Di cadute e spazzolini.

di Yssel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Userai il cappuccio per nascondere il viso, ma non basterà a nasconderti tutto. ***
Capitolo 2: *** Non solo i muscoli compiono reazioni involontarie. ***
Capitolo 3: *** I gentiluomini non privano del buongiorno neanche le scimmie. ***



Capitolo 1
*** Userai il cappuccio per nascondere il viso, ma non basterà a nasconderti tutto. ***


 
 








Di cadute e spazzolini.
 
 

 
 
 
Userai il cappuccio per nascondere il viso,
 ma non basterà a nasconderti tutto.
 

 
 
 
Le riprese del video di Right Where You Want Me To Be erano finite da ormai qualche ora, Jeremy si era già abbandonato alla morbidezza del cuscino della sua cuccetta e, seduti sul divano davanti alla tv, c’ erano Neil, Alex, e Josh. Nessuno dei tre sapeva bene che film stessero guardando, glielo aveva dato uno della troupe e aveva detto loro che era la pellicola del secolo, perciò gli avevano dato retta ed avevano approfittato della sosta in città per dargli un’ occhiata.
Nessuno lo aveva notato, ma Neil era parecchio irritato. Aveva assistito alle riprese del video, a tutte le riprese, e si era ritrovato davanti una scena che non gli era piaciuta, anzi, che gli aveva fatto montare la rabbia addosso, cosa che lo rendeva simile ad un orso incazzato. Josh ed Alex, entrambi con quegli orrendi pigiamini natalizi rossi e verdi, il primo che afferrava il batterista e lo baciava; e Neil era rimasto a guardarli, prima sorpreso e poi scuro in viso. Non aveva aperto bocca per tutto il resto del tempo ed aveva anche rischiato di strapparsi via un capezzolo togliendosi lo scotch nero che si era messo, ma adesso che Kevin era a farsi un giro e che Jeremy dormiva, poteva pensare bene di mettere in chiaro le cose.
Probabilmente sì, fu troppo sfrontato e secco, ma lui era fatto così, ed essendo un orso incazzato che si era visto portar via la preda di fronte a sé, la razionalità era l’ unica cosa che mancava all’ appello.
“Allora, com’ è stato baciare Alex?”, sia il batterista che l’ interpellato si voltarono verso Neil, che non aveva distolto gli occhi dallo schermo ed aveva assunto veleno nella voce.
“Beh, non è che l’ ho baciato.”
Con la coda dell’ occhio, Neil tirò un’ occhiataccia ad Alex che, con le sopracciglia piegate e con un’ espressione minacciosa, gli stava ordinando di stare zitto senza dirglielo davvero.
“Ah, no? E quello che ho visto prima cos’ era?”
Il chitarrista sapeva che non era colpa di Josh: loro facevano parte di una band, una band che ogni tanto staccava dalla serietà e che, in quel frangente, avrebbe dovuto far ridere i fan con quel video- solo che era accecato dalla gelosia, da quella parte di lui che reclamava Alex ad alta voce. E la cosa peggiore? Né Josh, né Jeremy, né Kevin sapevano niente riguardo a lui e il batterista. Questo perché Alex non voleva lo sapessero.
“Il regista mi ha detto di improvvisare-”, Josh si allarmò, non sapeva che diavolo stesse succedendo al chitarrista- come biasimarlo- e non voleva assolutamente che qualcosa andasse storto con lui. “Amico, tutto bene?”
“No che non va tutto bene.”, la voce di Neil tuonò fredda nel bus, Alex si portò una mano agli occhi e si piegò in avanti, vittima di quello spettacolo e soprattutto, oggetto in ballo tra due dei suoi migliori amici. Scosse il capo e sbuffò.
Il film aveva perso importanza.
Josh parve spaventarsi. Non aveva mai visto Neil reagire in quel modo, non lo aveva mai visto guardarlo in quel modo: nei suoi occhi c’ era fuoco, e c’ era paura, e ancora gelosia, possessione, tutti sentimenti contrastanti con l’ animo del chitarrista. A rendere più confusionario il tutto c’ era che Neil aveva attaccato con quel discorso dalla più tranquilla delle situazioni.
Il biondo provò a parlare di nuovo, ma Neil lo bloccò: “Guai a te se lo baci di nuovo, capito?”, ringhiava, addirittura.
Aveva alzato la voce ed Alex lo odiava quando si comportava in quel modo, pareva un bambino. Avrebbe dovuto cercare di calmarlo, avrebbe dovuto provare lui a farlo ragionare, ma sentiva che non ne valeva la pena, che dire certe cose davanti a Josh non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose. Avrebbe dovuto almeno cercare di farlo stare zitto. Il batterista, al contrario, non avrebbe affrontato alcuna discussione, non ne aveva alcuna voglia. Una sigaretta, di questa aveva una voglia matta. Si alzò in modo felino, lasciando spiazzati il chitarrista e il bassista, si mise le mani in tasca ed uscì dal bus, sbattendo la porta con violenza dietro le sue spalle. Frugò nelle tasche e trovò il pacchetto di sigarette che teneva sempre per qualsiasi evenienza, ne estrasse una e se la infilò in bocca, poi le diede fuoco con l’ accendino e tornò ad affondare le mani nelle tasche, accompagnando a quel movimento l’ appoggiarsi sul fianco freddo del bus.
 
