi scopate con lei.
So che lei vorrebbe qualcosa in più, ma non è lei a cui devo dare il mio cuore.
Ora lui rimarrà qui con me.
Non sarà più di nessuno.

Prendo il telefono e compongo un numero.
Qualche squillo e subito risponde una voce intimidita.

“Pronto? Tommaso?” Domanda, sbalordita.
“Si, dove sei? Sei a casa?” Arriviamo subito al punto cara Liliana.
“Si”
“Sei sola?”
“Si, i miei sono usciti e rientrano tardi”
“Sono giù, posso salire?” Da quando le chiedo il permesso?
“Hem... Si, ok” Sbaglio o era indecisa?

Chiudo la chiamate e aspetto che mi apra.
Salgo le scale ed eccola vicino alla porta.
Mi guarda con oggi sbarrati, come se volesse mangiarmi.
È una bella ragazza niente da dire, altra magra con gli occhi grigi e capelli mossi neri che gli cadono sulle spalle esili.
Ma la sua reputazione non è delle migliori. Si è girata tutto il paese, ma tutti sanno che stravede per me.

“Posso entrare?” Domando, fermandomi sulla soglia.
“Accomodati” Si fa da parte lei.

Entro in quella casa, ormai così familiare per me.
Mi avvicino al divano e mi siedo. Lei rimane in piedi ai piedi del divano osservandomi attenta.
Faccio un respiro e inizio a parlare.

“So che mi hai cercato in tutto questo tempo, come ben sai ho avuto da fare. Sono stato, diciamo così, occupato. La mia domanda al momento ora è: mi stai ancora cercando?” Chiedo guardandola negli occhi. So che non resisterebbe al mio sguardo. E' tutta questione di astuzia.
Lei, infatti, imbarazzata, abbassa lo sguardo.
“Tommaso, è passato tanto tempo. Io... Mi sto frequentando con un ragazzo ora!” Dice.
Scoppio a ridere. Questa si che è bella.

“Cosa? Tu ti stai frequentando con un altro?” Mi alzo e vado da lei.
“Siamo onesti Liliana, so che te lo stai solo scopando. Ma ti offro di meglio: me!”
Le offro. Lei rimane senza parole.
“Io.. Non so se...“
Non la faccio nemmeno finire, che mi avvicino ancora di più.

“E dimmi... Ora dov’è questa nuova fiamma? Io non la vedo...”
Apro le braccia e mi guardo intorno nella stanza.
“E’ di Milano”
Scoppio ancora più forte a ridere.
“Oddio, dimmi che non è vero! Una storia a distanza? Tu?”
Lei non risponde.
“So che mi vuoi Liliana. E ora eccomi qui!” Riprendo, tornando con voce seria.
Poi mi fa una domanda che non avrei mai voluto sentire!
“E la tua amichetta? Martina?”
Rimango in silenzio e la rabbia prende il sopravvento.
So che lei la odia.
L’ha sempre trattata male, ma la purezza di Martina ha fatto si che lei non rispondesse mai alle offese gratuite, che questa stronza qui di fronte a me le faceva ogni giorno.
“Non esiste nessuna Martina, ma una cosa voglio da te Liliana. Se vuoi che io sia tuo, non la dovrai nominare mai più! Ci siamo intesi?” Dico rabbioso.
Lei mi guarda e sussurra un “Si” appena percettibile.
“Bene, se questo è stato chiarito non vedo perché continuare a parlare”
La bacio e tutto il resto vien da se.

Ci spostiamo in camera e ci togliamo questi insulsi vestiti.
Devo dimenticare Martina! E mi dedicherò a Liliana!
So che è la scelta giusta, ne sono sicuro!

E con questo mi perdo dentro di lei, pensando però agli occhi della sola persona che io abbia mai amato in tutta la mia esistenza!
 

Gli anni passano... Quattro anni insieme a Liliana.
So che qualche volta se la fa anche con qualcun altro. Ma non mi interessa, non la amo. Continuo imperterrito, a pensare ad un’altra persona.

Mi informo continuamente su di lei, un po’ aiutato dal fatto che conosco suo fratello, un po’ perché le voci girano. E un po’, anche perché non la vedo più in questo paese.
So che è andata a Milano a studiare.

Io nel frattempo ho preso le redini in mano, mi sono dato da fare! Gestisco insieme a mio padre l’azienda di famiglia, che stava per collassare. Ma siamo riusciti a farla risanare, facendola cresce più di prima. E tutto questo ha fatto si che avessi una vita agiata e indipendente. Ma non ho mai, voluto allontanarmi dalla mia famiglia.

A mia madre è stato diagnosticato un tumore.  Sono stato talmente incazzato, che ho preso a schiaffi Liliana.
Continuava a dirmi di non preoccuparmi per la questione di mia madre. Ma come cazzo faccio a non preoccuparmi? Con quella schifosa di chemio terapia ha perso tutti i suoi  boccoli biondi, che la caratterizzavano, che la rendevano così solare.
Ha perso la sua allegria, il suo splendore.
In questo momento voglio sono una persona accanto a me! Ma non posso, non è giusto.
E, preso dalla rabbia, non c’ho visto più.
Liliana è caduta e ha sbattuto contro un tavolo, è scoppiata a piangere e non sapevo che fare.

Ho ricevuto una chiamata della sua fiamma di Milano, Marcello, così si chiama.
E mi ha minacciato che se l’avessi toccata in quel modo nuovamente, avrebbe fatto in modo che le mani mi venissero tagliate.
Dopo aver fatto una grossa risata, gli riattaccai il telefono in faccia.

Tuttavia, mi sono odiato con tutto me stesso, e ho fatto una promessa: avrei lasciato Liliana alla sua vita, avrebbe trovato una persona da amare e la quale avrebbe amato a sua volta lei. Io non potevo continuare questa pantomima.

Non ho mai più toccato Liliana in vita mia. Ci sono stato insieme per qualche altro mese, ma non abbiamo mai più condiviso un letto, non riuscivo più a toccarla e ho detto basta.

Lei è entrata in una sorta di depressione creata da lei stessa perché “mi amava”, perché io l’ho lasciata... Ma per favore... Ma se l’è fatta allegramente con altri.

Tutto ciò ha confermato le mie perplessità, nonostante io avessi dato libero accesso al mio corpo a Liliana, lei ha continuato la sua solita vita, trascorsa tra uomini e sesso.

Purtroppo, nonostante la separazione, io e lei, frequentiamo le stesse persone e me la trovo sempre davanti.

Mi sento in colpa è vero, perché potevo benissimo far innamorare Liliana di Marcello. E tutto questo probabilmente l’avremmo evitato. Ma sono stato egoista e volevo solo riuscire a dimenticare per chi il mio cuore battesse. Ma non è stato così.

Marcello da quel momento mi ha sempre minacciato. Perchè gli ho portato via la sua dolce metà. Ma non mi importava, dopo tutto non avevo niente da perdere. Fino a quando non l’ho rivisto con Martina. 





Buonsalve!!! 
Eccomi qua, con il nuovo capitoletto tutto per voi..
Che ne pensate? E' un pò incasinata la vita di Tom no??? Ma poco poco io direi.. Ah!!!!
Finalmente riusciamo a capire cosa ha provato, cosa ha passato, e com'è stata la sua vita da quando è uscito dal riformatorio.
Che ne pensate della figura di Liliana? Da questo momento entra in gioco anche lei.. 
Abbiamo capito che Marcello è rimasto con la bocca all'asciutto.. Ecco perchè conosceva Tommaso, perchè c'erano stati dei trascorsi turbolenti tra i due.. Della serie "il mondo è piccolo" eheheh..
Bhè che mi dite? Come la prenderà Martina? 
E Marcello è veramente interessato a Martina o è tutta questione di ripicca??
Lo sapete che non so dare ancora una risposta a quest'ultima domanda?? No.. Ma io ho le idee chiare eh.. :P
Bene, senza ulteriori indugi, mi dileguo.. :)
Benvenuti nuovi lettori! :)
Bentornati vecchi lettori.. Grazie per chi mi segue, per chi è interessato a questa storia e a chi mi ha aggiunto tra preferiti, ricordati ecc.. I ♥ Y!! 
A prestissimo!!! :*
P.s. inserisco una foto di Liliana così vi fare un'idea.. 

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Capitolo 22
*** Il post confessione ***


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POV MARTINA

Rimango ad ascoltare tutto il racconto, finalmente so perfettamente come sono andati i fatti.
La cosa che mi colpisce di più, è come abbia sfruttato Liliana, non l’ho mai potuta digerire, questo è vero, perché mi ha sempre trattata male, ma mi fa pena! Dopotutto ha anche lei un'anima. Nascosta chissà dove, ma c'è.


Rimango a fissare il muro davanti a noi senza proferire parola. Sono esterrefatta, come è possibile tutto ciò?

“Martina, ti prego parlami” Sussurra lui, seduto accanto a me.

È una situazione così assurda e complicata.
Tutto a un tratto mi sorge una domanda.

“Cosa provavi realmente per Liliana, cioè non fraintendermi, ma quattro anni insieme... Solo per i propri piaceri sessuali?” Domando.
“Non ho mai provato niente per lei che andasse oltre l’amicizia. C’è stato un periodo dove pensavo di amarla. Ma era tutto confuso, ed era prima di capire cosa provassi per te. Sono stato con parecchie ragazze di facili costumi, questo è vero e non ne sono orgoglioso! Ma mai nessuno riusciva a farmi battere il cuore, fino ad ora”

Le sue parole mi fanno bloccare il respiro, tutto questo è troppo. Non pensavo lui provasse tutto questo per me.
Rimango in silenzio, ma con il cuore a mille. Penso che tra poco uscirà fuori dal petto.

Mi prende il viso tra le mani e mi guarda dritto negli occhi.

 “Ho chiesto perdono a Liliana, ma mi sento tutt’ora in colpa per averle alzato le mani, ma non ero in me” Ha la voce roca, spezzata dall’emozione.
“Ti prego non fare così, lei ti ha perdonato, devi perdonare anche te stesso” Ribatto.
“Com’è possibile che tu sia così buona e comprensiva? Io mi sarei preso a calci da solo” Confessa impaurito.
“No Tom, io vedo, ho sempre visto del buono in te, non devi darti tutte queste colpe”

Lui non sa che dire, ci guardiamo dritti negli occhi, vedo i suoi così limpidi, così languidi, lucidi per le lacrime, si sente in colpa. Lo so, lo vedo.

Fa un respiro e riprende a parlare.

“Sei incredibile! Martina, credimi! Ho provato, sto provando e penso proverò sempre per te un sentimento che mi è stato sconosciuto per troppo tempo. Non appena sei partita per Milano, credevo di poterlo mettere a bada e innamorarmi di qualcun altro. Ma questo non è avvenuto, ringrazio il cielo per averti ritrovato” Dopo aver detto questo, si avvicina ancora di più e mi lascia un bacio timido sulle labbra.

Bacio che a me non basta. Afferro la sua nuca e lo ricambio con passione. Cerco di cancellare questi ultimi avvenimenti, come se avessi la capacità di togliere tutti i problemi di questo mondo con un bacio.

“Perché mi fai questo effetto?” Domando quando ci stacchiamo.
“Perché sto scontando la mia mancanza di tutti quegli anni, ormai passati” Mi risponde, mentre appoggia la fronte sulla mia.

“Cosa è successo nell’ufficio con Marcello?”
Mi guarda e sospira.
“Abbiamo parlato”
“Tom non dire cazzate! E questo livido?” Sono altamente irritata.
“Mi ha rinfacciato quello che è successo con Liliana, e ha detto che ora vuole te”

Cosa?

“Ma io non voglio lui! Assolutamente! Dovrò parlare con il professore! Domani lo troverò nel suo ufficio. E metterò in chiaro che non posso lavorare con il suo assistente!”

Farò di tutto per non ritrovarmi quell’elemento sulla mia strada.
“E io verrò con te!” Mi propone Tommaso.
Sorrido di rimando alla sua forma di protezione così notevole nei miei confronti.
“Certo, sei il mio protettore!”
Lui si allunga e mi bacia sulla fronte.
“Tutto andrà per il meglio” Gli garantisco.

Rimaniamo in silenzio per un po’.

“Ma dov’è Miranda?” Mi domanda.
“Cavolo! L’ho spedita fuori senza nessuna motivazione”

Corro in camera, afferro il cellulare e la chiamo dicendo che può tornare.

Dopo poco...

“Ma tu sei impazzita? Anzi vi siete ammattiti tutti e due? Tommaso che arriva di soprassalto, vuole sapere dove sei, si fionda fuori, tornate insieme, lui riscappa via, tu piangi come una disperata e mi cacci fuori casa! E poi sarei IO la pazza isterica?” Sbraita fuori di se, appena entra in casa.
Scoppio a ridere.
“Che cazzo ridi? Ma sei deficiente? Io non ci parlo più con te!” Sbotta lei, ancora inviperita.
L’afferro mentre tenta di chiudersi in camera.
“Hei piccola, ti racconto tutto!”
“Non me ne fotte niente! Al diavolo Martina, sono incazzata nera!”
Faccio il broncio.
“Non mi vuoi più bene? Non sarai più la mia sorellina?” Domando e la vedo cedere. Ecco il suo punto debole.
“Tira in dentro quel labbro! Non mi incanti!” Sta cedendo lo sento.
“Sai che faccio? Ti preparo la tua cena preferita! Le cotolette con le patate al forno!”
Lei sembra calmarsi e mi guarda incrociando le braccia al petto.
“Va bene! Ma devi spiegarmi un po’ di cose! E tu smettila di ridere cretino!”
Infatti Tommaso, che prima aveva una faccia spaventata dalla reazione di Miranda, ora è accasciato sul divano che si tiene con le mani la pancia per le grosse risate.
 
Ceniamo mentre spiego la situazione a Miranda, omettendo qualche parte del racconto di Tommaso. Erano cose personali che ha confidato solo a me.

“Allora la troia, ops, Liliana è stata veramente innamorata di te? Chi l’avrebbe detto! Noi avevamo sempre pensato che prendesse tutti in giro” Puntualizza incredula Miranda rivolgendosi a Tommaso.
“In pratica si. E sinceramente me ne vergogno!” Dice lui.
“Non si decide chi amare, ricordalo!” Puntualizzo io.
“Su questo hai ragione” Sorride malizioso lui.
“Oddio ragazzi, vi prego! Il diabete...” Sbuffa Miranda.
“Comunque ragazze, io sono venuto a prendervi per portarvi a casa, sotto commissione anche di Matt, ovvio, non poteva esserci perché lavorava questi giorni”
“Oh, mio fratello che lavora! Che cosa insolita” Sorrido io.
“Comunque io vengo di volata! Non ce la faccio più a stare qui” Dice Miranda alzandosi dal tavolo e iniziando a sparecchiare.
“Io direi che non riesci a stare lontana da Matt” La prendo in giro.
“Anche...” Sorride lei, confermando la mia tesi.

“Bhè, io sarei un po’ stanco! Dove dormo?” Domanda Tommaso.
“Il letto è tutto tuo baby!” Gli indico il divano ormai familiare al suo sonno.
“Divertente! E non mi fai compagnia?” Si avvicina cingendomi la vita.
“Alt, alt, alt! Ci sono anche io qui, non dimenticatelo!” Si intromette Miranda.
“Tranquilla. No Tom, oggi nessuna compagnia! Ho il mio caro letto a disposizione” Lo stuzzico io.
“Cattiva!” Dicendo questo prende il pigiama e va in bagno.

Io nel frattempo aiuto Miranda a lavare i piatti.
“Se vuoi ti lascio camera libera!” Si offre lei.
“Ma che dici. Per favore... Non c’è ne bisogno!”

Finiamo di lavare e Tommaso non si vede ancora. Miranda si rifugia in camera.
Io busso alla porta del bagno.

“Hei, tutto ok?” Chiedo.
Lui in risposta, apre la porta.
“Si, si. Tutto apposto”
Spegne la luce e si avvia verso il divano, sedendosi.

“Grazie per la confessione” Aggiungo io, in piedi vicino al divano un po’ in imbarazzo, perché so per lui cosa ha significato aprirsi, mettersi a nudo con me.
Lui si alza e si fa vicino a me.
“Martina, non è un piacere. È un dovere nei tuoi confronti. Dovevo farlo. Sinceramente volevo tenerlo per me ancora, perché non mi sono comportato in modo esemplare. Ma anche questa volta mi hai sorpreso. Mi hai perdonato ancora e hai cercato di metterti nei miei panni. Questo amo di te!”

Sbarro gli occhi. Sbaglio o ha detto “amo”? O ho capito male?
Divento rossa come un peperone!

“Hem... Figurati... Anzi! Grazie a te per esserti aperto e per aver avuto fiducia”
Mi alzo sulle punte dei piedi e lo bacio.
Lui schiude le mie labbra e il bacio si intensifica. Ci baciamo per un po’, poi lui si stacca e mi abbraccia.

“Mi sei mancata” Mi sussurra all’orecchio.
Brividi mi attraversano il corpo.
“Anche tu, terribilmente!”
“Ora va a letto piccolina. Domani parlerai con il professore e subito dopo partiremo”
“Va bene capo!” Lo prendo in giro.

Mi sorride e io vado in camera dopo avergli dato la buonanotte.
Arrivo in camera e mi getto sul letto.

“Miranda! Dormi?” Domando sottovoce.
“No!” Risponde.
“Posso venire nel tuo letto?”
Sento il rumore delle coperte che si spostano. Sorrido e mi fiondo da lei.
Lei mi abbraccia, non appena metto piede nel letto.

“Sarai scossa!” Mi dice con voce seria.
“Abbastanza, non me lo sarei mai aspettato da Marcello, sembrava così normale! Non capisco perché mi ha presa di punta. Probabilmente una ripicca nei confronti di Tom” Penso io.
“Forse, o forse è fuori di testa”

Non so che dire. Ricordi del pomeriggio subito arrivano alla mente.
Lui che mi blocca, che tenta di baciarmi, la sua vicinanza. Mi fanno rabbrividire. Poi tutta la confessione di Tommaso, le sue parole.
E il pianto torna a farsi sentire.
Piango in modo isterico. Ho avuto una fottuta paura! Paura per me, paura per Tommaso.

“No piccola, non piangere! È tutto passato, ora ci siamo noi! C’è Tommaso che ti proteggerà sempre! Stai tranquilla” Mi rassicura lei. 

“Posso dormire qui con te?” Domando come fossi una bambina bisognosa della mamma.
“Certo tesoro, non devi chiederlo nemmeno” Mi da un bacio sulla testa.
“Buonanotte Miranda. E scusami per il mio comportamento”
“Perdonata. Buonanotte amica mia. Ti voglio bene”
“Anche io! Tremendamente!”
Mi addormento in un sonno senza sogni.







Hello gente :)
Come va, come va?? Passato un bel week end?
Ovviamente il lunedì non può mancare il nuovo capitolo.
Forse sono rompi palle come il lunedì? Oddeo spero di no!! 
Allora, allora, allora.. Che dirvi di questo capitolo? Non so.. :D
Diciamo che è il dopo confessione.. Sono tutti un pò traumatizzati dai sentimenti che provava Liliana verso Tom.. 
Domanda: Questi sentimenti saranno passati o continueranno? Bho.. Eheheheh
Voi che ne pensate? Il comportamento di Tommaso è stato esagerato nei confronti della ragazza?
E Marcello che fine farà? Che avrà in quella testa da uccello?
Ok, troppe domande.. Lasciate perdere :P
Bene, visto che non ne potete più di me, e nemmeno io di me stessa (wao che reputazione!), me ne vò! Perchè? Bho così.. :D
Saluto i nuovi arrivati, i vecchi e gli adolescenti (?) vabbè.. ho capito.. Sarà qualcosa nell'aria.. Colpa del lunedì U_U
Seriamente ora, ringrazio chi mi segue, chi mi commenta e tutti i lettori silenziosi.
Al prossimo capitolo, baci!!! 

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Capitolo 23
*** Battibecchi famigliari ***


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La mattina dopo, io e Miranda ci svegliamo nello stesso momento. Ci guardiamo e sorridiamo.
Questa ragazza è veramente una sorella per me. Ci conosciamo da quando avevamo sei anni. I nostri genitori sono sempre stati amici, e io e lei siamo cresciute assieme.
Abbiamo fatto le scuole senza dividerci un secondo. Ovviamente ci sono stati alti e bassi anche nella nostra amicizia, ma con il senno di poi siamo riuscite a scavalcare tutti gli ostacoli e ora eccoci qui.
Non me ne separerei per niente al mondo. Se dovessi perderla non saprei cosa fare della mia vita!

“Buongiorno tesoro, come ti senti oggi?” Mi domanda.
“Buongiorno a te. Sto meglio, ma il sol pensiero di tornare in quell’ufficio mi fa salire il vomito!”

Effettivamente ci stavo pensando ieri sera, ho paura di rincontrarlo, di ritrovare quegli occhi. 

Ci alziamo dal letto, io mi dirigo in cucina e Miranda in bagno.
Quando entro in soggiorno trovo Tommaso addormentato.

È sempre un bel vedere. Ha un’aria così tenera e indifesa mentre dorme.
Mi avvicino e mi siedo vicino, gli poso un piccolo bacio sulla tempia.

“Tom, sveglia! Vuoi fare colazione?” Sussurro vicino al suo orecchio.
Mormora qualcosa che dovrebbe essere un si.
Mi alzo e vado in cucina per fare il caffè.
Poco dopo arriva anche lui e si siede sulla sedia vicino il tavolo. Si mantiene la testa con le mani.

“Oddio, quel divano è tremendo. Non sono riuscito a chiudere occhio!” Si lamenta lui.
“Quando abbiamo dormito insieme non sembravi trovare tutti questi problemi” Dico ridendo, accendendo il fornello.

Che tipo... Non si è lamentato in quei giorni e lo fa ora.

“Bhè perché c’eri tu che mi facevi da cuscino. Sei molto comoda sai?” Alza la testa e mi sorride.
“Oh, cavolo! Grazie del complimento. Veramente, sono lusingata!” Gli dico, portandomi una mano sul cuore, per enfatizzare la mia recita.
“Figurati, devo dire sempre la verità no?”
“Certo, certo! Il tuo alibi”

“Buongiorno!” Dice un’arzilla Martina.
“Hei, come siamo pimpanti. Fammi pensare, è perché vedrai la tua dolce metà oggi?” Cerca di indagareTommaso.
“Esatto!” Ammette lei, tirandogli un pizzico sulla guancia e sedendosi a tavola.
“Cioè ragazzi, fatemi capire, sarei la vostra cameriere? Ma guardate che siete assurdi!” Mi lamento io.

Poso la caffettiera sul tavolo, esco dal frigo il latte e il succo di frutta, prendendo dalla dispensa alcuni biscotti.
E iniziamo questa giornata!
 

Siamo pronti, io e Tommaso usciamo dal dormitorio mentre Miranda prepara le ultime cose.
C’è un gran movimento. Di questo periodo il campus si svuota, tutti tornano alle case e si ritorna solo per dare gli esami.
Per me tornare a casa in questo periodo è una cosa insolita, infatti non ho ancora avvisato i miei genitori del mio ritorno. Farò loro una sorpresa.

Arriviamo all’ufficio e mi fermo un attimo fuori la porta.

“Tranquilla piccola, ci sono io qui fuori! Non ti succederà niente! Parla con il professore e cerca di mettere le cose apposto” Mi da un bacio sulla guancia e si siede su delle sedie di fronte alla porta.

Faccio un respiro per calmarmi e busso alla porta.

“Avanti”
Apro la porta intimorita, ma non appena vedo il professore mi rilasso.

“Oh salve signorina Aiello. A cosa devo la sua visita?” Si alza allungandomi la mano.
Afferro la sua e la stringo.
“Salve professore, mi scusi se non l’ho avvisata prima. Ma purtroppo ho avuto dei problemi”
“Non si preoccupi, si accomodi”

Mi siedo sulla sedia di fronte alla scrivania e lui ritorna dietro questa.
“Allora, so che la richiesta è un po’ improvvisa, ma vorrei chiederle se ad affiancarmi durante il percorso di stesura della tesi ci fosse lei” Dico tutto d'un fiato.
“Non le va bene il dottor Bertolini?” Mi domanda lui, un po’ sorpreso.
“In verità mi sento in soggezione, ho chiesto la tesi a lei e non al suo assistente. Se lei mi nega questa opportunità dovrò cercare, purtroppo, un altro relatore!”

Sinceramente questa era l’ultima spiaggia da approdare, diciamo un po’ che sto usando il lato ricattatore. So per certo che nelle loro tasche ci entri qualcosa per il numero di studenti che chiedono a loro la tesi, e so che con la mia media troverei facilmente un altro relatore, ma ci tenevo che fosse lui.

Lui sbarra gli occhi e risponde.

“Su questo punto ha ragione, vedrò cosa fare. Cercherò di fare scambio tra un mio studente e uno del dottore”
“La ringrazio infinitamente” Mi alzo velocemente perché non vedo l’ora di uscire da questo posto.
“Si figuri. Dovrò avvisare il dottor Bertolini, e credo non gli faccia piacere questa novità”
Oh, professore, ne sono sicura! Ma è quello che si merita quel bastardo! Vorrei dire. Ma rispondo semplicemente “Se ne farà una ragione”
Mi avvio alla porta e stringo la mano nuovamente del professore.
“Mi scusi ancora dell’inconveniente e la ringrazio. Buon fine settimana”
“Anche a lei. L’aspetto il mese prossimo qui, per discutere alcuni punti da trattare nella tesi”
“Ci sarò, arrivederci”

Così dicendo esco dalla stanza chiudendo la porta e corro ad abbracciare Tommaso che si è alzato dalla sedia.

“Ce l’ho fatta. È tutto passato” Dico sorridendo.
“Ne ero sicuro! Ora torniamo a casa” Mi lascia un bacio sulla testa, mi prende per mano e ci incamminiamo verso l’uscita.
 
Siamo in viaggio, direzione: casa!
Siamo in macchina, Tommaso guida tranquillo con i suoi soliti occhiali e l’aria da boss.
Miranda è dietro con le cuffie nelle orecchie e smanetta con il cellulare.
E io sono qui, con la testa appoggiata al sedile e guardo fuori.

Penso a quello che è successo in questo mese. Ormai siamo a metà ottobre. E mi sembra che sia passato un secolo da quando ho ripreso l’università.

Quante cose sono cambiate. Non torno a casa da quando io e Tommaso ci siamo ritrovati.
Non mi sembra vero! Mi giro verso lui e lo guardo, com’è possibile che dopo tutti quegli anni passati lontani, abbiamo continuato a provare qualcosa l’uno per l’altra?

Ritorno a guardare fuori dal finestrino.
È cambiato, o meglio, sta cambiando pian piano. E lo fa solo per me.
Conosco la sua natura a chiudersi dentro, ma voglio fare in modo che di me si fidi, che il suo sforzo a confidarsi con me non sia stato vano.
Ne abbiamo passate tante e sembra che i problemi non ci vogliano abbandonare.
Ci mancava ora solo Marcello. Sono ancora scossa se ci penso. E mi salgono i brividi.
Ma per fortuna c’è sempre lui, quella persona che mi protegge.
Faccio un piccolo sorriso mentre continuo a guardare il paesaggio che ci scorre accanto.

“Piccola, tutto ok? Perché sorridi?” Mi domanda il guidatore.
“Niente, pensavo” Rispondo, continuando a guardare fuori.
“A cosa?”
“A te!”
Si gira e mi guarda, poi torna con gli occhi sulla strada.
“Ah si? E che pensavi?”
“A quanto sono fortunata”
“Il fortunato sono io, ricordalo sempre” Allunga una mano e mi stringe il ginocchio.

No Tommaso credimi! Sono io quella fortunata. Questo ragazzo riesce a farmi battere ancora il cuore dopo otto lunghi anni.
Sospiro e appoggio la testa al vetro del finestrino, chiudo gli occhi e mi lascio cullare.
 
Arriviamo a casa per le 15, accompagniamo Miranda alla casa e subito dopo Tommaso mi porta a casa.

“Non vuoi salire?” E’ arrivato il momento che la mia famiglia sappia di lui, non è più il ragazzo che conoscevano!
“Non mi sembra il caso. Non voglio guastare la loro sorpresa. Stai tranquilla. Mi farò vedere da loro. Devono sapere di me, ma non oggi"

Ci rimango un pò male, ma non importa, sarà per la prossima volta.
Mi aiuta con le valigie e mi accompagna al portone.
“Riposati, e quando vuoi fatti sentire” Mi sprona.
“Lo farò, e riposa anche tu!”
Lo bacio e apro il portone.

Arrivata alla porta decido di suonare. Viene ad aprirmi mia madre, che rimane a fissarmi a bocca aperta.
Io le sorrido di rimando.
“Mammina, vuoi farmi entrare o dobbiamo stare sul pianerottolo fino a stasera?”
“Martina! Che ci fai qui?” Quasi urla, mi abbraccia forte e mi tira dentro.
“Ho deciso di tornare a casa durante la pausa per la preparazione agli esami. Posso o mi sbatti fuori casa?”
Dico mentre continua a stritolarmi.
“Mamma ti prego mi stai soffocando!”
Lei scioglie la presa e mi guarda con occhi lucidi.
“Ovvio che puoi restare, questa è casa tua, che gioia vederti! Biagio! Vieni a vedere chi c’è qui!” Urla per chiamare mio padre.
Lui si affaccia dal suo studio “Che hai da urlare? O mio Dio, Martina!”
Avanza verso di me e mi abbraccia anche lui.
“Ciao papà, sorpresa!”

“Oh, la piccola peste  è tornata!” Esce dalla sua camera Matt punzecchiandomi. 
“Matt che piacere vederti! Vieni qui e abbracciami immediatamente”

Mio fratello non se lo fa ripetere e sorridendo mi abbraccia stretto.
Ci accomodiamo in cucina e iniziamo a parlare.
Ovviamente, il tutto si protrae per parecchie ore.

Matt dopo, va via andando a trovare Miranda.
Papà torna a lavoro nel suo studio e rimaniamo io e mamma a parlare.

“Mamma, devo parlarti!” Decido di aprire anche io il mio cuore. È arrivato il momento.
“E’ successo qualcosa?”
“Qualcosa è successo, ma stai tranquilla. È qualcosa di bello”

Lei mi fa un sorriso e io inizio a parlare.

“Tu sai benissimo perché ero restia a tornare qui, vero?”
“Si Martina, ma che c’entra con tutto questo?” Mi domanda.
“Ti prego mamma, non mi far perdere il filo del discorso, è già un trauma parlare di questa cosa” Mi lamento, perché deve sempre interrompermi dato il suo voler andare subito al dunque?

Ecco mia madre... Precisa e concreta, senza giri di parole. Ma io no!

“Ok, ok, chiuderò la bocca. Prego parla pure” Incrocia le braccia e si appoggia allo schienale della sedia.
“Allora, mamma, sai benissimo che ho avuto dei problemi! L’ultima volta che sono stata qui, ho risolto questi problemi!”

Lei non parla, ma sbarra gli occhi facendosi più attenta.

“Ho incontrato Tommaso, e ho ritrovato quella persona di prima, prima di tutti quei casini!”
“Non ti sei innamorata, vero Martina?” La sua voce è angosciante.
“Mamma! Io ho ripreso a vivere da quando abbiamo chiarito!”
“Martina, non so se hai afferrato il concetto! È stato in riformatorio, ha avuto problemi di droga!” Mi rimprovera come se avessi tredici anni.

Infatti, mi sembra di essere tornata a quei tempi, quando seppe che mi frequentavo come amica con Tom.
Non voglio pensare cosa ha in testa ora!

“Non ha avuto problemi di droga! Non ne ha fatto mai uso! Mamma, ora è cambiato!”
“Sei sicura che le persone possano mai cambiare?!” Mi domanda, alzando un sopracciglio.
“Lui ha allontanato quei problemi da se, ora è tranquillo. Ha un lavoro, la sua famiglia gli vuole bene. E anche io, ti prego mamma, io te l’ho detto per farti stare tranquilla”
“Bhè, mi dispiace per te, ma non mi hai tranquillizzato affatto, anzi... Come pensi che reagirà tuo padre?”
“Cosa volete? Che mi metta contro di voi? Perché separarmi da lui non ci penso affatto! Sappiatelo bene!”
“Noi abbiamo a cuore la tua felicità”
“Ecco appunto, lasciatemi essere felice! Sono grande e vaccinata. Ho ventitre anni per l’amor del cielo! Sarò pure capace di scegliere le mie battaglie. E questa per lui la voglio combattere”
“Te ne sei innamorata di nuovo” Ribatte pensierosa.
“Mamma, non ho mai smesso d’amarlo! Ti prego, capiscimi” Sono sul punto di scoppiare a piangere.

Mi serve un appoggio, un porto sicuro dove poter approdare quando le cose si fanno più impegnative.
Non mi sono mai aperta con i miei genitori, ho sempre cercato di tenerli allo scuro di quello che avevo dentro. La mia perenne battaglia per dimenticare la persona che volevo bene, il mio amico, che ora è diventato qualcosa in più. Voglio la loro approvazione, la loro fiducia.
Devono capire che lui è cambiato.

Lei rimane in silenzio e io continuo.

“Se questo vi fa stare più sicuri lo invito a cena un giorno, lo dovete conoscere, mamma devi esserne riconoscente. È grazie a lui che sono tornata oggi, se non ci fosse stato, io avrei continuato la mia strada. Lontana da questo posto. Ma ora voglio fare come ha fatto lui, riprendere la mia vita in mano. Mi serve solo la vostra fiducia!”

Mia madre si alza e va verso la finestra.

“Ho solo paura che ti faccia soffrire nuovamente, hai passato gli anni più brutti della tua vita rinchiusa in queste mura e in te stessa” Sento la sua voce rotta dal pianto, e devo ammettere che ha ragione. Quegli anni sono stati disastrosi, lei non sapeva che fare, era persa.

Mi alzo e mi avvicino a lei.

“Se mai dovesse ricapitare, non avrò rimpianti. Perché avrò vissuto a pieno questa esperienza. Purtroppo la vita non ci può dire se sarà tutto roseo o tutto oscuro. Bisogna prendere quello che ci da. E al momento io voglio viverla!”

Lei si gira e mi abbraccia.

“Mi è mancata la tua saggezza. Sei buona e altruista. Cerca solo di non farti sopraffare dall’amore, è una cosa meravigliosa ma sa far anche male!”
“Te lo prometto mamma”

Rimaniamo abbracciate per un po’.

“Allora per la cena, io sarei favorevole” Si stacca da me e mi sorride.
“E’ andata, potremmo invitare anche Miranda”

Cavolo, forse mia madre non sa di Matt e Miranda. Sbianco a un tratto, ho messo nei pasticci mio fratello?

“Calmati Martina, sappiamo della storia di tuo fratello. Abbiamo cresciuto ragazzi maturi e intelligenti che sanno quello che fanno! Perciò che vada anche per Miranda. La prossima settimana va bene? Io parlerò con tuo padre e lo rassicurerò”

Non sto più nella gioia!

“Grazie mamma, ti voglio bene!” Gli do un bacio sulla guancia e con un peso in meno sul cuore, vado a sistemare i bagagli nella mia stanza.






Hola!!!!
Eccomi qua.. Ta da daaaaa.. La musichetta potevo evitarla però -_-'
Bene, bene, bene.. Che succede in questo capitolo?
1- Martina chiede di cambiare relatore della tesi, secondo me ha ragione, ha chiesto la tesi al prof mica all'assistente -_- ma purtroppo se ne vedono di cose strane all'università O.o
2- L'allegra combricola torna a casa (mi immagino i 7 nani che tornano a casa dopo il lavoro con le pale in spalla (andiam andiam andiamo a "mangiar") hem..)
3- Piccolo Tom :( Che non è accettato dalla famiglia Aiello.. Vieni da me, i miei ti accetteranno sicuramente U_U (con un'accetta) 
4- Super Martina in azione, cerca di far cambiare idea ai genitori.. 
5- Ma questa cena?? Mmmmmmm... 
Va bene, finiamola con i numerini.. 
Che altro dirvi? I don't know!
Ah, sto lavorando a un'altra storiella (hihihihihi risatina isterica) se mi piace e l'idea va in porto inizio a pubblicare anche questa nuova, però vediamo come va la situazione.. Perchè è una cosa ingarbugliata.. Ovviamente! Eh..
Bhè me ne vò pure oggi.. Ho un libro da studiare e UFFA!!!! Voglio andare al mare.. Anche se il tempo fa schifo!
Spero il capitolo sia stato di vostro gradimento. Alla prossima ragazzuoli! :*

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Capitolo 24
*** Piscina party.. l'inizio ***


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La sera la passo con tutta la famiglia. Anche Matt rimane con noi.
Papà avrà sicuramente parlato con mamma perché è taciturno.
Ceniamo con i soliti battibecchi tra me e Matt e ridiamo coinvolgendo anche i miei. Finalmente l’aria è più tranquilla, e lo sono anche io. Sapere che loro sono a conoscenza delle mie vicende mi fa sentire più tranquilla.
Sento vibrare il telefono nella tasca dei pantaloni.
 

“Piccola sono giù casa tua. Puoi scendere un po’? Vorrei vederti”
 
“Faccio il possibile”

 
“Posso andare giù un po’?” Domando rivolgendomi ai miei.

Non è che mi serva la loro approvazione per scendere dieci minuti giù casa, ma ne sarei contenta se dicessero di si.

“Perché non lo fai accomodare in casa? Fa freddo fuori” Propone mia madre guardando suo marito.
Lui rimane in silenzio, ma poi aggiunge “E sembra anche che tra un po’ pioverà”
Sorrido felice e corro da lui dandogli un bacio sulla guancia.
“Non vi preoccupate, starò poco. E poi devo comunicargli la vostra approvazione”
Sento sorride sotto i baffi, mio padre.
“Ti voglio bene papà e grazie!”
Prendo la giacca dall’appendi abiti e mi fiondo giù.

Non appena apro il portone lo trovo appoggiato al muretto dalla parte opposta della strada.
Corro da lui e lo abbraccio di slancio.
Lui per poco non cade all’indietro, ma va a sbattere contro il muretto ridendo.

“Hei, non sapevo che poche ore di distacco ti facessero questo effetto”
“Sta zitto idiota. Goditi il momento” Sussurro.

Lui mi stringe più forte a se e sospira.
Dopo poco mi stacco e gli sorrido.
“A cosa devo tutta questa affettuosità?” Domanda scettico.
“Ho parlato di te ai miei genitori”
Tutto a un tratto lui sbianca e arretra.
“Perciò questa è l’ultima volta che ci parliamo?”
“Dov’è andata a finire la combattività che avevi stamani?” Domando soffocando un sorrisino.
“Dai non è divertente...” Dice, mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.
“Abbiamo avuto il loro consenso, hanno capito! E ora sono così felice e tranquilla!” 
Lui mi circonda la vita con le braccia, stringendomi.
“Oddio dimmi che non è un sogno”
Scoppio a ridere. “No non lo è, infatti ora ti faccio tornare subito con i piedi per terra. La prossima settimana sei invitato a cena”
Lui, in risposta, sbarra gli occhi, ma poi torna a sorridere.
“Oh, cavolo. Dovrò prepararmi un discorso” Mi prende in giro.
“Per te non dovrebbe essere un problema, signor amministratore di azienda!”
“Bhè qui non è la stessa cosa” Si gratta in mento pensieroso.
“Sta tranquillo, ci sarà anche Miranda, sarà una presentazione generale. E poi ci sarò io a difenderti”
Lo bacio sulla guancia.
“Ok, Rocky”
“Comunque ora devo ritornare, non vorrei che il loro consenso duri solo due ore”
“Va bene piccola. Anche io torno a casa. E anche io dovrò parlare ai miei di te, ricordati che anche tu dovrai prepararti un discorso”
“Allora lo inizierò da subito”
Sorrido e lo abbraccio. Sono così felice che il cuore mi scoppia dalla gioia.
“Buonanotte”
Mi bacia sulle labbra, un bacio casto ma che mi fa tremare le gambe. Dio, ma cosa provo di così forte per questo ragazzo?
“Buonanotte tesoro”
Sorride per il nomignolo.
Aspetta che sia rientrata nel portone e si dirige alla macchina.
 
Passo la restante serata, sul divano a guardare la tv con i miei genitori.
Mio fratello si è rinchiuso in camera a preparare il lavoro per il lunedì.
Do la buonanotte ai miei genitori e mi dirigo in camera, ma poi decido di fare quattro chiacchiere con Matt.

Busso e apro la porta.
Lo trovo alla scrivania con i suoi occhiali e il volto chino su dei fogli.

“Hei Matt. È quasi mezza notte, perché non stacchi?”
Lui alza la testa e si stiracchia.
Io mi sdraio sul suo letto, aspettando che mi raggiunga.

“Allora come te la cavi peste?” Mi domanda lui, stendendosi accanto a me.
“Ho parlato a mamma e a papà di Tommaso, come hai potuto notare prima”
“Bhè, ho visto che l’hanno presa abbastanza bene”
“Dici? Non lo so... Vorrei solo non deluderli” Ammetto con voce preoccupata.

In fondo sono veramente in ansia, mi stanno dando fiducia, mentre io sto donando il mio cuore a una persona che mi ha fatto soffrire già in passato. E i miei lo sanno fin troppo bene. Ho passato le notti a piangere per lui. Hanno solo paura, e io non voglio deluderli.

“Hei, sorellina! Sta tranquilla, Tommaso non è più lo scapestrato dei quindici anni. Lo hai visto anche tu” Dice, mentre passa un suo braccio sulle mie spalle.
Rimaniamo stesi su quel letto a fissare il soffitto.
“Grazie Matt, tu lo conosci, e sai che quello che dico non è infondato”
“Assolutamente!”
“Lo vogliono conoscere!” Butto li.
“Mi sembra ovvio” Dice Matt, incurante del seguito.
“Però c’è un piccolo, insignificante, problemino” Mi alzo, pronta a scappare.
“Di che genere?” Domanda Matt accigliandosi.
“Verrà anche Miranda!”
Lui strabuzza gli occhi.
“Dimmi che ho capito male”
“Veramente no, ho messo la pulce nell’orecchio a mamma e lei ha trovato l’idea ottima”

Scoppio a ridere vedendo la sua espressione.
“Martina Aiello, sei un’infame di prima categoria” Si alza dal letto.
“Dai Matt, so che mi vuoi bene!”
“Scordatelo il mio voler bene! Sei una peste!”
“Matt, dovresti vedere la tua espressione” Cado a peso morto sul letto rotolandomi dalle risate.
“Che fai ridi? Ora ti faccio ridere io, con le lacrime” Mi minaccia.

Oh cavolo, smetto subito di ridere e mi precipito alla porta. So che vuole fare... SOLLETICO!
“Torna qui, piccola sciagurata!”

Essendo più agile di lui, lo schivo e mi fiondo verso camera mia, ovviamente, ridendo come una pazza.
Mamma e papà stanno guardando ancora la tv e ci lasciano rincorrere come facevamo da piccoli.

Matt scivola con i calzini sul pavimento di marmo, finendo con sedere a terra e gambe all’aria.
Non riesco più a trattenere le lacrime, mi accascio a terra e mi tengo la pancia dolorante per le troppe risate.
Poco dopo si affacciano i miei dal salotto e scoppiano a ridere anche loro notando la posizione di Matt che non è cambiata minimamente.

“Quando la smetterete di ridere e vi deciderete ad aiutarmi sarà troppo tardi” Sbraita mio fratello ancora steso per terra ridendo anche lui.
“Oh Matt sei così buffo, ti prego resta così che scatto una foto e la metto su facebook, sai la tua popolarità come aumenterà” Biascico tra le lacrime.
“Non permetterti!” Detto ciò con un balzo si alza massaggiandosi il sedere dolorante.
“Siete i soliti casinisti!” Ci rimprovera nostra madre mascherando le risa.
“Andate a letto! Muovetevi... Matt, sei un disastro come al solito” Brontola mio padre tornando in salotto, seguito da mia madre.
“Buonanotte fratellone” Mi avvicino alla porta della mia camera ridendo ancora.
“Buonanotte, piccola peste!”

Passo il resto della serata scambiando messaggi e battutine con Tommaso e Miranda, che non appena ha saputo dell’incidente ha contattato me per sapere i dettagli della caduta del suo fidanzato.
Abbiamo riso come due deficienti.
Poi presa dal sonno, mi addormento ancora ridendo.
 
I giorni stanno passando troppo velocemente.
Sto studiando come una matta per gli esami di dicembre. Manca un mese e mezzo, ma vorrei dare almeno due esami per essere tranquilla con la data della laurea.
Sono seduta alla scrivania della mia camera con il computer acceso e connesso a facebook, con l’ipod nelle orecchie mentre sottolineo il libro di psicologia sociale.

Alzando lo sguardo, trovo una notifica sullo schermo del pc, è un invito, la comitiva di Tommaso ha inserito nuovi componenti: me, Miranda e Matt.
Sicuramente è stato Tommaso a farlo, ma non ne abbiamo voluto parlare.
Non sono molto affezionata a quelle persone, anche se tra loro ci sono amici di vecchia data.

Do attenzione a questo invito, si terrà stasera alle 21 presso la casa di un ragazzo un “piscina party”
Piscina party? A metà ottobre? Non farà freddo?
Sento bussare alla porta.

“Avanti” Rispondo, togliendomi le cuffie.
“Sorellina, hai letto l’invito?” Mi domanda Matt sedendosi sul letto.
“Si, l’ho appena letto”
“Che fai? Ci vuoi andare?”
“Matt non ho molta voglia, devo anche studiare!” Mi lamento.
“Ma dai Marti, è venerdì sera! Miranda ha risposto che parteciperà”
E certo... Quando mai si lascia scappare un invito.
“Tom credo andrà” Riflette Matt.
“Se stai giocando la carta della gelosia non funziona” Sbuffo.
“Ah no? Perché ho visto che ci sarà anche una certa Liliana...”
Al sol pronunciare quel nome, divento rossa di rabbia.
“Chiamerò Tom e mi farò dire. Voi ci andrete?”
“Credo di si... E’ una cosa divertente, dai non fare la vecchia”
Detto ciò, si alza dal letto mentre torna in camera sua.

Io la vecchia? Ma per favore.
Chiamo Tommaso per sapere di più, e lui mi riferisce che ci andrà e che gli farebbe piacere se ci andassi anche io. Sbuffando, accetto. Non sia mai qualcuno metta le grinfie su di lui.
Mi preparo, e dopo essermi messa un costume e da sopra i jeans,  vado in salotto aspettando mio fratello.
Ci passa a prendere Tommaso, e poi prendiamo Miranda.

“Matt ti prego non mi far aspettare come al solito!” Mi lamento.
Poco dopo sbuca lui. Ha in dosso una tuta total black.
“Sei carino...”
“Anche tu”
Faccio una smorfia e scendiamo giù.

Dopo poco arriva Tommaso con un sorriso smagliante, a cui io rispondo con un sorriso idiota.

Oddio, ma mi vedrà in bikini? Realizzo ciò proprio prima di entrare nella villa di Gianluca, colui che ha messo a disposizione la casa per la festa.
No no, non buono!
Voglio tornare a casa... Ecco che le mie insicurezze si fanno avanti!
Vedendo la mia faccia preoccupate, Tommaso mi si avvicina.
“Piccola, che hai?” Domanda impaurito.
“Io? Niente...”
“Lo sai che non sai mentire... Muoviti!”
“Mi vergogno” Dico arrossendo e abbassando la voce.
“E di che?” Risponde tranquillo lui.
“Di me, scemo!”
“Scusa riformulo la domanda... Cosa ti fa vergognare al tal punto da metterti in ansia?”
“Uffa... Non te lo voglio dire!”

Tutto questo è assurdo, ma dai... Non parlerò di certo con lui per i miei complessi.
“Tom, devi sapere che è complessata! Non si vorrà far vedere in costume” Dice Miranda.
Io la uccido! Si ormai è deciso, dopo l’affogo! Al diavolo il costume! Mi butto con tutti i vestiti in acqua.
Lui si gira a fronteggiarmi.
“Dice sul serio?” Ha l’aria sorpresa.
“Bhè... Veramente, non è che sia una silhouette!” Dico, vergognandomi come una ladra.
“Spero tu stia scherzando...” Sbaglio o ha un tono arrabbiato?
Alzo di scatto la testa, sentendo quel tipo di voce.
Rimango in silenzio.
Lui cerca di prendere fiato. Si avvicina e mi prende il volto tra le mani.
“Tu sei stupenda! Non so come tu possa credere il contrario! E se qualcuno ti guarderà li dentro, è perché avrà la faccia verde dall’invidia. Ti prego!”

Non so che dire.
Sono veramente complessata. E il tutto parte dalle cattiverie che mi rivolgeva la sua cara ex ai tempi dei miei tredici anni. Mi ha sempre fatto credere inadeguata, e le sue ingiurie facevano sempre ridere i suoi amici e io mi chiudevo sempre di più in me stessa.

“E’ tutta la situazione Tom, è la prima uscita che facciamo con i tuoi amici, alcuni non li vedo da una vita, alcuni non li conosco nemmeno, e altri mi odiano”
Ecco le mie paure. Chissà come mi giudicheranno.
“Nessuno ti odia. Andrà tutto bene, ci sarò io! E poi saranno strabiliati da te e dalla tua bontà”
Mi lascia un bacio sulla fronte e mi prende per mano.

Ci avviamo verso la porta d’entrata, seguiti da Matt e Miranda.
Arriviamo all'ingresso e Tommaso suona il campanello. Subito ci viene ad aprire Gianluca, lo conosco perché lui faceva parte della vecchia comitiva.
“Entrate ragazzi, accomodatevi e fate pure come se foste a casa vostra. Bibite e cibo in cucina, piscina al piano di sotto e camere di sopra!” Ci avvisa, ridendo.
Io lancio un’occhiata preoccupata a Miranda che mi strizza l’occhio di rimando.

Siamo inondati da una musica house, appena messo piede in casa.
Tommaso non mi lascia la mano, anzi la stringe con più enfasi.
Troviamo sul tragitto alcuni conoscenti che ci fermano salutandoci.
Ci avviamo in cucina per prendere da bere. Qua serve alcol!

Prendo una birra e mi avvicino a Tommaso.
“Tu non vuoi niente?” Domando.
“No grazie, preferisco rimanere lucido, devo guidare” Mi strizza l’occhio.
“Allora ragazzi? Andiamo in questa fantomatica piscina?” Dice una Miranda sovra eccitata.
A malinquore, scendiamo le scale che ci portano al piano inferiore.
L’ambiente è idilliaco. Sembra essere in paradiso.
Ci sono nuvole di vapore che si avviano verso l’altro. Tutto è colorato di celeste, blu e bianco.
C’è la musica anche qui e una grande piscina al centro.
Ai lati ci sono sedie, sdraio e tavolini in vimini.
Ragazzi in costume ovunque, che parlano, ridono e nuotano. Rimango a bocca aperta! Dove sono andata a finire?

Tommaso mi riprende la mano e ci avviamo verso due sdraio libere. Appoggiamo le borse e dalla mia esco un telo che stendo sulla sdraio. Miranda e Matt sono poco lontani da noi.
Tommaso subito si denuda. rimanendo in costume da bagno nero, simile a un boxer però molto più attillato.
Oh mio Dio! Oggi ci rimango secca!
Lo fisso a bocca aperta, senza muovere un muscolo.
E poi vogliamo parlare dei suoi addominali? No, no. Meglio non farlo.

“Allora ti cambi o ti devo buttare in piscina vestita?” Mi risveglia dai miei pensieri mentre ride.
“Smettila, non sei divertente!” Faccio la finta offesa.
Lui si avvicina a bordo piscina e si tuffa con un agile salto. Risale in superficie pochi metri dopo e fa alcune bracciate per tornare a bordo.

Ovviamente io sono ancora vestita mentre mi perdevo in questa visione.
Lui appoggia le braccia sul bordo e sopra le mani ci posiziona il mento guardandomi impaziente.
“Si, si... Mi cambio” Alzo gli occhi al cielo.
“Ma non mi guardare” Aggiungo, voltandomi verso di lui e puntandogli un dito contro.
Lui sorride e alza le braccia in modo da difendersi dal mio attacco.

Ci siamo Martina! Su dai, sventa e indolore! Prima le scarpe, i calzini e poi tutto il resto.
Faccio un respiro profondo come se fossi in apnea e inizio.

Via le converse, calzini, jeans e poi per finire la maglia. Rimango in bikini sul rosso corallo.
Non alzo la testa per niente al mondo, non voglio vedere l’espressione di Tommaso, tanto so che mi sta fissando, riesco a sentire il suo sguardo.
Mi avvicino al bordo piscina dove ci sono i gradini e prima di entrare mi faccio una coda.

Posiziono il piede sul primo gradino e rimango dolcemente meravigliata.
L’acqua è favolosa, calda e accogliente.
Scendo gli ultimi due gradini e mi immergo. Nuotando tranquillamente.

Mi sento afferrare per un braccio e impaurita boccheggio un po’.
Tommaso mi attiva a se e mi guarda con occhi scuri.
“Sei bellissima!” Dice, mentre avvicina le sue labbra alle mie per un bacio, che presa dalla foga tramuto in qualcosa in più.
Le nostre lingue si avvicinano e si sfiorano timidamente.
Lui alza le mie gambe e io le allaccio alla sua vita. Mi trascina verso una zona non affollata e mi fa appoggiare al bordo vasca.
Il bacio continua e lui mi accarezza la nuca. Involontariamente gemo sulle sue labbra. Che mi prende?
Lui inizia ad accarezzarmi la gola e le spalle.
Ad un tratto si stacca da me e prende fiato.
“Dio, mi fai impazzire!” Sospira.

Io rimango in silenzio prendendo fiato. Sembra che abbiamo corso per chilometri.
Slaccio le gambe da lui e mi aggrappo alle sue spalle nascondendo il volto nell’incavo del suo collo.
“Scusami” Borbotto imbarazzata.
Sento il suo sorriso sulla mia guancia.
“Piccola, non è una cosa brutta quello che mi fai”
Decido di non rispondere.
Mi stacco e gli schizzo il volto.
Mi guarda subito con un lampo di sfida, e prende a schizzarmi anche lui.
Ovviamente i suoi schizzi sono più poderosi e grido cercando di scappare. Mi immergo in acqua e sfuggo alle sue grinfie ma riesce a tirarmi su e mi bacia i capelli ridendo.

“Hei Tom, è appena arrivato Piero. Vieni a salutarlo?” Domanda Matt.
“Certo amico, arrivo” Risponde Tommaso.

“Torno presto” Mi da un bacio sulla guancia e va via.

Nel frattempo mi raggiunge Miranda nuotando.

“Wao sorella! Fai scintille!”
Divento rossa nell’immediato.
“Ma smettila...”
“Dovevi vedere tuo fratello, non ci credeva!” Mi interrompe.
“Dai usciamo, andiamoci a sdraiare un pochino”

Usciamo dalla piscina e ci incamminiamo ridendo e parlottando alle sdraio.
“Ma guarda chi abbiamo qui, il figlio al prodigo” Sento una voce irritante che mi fa andare via subito il sorriso e far scattare in me la furia.






Buon pomeriggio!!! :)
E questo capitolo lungo lungo da dove esce??
Non so, volevo farvi un piccolo regalo, visto che state sempre più aumentando e io mi emoziono sempre più! *_*
Vi piace? A me un sacco (si, vai con la modestia!!)

Succedono veramente un sacco di cose qui dentro perciò facciamo il punto della sitazione come sempre:
1- i genitori stanno iniziando ad approvare questo rapporto.. Secondo me hanno una fiducia innata per Martina che fa invidia a tutti.
2- la caduta di Matt.. Ma ne vogliamo parlare?? Io ridevo mentre la scrivevo.. Il che è molto strano! In verità mi sono immedesimata il lui, perchè mi è capitata la stessa cosa quando ero più piccola, però ero per strada con la neve, scivolai perchè stavo facendo la gradassa e la mia amica invece di aiutarmi rideva come una pazza.. Ditemi voi se è normale?? :P (anche io avrei riso di me stessa se avessi assistito alla scena.. comunque dettagli) (della serie sputtaniamoci online) U_U
3- festa "piscina party" parte 1
4- i complessi di Martina che secondo me racchiudono un pò tutte noi ragazze.. Chi non li ha alzasse la mano e sarà invidiata a vita dalla sottoscritta
5- ma i baci appassionati in piscina?? No non si fa!!! C'è il pubblico!!
6- di chi è quella voce irritante??

Via al sondaggio :D

Perchè ultimamente mi sto fissando con i numerini?? I don't know!!

Comunque spero che la lunghezza non vi dia fastidio e spero di non annoiarvi.

Volevo dare il benvenuto ai nuovi lettori, un grazie a chi mi segue con tanto affetto e a chi si aggiunge ogni giorno!!
Grazie grazie grazie!

P.s. Presto, se tutto va bene, metterò un piccolo prologo della nuova storia.. (la volete???)

Bhè chiudo qui altrimenti veramente esce un capitolo infinito..
Ciao a tutti!! E buon week end per domani :*

P.s.2 io odio il rosa ma non so perchè ho scritto il mio angolo di questo colore bho.. -_-' 

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Capitolo 25
*** Piscina party.. la fine ***


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“Da quand’è che non ti fai viva? Ah certo... Da otto anni! Avrai fatto la muffa”
Le sue amichette ridono come le galline.
“Invece a quanto pare tu sei sempre la solita, non hai il pericolo che ti venga mai la muffa, sei sempre in uso!”

Liliana, eccola qui... Bruna, occhi azzurri. Costume quasi invisibile bianco, mutande alla brasiliana e reggiseno a balconcino, che non riesce a contenere quella super abbondanza. Con smalto e rossetto rosso.
Seguita dalle sue amichette lecca culo, che si fanno mettere i piedi in testa ogni qualvolta lei lo voglia.

“Sei sempre più simpatica”
“Grazie, peccato non possa dire lo stesso di te” Ribatto.

Lei sembra sbalordita.
E certo, non è preparata alle mie risposte. Di solito subivo sempre senza mai alzare la testa. Ma l’aria è cambiata.

“A quanto pare ti sei accalappiata i miei resti” Sbotta a un tratto. Come osa!
“Sarà che i tuoi resti si sono resi conto di che razza di cane tu fossi”

I suoi occhi si spalancano per la rabbia, tra poco credo mi arriverà un ceffone, ma poco lo credo... Non vorrà rovinare le sue unghie.
“Non cantare vittoria troppo presto, bambolina” Si avvicina pericolosamente al mio viso.
Miranda mi stringe la mano non sapendo cosa fare. Strano da lei, ma è sempre stata impaurita da questa stronza!

“Hei, Liliana! Che stai facendo?” Domanda Tommaso con tono tranquillo raggiungendoci e mettendomi un braccio sulle spalle.
“Oh Tommy, niente... Stavo semplicemente salutando le tue amiche” Risponde con voce melensa.
Alzo di volata un sopracciglio per la sua risposta.
“Capisco, ora se non ti dispiace riprendo la mia ragazza perché devo fargli conoscere il resto della compagnia!”
“Certo certo. Ci rincontreremo, sta tranquilla!” Risponde verso me con tono leggermente minaccioso.
“Non sto nella pelle” Rispondo prontamente.
Si allontana sculettando, seguita dalle paperotte.
 
“Non è cambiata di una virgola la tua amichetta!” Dico rivolta a Tommaso.
Lui mi guarda rabbuiato.
“Come l’hai definita? Non è assolutamente la MIA amichetta! Martina smettila!”
Alzo le mani in segno di arresta.
“Ok, ok”

Passiamo il resto della serata tra presentazioni di amici e tra risate varie, dopo tutto mi sto divertendo, se non fosse per l’entrata spiacevole di quella li.
“Scusate vado a prendere da bere” Dico al gruppo che si è formato.
“Vuoi che ti accompagni?” Domanda Miranda.
“No tranquilla, rimani qui. Faccio subito. Volete qualcosa?”
“No grazie” Rispondono in coro.

Mi avvio alla sdraio prendo il pareo e mi infilo la maglia. Non voglio andare in giro semi nuda. Dopo tutto non siamo su una spiaggia.
Vado verso le scale per il piano superiore diretta in cucina.
Mi sento chiamare.

“Martina!”
Giro la testa sorpresa.
“Hei, Luca! Che ci fai qui?”
Mi viene in contro un Luca sorridente, da quanto tempo!
“Sono qui per la festa, penso la stessa cosa tua!”
“Non sapevo tu fossi qui”
“Bhè mi hanno invitato all’ultimo momento. E tu che ci fai qui? Cavolo, da quanto tempo non ci vediamo! E l’ultima volta che ci siamo visti è da dimenticare” Sorride a disagio grattandosi la nuca.
“Luca non ti preoccupare per quella volta. Sono qui con gli altri”
“C’è anche Tommaso?” Domanda infastidito.
“Hem... si!” Rispondo a disagio.
“Vi state frequentando?”
Cos’è, un interrogatorio?
“Semplicemente abbiamo ripreso i contatti” Mento... Martina, ti verranno le gambe corte a via di mentire!
“Capisco, dove andavi?”
“In cucina a prendere da bere. Vuoi farmi compagnia?”
“Ma certo”
Mi fa segno di precederlo e ci avviamo chiacchierando vicino al bancone delle bibite.
Prendo due bottiglie e mi fermo a parlare ancora un po’ con Luca e a ridere per le battutine che fa.

“Ma guarda, appena ti allontani da Tom te la fai con gli altri. Vai criticando me, ma a quanto pare non sei da meno”
La sua voce acida mi colpisce dietro le spalle.
Mi giro per fronteggiarla.
“Mi fa piacere che tu ti renda conto che razza di personaggio tu sia, e per la cronaca, lui è un mio amico!”
Sentenzio, alla fine non le devo nessuna informazione.
“Sarà, ma non mi sei mai piaciuta”
“La cosa è reciproca sta tranquilla”
“Bambolina ti do un avvertimento” Si avvicina pericolosamente al mio viso, avendo dei tacchi vertiginosi (sotto il costume, puntualizziamo!) mi sovrasta di alcuni centimetri.

“Lui sarà nuovamente mio, combatterò per riaverlo”
“Vuoi la guerra?” Domando beffarda con un ghigno.
“Tranquilla, non dovrò combattere” Precisa lei. “Buona fortuna” Sussurra al mio orecchio e poi va via.

