The Brave

di amu hinamori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove tutto ebbe inizio... ***
Capitolo 2: *** Strani avvenimenti ***
Capitolo 3: *** Una ragazza un po' strana ***
Capitolo 4: *** Sei tu che fai la differenza ***
Capitolo 5: *** Le sue lacrime ***
Capitolo 6: *** La spada dei sette mari ***
Capitolo 7: *** Di che cosa hai paura? Passato oscurato ***
Capitolo 8: *** Spada e cindolo, la luce della speranza ***
Capitolo 9: *** Ricordi del passato ***
Capitolo 10: *** Tu sei la luna che splende in una notte scura ***
Capitolo 11: *** Addio ***
Capitolo 12: *** Il preluvio della battaglia ***
Capitolo 13: *** Io lo amo ***
Capitolo 14: *** Resa dei conti ***
Capitolo 15: *** Miracoli comuni: in un mondo dove ci sei tu ***



Capitolo 1
*** Dove tutto ebbe inizio... ***


Cap.1
Nei giardini del castello di Belladora, una ragazza passeggiava tranquillamente sotto gli alberi fiorenti, vestiva dei pantaloni attillati neri, una camicia bianca stretta da una cintura sottile nera. I capelli, color rosa confetto, erano raccolti da una coda, e quando il vento soffiava, svolazzavano di qua e di la. Regna il silenzio nel giardino, poi ad un tratto venne interrotto dalle urla di un uomo:
-Principessa, dove siete? Principessa Amu, dove siete?
La ragazza sentendo il suo nome corse verso l’entrata dove si trovava l’uomo:
-Mi avete chiamata?- chiese con un tono dolce.
-Principessa, si deve preparare per il ballo!- disse l’uomo tutto affannato.
-Ah, il ballo, una vera seccatura!- rispose.
-Lo so principessa, ma è stata richiesta la vostra presenza, credo che il primo ministro voglia fare un annuncio.
-Uno dei suoi soliti monologhi che durano ore e ore- disse la principessa ridendo.
-Non saprei, comunque l’abito è già di sopra, deve essere giù nella sala da ballo per le 8.00 in punto- disse l’uomo, autoritario.
La ragazza salì le scale che conducevano alla sua stanza, trovò l’abito disteso sul letto si cambiò e se lo mise, poi si guardò allo specchio: l’abito era color blu notte con un nastro che lo stringeva in vita, sulla gonna ricadevano dei nastrini e sulla stoffa, con i brillantini, erano stati disegnati dei fiocchi di neve. La ragazza andò alla scrivania dove vi era un cofanetto dorato, lo aprì, e prese una collana a forma di conchiglia blu e se la mise, si legò i capelli con un fiocco per formare uno chignon. Scese nella sala da ballo puntuale per le 8.00 diverse coppie ballavano nel centro della sala, invece Amu se ne stava in disparte sulla terrazza a guardare l’oceano. “Quanto vorrei solcare le onde dell’oceano almeno per una volta nella mia vita”.
Ad un tratto la musica si fermò e la principessa rientrò nella sala dove al centro, vi era il primo ministro che veniva acclamato dagli ospiti. “Che presuntuoso, non sopporto quell’individuo: scaltro, perfido e senza scrupoli; tipi come fai meglio a perderli che a trovarli” pensava Amu mentre entrava.
-Gentili ospiti, grazie per essere intervenuti questa sera per celebrare un evento a voi sconosciuto, vi annuncio tra poche settimane la principessa compirà vent’anni e in seguito diventerà mia moglie!- e poi tutti nella sala applaudirono.
Ad Amu si lacerò il cuore al sentire quelle parole, corse subito in camera sua e chiuse la porta dietro di se e si mise a piangere:-Perché? Non è giusto! Io non mi voglio sposare. Voglio essere libera di fare tutto quello che voglio, voglio trovare la mia anima gemella, voglio innamorarmi almeno una volta!- continuava ad urlare queste parole poi si distese sul letto e, tra le lacrime si addormentò.
Quasi dopo mezza notte Amu venne svegliata da dei passi che provenivano dal balcone aperto, aprì gli occhi e si trovò davanti due occhi color ametista davanti, non ebbe paura di quell’essere, che la prese in braccio e la portò sulla terrazza, solo allora, grazie alla luce della luna lei poté vedere chiaramente quella persona: un ragazzo alto, abbastanza magro, con il capelli blu notte che portava uno strano cappello. La principessa fissò il cappello e intravedi lo stemma dei pirati. Iniziò ad agitarsi ed iniziò ad urlare “Pirati” a squarciagola, il pirata corse fuori dalle mura del castello. La principessa chiuse gli occhi per la paura, poi quando gli riaprì si trovava sul ponte di un galeone pirata circondata da quattro ragazzi e da una ragazza. Uno di loro le disse: -Io sono Kukai, questi invece sono Yoru, Keith, Pierre, e Utau . Sarà un piacere per noi avervi a bordo, principessa!
La principessa si alzò e disse: -Chiamatemi solo Amu, per favore- poi la ragazza andò vicino alla balaustra della nave, non era molto lontana dalla terra, ma ciò che le sembrava strano era il fatto che le guardie reali non avessero fatto niente per impedire il suo rapimento.
-Io se fossi in te non tenterei di buttarmi in acqua, principessina- disse una voce dietro di lei, lo stesso ragazzo che l’aveva rapita stava scendendo le scale dal ponte di comando, dove ora c’era Pierre. Lei infastidita gli disse: -Non avrei fatto nulla di simile, e comunque tu chi saresti?
-Perché lo vuoi sapere?- gli chiese il ragazzo altezzoso.
-Vorrei sapere il nome di chi mi ha rapita!
-Mi chiamo Ikuto, sono il capitano di questa nave, e se non segui tutti i miei ordini saranno guai.
-Ma senti che presuntuoso, e poi io non accetto ordini da nessuno.
Il ragazzo sentendo queste parole le se avvicino e le prese il polso facendole male e dicendole: -Se non vuoi fare una brutta fine è meglio che ti attieni alle mie regole- ed iniziò a guardarla negli occhi, Amu non distolse lo sguardo, anzi, era come se lei gli lanciasse una sfida.
-Utau, porta la principessa nella sua stanza sotto coperta credo  che si deva schiarire le idee, buona notte principessina- gli disse Ikuto.
-Buona notte, piratuncolo da strapazzo- disse Amu seguendo Utau sotto coperta, Ikuto si girò verso la principessa e disse: -Che principessa ribelle…
Poi si ritirò nella sua stanza e concluse la frase andando a letto dicendo: -… però carina.

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Capitolo 2
*** Strani avvenimenti ***


La notte passò velocemente e anche i giorni seguenti, Amu fece amicizia con Utau e gli altri membri della ciurma, tranne che con Ikuto non andava d’accordo (il litigare era la loro attività preferita). Una mattina si svegliò di buon ora e andò sul ponte e avvicinò alla prua, riusciva a guardare il sole sorgere e poi iniziò a rilassarsi. All’improvviso sentì una fitta al cuore e si appoggiò al parapetto della nave. Iniziò a venirle il mal di testa e sentiva la febbre salire, una voce nella sua mente continuava a rimbombare e non riusciva ad ascoltarla, era come se qualcuno riuscisse ad entrarle nella mente. Si accasciò a terra svenuta, per fortuna Ikuto, stava uscendo dalla sua stanza e la soccorse.
-Kukai, Pierre, venite! La principessa sta male!- urlò svegliando tutto l’equipaggio.
I ragazzi portarono Amu nella camera di Ikuto e l’appoggiarono sul letto, Utau accorse con una bacinella ricolma di acqua fredda e un fazzoletto, poi fece uscire i ragazzi dalla stanza e mise il fazzoletto sulla fronte di Amu e le fece degli impacchi di acqua fredda sul viso che era bollente.
Nel frattempo, sul ponte, i ragazzi discutevano…
-Che cosa le sarà successo?- disse Kukai.
-Speriamo che stia bene- affermò Pierre.
-Mi chiedo cosa le sia preso?- si domandò Keith.
-Ikuto tu cosa ne pensi?- domandò Yoru.
-Mi sembra strano che sia svenuta così, da un momento all’altro; comunque voi tornate a lavorare, il viaggio continua.- affermò dirigendosi verso il timone.
Dopo le sei del pomeriggio, Utau uscì dalla stanza di Ikuto e andò dal fratello.
-Ikuto, la principessa sta meglio, però è molto scossa- affermò la ragazza preoccupata.
-Ti ha detto qualcosa?- chiese il ragazzo titubante.
-Mi ha raccontato che prima di svenire sentiva delle fitte al cuore e una voce a lei piuttosto famigliare, le rimbombava nella mente.
-Bene. Ora vai a occuparti della cena, è meglio lasciarla riposare- affermò il ragazzo riprendendo in mano il timone.
Dopo cena, Ikuto andò dalla principessa.
-Come ti senti?- le chiese avvicinandosi.
-Un po’ meglio, grazie per avermi imprestato la tua stanza- disse la ragazza a voce bassa.
-Ci mancherebbe altro- rispose guardandola, sembrava così fragile e triste. Poi riprese il discorso:
-Senti, tu, dove hai preso quella collana?- disse il ragazzo indicando il ciondolo di Amu.
-Questa? È un vecchio regalo dei miei genitori, perché me lo chiedi?- chiese la ragazza con curiosità.
-No, niente. È solo che è piuttosto singolare come ciondolo.- rispose lui mentendo, -Senti, io ora vado se hai bisogno di me non esitare a chiamare, d’accordo?
Amu si limitò ad annuire, quando Ikuto arrivò vicino al albero maestro si appoggiò ad esso e pensò:
“Quella collana io l’ho già vista da qualche parte ma non mi ricordo dove. Che si ricollegabile al malore di Amu, quella ragazza ha qualcosa di speciale che la distingue dalle altre principesse che ho incontrato e poi perché ci hanno chiesto di rapirla? Questo proprio non me lo spiego…-
Mentre al palazzo reale…
-Bene, bene, la ragazza inizia a sentirsi male così quando tornerà le faremo provare il dolore più grande che abbia mai provato…-

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Capitolo 3
*** Una ragazza un po' strana ***


La mattina dopo la principessa si alzò tardi, quando uscì dalla cabina sul ponte c’erano solo Keith e Pierre che stavano assicurando le scialuppe, quando videro la principessa le se avvicinarono.
-Stai meglio?- chiese Keith.
-Molto meglio grazie- rispose con un sorriso radioso.
-Sai eravamo tutti in pensiero per te- confessò Pierre.
-Davvero?? Vi ringrazio per l’interessamento nei miei confronti ma come potete vedere sto benissimo-
Utau raggiunse i ragazzi che parlavano e si intromise.
-Senti Amu, non ti va di cambiarti d’abito?- le chiese.
-Sì, credo che dovrei visto che dovrò vivere qui per un po’ un cambio d’abito è d’obbligo!
-Bene, allora vieni con me- e Utau prese la mano di Amu e la trascinò sotto coperta.
Nella stanza di Utau, Amu si provò diversi abiti, per poi mettersi un paio di pantaloni neri attillati, degli stivali neri e una camicia bianca che le stava larga.
-Qui c’è qualcosa che non va…- disse Utau guardando la ragazza.
-Io credo che sia la camicia che è troppo larga.- affermò Amu guardandosi.
-Il bello è che io non ho neanche una cintura- disse Utau.
-Credo che non ce ne sarà bisogno- disse prendendo il suo abito blu, -Basta sfilare il nastro che c’è in vita e metterlo sopra alla camicia!
Se lo mise e poi si fece ammirare dall’amica: il nastro stringeva la camicia con un fiocco che pendeva verso sinistra.
-Sei un genio- affermò l’amica, poi Amu si slegò i capelli per poi rilegarseli con una coda che poi spostò sulla spalla sinistra, era davvero bella!
Quando lei e Utau tornarono sul ponte superiore tutti guardarono Amu con stupore, poi Kukai le se avvicino e disse: -Ora che sei vestita in un modo più comodo ti vorrei porre una domanda: cosa sai fare, oltre ad essere una principessa?
-Sono un’ottima spadaccina, sono piuttosto veloce, so andare a cavallo, e sono un’ottima ginnasta- rispose con orgoglio.
-Un’ottima spadaccina, non mi dire- disse Ikuto che stava scendendo dalle scale.
-Sì, e allora, credi che una principessa non possa praticare sport come la scherma?- gli domandò.
-No, no. Lui intendeva dire che non ci capita tutti i giorni una principessa così particolare- intervenne Yoru.
-Io non ci credo- disse Ikuto ridendo
-Perché non ci fai vedere quello che sai fare?- disse Pierre arrivando da dietro con una spada.
-Tieni- disse porgendogliela, Amu prese la spada per l’impugnatura e si voltò verso gl’altri.
-Se batto il vostro capitano in un duello, mi crederete?- domandò e dopo tutti annuirono.
Amu e Ikuto si  misero in mezzo al ponte per il duello.
-Bene allora incominciamo- disse Ikuto con tono beffardo.
-Io ti consiglio di stare attento- gli rispose la ragazza osservandolo. Ikuto attaccò per primo, ma la ragazza fermò l’attacco e rispose, da li le due spade iniziarono a incrociarsi fra di loro, quando si trovarono vicini Ikuto disse:
-Devo ammetterlo, sei brava con la spada, però ci ben altro per battermi.
-Ah, davvero?- chiese ironicamente –Allora guarda questo!- e in un mili-secondo la spada di Ikuto volò in aria, e con una ruota all’indietro, Amu la recuperò senza alcun problema. Non c’è bisogno di descrivere lo stupore di Ikuto.
-E brava la nostra principessa- disse Keith avvicinandosi alla ragazza.
-Non ci voleva molto- disse Amu guardando Ikuto che non aveva il coraggio di guardarla.
-Riprenditi la tua spada- disse lanciando la spada davanti a Ikuto che la raccolse e la infilò nella fodera sul fianco sinistro.
La sera non tardò a venire, dopo cena, Amu aiutò Yoru e Utau a sparecchiare la tavola, poi quando ebbe finito di mettere a posto tutto, Utau e Yoru andarono a letto, invece lei rimase sul ponte ad ammirare l’oceano, ma non si accorse che Ikuto era dietro di lei.
-Sei stata brava, oggi- disse facendola sobbalzare per lo spavento.
-Mi hai spaventata.
-Non era mia intenzione.
-Comunque, grazie per il complimento.
-Prego, però c’è una domanda che vorrei farti- disse con un tono un po’ strano.
-Chiedi pure.
-Come mai sei così brava con la spada e sei così versatile?
-Fin da quando ero piccola mio padre mi ha fatto prendere lezioni di scherma, ginnastica e equitazione, tutto qui- disse spontaneamente.
-Ho capito- disse Ikuto con un tono incolore.
-Ora che ho risposto alla tua domanda, posso fartene una io- chiese Amu un po’ timorosa.
-Se posso risponderti, con molto piacere- disse con un sorriso.
-Perché mi hai fatto questa domanda?
-Perché volevo capire il perché di tante conoscenze nel campo del combattimento, però devo dirti una cosa: non sei il tipo di principessa che mi aspettavo.
-Perché?
-Ti credevo il tipo di principessa che odia stare a contatto con dei pirati, che non si muove se non la chiami con il suo titolo nobiliare e così via dicendo. Ma ti devo confessare una cosa: la maggior parte delle principesse che abbiamo rapito sono cadute ai miei piedi solo perché sono bello, invece tu no.
-Ma senti che presuntuoso! Però ti devo confessare una cosa: io, più che guardare l’aspetto esteriore, guardo l’aspetto interiore, sopra tutto nei ragazzi, poi mi faccio un’idea di com’è il loro carattere- disse guardandolo negli occhi, solo in quel momento la ragazza capì quanto erano belli.
-E che idea ti sei fatta di me?- chiese lui curioso.
-Sei un tipo un po’ presuntuoso, però sei molto gentile nei miei confronti- disse la ragazza avvicinandosi alle scale che portavano sottocoperta.
-Buonanotte Ikuto- disse sparendo giù dalle scale.
-Buonanotte- disse lui voltandosi verso il mare.
“Che ragazza. Credo che mi sto innamorando…
no, no, fermi tutti. Io che mi sto innamorando? Non esiste!”
-Però credo di provare un certo affetto nei confronti di quella ragazza…- disse sorridendo.

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Capitolo 4
*** Sei tu che fai la differenza ***


