IL NOSTRO AMORE E' COME IL VENTO

di Lights
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** 2 CAPITOLO ***
Capitolo 3: *** 3 CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** 4 CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** 5 CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** 6 CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** 7 CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** 8 CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** 9 CAPITOLO ***
Capitolo 10: *** 10 CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** 1 CAPITOLO ***


Inizio: Domenica 20 gennaio 2008

Inizio: Domenica 20 gennaio 2008…

 

 

 

Tutto quello che mi illumina è racchiuso in queste parole

 

 

Qualunque sia la domanda, l’Amore è la risposta
Qualunque sia la sofferenza o la malattia, l’Amore è la risposta
Qualunque sia la perdita, l’Amore è la risposta
Qualunque sia la paura, l’Amore è la risposta.

G.Jampolosky “invito al risveglio”

 

 

Ascolta quello che ti dico perché tra le mie mani c’è e ci  sarà sempre il tuo cuore (Anonimo)

 

 

 

Il nostro amore è come il vento: non lo vedo ma lo sento (Nicholas Spark - I passi dell’amore)

 

 

Buona lettura… Light

 

 

DISCLAIMERS: Jag e tutti i suoi personaggi appartengono a D.P.Bellisario, alla CBS e alla Paramount li ho solo presi in prestito, senza alcuno scopo di lucro, per questa fanfic. Tutti gli altri personaggi appartengono alla mia fantasia, chi volesse può anche utilizzarli.

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO CAPITANO RABB

Febbraio 1996

 

Erano appena tornati dall’ultima missione in Colombia dove per la prima volta il Capitano di corvetta Rabb aveva ricevuto il suo primo cinque di picche.

Il Maggiore Sarah Mackenzie non era come tutte le altre. Doveva ammetterlo il suo ego maschile aveva ricevuto un rifiuto secco.

Era seduto alla scrivania, dove sopra erano depositati i documenti per il rapporto della missione. L’Ammiraglio Chegwidden aveva preteso di ricevere subito un rapporto preliminare su quello che era successo e non gli aveva neanche concesso il tempo di tornarsene a casa a riposare un po’ dopo il viaggio. Ora era lì nel suo ufficio, cercando di mettere ordine nella sua mente ma senza riuscirci.

Teneva la penna in mano a mezz’aria e la faceva ciondolare su e giù rimuginando sull’accaduto di qualche ora prima.

Com’era potuto succedere: Mac gli aveva detto di no, non riusciva a crederci. Tutto era successo in un attimo.

 

7 ORE PRIMA – COLOMBIA

 

Harm si stava preparando nella sua stanza per andare all’incontro che avrebbe avuto da lì a poco. Mac aveva bussato ed era entrata. Era bellissima in abiti da civile. Era rimasto affascinato.

H: - Complimenti Maggiore stai molto bene.-

Mac si era voltata a guardarlo sorpresa dal complimento.

S: - Grazie…- si era fermata un attimo e aveva guardato Harm intensamente – … ho avuto sempre un debole per gli uomini con indosso le divise bianche con ali da pilota.-

Mac si avvicinò al Capitano, gli sistemò il colletto, gli sorrise e se ne andò.

S: - Forza Capitano è ora di entrare in azione.- Gli disse chiudendosi la porta dietro alle spalle.

“E’ caduta nella mia rete” pensò soddisfatto Harm finendosi di sistemare la divisa.

La missione andò per il meglio e riuscirono a salvare Webb.

Una volta atterrati Harm decise di entrare in azione.

H: - Mac senti…- le mise una mano sul braccio per farla fermare.

Sarah fu un po’ contrariata dal suo gesto. Guardò prima la sua mano e poi lo guardò in faccia. Harm si sentì a disagio e levò la mano dal suo braccio, rimase a guardarla senza riuscire a dire o fare qualcosa.

S: - Ebbene?- Gli chiese gesticolando con la mano per incoraggiarlo a parlare.

H: - Si scusa…-

S: - Mai scusarsi Capitano, è segno di debolezza.- Lo riprese seria.

H: - Mac…- riuscì a dire incredulo – ah… lasciamo stare.-

S: - Come vuoi.- Disse non curante.

Mac riprese a camminare verso l’uscita.

“Harm non ti puoi far trattare così, non ti arrenderai mica?… lei ti vuole e tu lo sai!” pensò Rabb.

H: - Mac aspetta…- Le urlò.

Mac si fermò, si voltò e lo guardò. In fondo si stava divertendo a far esasperare Rabb.

H: - Senti volevo chiederti se ti andrebbe di uscire con me …-

Silenzio.

H: - vorrei portarti in un bel ristorante dove fanno cucina italiana.-

Il Capitano sfoderò il suo sorriso killer a chiunque persona di sesso femminile lo rivolgesse non poteva resistergli.

Mac lo guardò con più attenzione e comprese quali erano le sue intenzioni.

Sorrise abbassando la testa. Harm rimase interdetto dal suo gesto ma pensò che era positivo.

S: - No.- Disse alla fine… con tono deciso che non permetteva replica.

Harm non se l’aspettava. Rimase di sale al sentire la sua risposta. Aveva dato per scontato che la sua risposta sarebbe stata positiva che non aveva neanche preso in considerazione un suo rifiuto.

Mac gli augurò “Buona serata Capitano” e se ne andò lasciandolo solo all’entrata.

 

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO CAPITANO RABB

 

H: - Altro che buona serata…- Disse ad alta voce cercando di cancellare quella situazione imbarazzante.

Non riusciva proprio a capire perché gli avesse detto “No”. Era allibito.

Lo squillo del cellulare lo distrasse per un momento dai suoi pensieri.

H: - Rabb. – rispose – Ciao Paula… sta sera dici? No mi dispiace sono oberato di lavoro e non posso muovermi, sarà per un’altra volta.- terminò la telefonata.

Non ci poteva credere, aveva rifiutato un invito di Paula. Una bellissima donna, Capitano di marina, alta, fisico slanciato, generose forme, bionda e intelligente quanto basta. Madre natura non si era risparmiata. Con fascino da vendere e tanto, tanto sexy. L’aveva conosciuta qualche mese prima per caso in una delle sue missioni. Avevano simpatizzato subito e dalle parole erano passati ai fatti. Non aveva neanche dovuto faticare tanto per conquistarla. Era stata una preda facile. Era da un po’ che non si sentivano e che non facevano sesso. Lei gli aveva servito l’opportunità di vedersi su un vassoio d’argento e lui? Che cosa aveva fatto? Aveva detto di no.

H: - Mac ti ha sconvolto più di quanto tu pensi Capitano Rabb.- Si disse a voce alta.

S: - Stai parlando di me?- Gli chiese.

Harm si girò con la sedia sorpreso in direzione della voce femminile che aveva parlato e la vide, in piedi, sulla porta del suo ufficio con indosso la divisa… mmmm quella divisa che cosa avrebbe dato per toglierla di dosso “Ma cosa vado a pensare…”

H: - Mac che ci fai qui in ufficio?- Le chiese sorpreso.

S: - Quello che ci fai tu… il rapporto.- Gli disse facendogli vedere la cartellina che teneva in mano. – Ho bisogno di una tua firma così posso consegnarlo all’Ammiraglio Chegwidden.-

H: - Hai già finito?- Le chiese sorpreso – io sono ancora in alto mare.-

S: - Beh vede Capitano Rabb la differenza che c’è tra noi è solo una: io sono un marine.- Gli sorrise.

H: - Ah, ah, ah… molto divertente.-

S: - Vuoi una mano?- Gli chiese avendo un po’ di pena per lui.

Da quel poco che aveva iniziato a conoscerlo aveva capito che le parti burocratiche del loro lavoro non erano il suo forte.

H: - Grazie… sei veramente gentile.-

Nel frattempo avevano ordinato anche la cena al nuovo ristorante cinese.

Terminarono il rapporto poco prima che arrivasse da mangiare, così poterono gustarsi la cena tranquillamente.

H: - Grazie dell’aiuto, le scartoffie non sono il mio forte.- Le sorrise Harm mentre faceva spazio sulla scrivania.

S: - Lo so…- disse alzandosi e andando vicino alla finestra.

Harm rimase sorpreso dalla sua risposta.

H: - E cosa altro sai di me?- Le chiese incuriosito.

S: - Capitano abbassi le ali e non si monti la testa… comunque molte più cose di quanto tu sappia di te stesso.- Gli sorrise.

Harm rise di gusto.

H: - Non era proprio la cena a cui pensavo…- Disse più a se stesso con tono sconfortato. Scostò la sedia e le fece segno di sedersi.

S: - Lo so…- si avvicinò e lo guardò. Si perse nei suoi occhi azzurri come il cielo e sentì il suo cuore battere un “TUM” diverso e una vocina dentro di lei “Sarah stai attenta” la avvertì. Si girò di scatto e si sedette sulla sedia.

Iniziarono a mangiare tenendo la conversazione sul piano lavorativo o sull’essenziale.

S: - Mmmm ci voleva… ora si che sto bene.- Disse soddisfatta dal pasto, una volta terminato di mangiare l’ultima porzione di gamberetti.

Harm la guardava sorpreso. Era riuscita a mangiare il doppio di lui con una tale naturalezza che era rimasto stupefatto.

S: - Ti ringrazio per la cena ma è giunta l’ora di tornare a casa.-

Fece scivolare all’indietro la sedia, prese la valigetta e il cappotto, gli sorrise e uscì dal suo ufficio.

Harm ripresosi scattò in piedi e la seguì.

H: - Mac aspetta!- Gridò.

Sarah si voltò sorpresa dal suo richiamo.

H: - Che ne diresti di andare a bere qualcosa insieme.- tentò di nuovo.

Sarah sorrise di nuovo, era proprio un testone.

S: - No.- Si voltò e proseguì verso l’ascensore.

“Come no? Ora basta… non mi può mollare così” le corse dietro e la raggiunse all’ascensore.

H: - Perché?- insistette.

Le porte dell’ascensore si aprirono e Mac entrò e premette il pulsante. Harm mise una mano per fermare l’ascensore.

H: - Perché?- Le richiese.

S: - Per mille ragioni… sceglitene una Capitano andrà sicuramente bene.- Gli sorrise.

H: - Maaaaccc…- Pronunciò il suo nome esasperato.

Sarah sospirò divertita, quell’uomo non voleva proprio mollare.

S: - E va bene se proprio lo vuoi sapere…- si fermò e lo guardò dritta negli occhi.

