Cioccorane di Aireen (/viewuser.php?uid=68228)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Summer night ***
Capitolo 2: *** It's party time! ***
Capitolo 3: *** Dear Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Truth ***
Capitolo 5: *** Of cold days and weird boys ***
Capitolo 6: *** Hot kisses, dangerous kisses (Parte 1) ***
Capitolo 7: *** Hot kisses, dangerous kisses (Parte 2) ***
Capitolo 1 *** Summer night ***
Prologo
Rose Weasley amava la solitudine.
Probabilmente, se le avessero chiesto di stilare una lista
delle cose che
preferiva, avrebbe collocato questa al primo posto. Immediatamente
seguita
dalla cioccolata, naturalmente.
In quel momento, una alquanto stordita Rose se ne stava
seduta a gambe
incrociate sul pavimento del dormitorio femminile di Corvonero, sola, a
mangiare Cioccorane: quello era decisamente uno dei migliori pomeriggi
della
sua vita.
Le sue compagne di stanza erano andate via quella mattina,
intenzionate a godersi il primo sabato dell'anno a Hogsmeade:
come
se non l'avessero già visitata milioni di volte! Beh, poco
male... se loro
fossero rimaste al castello adesso lei non avrebbe potuto starsene
lì, a
ingozzarsi come se non ci fosse un domani.
Forse dovresti cercare di assumere una forma umana, Weasley!
Non poteva fare a meno di pensare alla
possibilità di darsi una sistemata ogni
volta in cui i suoi occhi incontravano la liscia superficie dello
specchio che
le stava davanti, poichè la visione che le rimandava era
tutt'altra che quella
di una sedicenne graziosa e raffinata: i suoi capelli erano
più crespi che mai,
i suoi occhi, circondati da profonde occhiaie, sembravano quelli di una
drogata
e, a giudicare dalla sua espressione, pareva che un bolide l'avesse
appena
colpita in testa con una potenza inaudita, per di più
indossava ancora il
pigiama, quello rosa tutto pizzi e merletti che sua nonna le aveva
regalato per
il suo quindicesimo compleanno; una visione non proprio paradisiaca
insomma, ma
lei non se ne faceva un problema eccessivo... dopotutto, chi avrebbe
potuto
vederla? Inoltre, vestirsi, pettinarsi e fare tutte quelle cose di cui
solitamente si occupava ogni giorno, non sarebbe forse stato contrario
allo spirito della
giornata?
Non c'era una vera ragione per lo stato in cui si era ridotta Rose.
Certo,
chiunque altro avrebbe scommesso che c'entrasse una delusione amorosa o
un
litigio tra amiche, ma chi la conosceva bene sapeva che la ragazza non
aveva nulla che non andasse, anzi probabilmente era più
felice della *Felicità
stessa.
Infatti, nella complicata mente di Rose Weasley, quello non era altro
che un
momento di profonda pace e armonia, di riconciliazione fra corpo e
spirito, di
relax totale, di...
<< Oh, ehm... Scusami, io pensavo di trovare Al, sai...
lui... >>
Rose non rispose, inorridita. Se ne restò lì,
ferma, a fissare il ragazzo alto
e dall'espressione leggermente attonita che aveva appena interrotto il
suo "attimo
contemplativo", domandandosi perchè mai, tra tutte le
ragazze esistenti
sulla terra, Scorpius Malfoy avesse sorpreso proprio lei a ingozzarsi
di
cioccolata sul pavimento del dormitorio.
<< Non... non preoccuparti! >>
Balbettò, balzando in piedi e
spargendo confezioni di Cioccorane ovunque. << A-Al
è... andato via poco
fa, lo trovi in Biblioteca! >> Esclamò,
desiderando profondamente di
possedere una vanga per potersi sotterrare.
<< Grazie mille, credo che andrò a cercarlo
allora. >> Fece
Scorpius, incontrando per la prima volta, da che era entrato nella
stanza, gli occhi
chiari di lei.
Rose distolse lo sguardo, gettando un'occhiata allo specchio e
constatando di
trovarsi in condizioni decisamente pietose, non si sarebbe stupita se
Scorpius
fosse scappato via urlando.
<< Vuoi una Cioccorana? >>
Domandò stupidamente, visto che il
ragazzo non sembrava intenzionato ad andarsene.
Forse è convinto di trovarsi in compagnia di uno
zombie...
<< Oh, sarebbe fantastico, grazie! >> Rose
lo osservò stranita, pur
sapendo di non essere nelle condizioni di giudicare proprio nessuno.
Fantastico? Una Cioccorana? Certo che per essere strambo
è strambo!
Non potè fare a meno di stupirsi,
poichè da uno come Scorpius Malfoy ci
si poteva aspettare di tutto tranne che fosse un "tipo strano". Rose
non aveva mai avuto la fortuna di parlargli, nonostante fosse il
migliore amico
di suo cugino e appartenesse alla sua stessa Casa, ma da ciò
che aveva potuto
capire di lui aveva sempre pensato che fosse uno di quei ragazzi sicuri
di sè e
un po' arroganti, convinti di avere tutto il mondo ai propri piedi:
eppure
Scorpius non l'aveva derisa per le condizioni in cui l'aveva scovata,
come
avrebbe fatto qualunque altro al suo posto, anzi sembrava imbarazzato
quasi
quanto lei.
C'era anche da dire che, nonostante non avessero mai avuto alcun tipo
di
contatto, entrambi erano perfettamente a conoscenza dell'esistenza
dell'altro,
e non solo a causa dell'amico che avevano in comune.
Sia lui che lei avevano il massimo dei voti in tutte le materie.
Sia lui che lei non amavano che la gente conoscesse il loro cognome.
Sia lui che lei ritenevano che l'altro fosse irrimediabilmente
interessante.
Nè lui nè lei lo avrebbero mai ammesso.
E fu così che in un tiepido pomeriggio di aprile Scorpius
Malfoy si meravigliò
del brivido che gli corse lungo la schiena quando le sue dita
sfiorarono quelle
piccole e fragili della mano delicata che gli porgeva una Cioccorana.
La
Cioccorana più buona che avesse mai gustato.
*Felicità: in maiuscolo poichè
si intende la personificazione della
felicità.
Summer night
<<
Ora tocca a Rosie! >>
Oh,
no.
Rose
Weasley non era decisamente il tipo di ragazza che, durante
un’afosa serata
estiva, avrebbe proposto con entusiasmo di giocare a “Obbligo
o Verità”, come
Dominique aveva fatto poco prima.
Il
problema fondamentale era che, quando
sua cugina faceva determinate proposte, non c’era via di
scampo.
Una volta Fred si era rifiutato di partecipare al “Torneo di
Quidditch in
Weasley” che Dominique si era messa in testa di organizzare:
all’epoca il
cugino aveva solamente nove anni, e come molti bambini della sua
età si
trascinava sempre dietro una copertina di colore azzurro. Copertina che
venne
irrimediabilmente ridotta in brandelli.
Da
quel giorno, era stato chiaro a tutti che se Dominique Weasley voleva
qualcosa,
l’avrebbe ottenuta.
Ragion
per cui, in quel momento, Rose si trovava seduta a gambe incrociate sul
pavimento della vecchia stanza di sua zia Ginny, -
sperando che
quest’ultimo la inghiottisse - , circondata dai suoi
innumerevoli cugini.
<<
Ok, Rosie. Obbligo o verità? >>
Un’altra cosa chiara a tutti era che per
Dominique esisteva solo la verità. Se qualcuno avesse osato
preferire
l’obbligo… beh, diciamo solo che sarebbe finito
dritto al San Mungo per
avvelenamento.
Quindi,
arrendendosi al suo destino, Rose alzò lo sguardo dal libro
che teneva in
grembo e, con lo stesso entusiasmo di un condannato a morte,
proclamò: <<
verità.>>
<<
Oh, che bello! Scelgono tutti la verità! >>
Esclamò Lily, saltellando sul
posto.
<<
Chissà perché… >>
Sibilò suo fratello Albus.
<<
Taci, Albus. Ora, cosa potremmo chiedere a Rosie? >>
Dominique si voltò
verso gli altri, che si riunirono attorno a lei e iniziarono a
sussurrare
concitati.
Che
sciocchezza…
Rose
lanciò loro uno sguardo intenerito: voleva molto
bene alla sua famiglia e, per quanto potesse odiare quello stupido
gioco,
condividerlo con loro rendeva il tutto molto divertente. Nonostante
fingesse di
essere completamente assorta nella lettura del suo libro non si era
lasciata
affatto sfuggire il racconto di Dominique sulla sua storia con un tizio
alquanto losco dell'ultimo anno che Lily l'aveva obbligata a
raccontare. In
fondo a Rose non importava nulla dei pettegolezzi, nulla.
Passarono
cinque minuti e i suoi cugini se ne stavano ancora lì,
riuniti, a confabulare
su quale fosse la stupidaggine migliore da chiederle. In quanto a
quest’ultima, aveva ripreso a leggere il suo libro,
estremamente infastidita
dai mormorii che provenivano dalla fugace riunione organizzativa
convocata da
Dominique.
<<
Il consiglio ha concluso di accettare la proposta avanzata da Lily
Potter. Lily,
a te l’onore.>> Proferì la cugina
con solennità, mentre la più piccola di
casa Potter alzava le braccia in alto in segno di vittoria e si
preparava a
porre la fatidica domanda.
<<
Ebbene, qual è stata la peggiore figura che tu abbia mai
fatto? >>
Concluse, alzandosi in piedi e squadrando Rose con aria inquisitoria.
Le guance
rosee di lei si infiammarono e le venne spontaneo seppellire
ulteriormente il
viso tra le pagine del libro a cui si stava dedicando.
Non
poteva rivelare ai suoi cugini quell’episodio,
e non era nemmeno in
grado di inventarsi qualcos’altro: non era una brava
bugiarda, finiva sempre
per farsi scoprire e raccontare tutta la verità, persino con
dovizia di
particolari. E Dominique, questo, lo sapeva benissimo.
<<
Allora, Rose? >> Il suo sguardo si era assottigliato,
aveva capito che la
cugina nascondeva qualcosa, e non aveva intenzione di lasciar correre.
Sapeva essere estremamente coercitiva quando voleva. Una volta aveva
obbligato un suo ex-ragazzo, - particolarmente insensibile, per
carità! -, a dichiararle amore eterno davanti all'intera
Sala Comune di Corvonero. Inutile dire che il tizio in questione fu
oggetto di scherno per il resto dell'anno scolastico.
<<
E dai, lasciala stare! >> Borbottò Hugo,
ottenendo man forte da Albus,
che afferrò la cugina per un braccio e la costrinse a
tornare seduta; ma lei
non era intenzionata ad arrendersi, infatti continuò a
lanciare occhiate
sospettose in direzione di Rose, tentando di ribellarsi dalla stretta
del
cugino.
<<
Lasciami andare, Albus! Lasciami andare, immediatamente!
>> Ma prima che
il ragazzo potesse dire o fare qualunque cosa, la sua amorevole parente
gli
aveva già conficcato i denti nel braccio, facendolo urlare
di dolore.
<<
Dom, ma sei impazzita? >> Esclamarono
all’unisono Fred e Roxanne, mentre
un ormai adulto e “responsabile” James si rotolava
sul pavimento in preda alle
risate.
E
fu l’inferno.
In
conclusione, tutti si dimenticarono di Rose, che nel frattempo se ne
era
rimasta seduta nella stessa esatta posizione di prima a osservare, con
cipiglio
scettico, i suoi cugini azzuffarsi: Lily tirava i capelli di Albus,
tentando di
aiutare Dominique nella sua lotta furiosa, Fred e Roxanne cercavano di
separarli, James lanciava schiantesimi a caso, cercando di creare
ancora più
scompiglio, Hugo aiutava Albus, imitando Lily, e Molly e Lucy
guardavano la
scena disgustate, minacciando di andare a chiamare i genitori.
<<
BASTA! >> Tutti si immobilizzarono, voltandosi stupiti
verso la
proprietaria della voce. Rose Weasley si era alzata in piedi, il fiato
corto,
le braccia sui fianchi e il vecchio libro abbandonato per terra; il suo
piede
destro picchiettava sul pavimento, mentre con sguardo severo scrutava i
suoi
cugini, uno a uno.
<<
Dominique, molla Albus, Hugo lascia Dominique, Lily smettila di tirare
i
capelli a tuo fratello e voi tutti, per una buona volta…
TACETE! >>
Ordinò, con un tono che non ammetteva repliche e
un’espressione terribilmente
simile a quella di sua madre. Con un colpo di bacchetta, quella di
James finì
nelle sue mani e il cugino le rivolse uno sguardo offeso.
<<
Sei maggiorenne da un giorno e tre ore, Rosie. Non esagerare!
>> Finse di
rimproverarla lui, in una perfetta imitazione di Hermione Granger in
Weasley.
<< Silencio! >>
Il ciarlare di James si arrestò di colpo, mentre il resto
della famiglia si
ricomponeva, senza stupirsi più di tanto di ciò
che stava accadendo.
Ordinaria
amministrazione familiare.
James
Sirius Potter, tuttavia, non era abituato a restare zitto per
più di cinque
secondi e ben presto iniziò a reclamare la propria
bacchetta, che Rose stava
facendo penzolare fuori dalla finestra. In pochi erano a conoscenza
della sua vena sadica, ma i suoi cugini sapevano perfettamente che, se
fatta arrabbiare, Rose Weasley poteva diventare molto cattiva.
Albus sosteneva da sempre che la sua timidezza non fosse altro che una
maschera e che, un giorno o l'altro, li avrebbe massacrati tutti. Nel
sonno. In risposta a ciò, Rose l'aveva schiantato.
<<
Prometti che d’ora in poi userai le corde vocali solo per
fare discorsi che
abbiano un senso compiuto e tutti i verbi al posto giusto?
>> Il cugino
si portò una mano sul petto, annuendo solennemente.
<<
Bene. >> Proferì Rose, provvedendo a
restituirgli voce e bacchetta. Sapeva essere anche magnanima,
ovviamente.
<<
Grazie, mia regina! >>
<<
James… cosa ho detto? >>
<<
Che posso fare solo discorsi di senso compiuto…
>>
<<
Appunto. E' impossibile, dunque taci. >>
Nel
frattempo Dominique e Albus si erano riappacificati, scambiandosi
figurine
delle Cioccorane, e il resto dei cugini aveva iniziato una partita a
Sparaschiocco, che, come sempre, vinse Roxanne.
<<
Ehi, Rose! Guarda, ho trovato zio Ron! >>
Esclamò Albus, sventolandole
una figurina sotto il naso. Rose la afferrò, lanciandole uno
sguardo distratto
e sorprendendo quella buffa imitazione di Ron Weasley a grattarsi il
naso.
Sorrise ad Al e se la infilò in tasca, quella di suo padre
era giusto la
figurina che le mancava per finire la collezione.
Rose adorava Ron,
era stato lui che le aveva insegnato a volare e che le aveva comprato
la sua prima
scopa; ricordava ancora quella volta in cui l’uomo aveva
portato a casa la sua
cagnolina, Penny, con grande disappunto della moglie. Ma lui se ne era
infischiato del parere di Hermione e si era fatto carico di un mese di
musi da
parte della sua dolce consorte solo per fare felice Rose.
Con
un sorriso dolce accarezzò la figurina che teneva in tasca,
sentendosi
sopraffare dalla stanchezza.
<<
Credo che andrò a dormire… Buonanotte!
>> Rose fece per abbandonare la
stanza, quando la voce di sua cugina segnò la sua condanna.
<<
Buonanotte Rosie. Non ti fidi proprio di me, eh? >>
Dominique la
osservava, affranta, o almeno, la guardava con quella che lei
considerava una
buona imitazione di un’espressione affranta, ma che, lo
sapeva benissimo,
avrebbe comunque fatto crollare Rose.
<<
Dom… Io… >> Non poteva reggere lo
sguardo triste della cugina, insomma
lei voleva solamente che fosse sincera con loro, e Rose
l’aveva delusa. Non
potè fare a meno di sentirsi in colpa. Era nella sua natura:
bastava poco
affinchè i sensi di colpa la assalissero, e Dominique sapeva
sfruttare
benissimo questa sua debolezza.