La notte passò velocemente, Amu si svegliò in tarda mattinata grazie alle urla di Utau, scese dal letto apri la porta della camera e urlò:
-Utau cosa diamine c’è da urlare così tanto????
-Beh, vieni sul ponte e vedrai…
-D’accordo, però non urlare, ci tengo alle mie orecchie!!!
La ragazza salì le scale si ritrovò davanti a un attracco per barche con dietro una foresta.
-Tutto qui- disse delusa.
-Come tutto qui?? Siamo arrivati- disse Yoru.
-Okay. Ma dove siamo arrivati?
-A casa nostra- rispose Ikuto mezzo assonnato.
-Oh…
-Cosa credevi: che i pirati vivono solo sulle navi?- chiese Pierre stiracchiandosi.
-In effetti con tutti i libri che ho letto sui pirati, tutti vivevano sulle navi- disse semplicemente.
-Noi siamo un’eccezione alla regola- concluse Kukai.
Scesi dalla nave i pirati fecero attraversare la foresta alla principessa quando si trovò davanti a una villa a due piani pittoresca.
-Ma è bellissima,- disse la principessa stupita                  -sarete pirati ma avete buon gusto.-
-Grazie- disse Keith.
Amu si guardò intorno e le cadde l’occhio su un cavallo nero che era vicino alla casa.
-È vostro quel cavallo??- chiese con gli occhi che le luccicavano.
-No- disse Yoru.
I ragazzi si intromisero nella discussione.
-Quel cavallo che rompe le scatole ed è anche pericoloso- dissero Pierre, Keith e Kukai entrando in casa con Yoru, fuori rimasero Utau, Amu e Ikuto.
-Dacci poca importanza- disse Ikuto.
-Perché?- chiese la principessa perplessa, invece Ikuto era già entrato in casa.
-Quel cavallo è selvaggio e va e viene a suo piacimento- rispose Utau.
-Non avete mai provato a domarlo?
-Sì, ma Ikuto ha fatto un volo da centodieci e lode, perciò abbiamo lasciato perdere.
La principessa iniziò a correre verso il cavallo, quando se lo trovò davanti iniziò a guardarlo.
-Amu!!- urlava Utau, tutti uscirono dalla casa.
-Cosa succede Utau?- chiesero Kukai e Ikuto preoccupati.
-Amu è vicino a quel cavallo, non so cosa voglia fare?- disse spaventata, tutti si voltarono verso Amu.
-Amu, va via di lì!!- urlò Ikuto. Amu sentiva le voci dei pirati che la chiamavano ma lei non volle ascoltarli, pose la mano davanti al muso del cavallo, e con grande stupore di tutti, soprattutto di Ikuto, il cavallo si fece accarezzare dalla ragazza.
-Incredibile- disse Kukai.
-Come ha fatto?- chiese Yoru.
-Nessuno c’era mai riuscito!!- disse Pierre.
-Nessuno prima di lei- disse Keith.
Ikuto non disse nulla ma pensò: “ Quella ragazza ha davvero qualcosa di speciale che la distingue da qualsiasi altra ragazza, è quasi… magica!”
***
La giornata passò con Amu che continuava a cavalcare e i pirati che mettevano a posto la villa.
***
A ora di cena…
-Ikuto puoi andare a chiamare Amu?- chiese Utau appoggiando il piatto sul tavolo.
-D’accordo- disse Ikuto. Non aveva più indosso gli abiti da capitano, aveva una camicia bianca, dei pantaloni neri e degli stivali dello stesso colore. Andò verso la principessa e disse:
-Amu, lacena è pronta- quando la principessa sentì le parole di Ikuto corse verso di lui con il cavallo e gli arrivò davanti in un lampo.
-Vedo che hai fatto amicizia con il cavallo!
-Sì, è una bellissima creatura- rispose  scendendo dal cavallo.
-Ho saputo che hai tentato di domarlo ma hai fatto volo da centodieci e lode- disse ridendo.
-Parlando di altro, vieni a mangiare. Si mangia all’aperto.
-Vengo, però dammi la mano- disse porgendogli la sua.
-Come?
-Forza, non avrai paura?- Ikuto le porse la mano e la ragazza gliela prese, Ikuto notò subito che aveva la mano fredda, ma non riuscì ad aprire la bocca perché ora la sua mano si trovava sopra il muso del cavallo.
-Visto? Non è cattivo.
-Forse. Secondo me, non si ribella perché ci sei tu. Visto che gli sei simpatica come lo vuoi chiamare?
-Non saprei, forse lo chiamerò… Tempest.
-Bel nome, andiamo a mangiare?
Lei annuì e andarono al tavolo che c’era dietro la villa, Amu si sedette vicino ad Utau, di fronte aveva Keith e, alla sua destra vedeva il sole tramontare sul mare. Invece di parlare con gli altri, continuava a sospirare guardando il mare.
-Amu va tutto bene?- chiese Utau.
-Eh? C’è qualche problema?- disse lei come se fosse appena scesa dalle nuvole.
-Problemi no, ma stai bene?
-Sì, sto benissimo, stavo pensando a una cosa e no…- non riuscì a finire la frase perché Utau la interruppe con un urlo.
-Bhe va fa niente. Ora rispondi a questa domanda: sei mai stata innamorata?- le chiese tutta agitata.
-Perché me lo chiedi?- dissi arrossendo.
-Rispondi: sì o no!
-No!
-Come no? Non sei mai stata innamorata??
-No, non sono mai stata innamorata!
-E perché?- chiese Keith guardandomi.
-Non mai incontrato nessuno che mi interessasse veramente…
-Ah, ora capisco- disse Utau delusa.
-Visto che io ho finito, vado di là a portare il piatto- disse la principessa con un sorriso.
Portò il piatto in cucina e andò in camera sua, al secondo piano. Si affacciò al balcone e vedeva il mare, bellissimo.
-Ma davvero non ti sei innamorata?- disse una voce dietro di lei, si voltò e vide Ikuto appoggiato contro lo stipite della porta.
-Sì, perché, è così strano?
-Strano no, però con un carattere come il tuo è difficile immaginare che nessuno si sia mai interessato a te- disse avvicinandosi.
-Qualcuno a cui gliene frega qualcosa di me c’è.
-E chi è?
-Sei tu.
-Io?
-Sì tu. Sei l’unico che mi abbia fatto i complimenti perché sono brava con la spada e perché sono diversa…
-Ma questo mi sembra normale- si avvicina ancora di più.
-A te, ma pensa alla gente che io vedo ogni giorno a palazzo, gente ipocrita, che farebbe di tutto per i soldi e basta!- disse lei voltandosi verso il mare.
-E non hai mai pensato di andare via?- chiese lui mettendosi accanto a lei.
-Non potevo, il popolo di Belladora non può essere governato dal primo ministro, scoppierebbe primo, una rivolta; secondo, quell’uomo è perfido e senza scrupoli, ridurrebbe la popolazione alla miseria.
-Capisco…- disse Ikuto pensando al primo ministro e a quello che gli aveva chiesto.
-Comunque, cambiando argomento, tu, perché hai scelto di essere un pirata?
Lui la guardò, e poi sorrise: -Qualche anno fa, i miei genitori sono morti in circostanze misteriose e non volevo che Utau e Yoru venissero allontanati da me visto che avevo solo 17 anni. Così insieme ai miei amici più fidati ho formato una ciurma e così siamo diventati pirati.
Amu ascoltava Ikuto attentamente senza tralasciare alcuna parola, poi sorrise.
-Ti voglio raccontare un segreto che poche persone ne sono a conoscenza: quando avevo 12 anni avevo tre amiche con cui passavo la maggior parte del mio tempo, insieme ci allenavamo con la spada, oppure andavamo a cavallo insieme, volevamo diventare moschettiere a tutti i costi. Mio padre ci assecondava e all’età di 15 anni ci aveva definite le quattro gemme della corona.
-Perché questo nome?- chiese lui curioso.
-Ognuna di noi portava al collo la collana dell’amicizia eterna che ci eravamo scambiate tre anni prima.
-E come si chiamavano le tue compagne di squadra?
-La più grande era Noelle, aveva come gemma il rubino, rispecchiava il sentimento dell’allegria. La terza, dopo di me poiché io ero la seconda più grande, si chiama Angelica, definita da tutte la più bella per i suoi bellissimi occhi color dell’oceano, come gemma aveva l’opale, rispecchiava la dolcezza. La quarta ed ultima era Caren, aveva come pietra lo smeraldo, rispecchiava speranza, e in più il suo carattere da bambina ci tirava su di morale quando eravamo giù.
-E tu che pietra avevi?
-Io?
-Sì, che sentimento rappresentavi? Com’eri?
-Io avevo lo zaffiro blu, rappresentavo il sentimento della libertà, perché ero l’unica a non amare la vita di corte.
-Come ti vedevano le altre?
Lei lo guardò con uno sguardo quasi incantato, prima di rispondergli gli fece un sorriso.
-Mi definivano la più forte di tutte perché non mi intenerivo mai davanti alle proposte dei principi. E poi, io ho un carattere chiuso rispetto alle mie amiche, però mi definivano un raggio di luna…
-Perché un raggio di luna?
-Quante domande… sei curioso- disse ridendo. Lui arrossì e si voltò da un’altra parte per non farsi vedere dalla ragazza.
-Guarda che è normale fare domande, e poi mica ti considero un ficcanaso!- le disse lei con un tono serio ma allo stesso tempo comprensivo, lui si voltò e vide nei suoi occhi un velo di tristezza, quasi di malinconia.
-Sai, per me è un piacere sentire qualcuno che mi fa domande su di me, in poche parole, tu sei il primo ragazzo che mi fa domande del genere…- continuò lei.
-Perché?- chiese lui guardandola.
-I principi fanno domande del tipo: che cosa ti piace fare quando sei a palazzo, che cosa vai a vedere quando sei a teatro, preferisci il dolce o il salato, ecc.- disse lei facendo un po’ strana, e dopo aver finito Ikuto si mise a ridere e Amu fece lo stesso.
-Anch’io ero diverso dai miei compagni di scuola, ero sempre in disparte, non giocavo mai con gli altri, e così via dicendo- disse lui guardando il mare.
-Perché usi l’aggettivo “diverso”?
-Perché è vero: io sono diverso!
-Io invece ti trovo normale!
Lui si voltò di scatto e incontrò gli occhi di lei.
-Mio padre mi diceva sempre: “Le diversità portano avanti questo mondo, perché poi, in un gruppo, sei tu che fai la differenza- disse lei con tono dolce.
-Fammi un esempio, fammi un esempio dove io faccio la differenza- disse lui con tono quasi arrabbiato, lei lo guardò con occhi sinceri e gli disse: -Con i tuoi compagni fai la differenza.
-Ma questo non centra, sono miei amici.
-Allora cambiamo ambito, con me fai la differenza- Ikuto non poteva credere a ciò che la principessa aveva appenda detto, nessuno lo aveva fatto sentire così importante in vita sua.
-Perché, io, per te farei la differenza?- disse lui con tono serio.
-Perché mi tratti come una ragazza, e non come una principessa; tutto qui.
-Sei una ragazza piena di segreti, ora vado giù ci vediamo domani, Amu- disse lui uscendo dalla stanza lasciando Amu sul balcone.
“Forse è questo quello che vuol dire saper amare una persona. Forse mi sto innamorando??” pensò lei guardando l’oceano…

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Capitolo 5
*** Le sue lacrime ***


Dopo essere uscito dalla camera di Amu, Ikuto si diresse in camera sua, aprì l’armadio e tirò fuori un mantello blu con il cappuccio, se lo mise e poi uscì dalla villa.
Era notte fonda, Ikuto camminava nella foresta per un sentiero che conduceva ad una raduna, li c’erano tre cavalli e tre uomini che lo attendevano. Quando Ikuto arrivò li, l’uomo al centro si voltò ed entrambi si tolsero il cappuccio.
-Bene, bene Ikuto, come sta la principessa?
-Lei sta bene, primo ministro.
-Bene. Sono venuto qui per dirti che tra pochi giorni ce la verremo a riprendere.
Ikuto ebbe paura alle parole del primo ministro, poi gli domandò:
-Quando esattamente?
-Cinque giorni prima del suo compleanno, per l’esattezza fra tre giorni.
-Visto che ho già capito che voi non la vorrete sposare, la mia domanda è questa: cosa le vorrete fare?
-La ragazza anche se non lo da a vedere, prova affetto nei tuoi confronti, forse amore, quando scoprirà tutta questa messa in scena inizierà ad odiarti ma allo stesso tempo proverà amore, così si innescherà un continuo piangere e soffrire dal quale la ragazza non potrà mai sottrarsi, e io al momento più opportuno le toglierò la sua preziosa collana.
-E dopo cosa le farete?- chiese Ikuto timoroso.
-Quante domande… cos’è, provi qualche sentimento sdolcinato per quella ragazza?
-Per niente, ma volevo solo sapere quello che le succederà per curiosità…
-La uccideremo, o meglio, la farò addormentare per l’eternità, visto che dispongo di poteri magici, non credo che la ragazza riuscirà a sottrarsi dal suo destino, e poi non avrà più nessuno da amare.
Dette queste parole, il primo ministro e i suoi scagnozzi salirono in sella ai cavalli, poi il primo ministro si voltò e disse rivolto a Ikuto:
-Non provare amore per quella ragazza, e non cercare di salvarla, perché se lo farai, ti assicuro che sarai tu a fare una brutta fine e lei non ti salverà perché sarà arrabbiata con te- e poi partì al galoppo svanendo dietro alla boscaglia.
A Ikuto gli si lacerò il cuore pensando a quello che aveva fatto nei confronti di Amu e per quello che succederà alla ragazza in futuro e la causa di tutto sarà solo lui.
Quando Ikuto tornò alla villa, fece in modo da non svegliare gli altri e si ritirò in camera sua, chiuse la porta e si sedette sul letto, si mise le mani nei capelli e disse:
-Cosa ho fatto? È tutta colpa mia se tra tre giorni Amu scomparirà dalla mia vita, mi sto facendo male da solo. Solo ora capisco che i sentimenti che provo nei confronti di Amu sono l’amore e l’affetto, sento di proteggerla a tutti i costi, ma non posso venire meno alla mia promessa, se non quel mostro non farà del male solo a me, ma anche ad Amu, ai miei fratelli e ai miei amici. Però non posso lasciare che Amu faccia una brutta fine, non so cosa fare!!!!!!!!!!!!!!
Ikuto fece fatica ad addormentarsi ed il suo sonno era popolato di immagini di Amu che apparivano e scomparivano, ma lui non la riusciva a raggiungere…
 
IL GIORNO DOPO…
Ikuto non si era ancora svegliato anche se era tardi, Utau e gli altri erano usciti a fare la spesa e qualche altra commissione in paese, ed Amu era rimasta con Ikuto.
Seduta accanto a lui, lei vide che Ikuto iniziò ad agitarsi come se fosse in preda ad un incubo, lei si avvicinò e disse con tono dolce:
-Ikuto calmati, ci sono qua io. Ikuto, Ikuto…
Il ragazzo sentì la voce di Amu ed aprì gli occhi e si trovò davanti il viso di Amu che si era rasserenato.
-Amu… ma cosa?
-Non ti preoccupare, devi avere avuto un incubo. Non ti sei accorto che sono le nove e mezza di mattina- disse lei sedendosi sul letto vicino a lui.
-Devo aver dormito poco questa notte…- disse lui mettendosi la mano sulla fronte.
-Oppure sei rimasto a leggere fino a quando non ti sei addormentato.
-Ma se non ho toccato un libro ieri sera!
-Ah, allora hai dormito poco. Comunque è meglio che ti alzi visto che devi fare colazione, i ragazzi hanno detto che torneranno per le due- affermò lei alzandosi e uscendo dalla camera.
Ikuto si vestì, fece colazione, e uscì dalla villa. Trovò Amu che stava accarezzando Tempest, si vedeva che amava gli animali, Ikuto si avvicinò alla ragazza e iniziò ad accarezzare anche lui il cavallo.
-Tu hai qualcosa di speciale…-
-In che senso?- domandò lei ridendo.
-Sei speciale!
-Se è per questo lo siamo tutti!
-Come lo siamo tutti?
-Tutti hanno il diritto di scrivere una storia dove si è protagonisti, questo ci rende speciali.
-Hai una filosofia di vita che potrebbe affascinare chiunque.
-Sì, come no…- disse lei ironicamente.
-Perché dici così?
-La mia filosofia di vita è che tutti dovrebbero essere liberi di scegliere. Ciò a me non è mai stato concesso- Tempest si incamminò verso il ruscello che scorreva li vicino, Amu e Ikuto rimasero soli.
-Che cosa vuoi dire con “Ciò che non ti è mai stato concesso”?
-Ikuto- disse lei con la tristezza della sera prima negli occhi, -tu che hai incontrato molte principesse, trovami un qualcosa che le accomuna tutte, forza.
-È difficile, mm…, magari: tutte desideravano ritornare alla loro vita di sempre piena di gioielli e vestiti pomposi, in più in tante desideravano conoscere il loro futuro marito.
-Esattamente, gran parte dell’alta nobiltà ama l’oro e i soldi, a chi è di sangue reale può ottenere tutto quello che vuole, tranne l’amore vero, e la libertà; la nobiltà costringe a fare ciò che non si vuole. Ecco perché la odio…- concluse lei con gli occhi tristi. Ikuto la guardò come volesse farla sorridere o almeno consolarla.
-A mio parere, la nobiltà è solo uno specchio, un modo di riflettere chi si specchia in modo sbagliato, a causa della nobiltà molta gente muore ed è infelice.
-Se volevi tirarmi su il morale ci sei riuscito- disse lei ironicamente e poi si mise a ridere.
-Senti…- iniziò Ikuto.
-Dimmi-
-No, niente- disse lui.
-Avanti, mica ti mangio. Se hai bisogno di un consiglio, io sono disponibile- disse lei con un sorriso.
Lui fece un respiro e cominciò a parlare: -Se qualcuno ti dicesse una bugia, tu cosa faresti?
-Gli chiederei perché mi ha mentito.
Ikuto si stupì davanti alla risposta della ragazza, non poteva credere che Amu fosse così pura e dolce.
-Tu dici che siamo tutti speciali, ma tu lo sei ancora di più- disse lui con un sorriso.
Quando Utau, Yoru e gli altri ritornarono, tutti si misero sulla terrazza della villa a giocare e a prendere il sole. La giornata passò velocemente tra risate e giochi e la sera arrivò in un lampo.
Amu contemplava la radura che si estendeva davanti a lei, la luce del sole iniziava a ritirarsi per dare spazio a quella della luna, lei intanto pensava a Ikuto, quel ragazzo era riuscito a farla innamorare per la prima volta.
-Amu cosa stai facendo?- chiese Ikuto.
I pensieri di Amu si fermarono: -Pensavo a una persona…- disse lei riferendosi a lui senza dirglielo.
-A chi?
-Perché lo vuoi sapere?
-Avevi una faccia strana, come se fossi in pensiero…-
-No, non ti preoccupare, non è niente.
-Senti perché non facciamo una passeggiata?
-D’accordo.
S’incamminarono e in trenta minuti arrivarono alla spiaggia.
-E’ un tramonto da mozzare il fiato- disse Ikuto guardando il mare.
-Già- ad Amu iniziarono a scendere le lacrime dagli occhi, Ikuto notò l’areazione della ragazza.
-Che cos’hai?- chiese voltandosi verso di lei.
Lei lo guardò con gli occhi in lacrime, poi si volto per non farsi vedere con il viso bagnato dalle lacrime.
-Non ho niente- affermò con la voce tremolante.
-Non è vero, che cos’hai Amu? Dimmelo.
-Non ti preoccupare…-
-Amu, guardami!
Lei si voltò e incontrò gli occhi di lui, erano più profondi del mare.
-Ora mi dici che cos’hai, perché non sei il tipo di ragazza che si mette a piangere per qualsiasi cosa. Tu piangi per qualcosa che ti sta a cuore!
A quelle parole la ragazza strinse al ragazzo e lui l’abbracciò.
-Non voglio più soffrire!!!- disse lei.
-Tu non soffrirai mai più, te lo prometto- disse lui stringendola a se e formulando il desiderio di non lasciarla mai più.
Amu si asciugò le lacrime, e i due tornarono alla villa, Amu si addormentò subito, invece Ikuto rimase sveglio, sapeva benissimo che non poteva mantenere la promessa fatta alla ragazza.
E così anche lui si addormentò, l’orologio suonò a mezza notte e così mancavano solo due giorni allo scadere del patto.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** La spada dei sette mari ***


Cap. 6
Quella notte, Ikuto non riuscì a dormire nel modo più confortevole che ci sia; sensi di colpa, rimpianti, dolore fisso al cuore tutto quello che sentiva era questo e ripensando a quello che gli aveva detto Amu non poteva credere di poter far del male a una creatura tanto dolce…
IL MATTINO SEGUENTE…
-Ikuto!!!!!!!!!!! Ti svegli!- gridò Utau in corridoio.
Il ragazzo si svegliò, si vestì e uscì dalla sua camera.
-Utau cosa c’è da gridare?
-Senti dovresti portare a Shane e a suo nonno la marmellata che ho preparato, non ti dispiace vero?- disse lei con gli occhi da bambina.
-D’accordo- acconsentì lui.
-E per te non è un problema se Amu ti accompagna?
-No, non è un problema. Scusa ma perché deve venire anche lei?
-Ha detto che ha voglia di sgranchirsi un po’ le gambe, ma purtroppo non sa dov’è la casa di Shane così le ho detto che la potevi accompagnare tu… mi fai questo favore?
-D’accordo, ma mi devi un favore.
Utau annuì e scese con Ikuto al piano terra.
Ikuto, dopo aver fatto colazione, uscì dalla villa e vide Amu seduta sullo steccato, si avvicinò di soppiatto e le mise le mani sugli occhi, le sobbalzò dallo spavento.
-Indovina chi sono?- le chiese.
-Ikuto- disse lei.
Ikuto tolse le mani dal viso della ragazza che si voltò.
-Mi dici come hai fatto a riconoscermi?
-Dalla voce- disse lei sorridendo.
-Mi conosci bene.
-Abbastanza, andiamo?
-Sì- rispose lui e s’incamminarono.
Erano nella foresta e c’era un grande silenzio.
-Senti Amu…-iniziò Ikuto.
-Sì?
-Dimmi una cosa, come dovrebbe essere il tuo principe azzurro ideale?
-Io non credo ai principi azzurri, non sono mica una bambina-disse lei.
-Oh, allora come dovrebbe essere il tuo fidanzato?
-Perché lo vuoi sapere?- chiese lei ridendo.
-Semplice curiosità…
-Non saprei, per me è importante che abbia un cuore sincero…
-Quindi non sopporti i bugiardi…
-Sai, in realtà io solo una volta ho provato un sentimento simile all’amore…
-Davvero?
-Davvero…- un velo di tristezza si posò sugli occhi della ragazza.
-Ma…- Ikuto sentiva che c’era dell’altro.
-Ma io, come al solito, non ho guardato oltre alle apparenze, e ho ricevuto la delusione più grande…
-Mi dispiace …
-Non ti preoccupare, però che ironia: la prima volta che provo qualcosa per qualcuno, vengo subito distrutta- disse con tono ironico.
-Non sono tutti così…
-Lo so, ma è facile ricaderci. E tu pensi di essere meglio…?
-Io sono il migliore- disse con malizia.
-Guarda che non era un’affermazione…
-Ah…, io credo che dovrebbe essere qualcun altro a dirmelo. Dimmi cosa ne pensi di me- era curioso di sapere di quello che gli avrebbe detto Amu.
-Non sei diverso.
-Come??
-Hai capito bene, non sei diverso.
-Io non gioco con i sentimenti di chi mi dimostra affetto!!
-Ne siamo sicuri???- chiese lei per metterlo alla prova.
Ikuto non rispose, come poteva mentire su questa verità: Amu gli aveva sempre dimostrato affetto e lui tra due giorni l’avrebbe consegnata fra le braccia del diavolo. Ora non riusciva a guardarla negli occhi. Amu si accorse del velo di dubbio che avvolgeva gli occhi del ragazzo.
-Ikuto, facciamo un gioco.
-Di che tipo?- chiese lui cupo.
-Devi farmi cambiare idea sul tuo conto.
-Come?
-Dimostrami che sai distinguerti dalla massa, siamo d’accordo?
-D’accordo- rispose lui, poteva trovare il modo per far cambiare idea ad Amu e questo lo rendeva felice.