H: - Allora perché?- Chiese ansioso.

S: - Fino a quando il tuo obiettivo sarà solo quello di portarmi a letto, noi non usciremo mai…- lo guardò seria – e poi al momento siamo solo colleghi, chissà un giorno se diventeremo amici potrò considerare la tua offerta.- Gli sorrise e premette di nuovo il pulsante – Se permetti…- Gli fece segno di allontanarsi.

Harm lasciò la porta dell’ascensore che si chiuse subito dopo. Si appoggiò al muro, incrociò le braccia, inclinò la testa verso il basso e sorrise.

Quella donna l’avrebbe fatto impazzire ne era certo.

H: - E va bene Maggiore Sarah Mackenzie vuol dire che diventeremo amici.-

 

Come se quella frase fosse stata una promessa segreta, i due militari diventarono più che amici. Col tempo avevano imparato a conoscersi veramente, a dipendere l’uno dall’altro, a condividere ogni cosa assieme, venendo a conoscenze delle paure più nascoste dell’altro  affrontandole e superandole insieme.

C’erano state tante occasioni ma per un verso o nell’altro le loro strade non si erano unite fino a quel giorno.

Mac aveva scoperto di essere malata di uno stadio avanzato di endometriosi, e di avere solamente il 4% di possibilità un giorno di rimanere incinta. Non stava passando un bel periodo, tutto era stata a suo sfavore. Prima l’uccisione di Kabir, poi la scoperta della finta morte di Webb che aveva decretato la fine del loro rapporto e infine il colpo più duro: la scoperta della sua malattia.

Era entrata in analisi, sotto consiglio del generale Craswell e grazie all’aiuto della psicologa era riuscita a superare i suoi problemi.

Fino a quella sera.

Stava ritornando a casa e mentre guidava si era persa nei suoi pensieri ripensando all’ultimo colloquio che aveva avuto con la dottoressa.

Aveva capito che Harm era e sarebbe sempre stato una persona importante nella sua vita.

Successe tutto in un attimo. Perse i controlli dell’auto e andò a sbattere contro un platano.

Fu ricoverata d’urgenza. Durante tutto il tragitto in ambulanza l’unico nome che fece fu quello di Harm.

 

OSPEDALE

WASHITONG

Febbraio 2005

 

Mac aprì gli occhi, girò piano la testa e lo vide. Era seduto sulla poltrona accanto al suo letto. Le teneva la mano. La sua stretta era dolce e sicura. Sorrise per quella tenerezza.

Gliela strinse teneramente. Harm sentendo stringere la mano aprì gli occhi e incontrò quelli di lei.

H: - Ehi… ti sei svegliata… come ti senti?- Le chiese preoccupato.

S: - Non sono mai stata meglio…perché ora ci sei tu con me.- Lo guardò dolcemente.

H: - Io ci sarò sempre Sarah.- Le disse con tutto l’amore che provava.

S: - Lo so… ora finalmente lo so.-

Chiuse gli occhi e riprese a dormire. Lui prese la sua mano e se la portò alla bocca baciandogliela, poi se la portò sul cuore.

La sua Sarah era salva e ora non l’avrebbe lasciata più.

 

 

APPARTAMENTO SARAH MACKENZIE

GEORGETOWN

Qualche giorno dopo

 

Sarah era stata dimessa da pochi giorni, ora era in convalescenza a casa per una settimana.

La mattina se la prendeva con calma, rimaneva a letto più del solito in attesa che arrivasse lui… Harm.

Da quando era uscita dall’ospedale non l’aveva lasciata un attimo. Era gentile e premuroso, pieno di attenzioni nei suoi confronti.

All’inizio aveva faticato un po’ oppressa da tutte queste premure, ma ora non riusciva a farne a meno.

Harm al mattino era puntuale come un orologio svizzero, quasi incredibile da crederlo, lui che la puntualità non sapeva neanche che cosa fosse.

Il campanello di casa suonava ogni mattina alle 9.30. Sarah si alzava, indossava la sua vestaglia, uno sguardo veloce allo specchio, si sistemava una ciocca di capelli e poi sorrideva felice all’immagine riflessa nello specchio. Prima di aprire la porta, controllava sempre dalla spioncino chi fosse e quando constatava che era lui, sempre lui, il suo cuore iniziava ad accelerare i battiti. Prendeva la maniglia in mano e prima di aprire, respirava profondamente per prendere quasi coraggio e prepararsi ad essere avvolta dal suo abbraccio.

La porta si apriva, i loro sguardi si incrociavano e rimanevano per qualche istante a guardarsi come se fosse la prima volta che si incontrassero dopo da chissà quanto tempo.

Harm si ridestava, le faceva la solita domanda di routine “Come stai, come ti senti oggi marine?” e l’avvolgeva nel suo abbraccio, respirando a fondo il suo dolce profumo di vaniglia.

La faceva accomodare sul divano, la copriva con il plaid e andava in cucina a prepararle la colazione: spremuta d’arancia, caffè e fette biscottate con la marmellata.

Metteva tutto sul vassoio e glielo portava in salotto appoggiandolo sulle gambe e rimaneva lì a guardarla mangiare mentre divorava la colazione.

Non poteva fare altro che sorridere a quella donna che aveva di fronte, il suo dono del cielo.

S: - Perché sorridi? Mi sono sporcata con la marmellata?- Gli chiese accorgendosi del suo sorriso.

H: - Mmm…- si riscosse dai suoi pensieri – no Sarah…- si alzò dal divano per andare a prendere la giacca che aveva lasciato sulla poltrona.

“Sarah? Mi ha chiamato Sarah” pensò subito Mac sentendo il suo nome.

Quel nome pronunciato da lui risuonava in modo diverso, acquistava sapore e bellezza.

S: - Che cosa hai detto?- Gli chiese sorpresa.

H: - Che non ti sei sporcata con la marmellata.- Disse distrattamente.

S: - E poi …- insistette lei.

H: - E poi cosa Mac…- La guardò sorpreso non capendo.

“Ecco lo sapevo è stato un riflesso del suo subconscio…” sorrise “Capitano, Capitano quando la smetterai di tirare su i tuoi muri difensivi” pensò Sarah guardandolo.

H: - Beh perché sorridi adesso?- Le chiese non riuscendo a decifrare il suo comportamento.

S: - Niente di particolare… sono felice.-

Harm le sorrise e si avvicinò a lei, si inginocchiò di fronte in modo che i loro visi fossero alla stessa altezza.

H: - Sono felice anche io…- la guardò intensamente.

Il cuore di Sarah si bloccò per un attimo, quello sguardo aveva il potere di fermare il tempo, i pensieri e perfino il battito del suo cuore per l’intensità della sua dolcezza che emanava.

H: - Ora devo andare, è meglio che non tiro troppo la corda altrimenti il Generale mi strozza. Vengo più tardi a vedere come stai.-

S: - Va bene ti aspetto.-

Si alzò dal divano e l’accompagnò alla porta. Si fermarono a guardarsi persi nello sguardo dell’altro ma mai pronti a lasciarsi andare.

 

Era calata la sera e Harm non si era fatto ancora sentire. Mac era preoccupata e ogni minuto che passava diventava sempre più inquieta. Si affacciò alla finestra in attesa di vedere la sua corvette rossa apparire da un momento all’altro.

Il suono del telefono la fece sussultare, si precipitò a rispondere con il cuore in gola.

S: - Mackenzie- rimase in ascolto.

 

 

To be continued

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Capitolo 2
*** 2 CAPITOLO ***


Il suono del telefono la fece sussultare, si precipitò a rispondere con il cuore in gola

Ecco qui il secondo pezzo… è un po’ breve… ma in questo momento non ho molto tempo… grazie a tutti per averla letta, e un grazie in particolare a thia per aver lasciato un commentino

Light

 

 

H: - Mac sono io.-

S: - Harm dove sei finito? È successo qualcosa?-

H: - Stai tranquilla, ma sono dovuto partire all’improvviso. Il Generale mi ha inviato a seguire un caso sulla Seahawk… tornerò presto…-

S: - Harm non ti sento più… Harm…torna presto da me.-

Chiuse la conversazione e si portò il telefono al petto. Non voleva piangere ma le lacrime le uscirono lo stesso. Non era affatto giusto, lui doveva stare con lei. Dopo tutti questi giorni trascorsi insieme ora non poteva più farne a meno.

 

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO DEL GENERALE CRASWELL

Lunedì mattina

 

G: - Colonnello sono contento di vederla in ottima salute.-

S: - La ringrazio Signore.- Cercò di sorridere.

G: - Per il momento mi affiancherà per il lavoro d’ufficio, con la sua assenza, il trasferimento del Comandante Turner e con il Comandante Rabb sulla Seahawk si sono accumulate un sacco di pratiche e il Capitano Roberts non ce la fa a gestire tutto insieme al Tenente Vukovic.-

S: - Non si preoccupi Generale mi adopererò subito per far riquadrare la situazione.- Disse apatica.

G: - Conto su di lei Colonnello, come mio secondo sono sicuro che farà del suo meglio e la situazione ritornerà alla normalità. Può andare.-

Mac si alzò e meccanicamente si congedò. Erano tre giorni che non sentiva Harm. Le mancava terribilmente. La sua vita era diventata piatta e senza gusto. Ogni mattina doveva trovare un buon motivo per avere la forza per alzarsi ed era sempre e l’unico “Forse in ufficio avrò notizie di Harm”.

V: - Signora sono contento che sia tornata al lavoro, la trovo in ottima forma.-

La voce del Tenente la fece ritornare alla realtà.

S: - La ringrazio Tenente Vukovic. Non si preoccupi per me, piuttosto torni al lavoro… voglio un rapporto sui casi che sta seguendo entro questa sera.- Gli disse dura.

Vukovic cercò di obiettare ma Mac entrò nel suo ufficio senza badarlo e gli chiuse la porta quasi in faccia. Non aveva proprio voglia di vederlo e sentire la sua voce.

 

Erano passati due giorni dal suo rientro in ufficio e la situazione lavorativa era nettamente migliorata, quasi ogni caso era stato chiuso, le pratiche concluse e sistemate al suo posto. Era stato duro ma almeno aveva permesso a Mac di non pensare ad Harm. Purtroppo con la Seahawk non era permesso comunicare in quanto era sotto esercitazione militare e così non aveva nessuna sua notizia da 6 giorni. Quasi un’intera settimana senza vederlo, né sentirlo… era troppo. Aveva perso sprint, aveva anche quasi smesso di mangiare ma non aveva permesso a nessuno di entrare nel suo sconforto. Come il suo solito, appena entrava al Jag, indossava la sua bella maschera da dura e intraprendente Tenente Colonnello dei marine e non se la toglieva fino a sera a casa, quando, come di consueto, si buttava sul letto e piangeva.

