La Guerra dei Mezzi-draghi

di AxXx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Odio Fraterno ***
Capitolo 2: *** L'Uomo che Sconfisse il Drago ***
Capitolo 3: *** Rabbia e Potere ***



Capitolo 1
*** Odio Fraterno ***


 

                                              ODIO FRATERNO

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nella cella vi era un giovane.
Un ragazzo, forse poco più che diciassettenne. I suoi capelli neri ricci erano lunghi e sporchi e ricadevano in avanti coprendogli il viso. Solo con un paio di pantaloni, il fisico ben allenato era ricoperto di pesanti cicatrici di ogni sorta. Si spaziava dalle frustate agli artigli, dalle bruciature ai colpi di spada.
Silenzioso, il viso triste e malinconico con i suoi occhi, uno verde uno giallo, osservava il muro oltre le sbarre. I suoi padroni se n’erano andati per contattare il nuovo cliente e lo avevano lasciato solo, in attesa del prossimo incontro.
Poi, la porta si aprì.
“Ecco, mio Re, lui è la nostra miglior offerta, sono certo che sia di vostro gradimento.” Disse un uomo con tono adulatorio e servile, facendo entrare una figura alta e impettita che si faceva avanti scortato da un cavaliere in armatura.
Kail alzò lo sguardo, osservando chi si era fatto avanti e la sorpresa lo colpì come un maglio.
“Jarrod…” Sussurrò con disprezzo, appena si riprese dall’emozione.
Il Re della Terra del Sole si mise a ridere divertito. E ne aveva ben donde, d’altro canto chi poteva aspettarsi una scena del genere.
“Bene, fratellino, sembra che anche questa volta sono io quello libero… mentre tu sei quello dietro le sbarre.” Disse il giovane sovrano dopo aver calmato la sua ilarità. “Incredibile… ti cerco per tutti questi anni… e poi scopro che dovevo solo aspettare per fare in modo che tu venga da me.”
“Anche io sarei molto divertito…. Fratello… se solo non volessi prendere la tua testa e staccartela dal dannato busto.” Ringhiò Kail, stringendo i denti e i pugni per la rabbia, mentre le catene che aveva ai piedi gli impedivano di afferrare l’odiato parente.
“Come ti permetti di rivolgerti così al Re!” Esclamò la scorta afferrando la frusta e colpendolo da dietro le sbarre.
Kail vide arrivare il colpo e, con la mano, afferrò al volo la frusta e, pur facendosi male, riuscì a tirare il cavaliere contro le sbarre che, sorpreso, finì con sbatterci contro.
“Accidenti, sei migliorato. Non eri in grado di farlo quando un anno fa uccidesti nostro padre.” Sussurrò Re Jarrod, mentre la sua guardia si allontanava scossa per il forte colpo.
“Nostro padre… un assassino. Ho fatto quello che si fa con gli assassini! L’ho ammazzato!” Sbottò kail aggrappandosi alle sbarre, tendendo al massimo le catene. Il suo sguardo era folle e i suoi occhi erano illuminati da una scintilla di pura rabbia, tanto che sembrava un pazzo.
“Il cuccioletto tira fuori i denti… sai che tra poco è il mio compleanno, vero? Un grande onore. L’Ordine dei Cavalieri di Drago é stato così gentile da offrirmi un campione e la propria arena per uno scontro ‘speciale’. E, pensa un po’, tu sarai lo sfidante. Non sei onorato? Ci sarà anche re Taor, con noi. Un’autorità importante come il Re dei re sarà presente, non sei contento?” Chiese sorridendo il sovrano della Terra del Sole, con un sorriso crudele stampato in faccia.
“Non… vedo l’ora. Dimmi quanto sangue vuoi… te lo tirerò fuori dalle budella.” Rispose il prigioniero sbuffando, squadrando freddamente il fratello.
“Non c’è fretta. Aspetta di conoscere il tuo avversario e scoprirai come muoiono i miei nemici.” Fu l’unica risposta che ebbe dal sovrano.
“Non ti crederei… sappi che, se fosse necessario ad ammazzarti, sarei capace di ucciderte un drago a mani nude.” Sussurrò furiosamente Kail stringendo le sbarre fino a piegarle con le sue sole forze.
 