-Siamo arrivati- annunciò Ikuto.
La ragazza si trovò davanti una villa fatta in pietra col tetto in tegole color mattone e un caminetto da dove usciva del fumo.
Un ragazzo alto come Ikuto e con lo stesso fisico, ma con i capelli biondi e gli occhi color dell’oceano uscì dalla porta di legno.
-Ikuto… da quanto tempo!!- urlò il ragazzo
-Shane…- i due si andarono ad abbracciare.
Amu rimase a guardare la scena, non riusciva a credere che Ikuto fosse così amichevole. Poi quando Shane si accorse della ragazza dai capelli rosa raccolti in una coda, con gli occhi color caramello, che vestiva abiti maschili disse:
-Ikuto, tua sorella è così tanto gelosa dei sui vestiti che non può dare qualcosa di meglio a questa bellissima ragazza.
Amu si avvicinò ai due e rispose:
-Li ho scelti io questi abiti, ma grazie per il complimento.
-Ma ci mancherebbe altro- disse, -Io sono Shane.- si presentò lui.
-Io sono Amu, è un piacere conoscerti- disse lei.
-Il piacere è tutto mio- rispose lui.
-Senti Shane- intervenne Ikuto, -tuo nonno si ricorda della spada dei sette mari?
-Certo, ma non credo tu ora gli possa parlare. È andato dall’altra parte del paese per degli affari.
-Capisco…
-Ehm… posso sapere che cos’è la spada dei sette mari?- chiese Amu incuriosita.
-La spada dei sette mari è un’arma di un vecchio corsaro, si dice che è in grado di sconfiggere chiunque abbia dei poteri magici, in più, conferisce potenza a chi la tiene in mano- rispose Shane.
-Ma è la stessa spada che si dici che sia nascosta agli occhi di tutti ma che tutti la possano vedere?- chiese Amu.
-Esatto, ma tu come fai a saperlo?- chiese Ikuto.
-Mio padre mi aveva raccontato di questa spada molto tempo fa e mi disse che nessuno dal cuore nobile poteva tenerla- affermò lei.
-Ma è solo una leggenda- affermò Ikuto pensieroso.
Dopo aver consegnato la marmellata e aver parlato per una mezz’ora circa, Amu e Ikuto si misero incammino.
-Scusa Ikuto, ma non stiamo andando dalla parte opposta?
-Sì ma stiamo allungando solo un po’ perché devo controllare una cosa- disse lui.
-Che cosa?
-Voglio vedere se la spada è dove penso io…- affermò lui.
Amu si fermò di colpo, non voleva che Ikuto prendesse quella spada, e poi disse:
-Che cosa vuoi fare con quella spada?- chiese lei guardando per terra.
-Niente, perché me lo chiedi?- disse Ikuto osservandola.
-Tu sai cosa ti può succedere se prendi quella spada?
-No, non mi dovrebbe succedere niente…- disse Ikuto sicuro, “Dove vorrà arrivare?” si chiese.
-Mio padre mi ha raccontato che se qualcuno prendesse quella spada con un animo sporco diventerà la persona più cattiva di tutte…-
-In che senso?
-Chi prendesse quella spada in mano con un animo sporco ucciderà tutte le persone che gli stanno vicino, non farà distinzione da amici o nemici, e poi alla fine ucciderà a sangue freddo la persona che più ama…
 

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Capitolo 7
*** Di che cosa hai paura? Passato oscurato ***


-Chi prendesse quella spada in mano con un animo sporco ucciderà tutte le persone che gli stanno vicino, non farà distinzione da amici o nemici, e poi alla fine ucciderà a sangue freddo la persona che più ama…
Lui iniziò a guardare la ragazza con degli occhi persi nel vuoto. La ragazza lo guardava, era come se potesse vedere tutta la verità su Ikuto, impossibile!!
-Promettimi che non accadrà nulla di tutto questo?- disse infine.
-Di che cosa hai paura Amu?- chiese lui.
-Promettimelo!- continuò lei.
-Se te lo prometto tu mi risponderai?
La ragazza si fermò a pensare: dopo tutto quello che era successo due anni prima, non poteva permettere che succedesse di nuovo, non ora!
-D’accordo te lo dirò, però tu ora mi prometti che non succederà tutto ciò!- concluse lei.
-Io, ti prometto che non succederà niente di tutto ciò.- dove aveva trovato il coraggio di prometterle una cosa del genere. È ormai ovvio che il primo ministro gli aveva chiesto di prendere quella spada.
-Bene. Ora io ti dirò di che cosa ho paura…- disse lei abbassando il capo.
-Spero di non essere io- ironizzò lui.
-No, non sei tu, almeno per ora… Io ho paura di chi mi ha mandato in frantumi i miei sogni- disse lei secca.
-E chi sarebbe questa persona?- chiese il ragazzo.
-Il primo ministro.
“Un’altra volta il primo ministro, mi chiedo che quel uomo non voglia far soffrire Amu finché non morirà dal dolore…”pensò Ikuto.
-Tutto è iniziato quando i miei genitori sono morti, ero sola, triste e non avevo nessuno con cui parlare; poi un giorno mi è comparso davanti un ragazzo: alto, biondo, occhi azzurri. In qualche modo quel ragazzo era riuscito a farmi sorridere. Tu non hai la minima idea di quello che è successo dopo…
-No, non saprei…
-Il primo ministro lo accusò di essere una spia mandata da un paese vicino, e senza fargli avere un processo lo condusse alla ghigliottina senza pensarci due volte!
-Mi dispiace, non ne sapevo niente- affermò Ikuto.
-Chi vuoi che conosca i retroscena di tutte le vicende che avvengono a palazzo se non chi ci vive…
-E tu cosa hai fatto dopo?- chiese Ikuto, strano ma vero, stava iniziando a provare compassione per quella ragazza.
-Feci delle ricerche e venni a scoprire che quel ragazzo era uno mandato dal primo ministro per farmi fuori…
“Ma è, in poche parole, la stessa cosa che sta facendo con me!” pensò Ikuto.
-Tu non sai quello che ho provato!
-Non voglio neanche pensarci- disse Ikuto, -però mi prometti una cosa- disse lui abbracciandola, -non voglio più vedere delle lacrime sul tuo viso, visto che sei più bella quando sorridi, che quando piangi.
-Ikuto, non dire cavolate. Io sono tutto tranne che bella!- affermò la ragazza. Ikuto sciolse l’abbraccio e le disse.
-Allora vieni con me!- le prese la mano ed iniziarono a correre tra gli alberi.
-Si può sapere dove mi stai portando?- disse lei affannata.
-In un posto che ti piacerà- disse lui continuando a correre.
Qualche minuto di corsa e poi si fermarono, Amu non ce la faceva più, aveva il fiatone e le gambe stanche.
-Sei stanca?- gli chiese lui.
-Avrei preferito camminare, ma perché mi hai fatta correre?- poi la ragazza si fermò e vide quello che aveva davanti: una cascata, un ruscello, la luce del sole, gli alberi, i fiori tutto era perfetto.
-Ikuto ma è bellissimo- disse lei avanzando, poi si girò verso di lui e disse: -Se dovevi trovare il modo per farmi sorridere ci sei riuscito.
-Bene- disse lui sorridendo. –Ora vieni con me- proseguì lui.
La portò allo specchio d’acqua che nasceva dalla cascata.
-Guardati nell’acqua- lei fece quello che disse lui e poi disse: -Sono io, ma cosa volevi dimostrarmi?
-Non mi sembra di vedere qualcuno di brutto nell’acqua, o sbaglio?- disse lui.
-Beh, cosa vuol dire?
-Questa acqua è speciale: fa vedere la bellezza interiore e non quella esteriore.
-Ebbene, ma così non dimostri che io esternamente sono bella.
-Per me sei bella, e questo te lo dice uno che ne ha conosciute di ragazze…
-Senti Don Giovanni dei miei stivali, se eviti di pavoneggiarti mi fai un grosso piacere- disse lei ridendo.
-Guarda che mi offendo- disse lui partecipando alla sua risata.
-Ahh, questo non è un problema mio- ribatté lei.
Amu guardò lo specchio d’acqua e intravide qualcosa luccicare sul fondale del lago.
-Ikuto guarda- disse lei.
-Cosa?- domandò lui.
-Sul fondale, non vedi luccicare qualcosa?
-Si intravede qualcosa, ma non riesco a capire che cos’è…
-Tienimi la borsa- disse lei lanciandogliela, si tolse la camicia e le ballerine, e rimase in canotta e pantaloni.
-Amu che vuoi fare?- non ottenne una risposta dalla ragazza che si era già buttata in acqua.
Amu stava nuotando il più velocemente possibile per arrivare sul fondale, quando vi arrivò, prese l’oggetto che brillava alla luce del sole, vide che era un diadema con incastonato una pietra blu. Ritornò subito in superficie da Ikuto. Quando spuntò dalla superficie dell’acqua il volto di Ikuto si rasserenò.
-Mi hai fatto venire un colpo!- affermò lui.
-Le pallottole fanno di peggio- ironizzò lei, -aiutami ad uscire dall’acqua, per favore!
Ikuto la aiutò ad uscire dall’acqua e poi disse: -Sei zuppa. Perché ti sei buttata?
-Volevo sapere che cosa brillava sul fondale…
-E allora?
-Ho trovato questo- disse lei porgendoglielo.
-È un diadema carino- disse lui, -ti starebbe bene in testa.
-No, io non metto su diademi e corone- lo fermò lei.
-Ma dai, voglio solo vedere come stai- disse lui.
Lei lo guardò, ci pensò due minuti e poi disse: -D’accordo.
Lui le mise il diadema in testa e quando la guardò vide la principessa che era in lei.
-Sai che sembri veramente una principessa- affermò lui. Lei arrossì vistosamente.
-Non dire stupidaggini Ikuto- gli rispose.
-Però ti sta bene- affermò lui, - mi chiedo di chi fosse ?
Lei se lo tolse dalla testa e guardò la parte interna, intravide una incisione e cercò di leggerla. Quando lesse ciò che c’era scritto si sbiancò.
-Amu, che c’è?- domandò Ikuto.
-Questo diadema era mio.- affermò lei.
-Che cosa?- domandò lui stupito.
-Era mio. Questo diadema era mio- ripeté lei.
-Ma come ci è arrivato fino a qui?
-Non ne ho la più pallida idea!- disse lei con gli occhi persi nel vuoto.
Il silenzio cadde fra i ragazzi, poi Ikuto disse: -Forse non è la prima volta che vieni qui e non te lo ricordi…
-Ikuto, era qui che volevi venire a cercare la spada?- domandò lei.
-Sì. Ma con questo?
-Occhi in grado di vedere ciò che altri non vedono, occhi in grado di vedere la verità, occhi aperti a chi sta cercando ciò che non si può ottenere con la forza.
-Dove le ho già sentite queste parole?- chiese Ikuto.
-Sono parole di mio padre.
La ragazza guardò la cascata e poi si ricordò di momento della sua vita.
Inizio Flashback.
-Amu ricordati di quello che ti ho detto- disse il re alla figlia, -solo tu puoi trovare la spada, perché i tuoi occhi vedono ciò che altri non vedono. Il re indicò la mano verso metà della cascata e disse: -Là, c’è ciò che tu cerci.
Un bambino con i capelli blu notte e gli occhi color ametista apparse accanto a lei.
Fine Flashback.
-Ikuto vieni- disse lei.
-Ma dove?
-Dietro alla cascata, è lì. È lì la spada.
-La spada?
 

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Capitolo 8
*** Spada e cindolo, la luce della speranza ***


Cap.8
-La spada?- disse lui iniziando a correre dietro ad Amu.
-Sì, mio padre mi aveva portato qui con un mio amico, e mi aveva detto che solo chi ha gli occhi per vedere la verità può sapere dov’è la spada.
Continuarono a correre per arrivare alla cascata si fermarono davanti alla separazione tra il getto d’acqua e la roccia, Amu continuava a guardare la cascata.
-Là!- disse indicando con il dito in alto, dietro alla cascata.
-Ma vuoi arrivare lì?- chiese Ikuto sgranando gli occhi.
-Ti ricordo che sei tu che volevi trovare quella spada, non io- disse lei sottolineando il pronome “io”.
-Sì, però… io non ti faccio salire sulla roccia bagnata- disse lui preoccupato.
-Allora vai tu per primo- disse lei facendosi da parte.
Lui iniziò a salire e senza avere problemi arrivò dietro alla cascata dove gli aveva indicato Amu.
-Bene allora salgo io- disse Amu iniziando a salire. Arrivò quasi vicino a Ikuto sentì una stretta al cuore, come quella che aveva sentito sulla nave, perse l’attenzione che aveva per quello che stava facendo e la mano destra si staccò dalla parete.
-Amu! Amu!- iniziò Ikuto ad urlare spaventato.
Ikuto iniziò a scendere per soccorrere Amu, quando arrivò la prese per la vita e arrivò con lei dietro alla cascata. Fece distendere per terra, stava sudando, Ikuto le asciugò la fronte, e poi, iniziò a sussurrarle parole piene d’amore: -Apri gli occhi. Apri gli occhi Amu.- la abbracciò e le fece appoggiare la testa sul suo petto.
La ragazza sentì i battiti cardiaci del ragazzo e aprì gli occhi e disse: -Se mi stringi così forte non riesco a respirare, Ikuto.
Ikuto la guardò, lei aveva quel suo solito sorriso dolce mentre lo guardava, lui sciolse l’abbracciò e la fece sedere. Lei si mise la mano sulla fronte e disse: -Cosa è successo?
-Non lo so. Sei pressoché svenuta mentre salivi- disse lui appoggiando la mano per terra per tenersi in equilibrio.
-Forza cerchiamo questa benedetta spada- disse lei cercando di alzarsi.
-No, tu te ne stai seduta qui, io cerco la spada- disse lui autoritario, Amu non osò ribattere vedendo la serietà del ragazzo.
Ikuto iniziò a cercare la spada, mentre Amu era seduta a guardare l’acqua scorrerle davanti, si stava domandando cosa le stava succedendo, cos’era per lei Ikuto? Un’ amico? Oppure qualcosa di più?
I suoi pensieri vennero interrotti da un urlo da parte di Ikuto, si alzò e si voltò per vedere dov’era il ragazzo, vide solo della roccia.
-Ikuto dove sei? Ikuto?- disse lei impaurita.
Sentì dei passi dietro di lei, si volto e vide Ikuto che era intento  a farle uno scherzo.
-Sei diventato matto?- disse lei spaventata.
-Era solo uno scherzo, sei un pochino suscettibile…- disse Ikuto.
-Perdonami, è solo che questo posto mi incute timore- disse lei con un filo di voce.
-Allora eri preoccupata me- disse lui con tono malizioso.
-Smettila di dire stupidate, vuoi sapere la verità?- disse lei con fare altezzoso.
-Forza sentiamo- disse lui rispondendole con lo stesso tono della ragazza.
-Se ti lascio morire o ti ferisci, tua sorella mi taglia a fettine- disse lei franca.
-La tua gentilezza mi colpisce- affermò lui deluso.
-Come una lama affilata- continuò lei.
Era come se loro si stessero sfidando con le spade, ma le spade erano le loro frasi taglienti, ad un certo punto Amu smise di ribattere con Ikuto e iniziò a camminare verso una rientranza, dove vi era una discesa verso una caverna, Ikuto la seguì senza dire una parola. Arrivarono in una grotta dove c’era l’acqua al centro. Il silenzio era il padrone di quella grotta.
-Ma dove siamo finiti?- chiese Ikuto meravigliato.
-Non lo so- disse lei guardandosi intorno.
-Ma cos’è quello?- disse Ikuto guardando il fondale del piccolo bacino d’acqua.
-Ikuto stai attento!- disse lei, ma invano, visto che Ikuto cadde in acqua perché si era sporto troppo.
-Ahia!!!- l’urlo di Ikuto ruppe il silenzio.
Amu si avvicinò all’acqua per vedere come stava Ikuto.
-Non sopporto dire questa frase, ma: Te lo avevo detto!- disse lei aiutandolo ad uscire.
-Stai attenta, credo di essermi fatto male al ginocchio- disse lui uscendo dall’acqua.
Amu lo fece sedere per terra, per vedere la ferita di Ikuto.
-Hai una bella ferita sul ginocchio sinistro, mi dici come hai fatto? Dopotutto sei solo finito in acqua.- disse lei ridendo.
-Che ci trovi di divertente?- chiese lui.
-Niente, ora fammi vedere cosa posso fare-  disse lei.
-Tu mi vorresti medicare?- chiese lui ironico.
-Vuoi morire perché ti si è infettata una ferita, o perché hai compiuto un’impresa eroica?- chiese lei divertita.
-Vada per l’impresa eroica- disse lui scoprendo la ferita.
Amu iniziò a guardare la ferita, era piuttosto profonda, ma non era niente di incurabile.
-Non hai per caso un elastico?- chiese lei.
-Ti sembro il tipo che si porta con se un elastico?- chiese lui.
Lei si guardò intorno, ma non vide niente che poteva servire a fermare il sangue, si guardò in testa, e vide l’unica cosa che poteva fermare il sangue.
-Ora non ti scandalizzare- disse lei mettendosi le mani tra i capelli.
-Perché mi dovrei scandalizzare?- disse lui, poi quando vide quello che fece Amu rimase ammaliato dal suo cambiamento.
-Non credevo che avessi i capelli così, così…- non riusciva a trovare le parole.
-Così lunghi- finì lei la frase.
-Ma perché non li porti sciolti?- chiese lui guardandola.
-Molto spesso mi danno fastidio,  per questo li raccolgo- affermò lei.
-Ma stai bene, anzi benissimo- esclamò Ikuto.
-Puoi stare fermo!- lo ammonì la ragazza.
-Sì, ma mi spieghi cosa serve il tuo nastro?
-Per fermare il sangue e medicarti- iniziò ad avvolgere la ferita.
Lavorava con cura per contenere il sangue e pulire la ferita, era come se fosse un’infermiera invece che una principessa, almeno questo pensava Ikuto.
-Scusami- la interruppe lui.
-Dimmi- disse lei alzando il volto.
-Come mai sei così brava a medicare le ferite?- chiese lui.
Lei sorrise e continuò ad avvolgere il nastro: -Essendo una schermista, quando mi facevo male, ho imparato da sola a medicarmi le ferite.
-Ahh, ora si spiega tutto- disse lui.
-Bene ho finito- disse lei alzandosi e porgendo la mano al ragazzo per aiutarlo.
-Grazie- disse lui alzandosi.
-Ora mi vuoi spiegare cosa stavi guardando prima?- chiese lei curiosa.
-C’era qualcosa sul fondale- affermò lui.
-Fammi vedere dov’è!- esclamò lei.
Si avvicinarono allo specchio d’acqua.
-Io non vedo niente, sei sicuro di non essertelo sognato?- chiese lei.
-Ma era lì, ora non c’è più- affermò lui deluso.
-Senti, visto che ne sei così sicuro, entriamo insieme in acqua così vediamo se c’è qualcosa- disse lei per accontentarlo.
-D’accordo- concluse lui. Si tolsero le scarpe ed entrarono in acqua.
-Brrr, è fffffrrredddddddda- disse Amu tremando.
-Decisamente- disse Ikuto, strinse la mano ad Amu per farle sentire un po’ di calore. A quel contatto Amu divenne rossa, era come essere protetta, i suoi pensieri erano spariti, c’era solo Ikuto.
 Ikuto vide l’areazione della ragazza  e per sbollire la situazione disse con tono un po’ seccato: -Amu, ci muoviamo!
La ragazza uscì dal suo mondo e disse: -Sì, sì!
Si immersero sott’acqua, l’acqua era cristallina, si poteva vedere tutto.
Ikuto raggiunse il fondale con Amu al suo seguito, videro una lama avvolta dalle alghe, appena Ikuto la sfiorò vennero travolti da un gaiser. Ikuto aprì la bocca e perse conoscenza a causa dell’assenza di ossigeno, Amu lo riportò in superficie ed iniziò a chiamarlo: -Ikuto! Ikuto mi puoi sentire? Ikuto!
Non sapendo cosa fare, Amu gli diede uno schiaffo per farlo rinvenire, poi gliene diede un altro, e poi Ikuto aprì gli occhi e disse:  -Ahia! Fa male.
-Bene ti sei svegliato- disse lei sollevata.
-Sì, ma guarda che mi hai fatto male- disse lui massaggiandosi la guancia.
-Il fine giustifica i mezzi- disse lei per farlo stare zitto. Poi si avvicinò la guancia del ragazzo e gli diede un delicato bacio sulla guancia.
-Questo basta per farti passare il dolore?- disse lei allontanandosi dal viso del ragazzo. Ikuto rimase sorpreso da quel gesto, iniziò a guardare la ragazza come un pesce lesso. Venne risvegliato da dell’acqua lanciatagli in faccia da Amu.
-Ikuto torniamo li sotto questa volta però prenderò io quella cosa- affermò lei.
Si rimmersero quando arrivarono sul fondo, Amu allungò il braccio per prendere la lama e la collana iniziò a brillare, una strana sensazione le avvolse la mente, iniziò a vedere un bambino davanti a sé, rassomigliante Ikuto, poi vide un uomo e una donna con i tratti dei visi molto simili a quelli di Utau e Ikuto e poi si ritrova davanti a una grande pozza di sangue. Delle parole le tornano alla mente: “Amu, finché porterai questa collana, potrai prendere la spada in mano, ma questo vale per chiunque abbia il ciondolo, perciò fanne buon uso”. Per paura di quello che stesse accadendo  risalì in superficie seguita da Ikuto. Quando le loro teste uscirono dall’acqua Ikuto chiese:  -Cosa ti è successo?
-Senti Ikuto, io credo che quella cosa sul fondale sia la spada dei sette mari, ma io non la voglio prendere!- affermò lei.
-Ma perché?- chiese lui.
-Inizio ad aver paura, paura di andare avanti- disse lei con un fil di voce.
-Vuoi che prenda io la spada?- chiese Ikuto.
-Non senza questa- disse Amu togliendosi la collana, -io credo che con questa tu possa prendere la spada solo con questa.
-Ma è la tua collana, è la cosa più preziosa che hai- affermò lui.
-Ora voglio che la tieni tu- disse lei allacciandogliela al collo.
-Ne sei sicura?- domandò lui titubante.
-Più che sicura- rispose lei.
Ikuto tornò sul fondale e prese la spada senza alcun problema.
 