<<
E va bene! >> Cedette infine, tornando a sedersi per
terra e preparandosi
a essere sommersa da una miriade di prese in giro: James non sarebbe
più
riuscito a guardarla in faccia senza scoppiare a ridere!
Era la fine. La sua fine.
<<
Fammi capire bene: Scorpius Malfoy ti ha beccato in uno dei tuoi
“attimi
contemplativi”, circondata da Cioccorane, con il pigiama
della nonna e i
capelli sparati, spaparanzata sul pavimento del dormitorio?
>> In quanto
a delicatezza Dominique non si faceva battere da nessuno…
<<
Non è vero! >> Esclamò James, prima
di scoppiare in una sonora risata,
tenendosi la pancia e senza nemmeno provare a contenersi.
<<
E tu gli hai offerto una Cioccorana? >> Lily la guardava
con gli occhi
sgranati, aveva una cotta per Malfoy sin dal suo primo anno a Hogwarts.
<<
Ma sei seria? Scorpius non mi ha mai detto niente! >>
Albus aveva l’aria
corrucciata e sembrava che gli sfuggisse qualcosa. Che poi,
perché Malfoy
avrebbe dovuto riferirgli di aver beccato sua cugina a ingozzarsi di
dolci?
Beh, forse Al si aspettava che glielo dicesse per prenderla un
po’ in giro.
<<
E quando è successo? >> Domandò
Dominique, che sembrava sperare in una
continuazione, probabilmente dimenticando che quello non era uno dei
suoi
romanzi rosa preferiti.
<<
A maggio. Poi ho fatto in modo di evitarlo, e finora mi è
andata bene. >>
Mormorò Rose con aria afflitta, mentre Roxanne le
accarezzava la schiena,
comprensiva.
<<
Appunto. Finora. >> Bofonchiò Albus,
guardandosi i piedi. Rose spostò la
sua attenzione su di lui, fulminea.
<<
Cosa intendi, Albus Severus? >>
<<
Insomma, Rosie… Scorpius è il mio migliore amico,
lo sai no? Cioè, avresti
anche dovuto immaginarlo che… che…
>> Balbettò, mentre la cugina gli si
avvicinava minacciosa.
<<
Che? >> Sibilò, guardandolo dritto negli occhi.
<<
Che io lo avrei invitato al mio compleanno, la settimana prossima.
>>
Non poteva essere vero... semplicemente, non poteva! Quello che i suoi
cugini non sapevano era che quello da lei narrato non era stato
effettivamente l'ultimo
incontro tra lei e Scorpius Malfoy.
Era un caldo pomeriggio di fine
maggio e l'estate sembrava essere già nell'aria.
Rose Weasley, decisa a non perdersi nemmeno uno di quei meravigliosi
raggi di sole, se ne stava seduta con la schiena appoggiata ad una
vecchia quercia e l'enorme libro di Trasfigurazione sulle ginocchia.
Gli esami si avvicinavano e lei non voleva rischiare di rimanere
indietro con il ripasso. Infatti, contrariamente a quanto si potesse
pensare, pur se molto brava a scuola, Rose non era esattamente
un tipo "organizzato". Più di una volta, si era ritrovata a
ripassare disperatamente insieme ai suoi cugini a pochi giorni dagli
esami, sperando che il tempo bastasse. La sua mente brillante
però era spesso riuscita a colmare i buchi lasciati da una
preparazione non ottimale.
<< Rose? >>
Merda.
Ultimamente Rose Weasley aveva dedicato ogni briciola di energia nello
svolgimento di un compito, un obiettivo di primaria importanza: evitare
Scorpius Malfoy. E ora, il ragazzo in questione, se ne stava
lì, a fissarla. Ah, e presumibilmente era anche il
proprietario della voce che l'aveva disturbata poco prima.
Ottimo, davvero ottimo.
<< Ehm, ciao. >> Fu tutto ciò
che la sua mente geniale riuscì ad elaborare in quel
momento, mentre immagini del loro precedente, imbarazzante, incontro le
scorrevano davanti agli occhi.
<< Mi chiedevo se... sai, non sono bravo in
Trasfigurazione e... insomma, potresti aiutarmi con tutta la questione
della Trasfigurazione umana? >> Sembrava davvero
imbarazzato per uno che aveva solo bisogno di un paio di ripetizioni.
<< Oh, certo. Nessun problema! >>
Acconsentì Rose, rivolgendogli un sorriso timido.
Così Scorpius si sedette accanto a lei sul manto erboso e la
ragazza si stupì di quanto il suo corpo fosse estremamente
consapevole della sua presenza, ad appena pochi centimetri da lei.
<< Okay. Direi che potremmo iniziare dalla teoria:
cercherò di facilitartela un po' rispetto al libro. In
effetti, non è molto chiaro. >>
Esordì poi Rose in tono determinato: si trovava nel suo
elemento e l'imbarazzo fu presto dimenticato. Si lanciò in
una lunga e meticolosa spiegazione, in cui si impegnò ad
essere più chiara possibile, quando ad un certo punto
Scorpius, con espressione smarrita, la interruppe.
<< Non credo di aver capito l'ultimo concetto: il
movimento del polso va eseguito subito prima di pronunciare la formula
o immediatamente dopo? >>
<< Oh... ehm... credo di essermi persa. Controllo.
>> Rossa in viso, Rose si chinò sullo spesso
volume, alla ricerca della pagina incriminata. Che incapace! Aveva
già dimenticato una cosa così fondamentale e lui
aveva pure chiesto il suo aiuto. Si era trovato proprio un'ottima
insegnante, non c'era che dire.
<< Ecco qui, allora... >> Iniziò
freneticamente a snocciolare un'altra serie di precise informazioni, ma
Scorpius non la seguiva più, perchè, si rese
improvvisamente conto Rose, aveva allungato una mano e stava
giocherellando con una delle sue ciocche rosso fiamma.
Una qualsiasi altra ragazza gli avrebbe sorriso, o comunque lo avrebbe
incoraggiato a continuare quel piccolo flirt. Ma non Rose. Tutto
ciò che seppe fare fu alzarsi di botto e andarsene,
abbandonando addirittura il suo adorato libro sull'erba.
Non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardare in faccia
Scorpius Malfoy. Mai più.
Aireen's
corner
Salve
meravigliosi! Ebbene sì, "Cioccorane" è tornata
in una nuova e straordinaria versione che, finalmente, verrà
portata a termine! Dopo aver tentato di ricominciare da dove avevo
lasciato, ho capito che non potevo sperare di riprendere la storia in
quel modo: dovevo rielaborarla e, sì, anche cambiarla,
ritoccando un pochettino persino i personaggi, per adattarli al meglio
le mie esigenze. Spero dunque di essere in grado di regalarvi una
storia scritta un pochino meglio e anche un tantinello più
matura.
Vi supplico, se avete letto questo primo capitolo e vi è
piaciuto, di lasciarmi una piccola, minuscola recensione. Leggere i
vostri pareri mi incoraggia sempre molto.
Baci e alla prossima ^^.
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Capitolo 2 *** It's party time! ***
Dedica: vorrei dedicare questo capitolo
alle sette meravigliose persone che hanno aggiunto questa storia tra le
seguite.
Questo capitolo
è per voi: cupcake88, Miry_99, Potterina1993, quiquoqua1234,
Undefined, _Gardis_ (che addirittura seguiva la "Cioccorane" delle
origini!), I_Will_Be. Spero che mi diate un'opinione su questo capitolo
e continuiate a seguire la storia!
Un sentito grazie anche alle quattro persone che hanno recensito, tra
cui non ho ancora citato Micky96 e LeCriticone, spero di risentirvi!
Recensite, poichè non
vi è modo migliore per incoraggiare un autore!
It's
party time!
<< Non
vorrai
restartene chiusa qui tutto il giorno! >> Dominque le
lanciò
un’occhiata scettica e colma di disapprovazione, mentre con
un movimento aggraziato si sedeva ai piedi di
un vecchio letto, una volta appartenuto a qualcuno dei suoi tanti zii,
dove
un’irrequieta Rose Weasley tentava di elaborare una strategia
che le
permettesse di fuggire all’estero e di rimanerci,
possibilmente, per i due o
tre anni successivi.
<<
Al ci
rimarrebbe malissimo se non venissi, e tutti capirebbero che nascondi
qualcosa.
>> Rose cercava di ignorare le parole della cugina: non
era intenzionata
a cedere e a mettersi in ridicolo. Inoltre le
motivazioni di Dominique non erano per nulla convincenti. Avrebbe
semplicemente finto di essere malata e nessuno avrebbe potuto in alcun
modo pensar male di lei. E poi chi mai si sarebbe accorto della sua
assenza?
Insomma, lei
non era di
certo popolare come Lily, bella come
Dominique, divertente come
Roxanne, o impeccabile come
Molly e Lucy. Era capace solo di fare figuracce…
perché di situazioni
come quella ce n’erano
state parecchie!
Rose
correva a perdifiato per uno dei tanti lunghi corridoi di Hogwarts.
“Bagno,
bagno, ho bisogno di un bagno!” Pensava, disperata, mentre
l’ennesimo conato di
vomito le saliva alla gola: possibile che in una scuola dotata di ben
centoquarantadue scalinate non si riuscisse a trovare una dannatissima
toilette?
Finalmente,
innumerevoli imprecazioni dopo, la porta che Rose stava così
ardentemente
cercando le comparve dinnanzi: la ragazza arrancò fino alla
maniglia e si
precipitò all’interno del bagno, entrò
nel primo cubicolo disponibile e, come
si usa dire tra i Babbani, vomitò l’anima.
Qualche
attimo dopo una
Rose particolarmente provata si rialzò in piedi,
accingendosi a raggiungere il lavandino più vicino, quando
una voce maschile le fece
desiderare di morire lì, in quel momento.
<<
Ehm… Non so se te ne sei accorta, ma questo è il
bagno dei ragazzi. >>
<<
Puckie? Puckie, dove sei? Torna qui! >> Rose Weasley si
aggirava per
l’immenso Parco di Hogwarts, affollato di studenti: la divisa
tutta
stropicciata e sporca di terra e i capelli rossi più crespi
che mai.
Il
motivo di tutta quell’agitazione era l’inaspettata
fuga del suo gatto, nero,
Puckie (guai a chiunque avesse osato asserire che i gatti neri
portavano
sfortuna).
Dopo
aver perlustrato in lungo e in largo il Parco, avvistò tra
la folla una
familiare coda nera che si aggirava tra le caviglie di alcune ragazze.
<<
Puckie! >> Esclamò sollevata spiccando una
corsa, desiderosa di
raggiungerlo al più presto. Purtroppo, giunta a poca
distanza da dove il suo
gatto si stava facendo coccolare da alcune ragazzine ridanciane, mise
un piede
in fallo e cadde. Cadde, finendo con la faccia dritta in una pozza di
fango.
Davanti a tutta la scuola.
<<
Immagina
Scorpius, poi! Lui capirà sicuramente che stai cercando di
evitarlo. >>
Dominique non aveva smesso un attimo di bombardare la cugina con una
serie di ragioni volte a convincerla a scendere di sotto e a
partecipare alla festa.
<<
Dom,
sinceramente, è già una fortuna che Scorpius
Malfoy e la maggior parte delle
persone lì sotto sappiano che esisto, non credo si
accorgeranno della mia
assenza.
Inoltre, Al non è più un bambino e non penso che
cadrà in depressione solo
perché la più sfigata delle sue cugine ha deciso
di restarsene in camera a
leggere, invece di scendere a predisporre la sua definitiva morte
sociale.
>> Replicò Rose, affondando ancor di
più la testa nel cuscino e
stringendo spasmodicamente a sé un libro
dall’aria molto pesante.
Almeno,
restandosene lì,
avrebbe potuto godersi un po’ di solitudine: decisamente rara
da ottenere se
trascorrevi le tue vacanze estive alla Tana e tua nonna scambiava la
sindrome
pre-mestruale per anoressia, impegnandosi allora ad entrare in camera
tua a
tutte le ore del giorno e della notte con l’unico obiettivo
di farti
assomigliare a una balena una volta finita l’estate.
<<
E va bene! Ma
non venirmi a cercare quando vorrai una mano per truccarti o vestirti,
oggi è
la tua ultima occasione. >>
<<
Dom, quando mai
ti ho chiesto una mano per truccarmi? O vestirmi? >> Rose
la squadrò,
perplessa. Non era di certo una modaiola, ma almeno la
capacità di abbinare un paio di jeans e una t-shirt - per
fortuna - non le mancava.
<<
Mai. Ma verrà
il giorno… >> Proferì la cugina,
sibillina, chiudendosi la porta alle
spalle con un sospiro melodrammatico.
<<
Finalmente!
>> Mormorò Rose, tirando fuori diverse
confezioni di Cioccorane da sotto
il cuscino: se Dominique le avesse viste, probabilmente gliele avebbe
buttate
giù dalla finestra.
Ultimamente aveva la fissa del “mangiare sano” e
seguiva
sempre nonna Molly quando andava a fare la spesa, consigliandola su
quali prodotti
fosse bene acquistare e quali no. Rose aveva visto sua nonna
gettare
di nascosto nella spazzatura la farina integrale che la nipote
l’aveva
obbligata a comprare.
Aprendo il
suo adorato
libro la ragazza addentò la prima Cioccorana della giornata,
avvertendo
subito quella piacevole sensazione di calore e allegria che la
cioccolata le
donava ad ogni morso: come facevano le sue cugine, tutte
così deplorevolmente
ossessionate dalle calorie, a fare a meno di quel piccolo vizio? Cosa
c’era di
più utile e dolce della cioccolata?
A questo
proposito, Rose
aveva creato una lista intitolata “La cioccolata e i suoi
usi”, che aveva poi
fatto recapitare a Dominique e a Lily - anche lei contagiata da una
sorta di follia salutista -, che si erano messe a sbraitare sul fatto
che lei non aveva idea di quanto quella roba nuocesse
alla salute.
Sembrava quasi che avessero paura anche solo di trovarsi nella stessa
stanza di
una tavoletta di cioccolata.
Comunque,
Rose non si
era di certo lasciata scoraggiare dalla reazione ottenuta dalle cugine
e aveva
affisso la tanto temuta lista alla porta della cucina, con enorme gioia
di sua
nonna Molly che aveva iniziato a regalarle cioccolata in continuazione.
<<
Sai, piaceva
tanto anche a tuo zio Fred! >> Aveva singhiozzato, dopo
aver letto “La
cioccolata e i suoi usi”. Rose l’aveva abbracciata,
tentando di rincuorarla,
mentre il suo sguardo vagava per la stanza alla ricerca della familiare
fotografia appesa al di sopra del caminetto: da questa un sorridente
Fred
Weasley ammiccava a chiunque si trovasse nei paraggi.
Persa nelle
sue
elucubrazioni, Rose chiuse di botto il libro che stava leggendo e si
sedette
sul letto a gambe incrociate.
Tutti le dicevano sempre quanto assomigliasse a
suo zio George: la nonna era stata l’unica, da diciassette
anni a quella parte,
a paragonarla al gemello defunto. Caratterialmente, certo,
poiché per quanto
riguardava l’aspetto non c’era molto su cui
discutere… lui e George erano gemelli!
Sua madre le
aveva
spiegato che, in presenza di suo padre, era meglio non trattare
quell’argomento, in quanto Ron era ancora molto sensibile al
riguardo; poi, con
le lacrime agli occhi, aveva abbandonato la stanza senza aggiungere
altro.
Senza rispondere alla sua domanda: io ci assomiglio
un pochino allo zio
Fred? All’epoca Rose aveva appena nove
anni, ma quel giorno e quelle
parole gli erano rimasti marchiati a fuoco nella mente.
Tuttavia,
aveva capito
di assomigliare a quello zio che non aveva mai conosciuto
più di quanto
assomigliasse ai suoi stessi genitori. Spesso, persi nei ricordi, i
nonni le
avevano raccontato una serie di episodi in cui Rose si rispecchiava
perfettamente. Lei, però, non era così divertente
e spontanea, come lo era
Fred.
