Senza rimpianti

di Benio Hanamura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Preparativi ***
Capitolo 3: *** Duro confronto ***
Capitolo 4: *** Ti resterò sempre accanto ***
Capitolo 5: *** Amore ed amicizia ***
Capitolo 6: *** Risoluto ***
Capitolo 7: *** Verso il fondo ***
Capitolo 8: *** Il giorno delle nozze ***
Capitolo 9: *** Sentimenti (prima parte) ***
Capitolo 10: *** Sentimenti (seconda parte) ***
Capitolo 11: *** Lacrime ***
Capitolo 12: *** Speranza ***
Capitolo 13: *** Chiarimenti ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


"Allora fisseremo le vostre nozze per il primo settembre, signor Tosei... Benvenuto nella nostra famiglia!"
Il maggiore Hanamura salutò Tosei Aoe con una stretta di mano, sollevato all'idea che la figlia avesse finalmente deciso di non trascorrere il resto della propria vita da sola nel ricordo di un uomo che non era nemmeno morto, ma che l'aveva mollata per un'altra donna... Quindi rientrò in casa.
Benio invece si trattenne in giardino, e si sedette sotto al suo albero preferito a prendere il fresco della sera.
"Signorina Benio, non venite a cena?" la chiamò dopo un po' Duenna.
"No, grazie, Duenna, mangiate pure senza di me!"
"Ma come, per festeggiare l'occasione ho preparato il vostro piatto preferito, gli spiedini di pollo..."
Vista l'espressione preoccupata della sua tata ad un rifiuto che da parte sua sembrava assurdo, Benio si alzò di malavoglia ed andò a tavola. La tata si era data davvero da fare per festeggiare le sue prossime nozze e lei si sforzò di mangiare, ma riuscì ben poco nell'impresa, quindi  scusatasi si alzò e si ritirò in camera sua.
Il maggiore Hanamura rassicurò la tata inducendola a non insistere: quella era stata una giornata piuttosto pesante, Benio doveva essere molto stanca ed aveva bisogno di dormire un po'. La tata fu d'accordo con lui, ma contrariamente a quanto entrambi pensavano quella notte Benio non dormì affatto. Fortunatamente l'indomani non sarebbe dovuta andare al lavoro, dato che ormai la casa editrice Jodansha era stata destinata alla chiusura per accontentare la sua futura suocera. Anzi, poiché la famiglia Aoe era alquanto tradizionalista per certe cose, molto probabilmente non avrebbe mai più lavorato: l'aspettava la classica vita di moglie e madre giapponese.... quella vita che Benio avrebbe di gran lunga preferito vivere solo accanto al suo Shinobu, col quale persino una ragazza moderna e combattiva come lei non avrebbe più considerato quella situazione come un vero sacrificio... 

Purtroppo però le cose non erano andate come sperava: Benio aveva avuto la sua occasione con Shinobu tanto tempo prima, quando il padre le aveva annunciato il suo fidanzamento con lui, quando era andata a vivere dagli Ijuin e quando Shinobu le si era dichiarato ben tre volte senza avere nemmeno una risposta... Ma quell'occasione l'aveva sprecata... La guerra le aveva strappato colui che troppo tardi aveva scoperto di amare, che pur essendo miracolosamente scampato alla morte non sarebbe mai più tornato da lei... Inoltre ora avrebbe dovuto pensare a Tosei, un uomo che l'amava così tanto da accettare anche di divederla col ricordo di Shinobu che forse non sarebbe mai svanito e da rinunciare al suo grande sogno solo per lei... Ora era suo dovere fare di tutto per ridurre al minimo la sofferenza di quell'uomo così meraviglioso che avrebbe meritato un amore ricambiato... E lei si sarebbe impegnata a darglierlo, non era detto che prima o poi non sarebbe riuscita davvero ad amarlo, in fondo... Riuscire ad amarlo, imparare ad amarlo... Facile a dirsi, ma... si può imparare ad amare?



Note dell'autrice: 
Ciao a tutti, questa è la prima fanfiction che pubblico qui... Dopo essere stata bloccata per tanto tempo dalla timidezza ho deciso di mettermi anch'io alla prova... La fanfiction risale a qualche anno fa e l'avevo pubblicata nel piccolo forum che gestisco, dove il mio nick è Sonoko (ispirato ad un altro personaggio che appare solo in una storia extra ambientata dopo il finale regolare di Haikara-san ga toru e che ovviamente apparirà anche nella mia storia). Ma, appunto, una cosa è un piccolo forum ed un'altra è un sito frequentato come questo...
Questo capitolo introduttivo è un po' corto, ma i successivi saranno più lunghi ed articolati, spero che la mia fanfiction vi piaccia e che le eventuali critiche siano costruttive. 
A proposito di questo capitolo, nel manga la tata è definita semplicemente "tata senza mento", ma per semplicità io utilizzerò sempre il nome usato nell'anime, Duenna, più noto ai più.

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Capitolo 2
*** Preparativi ***


La mattina dopo Benio si alzò all'alba, anche perché sarebbe stato inutile continuare a rigirarsi nel letto; si vestì velocemente ed uscì in giardino ad allenarsi come al solito, almeno le sarebbe servito a sfogarsi un po’...
Infatti quando il sole fu alto finalmente sentì di avere fame ed a colazione mangiò come al solito, tranquillizzando del tutto Duenna, la quale ne approfittò per ricordarle che per la data che avevano stabilito per le nozze c'era davvero pochissimo tempo per i preparativi... E Benio annuì sbuffando, com'era da sempre abituale da parte sua ogni volta che la tata o chiunque altro la induceva ad occuparsi di certe cose così “da donna”; d’altra parte però Duenna aveva ragione: per un matrimonio ci sono così tante cose da organizzare, lo diceva sempre anche la sua professoressa alla scuola per future spose! Ma dato che lei non ne aveva mai voluto sapere di ascoltare troppo la professoressa all'epoca della scuola non le restava che rassegnarsi e cedere, lasciandosi trascinare dalla frenesia della sua tata che l'avrebbe guidata almeno per quanto riguarda la parte organizzativa che spettava strettamente alla famiglia Hanamura... Senza farsi troppe domande sulle cause di questa docilità di Benio mai vista prima, l'energica tata ne approfittò subito prendendo in pugno la situazione e obbligando la poverina, ancora distrutta dalla notte insonne, a girare per tutta la città per iniziare la ricerca di un bel vestito da sposa di tipo occidentale all'ultima moda, dato che la suocera non aveva voluto proprio sentire obiezioni ad una cerimonia in Chiesa... Ed oltre al vestito avrebbe dovuto almeno comprarsi un corredo, camicie da notte ed altre cose che non aveva mai pensato di procurarsi prima, soprattutto dopo aver perso per sempre Shinobu, e che avrebbe dovuto comprare, dato che quel poco che le era rimasto della madre era ormai demodé e lei non aveva mai imparato a cucire per poter provvedere a certe necessità da sola.
  Alla fine della mattinata grazie alla grande abilità di Duenna avevano già comprato molte cose, inoltre grazie a quella sfacchinata Benio crollò addormentata subito dopo pranzo e poté riposare indisturbata per un paio d'ore, poiché la tata, soddisfatta, aveva deciso che avrebbe dedicato il resto delle giornata alle faccende domestiche e che avrebbero ripreso la loro difficile missione il mattino dopo... Così quando si risvegliò, anche se aveva dormito scomodamente sui tatami della sua stanza Benio si sentì abbastanza bene...
Pochi minuti dopo bussò alla sua stanza Duenna, che poi si affacciò aprendo appena i fusuma: "Bene, vi siete svegliata, signorina Benio? Ranmaru è venuto a trovarvi..."
"Grazie, Duenna, lo raggiungo subito in giardino!"
Uscita Duenna il sorriso di circostanza che Benio aveva fatto alla sua tata si smorzò: come avrebbe reagito Ranmaru a quella notizia? Il suo migliore amico a cui non molto tempo prima non aveva potuto non confidare il suo immenso dolore per aver dovuto cedere Shinobu ad un'altra... Perché, diceva lui, lei non era certo il tipo da dimenticare tanto facilmente il ragazzo di cui si era innamorata... Quindi non avrebbe mai potuto, di punto in bianco, innamorarsi dell'ultimo arrivato sostituendo con lui il suo sottotenente...
Era sempre stato così fra Benio e Ranmaru, lei non era mai riuscita a vedere più in là del suo naso, ma lui, forse soltanto perché si conoscevano fin da bambini e forse anche per ciò che aveva sempre provato nei suoi confronti, spesso riusciva a leggerle dentro con un solo sguardo... Ranmaru era sempre stato esile e delicato, quando erano bambini lei lo faceva spesso piangere ed anche quando erano cresciuti lui non era mai riuscito ad avere la meglio su di lei non potendo mai imporsi nelle discussioni, eppure questa sua incredibile capacità intuitiva mentre da un lato faceva sentire Benio serena e protetta dall'altro la intimidiva, perché in fondo sapeva che a dispetto dalle apparenze caratterialmente era lui il più forte e lo ammirava molto da questo punto di vista... Benio temeva sinceramente il giudizio di Ranmaru, forse anche perché sapeva che anche in questo caso lui avrebbe avuto ragione...
Avrebbe voluto con tutte le sue forze ritardare al massimo il momento in cui gli avrebbe annunciato la novità, ma essendo per lei importante averlo accanto quel giorno avrebbe dovuto comunque avvisarlo quanto prima, così sospirò per darsi coraggio ed uscì dalla stanza, pronta a quel duro confronto.



Nota dell'autrice: questo capitolo è ancora introduttivo e corto, ma la storia sta decollando pian piano, un po' di pazienza...
Per chi non lo sapesse, i fusuma sono i pannelli scorrevoli che separano le stanze delle case tradizionali giapponesi, come quella in cui vive la famiglia Hanamura.

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Capitolo 3
*** Duro confronto ***


Una volta stabilito di togliersi subito il peso di dare la notizia del suo prossimo matrimonio a Ranmaru, Benio uscì in giardino, cercando di apparire il più possibile felice, come avrebbe dovuto essere nella sua situazione... Insomma, anche se avesse sposato Shinobu sarebbe stato giustificato un po’ di nervosismo, no?
Dopo aver esitato ancora un attimo per acquisire sicurezza si avvicinò a Ranmaru: "Ciao, Ranmaru, è sempre bello rivederti... Una volta venivi qui molto più spesso, mentre ora è diventato un evento raro, sei troppo preso dalle tue ammiratrici? E non negarlo, lo so che hai un fan club in piena regola!!!" Rise, ma lui non fece altrettanto, al che lei si rese conto di avere davvero esagerato, così aveva senz'altro ottenuto l'effetto contrario a ciò che voleva! Arrossì violentemente essendosi resa conto di quanto fosse stata particolarmente stupida la sua frase di esordio in quella circostanza...
Ma Ranmaru non rispose affatto alla battutaccia: "Sono stato molto impegnato per via del mio ultimo spettacolo, ma finalmente le rappresentazioni sono finite e per un po’ potrò ridurre le esercitazioni. Avrò solo le lezioni della scuola di kabuki a cui pensare..."
"Capisco... So che quest'ultimo spettacolo ha avuto grande successo, congratulazioni, ormai sei diventato proprio un grande attore come sognavi!"
"Sì, in effetti non posso lamentarmi."
"Già, sono molto fortunata ad essere la tua migliore amica! Senti, non potresti farmi qualche autografo? Così potrei venderlo e ricavarci tantissimi soldi!!!"
"Stupida, stupida, cosa sto combinando? Sono un disastro, vorrei prendermi a schiaffi!" pensò Benio fra sé e si voltò dall'altra parte, chiudendosi per qualche minuto in un imbarazzantissimo silenzio, che fu Ranmaru a rompere:
"Ti ho cercata stamattina, ma tuo padre mi ha detto che eri in giro con Duenna..."
Lei trasalendo annuì: "Lui... ti ha detto anche che..."
"... che ti sposi col tuo redattore capo. Sì, l’ho saputo, quindi puoi anche smetterla con questa commedia, lo sai che non puoi fingere con me!”
“Fingere con te? E perché dovrei?”
“Dimmelo tu… Si vede lontano un miglio che stai sulle spine, semplicemente perché sai bene che questa cosa non sta né in cielo né in terra… E ti senti in colpa, se non verso il sottotenente Ijuin che ha preferito quella duchessa a te, verso te stessa... Non dirmi che ami il signor Aoe, perché non potrei mai crederci.”
“Credici invece! Tosei è un uomo meraviglioso, ha fatto tanto per me dopo la scomparsa di Shinobu, e certo non solo perché mi ha dato lavoro nonostante fossi un donna... Lui ha dimostrato di amarmi ancora più di quanto mi amasse il mio fidanzato che ora, come hai detto tu, ha preferito restare con quella duchessa … Lo sai cosa ha fatto? La settimana scorsa ha annunciato la chiusura della Jodansha… Tosei rinuncerà al suo grande sogno di diventare giornalista soltanto per me! E’ stata la condizione posta da sua madre per riscattare l’ipoteca sul castello Ijuin… Guardami pure negli occhi, non batto le ciglia, quindi non mento!”
Ranmaru sorrise amaramente: “Certo che non menti, non hai detto che lo ami, ma che gli sei riconoscente… Il giornalismo per Tosei è parte di lui, come il teatro per me, posso immaginare quanto gli costi una simile rinuncia … Un po’ l’ho sperimentato, quando ti ho raggiunta al castello travestito da donna… Ero felice di starti accanto, ma più passava il tempo e più sentivo che mi mancava qualcosa di molto importante… E te ne accorgesti anche tu, del resto… Per questo mi rimandasti a casa, perché non rinunciassi al mio sogno di sempre, anche perché sapevi che anche se avessi apprezzato di avermi vicino per aiutarti non per questo avresti ricambiato il mio amore, dato che avresti amato sempre e solo il sottotenente…”
“E’ una situazione diversa! Allora credevo che Shinobu fosse morto, e rimpiangevo profondamente di non avergli mai confessato i miei veri sentimenti… Oltre al fatto che tu sei sempre stato come un fratello per me, non ho mai  potuto vederti in modo diverso… Ora invece che so che  Shinobu è vivo ma non torna da me soltanto perché non lo vuole nonostante io gli abbia detto tutto… beh, capirai che non mi sento più in dovere di restare legata al suo ricordo, ti pare? Perché mai dovrei fare la vedova senza nemmeno essermi sposata se lui è diventato tanto facilmente il maritino affettuoso di un’altra donna ignorando il suo impegno nei miei riguardi?”
“Perché… tu ami ancora Shinobu, semplice! Non si ama soltanto quando si ha la certezza di essere contraccambiati… Anzi, spesso si ha la certezza di non avere alcuna speranza, eppure non si riesce a cancellare certi sentimenti dal cuore per molto, molto tempo… forse… per sempre…” in quel momento il tono e l’espressione di Ranmaru mostrarono fin troppo evidentemente che lui parlava a ragion veduta, cosicché nemmeno Benio non aveva potuto non notarlo, sentendosi davvero triste all’idea di averlo ferito così profondamente quando, ormai molto tempo prima, gli aveva preferito il sottotenente.
“Ranmaru, io…”
“Ti prego, Benio, non commettere un errore di cui pentirai per tutta la vita! Se hai chiesto a Tosei di salvare il castello degli Ijuin non lo hai certo fatto per te stessa… Sì, ti sei affezionata molto ai conti come a due veri nonni, ma loro non sono più la tua famiglia e sai bene che Shinobu saprebbe comunque come cavarsela per non far mancare loro tutto il necessario per una vita decorosa, non finirebbero certo per strada… In fondo la sua carriera militare ha fatto un notevole salto avanti, no? Ma la verità è che tu pensi a Shinobu, non vuoi creargli altri problemi, dato che è già molto difficile per lui badare a Larissa, malata com’è… Ora ti atteggi a fidanzata tradita da un donnaiolo, ma in realtà non è cambiato nulla rispetto a quando mi confessasti piangendo quanto ti costava lasciare gli Ijuin ma che non potevi fare altrimenti, anche per rispetto del senso di gratitudine di Shinobu nei confronti di colei che lo aveva salvato… Ed ora anche tu ti sei legata ad un altro per gratitudine… Insomma, dovreste rendervene conto entrambi, la gratitudine non è amore!”
Ecco, aveva compreso esattamente la situazione, come al solito… Benio aveva ascoltato per un po’ in silenzio Ranmaru come se fosse stata la sua coscienza a parlare, ma si rendeva conto di aver sentito fin troppo, qualche altra parola e sarebbe crollata tutta la convinzione che aveva messo nel fare la proposta a Tosei subito dopo il suo annuncio… e questo non sarebbe stato affatto giusto.
“Adesso basta, smettila, sei sempre il solito… ma quando crescerai? Una volta per tutte, quando vuoi deciderti a vivere nella realtà? La vita è ben diversa dalle storie sdolcinate del teatro, sai?” gli disse con tono seccato, volendo in realtà supplicarlo di smetterla di rigirare il coltello nella piaga. 
“Vuoi che la smetta perché ho colto nel segno, non è così?”
“No, è solo che mi sono stancata di sentire sciocchezze! Senti, Ranmaru, domani mi attende una giornata faticosa, devo scegliere il mio abito da sposa… Perciò scusami, ma…”
“L’abito da sposa… Non dovresti essere felice all’idea? Mi spiace, ma non dai l’impressione di essere tanto felice…”
“Lo sono eccome, ma tu saresti felice mentre ti assillano con delle storie assurde impedendoti di goderti i preparativi del tuo matrimonio?” il suo tono si addolcì “Voglio darti un consiglio, Ranmaru: smettila di pensare a me e cerca un’ altra ragazza che possa apprezzarti come meriti! Non sarà difficile, se davvero lo vorrai presto accadrà… Guardandoti intorno ti innamorerai di una brava ragazza che saprà ricambiare i tuoi sentimenti, vi sposerete e sarete felici insieme come non è stato possibile per me e Shinobu… Ed allora spero che tu non sia già diventato così importante da dimenticare di invitarmi al tuo matrimonio, perché ci terrei moltissimo ad esserci… Ci vediamo presto, ti porterò l’invito… Ciao!”
Alla fine Benio riuscì persino a sorridergli. Si voltò e fece per rientrare in casa, sentendosi finalmente un po’ più sollevata, ma subito Ranmaru reagì, bloccandola disperatamente per un polso: “Non puoi liquidarmi facendo la mammina, Benio… non attacca più…” esitò “ti scongiuro, rifletti bene su ciò che fai, è la tua vita che è in gioco!” 
“Lasciami, mi fai male!” rispose lei senza cercare di voltarsi o di divincolarsi, dopo essere rimasta muta e come paralizzata per qualche istante. La sua voce era tremante, nell’ impossibile tentativo di trattenere le lacrime.
Al che Ranmaru la mollò di colpo, mortificato. In effetti quel polso gli era parso improvvisamente così sottile ed anche la stessa Benio, soprattutto vista di spalle, gli sembrava ora tanto fragile e minuta… Infatti ormai lei doveva per forza alzare il viso per poterlo guardare in faccia.
“Scusami, ti prego, non volevo…” 
Lei annuì, continuando a dargli le spalle per nascondere le lacrime.
Ranmaru fece per abbracciarla, ma lei lo respinse: “Sto bene, cosa credi?” aggiunse, con tono nuovamente seccato, lasciandolo di sasso: “O forse devo pensare che te la sia presa tanto solo perché avresti voluto che avessi scelto te invece di Tosei?”
Questo era troppo: “Non dici sul serio…”
Stavolta Benio non rispose, dopo essersi asciugata frettolosamente le lacrime si voltò e lo fissò per un attimo, con aria di sfida. Quindi corse in casa e richiuse la porta.



Nota dell'autrice:
Da questo capitolo la storia inizia a prendere una piega leggermente diversa da quella del manga. 
Nelle mie fanfictions cerco sempre di far sì che le personalità dei personaggi siano quanto più fedeli a quelle originali, ma in questo caso creare qualche minima differenza mi è parsa d'obbligo, a partire appunto da Ranmaru... In realtà io ho sempre pensato che dietro la sua apparenza piagnucolosa dell'anime lui nascondesse più forza (non fisica, certo!) di quanto si possa credere, sia perché ha sostenuto in maniera efficace la sua amata Benio in più occasioni (a partire da quando le viene data la tragica notizia della morte di Shinobu), sia perché anche leggendo il manga io ho avuto questa impressione in una scena inedita in TV (in cui lei gli confida il vero motivo per cui lascia che Shinobu resti con Larissa che invece nasconde a tutti gli altri) e lui si dimostra molto più adulto e maturo, com'era normale, dato che anche lui era cresciuto... Purtroppo però nell'ultimo volume l'autrice lo fa un po' regredire alla sua personalità iniziale quando viene a sapere del matrimonio di Benio e Tosei, e per quanto io ami la Yamato quella scena non solo non mi è piaciuta affatto, ma l'ho ritenuta del tutto incoerente rispetto a quanto mostrato poco prima... Perciò l'ho riscritta come l'avrei preferita io, spero che vi piaccia!

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Capitolo 4
*** Ti resterò sempre accanto ***


Shinobu stava passeggiando nervosamente per il salone del castello Ijuin quando finalmente vide il dottor Yamada scendere la grande scalinata seguito da Kisaragi.
“Allora, dottore, come sta?”
“Anche stavolta ha superato la crisi… le ho prescritto un’altra medicina che l’aiuterà a riprendersi più rapidamente, ho dato tutte le istruzioni alla signora Kisaragi”
“Davvero? Vi ringrazio moltissimo, dottore!” la tensione di Shinobu si sciolse di colpo.
Il dottore però smorzò subito il suo entusiasmo: “Sì, per ora possiamo tirare un sospiro di sollievo, è vero, ma…” si incupì ancora di più “voglio essere sincero con voi, signor Ijuin, ne sta avendo un po’ troppi di questi attacchi ultimamente, sono molto preoccupato, la malattia della signora sta peggiorando: non basta che si riposi, deve evitare di agitarsi, nel modo più assoluto!!! Se non per guarire almeno per… Purtroppo non vuole ricoverarsi in ospedale, dove avrebbe a continua disposizione le cure più appropriate, ma dobbiamo rispettare la sua volontà. Insomma, non è detto, ma… preparatevi al peggio… In ogni caso per qualsiasi cosa chiamatemi, sono sempre a vostra disposizione”
Il dottor Yamada lo salutò con un cenno del capo e si congedò, raccomandandosi ancora con Kisaragi di attenersi scrupolosamente alle sue disposizioni prima di andarsene a casa. Shinobu invece salì in camera per dare uno sguardo a Larissa… solo qualche minuto, senza svegliarla, come gli aveva intimato la governante…  Poi se ne sarebbe occupata lei, lo aveva rassicurato, lui era fin troppo provato, dato che finora quando lei era stata male era rimasto sempre lui a vegliarla, anche perché gli altri abitanti del castello ancora non l’ accettavano del tutto: la contessa era garbata con lei, ma giusto per l’indispensabile buona educazione a cui era stata sempre abituata fin da piccola e per la sua indole dolce, inoltre le faceva pena quella ragazza così giovane destinata ad una sorte così triste e dopotutto grazie a lei il suo Shinobu era tornato sano e salvo; tuttavia ogni volta che la guardava non poteva fare a meno di rimpiangere Benio, e non solo perché era la nipote del suo perduto amore… Il conte Ijuin si limitava a salutarla quando la vedeva, ma la sopportava giusto per il senso di riconoscenza, tanto importante per un samurai come lui, che purtroppo anche lui le doveva, e perché aveva promesso di accoglierla in casa col nipote proprio a Benio, che continuava ad amare come una vera nipote… Quanto a Shingo, lui non le rivolgeva nemmeno la parola, anzi, quando era possibile la evitava del tutto, gli dava fastidio solo vedere quella donna che pur avendolo salvato era diventata l’unico ma insormontabile ostacolo rimasto alla felicità del suo migliore amico e della sua fidanzata a cui pure si era affezionato tantissimo… Anche Kisaragi finora aveva cercato di farsi i fatti suoi, ma anche perché quella crisi era stata ben più grave delle altre aveva ceduto ed aveva deciso di sforzarsi il più possibile per sostenere anche così il suo adorato giovin signore…
Dopo tante sofferenze Larissa dormiva di nuovo profondamente. Shinobu rimase impressionato da come la sua pelle candida fosse ancora più bianca, tanto quasi da eguagliare il cuscino e le lenzuola… Il suo bel viso era terribilmente sciupato, con gli zigomi che stavano diventando sporgenti e le evidenti occhiaie risultato del pochissimo tempo in cui riusciva a riposare; Kisaragi le aveva già cambiato la federa che si era impregnata di sangue come pure la camicia da notte, ma una piccola traccia le era rimasta ad un angolo della bocca. Larissa… era per causa sua che ora lui non poteva coronare il suo sogno d’amore con la sua adorata Benio… se solo non ci fosse stata con lui al suo ritorno in Giappone avrebbe potuto correre dalla sua fidanzata, si sarebbero sposati (e non solo per far piacere ai nonni) e sarebbero stati felici per sempre... Quante volte Shinobu aveva sognato quel momento, dormendo o anche fantasticando nei pochi momenti di respiro che la terribile guerra che era stato costretto a combattere gli aveva concesso, dato che col tempo aveva finito con l’innamorarsi a tal punto della ragazza destinatagli dalla nonna da non poter fare a meno di pensare a lei! Le cose però erano andate del tutto diversamente… Quando era atterrato col dirigibile la sua Benio era davvero lì ad aspettarlo, con quella nuova pettinatura, forse un po’ bizzarra, che mai lui avrebbe immaginato lei si fosse fatta apposta per dimostrare a tutti il suo amore e la sua eterna fedeltà nei suoi confronti, ma che comunque le si addiceva davvero e le stava molto bene… e quello sguardo che già da solo tradiva i profondi sentimenti che ormai anche lei provava per lui… quanto avrebbe voluto in quel momento stringerla forte fra le braccia e non lasciarla più, ma non aveva potuto farlo! E poi quell’ altra volta, quando lei lo credeva ancora Sasha Michailov… si era potuto concedere solo un disperato abbraccio di qualche istante, dopo di che aveva dovuto fare sforzi sovrumani per non gridarle tutta la verità… Quell’ autocontrollo di cui Shinobu era sempre stato capace grazie all’educazione militare che aveva ricevuto in quella circostanza gli era costato una sofferenza davvero atroce, ed i pochi momenti felici che aveva vissuto con la sua Benio divenivano sempre più lontani… Tuttavia si era ormai rassegnato, non avrebbe potuto fare altrimenti: come avrebbe potuto abbandonare, tanto meno  nel momento più difficile, la donna che gli aveva salvato la vita? Benio aveva sofferto tanto per lui, vero, ma sembrava molto allegra quando passeggiava col suo affascinante capo redattore e poi aveva tante persone che le volevano bene; inoltre era una ragazza forte, di carattere, che avrebbe saputo riprendere in mano la sua vita ed andare avanti con forza… la sua piccola guerriera, la sua haikarasan, ce l’ avrebbe fatta di sicuro! Larissa invece era sola, in un paese straniero, dopo essere stata forzatamente strappata alla famiglia ed al marito che amava, ed a causa della situazione russa non aveva più un posto dove tornare… Inoltre era debole, malata… Ma grazie a lui lei aveva almeno l’illusione di aver ritrovato il suo Sasha, come avrebbe potuto toglierle quella minima possibilità di poter provare almeno un po’ di felicità? Lei lo aveva salvato da morte sicura e lo aveva accudito fino alla sua completa guarigione, perciò ora le doveva davvero tanto…
Avvicinatosi silenziosamente al letto, le ripulì la bocca dal sangue col fazzoletto pulito poggiato sul comodino e le accarezzò delicatamente la guancia: “Non aver paura, Larissa, io non ti lascerò mai sola…” le sussurrò piano “Ti resterò sempre accanto…”
Quindi Shinobu uscì dalla stanza e vi entrò Kisaragi, che avrebbe assistito Larissa per la notte, mentre lui si diresse verso la sua camera. Prima che potesse entrarvi, però, la porta accanto alla sua si aprì e si affacciò in corridoio Shingo, ex capo dei banditi della montagna in Manciuria anche detto Lupo, ora disoccupato dopo lo scioglimento della banda e, per iniziativa di Benio, inquilino fisso di casa Ijuin.
“Mi spiace, Onijima, ti ho svegliato! Vedi, Larissa ha avuto un altro attacco ed abbiamo chiamato il dottor Yamada...”
Shingo sospirò: “Capisco… Tranquillo, sottotenente, è ovvio che con tutta quella confusione non avrei mai potuto continuare a dormire... Ero sveglio da un po’, ma come sai non mi piace vedere quanta pena continui a darti per quella donna che comunque ti ha ingannato per così tanto tempo, così ho preferito non uscire, scusami…” vide l’espressione rattristata dell’amico alle sue parole “Comunque come sta adesso la duchessa?”
“Ha superato anche questa crisi, però continua a peggiorare giorno dopo giorno… Mi sento così impotente, lei mi ha salvato la vita ed io non posso salvare lei, posso aiutarla ben poco…”
“Non dire sciocchezze, sottotenente, un sacrificio grande come quello che fai mi sembra fin troppo! Sei un uomo, non puoi fare miracoli, e la malattia di Larissa è davvero terribile: ho visto situazioni come la sua in passato, anche peggiori, ti ho raccontato della mia povera Yukino…”
Il tono di Shingo quando parlava di Larissa era sempre alquanto freddo: Shingo era fatto così, non sapeva fingere, nemmeno per nascondere un’antipatia profonda che sapeva bene avrebbe fatto molto dispiacere ad un amico, e Shinobu questo lo sapeva bene, così aveva ormai smesso di controbattere ogni volta che Shingo diceva qualcosa di negativo sulla sua salvatrice, limitandosi al massimo a sospirare e rattristarsi in silenzio, reazione che ebbe anche in questo caso, anche se non poteva non ammirare Lupo per la sua schiettezza…
“Testardo che non sei altro…” pensava Shingo “se solo avessi avuto io la fortuna di essere amato fino a questo punto da una ragazza non avrei consentito a niente ed a nessuno di separarci…” Lui aveva avuto diverse donne in passato, anche bellissime, ma con nessuna vi era stato nulla di importante, anzi, spesso si era trattato di avventure di una notte, anche perché per il suo carattere e la sua situazione non aveva mai nemmeno  cercato nulla di diverso;  dopo aver avuto modo di conoscere la storia di Shinobu e Benio aveva iniziato a pensarla diversamente ed a sognare, nel profondo del suo cuore, di poter vivere anche lui un amore vero, ma adesso che quella storia era finita in quel modo drammatico, proprio quando la felicità sembrava tanto vicina da poterla quasi toccare, Shingo provava una certa rabbia. Anche se sapeva quanto il suo sottotenente era fermo nel rispettare i suoi principi e soprattutto riguardo onore e riconoscenza, e quindi lo stimava sempre moltissimo, continuava a sperare che prima o poi anche un tipo tutto d’un pezzo come lui si lasciasse andare a qualche gesto impulsivo, anche a costo di essere egoista: non poteva eternamente pensare esclusivamente agli altri, anche lui aveva il diritto di essere felice! Ma gli aveva detto tante e tante di quelle volte in poco tempo di smettere di fare il surrogato del duca Michailov e di tornare dalla sua Benio che quasi non si contavano più ed era stato sempre  inutile: in lui non aveva intravisto la minima esitazione, anche quando gli aveva fatto notare che così decideva anche della vita di Benio, la quale, alla fine lui glielo aveva confessato, una volta aveva tentato addirittura il suicidio per il dolore della sua perdita.
“Adesso è diverso…” gli aveva risposto Shinobu “Comunque se proprio non vuoi approvarmi ti prego di non intrometterti in questa storia. D’altra parte se lei mi ha amato fino a questo punto, quando saprà che io invece di tornare da lei sono rimasto con un’altra mi odierà e volterà pagina!”
  Era stupefacente l’aria decisa che aveva sempre il suo sottotenente, ma lui, che aveva avuto occasione di stare in compagnia di Benio solo per pochissimo tempo, era certissimo del fatto che il suo amore per il fidanzato era così profondo e saldo che non avrebbe mai voltato pagina... Ed anche per Shinobu sarebbe stato così, stare con Larissa sarebbe stata solo una lunga tortura, che sembrava certo un prezzo molto alto da pagare per essere sopravvissuto alla guerra!
    Dopo tanti vani tentativi di persuasione ultimamente Shingo si era impegnato per non tormentare più Shinobu non intromettendosi, ma quella sera notò che l’ amico aveva un’ espressione diversa, sembrava che qualcos’altro lo tormentasse… Ma durò un attimo, e prima che potesse chiederglielo Shinobu gli augurò la buonanotte sorridendo come al solito e si ritirò nella sua stanza. Un sorriso che si cancellò dal viso del sottotenente appena si fu richiuso la porta alle spalle, sostituito da un’espressione disgustata, un profondo disgusto per se stesso, per aver pensato, anche se per un solo istante, a cosa avrebbe fatto una volta che Larissa fosse morta, una cosa che pareva nemmeno troppo lontana, a dire del dottor Yamada… Allora sarebbe stato di nuovo libero di tornare da Benio, e forse lei sarebbe stata ancora libera! Mostruoso… Shinobu si vergognò profondamente e nonostante Kisaragi si fosse preoccupata di farlo finalmente riposare mise parecchio tempo per addormentarsi… Era certissimo che in ogni caso mai avrebbe potuto smettere di amare Benio, ma non per questo avrebbe dovuto impedire a lei di andare avanti e soprattutto non avrebbe dovuto trovare la felicità a costo della vita della sua benefattrice… Se lei fosse morta e Benio lo avesse voluto ancora lui sarebbe tornato con lei più che volentieri, se Larissa fosse miracolosamente guarita avrebbe potuto pagare completamente il suo debito con lei anche sposandola sul serio, come Shinobu Ijuin… Sarebbe stato come avrebbe voluto il destino, tutto qui; in ogni caso avrebbe potuto finalmente rendere felice qualcuno e questo non era poco.