-Sono riuscito a prendere la spada grazie a te- disse lui a bordo vasca con le gambe in ammollo.
-Non grazie a me, ma alla collana- disse lei pensierosa, -ora è meglio tornare indietro.
Uscirono dalla grotta, e in tre quarti d’ora arrivarono a casa; quando arrivarono erano fradici e dovettero farsi una doccia e cambiarsi.
Ikuto si mise una camicia bianca e dei pantaloni neri, come al solito; invece Amu, con l’aiuto di Utau, ribaltò l’armadio di quest’ultima per trovare qualcosa, quando però venne l’ora di preparare la cena, Utau lasciò Amu da sola a scegliere l’abito. Quando ritornò, alla fine, Amu scelse un abito bianco che le arrivava alle ginocchia, con un corpetto stretto; lasciò i capelli sciolti, si mise un paio di ballerine con un principio di tacco.
Giù al piano di sotto…
-Ma si può sapere dov’è finita?- chiese Kukai.
-Ma alle donne ci vuole tanto a prepararsi?- chiese Pierre.
 -Magari  è solo un po’ indecisa…- disse Keith.
-Cosa te lo fa pensare?- chiese Yoru.
-Yoru, hai mai visto il guardaroba di Utau?- chiese Kukai.
-No- rispose il bambino.
-Allora non puoi sapere la quantità di abiti che c’è li dentro- concluse Pierre.
Mentre i ragazzi discutevano, arrivò anche Ikuto.
-Ikuto, hai visto Amu?- chiesero tutti in coro.
-No, ma Utau non è con lei?- chiese sedendosi sul divanetto.
-Sì- disse Kukai.
-Da quanto tempo aspettate?- chiese.
-Forse 20 minuti- affermò Keith.
-Allora io inizierei a preoccuparmi- ma nessuno gli diede ascolto, tranne Keith, perché tutti erano presi da qualcos’altro.
-Io credo che non ci dovremmo preoccupare, Ikuto- disse Keith.
-Perché?- chiese lui ironico.
-Guarda chi c’è in cima alle scale…- rispose Keith.
Ikuto voltò lo sguardo e rimase incantato da ciò che vide…

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Capitolo 9
*** Ricordi del passato ***


Cap. 9
-Scusate il ritardo- disse la ragazza, un po’ rossa in viso, mentre scendeva dalle scale.
-Stai benissimo- disse Yoru con la sua voce da bambino.
-Grazie- disse Amu, e rivolgendosi a Utau: -e grazie per il bellissimo vestito.
-Per me è un piacere- rispose Utau, -allora chi vuole mangiare?- chiese.
-Noi!- risposero i ragazzi.
Andarono tutti fuori dov’era apparecchiato il tavolo, invece Ikuto e Amu rimasero all’interno della casa.
-Senti come va la ferita?- chiese Amu.
-Va molto meglio, grazie ancora- rispose lui.
-Per così poco, ora è meglio che andiamo se no tua sorella ci lascia a digiuno- disse lei avviandosi.
Ikuto rimase indietro, e quando Amu se ne accorse si voltò e disse:
-Ikuto, c’è qualcosa che non va?
-No, no! È tutto a posto- rispose lui.
-Ne sei sicuro?- chiese lei dubbiosa.
-Sì, piuttosto sei veramente molto bella con quel abito- disse lui un po’ rosso.
-Scusa Ikuto- disse lei avvicinandosi al ragazzo, lo osservò per qualche secondo e poi disse: -ma tu sei diventato rosso!
-No!- disse lui mentendo .
-Sì.
-No.
-Sì.
-No.
Continuarono così finché non arrivarono a tavola per mangiare.
-Sta sera, in paese c’è una festa- disse Utau.
-Fammi indovinare- disse Ikuto, - ci vuoi andare…
-Sì- disse lei con gli occhioni da cucciolo.
Ikuto sospirò, e poi disse: -Chi vuole andare con Utau?
Tutti alzarono la mano, tranne Amu.
-Va bene, andate a questa festa- acconsentì Ikuto.
-Amu, tu non vuoi venire?- chiese Keith.
-No, grazie. Sono lievemente stanca- rispose lei.
Quando ebbero finito di mangiare, Utau e i ragazzi si avviarono verso il paese, e Amu e Ikuto ritornarono nelle loro stanze. Ikuto non voleva lasciar da sola Amu allora andò nella sua stanza.
-Avanti- disse la ragazza.
-Ciao Amu- disse Ikuto entrando nella stanza e chiudendo la porta.
-Ciao Ikuto- Amu era seduta sul letto e fra le mani aveva il suo vestito blu, lo stesso vestito che aveva quando Ikuto l’aveva rapita quella notte.
-Che fai, Amu?- chiese Ikuto sedendosi vicino a lei.
-Mi chiedevo se tutto potrebbe cambiare se sposassi il primo ministro…- disse lei.
-Secondo me non cambierebbe niente, né al popolo, né a palazzo; solo una cosa cambierebbe…- disse lui.
-Che cosa?-chiese la ragazza.
-Il tuo modo di essere- rispose guardandola negli occhi.
-Cambierebbe tutto di me- disse lei alzandosi, -il mio modo di essere, il mio carattere, tutto. Mi giocherei la mia libertà, i miei sogni, i miei allenamenti per essere una brava moschettiera, mi giocherei tutto , ma proprio tutto- disse lei franca.
-E se tu non accettassi? Se tu sparissi?- disse lui.
-Secondo te, il primo ministro non mi cercherebbe, e non mi venire a dire che non mi potrebbe trovare, perché mi troverebbe anche infondo all’oceano- disse lei.
-Tutto quello che vorrei è essere lasciata in pace, in un modo o nell’altro- affermò lei sedendosi accanto al ragazzo, -mi ricordo che quando ero piccola ero libera di poter sorridere con i miei amici, è come se ci fosse stato uno scambio tra me e la Amu di dodici anni fa, dalla luce all’oscurità, dalla libertà alla prigionia- disse lei stringendo l’abito blu a sé.
-Mi ricordo di una bambina del mio passato- disse Ikuto, - era sempre sorridente, amava ballare e leggere i libri. Era il ritratto della felicità. Poi quando i miei genitori sono morti, non l’ho più rivista- cadde il silenzio nella stanza.
-Cambiamo discorso, inizio a deprimermi- disse lei sorridendo, - sai che questo abito l’ho fatto io!
-Non mi dire, sei così brava??- disse lui accarezzando l’abito fra le mani della ragazza.
-Con tutti quei abiti che ho rovinato andando a cavallo mi sono arrangiata- disse lei ridendo.
-Il tuo sorriso…- disse il ragazzo fissandola.
-Che cosa?
-Il tuo sorriso, mi ricordo che la bambina della mia infanzia aveva il tuo stesso sorriso, bello e solare come il tuo- affermò il ragazzo.
Lei abbassò il viso: -Può essere, ma io non potrò mai avere la bellezza del sorriso innocente di una bambina, perché ormai conosco la realtà e non la posso cambiare.
-Ma tu non ti ricordi di quanto eri felice da piccola, di quando giocavi, di quando imparavi a ballare o qualsiasi altra cosa che ti piaceva? Non hai nessun ricordo di tutto questo?- chiese lui guardandola.
Quando Amu voltò lo sguardo incrociò gli occhi di Ikuto, lo sguardo del ragazzo le perforò il cuore e l’anima, lei non riusciva a dirgli sì perché lui gli ricordava troppo il bambino della sua infanzia, stessi occhi color ametista, stessi capelli color della notte e stesso sguardo.
-Ikuto, non posso vivere di ricordi…- disse lei sostenendo lo sguardo.
-Perché no? Perché non cerchi di ricordarti com’eri?- gli chiese lui.
-Quando qualcuno vive di ricordi si dimentica di vivere- disse lei.
-Come potresti…- disse lui.
-Ikuto, i ricordi appartengono al passato, noi apparteniamo al presente, e il nostro destino appartiene al futuro; se ti aggrappi a quello che è stato, non vivrai abbastanza per far tesoro di quello che accade nel presente e ti spaventi per il futuro e non sai cosa fare- disse lei mettendo via l’abito nell’armadio.
-Ho capito, senti ti va di fare una passeggiata?- chiese lui per cambiare discorso.
-Lo sai che sono sempre disponibile per una passeggiata- disse lei.
-Allora andiamo- affermò lui aprendo la porta.
-Però c’è una cosa che ti voglio chiedere…
-Che cosa?- chiese Ikuto.
-Tu quanti anni hai?- chiese lei.
-Ne ho 22, esattamente due in più di te- affermò lui, - ma perché lo vuoi sapere?
-Semplice curiosità…- affermò lei a bassa voce.
-Certo che a volte tu sei strana…- disse lui.
-Mmmm- Amu era immersa nei suoi pensieri.
Si avviarono su un sentiero che portava a un bosco, i pensieri  di Amu erano del tipo: “Ha la stessa età di quel bambino”; “Non è possibile, me ne sarei accorta”; “Ma sarà veramente lui? Forse è una mia sensazione”.
Ikuto la guardava  e sorrideva per il viso pensieroso della ragazza, più che altro perché a scatti, la ragazza faceva certe facce che era impossibile non ridere.
“Non se né ancora ricordata…, vabbè. L’importante è che si viva e serena, come quando eravamo piccoli.
Flashback.
-Ikuto, a che cosa vuoi giocare?- domandò una bambina con dei capelli rosa.
-Decidi tu- rispose il bambino con i capelli blu.
-Ma sempre io, mai una volta che decidi tu- disse la bambina un po’arrabbiata.
-E va bene- si arrese il ragazzo.
-Allora?-chiese la bambina curiosa con gli occhi che brillavano.
-Desidero che tu canti una canzone- disse lui.
-Ma non è un gioco- lo canzonò la bambina.
-Per me è un divertimento vederti stonare su ogni singola parola- disse lui ridendo.
-Sei sempre così gentile…
Fine flashback
“Mi ricordo che quando lei aveva dodici anni le ho riproposto di cantare, la sua voce era migliorata tantissimo, era una sensazione stupenda poterla ascoltare, ma ora credo che non voglia più cantare dopo tutto quello che è successo negli ultimi tempi… però tentar non nuoce” pensò Ikuto convinto.
-Senti Amu…
-Sìììì?- disse lei.
-Tu sai cantare?- chiese lui tutto d’uno fiato.
-Abbastanza- rispose lei imbarazzata.
-Mi fai ascoltare la tua voce- “speriamo che dica di sì” pensò Ikuto speranzoso.
La ragazza lo guardò intensamente, come se fosse in uno stato di trance, poi gli prese la mano ed iniziò a correre con lui al suo seguito.
“Dove mi sta portando?” pensò Ikuto, che per metà era sorpreso e per metà felice del gesto della ragazza.
Arrivarono alla scogliera e Amu lasciò la presa ed osservò il panorama.
-Mi ricordo che quando ero piccola cantavo solo davanti a un mio amico, ho solo impressa nella mia mente una frase che mi aveva detto e mi ricordo che ero felice- affermò la ragazza.
-Che frase era?- “Che frase le avevo detto? Come ho fatto a dimenticare una cosa del genere?” si chiese.
-Cantare è come esprimere i propri sentimenti a gli altri, solo così una persona riesce a non stonare. A quel tempo ero un disastro nel canto ma col passare del tempo sono riuscita a migliorare, però…- la frase di Amu rimase in sospeso.
-Però cosa?- chiese Ikuto.
-Da quando sono morti i miei genitori non ho mai più cantato, e ti confesso che ho anche paura di ritornare a cantare come prima- confessò Amu triste.
-Provaci- disse Ikuto.
-E se poi non ci riesco?- disse Amu.
Ikuto si mise davanti a lei e l’abbracciò, e le sussurrò: -Provaci. Ti chiedo solo questo, ti prego- e poi sciolse l’abbraccio. Amu iniziò a guardare l’oceano, strinse la mano di Ikuto per sentire che lui era li, tirò un sospiro e iniziò a cantare:
Se dentro me
ho perso la speranza
E sento che certezze
più non ho
Non temerò
ma aspetterò in silenzio
Perché io so
che sei vicino a me…

Mi rialzerai
se non avrò più forze
Mi rialzerai
con te ce la farò
Sarai con me
nel buoi della notte
Mi rialzerai
e in alto volerò

Se ho chiuso gli occhi
presto gli riaprirò
Se il mio cuore in frantumi è
ci sarà qualcuno che mi aiuterà
ha rimetterlo a posto
Perché io so
che sei qui con me…

Mi rialzerai
se non avrò più forze
Mi rialzerai
con te ce la farò
Sarai con me
nel buoi della notte
Mi rialzerai
e in alto volerò

Mi rialzerai
se non avrò più forze
Mi rialzerai
con te ce la farò
Sarai con me
nel buoi della notte
Mi rialzerai
e in alto volerò

E in alto con te
io volerò…

Ikuto, dalle parole dolci della canzone, aveva gli occhi un pochino lucidi, anche se Amu non si accorse di niente, era occupata ad asciugare le sue di lacrime. Ikuto la guardava felice.
“Brava, questa è la Amu dei miei ricordi, felice e sorridente, e con una splendida voce” questo è quello che pensava Ikuto in quel momento.
Dopo essersi asciugata le lacrime, Amu si voltò verso Ikuto, e gli sorrise ancora con gli occhi lucidi; la ragazza si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò.
Ikuto non poteva credere ai propri occhi, Amu che lo stava abbracciando.
La ragazza alzò il capo e disse: -Grazie, grazie e ancora grazie.
-Io non ho fatto niente- disse Ikuto.
-Tu hai fatto molto, e non sai quanto te ne sono grata- disse lei felice.
Ikuto sciolse l’abbraccio e le disse freddo: -Non mi devi ringraziare, non sopporto vedere delle scene così strappa lacrime- e poi iniziò a ritornare indietro verso la villa. Amu non riusciva a capire cosa avesse Ikuto, prima era felice e adesso la trattava male.
-Dove stai andando?- gli chiese la ragazza.
-A casa, tra poco verrà a piovere- disse lui camminando. E infatti in cielo c’erano già dei nuvoloni grigi.
Ikuto, con la coda dell’occhio, guardava Amu rimasta a dove si erano fermati prima, la ragazza aveva lo sguardo perso nel vuoto. “Perdonami Amu, ma lo faccio per il tuo bene. È meglio che non ti affezioni a me, perché sarei solo una delusione per te.”
24 ore mancavano allo scadere del tempo, e più la lancetta del destino andava avanti più il dolore dentro Ikuto cresceva.
 

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Capitolo 10
*** Tu sei la luna che splende in una notte scura ***


Cap. 10
Amu lo seguiva ad una distanza di un metro, lo osservava, non capiva cosa avesse fatto di sbagliato nei confronti di Ikuto, perché era diventato così freddo, si comportava come un pirata come tanti, non come il pirata che aveva conosciuto.
Ikuto si voltava tutte le volte che Amu volgeva lo sguardo verso il terreno, ogni volta una stretta all’altezza del cuore si faceva sentire, non poteva raccontarle tutto, si sarebbe arrabbiata, le voleva bene, era la persona più importante.
La ragazza si fermò e così fece anche Ikuto, lei aveva gli occhi che le pizzicavano, lui lo sguardo sofferente; con il volto ancora riverso il basso gli chiese: -Dimmi cosa ti ho fatto- il ragazzo non rispose, ma si avvicinò alla ragazza.
-Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutta questa distanza?- disse lei con la voce tremolante.
-Quale distanza?- chiese lui.
-Quella che c’è fra noi due, che prima non c’era- disse lei franca alzando il capo, si vedeva lontano un miglio che soffriva.
In quel momento cadde il silenzio, che venne interrotto dalle gocce d’acqua che iniziavano a cadere sul terreno, iniziò un temporale molto forte. Amu non si preoccupava dell’acqua che la bagnava , l’unica cosa erano i fulmini, aveva paura dei tuoni fin da quando era piccola.
-Forza dimmelo- disse lei. Un tuono si alzò dal silenzio, Amu sussultò dalla paura.
Ikuto sapeva che Amu aveva paura dei tuoni, cercò in qualche modo di ritornare a casa.
-Amu possiamo andarcene?- chiese lui preoccupato.
-Di qui non ce ne andiamo fino a quando non mi dici la verità- disse lei fredda, se ne voleva andare per la paura. Un altro lampo, molto più forte di quello di prima, la paura saliva ma Amu rimase li.
-Amu, andiamocene, se non vuoi bagnarti tutta- insistette lui, sapeva che Amu non poteva reggere al lungo.
-Intanto sono già bagnata- disse lei guardandosi, l’abito le era aderente da quanto fosse umido, i capelli grondavano di acqua.
Un altro lampo, Amu si mise le mani sulle orecchie e si accasciò per terra con le ginocchia per la paura, Ikuto le andò incontro e si abbassò all’altezza della ragazza, la prese in braccio con delicatezza.
-Amu- le sussurrò.
-Sì- disse lei con il viso bagnato dall’acqua e dalle lacrime.
-Appoggia l’orecchio sul mio petto vicino, al cuore- disse lui con dolcezza.
-Ma perché?- chiese lei.
-Almeno eviterai di sentire, da una parte, i tuoni- disse lui con fermezza.
Lei si limitò ad annuire, e poi appoggiò l’orecchio al petto del ragazzo, era come quel pomeriggio, i battiti del ragazzo la consolavano, lei così aveva la conferma che lui era vivo, non era una illusione.
Arrivati a casa, Ikuto fece sedere Amu sul divano della sala, si era un po’ calmata, ma comunque era ancora spaventata.
-Stai qua ti preparo qualcosa di caldo- disse Ikuto dirigendosi in cucina.
Amu si coprì con una coperta rossa che aveva trovato in salotto, era calda e morbida.
-Tieni- disse Ikuto porgendole la tazza di thè fumante.
Lei la prese, disse grazie ed iniziò a bere il thè.
-Mi fatto paura-disse lui sedendosi. Lei si voltò verso di lui, e poi gli chiese: -Per cosa?
-Come per cosa? Sai benissimo di avere la fobia dei lampi e hai continuato a rimanere sotto la pioggia- la sgridò Ikuto.
Lei si alzò, appoggiò la tazza di thè e s’incamminò verso le scale.
-Adesso dove stai andando?- chiese Ikuto seccato.
Lei si voltò, con gli occhi lucidi di lacrime disse:
 -In un posto dove tu non ti possa preoccupare, e dove io posso essere lasciata da sola, sola come sono stata, come sono e come lo sarò per tutta la vita- e poi corse in camera sua, si chiuse dentro e si gettò sul letto, piangendo lacrime piene di dolore.
Passata la mezza notte, smise di piovere, e anche le lacrime di Amu smisero di uscire, la ragazza si alzò dal letto e andò davanti allo specchio, e si guardò: non vedeva la ragazza che credeva di essere, non vedeva neanche la ragazza bellissima che Ikuto descriveva, vedeva solo una ragazza impaurita, sola e con il morale e il cuore a pezzi. Andò verso le finestre, le aprì e uscì sul balcone, c’era una fresca brezza che pizzicava il viso di Amu; quando la ragazza rientrò decise di scendere in salotto a vedere se Ikuto era ancora lì, scese lentamente per le scale. Con sua grande sorpresa lo trovò disteso sul divano, stava dormendo, per chi lo vedeva per la prima volta, poteva sembrare un ragazzo con dei bellissimi capelli color notte, e un viso simile ad un angelo e se si potevano vedere i suoi occhi color ametista, profondi come l’oceano.
Amu si sedette accanto al corpo del ragazzo, vide qualcosa nella mano del ragazzo, la ragazza vide il ciondolo che gli aveva dato quel pomeriggio, lo stringeva come se per lui fosse un tesoro, Amu desiderava che lui la stringesse a sé come quel ciondolo, così vicina al suo cuore.
Amu decise di lasciarlo dormire, intanto uscì dalla villa e si avviò vicino al fiume che vi scorreva vicino, si specchiò nell’acqua, sentì un brusio davanti a lei alzò il capo e vide una donna, con dei lunghi capelli color argento e occhi color del cielo. Amu, sulle prime si era spaventata, ma vedendo il dolce viso della donna la sua paura scomparse.
-Ciao Amu- disse la donna.
-Salve, ma lei come sa il mio nome?- chiese la ragazza titubante.
La donna sorrise.
-Chi non può conoscere la dolce ragazza dai capelli color confetto, una ragazza magica- disse la donna sorridendo.
-In che senso una ragazza magica?- chiese dubbiosa Amu.
-Tutti ti conoscono perché tu puoi sconfiggere l’oscurità!- disse la donna.
-Come l’oscurità?- chiese ancora.
-Vedi Amu, il nostro mondo si divide in due parti: luce e oscurità. Tu fai parte della luce, e il tuo compito è riuscire a portare la luce dove non c’è- affermò la donna.
-E come dovrei fare?- chiese Amu.
-L’hai già fatto, ha portato la luce nel cuore di Ikuto, prima era avvolto dalla sofferenza e dal dolore, ora è pieno di gioia grazie a te!-
-Ma tu hai visto come mi ha trattata?- chiese Amu adirata.
-Amu, la tua qualità migliore è saper vedere dove altri non vedono, e stai pur sicura che presto capirai tutto- disse la donna.
-D’accordo, ma io non sono sicura di potercela fare- disse la ragazza titubante.
-Devi sapere che tu sei nata sotto un incantesimo- disse la donna.
-Che cosa vuol dire nata sotto un incantesimo?- chiese Amu titubante.
-I tuoi occhi nascondono un incantesimo- affermò la donna.
-I miei occhi?- chiese ancora Amu.
-Sì, conosci questa frase: “Occhi in grado di vedere ciò che altri non vedono”?- domandò la donna.
-Sì, me lo diceva mio padre- affermò la ragazza.
-Bene è tutto quello che devi sapere- disse la donna iniziando a dissolversi.
-ah, un’altra cosa: Amu, non credere che a ciò che sembra, in realtà c’è chi ti ama più di tutto- finì la donna per poi dissolversi nel nulla.
Amu ritornò alla villa, osservò che Ikuto non era più sul divano, andò al piano di sopra per cercarlo, era preoccupata, non lo trovava da nessuna parte, iniziava a pensare che se ne fosse andato. Quando entrò nella sua camera, Amu lo trovò seduto sul letto che osservava il ciondolo a forma di conchiglia che gli aveva dato. Ikuto manco si accorse che Amu era lì, aveva lo sguardo puntato sulla collana.
-Ikuto- disse Amu con filo di voce, Ikuto al sentire la voce della ragazza si alzò e si voltò verso di lei.
-Amu,, dov’eri finita?- chiese lui con la voce che voleva far intendere “Dove sei stata? Ero preoccupato per te”
-Ero fuori a prendere una boccata d’aria- disse lei per poi ritrovarsi contro il muro con i polsi contro il muro stretti dalle mani di Ikuto.
-Lo sai che mi ha fatto prendere un colpo!- gridò lui guardandola negli occhi. Amu lo guardava con gli occhi di una persona che provava un misto di amore e sofferenza, Ikuto notò quello sguardo, non riusciva a vedere Amu così, sembrava che lui le facesse paura.
-Adesso perché mi guardi così?- chiese lui allentando la presa sui polsi.
La ragazza continuava a guardarlo con gli stessi occhi di prima, non riusciva a distogliere lo sguardo da quelli occhi color ametista, erano incantevoli per lei, non aveva mai visto nulla del genere, poi si decise a rispondere.
-Stavo solo guardando i tuoi occhi…- disse lei con un filo di voce. Ikuto quando sentì quella frase sentì il suo cuore sussultare, non aveva mai provato sentimenti del genere con una ragazza.
-Che cos’hanno i miei occhi?- domandò Ikuto alla ragazza.
-In che senso?- chiese lei.
-I miei occhi: che cos’hanno che non ti piace?- chiese Ikuto guardando gli occhi della ragazza, erano talmente belli e profondi che quasi aveva paura di fissarli troppo perché non riusciva a vedere la fine di quelle pozze color oro.
-Io…- disse la ragazza un po’ imbarazzata.
-Allora- Ikuto era impaziente di sapere il parere di Amu.
-Sono bellissimi i tuoi occhi, li osservavo perché non ne ho mai visti di così profondi e belli- disse lei abbassando il capo, perché aveva un po’ le gote arrossate.
Ikuto non poteva credere alle parole della ragazza, molte ragazze dicevano che era bello perché era alto, slanciato e perché aveva un bel viso, ma lei no. Lei diceva che i suoi occhi erano belli, era proprio l’ultima cosa che si aspettava di sentire da lei, proprio l’ultima.
Quando Amu tirò su il capo, vide Ikuto quasi incantato.
-Ikuto c’è qualcosa che non va?- chiese lei titubante.
Il ragazzo abbasso il capo, non ci riusciva a credere, era impossibile per lui.
-Non mi mentire, dimmi la verità- disse lui freddo.
-Perché ti dovrei mentire?- chiese lei.
-Perché sei il mio ostaggio- disse lui freddo e deciso, alzando di scatto il viso.
Amu non ci poteva credere, lei per lui era solo un ostaggio, in poche parole un oggetto! Questo Amu non lo poteva sopportare, era troppo per lei.
-Allora è questo che io sono per te, solo un ostaggio, in poche parole un oggetto, Ikuto!- gli urlò contro lei.
-Non ho mai detto che sei un oggetto per me- disse Ikuto.
-No, ma hai appena detto che sono solo un ostaggio per te, e perché sono tale ti dovrei mentire, questo l’hai detto Ikuto, e non provare a dirmi che non è vero- continuò lei.
-Tu non sei un oggetto per me- affermò lui.
-Allora dimostramelo, Ikuto. Dimostrami che per te non sono oggetto!- disse lei.
-Amu dimmi che cosa dovrei fare, dimmelo ti prego- disse lui.
Amu aveva ancora le lacrime agli occhi, un’altra volta per lui. Ikuto non riusciva a vedere Amu ancora con gli occhi pieni di lacrime. Poi delle gocce iniziarono a cadere dal viso di Amu. Okay questo era troppo per tutti e due.
-Amu, ti prego non piangere- disse lui cercando di fermare quella scia di lacrime che rigava il viso della ragazza.
-Allora dimmelo, dimmi che cosa sono io per te- disse lei, staccandosi dal muro e appoggiando il viso e le mani sul petto di Ikuto. Il ragazzo la avvolse in un abbraccio dal quale non voleva più separarsi.
-Tu sei…- iniziò Ikuto, -la luna che brilla in una notte scura- disse lui appoggiando le labbra sulla fronte del ragazza lasciandole un bacio, Amu a quel contatto smise di piangere e si strinse a Ikuto.
Ikuto prese in braccio Amu e la portò sul letto, le accarezzò il viso.
-Ora è meglio che riposi, un bel viso come il tuo non deve essere rigato dalle lacrime- disse lui continuandole ad accarezzare il viso, così Amu si addormentò.
Poco tempo dopo arrivarono i ragazzi dalla festa e tutti andarono a dormire.