Era quasi Natale e Neil ne combinava una delle sue. Certo, il chitarrista lo aveva avvertito tante volte che se qualcuno oltre lui lo avesse toccato si sarebbe arrabbiato e non poco, e sì, Alex si era aspettato una scenata tale subito dopo il bacio di Josh, ma pensava che il chitarrista preservasse un pochino di calma e senno in più.
Le iridi scure del moretto si posarono sul paesaggio.
Erano fermi in quel parcheggio deserto solo da quella mattina e ad Alex piacevano già quel silenzio, quella nebbiolina che ogni tanto compariva fra i piedi, quei due lampioni posti senza criterio sull’ asfalto che facevano filtrare la luce debolmente, l’ ombra che cadeva e creava disegni sulla terra. Più avanti c’ era un campo in cui il batterista aveva affogato i piedi scalzi la mattina appena arrivati. L’ erba era fredda, la rugiada ghiacciata e l’ aria così piacevole da respirare che ci era voluto Kevin, per portarlo via da lì.
Della cenere abbandonò la sigaretta, cadendo erroneamente a terra e svolazzando via.
Si chiedeva, Alex, quale fosse stata la motivazione per la quale lui e Neil si erano cacciati in quel casino. Ma forse gli era fin troppo chiara, solo che lui voleva provare a trovarne un’ altra, perché gli sembrava da stronzi e stupidi fare quello che stava facendo lui.
 