Sono disgustata! Non so come abbia fatto Tommaso a reggerla per quattro anni.
“Che tipo... Una tua nemica?” Domanda Luca che ha assistito al dibattito.
“Una stronza direi. Lascia perdere” Gli batto una mano sulla spalla. Meglio dimenticare questo incontro.
“Vuoi accodarti a noi?” Domando.

Non voglio lasciarlo solo come l’ultima volta.
“Con piacere, sono venuto con Piero, ma dato che è appena tornato da Londra sta facendo il divo e l’ho perso di vista”
“Allora vieni pure” Dico sorridendo.

Torniamo al piano di sotto e cerco con lo sguardo il gruppo.
Trovo finalmente Miranda che saltella per attirare l’attenzione.
Mi avvicino con Luca al seguito.
Appena arrivo noto lo sguardo di ghiaccio che Tommaso riserva al mio amico.

“Hei amico! Che piacere! Che ci fai qui?” Domanda Matt e prendono a parlare tra di loro.
“Devo parlarti” Tommaso mi sussurra all’orecchio.
Mi apparto con lui e mi afferra subito per le braccia.
“Che ci facevi con quel tipo? Ti sei allontanata un sacco. Mi stavo preoccupando!” E’ ansioso e arrabbiato.
“Tom stavo semplicemente scambiando quattro chiacchiere con Luca, sta calmo!”
Per l’amor del cielo, che gli prende!
Sospira rumorosamente e si passa le mani tra i capelli.
“Mi farai impazzire!” Sussurra.
Lo guardo interrogativa, mi prende la mano e se l’avvicina alle labbra. Gli da un bacio a fior di labbra.
“Lascia perdere, torniamo dagli altri e godiamoci questa serata” Continua lui.
Sono confusa e strabiliata.

Tommaso è veramente così geloso? Ma non lo è un po’ troppo eccessivamente?
Potevo capire Marcello, visto che conosceva il tipo di persona, ma Luca mi è difficile pensarci.
Dovrò parlarne, mettere in chiaro la situazione.
Deve aver fiducia di me, se ci sto insieme questa deve essere alla base di un rapporto.
Altrimenti ogni volta si innesca una scenata.
E poi quella preoccupata dovrei essere io, visto che la sua ex mi ha appena dichiarato guerra.
Se c’è stato per quattro anni non penso sia stata solo questione di sesso, c’era affezionato, e ho paura che se lei si facesse avanti, cadrebbe tutto quello che stiamo costruendo.

Mi allontano da questi pensieri e cerco di godermi la serata. O quello che ne resta.
Torniamo in piscina e facciamo la guerra dei tuffi.
Quello più pazzo, ovviamente Matt, vince.
 
“Ragazzi è stata una serata favolosa!” Dice Miranda in macchina mentre Tommaso ci riporta a casa.
Luca è voluto rimanere con il suo amico Pietro, con gioia di Tommaso, e ora stiamo tornando a casa.
“Già, non sapevo che la tua comitiva organizzasse serate del genere” Osserva Matt parlando con Tommaso.
“Bhè, il più delle volte sono così. Altre volte andiamo in discoteca, altre in pub, non siamo soliti rimanere nello stesso posto” Risponde lui.
I due ragazzi prendono a parlare, stando in macchina avanti, tra loro.
Io e Miranda ce ne stiamo dietro ad ascoltare, anzi... E’ lei che ascolta. Io mi sono persa a guardare fuori dal finestrino.
“Hei, terra chiama Martina” Sussurra Miranda.
Mi giro e gli sorrido.
“Sei taciturna che ti succede?” Domanda lei.
Noto che Tommaso ci sta guardando dallo specchietto retrovisore.
Io scuoto la testa per dire che non ne voglio parlare adesso.
Lei mi stringe la mano e mi sorride per dire che non ci sono problemi.

Accompagniamo Miranda e Matt scende con lei dicendo che è ancora presto e che tornerà a casa a piedi.
Io passo al posto del passeggero e Tommaso mette in moto dirigendosi verso casa.
Essendo il tragitto breve da casa di Miranda alla mia, ci impieghiamo poco tempo e nessuno dei due apre bocca.
Infatti durante il resto della serata non ci siamo avvicinati molto, dopo la spiacevole conversazione.
Spegne il motore ed ecco che il silenzio inizia ad essere imbarazzante.

Non sapendo che dire, me ne esco con “E’ stata una bella serata, ora vado altrimenti i miei iniziano a preoccuparsi” Mi allungo per prendere da dietro la mia borsa.
Dopo poco Tommaso decide di parlare “Perché mi stai evitando?”
Lo guardo stupefatta.
“Non ti sto evitando, sono solo stanca”
“Non mentirmi, lo sai che non lo sai fare!” Sbotta lui accigliato.
“Tom è tardi... Ne parliamo domani”
Non ne ho voglia di parlare. Sono i miei soliti complessi di inferiorità e poi sono arrabbiata per un po’ di cose.
“Non riuscirei a dormire pensando a quello che tu mi possa dire, perciò vorrei saperlo ora!” Aggiunge lui senza ripensamenti.
“Tom non ti capisco! Veramente! Non capisco la tua gelosia, non capisco il motivo perché tu non ti fidi di me e a me tutte queste cose pesano! Non ce la faccio a sopportare le tue sfuriate, le parole che mi vengono dette, ho promesso di lottare per questa storia e non mi sto arrendendo, ma ti chiedo solo di venirmi in contro. Non ti sto chiedendo molto, solo di avere fiducia in me, se non ce l’hai non andremo da nessuna parte!”

Finalmente ho dato voce alle mie paure, non so se abbia capito come mi sento. Ma io sento di essermi tolta un peso dallo stomaco.
Rimane in silenzio.

“Tu provi tutte queste cose?” Domanda.
“Si, e non vorrei! Vorrei vivere questa storia in pace, tranquillamente!” Sospiro e abbasso lo sguardo sulle mie scarpe.
“Mi dispiace”
“Non ti deve dispiacere! Devi prendere in mano la situazione!”
“E cosa dovrei fare? Fare finta di non vedere come gli altri ti guardano? Fare finta di non provare rabbia ogni qualvolta qualcuno ti si avvicina? Bhè, se mi stai chiedendo questo non posso!”
È infuriato e sta quasi urlando.
Rimango a bocca aperta.
“Ma che stai dicendo? Nessuno mi guardava!”
“Non ti rendi nemmeno conto di cosa ti circonda! Diamine Martina! Sei una bellissima ragazza, e tutti ti guardavano oggi! Poi quel tuo amico che è cotto di te, come ti mangiava con gli occhi, e tu ci ridevi anche insieme come se niente fosse!”
“Infatti il come se niente fosse è proprio vero! Luca è un mio amico d’infanzia e lo sai anche tu! Io non mi accorgo di questi fantomatici pretendenti perché ho solo te in mente! Perché non lo capisci? Non me ne frega niente degli altri!”

Sono stanca, stanca di questa situazione!
Non devo vivere con il timore che se qualcuno mi parli o mi sorrida creerà una reazione a catena in lui.

“E cosa dovrei fare? Dimmelo!”
“Devi avere fiducia in me! E’ così semplice! Perché, se hai fiducia in me non avresti paura degli altri!”
Sospira e rimane un attimo in silenzio.
“Io mi fido di te, è degli altri che non mi fido!” Aggiunge finalmente calmo.
“E vorresti mettermi un collare così ogni qualvolta qualcuno mi si avvicina tu mi trascinererai lontano?”
“Assolutamente no! Senti, devo farci l’abitudine. Ma tu devi capirmi, ci siamo ritrovati da pochi mesi, io ho una fottuta paura che tu possa trovare qualcuno senza i miei cazzo di problemi, senza il mio passato schifoso. E te ne possa andare lasciandomi nuovamente da solo e senza punti di riferimento!”

Cavolo, allora è questo quello che prova?
Queste sono le sue paure?
Ci sentiamo così inadeguati l’uno verso l’altro ma non riusciamo ancora a dirci quello che proviamo.

Gli prendo la mano e la stringo.
Lui solleva il viso e mi guarda.
“Sarà la centesima volta che te lo dico, io non vado via! Dove dovrei andare secondo te? Io voglio stare con te, con i tuoi casini, le tue paranoie e perché no anche la tua gelosia. Cerca di mettertelo in quella testa dura”
Gli afferro il viso e ripeto a un centimetro dalle sue labbra “Resto qui!” e gli poso leggere le labbra sulle sue.
Lui sospira e ricambia il bacio.
“Scusa per questa scenata!” Si scusa lui appoggiando la fronte contro la mia.
“Non si discute per avere ragione, ma per capire” Gli sussurro io.
"Cercherò di migliorare"
"Io vorrei solo non dovermi preoccupare delle razioni che possano nascere in te!" Spego.
Lui sospira e mi bacia la fronte.

“Ora devo andare, altrimenti i miei domenica ti faranno un culo quadrato!” Scherzo io.
“Allora è confermato? Domenica conoscerò i tuoi?”
“Ebbene si, preparati per un bel discorso”
“Va bene, però poi preparati anche tu così ti porto a conoscere anche la mia famiglia. Saranno contenti di conoscerti finalmente!”
“Aspetta, aspetta! Finalmente? Che significa?”
Mi guarda imbarazzato.
“Bhè... E’ da dieci anni che sanno della tua esistenza”
Bene. Tutto ciò non mi incoraggia! Maledizione! Però sono felicissima!
Gli sorrido e gli bacio la guancia.
“Ora devo andare per forza” Sussurro al suo orecchio.
“Vai ci sentiamo domani!”
“Buonanotte, e grazie per la bella serata”
“Grazie a te perché sopporti la mia testa dura, buonanotte tesoro”
Sorrido per il nomignolo. Forse, stiamo facendo qualche passo avanti.
Arriveremo prima o poi a una svolta.






Hola Amigos!!! 
Dato che il capitolo scorso che era lunghetto ha avuto successo (yeah!!!)
Perchè non fare lungo anche questo?? :)
Diciamo che il tema piscina era abbastanza lungo ecco perchè l'ho dovuto dividere in due.. Già sono lunghi in se per se questi due capitoli.. Immaginatevi i due uniti.. Una cosa che non finiva mai!!! 
Allora.. Bravi a chi indovinato che dietro quella voce ci fosse Liliana.
Nuovo capitolo con i complessi mentali dei due..
Che Tommaso fosse geloso ce ne siamo accorti un pò tutti (veramente??? non l'avrei mai detto!! *faccia stupita*) però che arrivasse fino a questi livelli.. Eh no!! Dai!!
Cambierà, non cambierà?? Non so!!! Lo scoprirete man mano.. :)
Quei due scapestrati!!! Provano dei sentimenti forti li uni per li altri e cosa fanno?? Non si dicono le paroline magiche -_- io li ammazzerei! Voi che dite??
Poi Liliana che dichiara guerra è una cosa un pò insolita.. (ma non mi dire!!!!)
E qui fa anche il ritorno nientepopodimeno che... Luca!!! Ve lo ricordavate?? :D 
P.s. Domanda: Vi piacciono questi capitolo più lunghi o torniamo alla lunghezza di prima? 
Io non so dove far finire il prossimo.. Vediamo un pò come mi girano :P
Bhè credo di aver detto tutto..
Anzi no!!!! C'è un avviso importante!!!
Ho scritto il prologo della mia seconda storia! che potete visionare... qui----->
 Never give up hope
Spero possiate dare un'occhiata... Il racconto è in fase di progettazione, arriverà presto (credo questa settimana stessa) il primo capitolo.
Se vi fa piacere andate a leggere ;) (This is pubblicità occulta shhhhhhh)
Ora ho detto veramente tutto!
A prestissimo!!! :*
P.s.2 Stavolta ho messo il mio colore preferito!!! Verde!!! U_U

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Capitolo 26
*** Dare voce al cuore ***


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Scendo dalla macchina e mi incammino verso il portone. Tommaso mette in moto e aspetta che entri e poi va via.
Mentre il portone si chiude inizio a salire le scale, ma mi sento tirare per la borsa.
Caccio un urletto e mi giro impaurita.
“Ma sei deficiente Matt! Ti odio! Mi fai prendere un colpo!”
Lui se la ride allegramente, aggrappandosi alla ringhiera.
“Sei una fifona!”
“Ma non rompere, muoviti saliamo. Altrimenti svegliamo tutto il palazzo”
“Allora per domenica, Tommaso viene a cena?” Domanda mentre saliamo le scale.
“Si e Miranda?”
“A malincuore si, siamo stati incastrati” Mi lancia uno sguardo severo.
“Dovreste dirmi grazie, a mamma farà solo piacere”
“Insomma, spero si dedichi su Tom e lasci stare la mia piccola”
“Ma sentilo... 'La mia piccola'...” Lo prendo in giro aprendo la porta.
“Bhè sono innamorato!” Sussurra, dato che i nostri genitori dormono, avviandosi verso la sua camera seguito da me.
“Almeno io ho il coraggio di dirlo!” Continua facendo spallucce.
“Che vuoi insinuare?” Domando arrabbiata.
“Che alle volte sei stupida! Tu lo ami, ma non riesci a dirglielo, cosa credi che non si vede?”
“Matt, è difficile...”
“Niente è difficile se c’è di mezzo il cuore, maggiormente quello tuo e il suo! Riflettici”
“Ok, prenderò uno specchio e mi rifletterò!” Cerco di smorzare l’aria. So che ha ragione.
“Si romperà... Povero specchio, non usare quello della mia camera”
“Sta tranquillo, non sono così narcisista!”
Mi sorride e mi tira un buffetto sulla guancia.
“Pensaci Marti” Mi da un bacio sulla guancia “Buonanotte”
“Notte fratellone, ti voglio bene”
“Idem”

Detto ciò, ci congediamo nelle nostre camere.
Mi cambio e mi infilo a letto. Matt ha ragione, devo aprire il mio cuore, devo mettermi in gioco, devo allontanare queste stupide paure.
Poi penso che c’è una battaglia in corso, con Liliana, e a maggior ragione devo dar voce ai miei sentimenti.
Lo devo per me e per Tommaso. Deve capire cosa prova il mio cuore ogni volta che sono con lui.
Prossimo obiettivo: dare voce al cuore.
Ci riuscirò!
 

Il giorno dopo, sabato, decido di non uscire, con dispiacere di Tommaso, ma devo studiare.
Matt e Miranda, invece, passano una giornata tutta per loro su casa in montagne di lei.
Passo la mattina sui libri, stacco gli occhi solo per il pranzo.

“Martina, hai programmi per stasera?” Mi domanda mia madre mentre siamo a tavola con mio padre.
“No mamma, perché?”
“Perché io e tuo padre andremo a una cena di compleanno di un suo collega, faremo tardi. E non ci andava di lasciarti qui”
“Mamma, mi stai invitando alla festa?” Domando scettica, insomma, non ho proprio voglia di andarci!
“In effetti si, se a te va”
“No grazie, veramente! Ma preferisco studiare. Ordino una pizza e rimango qui. Voi divertitevi”
“Va bene” Mi sorride e cambiamo argomento.

Dopo pranzo torno sui libri.
Ultimamente ho la testa così concentrata che non mi accorgo nemmeno delle ore che passano.
Esco dalla camera e vado in salotto, trovo mio padre ben vestito sul divano che sta aspettando la mamma e guarda la tv.
Mi siedo accanto a lui.

“Hei Marti, sei stanca?” Mi domanda lui.
“No papà, sto benone. Voi state uscendo?”
“Si, come al solito sto aspettando tua madre che non finisce mai. Perché voi donne ci mettete la vita a prepararvi?”
Scoppio a ridere.
“Papà è da trent'anni che sei sposato con mamma, ormai dovresti avere il callo a queste cose. E poi noi siamo più attente ai dettagli!”
“Sarà, ma poi noi ci annoiamo. Non vorrei mai che tu facessi aspettare il tuo spasimante!” Mi sorride.

Divento tutta rossa.
È la prima volta che ne parlo con lui. Che idea si sarà fatto? Ho così paura per domani! Quella cena metterà in soggezione tutti.

“Papà, non è il mio spasimante. Non siamo più nella preistoria. E poi sai che io sono una ritardataria cronica”
“Lo so bene! Non dimentico che hai preso i geni della mamma!” Mi strizza l’occhio.
“Che geni avrei io?” Fa capolino dalla camera da letto una mamma molto elegante.
“Wao, ma voi dove dovreste andare? A cena con attori di Hollywood?” Domando prendendoli in giro.

Sono da trent'anni che si sopportano, ma mai hanno ceduto alle difficoltà, si sono sempre amati e sono sempre stati uniti.
Quanto hanno avuto delle divergenze hanno sempre cercato di affrontarle, e mai, e dico mai hanno pensato di mollare per un solo istante.
Questo mi serve da insegnamento! L’amore vero esiste, ok è raro, ma loro ne sono la dimostrazione.

“Siete bellissimi ed elegantissimi” Sorrido davanti a quel quadretto.
Papà è in piedi vicino alla porta che prende le chiavi della macchina.
“Tu rimani qui?” Domanda lui.
“Si papà, tra un po’ ordino una pizza e poi probabilmente mi addormenterò sui libri”
“Non ti stancare! Per qualsiasi cosa chiamaci” Si abbassa mia madre a darmi un bacio sulla testa.
Per lei probabilmente sono ancora la sua piccola.
“Ok mamma. Divertitevi! Buonanotte!”
“Buonanotte a te cara”

Detto ciò chiudono la porta e si allontanano.
Ok, ora sono sola soletta. Il che è molto strano, visto che non sono mai da sola da tre anni in questa casa.
Rimango a fissare la tv per qualche minuto senza ascoltare realmente cosa dicono.
Per inerzia mi trascino nella mia camera e afferro il telefono.
Chiamo Tommaso, dopo tutto oggi non gli ho dedicato molte attenzioni.
Dopo un paio di squilli risponde.

“Martina, dimmi”
“Ciao Tom, che fai? Disturbo?”
“Assolutamente no, mi stavo preparando per venirti a trovare”
Cosa? Rimango a bocca aperta.
“Tu cosa stai facendo scusa? Non ho capito”
“Sto venendo a trovarti, scendi tra poco, ho voglia di vederti. E visto che Maometto, che saresti tu, non va alla montagna, che sarei io. Vengo io da te” Dice ridendo.
“In verità sono sola a casa. Che ne dici di una pizza davanti a un film?”
“Grande!! Passo a prendere le pizze e a noleggiare un film. Dimmi come la desideri la pizza?”
“Quattro stagioni grazie” Sorrido tra me e me. Quanto posso adorare questo ragazzo?
“Che schifo!”
Ok, ritiro tutto!
“Ma che dici? È buonissima!”
“Assolutamente no! Hai mai provato pizza con patatine fritte e wurstel?”
“Ah, quella è una delizia... Ma per favore! Calorica a mille!”
“Sentila, la quattro stagioni invece e dietetica” Mi prende in giro.
“Finiscila o ti chiudo il telefono in faccia. Che film prendi?”
“Scelgo io. Sorpresa mia cara”
“Va bene. Ti aspetto. A dopo”
“Ciao tesoro!”

Chiudiamo la conversazione e corro a prepararmi.
Sono un disastro, mi guardo allo specchio del bagno. Ho dei capelli che hanno preso vita propria. Orrore!
Calmiamoci!
Mi sciacquo la faccia, i denti e mi faccio un chignon alla meglio.
Torno in camera e mi infilo un leggings  e una maglia lunga fin sotto al sedere, e mi infilo le scarpe a stivaletto dalla Nike.
Faccio schifo me ne rendo conto, ma non posso fare di meglio. Giuro.
Torno in salotto verificando che sia tutto a posto.
Poco dopo sento suonare il telefono avvisandomi che Tommaso è arrivato.
Apro il portone per farlo salire e apro la porta.
Sale le scale a due a due ed eccolo davanti a me con quel sorriso strabiliante.

“Ciao” Lo saluto afferrando le pizze.
Lui mi da un casto bacio sulle labbra e ricambia il saluto.
“Ho trovato il dvd, ti sorprenderà!”
“Sono curiosa!” Grido dalla cucina.

Prendo due piatti dove appoggio le pizze, due birre e torno in salotto.
Appoggio tutto sul tavolino e ci sediamo sul tappeto con le schiene appoggiate al divano per terra.
Adoro starmene così. E la compagnia di Tommaso fa si che questa adorazione si moltiplichi.

“Che dvd hai scelto?” Domando curiosa.
“Ora lo vedrai”

Ha già inserito il cd e non mi ha voluto far vedere la copertina.
Con la luce spenta e solo quella del televisore acceso appoggio la mia testa sulla sua spalla e sospiro.
Cavoli, che pace! Potrei stare per sempre così!
Dopo poco, sento una musica che conosco alla perfezione.

“Non ci posso credere!” Urlo inconsapevolmente, alzando la testa dalla sua spalla.
Il film inizia con una grande barca. Pirati dei caraibi!
“Te lo ricordi?” Domanda con un sorriso splendido sul volto.
“Certo che lo ricordo! Avremmo avuto tredici/quindici anni, quando lo vedemmo la prima volta!”
“E’ il primo che abbiamo visto insieme”

Non può essere vero, questo ragazzo non può esistere davvero!
Possibile io sia così fortunata? Oddio, non proprio... Visto quante ne ho dovute passare prima di arrivare a questo punto.
Guardo questo raro esemplare che mi ritrovo davanti! Com’è possibile che si ricordi tutti questi dettagli?
Lo abbraccio di slancio e lui ride.

“Bhè noto che ti fa piacere” Ridacchia al mio orecchio.
“Ma come fai a ricordare queste piccolezze?”
“Non sono piccolezze tesoro se c’eri tu! Ricordo quel giorno come se fosse ieri. Eravamo tutti al cinema e tu eri due poltrone più distante di me, mentre guardavi il film ti abbuffavi di pop corn” Dice ridendo.
“Non è vero stupido! E poi che ne sapevo io di essere osservata? Se l'avessi saputo mi sarei contenuta” Incrocio le braccia al petto, finta offesa, e faccio il broncio.
“Non fare la sciocca! Eri bellissima, proprio perché eri naturale, non ti importava niente di nessuno, e io ero rimasto affascinato da te! Poi tutto si è capovolto, e non abbiamo mai più visto insieme un film, ecco perché mi ricordo di quella sera, era una nostra prima volta!”
Può essere più dolce?
“Ricordo alla perfezione quel giorno Tom, ricordo tutto di noi. E questo gesto è stato davvero una cosa sorprendente! Grazie” Mi allungo e lascio un bacio sulla sua guancia.
“Ora zitto, che Sparrow mi aspetta!” Aggiungo alla fine.

Lui mi sorride e iniziamo a mangiare la pizza.
Un po’ della mia, un po’ della sua, tra risate nel vedere il film, che avrò visto mille volte, tra commenti e tra quelle due bottiglie di birra.
Terminato il film sbadiglio e mi stiracchio.

“E’ sempre un bel vedere il mio Jack”
“Non mi dire che ora devo fare a botte anche con un televisore!” Sbuffa lui.
“Ma dai, lui è il mio sogno nel cassetto!” Dico, alzandomi da terra e portando i piatti con le bottiglie in cucina.
“Starò attento allora!” Dice accompagnandomi.
“Matt a che ora torna?” Domanda in seguito.
“Penso tra poco, aspetta che gli mando un messaggio!”

 

“Fratellone, a che ora torni? Devo aspettarti sveglia?”

 
Appoggio il telefono sul tavolo e rimaniamo in silenzio.

“Che ne dici di uscire a farci una passeggiata?” Domanda lui.
“Perché no, smaltiamo questa pizza” Però subito dopo mi ricordo del mio look non proprio consono a una serata fuori.
“Anzi, ripensandoci meglio rimanere qui”
“Perché? Vuoi smaltire la pizza in altri modi?” Domanda avvicinandosi a me con sorriso sornione.
Allarme!Non vorrei pensasse a cose sbagliate.
“No, va bene, usciamo! Solo che faccio schifo combinata così”
Tutto a un tratto il sorriso sparisce e diventa serio.
“Spero tu stia scherzando!”
Visto che non rispondo aggiunge con un sospiro rumoroso. “Martina, devi avere più autostima di te stessa! Sei meravigliosa anche con un sacco sulla testa! Smettila con tutti questi complessi”
“E’ solo che ho sempre paura di non essere all’altezza...” Rispondo in soggezione.
“E sbagli! Perché dovresti sentirti così? Guardami, anche io non sono vestito come si deve, ma non mi faccio i complessi!”
Bhè lui non ne ha bisogno, visto che tipo è! Con quel fisico, quegli occhi, quelle labbra… Nono, cambio di strada!

“Dovrò lavorarci su! Dai, usciamo!”
Detto ciò afferro la borsa, il cellulare e le chiavi di casa e usciamo.





Bonsoir :) 
Ecchimi con un nuovo capitolo... 
Oggi, per la gioia di alcuni sono di poche parole.. :( Perciò non vi romperò le palline con i miei monologhi.
Il capitolo è una sorta di "premessa" per il prossimo.. Che arriverà.. Facciamo domenica?? 
Visto che ultimamente sto aggiornando un pò più lentamente perchè l'università mi sta assorbendo dato che a giorni inizieranno gli esami e io ho una paura fottuta!! "Devi stare moooooolto calmo..."
Allora.. Se domenica sono libera aggiorno con molto piacere! (Il capitolo già c'è..)
Però purtroppo non sto scrivendo da un pò.. Motivo: leggi sopra!
Spero che nel week end possa dedicarmi alle mie idee che ci sono tranquilli! Ma devo solo mettere nero su bianco.. E voglio fare le cose fatte bene.. Non solo perchè devo.. ;)
Bene.. 
Saluto i nuovi arrivati, e coloro che continuano a seguirmi, sono sempre felice di sentire le vostre opinioni..
Anche quelli che hanno dato un'occhiata al prologo della nuova storia, che aggiornerò presto presto! Devo solo ritoccare qualcosina.. 
Ringrazio i miei fedeli lettori, coloro che commentano che sono nel mio ♥ 
Al prossimo!!! :*

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Capitolo 27
*** Lo dico sottovoce.. Amo te! ***


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L’aria è freddina. Siamo a metà ottobre. Mi tengo stretta nella giacca che ho preso prima di uscire.
Tommaso mi stringe la sua mano calda nella mia, che è un piccolo ghiacciolo.
“Ti fa freddo?”
“Sto bene” Sorrido, mi piace il Tommaso preoccupato.

Ci incamminiamo verso il centro. Dove di solito si fermano sempre i ragazzi il sabato sera.
Passiamo da un bar dove, maledetta coincidenza, c’è la comitiva di Tommaso.
Non che mi stiano antipatici. Affatto! Ma il mio problema è solamente una persona! Di sesso femminile, anzi, una cagna femminile!

Subito la inquadro, perché è difficile non vederla! Visto il modo di vestire e i suoi atteggiamenti.
Mini gonna, gambe accavallate, come se una persona potesse farle tranquillamente una tack ad occhio nudo!

“Guardate chi si vede... Il profugo è tornato!” Grida uno degli amici.
Tommaso stringe la mia mano come per tranquillizzarmi.
“Ciao ragazzi, che fate qui?” Domanda lui.
“Eravamo venuti a prenderci un cocktail. Oggi, data la tua mancanza improvvisa, abbiamo deciso di rimanere in paese. Così dopo una pizza ci sta un cicchetto”

Prendono a parlare tra di loro. Io, inizialmente interessata alla conversazione, mi sento osservata e mi giro per vedere chi mi osserva.
Ovviamente...
“Ciao Martina” Saluta Liliana.
“Ciao” Rispondo semplicemente. Non sono di molte parole. Mi sento tremendamente a disagio.

Non avevo messo in conto, prima di uscire, di fare comunella con altre persone.
Tommaso è preso a parlare con due suoi amici e mi stacca la mano per prendere qualcosa dalla tasca.
Io non sapendo che fare afferro il telefono, ricordandomi di Matt.
Infatti...

 

“Marti, arriviamo tra un’ora! Siamo vicino casa. Accompagno Miranda e torno presto. Non ho le chiavi, se puoi aspettami!”

 
Come se avessi scelta... Ovvio che lo devo aspettare sveglia, visto che i miei non ci sono.

“Ciao, sei Martina vero?” Mi domanda una voce femminile, facendomi sussultare.
“Si, sono io”
“Ciao, piacere io sono Giulia. Sono la ragazza di Pietro”
“Ah si, mi ricordo di te, della festa di ieri”
Ci stringiamo la mano.
“Già... Non abbiamo avuto modo di presentarci prima”
Mi è già simpatica a pelle. Non la conosco, ma già la buona volontà di presentarsi l’ha avuta.
“Ti va di venire con me? Ti presento le altre” Dice lei con un gran sorriso mentre indica il tavolino dove sono sedute quattro ragazze, oltre a Liliana.
“Va bene” Rispondo un po’ in imbarazzo.
“Tom, vado con Giulia” Aggiungo rivolta al mio ragazzo.
“Ok, io vado a prendere una birra. Vuoi qualcosa?”
“No, grazie. Tra un’ora devo essere a casa. Torna Matt”
“Va bene” Mi sorride e si dirige verso il bar con gli altri ragazzi.

Io seguo Giulia verso il tavolo delle ragazze.
“Ragazze, vi presento Martina, la ragazza di Tommaso” Esordisce lei.

Due di loro si presentano amichevolmente. Tranne le due amichette di Liliana, che contro voglia, e con un ghigno dicono solo i loro nomi.
Mi squadrano dalla testa ai piedi e ovviamente la mia timidezza prende il sopravvento.

“Non ti curar di loro, fanno sempre così! È nella loro abitudine” Mi sussurra Giulia.
“Oh, figurati! Lo so benissimo. Le conosco da quando eravamo piccole”
“Non ti invidio” Ridacchia.
Il che fa ridere anche me. È una ragazza tranquilla.
Ha dei capelli sul rossiccio, occhi vivaci e corporatura media. Mi è simpatica!
Parliamo un po’ fino a quando con tornano i ragazzi.

La serata sta passando tra le risate, ma noto Liliana che parlotta con le galline.
Dopo poco si alza e sussurra qualcosa a Tommaso. E si allontana.
Guardo curiosa il mio ragazzo, che si alza di seguito e mi sussurra all’orecchio: “Torno subito” e si dilegua.
Questo atteggiamento mi fa andare su tutte le furie.

Aspetto cinque minuti, mentre tutti parlano e ridono, ma lui non torna ancora.
Mi sto innervosendo seriamente. Mi alzo e vado verso la porta che porta fuori.
Esco ma non vedo nessuno, così mi avvio verso l’angolo esterno del locale.
Eccoli li.
Tommaso è serio mentre ascolta Liliana.
Sono a pochi passi di distanza l’uno dall’altro.
Vorrei tanto sapere cosa gli sta dicendo quella sgualdrina!
A un tratto lei si avvicina e gli sfiora la guancia con un palmo, lui è di ghiaccio, però lei continua e gli bacia la guancia. Lui, in risposta, chiude gli occhi e sospira.
E il mio mondo crolla, il mio cuore si rompe!

Quella sua espressione mi fa cedere le ginocchia! Ha un’espressione sopraffatta, rassegnata. Come se stesse combattendo contro qualche volontà.
Non ce la faccio più. La reazione dopo la delusione è la rabbia.

Mi avvicino a grandi passi a loro due.
“Scusate se vi disturbo. Non volevo interrompere nulla, anzi... Continuate pure! Io torno a casa, visto che sono di troppo”
Tommaso mi guarda sbigottito, non si aspettava di vedermi li. Mentre Liliana ha un’espressione compiaciuta.
Detto ciò giro i tacchi e me ne vado.
Sono incazzata nera! Sento che lacrime, di rabbia e di delusione, stanno emergendo.
Maledizione!

Affretto il passo e prendo la via di casa a testa bassa.
“MARTINA!” Sento gridare dietro di me, dopo poco. Ma non ho nessuna intenzione di fermarmi. Che vada al diavolo! Lui, quella troia, e tutti quanti! Non voglio ascoltare niente.
“Martina, aspetta!”
Sento che corre e dopo, mi afferra per il polso.
“Mi spieghi che ti prende?” Mi domanda.
“Cosa prende a me? Ma ti senti quando parli?” Urlo fuori di me.
“Si, mi ascolto molto bene! Che cavolo hai?”
“Sei uno stronzo!” Lo allontano con una spinta.
“E sentiamo perché sarei uno stronzo?”
Non ci posso credere!
“Ti stavi baciando con la tua ex maledizione!” Sbraito.
“Baciando? Ma sei normale? Era una carezza e poi ha fatto tutto lei!”
“Non credo proprio! Anzi, non avrei dovuto interrompervi! Volevo proprio vedere fino a che punto saresti andato oltre!”
Mi guarda con occhi sbarrati.
“Oltre?”
“Tom, non fingere! Ho visto la tua espressione. Come se tu stessi combattendo contro la voglia di scoparla contro il muro! Vuoi questo? Ti da così fastidio che con me devi aspettare così tanto? Bene, ti agevolo le cose! Va da lei! Sarà sicuramente felice di accoglierti”

Lacrime copiose escono timide dagli occhi e si riversano sulle guancie.
È questo quello che gli manca! E con me non può ottenerlo subito! E lei gioca su questo punto.

“No! Non voglio niente da lei! È solo un’amica! Nulla di più, non ho mai cercato niente da quando ti ho ritrovata! Non puoi dirmi certe cose” Dice, con uno sguardo perso.
“Credo che per lei sia più di un’amicizia!” Ringhio tra le lacrime.
In risposta, aggrotta la fronte. “Assolutamente no! Abbiamo condiviso una storia. Ma è solo questo: una storia di sesso finita. Come ti ho detto e ripetuto. Tutto qui. Per favore, non lasciare che lei si metta tra noi!”
Cerco di calmarmi un po’, facendo un respiro.

“Io ti amo Tom! Io mio amarti è qualcosa di traballante, ho sempre paura di quello che possa accadere. Ho paura di lei, ho paura che ti possa riconquistare. E io mi sento così inadeguata! Mi sento in competizione, giudicata. E questo è frustante!”
Lui rimane a bocca aperta.
“Tu mi ami?”
Questo mi fa ridere, con tutte le cose che gli ho detto lui domanda solo questo?
Sorrido, per la situazione. “Si!” Non volevo che venisse fuori in questo contesto.

Mi sorride anche lui.
“Sei tremenda! Mi ami e ti fai tutti questi complessi?”
“Perché non so se la cosa è condivisa!”
Si avvicina e mi sfiora il naso.
“Secondo te?”
Mi bacia le labbra.
“Ti amo Martina. Amo la tua insicurezza, la tua testardaggine, la tua timidezza, le tue fissazioni senza senso su tutte le cose. E non cambierei una virgola di te! Perché io mi sono innamorato di te così come sei”
Ho il cuore in gola.
Sembra assurdo ma devo ringraziare Liliana se oggi ci siamo aperti così tanto.

“Allora che stavi facendo con lei prima?” Sussurro a testa china.
Delicatamente mi solleva il volto, per guardarmi negli occhi.
“Mi aveva detto di riprovarci”

Io la uccido! Torno in dietro e la infilzo con i suoi stessi tacchi!
“L’avevo respinta, ma lei mi stava provocando quando mi ha sfiorato. E io ho fatto un sospiro solo perché stavo trattenendo la rabbia di non prenderla a pedate. È questa l’espressione che mi hai visto in volto?”
Faccio di si con la testa.
Lui sorride.
“Sei tremendamente gelosa lo sai questo? Ed è così eccitante!”
“Finiscila, che sei solo un piccolo bastardo!”
Ride e mi bacia sulle labbra.

Mi ama! Non ci posso credere! E io amo lui! Non sto nella pelle!
Lo abbraccio e rispondo al bacio con enfasi.
“Dovremmo tornare a casa, Matt sarà di ritorno!”
Mi stacco da lui.
“Ok, andiamo. Ma gli altri al bar?” Domando.
“Manderò un messaggio di scuse!” Mi strizza l’occhio.

“Giulia e le altre mi sono simpatiche sai?” Gli dico mentre, mano nella mano, torniamo a casa mia.
“Mi fa piacere, ti piaceranno anche i ragazzi”

Torniamo a casa e troviamo Matt che parcheggia nel garage la macchina.
“Hei sorellina!”
“Matt, com’è andata?” Domando.
“Oh, benissimo! Ci dovete venire anche voi! Abbiamo già programmato per capodanno, non fate quelle facce è presto lo so, ma è favoloso. Poi di quel periodo ci sarà anche la neve! Sarà stupendo!”
“Ok, immagino ti sia piaciuto!” Lo prende in giro Tommaso.
“Finiscila! Dove eravate?” Domanda Matt.
“Siamo andati a fare due passi, mamma e papà non ci sono ancora?”
“No! Ho provato a citofonare ma non ha risposto nessuno!”
“Va bene, allora ti aspetto!”
“Certo, chiudo e ti raggiungo. Buonanotte Tom, ci vediamo domani a cena!”
“Non mancherò”

Io e Tommaso torniamo al portone.
“Bhè, allora sei pronto per domani?” Domando.
“Ho scelta?” Risponde con un sorriso.
“Ti è così di peso?”
Stiamo andando avanti a domande?
“Assolutamente no!” Mi abbraccia. “Anzi, finalmente posso mettere in chiaro la situazione”
“Se ti massacrano. esco l’ascia!”
“Ahahahah, avrò il mio Rocky personale!” Dice lui tra una risatina.
“Ora vado, prima che Matt torni!”
“Marti, nonostante tutto è stata una serata splendida!”
“Devo dartene atto. Hai ragione”
Mi guarda e mi sorride. Com’è bello! Lo adoro! Riempie il mio cuore solo con un sorriso.
“Ti amo piccola, e ora che finalmente ce lo siamo detti, preparati a sentirtelo dire spesso!”
Oh cavolo, ecco che divento rossa fino alle punte dei piedi.
Mi bacia.
“Ti amo anche io Tom”
“Ora vado, buonanotte tesoro”
“Buonanotte a te!”
Gli sorrido e apro il portone.

Subito dopo mi raggiunge Matt mentre Tommaso si allontana verso la sua macchina.
“Allora come vanno le cose?” Mi domanda mio fratello entrando in casa.
“Avevi ragione sai? Le cose stanno cambiando!”






Salve, salvino salvetto!
Ops.. Oggi non è domenica.. Avrò il calendario sballato??
*Chiede scusa mettendosi in ginocchio sui carboni ardenti* Abbiate pietà!!! 

In compenso però domenica ho aggiornato la mia seconda storiella.. E' vero che andrete a dare un'occhiata??? *dicono si in coro* siete adorabili!!! *_*

Su questo capitolo che c'è da dire???

Date fiato alle trombe e sparate coriandoli!!! Si sono detti le due paroline famose!!! Ohhhhhh finalmente!!!

Da un sondaggio non ufficiale, ho notato che parecchie di voi aspettano trepidanti il "momento clu non soft della coppia" ahahahah mi fate morire!! In ogni capitolo mi sento in soggezione :P 
Abbiate pazienza!!! :) 

Comunque tornando a questo capitolo che ne pensate della perfidia di Liliana?? Ma c'è o ci fa??
Me lo sto chiedendo ormai da tempo anche io..

Preparatevi per questa cena..

E poi domanda del giorno: Matt e Miranda che hanno combinato??? Parleremo di loro nel prossimo capitolo :)

Saluto le persone che si sono aggiunte in questi giorni, benvenute! Se volete partecipare alla mia storia (mi farebbe un sacco, quello di patate, piacere!!!)
Ringrazio chi continua a seguirmi e alle mie amichette che mi commentano!!! Siete favolose!!! *_*

Che altro dire?? Ah.. Oggi sono arrabbiata perchè non posso andare a vedere la convention di mio marito (si sono sposata.. volete sapere con chi??? Ian.. Ian chi?? Ma Ian Somerhalder!!!) ecco.. perciò mi vado a mangiare un gelato doppia panna così mi drogo di zuccheri e non ci penso!!! :(

Me ne vado.. Mi sento depressa!!! Basta.. Ciao!!!
Ci sentiamo prestissimo!! :*

P.s. colore marrone come il mio animo!! (mi sto facendo paura da sola..)

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Capitolo 28
*** L'amore cambia le persone ***


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Il mattino dopo, mi sveglio tutta pimpante e allegra, con un sorriso stampato in faccia di pura beatitudine.
Saltellando, mi dirigo in cucina per fare colazione.
“Martina, finiscila con quell’allegria di prima mattina. Sono distrutto! Non so se riesco a sopportare la cena di oggi” Borbotta, con voce assonnata, un Matt stravaccato sulla sedia che sorseggia il suo caffè mattutino.
“Fratellone, chi ti ha ridotto così? Forse troppo movimento con Miranda?”
“Ma sei scema o cosa?”
“Non fare l’ingenuo! Vi conosco! E tanto stamattina vado a correre con Miranda, perciò mi racconterà tutto lei!”
“Come fate a correre? Io torno nel letto”
È proprio un bradipo!
Detto ciò, torna strisciando i piedi verso la sua camera.

Mia madre è già in attivo.
Esce dal bagno con la cesta dei panni bagnati per stendere, mentre mio padre ronfa ancora.
“Buongiorno madre” La saluto con un bacio sulla guancia, mentre verso del caffè nel latte.
“Buongiorno Martina, oggi pomeriggio mi aiuti per la cena? Ho molte cose da fare”
“Ma certo! Io faccio il dolce” Aggiungo sorridendo.
Amo pasticciare, maggiormente con i dolci. Farò una torta di buon auspicio per me e Matt.
“Va bene, però devi aiutarmi anche con le altre cose”
“Ok sergente! Agli ordini” Dico con il vocione.
Mia madre scuote la testa sorridendo e si allontana fuori al balcone.
Faccio colazione e torno in camera. Mi infilo la tuta e mando un messaggio a Tommaso.
 

“Buongiorno amore. Dormi ancora? Io vado con Miranda a correre. Ci sentiamo più tardi. Un bacio”

 
Afferro le chiavi di casa e della macchina e infilo tutto quanto in borsa.
“Mamma, io vado a correre con Miranda”
“Va bene, avvisala che per le 20 stasera iniziamo la cena”
“Riferirò! A dopo!”

Esco di casa e mi infilo in macchina andando dalla mia amica.
Dopo aver salutato Giovanna, la mamma di Miranda, ci dirigiamo verso il campo.
 
“Allora, com’è andata la gita?” Domando, dopo il secondo giro di campo.
“Non mi far parlare mentre corro! Che già non ho più fiato”
“Ma quanto sei vecchia?” 
“Ti ho detto di non istigarmi alla parola! Mi serve una bombola d’ossigeno!”
Che esagerata.

Facciamo un altro giro di corsa sostenuta e Miranda rallenta.
“Basta, non ce la faccio più!” Si piega in due con il fiatone.
“No, fammi capire... Non ti sei tenuta in forma con mio fratello?” La prendo in giro.
“Finiscila! Se avessi più fiato ti avrei azzannato!” Mi minaccia ridendo.
“Si,si. Allora quando mi racconterai tutto?”
“Se ci sediamo e prendiamo fiato ti racconto”
“Ok, ma ricordami di non invitarti più a correre”
“No figurati, mi rifiuterò tranquillamente!”

Nonostante io ormai sappia da anni l’antipatia di Miranda verso qualsiasi forma di sport, non perdo occasione di smuoverla, e lei imperterrita ogni volta, sapendo la sua difficoltà, accetta sempre. Chi sarà più deficiente delle due? Io o lei?
Sicuramente lei, che aspetta una qualche forma di miracolo che gli faccia piacere lo sport. Con l’aggiunta di me che gli do pure corda...

“Siediti e prendi fiato, io faccio un altro giro”
Infilo le cuffie e riprendo a correre.
Il venticello e il sole timido, mi mettono allegria.
Infatti sorrido senza senso e muovo la testa a ritmo di “Lucky Strike” dei Maroon Five.
Chi mi vede, si starà domandando quale droga io abbia assunto.

No signori e signore, amo solamente! Amo la vita, che al momento mi sorride, amo un uomo che ricambia i miei sentimenti, amo quella pazza della mia amica che ora è stesa sugli spalti e amo la mia famiglia che non solo accetta la mia relazione con l’uomo dei miei desideri, ma anche per il fatto che stasera ha avuto l’ardire di conoscerlo. Oddio! Stasera... Mi sale l’ansia... Spero che vada tutto bene e che non ci scappi il morto.

NO DAI! Che cavolo... Riprendi la tua allegria Martina, andrà tutto bene! Ci saranno anche Matt e Miranda al tuo fianco, sempre che Miranda non stramazzi al suolo per un infarto improvviso per l’agitazione. Pensa la mia coscienza.

Torno da lei, che nel frattempo si è stesa e sonnecchia.
“Hei!” La chiamo, sedendomi accanto pronta a una attento e scrupoloso racconto. Evitando, tuttavia, i tratti delicati che si riferiscono a mio fratello.
“Sei ancora viva? Ok, ora è definitivo. Sei il mio idolo” Ridacchia lei.
“Smettila e non sviare l’argomento! Sputa il rospo bambola!”
Sbuffa. “Ok, ok...”
Si siede accanto a me e guardiamo la gente correre e i bimbi giocare a pallone.
 “E’ stata una giornata interessante, purtroppo non c'era la neve ancora ad alta quota e non abbiamo potuto soddisfare al meglio di quella giornata, ma siamo stati benissimo. Abbiamo acceso il camino. Abbiamo parlato, e...”
“Ok, stop stop! Qui puoi saltare l’avvenimento” Mi tappo le orecchie con le mani.
“Dai Marti non fare la deficiente! Ok è capitato, ma è stata la prima volta tra me e lui, e come mia sorella-cognata dovresti esserne felice! Non perché stiamo parlando di me o tuo fratello, ma perché stiamo bene insieme. Cavolo, è la prima volta che proviamo queste cose, no? Sia io che lui...”
La guardo a bocca aperta! Devo dedurre che questa storia veramente li ha cambiati.
“Wao... Sono senza parole! Sei cambiata da quando stai con lui, e anche lui ha qualcosa di diverso. Vi vedo, non so, più maturi, più responsabili. Diciamocelo, eravate puttanieri tutti e due, e poi dicono che gli opposti si attraggono, secondo me ne dicono di cazzate!”
“Bhè non proprio, tu e Tom siete abbastanza diversi”
“Tu credi? Non penso... Alla fine siamo fatti della stessa pasta. Ma non sviamo. Parlavamo di voi. Miranda, io sono contenta per voi! Te lo giuro! Sei la cosa più bella che potesse capitare a mio fratello, e lui a te. Vedo una luce diversa nei tuoi occhi quando parli di lui, che non ho mai visto in tutti questi anni che ti conosco”
“Non mi far commuovere dai!” Sentenzia con i labbro inferiore sporto in avanti.
Scoppio a ridere! “Che scema che sei!”

Mi abbraccia e sorrido. Sono felice per lei, se lo merita. E se lo merita anche Matt. Com’è strano, si conoscono da una vita, ma hanno scoperto di provare qualcosa solo ora.
“Dai, continua, su!”
Sciolgo l’abbraccio e la invito a continuare il racconto.
“E niente, abbiamo passato la mattina a casa, abbiamo cucinato, come una vera coppia, insieme. Ci siamo addormentati sul divano e poi la sera l’abbiamo passata ad una festa in paese. È stato rilassante e romantico. Infatti abbiamo pensato che a Capodanno andremo nuovamente li, ci sarà la neve e tutto sarà più emozionante. Ovviamente verrete anche voi”
“Secondo me è presto parlarne ora! Comunque è una bella idea”

Torniamo a guardare il paesaggio e rimaniamo un attimo in silenzio.
“Ora tocca a te piccoletta! Che avete fatto?” Domanda.
“Ho passato la giornata tra i libri, cosa che non hai fatto tu mia cara e non te ne uscire all’esame che vuoi essere suggerita, poi la sera i miei sono usciti e sono rimasta sola a casa. Mi ha raggiunto Tommaso e abbiamo passato la serata insieme…”
“Wao wao! Che notizione, e dimmi com’è a letto? Tanto lui mica è mio fratello... Non mi scandalizzo!”
Mi interrompe, e come al solito la perversa Miranda fa capolino tra noi. La guardo con un sopracciglio alzato.
“Che è? Che ho detto?” Smorza il suo sorriso.
“Ritiro tutto quello che ho detto prima, zero maturità mia cara! Non sei cambiata per nulla” Scuoto la testa divertita.
“Non mi dire che hai avuto li quel pezzo di manzo e non ci hai fatto nulla!” Grida, incredula.
“Abbassa la voce, cretina! Che ti urli!”
“Ops...”
“Si ops e un cavolo! Non è successo nulla. Abbiamo mangiato, guardato un film e poi siamo usciti. Però lì è successa una cosa” Dico diventando un po’ rossa e abbassando il capo.
“Cosa, cosa? Qualcosa turba la mia amichetta!”
“Bhè... Abbiamo trovato Liliana e gli altri...”
“Quella stronza! Sempre in mezzo ai piedi” Ovviamente mi interrompe nuovamente.
Sospiro e riprendo.
“Siamo stati a un bar insieme, ho conosciuto le ragazze del gruppo, di cui tre sono molto gentili, però vedevo le oche parlottare tra di loro, a un tratto Liliana dice qualcosa a Tommaso e si allontanano insieme, io poi scopro quella stronza palpare il mio ragazzo e mi incazzo a morte, bhè non te la porto per le lunghe, abbiamo litigato, però nella lite mi è uscito il ti amo”
Mi guarda e sbarra gli occhi.
“E lui?”
“E lui... Ricambia!” Rispondo con un sorriso felice.
“Non l’avrei mai detto...”
“Mi stai prendendo per il culo?”
“Ma dai Marti! Eravate solo voi due che non lo sapevate ancora”
Sbuffo rumorosamente.
“Sei la solita guastafeste!”
“Ma ti voglio bene, lo sai!” Mi abbraccia. “Sono contenta per te! Finalmente vi siete decisi! Era ora!” Mi da un bacio sulla guancia.

Per il resto del tempo a disposizione, e al diavolo la corsa, parliamo e parliamo. Di stupidaggini, di cose serie, di noi...
A un tratto.

“Hei pulzelle!”
Ci giriamo e due grandi occhi verdi fanno capolino nel nostro campo visivo e il mio cuore prende a ballare la conga.
“Ciao Tom” Saluta Miranda.
“Ciao a voi”
“Che ci fai qui?” Domando, dopo aver ordinato al cervello di riprendere a funzionare.
“Il messaggio ricordi? Cercavo di contattarti ma visto che non rispondevi sono venuto qui”
“Ok... E’ successo qualcosa?”
“No, no... Tutto come al solito” Si siede vicino a me e mi mette la mano sul ginocchio.
Lo guardo e vorrei sfiorargli quel ciuffo che ingombra il suo sguardo.
“Martina, a proposito a che ora oggi ci sarà la carneficina... Hem... La cena?” Domanda Miranda alla mia destra.
“Ah si... Alle 20!”
“Bene. Devo portare qualcosa?”
“Solo il tuo culetto, dolce fanciulla” Sorrido falsa.
“Finiscila! Non ti ho ancora perdonato per questa carognata che mi hai fatto!”

È vero... Ha tenuto il muso per due giorni di seguito. So quanto gli tormenta questa cosa, è la prima volta che fa conoscenza dei miei genitori come suoceri, anche se ormai li conosce come le sue tasche, visto che ci conosciamo da diciassette lunghi anni.

“Non fare la difficile, ormai ti conoscono! Figurati se hanno qualcosa da ridire!”
“Infatti... Dovrei essere io quello agitato. Sicuramente avranno da ridire mooooolto su di me!” Si intromette Tommaso, enfatizzando sul molto.
“Smettetela tutti e due! Ci saremo io e Matt a salvarvi! Per l’amor del cielo è solo una cena!” Sbotto esasperata.
Ok, sono agitata anche io! Ma non ne facciamo un dramma... No?
“Ok, va bene! Comunque ora devo tornare a casa. Mi dai un passaggio Marti vero?” Miranda si alza in piedi e si para di fronte a me.
“Certo, tanto devo tornare anche io” Mi alzo anche io, seguita da Tommaso.

Ci avviamo alle macchine.
“Miranda passo a prenderti stasera? Andiamo insieme alla casa di Martina?” Domanda Tommaso.
“Va-va bene. Se non ti è un disturbo” Risponde, presa alla sprovvista, lei.
“No, no, nessun disturbo alle 19.50 passo da te”
“Miranda, è vero che non farai tardi?” Domando con un sorriso sulle labbra. Sapendo che quando deve scegliere cosa mettere, ed essendo in più agitata, ci metterà la vita.
“No, no. Promesso! Sarò puntuale”
“Ok, allora io vado, buon pranzo” Dice Tommaso e poi avvicinandosi a me “Ci vediamo alle 20, a dopo” Mi lascia un bacio semplice, ma che mi fa svolazzare, sulle labbra.

Ci infiliamo in macchina e avvio il motore.
“Siete proprio cotti ragazzi miei, e siete così carini!”
“Smettila! O stasera ti avveleno!”
Ridiamo insieme e torniamo a casa.






Hola!!!!
Ragazzi miei mi sento stanca... *sbadigla rumorosamente* vedere tutti questi ragazzi che hanno finito la scuola mentre tu al 14
GIUGNO sei sui libri per gli esami universitari imminenti ti fa rabbia e tristezza...
"Guarda che sono 3 anni che vai avanti così" vocina del piffero! Taci!!!
Allooooooooooora!!! Che ne dite?
Principalmente in questo capitolo si parla un pochetto di Miranda e Matt.. Ho visto che a perecchi di voi piacciono i due pazzoidi.. 
Loro, come avete letto, hanno gia "consumato" ora mi prenderete a picconate perchè volete che anche quegli altri due si decidano...
Don't worry baby... ;)
Cena! La parola chiave del prossimo capitolo sarà: cena!
E finalmente direte voi!! Hei.. Non mi trattate così :'( ho un animo sensibile io eh!!!
Bene, non so che altro aggiungere perchè veramente mi sento stanchissima :O vorrei dormire per 24 ore o andare direttamente in letargo.. Bho, deciderò a breve! :P
Vado :)
"Oh finalmente ti levi dalle palle" Farò finta di non aver sentito!! -_-'
Saluto chi si è aggiunto nella comitiva dei miei lettori!!
E ringrazio chi mi segue ancora, chi commenta e chi legge silenziosamente anche se vi vorrei sentire tutti.. :( 
A prestissimo!!!! :*
P.s. domenica aggiorno Never give up Hope!!! :D

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Capitolo 29
*** Aggiungi due posti a tavola ***


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Dopo pranzo, inizio a pasticciare per la torta.
Decido per il mio cavallo di battaglia: la torta tartufina. Un’esplosione di calorie allo stato puro! Cioccolato, su cioccolato ricoperto di triplo cioccolato.
Finisco di guarnire e si sono fatte le 18.

“Martina puoi venire un attimo in camera?” Chiede Matt.
Lo raggiungo e mi siedo sul letto.
“Marti, ti ricordi vero, che tra poco è il compleanno di Tommaso?”
Spalanco gli occhi di rimando. Questo me l’ero completamente dimenticata.
“A quanto pare dalla tua espressione, ti è passato di mente”
“Decisamente! Che progetti avete?”
“Noi ancora nulla, volevo chiedere a te. Tu sei quella delle idee geniali”
Ci rifletto su un attimo. Poi la lampadina si accende.
“Festa a sorpresa!” Saltello sul letto, anche se sono seduta.
Il sorriso di Matt si illumina come a natale.
“Hai ragione! Ma dove farla?”
“Potremmo affittare la sala giù al pub vicino al parco... Che ne pensi?” Propongo.
“Favoloso!”
“Quando è il compleanno?” Domando, ormai in estasi.
“Tra una settimana!” Risponde tranquillo mio fratello.
“Che cosa?” Urlo, saltando in piedi.
“E’ prestissimo! Da domani dobbiamo metterci all’opera! Devo avvisare i suoi amici, raccogliere i soldi, trovare il regalo adatto... E... Perché diamine mi guardi così?” Continuo.
Matt è appoggiato al muro e ha un ghigno sul viso che mi fa rabbia.
“Sei emozionata, sembra...”
“Sai che mi piacciono le cose fatte bene! O sono come dico io, o non le facciamo nemmeno”
“Va bene sergente, fatti aiutare da Miranda, io purtroppo lavoro, però posso aiutarti in serata per aggiustare la sala”
“Va bene fratello, non ti preoccupare”

Faccio per uscire dalla camera, ma torno indietro.
“Volevo dirti, che sono contenta per te!”
“Per cosa Marti?”
“Per aver trovato la tua parte mancante, ve lo meritate!”
Lui, inizialmente stralunato, si avvicina e mi abbraccia.
“Per me significa tanto quello che hai detto”
Mi bacia la testa e stringe la presa.

È sempre stato un ragazzo con la testa sulle spalle, ma da quando ha avuto la sua prima delusione d’amore, ha visto nero ogni qualvolta si trattava di amore.
Quella tipa le ha proprio spezzato in due il cuore, è stato parecchio tempo con lei, ma era di un altro paese e si vedevano poco. E la tipetta in questione, ha deciso di consolarsi nel frattempo con un baldo giovanottone.
Matt ha scoperto i messaggi, non proprio onorevoli, sul telefono di lei.
E lei ovviamente colta sul fatto, non ha negato nulla. Anzi... A quanto pare il giovanottone era più dotato di mio fratello. E lei non ha fatto mistero nel dirlo.
Lui, poverino, scosso da tutto, ha chiuso a doppia mandata nell’armadio il cuore e ha fatto parlare per parecchio tempo l’amico dei paesi bassi.
Ogni sabato sera cambiava ragazze, se le portava nei bagni del locale di turno e ci giocava.
Per fortuna, spero che questo periodo sia finito.
A quanto pare Miranda ha cucito quel cuore e lui ha sbloccato la doppia mandata e gliel’ha messo tra le mani.

“Ma guai a non farla soffrire! Altrimenti ti tiro la parte del tuo corpo a cui tieni tanto”
Lo avviso, puntandogli contro l’indice.
Lui alza le mani in segno di resa e sghignazza.
“Va bene, va bene! Lo terrò a mente”
“Bene, ora vado ad aiutare mamma”

Saltello in cucina e trovo mia madre impazzita tra i fornelli. Sembra avere trecento braccia, perché sta facendo tutto contemporaneamente, quasi senza respirare.
“Ti serve aiuto?” Domando intimidita dal cucchiaio di legno che fa volteggiare tra le pentole.
“Apparecchia la tavola!” Ordina.
“Vado”

Apparecchio a perfezione. Molto elegantemente.

Tovaglia verde acqua, al centro un vaso con dei fiori, candelieri ai lati del vaso. Piatti bianchi, bicchieri per l’acqua e il vino e posate ai lati del piatto.
Mi piace! Ottimo lavoro!

“Mamma qui ho finito, a che punto sei?”
Torno in cucina.
“Ho quasi finito, per favore spegni il forno”

Dopo averla aiutata e tranquillizzata, alla fine non viene a cena mica il Papa, che diamine, vado in bagno per lavarmi.
Con l’accappatoio in dosso spalanco l’armadio e guardo con sguardo di sfida, le sue ante. Come se i vestiti adatti uscissero con un balzo e si posizionassero direttamente sul mio corpo.
Faccio un sospiro di rammarico e inizio a frugare. Vediamo un po’ che ne esce.
Questo no.
Questo è troppo vecchio.
Questo è troppo caldo.
Questo è troppo freddo.
Questo è troppo corto.
Questo è troppo colorato.
Eccolo!
Vestito blu con scollo quadrato, con un corpino molto semplice a mezze maniche, e il sotto a palloncino. Il tutto molto informale e delicato. In vita una piccola cintura di cuoio marronicina. Scarpe alte, e con un’idea lampante, mi avvicino al cassetto degli accessori e rovisto dentro fino a quando non trovo la collanina che mi ha regalato Tommaso ai miei tredici anni. Per i capelli decido di tirarli su con qualche ciocca che scende sul collo.
Mi guardo allo specchio e per la prima volta in tutta la mia vita, mi trovo bella.
Sarà la collana a darmi forza? A darmi autostima?
Guardo l’orologio e manca un quarto d’ora alle 20.
Busso alla porta di Matt.

“Matt posso entrare?”
“Entra pure”
Apro la porta e lo trovo che si sta infilando la giacca.
Si blocca quando mi vede.
“Stai... Bene!” Ammette titubante.
“Grazie” Mi faccio timida.
“Sei nervosa?” Riprende a vestirsi.
“Si nota così tanto?”
“Bhè... Continui a battere il piede nervosamente”
Noto il ticchettio del tacco sul pavimento. Non ci avevo fatto caso.
“No, sono tranquilla!” Respiro e cerco di allontanare la negatività.

“MARTINA!” Urla mio padre dalla camera da letto.
Che diamine è successo, per farlo gridare così?
Mi catapulto da lui. Che con i tacchi è tutto dire. Rischio la rottura del collo!
“Mi fai il nodo alla cravatta?” Domanda con un sorrisino, quando apro la porta.
“Papà! Mi hai fatto prendere un accidente! Tu e Matt potreste essere fratelli gemelli”
“Che offesa!”
Ridacchio e inizio il nodo che per anni lui non ha mai imparato a fare.
Mi mordo il labbro per l’attenzione che riservo a questo nodo, per farlo uscire bene, come se da questo dipendesse lo svolgimento della serata.
“Stai tranquilla tesoro” Dice mio padre con un soffio.
Sollevo la testa con un’espressione interrogativa.
“Cioè?” Domando.
“Andrà bene, se lui è degno di te, questa serata sarà la sua conferma!”
“Ecco, nodo sistemato. Grazie papà!”
Lo abbraccio e gli bacio una guancia.
“Ma la mamma?” Domando non vedendola.
“E’ in bagno, credo...”
Vado in bagno e la trovo a truccarsi.
Tutto come sempre, come se dovessimo andare allegramente a ristorante. Speriamo l’atmosfera sia quella.

Sento citofonare. E mi si gela il sangue.
“Vado io!” Urla Matt.
Io mi catapulto in camera, afferro il cardigan e lo infilo sul vestito.
“Mamma muoviti!” La sprono, e lei esce di corsa dal bagno per mettersi le scarpe.
Mi dirigo all’ingresso, dove in quel momento fa capolino Miranda con una pianta di gardenia tutta ben impacchettata e con un sorriso tirato. Lascia un bacio nervoso sulle labbra di mio fratello e si posiziona accanto alla porta.
Mi fa un piccolo cenno del capo e io gli strizzo l’occhio.
Ha una semplice gonna e il tutto ricoperto da un cappotto nero.
Dopo poco, ecco che entra colui che fa battere all’impazzata il mio cuore, infatti ora sta galoppando.
Ha ripreso i panni dell’amministratore d’azienda. Costume nero e camicia bianca.
Mi sorride caloroso e io mi avvicino a lui, mi lascia un bacio sulla guancia e sussurra “Sei bellissima, e quella collana è perfetta”
Se n’è accorto!
Accarezzo il ciondolo e sorrido timida.