 


Nota dell’autrice:
Ed ecco il punto di vista di Shinobu! Come ho preannunciato nella mia risposta alla prima recensione, mi sono anticipata nell’aggiornamento avendone avuto la possibilità perché in questo periodo potrei non esserci tanto spesso.
Comunque, dato che la fanfiction è un po’ lunghetta ed alcuni capitoli sono davvero corti, sto tentando di unirne alcuni: questi sono in realtà i capitoli 4 e 5 della prima stesura, ma ho pensato  che con un piccolo cambiamento in una frase potessero essere tranquillamente fusi in un capitolo unico.
Per quanto riguarda Yukino, citata da Shingo, chi non ha letto il manga non può sapere che lei era il primo, castissimo ma grande amore del nostro affascinante Lupo Nero (nonché la protagonista di uno splendido, struggente capitolo extra fuori serie in cui, appunto, Lupo racconta la sua storia).  Quando Shingo era bambino infatti, viveva in casa dello zio (che l’aveva preso in famiglia soltanto perché era figlio della defunta sorella, una geisha) e dalla moglie, che però lo discriminavano moltissimo rispetto ai loro veri figli  e così aveva fatto amicizia con una giovane prostituta, la prima persona a mostrargli sincera simpatia. All’epoca il piccolo Shingo sognava di poter restare accanto a lei, che l’avrebbe portato via con sé quando finalmente il suo grande amore sarebbe tornato da lei come le aveva promesso per riscattarla e sposarla… Ma il suo sogno di avere finalmente una famiglia felice si era infranto di fronte alla spietata realtà: mai scoraggiata dalla lunga attesa, Yukino tornava ogni giorno al valico dove era solita incontrare il suo amore e dove lui le aveva dato appuntamento l’ultima volta che si erano lasciati, ma invano… Finché non si era ammalata di tubercolosi, e, fuggita dai suoi padroni che volevano mandarla in sanatorio (dato che in quelle condizioni non avrebbe potuto fruttare loro nessun guadagno), era tornata ancora una volta al valico, dove il povero Shingo, piccolo ed indifeso com’era allora, non aveva potuto evitare che la sfortunata ragazza si gettasse da un dirupo pur di non farsi riportare indietro dai suoi inseguitori, dopo essersi procurato, nel vano tentativo di proteggere la sua fuga, la terribile ferita che gli avrebbe deturpato per sempre il volto. Dopo questa orribile esperienza Shingo era scappato dal suo villaggio ed era diventato un fuorilegge, commettendo le azioni più spregevoli e chiudendo a tutti il suo cuore: soltanto molti anni dopo l'amicizia di Shinobu aveva compiuto il miracolo, avviando in lui un nuovo cambiamento.

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Capitolo 5
*** Amore ed amicizia ***


“Arrivederci, Ranmaru sensei!”
“A domani, sensei”
Gli allievi della scuola di Kabuki uscirono uno dopo l’altro piuttosto sollevati: la lezione era stata piuttosto lunga e pesante, tanto che addirittura era stato il padre di Ranmaru a ricordare al figlio che sarebbe stato il caso di lasciarli andare a casa, anche perché si era fatto piuttosto tardi rispetto al solito.
“E poi sarei io quello severo… e cosa si dovrebbe dire oggi di te allora?” cercò di sdrammatizzare, ma Ranmaru non rispose, dato che una volta andati via gli allievi si era incupito proprio come a colazione, come se davanti a loro avesse recitato una parte fingendo che tutto fosse normale. La solita situazione, era evidente, Ranmaru aveva un problema che lo assillava, ma non voleva darlo a vedere, di qualsiasi cosa si fosse trattato, lui avrebbe fatto di tutto per risolverlo da solo, senza confidarsi nemmeno con lui. Fujieda sensei era legatissimo a suo figlio oltre ad essere orgoglioso per ciò che era riuscito a realizzare così giovane nel teatro seguendo le sue orme, ma dopo che l’adorata moglie era morta si era abbastanza rinchiuso in se stesso, forse non dando sufficiente sostegno al figlio rimasto orfano molto piccolo, forse anche perché lui somigliava troppo a sua madre e questo gli ravvivava continuamente il dolore per la ferita mai guarita infertagli dalla sua perdita: così era ovvio che Ranmaru gli era sempre molto affezionato, ma nutriva per lui anche una certa soggezione, oltre a tenere moltissimo ai suoi giudizi. Questa situazione che si era creata fra loro a Fujieda sensei  dispiaceva molto, ma da un lato si rendeva conto che un po’ se l’era voluta; perciò, anche se ormai aveva superato la fase peggiore di nostalgia della moglie ed avrebbe voluto cambiare radicalmente le cose, capiva che non era proprio il caso di imporsi troppo con lui.
“Sei strano… sicuro che vada tutto bene?”
“Certo, non preoccuparti… E’ solo che il fatto che le repliche dell’ultimo spettacolo siano finite non vuol dire che le lezioni debbano diventare più leggere… Soprattutto i nuovi allievi hanno davvero molto da imparare e se non approfitto quando sono meno preso dalle prove… Se sono sembrato un tiranno forse inizio a somigliarti più di quanto possa sembrare” rispose Ranmaru accennando un sorriso.
“Sì, forse hai ragione…” rispose il padre. Sospirò e con la scusa di riposare per un po’ si ritirò in casa da solo, sempre sperando che prima o poi sarebbe stato lui a confidarsi.
Ranmaru aprì completamente la porta scorrevole aperta lasciando così rinfrescare di più la grande sala della scuola di kabuki, che era adiacente alla sua casa, e si sedette sulla soglia a riposare, come faceva spesso a fine lezione. E sforzandosi di non pensare a Benio si guardò intorno, sperando magari che arrivasse Piko, l’uccellino che gli si era tanto affezionato, che avrebbe potuto distrarlo un po’ chiedendogli qualcosa da mangiare. Ma appena ebbe distolto lo sguardo dagli alberi e guardato davanti all’ingresso trovò qualcun altro.
“Ciao, Sonoko. Non ti avevo sentita entrare…”
“Ciao, Ranmaru… Allora, come stai?”
“Sto benissimo, e spero che anche tu… ma come mai me lo chiedi?” rispose Ranmaru sorpreso.
“Beh, mi pare ovvio… Ieri quando il nostro fan club è venuto qui eri così giù… troppo per il successo così grande che ha avuto la tua ultima rappresentazione. Tuo padre ti ha addirittura assegnato quella carica a cui aspiravi e invece…”
Ranmaru sorrise “Non ti si può nascondere proprio niente! In effetti è vero, ero così stanco, ma adesso…”
“Adesso non sei migliorato per niente…” rispose lei seria “E non solo perché non ti sei riposato affatto… E’ da un po’ che ti aspetto, di solito finisci la lezione mezz’ora prima rispetto ad oggi… Ed ancora prima dopo una serie di spettacoli!”
“Mi spiace che tu mi abbia aspettato tanto…”
“Non importa… Io sono venuta perché sono preoccupata per te, ma non mi è dispiaciuto affatto assistere ad una parte di una tua lezione, anzi! Solo che vedere come eri insolitamente severo coi ragazzi mi ha fatto capire che il tuo problema non era affatto la stanchezza: anche ieri, quando ti sforzavi di sorridere ma i tuoi occhi erano così tristi… Ranmaru, io lo so bene che quando stai così c’è sempre di mezzo mia cugina!!!”
Ranmaru capì di non poter negare con lei. Non era poi così tanto che si frequentavano assiduamente per via del fan club, ma Sonoko lo aveva già compreso alla perfezione. Era la cugina di Benio, di 3 anni più giovane di lei, ed un po’ infatti fisicamente le somigliava, anche se erano diversi il colore degli occhi e quello dei capelli ed i lineamenti erano più morbidi, più femminili. Inoltre caratterialmente erano molto diverse, lei era così elegante e raffinata… e poi era piuttosto timida, infatti era sempre l’ unica fra le ragazze a non fare troppa confusione attorno a lui, tenendosi un po’ in disparte. Quando però era tornato dal castello Ijuin dove aveva vissuto per mesi sotto le mentite spoglie della cameriera Ranko solo per amore di Benio, aveva avuto modo di accorgersi di lei e di stringere amicizia con lei. Per Ranmaru era stato davvero devastante l’annuncio di Benio che avrebbe amato per sempre il suo rivale anche se morto ed il suo invito a tornarsene a casa perché sarebbe stato inutile continuare a restarle vicino come aveva sempre fatto: aveva fatto le valige in fretta e furia e se n’era tornato a casa col cuore in pezzi, ma poi aveva anche dovuto affrontare parecchie difficoltà con suo padre, per farsi perdonare dopo aver mollato la scuola di kabuki e la compagnia teatrale così di punto in bianco, infatti Fujieda sensei aveva minacciato addirittura di diseredarlo! Così Ranmaru aveva tenuto duro e per dimostrare la sua ferma volontà a non lasciare più il teatro si era esercitato molto di più, trattenendosi anche fino a tardi, per recuperare il tempo perduto. Appena saputo del suo ritorno a casa Sonoko, indipendentemente dal fan club, era andata a trovarlo e lo aveva incoraggiato moltissimo… Ed alla fine lui le aveva anche confidato ciò che era successo, con la sicurezza che di lei poteva fidarsi, non lo avrebbe mai potuto dire alle altre o a nessun altro: insomma, più che una semplice fan come le altre Sonoko era diventata per lui un’amica con cui poteva parlare liberamente, ed infatti anche questa volta le confidò ogni cosa.
“Ah, mia cugina non cambierà mai, nonostante le apparenze è fin troppo altruista e farebbe qualsiasi cosa per quelli a cui vuole bene! Il sottotenente l’ha pure mollata per un altra e lei sacrifica così la sua intera esistenza per lui… E’ ovvio che non può amare Tosei, hai ragione, ma certamente non avrebbe dovuto parlarti in quel modo, non lo meriti!” commentò Sonoko.
“Beh, in ogni caso non la importunerò più, se Benio ha deciso di rovinarsi la vita a tutti i costi non mi intrometterò più, testarda com’è otterrei solo l’effetto opposto! Anche se forse è stata un po’ colpa mia, ho insistito troppo con lei…”
“La giustifichi ancora? No, non è possibile! Ranmaru, anche se è una ragazza di natura generosa, Benio non ha scusanti, tu parlavi solo per il suo bene e lei... No, che viva tutta la vita con un uomo che non ama, sono fatti suoi! Ormai tu non hai più il dovere di preoccupartene!” il suo tono era davvero risentito.
Lui la fissava alquanto sconcertato, senza parlare. Lei subito si calmò e tacque anche lei per qualche istante, per poi chiedergli, a bruciapelo:
“Ranmaru, non è che davvero tu… insomma, la ami ancora?”
“Ma che dici?” Ranmaru si infastidì nel sentirsi ripetere ancora quella domanda, prima Benio, sentitasi messa alle strette, ma ora anche lei… Però quando la guardò negli occhi notò una profonda tristezza.
“Sonoko… no, non è possibile che…”
“Sono sempre una tua fan, no? Ti pare davvero così assurdo?” Sonoko accennò un lieve sorriso, per un attimo, prima di sentire le guance bruciare... Non sapeva mascherare l’imbarazzo, ovviamente. Tuttavia raccolse tutto il suo coraggio. “Sì, è così… io ti amo! E non solo come una fan può ammirare un personaggio famoso del teatro o altro… Sono sempre stata innamorata di te!!!” 
Forse per la prima volta in vita sua Ranmaru era tanto scioccato da essere divenuto incapace di spiccicar parola.
Sonoko sospirò tristemente: “Scusami, sono proprio una stupida… Tu sei già troppo turbato per conto tuo ed io… Non farci caso, ti prego… Come Benio non riesce a smettere di amare Shinobu non vedo perché tu dovresti smettere di amare lei, dopo così tanti anni, poi… Per questo non ho mai nemmeno provato a confessarti i miei sentimenti limitandomi ad essere una semplice fan ed a starti vicino come tale… Ma anche se fosse così non dovresti fartene una colpa ed io non voglio per questo perdere la tua amicizia… Perciò io adesso me ne vado, ci vediamo al matrimonio, ed intanto tu dimentica ciò che ti ho detto…”
Il nodo che aveva in gola da troppo tempo stava irrimediabilmente per sciogliersi, e non voleva che lui la vedesse piangere, non era certo andata lì per quel motivo.  Ma appena si fu voltata per andarsene Ranmaru riuscì a risponderle.
“No, aspetta… scusami tu, lo stupido sono io…” le disse dolcemente.
Lei ormai non riusciva più a trattenere le lacrime, il suo tentativo di contenersi era miseramente fallito. Faceva così tanta tenerezza che lui non poté non abbracciarla per consolarla.
“Stupido tu… ma che dici…” quando si fu calmata un po’ Sonoko si liberò dall’ abbraccio.  
“Certo… Sono stato sempre così preso da Benio che non mi sono mai accorto di nulla… dimostrando la mia sensibilità solo con lei, e confidando ogni cosa proprio a te… Deve essere stata una tortura ascoltarmi ogni volta!”
“Un po’ sì, ma… ho sempre potuto comprendere la tua sofferenza perché era la stessa che provavo io…”
“Mi spiace così tanto Sonoko… comunque no, io non amo più Benio, mi sono del tutto rassegnato ad essere solo un amico per lei… Ero certo che lei avrebbe sposato Shinobu, con lui ho lottato inutilmente per conquistarla ed ho ceduto soltanto perché avevo capito che lui l’amava davvero e l’avrebbe resa felice. Ora però questo nuovo arrivato… Il signor Aoe sarà pure una brava persona, ma lei non lo ama, perciò soffrirà standogli accanto per sempre… Anche se… forse è vero che ora che mi sono reso conto che il mio sacrificio è stato comunque inutile… Insomma, è stato un po’ come rivivere il dolore che provai quando lei mi impose di lasciare casa Ijuin, se non peggio… Non riesco a spiegartelo bene, anche perché mi sento così confuso… Ed ora non so proprio cosa… ” abbassò e deviò lo sguardo, sinceramente mortificato.
“Non preoccuparti per me… Come ti dicevo, non devi assumerti la colpa di nulla e tanto meno pretendo una qualche tua particolare reazione immediata, lo so bene di averti scioccato! Nemmeno io prevedevo di confessarti i miei sentimenti, ma adesso che l’ho fatto mi sento molto meglio!” gli sorrise “ Stai tranquillo, sia riguardo me che riguardo Benio… sono certa che si è subito pentita di quello che ti ha detto… e sicuramente me ne parlerà appena andrò da lei a casa sua, ma se avesse deciso di chiudere con te non gliela farei passare liscia! Beh, ora devo proprio andare, o si farà troppo tardi … Ciao, ci vediamo presto!”
Quindi senza lasciare a Ranmaru il tempo di dirle altro, Sonoko corse fuori. Appena in tempo prima di mettersi a piangere di nuovo senza che lui potesse vederla.
 
I giorni successivi passarono veloci. Ranmaru continuava ad impegnarsi moltissimo nelle lezioni alla scuola di kabuki, il che lo aiutava a non lambiccarsi troppo il cervello, fra Benio che stava per fare qualcosa che lui non riusciva proprio ad approvare e Sonoko con quella sua scioccante rivelazione di cui, gli aveva detto, non avrebbe dovuto preoccuparsi  (facile a dirsi, ma non certo a farsi!);  Benio, dal canto suo, aveva seguito Duenna quasi come un automa, aveva completato velocissimamente le ultime spese ed aveva scelto pure l’abito da sposa, solo che era stato necessario qualche ritocco da parte di una sarta, per cui avrebbe dovuto ritirarlo a breve; ed intanto aveva anche avuto un paio di spiacevoli incontri con la futura suocera per definire alcuni dettagli per il matrimonio e per la sua futura vita da signora Aoe, nel corso dei quali si era resa conto senza il minimo dubbio che questa l’avrebbe obbligata a seguire rigorosamente le sue regole ed avrebbe stabilito così per ogni aspetto il suo stile di vita nella loro famiglia, a costo di insegnarle tutto personalmente. Fortunatamente stava tornando dall’ultimo di quegli incontri, ora non l’avrebbe più vista fino alla cerimonia, le restavano ben due settimane di respiro!!! Prima di doverla sopportare per sempre, dato che lei e Tosei avrebbero vissuto nella stessa casa di lei e del marito… No, non doveva assolutamente pensarci, almeno in quegli ultimi giorni di libertà della sua vita!
Eppure stavolta era davvero impossibile non pensarci, era stato davvero troppo brutto… Era andata da lei per ritirare alcuni degli inviti per le nozze, quelli che avrebbe dovuto distribuire ai suoi parenti ed amici, ma era arrivata un po’ prima dell’appuntamento con la signora Aoe. La cameriera, che l’aveva riconosciuta come la fidanzata del signor Tosei l’aveva fatta entrare in casa senza annunciarla alla signora, che stava parlando con due amiche, che stavano andando via. Aspettandola fuori, però, aveva sentito per caso che la sua futura suocera si stava proprio lamentando di lei, dicendo che si sentiva male a dover avere una nuora così rozza, così volgare e poco adatta a suo figlio! Il suo primo impulso era stato quello di irrompere nella stanza secondo il suo stile e dire a quelle nobili signore tutto ciò avrebbero meritato mandando all’aria il matrimonio, ma poi si era trattenuta in tempo, pensando che ciò sarebbe stato esattamente ciò che avrebbe voluto la signora Aoe e che, anche  se magari per lei questo sarebbe stata una liberazione, Tosei ne avrebbe sofferto moltissimo e non lo meritava… Oltre al fatto che avrebbe ulteriormente inasprito i rapporti del fidanzato con la madre, già così tesi, ancora di più dopo essere stato costretto da lei a rinunciare al giornalismo… Così aveva inghiottito il rospo ed aveva fatto finta di niente, così come la signora Aoe aveva fatto con lei una volta che le amiche erano andate via: le aveva fatto un sorriso molto forzato, ma dai suoi occhi traspariva tutto il suo disprezzo… E non aveva detto nulla nemmeno a suo padre, al suo ritorno a casa, anche lui avrebbe sofferto inutilmente e magari avrebbe potuto pure fraintendere e pensar male anche dello stesso Tosei!
Pensando soprattutto al bene di Tosei, per il quale aveva preso la sua sofferta decisione, ed al fatto che almeno suo padre era una persona buona, gentile e per niente prevenuto nei confronti di una ragazza di classe sociale inferiore (ed infatti a differenza della moglie l’aveva accolta in casa con sincero affetto), Benio era subito rinchiusa in camera e si era messa a scrivere i nomi degli invitati sui bigliettini. Un lavoro breve, che lei però svolse con inutile e quasi maniacale pignoleria impiegandoci ore, fino a notte fonda… Poi a cose fatte prese fra le dita il bigliettino che avrebbe dovuto dare a Ranmaru, a cui non aveva ancora avuto il coraggio di parlare per scusarsi per l’ultima volta, e le riaffiorarono le lacrime… il suo migliore amico le mancava tantissimo e pensò che forse ciò che gli aveva detto per disperazione pentendosene immediatamente era stato dettato anche da ciò che aveva pensato lei per un attimo nel profondo del suo cuore… non che si fosse improvvisamente resa conto di amarlo, ovvio, ma che se avesse scelto lui invece di Tosei sarebbe stato un marito ancora più comprensivo e dolce, quanto non avrebbe potuto essere nessun altro soprattutto con una ragazza come lei, e non sarebbe mai stata disprezzata così dalla sua famiglia. E pensò che se un giorno le avesse davvero annunciato di essersi innamorato di un’altra lei pur essendo felice per lui avrebbe invidiato moltissimo la nuova arrivata che avrebbe preso il suo posto nel suo cuore e si sarebbe anche sentita un po’ gelosa… No, almeno con Ranmaru non poteva lasciare le cose come stavano al momento, doveva rimediare e subito, senza rischiare di perderlo anche come amico, sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto il giorno seguente! Una volta certa di quella decisione si rasserenò un po’, si asciugò gli occhi e se ne andò a letto.
 
L’indomani Benio si alzò presto e fece i suoi allenamenti, scaricando così molta della tensione accumulata, come al solito… Tuttavia ogni tanto sbirciava nella casa accanto, ma non si sentiva nulla, dopotutto erano appena le 6 del mattino... Si allenò per oltre 1 ora, quindi corse in casa a rinfrescarsi ed uscì subito di nuovo senza farsi sentire, dopo aver mangiato al volo alcuni dolcetti rimasti dal giorno prima di quelli che Duenna aveva preparato appositamente perché li portasse ai suoceri quando fosse andata da loro a ritirare gli inviti. Saltò, come non faceva da molto, la staccionata di confine e si trovò nel giardino della scuola di kabuki, dove si mise ad aspettare in silenzio, in attesa che Ranmaru si decidesse ad aprire la porta prima che i suoi allievi arrivassero… Inizialmente intravide Fujieda sensei, ma prontamente si nascose dietro ad un albero di pesco, non le andava di dare troppe spiegazioni e poi un po’ lui faceva soggezione anche a lei. Finalmente dopo che ebbe atteso per circa mezz’ora anche Ranmaru si decise ad affacciarsi… Aveva delle briciole di pane ed appena fu uscito comparve l’uccellino Piko, che subito gli volò sulla mano, dato che, come ogni mattina, non aspettava altro. Mentre Piko divorava letteralmente la sua solita colazione Ranmaru prese a guardarsi distrattamente intorno e vide Benio sotto il pesco.
Fu sorpreso, ma non lo diede molto a vedere: “Buongiorno, Benio” le disse, senza troppo entusiasmo, e volse nuovamente lo sguardo verso l’uccellino.
“Ciao,Ranmaru, io… ti aspettavo…” rispose Benio un po’ delusa da quella accoglienza, ma del resto avrebbe dovuto aspettarselo, dopo come lo aveva trattato avrebbe meritato di peggio, magari di essere sbattuta fuori.
“Bene… Non restare lì, vieni…”
Benio timidamente si avvicinò e si sedette accanto a lui. Al che il povero Piko, che ricordava bene la sua unica, spiacevole esperienza con quella terribile ragazza, pensò bene di allontanarsi subito su un albero a distanza di sicurezza, e Ranmaru si scrollò di mano i pochi residui di briciole che lui aveva lasciato.
“Se volevi dirmi qualcosa parla pure, fra poco arriveranno i ragazzi, non ho molto tempo, scusami…”  
“Sì, certo, il fatto è che… volevo scusarmi per l’ultima volta, sono stata davvero odiosa con te, non lo meritavi!”
“Non importa, davvero… ti ho fatto troppe pressioni, ma dopotutto non devi dare conto a me di chi vuoi sposare. E’ solo che mi sembrava tutto troppo assurdo, tutto qui… Ma non avrei dovuto farlo, non ti dirò più nulla in proposito… Se dici che ti va bene così va bene anche per me, cerca davvero di essere felice…” rispose Ranmaru, del tutto sincero, ma senza troppa convinzione sull’ultimo punto. Le sorrise leggermente.
“Ti ringrazio molto, ora mi sento molto meglio…” rispose Benio; tirò fuori una busta dal kimono, poi esitò “Questo…” si sentì di nuovo in forte imbarazzo.
“E’ il mio invito per il matrimonio, vero?” le facilitò il compito Ranmaru.
Lei annuì senza parlare e gli porse la busta, lui la prese e l’aprì.
“E’ di un gusto molto raffinato, si vede che entrerai a far parte di una famiglia nobile…”
“Infatti li ha scelti mia suocera…” precisò Benio deviando un po’ lo sguardo.
“Lei non ti piace molto, immagino… E magari anche a lei tu...”
“In effetti… Ma non mi importa di mia suocera, è mio marito che conta!” 
“Più che giusto… Va bene, Benio, verrò senz’altro, non preoccuparti! Non potrò mai approvare la tua decisione, ma resterò sempre tuo amico, perciò se davvero mi vuoi accanto in un giorno comunque così importante per te non mi tirerò certo indietro!”
Benio commossa lo abbracciò forte: “Grazie, Ranmaru, sono molto felice, avevo tanta paura di aver rovinato per sempre la nostra amicizia… grazie, sarai sempre il mio migliore amico!”
Poi però sentendo gli allievi della scuola di kabuki che stavano arrivando si scansò di colpo e corse via, sparendo di nuovo al di là della palizzata.
Ranmaru notò che un lembo del suo kimono era bagnato, sicuramente di lacrime…
“E’ vero, non devi dare conto a me di chi sposerai, Benio…” pensò fra sé “Ma come tuo migliore amico è mio dovere fare tutto il possibile per impedire che tu ti condanni così all’infelicità…” 
Si alzò ed iniziò la lezione. 