 
 
 
 
 
[Molto lontano, nella Terra della Notte]
 
 
Una figura oscura avanzava lentamente nella valle inondata dall’oscurità, mentre un uomo alto, dalla pelle bronzea avanzava lentamente nella foresta. Il corpo e il volto erano coperti da un pesante mantello con un cappuccio.
“Mio signore, la ragazza ha la maledizione da molto tempo. Ormai Taor dovrebbe già essere sotto il nostro controllo.” Sussurrò una donna seduta su di un tronco d’albero.
“Vero, ma per ora meglio lasciare a entrambi un leggero senso di libertà. Metterà a proprio agio sia l’una che l’altro.” Rispose l’uomo, votandosi piano verso di lei. Una donna anziana, dai capelli grigi e gli occhi profondi.
“Ma se dovessero sorgere delle complicazioni?” Chiese la vecchia, facendo un leggero e reverente inchino.
“Allora si passerà alla forza, dopotutto… noi siamo mezzi-draghi.” Rispose lui, mentre il suo volto si allungava. I suoi lineamenti si trasformarono modellandosi, mentre squame nere emergevano da sotto la sua pelle.
 
 
 

 
 
 
 
 
 
Salve, eccomi qua con una storia del tutto nuova. Essa segue le gesta di un personaggio già apparso in questo fandom, più precisamente è il personaggio di Kail nella storia: Quando si Svegliano le Tenebre. Questo è una specie di Spin-off della storia di Kail che si intreccerà con quella di Maphy, ma senza specificazioni particolari, in modo che non ci siano Spoiler. Inoltre, prima che qualcuno mi possa accusare di Plagio, vi avverto che il protagonista, pur essendo un personaggio di Khallya98, ho dato io il personaggio alla sua storia, quindi è in parte mio e comunque, lei si è detta favorevola alla mia storia, quindi, nella remota possibilità che qualcuno voglia accusarmi di plagio, sappiate che ho l'autorizzazione dell'autrice originale.
AxXx
 

    
 

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Capitolo 2
*** L'Uomo che Sconfisse il Drago ***


                              L’UOMO CHE SCONFISSE IL DRAGO
 
 
 
 
 
 
 
“Vi prego, mio signore, non mi consegni!”
“Hai rubato nel Palazzo del Sole, il palazzo di mio padre!”
“No, vi prego, mi hanno costretta… dicevano che mi avrebbero ucciso se non avessi recuperato l’anello della regina!”
“Non ci provare, ti consegnerò a lui.”
“No, vi prego, mi ucciderà, conosco la pena per essersi introdotti nel castello, vi prego, abbiate pietà!”
Il pianto della ragazza era troppo disperato e lui non riuscì a ignorarlo.
Paura… orrore… colpa… desiderio di vivere… necessità… paura… la giovane dai capelli rossi aveva solo quello negli occhi.
“Vi prego…”
Una mano si allungò verso di lui.
La spada del giovane si abbassò.
“Vattene…”
 