<<
Oddio, scusa!
Cercavo il bagno! >> Una voce, l’ultima che
avrebbe mai voluto sentire,
la fece sobbalzare, e la Cioccorana che teneva fra le mani cadde
rimbalzando sul
copriletto.
Non era
possibile. Non
era umanamente possibile quello che le stava accadendo.
Scorpius
Malfoy se ne
stava lì, fermo: una mano che teneva aperta la porta e
l’altra alzata in segno
di scusa.
Il cervello
di Rose ci
mise un po’ a registrare la situazione. Per la seconda volta
in meno di tre
mesi, si trovava in una stanza con Scorpius Malfoy, in condizioni
pietose e con
la bocca piena di cioccolata.
Merlino le voleva male, molto male.
<<
Allora, ci sei…
ehm… andato vicino. >> Rose non
trovò niente di meglio da dire, se non
quella cavolata apoplettica che la fece trattenere a stento dal
prendersi a
schiaffi, imprecando contro gli idioti della sua stessa specie.
<<
Io non volevo
di certo dire quello! >> Esclamò lui, quasi
intimorito dalla prospettiva che la ragazza potesse pensare una cosa
del genere.
<<
Lo so.
Scherzavo. >>
<<
Ah.
>>
<<
Già. >>
<<
Bello quel libro.
>>
<<
L’hai letto?
>>
<<
No. >>
<< Ah. >>
<< Già... >>
<< Vuoi una
Cioccorana? >> Né lui né lei fecero
caso al discorso senza senso a cui
avevano dato vita, troppo concentrati sul desiderio condiviso di
attenuare
l’imbarazzo; ma quando Rose pronunciò quelle
parole i loro sguardi non poterono
fare a meno di incontrarsi e le loro labbra di incurvarsi in un sorriso.
<<
Sì
grazie. >> Replicò Scorpius
afferrando una Cioccorana, e
cercando disperatamente di togliersi quel sorriso ebete dalla faccia.
<<
Mi ricorda qualcosa… >> Bofonchiò
poi, facendo arrossire Rose.
<<
Come mai non
sei alla festa? >> Le chiese, guardandola per la prima
volta da quando
era entrato. Rose si mordicchiò il labbro inferiore,
passandosi una mano tra i
capelli in un inutile tentativo di restituire loro una parvenza di
normalità.
<<
Non mi
piacciono le feste. >> In fondo era la verità:
Rose Weasley non era un tipo
da feste e questo non era troppo difficile da indovinare.
Era da un po’ che non prendeva parte a dei
festeggiamenti, poiché aveva sviluppato una sorta di
allergia a questi quando
due anni prima aveva rovesciato tutta la sua Burrobirra sulla camicia
della sua
cotta del momento. Inutile dire, che il ragazzo in questione aveva
preso ad ignorarla ancora più di prima.
<<
Nemmeno a me.
>> Scorpius le sorrise, assumendo una posa più
rilassata e appoggiandosi
alla superficie di legno scuro della porta.
<<
Ma fammi il
favore! >> Esclamò Rose in un impeto di
furore, per poi arrossire come un
pomodoro maturo. Scorpius inarcò un sopracciglio, stupito.
<<
Prego? >>
Rose si fece coraggio e gli lanciò uno sguardo di pura
disapprovazione, sotto
il quale il ragazzo si sentì completamente esposto: quello
sguardo sembrava
perforarlo, era come se quegli occhi fossero in grado di mettere a nudo
tutte
le sue emozioni, le sue paure e i suoi desideri. Sotto quello sguardo
si
sentiva… indifeso.
<<
Beh… - iniziò
lei, assumendo un’espressione compunta e severa –
sei famoso per le feste organizzate in Sala Comune subito dopo le
partite di Quidditch. Inoltre, si mormora che tu abbia scovato il
passaggio segreto per "La testa di Porco" e che da lì tu ti
sia procurato diverse bottiglie di Whisky Incendiario. Sbaglio?
>>
<<
E come fai a
sapere che queste feste le ho organizzate io, se non partecipi mai?
>> Rose
lo guardò corrucciata, domandandosi come facesse a sapere
che lei non era mai
scesa in Sala Comune a fare un po’ di baldoria.
<<
E come fai a
sapere che non partecipo mai? >> Domandò
allora, incrociando le braccia e
attendendo una risposta, sinceramente curiosa.
<<
Se avessi
partecipato me ne sarei senz’altro accorto! >>
Tutta la sicurezza che
Rose aveva tirato fuori fino a quel momento svanì con quelle
parole, e il suo
viso tornò ad arrossarsi.
<<
Scorp?
Dannazione amico, è da più di venti minuti che ti
cerco! >> Esclamò
Albus, raggiungendo l’amico e guardando verso Rose con aria
interrogativa.
<<
Rosie! Dom, mi
ha detto che non stavi bene. Tutto apposto? >> Il giorno
successivo Rose avrebbe spedito un enorme mazzo di fiori a Dominique,
sua eterna salvatrice.
Erano passati ormai
due
giorni dalla festa di Albus e quella mattina tutta la famiglia si
sarebbe recata a
Diagon Alley per acquistare il materiale necessario ad iniziare un
nuovo anno
scolastico ad Hogwarts.
Rose,
intanto,
prospettandosi di passare un’ intera giornata in compagnia
dei suoi numerosi cugini, si chiedeva quando Al si sarebbe deciso a
porle
quella domanda che, lo sapeva, si stava tenendo dentro ormai da un
po’: che
cosa ci faceva lei a mangiare Cioccorane con Scorpius Malfoy, di nuovo?
Ad Albus
l’occasione si
presentò per l’ora di pranzo, quando erano tutti
riuniti intorno ad un lungo
tavolo al Paiolo Magico e Rose gli si sedette accanto, esasperata dai
continui
rimproveri di Dominique, che voleva farle assaggiare a tutti i costi un
po’ del
suo pane integrale.
Dominique aveva la strana e fastidiosa caratteristica di scovare
continuamente nuovi interessi, verso i quali, per un limitato periodo
di tempo, sviluppava una sorta di attaccamento ossessivo.
<<
Ehi Rosie!
>> Fece Albus, picchiettandole su una spalla e
interrompendo il filo dei suoi pensieri.
<<
Al, scusa,
volevi stare vicino a Fred? Non avevo visto che c’eri tu, Dom
mi stava esasperando... >> Borbottò
lei, appoggiandosi contro lo schienale della sedia e sospirando,
stanca. Se
quel posto fosse stato già occupato, le sarebbe toccato
andarsi a sedere vicino
a Roxanne e Lily, che non erano poi tanto meno esasperanti di Dominique.
Rose voleva
bene alle
sue cugine. Le adorava, davvero. Sapeva meglio di chiunque altro,
però, che la cosa migliore era prenderle a piccole dosi:
insomma, amava stare in loro compagnia, fingendo di criticare il loro
continuo spettegolare, ma badando invece a non perdersi una singola
parola, le ragazze Weasley però possedevano anche la non
esattamente strabiliante dote di essere oltremodo assillanti.
Rose ricordava bene quella volta in cui aveva dovuto
evitare la sua intera famiglia per diverse settimane, poichè
Dominique e Lily avevano deciso che il biondo le avrebbe donato
moltissimo e - dopo il suo iniziale rifiuto - si erano decise a
tingerla, con o senza il suo consenso.
<< No,
a dire il
vero, speravo proprio di finire accanto a te. >> Le
rispose Albus,
sorridendole e allungandole una tavoletta del suo cioccolato preferito.
<< E’ per te, l’ho vista e ho pensato
che ti avrebbe fatto piacere!
>>
<<
Grazie Al!
>> Rose gli lasciò un bacio sulla guancia e
ripose il cioccolato nella
borsa nuova di zecca che zia Fleur le aveva regalato per il compleanno.
<<
Ora, volevo
parlarti di Scorpius… >> Borbottò
lui, abbassando la voce per non farsi
sentire dal resto dei cugini. L'argomento sembrava imbarazzarlo,
così Rose avvicinò la sedia a quella di Albus,
guardandosi attorno circospetta: se qualcuna delle sue cugine fosse
venuta a
conoscenza di ciò che era accaduto due giorni prima,
l’avrebbe rapita per
sottoporla ad un terzo grado, poco ma sicuro.
<<
Okay, cosa volevi
dirmi? Guarda che ci siamo incontrati per caso. Lui cercava il bagno.
>>
Puntualizzò subito Rose, decisa ad impedire ad Albus di
pensare che il suo amico le
piacesse o una qualche cavolata del genere.
Il cugino le
rivolse
un’occhiata incuriosita, e Rose abbassò lo sguardo
sul piatto vuoto, sentendosi
arrossire: Albus Severus Potter la capiva meglio di chiunque altro.
<< Lo so, me lo ha
raccontato. Ascolta, io credo che tu piaccia a Scorpius…
>> Iniziò lui,
ma Rose lo interruppe immediatamente: temeva che il cugino avrebbe
tratto una
conclusione di quel genere, assurda inoltre. Lei, con i suoi capelli
rossi e
crespi e il fisico minuto e tutt’altro che prosperoso, non
attirava molti
sguardi, figurarsi quello di Malfoy!
<<
Non dire
stupidaggini! >> Esclamò stizzita, decisa a
porre fine a quella
discussione così inutile.
<<
Okay Rose, non
dirò stupidaggini. Facciamo un ipotesi, va bene?
>> Lei annuì,
arrendendosi ad ascoltare ciò che Albus aveva da dirle.
<<
Ipotizziamo che
tu piaccia a Scorpius. Non interrompermi! Allora, tu gli piaci e lui ti
piace e
decidete di mettervi insieme… beh, in quel caso dovresti
fare molta attenzione.
Anzi, sarebbe meglio che tu rifuggissi proprio una situazione simile:
Scorpius è una delle persone migliori che esistano, ma ha un
problema, un
grosso
problema. >> Asserì Albus, mentre Rose gli
lanciava un’occhiata
scettica.
<<
Mi prendi in
giro? >> Gli domandò.
<<
No. Stai
attenta, Rosie… è tutto quello che ti chiedo.
>>
Aireen's corner
Questo è
stato uno dei capitoli che ha richiesto una minore rielaborazione,
è rimasto pressochè identico all'originale, a
parte qualche piccola modifica.
Spero sia stato di vostro gradimento e che ognuno di voi mi onori di un
vostro parere, che io ritengo importantissimo :)
Alla prossima!
|
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Capitolo 3 *** Dear Hogwarts ***
Vi pregherei di darmi un
vostro parere, mi aiuterebbe molto e mi darebbe un grande
incoraggiamento.
Un abbraccio!
Dear Hogwarts
Il
resto dell’estate trascorse tra partite di Quidditch e pasti
deliziosi:
l’ultima sera Molly Weasley diede il meglio di sé,
imbandendo un vero e proprio
banchetto che nulla aveva da invidiare a quelli che le cucine di
Hogwarts
preparavano per gli studenti.
Per
quanto Rose non vedesse l’ora di tornare a Hogwarts dovette
ammettere che
lasciare la Tana, quell’anno, non fu affatto facile.
Le sue estati non erano
mai noiose, anche se i suoi cugini sapevano essere pesanti, con
loro non si correva mai il rischio di annoiarsi, e in quei tre mesi il
divertimento non le era mancato di certo!
Quando
la mattina del primo settembre nonna Molly li obbligò ad
alzarsi all’alba per
sistemare le ultime cose, senza correre il rischio di perdere il treno,
fu con
riluttanza che Rose sigillò definitivamente il suo baule e
scese le scale,
dirigendosi in cucina.
La
sua ultima estate si era conclusa, non poteva ignorare quel dato di
fatto.
L’anno successivo avrebbe iniziato il tirocinio come
Guaritrice e avrebbe avuto
ben poco tempo da dedicare a banchetti e Tornei di Quidditch in Weasley.
Fino
a quel momento, Rose aveva sempre cercato di ignorare il nodo che le si
formava
alla bocca dello stomaco ogni volta in cui i suoi pensieri volgevano
sull’argomento “Hogwarts”; quello sarebbe
stato l’anno degli addii: l’addio
alla sua adolescenza, l’addio alla spensieratezza,
l’addio alle estati
all’insegna del riposo.
Come
accettare la fine di un’era? Rose proprio non ci riusciva.
<<
Rosie, il tuo baule dov’è? I tuoi genitori sono
arrivati, tesoro, e tuo padre
vuole caricare la macchina. >> Nonna Weasley fece la sua
comparsa,
concitata dai preparativi per l’imminente partenza dei nipoti.
<<
E’ in camera mia e di Dominique… dove sono mamma e
papà? >> Le rispose
lei, gettando un’occhiata veloce alla cucina, che appariva
deserta.
<<
Ancora di sopra? Oh, cara, ti aspettano in salotto; sarà
meglio che tu chieda a
tuo padre di andare a prendere il baule.
>> Borbottò Molly,
mentre con un colpo di bacchetta allontanava una grossa scatola di
biscotti al
cioccolato dalle mani avide di Fred.
<<
Freddie, smettila di mangiare! Non vorrai passare il viaggio a
vomitare, vero?
>> Lo rimproverò, mentre il nipote si
trascinava furtivo in cucina alla
ricerca di qualcos’altro da mettere sotto i denti.
Rose
si incamminò verso il salotto, infilandosi in tasca una
Cioccorana posata su un
tavolino lì vicino.
<<
Tesoro! >> Sua madre la abbracciò, raggiante,
non appena varcò la soglia
della stanza, immediatamente imitata dal marito. Rose
ricambiò i loro abbracci,
sinceramente felice di rivederli, e mollò un piccolo
schiaffo sulla guancia di
Hugo che fingeva di asciugarsi gli occhi, commosso.
<<
Papà, il baule è ancora su, mi accompagni a
prenderlo? >> Ron annuì, e
lasciando un bacio tra i capelli della figlia si diresse con lei al
piano
superiore, nella stanza che era appartenuta a sua sorella Ginny.
<<
Allora, Rosie? Entusiasta, per il nuovo anno? >> Suo
padre le sorrise,
puntando la bacchetta contro il baule, che si sollevò senza
difficoltà da terra
e li seguì fuori dalla stanza. << Ok, tesoro.
Vienimi davanti e fammi da
guida, non voglio correre il rischio di investire qualcuno…
che non sia tuo zio
George, è chiaro! >> Aggiunse, mentre Rose si
posizionava davanti a lui.
<<
Il nuovo e ultimo
anno, vorrai dire papà! Ah, mi dispiace dirti che zio George
ci raggiungerà in stazione, quindi dovrai pazientare un
altro po’ per ucciderlo.
>> Rispose lei con ironia.
<<
E Fred e Roxanne? Li portiamo noi? >>
<<
No, li accompagnano i nonni. >> Rose fece segno a Ron di
fermarsi, poiché
Dominique stava salendo le scale a passo di marcia, inferocita.
<<
Io… Tu… Faremo i conti! >>
Farfugliò per poi superarli, dirigendosi al
piano superiore.
<<
Hai litigato con Dom, Rosie? >> Domandò Ron,
sconcertato. Rose scrollò le
spalle, non aveva idea di cosa avesse la cugina: conoscendola poteva
aver
scoperto che shampoo avesse usato il giorno prima ed essersi arrabbiata
perché
non gliene aveva prestato nemmeno un po’. La mente di
Dominique non era delle
più sane tra quelle presenti in quella casa bizzarra, il che
era tutto dire.
<<
Assolutamente no. >> Replicò allora,
riprendendo la sua marcia, immediatamente
seguita dall’enorme baule.
<<
Ce l’avete fatta, finalmente! >> Hermione li
attendeva ai piedi delle
scale, con le mani sui fianchi e l’aria spazientita. Rose
sospirò, ben sapendo quali sarebbero state le conseguenze di
quella pungente affermazione.
<<
Hermione, tesoro,
perché non l’hai accompagnata tu Rosie a prendere
il baule?