La porta si socchiuse, il batterista non si occupò neanche di controllare chi fosse; lo sapeva. Una volta che il chitarrista gli fu davanti, parando la luce chiara del lampione, il moretto si decise a guardarlo. Sperava che il silenzio bastasse, come sempre, che il castano potesse capire senza il bisogno di parole quello che stava balenando nella testa di Alex, ma non era così facile. Con Neil, per farsi capire, bisognava parlare.
Il batterista spostò il peso del corpo prima su una gamba e poi sull’ altra, sollevandosi. Prese una boccata di fumo e lo sputò via, in basso, in modo che non potesse colpire la figura davanti a lui.
“La devi smettere.”, soffiò, convinto.
Neil giurò di aver sentito lo stomaco cadere, ma quello che arrivò alle orecchie del ricciolo fu solo un deglutire rumoroso. Era preoccupato, preoccupato che potesse finire tutto perché era geloso, perché aveva parlato in quel modo a Josh. Si sentiva un fottuto idiota.
“Ma Alex, io non voglio che-”, si ritrovò a gesticolare, prima di essere interrotto.
“Ma Alex niente, io e te non stiamo insieme, fra di noi c’ è solo sesso.”
Quel tono glaciale, quel guardarlo dritto negli occhi e il fuoco che bruciava e rendeva il batterista dannatamente bello, fecero rabbrividire Neil, che si sentì mancare subito dopo. Solo sesso, lo sapeva, tra loro c’ era solo sesso.
Quando dovevano sfogarsi, quando dovevano togliersi la rabbia di dosso, quando dovevano prepararsi per qualcosa che portava loro ansia, quando non c’ era nessuno nel bus o in casa o in sala registrazione, quando erano soli, quando si volevano; ma era sempre e solo sesso. O meglio, per Alex lo era. Neil era… innamorato del moro da tanto, troppo tempo, e a cosa si era ridotto?
A fare la puttana per un ragazzo che altro non voleva se non che facesse la puttana.
Il suo problema era che, per lui, per Alex, Neil si sarebbe fatto usare fino a quando lui avesse voluto. Il problema era che voleva il batterista solo per lui, che le ondate anomale di gelosia e simili si erano fatte troppo presenti o addirittura arrivavano ogni volta che l’ altro abbracciava qualcuno. Alex non lo abbracciava mai. Non lo baciava mai. Non gli diceva mai niente di bello. Si metteva lì, sul letto, nella sua cuccetta, e si faceva intendere da Neil. Senza dar peso mai a niente, aspettandosi che il chitarrista lo facesse per il solito suo motivo.
Ma sotto sotto, il moro lo sapeva. Nessuno si faceva usare così e tornava tutte le volte. Nessuno si faceva usare così e si diceva sempre a disposizione. Nessuno, ma Neil sì. E Alex non provava né voleva provare a mettersi nei suoi panni, perché non avrebbe mai voluto provare e sopportare quel dolore e quella rassegnazione che stavano alla base dei pasti del chitarrista. Si diceva spesso di voler smettere, ma il bisogno che Neil gli facesse scaricare lo stress lo mandava in uno stato di desiderio continuo, uno stato che non avrebbe mai potuto decifrare.
A confermargli i suoi stessi pensieri era stato il volere dell’ altro che scopasse sempre e solo con lui, mai con nessun altro.
“Pensavo volessi finirla di fare sesso con me, dato che so che pensi che io sia insopportabile.”
“Ci stavo pensando, sì.”, una coltellata. “E penso anche che tu sia insopportabile, di questi tempi.”, un’ altra coltellata.
Il castano indietreggiò di qualche passo, Alex riprese a fumare tranquillo.
Era uno stupido. Si ostinava a credere che tra lui e il batterista ci sarebbe potuto essere qualcosa, faceva tutto il possibile ed anche l’ impossibile per lui, ma a quanto pareva non bastava. Neil aveva capito di non poter comprare l’ amore di Alex, aveva capito che non c’ era modo di conquistarlo o farlo innamorare, l’ unica cosa che lo rincuorava per quei pochi minuti era il poter sentire le mani callose e ruvide del ragazzo sulle sue spalle, sentirlo mentre chiamava il suo nome e vederlo voltarsi quando provava a baciarlo per poi ritrovarsi nel silenzio più cupo, privo delle spiegazioni per quel tasto dolente.
“Mi sono rotto i coglioni di vedere gente che ti bacia quando io non posso farlo, è tanto strano?” Nonostante adesso Neil si stesse arrabbiando anche con Alex, mantenne un tono pacato, non alterato da quello che provava.
“Non stiamo insieme e non voglio che mi baci, cosa c’ è di difficile nel capire questi due semplici concetti?”, nell’ esatto istante in cui il batterista sbuffò, lo fece anche il chitarrista.
Neil tentò di formulare una frase che, una volta per tutte, chiarisse la situazione, ed indugiò per un minuto buono, non smettendo mai di fissare l’ altro che spirava fumo e che lo cacciava in gola.
Era ingiusto. Per se stesso, per quello che provava, per quanto stava soffrendo a causa dell’ amore, uno dei sentimenti più futili di sempre ed uno di quelli che avrebbe calciato via volentieri.
“Tu… a te non piaccio proprio, vero?”
Sapeva già la risposta, la sapeva.
Era Alex a non saperla.
Questo ricorse al mutismo, gettò a terra il mozzicone di sigaretta e lo calpestò, ammazzando del tutto il fuoco che continuava a bruciare. Si passò una mano fra i capelli scuri, fra i riccioli annodati, dopodiché chiuse gli occhi e rivolse l’ attenzione alla luna che, pallida, regalava raggi bianchi al cielo, delineando le strisce che gli aerei lampeggianti lasciavano andare, oscurando le stelle che si univano nelle costellazioni più strane.
Neil buttò giù le spalle, sconsolato, ed emise quello che era un sospiro disperato nella direzione di Alex. Era sempre uno stare zitti, era sempre un non parlare di loro, mai un minuto speso a parlare di quello che stava loro succedendo. Se Alex era stanco delle scenate di Neil, Neil lo era altrettanto riguardo il silenzio di Alex.
“Farò finta di non avertelo domandato. Ma finiamola qui, davvero, perché non voglio più accontentarmi del tuo corpo. Sai quelle storie che finiscono con uno dei due che si dimentica dell’ altro?, ecco, proverò a farlo anche io. Ma se gli altri ci chiedono cosa non va, tu rispondi che va tutto bene. Farò così anch’ io.”
Fu strano sentir dire quelle parole da Neil, da quello che aveva sperato fino a quel momento, quello che continuava ad infliggersi altro male ogni giorno fingendo gli facesse bene.
Si sentiva il vociferare del televisore nel bus e il chitarrista, ricordandosi di aver intimato Josh a starsene dove era, si tirò un cazzotto su una tempia, ignorando il dolore e stringendo gli occhi. Non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo con lui, gli avrebbe chiesto scusa senza pensarci su due volte.
L’ aria era diventata troppo stretta, per lui.
“Non me lo aspettavo. Che lo dicessi tu, intendo.”, oh sì, perché Alex aveva spalancato gli occhi, ma nella penombra il castano non se ne era accorto. Si era sentito vuoto, abbandonato, e nel suo petto si era rotto qualcosa.
Finirla?
Dimenticare?
Nessuno aveva parlato di dimenticare, insieme si erano persino divertiti, perché Neil avrebbe voluto dimenticare?
“Neanche io. Ma a mali estremi, estremi rimedi.”, suonò con un’ inclinazione intrisa di pentimento, quella frase. Ormai aveva detto una cosa più grande di lui, non poteva tirarsene fuori o tornare indietro.
Alex si sentiva l’ amaro in bocca. Avrebbe dovuto finirla lui, non Neil. Avrebbe voluto essere lui quello forte a mettere il punto a quel continuo peccare all’ oscuro di tutti ed anche di loro stessi, avrebbe voluto che Neil gli pregasse di poter non smettere mai. Invece era andato tutto al contrario.
Ma allora, se la fine era quello che Alex voleva, perché in quel momento aveva una fottuta paura addosso, come l’ umido d’ inverno? Perché voleva gettarsi fra le braccia di Neil per sentirsi protetto ancora una volta? E perché cazzo voleva avvicinarsi a lui?
Il freddo lo colpì, il batterista si chiuse nelle spalle e battè i denti, sentendosi all’ improvviso debole. Neil lo vide e, con gli occhi lucidi, si tolse la felpa per tendergliela. Alex rimase a guardarlo per qualche secondo, poi accettò di indossarla.
“Siamo ancora amici, alla fine.”, il chitarrista lo pronunciò con la lingua trafitta dalla falsità. Quella sarebbe stata probabilmente l’ ultima volta che gli avrebbe rivolto parola- che si sarebbero rivolti parola. Entrambi avevano temuto l’ arrivo di quel giorno, ma entrambi avevano saputo, fin dall’ inizio, che sarebbe arrivato e che non avrebbero potuto fare niente per cambiare le cose. Era stata una cosa inevitabile.
Il batterista si limitò ad annuire e ad abbassare il volto verso terra. Le felpe di Neil erano sempre calde, sempre larghe per lui, e tutte le volte che ne aveva bisogno lui gliele porgeva, come aveva fatto quella sera. A parte questo, erano piene del suo profumo. Non c’ era un angolo di tessuto che non urlasse il proprietario.
Alex non era bravo a parlare. Poteva sembrare dolce e carino, ma se c’ era una cosa che non sapeva fare era appunto quello, esprimersi. La trovava un’ impresa troppo ardua per lui, si era arreso ancor prima di iniziare a camminare. Non parlava neanche da ubriaco- o meglio, sì, ma non aveva niente a che fare con quello che Neil avrebbe voluto sentirsi dire o che voleva anche solo capire.
 