 
Kail si svegliò da quel sogno che per lui era un incubo.
“Seryna…” Sussurrò il giovane, mentre una lacrima gli solcava il viso martoriato.
Li odiava, li odiava tutti, era solo per colpa dei suoi familiari. Ma non si sarebbe mai inginocchiato davanti a loro. Nell’arene avrebbe dimostrato di essere più forte di qualsiasi cosa gli avrebbero fatto affrontare.
Dopo pochi minuti la porta si aprì e da essa emerse un uomo massiccio, vestito di pelle di giaguaro, con un ascia in una mano e una frusta nell’altra. Il padrone e mercante di schiavi Gardanr.
“Alzati, principino… hai un incontro da sostenere. Un peccato perdere un gladiatore forte come te, ma a un re non si nega nulla, no?” Fece l’uomo ghignando e aprendo la cella.
Con una frustata lo tenne lontano, mentre apriva la catena per poterlo condurre all’arena. Fu un viaggio breve: costretto a salire su un carro di ferro completamente chiuso e scortato da almeno trenta cavalieri, tutti armati. Per le strade la gente osservava il gruppo di soldati in silenzio. A quanto pareva la notizia che il Principe Patricida avrebbe combattuto nell’arena per intrattenere il fratello maggiore si era diffusa e non pochi volevano vedere quanto fosse crudele il destino.
Kail non si mosse, concentrandosi su se stesso. Era importante, che mantenesse la concentrazione prima di uno scontro. Regolare il respiro, mantenere la calma. Una preparazione psicologica era necessaria per vincere. Mantenere la propria mente concentrata, i pensieri e le preoccupazioni a bada. Ogni fibra del suo corpo doveva avere come obbiettivo una sola cosa: sconfiggere l’avversario, indipendentemente dalla stazza, dalla forza e dall’esperienza di quest’ultimo.
Aveva imparato a proprie spese che spesso la sconfitta non era dovuta alla propria abilità, ma da quanti errori commetteva l’avversario. Una posizione sbagliata, un movimento ritardato, una parata debole e lo scontro era perso, insieme alla propria vita.
Il percorso fino all’arena fu particolarmente silenzioso, nessuno voleva esultare o insultare Kail. Tutti conoscevano la sua storia e il Re precedente, come il suo successore, erano noti per una grande crudeltà e malvagità. Il problema era che a nessuno piacevano gli assassini. Nemmeno se regicidi.
L’arena, invece, era pieno di persone vocianti e esultanti. Nobili, cortigiani, mercanti, sicofanti. Tutti decisi a dimostrarsi ben disposti nei confronti del sovrano. Leccapiedi pronti a soddisfare ogni suo desiderio se significava esultare nel veder morire una persona.
Fu fatto scendere in mezzo all’arena, senza armi e senza protezioni.
‘uno scontro a mani nude? Strano… di solito i nobili apprezzano il sangue su una lama.’ Rifletté kail sorpreso. Forse era uno scontro speciale o volevano farlo combattere spada contro mani nude; non era tanto raro e aveva già provato, sopravvivendo più volte.
Alle sue spalle vi era il seggio reale, occupato da Re Jarrod, il Gran Re Taor e il Comandante supremo dei Cavalieri di Draghi Kartar. Accanto a loro c’era un quarto soldato che, su ordine del Re dei re, iniziò ad annunciare gli sfidanti.  
“Signore e signori, popolo di Makrat! Oggi il nostro amato sovrano compie gli anni. Per lui è stato indetto un grande banchetto, ma non possiamo celebrare un evento così importante senza un degno sacrificio. Oggi un pericoloso criminale è stato consegnato alla giustizia! Il Principe Regicida Kail. Oggi egli sarà punito per la fine di suo padre! Sarà obbligato a combattere a mani nude contro un drago!”  
In quell’istante un enorme drago senza un ala fece il suo ingresso. Era enorme, con zanne lunghe come coltelli, zampe grosse come colonne, un corpo robusto, massiccio, grande come una casa. Gli occhi rossi, malefici, erano fissi su kail e dalle sue profonde narici fuoriuscivano leggere volute di fumo. Le dure e potenti squame dorate scintillavano al sole accecando Kail ch faceva fatica a tenere d’occhio l’avversario.
‘Dei, ma scherziamo!? A mani nude lo devo affrontare!?’ Si chiese sorpreso, squadrando la bestia incatenata per evitare che assalisse il pubblico.
“Se il principe chiederà pubblicamente scusa a Re Jarrod, potrà abbandonare il campo di battaglia, altrimenti dovrà combattere all’ultimo sangue!”
La gente subito iniziò ad esultare e a incitarlo a combattere. Kail, però non sentiva suoni, non sentiva paura, non sentiva nulla. Lui vedeva solo suo fratello che, dall’alto lo squadrava con scherno, come se fosse certo che lui avrebbe chiesto perdono.
Non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.
“Bene, lucertolone… divertiamoci.” Sussurrò, il ragazzo, avvicinandosi all’enorme bestia che ruggì contrariata da tanta spavalderia.
La gente sugli spalti iniziò a lanciare urla e grida di al drago. Kail capiva il perché: molti avevano scommesso sul drago ed erano tutti desiderosi di veder vincere quella bestia. D’altro canto chi era così sciocco da scommettere su un uomo disarmato?
Ma Kail avrebbe dato battaglia fino in fondo.
Il drago lanciò subito una fiammata che il giovane evitò destrezza, rotolando di lato. Subito si lanciò contro l’animale e, gettò una manciata di sabbia nell’occhio sinistro dell’avversario nel tentativo di distrarlo. Un tentativo disperato, ma funzionò, il dragò fu costretto a chiudere la palpebra per non essere accecato e Kail ne approfittò per andargli alle spalle.
Il dragò si agitò irritato, cercando di localizzare il suo nemico, ma le catene gli impedivano di girarsi completamente, dando al giovane un punto cieco dove ripararsi. Certo era il pur sempre in pericolo: la coda frustava crudelmente il terreno vicino rischiando di ucciderlo con un solo colpo.
Il pubblico esultava e vociava urlando sempre più ebbro di violenza. Jarrod stesso osservava con interesse lo scontro e sembrava discutere con il Gran Re di qualcosa, ma Kail non ebbe tempo per capire di cosa, troppo impegnato a schivare i letali movimento del drago.