 

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Capitolo 11
*** Addio ***


Quando Amu riaprì gli occhi il sole era già alto, si alzò dal letto e si affacciò al balcone e vide il mare brillare alla luce del sole. Scese al piano di sotto, trovò Utau indaffarata con diversi capi maschili tutti impilati l’uno sopra l’altro.
-Ti posso dare una mano?- chiese Amu gentilmente.
-Ah, sei tu Amu… magari un aiuto mi farebbe comodo- disse lei passandogli delle camice bianche e dei pantaloni neri piegati.
-Dove li devo portare?- chiese Amu caricandosi gli abiti sugli avambracci.
-In camera di Ikuto: nel primo cassetto dal basso i pantaloni e nel secondo dall’alto le camice, grazie ancora Amu- disse Utau iniziando a salire le scale e fermandosi al primo piano, mentre Amu salì al secondo. Entrò nella camera di Ikuto, aprì il primo cassetto dal basso e mise i pantaloni neri ben piegati nel cassetto. Chiuse il cassetto e aprì quello per le camice, e una per volta, piegò le camice in modo ordinato. Notò che una delle camice aveva uno strappo sulla manica destra, Amu vide che era qualcosa da poco, forse era un strappo dovuto a uno scontro contro qualcuno che lo aveva ferito. Prese la camicia, chiuse il cassetto e uscì dalla stanza.
Scese in cucina, prese dal cassetto vicino alla finestra un rotolino di filo bianco e un ago, entrò nel salotto si sedette sulla poltrona e iniziò a cucire lo strappo, terminò in una manciata di minuti. Riportò la camicia su nella camera di Ikuto, quando richiuse il cassetto notò sulla scrivania un libro con la copertina tutta consumata, incuriosita da quel libro, lo prese in mano e iniziò a sfogliarlo. Era pieno di disegni fatto da un bambino, era un semplice album di disegni, ad Amu gli ricordavano qualcosa, qualcosa che lei aveva rimosso dai suoi ricordi, era tutto così annebbiato nella sua mente.
Passando la mano per cambiare pagina, il palmo passò sul bordo del foglio e facendo accidentalmente un movimento brusco si ferì il palmo. Anche se era un taglio sottile che le attraversava la mano dal pollice all’altra estremità della mano, iniziò a sanguinare. Appoggiò il libro sulla scrivania, e iniziò a guardare la ferita: era strano per lei, anche se si era fatta male diverse volte, quella ferita le faceva male, forse perché aveva curiosato fra le cose di Ikuto senza avere il suo permesso, uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, quando si voltò vide Ikuto.

-Amu, avevi bisogno di qualcosa?- chiese lui.
-Ehm…n-no no, ti solo riportato le camice e i pantaloni- disse lei portandosi la mano ferita dietro la schiena per non fare vedere a Ikuto la ferita. –Beh, ora devo andare- disse lei e iniziò ad andarsene.
-Amu fermati- disse Ikuto con tono fermo. Lui si voltò e per guardarla, anche lei si voltò e incontrò lo sguardo profondo del ragazzo.
-Ch-che cos-cosa c’è I-Ik-Ikuto?- chiese lei.
-Che cosa hai nella mano?- chiese lui, lei strinse la mano ferita facendo sanguinare ancora di più la ferita.
-Ma niente- disse lei mostrandogli il palmo della mano incolume.
-Io intendo l’altra mano, Amu- affermò lui porgendole la mano per vedere la quella della ragazza.
-Ma niente Ikuto- disse lei cercando di fargli cambiare idea.
-Amu, voglio vedere la mano- continuò lui, Amu strinse ancora di più la mano, il sangue scivolò sulla parte interna del suo avambraccio. Non avendo risposte dalla ragazza, gli prese il polso maleducatamente ma stringendo la mano sentì del liquido sulla sua mano. Lasciò andare la presa e si guardò la mano, notò che era rossa. Guardò il viso della ragazza che fissava il pavimento, mentre teneva ancora stretta la mano dalla quale scendevano delle gocce rosse. Ikuto le prese la mano delicatamente e gliela aprì, vide il taglio.
-Mi sono solo tagliata- disse lei.
-Me lo potevi dire, vieni con me- disse con tono incolore e le prese la mano portandola con se.
-Ma dove?- chiese lei sorpresa.
-Ti medico la ferita prima che faccia infezione- disse lui scendendo le scale con lei al suo seguito.
-Ma non ce né bisogno Ikuto, è solo un taglio- contestò lei.
-Non me ne importa niente- disse lui portandola nella sua stanza. Andò a prendere dell’acqua, un panno e una garza in bagno e poi tornò in camera di Amu, la fece sedere sul letto e iniziò a pulirle la ferita.
-Ti fa male?- chiese lui.
-No- rispose lei, non teneva la mano del tutto aperta, come se avesse paura di lui. Ikuto se ne accorse mentre teneva la mano della ragazza con la sua, e con l’altra puliva la ferita.
-Hai paura?- chiese lui.
-Perché dovrei?- replicò la ragazza con un fil di voce.
-Tieni la mano semi aperta e un po’ tremi, iniziò a pensare che tu abbia paura di me- affermò Ikuto. Lei rivolse il capo verso di lui, si morse il labbro.
-Non ho paura- disse lei a bassa voce.
-Allora perché tremi?- chiese lui guardandola.
-Non lo so nemmeno io- rispose lei, -è che…-
-Che cosa Amu?- chiese lui tentando di capire il resto della frase incompiuta della ragazza.
-No, niente- disse lei. Ikuto le bendò la mano e la appoggiò sul letto, portò il restante dell’acqua il bagno e il panno sporco lo mise a bagno. Tornò in camera di Amu, lei era seduta come prima, non si era mossa, sembrava quasi una marionetta che aspettasse gli ordini del suo burattinaio. Ikuto le si avvicinò e le porse la mano.
-Ti va di venire con me?- le chiese dolcemente.
-Dove?- domandò lei.
-Nel mio posto segreto, allora?- rispose lui. Lei accettò e appoggiò la mano su quella del ragazzo.
Uscirono e s’incamminarono verso la spiaggia, nessuno aprì bocca fino a quando non arrivarono alla spiaggia.
-Scusa Ikuto, ma il tuo posto segreto è la spiaggia?- chiese lei. Ikuto rise, eccome se rise.
-No, sciocchina. Però è qui vicino- disse lui continuando a camminare, rientrarono nella foresta che costeggiava la spiaggia, percorsero una piccola salita e arrivarono al inizio di un promontorio, Ikuto si sedette sotto a un albero. Per quanto il posto fosse poco originale aveva un che di magico, il sole splendeva, le onde del mare brillavano e emettevano un dolce suono contro la roccia sotto i piedi di Amu, soffiava una lieve brezza che rendeva piacevole quella giornata così assolata.
-Amu- la chiamò Ikuto, lei si voltò verso di lui, -è meglio che stai all’ombra, prima che ti prendi un’insolazione- continuò lui facendole segno di sedersi vicino a lui.
Lei si avvicinò e si sedette accanto a lui.
-Quindi questo è il tuo posto segreto…- affermò lei guardandosi intorno.
-Esatto, ti piace?- chiese lui, anche se conosceva già la sua risposta.
-È stupendo- affermò lei guardando l’oceano.
-È bello perché è silenzioso, e nessuno ti viene a disturbare- affermò Ikuto.
-Tu ci vieni sempre da solo qui?- chiese lei.
-Sì, perché ci vengo per staccarmi da quello che mi succede tutti i giorni- affermò lui sospirando.
“Ha gli occhi così tristi, non credo che possa essere una persona cattiva” pensò Amu.
-Secondo me questi posto andrebbero condivisi con persone che ci capiscono e a cui noi vogliamo bene, perché potrebbero solo abbellirlo questo posto- disse Amu, aveva un gran sonno ma non voleva addormentarsi proprio nel bel mezzo della conversazione.
-Infatti- disse Ikuto sperando che Amu capisse.
-Per niente, io non ti capisco Ikuto- e si addormentò appoggiata sulla spalla del ragazzo.
“Si è addormentata” pensò Ikuto, fece scivolare la ragazza sulle sue gambe per conciliarle il sonno.
-Devi essere molto stanca- disse Ikuto accarezzandole la testa, passò la mano sulla guancia ed iniziò ad accarezzarla, era liscia e delicata.
-Se potessi tenerti sempre così, senza farti del male e vederti sempre serena, non te l’ho mai detto, ma hai il viso di un angelo. Vorrei proteggerti, averti sempre con me, ma sono sicuro che tu da domani mi odierai con tutta te stessa, forse capisco perché non mi capisci, perché non ti dimostro il vero me, uso sempre una maschera davanti a te, invece tu no, tu sei sincera, trasparente e forte, e per quanto tu lo sia ho paura di lasciarti andare, ho paura che tu vada in pezzi da un momento al altro, come se tu fossi una pietra preziosa senza che qualcuno ti ti protegga dai ladri, da persone come me, che ti vogliono bene, ma che ti mentono- disse lui con tono triste.
Rimasero così per tutto il giorno, Amu non si svegliò da quanto era stanca e Ikuto le continuava ad accarezzare il viso, non era per niente stanco, ma ormai il tempo stava per scadere.
-Amu, svegliati- le sussurrò Ikuto, -Amu, apri gli occhi, forza- la ragazza aprì lentamente gli occhi e si trovò a un palmo dal naso il viso di Ikuto.
-I-I-Ik-Ikuto, ma cosa?- chiese lei tutta rossa.
-Ti sei addormentata- disse lui sorridendo.
-Ma da quanto stavo dormendo?- chiese lei.
-Da tipo… tutto il giorno- rispose lui ridendo.
-Che cosa??? Mamma mia! Scusami Ikuto- disse lei scattando in piedi.
-E di cosa?- chiese lui alzandosi.
-Mi sono addormentata per tutto il giorno, non sarai mica rimasto qui per tutto il tempo?- chiese lei.
-Che tu ci creda o no, sì sono rimasto qui per tutto il tempo- disse lui stiracchiandosi.
-Mio Dio, scusami, scusami, scusami- disse lei mortificata.
-Ma di cosa ti scusi?- chiese ancora lui non capendo la ragazza.
-Hai digiunato tutto il giorno perché io stavo dormendo, avrai una fame da lupi- rispose lei.
-Non importa, dormivi troppo bene, che non ho voluto svegliarti apposta- rispose lui, -visto che ho una fame da lupi, come hai detto tu, possiamo andare? Credo che anche tu abbia un certo appetito- disse lui iniziando a camminare.
-Già- disse lei seguendolo, -Ikuto, ho solo una domanda: come ci sono finita sulle tue gambe??
-Mah, e chi lo sa…- rispose lui malizioso.
-Come “e chi lo sa”? Peserò una tonnellata, avrai le gambe a pezzi- disse lei imbarazzata.
-Infatti, ho le gambe a pezzi e tu pesi una tonnellata- disse lui continuando con quella malizia che sempre lo accompagnava.
-Ehi, con questo vorresti dire che sono grassa?- chiese Amu arrabbiata.
-Tu che ne pensi?- chiese lui.
-MMH, quando fai così non ti sopporto- disse lei incavolata.
-Lo sai che quando ti arrabbi hai un visetto adorabile- disse lui ridendo.
Anche lei rise alla frase del ragazzo, non riusciva a capire quello che pensava Ikuto ma quello che vedeva, quello che sentiva, quello che provava era sicuro: Ikuto non era una cattiva persona.
Passarono la serata in allegria: scherzando e divertendosi, però nell’aria c’era qualcosa che non andava nel gruppo, c’era una nota di tristezza che Amu notò subito.
Quando tutti andarono in salotto, Amu salì a farsi una doccia, così gli altri iniziarono a parlare.
-Allora sta notte se ne andrà via- disse Keith nostalgico.
-Esatto- disse Ikuto.
-Ma dobbiamo proprio farlo?- chiese Pierre.
-Sono gli ordini- disse Ikuto con tono incolore.
-E da quando tu stai agli ordini di qualcuno?- chiese Kukai.
Ikuto non rispose, rimase impassibile.
-Ikuto, rispondi- disse Utau. Lui continuò il suo silenzio, poi disse: -Questi sono gli accordi, che vi piaccia o no-
-Ma Ikuto…- disse Yoru.
-Yoru, non ti ci mettere anche tu, sono gli ordini punto e basta- disse Ikuto autoritario.
Nessuno in quella stanza riusciva a credere alle proprie orecchie, chi credeva che Ikuto stesse bleffando, chi credeva che face sul serio, ma comunque non ci riuscivano a credere. Tutti se ne andarono nelle proprie camere scontenti e arrabbiati, tranne Keith, che fissava Ikuto.
-Hai qualcosa da dire anche tu?- chiese Ikuto.
-Io non ci credo- disse Keith.
-A cosa?- chiese Ikuto voltandosi per guardarlo.
-Sono convinto che tu non le voglia fare del male. Per te è più di un ostaggio vero?- chiese Keith sicuro di quello che stava dicendo.
-Cosa intendi dire?- chiese Ikuto.
-Che tu la ami- affermò Ikuto.
-Non dire sciocchezze, ma tu mi ci vedi innamorato- chiese Ikuto ridendo amaramente, sapeva che quello che gli stava dicendo Keith era vero ma non voleva ammettere che stava facendo la cosa sbagliata.
-Mi dispiace Ikuto, ma non sai mentire quando si parla di Amu, qualunque cosa tu dica, qualunque cosa tu faccia nei suoi confronti sono sicuro che non lo fai di tua spontanea volontà- affermò Keith.
-Tu vaneggi- rispose Ikuto.
-Tanto quanto te? Io non ti riconosco, mi ricordo perfettamente che quando eravamo piccoli, tu stravedevi per Amu, e anche in queste settimane tu non avevi occhi per lei, o mi sbaglio?- disse Keith che stava iniziando ad arrabbiarsi per l’indifferenza di Ikuto.
-Sarà stata una tua impressione- affermò Ikuto.
-Anche il tuo viso stupito di ieri sera era una mia impressione, anche il fatto che porti al collo la collana di Amu è una mia impressione? Ikuto smettila di fare l’indifferente, così ti farai solo del male, ma l’hai vista?- Keith iniziava a perdere le staffe.
-Amu?- chiese Ikuto.
-Sì, proprio lei. È da quando siamo arrivati che le stai sempre accanto, lei nemmeno una volta ti ha mentito, invece tu dimostri sempre questa tua indifferenza, questo tuo modo di agire non piace a nessuno. Sarai pure il nostro capitano, sarai pure il mio migliore amico, ma sei e rimarrai il solito deficiente di sempre- disse Keith.
-E secondo te io sono felice di questo? Secondo te ne sono fiero? Dovrei andare da lei, a dirle che sono l’amico d’infanzia che non si ricorda, raccontarle tutto quello che sta succedendo e salvarla da quello che le succederà?- chiese Ikuto alzando la voce.
-Non ti sto dicendo questo, ti sto dicendo che potevi evitare di mentirle per tutto questo tempo, potevi trattarla come un ostaggio ma non l’hai fatto, e così, oltre a te di lei, anche lei si è innamorata di te, tu non lo vedi ma è così e purtroppo è questo che ti  distruggerà  i piani prefissati, tu credevi di rapirla per poi lasciarla andare e così chiudevi la faccenda, ma hai sbagliato da quando  l’hai salvati quella mattina sulla nave, se tu non avessi dimostrato che  hai un cuore, se tu non ti fossi affezionato a lei, tu adesso non avresti quella faccia da pentito che ti ritrovi. Tutti quanti non ti riconoscono, mi chiedo se tu ti riconosci nella persona che vuoi farci credere ?- affermò Keith andandosene. Salendo le scale incontrò Amu che stava scendendo.
-Keith, Ikuto è ancora giù?- chiese lei.
-Sì, ma è di cattivo umore- rispose lui con tono incolore.
-Che cosa è successo? Tutti quanti sono tristi, avete litigato?- chiese Amu.
-No, ma Ikuto quando s’intestardisce  non gli si può far cambiare idea, buona notte Amu- disse Keith dileguandosi.
Amu arrivò nel salotto e vide Ikuto che guardava l’oceano fuori dal balcone, lei si avvicinò.
-Ikuto, va tutto bene?- chiese lei.
-Sì, Amu, non ti preoccupare- afferò lui rientrando in casa. Amu notò tristezza sul volto del ragazzo.  –Ora è meglio che vai a letto, è tardi- disse Ikuto accompagnandola in camera, quando chiuse la porta della stanza rimase lì ad aspettare.
UN MINUTO A MEZZANOTTE
Ikuto guardò l’orologio che c’era davanti a lui, pensò a tutto quello che aveva passato con Amu, pensò ai sorrisi della ragazza, ai suoi occhi, al dolce viso. Delle lacrime scesero dagli occhi di Ikuto, non piangeva da tantissimo tempo. Poi quando guardò l’orologio vide la lancetta dei secondi scandire gli ultimi.
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Ai rintocchi della mezzanotte non si sentì niente, dopo l’ultimo rintocco un urlo straziante proveniente dalla stanza di Amu ruppe il silenzio, tutti quanti accorsero davanti alla porta dove c’era già Ikuto, aprirono la porta e videro che la stanza era vuota e di Amu neanche l’ombra…