“Eccoci!” Esordisce mio padre.
“Salve” Squittisce Miranda.
La guardo interrogativa. È proprio una corda tesa stasera.
“Buonasera” Arriva mia madre con un sorriso sulle labbra. Che mi fa tranquillizzare in un attimo. Forse, e dico forse, andrà tutto bene, e saranno tutti contenti, compresa io.
“Salve, io sono Tommaso” Allunga la mano verso mia madre.
“So chi sei, io sono Monica” Sorride gentile, come una donna di casa benevola.
“Invece io sono Biagio” Si presenta mio padre, afferrando la mano di Tommaso.
“Miranda, le presentazioni non le facciamo con te, è un piacere rivederti in questa casa, maggiormente ora che sei la fidanzata di nostro figlio” Sorride radiosa mia madre.
Miranda in un attimo allenta l’agitazione e sembra come se avesse emesso un sospiro di sollievo.
Sorrido perché so come si sente, ora si godrà la serata. Ha avuto la benedizione dei miei.
“Ecco questa è per voi” Allunga la pianta verso mia madre.
“Ma non dovevi, è fantastica!”
“E questo è per la serata, spero sia ben accetto” Dice Tommaso, mentre fa uscire dal nulla una bottiglia di vino rosso.
“Oh, grazie!” Dice subito mio padre, intenditore per eccellenza di vini.
“Ma è fantastico!” Aggiunge sempre lui “Annata eccellente!”
Guarda stupito il ragazzo, e lui sorride ringraziando.
“Comunque vorrei subito esordire dicendo che in questa famiglia non esiste nessun Lei o Voi, io sono Monica e lui è Biagio, senza altri nomignoli. Ok?” Domanda subito dopo mia madre.
“Anche noi mamma? Ops... Monica?” Domanda subito afferrando la palla al balzo per una battuta, Matt.
“Simpatico...” Questa è la risposta di mia madre.
 
Ci accomodiamo a tavola e mamma va in cucina per prendere gli antipasti.
“Complimenti per la scenografia” Si congratula Miranda.
“Modestia a parte... Grazie Mira” Dico io.
“Qualcosa mi dice che sei stata tu” Osserva lei, sedendosi accanto a Matt da un lato.
Tommaso si accomoda accanto a me da un altro lato e mio padre dall’altro ancora.
Abbiamo fatto le coppiette, osservo ironicamente, mentalmente.
“Brava!” Mi sorride Tommaso stringendomi il ginocchio sotto la tovaglia.
Mi si blocca il respiro e un brivido mi percorre tutto il corpo.
Calmati Martina! Mi sprono da sola.
“Ecco qui, spero vi piaccia” Arriva mia madre con i vari piatti che depone sul tavolo.
Quanto ha preparato? Io già con tutti questi antipasti starei piena per una settimana.
Matt come al solito, si catapulta per primo sui piatti.
“Buona cena ragazzi” Ci augura mio padre.
Io prendo della polpa di granchio, del salame e del formaggio e inizio a spilucchiare, guardando la mia famiglia che chiacchiera allegramente.

“Allora, Miranda, come va l’università?” Ecco, si inizia con le domande.
“Bene Monica, ma penso di laurearmi dopo Martina, lei ha messo il turbo e io invece sono un po’ più lenta”
“Ma c’è da dire che io non ho avuto vita sociale in questi anni, perciò mi sono dedicata allo studio, non è che me ne vanti così tanto” Puntualizzo io.
“Vergognati!” Ribatte Matt con la bocca piena. Si guadagna un’occhiataccia dalla sottoscritta.
“E tu Tommaso? Come vanno le cose?” Domanda mio padre posando le posate sul tovagliolo e guardando il diretto interessato.
Ci siamo!
“Bene, non mi lamento, sto dando una grande mano a mio padre per l’azienda, e da quando ho ritrovato vostra figlia le cose sono migliorate ulteriormente” Mi regala un sorriso per ringraziarmi.
“E in che modo sono cambiate?” Domanda civettuola mia madre.
Smetto di mangiare e guardo l’interrogatorio in atto.
“Bhè, è molto semplice, mi ha perdonato per delle cose che ho fatto e ho scoperto che con il suo animo perfetto e straordinario riesce ad aprire il suo cuore e a guardare la realtà meglio di chiunque altro”
Rimango senza fiato, e lo guardo con occhi sbarrati.
“Alle volte è troppo buona, o troppo ingenua” Sussurra mia madre.
Mi volto di scatto a fissarla.
“Non penso, cioè non è che non lo penso perché si tratta di me, assolutamente, ma so per certo che riesce a capire quali sono le situazioni in cui perdonare e capire e le altre in cui invece no” Puntualizza lui, con una punta di... Orgoglio?
“Noto che la conosci bene, e devo dire che sei onesto! Te lo meriti ragazzo, bravo!” Osserva mio padre.
Lo guardo con occhi luccicanti! Quanto amo quest’uomo? Il mio papà!

Continuiamo la cena tra arrosto, insalate, frittate e chi più ne ha più ne metta.
La serata si svolge con ancora delle domande per Tommaso e anche per Miranda.
Gli animi si allentano e si ride anche per le battute di Matt, che per fortuna riesce a smorzare l’atmosfera quando diventa pesante.
Verso la fine, mi alzo e vado a tirar fuori dal frigo la mia torta.
“Ecco la specialità della casa” Urla Matt, so che gli piace un sacco questo dolce.
Sorrido e puntualizzo “Matt non essere avido! Lasciaci almeno le briciole!”
“Sorella sei una stronza!”
“Matt!” Lo bacchetta mia madre. E ovviamente scoppiamo a ridere.
Non le è mai piaciuto che usassimo questi termini, maggiormente in presenza di invitati.
Taglio la torta e la distribuisco e la gustiamo. Devo dire che ogni volta è sempre più buona.
“Sarò ripetitivo stasera, bravissima!” Dice nella mia direzione, Tommaso.
“Devi essere orgoglioso di lei” Ovviamente mia madre smorza sempre l’atmosfera.
“Lo sono, mi creda Monica!” La rassicura lui.
La cena termina con caffè e digestivi.
Mi sento piena come un pallone. Potrei rotolarmi invece di sprecare forze nel camminare.
Aiutiamo a sparecchiare e ci fermiamo a parlare ancora un po’.

Miranda decide di andare via perché si è fatto tardi, seguita da Tommaso.
“Mi ha fatto piacere fare la vostra conoscenza” Saluta Tommaso tendendo la mano ai miei genitori.
“Anche per noi. Tieni d’occhio nostra figlia, sei un ragazzo sveglio e caparbio! Qualunque cosa tu abbia combinato da ragazzino ci tenevo a dirti che per noi non è un ostacolo. Tutti abbiamo commesso stupidaggini da adolescenti, l’importante è saper superare e cambiare... In meglio ovviamente!” Stringe la mano mio padre.
“La ringrazio, non la deluderò. E ora ho capito da chi ha preso questo meraviglioso carattere Martina, per fortuna ha avuto una famiglia come la vostra. Arrivederci Monica”
“Grazie per la serata Tommaso, a presto, quando vuoi la nostra porta è sempre aperta” Saluta mia madre calorosamente.
“Miranda, a te non c’è niente di nuovo da dire, quando vuoi anche per un caffè puoi venire a trovarci!”
“Grazie Monica, lo farò”
“Salutami tuo padre e digli che quando vuole avrà la rivincita a poker” Ridacchia mio padre.
“Non mancherò di dirglielo”

Salutati tutti mi congedo dai miei genitori e accompagno giù casa i ragazzi.
“Mira!” Chiamo la mia amica, trascinandola in disparte.
“Che succede?”
“Domani mi devi aiutare in una missione salvataggio”
Strabuzza gli occhi interrogativa.
“Tra cinque giorni è il compleanno di Tom. Ti spiego tutto domani mattina, per le 9.30 fatti trovare sveglia. Vengo a prenderti io”
“Va bene, okok, non eccitarti troppo”
“Smettila”
Detto ciò, ritorniamo dai due ragazzi.




Ciao a todos!!! :)
Ecco finalmente questa dannatissima cena :P C'è chi l'amera e chi la odierà.. No dai, spero di avervi fatto contenti. 
I fantastici 4 hanno avuto la benedizione dei genitori di Martina! Halleluja! 
Tom si è fatto valere! Bravo ragazzone mio! *_* Spacca il mondo!
I paponi (i papà) sono sempre i migliori! Ho voluto che tra Martina e questo ci si creasse una relazione positiva. Forse Martina è un pò in competizione con la mamma. Ma non si direbbe. Però ho voluto creare questa sorta di amore tra i due, così come io amo il mio papo ♥ ok, fuori programma. Stop here! 
In questo periodo sono poco incasinata, però oggi sono stata folgorata dalla luce divina dell'ispirazione. 
Ho scritto veramente tanto tanto! Sto finendo questa storia.. (che però per la pubblicazione prevede ancora un bel pò di capitoli :)) Scrivere gli ultimi capitoli mi mette tristezza.. :( Però sto pensando a una cosetta bellina ;) Ma non dirò niente! *Si tappa la bocca*
Ho scritto anche moooooooolto per la seconda storia, che secondo me sta prendendo una piega carina (viva l'autostima) però bisogna aspettare ancora qualche capitolino per capirne di più (pubblicità ----->
Never give up hope)
Bene, ho detto tutto.
Fatemi un in bocca al lupo che domani ricomincio tirocinio... O.o Spero di tornare viva a casa.
Grazie a tutti ragazzi, veramente! Questa storia mi sta dando veramente un sacco di soddisfazioni, che credevo di non avere minimamente!
Commossa!!!
Ho detto tutto? Penso di si.
A presto!!! :* 

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Capitolo 30
*** La cena -La vendetta- ***


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Il mattino dopo, alle 9.30 stranamente puntuale, arrivo con la mia macchina sotto casa di Miranda.
Picchietto il piede nervosa vicino la frizione. Devo riuscire a organizzare al meglio questo compleanno. Deve essere qualcosa si memorabile, che lo deve ricordare per molto tempo.
Afferro il telefono e chiamo Giulia per avvisarla.

“Pronto?” Domanda non conoscendo il numero. L’ho “rubato” ieri sera dal telefonino di Tommaso.
“Giulia, ciao, sono Martina, la ragazza di Tommaso” Spiego un po’ impacciata.
“Martina, ciao! Non pensavo fossi tu. A cosa devo la chiamata?”
“Spero non ti abbia disturbata. Sai, vero, che sabato è il compleanno di Tommaso?”
“Oh si! Certamente!”
“Bene, volevo avvisarti che sto organizzando una festa a sorpresa, perciò volevo chiederti di spargere la voce, sto andando a chiedere se è possibile affittare il salone giù al pub vicino al parco. In caso affermativo ti avviso sul costo, così possiamo dividerci la spesa se a voi va”
“Ma certo, sai, Tommaso non è mai stato un ragazzo a cui piaceva questa ricorrenza. Secondo me gli farà piacere”
“Lo spero, allora salvati questo numero che è il mio, ti chiamo non appena so qualcosa”
“Va bene Martina. Ci sentiamo presto”

Chiudo la chiamata nello stesso momento in cui Miranda entra in macchina.
“Scusa il ritardo”
La guardo stralunata.
“No, fai come se fossi a casa tua... Sono quasi le 10 scema! Mi hai fatto aspettare mezz’ora” Rimbecco acida.
“Hei, guarda che di solito sei tu la ritardataria. Io mi sono adeguata ai tuoi standard, ma a quanto pare mi sorprendi”
“Grazie! Andiamo dai... Per prima cosa tappa al pub, avviso Giulia della comitiva di Tom sulla situazione e poi andiamo a fare compere, e maggiormente, devi aiutarmi nel regalo!”
Metto in moto e mi avvio.
“Io ho in mente un regalo che tu possa fare” Sorride maliziosa.
“Pervertita!”
“Secondo me, a lui piacerà molto”
“La vuoi finire?” Cerco di trattenere le risate.
“Perché? E’ una buona idea”
Alzo gli occhi al cielo e decido di chiudere li l’argomento.
 
Dopo aver avuto il consenso dal pub, dopo aver chiamato Giulia e dopo aver deciso il budget per la festa, io e Miranda andiamo in giro per negozi cercando qualche regalo che possa affascinarmi.
“Non troverò mai niente!” Mi lamento.
“Io un’alternativa te l’ho data” Parlotta Miranda.
Non rispondo nemmeno.
 
Dopo aver girato in lungo e in largo arrivo a casa e mi accascio sul letto.
Non ho la minima idea di che prendere.
Nada!
Ad un tratto sento suonare il cellulare dalla borsa e mi alzo per recuperarlo.
Parli del diavolo.
“Ciao tesoro” Rispondo.
“Marti, preparati per stasera”
“Cioè?” Rispondo mettendomi seduta sul letto.
“Vieni per cena a casa mia”
Sta scherzando, vero?
“Tom, che stai farneticando?”
“I miei ti vogliono conoscere, dai... Sono così elettrizzati, non farmi dar loro un dispiacere”
Sbuffo di risposta.
“Ma non mi sono preparata, cioè tu hai avuto una settimana per prepararti psicologicamente”
Lui ridacchia.

“Finiscila di fare l’immatura, vengo a prenderti per le 20, hai tutto il pomeriggio”
“Me la pagherai, lo sai vero?”
“Non vedo l’ora. A dopo amore”
“Sisi, ciao...”
 
Mi butto nuovamente stesa sul letto.
Oddio, mi aspetta una serataccia!
Maledetto lui!
Mi alzo e vado in cucina, dove trovo mia madre a preparare il pranzo.
“Mamma dammi le condoglianze, stasera morirò”
Lei si gira a guardarmi con una faccia interrogativa.
“Tommaso mi ha invitata, gentilmente, a conoscere i suoi genitori”
“Oh, capisco... E sei nervosa?”
“Nervosa? Ma no. Che sarà mai...” Affermo, mentre mi siedo come un sacco di patate  a una sedia del tavolo.
“Vedrai che li incanterai tutti”
“Sisi, come no...”
“Smettila, non hai niente che non va, sii più padrona di te stessa, vai li convinta e non farti trovare insicura, Tommaso così ci ha conquistati, non ha mostrato segni di cedimento, e ha fatto vedere che ci tiene a te”
Rimango sbalordita, non credevo che avesse fatto questa impressione.
“Va bene, comunque quando si mangia? Ho fame!”
“Aspettiamo Matt, tuo padre non arriva per pranzo perché ha del lavoro da svolgere”
“Ok, hai bisogno di aiuto?”
“No, tranquilla” Mi sorride e io mi alzo e raggiungo il divano accendendo la tv.
Poco dopo torna Matt e dopo esserci cambiato degli abiti di lavoro, sprofonda accanto a me sul divano.
“Ciao sorella”
“Ciao bradipo”
“Che avete fatto tu e Miranda stamattina?”
“Come se non avessi già parlato con lei...” Mi lamento guardandolo di traverso.
“Bhè, ora vorrei saperlo da te”
Gli racconto la mia mattina e in più la mia ricerca del regalo.
“Tranquilla, hai ancora quattro giorni”
“Oh, grazie! Che cavolo piace a voi maschi? Cioè, siete un dilemma!”
“Non credo proprio, basta un profumo e chiudi il libro”
“Ma che razza di regalo è un profumo? Non lo sai che di solito si regala come ultima spiaggia?”
“Ah, perciò devo ricordarmi di non regalarlo mai a Miranda”
“Senti, se mai dovessi fare un regalo a lei chiedi aiuto a me, non per vantarmi ma sono la sua migliore amica” Ribatto con un tono finto altezzoso.
“Ma sentila lei...” Mi prende in giro, spintonandomi.
Iniziamo a ridere, ma veniamo interrotti da mia madre per il pranzo.
 
Sono le 19.50 e io sono seduta nervosa sul divano mentre aspetto che Tommaso mi venga a prendere.
Batto nervosa un piede a terra e sento i rinoceronti che stanno ballando il can can con il tutù nella mia pancia.
Non sono agitata così nemmeno quando devo dare un esame.
Mi alzo e vado vicino alla finestra, ma non si vede arrivare nessuno.
Sbuffo e torno a sedermi.
In quel momento esce dalla camera Matt vestito pronto per uscire.

“Con chi esci?” Domando.
“Con Miranda, ci facciamo un giro, se finite presto chiamami che ci incontriamo”
“Ok” Torno a battere convulsamente il piede.
“Ma la smetti?”
“Eh?”
“Di essere nervosa? Rilassati! I genitori di Tom sono dei pezzi di pane! Sono tranquillissimi”
“Sarà...” Sbuffo, non tranquillizzandomi per nulla.

Suona, finalmente, il citofono e mi fiondo a rispondere sorpassando in un attimo Matt.
Ringraziando il cielo, è Tommaso.
Esco di casa con Matt. Saluto mio fratello e salgo in macchina.
“Ciao piccola” Mi saluta lui con un bacio.
“Ciao”
“Sei nervosa?”
“No!” Mento.
Lui ride “Non dirmi cavolate, ti conosco”
“Come sto? Vado bene per la cena?”
Lui mi guarda attentamente.
Ho optato per un look sobrio. Pantaloni di jeans blu a sigaretta, ballerine nere, maglia nera con degli strass e cappotto.
“Direi che stai molto bene”
“Vabbè, e io che domando il tuo parere... Vai su”
Ridacchiando mette in moto.
“Ah, dimenticavo! Passa da un fioraio, vorrei prendere qualcosa”
“Ma non c’è bisogno” Si lamenta lui.
“E’ il minimo che io possa fare”
Accosta davanti a un fioraio e scendo. Opto per un bochè di rose e tulipani, molto sobrio ed elegante.
Torno in macchina e partiamo per la nostra destinazione.
 
Ok Martina, fai due bei respiri e sorridi. Recito mentalmente mentre Tommaso suona alla porta.
“Rilassati” Mi sussurra.
Lo guardo e sorrido, rilassandomi un minimo.
Viene ad aprirci sua sorella. È una ragazza bellissima, è di tre anni più piccola di me, ma di statura mi sorpassa tranquillamente, mi sorride e il suo viso si illumina circondato da lunghi capelli a boccoli biondi e occhi di un verde più scuro rispetto al fratello.
“Ciao, tu devi essere Martina, prego accomodati”
“Ciao a te, piacere” Allungo la mano ma lei mi abbraccia calorosamente, facendomi rimanere spiazzata.
“Io sono Ely. Sono contenta di conoscerti. Mio fratello non fa altro che parlare di te”
“Oh” Rispondo imbarazzata.
“Lui è il mio ragazzo Michele” Aggiunge lei, mente faccio le presentazioni con questo giovane uomo.
Iniziamo a parlare del più e del meno mentre guardo l’ambiente che mi circonda.
Tutto stile antico, ma molto raffinato, con un tappeto persiano per terra, un divano ottomano con due poltrone ai lati e con un tavolo da pranzo già apparecchiato.
“Buonasera”
Saluta una voce di donna entrando nella stanza.
Sorrido educatamente, è la fotocopia di una Ely più grande. E assomiglia terribilmente al figlio.
“Salve, piacere di conoscerla”
“Ciao Martina, il piacere è mio, chiamami Sofia” Mi sorride mettendomi a mio agio, anche questo è uguale al figlio.
“Ti presento mio marito” Aggiunge lei mentre un uomo possente fa il suo ingresso nella sala da pranzo.
“Oh, salve” Saluto io.
“Martina vero? Abbiamo sentito molto parlare di te! Ovviamente anche per me, come mia moglie, vige la stessa regola, sono solo Ettore”
“Va bene” Sorrido a quella famiglia così graziosa.
“Questo è un piccolo pensiero per la serata” Ricordandomi dei fiori, li dono alla padrona di casa.
“Ma non dovevi assolutamente, grazie. Ely per favore trova un porta fiori e portali a centro tavola”
Ely si allontana in cerca di quel recipiente.
“Prego accomodati” Dice la padrona di casa mentre mi invita a sedermi a tavola.
“Sara! Puoi iniziare a servire” Chiama ad alta voce una donna che dopo poco si materializza a noi con alcuni piatti.
Oh, hanno anche una cameriera, cavolo!
“Bene Martina, Tommaso ci ha parlato molto di te, ci ha detto che vi conoscete da un po’” Si accomoda la sorella al tavolo iniziando a parlare.
“Bhè in verità ci conosciamo un bel po’, da quasi otto anni” Specifico io.
“Oh, otto anni, sono già passati tutti questi anni?” Rimane estasiata la madre.
“Si..” Rispondo imbarazzata.
Che devo dire? Devo specificare il nostro distacco? Non voglio riaprire la pagina della droga.
“E dicci, ora di cosa ti occupi?” Domanda incuriosito il padre.
“Ora studio all’università di Milano, sono a pochi passi dalla laurea”
“Complimenti! Sei una ragazza in gamba, da quanto ci racconta nostro figlio”
“Me la cavo, alle volte ho avuto fortuna, altre volte è semplicemente questione di testa...”
“Sono d’accordo” Puntualizza Ettore.
“Hai detto che vi conoscete da otto anni, come mai non ti abbiamo sentita nominare prima?” Domanda il ragazzo di Ely.
Lo guardo spalancando gli occhi. Ma dico io, non poteva continuare il suo mutismo?
Sento una mano stringermi il ginocchio da sotto il tavolo.
Giro la testa e guardo Tommaso, che mi strizza l’occhio.
“Bhè, Michele è in casa da due anni, e non è stato aggiornato di tutte le faccende” Risponde Tommaso rivolto a me.
“Capisco, vedi Michele, ci sono stati dei problemi che inevitabilmente ci hanno fatto allontanare, ma devo dire che quando conosci una persona speciale, niente e nessuno può fartela dimenticare. Ed eccomi qua, dopo un po’ di tempo a voler bene ancora al mio migliore amico dopo tutti questi anni”

Forse ho parlato troppo, visto che ora nessuno fiata.
Ho guardato fisso un punto e non mi sono accorta delle loro espressioni.
Lentamente mi azzardo a guardare, vedo una Ely con un sorriso a trentadue denti, i genitori anche loro con un sorriso e la madre con gli occhi lucidi e poi Tommaso con un sorriso compiaciuto e dopo poco mi prende per mano.

“Non possiamo essere più che d’accordo con quello che ha detto Martina” Esordisce il padre brindando a questa nuova coppia.
Un po’ in imbarazzo alzo il calice di vino e brindo, mentre il mio accompagnatore stringe la mia mano.
 
Dopo cena, ci accomodiamo al divano mentre la madre esce fuori un vecchio album delle foto.
“Oddio mamma, ma veramente? Risparmiaci!” Si lamenta Ely sedendosi a gambe incrociate sul divano.
“Voglio far vedere a Martina come eravate da piccoli” Dice orgogliosa la signora.
Mi soffermo a guardarla meglio.
Assomiglia così tanto ai figli, e credo che anche caratterialmente abbia trasmesso loro dei gran valori.
Nonostante la notizia del tumore è serena, spigliata. E un sorriso nasce spontaneo sulle mie labbra.
È così orgogliosa dei figli, di quello che sono diventati, nonostante abbiano commesso degli errori.

Così passiamo un po’ di tempo guardando quelle foto, e ridendo su alcune pose buffe dei suoi figli adorati. C’è un Tommaso e una Ely allegri al mare da piccoli, un Tommaso con una chitarra troppo grande per lui, una Ely con un cono di gelato spiaccicato sulla faccia e così via. Tutti attimi delle loro vite.

“Bene, vado a preparare un caffè, Martina lo gradisci?” Domanda Ettore.
“Lo preferisce con del latte” Risponde al posto mio Tommaso.
“Arriva subito, Tom mi dai una mano?”
“Certo papà”

Così i due uomini si allontanano, seguiti subito dopo da Ely e Michele che vogliono trovare da qualche parte altre foto.
Rimango sola con Sofia.
“Sono felice che Tommaso ti abbia ritrovata” Esordisce la giovane signora guardandomi con un sorriso.
“Anche io sono felice di averlo ritrovato, ha fatto dei passi in avanti rispetto al Tommaso di otto anni fa”
“Già, la vita è stata ingiusta con lui. Era così giovane, e noi non l’abbiamo seguito al meglio”
“Non penso la colpa sia di nessuno, solamente è una fase della vita, dove si è in bilico, e forse lui era affascinato da strade pericolose”
“Sei così saggia, ha ragione mio figlio quando parla di te, ti descrive così buona, così leale...”
“Bhè, alle volte esagera” Arrossisco inevitabilmente.
“Non credo, Martina, io non vivrò in eterno, anzi, molto probabilmente meno del previsto, ma ora che ti ho conosciuto penso di andarmene più serena, voi due vi siete sempre appartenuti, ho visto come è stato male mio figlio dopo aver creduto di averti perso, so che siete legati da qualcosa di forte”
Sono tremendamente in imbarazzo. “La ringrazio per tutto”

“Eccoci!” Avvisa il padre di Tommaso entrando in salotto con un vassoio con tazze di caffè.
“Ho interrotto qualcosa?” Domanda incuriosito.
“No, Ettore” Sorride Sofia mentre mi strizza l’occhio.
Sorseggio il caffè insieme a quella splendida famiglia. E mi sento serena e tranquilla.
 
“Martina ci ha fatto un enorme piacere conoscerti” Mi saluta il signor Ettore mentre ci avviamo alla porta per la fine della serata.
“Il piacere è stato tutto il mio, siete una famiglia fantastica” Rispondo.
“Spero di vederti ancora, posso chiamarti qualche volta?” Domanda Ely abbracciandomi.
“Certo, prendi il numero tranquillamente da Tommaso quando vuoi, e non farti problemi a chiamarti”
“Che bello! Ho sempre desiderato una sorella!” Saltella dalla felicità lei.
“Ciao Michele” Saluto il ragazzo taciturno di Ely, non mi dite che veramente gli opposti si attraggono...
“Sappi che puoi venirci a trovare quando vuoi” Mi saluta Sofia abbracciandomi.
“Lo farò, se non arreco fastidio”
“Nessun fastidio”
Così dicendo saluto la famiglia e scendo le scale con Tommaso.

Entrando in macchina, lui tira un sospiro.
“Non dirmi che eri agitato!” Lo canzono io.
“Assolutamente no, ma quella domanda di Michele mi ha fatto perdere dieci anni di vita. Sei stata fantastica!”
“Ho detto veramente quello che pensavo”
“E hai conquistato anche il cuore dei miei”
Si avvicina e mi da un bacio sulla testa.
“Ora dove vuoi andare?” Domanda lui.
“Vorresti fare due passi? Avviso Matt...”
“Certo”
Così, dopo la chiamata a Matt, ci dirigiamo verso il centro della città.
 
“Sorellina!” Mi saluta Miranda, abbracciandomi di slancio.
“Perché sei euforica?” Domando.
“Abbiamo trovato il regalo per Tom" Risponde a bassa voce.
Ottimo, loro hanno già fatto, io ancora no.
“Che palle! Potevi evitarlo di dirmelo?” Mi lamento.
“Ti tengo aggiornata...” Si giustifica.
“Si, si... Ma hanno partecipato anche gli altri?”
“In verità no, eravamo in giro con Matt e abbiamo visto questa cosa, che ovviamente non ti dirò, e l’abbiamo comprata, fine dalla storia”
“Ok, ma non sono calma quando si tratta di voi due!”
“Dillo forte piccola!”
Scoppiamo a ridere e con i ragazzi facciamo una passeggiata, fino a quando non arriva il momento dei saluti.





Saaaaalve!!!
Ve l'aspettavate?? Hem.. Ci stava la cena con la famiglia di Tom. Ci siamo tolti il dente dai ;)
Che ne pensate? Non è forse come la famiglia del mulino bianco?? *_*
Amo Sofia! Me la immagino una donna forte, caparbia e agguerrita. Dopo tutto sta affrontando un male disonesto.
Martina è in crisi per il regalo, come penso ci siamo passati un po tutti per questi regali maledetti.. Maggiormente per gli uomini! -_- vabbè.. teniamo le dita incrociate suvvia :P
Che altro dirvi? Oggi sono di poche parole.. Bho così, senza motivo. Non mi sto ammalando tranquilli.. Tornerò a rompervi con i miei angoli deliranti e deficienti.
Spero voi vi stiate divertendo in questo periodo, e per chi ha finito la scuola spero abbiate passato l'anno :)
Saluto chi si è aggiunto e chi continua ancora a seguirmi! Siete il meglio!!! Yeah!
Grazie a chi mi commenta.. Sapete già che vi adoro no??

Bene. Torno a studiacchiare qualche cosa.. Così.. Giusto per fare la finta. Non ho un esame martedì mattina, nono.. E' solo frutto della mia immaginazione :P
Ok, sto ricominciando a delirare.. Me ne scappo prima di cancellare quello che ho scritto sopra..
Bye bye.. Andate al mare voi che potete questo week end e sguazzate in acqua anche per me! Io vi invidierò ;)
P.s. Non state vedendo male :P ho aumentato il carattere della scrittura che mi sembrava un pò troppo piccolo (e te ne accorgi dopo 30 capitoli??) grazie coscienza di merda!! ahahahah un pò ha ragione no?
Vados, addios, arrivedorci! Ok ciao! :*

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Capitolo 31
*** C'è chi invecchia maturando ***


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Tre giorni sono passati e domani è il compleanno di Tommaso.
Una parte del mio regalo è stata trovata, però manca l’ultima parte.

Oggi metterò da parte i libri e mi dedico alle ultime faccende.
Per prima cosa prendo l’ultimo invito, mi infilo in macchina e mi avvio a destinazione.

Casa di Tommaso. Ovviamente essendo mattina, sono consapevole del fatto che non ci sarà dato che sta lavorando.
Busso alla porta e mi apre la governante.
“Salve, cercavo la signora Sofia, è in casa?” Domando.
“Martina, che piacere rivederti” Sento una voce arrivare nell’ingresso, dove fa capolino Sofia sempre in ordine e impeccabile.
“Buongiorno” Saluto io, sempre un po’ impacciata.
“Ciao, prego non stare sulla soglia, accomodati”
Entrando, mi guida in salotto accomodandoci su due poltrone.
“Grazie mille, mi scusi per l’incursione così senza preavviso”
“Ma non dire stupidaggini, anzi. Come mai qui?”
“Bhè, io insieme a dei miei amici stiamo organizzando una festa per il compleanno di domani di Tommaso”
“Oh, ma che bella idea!” Si illumina lei gioiosa.
“So che a suo figlio non piace essere festeggiato, però questa volta volevo provare una cosa diversa”
Lei sorride, quasi emozionata.
“Sono sicura gli piacerà”
“Ecco, io sono venuta qui per consegnarle l’invito, se vorrete partecipare anche voi”
Le allungo il cartoncino viola scritto a mano con data, ora e luogo dell’evento.
“Ma certo, ci saremo. Porteremo anche Ely e ne sarà felicissima”
“Sono contenta! Speravo nella vostra partecipazione, se non vi da fastidio ho anche invitato i miei genitori, loro conoscono già Tommaso”
“Oh che bella idea, non vedo l’ora di conoscerli”
“Bene, io ora andrei per ultimare le ultime cose” Mi alzo e raccolgo la borsa da terra.
“Non vuoi rimanere a pranzo?” Domanda gentile.
“Non vorrei rovinare la sorpresa se Tommaso mi vedesse qui”
“Hai ragione, la prossima volta”
Ci salutiamo calorosamente con l’appuntamento per domani.
Spero che mantengano il segreto.
 
Passo dal pub per confermare la serata e pago l’affitto più il dj che ci terrà animata la serata.
E poi mi dedico allo shopping. Miranda non è potuta venire con me perciò mi tocca fare tutto da sola. Ma non è un problema, mi è sempre piaciuto organizzare feste e prendermi cura dei preparativi.
Girovagando per le strade, per arrivare al negozio degli articoli per le feste mi imbatti in uno gioielleria. Decido seduta stante di entrare a dare un’occhiata.
Dopo mezz’ora di tira e molla con la commessa, decido la seconda parte del regalo. Mi piace un sacco, spero che abbia la stessa reazione in lui.
 
Dopo aver fatto compere al negozio di articoli per le feste, ho decisamente troppe buste per le mani. Mi dirigo goffamente alla macchina e butto tutto dentro al bagagliaio, tirando un sospiro di sollievo appoggiandomi contro la macchina. Che faticaccia!
 
Si è fatta ora di pranzo e deciso di tornare a casa, per ricaricare le pile.
 
Dopo pranzo...
 
“Matt! Mi vieni ad aiutare, vero?” Urlo fuori la sua porta.
“Perché urli?” Domanda aprendo di colpo la porta.
“Considerando la tua età avanzata, qualche problemino alle orecchie è da mettere in conto”
“Ti conviene chiudere il becco, se non vuoi fare una brutta fine il giorno prima del grande evento”
Lo guardo con un sopracciglio alzato.
“Non mi fai paura, bell’imbusto”
“Quando la finirete tutte e due allora mi avviserete” Si intromette la mamma.
“Con Matt non si finirà mai!” Sbuffo.
“Martina, hai pensato alle cose da mangiare per domani?”
“Si mamma! Dopo passiamo dal bar e ordiniamo un po’ di cosette, oggi sfrutto ben bene Matt” Sorrido sorniona.
“Bene, allora io vado a completare il regalo” Aggiunge lei.
“Ma non c’è bisogno mamma!” Quasi urlo.
“E perché scusa? È un piccolo pensierino”
“Sisi, va bene. Comunque tenetevi pronti che ho invitato anche i suoi genitori”
Mamma sbianca e strabuzza gli occhi.
“E quando mi dovevi avvisare? Domani mentre li vedevo arrivare?”
“Hei stai calma, li ho invitati stamattina. Perciò è una cosa fresca. E poi sarà una cosa informale”
“Mamma non sarai emozionata?” Domanda Matt, mentre incrocia le braccia al petto.
“Ma che andate farneticando? Non dovevate andare? Su su... Che si fa tardi”
Io e Matt ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
“Ok, andiamo. Ci vediamo più tardi”
Salutiamo la finta tranquilla e passiamo a prendere Miranda che ci darà una mano.
 
“Matt dovresti spostarlo più a destra” Impartisce ordini la mia amica, mentre il suo fidanzato appende dei festoni al muro del pub.
Io nel frattempo aggiusto la disposizione dei tavoli e delle sedie.
È un posto enorme, una grande stanza. Con muri sull’arancione e divanetti rossi.
Ho posizionato il tavolo del buffet in fondo alla stanza, il tavolo delle bibite accanto e la postazione del dj in un angolo opposto.
Tutto in torno alla stanza ci sono i tavolini con le sedie. Soddisfatta del mio lavoro decido di andare a completare le ultime cose.
“Ragazzi io esco, vado al bar a ordinare torta e stuzzichini, vi serve qualcosa?”Domando.
“No Marti, tranquilla”
“Matt mi presti la macchina?”
Dopo aver ricevuto un’occhiataccia, tutta dire, da mio fratello che non si fida della mia guida mi lancia le chiavi e esco.

Arrivata al bar, dopo aver ordinato e dopo un’occhiataccia anche li del pasticciere per il poco preavviso, mi dirigo alla macchina.
“Ma guarda un po’, la wedding planner” So esattamente da chi proviene questa voce fastidiosa.
“Strano tu sappia pronunciare il nome, ma ci tenevo a precisare che wedding è matrimonio! Non sto organizzando un matrimonio”
“Oh, non vi sposate? Strano, pensavo te lo fossi accalappiato”
“Liliana smettila. Ciao Martina” Mi saluta Giulia.
“Ciao ragazze” Saluto le altre evitando la gallina e le paperotte al seguito.
“Che fai di bello?” Domanda Giulia sempre cordiale.
“Ultimi preparativi. E voi?”
“In cerca del regalo perfetto” Risponde Liliana.
“Bene, vi lascio al vostro shopping allora” Sorrido alle altre.
“Ci vediamo domani” Salutano Giulia e le altre, ovviamente quelle oche no.

Mentre torno al pub ricevo una chiamata da Tommaso, lamentandosi della non importanza che gli sto dedicando oggi. Bhè dovrebbe vedere domani che accadrà. Lui non mi ha minimamente accennato al fatto del compleanno, e nemmeno io l’ho fatto. Penso creda che io non lo sappia.
 
La sera sono esausta, per fortuna Tommaso ha una riunione con dei clienti per l’azienda e farà tardi. Egoismo? Un po’... Sono stanca morta e non so mentire, se ne accorgerebbe in un attimo.
Non appena poggio la testa sul cuscino sprofondo nei sogni. E addio mondo.
 
Eccoci al sabato.
Si è fatto subito pomeriggio. La mattina l’abbiamo passata io, Matt e Miranda a sistemare le ultime cose come tovaglie, palloncini, bicchieri piatti e robe così.
Ora sono le 19 e mancano due ore all’evento.
Ovviamente Tommaso non sospetta nulla, anzi. Io ho fatto ancora la finta tonta e non gli ho fatto nemmeno gli auguri. Sa solamente che per le 21 andrò da lui perché devo parlare un attimo con la sorella e che deve farsi trovare in casa.
Mi fiondo in doccia, prima che mio fratello prenda possesso del bagno.
Fatta la doccia, torno in camera dedicandomi a me.
Scelgo dall’armadio un vestitino verde tiffany, corto avanti e lungo dietro in tulle con le bredelline con dei movimenti sul corpino.
Ci abbino un copri spalle nero e ci metto delle scarpe alte nere a decolté.
Mi aggiusto i capelli lasciandoli sciolti però con una piccola cresta, ci abbino dei punti luce. Un trucco leggerissimo e voilà sono pronta!
Esco dalla stanza e trovo Matt che sta cercando le scarpe dalla scarpiera.
“Wao! Non ho parole” Esordisce lui alzando gli occhi dalla ricerca del tesoro.
“Ciao Matt-sono un deficiente” Dico mentre trovo le scarpe, io per lui.
“Sei simpaticissima! Come mai già pronta?” Chiede.
“Voglio andare a vedere se è tutto in ordine, se hanno portato il cibo e se sono arrivati gli invitati, Matt dobbiamo organizzarci per l’arrivo di Tom!”
“Giusto! Allora quando arrivate fuori il pub mi fai uno squillo e io spengo tutte le luci”
“Ok, dovrebbe funzionare! Io ora esco e sistemo le altre cose”
“Martina mi presti la tua bor...”
Si blocca mia madre nel vedermi così. Ok, lo ammetto. Non sono stata mai il tipo di ragazza che si veste e si tira a lucido, però non bisogna reagire così! Cavolo, se devo passare tutta la serata con questa sensazione mi vado a cambiare e infilo i miei soliti jeans!
“Sei stupenda...”
“Sisi, mamma cosa vuoi?” Taglio corto.
“La tua borsa marrone! Urgentemente!”
“E’ nell’armadio!” Sbuffo mentre prendo il regalo per Tom, mi infilo il cappotto e prendo  la borsettina nera per me.
“Ci vediamo lì tra mezz’ora! Puntuali!” Ordino mentre esco da casa.

Bene, guidiamo con i tacchi e schiantiamoci subito contro un albero.
Guidare con prudenza, ora so che significa, la prudenza delle donne con i tacchi.
Ma come fanno a sopportarli? Caspiterina, li ho da meno di dieci minuti e non li sopporto più.
Sbruffando e frenando ogni tanto arrivo a casa di Tommaso.
Un bel respiro, e inizia la mia commedia.

Suono alla porta e mi apre Ely facendomi l’occhiolino.
“Tom è in doccia” Esordisce lei.
“Ancora?” Urlo esasperata!
“E dai... Di solito siamo noi donne che facciamo attendere, no loro” Ridacchia Ely.
“Ciao piccola, hei, come sei bella! Come mai?” Saluta Tommaso tutto bagnato, uscendo dal bagno con un asciugamano sui fianchi.
“Così! Bhè sei ancora in queste condizioni?” Mi lamento.

Oddio, non ho niente da ribattere se decidesse di uscire così, però di certo mi prenderebbe un attacco di embolia e ci rimarrei secca.
“Finisco in dieci secondi. Promesso”
Detto ciò, si fionda nella sua camera.
“Ely e i tuoi genitori?”
“Si stanno preparando. Io sto aspettando Michele. Così ci troviamo tutti li tra un po’”
“Va benissimo”
“Eccomi”
Cavolo, ha fatto veramente presto!
E che schianto! Pantaloni neri camicia bianca di lino e giacca nera.
“Ok, Tom per prima cosa non mi devi fare domande” Esordisco.
“Come?”
Sbuffo sonoramente.
“No! Ti ho detto niente domande, e tu la prima cosa che fai è una domanda. Non ci siamo così” Dico, suscitando le risa della sorella.
“Non fiato, d’accordo!”
“Ottimo!”
Così esco un foulard dalla borsa, accompagnata da un’occhiataccia scettica da parte del mio fidanzato.
“Niente domande” Sussurro, mentre gli lego dietro la testa il foulard con un bel nodo.
“Quello che vedrai e sentirai da ora in poi è top secret. Perciò a più tardi” Dico mentre gli infilo nelle orecchie le cuffiette dei mio Ipod.
“Voi non siete normali” E’ l’ultima frase di un Tommaso scettico.

Tra le risate di Ely e le mie, non so se gridare il miracolo visto che siamo in macchina senza intoppi.
Guido tranquilla, facendo mille giri per non far capire la direzione.
Accanto a me un Tommaso che canticchia “It’s my life” mi fa ridere come una pazza. Ignaro di tutto.
 
Dopo quindici minuti di giri a vuoto, faccio lo squillo a Matt e aiuto Tommaso a uscire dalla macchina.
Ovviamente lui non perde occasione per abbracciarmi e fare il finto stupido facendomi inciampare per tre volte.

Scendiamo le scale del pub e ci troviamo nel grande salone tutto silenzioso e tutto buio. Stanno facendo un ottimo lavoro.
Spengo l’ipod  e tolgo le cuffiette.
“Com’è stata la musica?” Domando sottovoce.
“Assordante!” Risponde lui ancora con la benda.
“Al tre ti sfilo il foulard” Alzo un pò la voce, per farmi sentire anche dagli altri.
“Uno”
“Due”
“Tre!” Tolgo la benda, le luci si accendono e tutti gridano “SORPRESA!”
Tommaso rimane senza parole e guarda in torno con occhi sbarrati.
“Voi non siete normali!” E’ l’unica cosa che riesce a dire per cinque buoni minuti.
Subito viene spintonato tra gli amici, che gli augurano buon compleanno e io mi faccio da parte.
Lo guardo, è il ritratto della felicità, ha le guancie arrossate per l’emozione, un sorriso idiota stampato in faccia e non sa che dire.
Tutti lo abbracciano e iniziano a parlare.

“Hai fatto un ottimo lavoro” Miranda dietro di me mi prende la mano e me la stringe.
Sorrido e l’abbraccio.
“Mi avete aiutato anche voi”
“Ma il merito è stato il tuo, vedi com’è contento! E questo è solo grazie a te. Marti, è rinato da quando ti ha ritrovato”
Sorrido e mi godo lo spettacolo.
I nostri sguardi si incontrano e gli sorrido con amore.
Amo quel ragazzo, e farei di tutto affinché lui sia felice. Se lo merita.
Sento che si scusa con gli amici e si dirige verso di me.
“Credo che tutto questo” Agita la mano che indicare il salone “Sia opera tua”
Si ferma davanti a me con le mani sui fianchi.
“Accetto le conseguenze” Mi giustifico.
“Che sei una pazza, questo già lo sapevo, ma che sei completamente partita col cervello, non me n’ero ancora accorto” Sogghigna.
“Divertente...”
“Ma...” Continua passando un braccio sui miei fianchi “...Sei la mia pazza preferita e ti amo tanto”
Oddio, mi si ferma il cuore. È sempre un colpo sentirgli dire quelle due parole.
“E io amo te. Buon compleanno amore!”
Detto ciò mi bacia e tutti gridano e applaudono.
“Ci stanno guardando” Sussurro sulle sue labbra.
“Non me ne importa un accidente”
Però a me un pò si e mi stacco un pochino sorridendo.
Fa un sospiro per riprendere in mano la situazione e si volta per rispondere alle grida.
 
La serata passa allegramente, i miei genitori hanno conosciuto quelli di Tommaso. E ovviamente, la mamma di Tom ha fatto subito amicizia e rallegrato gli animi dei presenti.
Dopo poco decidono di congedarsi, lasciando alla festa Ely e il suo ragazzo.
 
Esausta, dopo un ora di balli, mi siedo su una poltroncina sorseggiando del prosecco.
“Bella festa”
Mi giro e sorrido a una Giulia tutta pimpante.
“Grazie”
“Dov’è il tuo uomo?” Domanda.
“Sarà in pista, io non ce la faccio più, ho due piedi a salsicciotti”
Scoppia a ridere.
Rimaniamo li a parlare un po’, quando vedo una figura succinta farsi largo tra la folla e avvicinarsi a Tommaso. Ovviamente, l’oca è in azione.
“Non dovresti avere paura di Liliana” Sento Giulia che apre il discorso.
“E tu non dovresti proteggerla” Dico di rimando.
“Non la proteggo, è solo che è tutto fumo e niente arrosto”
“Giulia, mi ha dichiarato guerra!”
“Non dovresti temere”
“E’ di lei che non mi fido. Comunque ora scusa, ma vado a prendere quello che è mio”
Mi alzo e come un toro nell’arena vado verso quella sgualdrina, guarda un po’ vestita proprio di rosso.
“Tom, è l’ora di tagliare la torta” Sussurro al suo orecchio.
Lui si gira felice di vedermi e mi da un bacio sulla fronte.
Sorrido beffarda all’oca che vorrebbe incendiarmi con lo sguardo.

Seguo il mio ragazzo che si fa strada tra la folla mentre Miranda porta la torta al tavolo.
La musica si abbassa e Matt inizia a fotografare i vari gruppi che si susseguono per le foto.
Quando tocca a me penso che questa foto debba andare subito sulla mia parete accanto a quella di noi due da piccoli.
Dopo aver stappato la bottiglia e aver ringraziato i partecipanti tocca ai regali.
Dalla sua comitiva riceve un buono per un percorso benessere in una spa per due giorni.
Da Matt e Miranda un completo intimo boxer e maglia di Calvin Klein che suscita grida e risa dagli invitati.
Per il mio regalo bisogna aspettare ancora. Tutto a suo tempo.
Dopo altri balli e risate la serata volge al termine.
Come una prima donna Tommaso saluta i suoi amici e rimaniamo solo noi.





Ciao bella gente!!!
Oggi sono decismanete pimpante e FELICE!! Perciò ho voluto farvi un piccolo piccolo regalo: capitolo più lungo!
Spero non sia stata una decisione tutt'altro che positiva.. Anche perchè o lo facevo più lungo o non sapevo nemmeno dove farlo finire.
La festa sembra essere riuscita nei migliore dei modi.
Vi dico subito che il prossimo capitolo sarà uno dei miei preferiti! Poi scoprirete perchè.. Non accenno nulla altrimenti poi capite tutti.. E se indovinate bhè mi togliete la sorpresa così.. Perciò fate i finti tonti e non indovinate miraccomando ;)
Che ne pensate del capitolo? So che forse è un pò noioso, ma ho voluto descrivere bene quello che accadeva.
Spero vi sia piaciuto.. :D
Ragazzi, che altro dirvi?
Ovviamente.. Ringrazio con tutto il mio cuore chi si è aggiunto in questi giorni! Benvenuti!! :)
Ringrazio chi continua a seguirmi e chi non si è ancora stufato (come la minestra) della sottoscritta e delle sue pagliacciate.
Oggi però sono abbastanza normale ;) Forse è la troppa felicità.. (stamattina ho fatto un esame e FINALMENTE me lo sono tolta di dosso!!! Yeah!!) 
Bene, bene, bene, non avendo altro da dire (questa volta seriamente) torno a.. fare cosa? bho.. Qualcosa la troverò.. Oggi relax!!! 
Ci sentiamo presto :*

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Capitolo 32
*** L'infinito sai cos'è? L'irraggiungibile.. Noi! ***


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“Ora devi sopportarmi ancora un altro po’” Spiego mentre esco dalla borsa, sorridendo, nuovamente il foulard.
“Ancora?” Ride lui.
Faccio si con la testa mentre gli privo della vista ma non dell’udito.

“Forse avrei dovuto bendarti, dopo averti farti entrare in macchina” Ridacchio, mentre Tommaso scoppia a ridere dato che picchia la fronte alla portella della mia Elle.
“E te lo ricordi proprio ora?” Domanda, ancora tra le risate, mentre si tiene la fronte con una mano.
“Non fare il bambino, dai abbassati!” Lo incito ancora con il sorriso, per farlo sedere in macchina.

Grazie agli Dei bendati delle macchine, riusciamo a metterci in viaggio verso la meta che so solo io.
“Mi stai rapendo? Perché se così fosse mi spetta l’ultima chiamata della mia vita”
“E a chi avresti chiamato?”
“Alla mia ragazza! Per darle l’ultimo saluto”
“Chiudi il becco, o ti rimetto le cuffie con Nino D’Angelo nelle orecchie questa volta” Lo minaccio.
“Oh, per carità. Divento muto” Sorride e si appoggia più tranquillo al sedile.
 
Dopo un quarto d’ora di auto, arriviamo all’hotel dove ho prenotato una camera tre giorni fa.
Questo posto ha il vanto di essere uno dei migliori Hotel della città, volevo passare una notte tranquilla con la persona che amo. Non ho idea di come la possa prendere lui. Sono un po’ in ansia, ma dopo tutto credo che non ci sia nulla di grave.

“Aspettami qui, non sbirciare, arrivo subito, guarda che ti osservo se fai qualche mossa strana!” Lo avverto mentre prendo il regalo dalla macchina, e lo accompagno nella Hall dell’albergo mentre lui ridacchia.

“Salve, ho prenotato una camera con nome Aiello”
“Certo, stanza 34 terzo piano” Mi sorride una gentile signora, che ha osservato tutto, mentre mi porge le chiavi.
Per fortuna Tommaso era lontano altrimenti avrebbe sentito tutto.
“Dove siamo?” Domanda lui curioso.
“Lo scoprirai”
Prendiamo l’ascensore per salire e poi cerco la stanza.
34! Eccola.
Giro le chiavi nella toppa e mi si apre la vista, in una suntuosa camera.
C’è un piccolo salotto come ingresso. Un divano bianco e due poltrone ai lati, con un tappeto beige sul parquet, una grande tv appesa al muro e un piccolo angolo bar, a destra una porta che porta alla stanza da letto.
Trascino in silenzio Tommaso al centro della camera. Anche questa stupenda.
Subito fa capolino alla vista un enorme letto pieno di cuscini, che è stato arricchito per l’occasione da una rosa rossa e candele accese sui mobili. Sul cassettone centrale c’è un secchiello con del ghiaccio e una bottiglia di spumante.

Emozionata spengo la luce e appoggio il regalo sul letto. L'atmosfera è completamente sconvolgente.
Sfilo piano il foulard dagli occhi di Tommaso e guardo la sua espressione.
Apre gli occhi e subito dopo li sgrana per la sorpresa, apre leggermente la bocca mentre si gira a guardarmi.

“Questo è per te, è il primo compleanno che passiamo insieme e volevo fartelo ricordare come una cosa speciale. Vorrei che anche gli altri, che passeremo insieme, siano belli come questo. Siano speciali, proprio come mi sento io ora. Perché io mi sento bene da quando ti ho ritrovato. Mi sento speciale! E lo sei anche tu ai miei occhi. Buon compleanno” Sorrido radiosa, mentre gli prendo le mani.
Fa un grande sospiro e mi guarda con occhi lucidi.
“Non ho passato mai un compleanno così e devo ringraziare te se ora lo sto adorando. Mille volte grazie, piccola mia”
Mi prende tra le braccia e mi bacia.
Sussulto e intreccio le braccia al suo collo.
Non mi sono mai sentita così in vita mia. Mi sento leggera, completa, amata e serena. E tutto dipende da questa persona che sto baciando. Lui riesce a farmi sentire tutti questi sentimenti in una volta sola.

Riluttante, mi distacco.

“Vuoi fare il giro della camera?” Domando.
“Io ho un’altra idea” Ridacchia, mentre mi bacia il collo.
Tutto a un tratto, mi manca il respiro. E mi irrigidisco involontariamente.
“Hei, stai bene?” Lui, ovviamente, subito se ne rende conto e si allontana leggermente.
“S-si, è tutto ok”
“Martina, per favore. Se non sei pronta non importa”
“Tom, non ho preso questa camera per quel motivo. Volevo solo passare la notte insieme a te. Per concludere questa fantastica serata. Ma, tuttavia, questo non significa che io non sia pronta!” Rispondo imbarazzata.
Lui mi solleva il viso e mi guarda negli occhi.
“Io ti amo, non farei mai nulla che ti faccia sentire fuori posto. Farei qualsiasi cosa per farti essere serena”
“Lo sono già” Rispondo e riprendo a baciarlo.
In quel momento mi sento veramente in pace con me stessa. Ci siamo solo io e lui e nessun altro.
E prendo, forse, la decisone più importante della mia vita. Donare non solo la mia anima, ma anche il mio corpo a lui. Sono totalmente e pazzamente innamorata di questo giovane uomo. L’ho amato dal primo momento che i nostri occhi si sono cercati, quando eravamo troppo piccoli per capire il vero significato della parola "amore". E siamo stati degli stupidi, potevamo aprire i nostri cuori molto tempo prima, e forse, evitare tutte quelle sofferenze.
Al mondo, non c’è nessun altro a cui vorrei abbandonarmi tra le braccia. E sono sicura, che qualsiasi cosa accadrà, da ora in poi, non avrò nessun rimpianto. Perché mi sto godendo la più bella storia d’amore che potessi avere.

Mi prende in braccio e mi adagia sul letto mentre continua a baciarmi.
“Sei sicura?” Domanda.
“E’ la cosa più sicura che io conosca” Rispondo con fiato corto.
Lui sorride e si dedica con devozione, amore e rispetto a me.
Riprende a baciarmi il collo e piccole farfalle nello stomaco svolazzano allegre. Lui è sopra di me , ma non fa un minimo accenno a schiacciarmi, riesce a mantenere il suo peso su un gomito.
La sua mano destra vaga sul mio corpo e io ho già il fiatone.
Sono completamente e letteralmente persa nelle sue mani.
Con audacia, tolgo la sua giacca e mi dedico ai bottoni della camicia e ad ogni bottone sbottonato il suo fiato accelera.
Rimane a petto nudo e io lo ammiro, come quella volta nel dormitorio all’università.
Lui rimane per un attimo sospeso e poi ritorna all’istante su di me.
Mi sfila delicatamente il copri spalle e sbottona la cerniera del vestito e ne fa scivolare delicatamente le spalline sul mio corpo.
Si sposta da me e mi ammira e io inevitabilmente arrossisco sotto il suo sguardo di fuoco.
“Non vergognarti con me, sei la cosa più bella che io abbia mai visto e sono così contento”
Ritorna su di me e io non so come, avvicino le mie mani ai pantaloni.
Dopo poco anche lui, come me, rimane in intimo. I nostri respiri si confondono, talmente sono in sincronia.
Ecco che le cose si fanno più problematiche.
Ma lui mi toglie subito dall’imbarazzo tornando a baciarmi.
Non so come sia successo perché le sue labbra e le sue mani hanno fatto in modo che io non mi rendessi conto, ma ci ritroviamo l’uno nell’altro con il fiato corto. Dolore, gioia, passione, tutti sentimenti in un’unica volta e in un solo corpo.
Ci abbandoniamo l’uno all’altro senza vergogna, senza ripensamenti. Semplicemente ci amiamo, ed è la scelta più strabiliante che io potessi fare.
 

Mi sveglio mentre sento un rumore di acqua che scorre e il sole entra timido dalle tende della finestra.
Sbadiglio e mi stiracchio un po’ indolenzita. Sono a pancia sotto e un lenzuolo bianco, con una coperta blu, mi copre il corpo. Allungo un braccio dall’altra parte del letto e lo trovo vuoto.
Mi giro e sento più distintamente il rumore della doccia. Così faccio mente locale sulla nottata appena trascorsa e arrossisco imbarazzata, trovando i nostri vestiti su una poltrona.
Sorrido ricordando il modo in cui ci siamo amati, ovviamente non ho termini di paragone, ma è stato bellissimo ed emozionante. Sembrava come se i nostri corpi fossero in perfetta sincronia.
Mi stropiccio gli occhi e afferro le mutandine e la camicia di Tommaso e infilo il tutto mezza addormentata.
Scendo dal letto e mi dirigo in soggiorno notando un vassoio con la moka del caffè e latte e un altro ancora, coperto, che contiene dei cornetti.
“Buongiorno” Sobbalzo, al suono della voce roca del mio ragazzo.
“Mi hai fatto spaventare!” Dico con una mano sul cuore.
La vista che mi si prospetta davanti è da mozzare il fiato. Ha solo un asciugamano sui fianchi e i suoi capelli sono bagnati dopo la doccia.
“Perdonami” Mi sorride, mentre mi abbraccia.
“Perdonato” Mi alzo sulle punte e lo bacio “Buongiorno” Continuo timida.
“Come ti senti?” Domanda serio guardandomi negli occhi.
“Felice” Sorrido, contenta.
Ecco il suo sorriso che si allarga su quelle labbra. È la cosa più bella che ci possa essere.
“Anche io” Dice, mentre mi bacia sulla fronte.
“Mise accattivante” Mi sussurra all’orecchio.
“Smettila!” Gli tiro un finto pugno sulla spalla.
“Vieni, facciamo colazione” Mi prende per mano e ci accomodiamo sul divano.
“Hem... Non dovresti vestirti?” Domando, guardandomi i piedi nudi.
“Ti metto in imbarazzo?” Ridacchia.
“Eh? Nono” Rispondo prontamente.
“Dai vieni qui, mangiamo prima che si raffreddi tutto”
Facciamo colazione mentre parliamo un po’ della festa, come l’ha presa e dei regali.
“Oddio, il regalo!” Mi ricordo a un tratto della bustina, mi catapulto nella camera da letto in cerca del pacchetto.
Dove cavolo sarà andato a finire? Prima di... hem… stare insieme, era sul letto!
Mi inginocchio e lo trovo sotto il letto vicino al bordo.
Lo afferro e torno in soggiorno.
“Che hai in mano?” Domanda lui, dubbioso mentre appoggia la sua tazzina sul tavolino.
“Per te!” Gli passo il pacchetto.
“Un altro regalo? Ma è tanto già tutto questo” Agita la mano per mostrare la stanza.
“Smettila, a me piacciono queste cose. E le faccio con amore”
Mi guarda stupefatto, ma prende lo stesso il pacchetto.
Mi siedo con le gambe sotto il sedere mentre mi mordo il labbro inferiore per l’attesa.
“Sei sulle spine?”
Non rispondo. 
Lui va avanti e spacchetta il regalo. Trovandosi in mano un bracciale con un cinturino nero di cuoio nero intrecciato con una piastra in metallo e un piccolo brillantino, stampato su questa piastra c’è il simbolo dell’infinito e le lettere T e M intrecciate.
“Leggi il biglietto” Sussurro, per non rompere il silenzio.
Lui afferra il biglietto nella busta e inizia a leggerlo concentrato.

 
“Ricordi cosa mi dicesti su quel prato tanti anni fa? Che saresti stato per sempre il mio migliore amico. E hai mantenuto la promessa, forse ora potremmo essere qualcosa di più. Noi siamo quell’infinito. So che qualsiasi cosa accadrà, qualsiasi cosa la vita ci metterà davanti noi saremo per sempre. Continueremo ad esistere l’uno nel cuore dell’altro. Con amore. Martina”

 
“Non ho parole” Mi rivolge uno sguardo pieno di affetto.
“Sei veramente tutto quello che io avrei desiderato se non ti conoscessi” Continua.
Sorrido raggiante. Gli prendo il bracciale dalle mani e glielo aggancio al polso.
“E’ bellissimo” Dice lui, con un sorriso splendente.
“Tu sei bellissimo con questo” Rispondo.
Mi bacia e subito la passione rinasce come un fiore in primavera.
Mi prende in braccio e mi porta in camera.
In questo momento ci siamo detti tutto, le parole sono superflue e non servono più.
 

“Elle non è abituata ai piedoni” Sbuffo, mentre siamo in macchina.
Guardo Tommaso ridere mentre guida.
“Non prendermi in giro!” Sentenzia lui.
“Non capisco perché hai voluto guidare tu! Cos’è hai paura della mia guida?”
“Probabile” Ride.
Sbuffo più rumorosamente.
“Che hai detto ai tuoi genitori per mancare una notte intera da casa?” Cambia discorso lui.
“La verità” Guardo fuori dal finestrino un po’ imbarazzata.
Mamma non era d’accordo quando ho accennato alla mia idea, era titubante. Ma poi alla fine mi ha lasciato decidere da sola. Sono grata per la fiducia che mi danno. E credo si fidano anche di questo nuovo Tommaso che ha conquistato tutti.
“E i tuoi? Li hai avvisati?” Domando tornando a guardarlo.
“Ovviamente, però stamattina, e ho detto anche io loro la verità” Mi sorride guardandomi, mentre guida.
“Guarda aventi sciroccato. Non vorrei che fracassassi la mia piccola”
“Agli ordini!”
 