 

 

JAG HEADQUARTIERS

GIARDINI

Venerdì – ore 12.37

 

Per evitare gli inviti a pranzo Mac sgattaiolava dall’ufficio in silenzio e si rifugiava nei giardini del Jag dove era solita trascorrere la pausa pranzo con Harm mentre discutevano del caso che erano coinvolti, scambiandosi opinioni, informazioni e supposizioni.

Le dava sicurezza, era come se gli fosse più vicino.

Come ormai faceva da giorni, apriva il panino che le portava il Sergente Coats per pranzo, ci dava un boccone e poi lo lasciava lì, cercando di ingoiare con forza il boccone, prima che un senso di nausea glielo impedisse.

- Colonnello… che fa non mangia, non le piace?- Le disse una voce alle sue spalle.

 

 

 

to be continued

 

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Capitolo 3
*** 3 CAPITOLO ***


Ecco qui il terzo pezzo

Ecco qui il terzo pezzo… aaaaahhhh che bella cosa quando c’è l’ispirazione…

 

Buona lettura

 

Light

 

….

 

 

S: - Coats!- si girò all’udire quella domanda – mi ha scovato …- sorrise -… non ti preoccupare è ottimo il panino che mi hai preparato, ti ringrazio, ma lo mangerò più tardi. Hai visto che bella giornata?- Le chiese cambiando astutamente discorso.

- Direi proprio di si!- Le rispose una voce alle sue spalle.

Quella voce, si era lui, il suo cuore stava quasi per scoppiare, quando si girò e incontrò il suo sguardo.

S: - Harm…- Non riuscì a dire nient’altro.

Lui le sorrise e poi si rivolse al sottoufficiale.

H: - Jennifer devi tornare al jag che c’è il Capitano Roberts che ha bisogna del tuo aiuto.-

J: - Vado subito, grazie e ben tornato Comandante.- Gli sorrise e si diresse verso l’ufficio.

S: - … sei tornato.- Disse in un attimo, come aver realizzato che finalmente era tornato da lei e non era un sogno. Gli saltò letteralmente addosso e lo strinse forte.

H: - Ma che bella accoglienza...- Sorrise felice -… devo andare via più spesso.- Rise di gusto.

La strinse forte a sé e assaporò di nuovo il suo dolce profumo di vaniglia che lo avvolse.

Non so per quanto tempo rimasero lì uno tra le braccia dell’altro ma erano troppo felici che nessuno dei due aveva più voglia di staccarsi l’uno dell’altro.

Come se la ragione si fosse rimpossessata della mente di Mac, si staccò da lui.

S: - Credo…penso…si sai…- era confusa non riusciva a dire qualcosa di sensato…- forse è meglio tornare in ufficio.-

Harm rimase sorpreso dal suo comportamento ma poi si accorse del lieve rossore sulle guance di Mac e capì.

H: - Hai ragione, devo fare rapporto al Generale vieni con me?-

Insieme si avviarono verso il Jag.

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO DEL GENERALE CRASWELL

 

G: - Comandante le davo fare i mie complimenti per come è riuscito a portare a termine il suo incarico. Sono tutti soddisfatti specialmente io. La situazione era delicata, ed ero già pronto a inviarle in appoggio il Colonnello Mackenzie, ma fortunatamente è riuscito a cavarsela da solo…- gli sorrise.

Mac sentendo che poteva essere lì con Harm era sbiancata.

G: - anche perché Colonnello in poco meno di una settimana è riuscita a sistemare tutto il lavoro, mi devo congratulare anche con lei per il lavoro svolto. Meno male che ho deciso di tenerla qui al Jag e di non inviarla con il Comandante Rabb.- Sorrise guardando distrattamente le carte.

Harm e Mac si lanciarono una veloce occhiata quasi che volesse dire “peccato che non ha cambiato idea… peccato”.

G: - Visto l’ottimo lavoro che avete svolto in questi giorni vi concedo il pomeriggio libero. Ci vediamo lunedì mattina. Potete andare.-

H/S: - Grazie Signore.- Rispose insieme sorpresi dal congedo.

 

 

Fuori dall’ufficio del Generale.

H: - Mac sei sicura di stare bene, sei pallida e…- guardandola dalla testa ai piedi – ma hai mangiato in questi giorni? Hai perso peso?- Le chiese preoccupato.

S: - Si sto bene… è solo… sto bene.- Gli sorrise e si avviò verso il suo ufficio.

Ma come aveva fatto… nessuno in quei giorni se ne era accorto. Da quando Harm se ne era andato aveva smesso di mangiare perdendo tre chili, sentendosi sempre stanca e senza forze. Nessuno al Jag aveva permesso che se ne accorgessero e lui solo con un’occhiata si era accorto di tutto.

J: - Signore se posso parlare liberamente.- Gli andò vicino.

H: - Parla pure liberamente Jennifer.- Le sorrise.

J: - Il Colonnello non sta per niente bene. Da quando è tornata si è concentrata totalmente nel lavoro facendosi travolgere letteralmente. È riuscita in poco tempo a sistemare la situazione che si era creata con la sua partenza, il trasferimento del Comandante Turner e la malattia del Colonnello. Ogni giorno le ho preparato il pranzo ma non credo, vedendo come le va larga la divisa e del pallore del suo viso, che abbia mai mangiato più di un boccone di quello che le avevo preparato.-

H: - Cosa ha? Non si è ancora ripresa dall’incidente… prima di partire mi sembrava in ottima forma?- Le chiese pensieroso.

Jennifer sorrise “ah questi uomini” pensò.

J: - Signore, il Colonnello ha sentito la sua mancanza più di quando lei stessa può credere. Le stia vicino il più possibile in questi giorni di riposo e vedrà che tornerà quella di prima. Se permette devo sbrigare alcuni compiti che mi ha dato il Generale.-

H: - Vada pure Sergente… ah Jennifer?- La richiamò.

Lei si girò – Si signore?-

H: - Grazie.-

J: - Dovere Signore.- Sorrise e andò via.

“Siamo di nuovo insieme, questo è quello che conta, e so già io dove portarti in questo weekend”.

Sicuro di se stesso si avviò verso l’ufficio di Mac. Bussò ed entrò.

S: - Ciao Harm, hai bisogno di qualcosa?-

H: - Non proprio…hai progetti per questi due giorni e mezzo di riposo?-

 

 

To be continued

 

 

Hai visto thia che alla fine Harm è tornato?... aspetto un tuo commento… e ovviamente anche quelli degli altri XD

 

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Capitolo 4
*** 4 CAPITOLO ***


… perdonate l’ispirazione era andata un attimo in vacanza… ecco qua pronto, bello caldo un altro capitolo…

Buona lettura

Light

S: - In verità no… penso di rimanere a casa.-

H: - Ottimo… allora è deciso… ce ne andiamo a San Diego a La Jolla… mare e tranquillità non potranno che farci bene per rilassarci. Ti passo a prendere verso le 16.00 a casa.-

Senza neanche darle il tempo di pensare e dire qualcosa, chiuse la porta e se ne andò.

Mac era rimasta sorpresa, scioccata da questo tornado. “Io e lui due e giorni e mezzo insieme… un sogno, uno splendido sogno!” Sorrise, il cuore aveva ripreso a battere di vita, era tornato, e sarebbe stato con lei, tutto il mondo era più bello.

Raccolse le sue cose e corse a casa a prepararsi.

SAN DIEGO

LA JOLLA

Ore 22.33

Erano arrivati da poco. Sarah scese dalla macchina e respirò a pieni polmoni la buonissima aria di salsedine.

S: - Harm… è stupendo.- Disse con la meraviglia di una bimba guardando la costa illuminata dalle luce delle case.

H: - Si è proprio stupendo.- Ma la sua affermazione non si riferiva di certo al paesaggio. - … su entriamo in casa… lascia prendo io i bagagli… tu devi solo rilassarti.-

Non le diede il tempo di ribattere, prese i bagagli e si diresse verso casa.

“Ok lasciamoci coccolare” pensò Sarah arrendendosi a ribattere.

Entrarono in casa, sistemarono i bagagli nelle proprie stanze. Mac iniziò a preparare la cena mentre Harm si dedicò al camino e a preparare la tavola.

S: - E’ molto bello qui.- Gli disse sorridendogli una volta finita la cena.

H: - Si in effetti è un posto fantastico, c’è calma e tranquillità, direi il posto ideale per rilassarsi.- Le sorrise a sua volta.

Mac si alzò e iniziò a sparecchiare e Harm le diede una mano.

Una volta finito si ritrovarono in piedi in cucina senza più niente da fare. C’era un po’ di imbarazzo tra loro.

H: - Mac… ti va se facciamo una passeggiata…- Ma si bloccò vedendo lo sguardo di lei.

S: - Harm io andrei a letto…- disse piano

H: - Va bene… - le sorrise dolce – buona notte marine…- e la guardò salire le scale - … non c’è fretta io ti aspetto.-

La mattina si svegliarono molto presto, come se si sentissero in sintonia. Aprirono la porta della loro camera nello stesso momento e si ritrovarono in corridoio.

H/M: - Buongiorno.- Dissero insieme e scoppiarono a ridere.

Fecero colazione e poi andarono direttamente a rilassarsi in spiaggia.

La giornata passò tranquilla. Verso il tardo pomeriggio rientrarono in casa.

H: - Mac…- la fermò appoggiandole la mano sulla spalla e lei si voltò con uno sguardo interrogativo. – che ne dici se sta sera andiamo a cena fuori, conosco un bel ristorantino sulla spiaggia, dove fanno una favolosa pasta.-

S: - Sembra interessante… ok ci sto, mi fido di te.- Gli sorrise e andò a prepararsi per la cena.

Dopo un’ora finalmente scese. Harm era impaziente, era pronto ormai da mezz’ora. Stava sistemando le braci nel camino, si girò sentendo i suoi passi e la vide scendere le scale con passo sinuoso, come una gatta che fa attenzione ad ogni suo movimento.

