Cioccorane

di Aireen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Summer night ***
Capitolo 2: *** It's party time! ***
Capitolo 3: *** Dear Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Truth ***
Capitolo 5: *** Of cold days and weird boys ***
Capitolo 6: *** Hot kisses, dangerous kisses (Parte 1) ***
Capitolo 7: *** Hot kisses, dangerous kisses (Parte 2) ***



Capitolo 1
*** Summer night ***


Prologo


Rose Weasley amava la solitudine.
 
Probabilmente, se le avessero chiesto di stilare una lista delle cose che preferiva, avrebbe collocato questa al primo posto. Immediatamente seguita dalla cioccolata, naturalmente.
In quel momento, una alquanto stordita Rose se ne stava seduta a gambe incrociate sul pavimento del dormitorio femminile di Corvonero, sola, a mangiare Cioccorane: quello era decisamente uno dei migliori pomeriggi della sua vita.
Le sue compagne di stanza erano andate via quella mattina, intenzionate a godersi il primo sabato dell'anno a Hogsmeade:
come se non l'avessero già visitata milioni di volte! Beh, poco male... se loro fossero rimaste al castello adesso lei non avrebbe potuto starsene lì, a ingozzarsi come se non ci fosse un domani.
Forse dovresti cercare di assumere una forma umana, Weasley!
 
Non poteva fare a meno di pensare alla possibilità di darsi una sistemata ogni volta in cui i suoi occhi incontravano la liscia superficie dello specchio che le stava davanti, poichè la visione che le rimandava era tutt'altra che quella di una sedicenne graziosa e raffinata: i suoi capelli erano più crespi che mai, i suoi occhi, circondati da profonde occhiaie, sembravano quelli di una drogata e, a giudicare dalla sua espressione, pareva che un bolide l'avesse appena colpita in testa con una potenza inaudita, per di più indossava ancora il pigiama, quello rosa tutto pizzi e merletti che sua nonna le aveva regalato per il suo quindicesimo compleanno; una visione non proprio paradisiaca insomma, ma lei non se ne faceva un problema eccessivo... dopotutto, chi avrebbe potuto vederla? Inoltre, vestirsi, pettinarsi e fare tutte quelle cose di cui solitamente si occupava ogni giorno, non sarebbe forse stato contrario allo spirito della giornata?
Non c'era una vera ragione per lo stato in cui si era ridotta Rose. Certo, chiunque altro avrebbe scommesso che c'entrasse una delusione amorosa o un litigio tra amiche, ma chi la conosceva bene sapeva che la ragazza non aveva nulla che non andasse, anzi probabilmente era più felice della *Felicità stessa.
Infatti, nella complicata mente di Rose Weasley, quello non era altro che un momento di profonda pace e armonia, di riconciliazione fra corpo e spirito, di relax totale, di...
 

<< Oh, ehm... Scusami, io pensavo di trovare Al, sai... lui... >> Rose non rispose, inorridita. Se ne restò lì, ferma, a fissare il ragazzo alto e dall'espressione leggermente attonita che aveva appena interrotto il suo "attimo contemplativo", domandandosi perchè mai, tra tutte le ragazze esistenti sulla terra, Scorpius Malfoy avesse sorpreso proprio lei a ingozzarsi di cioccolata sul pavimento del dormitorio.
<< Non... non preoccuparti! >> Balbettò, balzando in piedi e spargendo confezioni di Cioccorane ovunque. << A-Al è... andato via poco fa, lo trovi in Biblioteca! >> Esclamò, desiderando profondamente di possedere una vanga per potersi sotterrare.
<< Grazie mille, credo che andrò a cercarlo allora. >> Fece Scorpius, incontrando per la prima volta, da che era entrato nella stanza, gli occhi chiari di lei.
Rose distolse lo sguardo, gettando un'occhiata allo specchio e constatando di trovarsi in condizioni decisamente pietose, non si sarebbe stupita se Scorpius fosse scappato via urlando.
<< Vuoi una Cioccorana? >> Domandò stupidamente, visto che il ragazzo non sembrava intenzionato ad andarsene.
Forse è convinto di trovarsi in compagnia di uno zombie...
<< Oh, sarebbe fantastico, grazie! >> Rose lo osservò stranita, pur sapendo di non essere nelle condizioni di giudicare proprio nessuno.
Fantastico? Una Cioccorana? Certo che per essere strambo è strambo!
Non potè fare a meno di stupirsi, poichè da uno come Scorpius Malfoy ci si poteva aspettare di tutto tranne che fosse un "tipo strano". Rose non aveva mai avuto la fortuna di parlargli, nonostante fosse il migliore amico di suo cugino e appartenesse alla sua stessa Casa, ma da ciò che aveva potuto capire di lui aveva sempre pensato che fosse uno di quei ragazzi sicuri di sè e un po' arroganti, convinti di avere tutto il mondo ai propri piedi: eppure Scorpius non l'aveva derisa per le condizioni in cui l'aveva scovata, come avrebbe fatto qualunque altro al suo posto, anzi sembrava imbarazzato quasi quanto lei.
C'era anche da dire che, nonostante non avessero mai avuto alcun tipo di contatto, entrambi erano perfettamente a conoscenza dell'esistenza dell'altro, e non solo a causa dell'amico che avevano in comune.
Sia lui che lei avevano il massimo dei voti in tutte le materie.
Sia lui che lei non amavano che la gente conoscesse il loro cognome.
Sia lui che lei ritenevano che l'altro fosse irrimediabilmente interessante.
Nè lui nè lei lo avrebbero mai ammesso.
E fu così che in un tiepido pomeriggio di aprile Scorpius Malfoy si meravigliò del brivido che gli corse lungo la schiena quando le sue dita sfiorarono quelle piccole e fragili della mano delicata che gli porgeva una Cioccorana. La Cioccorana più buona che avesse mai gustato.

*Felicità: in maiuscolo poichè si intende la personificazione della felicità.

Summer night

<< Ora tocca a Rosie! >>
Oh, no.
Rose Weasley non era decisamente il tipo di ragazza che, durante un’afosa serata estiva, avrebbe proposto con entusiasmo di giocare a “Obbligo o Verità”, come Dominique aveva fatto poco prima.
Il problema fondamentale era che, quando sua cugina faceva determinate proposte, non c’era via di scampo.
Una volta Fred si era rifiutato di partecipare al “Torneo di Quidditch in Weasley” che Dominique si era messa in testa di organizzare: all’epoca il cugino aveva solamente nove anni, e come molti bambini della sua età si trascinava sempre dietro una copertina di colore azzurro. Copertina che venne irrimediabilmente ridotta in brandelli.

Da quel giorno, era stato chiaro a tutti che se Dominique Weasley voleva qualcosa, l’avrebbe ottenuta.
Ragion per cui, in quel momento, Rose si trovava seduta a gambe incrociate sul pavimento della vecchia stanza di sua zia Ginny,  - sperando che quest’ultimo la inghiottisse - , circondata dai suoi innumerevoli cugini.
<< Ok, Rosie. Obbligo o verità? >> Un’altra cosa chiara a tutti era che per Dominique esisteva solo la verità. Se qualcuno avesse osato preferire l’obbligo… beh, diciamo solo che sarebbe finito dritto al San Mungo per avvelenamento.
Quindi, arrendendosi al suo destino, Rose alzò lo sguardo dal libro che teneva in grembo e, con lo stesso entusiasmo di un condannato a morte, proclamò: << verità.>>
<< Oh, che bello! Scelgono tutti la verità! >> Esclamò Lily, saltellando sul posto.
<< Chissà perché… >> Sibilò suo fratello Albus.
<< Taci, Albus. Ora, cosa potremmo chiedere a Rosie? >> Dominique si voltò verso gli altri, che si riunirono attorno a lei e iniziarono a sussurrare concitati.
Che sciocchezza…

Rose lanciò loro uno sguardo intenerito: voleva molto bene alla sua famiglia e, per quanto potesse odiare quello stupido gioco, condividerlo con loro rendeva il tutto molto divertente. Nonostante fingesse di essere completamente assorta nella lettura del suo libro non si era lasciata affatto sfuggire il racconto di Dominique sulla sua storia con un tizio alquanto losco dell'ultimo anno che Lily l'aveva obbligata a raccontare. In fondo a Rose non importava nulla dei pettegolezzi, nulla.
Passarono cinque minuti e i suoi cugini se ne stavano ancora lì, riuniti, a confabulare su quale fosse la stupidaggine migliore da chiederle. In quanto a quest’ultima, aveva ripreso a leggere il suo libro, estremamente infastidita dai mormorii che provenivano dalla fugace riunione organizzativa convocata da Dominique.
<< Il consiglio ha concluso di accettare la proposta avanzata da Lily Potter.  Lily, a te l’onore.>> Proferì la cugina con solennità, mentre la più piccola di casa Potter alzava le braccia in alto in segno di vittoria e si preparava a porre la fatidica domanda.
<< Ebbene, qual è stata la peggiore figura che tu abbia mai fatto? >> Concluse, alzandosi in piedi e squadrando Rose con aria inquisitoria.
Le guance rosee di lei si infiammarono e le venne spontaneo seppellire ulteriormente il viso tra le pagine del libro a cui si stava dedicando.

Non poteva rivelare ai suoi cugini quell’episodio, e non era nemmeno in grado di inventarsi qualcos’altro: non era una brava bugiarda, finiva sempre per farsi scoprire e raccontare tutta la verità, persino con dovizia di particolari. E Dominique, questo, lo sapeva benissimo.
<< Allora, Rose? >> Il suo sguardo si era assottigliato, aveva capito che la cugina nascondeva qualcosa, e non aveva intenzione di lasciar correre. Sapeva essere estremamente coercitiva quando voleva. Una volta aveva obbligato un suo ex-ragazzo, - particolarmente insensibile, per carità! -, a dichiararle amore eterno davanti all'intera Sala Comune di Corvonero. Inutile dire che il tizio in questione fu oggetto di scherno per il resto dell'anno scolastico.
<< E dai, lasciala stare! >> Borbottò Hugo, ottenendo man forte da Albus, che afferrò la cugina per un braccio e la costrinse a tornare seduta; ma lei non era intenzionata ad arrendersi, infatti continuò a lanciare occhiate sospettose in direzione di Rose, tentando di ribellarsi dalla stretta del cugino.
<< Lasciami andare, Albus! Lasciami andare, immediatamente! >> Ma prima che il ragazzo potesse dire o fare qualunque cosa, la sua amorevole parente gli aveva già conficcato i denti nel braccio, facendolo urlare di dolore.
<< Dom, ma sei impazzita? >> Esclamarono all’unisono Fred e Roxanne, mentre un ormai adulto e “responsabile” James si rotolava sul pavimento in preda alle risate.
E fu l’inferno.
In conclusione, tutti si dimenticarono di Rose, che nel frattempo se ne era rimasta seduta nella stessa esatta posizione di prima a osservare, con cipiglio scettico, i suoi cugini azzuffarsi: Lily tirava i capelli di Albus, tentando di aiutare Dominique nella sua lotta furiosa, Fred e Roxanne cercavano di separarli, James lanciava schiantesimi a caso, cercando di creare ancora più scompiglio, Hugo aiutava Albus, imitando Lily, e Molly e Lucy guardavano la scena disgustate, minacciando di andare a chiamare i genitori.
<< BASTA! >> Tutti si immobilizzarono, voltandosi stupiti verso la proprietaria della voce. Rose Weasley si era alzata in piedi, il fiato corto, le braccia sui fianchi e il vecchio libro abbandonato per terra; il suo piede destro picchiettava sul pavimento, mentre con sguardo severo scrutava i suoi cugini, uno a uno.
<< Dominique, molla Albus, Hugo lascia Dominique, Lily smettila di tirare i capelli a tuo fratello e voi tutti, per una buona volta… TACETE! >> Ordinò, con un tono che non ammetteva repliche e un’espressione terribilmente simile a quella di sua madre. Con un colpo di bacchetta, quella di James finì nelle sue mani e il cugino le rivolse uno sguardo offeso.
<< Sei maggiorenne da un giorno e tre ore, Rosie. Non esagerare! >> Finse di rimproverarla lui, in una perfetta imitazione di Hermione Granger in Weasley.
<< Silencio! >> Il ciarlare di James si arrestò di colpo, mentre il resto della famiglia si ricomponeva, senza stupirsi più di tanto di ciò che stava accadendo.
Ordinaria amministrazione familiare.
James Sirius Potter, tuttavia, non era abituato a restare zitto per più di cinque secondi e ben presto iniziò a reclamare la propria bacchetta, che Rose stava facendo penzolare fuori dalla finestra. In pochi erano a conoscenza della sua vena sadica, ma i suoi cugini sapevano perfettamente che, se fatta arrabbiare, Rose Weasley poteva diventare molto cattiva. Albus sosteneva da sempre che la sua timidezza non fosse altro che una maschera e che, un giorno o l'altro, li avrebbe massacrati tutti. Nel sonno. In risposta a ciò, Rose l'aveva schiantato.
<< Prometti che d’ora in poi userai le corde vocali solo per fare discorsi che abbiano un senso compiuto e tutti i verbi al posto giusto? >> Il cugino si portò una mano sul petto, annuendo solennemente.
<< Bene. >> Proferì Rose, provvedendo a restituirgli voce e bacchetta. Sapeva essere anche magnanima, ovviamente.
<< Grazie, mia regina! >>
<< James… cosa ho detto? >>
<< Che posso fare solo discorsi di senso compiuto… >>
<< Appunto. E' impossibile, dunque taci. >>
Nel frattempo Dominique e Albus si erano riappacificati, scambiandosi figurine delle Cioccorane, e il resto dei cugini aveva iniziato una partita a Sparaschiocco, che, come sempre, vinse Roxanne.
<< Ehi, Rose! Guarda, ho trovato zio Ron! >> Esclamò Albus, sventolandole una figurina sotto il naso. Rose la afferrò, lanciandole uno sguardo distratto e sorprendendo quella buffa imitazione di Ron Weasley a grattarsi il naso. Sorrise ad Al e se la infilò in tasca, quella di suo padre era giusto la figurina che le mancava per finire la collezione.
Rose adorava Ron, era stato lui che le aveva insegnato a volare e che le aveva comprato la sua prima scopa; ricordava ancora quella volta in cui l’uomo aveva portato a casa la sua cagnolina, Penny, con grande disappunto della moglie. Ma lui se ne era infischiato del parere di Hermione e si era fatto carico di un mese di musi da parte della sua dolce consorte solo per fare felice Rose.
Con un sorriso dolce accarezzò la figurina che teneva in tasca, sentendosi sopraffare dalla stanchezza.
<< Credo che andrò a dormire… Buonanotte! >> Rose fece per abbandonare la stanza, quando la voce di sua cugina segnò la sua condanna.
<< Buonanotte Rosie. Non ti fidi proprio di me, eh? >> Dominique la osservava, affranta, o almeno, la guardava con quella che lei considerava una buona imitazione di un’espressione affranta, ma che, lo sapeva benissimo, avrebbe comunque fatto crollare Rose.
<< Dom… Io… >> Non poteva reggere lo sguardo triste della cugina, insomma lei voleva solamente che fosse sincera con loro, e Rose l’aveva delusa. Non potè fare a meno di sentirsi in colpa. Era nella sua natura: bastava poco affinchè i sensi di colpa la assalissero, e Dominique sapeva sfruttare benissimo questa sua debolezza.
<< E va bene! >> Cedette infine, tornando a sedersi per terra e preparandosi a essere sommersa da una miriade di prese in giro: James non sarebbe più riuscito a guardarla in faccia senza scoppiare a ridere!
Era la fine. La sua fine.


