The Other Side Of The World

di QueenVLondon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutte!
Avevo promesso di proseguire la storia di Katie e Rob e ho deciso che il momento migliore per ambientarla fosse proprio questo: le riprese di "Maps To The Stars".
Volevo aspettare il reale arrivo di Mr Pattinson a Toronto, ma visto che ci sta facendo aspettare parecchio, perchè non anticipare le sue mosse? ;)
Buona lettura, a dopo per i saluti.
Vale




La tiepida pioggia estiva cadeva imperterrita schizzando le vetrate della caffetteria dove Katie lavorava da un paio di settimane.

Era arrivata lì a metà Giugno ed era stata così fortunata da trovare quel lavoro quasi immediatamente.

L’idea di trascorrere l’estate in Canada, e più precisamente a Toronto, era stata della sua amica Eva, la quale l’aveva convinta che sarebbe stato un bel modo di migliorare la padronanza della lingua e, dopo un’iniziale titubanza, la ragazza aveva accettato. Ma purtroppo Eva aveva avuto qualche problema in famiglia ed era stata costretta a cancellare il viaggio.

Katie era stata presa dallo sconforto e si era trovata davanti a un aut aut: rinunciare, oppure fare un atto di coraggio ed andarci da sola.

Non era la prima volta che viaggiava in solitudine, ma solitamente c’era sempre stata una persona ad attenderla nel luogo dove stava andando, stavolta invece si sarebbe ritrovata totalmente inerme in un Paese che non conosceva.

Non era stato facile per lei decidere di vivere quell’avventura lo stesso, ma alla fine era partita e mentre osservava la pioggia canadese non poteva dirsene pentita.

Non riusciva a capire perché, ma sentiva che non fare quel viaggio sarebbe stato un grosso errore: aveva una buona sensazione. Ed aveva ragione visto che in un paio di settimane era riuscita a trovare lavoro presso una piccola caffetteria. I proprietari erano stati estremamente gentili con lei e la ragazza non poteva che sentirsi fortunata per il trattamento ricevuto.

Non aveva conosciuto molte persone, ma se non altro il suo inglese stava iniziando a migliorare, il che dopo solo qualche settimana poteva considerarsi un ottimo risultato.

Quella mattina andando a lavoro aveva notato un po’ di trambusto, ma non ci aveva fatto molto caso. Vivendo in una grande città era abituata alla confusione e al traffico.

“Un caffè e un muffin con gocce di cioccolato”, ordinò uno dei clienti, un uomo sui quarant’anni che sembrava aver molta fretta.

La ragazza fece il possibile per velocizzare i propri movimenti ed accontentarlo, ovviamente però non era ancora così brava e si scottò con la bevanda bollente. Per fortuna l’uomo, troppo impegnato a controllare il suo Galaxy, non ci fece neanche caso.

Katie gli porse le sue ordinazioni e tirò un sospiro di sollievo quando se ne fu andato.

Quella mattina pareva che tutte le persone avessero preferito restare in centro e visto che i clienti scarseggiavano la ragazza ne approfittò per chiacchierare un po’ con la proprietaria, Mrs Clifford.

“Ignora John”, le disse quest’ultima accennando all’ultimo cliente. “Lo conosco da quasi otto anni ed è sempre di fretta. E’ un architetto ed è convinto di essere l’unica persona al mondo a lavorare”.

Katie sorrise.

“Se l’affluenza continua ad essere questa potresti prenderti il pomeriggio libero. Me la caverò anche da sola”, continuò la titolare.

La ragazza scosse la testa.

“Non c’è problema. Mi piace stare qui. E’ piacevole”.

La donna la guardò magnanima.

“Hai qualche programma per stasera?”, le chiese.

“Penso che chiamerò i miei genitori e passerò la serata a leggere”, rispose cortese Katie.

Mrs Clifford storse il naso.

“Potresti andare al cinema, oppure unirti a Meredith e alle sue amiche. Sono sicura che sarebbero contente se andassi con loro”, le propose.

Katie la guardò un po’ a disagio. Sapeva benissimo che era venerdì sera, ma non aveva voglia di andarsene in giro da sola e non voleva neanche imporre la sua compagnia alla figlia della sua titolare.

Aveva incontrato Meredith soltanto un paio di volte e le era sembrata una ragazza molto simpatica, però non era certa sarebbe stata entusiasta di averla intorno. Un paio di chiacchiere infatti erano bastate ad entrambe per capire che avevano ben pochi interessi in comune e sostenere una conversazione su creme per il corpo e balsami per capelli sarebbe stato troppo sfiancante.

Decisamente era meglio passare quella serata con un buon libro e magari l’ultima puntata di “Once Upon A Time”.

Mrs Clifford non insistette oltre ed un paio di ore più tardi finalmente un gruppetto composto da quattro ragazze entrò nella caffetteria. Dal momento che si erano volute accomodare al tavolo, Katie andò a prendere personalmente le loro ordinazioni.

Fu costretta a ripetere la domanda per due volte, perché nessuna di loro pareva degnarla della benché minima attenzione. Erano troppo prese dai loro discorsi.