Il moro si tirò su il cappuccio scuro e il suo viso scomparve del tutto. Avrebbe seguito l’ istinto, per una volta. Avrebbe lasciato alla parte debole di sé di comandarlo per un po’.
Allungò una mano verso Neil, tremando, gli sfiorò un avambraccio e il chitarrista scattò verso quelle dita affusolate che si avvolgevano lente alla sua pelle. Colse quel gesto come una richiesta di avvicinarsi, e così fece.
Senza fiatare, Alex si alzò di poco sulle punte e, nel buio, individuò la bocca dell’ altro. Non aveva mai pensato che baciarla potesse essere bello, aveva sempre visto quella bocca come fonte di problemi e di aspettative che non aveva intenzione di alimentare, e forse era stato il fumo, forse era stato Neil che lo aveva fatto sentire un bastardo, ma ne era come divenuto ossessionato dopo un paio di parole che non avrebbe voluto sentire.
Neil, dal suo canto, non riuscì a connettere quei movimenti. Prima veniva rifiutato, poi veniva accoltellato moralmente e poi quello. Alex vicino, Alex troppo vicino che saliva a carezzargli il profilo con un dito, che gli sfiorava con i polpastrelli le labbra, ne disegnava il contorno e poi si avvicinava ancora. Per non parlare della mano che dal suo braccio si era posizionata sulla sua spalla in una morsa per certi sensi gentile. Tutto nel silenzio più totale, tutto nel silenzio rotto dai reciproci respiri.
Non uno straccio di sorriso comparve sui loro volti, i due musicisti portavano maschere serie ma comunque espressive. Maschere di loro stessi, perché avrebbero tanto voluto piangere ed urlare, gridarsi contro, essere sinceri.
La luce negli occhi del batterista si fece vedere come un lampo quando fu ad un sospiro dalla bocca di Neil, la mano che precedentemente lo carezzava posta sul suo collo. E Neil era rimasto immobile, chiedendosi cosa avesse in mente Alex, con le braccia lungo i fianchi e gli occhi socchiusi, fissi nei suoi.
Poi, un bacio. Un primo, vero bacio, dolce, lieve, un assaggio. Un bacio bramato anni, anche.
Il chitarrista si sporse verso il più basso in modo che poggiasse i piedi a terra, le mani andarono ad allacciarsi a quel bacino spigoloso coperto dalla sua felpa, la bocca premette su quella di Alex, che sapeva di fumo. A Neil non sembrava un sogno, non gli stavano diventando molli le gambe, tutto perché lui sapeva che quella era la realtà. Perché tutto aveva fatto troppo male per poter essere parte di un sogno. Alex, lui pensava lo stesso, ma la sicurezza che indossava in maniera costante gli era scivolata via dagli arti, lasciando che si vedesse solo quella parte di lui che nessuno vedeva ma che tutti sapevano esistesse.
Il collo del castano venne circondato dalle mani magre del batterista che, ancora tremando, si era spinto su di lui, in cerca di quella sensazione di conforto, quella sensazione che lo faceva star bene ogni volta che Neil lo stringeva a sé.
In pochi secondi, quello che era partito come un bacio leggero, si trasformò in un bacio sofferto.
Perché non dovevano farlo, perché andava contro tutto quello che Alex aveva sempre voluto, perché era sbagliato, perché dopo aver preso un pezzo di Neil, Alex non avrebbe dovuto prendersi anche l’ altra metà. Ma lo aveva comunque fatto, non dando spazio a tutte le paranoie e a tutte le conseguenze.
Le avrebbe affrontate. Piano, ma le avrebbe affrontate. Non voleva mettere il punto proprio a niente, voleva che tutto continuasse e magari, dopo aver scoperto che la bocca di Neil era meravigliosa, che gli dava mille volte ciò che gli davano quelle forti braccia tatuate, con qualcosa in più. Sapeva per certo che il chitarrista avrebbe acconsentito, che non avrebbe detto di no, lo sapeva.
Senza accorgersene, si ritrovò attaccato al bus, di nuovo, ma stavolta con i palmi caldi del castano sulla schiena che lo stringevano, con le spalle grandi del più alto che coprivano la luce del lampione, con la gola secca e gli occhi serrati in un’ espressione triste, disperata.
Entrambi erano lo specchio di cosa stavano provando, avevano momentaneamente gettato a terra le loro maschere.
I cuori battevano, quello del moro in modo particolare. Non si era mai sentito così preso da un paio di labbra, tanto meno non aveva mai sentito il suo cuore intento a spaccargli le vertebre, le costole, a forza di sbattere ovunque.
 
Quando Neil fece per caricarsi addosso Alex, quest’ ultimo interruppe il bacio ed oppose resistenza, soffiando un no tra i respiri confusi. Il chitarrista lo guardò, in cerca di qualche parola, ma ricevette solo una mano di Alex sul petto e la sua testa adagiata su una sua spalla.
Aveva avuto il suo bacio, avrebbe chiesto dopo. Sarebbe rimasto lì tutta la sera, se ne avesse avuto la possibilità, ma il batterista si prese la briga di scostarlo gentilmente e di fargli cenno di seguirlo nel bus. Neil seguì gli ordini, come sempre. Entrò conscio del fatto che quello era stato sì il primo bacio che aveva ricevuto da Alex, ma anche l’ ultimo.
Josh si alzò veloce dal divano e guardò i due, non aveva spento il televisore ed aveva lasciato che il film scorresse. “Sentite, ho capito, non voglio che si creino problemi fra di voi. Neil, scusa. Alex, non lo farò più.”
I due lo fissarono confuso.
“Oh, avanti, ho sempre avuto il sospetto che ci fosse qualcosa fra voi due,” , sbadigliò il biondo. “e non voglio che per colpa mia litighiate. Perciò scusate.”
Neil si preparò subito a negare facendo un passo avanti, ma il moro lo bloccò mettendogli una mano sullo stomaco, deglutendo e trattenendosi dal parlare. Il chitarrista, sempre più confuso, non ebbe il tempo di dare fiato alle trombe che Jeremy sbucò dal cucinino, sbadigliando.
“Allora, quei due sono tornati dalla loro scopata serale?”
Neil avvertì il cuore esplodergli nella cassa toracica. Non per il batticuore, figuriamoci, bensì per un infarto sul colpo. Il cantante, tutto occupato a distendere le braccia con versi animaleschi, posò lo sguardo sui due a cui si era riferito e poi su Josh. Emulò lo stesso movimento per un paio di volte, poi prese coscienza e se ne uscì con un: “Oooh, sì, sono tornati.”
“Tu come…?” Alex sussurrò, senza fiato, e Neil scattò verso di lui, stupito della sua domanda e sorpreso dal fatto che non avesse pensato lui a negare tutto.
Jeremy rise, poi si piazzò sul divano e prese a fare zapping.
Kevin evase nel bus, Neil e il batterista si fossilizzarono: l’ altro chitarrista teneva saldo il telefono in una mano, e nello schermo era ben visibile la foto di due persone che si baciavano. Chissà quali persone.
“Che mi sono perso?”
Jeremy, con sguardo complice, osservò Kevin.
Era la fine per Neil e Alex, che avevano sempre creduto di passare inosservati, che avevo sempre creduto che nessuno si fosse accorto di loro. Avrebbero dovuto nascondersi meglio. Si era sgretolato tutto senza il minimo preavviso. Ma… ma un attimo.
“Alex, perché non hai…”, la voce scemò, le iridi di Neil si fermarono su una sua mano. Su una sua mano e le dita del batterista che si intrecciavano lentamente alle sue.
Sorrise.
 