<< Fammi capire bene: Scorpius Malfoy ti ha beccato in uno dei tuoi “attimi contemplativi”, circondata da Cioccorane, con il pigiama della nonna e i capelli sparati, spaparanzata sul pavimento del dormitorio? >> In quanto a delicatezza Dominique non si faceva battere da nessuno…
<< Non è vero! >> Esclamò James, prima di scoppiare in una sonora risata, tenendosi la pancia e senza nemmeno provare a contenersi.
<< E tu gli hai offerto una Cioccorana? >> Lily la guardava con gli occhi sgranati, aveva una cotta per Malfoy sin dal suo primo anno a Hogwarts.
<< Ma sei seria? Scorpius non mi ha mai detto niente! >> Albus aveva l’aria corrucciata e sembrava che gli sfuggisse qualcosa. Che poi, perché Malfoy avrebbe dovuto riferirgli di aver beccato sua cugina a ingozzarsi di dolci? Beh, forse Al si aspettava che glielo dicesse per prenderla un po’ in giro.
<< E quando è successo? >> Domandò Dominique, che sembrava sperare in una continuazione, probabilmente dimenticando che quello non era uno dei suoi romanzi rosa preferiti.
<< A maggio. Poi ho fatto in modo di evitarlo, e finora mi è andata bene. >> Mormorò Rose con aria afflitta, mentre Roxanne le accarezzava la schiena, comprensiva.
<< Appunto. Finora. >> Bofonchiò Albus, guardandosi i piedi. Rose spostò la sua attenzione su di lui, fulminea.
<< Cosa intendi, Albus Severus? >>
<< Insomma, Rosie… Scorpius è il mio migliore amico, lo sai no? Cioè, avresti anche dovuto immaginarlo che… che… >> Balbettò, mentre la cugina gli si avvicinava minacciosa.
<< Che? >> Sibilò, guardandolo dritto negli occhi.
<< Che io lo avrei invitato al mio compleanno, la settimana prossima. >>
Non poteva essere vero... semplicemente, non poteva! Quello che i suoi cugini non sapevano era che quello da lei narrato non era stato effettivamente l'ultimo incontro tra lei e Scorpius Malfoy.

Era un caldo pomeriggio di fine maggio e l'estate sembrava essere già nell'aria.
Rose Weasley, decisa a non perdersi nemmeno uno di quei meravigliosi raggi di sole, se ne stava seduta con la schiena appoggiata ad una vecchia quercia e l'enorme libro di Trasfigurazione sulle ginocchia.
Gli esami si avvicinavano e lei non voleva rischiare di rimanere indietro con il ripasso. Infatti, contrariamente a quanto si potesse pensare, pur se molto brava a scuola, Rose non era esattamente un tipo "organizzato". Più di una volta, si era ritrovata a ripassare disperatamente insieme ai suoi cugini a pochi giorni dagli esami, sperando che il tempo bastasse. La sua mente brillante però era spesso riuscita a colmare i buchi lasciati da una preparazione non ottimale.
<< Rose? >>
Merda.
Ultimamente Rose Weasley aveva dedicato ogni briciola di energia nello svolgimento di un compito, un obiettivo di primaria importanza: evitare Scorpius Malfoy. E ora, il ragazzo in questione, se ne stava lì, a fissarla. Ah, e presumibilmente era anche il proprietario della voce che l'aveva disturbata poco prima.
Ottimo, davvero ottimo.
<< Ehm, ciao. >> Fu tutto ciò che la sua mente geniale riuscì ad elaborare in quel momento, mentre immagini del loro precedente, imbarazzante, incontro le scorrevano davanti agli occhi. 
<< Mi chiedevo se... sai, non sono bravo in Trasfigurazione e... insomma, potresti aiutarmi con tutta la questione della Trasfigurazione umana? >> Sembrava davvero imbarazzato per uno che aveva solo bisogno di un paio di ripetizioni.
<< Oh, certo. Nessun problema! >> Acconsentì Rose, rivolgendogli un sorriso timido.
Così Scorpius si sedette accanto a lei sul manto erboso e la ragazza si stupì di quanto il suo corpo fosse estremamente consapevole della sua presenza, ad appena pochi centimetri da lei.
<< Okay. Direi che potremmo iniziare dalla teoria: cercherò di facilitartela un po' rispetto al libro. In effetti, non è molto chiaro. >> Esordì poi Rose in tono determinato: si trovava nel suo elemento e l'imbarazzo fu presto dimenticato. Si lanciò in una lunga e meticolosa spiegazione, in cui si impegnò ad essere più chiara possibile, quando ad un certo punto Scorpius, con espressione smarrita, la interruppe.
<< Non credo di aver capito l'ultimo concetto: il movimento del polso va eseguito subito prima di pronunciare la formula o immediatamente dopo? >>
<< Oh... ehm... credo di essermi persa. Controllo. >> Rossa in viso, Rose si chinò sullo spesso volume, alla ricerca della pagina incriminata. Che incapace! Aveva già dimenticato una cosa così fondamentale e lui aveva pure chiesto il suo aiuto. Si era trovato proprio un'ottima insegnante, non c'era che dire.
<< Ecco qui, allora... >> Iniziò freneticamente a snocciolare un'altra serie di precise informazioni, ma Scorpius non la seguiva più, perchè, si rese improvvisamente conto Rose, aveva allungato una mano e stava giocherellando con una delle sue ciocche rosso fiamma.
Una qualsiasi altra ragazza gli avrebbe sorriso, o comunque lo avrebbe incoraggiato a continuare quel piccolo flirt. Ma non Rose. Tutto ciò che seppe fare fu alzarsi di botto e andarsene, abbandonando addirittura il suo adorato libro sull'erba.
Non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardare in faccia Scorpius Malfoy. Mai più.

 
Aireen's corner

Salve meravigliosi! Ebbene sì, "Cioccorane" è tornata in una nuova e straordinaria versione che, finalmente, verrà portata a termine! Dopo aver tentato di ricominciare da dove avevo lasciato, ho capito che non potevo sperare di riprendere la storia in quel modo: dovevo rielaborarla e, sì, anche cambiarla, ritoccando un pochettino persino i personaggi, per adattarli al meglio le mie esigenze. Spero dunque di essere in grado di regalarvi una storia scritta un pochino meglio e anche un tantinello più matura.
Vi supplico, se avete letto questo primo capitolo e vi è piaciuto, di lasciarmi una piccola, minuscola recensione. Leggere i vostri pareri mi incoraggia sempre molto.
Baci e alla prossima ^^.

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Capitolo 2
*** It's party time! ***


Dedica: vorrei dedicare questo capitolo alle sette meravigliose persone che hanno aggiunto questa storia tra le seguite.

Questo capitolo è per voi: cupcake88, Miry_99, Potterina1993, quiquoqua1234, Undefined, _Gardis_ (che addirittura seguiva la "Cioccorane" delle origini!), I_Will_Be. Spero che mi diate un'opinione su questo capitolo e continuiate a seguire la storia!
Un sentito grazie anche alle quattro persone che hanno recensito, tra cui non ho ancora citato Micky96 e LeCriticone, spero di risentirvi!

Recensite, poichè non vi è modo migliore per incoraggiare un autore!

It's party time!

<< Non vorrai restartene chiusa qui tutto il giorno! >> Dominque le lanciò un’occhiata scettica e colma di disapprovazione, mentre con un movimento aggraziato si sedeva ai piedi di un vecchio letto, una volta appartenuto a qualcuno dei suoi tanti zii, dove un’irrequieta Rose Weasley tentava di elaborare una strategia che le permettesse di fuggire all’estero e di rimanerci, possibilmente, per i due o tre anni successivi.
<< Al ci rimarrebbe malissimo se non venissi, e tutti capirebbero che nascondi qualcosa. >> Rose cercava di ignorare le parole della cugina: non era intenzionata a cedere e a mettersi in ridicolo. Inoltre le motivazioni di Dominique non erano per nulla convincenti. Avrebbe semplicemente finto di essere malata e nessuno avrebbe potuto in alcun modo pensar male di lei. E poi chi mai si sarebbe accorto della sua assenza? 
Insomma, lei non era di certo popolare come Lily, bella come Dominique, divertente come Roxanne, o impeccabile come Molly e Lucy. Era capace solo di fare figuracce… perché di situazioni come quella ce n’erano state parecchie!

 Rose correva a perdifiato per uno dei tanti lunghi corridoi di Hogwarts.
“Bagno, bagno, ho bisogno di un bagno!” Pensava, disperata, mentre l’ennesimo conato di vomito le saliva alla gola: possibile che in una scuola dotata di ben centoquarantadue scalinate non si riuscisse a trovare una dannatissima toilette?
Finalmente, innumerevoli imprecazioni dopo, la porta che Rose stava così ardentemente cercando le comparve dinnanzi: la ragazza arrancò fino alla maniglia e si precipitò all’interno del bagno, entrò nel primo cubicolo disponibile e, come si usa dire tra i Babbani, vomitò l’anima.
Qualche attimo dopo una Rose particolarmente provata si rialzò in piedi, accingendosi a raggiungere il lavandino più vicino, quando una voce maschile le fece desiderare di morire lì, in quel momento.
<< Ehm… Non so se te ne sei accorta, ma questo è il bagno dei ragazzi. >>

 
<< Puckie? Puckie, dove sei? Torna qui! >> Rose Weasley si aggirava per l’immenso Parco di Hogwarts, affollato di studenti: la divisa tutta stropicciata e sporca di terra e i capelli rossi più crespi che mai.
Il motivo di tutta quell’agitazione era l’inaspettata fuga del suo gatto, nero, Puckie (guai a chiunque avesse osato asserire che i gatti neri portavano sfortuna).
Dopo aver perlustrato in lungo e in largo il Parco, avvistò tra la folla una familiare coda nera che si aggirava tra le caviglie di alcune ragazze.
<< Puckie! >> Esclamò sollevata spiccando una corsa, desiderosa di raggiungerlo al più presto. Purtroppo, giunta a poca distanza da dove il suo gatto si stava facendo coccolare da alcune ragazzine ridanciane, mise un piede in fallo e cadde. Cadde, finendo con la faccia dritta in una pozza di fango. Davanti a tutta la scuola.

<< Immagina Scorpius, poi! Lui capirà sicuramente che stai cercando di evitarlo. >> Dominique non aveva smesso un attimo di bombardare la cugina con una serie di ragioni volte a convincerla a scendere di sotto e a partecipare alla festa.
<< Dom, sinceramente, è già una fortuna che Scorpius Malfoy e la maggior parte delle persone lì sotto sappiano che esisto, non credo si accorgeranno della mia assenza. 
Inoltre, Al non è più un bambino e non penso che cadrà in depressione solo perché la più sfigata delle sue cugine ha deciso di restarsene in camera a leggere, invece di scendere a predisporre la sua definitiva morte sociale. >> Replicò Rose, affondando ancor di più la testa nel cuscino e stringendo spasmodicamente a sé un libro dall’aria molto pesante.

Almeno, restandosene lì, avrebbe potuto godersi un po’ di solitudine: decisamente rara da ottenere se trascorrevi le tue vacanze estive alla Tana e tua nonna scambiava la sindrome pre-mestruale per anoressia, impegnandosi allora ad entrare in camera tua a tutte le ore del giorno e della notte con l’unico obiettivo di farti assomigliare a una balena una volta finita l’estate.
<< E va bene! Ma non venirmi a cercare quando vorrai una mano per truccarti o vestirti, oggi è la tua ultima occasione. >>
<< Dom, quando mai ti ho chiesto una mano per truccarmi? O vestirmi? >> Rose la squadrò, perplessa. Non era di certo una modaiola, ma almeno la capacità di abbinare un paio di jeans e una t-shirt - per fortuna - non le mancava.
<< Mai. Ma verrà il giorno… >> Proferì la cugina, sibillina, chiudendosi la porta alle spalle con un sospiro melodrammatico.
<< Finalmente! >> Mormorò Rose, tirando fuori diverse confezioni di Cioccorane da sotto il cuscino: se Dominique le avesse viste, probabilmente gliele avebbe buttate giù dalla finestra.
Ultimamente aveva la fissa del “mangiare sano” e seguiva sempre nonna Molly quando andava a fare la spesa, consigliandola su quali prodotti fosse bene acquistare e quali no. Rose aveva visto sua nonna gettare di nascosto nella spazzatura la farina integrale che la nipote l’aveva obbligata a comprare.

Aprendo il suo adorato libro la ragazza addentò la prima Cioccorana della giornata, avvertendo subito quella piacevole sensazione di calore e allegria che la cioccolata le donava ad ogni morso: come facevano le sue cugine, tutte così deplorevolmente ossessionate dalle calorie, a fare a meno di quel piccolo vizio? Cosa c’era di più utile e dolce della cioccolata?
A questo proposito, Rose aveva creato una lista intitolata “La cioccolata e i suoi usi”, che aveva poi fatto recapitare a Dominique e a Lily - anche lei contagiata da una sorta di follia salutista -, che si erano messe a sbraitare sul fatto che lei non aveva idea di quanto quella roba nuocesse alla salute. Sembrava quasi che avessero paura anche solo di trovarsi nella stessa stanza di una tavoletta di cioccolata.
Comunque, Rose non si era di certo lasciata scoraggiare dalla reazione ottenuta dalle cugine e aveva affisso la tanto temuta lista alla porta della cucina, con enorme gioia di sua nonna Molly che aveva iniziato a regalarle cioccolata in continuazione.
<< Sai, piaceva tanto anche a tuo zio Fred! >> Aveva singhiozzato, dopo aver letto “La cioccolata e i suoi usi”. Rose l’aveva abbracciata, tentando di rincuorarla, mentre il suo sguardo vagava per la stanza alla ricerca della familiare fotografia appesa al di sopra del caminetto: da questa un sorridente Fred Weasley ammiccava a chiunque si trovasse nei paraggi.
Persa nelle sue elucubrazioni, Rose chiuse di botto il libro che stava leggendo e si sedette sul letto a gambe incrociate.
Tutti le dicevano sempre quanto assomigliasse a suo zio George: la nonna era stata l’unica, da diciassette anni a quella parte, a paragonarla al gemello defunto. Caratterialmente, certo, poiché per quanto riguardava l’aspetto non c’era molto su cui discutere… lui e George erano gemelli!