Il cuore si bloccò all’istante quando la vide. Era bellissima, fasciata nel suo abito nero, con i capelli sciolti che le ricadevano dolcemente sulle spalle nude. In mano portava lo scialle bianco di seta con la borsetta. Il suo sguardo vagò sul tutto il suo corpo senza perdere neanche un dettaglio.

Rimase bloccato, non riusciva a dire niente. Non aveva mai creduto di pensarlo “è ancora più bella”.

Mac si accorse che la scelta del vestito era stata azzeccata. Era rimasta indecisa per un po’ in camera su quale indossare ma poi aveva optato per quello nero.

Gli si avvicinò e gli sorrise vedendo l’espressione di stupore sul viso di Harm.

S: - Comandante vogliamo andare?- Gli chiese divertita prendendolo sottobraccio.

Erano arrivati alla macchina quando Harm si ricordò di una cosa.

H: - Aspettami un attimo, ho dimenticato una cosa … vado e torno.-

Harm lasciò una Sarah stupita in macchina e rientrò in casa. Corse su in camera, cercò in un paio di posti… “accidenti dove l’ho messo” pensò non riuscendo a trovare e poi… “eccolo finalmente”, lo prese e raggiunse la donna.

Parlarono per tutta la sera, senza mai fermarsi, come se non si vedessero da chissà quanto tempo.

H: - E’ bravo il mio marine! Li hai messi tutti in riga. Mi sa che solo tu puoi andare d’accordo con il Generale… avete la stessa mentalità di comando!- Disse scherzando uscendo dal ristorante.

M: - Ah ah molto divertente… è tutta invidia la tua.-

La guardò un attimo inclinando leggermente la testa, incrociando le braccia sul petto e poi sorrise sornione.

H: - Può darsi… ma non l’ammetterò mai Sarah!- Rise divertito.

Mac sentendo pronunciargli il suo nome si bloccò. Le piaceva terribilmente come il suo nome acquistava sapore quando lui la chiamava.

S: - Che hai detto… no… come mi hai chiamato?- Gli chiese in un soffio.

H: - Ma Sarah cosa dici… come ti avrei chiamato?- ci pensò su – semplicemente Sarah.- Ripronunciò il suo nome

S: - Si Sarah.- Gli sorrise felice, un muro era stato abbattuto, che un nuovo destino si stesse scrivendo?

H: - Se preferisci ti chiamo Mac?- Le chiese sorpreso.

S: - No chiamami Sarah e non smettere mai.- Lo prese sotto braccio – mai.- Gli ripeté a voce più bassa.

Presero a camminare sulla spiaggia fino a raggiungere un fuoco acceso e vicino ad esso un tavolino addobbato con una tovaglia bianca, due flute e il cestello contente una bottiglia di acqua.

Sarah si bloccò e guardò Harm che le sorrideva.

S: - Ma…- e non riuscì a dire più niente dallo stupore.

H: - Solo per noi… per te.- Le porse il flute – dell’ottima acqua d’annata con le bollicine.- Presa la bottiglia dal cestello, l’aprì e ne versò nei bicchieri. – A noi!-

Scoccò il suo bicchiere con quello di Sarah, lo alzò alla loro salute e ne bevve un sorso – Ottimo.- esclamò.

S: - Ma tu sei tutto matto ma troppo dolce.-

Si avvicinò a lui, gli circondò con le braccia il collo, si alzò in punta di piedi e lo baciò.

Si baciarono a lungo, teneramente abbracciati, l’ombra che il fuoco rivolgeva sulla sabbia li aveva trasformati in un unico corpo, una fusione perfetta di cuori che hanno trovato la metà mancante, l’altra ala per poter volare insieme.

Rimasero abbracciati in silenzio, in ascolto del battito del cuore.

H: - Sara mi vuoi sposare?- Le chiese un tratto interrompendo il silenzio.

S: - Harm?- Si staccò da lui e lo guardò dritto negli occhi sorpresa dalla sua domanda.

H: - Sarah Mac Mackenzie vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie?-

Mentre glielo domandava si era inginocchiato, aveva preso la scatolina dalla tasca, che si era infilato prima di uscire, e gliela aprì.

H: - Di vivere tutti i giorni futuri e di creare insieme la nostra famiglia con tutti i figli che il Signore ci vorrà concedere?- Mentre pronunciava la frase le avevo infilato l’anello e le aveva stretto la mano.

A quelle parole Sarah si irrigidì, il suo voltò sbiancò. Sciolse la mano dalla sua presa e indietreggiò di qualche passo.

S: - Mi dispiace Harm…non posso.- Le lacrime erano arrivate agli occhi.

To be continued..

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Capitolo 5
*** 5 CAPITOLO ***


Sono imperdonabile

Sono imperdonabile… con estremo ritardo e grazie a Thia che mi ha tirato le orecchie, eccomi qui di nuovo con un nuovo capitolo… breve ma che rivela tanto… tranquilli il prox aggiornamento è vicino, per farmi perdonare aggiornerò quanto prima… sempre e con la speranza che l’ispirazione non si ritiri in vacanza XD

 

Buona lettura

 

Light

 

 

H: - Come non puoi?- Le chiese allibito.

Per non scoppiare in lacrime Mac iniziò a correre via da lui. Harm senza pensarci la seguì e dopo qualche passo la prese fra le braccia e la strinse a sé.

S: - Harm lasciami!!- iniziò a piangere tra le sue braccia picchiando i pugni sul suo petto – tu non puoi capire…- continuò senza speranza.

H: - Spiegami Sarah non lasciarmi così… io ti amo!- Le disse in un soffio di voce.

S: - Io non potrò mai darti una famiglia!!! IO NON POSSO AVERE FIGLI!!!- Gridò disperata.

Harm preso alla sprovvista la lasciò andare per un attimo e la guardò mentre le lacrime scivolavano sul suo viso. Sentendo la sua mancanza la riprese tra le sue braccia e la strinse ancora più forte a sé cullandola.

H: - Sarah io ti amo, e voglio stare con te per tutto il resto della mia vita. Ci sono tanti modi per creare la nostra famiglia e noi ne troveremo uno. L’importante che stiamo insieme e non perdiamo la speranza del nostro amore.-

Le sollevò la testa, le accarezzò con il dito la guancia bagnata dalle lacrime. Avvicinò il suo viso al suo. Si accarezzarono delicatamente con il naso e poi lui appoggiò teneramente le labbra sulle sue.

Si distesero sulla sabbia continuando a baciarsi fino al mattino uniti nel fare l’amore, liberi e felici di amarsi e di fondere i loro cuori.

 

I giorni passarono. Il tempo sembrava volare talmente i due avvocati erano impegnati tra i preparativi del matrimonio e la ricerca della nuova casa. Erano felici e stavano insieme, tutto era perfetto.

Il giorno del matrimonio arrivò. Una splendida giornata di primavera: con il sole che riscaldava il cuore e il vento che accarezzava il viso.

Una coppia, un uomo e una donna, sorridenti passavano sotto l’arco di spade felici di iniziare una nuova vita, finalmente insieme, uno accanto all’altro.

Gli anni che seguirono furono tranquilli e sereni, la vita di coppia per loro era meravigliosa. Harm era stato affidato agli affari esteri acquisendo il grado di Ammiraglio e Mac aveva succeduto il Generale e aveva preso il comando al Jag raggiungendo anche lei il grado di Generale.

Entrambi erano molto impegnati. Harm per la maggior parte del tempo in viaggio e Mac sommersa dalle scartoffie d’ufficio.

Ogni volta che si ritrovavamo facevano l’amore come la prima volta, quel giorno sulla spiaggia, solo con più passione con la consapevolezza di conoscere i desideri e il corpo dell’altro.

Ad ogni piccolo ritardo del ciclo di Mac scattavano entrambi in allarme ma purtroppo ogni volta era una delusione.

Harm abbracciava teneramente la moglie, la cullava e le ripeteva la solita frase “Quando sarà il momento arriverà il piccola Rabb!”.

Negli ultimi tempi Sarah era diventata insofferente a quella frase. Appena la cocente delusione di scoprire che non era incinta Harm le diceva quella frase lei si irrigidiva tutta e si staccava da lui, sforzandosi di sorridere e uscendo dalla stanza.

Harm, così, rimaneva da solo, immerso nei suoi pensieri. Quanto gli sarebbe piaciuto avere il dono di diventare papà, ma per ora, il destino, aveva deciso che sarebbe stato solo il papà provvisorio di Mattie.

Il tempo passava e le speranze che Mac rimanesse incinta diminuivano e così alla fine iniziarono a non fare neanche più il test di gravidanza per non illudersi.

La voglia di avere un figlio era tanta, immensa, lottavano contro se stessi per non allontanarsi l’uno dall’altro e diventare due estranei che vivevano sotto lo stesso tetto.

Per la prima volta, dopo tanto tempo insieme, furono costretti a dividersi. Ad Harm era stato affidato un impegno in Europa che lo avrebbe costretto a stare lontano da casa per parecchio tempo fino a quando la situazione internazionale non si sarebbe risolta.

“Forse questa lontananza ci farà del bene” pensò Mac mentre l’osservava a preparare le valigie. Da quando si erano sposati non erano mai stati per così lungo tempo lontani l’uno dall’altro.

- Torno presto amore mio, fai la brava e non cacciarti nei guai!- Le disse divertito Harm baciandola sulla fronte quando la salutò sulla porta.

- Beh sai avevo giusto qualche idea di andare in missione con Webb… - Gli rispose ironica ridendo all’espressione contrariata che aveva assunto la faccia di lui al solo sentire il nome di quella specie di spia della Cia - … ma visto che mi ha scoperto Ammiraglio me ne starò al Jag buona, buonina a dar ordine a qui poveri dei miei sottoposti.-

Lo abbracciò e lo baciò con passione – Torna presto da me.- Gli sussurrò tra le labbra ritornando seria.

 

 

To be continued

 

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Capitolo 6
*** 6 CAPITOLO ***


Stare lontana da Harm le avrebbe fatto bene

Eccome con un nuovo capitolo… grazie thia XD

 

Buona lettura

 

Light

 

 

 

 

Stare lontana da Harm le avrebbe fatto bene.

Questa lontananza le avrebbe permesso di accettare al meglio l’ultimo esito delle sue analisi che avevano diagnosticato la sua quasi totalità alla sterilità.