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Capitolo 2
*** Non solo i muscoli compiono reazioni involontarie. ***







Non solo i muscoli compiono reazioni involontarie.


 

 
 
 
track list – Muse, Unintended

 
Alex non avrebbe mai pensato che si sarebbe ritrovato, la sera di Natale, ad ascoltare musica da solo, nella sua cuccetta. Si sarebbe aspettato di andare con gli altri a fare baldoria, si sarebbe aspettato di far scintillare i fumogeni ed i razzi nel cielo, si sarebbe aspettato di chiamare sua madre e di ricevere messaggi da tutte le persone che conosceva. Non si sarebbe aspettato di spegnere il cellulare, di prendere il suo iPod e di rimanere chiuso nel bus, al buio, con le cuffie alle orecchie. Non sapeva perché si stesse comportando in quel modo, fino a poche ore prima avrebbe creduto di voler uscire con tutti gli altri, di ubriacarsi, di darsi alla pazza gioia, di unirsi alle battute squallide di Joshua, ma non fece niente di niente.
Neil aveva provato a convincerlo a venire con lui e i ragazzi, ma non aveva potuto fare più di tanto perché conosceva Alex, sapeva che era testardo e che, se si metteva qualcosa in testa, difficilmente accettava di intraprendere altre strade o solamente di tenere di conto altre cose. Perciò, il castano aveva lasciato il batterista a fissare il televisore con un bacio sulla fronte ed era uscito.
Alex, dal canto suo, non sapeva quanto tempo fosse passato. Poteva essere rimasto immobile per ore come per pochi minuti. L’ unica certezza che aveva era che, lentamente, stava prendendo sonno. Sonno che svanì quando un rumore brusco proruppe nel bus e le luci si accesero.
Gli occhi azzurri del ragazzo si aprirono all’ istante, presi alla sprovvista, e sussultò quando una mano gli sfiorò la schiena. Si voltò all’ improvviso, trovandosi davanti Neil. Intontito, lo guardò muovere la bocca, ma non sentì le sue parole.
Ah, che stupido, la musica.
Scosse la testa e si strappò da un orecchio una cuffia, provando a rendere lucide le immagini che vedeva. Neil era in ginocchio di fronte a lui e gli sorrideva, dolcemente, in quel modo che solo da poco aveva ricominciato a fare. Un ciuffetto di capelli gli cadeva sulla fronte rilassata, una mano era nascosta dietro la schiena mentre l’ altra si era spostata su un fianco del batterista, i pantaloni strappati lasciavano intravedere le ginocchia bianche e dal collo della maglia di vedevano le clavicole sporgenti che si ricongiungevano all’ attaccatura del collo.
Ancora stordito, Alex biascicò qualcosa: “Come?”
“Non volevo svegliarti,” riprese allora il chitarrista. “ma se ti addormenti ora non posso darti il mio regalo di Natale.”
“Quale regalo di Natale?”
Neil doveva capirlo, Alex si era appena ripreso dalla totale solitudine, dal dormiveglia in cui era riuscito ad entrare dopo vari tentativi.
Era appena scoccata la mezzanotte, era ufficialmente il 25 Dicembre.

 
You could be my unintended
Choice to live my live extended
You could be the one I’ ll always love

 
Il castano sorrise ancora, scompigliando i capelli già disordinati del batterista. Alex aveva la mente confusa per metà dalla canzone che aveva iniziato ad irradiargli le zone del cervello momentaneamente assopite, per metà dalla bocca di Neil.
Andava meglio, decisamente meglio, rispetto a tutta la merda che i due si erano guardati scivolare addosso. Andava meglio e, finalmente, Neil aveva il suo piccolo pezzo di Paradiso all’ ombra del mondo e custodito nel silenzio di pochi.

 
You could be the one who listens to my deepest inquisitions
You could be the one I’ ll always love

 
“Questo.”, sospirò il chitarrista, spostando il peso del corpo sulle ginocchia e mettendosi in ginocchio davanti alla cuccetta di Alex. Gli tese il piccolo pacchetto rosso che teneva nascosto dietro di sé ed osservò le dita ossute del moro prenderlo con cautela, paurose di farlo cadere.