Sua madre le aveva spiegato che, in presenza di suo padre, era meglio non trattare quell’argomento, in quanto Ron era ancora molto sensibile al riguardo; poi, con le lacrime agli occhi, aveva abbandonato la stanza senza aggiungere altro. Senza rispondere alla sua domanda: io ci assomiglio un pochino allo zio Fred? All’epoca Rose aveva appena nove anni, ma quel giorno e quelle parole gli erano rimasti marchiati a fuoco nella mente.
Tuttavia, aveva capito di assomigliare a quello zio che non aveva mai conosciuto più di quanto assomigliasse ai suoi stessi genitori. Spesso, persi nei ricordi, i nonni le avevano raccontato una serie di episodi in cui Rose si rispecchiava perfettamente. Lei, però, non era così divertente e spontanea, come lo era Fred.
<< Oddio, scusa! Cercavo il bagno! >> Una voce, l’ultima che avrebbe mai voluto sentire, la fece sobbalzare, e la Cioccorana che teneva fra le mani cadde rimbalzando sul copriletto.
Non era possibile. Non era umanamente possibile quello che le stava accadendo.
Scorpius Malfoy se ne stava lì, fermo: una mano che teneva aperta la porta e l’altra alzata in segno di scusa.
Il cervello di Rose ci mise un po’ a registrare la situazione. Per la seconda volta in meno di tre mesi, si trovava in una stanza con Scorpius Malfoy, in condizioni pietose e con la bocca piena di cioccolata.
Merlino le voleva male, molto male.

<< Allora, ci sei… ehm… andato vicino. >> Rose non trovò niente di meglio da dire, se non quella cavolata apoplettica che la fece trattenere a stento dal prendersi a schiaffi, imprecando contro gli idioti della sua stessa specie.
<< Io non volevo di certo dire quello! >> Esclamò lui, quasi intimorito dalla prospettiva che la ragazza potesse pensare una cosa del genere.
<< Lo so. Scherzavo. >>
<< Ah. >>
<< Già. >>
<< Bello quel libro. >>
<< L’hai letto? >>
<< No. >>
<< Ah. >>
<< Già... >>
<< Vuoi una Cioccorana? >> Né lui né lei fecero caso al discorso senza senso a cui avevano dato vita, troppo concentrati sul desiderio condiviso di attenuare l’imbarazzo; ma quando Rose pronunciò quelle parole i loro sguardi non poterono fare a meno di incontrarsi e le loro labbra di incurvarsi in un sorriso.

<< Sì grazie.  >> Replicò Scorpius afferrando una Cioccorana, e cercando disperatamente di togliersi quel sorriso ebete dalla faccia. << Mi ricorda qualcosa… >> Bofonchiò poi, facendo arrossire Rose.
<< Come mai non sei alla festa? >> Le chiese, guardandola per la prima volta da quando era entrato. Rose si mordicchiò il labbro inferiore, passandosi una mano tra i capelli in un inutile tentativo di restituire loro una parvenza di normalità.
<< Non mi piacciono le feste. >> In fondo era la verità: Rose Weasley non era un tipo da feste e questo non era troppo difficile da indovinare.
Era da un po’ che non prendeva parte a dei festeggiamenti, poiché aveva sviluppato una sorta di allergia a questi quando due anni prima aveva rovesciato tutta la sua Burrobirra sulla camicia della sua cotta del momento. Inutile dire, che il ragazzo in questione aveva preso ad ignorarla ancora più di prima.

<< Nemmeno a me. >> Scorpius le sorrise, assumendo una posa più rilassata e appoggiandosi alla superficie di legno scuro della porta.
<< Ma fammi il favore! >> Esclamò Rose in un impeto di furore, per poi arrossire come un pomodoro maturo. Scorpius inarcò un sopracciglio, stupito.
<< Prego? >> Rose si fece coraggio e gli lanciò uno sguardo di pura disapprovazione, sotto il quale il ragazzo si sentì completamente esposto: quello sguardo sembrava perforarlo, era come se quegli occhi fossero in grado di mettere a nudo tutte le sue emozioni, le sue paure e i suoi desideri. Sotto quello sguardo si sentiva… indifeso.
<< Beh… - iniziò lei, assumendo un’espressione compunta e severa – sei famoso per le feste organizzate in Sala Comune subito dopo le partite di Quidditch. Inoltre, si mormora che tu abbia scovato il passaggio segreto per "La testa di Porco" e che da lì tu ti sia procurato diverse bottiglie di Whisky Incendiario. Sbaglio? >>
<< E come fai a sapere che queste feste le ho organizzate io, se non partecipi mai? >> Rose lo guardò corrucciata, domandandosi come facesse a sapere che lei non era mai scesa in Sala Comune a fare un po’ di baldoria.
<< E come fai a sapere che non partecipo mai? >> Domandò allora, incrociando le braccia e attendendo una risposta, sinceramente curiosa.
<< Se avessi partecipato me ne sarei senz’altro accorto! >> Tutta la sicurezza che Rose aveva tirato fuori fino a quel momento svanì con quelle parole, e il suo viso tornò ad arrossarsi.
<< Scorp? Dannazione amico, è da più di venti minuti che ti cerco! >> Esclamò Albus, raggiungendo l’amico e guardando verso Rose con aria interrogativa.
<< Rosie! Dom, mi ha detto che non stavi bene. Tutto apposto? >> Il giorno successivo Rose avrebbe spedito un enorme mazzo di fiori a Dominique, sua eterna salvatrice.

 
Erano passati ormai due giorni dalla festa di Albus e quella mattina tutta la famiglia si sarebbe recata a Diagon Alley per acquistare il materiale necessario ad iniziare un nuovo anno scolastico ad Hogwarts.
Rose, intanto, prospettandosi di passare un’ intera giornata in compagnia dei suoi numerosi cugini, si chiedeva quando Al si sarebbe deciso a porle quella domanda che, lo sapeva, si stava tenendo dentro ormai da un po’: che cosa ci faceva lei a mangiare Cioccorane con Scorpius Malfoy, di nuovo?
Ad Albus l’occasione si presentò per l’ora di pranzo, quando erano tutti riuniti intorno ad un lungo tavolo al Paiolo Magico e Rose gli si sedette accanto, esasperata dai continui rimproveri di Dominique, che voleva farle assaggiare a tutti i costi un po’ del suo pane integrale.
Dominique aveva la strana e fastidiosa caratteristica di scovare continuamente nuovi interessi, verso i quali, per un limitato periodo di tempo, sviluppava una sorta di attaccamento ossessivo.

<< Ehi Rosie! >> Fece Albus, picchiettandole su una spalla e interrompendo il filo dei suoi pensieri.
<< Al, scusa, volevi stare vicino a Fred? Non avevo visto che c’eri tu, Dom mi stava esasperando... >> Borbottò lei, appoggiandosi contro lo schienale della sedia e sospirando, stanca. Se quel posto fosse stato già occupato, le sarebbe toccato andarsi a sedere vicino a Roxanne e Lily, che non erano poi tanto meno esasperanti di Dominique.
Rose voleva bene alle sue cugine. Le adorava, davvero. Sapeva meglio di chiunque altro, però, che la cosa migliore era prenderle a piccole dosi: insomma, amava stare in loro compagnia, fingendo di criticare il loro continuo spettegolare, ma badando invece a non perdersi una singola parola, le ragazze Weasley però possedevano anche la non esattamente strabiliante dote di essere oltremodo assillanti.
R
ose ricordava bene quella volta in cui aveva dovuto evitare la sua intera famiglia per diverse settimane, poichè Dominique e Lily avevano deciso che il biondo le avrebbe donato moltissimo e - dopo il suo iniziale rifiuto - si erano decise a tingerla, con o senza il suo consenso.
<< No, a dire il vero, speravo proprio di finire accanto a te. >> Le rispose Albus, sorridendole e allungandole una tavoletta del suo cioccolato preferito. << E’ per te, l’ho vista e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere! >>
<< Grazie Al! >> Rose gli lasciò un bacio sulla guancia e ripose il cioccolato nella borsa nuova di zecca che zia Fleur le aveva regalato per il compleanno.
<< Ora, volevo parlarti di Scorpius… >> Borbottò lui, abbassando la voce per non farsi sentire dal resto dei cugini. L'argomento sembrava imbarazzarlo, così Rose avvicinò la sedia a quella di Albus, guardandosi attorno circospetta: se qualcuna delle sue cugine fosse venuta a conoscenza di ciò che era accaduto due giorni prima, l’avrebbe rapita per sottoporla ad un terzo grado, poco ma sicuro.
<< Okay, cosa volevi dirmi? Guarda che ci siamo incontrati per caso. Lui cercava il bagno. >> Puntualizzò subito Rose, decisa ad impedire ad Albus di pensare che il suo amico le piacesse o una qualche cavolata del genere.
Il cugino le rivolse un’occhiata incuriosita, e Rose abbassò lo sguardo sul piatto vuoto, sentendosi arrossire: Albus Severus Potter la capiva meglio di chiunque altro.
<< Lo so, me lo ha raccontato. Ascolta, io credo che tu piaccia a Scorpius… >> Iniziò lui, ma Rose lo interruppe immediatamente: temeva che il cugino avrebbe tratto una conclusione di quel genere, assurda inoltre. Lei, con i suoi capelli rossi e crespi e il fisico minuto e tutt’altro che prosperoso, non attirava molti sguardi, figurarsi quello di Malfoy!

<< Non dire stupidaggini! >> Esclamò stizzita, decisa a porre fine a quella discussione così inutile.
<< Okay Rose, non dirò stupidaggini. Facciamo un ipotesi, va bene? >> Lei annuì, arrendendosi ad ascoltare ciò che Albus aveva da dirle.
<< Ipotizziamo che tu piaccia a Scorpius. Non interrompermi! Allora, tu gli piaci e lui ti piace e decidete di mettervi insieme… beh, in quel caso dovresti fare molta attenzione. Anzi, sarebbe meglio che tu rifuggissi proprio una situazione simile: Scorpius è una delle persone migliori che esistano, ma ha un problema, un grosso problema. >> Asserì Albus, mentre Rose gli lanciava un’occhiata scettica.
<< Mi prendi in giro? >> Gli domandò.
<< No. Stai attenta, Rosie… è tutto quello che ti chiedo. >>


Aireen's corner
Q
uesto è stato uno dei capitoli che ha richiesto una minore rielaborazione, è rimasto pressochè identico all'originale, a parte qualche piccola modifica.
Spero sia stato di vostro gradimento e che ognuno di voi mi onori di un vostro parere, che io ritengo importantissimo :)
Alla prossima!



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Capitolo 3
*** Dear Hogwarts ***


 Vi pregherei di darmi un vostro parere, mi aiuterebbe molto e mi darebbe un grande incoraggiamento.
Un abbraccio!

Dear Hogwarts

Il resto dell’estate trascorse tra partite di Quidditch e pasti deliziosi: l’ultima sera Molly Weasley diede il meglio di sé, imbandendo un vero e proprio banchetto che nulla aveva da invidiare a quelli che le cucine di Hogwarts preparavano per gli studenti.
Per quanto Rose non vedesse l’ora di tornare a Hogwarts dovette ammettere che lasciare la Tana, quell’anno, non fu affatto facile. 
Le sue estati non erano mai noiose, anche se i suoi cugini sapevano essere pesanti, con loro non si correva mai il rischio di annoiarsi, e in quei tre mesi il divertimento non le era mancato di certo!

Quando la mattina del primo settembre nonna Molly li obbligò ad alzarsi all’alba per sistemare le ultime cose, senza correre il rischio di perdere il treno, fu con riluttanza che Rose sigillò definitivamente il suo baule e scese le scale, dirigendosi in cucina.
La sua ultima estate si era conclusa, non poteva ignorare quel dato di fatto. L’anno successivo avrebbe iniziato il tirocinio come Guaritrice e avrebbe avuto ben poco tempo da dedicare a banchetti e Tornei di Quidditch in Weasley.
Fino a quel momento, Rose aveva sempre cercato di ignorare il nodo che le si formava alla bocca dello stomaco ogni volta in cui i suoi pensieri volgevano sull’argomento “Hogwarts”; quello sarebbe stato l’anno degli addii: l’addio alla sua adolescenza, l’addio alla spensieratezza, l’addio alle estati all’insegna del riposo.
Come accettare la fine di un’era? Rose proprio non ci riusciva.
<< Rosie, il tuo baule dov’è? I tuoi genitori sono arrivati, tesoro, e tuo padre vuole caricare la macchina. >> Nonna Weasley fece la sua comparsa, concitata dai preparativi per l’imminente partenza dei nipoti.
<< E’ in camera mia e di Dominique… dove sono mamma e papà? >> Le rispose lei, gettando un’occhiata veloce alla cucina, che appariva deserta.
<< Ancora di sopra? Oh, cara, ti aspettano in salotto; sarà meglio che tu chieda a tuo padre di andare  a prendere il baule. >> Borbottò Molly, mentre con un colpo di bacchetta allontanava una grossa scatola di biscotti al cioccolato dalle mani avide di Fred.
<< Freddie, smettila di mangiare! Non vorrai passare il viaggio a vomitare, vero? >> Lo rimproverò, mentre il nipote si trascinava furtivo in cucina alla ricerca di qualcos’altro da mettere sotto i denti.
Rose si incamminò verso il salotto, infilandosi in tasca una Cioccorana posata su un tavolino lì vicino.
<< Tesoro! >> Sua madre la abbracciò, raggiante, non appena varcò la soglia della stanza, immediatamente imitata dal marito. Rose ricambiò i loro abbracci, sinceramente felice di rivederli, e mollò un piccolo schiaffo sulla guancia di Hugo che fingeva di asciugarsi gli occhi, commosso.
<< Papà, il baule è ancora su, mi accompagni a prenderlo? >> Ron annuì, e lasciando un bacio tra i capelli della figlia si diresse con lei al piano superiore, nella stanza che era appartenuta a sua sorella Ginny.
<< Allora, Rosie? Entusiasta, per il nuovo anno? >> Suo padre le sorrise, puntando la bacchetta contro il baule, che si sollevò senza difficoltà da terra e li seguì fuori dalla stanza. << Ok, tesoro. Vienimi davanti e fammi da guida, non voglio correre il rischio di investire qualcuno… che non sia tuo zio George, è chiaro! >> Aggiunse, mentre Rose si posizionava davanti a lui.
<< Il nuovo e ultimo anno, vorrai dire papà! Ah, mi dispiace dirti che zio George ci raggiungerà in stazione, quindi dovrai pazientare un altro po’ per ucciderlo. >> Rispose lei con ironia.
<< E Fred e Roxanne? Li portiamo noi? >>
<< No, li accompagnano i nonni. >> Rose fece segno a Ron di fermarsi, poiché Dominique stava salendo le scale a passo di marcia, inferocita.
<< Io… Tu… Faremo i conti! >> Farfugliò per poi superarli, dirigendosi al piano superiore.
<< Hai litigato con Dom, Rosie? >> Domandò Ron, sconcertato. Rose scrollò le spalle, non aveva idea di cosa avesse la cugina: conoscendola poteva aver scoperto che shampoo avesse usato il giorno prima ed essersi arrabbiata perché non gliene aveva prestato nemmeno un po’. La mente di Dominique non era delle più sane tra quelle presenti in quella casa bizzarra, il che era tutto dire.
<< Assolutamente no. >> Replicò allora, riprendendo la sua marcia, immediatamente seguita dall’enorme baule.
<< Ce l’avete fatta, finalmente! >> Hermione li attendeva ai piedi delle scale, con le mani sui fianchi e l’aria spazientita. Rose sospirò, ben sapendo quali sarebbero state le conseguenze di quella pungente affermazione.
<< Hermione, tesoro, perché non l’hai accompagnata tu Rosie a prendere il baule? >>
<< Lo sai che mi fa male il braccio destro, Ronald! E comunque, se l’avessi portato giù io quel baule, saremmo già in viaggio da dieci minuti. >>
<< Mi ritieni un incapace? >>
<< Non ho mai detto questo! >>
<< Sì, invece. >>
<< No. >>
<< Sì >>
<< No! >>
Quell’assurdo battibecco proseguì fino al momento di caricare i bauli in macchina, quando Hermione colpì accidentalmente il marito in testa con uno di essi, costringendolo così a star zitto e a farsi curare il grosso taglio che si era procurato sulla fronte.