Dopo un ora di viaggio, con ancora i vestiti di ieri, Tommaso ferma la macchina in una piazzetta.
“Dove siamo?” Domando uscendo fuori.
“In un paesino che ho conosciuto la settimana scorsa mentre ero con un cliente”
Spiega lui avvicinandosi a me.
“Pranziamo e poi torniamo a casa”
“Mi stai facendo ingrassare in questi giorni!” Sbuffo.
“Ma ora possiamo smaltire facilmente!” Mi strizza l’occhio, passandomi un braccio sui fianchi.
“Lo sai che stai diventando un porco?” Gli tiro un finto schiaffo.
Lui ride e mi prende la mano.
Passeggiamo in questo piccolo paesino molto rustico e caratteristico.
Ci sarà una festa cittadina, visto che le strade sono piene di gente e di bancarelle.
Passiamo il tempo, prima di pranzo, tra bancarelle, collanine, cappelli e tante tante foto.
“Avrei fame” Esordisce lui, mentre guardo un gruppo di ragazzi cantare e ballare musiche caratteristiche del posto.
“Sai, forse ho trovato qualcuno che batte i profondi abissi dello stomaco di mio fratello” Lo guardo con la coda dell’occhio e lo vedo ridacchiare.
Si ferma a guardare interessato anche lui quel gruppo di persone.
La sua espressione è così concentrata, attenta, sexy. Sollevo la fotocamera e immortalo il momento.
“Che fai?” Domanda accorgendosi della foto.
“Avevi un’aria irresistibile”
Alza un sopracciglio interrogativo. Gli faccio la linguaccia e quando finiscono i canti chiediamo ai passanti per un ristorante carino dove si possa pranzare.
Seguendo le istruzioni ci incamminiamo verso il ristorante.
I signori a cui abbiamo chiesto sono stati dei fenomeni. Abbiamo trovato subito il posto ed è bellissimo!
Tutto stile campagnolo, e si mangia da Dio!
Dopo due ore abbondanti di cibo e intrattenimento, dato che il tutto era accompagnato da balli per smuovere il pranzo, decidiamo di rincasare.
“Mi fanno male i piedi!” Piagnucolo uscendo dal ristorante. Di fatti questi tacchi, reduci dalla serata di ieri, mi stanno lacerando i piedi.
“Sali in groppa” Propone Tommaso.
“Stai scherzando vero?”
“No, dai, non c’è nessuno! E tu non riesci più a camminare”
Valuto la proposta, in giro c’è solo qualche vecchietto che è uscito a fare due passi dopo il pranzo.
Ho veramente male ai piedi così faccio un sorrisino di accettazione e mi posizione dietro le sue spalle.
“Salta su, piccoletta!” Dice lui, mentre allarga le braccia dietro.
Mi appoggio alle sue spalle e salto su.
“O mio Dio! Non cadere eh!” Rido, mentre lui sbanda per il salto.
Ridendo anche lui, mi aggiusta meglio “Attenta alla gonna”
“Cavolo, sisi me la tiro giù” Questo vestito è tutto strano!
“Meglio, non vorrei dare spettacolo”
“Ma se non c’è nessuno! Su cavallino dritto alla mia Elle!” Dico come un’amazzone sul proprio destriero.
“Non aspettarti che vada a trotto”
“Perché? Sono pesante?”
“No! Ho appena mangiato! Mi sento una palla!” Spiega.
Scoppio a ridere e lo abbraccio mentre alcuni vecchietti ci guardano sorridendo.
Si signori, siamo pazzi e innamorati!




Tadaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa :)
Finalmente!!!! Cioè questo per me è il capitolo più dolce, romantico e divertente che abbia scritto. Mi piace un sacco! (oltre i teatrini di Matt e Miranda) 
Che ne pensate?

1- La sorpresa di Martina, secondo voi ha fatto bene? Cioè.. Una camera per "concludere" al meglio la festa.. Vabbè detta così questa frase è altamente maliziosa.. :) Ma non è così.. (teoricamente) voleva stare solo con Tommaso in santa pace.. Oddio perchè non mi convinco nemmeno io di questa cosa?? Ahahahahah
2- Ragazzi miei, scusate se non sono andata troppo nello specifico per quanto riguarda la nottata, ma questa storia ha il rating verde.. E ho dovuto "contenermi".. Spero almeno di aver un po fatto il punto della situazione :P
3- Bracciale.. Avevo trovato una foto su internet davvero, davvero carina di un bracciale e mi è venuta l'idea.. In più ho arricchito il tutto con un significato abbastanza.. non dico profondo.. ma per lo meno importante. :) Il significato che ha Martina di infinito.
4- Poi per alleggerire un po, ho voluto che i due continuassero la giornata dedicandosi un po a loro.. Mi sono divertita un sacco a scrivere della salita in groppa di lei.. :)

Insomma, io spero che vi sia piaciuto. Non dico che il capitolo è di tutta questa bellezza, ma l'ho scritto tempo fa e quando lo scrivero mi piaceva.. Bho.. Forse mi sono fatta un'idea completamente errata.
Fatemi sapere comunque.. Se vi è piaciuto, se vi ha fatto correre in bagno o se vi ha fatto addormentare.
Io sono qui :) Pronta ad ascoltare critiche o qualunque cosa voi vogliate dirmi.. 

Saluto i nuovi arrivati :) Hola!!! Fatevi sentire!!
Ringrazio chi continua a seguirmi.. Oramai sapete che vi adoro!
E ringrazio anche tu che mi leggi solamente e probabilmente dirai "ma sta scema non può andare ad arare i campi?" Lo sai che ci sto pensando? Ma dato che soffro tremendamente il caldo, di questo periodo stramazzerei al suolo :P però quando farà più fresco prometto di informarmi sugli orari.. 

Va bene, ok, è arrivato il momento di rintanarmi.. :) 
Ragazzi buon week end.. E ci sentiamo la settimana prossima 
Un bacione!!! Ciao :*


P.s. Ma che bel colore!!!! ;)

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Capitolo 33
*** La caduta della tranquillità ***


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Apro la porta di casa un po’ titubante.
Tutto tace, calma apparente.

Infatti...
“Ma sei impazzita? Ci hai fatto prendere un coccolone! Ma dico io una chiamata no?” Sbraita mia madre, uscendo dalla cucina.
“Si mamma scusami tanto! Ma ho perso la cognizione del tempo!” Cerco di giustificarmi io.
“Non so se ti sei resa conto di che ora è, e di che giorno è!”
“Si, scusami veramente! Vorrei prostrarmi ai tuoi piedi ma non ce la faccio nemmeno a camminare!” Dico mentre scaravento nella mia camera quei trampoli mortali.
Non indosserò un tacco almeno per dieci anni! Bhe... Facciamo un po’ meno.

“Dove sei stata?” Prima domanda.
“In un paesino vicino Milano”
“Che hai fatto?” Seconda domanda.
“Abbiamo pranzato”
“Come stai?” Terza domanda. Non doveva essere in cima alle altre, forse perché più importante?
“Bene”
“Vuoi mangiare?” Quarta domanda.
“No. La smettiamo con le domande?” Inverto il ciclo, domandando a mia volta.
“NO!” E’ arrabbiata o offesa?
“Mamma che hai?” Domando togliendomi il vestito e entrando in camera seguita da mia madre.
“Fatti guardare” Dice mentre mi volta e mi afferra per le spalle.

Ma che cavolo!
Mi scruta, cercando qualche segno di non so cosa. Che si aspetta? Un braccio in più o una gamba in meno?
“Mamma, ma che fai?” Mi divincolo, afferrando una tuta.
“Che è successo?” Domanda sedendosi sul letto.
Oh, vi prego! Ditemi che non stiamo affrontando questo argomento.
“Non capisco cosa intendi!” Cerco di prendere tempo infilandomi pantaloni e maglia.
“Oh, hai capito benissimo signorina! Sei stata fuori con il tuo ragazzo tutta una nottata e tutta la mattinata!”
“Mamma! Non voglio parlare con te di questi fatti!” Urlo mentre entro in bagno.
“Allora è successo!” Mi segue a ruota lei.
“Ma siamo sole in casa?” Domando a un tratto, rendendomi conto che stiamo urlando e non sono accorsi ancora gli uomini della famiglia.
“Si, gli altri sono andati al campo a vedere una partita! Rispondimi!”
“Ti prego” Mi giro a fronteggiarla “Non ne voglio parlare, veramente!” Sussurro imbarazzata.
“Martina, io voglio solo che tu stia bene. Solo fate attenzione”
Sgrano gli occhi.
“Mamma per favore, risparmiami la lezione del polline e delle api!”
Lei mi guarda con tenerezza.
“Sei cresciuta tutto a un tratto” Mi accarezza i capelli.
“Non è vero! Alle volte mi sento ancora così piccola” Ed è vero. Alle volte mi sento fuori posto, e vorrei solo infilarmi sotto la protezione della mia mamma.
Lei mi abbraccia.
“Sei cresciuta velocemente invece, da quando avevi quindici anni è come se ne avessi trenta!”
“Mi fai così vecchia?” Ridacchio mentre siamo ancora abbracciate.
“Sei la solita!”

In quel momento la porta principale si apre e fanno capolino gli uomini parlando tra loro.
“Abbiamo interrotto qualcosa?” Domanda Matt chiudendo la porta.
“Si!” Faccio la finta offesa io.
“Bentornata” Dice mio padre, un po’ arrabbiato.
“Oh, non essere arrabbiato anche tu!” Dico mentre abbraccio anche quest’ultimo.
“Scusa...  E a me niente abbracci?” Domanda Matt con le mani sui fianchi.
“Fatti stritolare bradipo. Vieni qui!”
 

I giorni passano inesorabili, tutto procede per il meglio.
Sono a casa alle prese con lo studio. Tra meno di quindici giorni inizia la sessione d’esami e devo dare il massimo.
Sto ripetendo psicologia, quando il telefonino prende a suonare accanto ai libri.
La chiamata arriva da Matt. Sbuffo prendendo in considerazione l’idea di non rispondere. Ma so che se la prenderebbe a male perciò rispondo.
“Dovrà essere una cosa della massima urgenza! Visto che sono sommersa dai libri!” Rispondo acida.
“Martina, la mamma di Tommaso è in ospedale”
Mi si blocca il respiro, e per un attimo credo che il mondo si sia fermato.
“Co-cosa è successo? Come sta?”
“Non si è sentita bene ed è svenuta. Io ero con Tom quando l’hanno chiamato. È corso alla casa e non ha avuto il tempo per avvisarti. Vai da lui”
“Corro!”

Chiudo la chiamate e salto giù dalla sedia per vestirmi. Afferro i primi vestiti che trovo e schizzo in cucina.
“Martina dove vai? È tardi. Sono le 22” Osserva mia madre uscendo dalla sua camera.
“Devo andare in ospedale” Cerco disperata le chiavi della macchina.
“In ospedale perché? Ti vuoi calmare un attimo?”
“Mamma devo andare! Ma dove cazzo sono le chiavi?” Urlo presa dal panico.
“Sono sul mobile vicino la porta! Mi vuoi rispondere?”
Mi fermo e la guardo con gli occhi colmi di lacrime.
“La mamma di Tommaso non si è sentita bene”
“Oh caspita!” Si avvicina e mi abbraccia.
“Va da loro!”
Faccio si con la testa e corro in garage.
Mi faccio una coda ai capelli per domarli e metto in moto. A tutta velocità mi dirigo in ospedale.

Ti prego, fa che stia bene! Prego in silenzio.

Arrivata in ospedale parcheggio e schizzo in reception.
Dopo avermi spiegato dov’è la sala di rianimazione, afferro al volo il primo ascensore e salgo al quarto piano.
All'uscita, mi trovo davanti la sala d’attesa con i famigliari di Tommaso.
Prendo fiato e cerco con gli occhi, lui.
Lo trovo che è appoggiato a una finestra di spalle la porta, si gira proprio in quel momento come se le nostre anime si siano riconosciute.
È distrutto. Corro da lui e lo abbraccio.
Mi stringe e sento delle lacrime bagnarmi il collo.
Non sapendo cosa fare, accarezzo i suoi capelli.
“Andrà tutto bene” Ripeto a lui e anche a me stessa.
Gli bacio una guancia e rimaniamo li per alcuni secondi senza dire nulla. Solo io e lui. Cercando di rassicurarlo.
Si stacca da me e gli asciugo il volto bagnato.
Mi giro e guardo tutti i presenti, c’è il padre di Tommaso, Ely e il fidanzato e alcune persone che non conosco.
Credo che la signora anziana sia la nonna di Tommaso e gli altri saranno i parenti.
Sono tutti distrutti.
Tommaso mi prende la mano e me la stringe.
“Sediamoci, vieni!” Lo invito.
Mi siedo vicino ad Ely e afferro anche la sua mano.
È freddissima e lei senza alzare gli occhi me la stringe.
“Cos’è successo?” Chiedo sotto voce a Tommaso alla mia destra.
“Ero in giro con Matt, visto che voi ragazze stavate studiando, a un tratto mi è arriva la chiamata di mio padre che mi ha avvisato di mia madre. Lei era in salotto, mio padre nello studio a lavorare. Quando è andato a chiamarla per la cena l’ha trovata incosciente sul divano. Non sappiamo ancora cosa è successo. Lei è dentro da un ora ormai e nessuno sa niente! Nessuno esce da quella maledetta porta!” Sbraita arrabbiato.
“Hei, stai calmo. È tutto apposto. La stanno aiutando” Cerco di tranquillizzarlo.
“Balle! Noi stiamo impazzendo e loro non se ne fregano un cazzo!”
“Tom per favore!” Lo rimprovera il padre.
Lui si alza e si passa una mano tra i capelli esasperato.
“Usciamo a prendere un po’ d’aria. Ti farà bene” Propongo io.
Lui acconsente con una scrollata di spalle e scendiamo in cortile.

Non dice niente e prende a fare avanti e indietro per un viale pieno di panchine.
Io mi siedo a una panchina e lo osservo.
Meglio non dire nulla. Se vorrà sfogarsi, sa che sarò pronta ad ascoltarlo.
“Se lei muore io non saprei che fare” Si blocca dandomi le spalle.
Mi alzo e, titubante, lo abbraccio da dietro.
“Hei... Non accadrà. Non pensare al peggio. E poi deve ancora preparare l’albero di natale. So quanto ci tiene” Cerco di smorzare l’atmosfera.
Lui sospira, si gira verso di me e mi abbraccia.
“Grazie per essere qui con me. Significa tanto”
“Dove vuoi che io sia? Dove ci sei tu, ci sono io”
Gli lascio un bacio sulla fronte e lo prendo per mano.
“Dai torniamo dentro”
Mi segue e torniamo in sala d’aspetto.

Faccio una chiamata veloce ai miei genitori, spiegandogli la situazione e dicendogli che rimango qui, fino a quando non si hanno notizie.
Aspettiamo, aspettiamo e ancora aspettiamo. Tutta questa attesa altera già l’alterata pazienza di Tommaso, che continua ad andare avanti e indietro nella sala.

A un tratto la porta si apre ed esce un dottore con un camice verde, togliendosi la mascherina che aveva sulla bocca e sul naso.
“I famigliari della signora Conti?” Domanda lui seguito da una infermiera.
Subito il padre di Tommaso, seguito dai figli, si fionda a sentire.
Io rimango in disparte vicino a Michele, incrociando le dita.
“Ha avuto un malessere dettato dal fatto che il tumore al seno si sta allargando. È arrivato allo stadio terzo, dove sta coinvolgendo i linfonodi sotto l’ascella. Abbiamo operato per arrestare il sistema. Ora è tutto sotto controllo, ma bisogna effettuare degli esami di controllo da qui a un mese, bisogna fare una dieta equilibrata evitando grassi e bisogna che ingerisca molti vegetali. In più è buona norma fare attività fisica. La signora a quanto pare non si è provvista di questi accorgimenti. Comunque, al momento lo stato della paziente è buono, ora sta riposando perché è ancora sotto l’effetto dell’anestesia. Rimarrà qualche giorno sotto osservazione. Poi potrete tornare tranquillamente a casa”

Subito il mio sguardo corre a Tommaso.
Il tumore sta progredendo. Non ci voleva.
Il suo sguardo è vitreo, respira affannosamente. E stringe i pugni lungo i fianchi.
Il padre scambia qualche parola con il dottore ed Ely prende a piangere tra le braccia del suo ragazzo.
Io mi avvicino titubante verso quel ragazzo a cui è caduto il mondo addosso.
Non so che fare. Davanti a queste cose si è impotenti.
Avvicino la mia mano alla sua e la sfioro. Lui alza lo sguardo di scatto e la sua faccia arrabbiata tutto a un tratto diventa triste.
Ci guardiamo negli occhi. Lui chiude i suoi e mi abbraccia.
Lo stringo forte come a volergli trasmettere un po’ di fede, un po’ di forza. Mi faccio piccola piccola e gli prendo il viso tra le mani. Come a volerlo richiamare da me.
Una piccola lacrima scende sulle guancie e prontamente l’asciugo.
“Andrà tutto bene. Te lo prometto” Come se io avessi dei poteri magici. Ma è l’unica cosa che mi sento di dirgli e che mi esce dal cuore. Perché qualsiasi cosa accada io ci sarò sempre!
Lui asseconda con la testa e mi abbraccia più forte.
 
Due ore dopo siamo ancora tutti li, Sofia è stata trasferita in camera sua. Ma nessuno può vederla perché è ancora sotto anestesia. Solo il marito è potuto entrare.
Siamo ancora in quella sala.
Mi sono addormentata con la testa sulla spalla di Tommaso, stremata.
"Tesoro” Mi sento chiamare.
Controvoglia alzo lo sguardo e trovo un Tommaso distrutto ma che sorride ancora.
“E’ successo qualcosa?” Domando spaventata.
“No, no. Sta tranquilla. Mamma è ancora addormentata. Perché non vai a casa? Devi riposarti. Tra non molto hai gli esami e devi impegnarti, non voglio che tu non stia bene. Devo pensare a una cosa alla volta al momento”
Non voglio andare via, ma ha ragione, non voglio essere un peso in più e poi devo studiare.
“Certo. Ma per qualsiasi cosa conta su di me, veramente. Me lo prometti?”
“Certo. Ora per favore vai a riposarti”
Saluto Ely e tutti quanti, anche se non ci siamo ancora presentati, penso abbiano capito.

Tommaso mi accompagna alla macchina e dopo un veloce bacio sulla fronte va via.
Entro in macchina e mi avvio con molta calma a casa. Arrivata in garage mi fermo un attimo in macchina prima di uscire.
Sospiro e scoppio a piangere.
La tensione trattenuta per tutte quelle ore sgorga come un fiume in piena.
Ho paura, ho molta paura, ma devo essere forte e non farmi vedere debole da lui. Ha bisogno di sostegno e di qualcuno che sia forte per lui.
 
Salgo in casa e tutto tace.
In punta di piedi varco la mia camera in modo tale da non svegliare nessuno. Sono le 4 di mattina!
Mi lascio cadere sul letto, non ho la forza fisica e mentale di fare qualsiasi cosa.
Sento aprire la porta piano come nei film horror, ma qui so già chi è.
“Martina” Infatti... Mio fratello fa capolino da dietro la porta.
Mi faccio più piccola sul letto in modo tale da far accomodare anche lui.
“Che succede?” Domanda sdraiandosi accanto a me.
Rimango in silenzio per un tempo incredibile.
“La mamma di Tom non sta bene, non sta affatto bene” Spiego tra le lacrime.
“Vieni qui!” Si stringe a me e io affondo il volto tra le lacrime sul suo petto.

Per tutta la serata ho dovuto consolare la persona che amo, ho fatto come quei aspira polveri che si vedono nelle pubblicità.
Ho cercato di tirare via la tristezza, il dolore dagli occhi di quel ragazzo e non ho avuto il coraggio di lasciarmi andare anche io a un po’ di dolore.
Ora, avere qualcuno che ti stringe e ti coccola è la cosa più bella che ci possa essere.
Mi addormento, finalmente, mentre mio fratello mi tiene stretta a se.






Hola!!!!
Che sono quelle facce arrabbiate? E quelle facce con la bocca aperta?
No dai.. Non me ne volete!
Partiamo dal principio.. Scusate se ci ho messo un pò, rispetto ai miei standard, ad aggirnare, ma qua il casino è assai! Il tirocinio in estate equivale a morire soffocati!
Prometto che il prossimo capitolo arriverà venerdì! Prometto solennemente! *fa la faccia da cucciolo*
Non ve l'aspettavate questa svolta.. Ditemi la verità!
Ora che pensate di me? Secondo me qualcuno vorrebbe tirarmi una scarpata in faccia.. Non si fa!! Io per precauzione mi nascondo dietro uno schermo :P Non sia mai qualcuno mi becca..
La prima parte della storia è stato uno spasso scriverla, io ho una mamma più o meno come quella li.. Ci ho preso spunto *ciao mamma* :)
La seconda parte, invece, è stato un trauma!
Per prima cosa vorrei scusarmi con tutti, perchè non so un accidenti di come si evolvono quelle malattie, quello che dice il dottore l'ho preso da qualche ricerca fatta su internet! Perciò se non è proprio così, vorrei scusarmi con quelli che ne capiscono di più, io non sono un medico! E non ci capisco un tubero fritto.
Se ho offeso qualcuno chiedo perdono! 
Va beeeeeeeeeene... Dopo queste scuse generali, non odiatemi!
Ringrazio come al solito tutti quelli che mi seguono, che si aggiungono e che non mi mollano :) I ♥ Y
Ci sentiamo presto! E buona serata!! :*

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Capitolo 34
*** Io avrò cura di te ***


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Un incubo mi sveglia di soprassalto e mi metto a sedere sul letto per la paura.
Faccio mente locale, guardandomi attorno. Mi trovo nella mia stanza, che sogno strano!

Ho sognato che la mamma di Tommaso stesse in ospedale, ho sognato che mi addormentavo tra le braccia di Matt e ho sognato anche un sacco di lacrime. Certo che non devo studiare così fino a tardi, se poi faccio questi sogni.
Però ho un sonno incredibile e mi fa male la testa, strano!

Abbasso gli occhi e noto che mi sono addormentata vestita. Un dubbio atroce mi assale.
Corro fuori la mia camera e spalanco la camera di Matt. Non c’è. Non c’è nessuno a casa.
In preda al panico, afferro il telefonino.
Ci sono un sacco di chiamate da parte di Miranda e alcuni messaggi sia suoi che di Matt.
Leggendoli capisco che non ho avuto un incubo, ma la cosa peggiore è che l’incubo è realtà.
Mi siedo sul letto e mi prendo la testa tra le mani.

E' tutto vero, i ricordi della nottata ritornano tutti a popolare la mia testa.
Non devo cedere. Devo essere forte, devo farlo per lui, avrà bisogno di una spalla su cui piangere, avrà bisogno di una mano per alzarsi dalla botta. Posso fare tutto ciò? Sarò forte abbastanza?
Ho solo una risposta: lo amo, e devo farlo!
 
Dopo essermi lavata e vestita, mi reco in ospedale per vedere come va la situazione.
Prima di arrivare, acquisto un mazzo di tulipani gialli per dare un po’ di colore in quelle fredde stanze di ospedale.

Appena entrata nel reparto dove si trova la mamma di Tommaso, vengo colpita dall’atmosfera solita degli ospedali.
Non mi sono mai piaciuti, tutto è così freddo, calcolato, con un forte odore di disinfettante, e aleggia nell’aria la tristezza, la disperazione, il risentimento e la speranza.
Trovo la stanza di Sofia e sbircio dentro, non c’è nessuno, tranne lei.
In punta di piedi entro per non far rumore, lei dorme, ha un’espressione serena e noto che non è attaccata a nessun macchinario. Non so perché questa cosa mi mette di buon umore.

Trovo un portafiori nel mobiletto accanto alla finestra, lo riempio d’acqua e ci infilo i fiori.
Li appoggio sul tavolo della stanza e mi fermo a guardare quella signora dai boccoli dorati.
Ha la stessa espressione del figlio, così indifesa quando dorme.

“Hei”
Tommaso entra in stanza, parlando a bassa voce.
“Hei, come stai?”
“Bene”
Ma il suo volto dice il contrario, i suoi capelli sono scarmigliati, i suoi occhi non brillano come al solito e ha dei segni scuri sotto di essi. Ha i vestiti di ieri e deduco non sia andato per nulla alla casa.
“Ti sei riposato?”
Fa segno di no con la testa e io torno a guardare la sua mamma.
“Sai che non ti vorrebbe vedere in queste condizioni”
Lui non risponde e rimane in silenzio accanto a me.

Dopo un pò, esco dalla camera e faccio due passi per il corridoio. Guardo i pazienti delle altre camere nei proprio letti, i loro parenti sono tutti riuniti accanto a loro.
In questi momenti l’amore verso i proprio cari è la risposta a tutto.

Sento qualcuno accanto a me, ma non c’è bisogno che io debba sapere chi sia, il mio cuore lo riconoscerebbe anche a chilometri di distanza.

Mi fermo e mi appoggio al muro.
“Come sta?”
“I dottori hanno detto che sta meglio, i parametri sono buoni e lei ha reagito bene, tutto sta a vedere i risultati delle analisi tra un mese”
“Tua mamma è una donna forte, combatterà anche questa”
Lui si appoggia accanto a me e sospira.
So cosa sta pensando, per quanto tempo lei può combattere? Non avrei una risposta da dargli... Spero che possa combattere il più a lungo possibile.
“Vieni, andiamo a casa tua! Hai bisogno di farti una doccia e di mangiare”
Allungo una mano e lui la guarda. Sospirando l’afferra.
“Però devo avvisare mio padre”
Così usciamo dal reparto e andiamo in sala d’attesa, dove troviamo il padre che parla con i medici.
“Papà io vado a casa a riposarmi un po’”
“Certo, vai pure, rimango io qui”
Così dicendo usciamo dall’ospedale, prendiamo la mia macchina e ci avviamo a casa sua.

Mentre guido, Tommaso non apre bocca. Odio questo muro tra noi. So che la sua testa sta pensando a tante cose, devo fare in modo che non si fossilizzi sui problemi.
“Ely dov’è?” Domando.
“Da Michele, è inutile farla stare a casa da sola. Ne risentirebbe”

Per fortuna, arriviamo subito alla casa.
Apriamo e nessuno ci da il benvenuto, come di solito accade.
La casa è vuota senza la sua padrona che mette allegria e serenità.
So che lui sta pensando la stessa cosa, lo guardo e vedo il suo sguardo duro, serio e arrabbiato.
Mi avvicino e lo abbraccio, alzo il viso e lo guardo. I nostri occhi sono gli uni negli altri.
Mi alzo sulle punte e lo accarezzo, gli sfioro le labbra e lui per tutta risposta affonda le sue sulle mie.
Un bacio impetuoso, rude. Che diventa passionale, erotico.
Mi spinge, mentre ci spogliamo, verso camera sua.
Tutto è così sentito, preso dalla rabbia e dall’agitazione. E diveniamo un tutt’uno.
 

Siamo sul suo letto, ho la testa appoggiata al suo petto, mentre ascolto il suo respiro tranquillo.
Si è addormentato.
Cerco di alzarmi senza svegliarlo. Infilo la sua t-shirt e ammiro la sua camera. Non è la prima volta che ci entro, ma non ho avuto mai occasione di contemplarla mentre sono sola.
Stranamente, per una camera di ragazzo, è tutto in ordine. Forse più in ordine della mia.
Ha un grande letto e spiccano per tutta la stanza i colori blu e celeste.
Di fronte al letto c’è una scrivania con un computer e una cartellina contenente molti documenti.
Una finestra con balcone e accanto al letto un grande armadio a cabina. Ci si potrebbe stare un’altra stanza li dentro.
Su i muri molti quadri. Stampe di vecchie pubblicità.
C’è una grande libreria dove sono posati un mucchio di libri di finanza ed economia.
Però la cosa che mi colpisce ogni volta che entro in questa stanza, è proprio un ripiano di quella libreria.
Lui lo chiama “ripiano dei ricordi” ci sono oggettini che ha avuto in dono dalla sua famiglia nel corso degli anni, un carillon che gli ricorda i nonni e alcune foto. Foto della famiglia di amici e dell’amore. Ci sono foto fatte al compleanno e foto più vecchie.

Mi giro a guardarlo ed è ancora addormentato, coperto dai fianchi in giù con una coperta. Afferro quella che mi copriva poco fa e la stendo sul suo petto mentre gli accarezzo i capelli.
Spero che trovi un po’ di pace almeno nei sogni che sta facendo al momento.

Vado in cucina e noto che si è fatta ora di pranzo.
Decido seduta stante di cucinare qualcosa, così può dire di aver anche pranzato.
Apro il frigo e noto con piacere che c’è un sacco di abbondanza di cibo. Di certo non patiranno mai la fame.
Opto per dei semplici spaghetti alla carbonara. A Miranda piacciono come gli preparo.
A un tratto mi ricordo dei messaggi di Matt e Miranda.
Prendo la borsa che ho lasciato cadere poco fa vicino alla porta e frugo dentro in cerca del cellulare.
Lo trovo e avverto i due che le cose stanno leggermente meglio e che presto Sofia tornerà a casa.

Torno in cucina e mi dedico alla preparazione del pranzo.
Per secondo, trovo delle fettine di carne e vada per una pizzaiola.
Mentre cucino accendo la tv.

Quando sto per terminare, mi sento afferrare per i fianchi. Sobbalzo perché ero così presa e credo che la tv abbia attutito i rumori.

“Ciao” Sento la sua voce roca sul mio orecchio.
“Ben svegliato”
“Che prepari?” Domanda mentre mi bacia il collo.
“Presto vedrai” Rispondo con un po’ di difficoltà.
Lui continua.
“Tom... Brucerò tutto”
Finalmente sorride e si stacca.
“Mi aiuti?” Domando.
“Che devo fare?”
“Apparecchia”
Mi giro per guardarlo e per poco non ci muoio! La sua espressione dopo… Bhe... Dopo... E’ una cosa da sbatterlo al muro e ricominciare...
Ma... Che discorsi faccio?
“Sara oggi non è venuta perché non c’era bisogno” Spiega lui per la mancanza della cameriera.
“Eh? Oh... non devi preoccuparti, provvedo io” Rispondo, recuperando il controllo.

Pranziamo e dopo aver pulito ci accomodiamo sul divano.
Mi accoccolo inevitabilmente su di lui.
“Devi perdonare il mio comportamento attuale. Ma sono scosso” Esordisce lui.
“Hei... Non dovresti nemmeno dirlo! Non c’è problema, penso sia più che normale. Devi solo pensare a quello che accadrà volta per volta. E devi pensare alla tua famiglia. Sta tranquillo” Rispondo mentre lo abbraccio.
“Grazie”
“Per cosa?”
“Per esserci... Non chiedo altro” Mi bacia la testa e rimaniamo in silenzio.

Ci sarò fin quando lui mi vorrà.





Salveee!!!
Sono viva! Il che è un miracolo visto la giornata appena passata!
Della serie, che se sarei andata a zappare la famosa terra, sarei stata meno stanca! :D Ahahahah
Oooook, non usciamo fuori tema..
Vi starete domandando: cos'è sto sputo di capitolo???
Lo sooooooooooo, è piccolino! Che più piccolo non si può, credi sia il più piccolo che io abbia mai pubblicato. (quante volte ho detto piccolo?)
Ma vi spiego subito, essendo una fessa, avrei potuto inserirlo nel capitolo precedente.. Ma ovviamente NO! Perchè la mia capoccia ultimamente non sta funzionando per bene, e non mi ricordavo di questo capitolo, e visto che col prossimo sgancio un'altra bomba, non volevo mettere tutto insieme.. 
E sto spoilerando nuovamente.. Perciò sappiate che dal prossimo capitolo le cose cambiano.. Ahahahahahah (risata isterica) 
Sinceramente ho paura, perchè alcune di voi mi fucileranno.. Lo so!!! Se l'altra volta ho evitato una scarpata non so nel prossimo che mi aspetta.. Va bene.. A mio rischio e pericolo!
Nemmeno vi dico che ne pensate di questo capitolo perchè secondo me, non mi merito nemmeno una recensione :(
Come al solito parlo troppo, e c'è chi si rompe le così dette palline.
Ricapitolando, state in allerta.. Dal prossimo tanto così *apre le mani più che può* d'occhio! U_U
Ciao a voi, si proprio a voi, che vi siete aggiunti ultimamente.
E grazie a voi che come sempre rimanete a leggere le mie storie + i miei scleri a fine capitolo :P 
Che altro dirvi, buon week end, e per chi mi segue sull'altra storia, ci sentiamo domenica :D
Byeeeee :*

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Capitolo 35
*** Novità all'orizzonte ***


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È passato un mese. Mi sono trasferita nuovamente a Milano con Miranda. Gli esami stanno volgendo al termine e sta andando tutto per il meglio.

Sofia è uscita dall’ospedale e i parametri sono confortanti. Le analisi dopo un mese la tragedia, sono incoraggianti.
Lei è forte e non demorde facilmente. Ha sempre detto “Vedremo chi è il più forte tra i due” è una donna fenomenale.

Tommaso è più tranquillo, vedere la madre riprendere il controllo è la medicina perfetta.

È arrivato inesorabile dicembre. A Milano nevica quasi ogni giorno e il freddo è lancinante.
Tra una settimana è Natale, e io adoro quest’aria che si respira.
Tutti sono più dolci, più contenti e non vedo l’ora di tornare a casa.

Mentre sono in giro dopo l’esame di psicologia, faccio una capatina in segreteria per ritirare la posta giornaliera.
Apro la cassetta e trovo un avviso di riunione dal mio relatore.
Essendo ancora presto decido di fare un salto da lui.
Manca poco per iniziare la stesura della tesi. Perciò per sapere eventuali comunicazioni in merito, mi dirigo seduta stante da lui.

Busso e una voce mi invita ad accomodarmi.
“Buongiorno signorina, prego si segga”
Tutta questa gentilezza a cosa la devo? È risaputo che i professori sono immuni all’aria natalizia. Perciò mi sento un po’ agitata e un brivido mi corre lungo la schiena. Come un presentimento.
“Voleva vedermi?”
“Esatto, volevo comunicarle che c’è stato un cambiamento”
“Cambiamento? Cioè?”
Ecco lo sapevo... Maledetti intoppi!
“Riguardo allo spostamento per la stesura di tesi, che concordammo mesi fa, purtroppo non è possibile renderlo definitivo”
Spalanco gli occhi. Ciò vorrebbe dire, riprendere i contatti con Marcello?
“Cioè?” Domando timorosa, sperando che i miei dubbi siano solo tali.
“Signorina, lei dovrà lavorare con il mio assistente. Purtroppo sono pieno per le tesi degli altri studenti e ho dovuto rimandare parecchie persone. Spero non sia un problema”
Un problema? Un problema domanda lui... Certo che è un problema! Cavolo! Ma non posso trovare a quattro mesi di distanza dalla laurea un nuovo relatore, saranno tutti pieni e io devo iniziare la stesura. Non ce la farei.
Perciò rassegnata rispondo “No, nessun problema”
“Bene, bene. Presto le comunicheremo la prossima riunione. Lei inizi a buttare giù qualche pagina di prefazione della tesi. Poi insieme al dottore le controllerete”
Spero solo non siano riunioni individuali.
Saluto il professore e mi dirigo, sconfitta, verso il dormitorio.
 
“Che è successo?” Domanda una Miranda preoccupata, con il grembiule stretto in vita.
“E tu che ci fai con quel coso?” E’ risaputo che Miranda ai fornelli equivale ad una bomba atomica!
“Preparo il pranzo”
“Oh Signore, e con cosa mi devi avvelenare?” Domando, mentre entro in cucina.
“Deficiente!” Risponde lei.
Alzo il coperchio e trovo un polpettone con le patate.
Di aspetto non è un granché, vedremo di sapore.
Mi tolgo le scarpe e il cappotto e mi butto sul divano facendo zapping alla tv.
“L’esame  è andato bene, però ho avuto un incontro con il mio relatore” Rispondo alla sua domanda iniziale.
“Che voleva?” Domanda lei, rigirando l’insalata di accompagnamento. Che Dio ce la mandi buona.
“Mi ha detto che devo riprendere a lavorare con Marcello”
Lei strabuzza gli occhi e viene a sedersi vicino a me.
“Hai rifiutato vero?”
“Secondo te? Purtroppo no! Dove lo trovo al momento un nuovo relatore?”
“Hai ragione” Poi si ferma a pensare “Glielo dirai a Tommaso, vero?”
La guardo un po’ in difficoltà.

Tommaso ha ripreso ad essere sereno da poco. Se gli parlo di Marcello inizierà a farsi problemi e ad essere angosciato. Penso di poterlo gestire il 'dottore'.
“No Mira, non glielo dirò”
“Ti rendi conto che, se lo venisse a scoprire, ti squarterà viva, vero?”
“Lo faccio per il suo bene. Non deve agitarsi nuovamente. Saprò tenerlo a distanza”
“Sarà... Ma fai attenzione!”
Ci alziamo, stancamente, dal divano e pranziamo.
Tutto sommato devo dire che il pranzo è buono, la mia amica deve solo migliorare la scenografia.
 
La partenza è imminente. Miranda è in piena frenesia e corre da una parte all’altra del mini alloggio facendo una confusione assurda.
Io sono distesa sul divano a guardare insulsi programmi natalizi alla tv. Programmi fatti e strafatti come: Il Grinch, mamma ho perso l’aereo e compagnia bella.

Per disperazione esco dal dormitorio e mi faccio un giro per le vie limitrofe al campus piene di negozi addobbati a festa.
I regali, stranamente, sono pronti già tutti e sono custoditi in un borsone.
L’aria natalizia non addolcisce il mio animo che pesa un macigno.
Dopo la convocazione del mio relatore non ho più aperto bocca sull’argomento 'Marcello', Miranda non condivide la scelta di non dirlo a Tommaso.
Nemmeno io la condivido, in realtà, ma è l’unica soluzione.
Se lo dovesse sapere farebbe una scenata, tanto che dovrei prendere in considerazione l’idea di cambiare relatore e a poco tempo dalla laurea è una cosa impossibile da fare.
Poi so che starebbe in pensiero ogni qualvolta dovessi incontrare Marcello.
Andrà tutto bene, ne sono, o almeno credo, sicura!

Passeggio tra vari babbi natale, che suonano le loro campane e tra bambini che corrono nei negozi mentre tirano i genitori per i cappotti.
“Martina?” Mi sento chiamare alle spalle.
Mi volto e rimango estasiata da due occhioni azzurri che mi stanno fissando. Sbaglio o è...
“Marcello?” Domando a mia volta.
“Ciao” Saluta lui.
Oddio, perché il destino deve farmi sempre incrociare con le persone che cerco di tenere alla larga? Tommaso a parte.
“Ciao” Rispondo, quanto meno per educazione.
Tutto quello che è successo mi torna in mente in un nano secondo e indietreggio automaticamente di un passo.

"Fa freddo, vero?" Domanda per cercare di alleviare la tensione.

"Già" Rispondo fredda, proprio come questa neve attorno a noi.
“Per favore Martina, vorrei spiegarti. Ti va una cioccolata calda?” Domanda, dopo aver tirano un sospiro di rassegnazione.
Io lo guardo un po’ scettica. Non vorrei trovarmi nuovamente in certe situazioni con Tommaso a chilometri di distanza.
“Non aver paura. Voglio solo spiegarti” Si avvicina speranzoso.
Sono tentata di scappare via, ma dopo tutto dovrò passare con lui un bel po’ di tempo per la tesi, forse è meglio iniziare così dove siamo circondati da migliaia di persone.
“Va bene” Acconsento.
Ci dirigiamo, in religioso silenzio, fino al bar più vicino.

Ci accomodiamo a un tavolino e ordiniamo due cioccolate calde.
Il silenzio è imbarazzante.
Mentre giocherello con i manici della borsa finalmente si decide a parlare.
“Come stai?”
Wao... Da quando è successo il fattaccio, ormai mi da del tu tranquillamente.
Sospiro.
“Bene” Rispondo solamente.
Le cioccolate arrivano.
“Volevo principalmente scusarmi con te per quello che è successo tempo fa, ho cercato di contattarti in tutti i modi. Ma non sono mai riuscito a trovarti. Ne agli esami, ne nei dormitori”
“Ero tornata nel mio paese”
Sorseggio la mia cioccolata, mentre studio questo ragazzo di fronte  a me.
Continua a tormentare quella povera tazza senza assaggiare quello che ne contiene. Ha lo sguardo basso, quando l’ho guardato prima aveva gli occhi spenti. Occhi che mi ricordano quelli di Tommaso di settimane fa, quando eravamo in ospedale.
“Capisco. Comunque, spero tu possa perdonarmi...”
Come? Credo di aver sentito male.
“Perdonarti?” Domando a mia volta.
“Già. Ero sotto pressione. Non capivo quello che mi stava prendendo. A un tratto ho vissuto sensazioni già provate”
Rimango in silenzio, ascoltando le sue parole.
“Martina, io mi stavo iniziando ad affezionare a te. Quel giorno in discoteca, preso dall’alcol, ho fatto cose sbagliate, ma c’era qualcosa che mi spingeva verso te, poi tu mi evitavi, vederti con Tommaso, in più era un periodo di chiusura di bilanci con il professore. Ciò vuol dire essere sotto pressione. Non ce la facevo più così ti ho contattata. Vederti nell’ufficio e saperti distante da me mi ha fatto male e ho reagito impulsivamente!”

Mi è passata la fame. Allontano la tazza e lo fisso.
“Non sono motivazioni logiche per aver fatto quello che è successo!” Sbotto.
Questo tizio non si rende minimamente conto di come io mi sia sentita!
“Hai ragione. Ero solo scosso dalla rabbia. Trovare nuovamente Tommaso sul mio cammino ha fatto si che la rabbia tornasse a galla. E me la sono presa con te, che eri quella più vicina a lui. Ma credimi Martina, tu mi piaci veramente. Ho solo iniziato col piede sbagliato”
Non so che dire, veramente!
Continuo il mio silenzio e abbasso lo sguardo.
“So che quello che ti sto dicendo è assurdo. Io per il momento vorrei solo il tuo perdono. Maggiormente ora che dobbiamo lavorare alla tesi insieme. Ti prometto che non mi comporterò mai più come è successo in quell’ufficio. Tra noi ci sarà solo una relazione professionale”
“Marcello non riesco a perdonarti, non ancora! Forse conoscendoti meglio, cambierò il mio pensiero. Per il momento rimane tale. Cioè non mi fido! Atteniamoci sul piano assistente-alunna”
“Mi sembra più che ovvio”
Finisco non so come la cioccolata. Ho voglia di allontanarmi. Mi sento mille occhi puntati addosso. Mi sento come stessi tradendo qualcuno. Anche se probabilmente, quel qualcuno già so chi sia.
“Devo andare. Grazie per la cioccolata”
“E’ stato un piacere. Ci vedremo dopo le feste per iniziare la stesura”
“D’accordo. Arrivederci”
“Ciao Martina! E buon natale”
Giro i tacchi e torno al mio dormitorio con la testa pesante quanto una palla da bowling.




Ta-ta-ta-taaaaaaa....
Ciao ragazzuoli!!!
La bomba è stata sganciata.. Ma sapete che prima di scoppiare deve toccare qualcosa.. E quel qualcosa arriverà nel prossimo capitolo! 
Oh santo polpettone! Sono emozionata/agitata/depressa.. Perchè mi sto rendendo conto che la storia, non dico che sta terminando, ma ci stiamo avvicinando.
Con questo non voglio dire che mancano 5 capitoli, nono assolutamente, anzi.. Ne mancheranno un bel po, ma ci stiamo avvicinando..
Va bene però, pensiamo a una cosa per volta, anche perchè la storia la sto ancora terminando, ma nella mia capoccia ho quasi finito!
Orsù, rallegriamoci perchè non vi libererete facilmente di me :P
Alloooooooora.. E' tornato Marcello-uccello! Ve l'aspettavate? Doveva uscire fuori nuovamente.. Eheheheh.. 
Per chi non lo ricorda.. Eccolo qui!



Troviamo una Martina un pò turbata, per le parole dell'assistente in questione! 
Vuole riprovarci?? O.o
E poi queste bugie nei confronti di Tom? Haia haia!! 
Che ne pensate? Aspetto le vostre opinioni come sempre :)

Avviso al pubblico:
Sapete che non ho mai avuto dei giorni fissi per pubblicare, ma al momento devo informarvi che pubblicherò una volta a settimana (che sono quelle scarpe che avete in mano??) perchè, altro che estate e vacanze.. Tra tirocinio e studio mi sto seriamente esaurendo! Chiedo venia, però purtroppo devo fare così! Fisso un giorno tutto per questo racconto, così mi impegno con voi e manterrò l'appuntamento. Fisso il giorno di MERCOLEDI' (il giudice dice che è stato approvato) Non me ne vogliate, veramente!

Perchè faccio i miei angoli sempre più lunghi dei capitoli? Bhà..
Il prossimo capitolo sarà luuuuuuuuungo lungo!!! Così mi faccio anche un pò perdonare ;)

Saluto i nuovi arrivati. Wao!! Siete diventati un sacco nei due giorni dopo che ho pubblicato l'ultimo capitolo.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono! Vorrei solo sentirvi un pò di più.. Sapere che ne pensate!
Ringrazio quelle pulzelle di amiche che mi commentano sempre ♥
Ci vediamo mercoledì prossimo! Un bacione a tutti!!! :* 

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Capitolo 36
*** La paura dell'ignoto ***


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“Martina! Tra un’ora abbiamo il treno! Ti vuoi muovere?” Urla Miranda da fuori la porta.
Sono sotto la doccia da più di un ora. Continuo a guardare quelle piastrelle, in attesa che si animino e mi diano una risposta. Una qualsiasi!

Non ho raccontato a Miranda dell’incontro con Marcello.
Ho deciso di tenermi tutto per me quello che sta accadendo. Farei male a troppe persone.

Incurante delle urla della mia amica, esco con lentezza dalla doccia.
Mi infilo la biancheria e vado in camera.
Tutto come un automa. Mi vesto, asciugo i capelli e aggiusto la valigia.

Dopo mezz’ora, io e Miranda ci dirigiamo alla stazione. Lei è un continuo parlare, io rispondo a monosillabi.
“Ma mi spieghi che cavolo hai?” Domanda, mentre ci sediamo nel vagone.
“Ho mal di testa” Improvviso, mentre infilo le cuffie nelle orecchie.
“Se hai mal di testa perché ascolti musica?”
Non le rispondo e per tutto il viaggio guardo fuori dal finestrino, persa nei miei pensieri.

 

“Ciao Martina, sono Marcello. Scusa se ho preso il tuo numero. Ma dovevo parlarti. Mi scuso ancora per il mio comportamento. Ma vorrei tanto che tu pensassi alle mie parole di stamattina, ci tengo a te! E non commetterò più errori. Solo questo, ti auguro buone feste nuovamente. Ci vedremo al ritorno. Ti penso”
 

Rileggo quel messaggio che Marcello mi ha inviato la sera dopo il nostro incontro.
L’ho letto almeno venti volte da quando l’ho ricevuto. Indecisa se rispondere o meno.
Sospirando clicco su “rispondi”
 

“Leggendo questo messaggio non vedo come possiamo attenerci al rapporto assistente-alunna, che avevamo stabilito. Ti prego Marcello, lasciamo stare. Buone feste”

 
Spero si renda conto del casino in cui mi ha cacciato!
'Forza Martina, devi riprenderti! Non puoi farti vedere così'.
Cancello il messaggio e ripongo il telefono in borsa. Sperando di averlo scoraggiato.
Starò bene! Devo farlo, non ne vale la pena. Il mio cuore appartiene già a una persona.
 
Il viaggio dura un’eternità. Un po’ perché stavolta non mi addormento, un po’ per l’agitazione, ma quando tocco terra tiro un sospiro di sollievo.
Sono lontana da quel casino. Per due settimane mi dedicherò solo e unicamente a me stessa.
Uscite dalla stazione, troviamo Matt ad aspettarci.
Miranda corre tra le sue braccia, facendomi sorridere.
Un po’ li invidio. Non hanno assolutamente nessun problema loro due.
“Hei sorella” Mi abbraccia Matt.
“Ciao bradipo! E il mio boy?”
“A lavoro. Deve fare i milioni”
Saliamo in macchina e ci avviamo verso casa.

Il tragitto è breve, infatti arriviamo in cinque minuti. Scendo per prendere la valigia ma qualcuno mi tappa gli occhi.
“Tom?” Domando incerta.
“Esatto!”
Risponde allegro il misterioso interlocutore, che mi prende tra le braccia.
Cavolo, ma quanto mi è mancato? Affondo il viso nel suo petto e lacrime involontarie escono dagli occhi.

“Hei piccola. Che è successo?” Domanda impaurito lui.
Io scuoto la testa e lui fissa spaventato Miranda, che alza le spalle.
Non so che mi prende. Forse tutta questa tensione di questi giorni. Non vorrei mai pensarlo, ma mi sento frustata e indecisa. Marcello mi ha messo il cece in testa. E non faccio altro che pensare.
“Niente, veramente! Sono solo contenta di vederti”
Lo abbraccio forte e mi asciugo le lacrime.
“Entriamo?” Domando ritrovando il sorriso.
 

Mi sveglio di soprassalto. Trovandomi Tommaso sdraiato accanto, sveglio mentre mi guarda.
Ha un’aria pensierosa.
Sorrido, ma l'espressione si spegne subito, vedendo che non contraccambia.
“Sei nevosa” Osserva lui.
“Perché?”
“Sei stata irrequieta per tutto il sonno. Cos’hai?”
Vorrei parlarne, davvero, ma non ho il coraggio. Mi accuserebbe di qualcosa che non ho fatto. E si agiterebbe perché dovrò lavorare con Marcello che lui tanto odia.
“Niente Tom. Sarà stato lo stress del viaggio” Rispondo, ma risulto non convincente, nemmeno a me stessa.
Infatti, lui si alza dal letto e si avvicina alla finestra.
“Mi stai mentendo Martina! Lo sai che non sei capace di farlo. Perché dici delle balle?”
È arrabbiato, molto arrabbiato.
Ma perché cacchio non so mentire?!
È proprio questo che stavo evitando.
“Non ti sto mentendo” Cerco di evitare la realtà.
“Lo hai rifatto! Mi hai rotto le palle per mesi, con la storia della fiducia e tu cosa diavolo fai? Non mi parli! Secondo te non me ne sono accorto che in questi giorni sei diversa? Ogni volta che ti chiamavo evitavi di rispondermi, e quando lo facevi mi davi delle risposte vaghe. Che ti prende me lo vuoi dire una buona volta?”
“Perché stai urlando?”
“Perché mi fai incazzare! Dio santo! Non ti apri mai con me! E quando lo fai è perché sei arrivata al limite della sopportazione e scoppi tutto in una volta!”

Per il nervoso si passa meccanicamente le mani tra i capelli, scompigliandoli più del normale.
Rimango in silenzio non sapendo cosa ribattere.
Lui si avvicina e si siede sul letto.
“Parlami. Mi si spezza il cuore vedendoti così. Per favore. Fallo! Altrimenti non ha senso che io sia ancora qui”
Ha abbassato tono, mi accarezza la testa, ma io non riesco a guardarlo negli occhi.
“Tom io... Non ci riesco!”
Dopo un silenzio assordante, si alza e prende il giubbotto.
“Dove vai?”
“Non ha più senso rimanere”
Detto ciò esce dalla camera e va via.
Ma che diavolo mi prende? Spero sia un sogno!
Se n’è andato. E la colpa è tutta mia!
Sprofondo il viso tra le mani e scoppio a piangere. Matt, sentendo le urla, entra di corsa in stanza.
“Marti, che è successo? Perché piangi?”
“Tommaso?” Domando.
“E’ andato via, era incazzato. Ma che è successo?”
Scuoto la testa. Ho solo un desiderio: voglio rimanere sola.
“Ti prego Matt, vattene”
Senza dire niente chiude la porta e torna nella sua stanza.
Sono un mostro!
 

Poche ore dopo. Sera della vigilia di natale.
Cammino, tutta imbacuccata per il freddo che fa, per le vie del mio paesino.
Svolto un angolo e mi ritrovo nel parco dove andavo sempre da piccola. E vorrei tanto tornare a quegli anni, dove si è solo curiosi, innocenti. Dove l'unica certezza è quella di correre a giocare. Dove tutto il mondo sembra più colorato, più dolce. E non si conosce ancora, il significato di 'problema'.
Mi siedo nella neve, sotto l’albero dove tante volte io e Tommaso ci sedevamo da adolescenti. Anche l’ultima volta siamo venuti qui, quando lui mi ha parlato del suo passato.
Ho tanto criticato il suo essere, il suo non aprirsi mai, il suo essere restio alla fiducia.
E ora lo sto facendo io.
Non so fingere, credevo di poterlo fare, invece mi ha smascherato in fretta.
La testa mi scoppia. Vorrei avere una macchina del tempo. Tornare indietro a tre giorni fa, non uscire di casa affinché non veda Marcello.
Vengo rapita dai miei stessi pensieri, sento il telefono vibrare, lo sta facendo da circa due ore.
Lo afferro e trovo sei chiamate senza risposta e altrettanti messaggi.
Le chiamate provengono da Matt, Miranda e da casa.
I Messaggi tre da mio fratello, due da Miranda e uno da Marcello.
Niente da parte di Tommaso. Del resto che mi aspettavo? Un ringraziamento?
In quel preciso istante vibra nuovamente. È Matt.
“Pronto?” E’ la prima volta che ascolto la mia voce dopo il pianto a casa. Risulta monocorde e senza espressione.
“Ma dove cazzo sei? Ti rendi conto che sei uscita senza avvisare? A mamma le sta prendendo un collasso!” E’ arrabbiato. Anche lui.
“Torno tra poco”
“Dove sei?”
“Devo fare una cosa” Chiudo la chiamata e mi alzo.
So già cosa fare.

Suono il campanello nell’attesa che qualcuno venga ad aprirmi. Mi guardo le punte delle scarpe, stranamente interessanti.

Sento dei passi e il mio cuore sta battendo all’impazzata.
Sofia viene ad aprirmi.
“Martina che sorpresa! Prego entra”
“In verità sono di fretta, cercavo Tommaso, è in casa?”
Rimango sempre affascinata da questa donna! Ha una forza immane, cade ma si rialza sempre, ed è sempre più forte di prima. Sembra come se non le è accaduto nulla.
“Certo, te lo chiamo subito”
“Grazie. Buon natale Sofia, anche in famiglia”
“Grazie, ma più tardi ci vediamo vero?”
La fisso senza espressione.
“Non lo so, perché vorrei rimanere un po’ con i miei”
“Non ti preoccupare” Mi sorride e torna dentro a chiamare il figlio.
Mi appoggio al muro e cerco di regolarizzare il respiro. Nel tragitto per venire qui mi sono preparata un discorso, che spero ricorderò. 

Non appena la porta si apre dimentico cosa dovevo dire.
Ha un’espressione severa. Ed è veramente arrabbiato.
“Che vuoi?” Domanda freddamente.
“Volevo parlarti”
“Senti, o ti muovi o te ne vai. Già non volevo vederti, ma non volevo dare spiegazioni a mia madre”
Le sue parole mi spezzano l’anima. Tutto questo astio, questo nervoso e io ne sono la cusa!
“Bhè, volevo darti questo”
Frugo nella borsa in cerca del pacco. Glielo consegno e lui titubante lo prende.
“Hai finito?”
“Tom volevo dirti che mi dispiace”
Rimane in silenzio guardandomi in cagnesco. Ha la fronte aggrottata, segno che è infastidito.
“Hai ragione, al momento c’è qualcosa che mi turba, ma non posso e non voglio parlarne. So che per te significa tanto, perciò ho preso una decisione”
Prendo fiato e lo guardo. Ho già gli occhi pieni di lacrime.
“Vedi, io non sono più sicura di nulla, mi sento sbattuta da una parte all’altra. Prima ero abituata ad essere sola, ad avere solo Miranda e dedicarmi solo allo studio. Da cinque mesi le cose sono cambiate. Devo tenere conto della tua presenza. E alle volte non riesco a controllarmi. Mi tengo tutto dentro come ora e so che questo ti fa soffrire. Perciò ho pensato che fino a quando non sistemerò il mio caos, potremmo stare un po’ separati”
Aspetto una sua reazione che non arriva. Alzo lo sguardo e la sua espressione non è cambiata.
“Mi stai lasciando?”
“No! Voglio solo un po’ di tempo”
“Che tradotto significa: non ti amo più, perciò si, ti lascio”
“E’ diverso. Ti amo Tom, ma ho bisogno di un po’ di tempo”
“Per fave cosa?” Ringhia tra i denti.
“Per ritrovare me stessa”
Si passa la mano libera tra i capelli, sollevando il suo ciuffo.
“Se mi amavi veramente queste cose non dovevi nemmeno dirle. Si superano Martina! Insieme! Invece tu che fai? Mi sbatti la porta in faccia! Sai che ti dico? Mi hai stufato seriamente! Con i tuoi finti problemi, vedi problemi ovunque! E mi sono rotto! Vuoi tempo? Benissimo. Sei libera di fare quello che vuoi. Ma non so se quando avrai messo le idee al posto tu mi troverai ancora. Detto questo buona fortuna!”
Fa un passo indietro, tornando in casa e mi chiude la porta in faccia.

Sono senza parole, ho solo il volto rigato da lacrime. Fisso la porta a occhi sbarrati, sperando che sia solo uno scherzo, che ora lui uscirà e mi farà uno dei suoi soliti sorrisi da presa in giro. Ma non accade, rimango sola con un dolore lancinate al petto.
È finita? Ci siamo lasciati veramente?
Con queste domande, scendo le scale in fretta e mi chiudo il portone alle spalle.
Non può essere vero. Speravo che mi capisse, invece mi ha letteralmente chiuso fuori.
Non può essere, è un incubo!
 
 
POV TOMMASO

Fisso la porta appena chiusa. Ci appoggio la fronte e una piccola lacrima esce dagli occhi.
Che cavolo è successo? Non me ne rendo nemmeno conto.
Sento dopo poco dei passi che scendono le scale e sento chiudersi il portone.
Se n’è andata. E io l’ho trattata da cani!
“Tommaso, tutto bene?” Domanda mia madre.
Mi asciugo in fretta la lacrima e mi giro a guardarla.
“Si, Martina mi ha solo lasciato il suo regalo”
“Perché non è entrata?”
“Aveva fretta”
Scappo sulle scale chiudendomi in camera, evitando il suo sguardo.
Che merda di natale!
Butto il pacco sulla scrivania e mi siedo sul letto con la testa tra le mani. Ripenso subito alla nostra conversazione.
Tempo, voleva tempo! Tempo per cosa?
Non appena ho sentito quella parola qualcosa è scattato in me.
Ho sempre preso in giro chi si lascia chiedendo 'tempo', ci si prende solo in giro, ci si illude credendo che le cose possano tornare come prima.
Non esiste nessun tempo.
Ma perché è cambiata così? Di essere insicura lo è sempre stata. Ma in questi giorni non la riconoscevo.
È sempre stata sfuggente, poi oggi non appena mi ha visto è scoppiata in lacrime.
E poi mentre dormiva si agitava nel sonno. Ha parlato della tesi, mentre era incosciente, e poi ha fatto il mio nome. Che significa?
Mi sta nascondendo qualcosa, non è solo preoccupazione! La conosco.
E questo suo lasciarmi fuori dai problemi mi fa imbestialire.

Alzo la testa e fisso il suo regalo. Anche io le avevo preso una cosa, ma ora non ha più importanza.
Mi alzo dal letto e osservo quel pacchetto rettangolare incartato molto elegantemente.
Non proviene da nessun negozio, probabilmente è una cosa fatta da lei stessa.
Lo scarto incuriosito.
C’è una scatola, sollevo il coperchio e ci trovo un piccolo biglietto.

 

“Per il nostro primo natale insieme, con amore! P.s. prepara la fotocamera. Ti amo”

 
Tolgo la carta che ricopre l’oggetto. È un album.
Lo apro e ci sono una serie di nostre foto, da quando eravamo bambini, con frasi e decorazioni di ogni genere, adolescenti, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Mi si spezza il cuore. Non è possibile provare questo dolore.
Chiudo l’album e mi getto sul letto con gli occhi chiusi.
Ho paura, veramente tanta! Non so cosa mi è preso, vorrei andare da lei e stringerla tra le braccia. Ma mi ha ferito, non me l’aspettavo. Dopo tutto quello che abbiamo passato. Stavolta è stata lei a tagliare la corda. Ho una gran rabbia dentro, devo schiarirmi un po’ le idee. Come soluzione vedo solo una cosa: stasera si esce!

Mi alzo dal letto e chiamo Pietro.
“Hei fratello, che fine hai fatto??” Mi domanda lui dall’altro capo.
“Il solito, senti che si fa stasera?”
“Con gli altri dopo la mezza notte si stava pensando di andare a bere qualcosa. Voi ci raggiungete?”
Ovviamente include anche Martina.
“Si, ma sarò solo. Martina ha da fare”
“E come mai non starete insieme?”
“Non sono cazzi tuoi!”
“Va bene. Stai calmo. Ci vediamo all’una al pub”
“Ok, a dopo”
Chiudo la chiamata e getto il telefono sulla scrivania.
Devo stare lontano da quell’aggeggio infernale! So già che mi verrà una voglia tremenda di contattarla.
Chissà come starà... Al diavolo! Ha voluto lei questa situazione!
“Tom, è pronta la cena”
Mia sorella bussa alla porta. Non devono sapere niente loro! Stai calmo Tom! Ripeto come mantra nella mia testa.
Prendo un respiro a pieni polmoni e che la commedia abbia inizio.




*Va a nascondersi sotto il letto terrorizzata dalle reazioni delle lettrici*
Buonasera
*Fa ciao, impaurita, sempre da sotto il letto*
Vi prego, vi scongiuro, non ammazzatemi! Sono giovane ancora! E ho tutta una vita davanti..
Ho seriamente paura a domandarvi il solito: che ne pensate di questo capitolo? Ma.. Lo chiedo lo stesso.
Come vi è sembrato?
Haia! *scansa una scarpa*
Facciamo i seri dai! Vi chiedo scusa! Però se ero in Tom mi sarei comportata nello stesso modo U_U e dai! La verità al primo posto in una storia!!
Però c'è da dire che Martina ha un po di problemi ultimamente eh.. E guarda un pò sono tutti elevati all'ennesima potenza quando si è sotto pressione! Su questo lato la posso capire..
Bhè, io spero di avervi fatto scattare qualche emozione :P (non di odio verso l'autrice eh..)

Ci tenevo a dire una cosa.. Mi sono accorta di aver perso su pò di lettori che mi avevano aggiunto nelle "seguite"..
Volevo chiedervi: ho fatto qualcosa di sbagliato? La storia sta diventando patetica? 
Io non so, alcune persone, cosa ne pensano.. Ecco perchè vi chiedo una recensione, non perchè voglio sentirmi considerata, ma bensì per capire dove sbaglio.. Solo questo!

Però ringrazio dal profondo del mio cuore, chi mi segue sempre e mi sostiene! Vi giuro siete qualcosa di fantastico!
Ma ribadisco l'invito! Fatevi sentire, rendetemi partecipe delle vostre impressioni..