La dottoressa le aveva detto che la mancanza del ciclo non la doveva preoccupare, era normale, le medicine che stava assumendo avevano un dosaggio forte. Quando gliela aveva detto l’aveva assicurata prendendo le sue mani nelle sue, l’aveva guardata negli occhi e le aveva detto “Si faccia coraggio Generale Mackenzie. È ancora una giovane donna, non deve perdere le speranze. Ha mai pensato all’adozione?”

Quella parola: “adozione” non l’aveva più lasciata dal giorno del colloquio.

Ne aveva parlato anche con Harm e lui non si era tirato indietro, anzi, era stato felice di poter essere d’aiuto per un bambino senza famiglia.

“Sarah noi abbiamo così tanto amore da dare e così tanto bisogno di riceverne, perché non rendere felice un bambino, o due o tre??”.

Sorrise ripensando all’euforia del momento che aveva poi portato ad amarsi con una nuova speranza nel cuore.

Avevano avviato le pratiche per l’adozione ed erano rimasti in attesa.

I giorni trascorsero tranquilli. Harm ormai mancava da casa da un mese e Mac iniziava a sentire la sua mancanza.

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO DEL GENRALE MACKENZIE.

Ore 15.33

 

- Signora sono arrivati questi documenti per lei.- Le disse Jennifer entrando nel suo ufficio – penso che siano i documenti che stava aspettando dall’ufficio adozioni.-

Mac sentendo quel nome scattò in piedi e corse verso la Coats.

Prese la busta con mani tremanti, estrasse il foglio e lesse rapidamente l’esito.

Si strinse il foglio sul petto e guardò il Tenente commossa.

- Coats ce l’abbiamo fatta. La nostra domanda di adozione è stata accettata. Abbiamo il primo appuntamento per conoscere il bambino fra un mese.- le scoppiava il cuore dalla felicità. – devo dirlo ad Harm.-

Si mosse troppo velocemente e le girò la testa perdendo l’equilibro. Prontamente Coats la sorresse.

- Signora tutto bene?- Le chiese preoccupata.

- Non ti preoccupare Jennifer deve essere solo stanchezza, le nuove medicine mi fanno dormire poco perché mi danno fastidio allo stomaco creandomi un senso di nausea… solo stanchezza niente di più.- Le sorrise.

- Le porto una tazza di the così si rilassa un attimo.- Le disse premurosa.

- Ti ringrazio, vai pure ora, che devo chiamare l’Ammiraglio Rabb.- Le rispose sorridente.

Coats la lasciò tranquilla e Mac si sedette alla scrivania. Compose il numero del centro commissioni d’Europa e attese.

- Sono il Generale Mackenzie mi passi l’Ammiraglio Rabb.- Disse al Sergente che le risposte.

Attese qualche minuto e finalmente sentì la sua voce calda e profonda.

- Sarah! Tutto bene?- Le chiese preoccupato. Era sempre lui a chiamarla appena trovava un momento libero.

- Si Harm ma non potevo aspettare che mi chiamassi.- iniziò tutta eccitata – Harm la nostra domanda di adozione è stata accettata. Fra un mese potremo conoscere il nostro futuro bambino. Sono così contenta che urlerei dalla gioia.-

Harm dall’altra parte del mondo si dovette sedere. Quella notizia l’aveva preso in contro piede. Il suo bambino, non ci poteva credere, avrebbero avuto un bambino. Finalmente il primo passo era compiuto.

- Sistemo due cose Sarah e torno subito, parto oggi stesso!- Disse allegro.

- Ammiraglio stia calmo.- Lo fermò lei scherzando – stai tranquillo hai tutto il tempo per sistemare le cose con calma e tornare. Non avere fretta. Disponi le consegne scegliendo le persone giuste come fai di solito in modo che poi, potrai sempre stare con noi!- riprese in tono calmo.

- Ha ragione Generale… come è saggia. Ormai manca poco.  La mia presenza non è più necessaria come prima. Ho un ottimo staff che lavora con me e possono proseguire anche da soli svolgendo al meglio il lavoro. Io d’ora in avanti mi occuperò solamente della mia famiglia.- Sorrise felice beandosi dell’ultima parola “la sua famiglia”.

 

Da quella fantastica notizia passarono due settimane e finalmente Harm tornò a casa. Mac andò a prenderlo all’aeroporto. Lo vide e gli corse incontro. Lui l’abbracciò, la guardò intensamente con il suo caldo sguardo che brillava di felicità e la baciò.

- Ben tornato da me Ammiraglio.-

- Sono felice di essere tra le sue braccia Generale.- Scherzò lui baciandola di nuovo.

Andarono a casa e si amarono con la stessa passione di sempre e con la consapevolezza di essersi ritrovati.

Erano in silenzio sul letto uno tra le braccia dell’altro a godersi la pace e la tranquillità della loro passione appena vissuta. Ad un tratto Mac fu presa da una forte nausea che la fece correre in bagno a rimettere.

- Sarah è passato?- Le chiese Harm raggiungendola in bagno, tenendole la testa.

- Si non ti preoccupare…- si sedette per terra e Harm si chinò di fronte a lei guardandola preoccupata - … sono le nuove medicine che mi ha dato la dottoressa che mi fanno questo effetto.- Sorrise stanca – vedi ora sto meglio.- gli disse per tranquillizzarlo.

Harm l’aiutò ad alzarsi e la portò a letto. Si sdraiarono di nuovo, Mac appoggiò la testa sul suo petto e lui l’abbracciò teneramente.

- Se ci fosse qualcosa che non va me lo diresti vero, Sarah?- Le chiese ad un tratto pensieroso.

Mac si irrigidì alla sua domanda. Strinse la mano che teneva sul suo addome a pugno.

- Va tutto bene Harm… non c’è niente che non vada…- Disse stanca

 

 

 

To be continued

 

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Capitolo 7
*** 7 CAPITOLO ***


… arriva una bella sorpresa

 

Buona lettura

 

Light

 

 

 

Le ultime analisi, di due mesi fa che aveva fatto quando Harm era partito, le avevano tolto qualsiasi speranza anche se la dottoressa le aveva ribadito di non mollare e continuare a credere che un giorno ce l’avrebbe fatta a rimanere incinta.

Quel piccolo fastidio che stava provando non era sicura che la causa fossero le medicine. Si era illusa per non crearsi problemi ma ormai era da troppo tempo che continuava a stare male in quel modo e non era più convinta.

 

La settimana volò e il grande giorno era arrivato. Tutti e due gli avvocati erano in fibrillazione, agitati come due ragazzini.

Arrivarono in anticipo, tutta colpa di Mac che aveva svegliato il marito due ore prima del previsto e invece di fermarsi a letto a farsi le coccole lo aveva costretto a prepararsi.

Ora si trovavano a passeggiare per l’asilo e guardare i bambini e immaginare quale di loro potesse essere loro figlio.

- Signori Rabb noto con piacere che siete in anticipo.- Li raggiunse una voce arzilla.

- Signora Frain sa com’è siamo ansiosi di conoscere il bambino.- Le disse Harm.

- Vi accontento subito allora…su David vieni fuori…- e sospinse un bimbo attaccato alla sua gonna che si nascondeva dietro di lei timoroso. Era un bimbo di circa un anno e mezzo, moro con gli occhi verdi, paffutello e con uno sguardo simpatico. Guardò con i suoi occhi grandi le due persone di fronte a lui.

Sarah si inginocchiò davanti al bambino e con una tenera voce gli disse “Ciao David io sono Sarah” e gli porse la mano.

Il bambino la guardò prima diffidente, poi si sciolse nel suo dolce sorriso. Mosse prima un passetto e poi un altro e dopo si lanciò tra le braccia delle donna che lo strinse affettuosamente annusando il suo profumo di bimbo un misto di borotalco e latte. Lo accarezzò con i capelli che gli fecero solletico e il bimbo si lasciò andare in una simpatica risata che contagiò anche gli adulti.

Mac si tirò su con in braccio il bambino e gli presentò Harm che gli sorrise. Il bimbo lo guardò serio, osservando ogni dettaglio dell’uomo che aveva di fronte e si lasciò conquistare dal quel suo sguardo simile al suo e dalla tenera espressione del suo viso. Gli porse le braccia in avanti e Harm lo prese in braccio. Lo strinse piano a sé facendogli una carezza e poi lo fece volare in alto sopra di lui.

Il bimbo urlò di gioia.

- Bene credo che nella settimana di affiancamento non avrete grossi problemi. Il rapporto che avete instaurato con il piccolo David va bene già così.- Gli disse la signora Frain una volta nel suo ufficio.

Harm e Mac si guardarono felici e poi rivolsero il loro sguardo al piccolo che era in braccio alla donna e giocava con il suo bracciale. Sentitosi osservato alzò il suo faccino e gli sorrise.

La settimana che seguì passò tranquilla ogni giorno la coppia passava sempre più tempo con il bambino e quest’ultimo stesso iniziò a chiamarli mamma e papà e attendere l’arrivo dei suoi genitori.

 

L’arrivo di David non fu semplice, scombussolò la loro vita incentrata prima di tutto sul lavoro e su loro stessi. Ora, ogni pensiero, desiderio e azione era sempre prima rivolta al piccolo. Il primo mese festeggiarono tranquillamente a casa.

Il piccolo David giocava con l’ereoplanino che gli aveva regalato Bud sul tappeto della sala e Harm, seduto in poltrona, lo guardava estasiato distogliendo il suo sguardo più che volentieri dal fascicolo che stava analizzando per una causa internazionale.

Ad un certo punto la sua attenzione fu distolta dal frastuono di oggetto infranto per terra.

Prese rapido il piccolo David in braccio è corse in bagno dove vi trovò Mac a terra che si teneva stretta l’addome.

- Harm portami all’ospedale… sto male.-

Senza farselo ripetere due volte prese Mac e la portò in ospedale.

Furono attimi terribili vissuti nella piena angoscia che tutta la loro felicità potesse essere distrutta.

 

 

OSPEDALE

WASHINGTON

 

Harm era seduto in sala d’aspetto piegato su stesso, con i gomiti sulle gambe e la testa tra le mani. Erano tre ore che era in quella stanza e nessuno era venuto a dirgli niente.

Sentì il tocco di una manina sul suo braccio. Alzò la testa e incontrò lo sguardo di due occhioni verdi come due gemme grandi e pieni di lacrime.

- Papa… mama bua.- Disse il piccolo frignando.

- Oh tesoro perdonami.- Prese il bambino in braccio.

Si era fatto travolgere dalla preoccupazione per Sarah e aveva dimenticato completamente il piccolo David.