Cinque minuti dopo, avevano finalmente raggiunto l’autostrada, seguiti da Arthur e Molly Weasley, che accompagnavano Fred e Roxanne, e dal resto della famiglia.
Una volta che tutto l’esteso parentado di Rose ebbe raggiunto la stazione e attraversato la barriera che separava i binari nove e dieci, fu il momento dei saluti, forse il più difficile: tutti volevano salutare tutti e di solito si finiva per essere stritolati più di una volta da una serie di braccia a caso, di cui non si conosceva neanche il proprietario.
Rose riuscì a districarsi da tutti quegli abbracci e a raggiungere i suoi genitori, che avevano ripreso a battibeccare furiosamente.
<< Mamma, papà, allora io vado… >> Tentò debolmente di richiamare la loro attenzione; i due si voltarono nella sua direzione e, cercando di ricomporsi, le sorrisero e la strinsero a sé a turno, augurandole un buon anno scolastico.
<< Ricorda la mossa che ti ho insegnato, Rosie! Batterete Serpeverde anche quest’anno! >> Le urlò suo padre, mentre lei già si accingeva a salire sul treno. 
E così tra un saluto e qualche lacrima, partirono, per quello che  - Rose ne era certa - sarebbe stato un anno indimenticabile.

 

L’Espresso per Hogwarts era in viaggio ormai da quindici minuti, ma Rose era ancora alla ricerca di uno scompartimento libero; dopo qualche altro minuto, trascorso ad ispezionare ogni angolo del treno, giunse dinnanzi ad uno scompartimento praticamente vuoto, eccetto che per due persone: Albus e Scorpius.
Rose si ritrasse dalla loro visuale, cercando di ragionare sul da farsi: entrare e fare l’ennesima pessima figura, o proseguire nella ricerca, che già si preannunciava come un enorme insuccesso?
Ma la voce concitata di Al interruppe le sue riflessioni.
<< No, Scorpius, miseriaccia! Rosie, no. Lo sai che è pericoloso… >>
<< Credi che potrei mai farle del male? >>
<< I… Io, non lo so Scorpius. E’ rischioso, capisci? Sei sempre stato attento a manternere le distanze... perché proprio lei? >>
Rose si sforzò di udire il resto della conversazione che si era trasformata in un bisbiglio soffocato, ma fu inutile. Di cosa stavano parlando? E lei cosa c’entrava? O forse parlavano di un’altra Rose? No, impossibile: che lei sapesse Albus non conosceva nessun’altra Rose.
Cercando di assumere un’aria tranquilla e per nulla impacciata o imbarazzata, Rose fece qualche passo in avanti, fingendo di guardarsi intorno e di aver individuato solo in quel momento il cugino e il suo compagno di viaggio.
<< Ehi, Al! Ciao Scorpius… >> Salutò, entrando nello scompartimento e fallendo miseramente nel suo intento di non arrossire.
<< Oh, ciao Rose! >> Albus le sorrise, ma alla ragazza non sfuggì lo sguardo nervoso che il cugino lanciò subito dopo all’amico. Cosa stavano combinando quei due? Possibile che stessero veramente parlando di lei?  Non potè fare a meno di pensare a ciò che Al le aveva detto al Paiolo Magico; aveva sempre ritenuto che volesse solo prenderla in giro, ma  dopo ciò che aveva udito...  non ne era più così sicura.
<< Posso sedermi qui? Il treno è stracolmo di gente! >> Asserì Rose, senza lasciarsi sfuggire nemmeno uno degli sguardi carichi di tensione che si stavano scambiando i due.
<< Certo che puoi sederti qui! >> Replicò Scorpius, cogliendola di sorpresa.
<< Grazie. Qualcosa non va? >> Chiese, fingendo di aver notato solamente in quel momento le occhiate di sfida che i due si stavano scambiando da quando si era seduta.
<< Oh no, certo che no, Rosie! Va tutto alla perfezione. >> Ringhiò Al, senza distogliere lo sguardo da quello che teoricamente era il suo migliore amico.
La tensione era palpabile, e ben presto Rose si nascose dietro uno dei suoi pesanti libri, nel tentativo di ignorare la strana situazione che si era venuta a creare: non credeva che Albus e Scorpius potessero litigare, li aveva sempre visti andare d’accordo.
<< Che libro stai leggendo, Rose? >> La voce di Scorpius la costrinse ad alzare lo sguardo dalle pagine del romanzo e a tornare a respirare quell’aria tesa che aleggiava all’interno dello scompartimento.
<< Jane Eyre… è un libro Babbano. >> Mormorò lei, mentre le sue guance si tingevano inevitabilmente di rosso.
<< Beh, dal titolo sembra interessante! >> Asserì lui. Albus sbuffò sonoramente, accennando una risatina sarcastica.
<< Smettila. >> Sibilò, puntando i suoi occhi verdi, così simili a quelli del padre, in quelli grigi di Scorpius.
Era uno strano spettacolo da vedere, si disse Rose. Una volta, molto tempo prima, quelli stessi sguardi si erano scontrati e scambiati odio reciproco in continuazione, e ora che invece sembravano aver trovato un punto di incontro, tornavano a sfidarsi silenziosamente. Dopo ventisei anni.
Dopotutto, per quanto potessero essere caratterialmente diversi dai loro padri, fisicamente, Albus e Scorpius erano le loro fotocopie. E in quel momento, sembrava proprio di essere tornati indietro nel tempo.
<< Di fare cosa, precisamente? >> Domandò ironicamente Scorpius.
<< Lo sai… >>
<< Prendete qualcosa dal carrello, cari? >> Una donna anziana aveva interrotto quel bizzarro litigio, e ora li osservava sorridente, con un carrello ricolmo di dolci che sostava accanto alla sua figura esile e così familiare agli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
<< Io prendo quattro Cioccorane e delle Bolle Bollenti, grazie. Voi… voi non prendete niente? >> Rose si voltò verso i due ragazzi, che ora guardavano in direzioni opposte.
<< No, grazie. >> Risposero quasi all’unisono, senza cambiare posizione o voltare anche solo la testa per guardarla.
Sospirando, Rose pagò la donna e si rimise seduta, incerta sul da farsi: probabilmente i due si stavano trattenendo dal picchiarsi solo grazie alla sua presenza.
<< Ne volete una? >> Tentò, porgendo loro le Bolle Bollenti.
<< Sì, grazie Rose. >> Scorpius abbandonò il suo posto vicino ad Al e andò a sedersi accanto a lei, accettando la caramella che la ragazza gli offriva. Al sembrava deciso a strozzarlo, lo guardava così male che Rose fece fatica a non temere per la vita del ragazzo che le sedeva accanto.
<< Sai Rose, Dominique ti cercava prima, dovresti andare da lei. >> Albus distolse lo sguardo dal suo storico compare per rivolgersi alla cugina, sforzandosi di assumere un tono cordiale e pacato:  Rose capì che più che un invito, quello era un ordine.
<< Oh, sì allora io… io vado. >> Borbottò lei, affrettandosi ad abbandonare lo scompartimento: odiava vedere la gente litigare,  ma odiava ancora di più  non sapere... per non parlare poi di quanto detestasse origliare! 
In quella situazione, però, non potè impedire a se stessa di appostarsi appena fuori dalla visuale di Scorpius e del cugino, decisa a scoprire cosa diavolo stesse succedendo. Perché Al non voleva che lei e il suo amico parlassero? Perché le aveva chiesto di stare attenta? Qual era il problema di Scorpius?
Insomma, non potevano di certo biasimarla se adesso se ne stava appostata fuori dal loro scompartimento: quella faccenda la riguardava, dopotutto!
<< Sei un idiota, Scorpius! >> Fu la prima cosa che udì.
<< Per Merlino, Albus! E tu saresti il mio migliore amico? Non vuoi nemmeno che io ottenga un po’ di felicità? La mia situazione fa già abbastanza schifo così, cerca di non renderla ancora più difficile! >> La voce di Scorpius era soffocata, sembrava che si stesse trattenendo dal singhiozzare.
<< Sai che non è così, Scorpius. >>
<< E allora com’è? >>
<< E’ rischioso. Lo è anche per te! >> Ribadì Albus.
<< Non sono un mostro, Al. Sono una persona, come te e come Rose, e…>>
Ma il resto delle parole di Scorpius furono soffocate dal rumore di una porta che sbatteva; Rose non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di ciò che accadeva che, in meno di un secondo, si sentì trascinare all’interno di uno scompartimento: dove si ritrovò circondata dalle sue cugine, e fu costretta da una folle Dominique a sedersi tra Molly e Roxanne.
<< Ma sei impazzita? >> Urlò, arrendendosi e lasciandosi cadere sul sedile.

<< Racconta! >> Ringhiò la cugina in risposta, minacciosa.
<< Racconta, cosa? >>
<< Te e Malfoy. Camera da letto. Festa di Al. >> Sibilò. Aveva un’aria decisamente folle, e guardandosi intorno Rose notò  che  sembravano  essere tutte nelle stesse esatte condizioni: divorate dalla curiosità.  
<< Chi te l’ha detto? >> Le chiese Rose, afflitta.
<< Oh, Al se l’è lasciato sfuggire… >> Mormorò lei, accarezzando la bacchetta che le spuntava dalla tasca dei jeans.
<< Ascoltate, non ho intenzione di raccontarvi proprio un bel niente, anche perché non c’è niente da dire. >> Affermò Rose: non aveva intenzione di farsi torturare dalle cugine per quello che ne rimaneva del viaggio.
<< Non ci credo. >> Dominique la squadrava con sospetto.
<< Nemmeno io. >> La appoggiò Lily.
<< Inoltre, non vuoi che tutti vengano a sapere di quella cosa, vero Rosie? >>
Rose non amava raccontare in giro i fatti propri, ma Dominique Weasley, anche detta Asso, sapeva benissimo come giocarsi le proprie carte.


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Capitolo 4
*** Truth ***


Avviso: la pubblicazione dei capitoli verrà rallentata. "Cioccorane" uscirà con un nuovo capitolo una volta a settimana, di venerdì! Eh già, iniziano gli esami e io sono nel panico :( Perciò vi chiedo di augurarmi taaaanta fortuna e di farmi sapere cosa ne pensate di questa storia ;)

Truth



Il vociare tutt’altro che sommesso di centinaia di studenti riempiva la Sala Grande, ma, seppur fastidioso alle orecchie di un qualsiasi spettatore esterno, per coloro che amavano Hogwarts e i suoi strambi abitanti quello di starsene lì, riuniti nel chiasso più totale, non sapeva altro che di ritorno a casa.
Il soffitto dell’enorme sala aveva assunto l’aspetto di un cielo stellato, completamente privo di nubi, di un blu così intenso da lasciare senza fiato. Sembrava riflettere e dare forma alla bellezza di quel gradito ritorno.
Così, una sorridente Rose Weasley, contagiata dall’allegria del momento, rideva sguaiata in compagnia delle sue curiose cugine che, dopo averla presa in ostaggio e interrogata, si erano lasciate andare a battute su ciò che avrebbero fatto loro a Scorpius Malfoy in una camera da letto. Rose, inizialmente imbarazzata, non aveva poi potuto fare a meno di stare al gioco, una volta che la vista del castello le aveva riempito gli occhi e il cuore di una felicità e una serenità così limpida da renderla quasi ubriaca. E così, desiderosa di una serata all’insegna della spensieratezza, aveva lasciato da parte la ritrosia e i dubbi su quanto aveva udito poche ore prima e si era dedicata esclusivamente a se stessa.
Il banchetto fu, come al solito, ricco di pietanze di ogni genere e tutto era così squisito che, persino Dominique, dimentica della linea, aveva diviso insieme a Lily e Rose un’enorme fetta di torta al cioccolato.
<< Quando credete che ci sarà la prima uscita ad Hogsmeade? Non dovremo mica aspettare Halloween, vero? >> Domandò Dominique, guardando le cugine con aria contrariata, quasi fossero state loro a suggerire di ritardare così tanto la visita al villaggio.
<< Come mai tutta questa urgenza? Abbia visitato Hogsmeade migliaia di volte! >> Rispose Rose con enfasi, la bocca ancora impastata di crema al cioccolato.
<< Non vedo l’ora di sfruttare il fatto di essere maggiorenne per assaggiare il Whisky Incendiario di Madama Rosmerta. Arrestami, avanti. >> Replicò l’altra con aria saccente, per poi prendere un fazzolettino e sfregare energicamente la punta del naso di Rose.
<< Mangi dal naso? Come hai fatto a sporcarti anche lì? Imbranata! >> Concluse con una linguaccia.
<< Se io sono imbranata, tu sei… ecco… qualcosa di molto brutto! >> Rose non ci sapeva fare con gli insulti e Lily e Dominique non persero l’occasione di ricordarglielo lasciandosi andare ad una sonora risata, che dovettero zittire presto, poiché una donna sui cinquant’anni si era alzata dal centro del tavolo degli insegnanti, inducendo immediatamente il silenzio tra gli studenti.
La preside Hollbrook era una donna molto minuta, ma i suoi modi rigidi e freddi la facevano apparire – agli occhi degli studenti – molto più alta di quanto fosse in realtà.

<< Buonasera! Mi auguro che il ritorno, o l’arrivo, ad Hogwarts sia stato dei più sereni. Ora, prima che raggiungiate i vostri letti, alcuni brevi annunci: l’accesso alla Foresta è severamente proibito a tutti gli studenti, come lo sono i duelli e qualsiasi genere di prodotto Weasley. Inoltre, a partire da quest’anno, siete pregati di evitare l’ala est del settimo piano.
Il custode, ovvero il signor Hopkins, mi chiede di informarvi che qualsiasi studente scovato a sporcare deliberatamente aule o corridoi, sarà il diretto responsabile della loro pulizia o riparazione. Con ciò vi auguro la buonanotte e un buon inizio di anno scolastico. >> Concisa, la donna pose fine al suo discorso, che ogni anno sembrava desiderosa di rendere sempre più breve.
<< Più fredda di lei lo è solo un ghiacciolo. >> Osservò Lily, fingendo di rabbrividire, mentre tutte e tre si aggiungevano alla moltitudine di studenti ammassati di fronte all’enorme porta della Sala Grande, in attesa di uscire e raggiungere i rispettivi dormitori.
Rose si guardò intorno, sollevandosi sulle punte dei piedi, nel disperato tentativo di ritrovare Albus, che aveva cenato ad una delle estremità del tavolo di Corvonero, tutto imbronciato, e ora sembrava essere stato inghiottito dalla ressa. Chissà perché Albus si dava tanta pena per evitare che lei e Scorpius passassero del tempo insieme… cos’era che non voleva dirle? Ecco che una miriade di domande tornavano ad affollarle la mente, insieme ad un vago senso di irritazione. La infastidiva non sapere, e ancor di più le dava sui nervi il modo di fare del cugino che pretendeva che lei gli prestasse ascolto senza darle alcuna spiegazione.
<< Dove pensi che si sia cacciato Al? >> Dominique sembrò leggerle nel pensiero, mentre, una volta salutata Lily – che si apprestò a raggiungere la Sala Comune di Grifondoro – si avviavano a loro volta vero i dormitori. 
<< Non ne ho idea… credo che lui e Scorpius abbiano litigato, probabilmente non ha molta voglia di parlare ed è andato avanti da solo. >> Si limitò a risponderle Rose. Avrebbe voluto tanto raccontare alla cugina cosa aveva sentito sul treno, ma non le sembrava opportuno parlarne. Aveva la sensazione che, qualunque cosa nascondessero Albus e Scorpius, dovesse rimanere privata. Così le due ragazze proseguirono la strada in direzione della Sala Comune, percorrendo corridoi dalle pareti ricoperte di quadri, i cui abitanti si lamentavano per il fracasso prodotto dagli studenti o salutavano le due ragazze con un breve inchino. 
Erano a casa. Ad Hogwarts. Ogni cosa era tornata al suo posto e Rose non poteva esserne più felice.
<< Perché credi che ci vogliano lontani dall’ala est del settimo piano? >> Dominique ruppe il silenzio armonioso che si era creato, destando la curiosità della cugina. E così, mentre salivano a passo di corsa le scale in marmo, sperando che non decidessero di “cambiare” proprio in quel momento, le due ragazze si ritrovarono a fare congetture su quale mistero potesse essere nascosto in quella zona della scuola, congetture tra le quali si addormentarono molto più tardi, in attesa del mattino.