Sapeva bene che vincere era un impresa immane, ma non necessariamente impossibile. Doveva trovare un punto debole dove colpire per bloccarlo, paralizzarlo o indebolirlo. Provò a colpire a pugni le giunture delle zampe con il solo risultato di rompersi le nocche che iniziarono a sanguinare.
“Maledizione… come diavolo faccio ad ammazzarti?” Chiese indietreggiando, mentre il drago, finalmente riusciva a girarsi. Ormai le catene si stavano allentando e i suoi potenti muscoli gli permettevano ogni tipo di movimento.
Per un ora intera Kail e la creatura si affrontarono rimanendo in stallo: ogni colpo, ogni fiammate veniva evitata. Lui scappava via, si nascondeva, rotolava. Tuttavia era chiaro che non avrebbe mai potuto vincere in quel modo. Il drago alla fine l’avrebbe preso e, una volta fatto, sarebbe morto. Doveva passare all’attacco.
Si allontanò rapidamente, iniziando ad osservare ogni parte del corpo del suo avversario alla ricerca di un punto debole, ma non ne vide. Ormai era certo di essere morto quando il drago aprì la bocca per sputare fuoco.
Fu lì che vide la sua unica speranza.
Un dente. Un canino, per la precisione, che ciondolava dalla mandibola superiore, probabilmente una vecchia cicatrice di guerra o forse dovuta a un tentativo di bloccargli la bocca finito male. Quello che sapeva, però, era che un dente poteva rivelarsi un arma, se solo avesse potuto metterci le mani sopra.
‘Grandioso… prima non avevo possibilità di ammazzarlo, adesso, per riuscirci, invece, devo andargli in bocca.’ Pensò ironicamente, mentre rotolava via, schivando l’ennesima fiammata.
“Ti avverto! Non sono un piatto saporito, io!” Urlò Kail, prendendo la rincorsa, diretto proprio in bocca al drago.
Forse la mossa più stupida che un uomo potesse fare, infatti li drago aprì la bocca e lanciò una vampata di fuoco contro il giovane che, appena la vide arrivare, scivolò a terra, passando proprio tra le fiamme e il terreno.
Fu quasi più sorpreso lui degli spettatori di essere sopravvissuto e, con uno slanciò riuscì ad aggrapparsi alla bocca dell’avversario. Le sue mani si avvolsero entrambe intorno al dente, combaciando miracolosamente, permettendogli una presa salda.
Il Dragò si dimenò con violenza, cercando di liberarsi della presa del ragazzo, ma senza successo. Kail tirava, tirava e tirava. Anche se la bocca veniva chiusa, lui si aggrappava a una delle squame del naso, per poi tornare a tirare, cercando di estirpare il dente dalla carnosa mandibola del drago che ruggiva e si agitava. Sentiva ogni muscolo del proprio corpo tendersi nello sforzo. Ogni tendine urlava il proprio dolore e ogni fibra del suo corpo gridava. Gli sembrava impossibile avere successo in quell’impresa titanica, eppure, con un ultimo sforzo, poco prima di essere investito da una fiammata, riuscì a strapparlo via.
Il dente estratto era lungo quanto il suo avambraccio e la parte interna della radice, anche se spezzata e sanguinante era sufficiente da dargli una buona presa.
Tra le urla e le grida del pubblicò il drago si dimenò per qualche secondo per il dolore, ma quando riprese il controllo, nei suoi occhi vi era la folle luce della vendetta.
I due avversari si osservarono, pronti a colpire. Kail era allo stremo, ma ora aveva una possibilità concreta di vittoria ed era deciso a non sprecarla. Di parte sua la bestia era decisa a vendicarsi del disonore subito: nessun umano poteva permettersi di ferirlo e farla franca.
Di nuovo si slanciarono entrambi l’uno contro l’alto. Il ragazzo evitò altre fiammate e si portò alle spalle della creatura. Con un unico movimento evitò la coda che cercava di spazzarlo via e si ritrovò sotto di lui. Si mise a strisciare e rotolare per non essere schiacciato, dopodiché si spinse con le mani fino a sotto il collo dell’animale: il punto dove le sue squame  erano più sottili.
Urlò, quando con entrambe le mani sollevò la sua arma improvvisata e infilzò quel punto.
Il dragò ruggì di dolore, mentre dalla ferita iniziava a sgorgare sangue nero e viscido. Kail continuò ad infierire in più punti, evitando le zampate che la creatura tirava nel tentativo di liberarsi di lui, senza successo. Dopo un’altra ora, indebolita dalle tante ferite, cadde su un lato con un gemito di dolore.
Kail era distrutto. Non sentiva più le braccia, aveva decine di piccole ferite lungo tutto il corpo, e in profondo taglio al fianco, dove un artiglio era riuscito a colpirlo.
Ma aveva vinto.
La folla era caduta nel silenzio, sorpresa e spaventata. Persino i due Re mostravano apertamente la loro sorpresa e il loro shock nel vedere un gladiatore trionfare a mani nude contro una bestia di tali dimensioni.
Kail si avvicinò al corpo morente del drago e, alzando il dente, lo colpì al cuore. Dalla ferita uscì un’ondata di sangue che finì con l’investirlo completamente e un po’ gli finì in bocca.
Non ci volle molto perché il drago morisse dissanguato sotto gli occhi attoniti del pubblico.
“Uccidetelo!” Ordinò subito jarrod, temendo che il fratello, ripresosi tentasse la fuga. Non se lo sarebbe lasciato sfuggire tanto facilmente.
Kail vide un plotone di soldati farsi avanti e deglutì, timoroso, deciso a dare battaglia fino all’ultimo. Non si era reso conto che, in quel modo, aveva ingoiato un po’ di sangue del drago.
Le guardie lo tennero a distanza con le lance, per non farlo avvicinare, rimanendo in linea compatta. Il ragazzo capì di non aver vie di fuga, così decise di ritirarsi ancora un po’. Ma proprio quando si voltò per darsi alla fuga sentì un forte bruciore al petto che lo paralizzò.
Ogni fibra del suo corpo si bloccò e cadde a terra, mentre spasmi incontrollabili di dolore lo attraversavano. Così, senza maglia, coperto di sangue, attraversato da spasmi, sembrava posseduto da un demonio, tanto che i soldati non osarono avanzare.
A Kail parve che passare un’eternità quando, finalmente, il dolore cessò consegnandolo ad un oblio senza sogni.
 