- Non ti preoccupare la mamma guarirà presto.- Lo strinse forse a sé.

In quel preciso istante entrò il medico.

 

 

 

To be continued

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Capitolo 8
*** 8 CAPITOLO ***


- Ammiraglio Rabb sua moglie ora sta bene, è fuori pericolo

- Ammiraglio Rabb sua moglie ora sta bene, è fuori pericolo.- Gli disse sorridendo il medico.

- Sia ringraziato il cielo. Che cosa ha avuto?-

- Sua moglie è incinta e ha avuto un principio d’aborto.- continuò il medico.

- Sarah incinta? Non è possibile.- Chiese incredulo.

- Si Ammiraglio, il Generale Mackenzie è in stato interessante. E’ alla fine del terzo mese. Dato le sue condizioni riposo assoluto per una settimana.- Finì il medico.

- Hai sentito David avrai un fratellino o una sorellina!- Gridò dalla gioia Harm prendendo il bimbo e alzandolo in aria sopra la sua testa. David felice emise dei piccoli gridolini.

– La posso vedere?- Chiese con una nuova speranza.

- Si, ma solo per pochi minuti non si deve affaticare.-

Harm e il piccolo David entrarono nella camera. Le persiane erano abbassate e una fioca luce illuminava la stanza. Si sedette accanto a lei, prese in braccio il bambino e si soffermò sui lineamenti del suo viso.

David con la sua manina toccò la mano della donna che al contatto con essa si svegliò.

- Ciao.- Gli disse Sarah con voce roca accarezzando il visino del piccino.

- Mama.- Gli disse godendosi le carezze.

- Ehi marine come ti senti?- Le chiese il marito.

- Come se fossi uscita da una centrifuga ma bene.- Gli sorrise. Gli prese la mano e gliela appoggiò sul ventre. – un altro piccolo cucciolo in arrivo.- Una lacrima scivolò sulla guancia.

- Il secondo tra i tanti. Mai perdere la speranza.- Si inchinò su di lei e la baciò dolcemente sulle labbra.

Il piccolo David iniziò a battere le manine contento nel vedere che il papà e la mamma erano felici.

 

La settimana passò tranquillamente, nonostante il telefono squillasse in continuazione, in fin dei conti Mac era sempre al capo del Jag.

All’ennesima telefonata d’ufficio arrivata nel primo pomeriggio che svegliò il piccolo David Harm, che stava lavorando nel suo studio, sbottò innervosito.

- E’ mai possibile che non ti lascino stare tranquilla?!- Le chiese arrabbiato. – Devi riposare!- Le ricordò.

- Ammiraglio come posso dimenticarlo se me lo ricorda ogni cinque secondi.- Scherzò Sarah avvicinandosi a lui.

Lo circondò con le braccia stringendosi a lui e appoggiò la sua testa sul petto.

- Harm stai tranquillo sto bene… non avere paura per noi. Ti prometto che al più piccolo fastidio mi calmo.- Gli sorrise alzando la testa e guardandolo come una bimba.

- Sei incorreggibile marine!- Le schioccò un bacio in fronte.

 

 

Il tempo passò. I due avvocati furono travolti nei preparativi per la cameretta e tutte le piccole cosine per accogliere al meglio il nuovo arrivato in famiglia Rabb.

David cresceva tranquillo. Era un bimbo vivace ma buono. Ogni giorno per lui era una sorpresa. Era un bimbo molto furbo e intelligente. Capiva subito al volo e assorbiva come una spugna tutto quello che gli insegnavano. Era felice della sorellina che stava per arrivare.

Ormai Mac era arrivata all’ottavo mese di gravidanza. Era in attesa di una femminuccia. Harm quando l’aveva saputo aveva preso in braccio il piccolo David e insieme avevano fatto un sacco di giravolte per la contezza.

Nonostante che fosse in maternità non passava giorno che non ci fosse bisogno della sua presenza al Jag.

Il Jag era stato coinvolto in un caso sgradevole di molestie. Le informazioni erano trapelate dagli uffici coinvolgendo i media che avevano alzato un grande polverone intorno alla vicenda.

Era una giornata tranquilla quando squillò il telefono. Il segretario della marina convocò Mac con estrema urgenza.

Andò in camera, indossò la divisa e si preparò per la riunione.

Stava terminando di preparare gli ultimi incartamenti quando Harm rientrò in casa con il piccolo David dalla solita passeggiata del pomeriggio.

- Sarah che ci fai in divisa?- Le chiese sorpreso di vederla vestita in quel modo.

- Il Segretario della marina mi ha convocato per oggi alle 16.00.- Gli rispose distrattamente terminando di inserire i documenti nella valigetta.

- Ma sei in congedo di maternità!- Sbottò – Non se ne può occupare Bud! E’ o non è il tuo sostituto???- Le chiese arrabbiato.

- Avanti Harm non farne una tragedia. La situazione in cui è coinvolto il Jag non è semplice in questo momento e non mi posso negare visto il ruolo che ricopro.- Disse seria, guardando fissa il marito – e tu lo sai meglio di me.- Prese la valigetta in mano, baciò il piccolo David e si fermò di fronte al marito aspettando la sua reazione.

- Ok ci rinuncio marine… testa dura!- Le puntò il dito sulla fronte e gli spinse delicatamente la testa all’indietro sorridendo. – Lascia almeno che ti accompagno.-

- Non iniziare a fare il babysitter con me. Ritorno tra poco non ci vorrà molto.- Gli sorrise, lo baciò velocemente sulle labbra e scappò via prima che Harm potesse protestare di nuovo.

 

 

UFFICIO DEL SEGRETARIO

Ore 16.05

 

- Generale Mackenzie non le nascondo che la situazione che ha coinvolto tutto il dipartimento del Jag è incresciosa. La fuga di notizie che c’è stata ha permesso i media di coinvolgere l’opinione pubblica che ci sta dando letteralmente addosso. Il Presidente è preoccupato di questa situazione. Dobbiamo assolutamente calmare le acque, e per questo conto su di lei! Ritorni al comando e sistemi la situazione e poi potrà ritornarsene alla sua maternità.- Ordinò perentorio.

- Vedo che non mi lascia altra scelta Signor Segretario anche se devo dire che fine ad ora il Comandate Roberts ha fatto un ottimo lavoro permettendo che la situazione non degenerasse.-

- Certo non c’è dubbio che è riuscito a salvare il salvabile però è stata colpa sua se sono state trapelate delle informazioni importanti, la responsabilità del comando era del Comandante Roberts e non doveva permettere che questo accadesse. Non c’è niente da discutere lei torna al comando anche perché…-

- Essendo donna l’opinione pubblica vedrà di buon occhio la mia presenza al comando del Jag!- Terminò dura e indignata Sarah la frase del Segretario.

- Vedo che ha colto nel segno. Ora può andare e mi raccomando conto su di lei per far riquadrare la situazione.- Le disse sorridendo.

- Si Signore!- Si mise sugli attenti stringendo forte i pugni. Avrebbe tanto voluto tirargli un bel pugno per far scomparire dal suo viso quel sorrisetto idiota.

Uscì dall’ufficio del segretario e andò verso la macchina dove la stava aspettando l’autista.

- Sergente mi porti al Jag.- Ordinò una volta salita.

 

 

 

 

JAG HEADQUARTIERS

UFFICIO DEL GENRALE MACKENZIE.

Ore 17.45

 

Mac fece il suo ingresso al Jag come un carro armato. Doveva ancora sbollire la rabbia che provava contro il segretario.

- Signora che ci fa qui?- Le chiese il Capitano Vukovic sorpreso di vederla.

- Vukovic ha per caso problemi con la mia presenza qui? Crede che visto che sono incinta non possa svolgere il mio lavoro?-

- No Signora.- Disse incerto mettendosi sugli attenti. – Mi scuso non volevo dire…-

- Capitano se ha finito di blaterare sciocchezza torni al lavoro, ho ben altre cose più importanti che stare qui con lei a perdere tempo con queste banalità.- Lo fermò dura.

- Agli ordine Generale.- Si ritirò nel suo ufficio.

 

 

 

To be continued…

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Capitolo 9
*** 9 CAPITOLO ***


grazie per la tiratina di orecchie

grazie per la tiratina di orecchie… sono imperdonabile ma non mi ero accorta che era passato tutto questo tempo… sono molto presa in questi giorni… cercherò di essere più diligente XD

 

 

Buona lettura…

 

 

Light

 

 

 

Mac arrivò al suo ufficio ed entrò. Bud vedendola si alzò immediatamente esclamando sorpreso:

- Generale!-

- Riposo Bud.-

- Ma si sedia non si deve stancare.- Le disse premuroso invitandole a sedersi sulla sua sedia.

- Non iniziare anche tu a farmi da balia come Harm.- Le rispose sorridendo sedendosi.

In quel momento entrò Jennifer – Comandante mi hanno riferito che c’è il Generale Mac…- ma si bloccò vedendo la donna seduta in poltrona alla scrivania. Si mise sugli attenti imbarazzata.

- Ho notato Tenente.- Le rispose divertito Bud.

- Tenente ci lasci da soli. Parlerò più tardi con lei.- Disse seria Mac.

Jennifer salutò e si congedò.

- Allora Bud a che punto siamo con questo caso?- Gli chiese appoggiandosi allo schienale della sedia.

- Signora stiamo raccogliendo le ultime prove e il Capitano Vukovic si sta preparando per l’udienza di mercoledì. Non si preoccupi la situazione è tutto sotto controllo.-

- Lo so Bud, mi fido di te.- lo fissò in silenzio – Mi dispiace ma purtroppo ti esonero dal caso. Ora mi occuperò io di tutta la questione.-

- Signora io…- Cercò di dire qualcosa il Comandante Roberts ma le parole gli si bloccarono in gola.

- Il Segretario non ha voluto sentire ragioni. Fino a quando questo caso non sarà chiuso ritornerò al comando.-

- Capisco Generale.- Disse amareggiato.

Mac si alzò e gli andò vicino, sedendosi di fronte a lui.

- Bud io lo so che sei un ottimo ufficiale. Non mi devi dimostrare e giustificare niente. La stessa cosa poteva accadere anche se fossi stata io al comando. Ho bisogno del tuo aiuto, soprattutto perché Harm non sa ancora niente della decisione del Segretario e già immagino quale sarà la sua reazione.- Sorrise pensierosa.