<< Trasfigurazione alla prima ora. Non poteva andare peggio di così… >> Bofonchiò uno stanco Al, sedendosi accanto a Rose e Dominique durante la colazione.
<< Ecco che ricompare. Dove eri finito ieri sera, si può sapere? >> Se ne uscì acidamente Rose, lanciandogli uno sguardo torvo.
<< Sono andato subito a letto, scusa. >> Anche il tono di Albus non era dei più amichevoli, il che non contribuì a migliorare la sua situazione agli occhi della cugina, che sembrava sinceramente risentita nei suoi confronti. Durante la notte, infatti, Rose si era girata e rigirata tra le coperte sempre più infastidita dal comportamento di Albus e dalle sue irragionevoli pretese. Non aveva alcuna intenzione di dargliela vinta, a meno che non le venissero date delle risposte.
<< Scusa un corno. Ti devo parlare! >> Replicò Rose, quasi digrignando i denti. Dominique le lanciò un’occhiata stupita: era raro che Rose e Albus discutessero e non 
capiva cosa avesse dato origine a tutto quel rancore. Tuttavia capì che era più saggio restare in silenzio e finire la colazione, nella speranza che i due risolvessero la questione tra loro. Perciò non disse nulla e soffocò la sua invadente curiosità – cosa che le costò un’immensa fatica - quando Rose e Albus, si alzarono corrucciati e abbandonarono la Sala Grande, probabilmente per poter litigare in pace.
Dominique non aveva tutti i torti. Infatti, non appena oltrepassata la porta che divideva la Sala Grande dall’atrio, Rose si voltò verso il cugino, senza preoccuparsi di nascondere la sua rabbia, evidenziata in ogni caso dal rossore delle orecchie.
<< Mi devi una spiegazione. >> Sputò quelle parole con un rancore, dovette ammettere a se stessa, forse leggermente esagerato, ma lei era fatta così: quando una cosa la faceva arrabbiare, anche se si trattava di una banalità, perdeva completamente le staffe e non era più in grado di pensare con lucidità. In più di una situazione la rabbia l’aveva portata a dire cose che non pensava davvero, ferendo chi le stava di fronte, e questo era un tratto della sua personalità che avrebbe cambiato molto volentieri.
<< Riguardo cosa? >> Fece Albus, con un tono di indifferenza tale da far desiderare a Rose di tirargli un ceffone in pieno viso.
<< Prima mi dici che devo cercare di evitare Scorpius, senza degnarti di darmi almeno una motivazione, e poi ti sento mentre con tutta la calma di questo mondo intimi a lui di fare lo stesso. Sappi una cosa, Al: non hai il diritto di dire alle persone chi devono o non devono frequentare! Ti sembro piena di amici? Perché devi impedire a qualcuno di parlarmi? Non sono già abbastanza sola? >> Era vero. Rose non aveva molti amici, se non si contavano i suoi familiari. Spesso la timidezza le aveva impedito di stringere legami duraturi, se non con un paio di persone, e questo la faceva stare male, la faceva sentire diversa. Ecco forse da dove veniva tutta quella rabbia nei confronti di Albus: temeva che la sua invadenza le impedisse di stringere finalmente una nuova amicizia. Non desiderava nulla di più… non si aspettava di piacere a Scorpius, almeno non in quel senso, ma se c’era anche solo una minima speranza di essergli simpatica voleva sfruttarla, per una volta nella sua vita voleva essere audace.
<< Rosie… io non voglio assolutamente che tu sia sola e, in ogni caso, non lo sei! Credimi, se ti dico che non posso darti una spiegazione, è una cosa che va oltre me, va persino oltre Scorpius! >> Albus la guardò, sinceramente dispiaciuto. Aveva abbandonato quell’aria insofferente di poco prima, e lo stomaco gli doleva per il senso di colpa: aveva ferito Rose e fatto soffrire il suo migliore amico, anche se, si ripeteva, era stato fatto tutto in nome di una buona causa.
<< Credo tu abbia detto abbastanza, Al. >> Disse una voce glaciale alle spalle dei due ragazzi. Scorpius Malfoy, teneva le mani nelle tasche dei pantaloni e, seppur tentasse di mantenere un’espressione fredda quanto la sua voce, dai suoi occhi traspariva tristezza.
A quel punto Rose, sentendosi di troppo, si voltò - profondamente imbarazzata dall'irruzione di Scorpius - e si avviò lungo la scalinata di marmo. Dopotutto, era chiaro che suo cugino non la voleva lì, e i due avevano decisamente bisogno di chiarirsi.
Tuttavia, non fece in tempo ad arrivare a metà della scalinata che qualcuno la fermò, afferrandola per un braccio e costringendola a voltarsi. Scorpius la guardava con aria dispiaciuta e Rose notò, guardando oltre le sue spalle, che Albus sembrava essere sparito.

<< Mi dispiace molto per tutto quello che è successo con Albus, Rose. Non volevo litigaste a causa mia. >> La ragazza gli lanciò un’occhiata di sfuggita, per poi andare a fissare i propri piedi.
<< Non è nulla di irrisolvibile e non è nemmeno colpa tua, anche se mi piacerebbe sapere che cosa state tramando. Vi siete cacciati in qualche guaio? Per questo Albus non vuole che parliamo? >> Era sinceramente preoccupata, anche perché non riusciva a pensare a una qualche altra motivazione che spingesse il cugino a impedirle di frequentare qualcuno.
<< Niente di tutto ciò. >> Replicò telegrafico Scorpius, dondolandosi sui talloni. Sembrava in imbarazzo, ma desideroso di incontrare lo sguardo di Rose. E lo trovò, quando lei alzò gli occhi per puntarli nei suoi con aria decisa, in quel momento libera da ogni timidezza.
<< Perché non mi dici cosa c’è dietro? Sono brava con gli incantesimi, e anche con le pozioni, potrei aiutarvi! >> Il ragazzo la guardò stupito, non si aspettava di certo di ricevere una tale proposta.
<< Assolutamente no. Sai una cosa, Rose? Sono proprio uno stupido. Per quanto sia brutto, Al ha ragione: non dovrei essere qui, non dovrei parlarti. >> E con queste parole, senza degnarla di un ulteriore sguardo, la superò per poi sparire in cima alla grande scalinata. Ma, nella sua uscita di scena, non aveva potuto evitare di allungare una mano per andare a sfiorare i capelli di Rose, una volta soltanto, una volta che gli sarebbe dovuta bastare per sempre. E lei non aveva saputo fare altro che restarsene lì, imbambolata, senza nemmeno riuscire bene a capire cosa fosse accaduto, ma ben presto la determinazione di fece spazio dentro di lei. Se c’era una cosa a cui Rose Weasley teneva più di ogni altra era la verità e, si poteva star certi, che se questa non fosse venuta a galla da sola, sarebbe stata lei stessa a preoccuparsi che lo facesse.

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Capitolo 5
*** Of cold days and weird boys ***


Aireen's corner: ci tengo a dirvi, prima che iniziate a leggere, quanto io sia soddisfatta di questo capitolo. Lo ritengo davvero bello, e di solito io non mi apprezzo mai molto, però qui so di aver fatto bene e, chiaramente, spero che voi abbiate la stessa sensazione.
Non è stato un capitolo facile, perchè raccontare di "situazioni dinamiche", in cui i personaggi vanno all'avventura (anche se questa non lo è propriamente, ne verranno di ben superiori, ma evitiamo gli spoiler) non è mai semplice. Inoltre, mi sono impegnata per dare al tutto un po' della giusta atmosfera "alla Hogwarts", anche se non so quanto questo mi sia effettivamente riuscito.
Detto questo, vi dò appuntamento a venerdì prossimo e vi chiedo di recensire ^^.


Recensendo salvi un autore dalla depressione!


Of cold days and weird boys

Le lezioni erano iniziate e sembrava che queste si fossero trascinate dietro anche l’inizio dell’autunno. Gelidi spifferi si infiltravano nelle aule, costringendo gli studenti a stringersi nei mantelli e quasi ad aver terrore delle lezioni di Pozioni, che, svolgendosi nei Sotterranei, si tenevano nell’aula più fredda di tutte.
Quel giovedì mattina anche le armature sembravano tremare per il gelo e Rose era certa di averne vista una soffiarsi il “naso”, o, per lo meno, avvicinare un fazzoletto alla zona in cui questo avrebbe dovuto trovarsi.
Persino Nick-Quasi-Senza-Testa, durante la colazione, aveva esclamato che quello era senz’altro il giorno più freddo che si fosse mai visto. E lui era un fantasma.
<< Tu non puoi percepirlo, Nick. >> Proferì Dominique con aria saccente, lanciandogli un’occhiata scettica.
<< Non credo che una ragazzina sia la persona più adatta a dettare le condizioni della mia esistenza! >> Esclamò indignato il fantasma, allontanandosi in direzione del tavolo di Grifondoro, dove, una sfortunata Cassie Chambler, rabbrividì ulteriormente quando una delle sue mani andò ad oltrepassare per errore il corpo trasparente di Sir Nicholas.
Infreddoliti e tremanti, gli studenti si diressero verso le aule e Rose e Dominique, che avrebbero iniziato quella giornata con due impegnative ore di Trasfigurazione, si guardarono intorno alla ricerca di Albus. Ricerca che, precedentemente, si era rivelata infruttuosa.
Al non si faceva vedere da diversi giorni e alle lezioni compariva spesso in ritardo, seguito da Scorpius. Fuori da queste, tenere traccia degli spostamenti di quei due era impossibile: in Sala Comune non c’erano mai e Rose, sempre più sconcertata, non desiderava altro che avere una chiacchierata chiarificatrice con il cugino. Dopo lo strambo episodio di qualche giorno prima non era più riuscita a parlare con lui, o con Scorpius e che Albus volesse evitarla a quel modo le sembrava assurdo e anche un poco offensivo. Non avevano mai avuto segreti, loro due.
<< Vorrei proprio sapere cosa passa per la testa ad Albus e al suo amichetto del cuore! >> Sbottò Dominique, squadrando per un’ultima volta l’intera Sala Grande che, man mano, andava svuotandosi.
<< Ho la sensazione che ci sia qualcosa che non vada… >> Si limitò a sussurrare Rose. Avrebbe voluto, con tutta se stessa, confidare ogni cosa alla cugina ma, con altrettanta determinazione, si era imposta di non farlo: nonostante l’atteggiamento dei due ragazzi la stesse ferendo, aveva capito che si trattava di una faccenda seria e che, scatenare anche la curiosità di Dominique, era l’ultima cosa di cui avessero bisogno.
Lei, però, non avrebbe rinunciato a saperne di più.
Aveva un piano.

La giornata trascorse con estrema lentezza e portò con sé un enorme carico di compiti, che si aggiunse ad un’altra montagna di temi e capitoli da studiare assegnati precedentemente.
Rose sapeva che avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi di portarsi avanti con lo studio, ma quella sera, mentre la Sala Comune brulicava di studenti con il naso immerso nei libri, lei si limitava a starsene seduta su una poltrona davanti al camino, gettando occhiate nervose tutto intorno.
<< Sai, Rose, qualcuno potrebbe pensare che tu ti sia bevuta il cervello. >> Dominique la guardava di sottecchi al di sopra del suo tema di Trasfigurazione. Aveva capito che la cugina nascondeva qualcosa, ma ancora non riusciva a comprendere se ci fosse bisogno di preoccuparsi.
<< Voglio andare a dare un’occhiata all’Ala Est del settimo piano. >> Se ne uscì Rose con noncuranza. Dominique sgranò gli occhi chiari: non era di certo ciò che si aspettava, ma la prospettiva di andare a curiosare in una zona proibita le aveva già reso lucido lo sguardo per l’eccitazione.
<< Ti chiedo solo una buona ragione per infrangere le regole. Mi serve solo quella, nient’altro! >> Rose lanciò un’occhiata di sottecchi alla cugina: sapeva che non si sarebbe tirata indietro alla prospettiva di girovagare di soppiatto per i corridoi, ma sapeva anche che non si sarebbe accontentata di una futile scusa, avrebbe dovuto darle almeno un piccolo contentino.
<< Albus e Scorpius sembrano sparire dal castello, non trovi? >> Esordì, curandosi di dare al tutto un po’ di dovuta suspence. La sua intuizione era stata semplicemente geniale.
Dominique la guardava con gli occhi socchiusi, come se si stesse sforzando di indovinare dove volesse andare a parare.
<< Beh, ci ho riflettuto parecchio e mi sono chiesta: dove mai potrebbero riuscire a nascondersi così bene da evitare di incrociare anima viva? >>
<< Nell’Ala Est del settimo piano… >> Mormorò Dominique, che nel frattempo aveva iniziato a mangiucchiarsi le unghie per la curiosità.
<< Esatto. Poi però mi è venuto in mente che probabilmente la zona sarà sorvegliata e che, anche se avessero il Mantello, sarebbe impossibile per loro starsene lì a confabulare, no? Quindi ero sul punto di arrendermi e lasciar perdere quando ho ricordato: zio Harry ci ha raccontato, più di una volta, di una stanza… una stanza nascosta nel castello che, guarda caso, dovrebbe trovarsi proprio in un corridoio del settimo piano.
Ora, la stanza dovrebbe essere andata distrutta durante la battaglia, ma il fatto che abbiano interdetto quella zona agli studenti cosa  ti fa pensare? >>
<< Che abbiano scoperto che non è così! Oddio… la Stanza delle Necessità esiste! >> Esclamò Dominique, decisamente sovraeccitata, balzando in piedi all’improvviso e attirando su di sé parecchi sguardi straniti.
<< Cerca di calmarti, Dom! Non deve saperlo nessuno, visto che a quanto pare gli insegnanti hanno deciso di tenere gli studenti alla larga da quel posto. >> Fece Rose, afferrandola per un braccio e costringendola a tornare seduta. Dovevano evitare il più possibile di attirare l’attenzione, soprattutto in previsione di quello che era il piano di Rose.
<< Allora, come facciamo? >> Dominique era preda di una feroce impazienza e ormai nulla le avrebbe impedito di arrivare fino in fondo alla questione.
<< Sostanzialmente, quello che ho pensato di fare è questo: ho ragione di credere che, visto che sicuramente hanno con loro il Mantello, Al abbia lasciato la Mappa su nel dormitorio. E noi dobbiamo prenderla, altrimenti raggiungere l’Ala Est incolumi sarà impossibile. Quindi, l’idea è di attendere il momento propizio e, quando tutti saranno a cena, entreremo nel Dormitorio dei ragazzi e ruberemo la Mappa. Una volta raggiunto l’obiettivo, ci basterà controllare che non vi siano professori in vista e fare quello che ci ha detto zio Harry: passeremo tre volte davanti al muro, pensando intensamente a ciò che desideriamo e voilà… beccati! >> Rose concluse il suo discorso con un’espressione estremamente soddisfatta dipinta in volto. Nessuno avrebbe mai potuto negare l’abilità con cui aveva gestito tutta la faccenda.
<< Ho due domande per te: per prima cosa, come faremo a riconoscere il corridoio giusto? E, secondo, cosa sai riguardo Albus e Scorpius che io non so? >>
Ops!
<< Posso rispondere solo ad una delle tue domande, per il semplice fatto che non ho la minima idea del perchè stiano evitando tutti. Comunque, dopo che avremo preso la Mappa, basterà dare un'occhiata e guardare dove gli insegnanti fanno la posta. Conto sul fatto che prima o poi la zona rimanga senza sorveglianza per il tempo necessario. >> Dominique non sembrava fidarsi totalmente delle sue parole, probabilmente era convinta che Rose sapesse effettivamente qualcosa, e in fondo non era per niente vero. Tutto quello che era riuscita a scoprire era che Scorpius aveva un problema potenzialmente pericoloso e che era arrivato il momento di sapere qualcosa di più.
<< Bene. Mancano poco più di venti minuti all'ora di cena, e poi la prima fase del nostro fantastico, mirabolante, straordinario piano avrà inizio. Credo che dovremmo darci dei nomi in codice, o almeno darne uno all'operazione... ce l'ho! "O. R. D. C. C. N. M": operazione Rose e Dominique, cugine combattenti e nemiche del male. >>
<< Per le mutande di Merlino, Dominique! Non esiste, non una sigla così lunga! >> E così le due ragazze trascorsero il tempo che le separava dall'inizio della loro missione alla ricerca di un nome appropriato, accordandosi poi sulla più modesta sigla "O. R. D. S. I" (operazione Rose e Dominique, streghe in incognito).