Note dell'autrice:
Questa parte è molto incentrata su Ranmaru, ma fidatevi, anche se lui è il mio personaggio preferito non avrà più spazio degli altri!
Comunque anche qui ho apportato una grossa modifica, si tratta di Sonoko, che è anche il personaggio a cui si ispira il nick che uso nella maggior parte dei forum che frequento.
Nel manga Sonoko appare solo in un capitolo extra, che serve a mostrare quale sorte avrà Ranmaru dopo la conclusione della serie regolare. Lui continua a fare l’attore e pian piano si accorge di questa ragazza, che è una delle ragazze iscritte al suo fan club: è carina, ma molto timida, non aveva mai fatto nulla per mettersi in mostra, lui la nota per la sua sensibilità e la vede come uno spirito a lui affine; i due si frequentano al di fuori del fan club, lui se ne innamora seriamente, ma avrà molte difficoltà a farsi accettare dalla famiglia di lei, in quanto il fratello maggiore di Sonoko, Muso, che l’ha cresciuta dopo la morte prematura dei loro genitori, non lo considera adatto come marito della sorella. Determinato a non rinunciare alla sua amata, Ranmaru è disposto a tutto pur di farsi accettare da Muso, anche a sottoporsi ai suoi massacranti allenamenti per rafforzare il suo fisico (in effetti è un po’ mingherlino!); purtroppo però ci si mette anche suo padre, anche lui apparso solo in questo capitolo extra, che lo metterà a dura prova, anche perché si avvicina uno spettacolo importante e lui per via dei suoi problemi sentimentali trascura un po’ le sue esercitazioni nel kabuki… Insomma, la storia è corta, ma complessa, perciò cambiare qualcosa era d’obbligo! Perciò approfittando della somiglianza grafica fra Benio e Sonoko, ho reso quest’ultima sua cugina più giovane (di 3 anni, dunque ha 2 anni in meno di Ranmaru, dato che lui ha 1 anno meno di Benio), cosicché, essendo Ranmaru un amico d’infanzia di Benio, non sembri strano che lui la conosca già, anche se il loro rapporto potrebbe essere, nelle vicende precedenti, assai marginale, per potersi poi approfondire nella fanfiction. Lei resta sua fan come nella serie regolare, ed anche nella mia versione lo ama, anche se ovviamente gli sviluppi, per forza di cose, ne risulteranno modificati.
Ho colto l’occasione per approfondire un po’ anche Fujieda sensei (nome generico che ho dato al padre di Ranmaru, che nel manga viene chiamato da lui papà e dagli allievi solo “maestro”, ovvero sensei, o “signore” e del quale perciò ignoriamo il nome): nel manga lo prenderei a sberle per come tratta quel suo povero figlio ignorando cosa stia passando anche senza che ci si metta lui ad infierire; qui ho voluto giustificare in qualche modo il suo odioso comportamento, anche se qui non arriva a tanto perché quel capitolo non esiste, nel modo più plausibile. Che cosa combina? Come potrei spiegarvi, avete presente Arthur Jang dell’anime Tommy la stella dei Giants? Purtroppo temo di no, è un anime troppo datato e trascurato dalle nostre TV locali, ma renderebbe bene l’idea… Altrimenti potreste pensare a Chigusa Tsukikage di Glass no kamen: fondete Arthur e Chigusa ed avrete Fujieda sensei… Beh, no, poveretto, non è un tale mostro, anche se però si avvicina!
Un’ultima cosa, Piko è un uccellino che compare nel manga, che vive nel giardino della casa di Ranmaru. Nella sua unica apparizione la povera bestiola ha la disgrazia che una sua cacca finisca in proprio sulla testa di Benio, che si trovava sotto l’albero su cui era posato… Al che Benio, infuriata, lo insegue con sguardo assatanato manifestando l’intenzione di divorarlo così vivo e crudo com’era, spaventandolo a morte (il poverino scappava zampettando, perché per la paura si era dimenticato di poter volare, una scena comicissima!).
Ed ora la finisco qui, o questa nota diventerà anche più lunga del capitolo… arrivederci al prossimo aggiornamento! 

 

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Capitolo 6
*** Risoluto ***


“Larissa, sarà meglio rientrare, per oggi ti sei stancata abbastanza…”
“Ma che dici, Shinobu, mi sento così bene… Restiamo ancora un po’, ti prego!”
Shinobu sorrise. Anche quella domenica, come ogni suo giorno libero, le dedicava tutto il suo tempo, accompagnandola a passeggio, anche se soltanto nell’enorme giardino del castello Ijuin, essendo lei troppo delicata per uscire in strada. Dopo quell’ultima crisi Shinobu aveva davvero temuto il peggio,  ma negli ultimissimi tempi, anche grazie alle dolci attenzioni che lui le rivolgeva sempre quando stava a casa, Larissa sembrava quasi miracolosamente molto migliorata: il suo volto era sempre smagrito, ma un seppur lieve colorito le era apparso sulle guance e lei era spesso sorridente; quel giorno se ne stavano all’aperto addirittura fin dalla mattina ed essendo una splendida giornata Larissa aveva persino convinto Shinobu a non rientrare per pranzo ed a fare un picnic sotto gli alberi, al riparo del caldissimo sole di agosto. Appunto, erano fuori da molto ed il dottor Yamada era stato chiaro: lei non avrebbe mai dovuto stancarsi troppo, in nessun caso.
“Mi spiace, ma devo insistere… Devi riposare, ti sei alzata così presto oggi ed il dottore è stato chiaro, se vuoi riprenderti del tutto devi seguire alla lettera le sue raccomandazioni!” replicò Shinobu con falsa severità “Coraggio, fai la brava… Anche a me è piaciuto molto pranzare qui fuori… Ti sembrerà assurdo, ma in tanti anni perché troppo preso dalle buone maniere non l’avevo mai fatto!”
Larissa sospirò: “Le buone maniere… l’etichetta… Una volta anche per me erano importanti, ma ora niente mi sembra più insulso…” commentò malinconica, ma poi si fermò avendo notato che Shinobu aveva colto al volo la tristezza immensa del suo commento. “Scusami, non voglio farti preoccupare, torniamo a casa…” e docilmente prese il suo braccio, dirigendosi con lui al castello.
Venne loro incontro sulla soglia Kisaragi: “Finalmente siete tornati, giovin signore! La signora deve prendere la medicina e riposare! E poi… ci sono visite… Il signor Fujieda…”
Shinobu rimase molto sorpreso: “Cosa? Ranmaru è qui?”
“Eh? Sì, è proprio lui, il famoso attore del teatro kabuki Ranmaru Fujieda, ma… come lo conoscete, giovin signore? In effetti anch’io… non so come mai, ma ho avuto l’impressione di averlo visto già da vicino, di avergli parlato… Strano, vero?” rise imbarazzata all’idea di non poter spiegare il suo comportamento, non potendo immaginare di avere ragione, avendo conosciuto davvero Ranmaru, anche se sotto le mentite spoglie di una cameriera! Ma di questo non avrebbe mai potuto avere la certezza, anche perché come avrebbe potuto ricollegare tanto facilmente le situazioni, dopo diversi anni?
“Mica tanto strano se siete anche voi una sua ammiratrice, signora Kisaragi!” le sorrise al solito modo Shinobu, il quale sapeva benissimo che Kisaragi non si interessava di teatro né di qualsiasi altra cosa che considerava una frivolezza, ed infatti più che prenderla in giro voleva soprattutto rassicurarsi che la sua antiquata ma sveglissima governante non arrivasse davvero a spiegarsi la sua strana sensazione “Comunque sono subito da lui, ti ringrazio!”
Shinobu andò subito nel salottino dove Ranmaru lo aspettava su invito di Kisaragi e Larissa aveva ottenuto la concessione di accompagnarlo, soltanto per salutarlo un attimo, avendolo già visto durante il catastrofico spettacolo nella residenza del conte Tanukikoji.
Ranmaru passeggiava nervosamente per la stanza, essendo ormai lì ad aspettare Shinobu da almeno mezz’ora, ma si fermò appena lo sentì arrivare, voltandosi verso di lui.
“Ciao, Ranmaru, che sorpresa vederti qui! Quanto tempo è passato, sei cambiato moltissimo dall’ultima volta, sei molto più alto e…” Shinobu lo salutò allegramente, ma subito notò la sua espressione cupa e le parole gli si bloccarono.
“Ciao… Beh, sì, è logico in fondo… Sono passati più di tre anni…” il suo fu un sorriso di circostanza, appena accennato “ Del resto anche per te molte cose sono cambiate…” ed il suo sguardo non poté non volgersi verso Larissa, a cui rivolse un cenno di saluto.
Shinobu iniziò a sentire un certo imbarazzo, perché cominciò a capire: “Sì, è vero… A proposito Ranmaru, tu hai conosciuto già Larissa, vero?”
“Ma sì, certo che lo conosco, Shinobu!” intervenne Larissa entusiasta, del tutto ignara della situazione “Signor Fujieda, lo spettacolo era bellissimo, sono rimasta incantata dalla vostra interpretazione, anche se allora conoscevo molto meno di adesso delle usanze e delle tradizioni giapponesi! E’ stato un vero peccato che quel piccolo incidente abbia rovinato tutto…”
“Vi ringrazio molto duchessa, siete troppo gentile…” le rispose Ranmaru, un po’ intenerito da quell’ atteggiamento che mai si sarebbe aspettato da una donna che considerava solo un’approfittatrice che aveva rovinato la felicità della sua cara Benio.
“Ranmaru…” intervenne Shinobu “immagino che tu non sia qui soltanto per una visita di cortesia, ho indovinato?”
I due si scambiarono un lungo sguardo molto eloquente.
“In effetti… sì, Shinobu, io volevo parlarti di una cosa molto importante... da solo…”
Al che Larissa, che aveva pure scorto l'espressione estremamente seria che aveva assunto Ranmaru,iniziò anche lei a comprendere meglio la situazione, intuendo che effettivamente Benio, in occasione della festa di benvenuto che si era tenuta in onore suo e di Shinobu (che all’epoca era ancora in preda all’amnesia ed era convinto di essere il suo vero marito), si era introdotta nel castello di Tanukikoji soltanto grazie alla compagnia teatrale, che l’aveva inserita nello spettacolo come comparsa. Dunque non era del tutto assurdo pensare che anche in questo caso c’entrasse in qualche modo lei. Anche perché a queste parole di Ranmaru Shinobu la invitò a ritirarsi per riposare, con la scusa che era proprio arrivata l’ora di prendere la medicina.
“Vi chiedo scusa…” le disse Ranmaru
“Ma vi pare… Inizio ad essere davvero stanca, sarà meglio che vada a riposare!” sdrammatizzò  Larissa, che in realtà si stava preoccupando sul serio, sperando con tutte le sue forze che le sue fossero solo assurde paranoie.
Così raggiunse Kisaragi in cucina, lasciando Ranmaru e Shinobu da soli.
 
“Allora, Ranmaru, di quale cosa importante devi parlarmi?”
Ranmaru per tutta risposta estrasse una busta dalla tasca della giacca e la porse senza troppo garbo a Shinobu, che perplesso la prese.
“Non capisco… un invito per te a…” ma visto che Ranmaru continuava a restare in silenzio capì di dover aprire e leggere e lo fece, anche se con una certa difficoltà, dato che iniziavano a tremargli le mani, iniziando ad intuire qualcosa.
“Benio e Tosei… il primo settembre…” riuscì appena a mormorare appena respirò nuovamente dopo che ebbe letto i nomi degli sposi. Staccò lo sguardo dal nome di Benio scritto nero su bianco accanto a quello di un altro e guardò Ranmaru, ma ciò peggiorò le cose, tanto che gli mancò all’improvviso la forza dalle mani e l’invito gli cadde a terra.
Shinobu si rese conto che si stava agitando, tradendo ciò che non avrebbe voluto far capire, data la sua decisione di tagliare del tutto i ponti col suo passato di promesso sposo della figlia degli Hanamura, così seppur a fatica si ricompose rapidamente, anche se lo sguardo gli cadeva sempre sull’invito “Una notizia sconvolgente, non c’è che dire, ma mi pare logico, dato che Benio era la mia fidanzata… Comunque mi aspettavo che prima o poi quei due si sarebbero sposati, vanno così d’accordo! Perciò se Benio si trova tanto bene con Tosei questa è senz’altro un’ottima cosa per lei, che finalmente volterà pagina ed inizierà una nuova vita… Le auguro ogni felicità!” commentò.
Con sgomento Ranmaru, nel riprendersi l’invito che Shinobu gli porgeva, constatò che lui sorrideva come al suo solito. Sembrava un po’ scosso, certo, ma riusciva tranquillamente a sorridere. Era assurdo che davvero non gli importasse quasi più nulla di Benio… o forse tutto quell’autocontrollo avrebbe potuto essere  il frutto della sua rigida educazione militare, ma la sua reazione era in ogni caso odiosa.
“Le auguro ogni felicità… Non hai altro da dire???” commentò, mentre rimetteva l'invito in una tasca della giacca.
“Che altro dovrei dire? Io ormai sto con Larissa e rimarrò per sempre con lei, qualunque cosa accada! Così anche Benio può fare ciò che le pare, non deve rendere conto a me delle sue decisioni… Questo matrimonio è l’ennesima dimostrazione che il nostro fidanzamento è finito da tempo…”
Pazzesco, davvero pazzesco… si manteneva ancora calmo!!! Ranmaru scosse la testa, contrariato: “E’ incredibile… in più di tre anni non sei cambiato per niente!” commentò amaramente “Sì, sei sempre il solito, Shinobu, se davvero pensi quello che hai appena detto vuol dire che non vuoi proprio saperne di comprendere Benio… la tua fidanzata che ti ha amato e continua ad amarti con tutto il cuore, anche se tu l’hai mollata per un’altra donna… Certo, conosci le buone maniere, sai comportarti in modo gentile ed educato e non perdi mai le staffe, in modo da dare una buona impressione nell’alta società in cui sei nato e cresciuto… Reciti bene la tua parte, ma dietro la maschera sei una persona molto fredda!”
“Ma che dici?”
“Niente di più di quello che hai capito…” continuò Ranmaru “Ma forse sbaglio a parlarti così, perché la tua situazione è ancora più triste: tu non sei freddo, è solo che sei talmente abituato ad obbedire i tuoi superiori da bravo soldato che hai i paraocchi e non riesci proprio a capire le cose davvero importanti… Hai già ricevuto la lettera della banca, vero?”
“La lettera? Intendi…”
“Sì, quella in cui ti viene comunicato che è stato saldato il debito della famiglia Ijuin e che quindi non c’è più l’ipoteca…”
“Sì, mi è arrivata, ma… tu che ne sai? E cosa c’entra adesso?”
“C’entra, dato che la banca in questione era la banca Aoe, no? Quella del padre di Tosei… Rifletti bene: vieni a sapere di non avere più debiti con la banca Aoe e poco dopo Benio sposa il suo futuro proprietario… Possibile che tu non abbia capito come siano andate le cose? E’ stata Benio a chiedere aiuto a Tosei perché cancellasse il tuo debito!!! A quanto pare per accontentarla Tosei deve aver accettato grossi compromessi, e Benio per riconoscenza ha deciso di sposarlo… Shinobu, tu non puoi permettere che si sacrifichi per te fino a questo punto! Anche tu la ami, anche se cerchi di sembrare indifferente si vede che la notizia del suo matrimonio con Tosei ti ha turbato, perciò…”
Ranmaru si sentì un po’ più sollevato vedendo l’interesse che gli aveva suscitato, ma Shinobu spense subito il suo rinnovato entusiasmo: “Perciò niente… come ti ho detto, resterò con Larissa… non l’abbandonerò mai, lei mi ha salvato la vita ed è innamorata di me! Ora quindi sta a me aiutarla…”
“Nessuno ti dice di abbandonarla… E’ giusto che ti prenda cura di lei, ora che sta male… Però non è affatto giusto che tu lo faccia in questo modo! Così otterrai solo di rovinarti la vita per sempre accanto ad una donna che non ami e soprattutto per questa tua decisione hai fatto sì che anche Benio rimanesse intrappolata in una relazione senza amore… E poi non credere di fare il meglio per Larissa: col tempo mostrerai sempre più insofferenza nei suoi confronti e se lei non ha già capito tutto lo capirà presto… Pensi che ne sarà felice?”
“Adesso piantala!” Shinobu iniziava a spazientirsi, ma riprese di nuovo la calma “Perché non dovrei essermi innamorato di Larissa? Nemmeno tu sei cambiato granché, confondi sempre il mondo fantastico del teatro e la vita reale! I sentimenti possono cambiare… Io mi sono fidanzato con Benio solo per la nonna, ma poi me ne sono innamorato… Ed anche ora, con Larissa… Insomma, lei è molto bella e non solo questo…”
“Non posso crederci… Allora sei freddo sul serio! So bene che i sentimenti possono cambiare, ma la vostra situazione è diversa! Ami Benio o no, una cosa è certa, hai comunque deciso di dimostrare la tua gratitudine alla duchessa anche a costo di ferire lei… Ma alla gratitudine nei confronti di Benio hai mai pensato? Tu non puoi sapere cosa ha passato in questi anni in cui tu sei stato lontano… Nonostante tutti le dicessero che non eravate ancora sposati e che sarebbe perciò stata libera di rifarsi una vita Benio si ostinava a rimanere in casa Ijuin come se fosse stata già tua moglie, prendendosi cura della casa e dei tuoi nonni, che non erano certo abituati alla vita modesta a cui li hanno costretti i troppi debiti! Ha abbandonato la scuola, ha lavorato come un uomo per mantenere la tua famiglia e non si è interessata mai a nessun altro perché non ha mai smesso di sperare che tu tornassi da lei... e tu cosa le dai in cambio? Le dici arrivederci e grazie?”
“Non è così! So di dovere molto di più a Benio, ma cerca di capirmi…”
“Mi spiace, non ci riesco proprio… Accidenti, come ho potuto essere così stupido?”
“Ranmaru?”
“Sì, stupido…” a Ranmaru ora tremava la voce dalla rabbia “ Ho rinunciato a Benio per te, non solo perché mi ero reso conto che lei ti amava, ma soprattutto perché ero convinto che tu la ricambiassi e saresti stato in grado di renderla felice! Non sai quanto mi sia costato, dato che  l’amavo fin da quando eravamo bambini e per me esisteva soltanto lei! Ma per lei avrei fatto qualsiasi cosa, anche questo… E dopo… mi ci è voluto parecchio tempo per rassegnarmi del tutto… Ma cosa ti racconto, tu non puoi capire... Me ne vado, scusa per il disturbo e tornatene pure dalla tua bella duchessa!!!”
Ranmaru si alzò e si voltò per andare via, al che  Shinobu si alzò a sua volta ed istintivamente  gli mise una mano su una spalla per fermarlo; lui si fermò, ma immediatamente si scrollò con stizza quella mano di dosso.
“Ranmaru, ti prego…” Shinobu cercò di rabbonirlo, ma voltatosi Ranmaru lo fulminò con lo sguardo.
“Mi preghi di cosa? Non c’è altro da dire!!! Sei un vigliacco, tutto qui… un vigliacco che non sa fare altro che farsi trascinare passivamente dagli eventi… Perciò se sarai infelice con la duchessa non potrai biasimare altri che te stesso, che ora non sei abbastanza uomo per fare ciò che sarebbe giusto fare!”
“Ah, sì? E cosa dovrei fare secondo te?”
“Impedire questo matrimonio, ovvio… riprenderti Benio e renderla felice quanto merita… come devi a lei ed a te stesso!”
“Impedire il matrimonio, la fai facile…”
“Niente è facile… Però…. a Benio basterebbe una tua sola parola per tornare subito da te, il suo unico amore! E’ questa la cosa più importante, alle difficoltà che vi si potranno porre davanti tu potrai trovare più facilmente un rimedio in seguito! Purtroppo però ti conosco fin troppo bene per sapere che non hai una personalità abbastanza forte per accettare di affrontarle… Se non hai l’approvazione di tutti tu non prendi iniziative… Sai che ti dico? Forse Tosei sarà davvero un marito migliore per Benio e probabilmente rinunciando a lei le hai evitato di sprecare la sua vita accanto ad uno smidollato…”
Shinobu ascoltava Ranmaru quasi incredulo. Non lo aveva mai visto così duro e fuori di sé, ma sentiva di meritare quel trattamento e teneva il capo chino, senza riuscire a ribattere quasi per nulla.
“Ora devo proprio andare, tanto ti ho detto tutto quello che dovevo dirti. Addio, Shinobu” concluse Ranmaru, e lo lasciò solo.
 
Shinobu rimase per un po’ immobile in piedi al centro della stanza, sconcertato. Se ne stava lì in piedi, incapace di muoversi, con mille pensieri che gli frullavano per la testa, a fissare la porta da cui Ranmaru era da poco uscito come una furia. Per due o tre volte chiuse disperatamente gli occhi, sperando di aver sognato e di risvegliarsi di nuovo nel suo letto, ma sempre con lo stesso spiacevole risultato, quello di constatare che quella spiacevole conversazione era avvenuta davvero. Quando Benio avrebbe sposato Tosei lui avrebbe perso completamente ogni speranza di riaverla, questo era logico, ma il modo in cui Ranmaru gli aveva sbattuto tutto direttamente in faccia senza troppi complimenti era stato davvero terribile per lui, molto peggio che trovarsi in battaglia, dove paradossalmente si trovava molto più a suo agio… proprio come un bravo soldato, come lui lo aveva definito. Del resto Ranmaru era fatto così, al contrario di lui che si faceva tanti problemi ad esprimersi, molto probabilmente proprio perché si preoccupava troppo di dare una buona impressione agli altri, anche a costo di non prendere troppe iniziative.
“Magari tu penserai che io non ti abbia mai preso sul serio come rivale, Ranmaru, ma non è così, tutt’altro…” rifletté fra sé “Nel profondo del mio cuore ho sempre invidiato la tua sensibilità nei confronti di Benio e la tua sincerità, la tua spontaneità nell’agire in base a ciò che ritieni giusto! E se non fossi stato così leale nei miei confronti per tutto il tempo in cui sono stato lontano probabilmente lei non sarebbe rimasta ad aspettare me fino ad ora…”
Sfiancato com’era si era lasciato cadere seduto sul sofà e non aveva ancora trovato la forza di rialzarsi per ritirarsi nella sua stanza quando lo raggiunse Shingo. L’arrivo dell’amico riportò Shinobu alla realtà e lui si voltò un attimo verso di lui, ma subito dopo riprese a fissare il vuoto.
“Sottotenente… che è successo e chi è quel ragazzo?”
Fiaccamente Shinobu lo guardò e rispose: “Ah, certo, tu hai vissuto tanto tempo in Manciuria e comunque non ti interessi di certe cose… Lui è Ranmaru Fujieda, un attore molto popolare del teatro kabuki… Anche se in realtà io lo conosco benissimo da anni perché anni fa, all’epoca in cui Benio venne a vivere al castello come mia fidanzata, era il mio rivale in amore…”
“Anche lui innamorato di Benio? Accidenti, la tua fidanzata è una vera rubacuori! Del resto anch’io…” non finì la frase, dato che dirgli che anche lui era rimasto colpito da lei quando l’aveva conosciuta in Manciuria gli sembrava ora del tutto fuori luogo “Insomma, volevo dire che è normale, lei è una ragazza straordinaria… ed è logico che fra te ed il tuo rivale non corra buon sangue… prima stavate discutendo piuttosto animatamente…”
“Non è esattamente così, ho conosciuto Ranmaru come mio rivale in amore, ma poi siamo diventati anche amici: lui è un gran bravo ragazzo, molto sincero e leale… E’ venuto qui per avvisarmi del fatto che Benio sta per sposare il suo redattore capo, il signor Aoe…”
Shingo non potè credere alle sue orecchie: “Benio si sposa???”
“Sì, il primo settembre, nel quartiere Koishikawa…”
“Il primo settembre… fra pochi giorni, è stata una decisione improvvisa… Beh, comunque… Andrai subito da lei?”
Shinobu guardò esterrefatto Shingo, che gli proponeva quella cosa come se fosse stata la più logica e naturale di questo mondo: “Perché mai dovrei andare da lei?”
“Per impedire questa sciocchezza, no? Se vuoi ti accompagno, ma sarebbe meglio se andassi da solo… Ranmaru è venuto qui per avvisarti, fortunatamente… Per ora sono solo fidanzati, non è accaduto nulla di irreparabile: vedrai, appena le chiederai di tornare da te Benio lascerà subito il signor Aoe e tornerà tutto come prima!” disse Shingo, contento per la possibilità di rivedere il suo migliore amico di nuovo felice. Era infatti sicuro che una notizia del genere avrebbe finalmente posto Shinobu di fronte ad un ultimatum che l’avrebbe costretto a darsi una mossa e prendere una decisione. Passando poco prima davanti alla porta della stanza li aveva sentiti discutere, ma era normale, data la situazione. Ranmaru, essendo amico sia suo che di Benio, alla fine doveva averlo certamente convinto, anche se aveva dovuto faticare, come si poteva immaginare dall’espressione che aveva quando lo aveva poi incrociato in giardino. Niente di più sbagliato.
“No, non andrò da Benio, né subito né mai!” lo freddò Shinobu.
Shingo fu sconvolto: “Come sarebbe a dire che non ci andrai né subito né mai??? Non dirai sul serio?!? Ti rendi conto della situazione? Se Benio sposerà quell’uomo tu la perderai per sempre!!!”
“Onijima, ti prego, è inutile che insisti! Non c’è nulla che io possa fare ormai, Benio l’ho già persa da tempo, da quando sono diventato il duca Sasha Mikailov… Shinobu Ijuin ormai è vivo solo di nome, di fatto sono il marito di Larissa… La mia vita è accanto a lei, ormai…”
La voce di Shinobu era ferma, lui lo guardava dritto negli occhi, come chi è certo del fatto suo… Shingo non poteva crederci e non riuscì ad ascoltare oltre: “BASTA!!! SMETTILA DI DIRE IDIOZIE!!!”
“Calmati, Onijima!”
“CALMARMI? E COME POSSO? DOVREI PERMETTERE AL MIO MIGLIORE AMICO DI ROVINARSI INUTILMENTE LA VITA? NON LO FARO’ MAI!”
“Dovrai farlo, invece… Ha provato anche Ranmaru a convincermi, ma non è servito: la mia decisione è definitiva, e dovrete accettarla tutti, lo devo alla donna che mi ha salvato la vita! Ed anche Benio si sente in debito con Tosei, non lo lascerà così facilmente, ne sono certo… Lei ha intercesso con me presso la banca Aoe, ed io…” minacciosamente Shingo lo afferrò per il colletto della camicia, ma dato che Shinobu non si mostrò minimamente intimidito glielo lasciò subito.
 “Ha intercesso presso la banca Aoe? Allora questo vuol dire che ha accettato Tosei per gratitudine? Ed ha sconvolto così la sua vita solo per amor tuo… Lo vedi quanto ti ama? Non puoi permettere che vada fino in fondo!!!” il tono di Shingo era quasi supplichevole adesso, anche perché provava un’infinita tenerezza per quella ragazza tanto stravagante quanto sensibile ed altruista che aveva presto imparato ad apprezzare quando era ancora un bandito in Manciuria “Non devi abbandonare Larissa, certo, ma puoi starle accanto come amico, anzi, come cognato, dato che era la moglie del tuo defunto fratellastro… Lei fa comunque parte della tua famiglia! Ed a proposito della tua famiglia, non ti interessa più nemmeno il grande sogno di tua nonna?”
“ La nonna ha accettato la situazione ormai. E comunque se ancora non mi ha capito capirà… Non c’è più nulla da fare, il mio destino è questo. Ed ora scusami, voglio andare a vedere se Larissa ha bisogno di qualcosa. Anche se spero che si stia riposando un po’, oggi si è strapazzata troppo…”
Si avviò verso la porta, ma Shingo gli si parò davanti, impedendogli di uscire.
“Onijima, lasciami passare, sono stanco… Ho già sopportato le accuse di Ranmaru, e non è poco, sai? Quando ci si mette d’impegno le sue parole sono peggiori delle pugnalate…”
“Non ho ascoltato cosa ti abbia detto di preciso, ma evidentemente Ranmaru è stato fin troppo tenero con te… Ma in questi casi la gentilezza non aiuta, è controproducente… io però non sono come lui, non me ne andrò tanto facilmente: ti cancellerò queste idee assurde ad ogni costo!!!”
Shinobu tornò a sedersi sul sofà e sospirò: “Ti ho detto di lasciarmi passare… tutti quanti mi avete stancato, voglio che mi lasciate in pace!”
“Non posso farlo, mi spiace. E non solo per te… Io mi sono affezionato molto a Benio, è una ragazza eccezionale, e merita di essere felice dopo aver sofferto tanto… Tu non stai decidendo solo della tua vita! Evidentemente ti avevo sopravvalutato, sottotenente...”
“Questo sicuramente” Shinobu sorrise amaramente “Come ha detto Ranmaru, forse Benio non ha fatto poi un cattivo affare fidanzandosi con Tosei… Perciò puoi stare tranquillo anche per lei!”
Shingo si sentiva davvero spiazzato dalla passività che stava dimostrando il suo sottotenente. Eppure lui non sembrava così, il suo atteggiamento era stato così diverso in guerra, quando il loro gruppo era stato abbandonato dai commilitoni in Siberia!!! Se non fosse stato per Shinobu non solo lui, ma probabilmente tutti loro sarebbero morti, uccisi dai russi o dal freddo o dai lupi. Aveva dimostrato non solo un’estrema capacità a livello strettamente militare, ma anche un coraggio ed un’abilità strategica non certo da tutti… Dov’erano tutte queste sue doti adesso in colui che a pochissimi anni di distanza appariva come un uomo stanco ed in balìa degli eventi, così abbandonato senza forze sul sofà?
“Va bene, ora sono io quello che si è stancato! Cos’è questo atteggiamento vergognoso? Smettila di fare la vittima, alzati da lì…” prese a tirarlo su per i polsi “ALZATI!!!” ma lui si liberò facilmente e seccamente dalla sua presa.
“LASCIAMI IN PACE, HO DETT…” non poté finire la frase che Shingo lo strattonò obbligandolo ad alzarsi e gli mollò un pugno in faccia.
Shinobu ricadde sul sofà e sentì in bocca il sapore dolciastro del sangue: “Ho capito…” stavolta si rialzò subito e ricambiò il favore all’amico, che sbandò leggermente, ma rimase in piedi “Se vuoi esprimerti con questo linguaggio io non mi tirerò certo indietro, lo sai bene, ci sei già passato…”
“Molto bene…”
In pochi attimi i due furono a terra, a darsele di santa ragione, e né l’uno né l’altro sembrava intenzionato a cedere.
“SEI UNO STUPIDO! DOPO TANTO TEMPO HAI DI NUOVO L’OCCASIONE DI ESSERE FELICE E LA SPRECHI COSI’?”
“NON SONO AFFARI TUOI LE OCCASIONI CHE SPRECO! SE CI TIENI TANTO FERMALA TU BENIO E CERCA DI CONVINCERLA A SPOSARE TE!”
“CHE SCIOCCHEZZA! LEI AMA TE, NON ME! E PER ME LEI E’ SOLO UN’ AMICA!”
E discutendo animatamente continuavano a pestarsi, finché improvvisamente arrivò Kisaragi: “SANTO CIELO!!! GIOVIN SIGNORE, SIGNOR ONIJIMA, CHE STATE FACENDO? DOVRESTE VERGOGNARVI, NON E’ CERTO IL MOMENTO DI COMPORTARSI COME DUE SELVAGGI IN QUESTA CASA ONORATA! Comunque… signorino Shinobu, dovete venire subito di là, la signora Larissa ha un altro attacco!”
A quelle parole Shinobu si staccò da Shingo e si alzò immediatamente: “Arrivo subito, Kisaragi!” e corse fuori con lei.
Shingo, rimasto solo, scagliò un paio di pugni contro il pavimento: “ACCIDENTI A TE, COCCIUTO CHE NON SEI ALTRO!!!” quindi si rialzò e si andò a richiudere in camera sbattendo la porta. 