 
I’ ll be there as soon as I can
But I’m busy mending broken pieces of the life I had before

 
Il batterista incrociò le gambe sulle coperte e si schiarì la voce, ma poi spalancò gli occhi e li puntò su Neil.
“Non mi hai detto nulla, io non ti ho preso nient-”
“Non importa. Era una cosa che volevo fare io.”, lo precedette quello, facendo però sentire Alex in colpa. Neil faceva una cosa carina e a lui, di regalargli qualcosa, non era neanche passato per l’ anticamera del cervello. Si sentiva un inetto, un idiota per non averci pensato prima.
“Aprilo.”, lo esortò il chitarrista, distogliendolo dal groviglio di pensieri in cui Alex si era incastrato.

 
First there was the one who challenged
All my dreams and all my balance
She could never be as good as you

 
Il moro cominciò a scartare il suo regalo, vagando tra esso e gli occhi verdi del suo Neil, respirò un paio di volte in modo calmo, tentando di far evaporare dal suo cuore quel peso colpevole e vergognoso che non ne voleva sapere di sparire.
Neil era sempre dolce con lui, quando lui non pensava mai a niente. Neil faceva sempre felice Alex, lui, invece, poche volte riusciva a far sorridere di cuore il chitarrista. Ma d’ altronde, c’ era sempre quell’ equilibrio che riusciva a farli star bene entrambi, perciò era impossibile lamentarsi. E a Neil andava bene così.
Libera dalla carta, fra le mani di Alex rimaneva una scatola nuda, nera, rettangolare.

 

You could be my unintended
Choice to live my life extended
You should be the one I’ ll always love

 
Neil rimase a sperimentare l’ ansia della suspence mentre il batterista sollevava il coperchio della scatola, ma i suoi muscoli si distesero al vedere il viso di Alex piegarsi in una delle sue smorfie tipiche da reazione positiva. Gli occhi lucidi e ancora non del tutto riabituati alla luce del batterista saettarono per l’ ennesima volta dalla scatola al castano, il cervello in pappa e il suo boccheggiare muto in cerca di parole che non c’ erano. No, non c’ erano parole, perché un grazie sarebbe stato riduttivo.
“Se non ti piace posso sempre-”
“Stai scherzando, spero.”
Il tono allarmato di Alex fu quasi incontrollato, più alto e sveglio del timbro che aveva a causa del sonno fino a pochi secondi prima.

 

I’ ll be there as soon as I can
But I’ m busy mending broken pieces of the life I had before
 

Alex provò ad infilarsi da solo la treccia di cuoio al polso, ma non ci riuscì. Neil, gentile, lo aiutò a metterla attorno al polso ed entrambi rimasero a guardare quella carne pallida macchiata dal marrone del braccialetto.
Alex lo adorava. Era bellissimo. Era una parte di Neil, una parte che Neil aveva creduto potesse stargli bene addosso. E gli stava bene, gli stava d’ incanto. Il chitarrista carezzò piano la pelle di Alex, ricevendo un fruscio di coperte in cambio e una mano del moro su una guancia. Si piegò contro di essa, facendosi accogliere dal palmo caldo in silenzio, socchiudendo gli occhi e lasciando che i polpastrelli si avventurassero lungo la barba accennata che tanto piaceva ad Alex.

  
I’ ll be there as soon as I can
But I’ m busy mending broken pieces of the life I had before
 

 
Il batterista non si accontentò del bacio che le labbra di Neil riservarono alla sua mano, si decise a tirare leggermente il più alto verso di sé affinché nessuno li vedesse, se mai qualcuno avesse fatto irruzione nel bus da un momento all’ altro, ed affondò la bocca sulla sua, rintanandosi nelle spalle ed agganciando il bacino del castano con le gambe. Si specchiò nelle sue iridi prima di chiuderle e, con delicatezza, portò entrambe le mani alle guance di Neil, per carezzarlo ancora mentre la consistenza delle sue labbra insisteva sulle proprie in quello che era stato forse il più bell’ augurio di Natale mai ricevuto da qualcuno.
 

Before you.

 
 
 

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Capitolo 3
*** I gentiluomini non privano del buongiorno neanche le scimmie. ***


 
 
 
 
I gentiluomini non privano del buongiorno neanche le scimmie.
 
 
 
 
 
 
Alex era in bagno, aveva appena finito di sciacquarsi il viso e fissava lo specchio, il suo riflesso sciupato e stanco, il naso arricciato e un accenno di occhiaie scure. I capelli, senza un vero senso, sembravano volersi avvolgere alle sue guance, coccolargli la pelle e crescere, divenire pianta rampicante come l’ edera più selvaggia- ma erano solo ricci mori, niente di che. Le iridi erano visibilmente stanche, così come la bocca che continuava a piegarsi in teneri sbadigli che lasciavano una bella vista di tutte e due le arcate dentali del batterista.
Un altro concerto, un'altra serata in un locale a bere e, di conseguenza, un’ altra nottata d’ inferno passata a fare a turno davanti al bagno per poter rigettare anche l’ anima. A dir la verità, Alex ricordava poco di quello che aveva fatto. Aveva in testa il volto sfocato di Jeremy che impallidiva e si teneva lo stomaco appoggiato al frigobar, Kevin a testa all’ ingiù disteso sul divanetto davanti al televisore, Josh che parlava di… giraffe?, seduto a gambe incrociate a terra con la schiena spalmata sulla porta del bus, e poi un raggio di speranza: Neil, che doveva guidare, l’ unico che si era mantenuto abbastanza sobrio per poterli riportare tutti sul bus.
Alex non era un tipo che si prendeva sbronze tutti i giorni, ma a lui, al contrario di tutti gli altri, prendeva la sbronza allegra, quando beveva oltre i suoi stessi limiti. Iniziava a parlare dei regali che voleva per il compleanno da piccolo, di quando andava con i suoi genitori a comprare gli skateboard, di quanto era felice la mattina di Natale.
…Natale, già. Lo aveva passato sul tour bus con tutti gli altri, assieme a Neil. Quel dannato video aveva svegliato il piccolo Shelnutt dal suo coma e dalla sua astinenza da sesso, che altro non era bisogno di Neil. Sempre. Alex aveva sempre bisogno di Neil, ci aveva pensato su del tempo, giorni, ed era arrivato a quella conclusione.
La risposta era stata sotto il suo naso per così tanto che era diventata invisibile pian piano. O magari solo difficile da capire. Fatto stava che nessuno si oppose, nessuno si lamentò o si ritrovò ad insultarli per quello che facevano e che stavano facendo., e questo rassicurò un po’, ma solo un po’, lui e il chitarrista. Non era cosa da tutti i giorni uscire allo scoperto non per mano propria ed essere addirittura colti sul fatto. Ciò che Alex aveva invidiato al compagno era la sua costante sicurezza, il suo avere idee chiare- lui non le aveva. Dio, non le aveva. Sapeva che voleva stare con Neil, ma la cosa gli pareva più difficile di come in effetti fosse. Facile non era assolutamente perché, se avessero litigato, gli A Day To Remember non sarebbero stati gli stessi. Sì, avrebbero continuato a fare musica, ma due membri che non si parlano non sono proprio il meglio del meglio.
 