<< Che schifo, queste sono mutande... mutande sporche! >> Da dieci minuti circa, Rose e Dominique erano impegnate a frugare nel baule di Albus Severus Potter, baule parecchio disordinato e anche parecchio disgustoso.
<< Tutti i ragazzi sono così schifosi, o Albus è un'eccezione? >> Si lamentò Dominique liberandosi in tutta fretta di tre calzini, tutti spaiati, dall'aria tutt'altro che pulita.
<< A giudicare dalle condizioni del Dormitorio direi che fanno tutti schifo allo stesso modo. Credo che potrei vomitare! E poi, le aprono mai le finestre? C'è puzza di cadavere in questo posto. >> Replicò Rose, guardandosi intorno e prendendosi come appunto mentale di disinfettare la sua divisa non appena avesse fatto ritorno.
<< Eccola! L'ho trovata, era seppellita sotto un sacchetto pieno di Caccabombe, quindi maneggiala con cautela. >> Dominique era in piedi accanto al baule, trionfante, le passò la pergamena con l'aria di una che aveva appena messo nel sacco un assassino maniaco. Tendeva leggermente ad entrare nella parte. Tuttavia, Rose evitò di commentare il suo straripante entusiasmo e srotolò la vecchia Mappa, che aveva le sembianze di un banalissimo foglio di pergamena parecchio ingiallito dagli anni.
<< Giuro solennemente di non avere buone intenzioni >> Non appena la ragazza ebbe finito di pronunciare l'ultima sillaba, sulla superficie increspata e rovinata, la Mappa del Malandrino prese forma. Nel giro di pochi secondi l'intera Hogwarts era nelle mani di Rose, i cui occhi corsero immediatamente a cercare l'Ala Est del Settimo Piano. Notò immediatamente la sua nemesi, il professore di Aritmanzia, un omuncolo odioso che di cognome faceva Sillypotts, aggirarsi in un corridoio nel quale si trovava una statua di un paio di Troll danzanti. Non fece in tempo ad indicarlo a Dominique che il puntino che lo raffigurava prese ad allontanarsi velocemente: evidentemente quel piccolo verme non vedeva l'ora di avventarsi sulla cena, inconsapevole che quello era proprio ciò che Rose aspettava.
<< Andiamo. Ora. >> Senza aggiungere altro, afferrò Dominique per un braccio  e la costrinse a seguirla giù per la stretta scalinata che portava alla Sala Comune e poi di filato giù per l'ulteriore schiera di gradini che le condussero ai piedi della Torre di Corvonero.
In tutto questo trambusto, Rose cercava spasmodicamente di tenere sott'occhio la Mappa, e il risultato di ciò furono diversi scivoloni, in seguito ai quali dovette anche preoccuparsi di tenere a freno le risatine incontrollate della cugina.
Erano ormai diversi minuti che le due ragazze percorrevano di corsa scalinate e corridoi, quando si imbatterono in un piccolo essere che fluttuava a mezz'aria con un ghigno insolente stampato sul viso malefico.
Pix.
<< Oh, guarda guarda... Weasley ovunque in questo castello, siete diventati un po' invadenti, non trovate? >> Il poltergeist eseguì una buffa piroetta a mezz'aria e Rose e Dominique si sentirono sommergere da una secchiata di acqua gelida. Tremando convulsamente, Dominique estrasse la bacchetta e iniziò a scagliare incantesimi a caso contro Pix che scomparve lasciandosi dietro la scia della sua fastidiosa risatina.
<< Quel... quel...! >>
<< N- non a-abbiam-o-o tempo. A-andiamo! >> Battendo i denti Rose riprese la sua corsa forsennata, controllando periodicamente la Mappa, seguita a ruota dalla cugina.
Quando giunsero al Settimo Piano erano ancora fradice, ma correre aveva permesso loro di scaldarsi e, una volta raggiunto l'obiettivo, non ebbero più tempo di pensare ai vestiti bagnati e non si curarono nemmeno di asciugarli con un colpo di bacchetta: la statua con i Troll danzanti si ergeva a pochi metri da loro. Lì, dietro quelle mura, si nascondeva la Stanza delle Necessità.
Rose e Dominique decisero di alternarsi nel tentativo di convincere una misteriosa porta, della cui esistenza erano ormai certe, ad apparire: una avrebbe controllato la Mappa, mentre l'altra si sarebbe concentrata su ciò che desideravano, percorrendo avanti e indietro il lungo corridoio. Dopotutto, non sapevano con precisione quale fosse l'esatta collocazione della Stanza.
Il primo turno toccò a Rose, che si avviò lungo il corridoio concentrandosi con tutta se stessa su un'unica frase: mostrami dove sono Albus e Scorpius. Passò davanti alla statua una volta, poi due e poi una terza, ma il freddo muro di pietra era sempre lì, identico a prima. Rose sospirò, facendo segno a Dominique di farsi avanti, afferrando poi la Mappa con stampata in faccia un'espressione un po' delusa. Si aspettava che non sarebbe stato poi così facile, ma un po' ci sperava davvero che una porta si materializzasse dal nulla.
Anche Dominique percorse a lunghe falcate il corridoio per tre volte, e anche lei fallì.
Tentarono ancora e ancora, ma la Stanza delle Necessità sembrava decisa a non presentarsi a loro come si era invece mostrata ad Albus e a Scorpius: di ciò Rose era ormai sicura, dal momento che - aveva notato - i due non comparivano neppure sulla Mappa del Malandrino.
Quando ormai le due ragazze erano sul punto di arrendersi un rumore le fece ridestare, in un punto a circa venti metri da loro una enorme porta svaniva lentamente, mente due figure maschili, che Rose e Dominique non tardarono a riconoscere, si avviavano con circospezione nella direzione a loro opposta: non sembrava che si fossero nemmeno accorti di loro.
Dilettanti.
<< Buonasera! >> Esclamò Rose senza riuscire a trattenersi. Albus e Scorpius sobbalzarono al suono inaspettato della sua voce e, una volta che si furono voltati, i loro sguardi volarono da Dominique, a lei, alla Mappa - chiaramente riconoscibile - che Rose teneva in mano.
<< Te lo avevo detto, Scorpius, che l'aver dimenticato la Mappa si sarebbe rivelato un problema. >> Borbottò Albus, scoccando un'occhiata contrariata alla cugina e avvicinandosi a loro con la mano tesa, in una muta richiesta di restituzione. Rose non esitò a mettergli in mano la sua tanto adorata pergamena: il momento delle spiegazioni era arrivato.
Proprio mentre stava per aprire bocca, esigendo un racconto dettagliato di ciò che i due stavano combinando, un movimento improvviso catturò la sua attenzione: Scorpius tentava goffamente di raggiungere Albus e nel mentre era indaffarato a far sparire sotto il mantello una bottiglietta di vetro contenente un liquido bluastro e luccicante.
Si trattava di una pozione, senza ombra di dubbio. Ma di che genere? A cosa gli serviva? Una serie di domande riempì il cervello già sovaccarico di Rose e Scorpius nel frattempo aveva già fatto sparire la misteriosa boccetta.
<< E così, siete anche delle ladre adesso? >> Le schernì Albus, nel chiaro tentativo di allontanare la conversazione da ciò che lui e Scorpius stavano facendo all'interno di una stanza proibita e nascosta all'interno del castello.
<< Cosa stavate facendo? Perchè ci eviti? >> Sputò Dominique, lanciando ad Albus un'occhiata rancorosa. Aveva preso quella faccenda molto sul personale.
<< Io non vi evito e stavamo semplicemente curiosando. >> Il tono del cugino era così falso che Rose fu tentata di schiantarlo.
<< So che nascondete qualcosa, ma quello che è più importante per me, Albus, è quanta poca fiducia tu riponga in noi. >> Aggiunse Rose, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, troppo pensierosa per parlare.
<< Rose, possiamo parlare? In privato? >> A rispondere non era stato Albus, ma Scorpius. Rose lo guardò, stupita, non si aspettava una richiesta di quel tipo dopo il loro ultimo incontro e le sue aspettative furono ulteriormente violate quando si accorse che il cugino non sembrava avere niente in contrario ad un loro colloquio faccia a faccia. Cosa era cambiato? Avevano comunque cercato di evitarla per un lungo lasso di tempo.
<< Certo. >> Non riuscì a fare altro se non fornire il proprio banale assenso e, mentre Albus si allontanava discutendo con Dominique, decisa ad estorcergli informazioni, Rose puntò gli occhi in quelli di Scorpius. Lo capiva quando le si mentiva, e se lui ci avesse provato l'avrebbe saputo.
<< Volevo... ecco, scusarmi. Sai, per come mi sono e ci siamo comportati: non è stato giusto nei tuoi confronti. Mi dispiace. >> Delle scuse non era esattamente ciò che lei si aspettava, avrebbe preferito un resoconto delle loro avventure o disavventure, ma ci si poteva lavorare.
<< Sono molto preoccupata per voi, Scorpius. In ogni caso, non sembra che vi importi... basterebbe soltanto che foste sinceri, tutto qui. >>
<< Sei preoccupata per noi? >> Gli occhi del ragazzo erano sgranati per l'incredulità, un'incredulità che Rose non sapeva a quale delle sue parole attribuire.
<< Beh, certo. Altrimenti perchè perderei tempo ad inseguirvi in zone ad accesso proibito? >> Quasi non ebbe il tempo di terminare la frase, perchè qualcosa di morbido le aveva tappato la bocca, impedendole di parlare. Dopo qualche millesimo di secondo, il cervello di Rose elaborò che quel qualcosa erano effettivamente le labbra di Scorpius. Scorpius la stava baciando. E le stava anche accarezzando la schiena, e...
<< Bene, molto bene. Punizione per Malfoy e Weasley e cinquanta punti in meno per Corvonero. A testa. >>
Sillypotts aveva finito di cenare.

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Capitolo 6
*** Hot kisses, dangerous kisses (Parte 1) ***


Capitolo 6 ciocco
Aireen's corner: ed eccomi qui, in un orario un po' più tardo del solito, ad aggiornare "Cioccorane".
Questo capitolo mi ha lasciato un po' dubbiosa, ma spero comunque che voi lo troviate carino, se così può essere definito :(
Tuttavia, ho deciso di dedicarlo esclusivamente ai nostri due piccioncini e, per chi sa come e dove cercare, qui compaiono indizi mooolto importanti!
Dedico questo capitolo alle meravigliose ragazze che hanno commentato quello scorso: _Lola_99,  GiuliaChop, tonks_flamel, LeCriticone.

Spero di rileggervi!