La ragazza si schiarì la voce, un po’ infastidita.

“Cosa prendete?”, chiese di nuovo.

“Per me un caffè. Alice, tu cosa vuoi?”

“Un caffè anche per me”, rispose quest’ultima.

“Allora due caffè e tre tè verdi”, soggiunse la prima che aveva parlato.

Katie prese nota e, quando un paio di minuti dopo tornò con le loro bevande, nessuna delle ragazze la degnò del minimo sguardo.

Sapeva di star facendo il suo lavoro, ma un po’ di cortesia sarebbe stata ben accetta: non tollerava la maleducazione.

Sistemò alcune tazze in uno scaffale e, visto che il locale era semi-vuoto, si concentrò sulla loro conversazione per ingannare il tempo.

A quanto pare parlavano di un qualche “eccezionale evento”, ma sulle prime non riuscì a comprendere di cosa si trattasse, poi un nome le fece mancare il fiato.

Non posso credere che tu lo abbia visto! Robert Pattinson! Sono invidiosa!”, commentò una ragazza dai capelli corvini, guardando l’amica seduta alla sua destra con espressione di pura adulazione.

“Già, un colpo di fortuna”, sminuì questa con tono altezzoso.

“Se lo sapesse Holly andrebbe fuori di testa!”, continuò. “Rob a Toronto. Cosa fa qui?”

“Sta girando un film a quanto pare”, intervenne un’altra ragazza che finora non aveva parlato.

“Katie? Ti avevo detto di riporre le tazze da destra verso sinistra, non a caso”, Mrs Clifford rimproverò la cameriera, ma lei non la sentì neanche.

Aveva smesso di ascoltare dopo aver udito la frase di quella ragazza. Robert era a Toronto. Dove si trovava lei. Non era possibile.

Dopo un attimo di smarrimento parve riacquistare lucidità e, dopo essersi scusata, si voltò verso Mrs Clifford.

“E’ ancora valida l’offerta di prendermi il pomeriggio libero?”



Eccoci di nuovo!
Katie è venuta a sapere della presenza di Robert in città ed ovviamente la sua mente sta lavorando alla velocità della luce.
Cosa farà la ragazza? Riuscirà a trovare l'attore e, soprattutto, lui si ricorderà di lei?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo. ;)
Un bacione
Vale
PS Se lasciate un commentino non piango!


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Mentre camminava per le vie di Toronto, Katie non riusciva a credere a quello che aveva appena fatto.

Lei, la ponderata Katie, aveva lasciato il suo posto di lavoro per andare chissà dove a cercare un uomo che probabilmente non si ricordava neanche di lei.

Non esitò a definirsi un “genio”.

Paradossalmente trovare gli studios dove stavano girando il film si rivelò più semplice del previsto: la folla urlante di donne fra i quindici e i cinquant’anni non lasciava dubbi su chi fosse nei paraggi.

Katie fece un respiro profondo e si avvicinò.

“Scusa, state aspettando per…?”, chiese cortese per sicurezza ad una ragazza che doveva avere approssimativamente trent’anni.

“Rob Pattinson”, rispose questa, guardandola dall’alto in basso con aria di sufficienza.

Chiaramente si stava domandando perché una persona non ben informata le stesse facendo perdere tempo.

Sentendo quelle parole i sospetti della ragazza furono confermati.

Robert era lì. Dentro quell’edificio, probabilmente a pochi metri da lei.

Il suo cuore batteva all’impazzata. Aveva le mani sudate e si sentiva emozionata ed al tempo stesso terrorizzata. Sapeva che era sciocco da parte sua provare quei sentimenti, ma la verità era che non aveva mai smesso di ripensare all’ultima conversazione avuta con l’attore.

Era trascorso un anno da quando lui l’aveva contatta a sorpresa su Skype e l’argomento che avevano affrontato non era certo il genere di discorso che la ragazza si era mai sognata di fare con lui.

Parlargli e sentirlo sfogarsi in un momento in cui era ferito, sentirlo così vulnerabile, le aveva straziato il cuore. Sapeva che era inutile e stupido pensare così tanto ad un uomo che non conosceva e con cui aveva parlato soltanto due volte, ma non poteva farne a meno.

Teneva a lui. Poco importava che non fosse reciproco.

Aveva immaginato molte volte di rivederlo, ma non se l’era mai sentita di affrontare la folla a una premiere o a qualche altro evento promozionale.

A che pro?

Di certo lui non l’avrebbe degnata della minima attenzione ed inoltre temeva che, nell’improbabile caso in cui l’avesse riconosciuta, si sarebbe sentito terribilmente a disagio ed era l’ultima cosa che lei voleva.

Così aveva evitato tali eventi, ma non era riuscita a non dare un’occhiata alle sue apparizioni pubbliche (e non solo) nel corso dell’ultimo anno e quello che aveva visto non le era piaciuto.

Non criticava le sue decisioni, visto che non erano affar suo, ma le era sembrato palese che lui non fosse sereno. La sua espressione era sempre scocciata, pareva incredibilmente depresso e… solo.

Che fosse in compagnia o meno, gli dava sempre quell’impressione e per Katie era demoralizzante vederlo così.