P.s. Vi piace il banner?? :) 
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Bene.. A quanto pare ho detto tutto e come al solito mi dilungo...
Buona serata!!! :* 

Triplo p.s. Tom incazzato, che si sfoga nell'alcol.. No buono!!

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Capitolo 37
*** I giorni peggiori ***


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“Non ho voglia di giocare a tombola Matt!” Rimbecco mentre, dopo quel po’ di cena che sono riuscita a trangugiare chissà come, faccio zapping alla tv mentre sono spaparanzata sul divano abbracciata a un cuscino.
“Vuoi?” Mi domanda lui, raggiungendomi e offrendomi delle mandorle zuccherate.
“No”
Rimaniamo in silenzio, si sentono solo le voci dei miei genitori che insieme agli zii e cugini giocano ai soliti giochi natalizi.
Dopo tanti anni, la tradizione è sempre questa: riunione famigliare a casa nostra, in cui tutti i parenti ti chiedono 'Ti sei fidanzata?' 'A quando la laurea?' 'E quando ti sposi?'
Decisamente no! Ne faccio volentieri a meno. 
“E’ da quando sei arrivata da Milano che sei strana. Mi devi dire qualcosa?” Mi strappa dalle mie fantasie, mio fratello.
Lo guardo incerta.
“No”
“Sai dire solo questo oggi?”
“Oh Matt, per l’amor del cielo. Lasciami in pace. Non mi girano come si deve oggi, basta!”
“Centra, per caso, Tommaso?”
“Si, ok? Sei contento?”
“No, ma riguarda voi perciò non mi intrometterò. Senti, dopo io e Miranda usciamo, vuoi venire con noi?”
“Non me la sento. Sono stanca. Tra poco vado a dormire”
“Ok. Ma stai su, qualsiasi cosa sia successa”
È preoccupato, me ne rendo conto. Oh Matt, se tu sapessi. Mi giudicheresti male, e ho paura. Ho veramente tanta paura di aver fatto una grandissima cazzata.

Dopo due ore mi sono addormentata sul divano e non ci ho fatto nemmeno caso.
“Tesoro” Cerca di chiamarmi mia madre.
Mi sveglio di soprassalto.
“Vai a dormire, si è fatto tardi”
Faccio di si con la testa e mi avvio strisciando i piedi in camera. Non sono stata di compagnia a nessuno oggi. Nemmeno a me stessa.
Mi metto il pigiama e prendo il cellulare.
Trovo alcuni messaggi di auguri da parte di amici, poi uno di Marcello, quello di oggi pomeriggio che non avevo ancora letto e uno di Miranda. Niente da parte di Tommaso. Che mi aspettavo? Di certo non un messaggino pieno d'amore.
Apro prima quello di Miranda.

 

“Auguri piccola mia. Non voglio sapere nulla, ma sappi che ti voglio bene e ci sarò sempre accanto a te. Passeremo anche questa, come abbiamo sempre fatto! Cerca di dormire. Ti voglio bene”

 
Questo semplice messaggio mi fa scoppiare in lacrime.
Ma che cavolo mi è preso? Ho preso paura di cosa? Non lo so nemmeno io. Ho solo una grandissima confusione.
Confusione che si è trasformata in panico, in qualcosa di sbagliato. E se avessi sbagliato tutto?
 
Apro il messaggio di Marcello.
 

“Se è questo quello che vuoi ti lascerò stare, ma non è quello che voglio io! Parleremo quando tornerai”

 
Al diavolo!
Spengo il telefono e mi getto sul letto.
Lui fa l'innocente! Perchè ho dovuto trovarlo sulla mia strada?
E Tommaso? Come starà? Mi si stringe il cuore al sol pensiero di come l'abbia trattato. Mi sento tremendamente in colpa e vorrei essere li, ovunque lui si trovi, per fargli capire che lo amo! Non mi sono allontanata perchè io non lo ami! La motivazione è esattamente l'opposto.
Questa notte, doveva passare decisamente in modo diverso!
Dopo un ora di pianto e nervoso mi abbandono a una notte senza sogni.
 

Ho la testa che mi scoppia.
Sono le dieci e in casa tutti dormono. Poi sarei io quella ritardataria e dormigliona.
Vado in cucina a prendermi un’aspirina.
È natale. Avevo progetti ben diversi. Per prima cosa dovevo svegliarmi tra le braccia dell'uomo che amo! Invece eccomi qui, capelli scompigliati, occhi gonfi e rossi e una tremenda emicrania.
Appena sveglia ho pensato fosse tutto uno scherzo, un brutto sogno. Ma poi c’è quella cosa che ti prende tra capo e collo e ti dice che non è solo frutto della tua fantasia, si chiama realtà.
In questo caso il telefono. Nessuna chiamata, nessun messaggio.
Sospirando accendo la tv, sperando riesca a sovrastare il rumore dei miei pensieri.
“Buongiorno” Saluta mio padre.
“Ciao” Sorseggio il latte mentre mi siedo sul divano del salotto.
A poco a poco tutti si alzano e prendiamo a parlare tra noi.
Li osservo e penso che sarà un supplizio dirgli che non vedranno più un Tommaso affamato, stanco, euforico, innamorato, in giro per la casa. Diversamente dalle mie iniziali aspettative, si sono affezionati un mondo a quel ragazzo. Quel ragazzo che oramai non c’è più.
Oddio, non devo piangere, no!
“Marti, che farai oggi? Uscirai?” Mi prende alla sprovvista mia madre.
“Hem...” Non so che dire.
“Si, avevamo deciso di fare un giro al mercatino nel pomeriggio. Ricordi?” Mi viene in salvo Matt.
“Oh si è vero!” Rispondo.
Gli mimo un grazie e lui mi strizza l’occhio.
 
Questi giorni di grande abbuffate e pranzi con parenti solitamente mettono allegria, se li si passa con chi di dovere.
Sto passeggiando tra le vie del borgo con accanto Miranda. Dietro di noi Matt e Luca parlano di qualcosa di interessante.
“Mi nascondi qualcosa” Sussurra Miranda. E non è una domanda, ma una constatazione.
Fino a quel momento è riuscita a non chiedermi niente. Ma sento la curiosità farsi largo.
“Non ci mettere anche tu, eh!” Sospiro. Non ho voglia di ripensare a quel dannato fatto.
“Ieri sera abbiamo trovato Tom e gli altri a un pub, era decisamente ubriaco”
Bene. Come devo interpretarlo?
“Buon per lui” Faccio la vaga.
“Che vi sta succedendo?”
“Niente Mira, ok?”
“Bhè mi sembra un po’ di più di niente”
Sbuffo esasperata.
“Ci siamo mollati”
Lei si blocca. Per fortuna gli altri due sono più distanti e non si accorgono di nulla.
“Stai scherzando vero? Dimmi di si, porca miseria!”
“No, nessuno scherzo” Fingo interesse per una renna di feltro su una bancarella.
“E scusa, come diavolo è successo?”
Bingo! Ora che le dico?
“E’ complicato” No! Non è una risposta, maggiormente con lei!
“Non è esauriente!”
“Senti Miranda. Non mi va di parlarne, maggiormente oggi! Se vuoi ti racconto tutto domani. Quando saremo sole! Lo capisci?” Faccio un segno verso i ragazzi.
Fa segno di si con la testa e mi riprende a braccetto, riprendendo a camminare.
“Mi hai spiazzato. Quando è successo?”
“Ieri pomeriggio”
“Chi è stato a lasciare?”
“Teoricamente dovrei essere stata io”
“TU?” Urla.
“Che ti avevo detto? Riservatezza cazzo!” Ringhio.
“Mi dispiace”
“Non importa. Tanto prima o poi lo sapranno tutti”
“No, mi dispiace per quello che è successo”
“Anche a me Mira, anche a me”
 
Qualche giorno dopo...
 
“Fammi capire bene” Dice una Miranda arrabbiata, molto, molto arrabbiata. “Tu hai mollato quel ragazzo che ti ama così tanto, per un coglione? Marti ma che cazzo combini! Oh Gesù, ti facevo più intelligente”
Siamo a un bar la mattina del 27 dicembre. Natale è ormai passato, ma le cose non sono cambiate da quel maledetto 24 sera.
Tommaso non si è fatto sentire, e ne ha tutte le motivazioni possibili e immaginabili, e lo stesso ho fatto anche io.
Volevo tempo no? Ora è quello che mi merito. È la mia punizione.
“Prima cosa non l'ho lasciato per quell'altro. Mira, semplicemente mi sentivo sotto pressione” Tento di giustificarmi.
“Ma non dire cazzate per favore! Chi ti opprimeva eh?”
“Tu non capisci, io sono abituata alla mia vita, alla mia solitudine, avere il mio sogno che si avvera tutto a un tratto mi ha messo paura. Poi c’è stato Marcello che mi ha fatto vacillare tutto. E ha messo in forse la mia storia. I forse non ci dovrebbero essere in una relazione! E non mi sono sentita bene nel continuare questa, quando ci sono i dubbi”
Lei rimane un attimo in silenzio.
Ha un aria buffa, tutta nervosa, che cerca di farsi aria togliendosi il cappello e la sciarpa.
“Dubbi? Ma che dubbi avresti su quel ragazzo perfetto?”
“L’essere troppo perfetto. IO sono il dubbio! Io non lo merito, mi faccio problemi dalla mattina alla sera, lui dovrebbe avere una ragazza positiva, sicura di se, che sia degna di lui. Invece guardami! Cosa vedi? Sono dannatamente fuori posto! Sono insicura per fino della mia stessa ombra. E non lo merito”
Dico abbassando lo sguardo.
Dopo alcuni attimi lei riprende il discorso.
“Cazzate! Balle su balle! Ma non vedi che lui ti ama con tutti i tuoi difetti?”
“Mira, dovrei amarmi io, per prima”
Sbuffa e rimane in silenzio.
“Sei una deficiente!”
“Lo so” Dico sotto voce.

Torniamo a casa nella sua macchina, siamo state in silenzio per tutto il viaggio.
Quando arriviamo sotto casa mia, lei lo rompe quel silenzio.
“Martina, non approvo la tua decisione sappilo. Anzi sono veramente incazzata nera con te, tanto che vorrei prenderti sotto con la macchina. Ma sei la mia migliore amica. E ti starò vicina e ti farò cambiare idea”
Io l’abbraccio. Dio quanto mi manca un abbraccio sincero! Ne ho bisogno per affrontare la situazione.
Tommaso mi manca, mi manca in una maniera atroce!
“Grazie Mira! Ti voglio bene” Le dico con gli occhi pieni di lacrime sul suo collo. Poi apro di scatto la portiera e scappo a casa.
Mi sento così vulnerabile quando piango. E in questo momento vorrei solo che una grande voragine mi succhi al suo interno. Chissà che tutta questa sofferenza non sparisca con me.
 

I giorni passano inesorabili.
E le cose non cambiano minimamente. Mi sento sempre più vuota e non ho nemmeno la forza di aprire un libro.
Attualmente passo le giornate seduta sul mio letto, rivolta verso la finestra e guardo scendere al neve silenziosa. Ogni tanto mi fa compagnia la musica, ma essendo una deficiente, come mi ha nominata oramai la mia cognata-sorella, ascolto musica che mi deprime ancora di più.
I miei genitori mi vedono smarrita, e hanno provato a parlarmi. Ma non voglio sentire un loro 'te l’avevo detto' perciò ho esordito dicendo loro “lasciatemi in pace, starò bene”.
Ma la domanda è: starò bene sul serio?
Sento il letto muoversi e una mano che mi tocca la spalla.
So già chi è, la persona che al momento mi sta più vicina in assoluto: mio fratello.
“Hei sister, che stai facendo?”
Faccio spallucce. “Guardavo la neve”
“Quest’anno ne è caduta tantissima”
“Già...”
Rimaniamo in silenzio. Ma non è un silenzio pesante, ci fanno compagnia i nostri respiri. In quel silenzio io e lui parliamo di molte cose, lui mi ascolta.
“Domani è la vigilia di capodanno”
Perspicace mio fratello. Mi giro verso di lui e sorrido.
“Ma va?”
Sorride di rimando, probabilmente contento di quella smorfia sul mio viso.
“Io e Miranda stavamo pensando di andare su in montagna”
È vero. Ne avevano parlato quel giorno, quando ero riuscita a dire le due parole più importanti della storia, all’uomo che amavo e che amo tutt’ora. Ricordi dolorosi, che fanno spezzare a metà quella smorfia.
“E abbiamo decido di invitare anche te e Luca”
Ritorno a guardare la neve e sospiro.
“Dai Marti per favore! Fatti convincere, hai bisogno di uscire. Non puoi stare qui fino alla fine dei tuoi giorni! Devi prendere in mano la situazione, e forse un po’ di svago ti farà bene”
Probabilmente ha ragione. Del resto che senso ha rimanere qui? Mi deprimerei ancora di più.
“Ok... Ma vi prego, niente sbaciucchiamenti quando ci sono io”
“L’unica che sbaciucchierò sarai tu sorellina mia!”
“Ma smettila... Il tuo essere zuccheroso mi sta facendo cariare i denti!”
Ride e ormai soddisfatto, dopo un abbraccio, esce dalla camera.
 
 
Ed eccoci qui, in macchina di Matt verso casa in montagna di Miranda.
Tutto come al solito, si potrebbe pensare, peccato che sul sedile del passeggero non ci sia quel ragazzo dagli occhi verdi.
Decido di non pensarci. Basta! Mettiamo il cervello in pausa almeno per questi due giorni! Non ho voglia di perdermi negli abissi della mia scemenza.
Intavolo una discussione con Matt su chi è più narcisista tra lui e la sua fidanzata, per tutto il viaggio si parla di questa cosa tra le risate e le bestemmie scherzose dei due e io e Luca che li prendiamo ancora di più in giro.
Dopo tre e dico TRE, estenuanti ore, arriviamo in quella cascina sui monti.
La scena è da mozzare il fiato! Bianco, bianco ovunque.
La casa è abbastanza grande e molto accogliente, ci sono due camere padronali più una camera per gli ospiti. Io prendo possesso della seconda camera e Luca si accontenta della camere per gli ospiti che contiene al suo interno un letto matrimoniale e uno singolo. Seconde me sta meglio lui che me! Se l'avessi saputo prima, avrei fatto una scelta diversa.

Dopo aver disfatto la valigia e essermi buttata a peso morto su quell’enorme lettone super morbido, spalanco gli occhi ricordandomi che avrei dovuto portare i prodotti del bagno, invece non l’ho fatto!
Accidenti!
Corro giù per le scale verso la cucina sperando di trovarci la mia amica, altrimenti sono in panico! Non ho con me nemmeno uno spazzolino per i denti!
“Mira! Panico! Hai per caso uno spa-“ Mi blocco a occhi sbarrati sulle scale.
Quello che mi si prospetta davanti non l’avevo assolutamente messo in conto!
C’è un ragazzo sulla soglia della porta con una valigia in mano e tutto imbacuccato per il troppo freddo che c’è al di fuori della casa.
Sarebbe impossibile identificarlo, dato il cappello e la super sciarpa, ma c’è una cosa che lo frega.
Due occhi verdi smeraldo spalancati che mi fissano.
No! Non può essere vero! È un incubo!
Chiudo gli occhi e li riapro credendo stessi in trans. Invece la scena non cambia!
Con il cuore a mille e il fiatone, faccio dietro front e salgo a tutta corsa le scale.
Cavolo Martina! Hai un coraggio da fare invidia, mi prende in giro la mia coscienza. Bella figura di merda hai appena fatto.
Sbatto la porta della mia stanza alle spalle e cado seduta per terra strisciando la schiena giù per la porta.
Sento bussare.
“Sono morta!” Urlo.
“Se eri morta non parlavi” Giusta osservazione.
Mi alzo e apro la porta.
“No, ma dico! Che cazzo avete in testa?” Urlo afferrando Miranda per un braccio e tirandola all’interno della stanza.
“La casa è mia e ci invito chi mi pare”
“Ma siete pazzi? Matt che mi dice non penserai a nulla... Ti svagherai, diceva. Avete un concetto tutto vostro di svago?”

Sono io ora l’incazzata. Mi aspettavo un capodanno senza problemi! Invece il problema principale è al piano di sotto che molto probabilmente starà pensando di fuggire al polo Nord.
“Potreste chiarire” cerca di convincermi lei.
“Ma chiarire cosa? Non so se ricordi, lui mi odia! Mi ha chiuso la porta in faccia e mi ha detto di sparire!”
“Allora se ti odia ti eviterà e tu non lo pensare, goditi questi giorni”
“Me la vedo un po’ difficile!” Ringhio come un rotvailer.
“Vado giù per controllare la situazione, sistemati che andiamo a fare la spesa noi due!”
Come se niente fosse, esce dalla camera con un sorriso.
Maledetta! Batto a terra i piedi come una bambina di dieci anni! Rivoglio il capodanno che mi spetta! Lo pretendo maledizione!
Va bene ora calmiamoci, calma! Allora, facciamo il punto della situazione: al piano di sotto c’è quel figo del mio ex, che probabilmente sta pensando a come uccidermi stanotte, probabilmente mi odia, probabilmente odierò lui se riesce a farmi fuori, e purtroppo io continuo ad amarlo anche se lui mi ha sbattuto la porta in faccia!
Ma perché devo incasinarmi da sola la vita?
Bho... Non avrò mai una risposta.




Buona.. Qualsiasi cosa voi vogliate, mentre state leggendo questo capitolo :)
Volevo iniziare con il ringraziarvi per le vostre minacce di morte del capitolo scorso... Ahahahah.. Siete adorabili anche quando mi minacciate! ♥ 
Tanto lo so che mi volete bene lo stesso.. Forse.. Probabilmente... :P
In questo capitolo vedo Martina in serie difficoltà U_U
Prima viene minacciata dalla sua migliore amica di essere investita con la macchina, poi quei furbasti di Matt/Miranda fanno questa specie di "sorpesa" ai nostri due.. 
Sorpresa che vedrete nel prossimo capitolo. Vedrete come reagiranno.. 
Ci tenevo, come sempre, a ringraziare tutti quelli che mi seguono.. Siete gentilissimi con le vostre recensioni, con i vostri messaggi e anche con i vostri silenzi!
Perchè vedere il numerino che cresce con le vostre visualizzazioni mi mette lo stesso felicità..
Ah.. Ci tenevo a dire che abbiamo passato le 1000 visualizzazioni al primo capitolo.. *_* 1000 statue a tutti voi! Ve le meritate.
Ora vado.. Spero di scrivere un po visto che con il caldo, gli impegni e lo studio non ho moltissimo tempo per dedicarmi alla storia :( Ma non temete! ;)
Una buona serata a tutti voi! :*

P.s. Lo so che non mi sta leggendo ma ci tenevo a salutare HisLovelyVoice.. Che si sta godendo la città dei miei sogni e che mi manca tanto! :)

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Capitolo 38
*** Impressioni sbagliate ***


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Lo sto evitando come la peste, e lo stesso sta facendo lui.
Da Miranda ho saputo che voleva andare via, non appena ha scoperto della mia presenza, ma è strato trattenuto con la forza da mio fratello, anche perché si stava scatenando una tormenta fuori, mentre voleva, letteralmente, scappare via. Da me.
Che brutta sensazione. Stiamo diventando come due sconosciuti. Esattamente come facevamo prima.

Siamo andati a fare compere io e la mia amica, ma di lui nessuna traccia in casa. Ogni volta che esco dalla mia camera sento, o la porta della camera degli ospiti chiudersi o la porta del bagno.

Ora per evitare tutti, mi sono infilata sciarpa e cappello e sono seduta fuori in veranda sorseggiando una cioccolata calda. Mi sono raggomitolata sotto una coperta su una panchina in legno.
Ammiro il panorama e mi accorgo che è una bellissima sensazione. Qui ci sente fuori dal mondo.
Peccato che il mio problema principale è in casa a dieci metri da me.
Sbuffo e in quel preciso istante sento una voce alle mie spalle.
“Ti disturbo?” E' Luca, che si siede accanto a me.
Possibile non riesca a stare un po’ sola? Sospiro e rispondo.
“No, assolutamente. Accomodati” Alzo un lembo di coperta invitandolo ad accomodarsi.
“Sento aria di guerra” Si sfrega le mani per cercare di riscaldarle.
“Chi la vincerà?” Domando speranzosa della risposta.
“Chi è meno testardo”
“Oh, bel problema allora! Siamo due teste dure”
Rimane in silenzio e guarda anche lui il panorama che si estante davanti a noi.
“Ne vuoi parlare?”
Lui non sa niente, come del resto nessuno.
“Vedi, ti semplifico il tutto: sono una stupida, che avendo dei seri dubbi sulla sua sanità mentale, invece di affrontare i problemi li accantona, facendo scappare, probabilmente, l’unica persona che la possa amare”
Lui ha un’espressione contrariata.
“Prima di tutto non sei stupida, seconda cosa forse vuoi un po’ di tempo per riflette e credo che chiunque dovrebbe darlo a una persona che ama, terzo e non meno importante, credo che ci siano un sacco di persone che ti vogliano bene!”
Gli sorrido grata, è un piacere sentirsi rincuorati da una persona estranea a tutte queste cose.
“Grazie Luca, sei un amico”
Mi passa un braccio sulla spalla e appoggio la testa sulla sua spalla. E così mi sento meno sola.
 
POV TOM

Quegli stupidi mi hanno imboscato una trappola. Non pensavo minimamente della presenza di Martina.
Miranda, quando me ne ha parlato ieri di venire qui, mi ha assicurato che lei non ci fosse, che saremmo stati un po’ di persone. Che fesso sono stato! E' logico che ci sarebbe stata anche lei.
Non appena ho messo piede qui dentro la realtà mi si è gettata in faccia.
Quando l’ho vista su quelle scale il cuore mi si è bloccato in gola. Dio com’era bella! Volevo correre tra le sue braccia e dimenticare questi ultimi giorni. Ma prima che potessi fare una mossa lei è corsa via.
Sicuramente non sapeva nemmeno lei della mia presenza qui, visto la sua espressione.
In questi giorni passati sono stato a un passo dall’inferno!
Ho trattato malissimo chiunque mi si avvicinasse. I miei unici amici erano solo molte e molte bottiglie di alcol.
Sto cercando di evitarla in tutti i modi possibili.
So che, se mi guardasse cederei. E non mi va! Dopo tutto è lei che deve chiedermi scusa, non sono io che ho voluto 'tempo'. Ebbene si, non riesco a digerirlo! È più forte di me. Perché dietro quella parola c’è tutto un mondo.
C’è la sua insicurezza, la sua non fiducia, i suoi problemi senza senso e chi più ne ha più ne metta.
Mi sono rintanato dentro alla mia camera non appena lei e Miranda sono rientrate da fare la spesa.
Giocherello con il bracciale che mi ha regalato al compleanno, non l'ho mai tolto dal polso, nemmeno in questa occasione.
Sospiro e mi accorgo di aver voglia di cioccolata calda.
Spengo il pc, che avevo acceso per passare il tempo ed esco la testa fuori dalla porta, controllo il corridoio del secondo piano.
Nessuno all’orizzonte.
Passo davanti alla sua porta e mi blocco allungando l’orecchio. Nessun rumore, forse starà riposando.
Scendo le scale studiando il territorio, ma non c’è nessuno.

Dove saranno andati a finire tutti?
Entro in cucina e trovo la cioccolata già fatta, ottimo!
Me ne verso una tazza e mi avvicino alla finestra che da sulla veranda.
Non l’avessi mai fatto! Il sangue mi si gela nelle vene. E la vista che mi si prospetta davanti mi da i conati di vomito.
Martina e Luca sono teneramente abbracciati mentre scherzano tra di loro.
Rimango li, imbambolato per alcuni minuti, senza rendermi conto che i due si sono alzati e sono entrati in casa.
“Hei” Richiama l'attenzione, quel coglione di Luca.
Ad un tratto mi desto dal mio stato di trans.
Tutti e due sono sulla porta. Lei con la coperta sulle spalle e il viso abbassato, probabilmente si vergogna.
È per lui che mi ha mollato? Non ci vedo più!
 
 
POV MARTINA

Finalmente dopo giorni Luca riesce a farmi ridere, ricordando avvenimenti del passato che hanno protagonisti lui e Matt ai tempi della scuola.
Fa bene ridere, l’ho sempre detto. È come se le ferite si cucissero quel minimo. Peccato che la sensazione possa durare solamente alcuni minuti.
Inizia a fare veramente freddo e il vento ha ripreso a ululare ferocemente.
“Stai tremando, entriamo in casa ti va?” Domanda lui accorgendosi che sto praticamente battendo i denti.
“Ok, tanto tra un po’ dobbiamo prepararci per la nottata”
Miranda e Matt avevano intenzione di mangiare a casa e dopo mezza notte andare in qualche locale.
Io ovviamente ho cercato di ribattere, perché non mi sembrava il caso, ma i due cupido non hanno voluto sentire ragioni. Probabilmente rimarrò in disparte per tutto il tempo. Urrà, chiudiamo nei migliore dei modi quest’anno e apriamo in modo peggiore l’altro.

Entriamo in casa, io come una pezzente, avvolta dalla coperta e da un braccio di Luca sopra le spalle.
Varchiamo la soglia, e l’ultima cosa che avrei voluto è li con lo sguardo perso nel vuoto.
Oh no! Ci avrà visto! Sta fissando la finestra e il posto dove poco fa eravamo. Ha in pugno una tazza che stringe talmente forte che ho paura si possa rompere nella sua mano.
Posso già vedere le sue rotelline del cervello girare.

“Hei” Mi riscuote, e riscuote anche Tommaso, la voce di Luca.
Vedo i suoi occhi arrabbiati. Come lo erano quel giorno. Abbasso lo sguardo. Non voglio fronteggiarlo. So già cosa starà pensando.
“Tutto bene?” Continua Luca.
“Non mi rivolgere la parola!” Ringhia Tommaso. Ecco, avevo ragione!

Presa dal panico del tono della voce, scappo sulle sale verso la mia camera.
Ma sento qualcuno che mi corre dietro. Spero tanto si tratti di Luca, lo spero con tutta me stessa.
Cerco di chiudere la porta ma un piede la blocca.
“Fermati!” Quasi urla.
Ecco, le mie speranze cadono, si frantumano.
“Voglio una dannatissima spiegazione! Che cazzo ti sta prendendo eh? Mi ami così tanto che subito mi rimpiazzi? Oppure già è una storia avviata? Da quando tempo va avanti? Eh? Tempo un cazzo! Mi tradisci e questa è la realtà” Urla e batte un pugno sulla porta.
Parole di fuoco, parole che bruciano. Mi sta dando della poco di buono. Non può essere. Non è il ragazzo che conosco, che avrebbe cercato di capire.
“Lasciami andare” Dico con un filo di voce.
Voglio andare a casa! Non ce la faccio più. Sono spaventata dalla piega di questa realtà che è cambiata tutto a un tratto.
“Scappa pure. Complimenti!”
Toglie il piede e io chiudo a chiave la porta.
Il resto non lo ricordo. Mi addormento sul letto con gli occhi pieni di lacrime.
 

Sento un ticchettio fastidioso, che continua con insistenza.
Apro gli occhi pesanti e mi guardo attorno. Sono in camera. Mi sono addormentata e non so nemmeno che ore siano.
Stanno bussando alla porta incessantemente.
Mi tiro su e vado a sentire chi bussa.
“Chi è?” Domando.
“Martina cazzo! Mi stai facendo prendere un infarto! Apri questa dannata porta!” Mio fratello.
Apro e lo lascio entrare.
“Senti voi due mi avete leggermente rotto le palle! Ma che vi prende eh? Tu che ti chiudi qui dentro, lui che parte.,.”
Lo interrompo.
“E’ partito?”
“Si. Non voleva rimanere più qui”
Sento distintamente il rumore del cuore che si rompe in mille pezzi. Gli occhi si riempiono nuovamente di quelle fastidiose lacrime e mi sento le gambe di gelatina.
Mio fratello mi viene in contro e mi abbraccia forte.
“E’ finita Matt. È finita sul serio” Riesco a farfugliare tra le lacrime mentre piango indecentemente sulla camicia di mio fratello.
“Shh... Vedrai che tutto si sistemerà”
Scuoto la testa. No! Non si sistemerà nulla. Lo so.
“Luca mi ha spiegato tutto. Non devi sentirti in colpa. Parlerò io con Tom, cercherò di aggiustare tutto”
“No Matt per favore. Quello che è fatto è fatto. Lui è partito in quarta e forse è meglio così”
Mi asciugo le lacrime e tento di guardare il lato positivo.
Forse è meglio così, forse si dimenticherà di me e troverà chi è più adatto a rimanere con lui.
Matt mi accarezza la testa e mi stringe a se, come se potesse cancellare gli avvenimenti di questi giorni.
Ma di una cosa sono certa. Il dolore che sento al centro del petto, quello, non passerà mai!
 

Capodanno è passato in silenzio. Ho fatto il vegetale. Ho mangiato, ho dormito e nient’altro.
Sono tornata a casa e ora sto preparando le valigie.
Eccomi qui. Sbalzata nel passato. Come tre anni fa.

Scappo.

Sono abituata a scappare da un presente pesante, opprimente. Scappo dalla mia incapacità.
Ecco fatto. Le valigie sono pronte. Chiudo la zip e le trascino alla porta.
Tra poco parto. Miranda come al solito non mi lascia da sola da quando è successo il fattaccio. Probabilmente ha paura che faccia qualche pazzia. No cara amica mia, reagirò!
“Mamma, io sto andando. Mi da un passaggio Matt” Mi affaccio in cucina.
“Va bene”
Lei arriva e mi abbraccia. È rimasta solo lei da salutare. Papà è a lavoro e già ha fatto stamattina.
“Qualsiasi cosa sia successa tutto si risolverà. La vita continua, abbi solo pazienza. E non buttarti giù. Ti voglio bene bambina mia”
“Anche io mamma. Tanto”
Oramai non piango più, non ci riesco. Tutte le lacrime che avevo in corpo le ho fatte uscire giorni fa.

Entro in macchina e andiamo in stazione.
Saluto anche Matt che mi stritola affettuosamente.
Eccomi qui. Su questo vagone che mi porta verso l’altra me.
Una storia finita, più un ragazzo che mi viene dietro e dovrà farmi da aiutante nella tesi.
Ecco il bilancio del nuovo anno. Andiamo bene!
 

Miranda apre la porta del nostro dormitorio. Rinominato: il mio rifugio anti atomico.
“Per prima cosa dobbiamo aprire le finestre, c’è un puzza qui dentro” Osservo io, tappandomi il naso.
“Bene, come congelare in cinque minuti” Si lamenta Miranda.
“Meglio morire assiderati che asfissiati!”
Lei sbuffando va in camera, io la seguo buttando sul letto le valigie.
“Non capisco perché quando partiamo ci portiamo un mini trolley, quando torniamo quasi quasi ci portiamo direttamente casa nostra” Osserva pensierosa lei.
Scoppio a ridere.
“E ti lamenti? Almeno con le provviste che ci lasciano le nostre mamme non patiremo la fame per settimane, poi ci daremo all’intossicazione della mensa quando tutto questo ben di Dio sarà terminato”
“Non mi ci far pensare”
Ridacchiando sistemiamo le provviste in cucina e aggiustiamo i bagagli.
“Domani iniziano le lezioni?” Domanda la mia amica mentre mangiucchia dei grissini.
“Si” Rispondo amareggiata.
Sono stanca, non dormo da una settimana e domani si riprende anche a studiare. L’inferno in pratica!
“Chiamo le ragazze, vediamo se ci sanno dare gli orari nuovi”
“Ok”
Detto ciò si allontana con il telefono in mano mentre afferra carta e penna. Io gironzolo per l’appartamento.
Alti cinque mesi qui, e poi cosa ne sarà di me? Cosa farò? Lasciamo che sia il destino a decidere, visto che qui le cose non vanno mai come le si programma.
Torna Miranda sventolandomi davanti agli occhi il foglio.
Lo afferro e non ho parole!
“Cioè? Domani dalle 8.30 fino alle 16 saremo bloccate in università? Ma io mi esaurirò!” Dico, buttandomi sul divano.
“Dovremmo accamparci, che palle oh! Nemmeno gli ultimi mesi ci risparmiano”
“Facciamoci coraggio dai!”
Le passo un braccio sulle spalle e la stringo.
“Altri cinque mesi Mira, e tutto sarà finito”





Hola bella gente!!!
Mio Dio.. Con questi aggiornamenti settimanali mi sembra di non pubblicare da mesi.. -_-'
Fa caldo da voi? Io sto pian piano passando allo stato gassoso, visto che attualmente sono arrivata allo stato liquido.
Non mi va di fare nulla U_U Ne studiare, ne accendere il pc, ne mangiare, ne vivere ahahah :P
Oddio sono un panda!!! :)
"Finisciala con questi convenevoli.. Arriva al punto!" Grazie coscienza.. Sei così simpatica che ti ucciderei! E' il caldo capitela..
Allora, diciamo che il capodanno non si è verificato esauriente e lo so che alcune di voi stanno uscendo il macete in questo momento e vorrebbero venirmi a prelevare da casa per staccarmi la testa a mò di Damon Salvatore.
E se vi dico che mi dispiace un sacco?
E se vi dico che vi voglio taaaaaaanto bene?

Dai, questo non è nulla in confronto a quello che vi aspetta nel prosieguo.. Hem... Che ho detto? Cancello!!!
Domandina: da che parte vi state schierando? Da quella di Tom o Martina? Per quanto mi riguarda mi trovate nel mezzo ;)
Nel prossimo capitolo troverete l'adorabile *tossisce coff-coff* Marcello :P 
Bene, bene, spero vi sia piaciuto e dopo tutto, dovreste amarmi! ("sese continua ad adularti" vocina ti soffoco nel sonno se continui!!) Perchè? Perchè ho messo un pov del nostro ammmmmmore!!! 
Vabbè dai.. Il caldo sta colpendo anche me.. Diciamo meglio il caldo che il macete... :D
Saluto i nuovi arrivati, i veterani e coloro che mi seguono con assiduità.. Lo sapete già che vi porto tutti nel mio cuoricino! ♥
Vi auguro buone vacanze, tanto freddo e tanti cubetti di ghiaccio :)
A mercoledì. Ciaooo :*

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Capitolo 39
*** Rimedi per nascondere il dolore ***


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Ore 7. Sveglia che suona. Buongiorno mondo.
Haimè, non odo gli uccellini cantare, anzi... Ovviamente avrò chiuso gli occhi solo tre ore prima del suono della sveglia. Se continuo così i miei piani di laurearmi a breve andranno tutti nella pattumiera.
Mi stiracchio e contro voglia esco dal giaciglio di coperte che mi sono creata sul letto.
Miranda ronfa nel pieno del suo sonno.
“Mira! Sono le sette muoviti”
Lei mi manda a quel paese. Ecco, come da routine. Tralasciando il fatto che sono la prima a svegliarmi. Maledetti pensieri!

Mi alzo e mi dirigo in bagno. Mi sciacquo la faccia e mi guardo allo specchio.
Capelli in disordine, occhi spenti, occhiaie nere che a Frankenstein farebbero invidia. Ottimo, sono proprio un gioiellino.
Sbadigliando vado in cucina a preparare la colazione.
Mentre verso il latte nelle tazze compare Miranda.
“Buongiorno” La saluto.
Lei non parla, borbotta.
“Hai intenzione di comunicare così stamane?”
Mi guarda inviperita. Sarà sicuramente l’orario a renderla così nervosa.

Ci vestiamo e alle 8 ci troviamo con le altre due.
Come di legge, vogliono sapere cosa abbiamo fatto durante le feste. Io mi zittisco e con una scusa vado in segreteria per ritirare la posta, lasciando a Miranda il compito di spiegarle. Io non voglio nemmeno prendere in considerazione quei ricordi.

Apro la cassetta e mi ritrovo un invito del dottor Bertolini che si terrà nell’ufficio del professore.
La giornata non potrebbe andare peggio.
 
Dopo poche ore, mi ritrovo a correre come un’ossessa verso l’ascensore che mi porta nel il panico più totale.
Tra pochi minuti ho l’incontro con Marcello per la tesi e sono nervosa all’ennesima potenza.
Vorrei essere da tutt’altra parte. Non mi sento con lui da Natale. Non mi ha più cercata e lo stesso ho fatto io. Ci mancherebbe altro.
Arrivo al piano dell’ufficio e con grande gioia mi ritrovo una decina di ragazzi in coda fuori la porta.
Mi avvicino a una ragazza e domando.
“Siete tutti per il dottor Bertolini?”
“Si. Ci ha convocati tutti oggi”
Tiro un sospiro di sollievo. Meno rimango sola con lui meglio è. Non l’avessi mai detto. Sento squillare il telefono e vedo lampeggiare una letterina.

 

“Dopo l’incontro non scappare. Devo parlarti.”

 
Bingo! Dicevamo?
Dopo cinque minuti di attesa, lui apre la porta.
Di bello è un bellissimo ragazzo. Sento i respiri che si fermano da parte di tutte le ragazze.
Alzo gli occhi al cielo esasperata. Ma un po’ di dignità? Nulla eh...
“Prego accomodatevi” Ci invita lui.
Tutte entriamo una alla volta nella stanza che ormai conosco quasi alla perfezione.
Alcune si siedono su alcune sedie, io rimango in piedi.
“Allora, vi ho convocato oggi perché volevo concordare con voi i nostri incontri. Ho pensato a una cosa e vorrei avere un vostro parere. Ci saranno due incontri mensili generali, dove parleremo delle parti in comune a tutti voi della tesi, poi ci saranno alcuni incontri sporadici dove tratteremo singolarmente i vostri lavori. Questi ultimi li concorderemo man mano e singolarmente. Che ne dite?”
Tutte, abbindolate dal suo fascino, danno una risposta affermativa. Io dal canto mio rimango in silenzio. Tanto si sa che la maggioranza vince.
“Bene, allora faremo così. Il martedì e il giovedì dalle 17 alle 18 ci troveremo in aula II al piano terra. Poi con una email vi comunicherò i giorni per ognuno di voi”
Tutte che si affrettano a scrivere il luogo dell’incontro io mi limito a scrivere sulla mia agenda:

martedì – giovedì (17-18) incontro con il diavolo.

Dopo altri minuti di inutile conversazione tutte si alzano, alcune chiedono qualcosa con fare pomposo all’assistente, altre corrono via.
Io faccio finta di cercare qualcosa nella borsa e mi fermo fino a quando tutte sono uscite.
Alzo la testa e vedo che Marcello mi sta fissando.
Non rimango sola in questo ufficio da quando successe l’aggressione. Sono un po’ intimorita. Cancelliamo 'un po’', sono altamente intimorita.
Mi avvicino alla porta. Non si sa mai. Un suo passo falso e corro via. Tanto ultimamente sono diventata campionessa di -Corri e scappa-.
“Non ti farò niente Martina, credimi!” Si alza dalla sedia e mi si para di fronte.
Ingoio a vuoto e faccio di si con la testa.
“Come va?” Mi domanda lui.
Lo fisso interrogativa. Mi domanda anche come sto! È grazie a lui che è successo il finimondo!
“Potrebbe andare meglio”
“Come mai?” Si accomoda sulla sedia di fronte alla scrivania e mi fa segno di sedermi accanto a lui.
Io, un po’ titubante, eseguo l’invito.
“Problemi” Continuo, sospirando io.
“Con chi?”
“Non sono affari che la riguardano”
“Ci diamo nuovamente del lei?” Accavalla le gambe e mi fissa.
“E’ quello che dovremmo fare”
“No Martina, non voglio. Voglio farti capire che sono diverso da quel mostro che hai conosciuto e voglio ricominciare. Il dare del lei ci allontana”
“Ma così dovrebbe essere” Ribatto.
“Dovrebbe, ma non lo è! Vorrei che diventassimo amici e gli amici non si danno di certo del lei”
Rimango in silenzio e lui allunga un dito e mi solleva il volto.
“Mi vuoi raccontare?”
“Ho lasciato Tommaso” Dico di punto in bianco.

Ma perché non mi mordo la lingua così evito di sparare stronzate? Che diritto ha di sapere quello che accade nella mia sfera privata?
“Oh... E perché?”
Perché, razza di idiota, le tue parole mi stanno girando nella testa da quel maledetto giorno del bar!
“Sono confusa”
“Da cosa?”
Evito di guardarlo, non so cosa i miei occhi possano far leggere.
“Martina, perché sei confusa?” Ritenta lui.
Faccio un sospiro e rispondo, con l’ultima cosa al mondo che avrei potuto dire.
“Perché ci sei tu”
Lui rimane in silenzio. Visibilmente scosso.
“Dopo quella volta che mi parlasti al bar, tutto mi si è appannato. Sono confusa. Io ho amato solo Tommaso in vita mia. Ma se stessi facendo la cosa sbagliata? E se io non fossi adatta per lui? Tutte queste domande ci sono sempre state, ma da quella volta si sono amplificate. E io non riesco a capire più nulla”
“Non devi preoccuparti, perché se sarà quello giusto tutto si aggiusterà”
“Se fosse stato quello giusto non mi avrebbe dato della puttana”
Lui apre la bocca irritato.
“Cosa ha fatto?” Ringhia.
“Lascia perdere per favore. Non ha più importanza. Comunque devo andare, si è fatto tardi”
Mi alzo e mi avvio alla porta.
“Aspetta per favore”

Mi si avvicina e mi prende per le spalle voltandomi.
“Non ci pensare, libera la tua testa e pensa solo alla tesi e a finire l’anno al meglio. Fammi questa promessa”
Io acconsento con un movimento incerto della testa.
“Ci lavoreremo” Cos’è, una promessa che mi sta facendo?
Mi da un piccolo bacio, quasi inesistente sulla guancia.
Lo saluto e scossa torno a casa.
 
POV TOM

È passato quasi un mese da capodanno. Tutto quello in cui credevo si è sgretolato. Non ho più sentito nessuno di quelle persone che erano in quella casa.
Evito il ricordo in tutto quello che faccio. Per la seconda volta in vita mia, ho sentito un rumore sinistro che proveniva dal centro del petto. Ma stavolta ho detto basta! Non mi importa più di nessuno. Ora penserò solo ed esclusivamente a me stesso.

Sono nel mio ufficio in azienda, sommerso dalle solite carte e dai soliti conteggi.
La mia vita al momento: lavoro e solo lavoro.

Suona il telefono e con una mano libera lo afferro.
“Signore, c’è la signorina Morello in sala d’attesa”
Giulia? Che ci fa qui?
“La faccia entrare”
Chiudo la comunicazione e mi alzo per salutare la mia amica.
Lei entra in ufficio, ma ha qualcosa di diverso.
“Ciao Tom”
“Giulia che piacere, che ci fai qui?”
Lei si siede al divanetto nero che ho in studio e accavalla le gambe scoprendole. Ha una gonna molto corta ed è la prima volta che la vedo così.
“Sai Tom, da quando Pietro mi ha lasciata sento un qualcosa che mi ha cambiato”

Lei e Pietro, il mio amico di sempre, si sono lasciati quasi nello stesso periodo del mio distacco da Martina. Ho sempre pensato che lei sia stata con lui sono per interessi. Ma potrei anche sbagliarmi. Chi lo sa.

Batte con la mano sul divano accanto a se. Mi accomodo, sbottonandomi la giacca.
Lei mi si avvicina, sempre con questo sguardo provocatorio.
“Cioè?” Domando riprendendo il filo del discorso.
“Ho capito che non era l’uomo per me. Era così monotono. Poi ho visto te, cioè ti ho visto sotto una luce diversa. Mi intrighi Tommaso. Ho sempre avuto un debole per te, ma tu non mi hai mai notata”
Rimango a bocca aperta. Non mi aspettavo questo attacco frontale. Cosa sta cercando di dirmi?
“Giulia non capisco credimi”
“Ti voglio Tom”
Starà scherzando.
“Ma che stai dicendo dai, se è uno scherzo è durato fin troppo”
Mi alzo ma vengo subito bloccato da lei che si alza a sua volta.
“Non mi credi? Ti darò modo di ricrederti”
Non ho nemmeno il tempo di controbattere, che lei mi bacia.
Un bacio avido e passionale. Mi lecca le labbra e subito sento il bisogno risvegliarsi in me.
E' sbagliato, ma è da un sacco di tempo che non ho una donna per me.
Lei è intraprendente e allunga le mani dove non dovrebbe.
“Tom, non aspettavo altro”
Non ce la faccio più, con una grande forza di volontà mi distacco da lei, e vado alla porta. La chiudo a chiave e torno dove ero prima.
La spingo verso il divano e torniamo a baciarci. È così esperta che non ho bisogno di fare alcuna mossa.
Si sdraia su di me e diventiamo un’unica cosa.

Ma in quel momento non sento nulla, non è assolutamente la donna che vorrei. Ma non mi importa.
Non ho voglia di pensarci, di stare male. Non voglio sentire quel fastidioso ronzio che proviene ogni santo giorno dal cuore, come se gli mancasse l'altra sua parte per vivere.

Capovolgo le posizioni e sono io su di lei. Continua tutto con molta foga. Voglio solo dimenticare!
Voglio cancellare quello che ora ho in mente. Due occhi. Due occhi che mi scrutano.
Scaccio il ricordo. Ormai non c’è più nessuno. La vita va avanti e devo riprendere in mano la situazione.
Mi dedico alla donna che è sotto di me.
Divertirsi non fa mai male a nessuno ed è quello che farò. Una vita senza problemi, una vita senza dispiaceri.

Ma non appena finisco di pensarci mi do dello stupido. Questa vita idilliaca è solo finzione.
E Dio solo sa quanto darei per tornare ad avere quegli occhi puntati su di me.
 
POV MARTINA

“Martina!”
Mi sento chiamare alle spalle. Tolgo le cuffie e vedo Marcello corrermi in contro.
Sorrido perché non l’ho mai visto trafelato e sudato nel suo costume impeccabile.
Sono quasi due mesi che ci frequentiamo, ma come amici. Mi aiuta nella stesura della tesi e ogni tanto usciamo per una pizza. Niente di più e niente di meno. Probabilmente l’ho giudicato negativamente troppo velocemente.
È un bravo ragazzo, e al momento è l’unico che è riuscito a non farmi pensare più.

“Scusa il ritardo” Cerca di parlare con il fiato corto.
“Ti prego, prendi fiato o mi muori all’istante” Scoppio a ridere.
“Che bastarda! Mi stai prendendo in giro? Ti faccio vedere io”
Si fionda su di me mentre mi fa il solletico.
“No dai ma che fai! Mollami”
Ridendo la smette ma continua a stringersi a me guardandomi negli occhi.
“Dai entriamo, altrimenti non la finiamo più”
Si stacca ed entriamo in biblioteca, mi manca l’ultima parte della tesi e l’ho completata.

Lui la legge e dopo alcuni minuti alza la testa e mi guarda soddisfatto.
“Ma sei un genio! Veramente! Hai scritto delle note impeccabili! Brava”
Mi scompiglia i capelli e io lo ringrazio sorridendo.
Finalmente ho completato anche questo pezzo che manca al grande traguardo.
“Ti va di portarlo in copisteria e stamparlo?” Domando io.
“Ottima idea, dai andiamo”
Ci avviamo in copisteria e non credo alle mie parole.
“Tre copie rilegate per la tesi” Dico trionfante al signore del negozio. Il sogno di una vita si avvera.
Esco saltellando dal negozio e abbraccio Marcello.
“Non ci credo!” Urlo staccandomi da lui.
Lui ridendo mi prende per mano e mi tira nuovamente a se e mi accarezza i capelli.
“Sono così contento!” Mi sussurra all’orecchio.
Io, un po’ imbarazzata mi stacco da lui e gli sorrido.

Ma in quel momento accade una cosa che mi destabilizza totalmente. Lui si avvicina e mi bacia. Un bacio semplice, ma che probabilmente mi fa capire un sacco di cose.
Non provo nulla! Nessuna sensazione, nessuna farfalla nello stomaco. Rimango li, labbra sigillate e occhi spalancati.
Lui, non vedendo partecipazione si stacca e mi guarda.
“Tutto bene?” Domanda.
“Cosa significa?” Domando di rimando.
“Credevo stesse nascendo qualcosa tra noi”
“Marcello, io, io non posso” Abbasso la testa e mi guardo le punte dei piedi.
“Sei ancora innamorata di lui vero?”
Torno a guardarlo con occhi lucidi.
“Non ci riesco. Credo che lo amerò sempre”
“Allora che ci fai ancora qui? Va da lui! Riprenditi quello che è tuo” Mi sprona lui, con voce burbera.
“Mi dispiace così tanto” Sussurro abbassando il capo.
Lui lo tira su con l’indice. E ritorna a fissarmi negli occhi.
“Guardami. Non devi dispiacerti. Non mi è mai stato simpatico è vero, ma io tengo a te. E so che la tua felicità è collegata a lui. Vedrai che le cose si sistemeranno”
Lo abbraccio stretta.
In questi mesi è nata una grande amicizia con lui. E devo riconoscergli il fatto che mi ha fatto aprire gli occhi.
Lo saluto e corro al dormitorio.

Devo tornare a casa! Devo cercare di chiarire anche se è passato tempo. Ma se una persona ama veramente può passare tutto il tempo possibile e immaginabile ma non dimentica.





Hola ragazzuoli!!
Che capitolo è questo??? O mammina!
Prima cosa che spicca agli occhi: Ma Tommaso??? Anzi.. Ma Giulia??? Non era l'amicona di Martina, che tifava per lei?
Ora si capisce perchè al compleanno di Tom persuadeva Martina nel confabulare con lei, facendole credere che Liliana era una "santa".. Perchè la stronza era lei.. Ahhhhh... Bene!!
Che ne dite di questo Marcello? Forse l'avevamo giudicato un po tutti male.. 
Ma ora viene il bello.. Quando tornerà Martina alla casa che situazione troverà? Eheheheh... Io per precauzione affitto una casa al polo nord e mi vado a nascondere li, non sia mai qualcuno ha istinti omicida. :D
Secondo voi che accadrà? 
Io sono indecisa sul finale della storia.. Ecco perchè non sto scrivendo da un po.. O.o Sciagura!!!
Anche perchè fa caldo, e passare del tempo sui tasti del pc mi fa salire l'ansia :P 
Va bueno.. Mi defilo va! Vado a fare spazio nel frigorifero e mi ci trasferisco li!
Volevo veramente ringraziare chi lo scorso capitolo ha recensito.. Siete stati moooolto dolci e molto presenti! *_* Vi ho adorato dal profondo!!
Saluto chi si è aggiunto negli ultimi tempi.
Saluto e ringrazio chi continua a seguirmi!
E anche se mi mandate a quel paese, perchè vi sto facendo perdere anni di vita per come si stanno evolvendo i capitoli, sappiate che vi voglio un mucchio di bene! ♥
Un bacione e a mercoledì!!! :*


Mia seconda storia

"Never give up hope"

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Capitolo 40
*** Come tutto può cambiare ***


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Sono in stazione trepidante di prendere il treno, arriverò a casa per le 23. Ma non importa, qualsiasi ora per rivedere la persona che amo.
Amo... Già, proprio così! Mi serviva un bacio da un’altra persona per capirlo. Ho amato e amerò sempre quel ragazzo dagli occhi verdi.
 
Un’ora fa...

“Mira, devo andare!” Apro bruscamente la porta del dormitorio e mi fiondo in camera.
Miranda, preoccupata mi segue in camera, alzandosi dal divano.
“Dove?”
“A casa” Rispondo di fretta, mentre infilo alla rinfusa degli oggetti inutili nella borsa.
“Cosa? Hei, ti vuoi calmare?” Afferra bruscamente le miei mani e mi guarda con fervore.
“Mira, ho capito tutto! E sono stata una stupida” Rido istericamente e mi passo più volte le mani nei capelli, oramai provati per la corsa che ho fatto, per raggiungere in più fretta possibile il dormitorio.
“Non capisco”
Sospiro e abbraccio la mia amica.
“Amo Tommaso”
Lei ridacchia.
“Ma non mi dire... E questa sarebbe la grande novità?”
Mi scosto da lei e la guardo seriamente.
“Non capisci, ho sbagliato tutto. Ho dovuto baciare una persona diversa da lui per capire qual è la mia strada. E quella che voglio percorrere ha lui come compagno”
“Ce n’è voluto di tempo ma hai messo la testa apposto”
“Mira, sono elettrizzata ma spaventata!” Ammetto la realtà dei fatti.
“Perché?”
“Sono passati quasi due mesi, e se lui non mi volesse più? Se ormai ha preso una strada diversa?”
“Hei, guardami!”
Mi prende per le spalle e mi fissa dritta negli occhi.
“Hai appena detto che lui è il compagno del tuo viaggio. Lui sarà ancora li, dove lo hai lasciato. Perché dovete compiere questa cosa insieme. È impensabile un’altra soluzione”

E se avesse veramente ragione?
Sarei stata una stupida a lasciarlo scappare via, lui riesce ad illuminare i miei giorni! Quante volte mi ha dato la grinta per affrontare una situazione nuova e ingarbugliata. Quante volte gli sono stata accanto anche io. E ci siamo sempre dati forza e coraggio insieme.
In un attimo, metto tutti i pezzi del puzzle al loro posto.
Anche quando eravamo piccoli, bisticciavamo, alle volte non ci parlavamo per giorni. Ma alla fine ci siamo sempre riavvicinati, dandoci le opportune giustificazioni e ripartendo da dove ci eravamo bloccati.
Perché stavolta dovrebbe essere diverso?
Abbiamo solo aspettato un po’ di più di quel qualche giorno.
Possiamo, anzi dobbiamo, riprendere tutto da quel 24 dicembre!

Abbraccio Miranda di slancio e la stringo stretta a me.
“Grazie. Grazie per avermi sopportata questi mesi. Sono stata una pessima amica. E me ne rendo conto”
Mi giustifico sapendo di aver sbagliato. Sono stati giorni e mesi particolari. Dove non avevo nessuna voglia di uscire o di parlare.
Ho trascurato lei, mio fratello e la mia famiglia.
Però ora devo dire grazie a Marcello, che insieme a Miranda, mi sono stati accanto, in modi diversi e mi hanno dato quel supporto che cercavo.
“Non ringraziarmi piccola. Ora va e spacca il culo”
Mi dirigo alla porta e con un ultimo abbraccio corro in stazione.
 

Dopo tre ore di viaggio spalanco la porta di casa con lo stupore generale della mia famiglia. Non ho avvisato nessuno del mio arrivo e ho pregato Miranda di non dare notizia nemmeno a mio fratello.
Non c’è tempo per spiegare.

Con una spiegazione al quanto fugace mi infilo in camera e mi cambio rinfrescandomi dopo il viaggio appena fatto.
Matt spalanca la porta della mia camera.
“Mi spieghi?” Risulta burbero e incattivito.
“Matt devo uscire”
“Per andare dove, di grazia?”
“Devo cercarlo” E’ la mia unica spiegazione.
“Tu non devi cercare proprio nessuno” Mi obbliga con le sue parole a non ritrovare il mio compagno di viaggio.
“Matt, per favore”
Finisco di vestirmi e afferro le chiavi della mia macchina. Lui mi blocca e mi domanda.
“E’ la cosa giusta?”
“Non lo so. Ma sto facendo quello che mi detta il cuore. E stavolta voglio ascoltarlo, è quello che avrei dovuto fare mesi fa”
Vedo i suoi occhi, prima arrabbiati, ora diventare gentili, comprensivi. Non dice nulla, semplicemente mi schiocca un bacio sulla fronte e mi lascia andare.
 

So già dove andarlo a cercare. È sabato sera e di solito vanno tutti in un pub fuori città. È li, la mia meta.
A tutta velocità arrivo in quindici minuti al locale. Non mi sono preparata nessun discorso, le migliori parole sono quelle che provengono dal cuore. E al momento questo organo ha una grande voglia di parlare, di liberare i suoi sentimenti. Improvviserò al momento.

Un rumore ovattato giunge fuori le porte. Attendo pazientemente il mio turno, circondata da una massa di giovani desiderosi di entrare e dare sfogo ai loro istinti.
Guardo queste persone allegre, che si abbracciano, che si baciano. Sono tutte così tranquille e serene.
Mentre io non vedo l’ora di entrare e cercare quella persona che da tanti anni ormai mi fa battere all’impazzata il cuore e che stavo per perdere ingenuamente.

Finalmente, dopo una coda interminabile, mi lasciano passare e subito vago con lo sguardo per la sala.
Una musica assordante pompa alle casse, e ci sono mille luci colorate. Una marea di persone che ballano, che si stringono prese dalla foga della musica, dal ballo e dall’alcool.

Dopo alcuni minuti di perlustrazione, ecco la sua comitiva a un tavolo, ma lui non c’è.
Vago ancora lo sguardo sulla pista e noto una chioma arruffata che balla, mi avvicino con un sorriso sulle labbra, felice di rivederlo, ma subito questo sparisce.
Mi sento, in quel momento, un coltello appuntito e affilato conficcato con potenza e brutalità nel petto.
Non posso credere ai miei occhi.
La persona che amo, è di fronte ai miei occhi mentre abbraccia, balla e bacia con passione l’ultima persona che avrei voluto vedere. Mi sento tradita, non solo dalla persona che probabilmente più amo al mondo, ma anche da un’amica.
E in quel momento vorrei solo una cosa: che il pavimento si aprisse e mi inghiottisse all’istante.

Tommaso e Giulia, incuranti di tutto quello che accade in torno a loro, continuano i loro movimenti sinuosi e provocanti.
Vacillo e mi aggrappo a un tavolo vicino.

“A quanto pare nessuna delle due ha vinto” Una voce fastidiosa, ma allo stesso tempo triste, mi scuote.
Liliana mi si para accanto con le braccia conserte mentre guarda anche lei quello schifo di visione.
E in quel momento la guerra che si era creata, nuovamente, tra noi due decade. Perchè la vincitrice è un'estranea. Come si suol dire: tra i due litiganti, il terzo gode. E niente di più veritiero c'è al momento.

Non ho la forza nemmeno di ribattere alla sua frecciatina, sento le guancie bagnate da lacrime che escono anche se non voglio. Perchè nessuno dovrebbe vedere la mia sofferenza, nessuno dovrebbe vedere come io abbia perso la mia personale battaglia.

Rimango li a guardare ancora, a farmi ancora più male.
Lui,probabilmente  sentendosi osservato o solamente per pura casualità, alza la testa e per un attimo girovaga con lo sguardo, perlustrando la sala.
Nota, subito, i miei occhi e sgrana i suoi. Si ferma in mezzo alla pista e diventa di ghiaccio.
Ci guardiamo per alcuni secondi che mi sembrano ore, giorni e secoli. Come se tutti i nostri momenti, i nostri ricordi più segreti stiano passando tutti in quel momento davanti ai nostri occhi.
Tutto l’amore che abbiamo provato, vissuto, evitato e accolto ora ci è sbattuto in faccia, e ci sembra una cosa lontana anni luce.

Ma la scena mi da nausea, non voglio vedere ne ascoltare altro. Con tutta la forza che ho mi volto e affretto il passo per uscire. Spalanco la porta e rovisto nella borsa cercando le chiavi della macchina, ma avendo la vista offuscata la cosa è impegnativa. Maledico le lacrime e me stessa per essere tornata.
Al diavolo le buone aspettative. È andata di merda! E lui mi ha tranquillamente dimenticata.
Sento qualcuno con l’affanno che mi afferra per un braccio e mi fa voltare.

“Che ci fai qui?” Domanda lui, quella persona che mi ha reputato una stronza, una poco di buono, vedendomi con un mio amico, mentre cercava di risollevarmi il morale.
“Lasciami stare!” Dico sottovoce, cercando di liberarmi dalla sua presa.
“No!” Grida.
“Mollami immediatamente razza di stronzo! Ti odio! Ti odio come non ho mai odiato nessuno”
Non riesce nemmeno a parlare. Molla la prese e abbassa lo sguardo.
“Ti posso spiegare”
“Cosa? Spiegarmi cosa? Che mi hai presa completamente per il culo? Hai dato a me della puttana quando non ho fatto nulla! Ma lo stronzo qui sei solo tu! Sparisci, non farti mai più vedere! Mi fai schifo!”
Non gli do l’opportunità di replicare. Apro la porta della macchina e schizzo via.

Ecco la verità. Eccoci al punto di non ritorno. Ecco che il compagno di viaggio ha trovato un’altra strada.
Guido al buio della notte, vado troppo di fretta ma me ne frego! Ho voglia di gridare, di spaccare il mondo.
Il mio cuore sta sanguinando e Dio solo sa il dolore fisico e morale che sento in questo momento.
Queste dannate lacrime non accennano a fermarsi, offuscandomi ancora la vista.
Ed è un attimo. Sento un colpo sordo e poi il buio.





Hem...
Vi starete domandando: cos'è questo sputo di capitolo?

Ok, so cosa state pensando.. "Abbiamo aspettato una settimana e te ne esci con queste quattro righe?"

Ebbene si.. Sono una completa deficiente! Perchè questo capitoletto (che ho allungato più che potevo) doveva andare con il capitolo precedente. Ma non so perchè me lo sono trovato fuori e mi ha fregato!
Qualche spiritello si sarà impadronito del mio pc e mi avrà giocato un brutto scherzo.. grrrrr...

COMUNQUE!!!
Buonsalve! Come state? Ditemi, ditemi! 
Siete in vacanza? Così.. Per fare conversazione..
Io da oggi sono in ferie! Yes!! Vabbè.. Ferie.. Ahahah.. Per modo di dire, dato che A) non vengo pagata una cippa! B) è tirocinio C) devo studiare! Oh santa Giuseppina!!

Vabbè.. Torniamo al capitolo!
Che cosa è successo? Riassumiamo.. *parte la sigla del telegiornale*
  • Martina, capendo lo sbaglio che sta facendo, decide di tornare al suo paese per chiarire definitivamente e finalmente con Tommaso.
  • Eheheheh ovviamente io dovevo metterci lo zampino.
  • Tornata a casa trova una situazione un pò diversa.. 
  • Tom si sta consolando (come abbiamo visto anche nello scorso capitolo) con una vecchia conoscenza
  • Martina scopre tutto (fate attenzione a Liliana.. si sarà addomesticata??) e scappa via
  • Non abbiamo nessun chiarimento
  • Il buio..
Ok basta.. Chiudiamo il siparietto. 
Nel prossimo capitolo un pò di cose cambieranno, si chiariranno e scoppieranno.
Wahahahah mi state odiando lo so!! :P Ma vi voglio bene come sempre ♥

Saluto i nuovi arrivati. Benvenuti.
Saluto e ringrazio chi mi continua a seguire e a sostenere.
Saluto chi sto facendo impazzire con questi capitoli, con un sacco di sbalzi di umore.