Alex tentò di non ricadere nel suo vortice di pensieri contrastanti e sospirò, infilando le dita ossute fra i riccioli e districando qualche nodo. Adesso che ci faceva caso, non indossava una sua maglia, ma una delle preferite di Neil. Probabilmente lo aveva cambiato mentre dormiva già. E a proposito di dormire, quella mattina Alex si era svegliato da solo ed aveva perso qualche minuto a capacitarsi di sentire la mancanza del corpo del chitarrista al suo fianco. Da poco avevano iniziato a dormire assieme, ma il più basso l’ aveva presa subito come una sorta di abitudine e gli altri li lasciavano stare a patto che non facessero niente se non dormire.
Neil sapeva controllarsi, in quanto ad Alex, doveva lavorarci su. Rischiava tutte le volte di saltare addosso all’ altro, subito, non appena lo vedeva prendere posto nella cuccetta. E, per mettere i puntini sulle i, il batterista dormiva sempre sopra Neil, a causa del poco spazio che avevano a disposizione.
Il chitarrista era comodo. Spaventosamente comodo. La cosa che stupiva maggiormente era che, dopo il sesso, i due non si erano mai ritrovati a dividere lo stesso letto, ed Alex si pentiva di non averlo mai fatto, di non aver mai invitato il castano a rimanere. Se avesse accettato il fatto di essere palesemente attratto da tutto di Neil e non solo da ciò che aveva nelle mutande, avrebbe avuto tutto e nell’ immediato; invece no, Alex era una testa dura e lenta di comprendonio.
Meglio tardi che mai, si ritrovava a pensare.
 