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Capitolo 12
*** Il preluvio della battaglia ***


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Ai rintocchi della mezzanotte non si sentì niente, dopo l’ultimo rintocco un urlo straziante proveniente dalla stanza di Amu ruppe il silenzio, tutti quanti accorsero davanti alla porta dove c’era già Ikuto, aprirono la porta e videro che la stanza era vuota e di Amu neanche l’ombra…
 
IL MATTINO DOPO… A CORTE
La luce filtrava dalle finestre nella stanza della principessa, i raggi del sole le rimbalzavano sugli occhi, lentamente li aprì.
-Ma… dove mi trovo?- disse sedendosi sul letto, poi riconobbe la sua camera da letto con tutti i libri, gli abiti e le sue cose di alta classe.
-Ma cosa è successo?- si domandò, si mise una mano sulla testa, aveva un forte dolore alla tempia, si sentiva debole, -ora mi ricordo! Ero appena andata a dormire, poi mi sono svegliata perché ho sentito una stretta in vita…- e poi non si ricordava più niente, -il primo ministro- disse con voce sicura.
Aprì l’armadio, prese il primo abito che le capitò sotto mano, lo indossò, s’infilò le scarpe e corse fuori dalla stanza.
Continuò a correre per i corridoi del palazzo, fino a quando non arrivò nella sala del trono, dove vide il primo ministro parlare con un uomo con una benda sul occhio destro e un pugnale attaccato alla cintura. Il primo ministro quando vide la principessa, congedò l’uomo e si diresse dalla principessa.
-Esigo delle spiegazioni- disse Amu stringendo i pugni.
-Non capisco cosa intendete dire vostra altezza- rispose l’uomo con altezzosità e finta ignoranza.
-Voi sapete bene cosa intendo dire, come ci sono arrivata fino a qui?- chiese lei irritata.
-Ah, quello. Vi ho solo riportata a palazzo, vi ho solamente riportata a casa vostra, un grazie me lo meriterei- disse lui arroganza. Amu non credeva neanche a una sola parola del primo ministro.
-Me ne vado- disse lei girandosi e andando verso l’uscita della sala.
-Dove vorreste andare, vostra altezza?- chiese lui ridendo.
-Dai miei amici- disse lei fermandosi.
-Da chi? Da quei pirati, anzi più che pirati, ottimi attori- disse l’uomo continuando a ridere.
-Non capisco cosa intendete dire- disse Amu ignara di quello che stava dicendo il primo ministro.
-Sto solo dicendo che voi siete appena uscita da una storia senza lieto fine che ho scritto personalmente, mi chiedo se vi è piaciuto fare la parte della protagonista?- continuò lui. Amu si voltò di scatto.
-Primo ministro, parli chiaro- esordì lei autoritaria. L’uomo rise come un pazzo malvagio.
-Sto solo dicendo che tutto quello che vi è accaduto era solo una messa in scena, da quando ho annunciato il nostro matrimonio a ieri notte quando vi abbiamo prelevata da quella villa- disse lui.
-I-i-io n-non ci credo- balbettò Amu sconvolta.
-A cosa? Che tutto quello che le è successo era stato programmato? Che io le abbia mentito? Oppure che quel pirata le abbia mentito? Scelga lei, ma in ogni caso la risposta sarà sempre la stessa, Sì, è vero. Brutta la verità, vostra altezza?- chiese il primo ministro ridendo dell’ingenuità della ragazza.
-Tutto quello che mi è successo, i miei svenimenti, il rapimento, i pirati, Ikuto, tutto era una messa in scena, tutta una menzogna?- chiese Amu incredula.
-Ma certo, vi è piaciuta la commedia?- chiese lui ridendo.
-Ma perché Ikuto lo ha fatto?- chiese lei.
-Per qualche migliaio di denari, era solo un semplice pirata che ha fatto il suo lavoro in modo eccellente- rispose il primo ministro soddisfatto.
-Quindi tutto quello che mi ha detto, tutto quello che ho visto, sentito erano solo un…- lei non riuscì a completare la frase per il dolore che provava.
-Un’illusione, vostra altezza, un’illusione- disse il primo ministro completando la frase.
Amu aveva le lacrime agli occhi, corse via, se ne andò in camera sua. Continuò a piangere, non aveva che lacrime da versare, coltelli di acqua salata che sgorgava dagli occhi le ferivano il volto senza fermarsi.
-Ikuto io,… io,… - iniziò ad ansimare fra le lacrime.
-IKUTO IO TI ODIO!!!!!!- urlò poi in preda alla disperazione.
 
A CASA DEI PIRATI
Nessuno da quella mezzanotte aveva più preso sonno: Yoru e Utau versarono per due ore lacrime di dolore, Kukai urlò parole senza senso, Pierre stette in silenzio sul divano a prendere a pugni un cuscino, anche se voleva che al posto di quel cuscino ci fosse la faccia di Ikuto o del primo ministro e Keith pianse in silenzio nel suo mondo. A tutti piaceva Amu come amica, ed era considerata come tale da tutti, già quei ragazzi avevano perso i loro genitori, poi perdere una ragazza che hai preso come ostaggio ma che ti tratta come amico era troppo.
Ikuto era rimasto in camera sua a pensare a quello che aveva fatto ai ragazzi, ad Amu e a se stesso: si odiava, tante immagini di Amu gli passavano davanti come un film.
-Ora basta, la devo dimenticare!- esordì lui tirando un pugno contro l’armadio. –Ma perché mi faccio tanti problemi, ho fatto il mio lavoro e basta, quante volte avrò rapito principesse? Un centinaio, ma perché adesso per lei mi sento così male?- urlò lui. Keith passando davanti alla camera di Ikuto, così entrò nella stanza e disse con le lacrime ancora sul viso: -Perché lei ti dimostrato amicizia, sincerità fin da quando eravate piccoli, tu così facendo l’hai tradita, con tutto l’amore che ti ha dato è così che la ripaghi, uccidendo i suoi sentimenti.
Ikuto si voltò di scatto, vide Keith e poi capì che era tutto vero, poi affermò: -Vattene, voglio stare da solo- così Keith se ne andò via.
Ikuto rimase per tutta la giornata rinchiuso in camera sua, continuando a chiedere scusa ad Amu con il pensiero.
Verso le sei di sera, uscì dalla sua stanza e si diresse al piano di sotto. Attraverso il corridoio ed arrivò davanti alla porta della camera di Amu. Entrò nella stanza. Era tutto come era stato lasciato da quando Amu era sparita. Si sedette sul letto, iniziò ad accarezzare il cuscino tutto stropicciato. Poi aprì l’armadio e tirò fuori l’abito blu della ragazza, quel bellissimo abito fatto da lei che aveva su quella notte che Ikuto la rapì. Si sedette ai piedi del letto, strinse a  se l’abito e iniziò a piangere lacrime d’amore, aveva ucciso quel stupendo sentimento nella ragazza che amava più di ogni altra cosa e per questo si odiava.
A PALAZZO REALE
Qualcuno suonò alla porta della camera di Amu, lei si compose e disse: -Avanti.
Entrarono tre ragazze con su degli abiti sfarzosi, Amu quando le vide non disse niente, era sicura che si fossero dimenticate di lei.
-Ciao raggio di luna- disse Noelle con voce dolce.
-Vedo che non vi siete dimenticate il mio soprannome. Perché siete qui?- chiese Amu guardandole.
-Come potevamo dimenticarci di te?- esordì Caren.
-Sei la nostra migliore amica, sei indimenticabile- affermò Angelica.
-Vi ho fatto una domanda- disse Amu che stava già prendendo la pazienza, ne aveva avute abbastanza per quel giorno, e qualcuno che le dicesse queste frasi da “migliori amiche per sempre e non ci facciamo sentire più per cinque anni” non era proprio il caso.
-Siamo qui perché abbiamo saputo quello che ti è successo- disse Angelica.
-Ah, avete visto? Il primo ministro mi ha salvata, che brav’uomo- disse Amu sarcastica.
-Sappiamo tutto- affermò Caren. Amu alzò gli occhi, sapevano tutto, tutto.
-Sappiamo di tutti i retro scena della situazione- continuò Noelle sedendosi accanto a Amu.
-Come fate a saperlo?- chiese lei incredula.
-Abbiamo i nostri contatti- disse Caren sedendosi a fianco ad Amu.
-Beh, siete venute qui a consolarmi?- chiese Amu.
-No- disse Angelica. Amu incarnò il sopracciglio stranita dalla risposta della ragazza.
-Cioè- continuò Noelle, -ti abbiamo portato questo- disse porgendo un album di disegni ad Amu.
Lo sfogliò, notò tante somiglianze con quello che aveva trovato in camera di Ikuto, poi quando arrivò in fondo vide un disegno con dei bambini con su dei nomi sopra, li lesse ad alta voce.
-Noelle, Amu, Caren, Angelica, Kaito, Ikuto… e allora ragazze?- chiese Amu chiudendo il libro. Le amiche la guardarono, sapevano che c’era un nome un po’ troppo famoso per i loro gusti. Amu lesse sulle facce delle ragazze la verità.
-Non può essere vero…- sibilò, aprì di scatto il libro e andò all’ultima pagina, fissò il bambino con su il nome di Ikuto, il bimbo era disegnato con i capelli blu e gli occhi color ametista.
-Il bambino del disegno è proprio quel Ikuto, il ragazzo-pirata che ti ha rapita - affermò Angelica.
-Ragazze io non capisco, per non me ne sono ricordata prima?- chiese Amu confusa.
-Semplice, incantesimo del cancella memoria- affermò Angelica. Amu la guardò stranita, come se la ragazza fosse diventata pazza da un momento al altro.
-Angelica, ma che vai a dire?- chiese Amu.
-Ti sta dicendo che la magia esiste, e che il primo ministro è uno stregone- disse Caren.
-Che cosa?- esordì Amu più sbalordita di prima.
-Vedi- iniziò Noelle, -abbiamo scoperto che il primo ministro si sta cercando di impossessare del trono del regno, solo che visto che non fa parte della famiglia reale e non si sposerà mai con te, ha bisogno essenzialmente della tua dipartita e della tua collana, ottenendo questi pezzi potrà impadronirsi del trono, così ha messo in scena questa storia per distruggerti psicologicamente così ti avrebbe potuto prendere la collana senza avere problemi.-
-Così facendo il dolore ti avrebbe distrutta, e saresti ehm… passata a miglior vita- disse Angelica concludendo il discorso. Per Amu sembrava tutto uno scherzo, ma aveva in mente quello che le era successo la notte prima e purtroppo ci doveva credere.
-Ragazze sembra un racconto dell’orrore- affermò Amu sconvolta dalla verità.
-Quindi Ikuto non ne ha colpa, dobbiamo solo distruggere la fonte del potere del primo ministro, che è in questo castello, e il gioco sarà fatto- continuò Caren. Amu alzò gli occhi, era infuriata con Ikuto, per tutto: per non averle detto niente sul rapimento, per non averle detto chi era in realtà, per tutti quegli sguardi falsi.
-Faremo così- iniziò a dire lei alzandosi, -distruggiamo la fonte del potere di tutta questa magia, facciamo arrestare il primo ministro e chiudiamo questa faccenda una buona volta per tutte!-
-Di’ la verità: lo fai per Ikuto- disse Noelle curiosa.
-Per niente, vorrei farlo sparire dalla faccia della terra, ma visto che non ho voglia di sporcarmi le mani, lo risparmierò. Ma resta il fatto che sono comunque incavolata nera con lui- disse lei fissando fuori dalla finestra il mare.
-Fa pure come credi, ma è meglio distruggere quella fonte, prima che quel uomo la usi su di te ancora una volta, ti ha provocato solo dei semplici svenimenti per ora, ma pensa cosa potrebbe succedere se la utilizzasse in modo da farti sparire per sempre- affermò Angelica.
 
INVECE IKUTO…
Il mattino dopo andò a casa di Shane perché il nonno di quest’ultimo era tornato, portò con se la spada e il ciondolo di Amu. Era pieno di domande e di dubbi che gli affollavano la testa.
-Buongiorno Shane- disse lui salutando il ragazzo.
-Ikuto, che piacere rivederti. Ma sei da solo?- chiese Shane non vedendo la ragazza della scorsa volta.
-Meglio che ne parliamo in casa- disse Ikuto con gli occhi tristi.
Entrarono nella casa di Shane, Ikuto parlò di quello che era successo con Amu, era sbalordito Shane, non ci riusciva a credere.
Quando arrivò il nonno di Shane, Ikuto gli fece vedere la spada.
-Mio caro Ikuto questa è proprio la spada dei sette mari, ma cosa te ne fai?- chiese il vecchio osservando la spada.
-Era l’obbiettivo di mio padre- rispose il ragazzo.
-E cosa vuoi fare con quella ragazza?- chiese poi il vecchio.
-Chi?- chiese Ikuto.
-La dolcissima e bellissima principessa che è acclamata da tutti, quella ragazza con cui giocavi da piccolo ed è la stessa che tu hai rapito qualche settimana fa- affermò il vecchio lasciando pensare Ikuto. Poi lo sguardo del ragazzo divenne cupo e triste.
-Ragazzo, sarò vecchio e non ci sentirò da tutte e due le orecchie ma riconosco quel viso da pesce lesso che ti ritrovi, tu non volevi fare quello che hai fatto- continuò il nonno di Shane.
-Ma lei come può sapere…?- chiese Ikuto.
-Keith quando si tratta di farti ragionare è più veloce della luce, poi se ci aggiungi Utau, Yoru, Kukai e Pierre che sono venuti tutti insieme, vuol dire che l’hai combinata grossa…- disse saggio.
-E che cosa dovrei fare?- chiese Ikuto.
-Fai abbassare le acque, e poi vai da lei- disse il vecchio. Ikuto annuì, poi se ne andò via. Si sentiva un po’ sollevato per le parole del nonno di Shane. Quando tornò a casa trovò tutti in salotto, Pierre aveva in mano una lettera aperta, la diede a Ikuto che iniziò a leggerla:
-“Verremo a riprenderci la collana della principessa domani alle cinque del pomeriggio, sul promontorio a nord. Non fate scherzi o sarà peggio per voi.
Il primo ministro”-.
-Che cosa facciamo?- chiese Utau.
-Prepariamoci a una battaglia- disse Ikuto vedendo fuori che iniziava a diluviare…

 

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Capitolo 13
*** Io lo amo ***


Il mattino dopo Amu si svegliò presto, scese nella sala da pranzo dove c’era già il primo ministro a fare colazione. Si sedette a capo tavola, proprio di fronte al uomo, punto i suoi occhi dorati verso di lui. “Chissà qual è il suo punto debole? D’accordo che è nel castello, però dove? Dove dobbiamo cercare?” pensava Amu mentre sorseggiava una tazza di the al limone bollente.
-Vostra altezza, è molto meglio le sfarzosità del palazzo, che una semplice villa in mezzo a una foresta, non credete?- affermò il primo ministro sogghignando.
-Di certo qui c’è di tutto…- rispose Amu alzando gli occhi, -anche troppo per i miei gusti- terminò la frase appoggiando la tazza sul piattino di ceramica.
-Oggi non potrò essere a palazzo, vado via fra mezz’ora- affermò l’uomo pulendosi la bocca con un tovagliolo.
-Se non è troppo, potrei chiederle dove andate?- chiese Amu con tutta la gentilezza e le buone maniere possibili e immaginabili.
-Oh, sono semplici commissioni da fare in città e poi devo andare da una mia vecchia conoscenza, sa un vecchio amico di avventura che non vedo da tanto tempo- rispose il primo ministro garbatamente.
-Allora credo che non mi farete compagnia per la cena stasera- constatò Amu.
-Credo proprio di no, ma forse riesco a tornare per l’ora di cena, chi lo sa?- disse il primo ministro alzandosi, -ora vi devo proprio lasciare, passo un secondo nei sotterranei e poi esco-
-Presumo che andrete in carrozza- disse Amu fissandolo.
-No, andrò a cavallo con i miei uomini, il posto dove vive il mio amico è poco adatto per andarci in carrozza, buona giornata principessa Amu- disse il primo ministro uscendo dalla sala da pranzo. Quando si chiusero le porte, l’uomo camminò lungo tutto il corridoio e poi disse: -Addio principessa, questo sarà il vostro ultimo giorno in questa vita, che ironia: proprio il giorno prima del vostro ventesimo compleanno, ma come tutti sanno: voi siete nata a mezzanotte, se ve ne starete al vostro posto morirete quando sarete nata, in caso contrario, morirete appena supererete il limite del territorio sotto il mio incantesimo, proprio in uno dei posti che voi preferite, mi chiedo se alla fine avete trovato la spada in quel posto?- disse il primo ministro scendendo nei sotterranei.
Amu fece passare trenta minuti precisi, poi si alzò da tavola e andò nella sala da ballo, li c’erano Noelle, Caren e Angelica che l’aspettavano.
-Come mai ci hai messo tanto?- chiese Caren.
-Volevo essere sicura che il primo ministro fosse fuori dal castello- rispose Amu.
-Che cosa vuoi dire?- domandò Angelica.
-Il primo ministro è uscito da palazzo per andare a fare delle commissioni e per andare a trovare un suo vecchio conoscente, il palazzo in poche parole è vuoto, ci sono solo le guardie reali per la mia protezione, quindi diamoci da fare, anzi, Caren, tu che sei brava a cavalcare è bene che tu lo insegui senza farti scoprire, quando poi hai capito con chi si dovrà incontrare, vieni subito a palazzo- affermò Amu.
-Va bene- disse Caren uscendo da palazzo.
Amu guardò fuori dalla finestra, c’erano dei grandi nuvoloni grigi che promettevano un gran acquazzone, come se anche la natura fosse a conoscenza di quello che stava accadendo.
-Diamoci da fare ragazze- disse poi rivolgendosi a Noelle e Angelica.
-D’accordo- risposero le altre.
Setacciarono tutto il castello, da cima a fondo. Passarono a rassegna tutte le camere, tutti i bagni, tutti i sgabuzzini, scaffali, ripiani, sedie, tavoli, vasi di porcellana, dipinti, tutto quello che poteva nascondere ogni tipo di oggetto, sia piccolo che grande.
L’orologio suonò i rintocchi dell’una del pomeriggio, le ragazze non avevano trovato niente, neanche un minimo indizio.
-Ma siamo sicure che sia qua dentro la fonte del potere del primo ministro?- chiese sfinita Noelle.
-Che tu ci creda o no è qui dentro, ma dove?- affermò Angelica.
-Siamo così vicine che non riusciamo a vedere dov’è nascosta- disse Noelle.
-Ma abbiamo guardato proprio dappertutto?- chiese Amu.
-Dappertutto- rispose Angelica. Poi ad Amu vennero in mente le parole del primo ministro.
-I sotterranei, non li abbiamo guardati- affermò Amu.
-Ma sono in disuso da almeno vent’anni- constatò Noelle, poi Amu ci pensò e disse: -Proprio per questo-
-Che cosa?- chiesero Noelle e Angelica.
-Semplice- disse Amu, -se voi avreste qualcosa di prezioso e che non volete far trovare a nessuno, dove lo mettereste?-
-In un posto sicuro- disse Angelica.
-Che mi ricorderei sicuramente- continuò Noelle.
-Un posto…impensabile- affermarono insieme.
-Esatto, e quel posto sono i sotterranei, nessuno penserebbe mai di andarci- disse Amu.
Scesero nei sotterranei, trovarono il corridoio umido e tutto bagnato, ma alle pareti erano appese delle torce accese. Si sentivano gli echi delle gocce d’acqua che cadevano per terra, le ragazze si muovevano con prudenza. Alla fine del lungo corridoio percorso dalle principesse, c’era una grande stanza con al centro un altare. Amu, Noelle e Angelica si avvicinarono e videro che su quel altare c’era un recipiente di pietra, dentro vi era dell’acqua e un ciondolo di cristallo.
-Allora è questa la fonte del potere del primo ministro, un semplice ciondolo di cristallo- disse Angelica. Amu prese il ciondolo dell’acqua, lo tenne sul palmo della mano, dopo qualche secondo tutto iniziò a girarle in quella stanza.
Inizio Flashback
-Ikuto, vieni a giocare con me?- chiese Amu a un bambino dai capelli blu.
-D’accordo- rispose il bimbo.
Fine flashback.