Forse era solo l’insistenza dei fotografi, le prese in giro dei paparazzi, che non erano mai mancate dopo che aveva deciso di dare una seconda chance al suo rapporto con Kristen, ma fatto sta che Rob non era l’immagine di un uomo contento.

Forse aveva commesso un errore ad andare lì, faceva ancora in tempo a fare marcia indietro e a tornare verso casa.

Sì, poteva ancora farlo.

Nello stesso istante in cui Katie ebbe preso quella decisione udì alcuni gridolini eccitati provenire dalle ragazze intorno a sé, dopodiché si scatenò l’inferno.

Tutte cominciarono a gridare fuori controllo e in quel momento Katie alzò lo sguardo e lo vide.

Indossava una t-shirt bianca sopra un paio di pantaloni neri e portava un cappellino da baseball; i meravigliosi occhi chiari celati dagli occhiali da sole.

Andarsene ormai era impossibile: le donne scalpitavano e, senza sapere come, si ritrovò pressata contro una ragazza robusta dai folti capelli ricci, che le pizzicarono il naso. Non era una bella sensazione.

Non sapeva cosa fare: era meglio restare acquattata e non farsi vedere, oppure…?

Alla fine racimolò tutto il proprio coraggio e cercò di farsi un po’ di spazio alla buona.

E fu in quel momento che lo scorse camminare verso la folla in delirio e Katie rimase lì, immobile, a fissarlo come se fosse la prima volta in cui lo vedeva.

 
Un paio di bodyguard si posero ai due lati dell’attore, onde evitare il probabile assalto delle fan, eppure Robert sembrava abbastanza tranquillo. Chiaramente ormai era abituato a quel genere di accoglienza.

Katie si domandò come riuscisse a fronteggiare situazioni del genere ogni volta.

L’attore firmò qualche autografo e scambiò due parole con le ragazze davanti, sorrise a tutte e poi accadde.

I bodyguards fremevano affinché rientrasse, tuttavia proprio mentre stava per voltarsi e richiudere il pennarello che aveva usato, si trovarono uno davanti all’altra.

Sulle prime la ragazza non seppe dire se lui l’avesse riconosciuta, ma a un certo punto Robert inarcò le sopracciglia, apparentemente perplesso.

Non poteva vedere i suoi occhi celati dalle lenti scure, ma fece un cenno ai due uomini vestiti con completi neri e riprese a firmare alcuni autografi proprio alle ragazze intorno a lei.

Katie lo stava fissando,  le guance arrossate.

Non aveva alcune speranza di comunicare con lui, non aveva neanche un foglio, un fazzoletto, qualcosa da fargli firmare.
Paradossale, ma non aveva neanche una macchina fotografica. Per cui si limitò a guardare il meraviglioso uomo a pochi passi da lei.

Era certa che non l’avesse notata e forse era meglio così: cosa avrebbero potuto dirsi?

La ragazza si stava mettendo l’anima in pace, lieta comunque di averlo rivisto, quando all’improvviso udì un sussurro quasi impercettibile.

 “Aspetta”.



Ciao a tutte!!!
Lo so, speravate di leggere finalmente l'incontro fra Rob e Katie, ma dovrete pazientare ancora qualche giorno. ;)
Nonostante i dubbi della ragazza, l'attore si ricorda perfettamente chi lei sia.
Cosa potranno dirsi adesso?
In fondo lei ha mantenuto un grosso segreto per lui. Rob la ringrazierà? E come?
Sarei curiosa di leggere le vostre teorie!
Un bacione, Vale <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Katie aveva capito che la sua stupidità doveva aver raggiunto il culmine storico quel giorno.

Il suo inglese non era certo perfetto. Magari l’attore le aveva detto “Ciao”, oppure- se anche avesse pronunciato la parola “Aspetta”- magari stava parlando con uno dei bodyguards.

Fatto sta che la ragazza non era riuscita ad andarsene e, anche se erano le 8:45PM, stava ancora gironzolando nei dintorni degli studios.

Alle 9:30PM il suo stomaco le ricordò che aveva saltato il pranzo e che non era il caso di fare lo stesso per la cena.
Tanto valeva andarsene.

Era chiaro che lui non l’aveva vista e che aveva mormorato altro. Fra l’altro, l’ipotesi che lui volesse rivederla era inverosimile.

Katie prese la bottiglietta d’acqua dalla borsa, ne bevve un lungo sorso; dopodiché si voltò e fece un paio di passi, incamminandosi verso casa.

Ma fu in quel momento che una voce perfino troppo famigliare la fece rallentare fino a fermarsi.

Contò fino a dieci, poi fino a venti, alla fine si girò e lo trovò lì, di fronte a lei.

Robert.

L’uomo la guardava un po’ titubante, ma quando lei si voltò le sue labbra si schiusero in un timido sorriso.

Katie notò che a pochi passi da lui c’era Dean, il suo solito bodyguard.
Probabilmente non se l’era sentita di lasciarlo incontrare una potenziale minaccia da solo.

“Ciao”, la salutò l’attore.

“C-ciao”, ripeté lei con voce tremante.