- Posso immaginare Generale… l’Ammiraglio Rabb non sarà certo contento di questa situazione… è tutta colpa mia.-

- Comandante Roberts non lo dica mai più!- Lo riprese severa – Fino ad ora ha svolto un ottimo lavoro e mi ha sostituito egregiamente. La smetta di pensare che sia solo colpa sua!- Si alzò e lo guardò dritta negli occhi.

Bud istintivamente si alzò anche lui e fissò negli occhi la donna. Sorrise leggermente.

- Grazie Signora.- Le disse piano.

- Bene, mettiamoci al lavoro. Riunisci tutti che dobbiamo fare il punto della situazione e trovare una strategia per concludere quanto prima questa situazione.-

- Si Signora!- Rispose Bud mettendosi sugli attenti.

Mac si sedette alla scrivania prendendo in mano i documenti del caso.

All’improvviso sentì un leggero fastidio al basso ventre.

- Hei! Piccolina piano che la mamma deve lavorare.- Disse ad alta voce scherzando.

Si rilassò appoggiandosi allo schienale e iniziò a massaggiarsi la pancia, fino a quando non sentì la bimba tranquillizzarsi.

- Signore aspetti!- Sentì gridare il Sergente. Prima che potesse fare qualcosa la porta del suo ufficio si aprì e si richiuse immediatamente.

Mac abbassò leggermente la testa e sorrise.

- Ti pare il modo di entrare nel mio ufficio?- Gli chiese divertita.

- Io e te dobbiamo parlare!- Le disse duro.

- Prima spiegami dove hai lasciato nostro figlio.- Gli fece notare la mancanza del bambino.

Harm si bloccò un attimo rendendosi conto di non aver portato con sé il bambino.

Il piccolo aprì piano la porta e vedendo la madre le andò incontro abbracciandola.

- Povero David il papà ti ha lasciato indietro.- Gli schioccò un bacio in fronte.

Harm vedendo la scena si rilassò e sorrise.

Si avvicinò ai due e fece un piccola carezza sulla guancia del piccolo, dopo di chè si andò a sedere in una delle poltrone.

- Bene ora che sei più tranquillo possiamo parlare.- Gli disse calma Mac.

Bussarono alla porta ed entrò il Tenente Coats.

- Scusi il disturbo signora, ma se vuole posso tenere io il piccolo David per un po’… almeno fino a quando non avrete chiarito.- Sorrise ad entrambi.

- Grazie Jennifer.- poi rivolgendosi al piccolo – Su David vai con il Tenente Coats che papà ed io dobbiamo parlare.-

Jennifer prese il piccolo e lasciò da soli i due genitori.

- Mac!- iniziò nervoso Harm – come hai potuto accettare la proposta del Segretario.-

- Ecco sei arrabbiato.- Gli disse interrompendolo.

- Non sono arrabbiato.- Protestò lui.

- Si sei arrabbiato… mi hai chiamato Mac!- Sorrise lei.

- Ok sono arrabbiato… vorrei che per un attimo mettessi al primo posto David, me e la piccola.- Disse tutto d’un fiato.

Sarah fu colpita dalle sue parole. Non se lo sarebbe mai aspettato che Harm le rinfacciasse ma soprattutto che fosse capace di pensare che per lei veniva prima il lavoro invece della sua famiglia.

Si alzò e andò a sedersi di fronte a lui. Gli prese la mano, gliela strinse forte e lo guardò dritto negli occhi.

- Non pensarlo più. Tu e i bambini siete la cosa più importante per me.- Gli portò la mano sul cuore - Ascolta … lo senti…tra le tue  mani c’è e ci  sarà sempre il mio cuore.-

Avvicinò il suo viso al suo, appoggiando la fronte alla sua.

- Ho paura che ti possa succedere qualcosa Sarah.- Le disse Harm triste.

- Non impedirmi di vivere Harm e non avere paura per me. Sto bene e ti prometto che mi fermerò se avvertirò solo il minimo fastidio. Tu lo sai meglio di me, ricopriamo cariche importanti, non possiamo fare finta di niente. Il jag è invischiato in una brutta situazione e c’è bisogno della mia presenza, il Segretario è stato molto esplicito in questo.- sorrise – in fondo sono o non sono la prima donna al comando del Jag?-

- Sciocca!- Sorrise. L’abbracciò teneramente – non stancarti.- Le baciò la fronte – Andiamo a recuperare David da Jennifer.-

Harm aprì la porta, fece passare Mac e insieme andarono a riprendere il bambino. Fecero un giro nel giardino fino a quando Bud non informò Sarah che gli ufficiali erano tutti riuniti nella sala conferenza e attendevano solo lei.

Prese in braccio il piccolo, gli fece una carezza sulla testolina e lo baciò con affetto.

- La mamma torna  presto a casa, promesso!- Gli disse affettuosamente.

- Devo andare.- Disse, poi, rivolgendosi verso Harm.

- Sarah io… aaaahh lasciamo stare… su vai ti aspettano.- Le disse rassegnandosi.

 

I giorni che seguirono furono molto stressanti per tutti, ma soprattutto per Mac, coinvolta in tutti i campi: sia con i giornalisti che la opprimevano per sapere, sia dal Segretario che la chiamava più volte al giorno per essere informato della situazione, sia dall’intero staff che ogni giorno che passava diventava sempre più nervoso messo sotto pressione della situazione, sia da Harm che iniziava ad innervosirsi sempre di più sopportando sempre meno i suoi ritardi, la sua poca attenzione per loro, e la mole di lavoro che seguiva anche a casa.

 

Erano passate due settimane da quando aveva ripreso servizio al Jag e finalmente il processo era quasi giunto al termine. La situazione si era calmata. Il polverone iniziale, con il passare del tempo, si era placato diminuendo la tensione del Jag.

Era da qualche giorno che Mac sentiva delle piccole fitte al ventre la dottoressa le aveva ripetuto più volte che doveva stare tranquilla e rilassarsi, però ogni volta lei le rispondeva che per il momento non poteva farne a meno.

 

Era seduta in aula assistendo l’arringa finale del Capitano Vukovic. Doveva ammetterlo. Si era comportato bene e la fiducia che aveva riposto in lui non l’aveva tradito.

Che sia maturato e abbia messo la testa a posto?” Si chiese osservandolo.

Il suo pensiero fu smentito vendendo il sorriso sornione che Vukovic aveva rivolto ad una delle giurate.

“Non cambierà mai!” sorrise tra sé.

All’improvviso iniziò a sudare, un grande senso di nausea le bloccò la gola e un forte dolore al ventre la colpì. “Che cosa mi sta succedendo?” Si chiese terrorizzata appoggiando le mani sulla pancia.

Cercò di tenere il controllo, non poteva cedere proprio ora che era alla fine. Prese a respirare lentamente, grandi respiri lenti e si sentì meglio.

Vukovic aveva finito la sua arringa e la guardò come se volesse avere la certezza che era andato bene. Mac lo guardò dritto e fece un cenno impercettibile con la testa in segno di assenso.

Poi si alzò e uscì dall’aula. Ormai sapeva già che avevano vinto. I colpevoli erano stati incastrati e la giustizia per una volta aveva salvato l’innocenza.

Si diresse verso il suo ufficio. Si sentiva stanca.

- Signora si sente bene?- Le chiese il Comandante Roberts incontrandola.

- Tranquillo Bud ho bisogno solo di stare tranquilla…- non riuscì a finire la frase che un fitta atroce la percosse il ventre – aaaahhhh- gridò di dolore piegandosi su se stessa.

- Generale!- Gridò Bud soccorrendola.

- Bud la bambina…- Disse in un soffio prima di svenire.

 

 

 

 

To be continued

 

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Capitolo 10
*** 10 CAPITOLO ***


CASA RABB

Ecco ci siamo… ultimo capitolo… è un po’ lunghino, ma non potevo dividerlo altrimenti era la volta buona che qualcuno mi faceva fuori XD

 

Buona lettura…

 

Light

 

 

 

CASA RABB

8 ANNI DOPO

Ore 20.23

 

- Papà mi racconti la storia?- Chiese la bambina sotto le coperte, quando il papà finì di sistemargliele.

- Va bene Catherine, quale vuoi che ti leggo?- Le chiese Harm dolcemente anche se ormai conosceva già la risposta.

- Nessuna, raccontami le avventure di te e la mamma.-

L’uomo sorrise. Non c’era sera che la bimba non gli chiedesse sempre e solo quella storia.

- Quale vuoi che ti racconti?- Le chiese ormai rassegnato.

- Quando tu e la mamma vi siete incontrati e lei ti ha dato un bel quattro di picche!- Rise la bimba divertita.

- Non è vero!- Si finse risentito – chi ti ha detto questo?- Le chiese divertito.

- E’ stata Cloe, mi ha detto che è stata proprio la mamma a raccontarglielo tanti anni fa.-

“Dovrò fare un discorsetto a quella bambina!” pensò tra sé, fermandosi un attimo “si una volta era una bambina, ora è una giovane donna” sorrise pensando a quanto tempo era passato.

Harm iniziò a raccontare rituffandosi in quei bellissimi ricordi. La piccola si addormentò quasi alla fine della storia. L’uomo le sistemò le coperte, la baciò in fronte e spense la luce dell’abatjour.

Si fermò un attimo sulla soglia a guardare la sua piccola, poi come faceva ogni sera, andò nell’altra stanza.

- Ehi giovanotto che ci fai ancora sveglio?- Gli chiese a David entrando nella camera.

- Niente stavo guardando delle foto.- Gli mostrò l’album. – Guarda in questa foto come è buffa la mamma.- David rise indicandogliela al padre.

- Già hai ragione.- Gli sorrise. – Su ora basta che domani devi andare a scuola e il sottoscritto ha un’importante riunione.- Rimboccò le coperte anche a lui.

- Papà quando la finirai di trattarmi come un bambino… ho quasi 11 anni ormai!- Gli disse infastidito da quelle attenzioni, divincolandosi dalle coperte.

- Giusto sei quasi un uomo.- Ironizzò Harm.

- Esatto!- Confermò David fiero della sua età.

- Ora dormi!- Gli disse passandogli la mano tra i capelli.

Gli prese l’album dalle mani, spense la luce e lo lasciò da solo.

Come ormai ogni sera, da 8 anni, Harm si sedeva nella sua poltrona, si versava il solito bicchiere di wisky, che puntualmente neanche toccava e si tuffava nei ricordi che prontamente lo assalivano, immerso nel buio silenzioso della sua casa.