 
 
 
 
 
 
All’interno di un grande edificio vi erano sette uomini. Incredibilmente erano tutti diversi. Due erano elfi, due gnomi, un mezzelfo e due umani. Erano tutti seduti a gambe incrociate in cerchio e tutti portavano una tunica simile: rossa con un drago dorato cucito sopra. Sotto di loro un cupo mosaico che raffigurava un’elfa e un drago intenti a distruggere la città, lei con poteri magici il mostro con le sue fiamme. Nel punto in cui i due poteri si incontravano era raffigurato un bambino umano, ma con fattezze di drago: gli occhi erano rossi e il corpo era ricoperto di squame.
Sembravano in preghiera, ma era difficile comprendere cosa stessero venerando, dato che non intonavano nemmeno un salmo. Semplicemente stavano a gambe incrociate e mani giunte a terra, toccando, ognuno, un’estremità dell’immagine.
Poi, nello stesso istante, tutti e sette piegarono le loro teste all’indietro, lanciando quello che sembrava proprio un ruggito. Per un attimo i loro volti assunsero le fattezze di un rettile, per poi tornare normali.
“È nato uno di noi?” Chiese uno degli gnomi voltandosi squadrando uno ad uno i suoi compagni.
“Kasharia. Trovalo e portalo da noi.” Ordinò semplicemente il mezzelfo, senza nemmeno alzare il capo.
L’umana si alzò in piedi senza dire una parola e se ne andò lasciando i propri fratelli a pensare.
 