“Come va?”, le chiese cortese.

La ragazza deglutì.

In realtà sto cercando di capire se sono ancora viva, o se sto sognando, pensò.

“Bene, grazie. E tu?”

Stava scambiando convenevoli con lui. Era impossibile.

“Bene, grazie”.

L’unico lato positivo era che Robert pareva persino più in ansia e a disagio di lei.

“Ascolta… Ti va di entrare?”, le domandò, alludendo agli studios.

Katie continuò a fissarlo in silenzio.

“Non vorrei restare qui fuori, se non ti spiace”, aggiunse, calandosi ancora di più il cappellino che portava.

La ragazza si riscosse dal torpore ed annuì.

“Sì, sì certo”.

Robert accennò un sorriso, le fece un cenno con la testa e la invitò a seguirlo.

Sì, stava decisamente sognando.
 


Percorsero un corridoio semi-deserto, dopodiché l’attore sussurrò qualcosa al suo bodyguard e quest’ultimo si allontanò, lasciandoli soli.

Robert le indicò una porta, apparentemente quella del suo camerino.

Katie obbedì e lo seguì.

Si sentiva come staccata dal suo corpo, come se tutto quello non stesse accadendo a lei.
L’atmosfera era dannatamente surreale e reale al tempo stesso.
Non sapeva cosa dire a quell’uomo.

Senza togliersi il cappellino, lui si passò una mano fra i capelli. A quanto pare era proprio un gesto istintivo.

“Vivi qui a Toronto?”, le domandò senza preamboli.

Lei scosse la testa.

“No, sono qui soltanto per l’estate. Dovevo venire con un’amica, ma non ha avuto molta fortuna”, gli disse.

“Ah. Capisco”, borbottò lui.

Sembrava davvero a disagio.

“Senti…”.

“Ascolta”, iniziò la ragazza, parlandogli sopra. “Scusa. Dimmi pure”, mormorò, arrossendo.

Che situazione incasinata.

“Volevo solamente scusarmi con te per quella telefonata inopportuna e ringraziarti per non averne fatto parola. Ammetto che quando ho… Beh, credevo- si corresse- temevo di trovare online qualcosa e… Invece non è stato così. Quindi grazie”.

Katie annuì.

“Non c’è problema. Davvero. Non c’era neanche bisogno di dirlo, non l’avrei mai postata su internet”.

“Perché no?”, gli domandò lui serio, guardandola negli occhi come se la tensione che la ragazza percepiva non fosse di per sé sufficiente.

“Era personale”, rispose con semplicità.

Lui fece una smorfia.

“L’avrebbero pagata bene”.

“Non sono solita arricchirmi sul dolore degli altri. Non avrei potuto”, dichiarò sincera.

Riusciva  a comprendere le paranoie dell’attore, però se l’aveva contattata doveva aver pur visto qualcosa in lei, qualcosa doveva averlo spinto a chiamarla. Oppure era talmente disperato e sconvolto da non essersi neanche fermato a riflettere su quello che stava facendo. Doveva essere andata così. Ma per Katie non aveva rilevanza, perché sperava davvero che le sue parole fossero riuscite a confortarlo e ad attenuare almeno un po’ il dolore che stava provando. Voleva solo dargli una mano, essere d’aiuto. Non gli avrebbe mai chiesto nulla in cambio e mai avrebbe approfittato della sua vulnerabilità per trarne benefici personali.  

Non aveva confidato a nessuno quella telefonata, neanche alla sua migliore amica Eva. Quello che si erano detti era qualcosa che soltanto lei e Robert sapevano.

Così doveva essere e si augurava che l’attore lo avesse finalmente compreso: poteva fidarsi di lei. Non avrebbe mai detto nulla neanche per tutto l’oro del mondo. La sua lealtà non poteva essere comprata.

Robert la guardò con dolcezza.

“Grazie”.

La sua voce lasciava trasparire davvero riconoscenza.

Avrebbe voluto fare qualcosa per farle comprendere quanto aveva significato per lui il fatto che non l’avesse venduto al miglior offerente, ma non poteva permettersi di darle l’impressione sbagliata.

Cosa poteva fare?

Katie lo stava guardando, in attesa.

“Vuoi che ti faccia riaccompagnare a casa?”, le chiese educatamente.

Lei scosse la testa.

“No, non importa. Abito qui vicino”.

“Va bene”.

Robert le sorrise grato, dopodiché la riaccompagnò verso l’uscita e la guardò allontanarsi.



Buon pomeriggio a tutte!!!
Oggi fra un controllo e l'altro a Twitter (ahimè sì, sono fra quelle persone in attesa per la nascita del Royal Baby!) ho deciso di aggiornare.
Finalmente Robert e Katie si sono parlati e l'attore ha avuto modo di dichiararle la sua riconoscenza. Penso che sia naturale da parte sua temere che quello che dice possa "essere venduto al miglior offerente": avrà capito davvero che può fidarsi di Katie?
Cosa potrebbe fare per "ripagarla" e mostrargli la sua riconoscenza? Avete idee? :)
In ogni caso, lo scoprirete molto presto!
Ah! Qualcuna mi ha fatto notare che i capitoli sono un po' troppo corti. Prometto che il prossimo sarà bello corposo! ;)
Un bacione, a presto!
Vale
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Quella sera una volta tornata a casa Katie prese un cono gelato dal congelatore e si piazzò davanti al portatile, cercando di concentrarsi sulla nuova puntata del suo telefilm preferito. Non riusciva a realizzare cos’era successo: era confusa. Spaesata.
Tuttavia, non poteva immaginare di non essere la sola persona a sentirsi così.