>>
<<
Lo sai che mi fa male il braccio destro, Ronald! E comunque, se
l’avessi
portato giù io quel baule, saremmo già in viaggio
da dieci minuti. >>
<<
Mi ritieni un incapace? >>
<<
Non ho mai detto questo! >>
<<
Sì, invece. >>
<<
No. >>
<<
Sì >>
<<
No! >>
Quell’assurdo
battibecco proseguì fino al momento di caricare i bauli in
macchina, quando
Hermione colpì accidentalmente il
marito in testa con uno di
essi, costringendolo così a star zitto e a farsi curare il
grosso taglio che si
era procurato sulla fronte.
Cinque
minuti dopo, avevano finalmente raggiunto l’autostrada,
seguiti da Arthur e Molly
Weasley, che accompagnavano Fred e Roxanne, e dal resto della famiglia.
Una
volta che tutto l’esteso parentado di Rose ebbe raggiunto la
stazione e
attraversato la barriera che separava i binari nove e dieci, fu il
momento dei
saluti, forse il più difficile: tutti volevano salutare
tutti e di solito si
finiva per essere stritolati più di una volta da una serie
di braccia a caso,
di cui non si conosceva neanche il proprietario.
Rose
riuscì a districarsi da tutti quegli abbracci e a
raggiungere i suoi genitori,
che avevano ripreso a battibeccare furiosamente.
<<
Mamma, papà, allora io vado… >>
Tentò debolmente di richiamare la loro
attenzione; i due si voltarono nella sua direzione e, cercando di
ricomporsi,
le sorrisero e la strinsero a sé a turno, augurandole un
buon anno scolastico.
<<
Ricorda la mossa che ti ho insegnato, Rosie! Batterete Serpeverde anche
quest’anno! >> Le urlò suo padre,
mentre lei già si accingeva a
salire sul treno.
E così tra un saluto e qualche lacrima, partirono, per
quello che - Rose ne era certa - sarebbe stato un anno
indimenticabile.
L’Espresso
per Hogwarts era in viaggio ormai da quindici minuti, ma Rose era
ancora alla
ricerca di uno scompartimento libero; dopo qualche altro minuto,
trascorso ad
ispezionare ogni angolo del treno, giunse dinnanzi ad uno
scompartimento
praticamente vuoto, eccetto che per due persone: Albus e Scorpius.
Rose
si ritrasse dalla loro visuale, cercando di ragionare sul da farsi:
entrare e
fare l’ennesima pessima figura, o proseguire nella ricerca,
che già si
preannunciava come un enorme insuccesso?
Ma
la voce concitata di Al interruppe le sue riflessioni.
<<
No, Scorpius, miseriaccia! Rosie, no. Lo sai che è
pericoloso… >>
<<
Credi che potrei mai
farle del male? >>
<<
I… Io, non lo so Scorpius. E’ rischioso, capisci?
Sei sempre stato attento a manternere le distanze...
perché proprio lei? >>
Rose
si sforzò di udire il resto della conversazione che si era
trasformata in un
bisbiglio soffocato, ma fu inutile. Di cosa stavano parlando? E lei
cosa c’entrava?
O forse parlavano di un’altra Rose? No, impossibile: che lei
sapesse Albus non
conosceva nessun’altra Rose.
Cercando
di assumere un’aria tranquilla e per nulla impacciata o
imbarazzata, Rose fece
qualche passo in avanti, fingendo di guardarsi intorno e di aver
individuato
solo in quel momento il cugino e il suo compagno di viaggio.
<<
Ehi, Al! Ciao Scorpius… >> Salutò,
entrando nello scompartimento e
fallendo miseramente nel suo intento di non arrossire.
<<
Oh, ciao Rose! >> Albus le sorrise, ma alla ragazza non
sfuggì lo sguardo
nervoso che il cugino lanciò subito dopo
all’amico. Cosa stavano combinando
quei due? Possibile che stessero veramente parlando
di lei?
Non potè fare a meno di pensare a ciò
che Al le aveva detto al Paiolo
Magico; aveva sempre ritenuto che volesse solo prenderla in giro, ma
dopo
ciò che aveva udito... non ne era più
così sicura.
<<
Posso sedermi qui? Il treno è stracolmo di gente!
>> Asserì Rose, senza
lasciarsi sfuggire nemmeno uno degli sguardi carichi di tensione che si
stavano
scambiando i due.
<<
Certo che puoi sederti qui! >> Replicò
Scorpius, cogliendola di sorpresa.
<<
Grazie. Qualcosa non va? >> Chiese, fingendo di aver
notato solamente in
quel momento le occhiate di sfida che i due si stavano scambiando da
quando si
era seduta.
<<
Oh no, certo che no, Rosie! Va tutto alla perfezione.
>>
Ringhiò Al, senza distogliere lo sguardo da quello
che teoricamente era
il suo migliore amico.
La
tensione era palpabile, e ben presto Rose si nascose dietro uno dei
suoi
pesanti libri, nel tentativo di ignorare la strana situazione che si
era venuta
a creare: non credeva che Albus e Scorpius potessero litigare, li aveva
sempre
visti andare d’accordo.
<<
Che libro stai leggendo, Rose? >> La voce di Scorpius la
costrinse ad
alzare lo sguardo dalle pagine del romanzo e a tornare a respirare
quell’aria
tesa che aleggiava all’interno dello scompartimento.
<<
Jane Eyre… è un libro Babbano. >>
Mormorò lei, mentre le sue guance si
tingevano inevitabilmente di rosso.
<<
Beh, dal titolo sembra interessante! >> Asserì
lui. Albus sbuffò
sonoramente, accennando una risatina sarcastica.
<< Smettila.
>> Sibilò, puntando i suoi occhi verdi,
così simili a quelli del padre,
in quelli grigi di Scorpius.
Era
uno strano spettacolo da vedere, si disse Rose. Una volta, molto tempo
prima,
quelli stessi sguardi si erano scontrati e scambiati odio reciproco in
continuazione, e ora che invece sembravano aver trovato un punto di
incontro,
tornavano a sfidarsi silenziosamente. Dopo ventisei anni.
Dopotutto,
per quanto potessero essere caratterialmente diversi dai loro padri,
fisicamente, Albus e Scorpius erano le loro fotocopie. E in quel
momento,
sembrava proprio di essere tornati indietro nel tempo.
<<
Di fare cosa, precisamente? >> Domandò
ironicamente Scorpius.
<<
Lo sai… >>
<<
Prendete qualcosa dal carrello, cari? >> Una donna
anziana aveva
interrotto quel bizzarro litigio, e ora li osservava sorridente, con un
carrello ricolmo di dolci che sostava accanto alla sua figura esile e
così
familiare agli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
<<
Io prendo quattro Cioccorane e delle Bolle Bollenti, grazie.
Voi… voi non
prendete niente? >> Rose si voltò verso i due
ragazzi, che ora guardavano
in direzioni opposte.
<<
No, grazie. >> Risposero quasi all’unisono,
senza cambiare posizione o
voltare anche solo la testa per guardarla.
Sospirando,
Rose pagò la donna e si rimise seduta, incerta sul da farsi:
probabilmente i
due si stavano trattenendo dal picchiarsi solo grazie alla sua presenza.
<<
Ne volete una? >> Tentò, porgendo loro le
Bolle Bollenti.
<<
Sì, grazie Rose. >> Scorpius
abbandonò il suo posto vicino ad Al e andò a
sedersi accanto a lei, accettando la caramella che la ragazza gli
offriva. Al sembrava
deciso a strozzarlo, lo guardava così male che
Rose fece
fatica a non temere per la vita del ragazzo che le sedeva accanto.
<<
Sai Rose, Dominique ti cercava prima, dovresti andare da lei.
>> Albus
distolse lo sguardo dal suo storico compare per
rivolgersi
alla cugina, sforzandosi di assumere un tono cordiale e pacato:
Rose capì
che più che un invito, quello era un ordine.
<<
Oh, sì allora io… io vado. >>
Borbottò lei, affrettandosi ad abbandonare
lo scompartimento: odiava vedere la gente litigare, ma odiava
ancora di
più non sapere... per
non parlare poi di quanto
detestasse origliare!
In
quella situazione, però, non potè impedire a se
stessa di appostarsi appena
fuori dalla visuale di Scorpius e del cugino, decisa a scoprire cosa
diavolo
stesse succedendo. Perché Al non voleva che lei e il suo
amico parlassero?
Perché le aveva chiesto di stare attenta? Qual era
il problema di
Scorpius?
Insomma,
non potevano di certo biasimarla se adesso se ne stava appostata fuori
dal loro
scompartimento: quella faccenda la riguardava, dopotutto!
<<
Sei un idiota, Scorpius! >> Fu la prima cosa che
udì.
<<
Per Merlino, Albus! E tu saresti il mio migliore amico? Non vuoi
nemmeno che
io ottenga un po’ di felicità?
La mia situazione fa già abbastanza schifo così,
cerca di non renderla ancora più difficile! >>
La
voce di Scorpius era soffocata, sembrava che si stesse trattenendo dal
singhiozzare.
<<
Sai che non è così, Scorpius. >>
<<
E allora com’è? >>
<<
E’ rischioso. Lo è anche per te! >>
Ribadì Albus.
<<
Non sono un mostro,
Al. Sono una persona, come te e come Rose, e…>>
Ma
il resto delle parole di Scorpius furono soffocate dal rumore di una
porta che
sbatteva; Rose non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di
ciò che accadeva
che, in meno di un secondo, si sentì trascinare
all’interno di uno
scompartimento: dove si ritrovò circondata dalle sue cugine,
e fu costretta da
una folle Dominique a sedersi tra Molly e Roxanne.
<<
Ma sei impazzita? >> Urlò, arrendendosi e
lasciandosi cadere sul sedile.
<<
Racconta! >> Ringhiò la cugina in risposta,
minacciosa.
<<
Racconta, cosa? >>
<<
Te e Malfoy. Camera da letto. Festa di Al. >>
Sibilò. Aveva un’aria
decisamente folle, e guardandosi intorno Rose notò
che sembravano
essere tutte nelle stesse esatte condizioni: divorate dalla
curiosità.
<<
Chi te l’ha detto? >> Le chiese Rose, afflitta.
<<
Oh, Al se l’è lasciato sfuggire…
>> Mormorò lei, accarezzando la
bacchetta che le spuntava dalla tasca dei jeans.
<<
Ascoltate, non ho intenzione di raccontarvi proprio un bel niente,
anche perché
non c’è niente da dire. >>
Affermò Rose: non aveva intenzione di
farsi torturare dalle cugine per quello che ne rimaneva del viaggio.
<<
Non ci credo. >> Dominique la squadrava con sospetto.
<<
Nemmeno io. >> La appoggiò Lily.
<<
Inoltre, non vuoi che tutti vengano a sapere di quella cosa,
vero Rosie? >>
Rose
non amava raccontare in giro i fatti propri, ma Dominique Weasley,
anche detta Asso, sapeva benissimo come
giocarsi le proprie carte.
|
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Capitolo 4 *** Truth ***
Avviso: la
pubblicazione dei capitoli verrà rallentata. "Cioccorane"
uscirà con un nuovo capitolo una volta a settimana, di
venerdì! Eh già, iniziano gli esami e io sono nel
panico :( Perciò vi chiedo di augurarmi taaaanta fortuna e
di farmi sapere cosa ne pensate di questa storia ;)
Truth
Il
vociare tutt’altro che sommesso di centinaia di studenti
riempiva la Sala
Grande, ma, seppur fastidioso alle orecchie di un qualsiasi spettatore
esterno,
per coloro che amavano Hogwarts e i suoi strambi abitanti quello di
starsene
lì, riuniti nel chiasso più totale, non sapeva
altro che di ritorno a casa.
Il
soffitto dell’enorme
sala aveva assunto l’aspetto di un cielo stellato,
completamente privo di nubi,
di un blu così intenso da lasciare senza fiato. Sembrava
riflettere e dare
forma alla bellezza di quel gradito ritorno.
Così,
una sorridente Rose
Weasley, contagiata dall’allegria del momento, rideva
sguaiata in compagnia
delle sue curiose cugine che, dopo averla presa in ostaggio e
interrogata, si
erano lasciate andare a battute su ciò che avrebbero fatto loro a
Scorpius Malfoy in una camera da letto. Rose,
inizialmente imbarazzata, non aveva poi potuto fare a meno di stare al
gioco,
una volta che la vista del castello le aveva riempito gli occhi e il
cuore di
una felicità e una serenità così
limpida da renderla quasi ubriaca. E così,
desiderosa di una serata all’insegna della spensieratezza,
aveva lasciato da
parte la ritrosia e i dubbi su quanto aveva udito poche ore prima e si
era
dedicata esclusivamente a se stessa.
Il
banchetto fu, come al
solito, ricco di pietanze di ogni genere e tutto era così
squisito che, persino
Dominique, dimentica della linea, aveva diviso insieme a Lily e Rose
un’enorme
fetta di torta al cioccolato.
<<
Quando credete
che ci sarà la prima uscita ad Hogsmeade? Non dovremo mica
aspettare Halloween,
vero? >> Domandò Dominique, guardando le
cugine con aria contrariata,
quasi fossero state loro a suggerire di ritardare così tanto
la visita al
villaggio.
<<
Come mai tutta
questa urgenza? Abbia visitato Hogsmeade migliaia di
volte! >> Rispose Rose con enfasi, la bocca
ancora impastata di crema al cioccolato.
<<
Non vedo l’ora
di sfruttare il fatto di essere maggiorenne per assaggiare il Whisky
Incendiario di Madama Rosmerta. Arrestami, avanti. >>
Replicò l’altra con
aria saccente, per poi prendere un fazzolettino e sfregare
energicamente la
punta del naso di Rose.
<<
Mangi dal naso?
Come hai fatto a sporcarti anche lì? Imbranata!
>> Concluse con una
linguaccia.
<<
Se io sono
imbranata, tu sei… ecco… qualcosa di molto
brutto! >> Rose non ci sapeva
fare con gli insulti e Lily e Dominique non persero
l’occasione di
ricordarglielo lasciandosi andare ad una sonora risata, che dovettero
zittire
presto, poiché una donna sui cinquant’anni si era
alzata dal centro del tavolo
degli insegnanti, inducendo immediatamente il silenzio tra gli
studenti.
La preside Hollbrook era una donna molto minuta, ma i suoi modi rigidi
e freddi
la facevano apparire – agli occhi degli studenti –
molto più alta di quanto
fosse in realtà.
<<
Buonasera! Mi
auguro che il ritorno, o l’arrivo, ad Hogwarts sia stato dei
più sereni. Ora,
prima che raggiungiate i vostri letti, alcuni brevi annunci:
l’accesso alla
Foresta è severamente proibito a tutti gli studenti, come lo
sono i duelli e
qualsiasi genere di prodotto Weasley. Inoltre, a partire da
quest’anno, siete
pregati di evitare l’ala est del settimo piano.
Il
custode, ovvero il
signor Hopkins, mi chiede di informarvi che qualsiasi studente scovato
a
sporcare deliberatamente aule o corridoi, sarà il diretto
responsabile della
loro pulizia o riparazione. Con ciò vi auguro la buonanotte
e un buon inizio di
anno scolastico. >> Concisa, la donna pose fine al suo
discorso, che ogni
anno sembrava desiderosa di rendere sempre più breve.
<<
Più fredda di
lei lo è solo un ghiacciolo. >>
Osservò Lily, fingendo di rabbrividire,
mentre tutte e tre si aggiungevano alla moltitudine di studenti
ammassati di
fronte all’enorme porta della Sala Grande, in attesa di
uscire e raggiungere i
rispettivi dormitori.
Rose
si guardò intorno,
sollevandosi sulle punte dei piedi, nel disperato tentativo di
ritrovare Albus,
che aveva cenato ad una delle estremità del tavolo di
Corvonero, tutto
imbronciato, e ora sembrava essere stato inghiottito dalla ressa.