Volevo scusarmi con chi sto un pò "deludendo" perchè non ci stanno capendo più niente e non capiscono il comportamento di Martina.
Abbiate pazienza.. Tutto verrà svelato a tempo debito.

Ho scritto troppo (e non parlo del capitolo)
L'unica cosa buona dell'aggiornamento è il nuovo banner. Vi piace? Mi sto dilettando.. :D

Se qualcuno volesse qualche banner, può tranquillamente chiedere a me. Li faccio veramente senza problemi.

Bene, vi auguro un buon ferragosto. Un bacione a tutti voi. E ci sentiamo preso :* Ciauuuu

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Capitolo 41
*** Indicazioni per la realtà ***


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POV TOMMASO
 
Quando stai morendo, si dice, che tutta la tua vita ti passi davanti. Come un remix di avvenimenti, belli, brutti, importanti. Tutti che comunque hanno fatto parte della tua vita.
C’è solo una grande luce e un grande tranquillità. Una cosa idilliaca.
Come quando vai in vacanza in un posto nuovo. Sei nella tua stanza e per un attimo ti trovi in un altro mondo.

Probabilmente è quello che sta accadendo a lei in questo momento.
E io, solamente io, sono l’artefice di questo destino. Un destino che appartiene a una persona che non sono io.

Mi trovo nuovamente in questo dannatissimo ospedale che per troppe volte è stato teatro di dolore.
Come amico solo un bicchiere di plastica con uno scadente caffè all'interno, che assomiglia più ad acqua calda, ormai freddo. Lo rigiro tra le mani incurante di quello che capita attorno a me.
Sono in una bolla, ho gli occhi che pizzicano ma non ho nemmeno la forza di far scendere quelle lacrime che ho visto per ultime sul suo viso. Ho lo sguardo fisso e non mi accorgo di una mano che mi stringe la spalla.
La bolla scoppia e alzo lo sguardo.
La presa è debole, Miranda, devastata, che porta una mano sulla sua bocca per non scoppiare a piangere.
Mi sento così impotente, non so cosa fare, per fortuna arriva subito in soccorso Matt che abbraccia la sua ragazza portandola da parte senza degnarmi di uno sguardo.
Probabilmente se anche a mia sorella fosse successo qualcosa e conoscerei il responsabile, avrei potuto fare di peggio.

Nella stanza d’attesa non vola una mosca, ma il silenzio è rotto dai singhiozzi incessanti della madre di Martina e di Miranda.
È notte fonda e la persona che stiamo aspettando è quella donna che è riuscita a far suoi i nostri cuori.
Che lotta contro la morte. Il sol pensiero mi fa aggrovigliare le budella.
Poche ore fa, l’inizio della disfatta.
 

Non appena Martina è scappata via dalla mia presa, il mondo si è fermato per qualche minuto, mi è crollato addosso e poi ha ripreso il suo cammino, forse più velocemente di prima.
Dovevo fare qualcosa! Ho finto per mesi che l’avessi dimenticata, proprio come feci in precedenza. Ma stavolta non doveva andare così! Non ora che la realtà mi è stata sbattuta in faccia.
Devo rimediare. Me ne frego se è scappata via e che mi odia, dovrò cercare un modo per farmi perdonare.
Torno nel pub e afferro la giacca e vado via. Nauseato alla vista di quella vita, che per un attimo avevo creduto migliore.
Vengo bloccato da Giulia.
“Dove credi di andare?”
“Via!”
“Da lei? Vai da lei? Ma non vedi come ti tratta?”
“Non osare mai più rivolgerti a lei così in mia presenza, sono stato chiaro? E poi da che pulpito viene la predica. Prima di parlare, fossi in te, conterei fino a dieci. Addio Giulia!”
Mi volto e corro via. Voglio scappare, voglio solamente tornare a due mesi fa e aggiustare tutto. Che stupido orgoglioso sono stato!
In macchina vengo disturbato da una chiamata. Speranzoso afferro il telefono ma ci leggo solo 'Miranda', probabilmente mi aspetta una ramanzina.
“Dimmi” Rispondo gelido.
“Ma-Ma-Martina è in ospedale!” Sento distintamente i suoi singhiozzi e il mio cuore ha un sussulto.
“Che ci fa in ospedale?” Ringhio, preoccupato e infuriato.
“Ha... Ha avuto un incidente. È sotto i ferri”
Non posso crederci! Mi fermo sul ciglio della strada e non so se tutto a un tratto c’è nebbia o sono i miei occhi che stanno giocando.
“Dov’è?” Riesco a domandare dopo alcuni secondi.
“E’ in ospedale a Milano, l’hanno portata urgentemente qui”
“Arrivo” Chiudo la chiamata e metto in moto l’auto.

 
Ed eccomi qui. Ad aspettare impaziente notizie.
Come ci ha raccontato il padre di Martina, ha fatto un incidente con un camion che viaggiava di notte. Probabilmente non l’ha proprio visto e la sua Elle, la sua piccola, come la chiamava lei, ha fatto un volo e si è ribaltata per due volte sulla strada.
Mi si ferma il cuore e pensare che tutto questo si poteva evitare. Ed è sola e unicamente colpa mia.
 
Ormai il sole sta sorgendo e non abbiamo ancora nessuna notizia.
La gente in quella sala mi sta evitando come la peste. Cosa mi sarei aspettato? È normale. Mi odiano!
Vedo Matt che mi fulmina con lo sguardo e cerco di scusarmi con gli occhi.
Lui mi si avvicina e si siede accanto.
Rimaniamo in silenzio per un po’. Vorrei che mi prendesse a pugni, farebbe meno male del groviglio formatosi nello stomaco.
“Non so che cazzo vi è preso, e non ho nemmeno intenzione di ascoltare una singola parola proveniente dalla tua bocca” Sbotta lui.
“Tu ora taci e mi stai a sentire” Continua imperterrito.
Faccio solo un cenno con il capo, intento ad ascoltare tutta la sua rabbia.
“Lei ha sofferto nuovamente per te! E stavolta per una cazzata! Sai che diavolo è successo veramente quel 31 dicembre? O sei così egoista da non voler nemmeno capire la realtà?”
Cerco di aprire bocca ma lui mi blocca.
“Il tuo cervello parte subito in quarta e per una tua stronzata forse non ci troveremmo in questo stato! Quel giorno lei si è solo aperta, finalmente, con una persona! Una persona estranea ai fatti, con Luca. E tu che diavolo hai creduto non appena li hai visti insieme? Tradimento! Ma per Dio, questo è amore? Questa è follia!”
Si alza in piedi e mi si para di fronte.
Per fortuna che i parenti sono tutti nella sala accanto e credo, anzi spero, che nessuno ci abbia ascoltato.
“Non ho idea del perché mia sorella sia tornata a casa oggi, probabilmente voleva aggiustare la situazione. Perché lei è così, è buona! Quando ama, lo fa seriamente. Ma tu? Cosa faresti per lei?”
Farei l’impossibile Matt, ma lo tengo per me perché so che se fiaterei mi manderebbe a quel paese.
“Mi dispiace Matt” Riesco a sibilare.
“Me ne frego delle tue scuse. Quando lei tornerà, perché DEVE tornare, solo per prenderti a calci, ti scuserai con lei. Io non so che farmene delle tue scuse”
Si allontana e torna dalla sua famiglia. E in quel momento capisco di essere stato un emerito coglione.
 
È ormai mattina, il sole è sorto, ma notizie ancora nulla.
Stanco mi alzo e prendo a camminare avanti e indietro per la stanza. Se qualcuno non esce da quella maledetta sala operatoria, giuro che irrompo io!
Guardo quelle persone che stanno aspettando il verdetto come me.

Se le fosse capitato qualcosa non me lo perdonerei mai! Dovrei essere io li, sotto a quei ferri, non lei. Non lei che è così buona, così comprensiva.
Che ci faceva qui oggi? Perché è tornata?
Ormai mi sto ponendo queste domande da almeno sei ore. E io non ho dato modo di saperlo. Sono una bestia!

Finalmente qualcuno esce dalla sala operatoria, si toglie la mascherina, evidentemente molto provato.
“Siete i parenti della signorina Aiello?” Domanda lui.
Si elevano in coro un paio di “si” strozzati e subito tutti si fanno attorno al dottore.
Prende un sospiro e inizia a parlare.
“Vostra figlia sta bene” E con queste quattro semplici parole mi risollevo e il mio cuore riprende i battiti normali.
“Però ha avuto non pochi problemi, ha due costole incrinate, una distorsione al braccio e una gamba lussata. Per fortuna sono tutte cose che possono passare. Solo una cosa ci ha trattenuto, come è apparso ai vostri occhi. Le costole sono andate a intaccare un polmone. Abbiamo dovuto chiudere la ferita che si era formata, e in quel momento abbiamo perso per un attimo il battito della ragazza”
Inevitabilmente un sonoro singhiozzo scoppia tra le labbra delle due donne che vengono subito strette dai proprio compagni.
“Ma ho potuto constatare che la ragazza è molto forte. Non dovete preoccuparvi perché ora è tutto in ordine. Dovete solo avere pazienza, perché è sotto anestesia e non sappiamo come reagirà non appena si sveglierà. Comunque per il momento sta bene”
Dopo i ringraziamenti e un paio di delucidazioni, il dottore si congeda e io sprofondo su una sedia.
La mia piccola sta bene e ora solo questo conta. Se vorrà perdonarmi io sarò qui, ma lo sarò sempre per lei, in ogni caso.
 
POV MARTINA
 
Ho la testa che mi scoppia.
Mi sembra di aver fatto un viaggio interminabile, e di trovarmi a una fermata dove non c’è nessuno. Attorno a me solo un pesante silenzio.
I muscoli non mi rispondono. Non ce la faccio nemmeno ad aprire gli occhi.
E ho un forte bruciore al braccio destro.
Cerco di girare la testa ma il corpo non mi ascolta. Sono nel panico.
Che mi è successo? Non ricordo nulla. Ho un vuoto, ricordo solo il buio e un forte rumore.

A un tratto sento qualcuno che si sposta accanto a me. Lo sento parlare, ma non riesco a capire ne cosa dice, ne da chi proviene la voce.
Mi sforzo ma non ce la faccio. Poi, la riconosco!
“Se non apri quegli occhi giuro che ti strozzo. Ma mi vuoi ascoltare una volta tanto? Sei una testa dura come al solito”
Riconoscerei la sua voce tra mille. La mia migliore amica, la mia sorellina. Lei... Miranda!
“Cacchio stai dormendo da due giorni! Lo so che hai il sonno pesante, che sei una ritardataria e tutto il resto, ma ci stai facendo preoccupare”

Oh Mira, ti prego! Io voglio svegliarmi, come devo fare? Aiutami tu per favore!

“Fuori ci sono tutti che ti aspettano, c’è Matt che sta scalpitando e tu sai come si incazza se non si fa come dice lui”
Sento che ridacchia tra le lacrime. Vorrei poterla abbracciare e stringerla a me.
“Dai Marti, lo sai che io non vado da nessuna parte se non ci sei tu! Abbiamo sempre affrontato tutto insieme! Apri quegli occhi! Fammi capire che mi stai ascoltando...”

Posso capire che è in attesa di un segnale. E io ce la sto mettendo tutta, sto cercando con tutta me stessa di stringere la sua mano che mi tiene stretta, di aprire gli occhi, ma non riesco e mi viene da piangere! Ma so che è inutile. So che devo combattere con me stessa per svegliarmi.
Poi vengo risucchiata nuovamente dal buio.
 

“Hei piccola peste, che mi dici da quelle parti?”
Una voce mi sveglia, mio fratello. Come mi manchi Matt!
“Ovviamente, inutile ripeterti che qui ti stiamo aspettando tutti”
Rimane in silenzio per un po’. Ti prego Matt parlami, mi sento così vuota e non so come tornare!
“Mi sento un idiota a parlare da solo, ma se tu per caso mi stessi ascoltando, so già cosa starai dicendo. Tu sei già un idiota, perciò che ci perdi? E hai ragione. Io ti parlerò e ti romperò le scatole fin quando non ti deciderai a tornare”
Oh Matt! Dove devo andare per tornare?
“Mamma e papà sono super agitati e preoccupati. Stiamo aspettando tutti il tuo ritorno”
Si ferma per alcuni istanti.
Matt, il mio fratellone che mi ha sempre protetta. Come vorrei vederlo. Sicuramente avrà il volto provato e questo è solo colpa mia! Perché non mi sveglio? Voglio aprire gli occhi, dannazione!
“Devo anche dirti una cosa importante! Sarai la prima a saperlo. So quanto sei curiosa. Perciò muoviti a tornare tra noi. Te ne prego Martina”
Sento che mi prende la mano tra le sue e la porta sul viso.
Sta piangendo, mio fratello, colui che mi ha sempre difesa a spada tratta, l’uomo di ferro, sta piangendo.
Oddio! Mi sento così in colpa!
Mi viene da piangere. Ma vengo nuovamente risucchiata dall’oscurità.






Hola bellezze :)

Puntuale come un orologio svizzero.. 
Cos'è questo ospedale brutto brutto?? Ebbene si.. Martina ha avuto un incidente.
Come vi è parso il POV di Tommaso all'inizio? Spero di aver fatto una cosa carina.

Ragazzi vi dico subito che oggi sono di poche parole. Perciò se il mio angolino sarà striminzito non preoccupatevi, non mi è successo niente, non sono stata rapita dagli alieni che mi hanno fatto il lavaggio del cervello, sono viva e vegeta però bho.. Non so che dire.. "Da quando fai la timida?" Vocina antipatica!!

Bene, bene, Tom ha avuto la spigazione da Matt di quel famosisssssssimo capodanno.. Sappiamo come ci è rimasta male Marti.. No?
Non perdetevi il prossimo capitolo perchè..... Bhe non è che posso dirvi il perchè :P Altrimenti che mondo sarebbe senza nutella? Ok, vi ho detto che stavo bene.. Forse mentivo.. Buahahah

Seriamente, torno nel mio angolo fatato a scrivere :P 
Perchè A) ho zero voglia di studiare B) sono ancora in ferie pepepepepepepe C) non ho le forze nemmeno per rotolarmi per terra D) non so che altro dire perciò finiamo con le letterine.

Saluto tutti i nuovi aggiunti (tutti.. non esageriamo.. pochi ma buoni ;))
Saluto anche i senior altrimenti si offendono :P ♥

Detto ciò me ne vò, ho fatto la rima yeah!!! -_- 
Vi aspetto mercoledì prossimo!!! Bacioni a tutti.

Per chi è in ferie al mare stravaccato al sole, sappiate che vi troverò e vi seppellirò nella sabbia U_U
Con amore!! 

P.s. Giusto perchè non ho niente da fare e se volete aggiungetemi, dico cavolate anche li..
FACEBOOK 
P.p.s La devastazione di Tom.. Porello!!


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Capitolo 42
*** La dolce sensazione del risveglio ***


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Sento una specie di prurito agli occhi. Li sento fremere.
Cerco di sbattere le palpebre e dopo alcuni tentativi riesco, con fatica, a farle alzare.
Mi guardo attorno e c’è una piccola lucina sopra il letto. Cerco di alzarmi facendo pressione sulle braccia, ma un dolore atroce mi spiazza.
Chiudo gli occhi ed emetto un piccolo gemito di dolore.
Riprendo a respirare e apro gli occhi. Di fronte a me c’è un tavolo pieno di fiori, dai mille colori.
Dalla finestra proviene una forte oscurità e una piccola luna si intravede tra le nuvole.

Solo ora mi accorgo che c’è qualcuno che respira ritmicamente accanto al mio braccio.
Giro lentamente la testa e noto una chioma scarmigliata castana che è appoggiata col braccio sul materasso.
È Tommaso. Che ci fa qui?

Sollevo delicatamente la mano, che ospita un ago della flebo e la passo tra i suoi capelli, che al tatto presentano la sua solita morbidezza.
Lui, preso alla sprovvista, alza di colpo la testa e la mia mano ricade debolmente sul letto.
Spaesato mi guarda, i suoi occhi sono vitrei, ma subito ritornano a brillare.
“Hei” Mi saluta. “Come stai?”
“Stanca, che mi è successo?” Riesco a rispondere con un filo di voce. 
“Aspetta. Chiamo il dottore”
Mi guarda titubante ed esce dalla camera.

Solo ora mi accorgo del gesso che mi circonda la gamba sinistra e una fitta fasciatura ricopre il braccio destro.
Mi sento la testa scoppiare. Mi passo la mano sulla fronte e la trovo fasciata.
Ma che mi è capitato?
E poi tutto accade come in un tumulto.
Entra di corsa mia madre seguita a ruota da mio padre e Matt.
Lei si getta in ginocchio accanto al letto e mentre mi stringe la mano piange sommessamente.
Vedo, negli occhi di mio padre e di Matt, le stesse emozioni: gioia, preoccupazione e sfinimento.

Con un colpo di tosse il dottore entra in camera e mi sorride.
“Bentornata Martina”
Chiudo gli occhi credendo di star facendo un sogno. Ma quando gli riapro sono tutti li che circondano il mio letto. Ma manca qualcuno. Guardo distrattamente i loro volti. È la mia famiglia. E per un attimo sento le lacrime voler uscire.
“Dottore, che mi è successo?” Domando spaventata.
“Martina, hai avuto un incidente quattro giorni fa. Ti abbiamo operata, eri sotto l’effetto dell’anestesia, ma hai preferito dormire più del dovuto” Mi sorride benevolo. Che vuol dire?
“Hai avuto un piccolo trauma cranico, che ti ha costretta a dormire per qualche giorno. Ora, scommetto, ti senti la testa pesante e sei disorientata” Risponde il dottore, alla mia domanda inespressa.
“Già...”
“E’ tutto normale, devi solo riposarti”
Assecondo le sue parole con la testa.

È strano ma voglio solo dormire.
“Ora per favore, signori, uscite un attimo perché la confusione non le fa bene. Domani mattina potrete parlarle. Non abbiate paura”
Con questo invito esce dalla camera prima lui mentre aspetta che tutti lo seguano. Mi assicurano che domani mattina torneranno a trovarmi.
Asserisco, ma ho solo tanta voglia di dormire.
 

Quando il sonno abbandona il mio corpo, ho quasi paura ad aprire gli occhi.
Ma, rendendomi conto di qualcuno che mi osserva, cerco di sollevare le palpebre e rimango piacevolmente colpita, dal loro alzarsi senza sforzo.
Volto il capo a sinistra e trovo Miranda seduta sulla poltrona accanto al letto che mi sorride. Rispondo al suo sorriso.
“Ciao amica mia!” Mi saluta alzandosi e venendomi ad abbracciare.
“Mi sei mancata così tanto!” Continua affondando il suo volto nell’incavo della mia spalla.
“Anche tu” Rispondo con voce roca.
Lei si distacca e torna a sedersi.
“Ricordi qualcosa?” Domanda.
Cerco di fare mente locale, chiudo gli occhi e cerco di fare sforzo sui ricordi che affiorano.
“Ricordo solo di essere tornata a casa, di… di aver parlato con Tommaso e poi niente più”
Apro gli occhi e la guardo fissa. Lei scuote la testa e alcune ciocche dei capelli biondi gli cadono sulle spalle.
“Hai avuto un incidente” Spiega lei.
“Un incidente?” Sbarro gli occhi per la sorpresa. “Ho fatto male a qualcuno?” Domando spaventata.
“No, no. Martina sta calma. Per l’amor del cielo. Non ti agitare”
Assecondo il suo volere e torno a respirare più tranquillamente.
“Ti sei scontrata con un camion, andavi troppo veloce”
E come un pugnale, ricordo perfettamente perché correvo così forte, stavo scappando, scappando da una realtà dolorosa.
“Io, io, non volevo” Riesco a biascicare.
“E’ logico che non lo volevi, è successo, nessuno può assumersi la colpa”
Assecondo nuovamente, con un colpo del capo.
“Tranne uno...” Continua lei.
Mi giro ad osservarla. È turbata, lo capisco benissimo, dalla sua postura, dal suo tono di voce.
“Che cerchi di dirmi Miranda?”
Prende un respiro e mi spiega.
“C’è una persona che si sta prendendo tutta la colpa: Tommaso. In questi giorni si è veramente disperato, io non so cosa sia successo, lui non ne ha voluto parlare con nessuno. Matt voleva strangolarlo, tutti sono stati agitati Martina”
Porto la mano sana alla bocca per lo stupore. Si sta dando la colpa. Perché? E perché ieri era qui? Perché non era da Giulia?
“Non è possibile” Sussurro. “Dov’è Giulia?” Domando di seguito.
“Giulia? Che c'entra ora?”
“Quando sono tornata ho visto che erano insieme, ecco perché stavo correndo forte con la macchina. Ero spaventata”
Lei quasi non cade dalla poltrona.
“Tommaso e Giulia?”
“Loro...”
“Non ci credo!” Guarda fisso davanti a se. “Ecco perché si assumeva la colpa”
“Mira, non è colpa di nessuno. Ti prego. Non dirlo a Matt”
Lei, dopo alcuni secondi asseconda la mia richiesta.
“Ora però devi riposarti” Si alza e mi rimbocca le coperte.
“Tornerai presto?” Domando.

Non mi piace questo luogo. È la prima volta che vengo ricoverata r rimanere sola è l'ultimo dei miei desideri.
“Ma certo piccola. E poi tra non molto tornerai a casa”
“E tra qualche mese devo anche laurearmi. Che sfiga!” Ribatto io.
Lei scoppia a ridere e io le sorrido di rimando.
“Non ti preoccupare, che non scappi dalla laurea. A dopo” Mi bacia una guancia e va via.
 
Il tempo qui dentro non passa mai.
È passata un ora dal pranzo. Chiamiamolo così quella poltiglia trasparente che voleva essere brodo. Insipido e vomitevole.
I miei genitori non mi hanno lasciata un attimo, ma ora non è orario per le visite e dovrei riposare. Ma tutto questo riposo mi farà stare sveglia la notte. E poi c’è da dire che non ho più voglia di dormire. Diamine, sono stata in stato di incoscienza per parecchio tempo.
Giocherello con il filo della flebo e ad un tratto mi accorgo di un leggero picchiettare alla porta.
“Avanti” Invito chiunque ci sia dalla parte opposta.
La porta si apre e fa capolino un viso noto, con due occhi verdi che brillano.
“Posso?” Domanda lui.
Assecondo con la testa per farlo accomodare.
“Ti disturbo? Dormivi?” E’ agitato, con tutte queste domande cerca di alleviare la tensione.
“No, non mi disturbi. Siediti”
Lo invito sulla poltrona. Lui si toglie il cappotto e si siede.
“Come ti senti?” Domanda premuroso.
“I dottori dicono che sto reagendo bene. Io sinceramente non so come mi sento. Ho un forte prurito dove c’è il gesso e voglio tornare a casa”
“Penso sia normale”
Seguono attimi in un silenzio imbarazzante. Mi mordo il labbro incerta sul da farsi. Cosa dovrei dire? Dovrei intavolare una discussione con lui sul perché sia tornata a casa tutto a un tratto?

Oppure dovrei parlare del suo rapporto con Giulia? Non ho nemmeno il tempo di formulare altre domande che vengo interrotta.
“Mi dispiace” Sento queste parole provenire dalla persona accanto a me.
Mi volto e lo guardo interrogativa.
“Mi dispiace” Ripete “Per tutto, sono stato un cretino! E per colpa mia hai rischiato di... Hai rischiato il peggio. E non me lo perdonerò mai”
“Tom, non è colpa tua. Anzi, se vogliamo guardare in faccia la realtà, è unicamente colpa mia. Ero io che guidavo. Ero io che guidavo come una pazza...”
“Ma guidavi così per colpa mia” Mi interrompe.
Non so più cosa controbattere. Ognuno si sente colpevole di questa situazione. Prendo coraggio e iniziai a parlare.

“Probabilmente, siamo colpevoli entrambi. Io in primis perché ho innalzato questo muro tra noi. E ora guardami, sono qui, dopo due mesi e non sono riuscita a concludere nulla. Ho rischiato di morire solo perché la mia insicurezza ha prevalso su tutto. Avevo te, l’unico uomo che io abbia mai amato e che ho fatto fuggire a gambe levate perché non solo mi sono comportata come una bambina, ma sono anche io colpevole di tutto. Ti ho fatto soffrire, sono stata male anche io. Volevo delle risposte, ma poi che risposte pretendevo! Io ti amavo, e ti amo ancora. Cioè, guardati! Sei dannatamente perfetto, sei bello, sei intelligente, dolce e chi più ne ha più ne metta. Come potresti stare con una come me! Se ora tu hai cambiato opinione su di me, se hai trovato qualcuno di più interessante, di più forte, di più sicura di me hai tutto il mio appoggio. Me lo merito solamente! ”

Ho sputato tutto quello che avevo imprigionato dentro da troppo tempo. Non ne potevo più. È ora di giocare a carte scoperte.
“Se hai finito con la paternale vorrei risponderti”
Faccio di si con la testa e lo invito così a parlare.

“Come dici tu, siamo colpevoli tutti e due. Anche io ho le mie colpe. Per prima cosa ti ho lasciata andare così facilmente, ero arrabbiato, furioso anche con me stesso perché non sono riuscito a capirti fino in fondo. Vedevo che avevi dei dubbi, dei problemi nell’ultimo periodo, ma credevo fossero mie fantasie. Tutto a un tratto però tu mi chiedi una pausa e quella dannatissima parola mi ha messo paura. Paura di perderti. Poi è successo tutto il casino di capodanno, vederti con Luca, vedere che lui ti tirava su di morale mi ha fatto male. Perché io in quel momento ti facevo solo soffrire. E mi sono creato dei film allucinanti. La verità l’ho saputa solo due giorni fa, quando Matt mi ha spiegato tutto. E mi sono sentito così deficiente, così immaturo. Maggiormente poi perché mi sono consolato con una donna che non amo. E ci sono cascato nuovamente. Tu mi dici che ho tutti questi pregi, ma credimi io non ne vedo nemmeno uno! Mi faccio schifo da solo. E ne ho tutta la consapevolezza. Invece di affrontare la realtà sono scappato... di nuovo”

Io dal canto mio non riesco ancora a guardarlo in faccia. Troppo scossa dalla piega che sta prendendo la situazione.
Sono qui, bloccata su questo letto, a un passo dalla laurea con accanto a me l’uomo che per me è tutto, ma che sento distante anni luce. Abbiamo sbagliato, è vero, ma potremmo mai riparare ai nostri sbagli?
“Hei, guardami”
Lui si alza dalla poltrona e si siede accanto a me sul letto prendendomi una mano.
“Andrà tutto bene, siamo qui! E solo questo ora che conta”
Lacrime copiose traboccano dagli occhi senza un motivo apparente. Ma ad un tratto rammendo che gli ho nascosto delle cose importanti come Marcello. Che è il tassello più importante della nostra separazione.
“Io... Io non ti ho detto alcune cose e...”

Non riesco a finire di parlare perché sono scossa da singhiozzi che mi fanno tremare le mani.
“Non c’è bisogno che tu me lo dica ora. Quando sarai più sicura, me ne parlerai. Io sarò qui”
Si avvicina e mi bacia sulla fronte.
Questo contatto mi è così mancato. Le sue labbra calde sono come una fonte di risanamento. È tutto quello che voglio.
“Per favore abbracciami” Riesco a dire con un filo di voce e lui non se lo fa ripetere due volte.
In un attimo mi ritrovo le sue braccia attorcigliate alle mie spalle, il suo profumo è quello che conosco. Le sue braccia sono come un porto sicuro e io mi ci rifugio senza indugi.
Affondo il viso nel suo collo e lui non si stacca fin quando non è certo che io smetta di piangere.
Dopo minuti, o ore, pone nuovamente quella distanza tra noi e già mi manca il suo contatto.
“Non abbiamo nessun obbligo. Riprendiamo ad essere amici, poi si vedrà” Propone lui.
E queste parole sono come un macigno. Amici. Si può mai essere amici di una persona che si ama?
Io, che non ho ancora spiccicato parola, assecondo solamente con la testa.
Ad un tratto veniamo interrotti da un ticchettio alla porta e Matt fa la sua entrata seguito da Miranda.
Mio fratello non appena nota Tommaso seduto sul letto accanto a me, irrigidisce la sua postura e chiude i pugni con forza.
Tommaso dal canto suo si alza immediatamente e con una carezza promette di tornare presto.
Lo seguo con lo sguardo fino alla porta e poi dedico tutta la mia attenzione all’uomo davanti a me, terribilmente arrabbiato.



Tadaaaaaaaaaa.. Eccomi qua!!!
Bene, dividiamo questo spazio in due parti oggi.. Parte buona e parte malvagia!

Parte buona: riassunto del capitolo..
Ecco i chiarimenti sono arrivati.. I due si sono finalmente affronati. E ora come la mettiamo? Tommaso ha accennato al fatto di essere AMICI. Che cosa ha intenzione di fare? Bho.. 
Martina si è svegliata (lodiamo tutti quanti la me buona, perchè avevo intenzione di farla dormire ancora per moooolto tempo) e con se è arrivata una Martina piena di coraggio per affrontare la situazione.
Che ne pensate? Via al televoto.. Vabbè..

Parte malvagia: dovrò sospendere la pubblicazione della storia fino al
primo ottobre. Causa: esami *se la fa addosso per la paura* 
Scusatemi, veramente! So che mi odierete perchè vi lascio sul più bello/brutto, ma devo farlo. Ne va della mia di laurea e non quella di Martina.. 
Prometto che in questi giorni la sera scriverò tanto tanto così che dopo il primo ottobre io torni a pubblicare!
Capitemi vi supplico! Non lo faccio per cattiveria.

Detto questo, passiamo ai salutini.
Saluto i nuovi arrivati :)
Saluto chi continua ad esserci e chi continua a sostenermi non mandandomi ancora al diavolo.


Scusate ancora per l'inconveniente, scusate se oggi sono breve ma sto scappando che devo uscire.
Perdonatemi.

Siete i migliori lettori.. E siete tutti miei!! ♥
Grazie per tutto!! 
Ci sentiamo prestissimo!!! :*

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Capitolo 43
*** Il rientro ***




Dopo una settimana, mi lasciano andare via.

E tutto risulta una tragedia.
Arranco per la casa con una stampella per la gamba fasciata, in un fac-simile di gesso e posso fare affidamento solo su un braccio, dato che l’altro è imprigionato in un’altra fasciatura.

Le giornate le passo o stesa, o seduta sul letto. Studio, uso il pc, leggo e ascolto la musica. Niente di più e niente di meno.
Ed è proprio quello che sto facendo al momento. Sono stesa sul letto con le cuffie nelle orecchie e gli occhi chiusi, mentre i miei pensieri viaggiano. Ricordo alcuni eventi sfocati, altri più nitidi, è un vortice di emozioni a cui non riesco a sottrarmi.

Sento la parte del letto vuota, alla mia destra, spostarsi sotto un peso.
Apro gli occhi e mi giro per vedere chi mi sta affiancando.
Una chioma bionda volteggia nell’aria, per poi atterrare sul cuscino. Miranda si accoccola al mio fianco guardandomi con occhi da cerbiatta.
Mi sfilo le cuffie e sbuffo.
Da una settimana si è insediata a casa, non è voluta rimanere al campus, mossa anche dal fatto che la frequenza alle lezioni universitarie non è obbligatoria e questo salva in calcio d’angolo anche me, dato che sono completamente invalida.

“Che c’è?” Domando.
“Niente” Risponde, dopo un attimo di silenzio.
“Mira, non fare finta che non ti conosca. Che nascondi?”
Prima di rispondere, prende un gran sospiro.
“Non ti posso dire nulla e questo mi fa tremendamente male”
La guardo strabuzzando gli occhi. Non è da lei comportarsi così, di solito va contro tutti e tutto e si sfoga sempre con me, qualsiasi cosa sia.
“Sei sicura di stare bene?” Domando mettendole una mano sulla fronte, come per accettarmi che non abbia preso l'influenza.
“Ma si! Cosa devo fare Marti? Voglio parlarti di questo fatto... Ma tuo fratello mi ha fatto promettere di non aprire bocca” Si lamenta lei, scostando la mia mano.
“Cosa c’entra Matt?”
Miranda non risponde ma continua a guardarmi, come se io potessi capire dai suoi messaggi non vocali. Ma stavolta non ci riesco. Cosa mi stanno nascondendo questi due?
“E quando me lo direte?”
Lei scuote la testa, come per dire che non ne ha idea.
“Mira, qualsiasi cosa sia, quando sarete pronti me ne parlerete. Ok?”
Mi fa un piccolissimo sorriso e mi prende la mano nelle sue per poi stringermela.
“Tu come ti senti?”
“Come una a cui è stato passato un rullo di dieci tonnellate addosso. Non vedo l’ora di togliermi questo coso e per fortuna non è una cosa grave” Mi lamento, mettendo il broncio.
“Martina, hai avuto un incidente, ti sei ribaltata due volte di seguito con la macchina e sei entrata in coma. È logico che ora tu ti senta in queste condizioni”
Spiega lei, con ragioni più che ovvie. Ma mi sono stancata di stare chiusa in queste quattro mura e stare perennemente a riposo.

“Oggi pomeriggio vado con Matt a vedere la macchina” Dico ad un tratto, mentre fisso un punto non definito sulla parete di fronte a me.
“E’ necessario?”
Non rispondo, probabilmente non è necessario, probabilmente mi farà ricordare quei momenti. Ma non c’è questa forza sorprendente che mi faccia rispondere alla mia amica: NO, non è necessario.
Lei sbuffa e si alza dal letto.
“Ora torno a casa, ci sentiamo stasera. Che ne dici di un film e una pizza?”
“Al prosciutto la mia” Sorrido per conferma.
“E vada allora. Ci vediamo per le 20. Riposati!”
Mi lascia un bacio sulla guancia e la guardo uscire.
Le voglio un mondo di bene, è sempre presente. Ma la cosa che non vuole dirmi mi mette un po’ in ansia.
 

Alle 16, Matt e io ci dirigiamo verso il meccanico che a quanto pare avrebbe 'aggiustato' la mia piccola.
“Ti vuoi muovere?” Mi sprona lui, aspettandomi pazientemente, almeno così sembra, con la portella della macchina aperta.
“Ti vorrei ricordare che ho una gamba malridotta e un braccio che non è da meno! Testone”
Lui mi sorride e mi allunga una mano per aiutarmi.
“Grazie, finalmente ti sei deciso” Afferro la sua mano e mi tiro su, facendo una smorfia di dolore per l’impatto.

“Tutto ok qui?” Domanda una voce diversa dalle nostre.
Che ci fa lui qui? È da più di una settimana che non lo sento e non lo vedo. Mi volto di scatto per osservarlo.
È impeccabile, nel suo completo da lavoro. Un cappotto nero aperto fa si che si intravedano la giacca sbottonata con una camicia bianca. Un paio di jeans scuri mascherano quell’aria elegante e fanno si che gli conferiscano un’aria sportiva e raffinata. Il suo volto sempre lo stesso, che conosco come le mie tasche. La differenza è che è più provato, più nervoso e più triste.
“Che vuoi?” Domanda Matt, dando voce ai miei pensieri, però in modo più duro.
“Sapevo che oggi sareste venuti a vedere la macchina e volevo conoscere il verdetto” Sorride lui nella mia direzione.
Un sorriso che vuol dire “Ciao, mi sei mancata e oggi sono venuto apposta per vederti” almeno credo.
Io, dal canto mio, sorrido timidamente come un riflesso incondizionato e abbasso la testa, vedendo la mascella di mio fratello irrigidirsi.
“Non c’era bisogno, perciò puoi anche…”
“Matt, per favore” Lo rimprovero con un filo di voce.

Mi appoggio alla stampella che Matt ha recuperato nel bagagliaio della macchina, allontanandomi leggermente da lui.

Matt sospira pesantemente, passandosi una mano nervosa tra i capelli.
“Andiamo, prima che faccia buio” Dice allontanandosi.
Mi giro su me stessa, non ricordandomi che ho una gamba fuori uso. Inevitabilmente inciampo, ma due mani mi afferrano al volo la vita tenendomi su.
“Tutto bene?” Mi domandano quegli occhi verdi.
“Si” Sussurro.
“Vieni, ti do una mano”
“Non c’è bisogno. Faccio io” Si avvicina a grandi falcate mio fratello e allunga un braccio per aiutarmi.
Lo afferro senza pensarci e subito dopo mi accorgo dello sguardo sofferente di Tommaso.

Camminiamo per alcuni metri e subito ci viene in contro il meccanico. Un signore sulla quarantina, con le mani unte di grasso e un panno che cerca di mandare via quelle macchie dalla pelle.
“Oh ciao Matt, come sta tua sorella?” Domanda come se io non ci fossi.
“Meglio. Allora? Hai fatto qualcosa?”
“Mi dispiace, ho fatto più di quello che potevo. Ma è davvero mal ridotta. Non ho trovato nessun pezzo di ricambio, credevo si potesse fare. Ma non appena l’ho vista, il verdetto era più che scritto ormai”
Cerca di scusarsi in tutti i modi.

“Posso vederla?” Domando dopo un po’ di minuti, mentre il meccanico continuava a parlare con Matt, ma io non davo nessun segno di presenza.
Lui si volta verso di me e mi guarda per la prima volta.
“Certo signorina, prego”
Ci conduce in uno spiazzale pieno di altre auto in fase di ristrutturazione.
Subito mi salta all’occhio una macchina piccola, tutta ammaccata, con il tettuccio più che abbassato, che sfiora quasi il volante. Due finestrini, quello del passeggero e uno di dietro, sono completamente rotti, lo stesso per il vetro del cofano. È ridotta malissimo e ad un tratto mi accorgo che quella macchina malandata è proprio la mia. La certezza me la da il colore lilla e la targa anteriore che penzola pericolosamente.
Mi blocco non appena realizzo questa cosa e ad un tratto mi passa un flashback di quella sera.
 
I miei occhi completamente occupati dalle lacrime, mi offuscano la vista. Cerco di scacciare via quelle gocce, perché non riesco a vedere la strada di fronte a me.
Mi rendo conto di stare andando troppo veloce, ma mi rendo conto anche, che la rabbia che ho dentro fa in modo che continui a schiacciare sul pedale dell’acceleratore.
In quell’attimo, come nei migliori film, ti accorgi all’ultimo momento di due fari e un clacson troppo forte che ti strappano alla fantasia. E questo non è un film, è la vita.
Cerco in tutti i modi di frenare, ma il camion mi becca in pieno la fiancata destra. E da quel momento il mio cervello si spegne.

 
Sobbalzo per il ricordo e per una mano che si ferma sulla mia spalla destra.
“Per favore, mi lasciate da sola due minuti?” Chiedo con voce sottile. Che fine ha fatto la mia solita voce?
“Martina, non mi sembra il caso”
“Matt! Ti prego!” Quasi urlo.
“Cinque minuti!” Acconsente lui.
Dopo ciò, sento dei passi che mi avvisano del loro allontanamento.

Non mi muovo, sono completamente assorta da quella vista.
Mi rendo conto di essere andata in contro alla morte, ci sono stata troppo vicina. Solo per un mio sbaglio. Correvo troppo, aldilà della motivazione giusta o sbagliata che fosse, ma di certo non ne valeva la pena. La vita non si dovrebbe mettere così pericolosamente in gioco.
Non solo per me, ma anche per il dolore che avrei provocato nelle altre persone.
Ai miei genitori: avrebbero perso una figlia.
A Matt: avrebbe perso la sua sorellina, che rompe è vero, ma di cui non può farne a meno.
A Miranda: come avrebbe fatto senza di me?
E si, anche Tommaso.
Troppe persone avrebbero sofferto. Sono stata solo un’egoista!

Una lacrima scappa anche in quel momento.
Una voce mi riscuote dal torpore della realtà e dai ricordi che sono ancora vivi.
“Va tutto bene”
Ed è musica per le mie orecchie.
In quel momento non mi importa se ci siamo allontanati, non mi importa di stare ancora soffrendo per le scelte sbagliate che abbiamo preso, non mi importa di nulla.
Ho solo bisogno di lui.
Mi fiondo tra le sue braccia, che si sono allargate non appena ha pronunciato quelle parole.
E sprofondo il volto nel suo petto, dando libero sfogo alle lacrime.
“E’ passato, ora va tutto bene” Mi ripete in continuazione lui al mio orecchio.
E non so se è grazie alle sue parole, o al suo tono di voce, mi rilasso e smetto di singhiozzare.
“Ho paura Tom, di tutto quanto” Riesco a biascicare solamente.
“Andrà tutto per il meglio. Te lo prometto”
Alzo il volto e noto che ha anche lui gli occhi lucidi, è la prima volta che lo vedo in questo stato. E non so perché ma ho voglia di baciarlo, di percepire quelle sue labbra gentili, morbide, familiari sulle mie.
Afferro gentilmente la sua nuca e l’abbasso verso il mio volto, perché non ce la faccio ad alzarmi sulle punte.
Sfioro le mie labbra con le sue e lui in quel momento affonda le sue sulle mie.
Un bacio delicato, amorevole, ma semplice. Che fa traballare il muro che abbiamo costruito in questi mesi.
Stringo i suoi capelli, per avvicinarlo ancora di più a me, come se potesse entrare nel mio corpo e non uscirne più. Lui affonda le sue mani nei miei capelli e cerca di far diventare il bacio più intenso. Ma io mi allontano subito.

“I-io... Scusami” Sibilo con il fiato corto.
Lui ha un’espressione interrogativa.
“Non dovevo” Spiego abbassando lo sguardo sullla gamba fasciata.
“Siamo solo amici, no?” Domando retorica. Ricordandomi a un tratto la sua richiesta in ospedale.
“Martina, dobbiamo andare, devo andare a lavoro”
Arriva alle spalle Matt che ci richiama all’ordine.
Si avvicina a me e guarda con ostilità Tommaso che mi è rimasto vicino, mentre mi fissa ancora.
Si riscuote e guardando Matt fa un passo in dietro.
“Vieni, andiamo”
Mi allontano con Matt, dopo aver guardato un’ultima volta quegli occhi verdi e tristi, che non brillano come al solito.
 

Sono spaparanzata sul divano con la tv accesa su un insulso talk show, in attesa di Miranda e delle pizze.
Sono completamente sola in casa. Matt è uscito con Luca perché dovevano andare a giocare a calcetto, i miei li ho letteralmente cacciati di casa, perché da quando è successo l’incidente non sono più voluti uscire per non lasciarmi sola. Ma nessuno capisce che da quando è successo tutto, sola non lo sono mai stata.
Anzi, ho veramente la necessità di rimanere sola, con i miei pensieri, per metterci ordine.

Sento suonare il campanello della porta e facendo sforzo sulla gamba sana, prendendo la mia amica stampella, sempre accanto a me e zoppico verso la porta.
Non appena la apro, fa il suo ingresso una Miranda sorridente con un cartone di pizza gigante e alcune bottiglie di birra.
“Stasera ci ubriachiamo amica mia” Esordisce entrando in casa e appoggiando sul tavolino del salotto il tutto.
“Tu... Ubriacarti con la birra? Ma non farmi ridere” Ribatto io, conoscendo i limiti della mia amica. È praticamente una spugna. Beve di tutto ma non ha mai passato il limite, al contrario di me, che con due birre, e non di quelle potenti, potrei ballare il can-can sul tavolo e il giorno dopo non ricordarmi assolutamente nulla.
“Io ci ho provato. Poi la dispensa degli alcolici di tuo padre è sempre aperta, no?”
“Lascia stare, se nota che qualche bottiglia del suo pregiato vino è sparita, ci fucila” Spiego mentre ritorno sul divano.
“Uffa, allora niente ubriacatura. Ma devi promettermi che non appena ti rimetti in forze chiamiamo le altre ragazze e ci devastiamo”
“E vada per la devastazione” Ridacchio.

Lei apre il cartone con la pizza e inserisce il dvd del film che ha scelto.
Ringrazio gli dei, perché non ha scelto un film strappalacrime e romantico. Ma tutt’altro genere.
“Una notte al museo” Urla lei e così diamo inizio alla serata tra amiche.
 

Miranda spegne la tv e con se le nostre lacrime, fatte di risate.
Ho sempre adorato quel film e in compagnia della mia migliore amica è tutto dire.
Lei si alza per buttare via le bottiglie di birra vuote e il cartone della pizza.
Io rimango ancora come un salame sul divano.

Sbuffo per la gamba fuori uso. Il braccio dà molto meno fastidio in verità e ringrazio il cielo che sia il sinistro. Ma quello che continuerà a darmi seri problemi di nevrosi è la fasciatura stretta, a più non posso, alla gamba. Ne ho abbastanza di stare rinchiusa per colpa sua.
Come non mai, ho voglia di andare a correre per liberarmi la testa, con la musica nelle orecchie.

“A che pensi?” Torna Miranda sedendosi accanto a me.
“Voglio uscire” Piagnucolo.
“Ti va di andare a vedere la partita di Matt?” Domanda mentre le si accende la lampadina nella testa.
“Non lo so...”
“Come sarebbe a dire che non lo sai? Non eri tu quella che voleva uscire? Dai... muoviti”
“Marti, ho una gamba fuori uso, il braccio ko, non mi voglio far vedere in giro in queste condizioni!”
Mi fulmina con lo sguardo e mette il broncio.
“Che palle che sei! Vado a mettermi una giacca” Acconsento alla fine.
Lei saltella sul divano e io, a fatica, mi metto in piedi e raggiungo la mia camera.
Promemoria per me: uccidere a tempo utile la mia amica!
 

“Dammi una mano almeno!” Mi lamento mentre cerco, invano, di uscire dalla macchina soprannominata, trappola mortale di Miranda.
Lei si precipita al mio fianco e mi tira per un braccio.
“Odio la tua macchina”
“Stasera sei il ritratto della positività” Mi rimprovera lei, mentre la vorrei solo uccidere.
“E poi che ha di male la mia macchina?” Domanda dubbiosa.
“Il fatto, forse, che necessita urgentemente di revisione?”
Sbuffa e mi porge la stampella.
“Odio questo affare”
“Odi qualcos’altro?” Domanda mentre arriviamo sulle gradinate vicino al campo.

C’è qualcosa che non va, e non parlo dei vari occhi puntati nella nostra direzione.
Parlo di un gruppetto conosciuto, anzi, molto conosciuto per i miei gusti.
“Odio loro!” Dico imbronciata e leggermente infastidita.
Miranda segue il mio sguardo.
“Ops” Sussurra mentre ci sediamo in prima fila.






Welaaaaaaaaaaaa!!! 
Chi vi parla è la dispersa :) 
Però sono stata di parola, no? Eccomi qui il 2 ottobre tutta per voi, come promesso. 
Come state? Dio, da quanto tempo! E' solo un mese e poco più che non vi sento e mi mancate un botto! Che mi dite? Tutto bene?
Io quello che dovevo fare l'ho fatto: esami e tra qualche giorno finisco anche il tirocinio.
Come vi ho anche promesso, ho scritto. Abbastanza. Nei ritagli di tempo e quando l'ispirazione mi illuminava il cervelletto.
Per le notizie ci vediamo un po più giù.

Torniamo alla storia...
Che ne pensate? Secondo voi che accadrà?
State ben attenti a questo "segreto" che si porta dietro Miranda. Promemoria: ne ha parlato anche Matt mentre Martina era in coma. 
Poi, c'è anche un riavvicinamento Martom (che razza di nome è? Bho.. Inventato al momento)
Ahahahah i due ragazzuoli che vorrebbero essere amici... Ahahahahahah rotolo! Non sanno nemmeno cosa ho in mente per loro U_U

Avvisi riguardanti la storia.
Alloooooora. In una domenica sera piovosa e noiosa, facevo il punto della situazione di questa storia. E mi sono accorta che ormai sta volgendo al termine! MA, non proprio termine.
Ho stilato una scaletta dei capitoli e ne mancano sei+epilogo.
Non so nemmeno io se sono ancora tanti o pochi. :D Spero che non mi volete così male da chiudere baracca e burattini. 

Bene, queste sono un po le notizie generali. Al momento non ne ho più. Qualsiasi cosa che mi verrà in mente in questa settimana, ve la comunicherò nel prossimo capitolo.
  • Grazie a te, che continui a seguirmi anche dopo la lunga attesa a cui hai assistito.
  • Grazie a chi mi segue su Facebook e mi manda tanti messaggi cucciolosi.
  • Se anche tu mi hai aggiunto su Face, dimmi chi sei, perchè poi quando interagiamo io non so chi sei e rimango un attimino confuuuuuusa. 
  • Se siete tristi e giù di morale, guardate anche voi Una notte al museo, io l'ho visto con la mia migliore amica e non vi dico le milioni di risate che ci siamo fatte.
  • Ringrazio ogni singola persona che legge, passa o semplicemente da un'occhiata di sfuggita alla storia. 
​Basta con sti puntini :D
Ci vediamo mercoledì prossimo. Bacioni a tutti voi. ♥


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Capitolo 44
*** Che la partita abbia inizio ***


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Ci sarà sicuramente qualcuno lassù che ce l’avrà con me.
Il problema è che non so assolutamente che male io abbia fatto, per meritare tutta questa sfiga.
Tralasciamo il fatto che ho avuto un incidente e ho rischiato la morte, ma non questo!
Se c’è quel gruppetto, che mi sta squadrando da un po’, vuol dire che c’è anche lui. E se c’è lui vuol dire che io sarò nella merda!

“Ti stanno guardando” Mi sibila per la decima volta Miranda all’orecchio.
“Non me n’ero accorta” Dico sbuffando.
Era meglio, molto meglio, decisamente meglio, se restavo a casa. Preferivo subirmi uno di quei film strappa lacrime, ma anche uno strappa budella.
“Perché Matt non me l’ha detto?” Si domanda tra se la mia amica.
Io non le do retta, anche perché me lo sto domandando anche io.

Facendomi coraggio giro la testa verso destra, coperta dalla chioma di Miranda e sondo il territorio.
 
Seduti tre file più sopra la nostra, c’è il gruppetto della comitiva di Tommaso. A prima occhiata direi che ci sono tutti, ma noto subito l’assenza sia di Liliana con le sue galline e sia quella di Giulia.
Un pensiero cattivo mi giunge alla testa: spero sia sparita dalla faccia della terra.
Non ho mai capito perché le persone debbano fingere, perché prima fanno le amiche con cui ti ci puoi confidare e poi ti pugnalano alle spalle? Domanda a cui mai troverò risposta.

Se Giulia aveva intenzione di provarci con Tommaso perché mai avrebbe dovuto stringere un’amicizia con me? Non ne ho idea.
Io ho sempre odiato Liliana e lei me, eppure abbiamo sempre voluto la stessa persona. Figuriamoci se noi due fossimo diventate amiche. Almeno lei era coerente. Ma che diamine sto dicendo? Sto difendendo Liliana?
 
Un fischio mi riporta alla realtà e mi giro per vedere l’entrata in campo dei giocatori.
Vedo la prima squadra entrare in campo che dovrebbe essere quella avversaria, dato che non conosco nessuno.
Si posizionano sulla linea di centro campo verso il pubblico per ricevere l’applauso.
Subito dopo entra la squadra in casa e un urlo riecheggia nell’aria.
I giocatori entrano con i sorrisi e si posizionano anche loro sulla linea.
C’è Matt che, essendo il capitano, è il primo ad entrare e a posizionarsi. In seguito entrano gli altri, scorgo Luca con la divisa da portiere e quasi alla fine c’è anche la figura di Tommaso.

Il cuore lo riconosce subito e si blocca alla sua vista. Lui non sorride, entra solo in campo a capo chino.
Solo quando si posiziona anche lui sulla linea, alza il volto per studiare la platea.
In quel momento vorrei con me un ombrello, un giornale, un qualsiasi cosa per coprirmi.
Lui saetta subito lo sguardo verso i suoi amici e sorride, per poi ritornare sul resto del pubblico.
Miranda mi da una leggera gomitata e io faccio cadere il contatto visivo su Tommaso, per guardarla interrogativa. Lei ridacchia e mi fa l’occhiolino.
Alzo gli occhi al cielo e torno con lo sguardo sul punto che avevo lasciato.

E ad un tratto non sento più nulla. Ma non come il giorno dell’incidente. No.
Questa volta sembra di essere in una bolla di sapone.
Tommaso mi sta guardando, accortosi della mia presenza e se prima il suo viso era triste, ora un leggero sorriso si fa vedere sul suo viso.
Di rimando, non riuscendo a negare quello che mi sta chiedendo, come se ci fosse ancora una corda che ci lega, sorrido anche io.
Ed è un sorriso felice, anche se poi, tutta la confusione mentale tornerà tra qualche secondo a bussare alla mia porta, in questo momento non mi importa.
Ho la conferma, per la milionesima volta, che c’è qualcosa che mi lega fortemente a quel ragazzo. Qualcosa di sconvolgente e innaturale.

L’arbitro fischia dando inizio alla partita e vedo Tommaso riscuotersi sempre regalandomi uno dei suo sorrisi, si allontana per mettersi in posizione.
Subito il mio sorriso svanisce non appena noto Matt che ci guarda con un’espressione interrogativa e abbastanza furente.

“Sta esagerando” Sento dire da Miranda, in mia difesa.
“Lo penso anche io” Rispondo di rimando e prendo un appunto mentale di parlare con mio fratello non appena torniamo a casa.
 
POV TOMMASO
 
Non ci credo che lei è qui.
Ma la domanda è: che ci fa qui? Perché non è a casa a riposarsi?
Cavolo, ha avuto un incidente! Ha rischiato grosso! E lei cosa fa? Saltella, letteralmente, qua e la, come se niente fosse!
 
La rabbia iniziale, pian piano svanisce.
Vederla li, tra la folla, con i suoi soliti occhi pieni di emozioni, le sue guance rosse non appena mi ha visto e quel sorriso che potrebbe farmi capitolare all’istante, è stata un’emozione.
Non la vedevo sorridere così da troppo tempo!
E vederle stese, quelle labbra, mi ha fatto crescere qualcosa all’interno del petto, che è stato per parecchi mesi fermo.
 
A chi la devo dare a bere! Non ho mai smesso di amarla nemmeno per un secondo, nemmeno quando eravamo ragazzi e ci separammo per i miei problemi balordi.
L’ho sempre amata, da quando eravamo ragazzini di tredici anni. E questo sentimento non potrà mai spegnersi. Nemmeno se lei stessa mi direbbe di non amarmi più.
 
Cosa che non mi ha mai detto. È vero, ha voluto tempo, ma ha sempre detto di amarmi.
Anche qualche settimana fa, quando era uscita dal coma e avemmo modo di parlare. Me l’ha ripetuto, confermato.
Ma c’era qualcosa, qualcosa che imparando a conoscerla, ho capito che mi nasconde ancora. E non ho voluto sforzarla, non questa volta!

Lei è troppo importante per me, ecco perché le ho detto quella cazzata dell’essere amici.
Perché lei ricominci a fidarsi di me e anche io di lei.
Ovviamente, non ho mai voluto essere un suo amico, anche se ho detto il contrario in quella camera di ospedale. Troppo spicciolo come sentimento. Io voglio di più, molto di più da parte sua.
E so che da qualche parte, dentro di lei, c’è quel bottoncino che bisogna pigiare per far si che abbia fiducia in me, ma più importante in se stessa.
 
Il bacio di stamattina è stato qualcosa di folgorante. Dio, come mi mancavano quelle labbra!
Ci sarei potuto morire!
L’ho sentita nuovamente mia. Ed è stato un sogno.
L’ho amata e continuerò ad amarla, come se fosse la prima volta.

Il fischio sonoro dell'arbitro mi richiama alla realtà.
Non mi ero minimamente accorto di avere un’espressione da ebete e un sorriso sulle labbra.
Cosa mi combina quella ragazza?
 
Ancora sorridendo, volto la testa verso il resto della squadra.
E con molto dispiacere noto che Matt mi sta fulminando con lo sguardo.
Ormai non ci parliamo più da quando Martina e io ci siamo allontanati dopo Natale. Capisco che lui ce l’abbia con me e sono consapevole di aver abbassato la testa e aver subito la sua cattiveria da quel giorno.
Ma deve capire che non farei mai niente per far soffrire sua sorella.
Mi do del colpevole quanto lui per l’incidente e se potessi mi prenderei io quelle fasciature e quelle stampelle.
Ma è andata così, e non è una giustificazione, ma voglio rimediare. Chiedo solo un’altra possibilità.
 
Ci posizioniamo tutti in campo, pronti per iniziare il secondo tempo.
Non gioco da un sacco. È stato Pietro, l’ex di Giulia, a chiamarmi per prendere parte alla partita.
Passato il risentimento iniziale, ha deciso di perdonarmi.
Alle volte non capisco cosa abbia mai fatto di buono nelle mie vite precedenti per avere tutta questa redenzione dei miei peccati da parte delle persone a cui tengo.
 
Matt calcia la palla d’inizio e per tutto il tempo non passa mai dalla mia parte, anche quando sono smarcato.
Sbuffando, all’ennesimo tiro sbagliato in porta mi avvicino e gli parlo.
“Ricordati di passarmi la palla, ogni tanto”
Lui inviperito mi sibila.
“Ricordati di tenere quella bocca chiusa”
E rimango terribilmente scosso.
Mi domando che fine abbia fatto la nostra amicizia. Se prima parlavo di redenzione ora mi accorgo che non sempre avviene questo miracolo.
“Hai qualche problema?” Domando seriamente interessato a chiarire i suoi problemi.
“Sei tu il problema! Devi stare lontano da mia sorella” Mi si avvicina con fare minaccioso, mentre la partita è ferma per un calcio d’angolo della squadra avversaria.
“E perché dovrei farlo?”
“Perché è quasi morta per te!” Mi risponde spingendomi per le spalle.
“Dannazione Matt, ok ho sbagliato! Ma io l’amo! Quando lo capirai? E se pensi che io le stia lontano, bhè... Mi stai chiedendo troppo” Sibilo.
I suoi occhi si iniettano di sangue diventando rossi e visibilmente sbarrati.
“Non ti azzardare a dire che l’ami!” Urla, tirandomi un sonoro pugno sotto lo zigomo destro.
Per il contraccolpo cado di lato sulle ginocchia.
Sento un boato, come se tutti avessero smorzato il respiro.
Tocco lo zigomo che pulsa e l’unica cosa a cui penso è che finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di sfogarsi su di me. Al diavolo la redenzione.
 
POV MARTINA
 
Chiacchiero furtivamente con Miranda, alla mia destra, con sottofondo fischi e un leggero vociferare.
Ad un tratto però il gruppetto noto alla mia destra, lontano tre file, si alza imprecando e passandosi le mani tra i capelli, mentre guardano il campo, inviperiti.
Io curiosa, volgo lo sguardo verso quella direzione e il sangue mi defluisce velocemente dal corpo.
L’immagine che mi si prospetta non può essere vera. In nessun modo possibile.
Mi rendo contro di star trattenere il respiro, mentre il mio sguardo studia passo dopo passo, come al rallentatore, il colpo inferto da Matt su Tommaso.

Porto le mani alla bocca incredula!
“Ma che cavolo combina?” Domanda Miranda mentre si alza anche lei in piedi.
L’arbitro fischia e interrompe la partita. Oggettivamente, non può continuare in questo modo e annulla seduta stante la pseudo lotta tra i due e con essa anche l’andamento della partita.

Matt esce dal campo come una furia, mentre Tommaso viene aiutato da un gentile Luca che gli offre amichevolmente la mano.
Tommaso dopo un lungo sguardo diffidente, accetta la presa e si lascia aiutare a tirarsi su. I due continuano a studiarsi, ma alla fine la gentilezza di Luca vince su tutto, sorridendogli e regalandogli una pacca amichevole sulla spalla.

Distolgo lo sguardo da quel quadretto e cerco Matt, lo trovo mentre entra in quello che dovrebbe essere lo spogliatoio. Inviperita, afferro la stampella e mi tiro su.
“Hei wonder woman, dove credi di andare?” Domanda Miranda aiutandomi a rimanermi in piedi.
“A parlare con quel deficiente di mio fratello una volta per tutte”
Con un assenso del capo, lei mi accompagna sul luogo incriminato.

Zoppicando entro nello spogliatoio, mentre alcuni giocatori fanno il loro ingresso tutti sudati e appiccicosi.
Trovo Matt seduto su una panca con i gomiti sulle gambe e la testa tra le mani.
“Matt” Lo chiamo e lui alza di colpo il volto guardandomi.
“Dobbiamo parlare”
 

Siamo seduti dietro gli spogliatoi, avvolti da una calma apparente, mentre sopra di noi fa bello sfoggio una luna piena costellata da stelle luminose.
“Matt, che ne dici di parlarmi? Non l’hai ancora fatto da quando sono uscita dall’ospedale. Ho bisogno del mio fratellone” Sorrido cercando di smorzare l’aria pesante che si percepisce.
Lui fissa le nocche, che poco fa, hanno toccato il volto del suo amico.
“Non volevo Marti. Io non volevo” Dice lui.
“Cosa Matt?”
“Non volevo colpirlo. Ma ho qualcosa dentro, qualcosa che mi fa ribollire il sangue nelle vene. Sono pieno di rabbia”
“Perché Matt?” Insisto.
Lui sbuffa e guarda il cielo.
“Perché stavo perdendo mia sorella. Per uno sciocco motivo. Ecco perché”

Lo guardo apprensiva. Ho sempre saputo che mio fratello sarebbe stato sempre la mia ombra e che avrebbe fatto carte false affinchè niente e nessuno mi avesse fatto del male e anche questa volta ne ho la conferma.

Sorrido e gli accarezzo quelle nocche che continua a torturarsi.
“Non è accaduto Matt. È inutile pensare a un presente alternativo. Io sono qui, un po’ ammaccata è vero, ma con una gran voglia di rialzarmi. E per rialzarmi ho bisogno della forza di mio fratello. Lui è sempre qui con me, vero?” Domando.
“E’ sempre qui Martina, lo è sempre. Anche quando fa il coglione”
Scoppio a ridere.
“E stasera ti sei comportato da coglione?” Domando ancora.
“Decisamente si. Maledizione, ho preso a pugni un mio amico!”
“Non angosciarti Matt, gli amici fanno sempre così. Ma sai il bello dell’amicizia qual è? È che non importa quante volte si litighi, perché ci potranno essere mille motivi per odiarsi, ma credimi, ci saranno sempre mille e un motivi per volersi bene”
Lui si volta a guardarmi e mi scompiglia i capelli.
“Chi sei tu? E che ne hai fatto della mia sorella imbranata?”
Ridacchio sottraendomi alla sua scarmigliatura.
“L’incidente l’ha resa più matura” Spiego io.