Dall’altra parte della città infatti, alla Soho House, fra una chiacchiera e l’altra, anche l’oggetto delle sue riflessioni stava pensando all’imprevisto incontro avvenuto qualche ora prima.

Robert non era riuscito a credere ai suoi occhi quando aveva scorto un volto noto fra la folla. Sulle prime non era stato in grado di unire quel viso a un nome, ma quando l’aveva fatto era rimasto a dir poco stupefatto. Katie. La ragazza che aveva conosciuto un paio di anni prima su un volo non ricordava neanche per dove, la stessa che gli aveva dato il suo contatto Skype. Una volta sceso dall’aereo aveva già deciso di buttarlo, ma qualcosa lo aveva fermato.

Era stato piacevole, quasi bello parlare con lei, ascoltare alcuni dettagli sulla sua vita. Si era divertito. Così l’aveva conservato. E poi… Quando le cose erano precipitate senza neanche pensarci l’aveva ritrovato e usato.

Era stato avventato, aveva commesso l’ennesimo grosso errore. Aprirsi così con una sconosciuta. Ma cosa gli aveva detto il cervello?! Non aveva ragionato, forse voleva solo riprovare quella sensazione piacevole in un momento tanto orribile.

Aveva dovuto confessare tutto a Nick per proteggere se stesso. Non ricordava che l’agente lo avesse mai trattato in quel modo, ma in fondo Robert era certo di meritarselo. Aveva sbagliato e si era preparato ad affrontare l’ennesima umiliazione.
Perché probabilmente sarebbe arrivata.

Aveva atteso, invece non era successo e qualche mese dopo ormai poteva esserne certo: Katie non l’avrebbe tradito.

Non avrebbe venduto la sua storia alla stampa e l’attore non poteva fare nulla per ringraziarla.

Oppure sì?

 
Katie stava pensando a come sarebbe stato se Eva fosse stata insieme a lei. Sicuramente la presenza dell’amica le avrebbe impedito di perdere tempo indugiando su un uomo inavvicinabile e l’avrebbe aiutata ad apprezzare maggiormente quell’avventura.

Un paio di sere prima era uscita insieme a Meredith e alle ragazze del suo gruppo. Inaspettatamente la loro compagnia non si era rivelata poi così tremenda ed aveva persino rimediato un invito a cena da un ragazzo molto carino conosciuto nel locale dov’erano state.

Tuttavia, per quanto fosse simpatico non aveva voglia di accettare. Comunque era stato piacevole ricevere quel tipo di attenzioni, anche se provenivano da un uomo che non le interessava.

Stava sistemando alcune cose nella dispensa della caffetteria, quando Mrs Clifford apparve sulla soglia.

“Ho quasi finito. Se ti servo di là posso continuare dopo”, le disse la cameriera.

“In effetti c’è qualcuno che ti sta cercando. Un ragazzo. Molto carino”, la informò la donna.

Katie sospirò.

Aveva commesso la terribile leggerezza di dire al ragazzo dove lavorava.

Accidenti.

“Potresti dirgli che sono impegnata, per favore?”

“Perché non vuoi parlargli?”, le domandò Mrs Clifford, curiosa.

“Ci siamo conosciuti qualche sera fa e ho già declinato le sue avance”.

“Beh, è un peccato. Ho sempre avuto un debole per gli inglesi!”, commentò la signora con occhi sognanti.

A quelle parola Katie per poco non fece cadere per terra la confezione di tè che teneva fra le mani.

Il ragazzo che aveva incontrato non era inglese.

Possibile che… No. Eppure…

Senza aggiungere altro la ragazza tornò di là.

E lui era lì.

Robert.

“Ciao”, lo salutò, timida.

“Ciao. Mi dispiace disturbarti mentre lavori”, le disse l’attore un po’ in imbarazzo.

“Non fa niente. Vuoi un caffè? Posso offrirti qualcosa?”

L’uomo la guardò attraverso le lenti scure.

“No, grazie. Puoi darmi due minuti?”, le domandò.

“Sì, certo!”

Si tolse il grembiule rosso che portava e gli fece cenno di seguirla nella stanza sul retro.

Forse non era il luogo migliore del mondo, ma la caffetteria era piccola e non c’era un ufficio.

Robert si passò una mano fra i capelli, incerto su come iniziare.

Katie lo guardava, incantata.

“Mi dispiace di averti liquidato così in fretta l’altro giorno”, esordì, togliendosi gli occhiali da sole e riponendoli in malo modo nella tasca dei jeans.

“Non c’è problema. Dovevi lavorare. Non mi aspettavo che mi intrattenessi per nove ore”, affermò lei, ricordando il loro volo insieme.