Inizio flashback
-Amu, scappa!- gridò un uomo.
-Papà, no!- urlò Amu, ma era già troppo tardi, un individuo aveva già infilzato il re con la lama di una spada.
-NOOOO!! Papà, mamma- urlò Amu vedendo una grande pozza di sangue nella sala del trono.
Fine flashback

Il ciondolo cadde dalla mano di Amu, era spaventata per quello che aveva visto, e poi tutto quello che non riusciva a ricordare ora le era ritornato alla mente.
-Ora ricordo tutto- ansimò Amu.
-Che cosa?- chiese Noelle.
-La mia infanzia con Ikuto, i miei genitori, il loro assassinio, tutto ricordo- affermò Amu.
-E adesso che facciamo con quel ciondolo?- chiese Angelica guardandolo per terra.
-Noelle, hai con te la spada?- chiese Amu.
-Sì- e la ragazza porse ad Amu la spada del padre defunto della ragazza. Amu sfoderò la spada e infilzò il ciondolo, una luce nera avvolse la stanza, per pochi secondi ci fu l’oscurità più assoluta, poi tutto finì.
-E questa è fatta- disse Amu.
-Già- rispose Noelle.
-Ora torniamo di sopra- affermò Angelica.
Le principesse corsero di sopra in fretta e furia, quando tornarono nella sala da ballo videro che il tempo stava peggiorando. Poi si spalancò l’entrata ed entrò di corsa Caren su un cavallo marrone.
-Caren, che ti è successo?- chiesero le principesse.
-Ragazze, ho scoperto da chi vuole andare il primo ministro ma i suoi uomini mi hanno scoperta e inseguita fino a qui- affermò tutta d’un fiato.
-Da chi vuole andare? Parla- disse Angelica.
-Da Ikuto- rispose scendendo dal cavallo.
-Che cosa?- chiese Noelle.
-Ha scoperto che ha lui il ciondolo a forma di conchiglia di Amu, vuole riprenderselo e poi uccidere Ikuto e tutti gli altri- rispose Caren. Amu era paralizzata, era stata lei a dare il ciondolo a Ikuto, così aveva messo in pericolo tutti. Ad un tratto la sala venne invasa da degli uomini vestiti di nero che portavano lo stemma del primo ministro sulla giacca.
-E questi cosa vogliono adesso?- chiese Amu ritornando alla realtà. Le ragazze si misero di schiena in modo tale che nessuna venisse attaccata alle spalle, sfoderarono le spade ed iniziarono a combattere.
-Amu, vai da Ikuto- urlò Angelica.
-Non ci penso proprio rimango qui con voi- disse Amu.
-Non fare la stupida, va lui se no sarà troppo tardi- esclamò Noelle.
-Noelle, prima regola dei moschettieri: “Non lasciare mai i tuoi compagni durante una battagli”- citò Amu.
-Amu, prima regola di vita: “Ogni lasciata è persa”, e questo vuol dire che se tu rimani qui non vedrai mai più Ikuto, pensaci bene- affermò Caren.
“Questo è vero, non so come andrà a finire questa storia se rimango qui a combattere ma lo stesso vale se vado da Ikuto e gli altri. No mi rifiuto di andarmene, Ikuto mi ha mentito su tutto, è riuscito pure a farmi innamorare di lui per compiere al meglio il suo lavoro… però è vero, questo è vero! Io lo amo, lo amo, lo amo con tutta me stessa!” pensò Amu.
-Va bene ragazze- disse poi.
-Forza va! Ti copriamo noi- urlò Angelica.
Amu corse fuori dal palazzo grazie alle sue amiche, ma non poteva arrivare da Ikuto a piedi, poi per qualche miracolo voluto da qualcuno,  dalla foresta sbucò Tempest. Amu sorrise alla visione del cavallo, montò in groppa all’animale e poi partì al galoppo nella foresta.
“Ikuto, sto arrivando!”

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Capitolo 14
*** Resa dei conti ***


 
Erano le quattro e mezza, Ikuto si stava vestendo nella sua stanza, quando aprì il cassetto delle camice prese la prima che gli capitò sotto mano, se la infilò. Passò la mano destra sulla spalla di sinistra e notò qualcosa di strano al contatto con una parte della stoffa: al posto di essere lineare, aveva una piccola incongruenza, la guardò. C’era una cucitura fatta a mano, Ikuto sapeva che Utau non era un granché nel cucire strappi o robe varie, ma quella cucitura era così perfetta e minuziosa che solo una persona poteva averla fatta: Amu.
Ikuto osservò il suo riflesso contro i vetri delle finestre che iniziavano ad essere bagnate dalle gocce della pioggia e sapeva che a quel punto non poteva più tornare indietro, aveva perso tutto: i suoi amici, il fratello e la sorella minore, l’orgoglio, il rispetto e Amu. Prese la spada dei sette mari, la infilò nel fodero e se la mise in vita. Uscì dalla stanza e scese al piano terra, lì c’erano tutti che lo aspettavano, quando Ikuto alzò il capo credette di vedere Amu davanti a lui, poi quella visione svanì subito, avrebbe voluto tanto che lei fosse li con lui, ma lei non c’era.
-Allora dobbiamo andare?- chiese Utau rivolgendosi al fratello.
-Sì, ma spero solo che si tratti solo della collana e basta- affermò il fratello.
-Io ho i miei bei dubbi- aggiunse Keith.
-Cosa intendi dire?- chiese Ikuto.
-Secondo te, quell’uomo viene qui solo per la collana, no, ci deve essere qualcosa sotto- rispose Pierre.
-Che ci sia qualcosa o no sotto dobbiamo andare- affermò Ikuto impassibile, come se niente di quello che stesse accadendo fosse affar suo.
-Ikuto- lo chiamò Kukai, -non sei obbligato, infondo possiamo sparire dalla circolazione per un po’-continuò con tono gentile ma deciso.
-No, noi ci andremo- rispose Ikuto, tutti i visi dei ragazzi divennero tristi, -ma sappiate una cosa: non lo faccio per i soldi, sto facendo tutto a malincuore. E per questo e per quello che ho fatto ad Amu, vi chiedo di perdonarmi- concluse aprendo la porta di casa.
-Ti perdoniamo- disse Keith, Ikuto si voltò a guardarli.
-Però- disse Yoru, -per Amu devi chiedere scusa a lei, non a noi- concluse il piccolo. Ikuto sorrise per l’innocenza del fratellino. Quando tutti si avviarono per andare sulla spiaggia dove c’era il promontorio, iniziò a piovere.
MENTRE AMU…
-Ma ci voleva proprio la pioggia adesso, nel momento meno opportuno- affermò Amu seccata. Era tipo un’ora che cavalcava, aveva avuto qualche intoppo sulla strada perché non sapeva come arrivare da Ikuto e gli altri.
Arrivò davanti alla cascata dove qualche giorno prima aveva trovato con Ikuto la spada, Amu si sentiva debole, come se attorno a lei ci fosse l’oscurità più assoluta. Scese dal cavallo, gran parte del suo bellissimo abito bianco era zuppo di acqua, dai capelli scendevano gocce di acqua, dalla stanchezza cadde a terra sulle ginocchia. Era sfinita anche se non aveva fatto molto movimento, faceva fatica a respirare.
Sentì lo scalpitio di zoccoli sul terreno bagnato, si voltò, e intravide le sue amiche arrivare su quattro cavalli al galoppo. Quando arrivarono vicino a lei scesero dai cavalli e andarono da lei.
-Amu, che cosa hai?- chiese Caren spaventata nel vedere la ragazza per terra.
-Non lo so, mi sento stanca, debole. Ma prima stavo benissimo- affermò lei alzandosi con l’aiuto di Noelle.
-Vuoi rimanere qui?- chiese Angelica.
-Per nessun motivo al mondo- affermò lei.
-Ma se è un miracolo che ti tieni in piedi- disse Noelle.
-Infatti perché vuoi andare avanti nelle tue condizioni?- chiese Caren insistendo.
-Perché “ogni lasciata è persa”, perché “tutte per una e una per tutte”, perché voglio difendere le persone a cui voglio bene, e perché mi sono resa conto che non posso pensare che non provo niente per Ikuto. Ragazze, sapete quanto odio mentire, e infatti non voglio mentire sui miei sentimenti quando ci vanno di mezzo persone che amo- disse Amu.
-Va bene- disse Noelle.
Caren sospirò arrendendosi, anche se non era d’accordo, però era stata proprio lei a dirle di andare da Ikuto, infondo era anche colpa sua.
-Da che parte dobbiamo andare Amu?- chiese Angelica.
-Meglio proseguire a piedi, prima che gli uomini del primo ministro ci vedano- disse Amu mentre s’introdusse nella boscaglia seguita dalle sue amiche.
-Aspetta Amu- disse Noelle.
-Cosa c’è?- chiese lei.
-Meglio che ci cambiamo, così saremo sicure che non daremo nell’occhio- rispose Noelle.
-E dove li dovremmo trovare dei vestiti di ricambio?- chiese Angelica. Noelle tirò fuori dalla borsa che aveva con se quattro divise da moschettieri.
-Sono splendide- disse Caren.
-Sono perfette- affermò Amu. Si cambiarono d’abito, con su la divisa dei moschettieri sembravano quattro giovanotti che quattro ragazze, figuriamoci quattro principesse, nessuno le poteva riconoscere, in più si misero delle maschere sugli occhi così per non farsi riconoscere.
-Bene, ora andiamo- disse Amu.
 
Ikuto era arrivato puntuale al promontorio insieme agli altri, e il primo ministro era già li con un numero di uomini che era quasi un esercito.
-Ikuto… come stai?- chiese il primo ministro.
-Di certo potrei stare meglio- rispose il ragazzo.
-Oh, la principessa sta bene, ovviamente ti odia, ma sta bene. Ma non per molto- affermò il primo ministro.
-In che senso?- chiese Ikuto.
-Ragazzo lo sai che fai troppe domande… ora dammi la conchiglia e chiudiamo questa faccenda- disse il primo ministro allungando la mano verso Ikuto facendo segno di consegnarli il ciondolo. Ikuto si tolse dal collo la collana, la tenne fra le mani, sapeva che stava facendo la cosa sbagliata. Si voltò verso i suoi amici: vide che le guardie del primo ministro avevano preso in ostaggio Yoru, gli puntavano contro una pistola.
-Ikuto, se non vuoi che il tuo caro fratellino non faccia una brutta fine, è meglio che tu mi dia il ciondolo- affermò il primo ministro.
Ikuto aveva paura che Yoru facesse la stessa fine dei suoi genitori, ma sapeva che se avesse consegnato la collana al primo ministro sarebbe scoppiata la fine del mondo per tutto e per tutti.
-Prima di consegnarvi il ciondolo, vorrei sapere dov’è Amu?- chiese Ikuto per guadagnare tempo.
-Primo ministro- esordì un uomo con la benda all’occhio sinistro, -la principessa un’ora fa è scappata dal castello, si stava dirigendo qua- continuò l’uomo. Il primo ministro sorrise.
-Che ragazza sciocca- disse.
-Cosa volete dire con questo?- chiese Ikuto.
-Semplice: la principessa per arrivare qui sarà dovuta passare davanti a una cascata, proprio li parte un incantesimo diretto proprio a lei, lei passa la cascata e va a far compagnia ai suoi genitori e ai tuoi, caro Ikuto- disse il primo ministro ridendo.
A Ikuto si lacerò il cuore a quella frase, Utau e gli altri non ci potevano credere.
-Io non ci credo!- urlò Utau in lacrime.
-Taci!- ribatté il primo ministro.
-Primo ministro- parlò di nuovo l’uomo con l’occhio bendato, -i miei uomini hanno trovato il cavallo della principessa e per terra la sua tiara, e più avanti il suo abito-
-Credo che l’abbiano già portata in paradiso gli spiriti della foresta, troppo tardi- disse il primo ministro ridendo.
Yoru scoppiò in lacrime, e i ragazzi si voltarono da un’altra parte per non guardare la faccia del primo ministro. Ikuto aveva il cuore a pezzi, non sapeva cosa fare.
-Assassino- urlò sfoderando la spada contro il primo ministro.
-Cosa credi di fare? Sei impotente contro me- disse il primo ministro sfoderando la pistola e puntandogliela contro. Ikuto era arrabbiato, aveva perso una tra le persone più importanti per lui senza neanche averle detto tutto quello che provava, aveva una confusione in testa che metà bastava. Il primo ministro sparò il primo colpo che ferì Ikuto alla mano e fece volare via la spada. Ikuto era disarmato.
Amu e le ragazze erano appena arrivate e si nascosero dietro a un albero, Amu era sempre più debole ma riusciva a tenersi ancora in piedi. Vide Ikuto disarmato con la mano sanguinate. Iniziava ad avere paura, poi vide tutti gli altri che purtroppo erano impotenti di fare qualcosa,
guardò le sue amiche, poi contò gli uomini del primo ministro che si erano accerchiati intorno a Utau, Keith e gli altri. Contò venti uomini in tutto.
-Ragazze- disse a bassa voce, -al mio via liberate i ragazzi in assoluto silenzio, non vi dovete far sentire, io rimarrò qui- le ragazze annuirono e iniziarono ad avanzare.
-Allora Ikuto come ci si sente ad avere le spalle al muro?- chiese il primo ministro camminandogli attorno, intanto le ragazze iniziarono a liberare i compagni di Ikuto in assoluto silenzio, non serviva neanche l’uso delle spade, bastava tirare un pugno ben assestato in mezzo agli occhi e il gioco era fatto.
-Credevi veramente che avrei lasciato che la principessa venisse da te? Sono più che sicuro che lei era venuta per farmi arrestare, ma non ci è riuscita, come era fragile quella ragazza- constatò il primo ministro.
-La pagherai maledetto?- affermò Ikuto.
-E chi è che me la farà pagare? Tu? Beh sappi che non vivrai abbastanza per vedere la luce del giorno di domani- ribatté il primo ministro. Intanto le ragazze avevano già messo a terra quindici uomini su venti.
-Credevi veramente che la principessa si potesse ricordare di te? Del suo caro amico d’infanzia, e che potesse mai amarti? Ah ah, mi fai ridere ragazzo. Una principessa come quella è del tipo che i pirati mi stiano lontani, i pirati sono solo dei malviventi- le ragazze misero a terra anche l’ultimo seguace del primo ministro. Intanto Amu era in preda alla rabbia da quanto era stanca non riusciva a muoversi, poi vide Yoru avvicinarsi a lei.
-Senti tu sei un vero moschettiere?- chiese Yoru.
-Beh, possiamo dire di sì- disse Amu per non farsi riconoscere dal piccolo.
-Allora puoi aiutare il mio fratellone, non è cattivo, è vero che ha commesso degli errori, e a causa di questi la principessa non c’è più, ma è buono, non ha mai fatto del male a nessuno- affermò il piccoletto con le lacrime che gli scivolavano sulle guance. Amu si abbassò all’altezza dal bambino, si tolse la maschera.
-A volte accadono miracoli comuni, e grazie a tuo fratello io sono qui- disse Amu, Yoru quando riconobbe Amu la abbracciò.
-Ora è bene mettere fine a questa storia, però non dire che io sono qui- continuò Amu mettendosi la maschera sugli occhi, poi vide arrivare le guardie reali che si appostarono dietro agli alberi, Amu sorrise e si avvicinò alle sue amiche.
-Povero ragazzo, l’unica persona che abbia mai amato è morta a causa sua tua, e poi credevi davvero di potermi sconfiggere da solo, ho venti uomini con me e tu sei uno, sei solo, che ironia- disse il primo ministro ridendo del ragazzo.
-Io direi che qui l’unico che è solo è lei primo ministro- disse una voce dietro a Ikuto. Il primo ministro alzò il capo e vide che tutti i suoi uomini erano a terra e vide davanti ai compagni di Ikuto quattro moschettieri con delle maschere sugli occhi.
-Ma come avete fatto? E poi voi chi siete?- chiese il primo ministro.
-Madonna, si vede proprio che la vecchiaia fa brutti scherzi…- disse Noelle ridendo come un ragazzo.
-Non vede che ha davanti quattro moschettieri?- chiese Caren.
-Ma non è possibile, io stesso ho ucciso tutti i moschettieri, uno per uno- disse il primo ministro incredulo di quello che vedeva.
-Ohh, ma davvero? Lei ha ucciso tutti i moschettieri… e i regnanti?- chiese Angelica.
-Anche, come potete essere ancora vivi?- domando il primo ministro. Amu si avvicinò a Ikuto, il ragazzo la guardò, non la riconobbe perché i suoi lunghi capelli color confetto erano raccolti e messi sotto al cappello.
-Quindi lei mi sta dicendo che ha ucciso i regnati del paese di Belladora, tutti i moschettieri e compreso il capitano Aruto Tsukiyomi?- chiese Amu.
-Esattamente- affermò il primo ministro. Amu sorrise vittoriosa, ed iniziò a battere le mani per applaudire il primo ministro.
-E adesso perché stai applaudendo?- chiese il primo ministro.
-Ah ah ah, semplice- disse Amu, -vi siete appena firmato la vostra condanna a morte.-
-Che cosa?- chiese incredulo l’uomo.
-Guardie reali avete sentito tutto?- urlò Amu rivolgendosi verso gli alberi. Le guardie reali uscirono allo scoperto. E il capitano disse: -Forte e chiaro.
Ikuto si voltò e vide attorno ai suoi compagni le guardie reali, e poi disse stupito: -Mio Dio. Eramamo circondati dalle guardie reali-
-Mi dica primo ministro adesso come la mettiamo?- chiese Amu.
-Così- disse il primo ministro puntandole la pistola contro. Tutti quanti si allarmarono, soprattutto  Noelle, Caren, Angelica e Yoru perché li c’era Amu e non moschettiere vero.
-Cosa volete fare? Spararmi?- chiese Amu.
-Perspicace- disse il primo ministro.
-Cosa spera di ottenere?- chiese Ikuto.
-Nulla in particolare, voglio solo togliermi li sfizio di uccidere la persona che mi ha incastrato- rispose, -mio caro moschettiere mascherato- disse poi rivolgendosi alla ragazza, - per te è come una avventura, so che sei un bravo ragazzo, e che vorresti raccontare ai tuoi amici di come hai sconfitto il male, ma mi dispiace questa non sarà una storia a lieto fine per nessuno- affermò il primo ministro poi sparò un colpo verso Amu.

-No!- urlarono tutti quanti, Ikuto cercò di aiutare il moschettiere, ma Amu lo fermò con la mano per farlo allontanare.
Amu si scostò dalla parte di Ikuto e il proiettile rimbalzò per terra.
-Com’è possibile?- esclamò il primo ministro. Amu corse contro il primo ministro: con un calcio fece volare via la pistola e con un altro stese a terra il primo ministro.
-Primo ministro avevate ragione: non ritornerete a palazzo per l’ora di cena, andrete direttamente nei sotterranei prima del previsto- affermò Amu. Le guardie reali legarono le mani del primo ministro e quelle dei suoi uomini. E poi smise di piovere e apparve il sole.

Quando venne l’ora di riportarli a palazzo, il primo ministro si voltò e disse rivolgendosi ad Amu: -Prima che me ne vada posso farmi una domanda: chi siete voi?
-Primo ministro, non mi è permesso darvi spiegazioni, ma una cosa ve la posso dire: vi siete messo contro la principessa sbagliata- affermò Amu con un sorriso. Il primo ministro capì che aveva davanti la principessa Amu.
-Come avete fatto?- chiese.
-Amore, amicizia, felicità, speranza, gioco di squadra: possono tutto contro qualsiasi cosa- disse Amu.
-Ora è il momento di andare- disse il capo delle guardie, così le guardie della principessa si avviarono verso la strada per il palazzo, rimasero solo due soldati con il capitano.
-Sareste una buona recluta fra i miei uomini- disse il capitano rivolto ad Amu, -non ci avete mai pensato?
Amu guardò le sue amiche e poi sorrise.
-Sto bene così come sono, credo che la vita da guardia non mi si addice proprio- rispose Amu. Noelle, Caren e Angelica si tolsero il cappello e la maschera e vennero riconosciute subito anche da Ikuto e Utau.
-Potrei almeno sapere il vostro nome, ragazzo?- chiese il capitano.
Amu si tolse la maschera e la fece cadere per terra e  poi si tolse il cappello e i suoi lunghi capelli rosa svolazzarono di qua e di la per il lieve vento che soffiava. Tutti quanti sorrisero, Ikuto aveva gli occhi che gli pizzicavano per le lacrime di felicità nel vedere Amu.
-Mi chiamo Amu Hinamori, signore- sentendo il nome della principessa e vedendola davanti a loro si inchinarono.
-Vostra altezza- dissero in coro.
-Non chiamatemi vostra altezza, non sono più la vostra principessa, però desidero che esaudiate un mio desiderio: voglio che il regno di Belladora vada in mano al popolo- disse Amu.
-Sarà fatto- dissero le guardie reali e poi se ne andarono.
Amu si voltò verso i suoi amici, le piaceva quel sostantivo, “amici”, da quanto tempo che non usava quella parola, solo che loro la guardarono straniti.
-Ragazzi, che avete da guardarmi così?- chiese lei. Utau le si avvicinò e poi esclamò: -AMU!- poi la abbracciò.
 