 
 
 
 
 
 
Risalve, ci ho messo poco, vero? Indovinate perché? Perché questo capitolo è, probabilmente il più importante e quindi volevo mostrarlo. Come vedete sta per succedere qualcosa, ma siccome sono un figlio di Pu****a non ve lo dico.
Mi piacerebbe ricevere le recensioni di chi legge questa storia, anche se brevi e non particolarmente profonde, ma mi farebbe piacere.
AxXx
PS: Ringrazio ancora Khallya98 che mi ha dato il permesso di scrivere questo piccolo Spin-Off.

 

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Capitolo 3
*** Rabbia e Potere ***


                                                                          RABBIA E POTERE
 
 
 
 
 
“Non puoi! Se mio padre ti scopre ti ucciderà!”
“Lo so, ma… dovevo tornare, volevo ridarvela.”
“Cosa!? E Perché? Ti ho detto che puoi andare, vai!”
“Voi siete stato gentile con me… non me la sento di farvi torto.”
Un rumore, delle guardie in arrivo, lui la spinse di lato dietro un arazzo. Le guardie li sorpassarono e i due rimasero attaccati l’uno all’altra. Erano così vicini che potevano sentire il calore dei loro corpi, non si era mai avvicinato così tanto ad una donna. Forse era sbagliato, ma di nuovo la lasciò andare.
Questa volta, il cuore gli lacrimò.
 
 
 
“Muoviti! Controlla se è morto!”
Un urlo… proteste… voci… era vivo, se ne rese conto quando tutto questo lo investì. Kail sbatté le palpebre, mentre la forte luce del sole di Makrat gli bruciava le pupille. Una furia gli invadeva il cuore, mentre una misteriosa energia gli invadeva le membra.
“Si sta muovendo! Si sta muovendo!!!” Urlò qualcuno spaventato.
Uno scalpiccio…
Vi era chi fuggiva, ma molti soldati sopraggiunsero per fermare il ragazzo che cominciava ad alzarsi. Gemeva e ringhiava mentre si rimetteva in piedi. Non capiva cosa fosse, ma una furia temibile lo stava invadendo e faticava a controllarla.
“Dannazione, uccidete quel bastardo!” ordinò Jarrod, furioso. Non era intenzione dimostrarsi debole: quel ragazzo doveva morire.
Subito i soldati impugnarono le lance, mentre altri si posizionavano sugli spalti armati di balestre e mirarono su di lui scoccando velocemente i loro dardi. La maggior parte fallirono per il puntamento impreciso, ma due gli arrivarono al ventre, mentre un terzo lo colpiva al ginocchio. Il dolore fu terribile, ma mai quanto la rabbia che lo invase.
Non voleva, sentiva che sarebbe successo qualcosa, ma non ce la fece. Le ferite gli avevano fatto perdere quel poco di concentrazione che aveva e il dolore fu come una goccia in un bicchiere pieno.
Urlò…
Un urlo che fu udito come un ruggito.
I soldati si bloccarono spaventati, mentre il corpo del giovane si ingigantiva e cambiava. La pelle veniva rimpiazzata da dure squame, gli occhi diventavano rossi come braci, le mani e le gambe si inspessivano, il volto si allungò divenendo più simile ad un rettile e, in corrispondenza della coccige, li spuntò una robusta coda che terminava con delle spine.
“Quel ragazzo è un abominio!” Urlò qualcuno, mentre di nuovo, i soldati ripartivano all’attacco.
I lancieri riprovarono ad attaccarlo e lo stesso i balestrieri ma la dure scagli del drago erano impenetrabili. Kail, intanto, era ebbro di potenza. La sua forza da drago era centuplicata mille e mille volte. Sentiva di poter ardere tutto il Mondo Emerso con le sue fiamme, raggiungere il Gorgo con le sue ali senza mai riposarsi e distruggere da solo interi eserciti.
Sentì il fuoco ne suo ventre, solleticargli la gola e lo rilasciò in una vampa, bruciando la prima linea di soldati, facendo fuggire i superstiti. Ancora inesperto, si mosse cauto su quattro zampe, avanzando verso la porta, calpestando i soldati che erano troppo lenti per fuggire.
“Fermatelo! Non deve scappare!” Ordinò imbestialito Jarrod, vedendo il drago che era suo fratello, allontanarsi.
I balestrieri tentarono di nuovo, ma di nuovo la sua difesa si rivelò impenetrabile.
“Andate alle balliste! Usate i giavellotti più grandi e ancoratelo al suolo!” Urlò di nuovo il Re del Sole, nel vedere i suoi soldati sconfitti da un solo uomo.
Ma Kail non era più un uomo. Il suo intelletto si era fuso con la forza bruta di un drago, diventando un nemico invincibile. Imbattibile e potentissimo. Lui si sentiva così, mentre abbatteva le porte dell’arena come se fossero fatte di paglia. Spinto dall’istinto,  allargò le possenti ali e si alzò in volo, catturando le correnti ascensionali che gli permisero di sollevarsi in aria. Gli sembrò di essere leggerissimo, nonostante la mole immensa. Le sue potenti ali tagliavano l’aria sollevandolo sempre più in alto. Le correnti ascensionali lo aiutarono e forte del suo nuovo potere, raggiunse il luogo dov’era stato tenuto prigioniero.
Gli schiavisti non ebbero il tempo di organizzarsi. Colti di sorpresa, la maggior parte di loro fuggì terrorizzata. Solo pochi tentarono di fermarlo con lance e spade. Uno riuscì persino a ferirlo, prima di essere arso vivo tra le accecanti fiamme del drago.
Kail si spostò con sempre maggior sicurezza, man mano che acquisiva dimestichezza con il nuovo corpo e nessuno riuscì a fermarlo. Su un tavolo vide i suoi effetti personali che gli apparvero poco più grandi di un insetto, ma per lui importantissimi. Con una zampa li afferrò: il suo spadone e il suo coltello, con un ciondolo e degli abiti, dopodiché, senza attendere oltre, si sollevò nuovamente in aria e spiccò il volo, proprio mentre i pesanti proiettili delle balliste lo puntavano.
 