“Già. Non credo che avrei qualcosa di cui parlare per così tanto tempo”.

Katie sorrise.

“Hai impegni questa sera?”, le chiese lui con nonchalance.

Lei scosse la testa.

“Probabilmente vedrò qualche film in televisione e capirò all’incirca il 25% delle battute”, mormorò lei, arrossendo.

Robert aveva un’espressione divertita.

“Beh, lungi da me disturbare tale avvincente programma, ma mi chiedevo se ti andasse di concedermi un po’ del tuo tempo. Stasera. Ci terrei davvero a ringraziarti, Katie. Una cena?”

La ragazza lo fissò a bocca aperta.

“Sempre che ti vada di sopportarmi, ovviamente”, precisò Robert, molto impacciato.

“Sì, cioè no. Cioè volentieri. Ma non devi sentirti obbligato a farlo, insomma… Non mi aspetto una ricompensa, o…”.

Voleva veramente che lui comprendesse che non aveva mantenuto il silenzio per ricevere un qualche beneficio.

E’ per questo”, disse lui con semplicità. “Mi farebbe piacere”.

Robert le stava sorridendo, sembrava sincero ed il suo sorriso era… Indescrivibile.

Concordarono di trovarsi direttamente in un locale un po’ fuori mano e per tutto il resto della giornata Katie non poté che pensare di essersi addormentata, piombando in uno splendido sogno.

 
Decidere cosa indossare fu difficilissimo, ma alla fine optò per una gonna di jeans non troppo corta ed una canottiera blu. Sapeva bene che l’attore non sarebbe stato vestito elegante e non voleva strafare.

Tentò anche di ricordare a  se stessa che non si trattava di un appuntamento, ma di una semplice uscita di cortesia.

Ovviamente due docce fredde non bastarono certo a calmarla. L’unica cosa da fare era andare lì e cercare di non dare importanza alla cosa.

Quando arrivò al locale che avevano concordato, lui era già lì ad aspettarla. La cameriera la accompagnò al loro tavolo, un privè in fondo alla sala. Se non altro così nessuno li avrebbe visti.

Nel momento in cui incrociò il suo sguardo si sentì mancare la terra sotto ai piedi: aveva decisamente bisogno di mangiare qualcosa e soprattutto di ricordare al suo cuore di smetterla di cercare di uscirle dal petto.

Era una persona matura, poteva tranquillamente cenare con un ragazzo senza perdere la testa, anche se il tipo in questione era lui.

Parlarono cordialmente per tutta la sera, ma Katie non si sentì mai completamente a proprio agio, forse perché neanche Robert pareva esserlo.
Sembrava molto nervoso e più distante rispetto a quella mattina. Non che la ragazza si aspettasse chissà cosa, però non pareva sereno. Forse era solo stanco.
In ogni caso non poteva certo chiederglielo, intaccando il suo già abbastanza precario umore.

“Non sono proprio il massimo della compagnia, eh?”, le sussurrò ad un certo punto Robert, accennando un sorriso timido.

Lei scosse la testa.

“Ma no, figurati!”, esclamò.

Possibile che quel ragazzo non facesse altro che scusarsi con lei?

Non ne aveva proprio alcun motivo. Anzi.

“E’ stata una giornata un po’ pesante oggi. Se lo avessi immaginato ti avrei proposto un’altra sera…”, ammise.

Ecco. Perfetto. Si era pentito del suo invito.

“Beh, possiamo andare se vuoi”, gli disse, cercando di nascondere la sua sofferenza di fronte a quella prospettiva.

“Non vuoi il dessert?”

“No. Sto bene così”.

In realtà aveva già adocchiato un soufflé al cioccolato, ma pazienza. Non voleva certo trattenerlo contro la sua volontà.

“Okay”.

Era già giunto il momento di salutarlo. Non potevano rischiare che qualcuno li vedesse fuori dal locale insieme.

Robert si sporse verso di lei e le diede un casto bacio sulla guancia. Poi le sorrise.

 
Mentre il taxi la riaccompagnava a casa, Katie ripercorse quello che era accaduto quella sera.

Era sicura di non aver posto a Robert nessuna domanda invadente, raccontando all’incirca per tutto il tempo sciocchezze sul suo lavoro e sulla sua vita. In effetti, l’uomo non aveva detto un granché. Però non poteva biasimarlo… In fondo non la conosceva, anche se ormai doveva aver capito che così come non aveva detto nulla all’epoca, non lo avrebbe fatto ora.
Decisamente il capitolo Robert Pattinson poteva dirsi concluso.

 
Tuttavia, il giorno seguente quando arrivò a lavoro ricevette una gradita sorpresa: un biglietto da parte sua.

Katie lo aprì con mani tremanti.

“Non volevo prendermela con te. Mi dispiace, Robert”.

La ragazza deglutì a fatica: sotto c’era un indirizzo e anche un nome.

Per tutto il resto del pomeriggio Katie rilesse quelle poche righe e dopo che ebbe chiuso la caffetteria ormai aveva memorizzato ogni virgola.