Note dell'autrice:
Ed ecco tornare in scena Shinobu, che per questo ed il prossimo capitolo sarà messo molto in risalto… e con lui la forte risolutezza (o dovremmo definirla cocciutaggine?) che dimostra nella sua decisione di restare accanto a Larissa, nonostante i sentimenti che ancora prova per Benio e nonostante i tentativi di Ranmaru e di Shingo di farlo desistere!!!
Inutile ribadire che nel manga le cose si sono svolte molto diversamente, ma occorre comunque che io dia un’altra piccola spiegazione per chi non conosce la vera storia, precisamente a proposito del rapporto fra Shinobu e Larissa: durante una dura battaglia contro i russi Shinobu era stato gravemente ferito e, anche a causa della neve, i suoi soldati lo avevano perso di vista, credendolo morto. Invece lui era stato salvato e curato da Larissa, che era in fuga con la suocera e col marito Sasha perché era in atto la rivoluzione russa ed i nobili come loro erano costretti a fuggire per salvare la propria vita. In quel periodo Larissa era in crisi con Sasha in quanto era convinta che il marito, che amava scherzare con le altre ragazze anche dopo le loro nozze, non l’amasse per niente; si era poi resa conto del suo grave errore soltanto quando, appunto in quella occasione, Sasha aveva sacrificato la sua vita per salvare lei e sua madre, attirando su di sé l’attenzione dei loro inseguitori… troppo tardi per un reciproco chiarimento e per poter essere finalmente felici, e questo Larissa non se lo sarebbe mai perdonato!!! Poi aveva perso di vista anche la suocera e vagando fra la neve si era imbattuta in Shinobu privo di sensi: ovviamente aveva subito notato la sua impressionante somiglianza con Sasha (in quanto Shinobu è il suo fratellastro, dunque la suocera di Larissa altri non era che la madre di Shinobu!), così oltre a curarlo aveva approfittato della sua amnesia totale per fargli credere di essere il suo Sasha, e dato il suo debito di riconoscenza verso colei che gli aveva comunque salvato la vita e che intanto si era ammalata di tubercolosi, Shinobu aveva deciso di restarle accanto anche quando, una volta riacquistata la memoria, aveva scoperto il suo inganno.
Una decisione difficile da accettare per diverse persone, ed infatti è finita come abbiamo appena letto!
Per quanto riguarda lo spettacolo a cui allude Larissa ad inizio capitolo, il suo fallimento era stato dovuto ad un pasticcio combinato da Benio, che per verificare se il duca Sasha era in realtà Shinobu aveva praticamente costretto (col ricatto!!!) Ranmaru a farsi inserire come comparsa nello spettacolo che la sua compagnia teatrale avrebbe tenuto durante la festa per i duchi russi, dato che non era riuscita ad entrare al castello in alcun modo.
 
N.B.: Le frasi in maiuscolo sono tutte urlate. 

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Capitolo 7
*** Verso il fondo ***


Quando Larissa si riprese nel suo letto dopo essersi addormentata per un po’ una volta superata la crisi, Shinobu era al suo capezzale.
“Hai visto che ti sei affaticata troppo?” la rimproverò dolcemente “Ma è stata soprattutto colpa mia, non avrei dovuto permetterti di restare fuori tanto a lungo... Come ti senti adesso?”
“Molto meglio, grazie, Shinobu, ma… non dirmi che sei rimasto accanto a me per tutto il tempo? Mi spiace tanto…”
Shinobu la rassicurò sorridendo: “Ma no… Non potevo certo lasciarti sola!”
“Cosa ti è successo?” Larissa gli scrutò preoccupata il viso pesto. Shingo era molto forte e non aveva certo avuto la mano leggera, nonostante la loro grande amicizia. Il labbro inferiore era leggermente spaccato ed era rimasta la traccia del sangue fino al collo, dato che Shinobu si era precipitato a soccorrerla senza prima medicarsi, e dal lato della spaccatura la guancia era alquanto gonfia; inoltre aveva un occhio livido, oltre ad altre ferite meno evidenti.
“Non sarà stato Ranmaru Fujieda a conciarti così… Non sembra proprio il tipo!”
“Infatti non è stato lui, è stato Onijima.”
“Il signor Onijima??? Oh, no, mi spiace… ma perché?”
“Niente, abbiamo avuto una discussione, tutto qui! Non preoccuparti, nulla di grave comunque…”
Shinobu tagliò corto e Larissa accettò di non parlarne, anche se era certa di essere lei la causa del litigio, dato che Onijima non le aveva mai nascosto i suoi sentimenti nei suoi confronti.
“Capisco…” si limitò a dire “ Però ti prego, vai a farti medicare da Kisaragi adesso… la tua guancia si sta gonfiando!”
Alle insistenze di Larissa Shinobu accettò di lasciarla per andare a rinfrescarsi il viso che, sfumata un po’ la tensione, iniziava a fargli davvero male, ma solo a patto che sarebbe rimasta Kisaragi a prendersi cura di lei, lui se la sarebbe cavata da solo.
“Io non ho fame stasera, Kisaragi” annunciò prima di ritirarsi in bagno “Porti tu la cena in camera a Larissa? Io…”
“Non preoccupatevi di nulla, giovin signore! Oggi è stata una brutta giornata e siete rimasto a vegliare la signora duchessa fino ad ora… Andate a riposare, vi farà bene!”
“Grazie, Kisaragi”
Così Shinobu lasciò di nuovo Larissa con Kisaragi e dopo essersi rinfrescato tornò nella sua stanza silenziosamente, rifiutandosi poi di scendere per la cena, perché non aveva proprio fame. Si distese sul letto senza nemmeno spogliarsi mentre i ricordi dei troppi fatti spiacevoli della giornata lo tormentavano, facendogli sentire la testa come se stesse per scoppiare: Benio e Tosei, Tosei e Benio… i loro nomi vicini in una partecipazione di nozze… Gli tornò presto in mente quel pomeriggio in cui li aveva visti insieme e lei sembrava così allegra accanto a lui… Allora avrebbe potuto farsi avanti e parlarle, ma non l’aveva fatto, anche in quel caso aveva avuto un’ occasione che però non aveva colto, l’ennesima di tante… Con Benio aveva sbagliato da sempre, fin dal giorno del loro primo incontro, in cui le aveva riso in faccia senza complimenti dopo che lei era caduta dalla bicicletta, quando lei avrebbe potuto anche essersi fatta molto male… Allora gli era sembrata semplicemente una sciocca ragazzina dalle stravaganti idee femministe, ma ci aveva poi messo pochissimo per rendersi conto di tutte le sue straordinarie doti ed in poco tempo si era innamorato di lei, come mai gli era accaduto con nessuna delle tante ragazze dell’alta società che aveva sempre intorno e che gli dimostravano tanto interesse. Purtroppo per lui gli era capitato proprio con l’unica che lo respingeva, a tal punto che in risposta ai fiori che lui le aveva mandato aveva deciso di fuggire con un altro: Ranmaru, un ragazzo ben più giovane di lui, all’epoca anche molto più basso oltre che esile, che però gli aveva esternato i suoi sentimenti per lei su due piedi, senza farsi problemi, guardandolo fisso negli occhi, facendogli capire che sarebbe stato disposto a tutto per la ragazza che amava. E lui, appena compresa la situazione, come al solito aveva riso senza ritegno, dimostrando la sua più completa indifferenza, verso la fidanzata che lui accettava solo per la nonna e verso quel suo cosiddetto “rivale”… Ma, appunto, l’indifferenza che aveva sempre dimostrato non era affatto reale, o comunque lo era sempre di meno… Aveva avuto modo di apprezzare sempre di più quella ragazza prepotente, mangiona ed attaccabrighe, che si era mostrata così dolce e generosa, oltre al fatto che pur ritenendosi brutta non lo era affatto, anzi, lui la trovava così graziosa… E nemmeno la sua indifferenza per la presenza costante di Ranmaru era vera: pur di rimanere accanto alla sua Benio si era addirittura travestito da donna per farsi passare per una cameriera e da allora aveva passato tantissimo tempo con lei, anche da soli nella sua stanza! E lui, dopo aver presto scoperto la vera identità della fantomatica nuova cameriera, dentro di sé aveva sentito qualcosa, una fitta allo stomaco, qualcosa che all’epoca non si era saputo spiegare, ipotizzando di aver mangiato troppo insieme a Takayashiki ed agli altri amici al party in giardino. E che, ora ne era certo, invece era un’iniziale gelosia, in previsione che un altro sarebbe rimasto accanto a Benio molto più tempo di quanto non potesse lui! Un altro che lei aveva sempre considerato un fratello minore, ma che poi magari avrebbe potuto iniziare a guardare in modo diverso, date le sue indubbie qualità… Shinobu pensò che una volta scoperta la verità avrebbe potuto invitare Ranmaru ad andarsene, ma invece aveva avuto sempre la solita reazione, nascondendo perfettamente il suo disagio, anche quando ne era divenuto più cosciente, sia con lui che, peggio ancora, con la stessa Benio, che si era così sentita non amata dal suo fidanzato, indifferente nel saperla spesso sola con un altro ragazzo… Come pure non aveva saputo sufficientemente dimostrarle tutto il suo amore anche in altre situazioni, per esempio quando lei si era tanto preoccupata per via di Kikiji e lui non si era sforzato granché per rassicurarla… Solo il giorno prima della sua partenza era riuscito, dopo gli altri suoi due goffi tentativi precedenti, a dichiararle i suoi sentimenti, senza che però lei gli avesse dato una risposta precisa, ma come pretenderla se per tanto tempo lui stesso non si era dimostrato molto chiaro con lei? Ed infine quell’ atroce sorpresa che le aveva riservato quando, dopo aver finalmente recuperato la memoria un po’ di tempo dopo il suo ritorno in Giappone, le aveva annunciato la sua decisione di non tornare più da lei perché aveva scelto di sostituire per sempre il defunto marito un’altra… Che avrebbe potuto fare Benio a quel punto se non voltare pagina? Gli era stata fin troppo tempo fedele, era giusto che si rifacesse una vita, anche se…
Possibile che tu non abbia capito come siano andate le cose? E’ stata Benio a chiedere aiuto a Tosei perché cancellasse il tuo debito…” le parole di Ranmaru continuavano a tormentare Shinobu “… Shinobu, tu non puoi permettere che si sacrifichi per te fino a questo punto!”
“Basta, basta!!! Ormai ho deciso, e se anche lei ha preso una sua decisione, non posso farci più niente!” Shinobu mormorava, tenendosi le mani premute con forza sulle orecchie. Ma quelle parole erano nella sua testa, ed era tutto inutile, lo sapeva.
“Sei un vigliacco, tutto qui… un vigliacco che non sa fare altro che farsi trascinare passivamente dagli eventi… Ma alla gratitudine nei confronti di Benio hai mai pensato? ... e tu cosa le dai in cambio? Le dici arrivederci e grazie?”
“Non è così… non è così, perché non vuoi capirmi anche tu???”
“Sei talmente abituato ad obbedire i tuoi superiori da bravo soldato che hai i paraocchi e non riesci proprio a capire le cose davvero importanti… Sei un vigliacco… un vigliacco…”
“Basta, ho detto… Smettila di tormentarmi!” Shinobu si morse le labbra e la ferita riprese a sanguinare. Una ferita che era soltanto una delle ferite che Shingo gli aveva inferto.
“SEI UNO STUPIDO! DOPO TANTO TEMPO HAI DI NUOVO L’OCCASIONE DI ESSERE FELICE E LA SPRECHI COSI’?”
“PIANTALA ANCHE TU, ACCIDENTI, ONIJIMA!” Shinobu scagliò rabbiosamente il cuscino contro il muro e, un po’ per tutto ciò che lo tormentava, un po’ per il dolore fisico dovuto al litigio con Shingo, si ritrovò a piangere, a dirotto, come mai gli era capitato… Trovò così un po’ di sollievo nello sfogo, trovandosi fortunatamente da solo e privo quindi di ogni possibile inibizione atta a non rischiare di far preoccupare Larissa o gli altri suoi cari. Finché si addormentò, esausto.

Ma quella notte Shinobu non poté certo dormire sogni tranquilli, perché nel sonno gli si presentarono davanti immagini ben più crudeli: Benio e Tosei insieme a passeggio sotto il viale di fiori di pesco dove lui l’aveva incontrata la prima volta quando era caduta dalla bicicletta, Benio e Tosei sposi, lei in un bellissimo abito bianco che guardava dolcemente il marito, e poi che danzava con lui (per quanto Benio non fosse certo capace di danzare!) ad uno sfarzoso ricevimento di nozze, e ancora Benio e Tosei felici in viaggio di nozze a Parigi, Benio e Tosei con un loro bambino… Ed in ognuna di quelle situazioni Benio guardava Tosei con lo stesso sguardo con cui fino a poco tempo prima guardava solo lui!
Per via di quei sogni terribili Shinobu si svegliò più volte di soprassalto, finché, dopo quell’ultimo sogno, il più insopportabile di tutti, non riuscì più a riaddormentarsi e rimase per ore disteso sul suo letto a fissare il soffitto. La sola idea gli faceva sentire un senso di soffocamento terribile, Benio con un altro, e con il figlio avuto da un altro… Un incubo atroce che forse non nell’immediato futuro, ma più in là comunque avrebbe avuto molte probabilità di realizzarsi… Ma dell’infelicità che gli avrebbe provocato una vita accanto ad una donna che non amava e del fatto che non avrebbe mai più riavuto la sua adorata Benio avrebbe potuto incolpare solo se stesso.
La mattina seguente quando scese a colazione aveva un’aria ancora più distrutta della sera prima e nonostante le insistenze della nonna bevve solo del latte, per poi rialzarsi in fretta, col pretesto che doveva andare a prendere servizio.
Mentre si apprestava ad uscire arrivò Shingo. Anche lui era un po’ malconcio, ma molto meno di lui, sia perché fisicamente era lui il più forte, sia perché, soprattutto, Shinobu non si era impegnato granché nel litigio, lasciandosi volutamente colpire il più possibile, dato che dentro di sé sentiva di meritare quel trattamento se non di peggio. I due si fissarono per qualche istante con un certo imbarazzo, poi si salutarono velocemente e Shinobu uscì per prendere servizio. Faceva ormai parte delle guardie a più stretto contatto con l’imperatore, ma quel giorno se questi avesse corso qualche pericolo lui non ci avrebbe potuto fare proprio niente, a tutto pensava tranne che a stare all’erta come avrebbe richiesto il suo ruolo. Anzi, mentre cavalcava per raggiungere il suo posto di lavoro, pensò che se qualcuno avesse deciso di attentare alla vita dell’imperatore e lui fosse rimasto ucciso per difenderla non sarebbe stato affatto male! Purtroppo però gli si prospettava una giornata particolarmente tranquilla, essendo prevista semplicemente una breve ronda la mattina ed alcune esercitazioni delle nuove reclute e poi un noiosissimo turno di guardia per cui non avrebbe dovuto spostarsi per diverse ore, che gli sembrarono particolarmente lunghe.
“Capitano Ijuin, che avete? Se state male potete tornare a casa, ci penserò io qui, tanto è tutto molto tranquillo e non manca poi molto alla fine del turno” gli chiese un suo compagno, di grado inferiore, di turno insieme a lui.
Shinobu non aveva legato particolarmente con i suoi nuovi compagni dopo essere stato trasferito fra le guardie personali dell’imperatore ottenendo anche una promozione per i meriti durante la guerra in Manciuria, ufficializzata però soltanto pochi giorni prima. Era finalmente capitano, un grado a cui aveva aspirato per tanto tempo, dato che la promozione tardava molto ad arrivare per via dell’influenza negativa del malvagio Innen che l’aveva sempre odiato, ma proprio la sua atroce vendetta gliel’ aveva fatta finalmente ottenere, col suo improvviso trasferimento al fronte stabilito nella vana speranza che lì venisse ucciso. Una promozione che però non aveva potuto festeggiare con la sua Benio come avrebbe voluto: sicuramente lei lo avrebbe trascinato in una chiassosa bisbocciata come da suo stile, e magari anche in qualcun altro dei suoi pasticci che a volte gli avevano procurato guai ma che lo facevano tanto ridere!
Insomma, Shinobu non si teneva in disparte per motivi legati ai suoi nuovi compagni, che sembravano tutti dei bravi ragazzi, oltre che di buona famiglia come lui, ma semplicemente perché anche se con Larissa ed i nonni faceva finta di niente senza Benio non riusciva più ad entusiasmarsi più per nulla e con loro si limitava ad essere formalmente gentile e basta.
“Niente, va tutto bene, a parte che il viso mi fa ancora un po’ male… Sai, ieri sera ho fatto un po’ di movimento” rispose al compagno “Grazie per l’interessamento, Mitsukoshi!”
“Va bene, come preferite. Però lo sapete, quando qualche volta vorrete unirvi a noi per andare a bere qualcosa ci farà piacere. E’ triste che restiate sempre così in disparte… Per esempio stasera andiamo al quartiere delle geishe… E’ il compleanno del tenente Matsura ed a lui piace sempre molto frequentarlo, perciò quale regalo migliore da parte dei suoi amici?”
Shinobu non poté non sorridere alla proposta del giovane compagno, anche se dovette limitarsi, dato che, occhio ancora livido a parte, il labbro inferiore gli si era un po’ gonfiato e gli faceva particolarmente male. Anche a lui piaceva divertirsi con i compagni della caserma dove stava prima di andare al fronte, soprattutto dalle geishe, dove era diventato molto amico di Kikiji, così gentile e saggia: ovviamente solo un amico, nulla di più, come invece aveva temuto Benio diventando estremamente gelosa… Effettivamente chiacchierare un po’ con lei gli avrebbe fatto bene, anche se anche lei lo avrebbe rimproverato, la conosceva perfettamente… Se non avesse saputo ancora nulla avrebbe potuto divertirsi un po’ e basta, ma che qualcosa non andava lo teneva scritto troppo evidentemente in faccia, anche perché Kikiji sapeva che lui non era certo il tipo dalla rissa facile e gli avrebbe fatto un tale terzo grado da fargli confessare ogni cosa. Meglio evitare.
“Ti ringrazio…” gli rispose “Stasera non sono proprio in vena, effettivamente stanotte ho dormito molto male, ma ti assicuro che ci penserò e qualche volta verrò con voi”
Mitsukoshi non insistette più ed i due rimasero quasi in silenzio fino alla fine del turno, nel tardo pomeriggio.
Quindi Shinobu salutò i compagni, montò a cavallo e si diresse verso il castello. Lentamente, dato che soprattutto dopo la situazione spiacevole che si era creata con Shingo non aveva tanta fretta di arrivare. Appena svoltato l’angolo, però, vide qualcosa di estremamente spiacevole che lo fermò. C’era Benio, davanti alla vetrina di un negozio di arredamento. Ed accanto a lei c’era Tosei. Sicuramente stavano scegliendo qualcosa per la loro casa. Entrambi gli sembrarono molto felici, proprio come nei suoi incubi. Per qualche lungo istante restò lì, impalato, incapace di muoversi, ma poi, temendo che lei lo vedesse, tirò le redini ed impose al cavallo di tornare indietro verso i compagni, che riuscì a raggiungere subito.
“Aspettatemi, vengo con voi!” ed andò con loro al quartiere delle geishe. Per quanto avesse potuto insistere non avrebbe detto nulla a Kikiji, aveva bisogno di non pensare a nulla, almeno per qualche ora.