“Farai pace con Tommaso?” Domando dopo un paio di minuti di silenzio.
“Ha sbagliato” Dice lui.
“Anche io. Tutti abbiamo delle colpe, chi più di altri. Ma le colpe sono fatte per essere perdonate”
Lui sorride e domanda a sua volta.
“E tu? Ci farai pace?”
Ecco la domanda da un milione di euro.
“Ha detto di rimanere amici e per il momento non ho niente da ribattere. C’è troppa confusione da tutti i fronti. Forse un momento per noi, per mettere in ordine tutte queste informazioni ci farà più che bene”
“Allora ho fatto bene a dargli un pugno”
“Matt!” Lo richiamo indignata.
“Hei, volevo dire, che con il pugno forse avrà messo un po’ le idee al suo posto”
Sorrido e torno a guardare il cielo.
Già, spero proprio sia andata così.
 

Abbandono Matt alle docce, con la promessa di chiarirsi al più presto con Tommaso.
Mentre sto andando via, sento chiamarmi.
“Hei”
In equilibrio precario mi volto e sbatto gli occhi in due smeraldi. Non mi stancherò mai di guardare quei profondi pozzi di gemme.
“Hei” Rispondo io. Sorridendo mentalmente, per il gran progresso che stiamo facendo, cioè nullo.
“Come va lo zigomo?” Domando.
“Duole” Sorride, facendo una smorfia di dolore appena accennata.
“Ti sei medicato?”
“Non ancora” Alza le spalle come per scusarsi.
“Vieni dai, ti aiuto”
Sorride e silenziosamente si allontana per andare a prendere, suppongo, la cassetta del pronto soccorso.

Mi siedo a un gradino vicino al campo, decisamente stanca di ruzzolare da per tutto su un solo piede.
Lui torna con il kit e un sacchetto di ghiaccio e si siede accanto a me.
“Me lo meritavo” Esordisce dopo alcuni attimi di silenzio, mentre premo vigorosamente il ghiaccio sulla guancia.
“Non proprio” Obbietto io, concentrata nel mio lavoro.
“Sai, mi domandavo perché ancora nessuno mi avesse preso ancora a pugni. E sinceramente sono contento che finalmente qualcuno lo abbia fatto”
“Se il tuo desiderio era di essere preso a cazzotti, dovevi solo fare un fischio, mi sarei offerta volontaria” Scherzo io.
“Non sarebbe stata la stessa cosa. Sei una donna, picchi da donna e poi sei fuori uso, cara mia” Ridacchia lui.
Spingo con più forza il ghiaccio e lui sobbalza.
“Io non direi” Affermo con un tono duro.
“Ne riparleremo quando ti sarai ripresa” Conclude lui, guardando ostinatamente nella mia direzione.

Io abbasso lo sguardo e riprendo a dedicarmi al livido.
Tolgo il ghiaccio e passo una pomata per evitare che il livido si propaghi su tutta la guancia.
Non appena le mie dita sfiorano la parte di pelle sensibile, lui si percuote leggermente.
“Scusami”
“Non è nulla” Si difende lui, sempre guardandomi.
Massaggio con delicatezza e solo quando sto terminando mi azzardo ad alzare lo sguardo e come temevo trovo il suo incatenato al mio.
“Martina, io…”
“Non dirmi niente. Ti prego” Rispondo io, mentre ripongo la crema e chiudo la cassetta del pronto soccorso.
“Dobbiamo parlare, non possiamo continuare così” Il suo tono di voce è supplichevole e stanco.
“Hai ragione, ma non ora, non qui”

Mi alzo e cerco in tutti i modi di aggrapparmi alla stampella, come se fosse la mia unica ancora di salvezza, capace di portarmi via dalle mie scelte.
“Martina ti prego” Mi richiama lui, afferrandomi per il braccio.
Quel contatto è come fuoco che brucia, vorrei con tutta me stessa fiondarmi tra le sue braccia e sentirmi dire che tutto andrà bene. Ma così non può essere. Abbiamo ancora seri problemi in corso.
Non gli ho ancora parlato di Marcello, non so che intenzioni abbia Tommaso con me, con Giulia, con tutto il casino che ci ostiniamo a portarci dentro. E io non ne posso più.
“Presto” Dico io con un filo di voce.

“Presto, ti prometto che parleremo e cercheremo di essere onesti con noi stessi”
Con questa promessa, mi lascia andare via.

Forse abbiamo un’altra possibilità. Forse, potremmo ritornare a sorridere e a riprendere le nostre vite in mano.


 

Buonasera mondo.
Mi ero completamente dimenticata di che giorno fosse oggi :D
*chiede perdono*
Però il capitolo c'è. Con non pochi litigi tra me e il computer, che non riusciva a copiare il capitolo su efp. Ho dovuto lottare con spada e elmetto. Non so se mi spiego.
Abbiamo comunque un bel POV di Tommaso. 
Bhè, ci voleva un sonoro pugno no?
Che dite?
Come pensate si concluderà la situazione?

Lasciamo un po da parte il capitolo, volete che io sia sempre sincera no?
Bene, dato che lo sono sempre stata, continuerò a farlo.
Sono stata un pò mogia questa settimana. Non ho visto una grande partecipazione al capitolo scorso. E ci sono rimasta abbastanza male, è la verità si, perchè mi sono chiesta se ho sbagliato ad abbandonare la storia per un mese, ma dovevo lo sapete. Mi sono domandata se c'è stato qualcosa che sta facendo diminuire il vostro interesse nella storia.
Ci sono rimasta male, perchè ci stiamo avvicinando alla fine. E mi mancate voi tutti che partecipate attivamente. Perchè a me piace quando vi incazzate, mi minacciate e ridete delle cavolate della storia. Perchè vi sento vicini. Vi sento partecipi.

Tralasciamo il piagnisteo. Ringrazio chi invece c'è stato anche la scorsa volta!
Saluto e ringrazio chi si è aggiunto alla congrega. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
State tranquilli, come avete potuto leggere nei scorsi capitoli non sono così pessimista come in questo :D Mi passerà.

Saluto tutti quanti e vi invito a farvi sentire, perchè non sembra, ma mi date la carica per continuare. Infatti, c'è da dire che questa settimana non ho scritto nulla. E i capitoli scarseggiano. E' tutta una catena. 
Chi la spezza?

Buona serata. E buona settimana. :*

 




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Sempre se volete. Fate un salto da loro. 

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Capitolo 45
*** Amici come prima ***


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“Allora, quando toglierai la fasciatura?” Domanda Claudia, mentre sorseggia il suo succo alla pesca.

Siamo tutte e quattro riunite, in una delle nostre riunioni, a casa mia.
Miranda ha insistito a più non posso, affinchè chiamassi Serena e Claudia per aggiornarci sull'andamento universitario e non.
Ed ora eccoci qua. Mentre facciamo gossip e sorseggiamo quelle bevande allegramente.

“Domani” Rispondo gioiosa, non vedendo l’ora di togliere quelle dannate fasce. Sarei arrivata anche al punto di tirarmele a morsi.
“Sei contenta, sembra” Osserva l’astuta Serena.
“Tutta apparenza” Mi prende in giro Miranda.
“Guarda che ti do una stampella in testa” Scoppiano a ridere e insieme io.

Se c’è una cosa che mi mancherà dell’università, saranno proprio loro.
Ricordo ancora quando ero una matricola, impaurita da questo nuovo mondo di giovani adulti.
Trovarmi Miranda affianco è stato come un salvagente.
In una delle nostre innumerevoli lezioni, capitammo in banco con due ragazze, sconosciute al tempo. E con la scusa di chiederle dove avessero preso i libri del corso, iniziammo un discorso al quanto insensato. La cosa bella, è che non ci presero per matte, a me e a Miranda, anzi, ridevano di gusto e ci affiancavano nelle battutine squallide e senza senso. E fu subito amicizia.
Esami fatti insieme, corse a prendere i posti migliori in aula, mangiare alla mensa dell’università tutte insieme o semplicemente con un panino, studiare in biblioteca, dormire nelle ore di diritto in aula, le foto stupide fatte nei giardini universitari, le feste private nel nostro dormitorio, gli scherzi alle secchione del corso. Insomma, tre anni che vorrei rivivere ogni giorno, che man mano ci allontaneranno da tutto ciò.
E mi accorgo che, se avevo paura a diciannove anni, per entrare nel mondo universitario, ora ho ancora più paura del futuro che ci attende.

Che ne sarà di noi?

Che ne sarà delle nostre vite?

Che ne sarà della nostra amicizia?

Le guardo e sorrido. Perché, anche se dovessimo perderci, ora siamo qui! Insieme.
Ogni tanto serve solo una piccola spinta, un po’ di forza di volontà. Ci lamentiamo sempre, che le cose non vanno mai come ci aspettiamo, ma ci siamo mai chiesti: noi cosa facciamo per far andare le cose come vogliamo? Molto spesso siamo solo spettatori delle nostre vite, non ne siamo protagonisti.

“Miranda, quando decidi a laurearti?” Domanda Serena, strappandomi ai miei pensieri e riportandomi nel salotto di casa, al momento vuoto, per l’assenza lavorativa di tutta la famiglia.
“Prossima domanda?” Risponde ridacchiando la mia amica.
“Perché? Non dirmi che hai deciso di abbandonare” Dice un'incredula Claudia.

Miranda si fa cupa in volto e abbassa lo sguardo.
E subito il mio sorriso svanisce. È da quando sono tornata a casa dall'ospedale che Miranda mi nasconde qualcosa, è distratta, non si apre più.

“No, no! Che andate pensando. È solo che voglio fare le cose con la calma” Spiega lei, mangiucchiandosi l’unghia del pollice.
“Della serie: la calma è la virtù dei forti?” Domanda con un sorriso Claudia.
“Diciamo così...”
“Secondo me, c’è dell'altro sotto” Suggerisce l’attenta Serena.
“Vi serve lo spogliarello per capire cosa c’è sotto?” Domanda ridendo Miranda, facendo scoppiare a ridere le altre due.
Io rimango in silenzio, fissandola ancora, incredula.
“C’è qualcosa che non va?” Domanda Claudia nella mia direzione.
“Cosa? No,no! Tutto a posto. Allora, che si dice in università?” Cambio argomento, distogliendo lo sguardo dalla mia amica, che sembra colpevole di qualcosa. E per la prima volta, non so che le passa per la testa.
 

 

La serata passa piacevolmente, tralasciando il tasto dolente riguardante Miranda.
Tutte le ragazze decidono di rincasare, nello stesso momento in cui torna a casa Matt.
“Ragazze andate già via? Cavolo, quando la cosa si fa interessante scappate, lasciandomi solo con la mia sorella malaticcia”
Serena e Claudia ridono, Miranda si finge offesa e io tiro uno scappellotto dietro la nuca di quel tale, definito mio fratello.
“Sei deficiente?”
“Dai piccola peste, lo so che mi vuoi bene”
“Vai a farti friggere”
Si avvia verso la porta accompagnando le mie amiche e saluta Miranda con un breve bacio.
Lei risponde frettolosamente, scappando verso le scale del pianerottolo. Lui pare perplesso, ma non appena chiude la porta e si volta verso me, indossa un finto sorriso.
È ufficiale, quei due mi nascondono qualcosa. E io dovrò scoprire cosa. Non per niente, di secondo nome faccio curiosità.
 

 

“Allora Martina, come sono andate queste tre settimane?”

Sono in una orribile stanza asettica, ma cosa mi aspettavo? Siamo in ospedale. Finalmente il giorno tanto atteso per togliermi le fasciature è arrivato. Finalmente un peso fisico potrà andare via dal mio corpo.
Il dottore, lo stesso che mi ha operato quel famoso giorno dell’incidente, mi domanda interessato della mia salute.

“Faticose, non riuscivo a fare nulla” Mi lamento, ricordando il fastidioso ruzzolamento, aiutata da un oggetto inanimato e freddo come può essere la stampella.
Lui scoppia a ridere, seriamente divertito.
“Martina, hai avuto un incidente veramente pericoloso. Sei stata molto fortunata se ti sei limitata solamente a qualche fasciatura”
E li, ovviamente, il mio imbarazzo torna a galla.
Io mi lamento di quelle stupide fasciature, quando non potrei essere qui in questo momento.
“Mi scusi” Sussurro io. E ringrazio il cielo, di essere solo io e lui in questa stanza.
“Non devi scusarti con me” Detto questo, mi sfila via l’ultima benda e poi va a lavarsi le mani.
Io rimango li seduta, non sapendo cosa fare.
“Ora puoi alzarti” Mi invita lui sempre di spalle.
Non sentendo nessuna mia reazione si gira, asciugandosi le mani, guardandomi.
“Tutto bene?” Domanda preoccupato.
“In verità, avrei un po’ paura”
Lui sorride e mi si fa vicino.
“Di cosa?”
“Di cadere”
“Vedi Martina, il problema non è cadere. Ma rialzarci. Bisogna essere tenaci, bisogna gettarsi certe volte e perché no, evitare l’orgoglio e chiedere aiuto a qualcuno. Come a quella persona che è fuori ad attenderti”
Mi esorta lui con un sorriso benevolo sulle labbra.
E se avesse ragione? E se è solo l’orgoglio il mio stupido errore? Uno stupido errore in tutti i campi della mia vita al momento.
“Lo chiamo?” Domanda ancora lui.
Io assecondo con la testa e silenziosamente va ad aprire la porta e dice qualcosa alla persona fuori.

“Martina, tutto ok?” Domanda Matt impaurito.
“Oh si, lei sta benissimo. Aveva solo un po’ di reticenza a mettere, come si dice, i piedi per terra” Spiega il dottore.
Sorrido ancora un po’ frastornata.
Matt mi si avvicina e mi aiuta a scendere dallo sgabello.
“Come stai?” Mi sussurra.
“Benone”
Appoggio il piede delicatamente per terra, certa che questione di attimi, arriverà la scossa a gettarmi a terra.
Ma la scossa non arriva.
E constato che è solo la paura dell’ignoto che ci fa allontanare sempre dalle cose che vorremmo fare. Impauriti, come sempre, ma alle volte serve solo una mano e quell'aiuto molto probabilmente arriva anche da chi ti è vicino e che ti vuole bene.
“Dolore?” Domanda premuroso il dottore.
Io nego con il capo.

Desidero affrontare l’ignoto. E perché no, iniziare subito da ora. In questo momento.
Abbandono la presa sul braccio di Matt e sposto la gamba malconcia davanti al piede sinistro.
Tremante riesco a fare un passo e sorrido radiosa.
“Non fa male!” Gioisco, verso il dottore.
“Visto? Ricordati che spesso è la paura il nostro primo nemico”
“Ha pienamente ragione”
Mi allunga la mano e dopo un saluto e tante e tante raccomandazioni, finalmente esco da quella stanza senza nessuna fasciatura.
 

Siamo in macchina, Matt canticchia una canzone straniera che passa alla radio e io guardo il paesaggio fuori il finestrino.
Tutto scorre così velocemente, come i pensieri. E mi ritrovo a pensare al comportamento di Miranda del giorno precedente.
Tutto così ambiguo, tutto così nascosto, celato. E so, certamente e ciecamente che tutto deriva dalla persona accanto a me.

“Cosa mi nasconde Miranda?” Domando a brucia pelo, girandomi a fissare mio fratello.
Lui smette subito di canticchiare e deglutisce.
“In che senso?”
“Non si risponde a una domanda con un’altra. Non te lo hanno imparato a scuola?” Lo rimbecco.
“Veramente l’hai appena fatto anche tu proprio ora”
“Uffa non rompere. Razza di screanzato. Sputa il rospo” Incrocio le braccia, infastidita, al petto.
Lui scoppia a ridere.
“Ma di che parli?” Domanda.
“Parlo del fatto che la mia migliore amica non è più la stessa da quando mi sono svegliata in ospedale, parlo del fatto che voi mi state nascondendo qualcosa, parlo del fatto che già mi sto facendo in testa mille film mentali per colpa vostra! Dio, sembrate dei bambini”

Lui smette di ridere e guarda la strada davanti a se, senza aprire bocca. Immerso nei suoi pensieri.
Sbuffo, esasperata dalla situazione, mi volto verso il finestrino e copio anche io il suo mutismo.
Bene, giochiamo al gioco del silenzio.
In sottofondo solo una musichetta del cantante del momento, passa in radio, seguito dalle battute del dj di turno.
Passano i secondi e con loro anche i minuti.

“E’ una cosa importante” Spezza il chiacchiericcio della radio Matt.
“E siccome è una cosa importante non me la potete dire?”
Alza le spalle, come a volersi giustificare.
“Non so Marti, non ti vogliamo far pesare anche un’altra cosa dopo l’incidente”
Sbarro gli occhi.
“Allora è una cosa brutta?”
Lui si gira a guardarmi e mi sorride allegro.
“No, non direi! Non è una cosa brutta. Ma ti prego, non mi far dire altro, altrimenti poi Miranda mi uccide!”
“E allora quando vi deciderete a parlarmene?” Domando curiosa.
“Presto” Risponde lui, continuando a guidare e riprendendo a canticchiare.

Presto… Questa parola l’ho già sentita.
E sono stata proprio io a pronunciarla a una persona, che al momento è sparita, dopo tutto credo che mi stia dando il mio spazio, i miei tempi e ne sono grata.

Ma quel resto, come nel caso di Matt e Miranda, sarà una cosa imminente.
 

Torniamo a casa circa un’ora dopo.
Non appena apro la porta di casa, mia madre si fionda all’ingresso con le lacrime agli occhi.
Io sono appoggiata al braccio di Matt e non appena vedo arrivare la furia di mia madre, mi stacco da lui e abbraccio quella donna, quasi in lacrime.

“Sia lodato il cielo. Come ti senti?” Domanda lei.
“Bene mamma, che sono queste lacrime?” Rispondo io, staccandomi dal suo abbraccio di piovra.
“E’ che, vederti con quel gesso, quella stampella, era un colpo troppo forte per me” Scoppia nuovamente in lacrime e il mio cuore si restringe a tanto amore.
Ecco la prova alla mia ingenuità. Ingenuità nel schiacciare troppo a fondo quel pedale, quella dannata notte.
“Mi dispiace” Ammetto io, con un filo di voce, cosciente di tutta la mia colpa.
“Non è colpa tua bambina mia” Mi accarezza una guancia lei.
“Mamma ti prego, ne abbiamo già parlato”

E ricordo benissimo quel giorno in ospedale.
Troppe grida si udivano fuori la stanza, io ero con Miranda che mi aiutava a sollevarmi da quel letto.
Ad un tratto c’erano così tante voci che credevo di essere in uno stadio.
Mia madre che attacca Tommaso, come se fosse l’unico responsabile del mio stare li, in quel letto e in quella stanza.
Quel ragazzo, nuovamente attaccato da tutti quelli che lo circondano, decide di subire le ingiurie e le accuse mosse verso di lui, a testa bassa.
Ma quello che nessuno capisce, è che se ci comportiamo in un determinato modo è perché ci sono stati comportamenti precedenti che l’hanno innescato.
Se io ho guidato così forte quella sera, è stata la conseguenza al comportamento di Tommaso, del suo tradimento, che a sua volta è stato la conseguenza del mio allontanamento ingiustificato.
E se dobbiamo dare la colpa a qualcuno, quel qualcuno sono solamente io.
E questo punto, l’abbiamo ben chiarito, io e mia madre, lo stesso giorno che ho messo piede zoppicando in casa.
Lei ha accettato la situazione, però, continuando a vedere sempre di traverso il ragazzo che ha causato il fattaccio.

“Mamma, lascia riposare Martina. Si sentirà affaticata” Viene in mio soccorso Matt.
Mi giro verso di lui e gli sorrido, con un tacito ringraziamento. Lui ammicca e mi accompagna in stanza.
“Come ti senti?” Domanda lui.
“Un po’ stanca in realtà. Ma volevo ringraziarti”
“Ma che dici, è logico che ti accompagnavo dal dottore” Spiega lui, passandosi una mano tra i capelli.
“No Matt. Ovviamente ti ringrazio per il passaggio, però ti ringraziavo anche per avermi tolto dai pasticci con mamma”
“Oh” Risponde lui sorpreso.
“Hai parlato con Tommaso?” Domando, con la mano sulla maniglia della porta della mia stanza.
“No”
“Cosa aspetti a farlo? Matt, non fare sciocchezze, come le ho fatte io. Siete grandi amici, non dividetevi solo per orgoglio”

E mi tornano in mente le parole del dottore di stamani. E devo dire che quell’uomo ha colpito nel segno.
“Vedrò cosa posso fare. Riposati ora” Mi sprona lui e con un bacio sulla tempia si dirige in camera sua, prendendo dalla tasca dei pantaloni il suo telefono.
Sorrido ed entro in camera.
 

POV TOMMASO
 
Sono le 17 e non vedo l’ora di tornare a casa. Sono bloccato in ufficio, per una stupidissima riunione di routine, con mio padre che parla non fermandosi nemmeno un attimo e tutti i suoi collaboratori che pendono dalle sue labbra.
Li guardo divertito e sorridendo scarabocchio sul mio blocchetto per gli appunti vuoto. Perché di appunti, questa riunione, non ne serviva nemmeno uno.
Parole trite e ritrite, approvazione bilancio, manutenzioni al palazzo ordinarie e straordinarie, insomma, tutto come di ordinaria amministrazione.
Mentre scarabocchio sento il telefono nella tasca della giacca vibrare. Ringrazio chiunque sia per avermi strappato alla monotonia di questa riunione.
Sblocco lo schermo e una letterina capeggia sul display.

 

“Alle 19 al solito bar. Matt”

 
Incuriosito rispondo che ci sarò.

Dopo la partita di alcuni giorni fa, non abbiamo più avuto modo di confrontarci.
Nemmeno con sua sorella ho avuto contatti. Mi aveva promesso che ci saremmo chiariti presto. Ma questo presto non è ancora arrivato. Ma, come mi sono ripromesso più volte, stavolta nessuna pressione. Le lascio il tempo che necessita, perché so che prima o poi una spiegazione ci sarà. La conosco fin troppo bene. E so che le cose in sospeso non le sono mai piaciute.

Un colpo di tosse mi distrae da questo viaggio imprevisto della mia mente.
Sposto l’attenzione sul tavolo e noto mio padre, come tutti gli altri collaboratori, che mi fissano in attesa che io dica qualcosa.
Merda! Non era una riunione puramente insignificante?
 

 

Alle 19 in punto, scendo dall’auto e mi dirigo al bar, dove solitamente, nelle domeniche pomeriggio o dopo le partite di calcio, mi incontravo sempre con Matt. E mi manca questo rituale, solo noi due.
Entro e ispeziono il posto in cerca di un volto conosciuto.
Lo trovo a un tavolino, vicino alla vetrina, mentre sorseggia un Campari.
A grandi passi mi avvicino a lui, che non mi aveva ancora notato e alzando il viso mi saluta.

“Ciao Tom”
“Ciao” Rispondo, mentre mi accomodo sulla sedia di fronte a lui.
“Come va la mascella?” Domanda lui, riferendosi al cazzotto della partita.
Sorrido al ricordo.
“Bene, devo dire che le cure di tua sorella hanno fatto effetto”
Arriva una cameriera e ordino un semplice caffè macchiato.
“Si, potrebbe fare l’infermiera” Riprende il discorso lui, sorridendo.
“Seriamente, come stai? E non mi riferisco al livido, oramai quasi sparito vedo” Cerca ancora di indagare lui.
Prendo un sospiro e guardo la strada fuori la vetrata.
Nel frattempo l’ordinazione arriva e mentre strappo una bustina di zucchero, decido di rispondere onestamente.
“Bhè, c’è da dire che sto passando uno strano periodo. Da Natale fino ad ora non è che ci ho capito moltissimo. Sono stato lasciato dall’unica donna, che credo, io abbia mai amato, insieme a mia madre sia chiaro, ho perso un amico leale che giustamente, si è alleato con la sorella, sono stato braccato da una tipa che nemmeno mi piaceva, solo per sfogare la mia frustrazione, ho assistito allo sfacelo della mia ex ragazza, imprigionata in uno ospedale e per concludere in bellezza ho anche ricevuto un sonoro cazzotto mentre giocavo, solo perché ritenevo che mi dovessero passare la palla. E in conclusione a tutto ciò Matt, posso dirti seriamente: me la cavo”
Lui sorride e dopo poco risponde.
“Ottima analisi Freud”
Sorseggio il mio caffè, mentre noto la sua espressione. Un sorriso amaro gli è dipinto sul volto.
“E a te come va?” Domando, appoggiando la tazzina sul tavolo. Desideroso di far aprire il mio vecchio amico. Conoscendolo ha cercato di fare il forte, ma dentro ha assorbito tutto quello che gli è capitato, senza esternarlo.
“Diciamo allo stesso modo tuo”
“Da schifo dunque?” Domando.
Lui scoppia a ridere e bevendo l’ultimo goccio del suo drink, porta le mani incrociate sul tavolo.
“Tom, perché non ne usciamo insieme da questo schifo?”
“Cioè? Vuoi darmi nuovamente un altro pugno? Stavolta però colpisci, che ne so, un braccio, una gamba, qualcosa che almeno non risalti agli occhi”
Lui scuote la testa divertito e io sorrido di rimando, perché è come se fossimo tornati indietro nel tempo, come se tutto lo schifo, non ci fosse e non si fosse mai avvicinato a noi.
“Niente pugni. Uno basta e avanza. Volevo chiederti scusa” Risponde serio.
“Figurati, anzi, credo proprio di meritarmelo”
Lui si fa silenzioso. Come se fosse staro immerso in un suo ragionamento.
Prende un sospiro e torna in quella stanza, a parlare con me.
“Perché non far tornare quei due vecchi amici?” Domanda lui, sempre serio.
“Non chiedo altro” Rispondo con un sorriso.

E so che in quel momento, anche senza giri di parole, siamo tornati ad essere noi.
Non importa gli sbagli che abbiamo fatto, non importa se siamo stati degli idioti.
Importa solo che, solitamente l’amicizia è l’unica soluzione a tutto. Forse, molte volte, anche più potente dell’amore stesso.

“Anche perché ti devo chiedere un favore…” Aggiunge lui, con un sorrisino sornione.
“Sono tutto orecchie”.


 


Salagadula magicabula bidibibodibibu, fa la magia tutto quel che vuoi tu, bidibibodibibu.

Salam a tutti voi (non il salame.. anche se ne vorrei una fettina perchè ho fame)
Piaciuto il siparietto? Come no.. *me offesa*
Ok, ila, torna in te stessa e sii seria per una dannatissima volta in vita tua! Sono gli ultimi capitoli... E tu... Tu... T... *scoppia a piangere*
Ho queste crisi di identità da circa tre giorni! Da quando ho iniziato a scrivere il terz'ultimo capitolo e udite udite, mi manca poco per finire anche l'epilogo. Se non sono triste in questo momento, non saprei proprio quando esserlo. 

Non so cosa dire, sono contenta solo che finalmente Tommaso e Matt abbiano fatto pace e non vi nascondo che non vedevo l'ora di scrivere questo capitolo.
Anticipazione prossimo capitolo: torneranno un pò di persone. 
Ok, stop! Basta, ho già detto abbastanza.
Stavo pensando una cosetta *si gratta il mento*
E se tornassi a pubblicare due capitoli a settimana? Il martedì e il venerdì? Fatemi sapere.. Dipende tutto da voi.
Se volete finirla qui questa storia o prolungare la sofferenza :D
Aspetto i vostri pareri. 

Volevo prostrarmi ai vostri piedi, perchè siete l'amore in persona. Punto e basta.
Mi avete visto giù di morale e vi siete scapicollate a tirarmi su.
Sia con le vostre recensioni, sia su facebook e sia per messaggi. Vi manderei una ciambella ovunque voi siate. 
Credetemi se vi dico che sentire i vostri pareri mi fa scoppiettare il sangue stile castagne arrostite (?)
No seriamente. GRAZIE GRAZIE e ancora GRAZIE.
Come sempre, saluto anche chi si continua ad aggiungere. Vi vorrò bene fino alla fine.
E saluto chi invece c'è e qui rimane sempre.
Vorrei sentire veramente tutti voi. Anche chi prima si faceva sentire di più e chi è rimasto sempre in silenzio.
Dato che siamo alla fine volevo solo esaudire questo piccolo, piccolissimo desiderio.
Anyway.
Fatemi sapere per la doppia pubblicazione. E fatemi sapere, come sempre, che ne pensate di questo capitoletto. Il prossimo è più fruttoloso. :P
Buona serata :*


 



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Capitolo 46
*** Sorprese inaspettate ***


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Tornare al campus, tra studenti e professori indaffarati è il culmine della mia sanità mentale.
Mancano tre giorni esatti alla discussione della tesi e con se la fine dei miei tre anni di studi.
E ancora non ci credo!
È passato tutto troppo velocemente, come se non stessi vivendo la mia vita, ma quella di un qualcuno che ha preso le mie sembianze e si è intrufolato senza permesso in questa realtà.
Tre anni in cui ho incontrato nuovi amici, in cui ho scoperto cosa significa essere bocciata senza nessuna ragione logica, in cui ho toccato il cielo con un dito grazie alla promozione in un esame che ti ha tolto linfa vitale dal corpo, in cui ho pianto senza ritegno per le ingiustizie, in cui ho fatto lite con i commensali della mensa per accaparrarsi il cibo per primi. Insomma, un mucchio di emozioni, di sentimenti che faranno parte sempre, da oggi in poi, della mia esperienza, del mio bagaglio.

Mi dirigo, a passo svelto, verso gli ascensori, come al solito stracolmi di studenti, in direzione di aule per le lezioni, di biblioteche e poi, come me, verso le stanze dei professori.
 
È passato molto tempo dall’ultima volta che ho percorso questi corridoi e che ho avuto a che fare con Marcello.
Si, lui. colui che mi ha seguito in questo percorso tartagliato e insidioso come può essere la stesura di un libo, chiamato dai maturandi tesi, ma se vogliamo dirla tutta, sempre un libro è.
Un libro in cui parli della cosa che ti piacerebbe fare per il resto della vita, tratti un tema focale del tuo lavoro.
E grazie a lui, si lui, ci sono riuscita.

Non lo vedo da quella volta in cui ho capito un mucchio di cose.
Chi fossi realmente, della brutta strada in cui stavo svoltando, ma soprattutto, chi stavo allontanando.
E nuovamente grazie a lui, si lui, che oltre al suo compito di assistente è stato un amico. Si, un amico!
 
Busso timidamente alla porta, in attesa di un invito.
“Avanti”
Apro la porta e sorrido all’uomo che mi ha fatta accomodare.
“Buongiorno professore” 
“Oh, salve signorina” Mi saluta lui porgendomi la mano, per poi far segno di accomodarmi sulla sedia di fronte alla scrivania.
“Non so se si ricorda di me” Sorrido ancora, sedendomi.
“Ma certo che mi ricordo di lei! Il mio assistente si è complimentato parecchie volte sul suo intelletto. E dopo aver letto il suo elaborato non posso fare altro che essere pienamente d’accordo” Gongola lui, sedendosi a sua volta sulla sua personale poltrona.
“Grazie, è molto gentile. Non ho fatto nulla di più di quello che mi ha gentilmente accennato il signor Bertolini”
“Oh, non sia modesta. D’altronde lei è stata a scrivere la tesi, non lui” Mi strizza l’occhio sornione.
Sorrido di rimando, estremamente imbarazzata.
Quest’uomo, con più di cinquanta anni alle spalle, si sta trasformando in un bambino adulatore e giocherellone.
“Allora” Riprende lui, incrociando le mani sul piano della scrivania. “A quando il grande debutto?”
“Esattamente tra tre giorni” Rispondo impaurita, ma allo stesso tempo soddisfatta.
“Bene, bene! E io sarò li, in commissione a interrogarla. Non lo dimentichi”
E come potrei, al sol pensiero mi parte la strizza e cado malata.
“Non si agiti. Lei faccia come se stesse nella sua stanza a provare un discorso”
“Senza tener conto di essere su un pulpito e con mille occhi che mi si puntano addosso?” Domando.
Lui scoppia a ridere.
“Esattamente”
Sorrido anche io, dopo tutto, anche questa sarà una nuova esperienza.
“Tutto quello che posso dirle per farla sentire a suo agio è di non preoccuparsi. Agitarsi è nella norma. Quel giorno pensi solo che è arrivata a un traguardo solo con le sue singole forze. E ringrazi lei stessa. E vedrà che poi le cose accadranno senza nessuno sforzo”
“La ringrazio, mi è molto d’auto” Sibilo timidamente, alzandomi in piedi.
Lui segue il mio stesso movimento e mi accompagna alla porta.
“Tra tre giorni le sue porte si apriranno. Ci vediamo quel giorno” Mi saluta.
“La ringrazio ancora. Arrivederci”
Sto per uscire, ma mi blocca il cammino con una frase.
“Se cerca Marcello, è in biblioteca”
Mi giro e lo sorprendo a sorridere, non ha usato nessun convenevole per il suo assistente.
Lo ringrazio gentilmente con un sorriso e mi dirigo alle scale, decisa che la troppa foga non vada bene con l’ascensore.
 
Prendo un respiro profondo e spingo il pesante portone della biblioteca.
Subito il silenzio così rumoroso, odore di carta e sussurri giungono ai miei sensi.
Mi mancherà questo posto, il mio nascondiglio quando fuori pioveva e avevo paura dei tuoni, mi mancherà il rituale di passare qui dentro la vigilia di un esame, mi mancherà divorare questi libri che nascondono all’interno fascino e passione per una vocazione che è il proprio sogno.

Saluto la signora che è all’ingresso, che mi lascia passare tranquillamente anche senza ispezionare la tessera, dato che oramai mi conosce peggio di quei libri polverosi.
Girovago per quei corridoi pieni di scaffali e pieni di sapere.
Cerco quella chioma nera come la pece.
Lo trovo seduto a un banco con un libro aperto, mentre prende appunti su un Block notes.
Mi avvicino silenziosamente e lui non si accorge di nulla.
Sollevo piano la sedia di fronte a lui e mi siedo.
“Interessante il libro?” Domando curiosa.
Lui saetta lo sguardo, notevolmente infastidito e disturbato dalla lettura, verso l’interlocutore sconosciuto.
Ma non appena scorge il mio volto, rimane stupito. Subito, però, riprende la normale espressione.
“Abbastanza. Lo vuoi leggere?”
“Quando riprenderò a respirare perché no” Sorrido sincera.
“Non respiri?”
“Ho dimenticato come si fa”
Lui ridacchia, mentre mette tutto l’occorrente sparso sul banco nella sua borsa a tracolla. Si alza e mi allunga una mano.
“Caffè?” Domanda.
“Assolutamente si” Afferro la sua mano e mi lascio trascinare via.
 
“Cosa mi racconti?” Domanda lui sorseggiando il suo caffè macchiato.
Io giocherello con il mio cappuccino, indecisa se dirgli tutta la verità, oppure omettere qualcosa.
“Qualcosa non va?”
E prendo la decisione: verità. Non voglio più scappare dalle mie paure, dalla mie incertezze. Basta!
“Quando sono andata via quel giorno, sono tornata a casa. Con l’intenzione di chiarire con Tommaso, perché finalmente avevo capito di aver sbagliato”
Lui asseconda con la testa e mi invita a continuare a parlare.
“Però le cose non sono andate come mi aspettavo”
Prendo un sorso di cappuccino, cercando di racimolare un po’ di tempo, per riordinare i pensieri.
“Sono andata in cerca di Tommaso e l’ho trovato al solito pub con i soliti amici. La differenza è che non era solo, ma in dolce compagnia”
Lui è serio, troppo per i miei gusti. Senza far trasparire nessuna emozione. Il che mi mette in soggezione.
Faccio un sospiro per tranquillizzarmi e riprendo il mio racconto.
“Sono andata su tutte le furie e ho commesso un errore. Dovevo rimanere calma, con i piedi per terra. Invece sono scappata via e ho avuto un incidente. Che mi ha tenuta incosciente per un paio di giorni”
“Come stai ora?” Una semplice domanda.
“Sono stata in coma per alcuni giorni, Tommaso mi ha detto di tornare ad essere amici, mio fratello è il lite con lui, Miranda e Matt mi nascondono qualcosa che forse cambierà tutto. Ma la cosa più strana è che non so come sto. Mi lascio trasportare dagli eventi, senza nessuna meta”
“Vivi il momento” Specifica lui.
“In un certo senso” Assecondo.
Rimaniamo in silenzio. Un silenzio dannatamente imbarazzante.
Lui tamburella con le sue lunghe dita ossute sul piattino della tazzina, ormai vuota, del caffè.
Dal mio canto, finisco il cappuccino e mi pulisco la bocca.
“Perchè la cosa non ti colpisce?” Domando, innervosita. Non lascia trasparire nessuna emozione. È come se io non ci fossi, come se fosse in un mondo tutto suo.
“Perché lo sapevo già”
Smetto di respirare per la sorpresa.
Come sarebbe a dire che lo sapeva già? È impossibile. Non c’è stato nessun articolo di giornale, la notizia, pur spaventosa, non è uscita nemmeno su internet e nemmeno in quei giornaletti di paese.
E ora mi dice che lo sapeva?
“Come, scusa?” Domando sbigottita, riprendendo a respirare, anche se affannosamente.
“Qualche giorno dopo il tuo andar via, dopo il bacio, ho contattato Liliana”
Strabuzzo gli occhi al sol pronunciare di quel nome. E mille domande passano per la mente.
“Perché?” Sussurro.
“Volevo sapere che fine avessi fatto”
“Perché?” Continuo a non capire.
Lui sospira e si passa le mani tra i capelli.
“Non lo so, ok? Non ci sentivamo da un po’. Mi sentivo colpevole con quel bacio, come se avessimo fatto una cosa sbagliata. Ed ero in pensiero. Così ho provato a chiamarti, ma il cellulare risultava sempre spento. Non sapevo chi contattare, poi mi sono ricordato di Liliana”
“Capisco” Rispondo assorta nei pensieri.
“E’ stata lei a informarti su tutto?” Domando curiosa.
“Si. L’ho contattata il giorno dopo della tua uscita dal coma. Volevo venire da te, ma ero bloccato qui. Con le tesi da finire, con le altre alunne in panico, con il professore che mi assillava ogni ora per sapere come procedevano le cose. È stato un inferno, saperti in quel letto e non poter far niente”
Ha la voce disperata e noto nei suoi occhi un lampo di rabbia misto ad angoscia.
Afferro la sua mano, che ha appoggiato sul tavolino del bar e gliela stringo per confortarlo.
“Non preoccuparti, è tutto passato. Ci vuole ben altro per mettermi fuori uso” Strizzo l’occhio, per farlo sentire a suo agio.
“Mi dispiace, dannatamente”
“Com’è andata con Liliana?” Domando sia per cambiare discorso, sia perché la curiosità mi sta mangiando.
“Oh, bene! Mi è stata accanto. Quando ha capito che stavo impazzendo qui, mi è venuta a trovare. È rimasta per parecchio e abbiamo avuto anche modo di chiarirci” Finalmente mi sorride, facendo splendere nuovamente quegli occhioni azzurri.
Ecco svelato il mistero dell'assenza di Liliana, quel giorno della partita.
Sorrido di rimando, vedendolo felice.
“E suppongo che ora le cose tra voi vadano bene”
“Bhè, ormai non mi sento più sicuro di nulla, però stiamo riprendendo i contatti. E chi lo sa, forse ci toglieremo dalla mente, sia io che lei, quelle persone che non possono essere nostre”
E stranamente e fastidiosamente, mi sento in colpa. So che sta parlando di noi. Di me e Tommaso. Glielo riesco a leggere negli occhi, che ora sono chini sulle sue ginocchia.
“Mi dispiace” Sussurro colpevole.
“Non dispiacertene Martina. Al cuore non si comanda, vero?” Alza la testa e mi sorride.
Rispondo con un movimento del capo.
No. Purtroppo al cuore non si comanda. Ci lasciamo trasportare, incapaci di ribellarci, incapaci di far prelevare la ragione. Ci confonde, ci butta tra le braccia, molto spesso, di un mondo fatto di spine, di ostacoli, di strade tartagliate. Ma quando l’amore è corrisposto, tutte quelle difficoltà valgono più di tutto l’oro del mondo.
“Andrà tutto bene, vedrai. Ognuno troverà la sua strada” Osserva lui.
E non so perché, non so chi mi abbia spinto, mi alzo e lo abbraccio.
E so per certo, che questa tra noi, è solo l’inizio di una nuova amicizia.

POV TOMMASO
 
“Questa giungla mi distrugge” Dice il tipo alla radio della macchina. 
“Quanto ti capisco” Sbuffo esasperato.
Benissimo, ora mi metto anche a parlare con la radio. La strada per la pazzia è ancora lunga dicono, ma credo di star arrivando al capolinea.
Il telefono squilla impazzito nella tasca della giacca.
Maledicendo tutti i creatori delle tasche interne delle giacche, afferro il telefono e sbuffo ancora di più vedendo il numero del mittente.
“Che c’è?” Urlo esasperato.
“Stai arrivando?”
“Matt cazzo, se vuoi che arrivi in dieci minuti mi devi procurare minimo un jet privato”
Scoppia a ridere e sorrido anche io.
“Dai, lo sai che sono in ansia. Stasera è la gran sera”
“Si. Però non mettermi ansia anche a me, Cristo”
“Ok,ok. Mi tappo la bocca. Volevo solo sapere dove ti trovassi”
“Sto arrivando. Dammi una mezz’ora ti prego”
“Sarà fatto. A dopo”
Chiudiamo la conversazione e getto il telefono sul sedile del passeggero.
Il nostro rapporto si è decisamente messo a posto. Anzi, mi sento anche di rischiare nel dire che si è rafforzato.
Dopo quella conversazione al bar, con la sua proposta, non credevo alle mie orecchie.
È come un fratello che non ho mai avuto. E ora lo diventerà ancora di più.
Scuoto la testa per la pazzia che farà. Anche se sinceramente, sono un po’ invidioso.

Il telefono riprende a suonare incessantemente e senza vedere chi è il mittente pazzo, apro la chiamate.
“Matt, santo cielo, che altro ti sei dimenticato?” Domando esasperato.
“Tommaso?” Domanda una voce femminile.
“Si. Con chi parlo?” Domando, ritornando serio. Strano, se mi chiamano dall’ufficio ho lasciato detto che non volevo essere disturbato.
“Sono Liliana” Risponde con voce timida.
“Oh, Liliana ciao. Cosa posso fare per te?”
“Ti disturbo?” Domanda impacciata.
“No. Certo che no” Mento, mentre guardo il cruscotto, che contiene, probabilmente, la cosa più preziosa che Matt possa avere.
“Ti da noia se ti chiedo di vederci solo per dieci minuti? Vorrei parlarti”
“Hem… No, certo che no” Dannazione. Devo smettere di mentire.
“Ti ringrazio. Ti va di vederci tra poco al campetto?”
“Certo. Ma è successo qualcosa?” Domando per sondare il territorio.
“Ti spiegherò tutto tra poco. Ciao Tom”
Chiude la chiamata e io sono ancora confuso.
Non l’ho mai sentita con questo tono.
Sospirando, avverto Matt che ritarderò ancora di più e mi dirigo al luogo dell’incontro.
 
Mi siedo sulle gradinate del campetto in attesa di Liliana.
Mi fermo a pensare, a rivedere il passato. Rivedere una ragazza che corre allegramente con le cuffiette nelle orecchie mentre la sua coda di cavallo svolazza da una parte all’altra.
Quanto tempo è passato? Quasi un anno, da quando la venni a trovare, dopo il nostro incontro-scontro al pub, proprio qui. Fu strano rivedersi dopo tutti quegli anni.
Un sorriso nasce spontaneo sulle labbra. È assurdo, sono passati tanti, troppi anni, che nemmeno me li ricordo più, ma i sentimenti non cambiano mai. Testardi! Più testardi di noi stessi.

“Pensi a lei vero?”
Mi riscuoto e guardo la ragazza accanto a me.
I soliti occhi luminosi, capelli di nero pece che svolazzano al vento, con una leggera brezza estiva.
“In che senso?” Domando, inclinando la testa a un lato per osservarla meglio.
Lei sorride e guarda il campo.
“Si nota lontano mille miglia, quando c’è lei nei tuoi pensieri”
“Cosa vuoi Liliana?” Domando brusco. Non mi è mai piaciuto quando lei parla di Martina.
“Non ti agitare Tom. Volevo solo parlarti”
“In merito a cosa?” Sempre acido.
“Se devi fare il pretenzioso allora me ne vado” Si alza, ma la blocco prontamente per un polso.
“Scusami. E’ che sono pieno di cose da fare. E sono un po’ iperattivo. Sono tutto orecchie. Dimmi pure”
Lei sospira e torna a sederci accanto a me.
“Volevo chiederti scusa”
Mi giro a guardarla curioso.
“Per cosa?”
“Diciamo un po’ per tutto. Per esempio, per non essere stata la ragazza di cui ti saresti innamorato”
Sospiro e mi passo una mano tra i capelli. Dannazione. Non questo discorso.
“Liliana, io…”
“No Tom. Ti prego, fammi continuare”
Assecondo con la testa e le lascio tutto il tempo che vuole.
Dopo alcuni attimi di tentennamento, in cui apre e chiude la bocca, decide di parlare.
“Sono stata una persona orribile. Me ne sono sempre accorta. Lo sapevo, lo facevo intenzionalmente. Non ho mai digerito il fatto che tu potessi provare dei sentimenti per qualcuno che non sarei mai stata io. Perciò ho intrapreso la parte della stronza. E mi piaceva. Perché ricevevo rispetto. Ma le cose mi sono sfuggite di mano, mi ero innamorata di te. E tu lo sai. L’hai sempre saputo. Però mi usavi solo nei momenti di bisogno, come per esempio dopo l’uscita dal riformatorio. Ti ho odiato quel periodo, lo ammetto, perché ero riuscita a metterti da parte, riuscendo ad interessarmi ad un altro ragazzo. Ma vedendoti quel giorno a casa mia, era sbocciato nuovamente quel fiore che portava il tuo nome. Chi se ne frega di Marcello, dicevo. Ho interpretato male tutto, ho interpretato quel sesso come amore. E quando non cercavo più di uscire dal tunnel che portava il tuo nome, mi hai allontanata e per la prima volta sono stata sul baratro della disperazione”

Ha la voce rotta dal pianto e mi sento uno schifo. Un completo deficiente, per essermi comportato così.
Non se l’è mai meritato. Poteva avere chiunque accanto. Sono stato così egoista, pensavo solo e unicamente a me stesso. A tenere il mio cuore al sicuro.
“Mi dispiace” Sussurro, pienamente cosciente delle mie colpe.
“Non è stata tutta colpa tua. Ho sbagliato anche io. Ho sempre dato la colpa a Martina, ma la verità è che lei ti merita più di chiunque altro. È una persona stupenda. E l’ho capito in un modo strano”
Ammette, asciugandosi una lacrima dispettosa uscita dagli occhi.
“In che modo?” Domando curioso.
“Grazie a Marcello”
Marcello? Rizzo la schiena e la guardo incuriosita.
“Che c'entra lui?”
“Mi ha cercata dopo l’incidente di Martina. Non sapeva nulla e l’ho informato. Lui è caduto a pezzi non appena l’ha scoperto e sono corsa da lui. Non potevo lasciarlo in balia delle onde”
Non riesco ancora a capire. Che diamine c'entra lui in tutto questo?
“Il fatto Tom, è che mi sento nuovamente accettata. E il bello è che questa volta tu non c'entri nulla”
Scoppia a ridere e torna a guardare il campo.
“Oddio, suona male. Quello che volevo dire è che finalmente qualcuno mi apprezza. E non sento il bisogno che quel qualcuno sia tu”
Si gira a guardarmi e mi regala, forse, il più bel sorriso che io abbia mai visto sul suo volto.
“E così, tu e lui, state insieme?” Domando speranzoso.
Speranzoso sia per il fatto che Liliana possa tornare a sorridere dopo tutta la brutta esperienza con me, ma anche perché finalmente, me lo levo dalle scatole.
“Ci stiamo provando” Ammette timida, torturandosi le mani.
“Te lo meriti. Meriti di essere felice”
“Tom, io volevo scusarmi per tutto. E mettere finalmente un punto a questa storia. Sempre se storia, può essere chiamata”
Le sorrido e le passo un braccio sulle spalle, avvicinandola a me.
“E’ tutto a posto. Accetto le tue scuse. Ma anche tu devi accettare le mie. Dopo tutto, non sono stato uno stinco di santo nemmeno io”
Lei scoppia a ridere.
“Decisamente”
Sorrido e l’abbraccio, notevolmente colpito da questa metamorfosi. Forse, e dico forse, Marcello fa miracoli.
“Ora mi devi promettere solo una cosa” Aggiunge lei staccandosi dall’abbraccio.
“Che tutto questo mio monologo sia servito a qualcosa. Prendi le redini in mano e sistema la cosa con Martina. Vi amate troppo per buttare tutto all’aria. Me lo prometti?”
Sorrido sincero. Decisamente una Liliana diversa.
“Te lo prometto”
 
POV MARTINA
 
Tornare a casa, mette sempre una strana sensazione sulla pelle.
Ho trascorso una settima a Milano, impacchettando le mie cose nel dormitorio. Sono stata sola, dato che Miranda è rimasta a casa a studiare e a sbrigare delle faccende.
Mi sono sentita a casa, anche se casa non era quella, certo mancava lei che mette allegria, ma sono stata bene lo stesso.
E ora eccomi nuovamente alla mia vera casa.
Serata di festa oggi: l’anniversario dei mie genitori. Un amore che si protrae da tanti anni.

“Marti, che dici? Cravatta nera o grigia?” Domanda Matt, affacciandosi in camera.
Sospendo l’attività di trucco e gli dedico attenzione.
“Addirittura la cravatta? Non stai esagerando?” Domando allegra.
“Devi solo limitarti a darmi una risposta, non a chiedere”
“Sei scorbutico?”
“No, sono seccato. Vado a chiedere a mamma”
Scoppio a ridere e mi alzo dalla postazione trucco.
“Non fare l’offeso. Io direi cravatta grigia. Mette in risalto i tuoi occhi”
“Grazie piccola peste” Mi stampa un bacio sui capelli e corre in camera sua.
Alzo le spalle. Chissà perché è così in ansia.
 
“Ok, hai tutto? Bene, ci vediamo tra poco in sala” Chiude la conversazione al telefono e torna a guidare.
“Chi era?” Domando curiosa.
“Tommaso”
“E che c'entra lui stasera?”
“E’ un mio amico e mamma e papà hanno invitato anche lui” Spiega facendo spallucce.
“Non è che state confabulando qualcosa?”
Scoppia a ridere.
“Ti ricordo che il mondo non gira tutto attorno a te, cara mia”
“Sei simpatico quanto il raffreddore stasera. Ottimo” Sbuffo io.
Ridacchiando, cambia marcia e accelerando andiamo a prendere Miranda.
 
“Ringraziamo tutti voi per essere venuti quest’oggi, per festeggiare queste nozze d’argento passate insieme alla donna che ho amato dal primo istante in cui i nostri sguardi si sono incrociati. La ringrazio per avermi sopportato e supportato in tutti questi anni. Mi ha regalato due delle gioie più grandi che potessi mai chiedere. I miei figli. Grazie amore mio. E grazie a tutti voi” Alza il calice mio padre per brindare a questo traguardo, tenendo per mano la mamma.
Commossa seguo il suo gesto, accompagnata da tutti i presenti in sala.
Amici, parenti. Tutti quelli che hanno, stanno e faranno sempre parte della loro vita.

“Non piangere” Sussurra Miranda al mio orecchio.
“Sono felice” Spiego asciugandomi una piccola e calda lacrima.
“Sei loro figlia. È logico esserlo” Spiega lei con gli occhi lucidi, visibilmente emozionata anche lei.
“Sai perché Matt sta complottando con Tommaso? È tutta la serata che parlano tra loro” Domando, intercettando un passaggio tra i due.
“Chi li capisce. E tu? Hai parlato con lui?” Domanda, sorseggiando il suo champagne.
“No. Mi ha solo salutata e poi è stato rapito da mio fratello. Da quando sono tornati amici non li capisco più”
“E ti lamenti?”
“Assolutamente no. Anzi, sono contenta per loro”

Veniamo interrotte da un tintinnare di un bicchiere. Ci giriamo incuriosite e al centro della sala c’è Matt che attira l’attenzione per iniziare un discorso.
“Chiedo scusa per l’interruzione. Ma vorrei spendere due parole”
Tutti fanno silenzio e con la coda dell’occhio vedo una figura avvicinarsi a me. Mi giro curiosa e vedo Tommaso accanto. Sorrido felice, finalmente un piccolo contatto tra noi.
Lui mi risponde con un sorriso luminoso e poi fa attenzione alle parole del suo amico.
Contenta della sua presenza, presto anche io orecchi a Matt. Con Miranda curiosa alla mia destra.

“Volevo rinnovare i miei auguri ai miei genitori. E credo di fare le veci anche di mia sorella” Alzo il bicchiere, in segno di approvazione.
Lui sorride e riprende a parlare, aggiustandosi la cravatta un po’ impacciato.
“Mio padre e mia madre sono stati la guida nella mia vita. E non esagero, perché con loro ho visto che significa amare. Ho capito il significato di questa parola. Ho visto come mio padre guarda mia madre dopo un giorno di lavoro, lo vedo nei suoi occhi cosa significa condividere una vita con la persona che si ama. E ho visto mia madre rispondere allo stesso modo. Hanno condiviso una vita, fatta di difficoltà è vero, ma anche di gioie e di opportunità, sempre insieme. E grazie a voi sono giunto a una conclusione”
Smette di parlare e si avvicina a noi tre, guardando negli occhi Miranda.
“Ho capito che amare ha un nome. E quel nome è Miranda. E vorrei condividere con lei ogni giorno, bello o brutto che sia”
Guardo la mia amica imbarazzata, che trattiene a stento le lacrime e stringe convulsamente il bicchiere tra le mani, con il timore che da un momento all’altro si frantumi nella presa ferrea.
Matt fruga nella tasca della giacca e tira fuori una scatoletta di velluto rossa.
Spalanco la bocca incredula.
Lui si inginocchia e Miranda non stacca gli occhi da quell’uomo, incredula per la situazione. Suscitando lo stupore generale.

“Ti ho conosciuta tanti anni fa e ti ho sempre considerato come l’amica di mia sorella, su cui non si dovevano posare gli occhi. Ma poi siamo cresciuti insieme e ho iniziato a capire che il mio cuore non chiedeva solo la tua presenza come una semplice amica. Ho scoperto di amarti da un momento all’altro ed è stata l’esperienza più importante che potessi vivere. E ho solo un desiderio: continuare questa vita con te. Perciò Miranda, vorresti diventare mia moglie?”

Rimango sbigottita. Mio fratello ha subito una trasformazione e la responsabile è la mia amica.
Non riesco a crederci.
Sembra essere passato così poco tempo, li ricordo ancora dei bambini, mentre giocavamo al parco sulle altalene, litigando su chi dovesse salire per primo, contando i minuti su quanto tempo ci stesse uno e poi l’altro. Ricordo i pianti di Miranda quando Matt la prendeva in giro per le trecce ai capelli. Ricordo le litigate senza senso e il far pace con una caramella.
Ci sono sempre stati. E ora vederli li. Mentre mio fratello sta aspettando una risposta che gli cambierà la vita, mi fa capire che siamo cresciuti veramente.

Miranda sorride e ricaccia in dietro le lacrime.
“Alzati stupido. Cosa credi che ti lasci andare così? Che divertimento poi ci sarebbe? Si Matt. Voglio le stesse cose che vuoi tu e ti voglio come mio marito”
Matt si tira su e stampa un bacio alla sua fidanzata, per poi infilarle l’anello.
Scoppia un applauso e tutti si congratulano.
Ad un tratto sento un braccio circondarmi le spalle, con gli occhi lucidi volto il viso e trovo Tommaso che mi sorride.
“Tu lo sapevi?” Domando.
Lui asseconda, senza rispondere.
“Sono carini, non trovi?” Domanda.
“Sono stupendi” Preciso io.
Sono perfetti e hanno una vita da condividere insieme. Con quella che è la cosa più importante: l’amore.




 

*Si asciuga una lacrima*

Hola a tutti quanti!

Io non so nemmeno da dove iniziare! Facciamo che partiamo dall'inizio? Perchè altrimenti non ricorderei più che dire. Ah, vi dico solo che ho fatto la scaletta delle cose da dire qui! Ed è tutto dire.
Allora. Non iniziate a sclerare eh!! Una cosa alla volta ;)

Mi è piaciuto un sacco scrivere dell'università, della fine dei tre anni. Perchè è un pò quello che sta accadendo a me.
Stò per terminare questa strada e so che mi mancherà lo stress universitario. Sono stati anni bellissimi! Non vi dico altre parole, tanto avete già letto le emozioni di Martina, bhè sappiate che sono anche le mie. 

Punto due e tre, li metto insieme. Che ve ne pare di Marcello e Liliana? 
Di Marcello mi è piaciuta un sacco la sua parte. All'inizio era antipatico anche a me, ma poi questa "fine" per lui mi è uscita veramente spontanea. L'abbiamo tutti giudicato un pò male, no? Poraccio.
Mentre di Liliana, ha sorpreso anche me il suo cambiamento. Cioè, non volevo farla rimanere la solita stronzetta della storia. Volevo per lei la redenzione. E allora perchè non rimettere insieme due anime che si erano trovate ma poi divise? *me angioletto* 

Poi, poi, poi. :D
Punto succolento del capitolo!
Sono scoppiata dalle risate nel toto Matt/Miranda. Santo cielo. Avevate tutti l'idea che aspettasse un bebè. Ahahahah.
Ok, la smetto. Dopo tutto ci avevo pensato anche io. Ma ho optato per l'idea iniziale.
Volevo farvi capire del cambiamento anche di Miranda, che non si è mai fidata di nessuno. Ma Matt è Matt, per giove! L'ha cambiata e lei ha cambiato lui *_* Non sono l'amore in persona? 

Insomma, vi è piaciuto il tutto? 
Non vi nascondo, che per scrivere questo capitolo ci ho messo dei giorni interi. Perchè prima non avevo nessuna idea, poi tutto insieme ho avuto l'illuminazione e allora ho scritto tantissimo. Infatti forse sarete invecchiati a leggere fino alla fine :D

Bhè, non mi resta che salutarvi, sono veramente curiosa di sapere quello che pensate.
Vi aspetto a venerdì, perchè la doppia pubblicazione ha avuto esito positivo. Non so se essere felice o meno. ;)

Saluto chi ancora si aggiunge a questa banda di sfollati, saluto chi continua a rimanere, saluto i lettori silenziosi che fanno schizzare le visite alle stelle. E ringrazio sempre tutti voi. ♥
Fatevi sentire in questi ultimi capitoli! Fatemi contenta dai.

Bacioni a tutti. A venerdì. 




 

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Capitolo 47
*** Il giorno del giudizio ***


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Mi sveglio di soprassalto e subito mi fiondo a controllare il calendario appoggiato sulla scrivania.
Urto con il piede il letto di Miranda, che borbotta nel sonno, girandosi dall’altra parte infastidita.
Tiro un sospiro di sollievo, constatando che il giorno "X" non è ancora scoccato. Mancano più di 24 ore al traguardo. E in questo momento mi sento come le lumache, perché l’ansia mi sta divorando e quel giorno che sembrava così vicino, non decide ad arrivare.

Sbadigliando e vedendo l’ora ormai vicina alle otto, vado in cucina decidendo di preparare la colazione.
Dopo la serata dell’anniversario dei miei genitori, misto a proposta di matrimonio, io e Miranda ci siamo ristabilite nel campus.
In pratica, queste sono le mie ultime ore da studente.
Ho mandato alcuni curriculum a diversi enti che potrebbero ospitarmi e sto aspettando una risposta da una cooperativa che si occupa di bambini disagiati. Che sia questo il mio futuro? Io nel frattempo ci provo.

Metto sul gas la moka del caffè e il brico del latte.
Sarò ripetitiva, ma mi mancherà questo posto, è diventato più di una casa: un rifugio. E pensare che andrà in altre mani e che Miranda avrà una nuova coinquilina mi lascia un po’ triste. È sempre così quando qualcuno si appropria delle cose che prima avevi tra le mani tu.

Apro le tende del salottino e mi siedo sul divano con le gambe incrociate.
C’è gente che non vede l’ora di laurearsi, di entrare nel mondo del lavoro.
In verità, se potessi prolungare questi momenti non lo disdegnerei. E non perché me ne frego, assolutamente. Ma perché le sensazioni che ho provato in questi tre anni, mi hanno fatto solo bene.