Non sapeva proprio cosa fare. Non riusciva a comprendere che cosa quell’uomo volesse da lei. Era chiaro che non poteva avere interessi di genere sentimentale nei suoi confronti, ma allora perché continuava a cercarla?

Doveva scoprirlo o sarebbe impazzita.

Per cui, senza neanche perdere tempo per tornare a casa a cambiarsi, si recò direttamente all’indirizzo che lui le aveva indicato, scoprendo che si trattava di un lussuoso hotel.

Fece un bel respiro e chiese alla reception, dandogli il nome che lui aveva segnato. L’uomo non mostrò alcuna emozione e, dopo aver fatto una breve telefonata ed averle chiesto si attendere un minuto, le fece un gesto di approvazione e le lasciò via libera per raggiungere l’ascensore che portava all’ultimo piano.

Via via che i secondi passavano Katie era sempre più agitata. Quando finalmente la porta dell’ascensore si aprì si sentì sollevata.

Si avvicinò alla suite indicatale e bussò, piano.

Robert andò ad aprirle quasi immediatamente.

“Ciao”, le disse.

Era stata una pessima trovata chiederle di raggiungerlo, per dirle cosa poi? Non lo sapeva neanche lui. Però non poteva certo lasciarla sulla porta.

“Entra pure”.

Katie non se lo fece ripetere due volte e varcò la soglia.

Le furono sufficienti due secondi per realizzare che non sembrava stare molto bene. Era pallido e… sofferente.

“Ehi, stai bene?”, gli chiese.

Robert doveva solo mentire, sorridere e dire che sì, andava tutto benissimo, ma non aveva voglia di farlo, perché ancora una volta Katie sembrava interessata alla risposta.

“No”.

La sua negazione brusca la lasciò per un attimo interdetta. Non si aspettava tanta sincerità.  

“Vuoi parlarne?”, gli chiese gentilmente.

Lui scosse la testa.

“Non credo sia una buona idea”.

“Okay”, mormorò. “Vuoi che me ne vada?”, gli domandò.

Lui rimase per un attimo in silenzio.

No”, ammise in un sussurro.

“Va bene”.

“Ti va di vedere un film?”, le propose a un certo punto.

Un film? La ragazza era sempre più perplessa, tuttavia l’ipotesi di vedere qualcosa con lui era magnifica. Si augurava soltanto che non fosse un horror, o difficilmente sarebbe riuscita a mantenere un certo contegno.

 Alla fine Katie poté ritenersi fortunata, perché trovarono “Capitan America”, che la ragazza aveva già visto. Tre volte.

Nessuno dei due parlò per tutto il primo tempo, poi quando iniziò il secondo tempo l’attore non poté esimersi dall’osservare che la ragazza non pareva certo in difficoltà con la lingua.

“Ho già guardato questo film”, fu costretta ad ammettere.

Lui accennò un sorriso.

“Potevi dirmelo, avrei cercato altro”, disse Robert.

“Non mi dispiace rivederlo. Chris Evans è sempre una bella visione!”, dichiarò Katie senza rifletterci.

Robert scoppiò a ridere.

“Ti piace Evans?”, le chiese.

Lei annuì.

“E’ carino”, mormorò, pentendosi immediatamente di quello che si era lasciata sfuggire.

L’uomo le sorrise magnanimo.

“Quanto dura questa pubblicità…”, si lamentò la ragazza sottovoce.

Si stava fissando le ginocchia imbarazzatissima, quando si accorse che Robert la stava ancora guardando.

Aveva un’espressione indecifrabile.

“Beh, finiamo di vedere questo film con Evans. Se un giorno mi capiterà di incontrarlo gli farò presente che è molto carino”, disse l’attore.

“Sicuramente vorrebbe proprio sentirselo dire da un altro uomo!”, esclamò divertita.

Robert sorrise.

Era strano come quel semplice scambio di battute avesse totalmente trasformato l’atmosfera all’interno di quella stanza.

Era come se Robert e Katie fossero due vecchi amici che stavano soltanto trascorrendo del tempo insieme. C’era qualcosa di naturale nel modo in cui si erano parlati, nel modo in cui sedevano l’uno vicino all’altra. Guardandoli dall’esterno nessuno avrebbe affermato che erano solo due estranei.

Dopo che il film fu terminato e venne il momento di salutarsi, Katie gli pose la domanda che voleva rivolgergli da tutta la sera.

“Perché mi hai chiesto di venire qui? Mi ha fatto piacere, ma se pensi di doverti in qualche modo sdebitare con me, beh, non devi farlo”.

Lui rifletté un attimo prima di risponderle.

Cosa poteva dirle? Che si era sentito solo lì e che rivederla era stato… bello?

La sua mente era confusa.

“E’ stato imbarazzante oggi sul set”, esordì lui, tralasciando la sua domanda e rispondendo alla prima che gli aveva posto non appena era arrivata.

Katie lo guardò perplessa.

Di cosa stava parlando?

“Cos’è successo?”, gli domandò, gentilmente.

Lui si passò una mano fra i capelli corti.

“Ti sei mai sentita come se stessi soffocando?”, le chiese, evitando di guardarla.

“Non proprio…”.