Quando Shinobu rientrò al castello era ormai quasi mezzanotte, ma Kisaragi era ancora sveglia e lo attendeva.
“Santo cielo, giovin signore, che avete fatto fino a quest’ora? Eravamo tutti preoccupati! La duchessa non voleva saperne di addormentarsi, si chiedeva se vi fosse successo qualcosa, è crollata solo poco fa e voi sapete che deve evitare strapazzi… Ed anche il conte e la contessa! Anche se il conte aveva detto che probabilmente vi eravate trattenuto con degli amici…”
Shinobu non si scompose più di tanto: “Infatti è così, non è certo la prima volta che tardo la sera per questo motivo… Mi dispiace di avervi fatto preoccupare, Kisaragi, e di non aver avvisato, ma è stato un invito ricevuto all’ultimo secondo: si è deciso di festeggiare il compleanno di un nostro tenente andando a bere qualcosa tutti insieme e poi il tempo è passato così velocemente che non me ne sono reso conto. Ora, se vuoi scusarmi, sono stanco, vado a letto… Dillo tu a Larissa che sono tornato e scusami con lei se dovesse svegliarsi, io la vedrò domattina”
Shinobu si ritirò in fretta senza lasciarle il tempo di ribattere. Un comportamento molto insolito, che Kisaragi attribuì al fatto che doveva essere un po’ alticcio, per cui non insistette, pensando che in fondo un po’ di distrazione ogni tanto non gli avrebbe fatto male, dato che da quando era tornato in Giappone con Larissa non si era mai concesso nulla.
Tuttavia quella non si dimostrò affatto la distrazione di una serata, perché la cosa si ripeté spesso nei giorni successivi: dopo essersi alzato piuttosto tardi, Shinobu faceva colazione rapidamente per poi scappare in caserma e rincasare tardi dopo essere stato in giro con gli altri soldati. Solo la domenica rimase, come faceva tutti i giorni di vacanza, con Larissa, ma appariva visibimente stanco e privo di entusiasmo e con lei si limitava ad essere formalmente gentile. E quando la sera lei cercò di parlargli riguardo i frequenti ritardi che faceva ultimamente nel rincasare, lui le disse semplicemente che avrebbe cercato di ridurre quelle sue uscite notturne e la invitò a stare tranquilla sulle sue intenzioni di restarle accanto, che non erano cambiate. Infatti la sera successiva avrebbe voluto declinare l’invito di Mitsukoshi e degli altri, ma poi si rese conto che mancavano solo due giorni alle nozze di Benio e cambiò nuovamente idea. Alla loro visita precedente Shinobu e gli altri non avevano trovato Kikiji, poiché, lui non poteva saperlo, da un po’ di tempo lei aveva conosciuto il maggiore Hanamura, che l’aveva trovata molto simile alla defunta moglie e dopo ben 20 anni si era finalmente innamorato di nuovo, e lei aveva accettato un suo invito a cena in un lussuoso ristorante. Stavolta però Kikiji era rimasta nell’okiya e fu molto sorpresa nel rivedere lì Shinobu dopo tanto tempo.
“Che sorpresa, sottotenente Ijuin!” lo accolse col suo bel sorriso “Anzi, mi è giunta voce che siete stato promosso capitano e siete nella guardia personale dell’imperatore, i miei complimenti!”
“Ti ringrazio, Kikiji. Ti trovo molto bene, sei bella come sempre!” Shinobu appariva un po’ imbarazzato, anche perché i suoi nuovi amici non persero l’ occasione per prenderlo in giro, era amico di una così splendida geisha ed aveva sempre fatto finta di niente!
Soprattutto a causa della confusione che questi facevano, inizialmente Kikiji non gli chiese nulla, anche se effettivamente lo trovava un po’ sciupato, e li invitò subito ad accomodarsi, presto sarebbe tornata con del sakè e qualcosa di buono da mangiare e sarebbero stati intrattenuti, come di consueto, con canti e danze. Shinobu cercò con tutte le sue forze di concentrarsi sulla serata, sulla dolcezza del canto di Kikiji, sulle musiche e sulle danze delle geishe, insomma, su tutto quanto potesse togliergli Benio dalla testa, ma era tutto inutile: anzi, si rese presto conto che anche tutta quell’atmosfera così allegra non faceva che peggiorare la situazione, dato che finì col pensare a quanto a Benio tutto ciò sarebbe piaciuto, per quanto fosse poco consono ad una tipica ragazza giapponese dell’epoca, peggio ancora se fidanzata o sposata, trovarsi lì in quel momento.
“La mia piccola guerriera si sarebbe scatenata come non mai qui” mormorò, buttando giù tutto d’un fiato il bicchiere di sakè che teneva in mano.
“Che avete detto, capitano?”
“Niente, non farci caso, Matsura” tagliò corto Shinobu, e giù un altro bicchiere.
“Capitano Ijuin, non vi pare di esagerare, stasera?” intervenne allarmata Kikiji “State bevendo davvero troppo, vi sentirete male!”
“Sentirmi male, che sciocchezze, ci sono abituato!” le rispose in modo insolitamente sgarbato ed indisponente Shinobu, e riempì un altro bicchiere con tutto il sakè rimasto nella bottiglia “Sto bene, voglio bere ancora, dì alle tue amiche di provvedere! E comunque questo non è un problema che deve interessare ad una geisha come te, pagherò per tutte le consumazioni!”
“Sì… va bene, avete ragione…” rispose Kikiji, rimasta piuttosto male da quella risposta “Scusatemi se mi sono permessa, mi preoccupavo solo per voi…” e si alzò lei stessa per andare a prendere altre bottiglie.
“Però, capitano, effettivamente è tardi, dovremmo andare a casa… Mia moglie mi aspetta…” gli disse Matsura, una volta che Kikiji fu uscita.
“In effetti anche mia madre…” disse di rimando Mitsukoshi.
Gli altri tre soldati che stavano con loro invece dormivano già della grossa, andati per quanto già bevuto fino a quel momento.
“Non dovete ritirarvi anche voi, capitano? I vostri nonni, vostra moglie Larissa…”
“QUELLA DONNA NON E’ AFFATTO MIA MOGLIE!!!” si alterò Shinobu, afferrando minacciosamente Matsura per il colletto “IO NON HO ANCORA VOGLIA DI ANDARMENE,VOI FATE COME VI PARE!!!” ma nel vedere lo sguardo sconvolto di Kikiji che era appena riapparsa sulla porta lo lasciò “Scusami, Matsura… andate pure a casa, se dovete… io voglio restare ancora un po’…” e così dicendo porse nuovamente il bicchiere a Kikiji perché glielo riempisse.
Matsura era un po’ perplesso, ma dato che Kikiji gli fece cenno di fare come diceva lui svegliò i tre soldati che si erano appisolati ed andarono tutti via, Shinobu era in buone mani. E dopo di loro anche le altre geishe, su indicazione di Kikiji, li lasciarono soli: era fin troppo evidente che nel capitano Ijuin c’era qualcosa che proprio non andava, e conoscendo la situazione per aver parlato col maggiore Hanamura non fu difficile per Kikiji capire che anche Shinobu doveva essere stato informato delle ultime novità. E se reagiva in quel modo voleva dire che nonostante tutto anche lui continuava ad amare Benio.
“Ti prego, non t’intromettere anche tu adesso!” la supplicò Shinobu sorseggiando, dato che non riusciva più a bere quanto prima.
“Ma io non vi ho detto ancora niente, in che cosa non dovrei intromettermi anch’io?”
“Lo sai, non negarlo! Lo sanno tutti e poi tu capisci tutto, sei sempre stata così intelligente…” la voce gli tremava, e Kikiji notò che i suoi occhi erano umidi.
“Capitano, veramente io… Sì, credo di sapere… voi… amate ancora molto la signorina Hanamura, non è vero?”
“Sì… certo che l’amo, accidenti!!! L’amo da morire, però… è troppo tardi… troppo tardi... ” bevve ancora un bicchiere, ma subito dopo gli cadde e lui, chino sulle ginocchia, non poté trattenere copiose lacrime. Kikiji avrebbe voluto tanto consolarlo, ma non trovava nulla di buono da dirgli, poiché sapeva quanto complicata fosse la situazione, e si limitò ad abbracciarlo, come se fosse stata una sua sorella maggiore. Poco dopo però lui accusò una fortissima nausea. Kikiji cercò di affrettarsi a prendere un catino, ma non fece in tempo…
“Scusami… scusami!!!” le disse mortificatissimo Shinobu, ma prima che Kikiji potesse rispondergli crollò privo di sensi.
Si risvegliò solo all’ alba, e si trovava al castello, nel suo letto.
“Cosa… è successo?” cercò di sollevarsi, ma una fortissima emicrania lo costrinse a rimettersi subito giù.
“E’ successo che vi siete preso una terribile sbornia, signorino! Dovreste vergognarvi, anche se la nostra famiglia è decaduta e piena di debiti è sempre una famiglia nobile e così la disonorate!!!” lo rimproverò Kisaragi “Ci avete di nuovo fatti stare in pensiero e la duchessa si è sentita di nuovo male, fortunatamente è stata una crisi non grave questa volta! Ora sta dormendo, ma più tardi…”
“Mi dispiace… più tardi andrò da lei”
“Certamente, anche perché così conciato non potete certo andare al lavoro, ho già chiamato per avvisare!”
“Grazie… Per fortuna oggi non c’erano faccende importanti, ma in ogni caso proprio non ce la faccio, mi sento distrutto…”
“Lo credo bene!!! Ora vado a prepararvi un caffè forte, vi farà bene… Con permesso…”
“A… aspettate, signora Kisaragi… come sono arrivato al castello?”
“Ovviamente non ci siete arrivato con le vostre gambe… La vostra amica Kikiji ha telefonato qui ed il signor Onijima è venuto a prendervi…” tagliò corto, e nell’uscire per andare in cucina incrociò Shingo.
“Come stai adesso?”
“Molto peggio che dopo le esercitazioni a cui ci costringeva Sasaki a Kyushu…”
Shingo sorrise: “Già, immagino… Ti sei preso una di quelle sbronze! E tu non sei abituato come me…”
“No, infatti. Ti ringrazio per essermi venuto a prendere, e ti devo delle scuse… sia per il disturbo che ti ho causato stanotte che per come mi sono comportato la settimana scorsa… Me ne vergogno tantissimo! Shingo, dopo aver perso Benio non voglio perdere anche il mio migliore amico!” lo pregò Shinobu.
“Non mi perderai mai!” lo rassicurò Shingo “Anch'io ho esagerato con te e per quanto io resti dell’idea che tu sia uno sciocco testardo non ti volterò mai le spalle, potrai sempre contare su di me”
Ed i due amici si strinsero la mano.


Note dell'autrice:
A proposito di questa lunga esplorazione dello stato d’animo di Shinobu non ho molto da dire… Spero che quanto ho scritto mostri in maniera abbastanza chiara come sia nato e come si sia evoluto l’amore di Shinobu per Benio e come esso sia ancora vivo in lui, nonostante la sua ostinazione nel voler restare con Larissa; invece voglio soffermarmi maggiormente sul rapporto che Shinobu ha con Shingo: dopo i loro iniziali inevitabili contrasti al fronte dovuti al fatto che venivano da ambienti tanto diversi, i due diventano sempre più amici dopo una scazzottata (anche più violenta di questa, dato che coinvolgeva anche altri soldati!) ed alla fine Shinobu salva persino la vita a Shingo a grave rischio della sua. Un gesto che Shingo non potrà mai dimenticare e che nel manga riuscirà ampiamente a ricambiare, salvando Shinobu anche da ciò a cui lo stava portando la sua talvolta assurda ingenuità nel rispettare le regole militari!
Qui ovviamente ometterò quella scena, che a mio avviso degrada davvero troppo Shinobu, tanto che nemmeno lui l’avrebbe meritato (appare davvero troppo stupido!), ma non per questo Shingo ha minore importanza, anzi, credo di averlo reso maggiormente protagonista che in originale. Comunque non volevo far notare questo, ma il modo in cui i due si rivolgono l'uno all'altro: nel manga Onijima chiama sempre Shinobu sottotenente, perché viene detto che Shinobu è capitano solo in un capitolo extra post-serie, ma qui sto inserendo i contenuti dei capitoli extra nel finale, dunque anche questo suo nuovo grado. Perciò Shingo avrebbe dovuto iniziare a chiamare Shinobu così, invece per abitudine continua a chiamarlo col grado con cui l’aveva conosciuto a Kyushu. Nel loro ultimo scambio di battute, però, Shinobu chiama Onijima Shingo: non è stato un mio errore, l’ho fatto apposta per sottolineare che in questa situazione, in cui Shinobu finisce inevitabilmente per mettere a nudo i suoi veri sentimenti per Benio ed anche la sua fragilità in una realtà troppo dolorosa da accettare, il giovane Ijuin abbia in questo modo richiesto in maniera ancora più accorata il sostegno di Oniima e così il loro rapporto si sia rafforzato ulteriormente: non è più il semplice rapporto di reciproca solidarietà e rispetto fra due commilitoni accomunati della dura realtà della guerra, ma è diventato quello fra due amici veri, che condividono le gioie, dolori e tormenti degli esseri umani, indipendentemente da classe sociale, educazione o, come nel loro caso, grado militare.
E nel capitolo che seguirà a questo si arriverà finalmente al fatidico giorno delle nozze, arrivederci al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 8
*** Il giorno delle nozze ***


“Signorina Benio, svegliatevi! Forza, non potete poltrire fino a tardi, abbiamo moltissime cose da fare prima della cerimonia!” La povera Duenna dovette penare un bel po’, ma finalmente Benio si decise ad alzarsi, inizialmente con molta difficoltà nell’aprire gli occhi perché la luce che entrava nella stanza le dava fastidio. Quando li ebbe finalmente aperti si guardò intorno, non riuscendo ancora a capire se si trovasse in un sogno o nella realtà, finché lo sguardo le cadde sull’abito da sposa lasciato fuori dalla scatola perché non si sgualcisse e quella vista la svegliò del tutto, ricordandole brutalmente l’importanza di quel giorno.
“Buongiorno, Duenna” Si alzò in piedi ancora un po’ fiacca ed il calendario le confermò che era giunto il 1° settembre, il giorno delle sue nozze con Tosei. Quella era stata la sua ultima notte nella sua stanza, nella casa dove aveva sempre vissuto. Giusto il tempo di finire gli ultimi preparativi e l’avrebbe lasciata per sempre, per tornarci soltanto in occasione di qualche visita. Si sarebbe trasferita per sempre a casa di Tosei, in qualità di signora Aoe, ed avrebbe voltato pagina, un taglio definitivo col suo passato. Con la sua infanzia, la spensieratezza, i giochi con gli amici, le bisbocciate con Ushigoro… Ma soprattutto con Shinobu, al quale non avrebbe più dovuto pensare: ora avrebbe avuto accanto Tosei e doveva pensare solo a lui, come suo unico punto di riferimento e unico scopo della sua vita futura.
   Per quanto avesse pensato ormai migliaia di volte a questi buoni propositi, Benio ancora faceva fatica ad accettarli, ma era più che mai determinata nel mantenerli. Così senza perdere altro tempo andò subito a fare il bagno, che previdentemente la sua tata le aveva già preparato.
Quindi fece colazione, anche se mangiando un po’ meno del solito, dopodiché Duenna l’aiutò a vestirsi. Quel giorno sarebbe stata l’unica occasione in cui lei, ritardataria cronica, avrebbe potuto evitare di essere puntuale, come tradizionale privilegio concesso alla sposa, ma non poteva certo far aspettare l’auto che la famiglia Aoe le aveva messo a disposizione per condurla in Chiesa e che sarebbe venuta a prenderla davanti casa di lì a poco. Un’iniziativa del signor Aoe, che si era sempre dimostrato gentilissimo e disponibile con lei, e che sua moglie aveva approvato semplicemente perché l’idea alternativa da lei proposta, ovvero che l’accompagnasse Ushigoro col rishò, le era sembrata subito terribilmente sconveniente, soprattutto per una sposa della loro famiglia. E conoscendo il tipo la suocera aveva anche incaricato di andare in casa Hanamura una truccatrice ed una parrucchiera professioniste di sua fiducia, affinché consentissero ad una ragazza così insignificante di avere, almeno per quel giorno, un aspetto quanto più presentabile possibile. Tutto avrebbe dovuto essere perfetto per non far sfigurare la loro illustre famiglia: ed infatti grazie all’impegno di Duenna all’arrivo dell’auto della famiglia Aoe Benio era pronta per mettersi nelle mani delle esperte del campo.
 
 
Intanto davanti alla Chiesa del quartiere Koishikawa si era radunata una discreta folla. Molti erano parenti ed amici della famiglia Aoe, che Tosei conosceva poco o a stento, dato che non gli era mai importato nulla delle relazioni con gli altri membri l’alta società. A differenza della madre, che in occasione del matrimonio del suo unico preziosissimo figlio aveva preteso che tutti i personaggi più in vista nell’ambiente fossero presenti, dato che finalmente egli si sarebbe impegnato a fondo nella banca gestita dal marito per poi ereditarla, quando questi si sarebbe definitivamente ritirato.
   Perciò Tosei se ne restava in disparte sulla soglia, guardandosi intorno e sperando di scorgere presto l’auto che avrebbe condotto lì la sua adorata Benio. Alla fine era riuscito ad avere la meglio, e lei aveva deciso di dimenticare il fidanzato e restare con lui… Sapeva bene il perché, ma ormai non aveva più grande importanza: se Benio ancora non lo amava prima o poi lui sarebbe riuscito a farsi amare, e comunque la cosa più importante per lui sarebbe stata renderla felice come Ijuin non avrebbe più potuto fare.
“Non essere nervoso, caro…” gli disse la madre, venutagli vicina “E’ normale che la sposa ritardi un po’, e comunque Takashi è andato a prenderla, fra poco saranno qui, vedrai! Piuttosto, perché non ti distrai un po’ con i nostri amici? Ho da presentarti diverse persone che ti saranno molto utili nella tua futura attività!”
“No, ti prego!” rispose Tosei, insofferente anche al solo sentire la voce di colei che lo aveva praticamente ricattato per l’unico favore che lui le avesse mai chiesto “Non parliamo di lavoro, non adesso… Ora non ho nessuna voglia di intrattenermi coi tuoi amici, voglio soltanto che Benio arrivi presto” ed entrò in Chiesa, dove prese a passeggiare nervosamente.
La signora Aoe rimase sconcertata e sospirò sconfitta, ma riuscì a rivolgere un sorriso di circostanza ai suoi amici, giustificando il nervosismo del figlio con la particolare situazione di quel giorno. Dopo di che, prima di rimettersi a chiacchierare con loro, rivolse uno sguardo di disprezzo verso la più piccola folla di amici e parenti della sposa, che le sembravano, al pari di lei, quasi tutti rozzi e volgari, non alla sua altezza, anche se avrebbe dovuto ovviamente sopportarli.
Effettivamente Ushigoro si domandava alquanto vivacemente quando sarebbe arrivato il suo capo e come mai avrebbe potuto sembrare una sposa, e non passava certo inosservato. Ad certo punto Ranmaru, che molto probabilmente aveva notato quello sguardo, lo prese in disparte inducendolo a contenersi un po’, la sua impazienza non avrebbe anticipato nulla. Ed Ushigoro si zittì subito, anche perché si era reso conto del turbamento dell’amico, che appariva insolitamente inquieto per quella che riteneva la decisione più sbagliata che Benio potesse mai prendere.
“Ma poverino, non essere sempre così severo con lui!” intervenne scherzosamente subito dopo una voce femminile alle loro spalle, che Ranmaru subito riconobbe prima di voltarsi.
“Sonoko, solo tu mi comprendi!!!” piagnucolò Ushigoro di rimando.
“Non preoccuparti, dopo avremo modo di consolarci per bene entrambi, chissà quante cose buone ci saranno soprattutto da bere!” disse Muso, il fratello maggiore di Sonoko, che l’accompagnava anche se l’idea di sorbirsi tutta quella lunga e sdolcinata cerimonia prima della festa non lo faceva impazzire e sapeva bene che Ushigoro la pensava esattamente come lui a riguardo, indipendentemente dalle circostanze.
“Come stai?” chiese Ranmaru a Sonoko, mentre Ushigoro e Muso si erano messi a chiacchierare fra loro di vini e prelibatezze per ingannare l’attesa.
“Bene, e tu?”
“Abbastanza bene, anche se… no, niente…” si rese conto che nulla sarebbe stato più sbagliato in quel momento che coinvolgerla nei suoi dubbi su Benio e rinunciò a finire la frase e cambiò argomento: “Sai, sei molto bella oggi… davvero... Il tuo vestito, la tua nuova pettinatura… ti stanno benissimo!”
“Ti ringrazio… Ma anche tu sei molto elegante…” rispose lei timidamente. Entrambi non sapevano più che cosa dire, perciò decisero di entrare in Chiesa.
Poco dopo si unì alla folla in attesa Shingo. Anche lui era visibilmente nervoso. Benio lo aveva invitato, ma lui le aveva detto chiaramente che non sapeva se avrebbe potuto assistere alla cerimonia, infatti, anche senza che lui avesse dato alcuna spiegazione, era intuitivo che potesse essere molto perplesso a causa della sua grande amicizia col suo caro Shinobu. Infatti si era a lungo dibattuto sul da farsi, ma poi si era fatto convincere anche dai conti Ijuin, che volevano a tutti i costi far capire a colei che consideravano una vera nipote che nulla era cambiato nei suoi confronti da parte loro e che così gli avevano affidato un bel mazzo di rose colte da Kisaragi nel loro giardino appositamente affinché lui lo consegnasse a Benio. Tuttavia era più che mai deciso ad andarsene subito dopo aver svolto l’oneroso incarico.




Note dell’autrice:
Siamo finalmente giunti al giorno cruciale, il giorno delle nozze di Benio! Un giorno che certamente segnerà la sua sorte, ma sarà decisivo anche per molti altri personaggi, come vedrete procedendo con la lettura.
Purtroppo, volendo evitare di inserire finali di capitoli che interrompessero malamente il filo del discorso, non sono riuscita a modificare la suddivisione della prima stesura in questa parte della storia, perciò alcuni capitoli risulteranno ora un po' brevi dei precedenti, ma in compenso cercherò di pubblicarli più velocemente.

 

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Capitolo 9
*** Sentimenti (prima parte) ***


Ancora più insofferente in mezzo a tutte quelle persone tutte tirate a lucido dalla testa ai piedi che facevano tanto frastuono con le loro insignificanti chiacchiere, Shingo cercò un po’ più di silenzio allontanandosi dall’ingresso ed isolandosi sotto un albero, sperando di poter così scorgere ancora prima l’auto che portava la sposa. Ma proprio quando iniziava a sentire un po’ meno la tensione qualcuno lo raggiunse e gli parlò: Tamaki.
“Che ci fai qui? Non sarai mica venuto con l’intenzione di rovinare il matrimonio di Benio, spero!”
Shingo si voltò per un attimo, per poi riprendere a fissare l’angolo della strada: “Certo che no, sono qui solo per consegnare alla sposa un regalo dei nonni Ijuin, che le sono ancora tanto affezionati, poi andrò via subito… Ma tu lasciami in pace, sei sempre così irritante, tutte così le cosiddette “donne moderne” di quest’ epoca! Ma non siete moderne, siete solo ridicole e dite un sacco di sciocchezze!”
Ancora una volta era riuscito ad irritarla: “Come ti permetti, maleducato??? Non dirmi che non lo faresti, ci sarebbe da aspettarsi di tutto da uno come te! Fra l’altro sei il migliore amico di quel fedifrago di Shinobu e comunque dobbiamo rispettare le decisioni di Benio, per quanto non ci convincano! Il signor Aoe le saprà regalare la felicità che merita e che lui non le ha mai dato…  E’ un uomo molto affascinante e gentile e poi è di una ricca e nobile famiglia… Benio avrà una vita meravigliosa con lui, ne sono sicura!”
“Certo, come no, soprattutto perché è ricco…” rispose sarcastico Shingo, sempre più irritato. Ma Tamaki non era certo il tipo da farsi intimorire: “Beh, sai com’è… anche Benio in fondo è di buona famiglia, e la cosa migliore per una ragazza di buona famiglia è sposare un gentiluomo, fortuna che lei avrà…” lo fissava decisa, con aria di sfida “ come pure… anch’io!!!”
A quelle ultime parole Shingo trasalì: “Che vuol dire anche tu?!?”
“Sì, anch’io mi sposerò molto presto! Il mio fidanzato è un vero gentiluomo, il rampollo di una delle famiglie più nobili di Tokyo… Anch’io avrò la vita che merito!!!”
“Già, posso immaginare il tipo” riprese Shingo con lo stesso tono sarcastico, ripresosi dalla sorpresa “un damerino smidollato che magari non sa nemmeno vestirsi da solo senza la paura di spezzarsi un’ unghia e che consuma in un singolo pasto quanto la povera gente che lavora per voi mangia in una settimana… Già, proprio il tuo uomo ideale, immagino che tu lo ami molto, sarete fatti l’una per l’altro!”
“PUOI GIURARCI CHE E’ IL MIO IDEALE, DELINQUENTE! CERTAMENTE E’ MILLE VOLTE MIGLIORE DI TE! TU NON SEI CERTO ALLA MIA ALTEZZA, SEI SOLO UN POVERACCIO!”
Tamaki era davvero fuori di sé, finiva sempre così nelle loro discussioni, e lei, sempre così dolce e tranquilla, perdeva sempre le staffe. Era inevitabile, dato che Shingo non si teneva mai nessuna delle offese che lei gli lanciava. Lui tirava sempre fuori il peggio di lei, a quanto pareva.
“Meglio essere un poveraccio che essere un parassita della società come voi due… Beh… allora le mie più vive congratulazioni per il vostro aristocraticissimo matrimonio… Sai che ti dico, cara la mia nobildonna? Che sinceramente provo compassione per te! Credi che non sappia come vanno queste cose? I tuoi genitori hanno ordinato e tu da brava figlia devota hai accettato il marito che loro hanno scelto per te… Che schifo sposarsi così, senza amore, per interesse o per soldi che sia… Non avrei mai voluto nascere nobile, io!”
“Ma come ti permetti?? Anche noi nobili ci sposiamo per amore, cosa credi? Al mio fidanzato sono piaciuta subito, è pazzo di me, ed anch’io…” abbassò lo sguardo, che si era fatto per un attimo malinconico, per poi riprendere il controllo di sé, ma sviando il discorso “Insomma, la tua è tutta invidia! E comunque non sono cose che ti riguardano e che tu possa capire!!!” fece per tornare verso la Chiesa lasciando lì da solo quell’ uomo così indisponente, che mai avrebbe dovuto avvicinare anche in quella circostanza, ma non poté farlo: Shingo infatti la bloccò con forza per un polso, costringendola a fermarsi e voltarsi di nuovo verso di lui.
“ED ORA CHE DIAVOLO VUOI? MI FAI MALE, SEI UN…” non riuscì la frase, perché Shingo la strinse a sé e la baciò sulla bocca, fino a farla quasi soffocare.
“LASCIAMI, RAZZA DI MISERABILE!!!” gli urlò appena poté riprendere fiato. Liberatasi dalle sue braccia gli mollò uno schiaffo con tutte le sue forze e corse via verso la Chiesa, lasciandolo di nuovo solo e molto più sconcertato per quello che le aveva appena fatto che per la sberla appena ricevuta.
Già… perché aveva agito in quel modo? Shingo se lo chiese senza trovare risposta. Tamaki era sempre così irritante… L’unica donna a parte Benio che avesse mai osato tenergli testa, era così diversa da tutte le altre con cui era abituato ad avere a che fare… Ci litigava sempre, eppure qualcosa di lei lo aveva sempre attratto irresistibilmente, e non solo il fatto che fosse così bella… In ogni caso lei era una ragazza di buona famiglia, appunto… E lui un bandito, un delinquente, come diceva lei… Era questa la realtà, e non si poteva certo cambiare come per magia.
Tamaki, dal canto suo, aveva subito raggiunto il resto degli invitati, ma si sentiva ancora troppo stordita per intrattenersi ancora con i nobili amici della famiglia Aoe, fra cui aveva casualmente trovato alcuni che erano anche amici della sua famiglia, così li lasciò ed andò a sedersi in Chiesa, anche perché sentiva ancora le guance bruciare e gli occhi un po’ appannati da qualche lacrima e non voleva assolutamente farsi notare, anche se in quel caso avrebbe attribuito la cosa al caldo ed alla commozione per la cerimonia.. E finalmente appena si fu seduta al suo posto si sentì un po’ meglio.

Inoltre fortunatamente per lei l’attenzione dei presenti ormai sarebbe stata rivolta altrove: velocemente la Chiesa si riempì, mentre da fuori annunciavano che la sposa era finalmente arrivata.
Appena Benio ebbe varcato la porta della Chiesa, al braccio del padre come da tradizione della cerimonia occidentale, tutti i presenti si volsero verso di lei, rimanendo davvero di stucco per quanto fosse bella. 
Indossava un abito bianco all’ultimissima moda occidentale, con un lungo velo con un bel fiore bianco da un lato, ed aveva un trucco molto sobrio, che però esaltava quanto necessario il suo viso grazioso, a cui pochissimi, a causa del suo carattere, badavano, soprattutto quando era intenta nel kendo o, peggio ancora, in qualche lite. Le donne di fiducia della signora Aoe avevano fatto un ottimo lavoro ed infatti la futura suocera rivolse al marito un sorriso soddisfatto.
“Incredibile, davvero incredibile, allora il capo è davvero una donna, chi lo avrebbe mai detto!!!” disse incautamente Ushigoro anche abbastanza ad alta voce a Muso, ma per sua fortuna la marcia nuziale rese incomprensibile il suo commento, che gli era uscito di bocca proprio quando Benio era arrivata  all’altezza del suo posto.
Quanto a Ranmaru, che gli stava abbastanza vicino, non gli badò per niente, non tanto per Benio o per la musica, ma soprattutto per via di Sonoko… Fuori la Chiesa le aveva detto che era molto bella anche per cambiare discorso, ma lo pensava davvero: non che non lo fosse sembrata le altre volte, ma quel giorno Sonoko era particolarmente graziosa… Per l’occasione si era acconciata i capelli in una pettinatura tipicamente occidentale, con i suoi lunghi capelli castani che le ricadevano sul vestito del colore di un fiore di pesco come una cascata di morbidi riccioli, e per la prima volta sfoggiava un filo di trucco. Ovviamente Ranmaru aveva notato quanto Benio fosse straordinariamente elegante e femminile quel giorno, ma, anche se la sposa era pur sempre il suo primo amore, inspiegabilmente non riusciva ad evitare che il suo sguardo tornasse continuamente a volgersi verso Sonoko, rendendosi conto di diverse cose a cui non aveva mai fatto caso prima…   
Shingo non era riuscito a consegnare le rose, troppo preso da quanto era successo con Tamaki, ed era entrato anche lui in Chiesa, rimanendo imbambolato in piedi con un’enorme confusione in testa. Con diverse altre donne era andato ben oltre il semplice bacio, eppure proprio adesso si turbava tantissimo e si faceva scrupoli, perché? A parte il fatto che aveva baciato quell’insopportabile, ridicola e stupida donna moderna, lasciandosi dopo persino schiaffeggiare da lei senza opporsi, impensabile da parte sua!!! Semmai per come l’aveva insultato avrebbe avuto lui il diritto di schiaffeggiare lei, altro che bacio… E poi non aveva battuto ciglio nel corso di tante discussioni, mentre aveva perso il controllo proprio dopo che lei gli aveva annunciato il suo fidanzamento… Certo, Tamaki era splendida, su questo non c’era da discutere e lui con il suo unico occhio rimasto ci vedeva benissimo, ma di lì ad innamorarsene… Innamorarsene? Un lupo solitario come lui? Impossibile!!!
Nonostante fosse sempre stata una gran pasticciona Benio arrivò all’altare evitando figuracce tipo rovinose cadute dai tacchi, e lì Tosei, l’accolse con un sorriso dolcissimo. Il maggiore Hanamura lasciò la mano della figlia ed abbracciò Tosei, per poi andare a sedersi al suo posto in prima fila, tradendo, con gli occhi lucidi, la sua inevitabile commozione.
“Sei bellissima… Ti amo!” disse Tosei, del tutto rapito da lei.
“Ti amo anch’io…” rispose Benio, un po’ timidamente, non era abituata a certe cose.
Spentasi l’ultima nota dell’organo il sacerdote iniziò la cerimonia: “Siamo qui riuniti in questo lieto giorno per unire Tosei Aoe e Benio Hanamura nel sacro vincolo del matrimonio…”
Al contrario del suo padrone, che riusciva comunque a contenere la sua emozione, Duenna, seduta accanto a lui, già versava calde lacrime, nel constatare che la sua adorata bambina, che aveva sempre considerato come una figlia, era ormai divenuta donna e che ormai l’avrebbe rivista molto raramente.
“Tosei, vuoi prendere la qui presente Benio come tua legittima sposa… per amarla ed onorarla sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e malattia, in tutti i giorni della tua vita finché morte non vi separi?”
“Sì, lo voglio!” rispose Tosei. Aveva rinunciato al suo grande sogno per lei, ma aveva ottenuto in cambio di questo sacrificio qualcosa di altrettanto importante, anzi, forse molto più importante. Benio lo aveva guarito dalla sua malattia e gli aveva concesso la grande gioia di amare che mai avrebbe pensato di poter provare, e lui l’avrebbe resa felice ad ogni costo. “Sì, ti donerò la felicità che meriti e che Ijuin non ha voluto darti, vedrai, amore mio…” pensò fra sé.
Il sacerdote si rivolse quindi a Benio: “E tu, Benio… vuoi prendere il qui presente Tosei come tuo legittimo sposo... per amarlo ed onorarlo sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e malattia, in tutti i giorni della tua vita finché morte non vi separi?”
Benio esitò. Per un attimo il suo cuore fu pervaso da mille emozioni, le balenarono in mente i pochi ma intensi momenti davvero felici vissuti accanto a Shinobu… Il loro primo incontro, in cui lui l’aveva fatta tanto infuriare, ma l’aveva subito colpita per quanto fosse bello, con quei capelli biondi, gli occhi nocciola e le gote morbide… La loro fuga dall’osteria per sfuggire alla polizia, quando avevano corso mano nella mano e le era parso di vivere in un sogno… la loro disastrosa ma buffa avventura all’operetta di Asakusa, ma soprattutto la dichiarazione d’amore del suo adorato sottotenente sull’albero, la vigilia della sua partenza per Kyushu, alla quale lei non era stata capace, per timidezza, di dare una risposta… Tutti quei momenti che non sarebbero tornati mai più…  
“Benio?” la sollecitò con gentilezza il sacerdote.
Lei cadde dalle nuvole: “Scusatemi…” rispose mortificatissima.
Il sacerdote le sorrise ed annuì, comprendendo che l’emozione potesse fare brutti scherzi ad una giovane sposa come lei nel giorno più importante della sua vita, e Benio, sentì di ritrovare un po’ di coraggio, anche se le tremava la voce: “S… Sì, lo…”

Ma prima che potesse finire quella breve frase una voce risuonò forte dall’ingresso della Chiesa: “BENIO!!!”