Solo e sempre quell’immagine fissa nella sua mente lo riportò indietro prepotentemente.

Bud l’aveva chiamato avvertendolo che Mac era stata ricoverata in ospedale. Aveva corso come un pazzo per la strada per raggiungerla il prima possibile.

I medici l’avevano subito fatta entrare in sala operatoria e fatto il cesario.

La bimba era in ottima salute ma lei no.

Aveva aspettato per ore fuori, nella sala d’aspetto, camminando avanti e indietro, in attesa che qualcuno gli venisse a dire qualcosa, dimenticandosi di tutto e di tutti.

Si era lasciato andare su una delle sedie, con gli occhi pieni di lacrime.

Il tocco di una manina l’aveva fatto ritornare alla realtà. Guardò il bambino, gli sorrise, lo prese in braccio e lo abbracciò forte a sé.

In quel momento era entrata l’infermiera che portava in braccio avvolta in una copertina rosa un piccolo batuffolo. Harm l’aveva presa in braccio e si era sentito l’uomo più felice del mondo.

 

Sorrise, riprovando la sensazione di quel giorno, l’aver preso per la prima volta in braccio la sua piccolina

 

Si era abbassato e aveva fatto vedere la piccina al piccolo David.

- David di ciao a tua sorella Catherine.-

Il piccolo le aveva preso delicatamente la manina e le aveva detto un tenero “Ciao Cat

 

Strinse forte nella mano il bicchiere di vetro

 

Il viso di quel dottore, la sua espressione triste e addolorata.

- Mi dispiace Ammiraglio Rabb.-

Harm si era alzato in piedi a guardarlo negli occhi.

- Il Generale Mackenzie...è in coma.-

Il dottore gli appoggiò una mano sulla spalla per fargli forza.

 

Scoppiò un tuono, vicinissimo a loro, e pochi attimi dopo iniziò a piovere.

 

Harm si alzò dalla poltrona e si diresse verso la camera per andare a controllare che tutto fosse tranquillo. Si fermò sentendo dei piccoli passi. Era David. Lo seguì silenziosamente.

Lo vide avvicinarsi alla sorella.

- Dai Cat non fare così era solo un tuono. Ci sono io qui con te. Non ti preoccupare, io mi prenderò sempre cura di te.- Le accarezzò il nasino – la mamma me l’ha sempre detto da quando tu eri ancora nella sua pancia.-

- Cosa ti diceva?- Gli chiese la bimba a bassa voce.

- Devi prenderti sempre cura di Cat!- Le disse serio – Ora dormi, resto io qui con te.-

Si mise anche lui sotto le coperte e abbracciò la sorellina.

Harm rimase nell’oscurità a guardare i suoi figli. Sorrise. Non l’avrebbe mai creduto all’inizio di farcela. Gli sembrava un’impresa impossibile. Combattere contro il dolore che portava dentro e non perdere il controllo della sua vita.

Si andò a sedere immergendosi nei ricordi.

 

Mac era in coma da un mese, non aveva miglioramenti. Le sue condizioni erano stazionare. Harm aveva portato la piccola Catherine a casa dopo una settimana.

Erano stati giorni difficili anche perché aveva rifiutato l’aiuto di chiunque.

 

Strinse il bicchiere forte nella sua mano

 

- Harm ma non senti che Cat sta piangendo!- Gli disse Mattie entrando in casa e correndo dalla piccola.

La ragazza riuscì a calmare la bambina e la appoggiò nella sua culla.

- Vattene, non ho bisogno del tuo aiuto!- L’aggredì quando la vide entrare in salotto.

Mattie rimase a fissarlo. Non lo riconosceva più. Non era lo stesso uomo, sicuro e consapevole che l’aveva presa tra le sue braccia e l’aveva dato una nuova vita.

Si avvicinò a lui e lo schiaffeggiò.

- Ora basta! Devi reagire!- Gli disse dura.

Come se quello schiaffò lo avesse portato duramente alla realtà Harm sentì il cuore infrangersi nel dolore.

Si lasciò cadere a terra in ginocchio e iniziò a piangere.

Mattie l’abbracciò forte a lei.

- Così va meglio, piangi pure, non tenerti tutto dentro.- Gli disse cullandolo.

Non sapeva esattamente per quanto tempo erano rimasti in quella posizione, l’unica cosa certa che sapeva che gli aveva fatto bene.

 

Allentò la presa del bicchiere e fece scivolare la mano sul poggiolo.

 

La mente vaga nei ricordi e di nuovo prepotentemente un’immagine si presenta nitida trai i suoi ricordi.

Sono al parco, la prima uscita dopo molto tempo. Lui spinge la carrozzina mentre il piccolo David è impegnato a giocare con gli altri amici del parco.

Si ferma su un pontile. La piccola Catherine dorme beatamente cullata dal dolce rumore della natura.

Harm si appoggia alla staccionata e lascia la sua mente libera. Il vento lo accarezza dolcemente, come se potesse sentire la sua mano.

Chiude gli occhi per un attimo e la vede. Gli sorride. La sua Sarah come è bella.

Sorride.

- Harm tutto bene?- Gli chiede Mattie avvicinandosi a lui. Tiene nella mano il piccolo David ed entrambi lo guardano interdetti.

- Si tesoro tutto bene.- Le sorride.

- Hai sentito ancora la mamma?- Gli chiede David.

Harm si sorprende dalla perspicacia del piccolo. Si inginocchia davanti a lui.

- Si.- Gli dice in un soffio.

- Anche io voglio sentire la mamma?- Gli chiede felice.

Harm gli prende la mano e gliela alza in aria.

- Lo senti? È il vento.-

- Il nostro amore è come il vento: non lo vedo ma lo sento.- Recitò Mattie guardando verso l’infinito.

- Hai proprio ragione, piccola mia.- Le disse Harm alzandosi in piedi prendendo in braccio David. – Ora torniamo a casa che si è fatto tardi.

 

Harm apre gli occhi. Si lascia avvolgere dal buio e dal silenzio della notte.

 

Sente il respiro dei suoi bambini, che dormono tranquillamente nel lettino di Catherine. Si alza dalla poltrona e si avvicina alla finestra. Fuori sta diluviando. Appoggia la mano sul vetro. È freddo ma non la ritira. È la sera giusta, i ricordi non lo lasciano in pace, e ancora un’altra volta viene avvolto dai suoi pensieri.

 

Sarah era da più di un mese in coma. Come ogni sera, Harm metteva i bambini a letto, li affidava a Mattie e poi andava da lei.

Rimase quella sera più del dovuto. Non la voleva lasciare. Il suo viso pallido, senza vita, la sua mano fredda stretta in quella di lui.

Harm se la portò vicino alla bocca, la baciò.

- Ti prego Sarah, torna da me, dai bambini, abbiamo bisogno di te.-

Glielo diceva sempre. Non sapeva più quante volte glielo chiedeva pregandola di tornare da lui. Si portava la sua mano sulla guancia con la speranza di ricevere calore e invece era sempre la stessa sensazione: il freddo del vuoto della sua anima.

Una mano si appoggiò sulla sua spalla. Harm si voltò spaventato.

- Mi dispiace Ammiraglio Rabb di averla fatto paura.-

- Non si preoccupi cappellano Turner.- Gli disse sforzandosi di sorridere.

- Ci sono novità?- Gli chiese premuroso.

- Nessuna.- Gli rispose Harm sconsolato, perdendo fiducia nel futuro.

- Non si abbatta Ammiraglio, continui sempre a sperare e avere fede nel vostro amore. Si concentri con tutto se stesso sul vostro Amore. Non lo lasci andare… sta scritto: Qualunque sia la domanda, l’Amore è la risposta;Qualunque sia la sofferenza o la malattia, l’Amore è la risposta;Qualunque sia la perdita, l’Amore è la risposta;Qualunque sia la paura, l’Amore è la risposta.-

- Non lo dimenticherò… grazie.- Gli appoggiò la mano sulla sua e gli sorrise.

Il cappellano Turner lo lasciò di nuovo solo con lei.

- Hai sentito Mac?- Le chiese accarezzandole il viso – l’Amore è la risposta!-

- Perché non mi lasci andare Harm?- Gli chiese.

Harm rimase pietrificato vedendo l’immagine della donna seduta sul letto a fianco.

- Sarah…- Riuscì a dire a stento.

- Lasciami andare Harm?- Gli richiese.

- Torna da me Sarah?- Le chiese lui a sua volta.

Mac gli sorrise, sempre il solito, mai una risposta se non fosse un domanda.

Lo lasciò lì, con il ricordo del suo sorriso, solo.

 

Si riscosse dai suoi ricordi, la porta di casa si era aperta.

 

- Oohhh che tempaccio! Sono tutta fradicia.-

Harm si voltò a guardare la donna. Era sempre bella.

- Ehi che ci fai al buio?- Gli chiese sorpresa quando si accorse della sua presenza vicino alla finestra.

- Niente ti stavo aspettando.- Mentì.

- I bambini?- Chiese iniziando a togliersi il paltò-…Ma guarda te se doveva piovere così all’improvviso.-

Harm la guardava e non perdeva di vista ogni suo minimo movimento.

- Lo sa Generale Mackenzie che anche se è bagnata come un pulcino è ancora…- iniziò a camminare verso di lei – così …- continuò guardandola tutta – tremendamente sexy.- Si avvicinò a lei, la prese tra le braccia e la baciò.

- Ben tornata da me.- Le disse a fior di labbra.

- Come non potrei tornare da te…non mi hai lasciato andare.- Gli sorrise abbracciandolo forte. – L’amore è la risposta vero?- Gli chiese staccandosi un attimo da lui e guardandolo dritto negli occhi.

- Si… sempre.- Rispose Harm baciandola con tutta l’amore che aveva dentro.

 

 

 

Semper Fidelis

 

 

 

Light                                                                                                  Fine… Sabato 3 maggio 2008

 

 

 

Direi che ci siamo… è finita … un finale indeciso, sofferto, fino all’ultimo, non sapevo che fare, vivere o morire. Sono stata parecchio combattuta tra il dolce e l’amaro, ma che ci volete fare, si vede che non sono portata per il “non lieto fine”, il mio essere positivo me lo impedisce XD

 

Grazie a tutti voi che mi avete seguito.

Grazie in particolare a Thia, questa FF c’è perché mi hai aiutata tu a portarla avanti.

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