Chissà perché
Albus si dava tanta pena per evitare che lei e Scorpius passassero del
tempo
insieme… cos’era che non voleva dirle? Ecco che
una miriade di domande
tornavano ad affollarle la mente, insieme ad un vago senso di
irritazione. La
infastidiva non sapere, e ancor di più le dava sui nervi il
modo di fare del
cugino che pretendeva che lei gli prestasse ascolto senza darle alcuna
spiegazione.
<<
Dove pensi che
si sia cacciato Al? >> Dominique sembrò
leggerle nel pensiero, mentre,
una volta salutata Lily – che si apprestò a
raggiungere la Sala Comune di
Grifondoro – si avviavano a loro volta vero i dormitori.
<<
Non ne ho idea…
credo che lui e Scorpius abbiano litigato, probabilmente non ha molta
voglia di
parlare ed è andato avanti da solo. >> Si
limitò a risponderle Rose.
Avrebbe voluto tanto raccontare alla cugina cosa aveva sentito sul
treno, ma
non le sembrava opportuno parlarne. Aveva la sensazione che, qualunque
cosa
nascondessero Albus e Scorpius, dovesse rimanere privata.
Così le due ragazze
proseguirono la strada in direzione della Sala Comune, percorrendo
corridoi
dalle pareti ricoperte di quadri, i cui abitanti si lamentavano per il
fracasso
prodotto dagli studenti o salutavano le due ragazze con un breve
inchino.
Erano
a casa. Ad
Hogwarts. Ogni cosa era tornata al suo posto e Rose non poteva esserne
più
felice.
<<
Perché credi che
ci vogliano lontani dall’ala est del settimo piano?
>> Dominique ruppe il
silenzio armonioso che si era creato, destando la curiosità
della cugina. E
così, mentre salivano a passo di corsa le scale in marmo,
sperando che non
decidessero di “cambiare” proprio in quel momento,
le due ragazze si
ritrovarono a fare congetture su quale mistero potesse essere nascosto
in
quella zona della scuola, congetture tra le quali si addormentarono
molto più
tardi, in attesa del mattino.
<<
Trasfigurazione
alla prima ora. Non poteva andare peggio di così…
>> Bofonchiò uno stanco
Al, sedendosi accanto a Rose e Dominique durante la colazione.
<<
Ecco che
ricompare. Dove eri finito ieri sera, si può sapere?
>> Se ne uscì
acidamente Rose, lanciandogli uno sguardo torvo.
<<
Sono andato
subito a letto, scusa. >> Anche il tono di Albus non era
dei più
amichevoli, il che non contribuì a migliorare la sua
situazione agli occhi
della cugina, che sembrava sinceramente risentita nei suoi confronti.
Durante
la notte, infatti, Rose si era girata e rigirata tra le coperte sempre
più
infastidita dal comportamento di Albus e dalle sue irragionevoli
pretese. Non
aveva alcuna intenzione di dargliela vinta, a meno che non le venissero
date
delle risposte.
<<
Scusa un corno.
Ti devo parlare! >> Replicò Rose, quasi
digrignando i denti. Dominique le
lanciò un’occhiata stupita: era raro che Rose e
Albus discutessero e non
capiva
cosa avesse dato
origine a tutto quel rancore. Tuttavia capì che era
più saggio restare in
silenzio e finire la colazione, nella speranza che i due risolvessero
la
questione tra loro. Perciò non disse nulla e
soffocò la sua invadente curiosità
– cosa che le costò un’immensa fatica -
quando Rose e Albus, si alzarono
corrucciati e abbandonarono la Sala Grande, probabilmente per poter
litigare in
pace.
Dominique
non aveva tutti
i torti. Infatti, non appena oltrepassata la porta che divideva la Sala
Grande
dall’atrio, Rose si voltò verso il cugino, senza
preoccuparsi di nascondere la
sua rabbia, evidenziata in ogni caso dal rossore delle orecchie.
<<
Mi devi una
spiegazione. >> Sputò quelle parole con un
rancore, dovette ammettere a
se stessa, forse leggermente
esagerato,
ma lei era fatta così: quando una cosa la faceva arrabbiare,
anche se si
trattava di una banalità, perdeva completamente le staffe e
non era più in
grado di pensare con lucidità. In più di una
situazione la rabbia l’aveva
portata a dire cose che non pensava davvero, ferendo chi le stava di
fronte, e
questo era un tratto della sua personalità che avrebbe
cambiato molto
volentieri.
<<
Riguardo cosa?
>> Fece Albus, con un tono di indifferenza tale da far
desiderare a Rose
di tirargli un ceffone in pieno viso.
<<
Prima mi dici
che devo cercare di evitare Scorpius, senza degnarti di darmi almeno
una
motivazione, e poi ti sento mentre con tutta la calma di questo mondo
intimi a
lui di fare lo stesso. Sappi una cosa, Al: non hai il diritto di dire
alle
persone chi devono o non devono frequentare! Ti sembro piena di amici?
Perché
devi impedire a qualcuno di parlarmi? Non sono già
abbastanza sola? >>
Era vero. Rose non aveva molti amici, se non si contavano i suoi
familiari.
Spesso la timidezza le aveva impedito di stringere legami duraturi, se
non con
un paio di persone, e questo la faceva stare male, la faceva sentire
diversa.
Ecco forse da dove veniva tutta quella rabbia nei confronti di Albus:
temeva
che la sua invadenza le impedisse di stringere finalmente una nuova
amicizia.
Non desiderava nulla di più… non si aspettava di piacere a
Scorpius, almeno non in quel senso, ma se c’era
anche solo una minima speranza di essergli simpatica voleva sfruttarla,
per una
volta nella sua vita voleva essere audace.
<<
Rosie… io non
voglio assolutamente che tu sia sola e, in ogni caso, non lo sei!
Credimi, se
ti dico che non posso darti una spiegazione, è una cosa che
va oltre me, va
persino oltre Scorpius! >> Albus la guardò,
sinceramente dispiaciuto.
Aveva abbandonato quell’aria insofferente di poco prima, e lo
stomaco gli
doleva per il senso di colpa: aveva ferito Rose e fatto soffrire il suo
migliore amico, anche se, si ripeteva, era stato fatto tutto in nome di
una
buona causa.
<<
Credo tu abbia
detto abbastanza, Al. >> Disse una voce glaciale alle
spalle dei due
ragazzi. Scorpius Malfoy, teneva le mani nelle tasche dei pantaloni e,
seppur
tentasse di mantenere un’espressione fredda quanto la sua
voce, dai suoi occhi
traspariva tristezza.
A
quel punto Rose,
sentendosi di troppo, si voltò - profondamente imbarazzata
dall'irruzione di Scorpius - e si avviò lungo la scalinata
di marmo. Dopotutto, era chiaro che suo cugino non la voleva
lì, e i due avevano decisamente bisogno di chiarirsi.
Tuttavia, non fece in tempo ad arrivare a metà della
scalinata che qualcuno la fermò, afferrandola per un braccio
e costringendola a
voltarsi. Scorpius la guardava con aria dispiaciuta e Rose
notò, guardando
oltre le sue spalle, che Albus sembrava essere sparito.
<<
Mi dispiace
molto per tutto quello che è successo con Albus, Rose. Non
volevo litigaste a
causa mia. >> La ragazza gli lanciò
un’occhiata di sfuggita, per poi
andare a fissare i propri piedi.
<<
Non è nulla di
irrisolvibile e non è nemmeno colpa tua, anche se mi
piacerebbe sapere che cosa
state tramando. Vi siete cacciati in qualche guaio? Per questo Albus
non vuole
che parliamo? >> Era sinceramente preoccupata, anche
perché non riusciva
a pensare a una qualche altra motivazione che spingesse il cugino a
impedirle
di frequentare qualcuno.
<<
Niente di tutto
ciò. >> Replicò telegrafico
Scorpius, dondolandosi sui talloni. Sembrava
in imbarazzo, ma desideroso di incontrare lo sguardo di Rose. E lo
trovò,
quando lei alzò gli occhi per puntarli nei suoi con aria
decisa, in quel
momento libera da ogni timidezza.
<<
Perché non mi
dici cosa c’è dietro? Sono brava con gli
incantesimi, e anche con le pozioni,
potrei aiutarvi! >> Il ragazzo la guardò
stupito, non si aspettava di
certo di ricevere una tale proposta.
<<
Assolutamente
no. Sai una cosa, Rose? Sono proprio uno stupido. Per quanto sia
brutto, Al ha
ragione: non dovrei essere qui, non dovrei parlarti. >> E
con queste
parole, senza degnarla di un ulteriore sguardo, la superò
per poi sparire in
cima alla grande scalinata. Ma, nella sua uscita di scena, non aveva
potuto
evitare di allungare una mano per andare a sfiorare i capelli di Rose,
una
volta soltanto, una volta che gli sarebbe dovuta bastare per sempre. E
lei non
aveva saputo fare altro che restarsene lì, imbambolata,
senza nemmeno riuscire
bene a capire cosa fosse accaduto, ma ben presto la determinazione di
fece
spazio dentro di lei. Se c’era una cosa a cui Rose Weasley
teneva più di ogni
altra era la verità e,
si poteva star certi, che se questa non fosse venuta a galla da sola,
sarebbe
stata lei stessa a preoccuparsi che lo facesse.
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Capitolo 5 *** Of cold days and weird boys ***
Aireen's corner: ci tengo
a dirvi, prima che iniziate a leggere, quanto io sia soddisfatta di
questo capitolo. Lo ritengo davvero bello, e di solito io non mi
apprezzo mai molto, però qui so di aver fatto bene e,
chiaramente, spero che voi abbiate la stessa sensazione.
Non è stato un capitolo facile, perchè raccontare
di "situazioni dinamiche", in cui i personaggi vanno all'avventura
(anche se questa non lo è propriamente, ne verranno di ben
superiori, ma evitiamo gli spoiler) non è mai semplice.
Inoltre, mi sono impegnata per dare al tutto un po' della giusta
atmosfera "alla Hogwarts", anche se non so quanto questo mi sia
effettivamente riuscito.
Detto questo, vi dò appuntamento a venerdì
prossimo e vi chiedo di recensire ^^.
Recensendo
salvi un autore dalla depressione!
Of cold days and weird boys
Le lezioni erano iniziate e sembrava che queste si fossero
trascinate dietro anche l’inizio dell’autunno.
Gelidi spifferi si infiltravano nelle aule, costringendo gli studenti a
stringersi nei mantelli e quasi ad aver terrore delle lezioni di
Pozioni, che, svolgendosi nei Sotterranei, si tenevano
nell’aula più fredda di tutte.
Quel giovedì mattina anche le armature sembravano
tremare per il gelo e Rose era certa di averne vista una soffiarsi il
“naso”, o, per lo meno, avvicinare un fazzoletto
alla zona in cui questo avrebbe dovuto trovarsi.
Persino Nick-Quasi-Senza-Testa, durante la colazione, aveva
esclamato che quello era senz’altro il giorno più
freddo che si fosse mai visto. E lui era un fantasma.
<< Tu non puoi percepirlo, Nick.
>> Proferì Dominique con aria saccente,
lanciandogli un’occhiata scettica.
<< Non credo che una ragazzina sia la persona
più adatta a dettare le condizioni della mia esistenza!
>> Esclamò indignato il fantasma,
allontanandosi in direzione del tavolo di Grifondoro, dove, una
sfortunata Cassie Chambler, rabbrividì ulteriormente quando
una delle sue mani andò ad oltrepassare per errore il corpo
trasparente di Sir Nicholas.
Infreddoliti e tremanti, gli studenti si diressero verso le
aule e Rose e Dominique, che avrebbero iniziato quella giornata con due
impegnative ore di Trasfigurazione, si guardarono intorno alla ricerca
di Albus. Ricerca che, precedentemente, si era rivelata infruttuosa.
Al non si faceva vedere da diversi giorni e alle lezioni
compariva spesso in ritardo, seguito da Scorpius. Fuori da queste,
tenere traccia degli spostamenti di quei due era impossibile: in Sala
Comune non c’erano mai e Rose, sempre più
sconcertata, non desiderava altro che avere una chiacchierata
chiarificatrice con il cugino. Dopo lo strambo episodio di qualche
giorno prima non era più riuscita a parlare con lui, o con
Scorpius e che Albus volesse evitarla a quel modo le sembrava assurdo e
anche un poco offensivo. Non avevano mai avuto segreti, loro due.
<< Vorrei proprio sapere cosa passa per la
testa ad Albus e al suo amichetto del cuore! >>
Sbottò Dominique, squadrando per un’ultima volta
l’intera Sala Grande che, man mano, andava svuotandosi.
<< Ho la sensazione che ci sia qualcosa che
non vada… >> Si limitò a sussurrare
Rose. Avrebbe voluto, con tutta se stessa, confidare ogni cosa alla
cugina ma, con altrettanta determinazione, si era imposta di non farlo:
nonostante l’atteggiamento dei due ragazzi la stesse ferendo,
aveva capito che si trattava di una faccenda seria e che, scatenare
anche la curiosità di Dominique, era l’ultima cosa
di cui avessero bisogno.
Lei, però, non avrebbe rinunciato a saperne di
più.
Aveva un piano.
La giornata trascorse con estrema lentezza e
portò con sé un enorme carico di compiti, che si
aggiunse ad un’altra montagna di temi e capitoli da studiare
assegnati precedentemente.
Rose sapeva che avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi di
portarsi avanti con lo studio, ma quella sera, mentre la Sala Comune
brulicava di studenti con il naso immerso nei libri, lei si limitava a
starsene seduta su una poltrona davanti al camino, gettando occhiate
nervose tutto intorno.
<< Sai, Rose, qualcuno potrebbe pensare che tu
ti sia bevuta il cervello. >> Dominique la guardava di
sottecchi al di sopra del suo tema di Trasfigurazione. Aveva capito che
la cugina nascondeva qualcosa, ma ancora non riusciva a comprendere se
ci fosse bisogno di preoccuparsi.
<< Voglio andare a dare un’occhiata
all’Ala Est del settimo piano. >> Se ne
uscì Rose con noncuranza. Dominique sgranò gli
occhi chiari: non era di certo ciò che si aspettava, ma la
prospettiva di andare a curiosare in una zona proibita le aveva
già reso lucido lo sguardo per l’eccitazione.
<< Ti chiedo solo una buona ragione per
infrangere le regole. Mi serve solo quella, nient’altro!
>> Rose lanciò un’occhiata di
sottecchi alla cugina: sapeva che non si sarebbe tirata indietro alla
prospettiva di girovagare di soppiatto per i corridoi, ma sapeva anche
che non si sarebbe accontentata di una futile scusa, avrebbe dovuto
darle almeno un piccolo contentino.
<< Albus e Scorpius sembrano sparire dal
castello, non trovi? >> Esordì, curandosi di
dare al tutto un po’ di dovuta suspence. La sua intuizione
era stata semplicemente geniale.
Dominique la guardava con gli occhi socchiusi, come se si
stesse sforzando di indovinare dove volesse andare a parare.
<< Beh, ci ho riflettuto parecchio e mi sono
chiesta: dove mai potrebbero riuscire a nascondersi così
bene da evitare di incrociare anima viva? >>
<< Nell’Ala Est del settimo
piano… >> Mormorò Dominique, che
nel frattempo aveva iniziato a mangiucchiarsi le unghie per la
curiosità.
<< Esatto. Poi però mi è
venuto in mente che probabilmente la zona sarà sorvegliata e
che, anche se avessero il Mantello, sarebbe impossibile per loro
starsene lì a confabulare, no? Quindi ero sul punto di
arrendermi e lasciar perdere quando ho ricordato: zio Harry ci ha
raccontato, più di una volta, di una stanza… una
stanza nascosta nel castello che, guarda caso, dovrebbe trovarsi
proprio in un corridoio del settimo piano.
Ora, la stanza dovrebbe essere andata distrutta durante la
battaglia, ma il fatto che abbiano interdetto quella zona agli studenti
cosa ti fa pensare? >>
<< Che abbiano scoperto che non è
così! Oddio… la Stanza delle Necessità
esiste! >> Esclamò Dominique, decisamente
sovraeccitata, balzando in piedi all’improvviso e attirando
su di sé parecchi sguardi straniti.