Note dell'autrice:
Ed ecco che appare un altro personaggio importante del manga, Tamaki! Amica del cuore di Benio e sua compagna di classe nella scuola di preparazione per future spose, pur essendo nobile di nascita e molto più elegante e raffinata dell’amica, Tamaki è progressista come o anche più di lei. Tant’è vero che, in un’epoca dove il mondo del lavoro era ancora tanto chiuso nei confronti delle donne, anche se per il suo reddito non ne avrebbe avuto la necessità, Tamaki intraprende anche lei la carriera giornalistica. Inizialmente innamorata di Shinobu, suo amico d’infanzia,  troverà la forza di rinunciare a lui appena compresi i reciproci sentimenti che univano lui e Benio, restando sempre un valido sostegno per l’amica. Quando Shingo si trasferisce in Giappone dopo lo scioglimento della sua banda in Manciuria, per forza di cose i due si incontrano e fra loro sono subito scintille, fuochi e fiamme, fra continue provocazioni e litigi: troppa incompatibilità fra una signorina di buona famiglia come lei ed un bandito come lui, si potrebbe forse pensare, ma da ciò che avviene in questo capitolo bisogna porsi il dubbio che questa sia una spiegazione troppo semplicistica, chissà? Staremo a vedere!

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Capitolo 10
*** Sentimenti (seconda parte) ***


Benio sussultò. Non poteva credere alle sue orecchie, ed infatti al momento non finì di voltarsi, sicuramente era uno scherzo della sua immaginazione.
“BENIO, TI PREGO, ASPETTA! NON FARLO!”
Non poteva essere, doveva essersi sbagliata… o forse si trovava ancora nel suo letto, perché ormai solo nei suoi sogni avrebbe potuto sentire ancora quella voce che la chiamava in quel modo… quella voce, la sua voce… Stavolta si voltò, anche se lentamente, per paura di tornare alla realtà. Ma ciò che vide era proprio colui che ormai era certa di non poter più vedere e che ora stava andando verso di lei, cercando di fermarla…
“Shinobu… sei… sei proprio tu?” balbettò, mentre le lacrime iniziavano ad appannarle la vista, e stava quasi per andargli incontro, ma Tosei la fermò prontamente prendendola per una mano.
“Benio, che vuoi fare? E che significa questo?” le chiese allarmato, facendole così rendere di nuovo conto della situazione in cui si trovava e desistere dal suo proposito.
“GIA’, SI PUO’ SAPERE CHI SIETE??? SI STA CELEBRANDO UN MATRIMONIO QUI,IL MATRIMONIO DI MIO FIGLIO, E VOI… COME OSATE?!?” intervenne indispettita la signora Aoe alzatasi dal suo posto, dato che il sacerdote era rimasto così sconcertato dall’intrusione da non essere riuscito più a spiccicare parola.
Non facendosi minimamente intimidire Shinobu si fece avanti, gli sguardi di tutti i presenti erano inevitabilmente fissi su di lui. Quando fu davanti all’altare il brusio di fondo che si era creato cessò di colpo.
“Spero che abbiate una buona spiegazione per questo, capitano! Siete stato voi a respingere la vostra fidanzata che ha aspettato per tanti anni il vostro ritorno… avete scelto la duchessa Mikailov, perciò adesso non avete nessun diritto di impedire a Benio di rifarsi una vita!!! Cos’altro pretendete da lei?”
Dal canto suo Benio rimase in silenzio, trattenendosi dietro a Tosei. Si vergognava troppo per come aveva reagito al richiamo di Shinobu: nonostante tutto ciò che era accaduto, in quel momento  sarebbe stata capace di gettarsi subito fra le sue braccia anche prima di sapere per quale motivo lui l’aveva raggiunta lì, abbandonando il suo futuro sposo davanti all’altare, e questo non sarebbe stato per niente giusto.
“Io… non ho parole per scusarmi, signor Aoe…” disse Shinobu a Tosei “Lo so, in questo momento la mia condotta è davvero indegna, soprattutto nei confronti di un uomo generoso come voi, dopo tutto quello che avete fatto per me…”
“INFATTI! SE NON FOSSE STATO PER LA GENEROSITA’ DI TOSEI VOI ED I VOSTRI ANZIANI NONNI SARESTE FINITI IN MEZZO AD UNA STRADA!!!” riprese la signora Aoe, al che i presenti ripresero a mormorare, ed il marito la invitò a non continuare oltre. 
“Mamma, per favore! Non peggiorare la situazione… E poi… questa è una faccenda che riguarda soltanto Benio, il capitano Ijuin e me!”
“Ma Tosei, a quell’ingrato non bastano più i nostri soldi, ora vuole pretendere anche di portarti via la moglie! Per quanto mi riguarda tu potresti aspirare ad una sposa decisamente migliore di questa svergognata che a quanto pare non ci penserebbe due volte ad abbandonarti di punto in bianco, ma…”
“TI HO DETTO DI NON INTROMETTERTI!” si spazientì Tosei, voltandosi di scatto e fulminandola con lo sguardo. Non sopportava il fatto che lei non perdesse occasione per umiliare la sua amata Benio. Anche se in fondo al suo cuore sapeva che l’ultima cosa che aveva detto non era poi così assurda. Era Shinobu che Benio amava, e probabilmente questo non sarebbe mai cambiato. “Ti supplico…” continuò, in tono di nuovo calmo.
Leggendo la profonda angoscia che ora traspariva perfettamente dagli occhi del figlio finalmente la signora Aoe tacque, sconfitta, e si mise ad aspettare in silenzio l’evolversi della situazione accanto al marito.
“Cara, Tosei sa quello che deve fare, non preoccuparti” la incoraggiò il signor Aoe, che conosceva bene i veri sentimenti che si celavano dietro l’atteggiamento duro della moglie, che in realtà era solo molto attaccata al figlio.
Tornato di nuovo il silenzio Shinobu riprese: “Signor Aoe, io mi sono reso conto che… non posso vivere senza Benio… vorrei tanto che lei mi perdonasse per tutte le sofferenze che le ho causato e tornasse da me!”  La sua voce era ferma, come non mai, e guardava il suo rivale dritto negli occhi. Benio, cercava con notevole sforzo di contenersi, ma dentro di lei si sentiva morire, soffocata dalla confusione di tanti sentimenti contrastanti. Che stava succedendo? Ed in ogni caso cosa avrebbe potuto fare lei ormai?
“Perché dovrebbe farlo? Come avete detto voi stesso, le avete causato già abbastanza dolore… Eppure avete la faccia tosta di chiederle di tornare da voi! E la duchessa Michailov? Avete cambiato idea anche su di lei? O magari è stata lei che si è stancata di voi, eh?”
“La mia non è faccia tosta, è disperazione!!! Io sono molto riconoscente a Larissa, lei mi ha salvato la vita ed ha tanto bisogno di me, ora che sta così male… Le voglio bene, ma… con Benio è diverso… La amo profondamente, senza di lei la mia vita è diventata un inferno, una lenta e triste agonia! Perdonatemi, io vi giuro che ripagherò il mio debito con la vostra banca fino all’ultimo yen, ma per quanto riguarda Benio io… non posso lasciare che sposi un altro senza fare nulla, senza farle capire tutto quello che provo… Larissa dovrà farsene una ragione, le darò sempre tutto il mio affetto, fra l’altro è anche mia cognata, ma… Benio, sei tu l’unica donna della mia vita! Certo, se adesso mi odi e vorrai sposare comunque il signor Aoe ti capirò, ma in ogni caso ricordati sempre che ti amo… Ti amo e ti amerò sempre!!! Se tu decidessi di tornare da me farei qualsiasi cosa pur di non farti soffrire mai più… Ma se tu decidessi di sposare lui mi farò da parte senza fare altre storie e pregherò per la tua felicità…”
   Benio non tratteneva più le lacrime, ed ascoltava le parole che avrebbe da tanto tempo voluto sentir pronunciare dal suo Shinobu, ora forse giunte troppo tardi, stringendo disperatamente il braccio di Tosei. Il quale però a questo punto si rivolse a lei: “Benio… A questo punto dipende tutto da te…”
Lei lo guardò, con uno sguardo spaurito così raro in lei: “Tosei, io… io non…”
“Non preoccuparti di ferire nessuno, io posso immaginare quello che provi…” le disse con quella  dolcezza alla quale l’aveva ormai abituata “Ma solo tu puoi risolvere questa situazione, solo tu hai il diritto di decidere chi sposare, pensando non solo agli altri, ma seguendo il tuo cuore! Sono certo che il capitano Ijuin ti ama davvero, gli deve essere servito molto coraggio per essere venuto qui oggi e non può averci parlato così tanto per dire. Però… sappi che anche se io ti ho conosciuta molto tempo dopo che ti ha conosciuta lui l’amore che provo per te non è assolutamente inferiore al suo, ed anche per me la cosa più importante è che tu sia felice…”
Benio si staccò dal braccio di Tosei e prese a guardarsi intorno, indecisa sul da farsi: quanto aveva sperato che Shinobu le parlasse così, ma perché avrebbe dovuto essere felice proprio a spese di Tosei, a cui pure teneva tantissimo? Prese a guardarsi intorno, cercando disperatamente conforto negli sguardi dei suoi cari… Ma chi avrebbe potuto darle qualsiasi consiglio, in quella situazione?
Si fece avanti il maggiore Hanamura, che le mise una mano su una spalla e sorridendole le disse: “Figliola, non devi avere paura… Segui solo il tuo cuore…”
Benio si asciugò gli occhi col fazzoletto che lui le porgeva ed annuì, ma proprio in quel momento si udì un forte boato e la terra tremò...

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Capitolo 11
*** Lacrime ***


   Fra i presenti fu il panico, ma il tremore era talmente intenso da rendere impossibile una rapida fuga verso l’esterno*, fra soffitto e muri che crollavano ed urla di terrore non si capiva quasi più nulla. Impossibile per chiunque ricostruire quei minuti che sembrarono secoli, dopo i quali sembrò per loro un miracolo poter rivedere il cielo.
“State tutti bene?” chiese Tosei guardandosi intorno. Benio era accanto a lui, aveva perso il velo, ma era tutto a posto, e così pure per i suoi genitori e per il maggiore Hanamura; Ushigoro era solo un tantino spossato per essersi caricato la corpulenta Duenna sulle spalle (dato che la poveretta non riusciva a correre veloce), aiutato da Muso. Tamaki  si scrollava di dosso un po’ di polvere di calcinacci, facendo finta che Shingo, a pochi passi da lei, non esistesse; ed in quel momento uscì anche Ranmaru, che sorreggeva Sonoko, che nel tentativo di scappare era inciampata e camminava a fatica. Insomma, sembrava che tutti fossero sani e salvi.
 “SHINOBU!!! DOV’E’ SHINOBU, NON LO VEDO!!!” si allarmò all’improvviso Benio “Ma come, non è scappato anche lui???”
“Deve essere rimasto dentro, sicuramente avrà cercato te!” le rispose Shingo.
“NO, NON PUO’ ESSERE!!!” Benio fece per tornare nella Chiesa, ma Tosei la fermò per un polso: “BENIO, DOVE VAI? E’ PERICOLOSO, POTREBBE ESSERCI UN’ ALTRA SCOSSA, NON PUOI ENTRARE, POTREBBE CROLLARE TUTTO!”
   Ma lei si liberò di scatto: “LASCIAMI, DEVO ANDARE A SALVARLO, AD OGNI COSTO!!!” e corse dentro, subito seguita da lui, che intimò agli altri di restare dov’erano.
   La Chiesa era poco più che un cumulo di macerie che stava ancora in piedi per miracolo, con piccoli incendi qua e là, ma Benio, seppur barcollando sul pavimento accidentato per via di cumuli di pietre e di terreno, avanzava sicura: “SHINOBU! SHINOBU, DOVE SEI, RISPONDIMI!!!” gridava disperata guardandosi intorno. E di lì a poco lo vide, a terra. Era ancora vivo.
“Shinobu, grazie al cielo…” e lo raggiunse.
“Benio, che fai, sei impazzita? Vattene subito da qui! Signor Aoe, portatela in salvo!”  
“Ma Shinobu…”
“Ho una gamba incastrata sotto la colonna, non posso muovermi, perciò andatevene, tutti  e due!”
“Non dite sciocchezze, capitano, coraggio, vi libereremo noi! Benio, io sollevo la colonna, tu tieniti pronta a tirarlo fuori!”
“Sì! Ce la faremo, Shinobu, vedrai!”
Infatti in pochi minuti Shinobu fu libero. Fortunatamente la gamba non gli faceva troppo male e poté almeno camminare, seppure sostenuto dai suoi soccorritori. Benio, Tosei e Shinobu avanzarono più velocemente possibile verso la porta, ma non poterono raggiungerla, perché nuovi calcinacci franarono dal soffitto bloccando loro la strada.
“Vi avevo detto di lasciarmi qui!” si colpevolizzò Shinobu.  
 Ma prima di potergli dare qualunque risposta Benio scorse una nuova possibilità: “Guarda, Tosei, c’è una finestra, lì a destra! Possiamo uscire di là, non abbiamo ostacoli davanti ed per arrivare fuori praticamente dobbiamo solo scavalcare!”
   I tre raggiunsero la finestra, al che Benio insistette con Tosei affinché si caricasse Shinobu sulle spalle, dato che con quella ferita avrebbe avuto difficoltà a scavalcare la finestra da solo, e passasse per primo.
“Non ti lascio dentro, vai avanti tu, io ti seguirò col capitano!” protestò Tosei.
“Non abbiamo tempo per discutere!” insistette Benio “Allora facciamo così: io aiuterò Shinobu a scavalcare, e tu lo prenderai da fuori, poi uscirò anch’io… Sbrighiamoci!!!”
   Tosei non era molto convinto, ci doveva essere un sistema migliore, ma d’altra parte la finestra non era molto larga, e se avessero fatto sedere Shinobu sul davanzale non ci sarebbero passati loro per scavalcare, così accettò la cosa, dopotutto Benio aveva ragione, non c’era proprio tempo per discutere; quindi scavalcò la finestra e con un balzo fu fuori.
“Sbrigatevi! Coraggio, capitano, appoggiatevi a Benio!”
   Faticosamente Shinobu stava sollevando la gamba ferita per sedersi sul davanzale, aiutato da Benio, ma in quel momento ci fu una nuova scossa, assolutamente non forte come la prima, ma sufficiente per provocare un nuovo crollo che bloccò quell’ultima via di salvezza.
“NOOO, BENIOOOOO!”
   Con orrore Tosei vide sparire la sua promessa sposa dalla sua vista insieme a Shinobu: dunque piuttosto che vivere con lui aveva preferito morire in quel modo orribile insieme a  colui che non aveva e non avrebbe mai smesso di amare, e proprio nel giorno in cui avrebbero dovuto venire uniti per sempre? Subito fece per correre intorno alla Chiesa per cercare un altro varco per tornare ancora dentro, ma alcuni dei presenti, che avevano assistito alla terribile scena, lo bloccarono prontamente per impedirgli di andare incontro anche lui a morte certa. E fra loro sua madre, in lacrime, che si era vista perduta dopo averlo visto tornare spontaneamente dentro quell’inferno per seguire Benio. “Ti scongiuro di credermi, Tosei, mi spiace tanto per Benio, ma è tutto inutile, lo capisci? IO NON VOGLIO PERDERTI!!!”
     Con la morte nel cuore Tosei si arrese all’evidenza di avere perso per sempre l’ unica donna che avesse mai amato nella sua vita, e scoppiò in lacrime fra le sue braccia. Ed attorno a loro gli altri presenti erano ancora quasi del tutto increduli per ciò che era appena accaduto…
    In ogni caso né lui né altri poterono riavvicinarsi per riprovare ad entrare, anche perché l’immensa folla di gente terrorizzata del quartiere, che dissero essere in preda a grossi incendi, invase anche lo spazio antistante alla Chiesa dove loro si erano rifugiati, tanto che alcuni di loro furono trascinati dalla corrente e persero di vista gli altri... fra di essi c’era il maggiore Hanamura.
    Coloro fra gli amici di Benio che erano rimasti fuori alla Chiesa, non travolti dalla folla in fuga, si disperarono. Nella caduta Sonoko aveva preso una storta, per cui le faceva male una caviglia ed era pure alquanto scossa, per cui appena fuori dalla Chiesa Ranmaru l’aveva fatta sedere un po’. Sembrava che ormai cessate le scosse il posto fosse relativamente tranquillo per sostarci almeno qualche minuto. Entrambi piangevano, compostamente, lui con un braccio attorno alle spalle di lei, non riuscendo a dire una parola.
    Shingo sembrava impazzito quando, disperato, cercava di togliere massi dall’uscita della Chiesa, ed anche Ushigoro prese ad aiutarlo, ma era tutto inutile, poterono togliere solo delle pietre poco pesanti.
“INSOMMA, VOI DUE, PIANTATELA!!! COSA CREDETE DI POTER FARE???” urlò disperata Tamaki.
“STA’ ZITTA TU!!!” la freddò Shingo. Mentre Ushigoro si fermò all’istante, comprendendo che lei aveva ragione, e si allontanò dalla porta raggiungendo Muso che tentava di consolare una disperatissima Duenna, lui continuò, ma riuscì solo a liberare un piccolissimo spiraglio da cui intravide fiamme. Al che anche Shingo si bloccò, fissando quel piccolo spiraglio, finché, per un gesto di disperata stizza, scagliò incoscientemente un pugno contro un pilastro della porta. Questo compromise quel minimo di stabilità rimasto all’arco incrinato della porta stessa, che era rimasto fino ad allora in piedi per miracolo e che quindi crollò.
“SHINGO!!!” Tamaki, usando tutta la sua forza, riuscì a spingerlo via, facendolo cadere.
“SEI IL SOLITO SCIOCCO INCOSCIENTE!!!” lo rimproverò nel precipitarsi a vedere se stava bene.
  Lui si risollevò subito, solo un po’ sconcertato , e stava per controbattere per dare via all’ennesima lite, inasprita dal dolore e dalla frustrazione che provava, ma appena incrociò il suo sguardo e vide le sue lacrime si bloccò…      
   Intanto all’interno della Chiesa Benio e Shinobu, scansatisi in tempo per evitare di essere travolti dai calcinacci che avevano del tutto bloccato la piccola finestra, si spostarono verso una delle ormai poche zone che non erano invase dalle fiamme.
“Te l’avevo detto di andartene...” Shinobu, ormai rassegnato, si lasciò cadere seduto, e prese a tenersi la gamba dolorante “Per me è finita, la gamba mi fa sempre più male, forse è fratturata, non lo so, e dopotutto che importa ormai? In ogni caso non riesco a camminare, e sono stanco… Ma forse tu… Guardati bene intorno, forse potresti ancora farcela a trovare una via di fuga da sola, sei in gamba!”
“Ma che dici? Non posso fare una cosa simile, non ti abbandonerei mai qui da solo, lo sai!” gli disse Benio, sedendosi accanto a lui.
“Già, sei fatta così tu… Non abbandoneresti nemmeno il tuo peggior nemico se si trovasse qui con te al mio posto. Ed ora, anche se io non sarò il tuo peggior nemico… è per colpa mia se ti trovi in questa situazione: se non fossi venuto qui a fermare il tuo matrimonio adesso saresti la moglie del signor Aoe e saresti fuori in salvo con lui! Mi dispiace tanto, non potrò mai perdonarmelo che per colpa mia ora tu… sei condannata a morire in questo inferno insieme a me!” si coprì gli occhi, da cui iniziò ad uscire qualche lacrima.
Benio lo abbracciò teneramente. “Non hai nulla da farti perdonare… Eri sincero prima, vero? Sei qui solo perché mi ami… Hai lasciato Larissa ed hai pensato solo a me… altro che perdonarti, posso essere soltanto felice! Le circostanze della vita si erano accanite troppo contro di noi, saremmo stati separati per sempre… Quindi per quanto mi riguarda nonostante tutta la riconoscenza che provo per Tosei e l’affetto che ho per lui e per tutti i miei cari preferisco morire con te che vivere il resto della mia vita senza di te! Non ho più rimpianti, ora che anch’io, dopo così tanto tempo, posso dimostrarti davvero quanto ti amo!”
“Benio!”
“Sì, Shinobu, non ho mai smesso di amarti, non avrei mai potuto sostituirti con Tosei! Sono felice, davvero felice, ora potremo restare insieme per sempre… La morte non mi fa nessuna paura!!!”
“Nemmeno a me, amore mio…” rispose Shinobu, che ora lasciava che le lacrime gli bagnassero il viso senza ritegno, ma del resto anche lei piangeva. Ma per entrambi non erano semplicemente lacrime di disperazione.
I due si strinsero forte e si baciarono, per la prima volta, appassionatamente; dopo di che rimasero abbracciati, aspettando la fine… 




Note dell'autrice:
Il primo settembre del dodicesimo anno del periodo Taisho, alle 11 e 58 minuti del mattino, scoppiò il grande terremoto del Kanto, una delle peggiori catastrofi naturali nella storia del Giappone, che risultò essere di 7,9 gradi circa della scala Richter. Morirono 141.637 persone ed oltre 39.000 risultarono disperse (notizie tratte dall’ultimo volumetto della serie regolare di Haikarasan ga tooru).
   In questo capitolo la mia storia, proprio come l’originale di Waki Yamato, si ricollega ad un fatto realmente accaduto in Giappone, ma ecco la principale differenza fra le due versioni dei fatti: nella storia originale è stato il terremoto a far saltare il matrimonio di Benio e Tosei, ma a me questa soluzione non è piaciuta ed ho preferito far sì che fosse Shinobu, colui che la protagonista ama e che teoricamente non ha mai smesso di amarla nonostante sia rimasto accanto a Larissa, a capire in tempo quali fossero le sue reali priorità, facendosi guidare, una volta tanto, dal suo cuore e non dalla razionalità e dal senso del dovere come ha sempre fatto; ovviamente il terremoto c’è stato e svolgerà comunque un ruolo importante, ma per Shinobu sarà ben più dura (Posso dirlo, no? Tanto è ovvio che la storia non finisce qui!^^)!