Hot kisses, dangerous kisses

Due giorni, - per la precisione quarantotto ore, trentasei minuti e dieci secondi -. Ecco quanto tempo era passato da quando Scorpius Malfoy l'aveva baciata, bacio che le aveva fatto guadagnare una punizione, per la quale non desiderava esattamente ringraziarlo.
Tuttavia, fissando le fiamme che guizzavano vivaci nel camino della Sala Comune, Rose non riusciva a trovare un valido argomento che distraesse la sua mente dal rivivere a ripetizione quell'istante, che - involontariamente - continuava a definire perfetto, in cui Scorpius aveva posato le labbra sulle sue. E lei inoltre, non si era di certo staccata da quel bacio improvviso! Anzi, nonostante non avesse una grande esperienza in fatto di baci, era abbastanza convinta di avervi risposto e anche con parecchia convinzione. Poi, beh... poi era arrivato Sillypotts.
Rose era così immersa nei suoi pensieri che, quando si alzò per andare a prendere la borsa dei libri, decisa ad aprirne finalmente qualcuno (era un momento che aveva rimandato sin troppo a lungo), non vide la Dama Grigia venirle incontro e, inutile dirlo, la passò da parte a parte. La sensazione fu orribile: tutto il suo corpo era scosso da brividi e il fantasma non sembrava neppure troppo entusiasta di quello scontro sbadato, a giudicare dall'occhiataccia che le lanciò immediatamente dopo. Ma, superato il trauma, Rose capì che non rappresentava una scusa sufficietnte per rimandare ulteriormente il tema di Trasfigurazione e così, afferrata la borsa, si diresse lugubre verso un tavolo vicino alla finestra e si mise al lavoro.
<< Rose? >> Non era passata nemmeno mezzora e già qualcuno la disturbava. Ma, con la mente concentrata sul tema, l'informazione riguardante l'identità di quel qualcuno non raggiunse immediatamente il suo cervello; in effetti ci vollero parecchi secondi prima che il cervello di Rose fosse anche solo in grado di recepire qualcosa che non riguardasse la formula dell'Incantesimo Evanescente.
<< Sì? >> Borbottò distrattamente, gli occhi incollati alla pergamena.
<< Sillypotts mi ha detto di dirti che la nostra punizione è fissata per stasera. Dobbiamo farci trovare alle otto nella Sala d'Ingresso. >> La voce si era incrinata leggermente verso la fine della frase, ma il cervello di Rose era ancora da un'altra parte.
<< Non lo so... se posso. >> Un altro mormorio distratto da parte della ragazza mise al corrente il suo interlocutore della sua totale non partecipazione a quella sorta di conversazione.
<< E' una punizione, Rose. Ecco, io non credo che tu possa rifiutarti. >> Finalmente Rose alzò lo sguardo e quando vide chi era a starle davanti assunse un'espressione talmente buffa che Scorpius non potè evitare di lasciarsi sfuggire un mezzo sorriso. Così, con gli occhi chiari spalancati, i capelli arruffati e resi crespi dall'umidità di quella giornata autunnale e le guance rosee, gli sembrava comunque qualcosa di meraviglioso. Nonostante fosse chiaramente in disordine ed esasperata dal lungo tema di Trasfigurazione che avrebbe dovuto svolgere, per lui era bella, bella come nient'altro al mondo. Più bella del Quidditch. Addirittura più bella del Quidditch.
<< Oh, beh... già! >> E arrossendo in modo spropositato, dalle sue labbra sfuggì un risolino nervoso, per il quale si sarebbe volentieri flagellata lì, in Sala Comune, davanti a tutti i suoi compagni. No, magari davanti a Scorpius no, pensò lanciandogli un'occhiata fugace e percependo il viso infiammarsi ulteriormente.
<< Allora ci vediamo lì, d'accordo? A dopo. >> E poi, contro ogni possibile previsione, Scorpius si chinò verso di lei e sfiorò la sua guancia con un tocco leggero delle labbra. Rose si sentì rabbrividdire per la seconda volta nel giro di un'ora, ma dovette ammettere che quei brividi erano tutta un'altra cosa.
Scorpius si avviò verso l'uscita della Sala Comune e Rose si scoprì a fissarne la schiena con aria sognante - altra cosa per cui avrebbe dovuto flagellarsi -, per poi avvertire una fitta di panico che le fece stringere lo stomaco. Come diamine avrebbe dovuto comportarsi quella sera, dopo quello che era successo? Oh, no... non era brava a conversare e arrossire contemporaneamente. Avrebbe balbettato, si sarebbe resa ridicola e poi sarebbe stata costretta a suicidarsi. I suoi genitori non l'avrebbero presa bene.

<< Non capisco perchè fai quella faccia! Insomma, una punizione se la beccano tutti prima o poi e inoltre sarai con Scorpius, sola, e lui ti piace. >> Dominique aveva assunto un'aria professionale e, nonostante Rose non le avesse detto nulla del bacio, aveva la strana sensazione che lei sapesse.
<< Ho detto che è gradevole. Ecco, sì, gradevole! >> Le sue orecchie, però, l'avevano già tradita, assumendo un'inconfondibile tonalità purpurea.
<< Sei adorabile. >> Commentò Dominique, dandole un paio di buffetti sulla guancia.
<< Smettila. >>
<< I vostri bambini saranno bellissimi.>>
<< Bambini? >>
<< Come pensi che sarà il tuo abito da sposa? >>
<< Dominique! >> Esclamò Rose, ancora più rossa. Non avrebbe mai ammesso, nemmeno a costo della vita, la sensazione di piacere che l'aveva pervasa al solo pensiero di un piccoletto dagli inconfodibili capelli biondi.
Albus, che le ascoltava con discrezione da un paio di minuti, finse di vomitare nel suo piatto e si beccò uno schiaffo scherzoso da parte di Dominique. Ma, notò Rose, non espresse alcuna preoccupazione riguardo il fatto che tra lei e Scorpius potesse esserci qualcosa; d'altronde, quella non era l'unica cosa a destare sospetto. A distanza di due giorni, nè Rose, nè Dominique, erano riuscite a cavargli una sola parola su quello che lui e l'amico stavano combinando e, stranamente, Albus non aveva ancora manifestato nemmeno un segno di fastidio riguardo il fatto che le due si fossero appropriate della sua adorata Mappa.Era come se quella serata, per lui, non ci fosse stata. Inoltre, cosa ancora più sospetta, Scorpius non era sceso a cena: che fosse andato nella Stanza delle Necessità?
<< Sono le otto, imbranata. Corri o farai tardi! >> Alle parole della cugina Rose posò lo sguardo sul suo orologio, rendendosi conto che effettivamente rischiava di arrivare in ritardo. E Sillypotts non ne sarebbe stato molto felice.
In gran fretta, Rose si coprì con il pesante mantello e si diresse verso la Sala d'Ingresso, schivando un eccitato Pix che, nascosto dietro le porte della Sala Grande, si divertiva a svuotare calamai d'inchiostro in testa a chiunque fosse di passaggio.
Raggiunta la sua meta, si sentì il cuore balzarle in gola, notando la figura alta di Scorpius e quella tozza e grassoccia di Sillypotts, attenderla di fronte al grande portone di accesso alla scuola.
<< Ce l'abbiamo fatta, Signorina Weasley. >> Sibilò il professore con perfidia, lanciandole uno sguardo di puro odio, che Rose non esitò a contraccambiare.
Così, si avviarono in silenzio all'esterno, nel vasto parco di Hogwarts, illuminato solo dalle fioche luci delle stelle e dalla luna che, quella sera, era a tre quarti.
<< Ora, non pensiate che questa sia una scusa per passare altro tempo a scambiarvi disgustose effusioni, voi due! Aiuterete Hagrid a ritrovare uno Snaso che si è nascosto nell'orto delle zucche e sarete sorvegliati a vista. Ho fatto presente al nostro Guardiacaccia che questa è tutt'altro che una visita di piacere, statene sicuri. >> Quando Sillypotts pronunciò la parola "effusioni", entrambi si sentirono avvampare e Rose si accorse che Scorpius continuava a lanciarle rapide occhiate, cercando di non farsi notare.
Percorsero il resto del tragitto fino alla capanna di Hagrid nel più totale silenzio e, una volta arrivati, trovarono l'enorme Rubeus ad attenderli sulla porta, con il solito vecchio pastrano a proteggerlo dall'aria pungente della sera.
Ci vollero ben quindici minuti prima che Sillypotts decidesse di aver fornito ad Hagrid informazioni sufficienti a lasciargli il comando di quella che secondo lui doveva essere una punizione un po' troppo simile a dei lavori forzati e prima che Hagrid lo convincesse che quei due si sarebbero spezzati la schiena nell'estenuante ricerca.
<< Eh, Rosie, a quel tipetto non ci piaci proprio, credo. Vabbè, meno male che vi ha mandati da me. Ora, scusate se vi lascio a cercare da soli, ma io sono a preparare una lezione. Vi tengo d'occhio dalla finestra.>> Gli sorrise bonario, e con una falcata che equivaleva ad almeno quattro passi dei due ragazzi tornò all'interno, lasciando la porta aperta, in caso avessero avuto bisogno.
Ora erano soli, soli per davvero, e Rose non ricordava di essersi mai sentita così in imbarazzo in vita sua. 
<< Ehm... andiamo nell'orto, allora? >> Scorpius fu il primo a parlare e la ragazza apprezzò molto il fatto che fosse stato lui a prendere l'iniziativa, perchè si sentiva come se avesse la bocca cucita da un incantesimo infrangibile. Dunque, si limitò ad annuire, senza guardarlo negli occhi, e a seguirlo mentre si avviava verso il lato opposto della capanna, dove una dozzina di zucche quasi più alte di loro crescevano rapide, in attesa di Halloween.
Passarono uno o due minuti prima che uno dei due si azzardasse a parlare di nuovo: se ne stavano lì, impalati, a guardarsi di sfuggita, facendo ben attenzione a distogliere lo sguardo quando questi si incontravano, sentendosi sempre più stupidi ogni secondo che passava.
<< Potremmo usare il mio orologio per attirarlo. >> Fu la proposta di Rose a rompere quell'imbarazzante silenzio, con un'audacia di cui si sorprese persino lei stessa. Nel frattempo Scorpius aveva alzato lo sguardo su di lei, come se non la stesse fissando fino a pochi istanti prima, passandosi una mano tra i capelli, come se volesse darsi un tono.
<< Sì, hai ragione. Lo terrò io, sai non vorrei che ti mordesse, a volte lo fanno. >> E in uno slancio di cavalleria - e di coraggio - si avvicinò a Rose, le prese con delicatezza il polso tra le mani gelide e la liberò dall'orologio, senza darle modo di replicare. Pensava forse che non fosse in grado di difendersi?
<< So come evitare che mi morda. >> Esordì, accarezzando la punta della bacchetta che le spuntava da una tasca della veste.
<< Ma io non voglio che tu debba evitarlo. >> Replicò lui, guardandola dritta negli occhi per la prima volta quella sera, con una semplicità tale da lasciarla senza parole.
Proprio in quel momento un pallido raggio di luna gli illuminò il volto, e Rose notò con sorpresa quanto sembrasse malato: il suo viso appariva scavato e due occhiaie violacee circondavano gli occhi grigi. Un'ondata di preoccupazione le invase immediatamente il petto... il suo aspetto poco sano era in qualche modo collegato alla Stanza delle Necessità?
Tuttavia, mentre lei era persa tra i suoi pensieri, Scorpius, ignaro di ciò che le passava per la testa, aveva appoggiato l'orologio al centro dell'orto e si era seduto a qualche centimetro di distanza da esso.
<< Rose, potresti passarmi una di quelle scatole di legno? Ci serve qualcosa per catturarlo. >> Il sorriso gentile che le rivolse fece fare al suo cuore un paio di piroette, giravolte e quant'altro si possa leggere su un romanzo rosa. Sentendosi stranamente accaldata, in quella serata che calda non era per nulla, voltò le spalle a Scorpius e fece quanto le aveva chiesto.
<< Okay, ora aspettiamo. >> Mormorò il ragazzo, afferrando la scatola che Rose gli porgeva e facendole segno di sedersi accanto a lui.
Trovandoglisi nuovamente così vicino, lei non potè fare a meno di notare che oltre a sembrare malato, sembrava anche estremamente debole: il suo fisico era sempre stato asciutto, ma mai smunto. Ora, però, sembrava pelle e ossa e Rose si sentì stringere il cuore in una morsa di tenerezza: qualcosa non andava per davvero.
Passarono una decina di minuti in totale silenzio, silenzio interrotto solo dalla voce di Hagrid che chiedeva loro se avessero bisogno di aiuto, durante i quale potè concedersi di osservarlo con accuratezza: il suo sguardo sembrava perso nel vuoto, aveva un'aria molto triste, testimoniata anche dal modo in cui stava seduto, con la schiena un po' curva e gli occhi rivolti verso il basso.
La contemplazione di Rose fu interrotta da un rumore improvviso. Qualcosa si avvicinava a loro molto velocemente, sotto uno spesso cumulo di terra e, prima che  fosse in grado di dire "ah", Scorpius era già pronto, con la scatola sollevata e lo sguardo attento a cogliere ogni minimo dettaglio.
Fu questione di un attimo: il cumulo di terra raggiunse il punto in cui l'orologio era stato appoggiato e lo Snaso che vi si nascondeva sotto uscì alla scoperto, veloce com un fulmine, ma non abbastanza... Scorpius lo aveva afferrato per la coda e sigillato dentro il contenitore di legno, in quello che a Rose parve meno di un secondo.
<< Beh, non ho dovuto fare molto, io. >> Bisbigliò imbarazzata, stringendosi nelle spalle, mentre una folata di vento li faceva rabbrividire entrambi.
<< Me la sono cercata! >> Replicò Scorpius con un sorriso stiracchiato, mentre si avviavano verso la porta della capanna, per restituire ad Hagrid lo Snaso fuggiasco prima che rimanesse a corto d'aria.
<< Bravi, avette fatto in un attimo. Due maghi coi fiocchi, ecco cosa siete voi due! Ce lo dico sempre a tua madre, Rosie, che sei identica spiccicata a lei! E...>> A questa affermazione seguì un momento di imbarazzante silenzio: Hagrid si era probabilmente reso conto che avrebbe dovuo aggiungere qualcosa anche sul padre di Scorpius, con cui non era esattamente in buoni rapporti.
Rose tossicchiò, forse un po' troppo a lungo per essere credibile, ma parve riscuotere il mezzogigante dal momentaneo mutismo.
<< Ora potete andarci su al castello. Credo che non avete problemi se tornate. Qui è tutto fatto! >> Li congedò con un sorriso e un invito a prendere il tè uno dei giorni successivi e così due ragazzi si ritrovarono sulla via del ritorno appena un'ora più tardi di quando erano usciti.
<< Diciamo che poteva andare molto peggio! >> Esordì Scorpius, in uno stoico tentativo di assumere un tono leggero e scanzonato.
<< Già, siamo stati fortunati. >> Rose tentò un sorriso, ma le parve di avere la faccia paralizzata in una sorta di mostruosa espressione psichedelica e rinunciò in fretta.
<< Sillypotts ti detesta proprio, eh! Ma cosa gli hai fatto? >> L'argomento Sillypotts consentì loro di abbandonare l'imbarazzo e si fecero strada verso il castello decantando le "lodi" dell'insegnante e ridendo di cuore quando uno dei due si cimentava in appassionate imitazioni di quell'omuncolo dalla fama non troppo nobile.
<< E quando fa quella sorta di sorriso? Ha i denti gialli, sembrano marci... mi fa venire voglia di vomitare! >> Scorpius sorrise, inebetito, di fronte all'espressione di disgusto di Rose. Era carina anche così, non poteva farci nulla.
Da Sillypotts passarono al Quidditch (erano compagni di squadra dall'anno precedente) e dal Quidditch ad argomenti più seri, come le loro famiglie.
<< Mio padre non è contento di me, credo. Cerca di non darlo a vedere, di essere "incoraggiante", suppongo, ma si vede che da me avrebbe voluto ben altro. >> Scorpius aveva uno sguardo così triste che, prima di rendersi anche solo conto di ciò che stava facendo, la mano di Rose andò a cingergli le spalle. Poi, la ragazza si alzò in punta di piedi e gli lasciò un' appena percepibile bacio sulla guancia.
Scorpius la guardava con un'aria stolidamente stupita e Rose si sentì avvampare per l'ennesima volta in quella lunghissima giornata, ma prima che potesse voltarsi e correre a seppellirsi, Scorpius l'aveva afferrata per i fianchi - non con poi tanta delicatezza - e aveva posato le labbra sulle sue.
Fu un bacio diverso, un bacio un po' rude e un bacio segreto, nascosto dall'oscurità crescente, con le sole stelle come testimoni e una luna perlacea che sembrava prendersi gioco di loro, illuminandoli con i suoi raggi per poi ritrarli nuovamente, lontani dalle loro figure.
I due, non accennavano a separarsi e, mentre lingue denti si scontravano , le mani esploravano e cercavano lembi di pelle scoperta e, quelle di Scorpius in particolare, si introdussero sotto il pesante maglione di Rose, trovando ciò che cercavano: mille brividi le percorsero la schiena, mentre lui la accarezzava con delicatezza all'altezza dei fianchi, per poi risalire - con lentezza straziante - fino al bordo del reggiseno.
Fu allora che Rose si accorse che qualcosa non andava: in un momento di lucidità, forse dovuto al fatto che le mani di Scorpius avevano smesso di toccarla in quel modo, fu orrendamene consapevole dei forti tremori che scuotevano il corpo del ragazzo. Si separò dalla sua stretta, ormai decisamente debole, e lo osservò preoccupata, notando come sembrasse ancora più pallido di prima e il sudore che gli ricopriva la fronte con goccioline salate simili a tante piccole perle.
Era febbricitante.
<< Scorpius? Che ti succede? >> Chiese, cercando di mascherare il panico.
<< Io, s-sto bene, non... >> Ma prima ancora che potesse concludere la frase, i suoi occhi si fecero bianchi e, prima che Rose potesse realizzare cosa stava per accadere, Scorpius cadde a terra, privo di sensi.
Rose adesso era sola davvero. In una serata scura. Paralizzata dall'orrore.