<< Cerca di calmarti, Dom! Non deve saperlo
nessuno, visto che a quanto pare gli insegnanti hanno deciso di tenere
gli studenti alla larga da quel posto. >> Fece Rose,
afferrandola per un braccio e costringendola a tornare seduta. Dovevano
evitare il più possibile di attirare l’attenzione,
soprattutto in previsione di quello che era il piano di Rose.
<< Allora, come facciamo? >>
Dominique era preda di una feroce impazienza e ormai nulla le avrebbe
impedito di arrivare fino in fondo alla questione.
<< Sostanzialmente, quello che ho pensato di
fare è questo: ho ragione di credere che, visto che
sicuramente hanno con loro il Mantello, Al abbia lasciato la Mappa su
nel dormitorio. E noi dobbiamo prenderla, altrimenti raggiungere
l’Ala Est incolumi sarà impossibile. Quindi,
l’idea è di attendere il momento propizio e,
quando tutti saranno a cena, entreremo nel Dormitorio dei ragazzi e
ruberemo la Mappa. Una volta raggiunto l’obiettivo, ci
basterà controllare che non vi siano professori in vista e
fare quello che ci ha detto zio Harry: passeremo tre volte davanti al
muro, pensando intensamente a ciò che desideriamo e voilà…
beccati! >> Rose concluse il suo discorso con
un’espressione estremamente soddisfatta dipinta in volto.
Nessuno avrebbe mai potuto negare l’abilità con
cui aveva gestito tutta la faccenda.
<< Ho due domande per te: per prima cosa, come
faremo a riconoscere il corridoio giusto? E, secondo, cosa sai riguardo
Albus e Scorpius che io non so? >>
Ops!
<< Posso rispondere solo ad una delle tue
domande, per il semplice fatto che non ho la minima idea del
perchè stiano evitando tutti. Comunque, dopo che avremo
preso la Mappa, basterà dare un'occhiata e guardare dove gli
insegnanti fanno la posta. Conto sul fatto che prima o poi la zona
rimanga senza sorveglianza per il tempo necessario. >>
Dominique non sembrava fidarsi totalmente delle sue parole,
probabilmente era convinta che Rose sapesse effettivamente qualcosa, e
in fondo non era per niente vero. Tutto quello che era riuscita a
scoprire era che Scorpius aveva un problema potenzialmente pericoloso e
che era arrivato il momento di sapere qualcosa di più.
<< Bene. Mancano poco più di venti
minuti all'ora di cena, e poi la prima fase del nostro fantastico, mirabolante, straordinario
piano avrà inizio. Credo che dovremmo darci dei nomi in
codice, o almeno darne uno all'operazione... ce l'ho! "O. R. D. C. C.
N. M": operazione Rose e Dominique, cugine combattenti e nemiche del
male. >>
<< Per le mutande di Merlino, Dominique! Non
esiste, non una sigla così lunga! >> E
così le due ragazze trascorsero il tempo che le separava
dall'inizio della loro missione alla ricerca di un nome appropriato,
accordandosi poi sulla più modesta sigla "O. R. D. S. I"
(operazione Rose e Dominique, streghe in incognito).
<< Che schifo, queste sono mutande... mutande
sporche! >> Da dieci minuti circa, Rose e Dominique erano
impegnate a frugare nel baule di Albus Severus Potter, baule parecchio
disordinato e anche parecchio
disgustoso.
<< Tutti i ragazzi sono così
schifosi, o Albus è un'eccezione? >> Si
lamentò Dominique liberandosi in tutta fretta di tre
calzini, tutti
spaiati, dall'aria tutt'altro
che pulita.
<< A giudicare dalle condizioni del Dormitorio
direi che fanno tutti schifo allo stesso modo. Credo che potrei
vomitare! E poi, le aprono mai le finestre? C'è puzza di
cadavere in questo posto. >> Replicò Rose,
guardandosi intorno e prendendosi come appunto mentale di disinfettare
la sua divisa non appena avesse fatto ritorno.
<< Eccola! L'ho trovata, era seppellita sotto
un sacchetto pieno di Caccabombe, quindi maneggiala con cautela.
>> Dominique era in piedi accanto al baule, trionfante,
le passò la pergamena con l'aria di una che aveva appena
messo nel sacco un assassino maniaco. Tendeva leggermente ad
entrare nella parte. Tuttavia, Rose evitò di commentare il
suo straripante entusiasmo e srotolò la vecchia Mappa, che
aveva le sembianze di un banalissimo foglio di pergamena parecchio
ingiallito dagli anni.
<< Giuro solennemente di non avere buone
intenzioni >> Non appena la ragazza ebbe finito di
pronunciare l'ultima sillaba, sulla superficie increspata e rovinata,
la Mappa del Malandrino prese forma. Nel giro di pochi secondi l'intera
Hogwarts era nelle mani di Rose, i cui occhi corsero immediatamente a
cercare l'Ala Est del Settimo Piano. Notò immediatamente la
sua nemesi, il professore di Aritmanzia, un omuncolo odioso che di
cognome faceva Sillypotts, aggirarsi in un corridoio nel quale si
trovava una statua di un paio di Troll danzanti. Non fece in tempo ad
indicarlo a Dominique che il puntino che lo raffigurava prese ad
allontanarsi velocemente: evidentemente quel piccolo verme non vedeva
l'ora di avventarsi sulla cena, inconsapevole che quello era proprio
ciò che Rose aspettava.
<< Andiamo. Ora. >> Senza
aggiungere altro, afferrò Dominique per un braccio
e la costrinse a seguirla giù per la stretta scalinata che
portava alla Sala Comune e poi di filato giù per l'ulteriore
schiera di gradini che le condussero ai piedi della Torre di Corvonero.
In tutto questo trambusto, Rose cercava spasmodicamente di
tenere sott'occhio la Mappa, e il risultato di ciò furono
diversi scivoloni, in seguito ai quali dovette anche preoccuparsi di
tenere a freno le risatine incontrollate della cugina.
Erano ormai diversi minuti che le due ragazze percorrevano
di corsa scalinate e corridoi, quando si imbatterono in un piccolo
essere che fluttuava a mezz'aria con un ghigno insolente stampato sul
viso malefico.
Pix.
<< Oh, guarda guarda... Weasley ovunque in
questo castello, siete diventati un po' invadenti, non trovate?
>> Il poltergeist eseguì una buffa piroetta a
mezz'aria e Rose e Dominique si sentirono sommergere da una secchiata
di acqua gelida. Tremando convulsamente, Dominique estrasse la
bacchetta e iniziò a scagliare incantesimi a caso contro Pix
che scomparve lasciandosi dietro la scia della sua fastidiosa risatina.
<< Quel... quel...! >>
<< N- non a-abbiam-o-o tempo. A-andiamo!
>> Battendo i denti Rose riprese la sua corsa forsennata,
controllando periodicamente la Mappa, seguita a ruota dalla cugina.
Quando giunsero al Settimo Piano erano ancora fradice, ma
correre aveva permesso loro di scaldarsi e, una volta raggiunto
l'obiettivo, non ebbero più tempo di pensare ai vestiti
bagnati e non si curarono nemmeno di asciugarli con un colpo di
bacchetta: la statua con i Troll danzanti si ergeva a pochi metri da
loro. Lì, dietro quelle mura, si nascondeva la Stanza delle
Necessità.
Rose e Dominique decisero di alternarsi nel tentativo di
convincere una misteriosa porta, della cui esistenza erano ormai certe,
ad apparire: una avrebbe controllato la Mappa, mentre l'altra si
sarebbe concentrata su ciò che desideravano, percorrendo
avanti e indietro il lungo corridoio. Dopotutto, non sapevano con
precisione quale fosse l'esatta collocazione della Stanza.
Il primo turno toccò a Rose, che si
avviò lungo il corridoio concentrandosi con tutta se stessa
su un'unica frase: mostrami
dove sono Albus e Scorpius. Passò davanti alla
statua una volta, poi due e poi una terza, ma il freddo muro di pietra
era sempre lì, identico a prima. Rose sospirò,
facendo segno a Dominique di farsi avanti, afferrando poi la Mappa con
stampata in faccia un'espressione un po' delusa. Si aspettava che non
sarebbe stato poi così facile, ma un po' ci sperava davvero
che una porta si materializzasse dal nulla.
Anche Dominique percorse a lunghe falcate il corridoio per
tre volte, e anche lei fallì.
Tentarono ancora e ancora, ma la Stanza delle
Necessità sembrava decisa a non presentarsi a loro come si
era invece mostrata ad Albus e a Scorpius: di ciò Rose era
ormai sicura, dal momento che - aveva notato - i due non comparivano
neppure sulla Mappa del Malandrino.
Quando ormai le due ragazze erano sul punto di arrendersi un
rumore le fece ridestare, in un punto a circa venti metri da loro una
enorme porta svaniva lentamente, mente due figure maschili, che Rose e
Dominique non tardarono a riconoscere, si avviavano con circospezione
nella direzione a loro opposta: non sembrava che si fossero nemmeno
accorti di loro.
Dilettanti.
<< Buonasera! >>
Esclamò Rose senza riuscire a trattenersi. Albus e Scorpius
sobbalzarono al suono inaspettato della sua voce e, una volta che si
furono voltati, i loro sguardi volarono da Dominique, a lei, alla Mappa
- chiaramente riconoscibile - che Rose teneva in mano.
<< Te lo avevo detto, Scorpius, che l'aver
dimenticato la Mappa si sarebbe rivelato un problema. >>
Borbottò Albus, scoccando un'occhiata contrariata alla
cugina e avvicinandosi a loro con la mano tesa, in una muta richiesta
di restituzione. Rose non esitò a mettergli in mano la sua
tanto adorata pergamena: il momento delle spiegazioni era arrivato.
Proprio mentre stava per aprire bocca, esigendo un racconto
dettagliato di ciò che i due stavano combinando, un
movimento improvviso catturò la sua attenzione: Scorpius
tentava goffamente di raggiungere Albus e nel mentre era indaffarato a
far sparire sotto il mantello una bottiglietta di vetro contenente un
liquido bluastro e luccicante.
Si trattava di una pozione, senza ombra di dubbio. Ma di che
genere? A cosa gli serviva? Una serie di domande riempì il
cervello già sovaccarico di Rose e Scorpius nel frattempo
aveva già fatto sparire la misteriosa boccetta.
<< E così, siete anche delle ladre
adesso? >> Le schernì Albus, nel chiaro
tentativo di allontanare la conversazione da ciò che lui e
Scorpius stavano facendo all'interno di una stanza proibita e nascosta
all'interno del castello.
<< Cosa stavate facendo? Perchè ci
eviti? >> Sputò Dominique, lanciando ad Albus
un'occhiata rancorosa. Aveva preso quella faccenda molto sul personale.
<< Io non vi evito e stavamo semplicemente
curiosando. >> Il tono del cugino era così
falso che Rose fu tentata di schiantarlo.
<< So che nascondete qualcosa, ma quello che
è più importante per me, Albus, è
quanta poca fiducia tu riponga in noi. >> Aggiunse Rose,
che fino a quel momento era rimasta in silenzio, troppo pensierosa per
parlare.
<< Rose, possiamo parlare? In privato?
>> A rispondere non era stato Albus, ma Scorpius. Rose lo
guardò, stupita, non si aspettava una richiesta di quel tipo
dopo il loro ultimo incontro e le sue aspettative furono ulteriormente
violate quando si accorse che il cugino non sembrava avere niente in
contrario ad un loro colloquio faccia a faccia. Cosa era cambiato?
Avevano comunque cercato di evitarla per un lungo lasso di tempo.
<< Certo. >> Non
riuscì a fare altro se non fornire il proprio banale assenso
e, mentre Albus si allontanava discutendo con Dominique, decisa ad
estorcergli informazioni, Rose puntò gli occhi in quelli di
Scorpius. Lo capiva quando le si mentiva, e se lui ci avesse provato
l'avrebbe saputo.
<< Volevo... ecco, scusarmi. Sai, per come mi sono e ci siamo
comportati: non è stato giusto nei tuoi confronti. Mi
dispiace. >> Delle scuse non era esattamente
ciò che lei si aspettava, avrebbe preferito un resoconto
delle loro avventure o disavventure, ma ci si poteva lavorare.
<< Sono molto preoccupata per voi, Scorpius.
In ogni caso, non sembra che vi importi... basterebbe soltanto che
foste sinceri, tutto qui. >>
<< Sei preoccupata per noi?
>> Gli occhi del ragazzo erano sgranati per
l'incredulità, un'incredulità che Rose non sapeva
a quale delle sue parole attribuire.
<< Beh, certo. Altrimenti perchè
perderei tempo ad inseguirvi in zone ad accesso proibito?
>> Quasi non ebbe il tempo di terminare la frase,
perchè qualcosa
di morbido le aveva tappato la bocca, impedendole di parlare. Dopo
qualche millesimo di secondo, il cervello di Rose elaborò
che quel qualcosa
erano effettivamente le labbra di Scorpius. Scorpius la stava baciando.
E le stava anche accarezzando la schiena, e...
<< Bene, molto bene. Punizione per Malfoy e
Weasley e cinquanta punti in meno per Corvonero. A testa.
>>
Sillypotts aveva finito di cenare.
|
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Capitolo 6 *** Hot kisses, dangerous kisses (Parte 1) ***
Capitolo 6 ciocco
Aireen's corner: ed eccomi
qui, in un orario un po' più tardo del solito, ad aggiornare
"Cioccorane".
Questo capitolo mi ha
lasciato un po' dubbiosa, ma spero comunque che voi lo troviate carino, se
così può essere definito :(
Tuttavia, ho deciso di
dedicarlo esclusivamente ai nostri due piccioncini e, per chi sa come e
dove cercare, qui compaiono indizi mooolto importanti!
Dedico questo capitolo
alle meravigliose ragazze che hanno commentato quello scorso: _Lola_99,
GiuliaChop,
tonks_flamel,
LeCriticone.
Spero di rileggervi!
Hot kisses, dangerous kisses
Due
giorni, - per la precisione quarantotto ore, trentasei minuti e dieci
secondi -. Ecco quanto tempo era passato da quando Scorpius Malfoy
l'aveva baciata, bacio che le aveva fatto guadagnare una punizione, per
la quale non desiderava
esattamente ringraziarlo.
Tuttavia,
fissando le fiamme che guizzavano vivaci nel camino della Sala Comune,
Rose non riusciva a trovare un valido argomento che distraesse la sua
mente dal rivivere a ripetizione quell'istante, che - involontariamente
- continuava a definire perfetto, in cui Scorpius aveva posato le
labbra sulle sue. E lei inoltre, non si era di certo staccata da quel
bacio improvviso! Anzi, nonostante non avesse una grande esperienza in
fatto di baci, era abbastanza convinta di avervi risposto e anche con
parecchia convinzione. Poi, beh... poi era arrivato Sillypotts.
Rose
era così immersa nei suoi pensieri che, quando si
alzò per andare a prendere la borsa dei libri, decisa ad
aprirne finalmente
qualcuno (era un momento che aveva rimandato sin troppo a lungo), non
vide la Dama Grigia venirle incontro e, inutile dirlo, la
passò da parte a parte. La sensazione fu orribile: tutto il
suo corpo era scosso da brividi e il fantasma non sembrava neppure
troppo entusiasta di quello scontro sbadato, a giudicare
dall'occhiataccia che le lanciò immediatamente dopo. Ma,
superato il trauma, Rose capì che non rappresentava una
scusa sufficietnte per rimandare ulteriormente il tema di
Trasfigurazione e così, afferrata la borsa, si diresse
lugubre verso un tavolo vicino alla finestra e si mise al lavoro.
<<
Rose? >> Non era passata nemmeno mezzora e già
qualcuno la disturbava. Ma, con la mente concentrata sul tema,
l'informazione riguardante l'identità di quel qualcuno non
raggiunse immediatamente il suo cervello; in effetti ci vollero
parecchi secondi prima che il cervello di Rose fosse anche solo in
grado di recepire qualcosa che non riguardasse la formula
dell'Incantesimo Evanescente.