Angolo autrice.
Ciao, sono felice che così tanta gente abbia letto la mia prima fanfiction. Vi volevo solo dire che il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo della storia...
Che cosa succederà fra Amu e Ikuto?
Scopritelo nell'ultimo capitolo di The Brave: Miracoli Comuni: in un mondo dove ci sei tu.

 

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Capitolo 15
*** Miracoli comuni: in un mondo dove ci sei tu ***


Tornarono a casa, tutti quanti erano felici che Amu fosse viva, non era proprio in forma (infondo aveva appena sfiorato la morte), ma erano tutti felici. E venne l’ora anche per le principesse di andarsene, gli ultimi abbracci con i pirati, fra le lacrime delle ragazze, esclusa Amu, era venuto il momento di scegliere. Amu accompagnò le amiche sulla soglia della foresta con i cavalli, Ikuto e gli altri erano rimasti alla villa a preparare la cena.
-Allora che cosa vuoi fare?- chiese Noelle rivolgendosi a Amu.
-Sai benissimo come la penso…- rispose Amu.
-Ma tu non lo odiavi?- chiese sarcastica Angelica. Amu divenne subito rossa perché sapeva benissimo di chi stavano parlando.
-Non intendevo quello- rispose Amu imbarazzata.
-Sappiamo benissimo quello che intendevi- rispose Caren.
-Ah, ma davvero?- chiese Amu.
-Se ci fosse un bivio tu cosa sceglieresti?- chiese Angelica ad Amu.
-Che tipo di bivio?- domandò Amu.
-Se da una parte c’è il buio e dall’altra la luce, tu cosa sceglieresti?- chiese curiosa Angelica.
Amu rise, sapeva benissimo a cosa si riferiva.
-E adesso perché ridi?- chiese Noelle.
-Perché mi avete chiamata raggio di luna?- chiese Amu.
-Beh, perché sei una ribelle, di solito si dice raggio di sole, ma tu non sei così intensa da brillare come il sole, in effetti tu brilli quando c’è il buio, quando ci sono delle scelte difficili da fare- rispose Noelle.
-Bene, allora ci ha azzeccato- rispose Amu.
-Cosa?- chiesero.
-Niente, una cosa a cui stavo pensando- rispose Amu.
-Allora cosa rispondi?- chiese Angelica.
-Io non sceglierei- rispose Amu.
-In che senso?- chiese Angelica.
-Io scelgo lui, ne il trono, ne la mia vita da moschettiera, scelgo solo lui- ripose Amu mentre le ragazze montavano sui cavalli.
-E perché scegli proprio lui?- chiese Noelle.
-È semplice, è il miracolo più comune di tutti- rispose Amu.
-Dove l’ho già sentita questa frase?- chiese Caren.
-Da me, vi ricordate quello che avevo detto quando erano spariti i miei genitori?- chiese Amu.
-Se non mi sbaglio avevi detto… bho non me lo ricordo- disse Angelica.
-Avevo detto: sarebbe un miracolo se il miracolo più comune accadesse a me- rispose Amu.
-Sai una cosa?- chiese Caren.
-Cosa dovrei sapere?- ribatté Amu.
-Tu leggi troppi libri- affermò ridendo Caren.
-Lo so, e me ne vanto- rispose Amu ridendo anche lei.
-Ma la cosa più strana ma anche più bella sta nel fatto che ciò in cui tu credi e in ciò che tu desideri si avvera, prima o poi- disse Noelle.
Amu sorrise amaramente per la frase detta dall’amica.
-Purtroppo non è così- affermò Amu.
-Come?- chiese Angelica.
-Io avrei voluto che lui non mi mentisse, come si fa a voler bene a una persona se poi ti tradisce in questo modo? Spiegatemelo- disse Amu.
-Occhi in grado di vedere ciò che altri non vedono- risposero insieme.
-Uno dei miracoli più belli in assoluto, e al quale tu dai vita senza neanche rendertene conto è quello del perdono, e tu questo miracolo l’hai fatto accadere anche con il primo ministro, volevi farlo sparire ma tu riesci a vedere il lato debole delle persone e a perdonarli anche se tu ci hai sofferto- affermò Angelica.
-Si vede che sono magica- rispose Amu.
-Magari sei semplicemente Amu- affermò Caren.
-Allora noi ce ne andiamo- disse Noelle.
-È stato bello rivedervi ragazze- disse Amu.
-Addio- dissero Angelica e Caren lacrimando.
-Ragazze, avete ancora delle lacrime da versare, e poi non è un addio. È un semplice ciao- rispose Amu.
-Allora ciao- dissero le ragazze partendo al galoppo nella foresta.
“Proprio così, è un semplice ciao” pensò Amu sorridendo ma le lacrime iniziarono a rigarle il viso.
Iniziò a camminare senza meta, quando una luce bianca apparve davanti a lei.
-E così anche l’oscurità che ti aveva avvolta è svanita- disse la donna dai capelli color argento.
-Già- rispose Amu.
-Ora è venuto il momento di salutarci- disse la donna.
-Perché?- chiese Amu.
-Tu hai compiuto il tuo dovere, ora Ikuto deve compiere il suo- ripose la donna.
-Quindi ti devo salutare- affermò Amu.
-Io faccio parte di qualcosa che altri non possono vedere, non è un addio- disse la donna iniziando a dissolversi.
-Ma non sappiamo che cos’è perché il buio fa parte di noi, e sta a noi utilizzarlo nel modo giusto- disse Amu. La ragazza riprese a camminare quando passò davanti alla cascata e tanti ricordi le vennero alla mente.
Flashback
-Sei zuppa. Perché ti sei buttata?
-Volevo sapere che cosa brillava sul fondale…
-E allora?
-Ho trovato questo- disse lei porgendoglielo.
-È un diadema carino- disse lui, -ti starebbe bene in testa.
-No, io non metto su diademi e corone- lo fermò lei.
-Ma dai, voglio solo vedere come stai- disse lui.
Lei lo guardò, ci pensò due minuti e poi disse: -D’accordo.
Lui le mise il diadema in testa e quando la guardò vide la principessa che era in lei.
-Sai che sembri veramente una principessa- affermò lui. Lei arrossì vistosamente.
-Non dire stupidaggini Ikuto- gli rispose.
Fine flashback

Flashback
-Ma dove siamo finiti?- chiese Ikuto meravigliato.
-Non lo so- disse lei guardandosi intorno.
-Ma cos’è quello?- disse Ikuto guardando il fondale del piccolo bacino d’acqua.
-Ikuto stai attento!- disse lei, ma invano, visto che Ikuto cadde in acqua perché si era sporto troppo.
-Ahia!!!- l’urlo di Ikuto ruppe il silenzio.
Amu si avvicinò all’acqua per vedere come stava Ikuto.
-Non sopporto dire questa frase, ma: Te lo avevo detto!- disse lei aiutandolo ad uscire.
-Stai attenta, credo di essermi fatto male al ginocchio- disse lui uscendo dall’acqua.
Amu lo fece sedere per terra, per vedere la ferita di Ikuto.
-Hai una bella ferita sul ginocchio sinistro, mi dici come hai fatto? Dopotutto sei solo finito in acqua.- disse lei ridendo.
-Che ci trovi di divertente?- chiese lui.
-Niente, ora fammi vedere cosa posso fare-  disse lei.
-Tu mi vorresti medicare?- chiese lui ironico.
-Vuoi morire perché ti si è infettata una ferita, o perché hai compiuto un’impresa eroica?- chiese lei divertita.
-Vada per l’impresa eroica-
Fine flashback.

Poi arrivò alla scogliera dove Ikuto l’aveva portata qualche sera prima, il sole stava iniziando a tingere l’acqua del oceano di un lieve rossore e una lieve brezza iniziò a soffiare. Amu decise di ritornare alla villa dai ragazzi, però aveva un po’ di timore ad affrontare Ikuto.
Arrivò alla villa, salì in camera sua. Dopo essersi data una ripulita, si voltò verso il letto e vide sul comodino un vaso di vetro azzurro contenente delle rose bianche. Lei si avvicinò e iniziò ad accarezzarle poi vide il suo ciondolo accanto al vaso, lo prese in mano, e poi lo mise nella tasca, non era destinata a lei quella collana, in compenso si mise una collana con uno zaffiro blu raffigurante la mezza luna e poi uscì dalla stanza.
Scese in sala da pranzo, ma non trovò nessuno, si guardò intorno: tutte le luci della casa erano spente, tirava solo un po’ di vento. Amu andò in cucina, non trovò nessuno neanche li, sentì poi delle voci provenire dal salotto. Si avvicinò alla stanza ma non trovò nessuno, in compenso c’era una luce fuori dalla casa, Amu uscì sul balcone.
-Tanti auguri!-
-Mio dio, ma cosa succede qui?- chiese Amu sbalordita.
-Non so se tu te lo sei dimenticata: oggi è il tuo compleanno- le disse Kukai sorridente.
-Non dirmi che te lo eri dimenticata?- domandò scherzando Pierre.
-A dirla tutta sì- confessò Amu imbarazzata. Tutti scoppiarono in una fragorosa risata. Amu li raggiunse in giardino e ringraziò per lo splendido regalo. L’unica nota stonata era che mancava qualcuno di importante: Ikuto.
-Ok, ora mettiamo in atto la seconda parte del piano- disse Utau.
-Ovvero?- chiese Amu.
-Ikuto è andato da qualche parte e tornerà tra poco, l’unica cosa da fare è metterti a posto- affermò Keith guardandola.
-Che cosa?- chiese Amu.
-In poche parole ti devi cambiare vestito- disse Utau spingendola di sopra, in camera. Fece mettere un abito bianco con delle rose blu che decoravano la gonna del vestito che le arrivava fino alle ginocchia, fece in modo che i capelli di Amu fossero raccolti in una crocchia ma che diverse ciocche cadessero sulla schiena della ragazza.
-Sai Ikuto era spaventato- disse Utau mentre metteva un po’ di trucco sul viso di Amu, la ragazza si fissò nello specchio.
-Dici sul serio?- chiese.
-Ma certo, ti vuole tanto bene- affermò Utau posando il pennello.
-Allora perché lo ha fatto?- chiese Amu abbassando il capo.
-Questo non lo so, ma so una cosa…- rispose Utau.
-Cosa?- chiese Amu.
-Non lo ha fatto di sua spontanea volontà- rispose Utau guardandola.
-Non ci credo-
-Cosa?-chiese la bionda.
-Non ci credo, è impossibile che qualcuno consegni qualcun altro alla persona che la vuole uccidere, per di più tutto quello che è successo prima era tutto una bugia- affermò Amu.
-Amu, ti dico la verità perché so come ti senti: tutto quello che è successo in questa casa, tutto quello che è successo con Ikuto era reale, non era niente di inventato-
-Non metto in dubbio quello che è successo con voi, ma con Ikuto…non ci credo, non ha avuto neanche il coraggio di dirmi la verità- affermò Amu.
-Ti chiedo solo di ascoltarlo- disse Utau. Amu si voltò, le sorrise e poi le disse: -Non ho niente da rimetterci-
Verso circa le nove le ragazze scesero giù in giardino, ora era anche arrivato Ikuto, cercava di sorridere e di fingersi felice, ma Amu notò che Ikuto era tutto fuori che felice. Passò la serata ridendo e scherzando, Amu non si divertiva così da tantissimo tempo. Quando aiutò Utau a sparecchiare, Ikuto se ne andò via verso la spiaggia.
Amu quando tornò in giardino non lo trovò si girò in torno ma non lo vide, poi Yoru le disse che era andato sulla spiaggia. Amu non sapeva cosa fare se andare da lui o no. Voleva sbattergli in faccia tutti i suoi sentimenti, gli voleva dire che lo amava sopra ogni cosa, che lui era tutto per lei.
-Se gli vuoi parlare è meglio che lo fai subito-
-Tu dici?- disse Amu rivolgendosi a Keith.
-Non posso dirti i suoi sentimenti, ma ti posso dire che tutto quello che è successo non è accaduto perché Ikuto lo voleva- rispose Keith, ma Amu era già sparita, poi la rivide sul suo cavallo.
-Non c’è bisogno che lo difendete a spada tratta, anche se lo volessi, non potrei fargli del male- disse Amu partendo di corsa verso la spiaggia.
“È vero, non ho ne il coraggio ne la forza di fargli del male, però lui ha fatto del male a me e io voglio sapere perché. Non gli sto chiedendo tanto!” pensò Amu mentre attraversava la foresta, quando arrivò al limite di essa, scese dal cavallo e iniziò a camminare, quasi subito incontrò con i piedi la sabbia, alzò il capo ma non vide nessuno, si guardò attorno, ma non c’era nessuno. Quando il suo sguardo si posò sul posto segreto vide Ikuto sul orlo del promontorio.
-No, non lo puoi fare- disse Amu ansimando, iniziò a correre verso il promontorio, era ancora molto stanca, ma non le importava, non poteva lasciar Ikuto.
Quando arrivò al inizio della salita, Ikuto non si accorse che Amu era dietro di lui.
-Perdonami- disse Ikuto singhiozzando. “Sta piangendo…” pensò Amu.
-Perdonami Amu, è tutta colpa mia! Ti ho fatta cadere in una trappola costruita per distruggere i tuoi sentimenti, la cosa che mi fa più male è che sono stato proprio io farti del male utilizzando i sentimenti che provavo come esca per farti del male- continuò Ikuto piangendo, -e adesso l’unico modo per non farti più del male è fare in modo che io sparisca per sempre…-
ad Amu si fermò per un attimo il battito cardiaco.
-No non lo fare Ikuto- sussurrò, ma quel sussurro non arrivò a Ikuto. Amu prese tutto il coraggio che aveva e poi urlò: -NON LO FARE IKUTO!
Il ragazzo sentì la voce di Amu dietro di lui, il ragazzo si voltò lentamente e vide la ragazza a qualche metro di distanza da lui.
-Ti prego non lo fare- disse lei facendo qualche passo per raggiungerlo.
-Non ti avvicinare- esclamò Ikuto fermando Amu, -voglio che tu te ne vada- continuò.
-No- disse Amu.
-Amu-
-No, io non mi muovo da qui- disse Amu.
-Vuoi proprio vedermi morire- disse Ikuto.
-Io non te lo permetterò- rispose Amu lacrimando.
-Cosa credi di fare? Non riuscirai a farmi cambiare idea- disse Ikuto voltandosi verso il mare.
Amu iniziò a correre per cercare di fermarlo, ma Ikuto si voltò e Amu lo sfiorò con il corpo e lo oltrepassò.
-NO!!- urlò Ikuto, e con uno scatto la prese per il braccio sinistro e la riportò indietro e la strinse a sé. Lacrime di Ikuto cadevano sulla testa di Amu, la ragazza ricambiò l’abbraccio che aveva creato Ikuto per salvarla dalla caduta. Rimasero così per chissà quanto tempo, poi sciolse l’abbraccio e guardò Ikuto negli occhi.
-Io non ti permetterò che tu sparisca dalla mia vita- disse Amu.
-Amu…- sillabò Ikuto. Amu appoggiò le mani sul viso di Ikuto e iniziò ad asciugargli le lacrime.
-Ma perché? Perché lo fai Amu?-
-Cosa?-
-Continui a far sembrare tutto facile, fai di tutto per nascondere il tuo odio per me- rispose Ikuto.
-Io non sto nascondendo niente- disse la ragazza.
-Non ti credo-
-E perché no?-
-So benissimo che mi vorresti vedere morto, che mi vorresti far sparire per sempre dalla faccia della terra, quello che mi chiedo è perché non lo fai?-
Amu abbassò il capo, non poteva nascondergli la verità non in quel momento.
-Non ti voglio nascondere che in parte ero venuta per fermare il primo ministro, non potevo permettere che facesse del male a te o a qualcun altro, ma sono venuta anche per rivederti- disse Amu.
-Eri venuta per vedere me?- chiese Ikuto.
-Sì- rispose Amu.
-E te ne sei pentita?-
-Per niente-
-Amu- disse Ikuto.
-Dimmi-
-Chiudi gli occhi- le ordinò Ikuto.
-Che cosa?-
- Chiudili- ripeté Ikuto.
Amu li chiuse, dopo qualche secondo sentì le braccia di Ikuto stringerla in vita e poi, come un battito di farfalla, Ikuto posò le sue labbra sue quelle di Amu lasciandole un dolce bacio. La ragazza rimase interdetta per il gesto del ragazzo ma non tardò molto a rispondere al bacio. Quel momento durò qualche istante, poi i due si staccarono ma non si allontanarono più di qualche centimetro avendo paura che uno dei due sparisse.
-Io ti amo- disse poi Ikuto, la ragazza alzò il capo e lo guardò negli occhi, -io ti amo più di ogni altra cosa- disse Ikuto.
Amu lo abbracciò mettendo le braccia attorno al collo del ragazzo, non ci poteva credere glielo aveva detto.
-Ikuto- disse la ragazza.
-Dimmi-
-Hai appena fatto un miracolo- affermò Amu.
-Un miracolo sarà se tu finirai questa giornata illesa visto che hai sfiorato la morte per ben due volte- disse Ikuto ridendo, anche Amu rise.
-Anche quello, ma tu hai fatto in modo che il miracolo più comune accadesse me, non so davvero come ringraziarti- disse Amu sciogliendo l’abbraccio.
-C’è qualcosa che potresti fare…- disse Ikuto.
-Cosa?- chiese Amu. Il ragazzo le si avvicinò all’orecchio e le disse: -Voglio sapere quello che provi per me.
-Devo proprio dirtelo a parole?- chiese Amu.
-Perché c’è un altro modo?- chiese Ikuto.
-Beh un altro modo ci sarebbe…- disse Amu.
-Allora qual è?- domandò Ikuto avvicinandosi al viso della ragazza, qualche centimetro di distanza separava le loro labbra.
-Questo- disse Amu dandogli un bacio appassionato. Quando si staccarono Amu disse: -Credo che questa sia tua- facendogli vedere il ciondolo a forma di conchiglia.
-Ma se è tua- constatò Ikuto.
-Bene, ora voglio che la tieni tu, e non voglio un no come risposta, intesi?- disse Amu.
-D’accordo- disse Ikuto arrendendosi. Amu si avvicinò e gli mise la collana al collo.
-Ora però ho io qualcosa da darti- disse Ikuto.
-Cosa?- domandò Amu.
-Questo- disse Ikuto tirando fuori una scatoletta nera lunga con su un fiocco bianco.
-Ma che cos’è ?- chiese Amu.
-Aprì- disse Ikuto. La ragazza sciolse il fiocco bianco e alzò il coperchio della scatoletta. Gli occhi della ragazza s’illuminarono. Tirò  fuori una catenina d’argento con un cuore.
-Ma è bellissima- disse Amu guardando Ikuto.
-Buon compleanno Amu- disse Ikuto.
-Ma non ti dovevi disturbare- disse Amu.
-Invece sì, guarda- disse Ikuto prendendo la collana in mano, -da una parte c’è il tuo nome, e dall’altra c’è il mio, così ti ricorderai sempre del mio nome.
-Come potrei mai dimenticarmi del tuo nome?- chiese Ikuto.
-Beh, magari, altro stregone, altro incantesimo, e ti dimentichi di me- disse ridendo.
-Ti assicuro che questo non accadrà mai più- disse Amu.
Ikuto sorrise, poi disse: -Dai voltati.
Amu si voltò e Ikuto le mise la collana al collo. Poi Amu si voltò verso di lui che le diede un leggero bacio e la abbracciò.
-Sapessi quanto ti amo- disse Ikuto.
-Sicuramente io di più- disse Amu.
-Io ancora di più di te- ribatté il ragazzo.
-Io di più-
-Io molto di più-
-Io mooooolto di più-
-Io ancora di più-
-Senti vuoi passare la notte a continuare a contestare?- chiese Amu ridendo.
-Se questo mi aiuta a dimostrarti tutto il mio amore e a chiederti scusa, lo posso fare per l’eternità- rispose Ikuto.
-Basta che la smetti di pensare a quello che è successo, che ti fa solo del male- disse Amu stringendolo.
-Come posso dimenticare il modo di come mi sono innamorato di te- disse Ikuto.
-Non lo so, ma so una cosa- disse Amu.
-Cosa?-
-Che non potrei mai farti del male perché ti amo troppo, e so che questo vale anche per te- rispose Amu.
Ikuto le diede un bacio che fece sembrare gli altri baci niente in confronto a quello.


Fine.
Angolo autrice
Che emozione! La storia è terminata, non ci posso credere! Vi voglio ringraziare tutti dal profondo del cuore.
E pensate sempre a questo quando si parla di amicizia o di amore: sono dei semplici miracoli comuni, ma che sono i più belli!
Amu Hinamori.

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