   La scena del salvataggio attraverso la finestra bassa non è inventata, ma è descritta esattamente come nel manga, solo che in originale Shinobu non è lì ed a restare intrappolato è Ranmaru… Ma essendo qui la situazione di Ranmaru diversa che in originale, dove non c’è ancora Sonoko (che appare solo in un capitolo extra post-finale), lui se l’è cavata benissimo da solo; inoltre lasciando in trappola Shinobu ho potuto realizzare finalmente la scena che dà il titolo alla fan fiction!^^

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Capitolo 12
*** Speranza ***


Shinobu e Benio si guardarono intorno. Uno spettacolo spaventoso: cumuli di macerie qua e là, fuochi sparsi che si alimentavano a causa dei banchi di legno… L’aria si faceva sempre più pesante e stava diffondendosi del fumo che pian piano riduceva la visibilità… Nonostante tutto Shinobu non si perdonava che Benio sarebbe finita così per lui, ma ormai si sentiva del tutto impotente, e Benio, consapevole del suo stato d’animo, continuava a rassicurarlo: “Una volta per tutte, smettila di tormentarti, va tutto bene, te l’ho detto, sono felice… Certo, avrei preferito restare con te in vita, ma pazienza, sarà per la prossima!”
   Sorrideva, si sforzava pure di scherzare pur di tirargli un po’ su il morale, era davvero unica la sua Benio! E lui si era deciso a tornare da lei troppo tardi, sprecando tanto tempo prezioso con quella donna che lo aveva pure ingannato, che sciocco!!! Avrebbe dovuto dare retta subito a Ranmaru ed a Shingo, anzi no, ancora prima, al nonno, che per un po’ di tempo aveva addirittura rifiutato di riaccoglierlo in casa se non avesse lasciato Larissa e che aveva ceduto solo per intercessione di Benio, poi aveva saputo anche questo… Perché invece di aspettare che proprio Benio lo aiutasse a restare con la donna che lo aveva portato via a lei non aveva obbedito, così come quando aveva accettato senza battere ciglio il fidanzamento con la figlia degli Hanamura senza conoscerla? I suoi cari nonni, non sapeva nemmeno se erano sopravvissuti al terremoto, e se fossero sopravvissuti ancora una volta da perfetto egoista avrebbe dato loro l’ennesimo grande dolore! Egoista e soprattutto stupido… uno stupido che dopo tanto tempo aveva avuto l’ occasione per essere felice e l’aveva sprecata, proprio come gli aveva detto Shingo… e vigliacco… un vigliacco che non sapeva fare altro che farsi trascinare passivamente dagli eventi, come gli aveva detto Ranmaru: tutto ciò che gli avevano detto i suoi amici ultimamente era proprio vero, quegli apprezzamenti li meritava tutti! Ora aveva capito davvero la lezione, avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimediare, per potersi riscattare agli occhi di Benio, dei suoi nonni, degli amici… ma soprattutto per una questione nei confronti di se stesso… Avrebbe davvero potuto riposare in pace accanto alla sua adorata Benio con la consapevolezza di così tante mancanze, prima fra tutte quella di aver provocato seppur involontariamente la sua morte? No, assolutamente! Perciò non poteva arrendersi, per quanto la situazione fosse disperata doveva lottare fino all’ultimo respiro, lui che l’aveva messa in quella situazione doveva assolutamente fare il possibile per salvarla.
“Benio, aiutami ad alzarmi, presto!!!” disse all’improvviso.
“Ma… Shinobu, cosa vorresti fare? Siamo in trappola, è troppo tardi ormai… ed infatti sento di respirare un po’ a fatica…”
“Un po’ a fatica, ma respiri! Ed anch’io, perciò siamo vivi! Finché c’è vita c’è speranza, ricordalo sempre, e comunque non abbiamo niente da perdere! Non posso assicurarti che ti condurrò fuori di qui sana e salva, ma permettimi almeno di provarci, ti prego!!!”
Benio lo guardò negli occhi inizialmente incredula, credeva che straparlasse, ma si rese conto che era più che convinto di ciò che diceva, così annuì e lo aiutò ad appoggiarsi a lei, ed entrambi in piedi si guardarono intorno in cerca di una nuova speranza di salvezza.
Iniziarono faticosamente a camminare, ma pareva che lo scenario non sarebbe mai cambiato, e poi si stavano avventurando pericolosamente sempre più lontani dalla porta d’ingresso… Ad un certo punto Shinobu inciampò su una pietra, e stava nuovamente per cedere al dolore ed allo sconforto, quando Benio sentì qualcosa…
“Shinobu, lo senti anche tu?”
“Che cosa, Benio? E’ il fuoco che brucia ed ogni tanto crolla qualcos’altro…”
“Ma no, non parlo di quello, sento abbaiare, c’è un cane qui?!?”
“Un cane? Non dire sciocchezze, hai le allucinazioni per il caldo ormai… Va bene, ora possiamo davvero rassegnarci… Aiutami a sedermi, sono stanco, ed ho davvero troppo dolore!”
“Non ci penso affatto, io voglio vederci più chiaro, e sono convinta che non siano allucinazioni! Finché c’è vita c’è speranza, lo hai detto tu, e non abbiamo nulla da perdere, perciò mi spiace, ma dovrai ancora farti forza… E poi se tutto va male avrai molto tempo per riposarti!” 
Sconfitto dalla determinazione di Benio, Shinobu si convinse una volta per tutte a resistere e continuarono a muoversi fra le fiamme: “Ecco, lo sento ancora, più vicino!” insistette Benio.
“Sì, lo sento anch’io!” rispose Shinobu, ora davvero più sollevato “Non c’erano cani, come potrebbero in Chiesa, perciò… sarà entrato dopo… da dove?”
“Shinobu, è lì!!!”
Shinobu e Benio non potevano credere ai loro occhi. Nella Chiesa c’era davvero un cagnolino, che cercava un varco fra le fiamme per avvicinarsi, e che abbaiava forte per la paura.
“Siamo qui… vieni da me, piccolo!” lo chiamò Benio, che aveva sempre avuto dimestichezza con gli animali.
Il cagnolino, vedendola attraverso una via che pareva abbastanza sicura, le corse velocissimo incontro, quindi tornò di poco indietro, sempre abbaiando, come se avesse voluto invitarla a seguirlo. Li condusse ad una porticina assai poco appariscente.
“Deve essere la sagrestia!” concluse Shinobu “Forse ci siamo, sai, ci sono piccole uscite secondarie attraverso le sagrestie!”
Ed infatti, aprendo la porta, si trovarono in una piccola stanza, che aveva tutta l’aria di essere quella del parroco. Era un po’ sottosopra anch’essa per via della scossa, ma era relativamente integra e c’era una porticina che dava all’esterno. Non era chiusa a chiave, perciò l’aprirono facilmente. Il cagnolino, vista la porta finalmente aperta, sparì subito velocemente, ma la porta era un po’ bassa per loro, perciò Benio dovette abbassarsi e Shinobu per via della gamba preferì mettersi carponi, ma finalmente riuscirono ad uscire. Si trovarono così in un piccolo giardino.  
  Intanto, non potendo minimamente sospettare di quel grande colpo di fortuna dell’ultimo momento capitato a Benio e Shinobu, gli amici erano stati costretti ad allontanarsi anche loro dalla Chiesa, che sembrava ormai sul punto di crollare del tutto, rassegnati a non vederli più. Invece il maggiore Hanamura, che era stato trascinato fino al quartiere delle geishe, aveva sentito disperate urla di aiuto proprio attorno ad un okiya che purtroppo conosceva bene.
 “Aiutatela, Kikiji è rimasta dentro!!!” lo supplicò un’anziana geisha. Era la okasan, l’aveva conosciuta una volta in cui si era fatto convincere dai suoi soldati ad una serata in allegria proprio nella speranza di incontrare Kikiji.  Kikiji, l’unica donna che era riuscita a riscaldare il suo cuore dopo tanti anni dalla prematura morte della moglie che aveva amato così tanto… Doveva salvarla, se non l’avesse fatto sarebbe stato come rivivere un po’ quel dolore che finalmente si era molto affievolito, e poi come avrebbe fatto ad andare avanti, ora che anche l’adorata figlia sembrava perduta per sempre? Così si lanciò coraggiosamente fra le fiamme che avevano avvolto quasi del tutto l’okiya, riuscendo fortunatamente a rintracciare Kikiji: era stesa sui tatami, ormai poco cosciente, ma tenendo sempre strette in mano delle tavolette mortuarie, davanti ad un altarino dedicato ad un giovane ufficiale… Quando si ritrovò davanti il padre di Benio, Kikiji alzò la testa appena: “Koji-san…” sussurrava appena, le forze le stavano venendo meno, non riusciva a distinguere le forme, e sicuramente quello era il nome di quell’ufficiale, il cui ruolo nella vita della geisha si capiva fin troppo bene. Senza perdere tempo il maggiore Hanamura prese Kikiji fra le braccia e la portò fuori in salvo ormai svenuta ma viva.
“Abbiate cura voi di lei” disse alla okasan, a cui consegnò anche le preziose tavolette che era riuscito a salvare. Quindi si allontanò, doveva assolutamente conoscere la verità, ciò che egli stesso aveva visto lasciava ben poche speranze, eppure gli pareva tutto troppo assurdo, che anche la figlia lo avesse lasciato così presto, e poi morire in quel modo così crudele… Non ci avrebbe mai creduto, a meno che non avesse trovato almeno il suo corpo esanime fra le macerie…
Gli altri invitati al matrimonio si erano sistemati in una zona che sembrava sicura anche per i feriti, ed aspettavano che la situazione si facesse più calma, pian piano la confusione pareva ridursi, dato che pareva che la terra non volesse tremare più. Tuttavia era meglio stare lontani dalle case, perciò se ne stavano lungo la riva del fiume.
Ranmaru si stava occupando di Sonoko, a cui era comunque andata molto bene, essendosela cavata abbastanza rispetto a molti altri, dato che semplicemente le si era gonfiata la caviglia, per cui aveva messo un po’ il piede nell’acqua fredda, aiutata da lui scendere fino alla riva. Praticamente erano isolati dal gruppo.
“Va un po’ meglio?”
“Certo… dopotutto sono stata fortunata… Chissà quanti feriti gravi e morti ci saranno stati, oltre alla povera Benio… Non posso proprio pensarci! Ed in fondo se non fosse stato per te… Siamo arrivati fuori giusto in tempo…  Ho rischiato grosso in modo così stupido, inciampando, da vera imbranata! E per aiutare me anche tu, come Benio, avresti potuto…” stava per piangere ancora.
“Eri spaventata, è normale… lo eravamo tutti!” la rassicurò subito lui, fermandole la prima lacrima con una carezza e cercando di sorriderle, anche se date le circostanze non gli riuscì molto bene, anche perché anche lui aveva ancora gli occhi un po’ arrossati.
“Beh, anche piangere è normale, date le circostanze…” gli rispose lei, più calma, prendendogli una mano fra le sue “Non sforzarti di essere forte per me, Benio era mia cugina, ma per te significava ancora di più, lo so… Se non avessi dovuto aiutare me anche tu saresti accorso in suo aiuto, insieme al signor Aoe  forse…”
“Ma che dici, io non avrei potuto fare nulla, e poi se non è riuscito nemmeno il signor Aoe… Insomma, sono troppo debole rispetto a lui e comunque… non voglio più perdermi in lacrime… non più…” le parlava come sempre con dolcezza, ma ora la guardava in modo diverso, più intensamente del solito.
“Ranmaru?”
“Sì… anche perché Benio non lo vorrebbe e comunque… la sua terribile sorte mi ha dato una lezione… Giorni fa ho detto a Shinobu che era un vigliacco che non sapeva fare altro che farsi trascinare passivamente dagli eventi, e per quanto riguarda lei ho cercato disperatamente di indurla a non sposare Tosei perché non sprecasse la sua vita e non perdesse per sempre colui che amava veramente… Ho fatto la predica ad entrambi, quando invece mi comportavo esattamente come loro: dopo essermi rassegnato a non poter essere contraccambiato da Benio ed ad amarla solo come una sorella mi sono lasciato andare del tutto, fra teatro e vita di tutti i giorni, rifiutandomi anche solo di accettare l’idea di poter pensare di provare lo stesso per un’altra, perché avevo troppa paura, di essere ancora respinto, ma più semplicemente di poter soffrire ancora così tanto…”
“Perché dici queste cose a me, cosa intendi dire? E perché proprio adesso?” si turbò Sonoko, vedendolo molto serio.
“Perché Benio ha perso per sempre l’occasione di essere felice con colui che amava, e lo stesso Shinobu… Ma io non voglio commettere lo stesso errore… Ho già rischiato troppo anch’io poco fa: quando ti ho vista cadere, in Chiesa, soffocata da tutta quella gente, ho avuto una paura terribile, più di quando ho visto Benio tornare indietro per salvare Shinobu… perché ho capito… ho accettato ciò che non avevo voluto accettare finora… fortunatamente prima che fosse troppo tardi… Perciò, anche perché non sappiamo se questa situazione del terremoto si risolverà bene o se ci saranno altre complicazioni, dovevo subito chiarire che…” si bloccò.
“… che???”
Lei intimidita dal suo sguardo avrebbe voluto abbassare la testa, ma non poté, era come calamitata, anche per l’ansia di sapere.
“… che anch’io…” continuò, sempre un po’ esitante “ …anch’io ti amo!”
A quelle parole Sonoko sentì il cuore batterle così forte che temette che lui potesse sentirlo, o che addirittura le potesse uscire dal petto. Si era appena verificata una terribile tragedia, sua cugina era appena morta in un modo orribile, eppure per qualche istante ogni pensiero a riguardo era magicamente sparito. Gli altri erano di sopra, lontani, erano praticamente soli… e lei… ricordatasi subito dopo tutto, si vergognò profondamente della gioia immensa che invece stava provando. Ma quanto aveva sognato che lui le dicesse certe cose, che la guardasse diversamente da una semplice amica con cui confidarsi, così tanto che ora quasi non le interessava di sapere come e quando lui avesse cambiato i propri sentimenti nei suoi confronti e non voleva più nemmeno lei perdere tempo in complicate spiegazioni! Ed in ogni caso non riusciva più a parlare, ma inconsapevolmente stava avvicinando lentamente il suo viso al suo, rendendosi conto che anche lui stava facendo altrettanto… finché le loro labbra si sfiorarono in un dolce bacio.



Note dell'autrice:
Scusate per il ritardo con cui aggiorno, non ho avuto molto tempo ultimamente ed anche se la storia è completa la sto rimaneggiando un po’, correggendo anche alcuni errori che non avevo notato nella prima stesura.
Com’era prevedibile, Shinobu e Benio non sono morti e trovano una via d’uscita. Il cagnolino spuntato da chissà dove potrebbe sembrare un espediente un po’ strano, ma in realtà non l’ho ideato io, c’è anche nel manga originale, solo ovviamente in diverso contesto. Ed anche lo scenario della Chiesa è più o meno quello, anche se nel manga vi resta Benio da sola,  poverina…
Quasi totalmente fedele all’originale  è  il salvataggio di Kikiji da parte del maggiore Hanamura, anche se ho voluto modificarlo in modo da richiamare maggiormente il dramma che Kikiji ha sempre serbato nell’animo, lo strazio per la perdita del suo primo amore, a cui ho dato un nome fittizio (Koji), dato che Kikiji non lo chiama mai per nome nel manga.
Invece ovviamente è inventata di sana pianta la scena fra Ranmaru e Sonoko, dato che in originale loro due si incontreranno almeno un annetto dopo questi eventi, o almeno, se lui la conosceva già, lei era soltanto una fan come tante altre. Purtroppo, essendo i veri protagonisti della fan fiction Benio e Shinobu, ho dovuto per forza di cose trascurare un po’ le altre coppie e quindi anche loro, perciò non so se sono riuscita a spiegare decentemente la situazione nelle loro pochissime apparizioni insieme, anche perché  mi rendo conto che non si comprende chiaramente quando Ranmaru abbia iniziato a considerare Sonoko qualcosa di più che una semplice amica e confidente, e forse nemmeno quando se ne sia davvero reso conto, considerando anche che la decisione di Benio aveva in qualche modo riaperto in lui la vecchia ferita, oltre ad accentuare la sua confusione.  Ma in fondo la trama principale della storia è un’altra, e  comunque credo di aver almeno spiegato che il rischio corso gli ha finalmente dato una bella svegliata, togliendogli anche quella ritrosia che gli veniva dal timore di soffrire ancora per amore (e chi ha letto il manga sa che Ranmaru ha sofferto davvero molto a causa di Benio)! Quando si è finalmente dichiarato a Sonoko in realtà è andato abbastanza a colpo sicuro, dato che lei gli aveva già detto chiaro e tondo che lo amava, ma questa è la sola cosa assolutamente fedele alla versione originale, in cui anche se è lui a farle per primo una dichiarazione esplicita  Sonoko entra in scena già come membro del suo fan club, perciò i suoi sentimenti per lui erano fin dall’inizio abbastanza evidenti. Forse avrei potuto fare in modo che fosse lui a dichiararsi esplicitamente per primo anche nella mia versione alternativa, ma non ho ritenuto questa ulteriore modifica necessaria (poi non so se sia stato meglio così o no!).  

  Tornando un attimo a Kikiji, dato che questo personaggio, che appare poco nella mia storia ma ancor meno nel manga, mi ha affascinata e commossa molto per la sua triste storia d’amore, ho deciso di renderla protagonista della mia nuova fan fiction Quella notte sotto la neve, di cui ho al momento inserito un solo capitolo perché è tuttora ancora in corso. Spero che prima o poi leggiate anche quella; intanto arrivederci al prossimo aggiornamento, ormai la conclusione è vicina!^^

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Capitolo 13
*** Chiarimenti ***


   Poco dopo Ranmaru e Sonoko risalirono e tornarono dagli altri, lei si sentiva molto meglio e non solo per l’effetto benefico dell’acqua fredda… Fortunatamente Muso, molto amico di Ranmaru ma comunque molto geloso della sorellina, non notò l’imbarazzo che lei inevitabilmente provava nel guardarlo ed attribuì il suo rossore solo al fatto che aveva pianto per la cugina, e del resto una volta raggiunti gli altri lei sentì nuovamente un groppo alla gola. La situazione era un po’ più tranquilla, si aspettavano notizie da coloro che stavano più a ridosso dei focolai di incendio per poter eventualmente tornare indietro cosicché ciascuno potesse constatare cosa fosse rimasto della propria casa e conoscere notizie dei propri cari; i feriti erano stati curati alla men peggio, altri vagavano a casaccio per combattere un poco l’ansia, altri semplicemente erano stanchi e riposavano.
   Dopo un po’ anche il maggiore Hanamura si riunì al gruppo, mentre tornava indietro gli avevano impedito di riavvicinarsi alla Chiesa ed i soldati lo avevano indirizzato verso il fiume.
“Mi spiace così tanto, maggiore! Purtroppo non c’è stato nulla da fare per il capo…” gli disse Ushigoro. Come stonavano tutte quelle lacrime sul viso di un omone come lui! Eppure chi aveva imparato a conoscerlo sapeva bene che quel portantino dall’apparenza tanto feroce e pericolosa in realtà era un uomo molto buono e sensibile e voleva davvero tanto bene a Benio.
“Non so cosa dire, io… non ho potuto salvare la donna che amo, e poi…” intervenne Tosei, che anche se non piangeva calde lacrime appariva estremamente disperato “… anche a voi avevo giurato che l’avrei protetta, che l’avrei resa felice, ed invece…” teneva il capo chino, non riuscendo a guardarlo negli occhi.
“Non è colpa vostra… e tu Tosei, che avresti potuto fare più di quello che ti ho visto fare? Per poco non ci hai rimesso la vita, ma così almeno tu sei vivo! Ne sono felice, sul serio…”
“Non so come ringraziarvi di queste parole, maggiore. Benio era l’unica donna che avessi mai amato e non credo che potrò più amare nessun’altra in tutta la mia vita!” gli rispose commosso Tosei, riuscendo finalmente ad alzare la testa.
“Lo so, Tosei. Sei un bravissimo ragazzo, mi sarebbe davvero piaciuto averti come genero, davvero… come il figlio che non ho mai avuto…”
   Il maggiore Hanamura gli sorrise malinconicamente, poi si racchiuse in un doloroso silenzio. La sua separazione della sua adorata figlia pareva dunque definitiva, non avrebbe nemmeno potuto rivederla ogni tanto, non poteva accettarlo! Tuttavia un soldato come lui non avrebbe dovuto cedere tanto facilmente come gli altri al dolore, cercò di limitarsi ad un sospiro per farsi un po’ di forza; ciò nonostante una lacrima gli uscì, e lui prontamente la bloccò con un dito, dicendo che con tutto quel fumo che c’era nell’okiya di Kikiji doveva essersi irritato gli occhi. Gli altri non lo contraddissero, rispettando il suo disperato tentativo di apparire forte, ma appena lui si fu asciugato gli occhi e li riaprì non poté crederci: “BENIO!!! Bambina mia…” Tosei, che si trovava di fronte a lui inizialmente s’impressionò, temette che il dolore avesse fatto un bruttissimo scherzo a quel genitore tanto amorevole, ma voltandosi dovette dargli ragione: Benio stava proprio andando verso di loro, e con lei, anche se zoppicante tanto da doversi appoggiare a lei, c’era Shinobu!
   Presto tutti si accorsero di loro, che avanzavano un po’ a fatica, e Shingo fu il primo a raggiungerli, così prese Shinobu in braccio ed accompagnatolo da un tale che essendo medico si stava occupando dei feriti, lo aiutò a mettersi comodo, mentre Benio poté finalmente riabbracciare prima il padre e poi tutti i suoi cari.
“Come sta?” chiese poi lei, ignorando le insistenti domande di tutti su come fossero usciti vivi da quella trappola di fiamme, rivolta al dottore.
“L’osso sembra sano…” sentenziò lui dopo averlo visitato “… dato che ha così tanto dolore potrebbe essere incrinato, non ne sono certo… In ogni caso meno male che gli è stata disincastrata subito la gamba, altrimenti avrebbe potuto avere conseguenze ben peggiori che non voglio nemmeno prospettarvi… E comunque gli serve un periodo di assoluto riposo, poi però grazie a questo starà benissimo!”
“Oh, è meraviglioso, dottore, non so come ringraziarla!” commentò Benio, e d’impulso abbracciò quell’uomo e subito dopo Shinobu “Shinobu, amore mio, ce l’abbiamo fatta, non posso crederci!!! Si ricompose subito però quando si accorse di Tosei, ed incrociando il suo sguardo si vergognò terribilmente, sentendosi in colpa.
Ma lui la rassicurò, sorridendo: “Non preoccuparti, ho compreso benissimo la situazione, anzi, per la verità l’ho sempre compresa: l’unico uomo che ami è il capitano Ijuin, non hai mai smesso di amarlo e probabilmente non avresti smesso nemmeno dopo il nostro matrimonio. Ed ora che lui è finalmente tornato da te non puoi certo lasciarlo per un senso di riconoscenza verso di me, sarebbe un errore simile a quello che lui stava per fare sposando la duchessa, con la differenza che io non sono malato, perciò non devi provare compassione per me…”
“Ma non ti sposo per compassione, Tosei! Tu mi hai sempre aiutata da quando lavoro con te, da quando mi hai accettata nonostante fossi una donna! Ed è grazie a te se casa Ijuin non è stata sequestrata dalla banca, e poi…”
“Non dire sciocchezze, Benio!!! Va bene, forse oltre alla riconoscenza per me provi anche dell’affetto, ma l’amore è tutt’altra cosa e dopotutto entrambi meritiamo qualcosa di meglio nella vita. Io ce la farò a voltare pagina, vedrai! E comunque avverrà di certo da quando inizierò di nuovo a lavorare… Troverò un’altra donna di cui innamorarmi e che magari mi ricambierà, altrimenti sarà il lavoro a tenermi occupato!”
Benio era commossa da quell’uomo che stimava così tanto: “Non so come ringraziarti, Tosei! Non sono molti quelli come te, un altro mi avrebbe fatto pressione per mantenere il mio impegno, mentre tu… sei eccezionale e non è detto che col tempo non ti avrei amato sul serio, sai?”
“Ma che dici davanti al tuo fidanzato?” la schernì con dolcezza Tosei “Guarda che se ti mollasse potrei sempre tornare all’attacco, anche se… assurdo, stai piangendo di nuovo! Pensavo che fossi una ragazza forte ed invece hai le lacrime in tasca come tutte le donne, lo sai che le frignone non mi piacciono, vuoi aiutarmi a cancellare il mio amore per te?” e le offrì un fazzoletto che lei subito accettò.
“Signor Aoe…” intervenne Shinobu “Non so cosa dire per esprimervi la mia riconoscenza… ed in ogni caso non posso permettere che sacrifichiate anche la vostra carriera di giornalista per aiutare me, che vi ho portato via anche la moglie davanti all’altare… Io vi giuro sul mio onore che pagherò il nostro debito con la banca Aoe, ad ogni costo, dovessi impiegarci degli anni!”
“Non l’ho fatto per aiutare voi, lo sapete!” rispose Tosei “In ogni caso il modo migliore per ripagarmi è uno solo, cioè rendere Benio la donna più felice del mondo. Se dovessi scoprire che l’avete fatta soffrire ancora ve la farei pagare molto cara e ve la porterei via! Quanto alla mia carriera di giornalista non preoccupatevi: quando mi ha rivisto uscire vivo dalla Chiesa mia madre si è impegnata a lasciarmi continuare a svolgere la professione che amo, non le importava più che io facessi il suo burattino, l’importante era non avermi perso… Io sono certo che non l’abbia detto tanto per dire e se così non fosse… questa terribile catastrofe naturale mi ha fatto riflettere su quanto sia breve e legata ad un filo la nostra vita, perciò non posso permettere a nessuno di impormi di sprecarla in un’attività che non mi piace. Se lei insisterà ancora con la storia della banca andrò di nuovo via di casa, e lei non potrà farci nulla!”
“Splendido, Tosei, sono certa che riuscirai a rendere grande la tua casa editrice, ma ciò nonostante Shinobu ha ragione, ti ripagheremo, non accetto altre repliche!”
Tosei sconfitto sorrise: Benio era sempre quella ragazza forte e determinata di sempre, che gli aveva fatto conoscere l’amore, non c’era nulla da fare con lei. Chissà se davvero l’avrebbe dimenticata…
   Poco dopo giunse la notizia che si poteva accedere alla città, gli incendi erano domati, anche se vi erano macerie un po’ ovunque. Il primo pensiero di Shinobu e Benio, che nell’attesa avevano poi spiegato a tutti come erano riusciti a salvarsi, fu per i nonni Ijuin e Kisaragi, chissà se si erano salvati anche loro! E poi Larissa… già, c’era pure lei… Certo, erano ben lontani dall’augurarsi che quella catastrofe avesse provveduto a liberarli rapidamente dal loro terzo incomodo, ma sicuramente le avrebbero dovuto almeno delle spiegazioni…
   Così mentre gli altri si affrettarono alle loro case, per vedere cosa era rimasto e soprattutto per accertarsi delle condizioni dei propri cari, Shinobu e Benio si diressero verso il castello, e dato che lui non poteva camminare li accompagnò il fedele Ushigoro, che se lo caricò sulle spalle. Lo spettacolo che si presentò loro lungo la strada era davvero terribile: macerie ovunque, persone disperate, per la perdita di qualcuno che amavano, feriti… Tutti in città avrebbero dovuto ricominciare tutto daccapo, cercando per quanto possibile di riprendere in mano le proprie vite…
Quando poterono raggiungere il castello era ormai quasi sera. Era alquanto malridotto, con crepe qua e là, ma era in piedi.
“NONNO, NONNA, DOVE SIETE?”
“Giovin signore, allora state bene,meno male!!!” accorse subito Kisaragi, emozionatissima.
Ushigoro subito fece sedere Shinobu sul divano un po’ impolverato.
“Oh, Kisaragi, siete salva, sono così felice! Sì, sto abbastanza bene, mi sono solo ferito ad una gamba, ma niente di grave… Piuttosto, come stanno i nonni? E Larissa?”
“Sono tutti salvi” lo rassicurò Kisaragi “E’ stato un vero miracolo…”
“Shinobu, tesoro, grazie al cielo sei salvo!” la contessa apparve sulla porta, accanto al conte. “Ho avuto tanta paura di averti perduto davvero stavolta… e ci sei anche tu, Benio… ho temuto anche per te, lo sai!”
“Certo” intervenne il conte “Per noi sarai sempre come una nipote, non dimenticarlo mai… Anche se hai sposato quel giornalista per noi non è cambiato nulla nei tuoi confronti!” come sua moglie anche lui, nonostante fosse un samurai, non poteva nascondere la sua immensa  commozione.
“Anch’io vi voglio bene, nonno… Però… io non ho più sposato Tosei, sapete? La cerimonia è andata a monte ed ormai è stata annullata!”
I nonni rimasero sconcertati: “Come… annullata?” “Che cosa è successo, cara? Nulla di grave, spero!”
“Assolutamente no, non preoccupatevi, nonna… e solo che…” arrossì, come era molto raro da parte sua “… ho capito che stavo commettendo un grosso errore, ed anche Tosei ha capito… Insomma, ci si deve sposare solo con chi si ama davvero!” lo sguardo che rivolse a Shinobu, che contraccambiò prontamente, fu più eloquente di mille parole.
“Oh, ragazzi, ditemi che non sto sognando, vi prego!!!” disse la nonna, versando calde lacrime, ed abbracciò forte Benio “Vi auguro ogni felicità, mi avete fatto il regalo più bello che potessi ricevere, e non solo per via della promessa che ci scambiammo io ed il mio primo amore!!!”
Tuttavia, mentre la contessa si abbandonava alla felicità per la realizzazione del suo sogno più grande, il conte, più con i piedi per terra, si rivolse a Shinobu: “Anch’io sono molto felice, Shinobu, ma… come farai adesso con la duchessa Michailov?”
Shinobu trasalì, come pure Benio, che si liberò dall’abbraccio della nonna: “Le parlerò subito…” rispose “Larissa dovrà capire che non era affatto giusto che io rimanessi per sempre vincolato a lei come un marito senza amore… Non era giusto per me e per lei! Io non potrò mai sostituire Sasha, ed in realtà in questa situazione nemmeno Larissa è mai stata completamente felice. Io le vorrò sempre bene, avrò cura di lei ora che è malata… Sasha era il mio fratellastro ed io potrò amare Larissa come una sorella, niente di più!” e detto questo si avviò, sempre sostenuto da Ushigoro, nella stanza dove Kisaragi gli aveva detto che Larissa stava riposando.
   Appena sentì aprire la porta lei lo chiamò: “Shinobu, sei tu?”
Ushigoro lo aiutò a sedersi al suo capezzale, quindi uscì subito, lasciandoli soli.
 “Sì, Larissa… Grazie al cielo sei salva…”
Lei si incupì: “Sì, sono salva, per quanto mi permette la mia malattia… Forse sarebbe stato meglio se fossi morta… Meglio per tutti!”
“Non dire così!!! la rimproverò Shinobu “Come potrei desiderare la tua morte, me lo dici? Tu hai fatto tanto per me, mi hai salvato la vita, e comunque… Ti voglio bene!”
“Hai ragione, scusami per questo sfogo…” Larissa sorrise amaramente: “Mi vuoi bene, certo… ma quella che ami è sempre Benio! Dimmi la verità… Lei è qui con te, vero?”
“Larissa?!?” esitò “Sì, è qui con me e…” ammise, mortificato.
“… Ed hai deciso di sposarla, vero? L’ho capito subito dove ti precipitavi stamattina, sai? E non solo perché in questi giorni sei sempre stato molto strano e distaccato… Ricordi quando è venuto il tuo amico attore a trovarti? Beh, mentre risalivo in camera, dopo aver preso la medicina io… io vi ho sentiti parlare…”
“Hai origliato?”
“SI’ HO ORIGLIATO, E ALLORA??? Lo so che è una brutta cosa, ma quando la sua compagnia teatrale si esibì nel castello del conte Tanukikoji Benio stava con loro, lui l’aveva inserita come comparsa solo per consentirle di entrare per avvicinare te: credi che l’abbia dimenticato? Così quando il signor Fujieda ti ha detto che doveva parlarti da solo, con quell’espressione così seria, ho intuito che dovesse parlarti di lei, ed infatti avevo ragione! Vi ho sentiti discutere, anche lui tiene molto a lei, Benio oltre ad essere sana ha tanti buoni amici, è davvero fortunata…”
“Larissa, io…”
“Non preoccuparti, va tutto bene, il signor Fujieda aveva ragione, come il signor Onijima, i tuoi nonni e tutti gli altri: è Benio la donna giusta per te, solo lei potrà renderti felice, e dopotutto tu ami lei! In questi giorni ho fatto di tutto per fare finta di niente, ma è stato inutile e comunque grazie al cielo tu hai fatto la cosa giusta in tempo, se davvero a causa mia tu avessi perso l’ultima possibilità di essere felice non me lo sarei mai perdonata! Beh, non che così sono innocente, certo… Ti ho salvato la vita, ma poi ti ho fatto tanto male… Ho cercato di farti prendere il posto di Sasha, facendoti credere di essere lui, e poi ho usato la mia malattia per tenerti legato a me… Mi vergogno profondamente, spero soltanto che prima o poi tu troverai la forza di perdonarmi! E dovrò scusarmi anche con Benio, anche a lei ho fatto tanto male… E’ una ragazza meravigliosa, non abbandonarla mai e ricordale sempre quanto la ami! Lo so che evidente, ma soprattutto per una donna non è mai scontato… Guarda Sasha e me, per esempio: anche se lui mi amava dal profondo del cuore io l’ho compreso solo troppo tardi…”   
Shinobu era commosso: “Larissa… certo che ti perdono, per me sarai sempre come una sorella, e sono certo che anche Benio la penserà così… Ti ringrazio per aver capito… Noi non ti abbandoneremo, avremo cura di te e tu… riguardandoti per bene migliorerai…”
“Ti ringrazio… ma non dire bugie, ti prego… non ne sei affatto capace, basta guardare i tuoi occhi per capire quello che pensi… Per me non c’è speranza… anche senza aver sentito il responso del dottore me ne rendo perfettamente conto dalle mie condizioni, che peggiorano di giorno in giorno…”
“Larissa, ti prego…”
“Devo dirti una cosa importante, ci avevo pensato già da tempo, ma stavolta non cambierò idea: appena mi sentirò più in forze me ne andrò in sanatorio, non voglio più pesare sulla tua famiglia già così piena di problemi, e poi… tu ora devi pensare solo a Benio, lo meriti!”
“Ancora con questa storia… Credevo che l’avessi abbandonata del tutto, non ne parlavi da tanto tempo… Mi dispiace, ma non te lo permetterò mai!”
“No, a me dispiace, perché non puoi impormi proprio niente! Non sono tua moglie, non faccio parte della tua famiglia! Ed io preferisco così… Non voglio più vivere con una copia vivente del mio Sasha, anche perché presto lo rivedrò davvero… e staremo insieme per sempre!”
   Shinobu insistette ancora con lei, ma non ci fu verso di dissuaderla. Qualche giorno dopo Larissa partì per un sanatorio che si trovava in un piccolo paese di campagna non troppo lontano da Tokyo, molto grazioso, tranquillo e pieno di aria pura. L’ideale per viverci i propri ultimi giorni. Circa due mesi dopo giunse dagli Ijuin una lettera dei gestori del sanatorio che annunciava che la sfortunata duchessa era morta, precisando che aveva un’espressione molto serena. Shinobu si sentì ovviamente molto triste, ma era certo che quella serenità fosse dovuta al fatto che nel momento in cui lei aveva chiuso gli occhi per sempre aveva trovato il suo Sasha che era venuto a prenderla…