<<
Sì? >> Borbottò distrattamente, gli
occhi incollati alla pergamena.
<<
Sillypotts mi ha detto di dirti che la nostra punizione
è fissata per stasera. Dobbiamo farci trovare alle otto
nella Sala d'Ingresso. >> La voce si era incrinata
leggermente verso la fine della frase, ma il cervello di Rose era
ancora da un'altra parte.
<<
Non lo so... se posso. >> Un altro mormorio distratto da
parte della ragazza mise al corrente il suo interlocutore della sua
totale non partecipazione a quella sorta di conversazione.
<<
E' una punizione, Rose. Ecco, io non credo che tu possa rifiutarti.
>> Finalmente Rose alzò lo sguardo e quando
vide chi era a starle davanti assunse un'espressione talmente buffa che
Scorpius non potè evitare di lasciarsi sfuggire un mezzo
sorriso. Così, con gli occhi chiari spalancati, i capelli
arruffati e resi crespi dall'umidità di quella giornata
autunnale e le guance rosee, gli sembrava comunque qualcosa di
meraviglioso. Nonostante fosse chiaramente in disordine ed esasperata
dal lungo tema di Trasfigurazione che avrebbe dovuto svolgere, per lui
era bella,
bella come nient'altro al mondo. Più bella del Quidditch. Addirittura
più bella del Quidditch.
<<
Oh, beh... già! >> E arrossendo in modo
spropositato, dalle sue labbra sfuggì un risolino nervoso,
per il quale si sarebbe volentieri flagellata lì, in Sala
Comune, davanti a tutti i suoi compagni. No, magari davanti a Scorpius
no, pensò lanciandogli un'occhiata fugace e percependo il
viso infiammarsi ulteriormente.
<<
Allora ci vediamo lì, d'accordo? A dopo. >> E
poi, contro ogni possibile previsione, Scorpius si chinò
verso di lei e sfiorò la sua guancia con un tocco leggero
delle labbra. Rose si sentì rabbrividdire per la seconda
volta nel giro di un'ora, ma dovette ammettere che quei brividi erano
tutta un'altra cosa.
Scorpius
si avviò verso l'uscita della Sala Comune e Rose si
scoprì a fissarne la schiena con aria sognante - altra cosa
per cui avrebbe dovuto flagellarsi -, per poi avvertire una fitta di
panico che le fece stringere lo stomaco. Come diamine avrebbe dovuto
comportarsi quella sera, dopo quello che era successo? Oh, no... non
era brava a conversare e arrossire contemporaneamente. Avrebbe
balbettato, si sarebbe resa ridicola e poi sarebbe stata costretta a
suicidarsi. I suoi genitori non l'avrebbero presa bene.
<<
Non capisco perchè fai quella faccia! Insomma, una punizione
se la beccano tutti prima o poi e inoltre sarai con Scorpius, sola, e lui ti piace. >> Dominique
aveva assunto un'aria professionale e, nonostante Rose non le avesse
detto nulla del bacio, aveva la strana sensazione che lei sapesse.
<<
Ho detto che è gradevole.
Ecco, sì, gradevole! >> Le sue orecchie,
però, l'avevano già tradita, assumendo
un'inconfondibile tonalità purpurea.
<<
Sei adorabile. >> Commentò Dominique, dandole
un paio di buffetti sulla guancia.
<<
Smettila. >>
<<
I vostri bambini saranno bellissimi.>>
<<
Bambini?
>>
<<
Come pensi che sarà il tuo abito da sposa? >>
<<
Dominique! >> Esclamò Rose, ancora
più rossa. Non avrebbe mai ammesso, nemmeno a costo della
vita, la sensazione di piacere che l'aveva pervasa al solo pensiero di
un piccoletto dagli inconfodibili capelli biondi.
Albus,
che le ascoltava con discrezione da un paio di minuti, finse di
vomitare nel suo piatto e si beccò uno schiaffo scherzoso da
parte di Dominique. Ma, notò Rose, non espresse alcuna
preoccupazione riguardo il fatto che tra lei e Scorpius potesse esserci
qualcosa; d'altronde, quella non era l'unica cosa a destare sospetto. A
distanza di due giorni, nè Rose, nè Dominique,
erano riuscite a cavargli una sola parola su quello che lui e l'amico
stavano combinando e, stranamente, Albus non aveva ancora manifestato
nemmeno un segno di fastidio riguardo il fatto che le due si fossero
appropriate della sua adorata Mappa.Era come se quella serata, per lui,
non ci fosse stata. Inoltre, cosa ancora più sospetta,
Scorpius non era sceso a cena: che fosse andato nella Stanza delle
Necessità?
<<
Sono le otto, imbranata. Corri o farai tardi! >> Alle
parole della cugina Rose posò lo sguardo sul suo orologio,
rendendosi conto che effettivamente rischiava di arrivare in ritardo. E
Sillypotts non ne sarebbe stato molto felice.
In
gran fretta, Rose si coprì con il pesante mantello e si
diresse verso la Sala d'Ingresso, schivando un eccitato Pix che,
nascosto dietro le porte della Sala Grande, si divertiva a svuotare
calamai d'inchiostro in testa a chiunque fosse di passaggio.
Raggiunta
la sua meta, si sentì il cuore balzarle in gola, notando la
figura alta di Scorpius e quella tozza e grassoccia di Sillypotts,
attenderla di fronte al grande portone di accesso alla scuola.
<<
Ce l'abbiamo fatta, Signorina Weasley. >>
Sibilò il professore con perfidia, lanciandole uno sguardo
di puro odio, che Rose non esitò a contraccambiare.
Così,
si avviarono in silenzio all'esterno, nel vasto parco di Hogwarts,
illuminato solo dalle fioche luci delle stelle e dalla luna che, quella
sera, era a tre quarti.
<<
Ora, non pensiate che questa sia una scusa per passare altro tempo a
scambiarvi disgustose effusioni, voi due! Aiuterete Hagrid a ritrovare
uno Snaso che si è nascosto nell'orto delle zucche e sarete sorvegliati a
vista. Ho fatto presente al nostro Guardiacaccia che questa
è tutt'altro che una visita di piacere, statene sicuri.
>> Quando Sillypotts pronunciò la parola
"effusioni", entrambi si sentirono avvampare e Rose si accorse che
Scorpius continuava a lanciarle rapide occhiate, cercando di non farsi
notare.
Percorsero
il resto del tragitto fino alla capanna di Hagrid nel più
totale silenzio e, una volta arrivati, trovarono l'enorme Rubeus ad
attenderli sulla porta, con il solito vecchio pastrano a proteggerlo
dall'aria pungente della sera.
Ci
vollero ben quindici minuti prima che Sillypotts decidesse di aver
fornito ad Hagrid informazioni sufficienti a lasciargli il comando di
quella che secondo lui doveva essere una punizione un po' troppo simile
a dei lavori forzati e prima che Hagrid lo convincesse che quei due si
sarebbero spezzati la schiena nell'estenuante ricerca.
<<
Eh, Rosie, a quel tipetto non ci piaci proprio, credo.
Vabbè, meno male che vi ha mandati da me. Ora, scusate se vi
lascio a cercare da soli, ma io sono a preparare una lezione. Vi tengo
d'occhio dalla finestra.>> Gli sorrise bonario, e con una
falcata che equivaleva ad almeno quattro passi dei due ragazzi
tornò all'interno, lasciando la porta aperta, in caso
avessero avuto bisogno.
Ora
erano soli, soli per davvero, e Rose non ricordava di essersi mai
sentita così in imbarazzo in vita sua.
<<
Ehm... andiamo nell'orto, allora? >> Scorpius fu il primo
a parlare e la ragazza apprezzò molto il fatto che fosse
stato lui a prendere l'iniziativa, perchè si sentiva come se
avesse la bocca cucita da un incantesimo infrangibile. Dunque, si
limitò ad annuire, senza guardarlo negli occhi, e a seguirlo
mentre si avviava verso il lato opposto della capanna, dove una dozzina
di zucche quasi più alte di loro crescevano rapide, in
attesa di Halloween.
Passarono
uno o due minuti prima che uno dei due si azzardasse a parlare di
nuovo: se ne stavano lì, impalati, a guardarsi di sfuggita,
facendo ben attenzione a distogliere lo sguardo quando questi si
incontravano, sentendosi sempre più stupidi ogni secondo che
passava.
<<
Potremmo usare il mio orologio per attirarlo. >> Fu la
proposta di Rose a rompere quell'imbarazzante silenzio, con un'audacia
di cui si sorprese persino lei stessa. Nel frattempo Scorpius aveva
alzato lo sguardo su di lei, come se non la stesse fissando fino a
pochi istanti prima, passandosi una mano tra i capelli, come se volesse
darsi un tono.
<<
Sì, hai ragione. Lo terrò io, sai non vorrei che
ti mordesse, a volte lo fanno. >> E in uno slancio di
cavalleria - e di coraggio - si avvicinò a Rose, le prese
con delicatezza il polso tra le mani gelide e la liberò
dall'orologio, senza darle modo di replicare. Pensava forse che non
fosse in grado di difendersi?
<<
So come evitare che mi morda. >> Esordì,
accarezzando la punta della bacchetta che le spuntava da una tasca
della veste.
<<
Ma io non voglio che tu debba evitarlo. >>
Replicò lui, guardandola dritta negli occhi per la prima
volta quella sera, con una semplicità tale da lasciarla
senza parole.
Proprio
in quel momento un pallido raggio di luna gli illuminò il
volto, e Rose notò con sorpresa quanto sembrasse malato: il suo viso
appariva scavato e due occhiaie violacee circondavano gli occhi grigi.
Un'ondata di preoccupazione le invase immediatamente il petto... il suo
aspetto poco sano era in qualche modo collegato alla Stanza delle
Necessità?
Tuttavia,
mentre lei era persa tra i suoi pensieri, Scorpius, ignaro di
ciò che le passava per la testa, aveva appoggiato l'orologio
al centro dell'orto e si era seduto a qualche centimetro di distanza da
esso.
<<
Rose, potresti passarmi una di quelle scatole di legno? Ci serve
qualcosa per catturarlo. >> Il sorriso gentile che le
rivolse fece fare al suo cuore un paio di piroette, giravolte e
quant'altro si possa leggere su un romanzo rosa. Sentendosi stranamente
accaldata, in quella serata che calda non era per nulla,
voltò le spalle a Scorpius e fece quanto le aveva chiesto.
<<
Okay, ora aspettiamo. >> Mormorò il ragazzo,
afferrando la scatola che Rose gli porgeva e facendole segno di sedersi
accanto a lui.
Trovandoglisi nuovamente
così vicino, lei non potè fare a meno di notare
che oltre a sembrare malato, sembrava anche estremamente debole: il suo
fisico era sempre stato asciutto, ma mai smunto. Ora, però,
sembrava pelle e ossa e Rose si sentì stringere il cuore in
una morsa di tenerezza: qualcosa non andava per davvero.
Passarono
una decina di minuti in totale silenzio, silenzio interrotto solo dalla
voce di Hagrid che chiedeva loro se avessero bisogno di aiuto, durante
i quale potè concedersi di osservarlo con accuratezza: il
suo sguardo sembrava perso nel vuoto, aveva un'aria molto triste,
testimoniata anche dal modo in cui stava seduto, con la schiena un po'
curva e gli occhi rivolti verso il basso.
La
contemplazione di Rose fu interrotta da un rumore improvviso. Qualcosa
si avvicinava a loro molto velocemente, sotto uno spesso cumulo di
terra e, prima che fosse in grado di dire "ah", Scorpius era
già pronto, con la scatola sollevata e lo sguardo attento a
cogliere ogni minimo dettaglio.
Fu
questione di un attimo: il cumulo di terra raggiunse il punto in cui
l'orologio era stato appoggiato e lo Snaso che vi si nascondeva sotto
uscì alla scoperto, veloce com un fulmine, ma non
abbastanza... Scorpius lo aveva afferrato per la coda e sigillato
dentro il contenitore di legno, in quello che a Rose parve meno di un
secondo.
<<
Beh, non ho dovuto fare molto, io. >>
Bisbigliò imbarazzata, stringendosi nelle spalle, mentre una
folata di vento li faceva rabbrividire entrambi.
<<
Me la sono cercata! >> Replicò Scorpius con un
sorriso stiracchiato, mentre si avviavano verso la porta della capanna,
per restituire ad Hagrid lo Snaso fuggiasco prima che rimanesse a corto
d'aria.
<<
Bravi, avette fatto in un attimo. Due maghi coi fiocchi, ecco cosa
siete voi due! Ce lo dico sempre a tua madre, Rosie, che sei identica
spiccicata a lei! E...>> A questa affermazione
seguì un momento di imbarazzante silenzio: Hagrid si era
probabilmente reso conto che avrebbe dovuo aggiungere qualcosa anche
sul padre di Scorpius, con cui non era esattamente in
buoni rapporti.
Rose
tossicchiò, forse un po' troppo a lungo per essere
credibile, ma parve riscuotere il mezzogigante dal momentaneo mutismo.
<<
Ora potete andarci su al castello. Credo che non avete problemi se
tornate. Qui è tutto fatto! >> Li
congedò con un sorriso e un invito a prendere il
tè uno dei giorni successivi e così due ragazzi
si ritrovarono sulla via del ritorno appena un'ora più tardi
di quando erano usciti.
<<
Diciamo che poteva andare molto peggio! >>
Esordì Scorpius, in uno stoico tentativo di assumere un tono
leggero e scanzonato.
<<
Già, siamo stati fortunati. >> Rose
tentò un sorriso, ma le parve di avere la faccia paralizzata
in una sorta di mostruosa espressione psichedelica e
rinunciò in fretta.
<<
Sillypotts ti detesta proprio, eh! Ma cosa gli hai fatto?
>> L'argomento Sillypotts consentì loro di
abbandonare l'imbarazzo e si fecero strada verso il castello decantando
le "lodi" dell'insegnante e ridendo di cuore quando uno dei due si
cimentava in appassionate imitazioni di quell'omuncolo dalla fama non
troppo nobile.
<<
E quando fa quella sorta di sorriso? Ha i denti gialli, sembrano
marci... mi fa venire voglia di vomitare! >> Scorpius
sorrise, inebetito, di fronte all'espressione di disgusto di Rose. Era
carina anche così, non poteva farci nulla.
Da
Sillypotts passarono al Quidditch (erano compagni di squadra dall'anno
precedente) e dal Quidditch ad argomenti più seri, come le
loro famiglie.
<<
Mio padre non è contento di me, credo. Cerca di non darlo a
vedere, di essere "incoraggiante", suppongo, ma si vede che da me
avrebbe voluto ben altro. >> Scorpius aveva uno sguardo
così triste che, prima di rendersi anche solo conto di
ciò che stava facendo, la mano di Rose andò a
cingergli le spalle. Poi, la ragazza si alzò in punta di
piedi e gli lasciò un' appena percepibile bacio sulla
guancia.
Scorpius
la guardava con un'aria stolidamente stupita e Rose si sentì
avvampare per l'ennesima volta in quella lunghissima giornata, ma prima
che potesse voltarsi e correre a seppellirsi, Scorpius l'aveva
afferrata per i fianchi - non con poi tanta delicatezza - e aveva
posato le labbra sulle sue.
Fu
un bacio diverso, un bacio un po' rude e un bacio segreto, nascosto
dall'oscurità crescente, con le sole stelle come testimoni e
una luna perlacea che sembrava prendersi gioco di loro, illuminandoli
con i suoi raggi per poi ritrarli nuovamente, lontani dalle loro
figure.
I
due, non accennavano a separarsi e, mentre lingue denti si scontravano
, le mani esploravano e cercavano lembi di pelle scoperta e, quelle di
Scorpius in particolare, si introdussero sotto il pesante maglione di
Rose, trovando ciò che cercavano: mille brividi le
percorsero la schiena, mentre lui la accarezzava con delicatezza
all'altezza dei fianchi, per poi risalire - con lentezza straziante -
fino al bordo del reggiseno.