Tirò uno sguardo agli spazzolini.
Non era solito farci caso, ma non riuscì a collegare l’ immagine del suo spazzolino asciutto accanto a quello di Neil e ad una goccia d’ acqua che lo abbandonava, i colli che si incontravano delicatamente e che si sporgevano dalle parti opposte. Impugnato il suo, rigorosamente arancione fosforescente, prese a lavarsi i denti, sporcando tutto il lavandino grazie alla sua inadeguatezza nel mettere il dentifricio sulle setole e non su di sé.
Sbronza ancora in circolo, dovette supporre.
Dopo aver finito, si voltò a cercare l’ asciugamano per potersi pulire la bocca, ma non alzò lo sguardo e trovando qualcuno che glielo porgeva. Lo prese, piano, sbadigliando nuovamente e ringraziando chiunque fosse nel bagno con la voce impastata dal sonno. Quando si rese conto, schizzò davanti allo specchio con un sussulto violento, che lo scosse e lo svegliò completamente. La testa scattò verso il riflesso dell’ altra presenza dietro di lui, gli occhi spalancati e l’ asciugamano ancora sulla bocca. Tutti i muscoli gli si erano tesi all’ improvviso, ma quando incontrò il sorriso smagliante di Neil, i suoi occhi e le sue braccia tatuate, Alex scosse il capo e sospirò di sollievo.
“Prego.”, disse quello, appunto, con tono dolce.
“Mi hai spaventato.”, ridacchiò il batterista, continuando a guardare gli occhi di Neil attraverso lo specchio e completando l’ opera di asciugarsi la bocca. Il ragazzo dietro di lui si fece più vicino, ancora sorridendo ma stavolta chiudendo le labbra e, avvolgendo la schiena del più esile con l’ addome, si chinò a dargli un bacio sul collo.
“Buongiorno.”
Il moro si lasciò scappare una carezza fra i capelli pettinati del più alto, socchiudendo gli occhi. Quei momenti erano ormai più unici che rari. Nel bus c’ era sempre gente che andava e veniva e loro due, in tutta sincerità, non volevano che gli altri li vedessero, anche solo mentre si cercavano con le mani. Erano cose loro, cose intime, e gli bastava vedersi l’ un l’ altro per stare bene.
“Non sei rimasto con me, stanotte.”, pigolò Alex, osservando le braccia ricolme d’ inchiostro di Neil avvolgergli il petto e le sue mani posarsi sulle sue spalle, per poi far raggiungere a queste ultime anche le sue, sfiorando quella pelle sempre calda e tracciandone le vene blu.
“Non mi facevi spazio, così sono andato nella mia cuccetta.”, uno sbuffo da risata trattenuta provenne dal chitarrista, che si era ricordato di come scalciava il più basso, di come si agitava e di come, alla fine, crollava con la bava ad un angolo della bocca appropriandosi di tutte le coperte e privandogli il passaggio in qualunque modo.
Alex smise di riflettere il suo sguardo su Neil per incontrarlo sul serio, piegando di poco il viso e raggiungendo quello dell’ altro, adorando segretamente il profumo di dopobarba che emanava. Come diavolo aveva fatto a non accorgersi prima di quello che gli era capitato, come.
Le sue iridi si gettarono in quelle verdi del più alto, mutando il sorrisino in un’ espressione rilassata, rivolta solo ed unicamente a lui.
Alex stava bene con Neil, e per Neil non era diverso. Alex aveva sempre avuto bisogno di Neil anche in quel modo, così dolce e presente non solo per il sesso, peccato però che ci era arrivato tardi. Non si scambiavano parole smielate, no, non faceva per loro, erano solo gentili e preoccupati, come chiunque altro nella loro situazione. Loro due non erano il tipo di coppia che si chiamava con strani soprannomi che facevano accapponare la pelle, loro erano loro stessi e si chiamavano con i loro nomi, com’ era giusto che fosse.
Neil vide quella mossa come un via libera per poter baciare il suo batterista, e lo fece dopo aver errato per qualche secondo in quegli occhi dal colore indefinito, quegli occhi che cambiavano sfumatura a seconda della luce.
Aveva preso dimestichezza con il silenzio, era stato Alex a farsi avanti e a parlare quando ne aveva sentito il bisogno, e a Neil questo bastava. Aveva accettato di provare a stare insieme e, dopotutto, non era così male. Anzi, era forse troppo bello e troppo reale al contempo.
Quando si divisero, il chitarrista respirò sulla bocca del suo ragazzo e lo fece voltare verso di lui, con la schiena rivolta allo specchio e poggiata sul bordo del lavandino umido.
“Grazie per la maglia, hm.”, sbadigliò ancora, Alex, agganciando le mani al collo del castano e passando il naso nell’ incavo del suo collo.
“Non sono sicuro tu voglia sapere in che condizioni è la tua.”, commentò in tutta risposta Neil, posando le labbra fra i riccioli scomposti del più basso e stringendolo contro di sé.
“Esatto, non lo voglio sapere. Ma questa mi piace di più, è lunga e calda.”
Le maniche rosse erano arricciate, altrimenti sarebbero finite oltre la punta delle sue dita, e dipingevano Alex come un ragazzino goffo; il busto grigio finiva sopra le ginocchia del moro, gli copriva le cosce ed i boxer con le navette spaziali. Neil non sapeva come mai l’ immagine in sé conferisse al batterista quell’ aria da bambino piccolo in cerca di attenzioni, ma poteva dire certamente che quel quadretto aveva un che di femminile molto attraente. E pure pensava che non sarebbe mai stato attratto dalle gambe di un maschio, però c’ era sempre e comunque l’ eccezione che non aveva tardato ad arrivare.
Come elettrizzato, il chitarrista si scagliò contro il collo di Alex, iniziando a baciarlo e ad avvolgere interi lembi di pelle con le bocca- così, senza preavviso neanche per se stesso. Il moro non proferì parola né si oppose, gli piaceva essere baciato da Neil ovunque. Impazziva per tutti i baci e per tutti i modi che aveva per darli, ma si era scoperto amante di quelli sui fianchi: Neil ne era a conoscenza e, inutile dirlo, sfruttava la cosa a suo piacimento.
Alex perdeva del tutto la testa. E a Neil questo non poteva che piacere dannatamente.
Man mano che i baci divenivano più azzardati o addirittura morsi, il respiro del batterista si affievoliva per poi esplodere in dei sospiri inequivocabili che vedevano le labbra di Neil piegarsi in un sorriso beffardo, compiaciuto. Ad un tratto, Alex piegò la testa all’ indietro, inebriato da tutti i brividi che liberavano i denti del castano su di lui, e socchiuse la bocca per liberare un sospiro più rumoroso degli altri. Le mani che prima erano attorno al collo del più altro, adesso si trovavano a graffiarlo lentamente ma scavando a fondo nella carne con le unghie spuntate, tiravano i capelli sulla nuca del ragazzo e lo incitavano a continuare.
Per ricambiare il favore, il moro si spinse contro il bacino di Neil e lo sentì mozzare il respiro ed addentare più violento la sua pelle. Alle volte, il castano sbuffava simulando un toro, e forse non se ne accorgeva, ma lo stava facendo anche in quel momento, in cerca d’ aria.
Le mani di Alex si attaccarono veloci alla cintura di Neil, ma non fecero in tempo ad aprirla che qualcuno bussò alla porta. Rimasero immobili, il chitarrista con le labbra sulla pelle arrossata del moro e questo con le dita pronte ad un passo avanti e la testa reclinata all’ indietro.
“Uscite di lì, guai a voi se trovo roba strana in giro.”, era Jeremy.
Neil riempì i polmoni per poi scaricare un getto d’ aria bollente sulle spalle scoperte del batterista, dopodiché si lamentò sottovoce sentendo le mani del suddetto abbandonare la sua cintura. Si guardarono negli occhi per pochi istanti, poi Alex si decise a dare un bacio a fior di labbra al suo ragazzo e a lasciarlo lì con un’ erezione mattutina stretta nei pantaloni.
Neil mugugnò, fulminando Jeremy che si era affacciato alla porta del bagno.
“Oh, oh, oh, mi sa che vi ho interrotti sul più bello.”
“Fanculo, McKinnon.”, disse svogliatamente il moro dall’ altra parte del bus.
“Buongiorno anche a te, scimmia.”, e poi, rivolgendosi al chitarrista insoddisfatto e ancora fermo vicino al lavandino, mosse le sopracciglia su e giù: “Ti lascio alle tue mani frettolose, vengo a bussare tra qualche minuto.”
Ah, come s’ incazzò Neil. Così tanto che ringhiò per tutto il tempo che rimase chiuso là dentro.

 

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