 
 
 
 
“Come sarebbe a dire fuggito!? Eravate un esercito!”
“Mio signore, non ci aspettavamo di dover affrontare un drago.. non avevamo le armi giusto e…”
“Storie, siete solo degli incompetenti! Vi solleverò dall’incarico! Radunate il consiglio e l’accademia! Esigo che ogni loro sforzo sia finalizzato a trovare Kail e portarlo qui! Vivo o morto non mi interessa!”
Il re era furibondo; non poteva credere che suo fratello fosse riuscito a scappare. Per di più così facilmente. Aveva terrorizzato la città, abbattuto una zona fortificata, ridicolizzato il suo esercito e fuggito solo con qualche graffietto. Non ci poteva credere.
I suoi araldi si misero subito a lavoro, decisi a mettersi al riparo dalla sua rabbia, contattando subito chi aveva chiesto il Re. Ma subito, un altro, fece il suo ingresso nella sala del trono. Il Re di Nuova Enwar, Taor.
“Bello spettacolo, amico mio.” Disse con uno strano sorriso.
“Sarà migliore quando lo avrò ucciso. La nostra alleanza ci più essere utile, voglio che tutti i regni si mobilitino! Che diano la caccia a quel mostro! Lo voglio morto e  la sua testa appesa ad una picca d’innanzi alle porte di Makrat!”
“La tua furia non ti aiuterà a trovarlo. Sicuramente è molto potente, l’abbiamo visto entrambi. Vuoi fermare un drago? I miei uomini sono già molto impegnati in altre ricerche, occupati tu, dei tuoi problemi.” Fu la secca risposta dell’altro sovrano.
Jarrod strinse i pugni, valutando quanto gli sarebbero costate le minacce da un punto di vista politico. Dopotutto, nulla gli impediva di farlo arrestare in quel momento per costringerlo a prendere provvedimenti. Il problema era che questo avrebbe diminuito paurosamente il suo potere e la sua influenza negli altri regni.
Alla fine, decise di optare per una formale richiesta di aiuto.
“Siamo alleati, ricordalo! Avevamo deciso di unire i nostri regni. Se è ancora valido, il nostro accordo, allora aiutami. Se non puoi aiutarmi tu, personalmente, allora solleva gli altri regni.” Disse con decisione, squadrando l’altro sovrano.
“Anche se fosse valido, l’accordo prevedeva un matrimonio… matrimonio che non c’è mai stato. Non posso aiutarti.” Concluse il sovrano di Nuova Enawer, voltando le spalle a jarrod. “Oggi devo tornare alla mia capitale per coordinare gli sforzi del mio esercito, ma cercherò di convincere qualche sovrano a darti una mano.” Aggiunse, mentre usciva dalla sala del trono.
Jarrod strinse i pugni, furioso. La sua autorità non valeva nulla, e lui odiava suo fratello. Odiava che lui avesse così tanto potere, odiava che minasse il suo e odiava saperlo vivo.
Con un urlo, tirò un pugno ad una delle colonne di pietra della sala.
La colonna si spezzò.
 