Fu
allora che Rose si accorse che qualcosa non andava: in un momento di
lucidità, forse dovuto al fatto che le mani di Scorpius
avevano smesso di toccarla in quel
modo, fu orrendamene consapevole dei forti tremori che scuotevano il
corpo del ragazzo. Si separò dalla sua stretta, ormai
decisamente debole, e lo osservò preoccupata, notando come
sembrasse ancora più pallido di prima e il sudore che gli
ricopriva la fronte con goccioline salate simili a tante piccole perle.
Era
febbricitante.
<<
Scorpius? Che ti succede? >> Chiese, cercando di
mascherare il panico.
<<
Io, s-sto bene, non... >> Ma prima ancora che potesse
concludere la frase, i suoi occhi si fecero bianchi e, prima che Rose
potesse realizzare cosa stava per accadere, Scorpius cadde a terra,
privo di sensi.
Rose
adesso era sola davvero. In una serata scura. Paralizzata dall'orrore.
|
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Capitolo 7 *** Hot kisses, dangerous kisses (Parte 2) ***
Cap 7 ciocco
Aireen's corner: ed eccoci
qui con il settimo capitolo! Inutile dirvi quanto lavoro ci sia qui
dietro, lavoro che spero apprezzerete.
Ci tengo ad informarvi che
mancano ancora tre capitoli alla fine della storia, pensata per averne
dieci: ci stiamo dunque avvicinando al "fulcro" e spero davvero che la
conclusione che ho pensato vi soddisfi.
Beh, che dire... vorrei
sottolineare quanto ci tengo alle vostre recensioni: per me
è un periodo un po' buio, anche a seguito di alcune vicende
personali, per cui, se vi va di incoraggiarmi, sappiate che non mi
farete solo un favore in quanto autrice, ma anche un favore in quanto a
persona!
Un bacio enorme e un
ringraziamento speciale alle persone che hanno sempre recensito :)
Hot kisses, dangerous kisses
(Parte 2)
Quella
serata era talmente limpida che, se non fosse stato per l'aria gelida
tipica di quel periodo dell'anno, la si sarebbe potuta tranquillamente
scambiare per una serena notte d'Agosto. Addirittura, magari, per una
di quelle durante le quali tutto il mondo si ferma, con il naso
all'insù, sperando di cogliere un bagliore dorato, una
stella cadente, un desiderio.
Tuttavia,
nel Parco di Hogwarts, quella che regnava non era altro che una calma
apparente, perchè - a parere di Rose Weasley - quella serata
autunnale portava con sè parecchie cose sbagliate. Una
delle quali giaceva ai suoi piedi: la figura indifesa e priva di sensi
di un ragazzo smilzo e dai capelli di un biondo quasi diafano, attirava
lo sguardo di Rose come un magnete. E lei se ne stava lì,
zitta, impietrita, mentre il panico si impadroniva lentamente di lei,
strisciando come un serpente, avvolgendo le sue viscere e soffocandole
con le sue spire lucenti.
<<
Sc-Scorpius? >> Fu in grado di mormorare solo il suo nome
mentre, tremante, si inginocchiava accanto al ragazzo, improvvisamente
sollevata dal fatto che il suo petto si alzasse e si abbassasse con
regolarità. Incapace di fare qualcosa di meglio, memore
dell'unico e spiacevole svenimento della sua vita, afferrò
le caviglie di Scorpius e gli sollevò le gambe, sperando che
bastasse, sperando che quello non fosse nulla di più che un
semplice svenimento dovuto allo stress per l'imminente esercitazione di
Pozioni, o qualcosa di simile.
Passarono
ancora diversi terribili istanti, durante i quali Rose non
potè fare altro che rimanersene lì, con le
caviglie di Scorpius tra le mani, a fissare ansiosa il suo viso pallido
e dall'aria malata. La sua pelle, da sempre molto chiara, aveva assunto
un colorito grigiastro e gli occhi erano contornati da spesse occhiaie
violacee. Proprio mentre Rose era impegnata a scrutarlo con
preoccupazione, le palpebre di Scorpius fremettero e lui
spalancò gli occhi chiari, passando in un attimo dalla
confusione alla consapevolezza, emozione che sfumò in
un'altra che la ragazza non fu però in grado di interpretare.
<<
Come ti senti? >> Nonostante fosse chiaro che Scorpius
era molto lontano dallo stare bene,
il fatto che avesse ripreso coscienza fu per Rose un
motivo di immediato sollievo. Gli occhi del ragazzo la scrutarono per
un attimo con qualcosa di molto simili alla tristezza nascosto nei loro
anfratti più segreti e un sospiro sfuggì dalle
sue labbra.
<<
Non molto bene... ma non preoccuparti, è già
successo altre volte. >> Il tono con cui
pronunciò queste ultime parole chiarì a Rose che
chiedergli cosa avesse causato il suo malessere sarebbe stato
completamente inutile. Tuttavia, notando il tremore che aveva
ricominciato a scuotere il corpo di Scorpius, decise di mordersi la
lingua e di preoccuparsi di evitare che le morisse tra le braccia.
<<
Coraggio, ti aiuto ad alzarti. Devi andare in Infermeria.
>> Non appena Rose citò l'Infermeria, il
ragazzo sbiancò, se possibile, ulteriormente.
<<
No. Ascoltami, devi aiutarmi a tornare da Hagrid. >> Nei
suoi occhi comparì una tale determinazione che per un attimo
lei non seppe replicare, era come se la lingua le si fosse
ingarbugliata.
<<
Non credo che Hagrid saprebbe aiutarti, Madama Chips avrà
qualcosa da darti! >> Rose gli scoccò
un'occhiata che voleva essere rassicurante: forse era spaventato
dall'idea di andare in Infermeria e di farsi visitare, ma le era chiaro
quanto Scorpius avesse un disperato bisogno di cure esperte.
<<
No! Rose, nessuno deve
sapere che sto male. Nessuno.
Aiutami ad andare da Hagrid, ti prego. >> Fu a quel punto
che comprese che, nonostante lui non potesse spiegarle cosa lo portava
a comportarsi in quel modo assurdo, aveva bisogno che lei gli desse una
mano, perchè non si trattava di una stupida fobia, ma di
qualcosa di serio.
<<
Va bene. >> Nonostante la situazione fosse tutt'altro che
divertente, Rose non riuscì a trattenere un sorriso - anche
se triste -, in risposta a quello incredibilmente luminoso che le
rivolse Scorpius, a dispetto delle occhiaie e del colorito grigiastro.
<<
Grazie, Rosie. >>
<<
Coraggio, adesso andiamo, prima che ti trasformi in un ghiacciolo!
>>
<<
Ecco qui, ragazzo. Una tazza di thè caldo e una coperta
fanno miracoli. >> Hagrid si muoveva con estrema
goffaggine all'interno della capanna, cercando di portare a compimento
più operazioni contemporaneamente: con una mano porgeva ad
uno Scorpius febbricitante una tazza fumante e una coperta, operazione
complicata dal fatto che nel frattempo si spostava in continuazione dal
letto del malato, cercando di afferrare un gufo marrone chiaro, che non
sembrava aver intenzione di consegnare proprio nessuna lettera.
<<
Non ti preoccupare, adesso ci mandiamo questo messaggio ad Albus, che
ti viene a recuperare con il Mantello non appena ti sei ripreso un
poco. >> Il mezzogigante rivolse a Scorpius un sorriso
mesto e gli diede qualche "lieve" pacca sullla spalla, come a
consolarlo.
In tutto
questo, Rose Weasley se ne stava seduta su un'enorme poltrona,
silenziosa. Non aveva idea di cosa stesse accadendo, ma di una cosa era
certa: qualunque segreto stessero nascondendo Albus e Scorpius, Hagrid
li stava coprendo.
Così,
quando l'omone le si avvicinò per dare anche a lei la sua
razione di thè caldo, Rose non esitò a scoccargli
un'occhiata sospettosa, che, ne era sicura, l'uomo aveva volutamente
finto di non notare.
<<
Come va, Scorpius? >> Esordì a voce
insolitamente alta, senza risparmiare nemmeno al malato un'occhiata
carica di risentimento: dopotutto, andava bene per pomiciare, ma per le
confidenze... come
avrebbe potuto capire? Rose era in una delle sue tipiche
fasi "rancorose" e, come era classico di lei, in quel momento la
preoccupazione per la salute di Scorpius era stata totalmente
sovrastata da una bruciante rabbia nei suoi confronti.
Era
così dannatamente incomprensibile. Prima la cercava, poi la
voleva, poi spariva, poi la baciava... sarebbero mai arrivati ad un
punto fermo? Era così confusa che non riusciva a capire
nemmeno quali fossero i suoi sentimenti nei suoi confronti: prima si
sentiva in ansia per lui, poi attratta e poi arrabbiata, per poi
ricominciare da capo con l'ansia. Era un enorme groviglio di emozioni,
senza capo nè coda.
<<
Meglio, grazie. >> La risposta le giunse flebile e Rose
si alzò, per avvicinarsi all'enorme letto posto dalla parte
opposta della stanza, in modo da poter guardare Scorpius negli occhi.
<<
Voglio sapere cosa sta succedendo. >> Disse con
decisione, attirando su di sè lo sguardo preoccupato di
Hagrid. Scorpius, invece, si limitò ad alzare gli occhi al
cielo: non sembrava più tanto febbricitante e la sua pelle,
nonostante avesse un colorito ancora poco rassicurante, sembrava
tendere più al rosa che al grigio.
<<
Non sono stato bene. >>
<<
Davvero? Non l'avrei mai detto! >>
<<
Cosa ti aspetti che dica? >>
<<
La verità? >>
<<
Vuoi una Cioccorana? >> Rose sgranò i grandi
occhi azzurri, incerta se ridere o mettersi ad urlare. Scorpius aveva
effettivamente estratto una Cioccorana da una tasca della divisa e
gliela porgeva con un'aria talmente seria da farle credere che quel
gesto bastasse come unica spiegazione. Ma non era così.
<<
Sono seria. >> Replicò. E se rifiutava del
cioccolato significava che la situazione era grave davvero.
<<
Vieni con me ad Hogsmeade. >>
<<
Cosa? >>
Dimmi che non passa
(leggete ascoltando questa)
Era la
mattina del 31 ottobre e nel Castello regnava un'atmosfera allegra: i
fantasmi se ne andavano in giro canticchiando - esaltati per la
ricorrenza -, gli studenti facevano colazione con più
energia del solito, desiderosi di godere di una giornata all'aria
aperta e gli insegnanti, più rilassati del solito, si
apprestavano a beneficiare di una giornata priva di lezioni e compiti
da assegnare. Ma, in tutto questo, Rose Weasley sembrava più
interessata a scrutare con apprensione il proprio porridge che a
partecipare all'atmosfera festosa.
<<
Non riesco ancora a crederci. >> Dominique la scrutava
con occhi sognanti, mentre con mani esperte correggeva una sbavatura
nel poco trucco che la cugina le aveva concesso di metterle.
<<
Beh, credici. >> Brontolò Rose in risposta.
<<
Oddio, oddio... dimmi ancora di quando ti ha baciata! >>
Questa volta, più che un sospiro, il verso emesso da Rose
assomigliava a un ringhio.
<<
Eravamo d'accordo di non parlarne in luoghi pubblici, Dominique.
>> La mise in guardia, come se si aspettasse di veder
spuntare qualcuno da sotto il tavolo.
<<
Come sei drammatica! Ma lui ti piace? Quanto ti piace? >>
<<
Ti ho detto che non lo so. Ci vado principalmente per scoprire cosa
nascondono lui e Albus. >> Quella scusa era
così debole che parve poco credibile persino a lei.
Perchè lui le
piaceva, eccome, per quanto le costasse ammetterlo anche solo che a se
stessa.
<<
Ceeeerto. >>
Dominique,
però, parve capire che non era il caso di tormentare oltre
Rose: era chiaramente agitata e questo era un segno di interesse, cosa
per cui avrebbe gongolato come minimo per il resto della giornata. Adorava le storie
d'amore.
<<
Suppongo che sia ora... >> Rose le lanciò uno
sguardo poco convinto, mentre si accingeva ad abbandonare il tavolo di
Corvonero e Dominique colse in quello sguardo una muta richiesta di
rassicurazione. Altro che agitata, se la stava facendo sotto!
<<
Andrà benissimo, sergente. >> Le diede un
buffetto scherzoso su una guancia e, alzatasi, la strinse in un
abbraccio di conforto. Non c'era bisogno che dicesse nulla.
<<
Non sono brava in queste cose, Dom. >>
<<
Nessuno è bravo in queste cose, Rosie. >>
Non era
sicura di poter fare affidamento sulle rassicurazioni di Dominique, la
quale vantava una collezione di fidanzati decisamente invidiabile,
perciò - in un misto tra rassegnazione ed euforia - si
avviò verso il Salone d'Ingresso, dove avrebbe dovuto
incontrare Scorpius.
Pensare,
che ci aveva messo ben due giorni prima di decidere di accettare il suo
invito: aveva trascorso due giornate intere con la testa ferma su
quelle poche parole, "vieni con me ad Hogsmeade", analizzandole,
scervellandosi sulle conseguenze a cui sue eventuali risposte avrebbero
portato... ma a tutto ciò, costante, si accompagnava
l'immagine, sempre più nitida nella sua testa, di lei e
Scorpius avvinti in un abbraccio passionale in un corridoio deserto. E
questo non aveva di certo aiutato a prendere quella che lei si
aspettava che fosse una decisione assolutamente
razionale. Poi, si era fatta largo nel suo cervello la convinzione che,
accettando quell'invito, avrebbe potuto estrapolare a Scorpius una
confessione e non aveva più avuto bisogno di scacciare dalla
sua mente immagini sconvenienti: dopotutto lei aveva anche e soprattutto un fine
molto nobile.
<<
Ciao. >> Scorpius l'aveva raggiunta e la guardava con un
sorriso sereno dipinto sul volto pallido. Sembrava essersi ripreso, ma
l'ombra della malattia era ancora presente, la si vedeva chiaramente
riflessa nei capelli stranamente opachi e negli occhi arrossati.
Nonostante ciò, però, Rose pensò che
fosse comunque bellissimo e non potè impedire al suo cuore
di perdere parecchi battiti quando lui si chinò su di lei
per lasciarle un bacio leggero sulle labbra.
<<
Ciao! >> Replicò, sentendosi un po' stupida,
ma senza riuscire ad impedirsi di aprirsi in un sorriso altrettanto
ampio: Scorpius aveva l'incredibile capacità di farla
sentire in pace con il mondo, a parte quando le sveniva tra le braccia,
ovvio.
<<
Se ha preso tutto, possiamo andare, mia signora. >> Il
tono volutamente pomposo e lo sguardo malizioso che le
lanciò la fecero sorridere ulteriormente, o forse fu dovuto
al fatto che lui le aveva afferrato con delicatezza la mano per uscire
insieme nell'aria fresca, ma non pungente, di quella giornata
incredibilmente bella. Era come se il cielo rispecchiasse il suo umore.
Fu
così, dunque, che un angustiato Sillypotts si
ritrovò ad osservare i due "sciagurati" allontanarsi dalla
sua sorveglianza - entrambi con i permessi firmati e controfirmati -,
imprecando contro l'amore giovanile e i feromoni.
<<
Gelato preferito? >> Scorpius la guardava con sincera
curiosità da sopra il boccale di Burrobirra.
<<
Cioccolato. >>
<<
Ovvio. >>
<<
Cosa intendi dire? >>
<<
Tu scegli sempre la cioccolata! >>
<<
Ma è cioccolata! E' naturale che piaccia!
>> Scorpius sorrise leggermente nell'udire
quell'esclamazione indignata. Rose era estremamente carina quando
qualcosa la irritava.
<< Ecco, Rose: tu sei come la cioccolata.
>> Se ne uscì con fare enigmatico, beandosi
dell'espressione confusa comparsa sul volto della ragazza.
<< Cosa intendi dire? >>
<< Beh, è naturale che tu mi
piaccia! >>
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