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Capitolo 7
*** Hot kisses, dangerous kisses (Parte 2) ***


Cap 7 ciocco
Aireen's corner: ed eccoci qui con il settimo capitolo! Inutile dirvi quanto lavoro ci sia qui dietro, lavoro che spero apprezzerete.
Ci tengo ad informarvi che mancano ancora tre capitoli alla fine della storia, pensata per averne dieci: ci stiamo dunque avvicinando al "fulcro" e spero davvero che la conclusione che ho pensato vi soddisfi.
Beh, che dire... vorrei sottolineare quanto ci tengo alle vostre recensioni: per me è un periodo un po' buio, anche a seguito di alcune vicende personali, per cui, se vi va di incoraggiarmi, sappiate che non mi farete solo un favore in quanto autrice, ma anche un favore in quanto a persona!
Un bacio enorme e un ringraziamento speciale alle persone che hanno sempre recensito :)

Hot kisses, dangerous kisses (Parte 2)

Quella serata era talmente limpida che, se non fosse stato per l'aria gelida tipica di quel periodo dell'anno, la si sarebbe potuta tranquillamente scambiare per una serena notte d'Agosto. Addirittura, magari, per una di quelle durante le quali tutto il mondo si ferma, con il naso all'insù, sperando di cogliere un bagliore dorato, una stella cadente, un desiderio.
Tuttavia, nel Parco di Hogwarts, quella che regnava non era altro che una calma apparente, perchè - a parere di Rose Weasley - quella serata autunnale portava con sè parecchie cose sbagliate. Una delle quali giaceva ai suoi piedi: la figura indifesa e priva di sensi di un ragazzo smilzo e dai capelli di un biondo quasi diafano, attirava lo sguardo di Rose come un magnete. E lei se ne stava lì, zitta, impietrita, mentre il panico si impadroniva lentamente di lei, strisciando come un serpente, avvolgendo le sue viscere e soffocandole con le sue spire lucenti.
<< Sc-Scorpius? >> Fu in grado di mormorare solo il suo nome mentre, tremante, si inginocchiava accanto al ragazzo, improvvisamente sollevata dal fatto che il suo petto si alzasse e si abbassasse con regolarità. Incapace di fare qualcosa di meglio, memore dell'unico e spiacevole svenimento della sua vita, afferrò le caviglie di Scorpius e gli sollevò le gambe, sperando che bastasse, sperando che quello non fosse nulla di più che un semplice svenimento dovuto allo stress per l'imminente esercitazione di Pozioni, o qualcosa di simile.
Passarono ancora diversi terribili istanti, durante i quali Rose non potè fare altro che rimanersene lì, con le caviglie di Scorpius tra le mani, a fissare ansiosa il suo viso pallido e dall'aria malata. La sua pelle, da sempre molto chiara, aveva assunto un colorito grigiastro e gli occhi erano contornati da spesse occhiaie violacee. Proprio mentre Rose era impegnata a scrutarlo con preoccupazione, le palpebre di Scorpius fremettero e lui spalancò gli occhi chiari, passando in un attimo dalla confusione alla consapevolezza, emozione che sfumò in un'altra che la ragazza non fu però in grado di interpretare.
<< Come ti senti? >> Nonostante fosse chiaro che Scorpius era molto lontano dallo stare bene, il fatto che avesse ripreso coscienza fu per Rose un motivo di immediato sollievo. Gli occhi del ragazzo la scrutarono per un attimo con qualcosa di molto simili alla tristezza nascosto nei loro anfratti più segreti e un sospiro sfuggì dalle sue labbra.
<< Non molto bene... ma non preoccuparti, è già successo altre volte. >> Il tono con cui pronunciò queste ultime parole chiarì a Rose che chiedergli cosa avesse causato il suo malessere sarebbe stato completamente inutile. Tuttavia, notando il tremore che aveva ricominciato a scuotere il corpo di Scorpius, decise di mordersi la lingua e di preoccuparsi di evitare che le morisse tra le braccia.
<< Coraggio, ti aiuto ad alzarti. Devi andare in Infermeria. >> Non appena Rose citò l'Infermeria, il ragazzo sbiancò, se possibile, ulteriormente.
<< No. Ascoltami, devi aiutarmi a tornare da Hagrid. >> Nei suoi occhi comparì una tale determinazione che per un attimo lei non seppe replicare, era come se la lingua le si fosse ingarbugliata. 
<< Non credo che Hagrid saprebbe aiutarti, Madama Chips avrà qualcosa da darti! >> Rose gli scoccò un'occhiata che voleva essere rassicurante: forse era spaventato dall'idea di andare in Infermeria e di farsi visitare, ma le era chiaro quanto Scorpius avesse un disperato bisogno di cure esperte.
<< No! Rose, nessuno deve sapere che sto male. Nessuno. Aiutami ad andare da Hagrid, ti prego. >> Fu a quel punto che comprese che, nonostante lui non potesse spiegarle cosa lo portava a comportarsi in quel modo assurdo, aveva bisogno che lei gli desse una mano, perchè non si trattava di una stupida fobia, ma di qualcosa di serio.
<< Va bene. >> Nonostante la situazione fosse tutt'altro che divertente, Rose non riuscì a trattenere un sorriso - anche se triste -, in risposta a quello incredibilmente luminoso che le rivolse Scorpius, a dispetto delle occhiaie e del colorito grigiastro.
<< Grazie, Rosie. >>
<< Coraggio, adesso andiamo, prima che ti trasformi in un ghiacciolo! >>

<< Ecco qui, ragazzo. Una tazza di thè caldo e una coperta fanno miracoli. >> Hagrid si muoveva con estrema goffaggine all'interno della capanna, cercando di portare a compimento più operazioni contemporaneamente: con una mano porgeva ad uno Scorpius febbricitante una tazza fumante e una coperta, operazione complicata dal fatto che nel frattempo si spostava in continuazione dal letto del malato, cercando di afferrare un gufo marrone chiaro, che non sembrava aver intenzione di consegnare proprio nessuna lettera.
<< Non ti preoccupare, adesso ci mandiamo questo messaggio ad Albus, che ti viene a recuperare con il Mantello non appena ti sei ripreso un poco. >> Il mezzogigante rivolse a Scorpius un sorriso mesto e gli diede qualche "lieve" pacca sullla spalla, come a consolarlo.
In tutto questo, Rose Weasley se ne stava seduta su un'enorme poltrona, silenziosa. Non aveva idea di cosa stesse accadendo, ma di una cosa era certa: qualunque segreto stessero nascondendo Albus e Scorpius, Hagrid li stava coprendo. 
Così, quando l'omone le si avvicinò per dare anche a lei la sua razione di thè caldo, Rose non esitò a scoccargli un'occhiata sospettosa, che, ne era sicura, l'uomo aveva volutamente finto di non notare.
<< Come va, Scorpius? >> Esordì a voce insolitamente alta, senza risparmiare nemmeno al malato un'occhiata carica di risentimento: dopotutto, andava bene per pomiciare, ma per le confidenze... come avrebbe potuto capire? Rose era in una delle sue tipiche fasi "rancorose" e, come era classico di lei, in quel momento la preoccupazione per la salute di Scorpius era stata totalmente sovrastata da una bruciante rabbia nei suoi confronti.
Era così dannatamente incomprensibile. Prima la cercava, poi la voleva, poi spariva, poi la baciava... sarebbero mai arrivati ad un punto fermo? Era così confusa che non riusciva a capire nemmeno quali fossero i suoi sentimenti nei suoi confronti: prima si sentiva in ansia per lui, poi attratta e poi arrabbiata, per poi ricominciare da capo con l'ansia. Era un enorme groviglio di emozioni, senza capo nè coda.
<< Meglio, grazie. >> La risposta le giunse flebile e Rose si alzò, per avvicinarsi all'enorme letto posto dalla parte opposta della stanza, in modo da poter guardare Scorpius negli occhi.
<< Voglio sapere cosa sta succedendo. >> Disse con decisione, attirando su di sè lo sguardo preoccupato di Hagrid. Scorpius, invece, si limitò ad alzare gli occhi al cielo: non sembrava più tanto febbricitante e la sua pelle, nonostante avesse un colorito ancora poco rassicurante, sembrava tendere più al rosa che al grigio.
<< Non sono stato bene. >>
<< Davvero? Non l'avrei mai detto! >>
<< Cosa ti aspetti che dica? >>
<< La verità? >>
<< Vuoi una Cioccorana? >> Rose sgranò i grandi occhi azzurri, incerta se ridere o mettersi ad urlare. Scorpius aveva effettivamente estratto una Cioccorana da una tasca della divisa e gliela porgeva con un'aria talmente seria da farle credere che quel gesto bastasse come unica spiegazione. Ma non era così.
<< Sono seria. >> Replicò. E se rifiutava del cioccolato significava che la situazione era grave davvero.
<< Vieni con me ad Hogsmeade. >>
<< Cosa? >>

Dimmi che non passa (leggete ascoltando questa)

Era la mattina del 31 ottobre e nel Castello regnava un'atmosfera allegra: i fantasmi se ne andavano in giro canticchiando - esaltati per la ricorrenza -, gli studenti facevano colazione con più energia del solito, desiderosi di godere di una giornata all'aria aperta e gli insegnanti, più rilassati del solito, si apprestavano a beneficiare di una giornata priva di lezioni e compiti da assegnare. Ma, in tutto questo, Rose Weasley sembrava più interessata a scrutare con apprensione il proprio porridge che a partecipare all'atmosfera festosa.
<< Non riesco ancora a crederci. >> Dominique la scrutava con occhi sognanti, mentre con mani esperte correggeva una sbavatura nel poco trucco che la cugina le aveva concesso di metterle.
<< Beh, credici. >> Brontolò Rose in risposta.
<< Oddio, oddio... dimmi ancora di quando ti ha baciata! >> Questa volta, più che un sospiro, il verso emesso da Rose assomigliava a un ringhio.
<< Eravamo d'accordo di non parlarne in luoghi pubblici, Dominique. >> La mise in guardia, come se si aspettasse di veder spuntare qualcuno da sotto il tavolo.
<< Come sei drammatica! Ma lui ti piace? Quanto ti piace? >>
<< Ti ho detto che non lo so. Ci vado principalmente per scoprire cosa nascondono lui e Albus. >> Quella scusa era così debole che parve poco credibile persino a lei. Perchè lui le piaceva, eccome, per quanto le costasse ammetterlo anche solo che a se stessa.
<< Ceeeerto. >>
Dominique, però, parve capire che non era il caso di tormentare oltre Rose: era chiaramente agitata e questo era un segno di interesse, cosa per cui avrebbe gongolato come minimo per il resto della giornata. Adorava le storie d'amore.
<< Suppongo che sia ora... >> Rose le lanciò uno sguardo poco convinto, mentre si accingeva ad abbandonare il tavolo di Corvonero e Dominique colse in quello sguardo una muta richiesta di rassicurazione. Altro che agitata, se la stava facendo sotto!
<< Andrà benissimo, sergente. >> Le diede un buffetto scherzoso su una guancia e, alzatasi, la strinse in un abbraccio di conforto. Non c'era bisogno che dicesse nulla.
<< Non sono brava in queste cose, Dom. >>
<< Nessuno è bravo in queste cose, Rosie. >>
Non era sicura di poter fare affidamento sulle rassicurazioni di Dominique, la quale vantava una collezione di fidanzati decisamente invidiabile, perciò - in un misto tra rassegnazione ed euforia - si avviò verso il Salone d'Ingresso, dove avrebbe dovuto incontrare Scorpius. 
Pensare, che ci aveva messo ben due giorni prima di decidere di accettare il suo invito: aveva trascorso due giornate intere con la testa ferma su quelle poche parole, "vieni con me ad Hogsmeade", analizzandole, scervellandosi sulle conseguenze a cui sue eventuali risposte avrebbero portato... ma a tutto ciò, costante, si accompagnava l'immagine, sempre più nitida nella sua testa, di lei e Scorpius avvinti in un abbraccio passionale in un corridoio deserto. E questo non aveva di certo aiutato a prendere quella che lei si aspettava che fosse una decisione assolutamente razionale. Poi, si era fatta largo nel suo cervello la convinzione che, accettando quell'invito, avrebbe potuto estrapolare a Scorpius una confessione e non aveva più avuto bisogno di scacciare dalla sua mente immagini sconvenienti: dopotutto lei aveva anche e soprattutto un fine molto nobile.
<< Ciao. >> Scorpius l'aveva raggiunta e la guardava con un sorriso sereno dipinto sul volto pallido. Sembrava essersi ripreso, ma l'ombra della malattia era ancora presente, la si vedeva chiaramente riflessa nei capelli stranamente opachi e negli occhi arrossati. Nonostante ciò, però, Rose pensò che fosse comunque bellissimo e non potè impedire al suo cuore di perdere parecchi battiti quando lui si chinò su di lei per lasciarle un bacio leggero sulle labbra.
<< Ciao! >> Replicò, sentendosi un po' stupida, ma senza riuscire ad impedirsi di aprirsi in un sorriso altrettanto ampio: Scorpius aveva l'incredibile capacità di farla sentire in pace con il mondo, a parte quando le sveniva tra le braccia, ovvio.
<< Se ha preso tutto, possiamo andare, mia signora. >> Il tono volutamente pomposo e lo sguardo malizioso che le lanciò la fecero sorridere ulteriormente, o forse fu dovuto al fatto che lui le aveva afferrato con delicatezza la mano per uscire insieme nell'aria fresca, ma non pungente, di quella giornata incredibilmente bella. Era come se il cielo rispecchiasse il suo umore.
Fu così, dunque, che un angustiato Sillypotts si ritrovò ad osservare i due "sciagurati" allontanarsi dalla sua sorveglianza - entrambi con i permessi firmati e controfirmati -, imprecando contro l'amore giovanile e i feromoni.

<< Gelato preferito? >> Scorpius la guardava con sincera curiosità da sopra il boccale di Burrobirra.
<< Cioccolato. >>
<< Ovvio. >>
<< Cosa intendi dire? >>
<< Tu scegli sempre la cioccolata! >>
<< Ma è cioccolata! E' naturale che piaccia! >> Scorpius sorrise leggermente nell'udire quell'esclamazione indignata. Rose era estremamente carina quando qualcosa la irritava.
<< Ecco, Rose: tu sei come la cioccolata. >> Se ne uscì con fare enigmatico, beandosi dell'espressione confusa comparsa sul volto della ragazza.
<< Cosa intendi dire? >>
<< Beh, è naturale che tu mi piaccia! >>

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