 
 
 
 
Kail si risvegliò.
Era in mezzo ad un campo di grano. Le spighe dorate si sollevavano verso il cielo, solleticandogli la pelle e riparandolo dai brucianti raggi solari. Notò che era vicino alle foreste limitrofe ai campi intorno a Makrat.
Faceva fatica a muoversi, si rese conto che indossava solo un paio di pantaloni, ma accanto a lui c’erano i suoi effetti personali, comprese le sue armi. Si alzò confuso. Per qualche istante gli fu difficile elaborare gli avvenimenti del giorno, poi, come un maglio, i ricordi lo investirono nuovamente.
Le fiamme…
Il fuoco…
Le urla…
Le ferite…
Il sangue…
E il potere. Un potere immenso, una forza inaudita, incontrollabile come un fiume in piena, come un vulcano che esplode, come un tornado furioso, come un terremoto terribile.
Se la ricordava bene, così come la sua mutazione. Ma era tornato umano… o almeno ne era convinto.
Cosa gli era successo?
Non aveva risposta… o forse la temeva.
Decise di trovare un nascondiglio per riprendere le forze e schiarirsi le idee. Si alzò e si incamminò nella boscaglia che conosceva bene. Era passato qualche anno, ma ricordava bene quel posto, e sapeva come orientarsi. Non ci mise molto, infatti a trovare la grotta in cui si nascondeva tre anni fa, quando era da poco fuggito dal castello e ucciso suo padre.
Era una grotta abbastanza grande e profonda da ospitare comodamente una persona, il soffitto a volta, liscio e alto, quasi fosse stato scavato.
Kail si sedette stanco su una delle tante rocce che puntellavano la grotta e tentò di addormentarsi senza successo. La sua mente era invasa da pensieri e preoccupazioni. Temeva il potere che aveva scatenato, temeva doverlo usare e aveva paura di far del male agli innocenti. Aveva ucciso spesso, ma era sempre stato guidato dalla necessità e dalla difesa.
Adesso quei poteri potevano portarlo ad essere un pericolo per tutti.
Si alzò e si concentrò, cercando di capire. Sentì di nuovo quell’energia primordiale attraversargli il corpo come un ondata di fuoco. Il suo corpo mutò di nuovo, ma non del tutto.
Adesso aveva mantenuto fattezze parzialmente umane, ma il corpo era ricoperto di auree squame, dure come l’acciaio, il viso, allungato, era una maschera di drago che incuteva timore con la bocca irta di denti aguzzi. Sulla schiena torreggiavano due potenti ali e aveva una lunga coda.
“Cosa sono diventato!?” Urlò alla volta, emettendo un ruggito adirato e furioso, facendola tremare.
Non capiva, voleva sapere perché era cambiato così e così all’improvviso. Pensò a lungo, cercando di capire quale fosse la spiegazione a tutta quella faccenda e, alla fine, giunse ad un’unica conclusione: magia.
Qualcuno doveva avergli fatto un incantesimo, una maledizione, probabilmente un sigillo. Doveva capire come romperlo, se fosse stato possibile.
Sapeva dove andare. Nelle montagne ad est di Makrat i maghi avevano degli insediamenti dove aiutavano i cavalieri a far partorire i draghi per poi incantare le loro uova e renderli più forti sul campo di battaglia.
Se c’era un mago che poteva spiegargli cos’era successo, era un mago che stava lì, che conosceva i draghi e i loro poteri e, forse, anche le magie che li riguardavano.
 
 
 
 
 
 
 
Note del Pazzo
Salve gente, come vi trovate? Spero bene perché io sono sommerso di roba da fare. Dopo ANNI sono riuscito a mettere questo capitolo del cavolo ed eccomi qui. Ho fatto del mio meglio, spero di essere anche un po’ migliorato. Comunque sia, da qui in poi l’avventura (Quando continuerà che ho un po’ di robe da fare) si farà più interessante… e appariranno personaggi riguardanti la storia di Menphy. Ringrazio ancora Khallya98 che mi ha permesso di scrivere questa storia.
A presto.
AxXx

 

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