Note dell'autrice:
Finalmente tutti i  nodi vengono al pettine, e Shinobu si è finalmente deciso al confronto con Larissa: benissimo, penserete, era ora! Ma certamente penserete anche che c’è troppa gente che piange in questa storia… Sì, in effetti piangono quasi tutti, ma la personalità dei personaggi originali è proprio questa, quasi tutti loro sono alquanto frignoni, Ushigoro compreso;  inoltre,come in originale, in occasione del terremoto una volta tanto piange anche Shinobu (io l’ho fatto piangere anche prima, ma ne aveva motivo, direi).
Comunque ci siamo, ormai manca solo l’epilogo e la storia sarà davvero finita. Arrivederci all’ultimo aggiornamento!^^

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


   Era ormai passato più di un anno da quella terribile catastrofe, di cui erano ormai sparite tutte le tracce: a Tokyo avevano ormai ricostruito le case distrutte, la vita era ripresa, coloro che avevano perduto i loro cari per forza di cose avevano ricominciato daccapo.
Benio passeggiava nel giardino di casa Ijuin spingendo una carrozzina.
“Signora Benio, allora eravate qui, vi ho cercata ovunque!!! Quante volte vi ho detto che Shusei è troppo piccolo per stare fuori in questo periodo, è ancora inverno, fa freddo!!!”
“Uffa, che noiosa, Kisaragi! Shusei non è un rammollito, è il figlio di Benio Hanamura, e non sarà certo una temperatura un po’ più bassa a metterlo fuori combattimento!”
“Siete sempre la solita, impulsiva ed irresponsabile, e non sarete mai una vera signora! Povero il mio giovin signore, che deve sopportare una moglie simile!!!” si indignò Kisaragi, anche se ormai si sapeva che anche lei voleva un bene dell’anima a quella ragazza così originale che aveva portato davvero una ventata di aria fresca nella loro antiquata famiglia.
“A Shinobu vado benissimo così, perciò non mi interessa più diventare una vera signora, dunque non preoccupatevene più, va bene?” rispose Benio rivolgendole un ghigno malefico dei suoi “Comunque l’ho coperto bene, non preoccupatevi… Rimango fuori altri dieci minuti e poi rientro… Fa un po’ di fresco, ma è una così bella giornata che è assurdo rimanersene rintanati in casa!”
Il piccolo nella carrozzina emise qualche gridolino a tono, quasi avesse capito bene la situazione e volesse sostenere la sua pestifera madre.
“Santo cielo, è terribile… Somiglia tanto al giovin signore, ma ha lo stesso carattere della madre, quando sarà un po’ cresciuto non oso pensare a cosa combinerà! Comunque, signora Benio, dovete rientrare, sono venuti a trovarvi dei vostri amici…”
“Degli amici? Che bello! Allora vengo subito, signora Kisaragi!” e si diresse verso il castello velocemente, sempre spingendo la carrozzina.
“SIGNORA, NON CORRETE COSI’, SPAVENTERETE IL PICCOLO, O PEGGIO ANCORA… LO FARETE CADERE!!!” le urlò dietro Kisaragi, ma invano, Benio la seminò e rapidamente fu dentro il castello.
“Ranmaru, Sonoko, che sorpresa! Era da tanto che non ci vedevamo, come state, piccioncini?” ridacchiò.
“Ma Benio, che dici?!?” si imbarazzò Sonoko, intravedendo con la coda dell’occhio Kisaragi che passava dopo aver raggiunto la sua inquieta giovane signora.
“La verità: non vi fate mai vedere perché preferite starvene soli soletti, provate pure a negarlo, se ne avete il coraggio!”
“Ah… Shusei inizia a somigliare davvero tanto a Shinobu, eh?” intervenne Ranmaru cambiando discorso, non solo per sé, ma anche per sostenere Sonoko, avendola trovata in difficoltà. “Comunque noi stiamo benissimo, grazie, e tu?” sapeva che ovviamente Benio adorava parlare di quel figlio che finalmente aveva avuto, dopo tutti gli imprevisti grandi e piccoli che avevano ostacolato la realizzazione del suo sogno d’amore con l’unico uomo che avesse mai amato.
“Eh, sì… però ha il mio stesso carattere, e sono certa che diventerà un uomo grandioso, forte e virile! Io stessa gli insegnerò il kendo ed altre arti marziali, quando sarà un po’ più grande!”
Ranmaru e Sonoko si guardarono sgomenti: un’altra creatura come Benio sulla faccia della terra! Ed il povero Shinobu avrebbe dovuto badare ad entrambi, ce l’avrebbe fatta a resistere senza impazzire?
“Magari più avanti gli daremo anche un fratellino, così non si sentirà solo!” aggiunse lei, facendo rabbrividire ulteriormente i suoi due interlocutori. Ma poi fortunatamente lasciò cadere il discorso quando la premurosa Kisaragi rientrò portando loro del thè “Ma ditemi, a cosa devo la vostra visita? Vi trovavate a passare o avevate un motivo preciso?”
“Per la verità siamo qui per un motivo preciso…” rispose Ranmaru, stavolta non potendo evitare di arrossire lievemente tradendo l’imbarazzo “Ti abbiamo portato l’invito al nostro matrimonio!”
“COOOSAAAAA??? Il vostro ma… Vi sposateee? TU che sposi una ragazza??? Incredibile!!!”
Ammutolì dopo aver incrociato lo sguardo da maniaco omicida che le lanciò seppure solo per un istante l’amico a quella sua battuta e tornò seria: “Beh, che dire… avremmo dovuto aspettarcelo prima o poi, ma sono comunque sopresa… E’ meraviglioso, sono contentissima, tanti, tanti auguri!!!”
“Grazie…” rispose Ranmaru, tornato al suo umore normale anche lui, mentre Sonoko si limitò a sorriderle, arrossendo ancora di più e d abbassando un po’ lo sguardo, mentre Benio aprì la busta e prese a guardare l’invito.
“Oooh, che bello sarà nel pieno della primavera, e quella Chiesa… è così piccola e carina, tutta immersa nel verde…”
“Beh, sai, non vogliamo una cerimonia troppo sfarzosa, per quanto Muso l’avesse voluta, e poi spero tanto che in quel posto ci sia meno rischio di attirare curiosi, sai com’è… Se lo sapessero le ragazze del mio fan club non oso immaginare cosa possa succedere, allora, come si dice, non resta che metterle davanti al fatto compiuto!”
“Eh, già, capisco, le tue ammiratrici sono davvero molte soprattutto ultimamente, e comunque quel posto è così romantico, ma… a proposito di Muso, allora si è rassegnato! Ricordo che quando seppe di voi due quasi non gli veniva un colpo!!!”
“Sì, ormai se n’è dovuto fare una ragione!” intervenne Sonoko “Per amore o per forza…” aggiunse, facendo uno sguardo alquanto diverso dal solito, che richiamava un tantino quello della terribile cugina, che infatti se ne compiacque.
“Ehe, ma bene, brava Sonoko, così si fa, immagino che tu lo abbia ricattato per benino, vero? Finalmente la mia cuginetta ha imparato a vivere!” sogghignò.
“Non esagerare, non è stato necessario arrivare a tanto, è bastata la mia faccia quando ha provato a dirmi che non poteva lasciare che la sua sorellina si sposasse tanto presto!” si addolcì, avendo scorto un’ombra di preoccupazione negli occhi del fidanzato, che malamente avrebbe potuto sopportare un’altra donna troppo simile al suo primo amore… Sì, effettivamente negli ultimi tempi Sonoko era cambiata: non solo dal giorno del mancato matrimonio di Benio e Tosei aveva adottato un look più moderno, utilizzando molto raramente il tradizionale kimono e non tornando più alla vecchia pettinatura, ma era pure molto meno timida del solito; tuttavia restava molto diversa dalla cugina, non arrivava certo ai suoi livelli e comunque non avrebbe mai deluso il suo adorato Ranmaru.

 Andati via Ranmaru e Sonoko, Benio diede da mangiare a Shusei, lo cambiò e lo mise a letto. Faceva buio ancora abbastanza presto ed infatti dopo aver sbrigato quelle poche faccende si rese conto che il sole stava ormai per tramontare… Anche Kisaragi se ne rendeva conto, per quanto fosse in fondo rimasta la stessa ragazza esuberante ed un po’ irresponsabile di sempre su come si prendeva cura del figlioletto c’era ben poco da contestare alla sua giovane signora, infatti non era stato necessario dirle che per quel giorno un bimbo piccolo come lui si era stancato abbastanza. Come al solito  Benio si sedette sulla sedia a dondolo accanto alla culla in attesa che Shusei prendesse sonno… Sapeva bene che cercando di cantargli una ninna nanna con la sua voce avrebbe senz’altro ottenuto l’effetto contrario, così gli raccontava delle storie, per quanto, come ci si poteva aspettare da lei, non erano le classiche favolette, ma generalmente narravano di certe sue imprese bellicose, come quando, anni prima, aveva messo K.O. l’ “indomabile” Ushigoro che ormai non era più un bandito ma continuava a chiamarla “capo”, o quando aveva tenuto testa, praticamente da sola, alla terribile “banda della violetta”, quel gruppo di scapestrati che in fondo erano mossi soltanto da un sincero affetto nei confronti della sua ormai grande amica Kikiji… Kikiji che presto sarebbe diventata ben più che un’amica per lei, dato che aveva deciso finalmente di tagliare i ponti col suo passato e lo aveva ampiamente dimostrato quando, appena pochi giorni prima, aveva intrapreso un viaggio nel paese natale del suo defunto amore per recarsi a far visita alla sua tomba, dove aveva lasciato le tavolette mortuarie che le avevano dato conforto in tutti quegli anni… Perché, cosa che aveva confidato soltanto a lei, non ne avrebbe avuto più bisogno: il suo Koji-san sarebbe rimasto per sempre nel suo cuore, fra i suoi ricordi più belli e tristi, ma la vita doveva andare avanti, magari accanto ad un nuovo amore… Quella donna, che le era sembrata sempre tanto adulta e matura grazie alla sua grande saggezza, aveva lasciato trasparire di nuovo la sua ancora giovane età quando era arrossita violentemente nel confessare che alludeva proprio al maggiore Hanamura, che fra l’altro aveva poi riconosciuto fra le fiamme, anche se lo aveva distinto non più che per pochi attimi. Benio si era sentita molto felice anche per il suo povero padre, che per troppo tempo aveva chiuso completamente il suo cuore, dopo la morte dell’adorata moglie: ormai era solo questione di tempo ed avrebbe trovato anche il coraggio di vincere la sua incredibile timidezza per chiederle formalmente di sposarlo, per trovare finalmente anche lui un po’ di meritata serenità. Certo, fra di loro c’era una certa differenza di età, ma sicuramente lei e suo padre si sarebbero ben intesi, dato che sui loro reciproci sentimenti non c’era il minimo dubbio, ed avrebbero saputo superare facilmente ogni possibile difficoltà legata a questo ed altro; l’unica cosa impossibile forse sarebbe stato chiamare la nuova giovane moglie del padre “mamma”, ma questo non era che un dettaglio insignificante, come pure la differenza di età ed i rapporti di parentela che ci sarebbero stati fra Shusei ed eventuali figli che Kikiji avrebbe potuto avere, dato che di ciò che pensava la società “benpensante” non le era mai importato nulla.
   Non era rimasta lì seduta più di un quarto d’ora che, come pure accadeva spesso, Shusei era ancora sveglio come un grillo, mentre lei era già nel mondo dei sogni: nello svolgimento del suo nuovo ruolo di moglie e madre Benio si stancava molto di più che dopo un’intera giornata di allenamenti di arti marziali e di lavoro in redazione, perché tutto sommato soprattutto per un tipo come lei era stato difficile abituarsi completamente alla cosa, anche se lo faceva per il suo adorato Shinobu, e questo rendeva tutto estremamente piacevole.
Più tardi, quando finalmente anche il piccolo aveva ceduto al sonno, la porta della stanza si aprì e Benio era davvero buffa in quel momento, mentre russava con la testa buttata all’indietro! A Shinobu sfuggì una risatina, ma si controllò, apprezzava troppo gli sforzi della moglie per prenderla in giro anche in quella situazione; quindi si avvicinò e si chinò su di lei, per darle un tenero bacio sulla fronte, al che lei riaprì gli occhi: “Shinobu, sei tornato…”
“Scusami, amore, non volevo svegliarti!”
“Ma no, scusami tu, sono proprio un disastro, addormentarmi così mentre avrei dovuto magari prepararti un bagno caldo, o la cena! Sarai stanco dopo il viaggio in treno, sei andato e tornato in un giorno, magari avresti potuto trattenerti per la notte e rincasare con calma domattina…”
Shinobu le sorrise: “No, assolutamente, dovevo tornare da te e da Shusei il più presto possibile: dopo che siamo stati separati così tanto tempo penso che ogni minuto in più lontano da voi è tempo sprecato! Mi sembrava doveroso dare un saluto a Larissa il giorno del suo compleanno, ma poi fatto questo non avevo più motivo di restare lì… già sei troppo generosa non prendendotela a male quando ti lascio per tornare ogni tanto da lei…”
“Non dire sciocchezze, Shinobu!” rispose lei, prendendo una sua mano fra le sue “Larissa è pur sempre la donna che ti ha salvato la vita ed anch’io devo esserle debitrice! Ci ha fatti soffrire, ma non per cattiveria e se non ci fosse stata lei noi non ci saremmo più ritrovati e non avremmo avuto Shusei… Prima o poi voglio venire anch’io con te a far visita alla sua tomba per ringraziarla per bene… E’ in un luogo bellissimo, vero?”
“Sì, su una collina da cui si vede il mare… e ci sono moltissimi fiori… Anche lei sarebbe felice che tu la venissi a trovare, Benio, ti ringrazio molto anche da parte sua…”
Benio colse il velo di tristezza caduto in quel momento sugli occhi di Shinobu e gli strinse forte la mano… Anche Larissa era stata importante per lui, e gli era dispiaciuto molto perderla, avrebbe tanto voluto averla accanto come una di famiglia, era pur sempre la moglie del suo defunto fratellastro! Avrebbe anche voluto che lei gli avesse parlato un po’ di più di Sasha, che non aveva mai avuto modo di conoscere…
“Non preoccuparti, Benio, va tutto bene…” e l’abbracciò, ma quando fece per baciarla gli strilli di Shusei, che aveva sentito il suo papà, lo fermarono. 
“Ah, dimenticavo…” riprese Shinobu, mentre Benio si era precipitata da Shusei per controllare che tutto fosse a posto “… c’è una lettera per te, è di Tamaki!”
“Tamaki???” Benio si sentì talmente felice da quella notizia che strinse un po’ troppo Shusei, che però mostrò subito il suo malcontento e lei allentò la stretta.
“Sarà meglio che tu lo dia un po’ a me” le disse Shinobu, e prese il piccolo fra le braccia “Allora, Shusei, hai fatto il bravo, oggi?”
   Intanto Benio leggeva la lettera della sua migliore amica. Era da tanto tempo che non aveva sue notizie, in pratica da quando, appena un paio di settimane dopo il terribile terremoto, subito dopo la partenza di Larissa per il sanatorio, lei aveva finalmente sposato il suo Shinobu, senza voler aspettare che tutto in città fosse completamente a posto, dato che con tutto ciò che avevano passato per ritrovarsi non avevano voluto più perdere altro tempo prezioso della loro futura vita insieme. Appena pochi giorni dopo il suo matrimonio infatti Tamaki si era congedata da lei annunciando che si sarebbe trasferita nella filiale della Manciuria del giornale per cui lavorava: una decisione improvvisa presa però non a caso… Come le era sembrata timida la sua migliore amica, che sempre apparsa così sicura di sé, quando le aveva raccontato ciò che era accaduto fra lei e Shingo fuori la Chiesa! In quel momento Tamaki lo aveva profondamente disprezzato per la totale mancanza di rispetto che lui le aveva dimostrato, ma era durato pochissimo: aveva avuto tanta paura quando, meno di un’ora dopo, la terribile catastrofe si era scatenata e lui aveva rischiato di finire sotto le macerie della Chiesa, ed aveva sofferto ancora di più quando aveva poi saputo che lui, il giorno successivo al matrimonio, aveva era partito senza dire niente a nessuno tranne che a Shinobu per tornarsene in Manciuria per sempre. Perché in realtà quel rancore sordo che aveva provato non era rivolto a Shingo, ma a se stessa, sempre tanto ostinata nel cercare di soffocare un sentimento per lei inaccettabile, un amore per un tipo di uomo che secondo i suoi canoni di riferimento lei avrebbe dovuto disprezzare… Così Tamaki aveva immediatamente deciso di seguirlo, perché anche se non era da molto tempo che lo conosceva ne era certa: aveva trovato finalmente l’uomo della sua vita, era lui e nessun altro che avrebbe voluto avere accanto per sempre, perciò non se lo sarebbe lasciato scappare, a costo di inseguirlo in capo al mondo!
“Cosa ti scrive Tamaki?” chiese Shinobu, dopo aver rimesso a letto Shusei, che finalmente era crollato fra le sue braccia.
“Tamaki ha appena avuto una bambina!” annunciò felice Benio “A quanto pare non ha impiegato poi tanto a convincere Lupo a sposarla, c’era da aspettarlo… L’hanno chiamata Yukino e Lupo… Oh, non riesco proprio ad immaginarlo, Tamaki dice che è pazzo di felicità, proprio uno come lui!”
“Non c’è poi da stupirsi tanto” commentò Shinobu “Lupo vuole sempre sembrare un duro, ma in realtà è molto sensibile e generoso e… Tamaki gli è piaciuta subito, ma purtroppo non si sentiva degno di lei… Lui era un bandito una volta, lei una ragazza di buona famiglia… Per questo aveva preferito andarsene, non gli sembrava possibile interessare davvero ad una come lei e non voleva nemmeno che lei rinunciasse alla sua vita agiata ed al suo ambiente per per uno come lui. Shingo è fatto così, meno male che Tamaki è stata abbastanza testarda per tenergli testa! Ma avrei dovuto aspettarmelo da lei, in fondo la conosco fin da quando era una bambina! Sono certo che saranno felici insieme… quasi come noi…”
Benio annuì, con un sorriso imbarazzato non molto frequente per una come lei: “Sai, buone notizie anche per Tosei: pare che con Palè sia una cosa seria…”
“Palè? Ah, sì, è quella ragazza che ha conosciuto durante quel viaggio di lavoro in Francia, vero?”
“Sì… Tosei l’ha aiutata molto, grazie a lui non solo ha ritrovato la famiglia del padre che non aveva mai saputo nulla di lei, ma poi sua zia l’ha accettata come figlia del defunto fratello ed ultimamente l’ha anche presentata in società; tuttavia la settimana scorsa è arrivata in Giappone, ha lasciato tutto per raggiungerlo e si è presentata in redazione perché lui la accettasse a lavorare alla Jodansha come giornalista. L’altro giorno li ho incontrati quando sono stata a casa a trovare papà e Kikiji e per come camminavano insieme non sembravano certo semplici colleghi… Li ho chiamati più volte, ma ce n’è voluto perché si accorgessero di me: si vedeva che erano persi l’uno per l’altra, proprio come Ranmaru e Sonoko!” ridacchiò “Del resto Tosei me l’aveva detto che si erano tenuti in contatto… Lui mi aveva raccontato che Palè in realtà non aspirava a diventare una nobildonna, ma da questo a voler diventare proprio una giornalista come lui pare una coincidenza un po’ troppo grande, non credi? Aaah, un amore che appena sbocciato ha resistito alla distanza, che cosa romantica…”
Benio sembrava davvero incantata nel commentare la situazione di Tosei e Palè e Shinobu la prese in giro: “Questa sì che è una sorpresa, tu che ti emozioni tanto per le cose romantiche, incredibile!”
“Ma no… lo sai che in fondo io sono molto romantica, anche il nostro amore ha retto alla distanza, no? E comunque sono contentissima per Tosei, lui merita tanto di essere felice… Ha fatto tanto per me… per noi… Non gli sarò mai abbastanza riconoscente! Tu però sei il solito antipatico!” e fingendo un tono arrabbiato gli fece una smorfia e gli voltò le spalle.
“Gli sono grato anch’io, tanto… infinitamente!” rispose Shinobu avvicinandosi a lei ed abbracciandola da dietro “E certamente non solo perché ci ha restituito la nostra casa: lui rinunciando a te ci ha restituito la nostra vita, la vita felice che a causa della mia scarsa risolutezza ho rischiato di perdere per sempre!”
“La colpa sarebbe stata soprattutto mia, lo sai…” rispose Benio “Mia e della mia cocciutaggine nel non voler ammettere i miei sentimenti per te, che ha provocato solo guai… Ho incontrato Innen e…” la sua voce si fece triste, iniziando a tremarle un po’.
“Basta rimpiangere il passato, Benio, è inutile, non ci appartiene più...” la fece voltare, e le accarezzò il viso da cui era scesa una lacrima.
“Entrambi abbiamo fatto degli errori, ma l’importante è che ci siamo lasciati tutto alle spalle… Ora noi, come pure i nostri amici più cari, abbiamo trovato la felicità… E’ ovvio, potremo trovare nuovi problemi, nuove difficoltà, ma quel che conta è che li affronteremo e li supereremo insieme, non sei d’accordo?”
“Sì, certo, Shinobu, hai ragione!” annuì Benio commossa, e si abbandonò nuovamente al suo abbraccio.




Note dell'autrice:
Ed eccoci all’epilogo: spero che non vi sembri troppo mellifluo, ma che volete farci, volevo assolutamente un bel lieto fine per tutti! E per ottenere questo ho dovuto fare un ulteriore ritocco alla storia, anzi, in questo caso dovrei dire uno stravolgimento, perché in originale Palè non è una ragazza, ma nemmeno un ragazzo di età simile a Benio ed ai suoi amici… è un ragazzino di soli 12 anni!!! Ma non solo, è anche un personaggio molto equivoco, è una fotocopia maschile di Benio che si traveste da donna e, anche se si dichiara sempre maschio, ad un certo punto dice a Tosei: “Innamorati di me sul serio, monsieur!” Con la conseguenza che alla fine il suo rapporto con Tosei non risulta nemmeno troppo chiaro, viene detto che Tosei lo adotta, ma Tosei non è nemmeno omosessuale e tanto meno pedofilo, ed invece a proposito del sentimento che lo legherà a Palè resta alquanto nebuloso. Mazzata finale, l’autrice svela, in una frasetta finale, che il poverino morirà giovane, a soli 38 anni, per chissà quale oscuro motivo!
Non potevo certo tollerare una sorte così triste per uno dei miei personaggi preferiti: per me lui meritava un nuovo amore con la A maiuscola, proprio come Ranmaru, e così almeno nella fan fiction lo ha avuto!
Per quanto riguarda le altre coppie, qualche ritocchino ulteriore c’è stato per Ranmaru, che nel manga originale non porta un invito a Benio, ma va al castello per confidarle i suoi problemi con il fratello di Sonoko; tuttavia alcune frasi, tipo quelle su Shusei, sono più o meno quelle del manga, perché Shusei è proprio una mini-versione di Shinobu col carattere di Benio (a proposito, l’immagine di lei che si addormenta russando con la testa buttata all’indietro è conforme al personaggio ed alla sua innata e spesso inconsapevole comicità)!
A proposito di Shingo e Tamaki, nel manga viene solo lasciato intendere che lei si è trasferita in Manciuria a lavorare e che lì staranno finalmente insieme. La bimba l’ho voluta aggiungere io, e sceglierne il nome è stato fin troppo facile.
Altra noticina riguarda Kisaragi: essendo lei la governante non dovrebbe portare il thè agli ospiti, ma in originale viene mostrato che poiché gli Ijuin sono caduti in disgrazia Benio ha dovuto licenziare tutta la servitù, ma ovviamente Kisaragi, che lavora al castello fin da quando era poco più che una ragazza, non ne ha voluto saperne di andarsene ed è rimasta con loro anche senza stipendio, dato che li considera ormai la sua famiglia.

Beh, a questo punto credo proprio di non dover aggiungere altro: spero tanto che la mia fan fiction vi sia piaciuta. In ogni caso vi invito a postare i vostri commenti!^^

 

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