Il fischio della moka mi avverte che il caffè è pronto e nello stesso momento una Miranda assonnata esce dalla camera strofinandosi gli occhi.
“Buongiorno cognata” La saluto sorridendo.
Lei mugola, ancora con li occhi serrati e si lascia cadere sulla sedia.
Dovrò mettere in allerta mio fratello, di non parlarle quando è appena sveglia.
“Dov’è la colazione?” Ordina. Ecco, si conferma la mia teoria.
“Sei un raggio di sole stamani” La punzecchio, ridendo.
“Stai zitta, non dormo da due giorni!” 
“Sarà la pesantezza dell’anello?” Domando versandole il caffè nella tazza.
Lei sembra riscuotersi e si rigira, sorridendo, l’anello al dito.
“E’ meraviglioso” Spiega sognante.
Mi siedo accanto a lei e addento un biscotto.
“Ma ti avverto, Matt è un rompi palle”
“Come se fosse una novità” Spiega lei.
Torno a dedicarmi al biscotto, stupefatta da questa loro scelta.
“Lo sapevi?” Domando curiosa.
“Cosa?”
“Della proposta”
Infatti in questi giorni mi sono domandata se questa fosse la famosa notizia che mi nascondevano. E la curiosità mi sta mangiando.
Lei arrossisce e gira convulsamente il cucchiaino nel caffè.
“Bhè, Matt me ne aveva parlato. Ma niente di ufficiale, solo una proposta. Però non voleva che gli altri lo sapessero. Anche perché con il fatto del tuo incidente, poi la lite con Tommaso, insomma tutto si è ampliato. Non volevamo dirlo a nessuno. Poi mi ha preso in conto piede, non mi aspettavo questa dichiarazione”

La osservo per alcuni istanti, è una Miranda che non ho mai visto. Non è mai stata così per nessun ragazzo. Ha avuto sempre un modo tutto suo nelle relazioni e non le piaceva nemmeno chiamarle relazioni, era meglio frequentazioni.
Ma ora è diverso, è emozionata, è vergognosa.
“Sei veramente innamorata” Constato.
Ed è la verità, ha una luminosità nello sguardo che non le è mai appartenuta. Non l’ho mai vista così felice da quando è con Matt. Sembra rinata.
“Lo sono” Risponde timida.
Allungo una mano e le stringo la sua.
“E io sono contenta per voi. Siete il meglio l’uno per l’altro”
Lei con gli occhi lucidi si alza e mi abbraccia.
“E tu sarai la mia testimone”
 

“Ubriachiamoci” Urla Miranda con un bicchiere pieno di un liquido non ancora identificato di color rosso misto rosa.
“Ti ricordo che domani ho la seduta di laurea. E vorrei evitare totalmente equivoci”
“Secchiona” Mi rimbecca Serena.
Ci siamo trovate tutte quattro per un aperitivo, una sorta di addio alla vita da studente.
“E poi tu sei fidanzata, non dovresti esagerare” Spiega Claudia verso Miranda.
“Sono fidanzata, non decrepita”
Fidanzata, che cosa strana. Miranda fidanzata, devo dire che suona bene.
“A quando le nozze?” Domanda Serena, tornando seria.
“Dopo la laurea certamente” Risponde Miranda prontamente.
“Allora si fa notte”
E giù risate spensierate. Per fortuna evitiamo i drink alcolici. Altrimenti seriamente domani ci sarebbe stato da ridere.
 

Mi guardo allo specchio della mia camera. Nell’ultimo giorno, nell’ultimo minuto che passo qui dentro.
Ho un’aria professionale, nella mia gonna nera alta in vita lunga fino al ginocchio e nella mia giacca nera che copre una camicia di seta rosa pallido.
Sento aprirsi la porta.
“Sei stupenda” Mi sussurra mia madre all’orecchio, mentre mi guarda nello specchio.
“Ma ho paura”
“Non devi, sai cosa vedo?” Domanda con gli occhi lucidi.
Scuoto la testa, tirando su con il naso.
“Una giovane donna, che ha combattuto e superato ostacoli, che non si è mai data per vinta, che è diventata forte e coraggiosa. Che ora uscirà da questo appartamento e si farà valere, che indosserà questo e ne andrà fiera”
Mi appoggia una collanina sul collo e scopro che è la collana di Tommaso, con l’immancabile farfalla e rimango a bocca aperta.
“Ma questa…”
“E’ questo il posto che deve avere, non in un cassetto. Perché, bambina mia, non importa gli errori commessi, non importa chi ha sbagliato prima di voi due, lui è l’uomo per te. Ho visto come ti guarda, come ti stringe e come ti protegge. Se devi fare una scelta, scegli lui. Perché lui è il tuo futuro” Mi bacia una guancia ed esce silenziosamente dalla camera.

Mi guardo nuovamente allo specchio. La collana penzola al mio collo. L’inizio di tutto e il continuo di quello che verrà.
E so che la mia decisione è incisa nel cuore, senza ulteriori indugi.
Con un sorriso smagliante, infilo le scarpe ed esco anche io dalla stanza andando in salotto.
“Allora gente! Chi viene con me alla mia morte?” Esordisco divertita, guardando la mia famiglia tutta elegante, riunitasi per l’occasione.
 

Seduta in prima fila, insieme alle altre dieci persone laureande, aspetto il mio turno dell’esposizione della tesi.
Mio fratello girovaga nervoso nell’aula, sento la sua ansia salire peggio della sottoscritta.
Miranda è insieme alle altre ragazze che si mangiano le mani dal nervoso, pensando che prima o poi toccherà anche a loro.
I miei parenti sorridono soddisfatti e scattano foto.
E poi ci sono io, che non ripeto, non escogito nessun stratagemma, ma semplicemente mi godo la cerimonia di commiato.

La sala vestita tutta in rosso, i professori con le toghe, il rettore al centro che da il benvenuto. È emozionante.
Non mi interessa del voto finale, anche perché ormai è già stabilito, non mi importa se farò qualche figura. Importa solo che oggi, finalmente, si avvererà il sogno che inseguo da una vita. La prima tappa del mio avvenire.

Marcello si avvicina al mio relatore e consegna le tesi dei laureandi, prima di andare via mi sorride e mi strizza l’occhio.
Saluto di rimano e torno a godermi la seduta.
Ho sbagliato a giudicare quel ragazzo, come sempre non si deve mai giudicare dalla copertina un libro. E' vero, ha avuto quegli atteggiamenti che mi hanno fatto allontanare. Ma nel profondo, sapevo che potevo fidarmi, che non era solo quello che voleva farsi vedere. Ma ben altro e più profondo.

Il rettore inizia a chiamare i laureandi, ascolto con interesse i loro elaborati, per fortuna diversi dal mio.
“Ora tocca alla studentessa Martina Aiello”
Ecco ci siamo, è il mio momento. Prendendo un respiro mi alzo e mi avvio sul pulpito, per esporre la mia tesi.

Prima di iniziare do uno sguardo alla sala, è veramente grande, ci sono un mucchio di persone e alcuni flash abbagliano la vista.
Vedo Matt sorridere finalmente, vedo Miranda commossa e i miei genitori che non aspettano altro che vedere la loro figlia realizzata.
Sorrido, sorrido per loro. Perché realizzare il mio sogno è un regalo per loro. Che mi hanno sempre supportata in qualsiasi decisione io abbia preso.

Ma qualcosa attira il mio sguardo, proprio nell’angolo, appoggiato con la spalla ad una colonna, è li che mi sorride, incoraggiandomi e in quel momento ne ho la certezza. È lui quello che io ho sempre cercato, è lui che mi è sempre girato in testa in modo ossessivo, è lui e nessun altro.
Sorrido consapevole delle mie azioni future. Dovrò farlo.

Respiro e inizio a esporre l’elaborato che mi ha avvicinato a Marcello, che mi ha allontanato da Tommaso, ma mi ha fatto capire qual è la strada da percorrere e chi è il compagno di viaggio.
 

“Con il voto di 109 su 110 e lode, la proclamo dottoressa”
Ed è fatta. Un applauso scoppia alle mie spalle, proprio come scoppia il mio cuore di felicità.
Mi avvicino alla commissione e stringo loro le mani, il relatore mi sorride compiaciuto.
Non ci credo. È finita.
L’emozione è veramente troppa e sento le lacrime fare capolino, con l’intento di sgorgare da un momento all’altro.
Mi giro verso la sala e subito vengo travolta da un abbraccio.
“Sei ufficialmente la persona più secchiona che io conosca. E sei il meglio” Mi grida Miranda, facendo ridere le altre persone che mi circondano.

Non so come, riusciamo ad uscire da quel tumulto, andiamo in corridoio e partono i vari auguri e le varie foto.
Tra i mille “congratulazioni”, le lacrime a fontana di mia madre, gli abbracci di mio padre e gli immancabili scherzi di mio fratello, sono la persona più soddisfatta di questo mondo.
In un momento di stasi, cerco nuovamente quel volto tra la folla.
Finalmente lo trovo più lontano, che mi sorride ancora e con passo malfermo mi avvicino, desiderosa di rompere e scavalcare quel muro orribile che si è creato tra noi. Non ha senso, non ha mai avuto nessun senso logico. E l’ho scoperto nello stesso momento in cui io stessa ho compiuto quel gesto.
Ma ora è passato. Metteremo alle spalle anche questo.
Sorrido, perché so, per la prima volta, che quello che sto facendo è giusto.

Ma qualcosa mi blocca la strada, o meglio, qualcuno.
“Sei stata una bomba” Mi abbraccia Marcello.
Ecco, come al solito accade, c’è sempre qualcosa che si mette di mezzo. E io la odio!
Tempismo perfetto caro Marcello!
E con la coda dell’occhio vedo che anche un'altra persona la pensa allo stesso modo.

 


 

Buonsalve a "tout le monde" 

Capitolo piccolino, si. Perdonatemi. Ma le mie risorse le avevto tutte spese nel capitolo precedente.
Che devo dire è stato molto apprezzato. E io gongolo come non mai! *_*
Sono felice che vi sia piaciuto, ero in ansia nel scoprire i vostri pareri.

Bene, in questo capitolo arriva finalmente la laurea.
Diciamo una laurea ipotetica in cui arriverò anche io! Triste su questo punto perchè ho dovuto spostarla (dovevo laurearmi a Marzo) e stanotte ho pura avuto un incubo, con tema proprio il mio giorno di laurea -_- Santa cristalliera! Sto impazzendo.

Va bene, non dilunghiamoci troppo. Non so che altro dire. 
Nel prossimo capitolo: *tossisce* nono, non vi dico nulla!
Scusate la brevità dei miei soliti scleri. Ma oggi non ce la fò. Sono troppo elettrizzata! E mi tremano le mani! 

Ringrazio veramente tutte voi. Per continuare a rimanere accanto a me. E per supportarmi fino alla fine.
Credetimi, sono veramente triste per il fatto che questa storia stia finendo, ho conosciuto voi, persone stupende. E mi dispiace non sentirvi più :( Bene, non sono arrivata nemmeno all'ultimo capitolo e mi sto già commuovendo! Sono una piagnona!! Ma oggi va così.

Perciò, anche se mancano 3 capitoli, vi dico GRAZIE dal profondo del cuore.

 



 
Se volete leggere un'altra FF che sto pubblicando, vi lascio il link. E' sugli One Direction, ebbene si. Mi stanno piacendo quei cinque. Non odiatemi. Oggi sto un po fusa anche per colpa loro. Non preoccupatevi, perchè la storia è normale. Non è quella dei soliti ragazzetti. E' genere drammatico, e più impegnativa di questa qui. (cliccate sull'immagine)
 


E qui il Trailer
 
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Capitolo 48
*** La verità, nient'altro che la verità ***


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Mi sbroglio dall’abbraccio di Marcello e gli sorrido.
Ok, è stato dispettoso.
Ok, non andrà molto d’accordo con Tommaso.
Ok, è capitato nel momento sbagliato.
Ma, mi ha aiutato un sacco con la tesi, mi è stato accanto in questo periodo e a suo modo, mi ha fatto capire lo sbaglio che stavo facendo e ora è diventato un amico a tutti gli effetti.

“Grazie Marcello, anche perché mi hai aiutato un sacco”
“Era semplicemente il mio dovere, non ho fatto niente di più” Tende a precisare.
“E questo ragazzo chi è?” Domanda mia madre, alle mie spalle.
“Che sbadata!” Mi batto in fronte una mano per aver dimenticato le presentazioni.
“Mamma ti presento Marcello, è l’assistente del professore a cui ho chiesto la tesi”
Marcello le allunga la mano, professionalmente, e si presenta alla mia famiglia, salutando anche con un cenno del capo Tommaso e con mio enorme stupore, quest’ultimo ricambia anche. Strabiliante!
Proprio in quel momento giunge alle nostre spalle il professore.
“Dottoressa Aiello, devo farle i miei complimenti, è stata semplicemente fantastica, ha esposto la tesi in un modo impeccabile. Quel voto se lo merita tutto” Mi tende la mano e gliela stringo per la seconda volta a distanza di una mezz’ora, onorata dai suoi complimenti.
“Vuole brindare con noi?” Domanda mia madre. Il professore, accetta con gioia.
Guardo Tommaso e gli sillabo un “scusa” che lui afferra al volo e sorridendo scuote la testa.
Matt mi appoggia sulla testa la corona d’alloro, simbolo degli antichi romani, quando giungevano a una vittoria. E questa, ha tutto il gusto di una vittoria.
Afferro la bottiglia di spumante che mio padre mi sta allungando e al tre stappo con un colpo una delle tante bottiglie di quel giorno.
                                                                                                                          
“Esattamente, cosa si prova a stare li sopra con tutti quegli occhi puntati addosso?” Domanda curiosa Miranda, mentre siamo in macchina con Matt, per dirigerci alla sala per festeggiare questo traguardo.
“Adrenalina. Una schifosa  e paurosa adrenalina”
Miranda mi guarda sconcertata e io scoppio a ridere.
“Non sarà peggio di quando camminerai verso l’altare” Spiego.
Lei sbuffa girandosi a guardare la strada, mentre incrocia le braccia al petto.
“Dai tesoro, ci sarò io ad aspettarti” Puntualizza Matt, orgoglioso.
“Oh, ma guardatelo. Che tenerone il mio fratellone. Hai mangiato pane e dolcezza a colazione?” Lo prendo in giro, tirandogli un pizzico sulla guancia.
“Molla l’osso viperetta, quest’uomo è mio!” Si affretta a scacciare la mia mano la mia amica.
“Dio, allora fate sul serio. Ok, devo iniziare a preoccuparmi”
Loro ridono divertiti e per alcuni minuti facciamo parlare solo la radio, che lascia passare un pezzo rock.
“C’era Tommaso in aula” Dice ad un tratto Miranda, spezzando il silenzio.
“Gli avevo accennato qualcosa” Ribatto io prontamente. “Però non gli avevo detto niente dell’orario. Matt, ne sai qualcosa tu?” Domando.
“Sbadatamente mi sono lasciato sfuggire qualche dettaglio”
Sogghignando esco il cellulare dalla borsa e mando un messaggio, sperando che il diretto interessato lo legga presto.
 
POV TOM
 
È stata un’emozione vederla, parlava con la sua solita parlantina, mentre esponeva tutto l’elaborato.
Ed è stata un’emozione ancora maggiore, guardare quella cosa che le luccicava al collo, la portava con orgoglio e soddisfazione. La mia collana. Una sorta di nostro simbolo.
Ricordo ancora quando tutto impacciato, le diedi quel pacchettino incartato con cura che conteneva la catenina con un ciondolo che mi colpì non appena lo vidi. Mi diede la sensazione di libertà, proprio come era lei. Così piccola, con quei capelli perennemente ricci e sbarazzini, ecco, mi dava la sensazione di una persona fuori dagli schemi, dolce e libera come una farfalla.
Come la farfalla, anche Martina ha avuto la sua evoluzione. E non parlo solo fisicamente, ma anche interiormente. Ha sorpreso tutti, con il suo carattere.
Non si è mai lasciata andare e ha combattuto quello che la vita le metteva in conto.
Anche dopo l’ultima batosta dell’incidente.
 
Sono in macchina, dopo aver salutato tutti alla seduta di laurea e ora mi dirigo a casa. Tamburello con le dita sul volante a ritmo di una canzone del lettore mp3. Sono felice, senza un motivo apparente è vero, ma lo sono.
Il telefono mi avvisa dell’arrivo di un messaggio. Gettando un occhio alla strada apro, sorpreso, il messaggio proveniente da Martina.
 

“Che ne dici di venire a festeggiare con me? Ti aspetto alla Sala fuori città. Ci conto”

 
Un messaggio che mi fa sorridere.
Che le cose si stiano mettendo a posto? Non voglio cantare vittoria troppo presto.
Troppo spesso, credevo di essere giunto a un traguardo, ma poi tutto svaniva e rimanevo solo con del fumo tra le mani.
Non le rispondo, voglio farle una sorpresa. E so cosa fare per accentuarla.
 
Arrivo a casa, per fortuna noto una macchina fuori il garage, segno che i miei piani, per una volta, girano a mio favore.
“Mamma, sono tornato” Urlo, chiudendo la porta e togliendomi la giacca per appoggiarla all’attaccapanni.
“Ciao tesoro. Com’è andata?” Domanda una donna sempre elegante e che sempre mi toglie il fiato, mentre si affaccia dal suo studio per sapere le novità.
“Bene, è stata grandiosa”
“Quella ragazza è un fenomeno, ne sono contenta. Quando la vedrò, chissà quando, le farò i miei complimenti”
“Stavo pensando… Che ne dici se quel chissà quando, lo facciamo diventare più concreto?” Domando sorridendole.
 
POV MARTINA
 
Non c’è.
La sala è gremita di persone: parenti, amici, amici di famiglia. Ma lui non c’è.
Non mi ha risposto nemmeno al messaggio. Non capisco.
“Hei, dottoressa. Cos’è questo muso? Guarda che tutta questa gente è qui per te” Mi passa un braccio sulle spalle Miranda, allungandomi un bicchiere di aperitivo.
“Si, hai ragione”
Lei mi si para difronte e mette le mani sui fianchi.
“Che hai? E non dire niente altrimenti m’incazzo” Mi minaccia.
Io sospiro e assaggio quel liquido così fresco, che mi scende così facilmente in gola.
“E’ che mi aspettavo di veder arrivare un’altra persona” Spiego.
“Di che genere?”
“Un ornitorinco. Ma secondo te? Non ti viene niente in mente?”
Lei ridacchia e mi strizza l’occhio. La guardo interrogativa e lei come sempre, capendo le mie domande inespresse, risponde.
“Forse quell’ornitorinco è arrivato e ha una bella sorpresa”
Mi volto di scatto, quasi perdendo l’equilibrio e rimango a bocca aperta.
Tommaso è li, con la sua famiglia che mi sorridono e il mio cuore ne fa una capriola.
 
Mi avvicino con passo malfermo e Sofia subito mi abbraccia, visibilmente commossa.
“Tesoro, da quanto tempo! Ma guardati, sei stupenda. Auguri. Ho saputo la bella notizia e dovevo per forza augurarti il meglio”
Scioglie l’abbraccio, che quasi mi stava facendo perdere fiato e le sorrido.
“Grazie. Non ho parole. Sono contenta che voi siate qui”
“Tommaso ci ha praticamente ordinato di venire qui e noi non potevamo fare altro che ubbidire”
Dice Elisabetta accanto alla madre, felice anche lei.
Saluto il padre di Tommaso e chiacchieriamo allegramente per un po’.
“Ora andiamo, non vogliamo disturbare” Si affretta ad aggiungere la mamma.
Nel frattempo mia madre si avvicina e dopo vari saluti rimbecca.
“Assolutamente no, dovete rimanere anche voi. Non disturbate affatto”
Tra vari tira e molla, decidono bonariamente di rimanere e festeggiare tutti insieme questo giorno.
 
Dopo essersi allontanati tutti quanti, finalmente rimaniamo soli.
Tommaso mi si avvicina e mi lascia due semplici baci sulle guancie, ma che mi fanno infiammare, dopo tutto questo periodo di allontanamento.
“Lo so che sarò tipo il centesimo che te lo dice, ma sei stata bravissima. Io non ne capisco niente di quello che hai detto li sopra, ma hai avuto il potere di impressionarmi e farlo diventare semplice”
“Grazie” Dico imbarazzata e lusingata.
“Ti va di fare due passi?” Domanda, prendendo le redini in mano.
“Certo”

Ci allontaniamo, uscendo fuori, dove un giardino immerso nel verde ci da il benvenuto. L’aria primaverile inizia a farsi sentire, si sta bene, un leggero venticello che non ha niente di freddoloso o afoso ci balla intorno, facendo svolazzare i capelli.
“Grazie per la sorpresa, sia per essere venuto a sentirmi, sia di aver portato i tuoi genitori qui”
“So che ne sei affezionata e loro lo sono di te. Ho fatto solo quello che doveva essere fatto”
Camminiamo per un po’ in silenzio, ma non è un silenzio imbarazzante, in quel momento stiamo solo organizzando i pensieri, li stiamo mettendo in ordine.
“Ci sediamo?” Domando indicando una panchina vicino a una fontanella, che riporta due angeli vicini, mentre l’acqua sgorga nel loro mezzo.
Lui asseconda e ci sediamo ammirando un po’ quello che ci circonda.
“Come stai?” Domando sempre io.
“Ora bene” E’ la sua risposta, che mi fa sorridere.
“Hai passato del tempo con Marcello in questo periodo?” Domanda, e il mio sorriso sparisce.
“Io, io… Dovevo dirtelo lo so, ma poi l’incidente, mi ha fatto scombussolare tutto”
“Ti va di raccontarmelo adesso?” Dice lui, fissando la fontana.

Faccio un sospiro e ci rifletto un attimo. Continuare a mentire? Continuare ad aggirare l’ostacolo? No, basta! Se deve andare male, allora andrà male con la verità. Non voglio vivere con il peso della menzogna. Già l’ho fatto una volta e non ho voglia di continuare così.

“Quando ti ho chiesto tempo a Natale è perché ero confusa. Stavo combattendo una sorta di disagio interiore, non capivo più quale fosse la mia via. Come ti ho raccontato in ospedale, mi sentivo fuori posto e inadeguata accanto a te. Come ero cieca! Sfortunatamente, proprio in quel momento il rettore mi ha comunicato che dovevo scrivere la tesi con Marcello, perché lui non poteva farsi carico di me. Ho rifiutato, ma non potevo compromettere lo slittamento dalla laurea, così mi sono fatta forza e ho accettato le conseguenze. Maledettamente, non ho voluto dirti nulla, perché so quanto ti facesse male vedermi impegnata con lui. Dal suo canto, ha alimentato i miei dubbi. Così volevo avere un po’ di tempo da dedicare a me stessa, per riflettere e capire. Forse ho sbagliato i modi o i tempi, ma la tua reazione mi ha messo paura. Così, credendo che i miei dubbi sull’essere inadeguata fossero reali, ho tagliato i ponti con te. Che razza di errore no?”

Mi giro a guardarlo e lui è li, perso nelle mie parole, mentre stringe tra se le mani, in segno di frustrazione.
Devo concludere, devo fargli capire quello che è accaduto dopo.
“Ho avuto la conferma di amarti, un giorno in cui tutto mi è diventato chiaro agli occhi. Ne ho avuto la conferma, quando il contatto con un’altra persona, quella che alimentava il mio male, è stato fuori posto. Non sentivo niente, non sentivo il cuore battere quando invece prende a galoppare quando ci sei tu. Ho capito di aver fatto la cazzata più grande della mia vita. In quel momento volevo solo essere tra le tue braccia. Così, grazie all’ultima persona che potessi ringraziare in quel momento, ho preso il treno e sono venuta da te. Poi il resto lo sai”
Lui sospira e chiude gli occhi per assimilare il tutto.

Decido di continuare, deve sapere tutto fino in fondo. Basta parole non dette, basta castelli in aria.
“Quello che voglio dirti, è che non ti sto chiedendo di perdonarmi. Ma ti sto chiedendo solamente di guardare dentro te. Se ho capito una cosa da tutto questo, è che la vita ci vuole insieme, io ti voglio insieme a me. Perché voglio ritornare a sentire quel cuore scalpitare, non appena si rende conto della tua presenza. Solo questo”

Ritorno a guardare le mie scarpe, impaurita? No, desiderosa di sapere cosa pensa. Qual'è il verdetto. Perché per una volta, una sola volta nella vita, mi sento tranquilla. La verità è il più potente mezzo di autodifesa.

“Hai messo la mia collana” Dice lui, sorprendendomi.
Porto una mano al collo e mi rigiro il ciondolo con le dita.
“E’ il suo posto qui”
Giro la testa e lo scopro a guardarmi. Quegli occhi, potrei gettarmi nelle fiamme per riaverli in dietro.
“Abbiamo sbagliato sai? In tutto. Da quando avevamo quindici anni, siamo sempre stati degli stupidi. Ma stavolta basta! Ho parlato con Liliana alcuni giorni fa e ti sembrerà strano, mi ha aperto gli occhi. Ho capito cosa significa stare lontano dalla persona che ami, ho capito anche che significa soffrire. Ma la cosa più importante è che ho capito qual è il mio scopo. Non mi importa di Marcello, non mi importa se ha giocato un ruolo importante per farti allontanare da me. Non importa nulla. Perché, Martina, quello che mi importa realmente è sapere che ti ho amato, ti amo e molto probabilmente ti amerò sempre. Anche quando continuiamo a essere due stupidi senza senso. Perché questi siamo noi”

Se ora dovessi spiegare come mi sento, non avrei parole per farlo.
So solo che il mio cuore sta tornando a battere e che sono felice, come non mi sentivo da troppo tempo. E questo lo devo solo a quella persona e a me stessa.
Mi allungo verso di lui e con le lacrime agli occhi, finalmente, lo bacio.
Ed è la cosa più giusta che potessimo fare.
La mia mente e il mio cuore, finalmente in sincronia, stanno festeggiando questo giorno anche loro con noi.
 




*si rotola per terra e piange felice*

Buonasera gente!!!

Suonate le trombe, battete le campane, saltellate e gridate di giubilo.
Il giorno è scoccato e il miracolo è avvenuto. Amatemi U_U
Vi ho fatto sudare freddo fino a questo capitolo eh? 
Buahahahah (risata malefica) ho amato i vostri scleri, i vostri dubbi, le vostre teorie e ho amato voi.
Cos'è questo un addio? Vi domanderete.. No! Perchè la storia non è finita. Abbiamo ancora due capitoli da aspettare.
L'ultimo di venerdì e l'epilogo mercoledì prossimo. Rimanete sintonizzati.

Tornando al capitolo... Sono morta dalle risate a leggere i vostri istinti omicidi verso Marcello. Lui mi ha detto che si è nascosto nell'armadio non appena ha letto i vostri commenti su di lui. Chiamatelo cuor di leone.. 
Vi piace il capitolo? A me molto! C'è il ritorno della famigliola del mulino bionco: Tommaso e company.
E poi.. Vabbè.. Finalmente ci solo LORO!!! Loro chi?? Ma LORO!!! I
Martom! *_*
Li amo troppo. Ed è stato tutto frutto della mia immaginazione :') Mio Dio, ora piango. Sono riuscita in qualcosa, non ci credo!!
Va bene. Prima di piangere del tutto. Conservo qualche lacrima per venerdì/mercoledì.

Ragazze vi ringrazio, ma proprio un mondo, per essere sempre con me. Credetemi sulla parola. Siete troppo per me. Vedere la vostra partecipazione è qualcosa di indescrivibile.
Ringrazio ancora chi continua ad aggiungersi e far aumentare quel numerino, che numero non è! Perchè dietro ci siete voi tutte! ♥ Se c'è qualche maschietto mi perdoni. :D Ringrazio anche te.
E ringrazio sempre voi, che leggete solamente, ma mi fate lo stesso contenta. Perchè nei silenzi ci sono sempre tante parole. (Spero non velenose :P)

Detto ciò, ci sentiamo venerdì. Non mancate eh! Ne vedrete delle belle anche in quel capitolo. U_U
Indovinate di che parleremo?? Dai dai!! Facciamo un'altra indagine di mercato.

P.s. Vi parlo più matura, con un anno in più. Ieri sono arrivata ai 23. Ebbene si, chi non mi segue su facebook, non sa molto di me. Ecchimi qua! La pazza isterica di cui leggete è molto vecchia!! Oddeo!! Come ci sono arrivata ai 23?? Me lo sto domandando da ieri.

A venerdì!! Un bacione immenso :*

 




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Capitolo 49
*** Perdersi, ritrovarsi e amarsi ***


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Sei mesi dopo.


“Faremo tardi” Una voce soave e roca, impastata dal sonno, giunge alle mie orecchie.
Mi giro dall’altro lato del letto e affondo la testa sotto al cuscino.
“Lasciami dormire” Lo rimprovero.
“Martina, devi alzarti. Ci aspetta una giornata movimentata” Dice lui, mentre mi scosta le coperte e si sdraia accanto a me, sfiorandomi la schiena nuda.
Mi volto e lo guardo negli occhi.
“Tom sei l’essere più fastidioso della terra. Manca ancora mezz’ora al suono della sveglia e io pretendo quei trenta minuti per dormire”
Lui mi sorride maliziosamente e mi si avvicina poggiando le labbra sulle mie.
“Sei sicura che preferiresti dormire in questa mezz’ora?”
Scoppio a ridere e gli accarezzo i capelli.
“Sei schifosamente sexy, ma no. Mi hai svegliato e ora ne paghi le conseguenze, poi come hai detto già tu, abbiamo un sacco di cose da fare”
Detto ciò, infilo la maglia del suo pigiama e mi alzo dal letto. Lui crolla di schiena sul letto e sbuffa.
“Essere i testimoni degli sposi fa schifo. Dovrò ricordarmelo la prossima volta, prima di accettare questo compito”
“Ti stai lamentando?” Domando, prendendo ad aggiustare il necessario sul mobile del bagno.
“Di tutto questo? Assolutamente no” Indica con un segno delle mani quello che ci circonda.

Siamo in una stanza d'albergo, in perfetto stile 'Miranda e Matt'.
Quei due sono qualcosa di sconcertante messi insieme. Hanno praticamente imposto alle damigelle, ai testimoni e a loro stessi, di preparasi in queste stanze e vivere qui il giorno prima del grande evento, per poi andare in chiesa per il rito e tornare qui, per festeggiare nella sala enorme a piano terra.

“Ecco, ora fai il bravo bambino e ti inizi a preparare. Abbiamo un po’ di cose da fare”
Lui si alza dal letto e mi viene incontro.
“Sarei un bambino?” Domanda offeso.
Gli sorrido e gli passo le braccia attorno al collo.
“Cattivo anche”
“Non dicevi così la scorsa notte” Precisa lui.
“Solo perché avevo sonno”
Spalanca gli occhi e mi mordo il labbro per non scoppiare a ridere vedendo la sua espressione. Dio, gli uomini e il loro ego.
“Sonno?” Domanda e io assecondo con il capo.
“Guarda un po’, sei tutta sporca, dobbiamo assolutamente lavarti e farti svegliare da questo sonno che continua a ronzarti addosso” Dicendo così, mi spinge verso la doccia.
I miei buoni propositi per trattenere le risate, vanno a farsi friggere, così allaccio le mie gambe attorno ai suoi fianchi e sogghignando mi lascio andare sotto la doccia, facendo di quei trenta minuti, i minuti più belli che potessi immaginare.
 

“Siamo in ritardo” Ripete per la centesima volta Miranda, mentre la parrucchiera ci aggiusta i capelli.
“Non ce la faremo mai” Continua il suo sproloquio.
“Arriverò tardi, Matt sarà andato via e io rimarrò zitella per il resto della mia vita”
“Ti compro qualche gatto per farti compagnia” L’assecondo io ad occhi chiusi, divertita da questo teatrino.

Miranda. La mia amica sicura di se, in questo giorno è scappata per le Filippine, lasciando al suo posto un clone biondo che le assomiglia ma che non ha niente a che vedere con lei.
Non ha fatto così, confermando le mie perplessità quel giorno in macchina con Matt, nemmeno il giorno della sua laurea, avvenuta esattamente tre mesi dopo la mia.
Quel giorno era stupenda, nel suo vestito rosa pesca, lì sul pulpito mentre si commuoveva e faceva commuovere tutti quanti con il suo discorso sulla psicologia degli innamorati.
Dovrebbe ricordarselo ora quel discorso, invece di perdere la calma.

L’atmosfera è favolosa, Matt e Miranda hanno scelto Natale per coronare il loro sogno. E hanno fatto di questo, il tema principale delle nozze.
“Non sei simpatica” Rimbecca lei, cercando di tirarmi un calcio a cui devio prontamente, mentre la parrucchiera tenta di arricciare i suoi capelli.
Le faccio una linguaccia e mi alzo dalla poltrona, pronta per passare al trucco.
Incredibile, sto facendo le cose che più odio al mondo.

Mentre aspetto che mi dicano dove sedermi per dare sfoggio alle loro abilità, mi affaccio alla finestra, sorridendo.
“Vuoi una notizia che ti tirerà su di morale?” Domando alla mia amica.
“L’orologio si è bloccato?”
“Potremmo provvedere benissimo a questo. Ma, reggiti forte, sta nevicando!”
Lei spalanca gli occhi incredula, mentre le iridi brillano intensamente. In risposta scoppio a ridere, per la sua faccia decisamente da immortalare e farla vedere ai suoi figli e poi ai nipoti.
E così l’animo di Miranda si calma, lei ama la neve e questo è il suo regalo di matrimonio inaspettato.
 

Indosso il mio abito a tubino di taftà blu oceano, increspato dalla vita in giù e costellato di corallini sul seno. Sorridendo al ricordo di come l’ho trovato, dopo un giorno di pioggia e di malumore del mio accompagnatore che non ne poteva più degli immensi giri tra negozi.
Mi avvicino allo specchio e giudico il tutto. Vestito, capelli intrecciati a un lato del viso con ciocche morbide che scendono sul collo e un trucco leggero e elegante. Incredibile, non mi sento assolutamente una bambola di plastica.
Infilo le scarpe blu a decolté e nel mentre sento la porta aprirsi, facendo capolino il mio ragazzo in smoking e cravatta, perfettamente a suo agio.

Mi si avvicina con sorriso sornione e mi passa un braccio in vita.
“Vedo che sei ancora sporca, forse un altro giro in doccia non farebbe male” Mi soffia sulle labbra.
“Non ti azzardare. Ci sono volute ore di tortura per questo risultato e stranamente, mi piace. Perciò guai a te” Gli punto scherzosamente, un dito al petto.
“Un bacio però non me lo merito? Sono stato un ottimo testimone fino adesso”
Alzo gli occhi al cielo sorridendo, ma gli lascio lo stesso un bacio sulle labbra.
Lui si stacca e si aggiusta il nodo della cravatta guardandosi allo specchio.
“Comunque tuo fratello è in crisi nera. Gli ho offerto un goccino di whisky ma non ha voluto saperne. Ergo, non scherza affatto”
Scuoto la testa e prendo a riempire la pochette appoggiata sul letto.
“Quei due sono incredibilmente identici. Miranda non è da meno, l’ho lasciata poco fa nelle mani dell’estetista, mentre stava gridando che le sarebbe venuto un collasso prima di uscire di la”
Lui ride e si avvicina e mi sussurra nell’orecchio facendomi rabbrividire.
“Tu non farai certo così, quando sarà il momento. Vero?”
Mi giro a fronteggiarlo e sorrido sfidandolo.
“Farò di peggio caro mio. Ora vado, passo da Miranda e poi vado a salvare Matt”
Lascio un bacio a stampo a un Tommaso sbigottito e ridacchiando, esco dalla camera.
 

In corridoio trovo i miei genitori che, sorridendo, mi vengono in contro.
“Che ci fate qui?”
“Bouquet alla sposa” Alza il mazzo di rose bianche, contornate da foglie verdi e erbetta arricciata, mia madre.
“Giusto” Sorrido io, salutando con due baci i miei genitori.
“Siete passati da Matt?” Domando.
“Non immagini come stia”
“Già, tra un po’ vado da lui, ora ci aspetta la sposa inviperita”
Loro ridono e man mano ci avviciniamo alla camera di Miranda, dove stranamente non giungono grida. Che sia scappata veramente alle Filippine?

Bussiamo e veniamo invitati ad entrare da una mamma della sposa fin troppo entusiasta.
Mi avvicino alla camera della mia amica e la trovo seduta sul letto, con un enorme vestito che gli ricade tutto attorno.
“Hei piccola, che ti prende?” Le domando, sedendomi accanto.
Lei sospira pesantemente.
“Hai presente i dubbi che affliggono le spose il giorno del matrimonio, in quei filmetti da quattro soldi americani? Santo cielo, hanno ragione! La mia testa sta marciando troppo velocemente e non mi sto godendo il momento. Capisci?” Quasi urla dalla disperazione.
“Hei, calmati e guardami”
Lei alza i suoi occhioni colmi di lacrime e mi guarda.
“Per prima cosa asciugati questi occhi da cerbiatta perché sei favolosa. Non hai motivo di preoccuparti. Tu ami Matt?”

Lei, in risposta, asseconda con la testa.
“Benissimo, perché lui prova le stesse cose. Sai cosa devi ricordare in questi momenti? La sua richiesta di matrimonio che ti fece mesi fa in quella sala. Ricordati quelle parole e respira. Siete giusti l’uno per l’altro e non ci sarà di meglio. Oggi vi direte si e una nuova vita prenderà il via. E io sarò accanto a te. Siamo amiche sorelle no? E stavolta è ufficiale”
Lei mi sorride e mi abbraccia.
“Dio, sei la testimone migliore che si sia mai vista”
Sciolgo l’abbraccio e mi alzo dal letto.
“Ora invece vado da un disperato Matt, che non vede l’ora di averti tutta sua. Ci vediamo tra quindici minuti in chiesa. Ti voglio bene” Le lascio un bacio sulla guancia e esco dalla stanza, prendendo un sospiro per la prossima battaglia.
 

Busso alla porta, in cui all’interno della stanza si sentono le voci gracchianti di una radio.
Tommaso mi apre la porta, sorridendomi.
“Che ci fai tu qui?” Domando sorpresa.
“Che bel modo di accogliere il tuo ragazzo. Genio, sono il suo testimone e lo devo accompagnare in chiesa”
“Genio lo dici a qualcun altro. Levati” Mi fingo offesa e cerco di sorpassarlo.
“No, prima il pedaggio” Mi blocca, scuotendo la testa.
“Sai dove te lo do il pedaggio? E ho pure i tacchi”
“Tacchi che non vedo l’ora di togliere, insieme al tutto il resto”
Alzo le braccia al cielo e lo guardo con sguardo di sfida.
“Ok, ok. Quando mi fai quello sguardo assassino ho paura. Entra pure”
Finalmente raggiungo il salottino dell’anticamera e trovo Matt mentre spia da una finestra.
“Fratello, ti ricordo che tra cinque minuti dovresti essere in chiesa”
Lui si gira e mi fa un mezzo sorriso. No Matt, sai fare di meglio.
“Piccola pesta, dov’è la tua dote da ritardataria?” Domanda.
“L’ho lasciata a casa”
Mi avvicino e lo abbraccio.
“Come stai fratellone?” Gli sussurro, mentre lui stringe la presa.
“Nervoso. Vorrei andare di la, prenderla con me e portarla via”
“Tra poco lo farai, devi solo aspettare un pochino”
Gli strizzo l’occhio e lo prendo per mano avvicinandomi alla porta.
“Ora, caro Matt. Andiamo a spaccare il mondo. O una chiesa, dipende dai punti di vista”

 

“Vuoi tu Miranda prendere come tuo sposo Matteo, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?” Domanda il prete, nel mezzo del rito.
Con voce tremolante Miranda risponde un “Si” commovente.
Mentre io cerco, frettolosamente il fazzoletto in borsa. Quando rialzo gli occhi, trovo Tommaso dall’altro lato della chiesa, vicino a Matt, mentre mi sorride e scuote la testa.
Gli sorrido, trattenendo una linguaccia, ritornando al rito delle due persone più importanti in questo giorno.
“E vuoi tu Matteo, pendere come tua legittima sposa Miranda, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?”
E la risposta arriva prontamente anche da lui, con un secco e sicuro “Si”
“Vi dichiaro marito e moglie” Annuncia il prete e uno sgorgare di applausi prende forma nella chiesa.
Una nuova vita si è unita, nessuno, se non il destino, sarà capace di dividere queste nuove anime unite, finalmente, in un'unica sola.
 

La sala offerta dall’albergo è semplicemente stupenda, arredata con un enorme albero di Natale con tutte le decorazioni natalizie sparse qua e le ad abbellire l’ambiente. Tutto fa pensare alla notte più emozionante dell’anno. È tutto di colori rosso e bianco.
Starei per ore, imbambolata e vedere la neve cadere dietro quest’enorme finestra accanto al tavolo degli sposi.

“Che fai?” Domanda Tommaso, alle mie spalle prendendomi per la vita.
“Ammiro il panorama”
“Che ne dici se andiamo fuori ad ammirarlo da vicino?”
Accetto prontamente infilando il cappotto e prendendo Tommaso per mano, dirigendoci fuori, mentre tutto ballano e applaudono agli sposi.

Usciamo dalla porta principale e veniamo attraversati da un freddo gelido.
Scoppio a ridere e Tommaso mi guarda interrogativo.
“Siamo degli stupidi, invece di stare al caldo dentro, usciamo a morire congelati”
Lui mi prende per mano e mi tira a se, stringendomi forte.
“Ti riscaldo io”
Affondo il viso nel suo petto,coperto da un pesante cappotto, mentre gioco con l’aria gelida, formando delle piccole nuvolette con il mio respiro.
“Stavo pensando alla tua laurea”
Alzo la testa e lo guardo, sembra tremendamente pensieroso. Cosa starà mai pensando la sua testa imprevedibile?
“E a cosa?” Domando.
“A quello che non ti ho detto”
Mi slego dall’abbraccio e ora lo guardo preoccupata.
“Ti ho detto metà delle cose che pensavo realmente”
“E cosa non mi avresti detto?”
Lui sospira facendo uscire il respiro, formando una nuvola più grande di quelle mie di poco fa.
“Non so come dirtelo. E non vorrei essere il solito che rovina tutto”
“Tom, mi stai facendo preoccupare seriamente”
Lui ride e prende un qualcosa dalla tasca.
“Non sarà una cosa esaltante come tuo fratello, cavolo, mi sarei imbarazzato nei suoi panni. Sai benissimo come sono” Prende un sospiro e mi fa vedere la scatoletta che ha tra le mani. Quadrata di velluto blu.
Non ci credo, non può essere quello che penso! Porto le mani alla bocca incredula, deglutendo a fatica.

“Martina, ne abbiamo passate tante. Troppe direi. Fughe, bugie, tradimenti, riformatori, ma niente ha impedito di farci stare insieme. Tutto questo ci ha fortificato e se penso a una famiglia, penso a te, penso a noi. Lasciami invecchiare accanto a te, lascia che sia io a sopportare i tuoi difetti e tu i miei. Mi vuoi sposare?”
Mi si blocca il respiro e due emozioni contrastanti nascono in me: un pianto isterico e un senso di felicità a cui potrei mettermi a salellare per la gioia.
“Si!” Rispondo prontamente, con nessun dubbio, nessun tarlo che si insinua in mente.
La risposta è si, è sempre stata e sempre lo sarà.
Lui sorride ed estrae dalla scatoletta, l’anello più bello che io potessi mai vedere. Me lo infila al dito e io getto le braccia al suo collo baciandolo con foga, sorridendo sulle sue labbra.

Voglio lui e voglio noi. Non voglio nient’altro a questo mondo.
Perché è vero, ci siamo persi, dopo tanto ci siamo ritrovati, ma finalmente, ci stiamo amando.

 

 


*piange, piange incredibilmente troppo*

Salve a tutti *tira su col naso*

Non potete nemmeno lontanamente pensare come stia io ora, con un sorriso idiota sulle labbra ma con le lacrime che mi appannano la vista. Qua servono i tergicristalli!!
No, non voglio parlare oggi. Voglio crogiolarmi nell'apatia. Vi rendete conto che è tutto finito??
*sbatte la testa sulla scrivania*
Cioè, non proprio tutto, tutto finito, abbiamo ancora l'epilogo. Però cavolo, nel prossimo capitolo dovrò cliccare sul pulsantino "completa" e mi sentirò vuota, inutile e triste, molto molto triste.
Oggi non voglio chiedervi come vi è sembrato il capitolo, vi lascio liberi di commentare, di mandarmi a quel paese, di lanciarmi un pomodoro maturo. Fate quello che credete giusto, stupitemi.

Siete stati stupendi anche nello scorso capitolo. Vi vorrei tutti qua, a casa mia, per abbracciarvi uno a uno. 
Alcuni si sono avvicinati al tema di quest'ultimo capitolo, siete formidabili! ;) Stavolta siete andati dritti nel segno.

Avviso!!! *suona la sirena arancione*
Per la felicità di alcuni, per la disperazione di altri, avverto che avremo.... *rullano (?) i tamburi* un
SEGUITO!!!
Cioè, calmi... Non è proprio un seguito... Saranno pochi capitoli e parlerò del rapporto dei Martom e tutto quello che li circonda, dall'adolescenza fino a quello che capiterà nell'epilogo. Perciò una sorta di salto nel tempo, presente e salto nel futuro.
Vi interessa? Volete trucidarmi? Io sto iniziando già a scrivere.
Vi giuro che volevo dirlo a tutti quelli che mi dicevano "nooooooo non può finire" ma volevo farvi una sorpresa. 
Vi ho sorpresi? 
Qui voglio sapere cosa ne pensate.

Bene, non ho più nient'altro da dire. Dirò tutto, mi sfogherò e mi sbottonerò nell'epilogo. Credo sarà più lungo il mio angolo che il capitolo stesso. :D

Insomma, grazie a tutti, per avermi fatto arrivare fino a questo punto. Non ci avrei mai sperato. Ve lo giuro.
A mercoledì. Non mancate. Un bacione a tutti.










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Capitolo 50
*** Epilogo ***


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Vi aspetto nel mio angolino.


3 anni dopo
 

“Sofia, stai attenta. Non correre così forte” Richiamo mia figlia, mentre sta correndo dietro ad una farfalla bianca sbarazzina.
Lei ride, ma testarda, continua a correre allegramente facendo svolazzare quei capelli castani con troppi boccoli, che gli ricadono gentili sulle esili spalle.

Non mi stancherò mai di guardarla e ammirarla. Mia figlia. Nostra figlia. La persona che riempie non solo le nostre vite, ma anche i nostri cuori.

“Piccoletta, hai sentito la mamma che ha detto?” L’afferra suo padre, caricandosela in spalla, facendola ridere ancora di più.
“State attenti tutti e due” Li rimprovero. Alle volte non so chi dei due è il più bambino dell’altro.

Torno ad ammirare il cielo sereno sopra di noi e mi sento in pace con me stessa.
E’ un momento di riflessione, ma sento i due ridacchiare poco lontani da me.
Sono sdraiata sul prato sotto il nostro albero. Il nostro posto segreto. Sono passati così tanti anni che nemmeno me li ricordo più, ho smesso di contarli nell’esatto momento in cui ci siamo ritrovati.
Su questo prato è iniziato tutto, ci siamo trovati per caso, eravamo due ragazzetti senza arte ne parte. Abbiamo fatto finta di non esserci accorti di quel lampo che ci colpì non appena ci guardammo, abbiamo fatto finta di non soffrire, di non esserci innamorati. Ma eravamo troppo piccoli, che ne potevamo capire dell’amore?

Ci siamo persi: per divergenze, per questioni rimaste in sospeso, per tradimenti e perché non riuscivamo a fidarci l’uno dell’altro. Ci siamo persi troppe volte, innumerevoli volte. Ci siamo persi, facendoci male l’un l’altro.

Ci siamo ritrovati: perché non c’è niente di meglio, che ritrovare un amico dopo tanti anni, ritrovarlo nello stesso modo in cui l’hai lasciato. Perché è proprio com'era quando ti sei innamorata. E può fare male innamorarsi di un amico. Ma sai in cuor tuo, che amico, quella persona, non è mai stata. Vi ritrovate, e senti dentro te quella parte di cuore che riprende a funzionare. È come se avessi dimenticato come si respiri anche col naso, visto che fino ad all’ora respiravi solo con la bocca.

Ci siamo amati: perché è questo il nostro compito. Si dice che veniamo al mondo per far felici un’altra persona. E credo proprio che noi ci siamo sempre appartenute. Due metà della stessa mela. Una mela indivisibile, perché se ne stacchi un pezzo, l’altra metà marcisce e poi muore. E non si potrebbe mai far morire un frutto così succoso.

“A che pensi, signora?” Mi domanda lui sdraiandosi accanto a me, accarezzandomi la pancia.
“Alla nostra vita” Rispondo sorridendo, con gli occhi chiusi.
“Un poema allora”
Ridacchio e sento, anche senza vederlo, che il suo viso si è fatto serio.
“A che pensi, signore?”
“A quante ne abbiamo passate”

Apro gli occhi e mi volto a guardarlo. Non ha perso niente del vecchio Tommaso che ho sempre amato, i suoi lineamenti si sono fatti più marcati, è decisamente un uomo ora. Dopo tutto quello che ha passato, anche lui è maturato troppo in fretta.
“E ne passeremo ancora tante altre. Ma l’importante è non arrendersi mai”
“Alle volte mi manca” Dice, mentre guarda il cielo sereno, con gli uccellini che cantano e passano allegri, vicini tra loro.
“Lei è sempre qui. Veglia su di noi, sulla piccola Sofia. Ci vuole bene e non ci abbandonerà mai”

Tre anni fa, prima della nascita della piccola, la mamma di Tommaso è salita in cielo, dopo una brutta settimana che l’ha vista provata e sofferente nel suo letto. Si era stancata di combattere, voleva solo riposarsi, sapendo che tutti i suoi figli sarebbero stati bene, suo marito compreso.
È come se, prima di andare a dormire, avesse rimboccato le coperte a tutti quanti. Come fa una mamma premurosa.
Ha chiuso gli occhi con un sorriso, con la sua solita voglia di dolcezza e di calma.
Manca a tutti quanti, anche quando entri in quella casa e santi sulla pelle la sensazione che manchi qualcosa. Ne manca l’anima.
Non ha potuto vedere la sua prima nipotina, ma so, per certo, che lei da lassù ci osserva e scuote il capo quando suo figlio è troppo apprensivo o troppo testardo con sua moglie e la sua mipotina.

“Anche io lo penso” Afferma Tommaso, tornando a sorridere.
Si alza su un gomito e torna ad accarezzarmi la pancia.
“Come sta lui?”
Sorrido e appoggio la mia mano sopra la sua.
“Sta dormendo. Credo che gli piaccia questo posto”
“A tutti piace. Guarda Sofia come si scatena, ha trovato il suo habitat naturale”
Torniamo a guardare nostra figlia, che ora si è seduta sull’erba e sta chiacchierando amabilmente con altri due bambini.
“Dici che stiamo facendo un buon lavoro con lei? Saremo bravi anche con il nuovo arrivato?” Domanda lui, preoccupato.
“Il mestiere dei genitori non c’è scritto da nessuna parte come si fa. Si impara tutto strada facendo. Si sbaglierà alcune volte, ma che in porta? Dopo tutto noi due abbiamo sbagliato un sacco di volte”
Lui scoppia a ridere e mi bacia sulle labbra, un bacio leggero e semplice, ma che come sempre mi fa passare i brividi sulla schiena.
“Su, è ora di tornare a casa. Dobbiamo prepararci” Dice lui, alzandosi e dopo avermi aiutato a rimettermi in piedi, va a prendere Sofia. Cosi, ci dirigiamo in macchina per tornare alla nostra casa.
 
“Mamma, mamma, voglio il vestitino blu” Dice Sofia, mentre le infilo l’accappatoio di winnie the pooh, dopo il bagnetto.
“Quello con la gonellina a pieghe?” Domando io, prendendola in braccio e appoggiandomela su un fianco.
Lei risponde affermativamente con la testa, mentre la porto nella sua cameretta.
L’appoggio in piedi sul lettino e le do un bacio sulla fronte, lei sorride contenta, facendo assottigliare i suoi occhi, una caratteristica solo della mia piccola.
“Che fanno le mie donne?” Domanda Tommaso, entrando nella stanza.
“Papà” Lo chiama Sofia.
“Dimmi piccola” Si avvicina lui, mentre io mantengo nostra figlia per le manine.
“Posso dare il regalo io a Davide?” Domanda lei, a modo suo, con occhi da cucciolo.
“Ma certo tesoro. Quando arriviamo a casa degli zii glielo porti tu. Ok?”
Lei asseconda felice con le testa.
“Non dovresti prenderla in braccio. Il suo peso ti stringe la pancia” Mi rimprovera lui, accarezzandomi.
Alzo gli occhi al cielo, il suo voler controllare tutto non è cambiato e mai cambierà.
“Non mi pesava. E poi non stava sulla pancia. Ma sul fianco”
Lascio Sofia, seduta sul letto e mi allontano per trovare l’abitino.
Quando mi giro trovo loro due che giocano, mentre Tommaso fa il solletico ai piedini di sua figlia. E questa immagine, come ogni volta che li sorprendo insieme, mi riempie il cuore. Meravigliandomi sempre di quanti progressi stiamo facendo.
 

“Ecco i soliti ritardatari” Ci apre la porta Matt, con alle calcagna un Davide decisamente troppo euforico.
“Pia” Chiama lui, allungando le manine verso Sofia.
I modi di parlare di mio nipote sono ingegnosi e divertenti.
“Non guardare me Matt, io ero pronto da due ore” Si toglie dai guai Tommaso, alzando le mani.
“Ma stai zitto, che il vanitoso tra noi tre sei proprio tu” Lo rimbecco, dandogli uno scappellotto sul braccio.
“Ciao piccolino, tanti auguri” Mi abbasso all’altezza di Davide per lasciargli un tenero bacio tra i capelli e allungando il regalo a mia figlia, che orgogliosa glielo passa a suo cugino e insieme lo portano sul tavolo stracolmo di doni.
“Dov’è Miranda?” Domando alzandomi, con una piccola fitta alla pancia.
“Stai bene?” Domandano in sincrono i due e io scoppio a ridere.
“Mi sembra che siate voi in attesa. Sto bene!”
Loro si guardano perplessi, ma li lascio stare ed entro in casa.

Dopo il matrimonio, Matt e Miranda, hanno cercato e subito avuto un erede. Il piccolo Davide, fisicamente un piccolo Matt, ma caratterialmente tutta la mamma, è arrivato a dare gioia a tutti noi.
È un concentrato di allegria, risa e gioia, in un unico ometto di tre anni compiuti.
Girovago in casa alla ricerca della mia amica. La casa è piena di gente che è venuta a festeggiare, insieme ai genitori, i tre anni del piccolo.
Scovo Luca con la sua nuova fiamma e corro a salutarlo. È da un sacco di tempo che non lo vedo. Dalla nascita di Sofia si potrebbe dire.
Lo trovo cambiato, si è lasciato crescere i suoi capelli, perennemente ordinati, ora hanno un ciuffo gentile che si liscia, sbarazzino, dietro le orecchie. La sua amica, Carla, conosciuta in uno dei suoi viaggi all’estero, è simpatica e spero che sia la volta decisiva anche per lui.
Saluto qua e la le persone che sono in salotto, senza riuscire a trovare il mio obiettivo.

La porta della cucina è socchiusa e affacciandomi, trovo Miranda che è affacciata al balcone.
“Che fai?” Domando entrando dentro e chiudendo la porta alle mie spalle.
Lei sussulta e si porta una mano sul cuore.
“Dio, mi hai fatto perdere dieci anni di vita!”
Io ridacchio e mi avvicino a lei, che mi sorride e mi tocca la pancia allegramente.
“Come stai il mio bad boy?”
“Ti sei fissata con questo soprannome?” Sbuffo. “Mio figlio non sarà di certo un cattivo ragazzo”
Lei scoppia a ridere.
“Non ci giurerei. Ti ricordo con chi l’hai concepito. Tuo marito. E di sicuro non è che è stato, negli anni, proprio un ragazzo esemplare”
Le lancio un’occhiata omicida e lei alzando le mani, arresa, torna a guardare il sole calare in mezzo agli alberi della sua villetta in campagna.
“Perché sei qui tutta sola?” Le domando affacciandomi al balcone.
“Stavo pensando” Risponde e io insieme a lei, mi perdo a guardare quell’enorme palla rossa che sta scomparendo a poco a poco.
“Più che altro ricordavo il tempo che scorre” Fa un sospiro.
“Il tempo sta correndo troppo in fretta. Ricordo che solo ieri Davide emetteva i suoi primi vagiti, poi tutto a un tratto ha iniziato a gattonare di qua e di la, a mettere a soqquadro tutta la casa, le sue prime paroline e tutto il resto. Mi sono sentita grande tutto a un tratto, capisci? Come abbiamo fatto a trovarci qui? Io ricordo che solo pochi giorni fa, eravamo ancora in quella stanza al campus, tra film e pop corn. Alle volte mi mancano quei momenti Martina”
La sento trattenere un singhiozzo, che arriva subito dopo.
“Hei, ma che stai dicendo? È vero, alle volte mancano anche a me tutte quelle cretinate, maggiormente i tuoi discorsi mentre dormivi. Ma non è la vita vera quella, siamo andate oltre, siamo cresciute e ora guardati. Hai una famiglia meravigliosa. Sei stupenda. E devi essere orgogliosa del piccolo Davide”
Lei si asciuga una lacrima e mi abbraccia.
“Saranno gli ormoni” Si giustifica, affondando il viso sul mio collo.
“Non mi dire che….”
“No, non ti dico niente! Perché non è niente sicuro, devo ancora controllare tutto. E No, Matt non sa niente. Gli prenderebbe un coccolone e non mi va di vederlo stecchito il giorno del compleanno del suo pupetto”
Scoppio a ridere, seguita da lei.
Non ci credo, io tra un po’ esco dalla gravidanza e ora ci entra lei.
“Sappi che, ovviamente, ci sono per qualsiasi cosa” Le asciugo la lacrima, mentre lei asseconda con la testa sorridendo.
Siamo cresciute è vero, ma restiamo le solite ragazzine alle prime armi.
 

“Che ci fai tutta sola qui?” Domanda Tommaso uscendo fuori al balcone, abbracciandomi da dietro.
Mi lascio andare sulla sua spalla, cullandomi nelle sue braccia e perdendomi nel suo solito profumo.
“Volevo prendere una boccata d’aria. Dentro c’è tanta gente”
“State bene?” Domanda al mio orecchio appoggiando una mano sulla pancia.
Mi giro e gli allaccio le braccia al collo.
“Stiamo bene e non vedo l’ora di vedere il nuovo arrivato”
“Manca poco” Dice lui emozionato, appoggiando la fronte alla mia.
“Però mi prometti una cosa?” Gli domando.
“Tutto quello che vuoi”
“Mi prometti che non darai di matto come hai fatto in precedenza con Sofia? E mi prometti che mi vorrai bene anche se avrò qualche chilo in più?”
Lui scoppia a ridere e mi abbraccia stretta.
“Non ho dato di matto con Sofia. Ero ansioso. Eri entrata in quella stanza da dieci ore e nessuno si decideva a darmi vostre notizie”
“Ma non c’era bisogno di aggredire l’infermiere”
Ridacchia e mi passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Non l’ho aggredito. È una leggenda quella. E poi, ero preoccupato. Molto, molto preoccupato”
“Ci sono io con tuo figlio, non devi angosciarti”
Mi sorride e io appoggio la guancia al suo petto, mentre mi perdo ascoltando il suo battito del cuore.
“E poi per quanto riguarda i chili in più… Sei stupenda qualsiasi cosa tu faccia. E ti amo, ricordalo sempre”
Si abbassa e mi bacia tra i capelli.
Ed è tutto così perfetto, questa sera, noi e il nostro futuro.
“Ti amo anche io e così sarà sempre”
“Per sempre”
E in quel momento un calcio si pone tra noi, come a voler dimostrare che il per sempre esiste e che sarà a nostro favore. Finalmente.
 
 

-Fine-
 

Io non avrei mai giurato di arrivare a questo punto. 
Quando ho iniziato questa storia era solo per gioco, non mi sarei mai aspettata di ricevere così tanto appoggio e così tante belle parole. Non mi aspettavo niente di quello che invece è accaduto. 
Ho sempre amato scrivere, scrivevo dall'età di 10 anni, quando le cose mi andavano male ero solita aprire il mio diario e scrivere, scrivere veramente tanto. Era il mio modo di sfogarmi.
Poi ho scoperto Efp, una scoperta sensazionale, ho iniziato prima da lettrice silenziosa, poi sono diventata tutto all'infuori di "silenziosa". Ho preso in mano il coraggio e ho deciso di pubblicare questa storia..

 

 
Tommaso esiste veramente, ci giocavo insieme alla mia migliore amica quando avevamo 15 anni. Tommaso ha gli stessi problemi del protagonista, ha una vita difficile alle spalle, però purtroppo non ho più contatti con lui. 
Oggi, come se fosse destino, ero in paese a fare delle commissioni e mi è passato accanto. Come se volesse dare l'addio a questa storia.

 

 
Martina in parte potrei essere io, indecisa, fifona, ma con tanta voglia di vivere e spero sempre di avere quella carica per affrontare la realtà.
 

 
Miranda esiste veramente e racchiude insieme le mie due migliori amiche.
 

 
Matt prende le sembianze di mia sorella maggiore, perennemente ficcanaso e perennemente combattente per sua sorella.
 

 
Liliana esiste anche lei veramente, stessa fastidiosità, solo che nella storia, in un mondo perfetto, le ho concesso la redenzione.
 

 
Marcello potrebbe essere benissimo il mio assistente nella tesi di laura, non mi rifiuto.

Il gruppo universitario esiste veramente, le mie adorate MAIE. 

Perdersi, ritrovarsi e amarsi sarà sempre nel mio cuore. Proprio come tutte voi.

Ringrazio tutte le persone che mi hanno inserito nelle preferite.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno inserito nelle seguite.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno inserito nelle ricordate.
Ringrazio chi mi ha supportata, chi mi ha incoraggiata, chi mi ha sopportata e anche chi non mi ha proprio sopportata.
Ringrazio chi è rimasto in silenzio, ma sempre con la sua presenza.
Ringrazio chi è stato con me dall'inizio, a chi si è perso per strada e chi si è aggiunto ultimamente.
Io non sarei niente senza voi tutti.
Perchè, il bello di un novellino che scrive, è proprio la partecipazione.

Ci tenevo a ringraziare una delle mie migliori amiche che è stata la prima a leggere quello che scrivevo, incoraggiandomi (fastidiosamente :D) a pubblicare puntualmente e che legge ogni mio delirio. Grazie Tonellina ♥
Ringrazio quella che è diventata la mia amica fondamentale, conosciuta proprio con questa storia, a cui non riesco a fare a meno. Grazie Giulia ♥

Vi ricordo che questa storia avrà un seguito, facendo dei salti temporali nel passato e nel futuro.
Prenderò a pubblicare il primo capitolo la prossima settimana se riesco. Non so come farvi ad avvisare tutti quanti, perciò vi prego di rimanere in aggiornamento, per chi volesse leggere ancora dei nostri protagonisti, o qui su efp o su facebook o su twitter. Oppure venite direttamente nella mia pagina di efp e cliccate sulla storia.
Spero di vedervi tutti anche li.

Vi lascio l'altra mia storia, sperando che vi facciate un salto.
Sono sempre io, però con personaggi diversi.

 

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Come diceva uno: Non esculo il ritorno.

Ci sentiamo presto. Un bacione a ogni singolo di voi. Siete stati formidabili!! :*
P.s. Vado a cliccare su "completa" e credo scoppierò a piangere.

 
 

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