“Mi sono come bloccato. Per un istante. Era da parecchio tempo che non mi succedeva. E’ stato… Come la prima volta che ho lavorato con David! Non sapevo come comportarmi, volevo soltanto scappare. Sono ridicolo, eh?”

Ma Katie non lo trovava ridicolo, soltanto umano. In quel momento Robert non era una celebrità, era soltanto un ragazzo.

Solo questo e, ai suoi occhi, era meraviglioso.

“Sono un disastro!”, mormorò l’attore, imbarazzato.

Katie lo guardò con dolcezza. Un’infinita dolcezza. Robert ricambiò il suo sguardo.

Accadde tutto nel giro di un attimo. Nessuno dei due avrebbe potuto dire chi aveva preso l’iniziativa, ma successe.
Katie (o forse fu Robert?) si sporse verso di lui e senza dire una sola parola poggiò le sue labbra su quelle vellutate dell’attore.

Baciarlo si rivelò mille volte migliore rispetto alle sue più rosee aspettative.

Robert le passò una mano fra i capelli, continuando a baciarla. C’era qualcosa di naturale nello stare vicino a Katie: era spontanea, sincera, onestà, vera. Qualcosa a cui da tempo lui non era più abituato e che a Los Angeles difficilmente avrebbe potuto mai trovare.

Anche quel bacio fu differente dagli altri: Katie non lo aveva baciato perché doveva farlo, o perché voleva qualcosa da lui. Ma allora perché lo aveva fatto? E, cosa ben più importante, perché lui la stava ricambiando e non voleva neanche smettere?

Fu lei ad allontanarsi, rossa in viso.

“Mi dispiace, non avrei dovuto…”, mormorò imbarazzatissima. “Mi dispiace”.

“Quando ci siamo parlati. Mi hai aiutato”, disse lui, sorprendendola. “Più di chiunque altro. Quel giorno mi hai aiutato davvero. Ed è stato bello stasera parlare di nuovo con te. Ma non può esserci altro, Katie. Mi dispiace. Io… Non posso”.

“Okay…”.

“Non posso”, ripeté.

“Va bene”, mormorò lei. “Non mi devi spiegazioni”, precisò alzandosi dal divano, stordita.

Aveva appena baciato Robert Pattinson e lui le stava dicendo che si era pentito di averla ricambiata. O forse non l’aveva neppure fatto.

“Tu mi fai sentire solo e soltanto Rob ed è bello, ma…”.

“Va bene. Ho capito!”, esclamò di nuovo, esasperata.

A quel punto voleva soltanto andarsene da lì prima di perdere il controllo.

“Dovresti andartene”, le disse.

“Sì, lo penso anch’io”.

“Ciao, Katie”.

“Ciao, Robert”.



Buonasera a tutte!!!
Finalmente è successo: il primo bacio.
Forse ve lo aspettavate prima, forse non lo aspettavate neanche, ma di fronte alla vulnerabilità e alla sincerità di Robert, Katie non è riuscita a frenare i suoi impulsi. E lui pare averla ricambiata. Poichè in quel momento erano solo un uomo e una donna seduti vicini a fare quello che potrebbero fare due amici in una tranquilla serata a casa.
Tuttavia, il brusco cambio di direzione di Rob ha lasciato Katie stordita: baciarla è stato solamente un errore, oppure l'attore si è reso conto che prova (o potrebbe provare) qualcosa nei suoi confronti?
Tutto sarà più "chiaro" quando ci addentreremo nelle riflessioni di Rob. ;)
Ma ora cosa succederà?
Sarei curiosa di conoscere le vostre teorie!
Pubblicherò il prossimo capitolo martedì prima di partire per le vacanze!
Un bacione a tutte,
Vale

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Robert sostenne lo sguardo di Nick, cercando di non apparire eccessivamente turbato.

Non era stato piacevole raccontare al suo agente cos’era successo fra lui e Katie un paio di sere prima, ma alla fine si era deciso.

Ovviamente si era già preparato ad affrontare la sua sfuriata.

“Hai idea di quello che hai fatto?! Diamine, Robert! Ma cosa ti ha detto il cervello?! Se quella ragazza lo raccontasse…”, tuonò di nuovo Nick, alterato.

Era paonazzo e sembrava sul punto di esplodere.

Ma l’attore stavolta lo interruppe.

“Non lo farà”, gli assicurò.

L’agente lo fissò come se avesse fosse totalmente impazzito e gli stesse dicendo che non c’era una cura alla sua patologia, nonostante lui gliela avesse messa di fronte.

Nick decise di tentare un’altra strategia.

“D’accordo. Forse hai ragione e questa ragazza non parlerà. Ma vuoi fare affidamento su cosa esattamente? Una sensazione?! Non possiamo permetterci che la stampa abbia questa storia”, disse in tono pacato.

“Non dirà nulla, Nick. Se avesse voluto parlare lo avrebbe già fatto tempo fa”, lo rimbeccò Robert, alludendo scioccamente all’anno precedente.

Forse ricordargli l’altra stupidaggine che aveva commesso non era stata un’idea vincente, né tantomeno rassicurante.

Maledizione.

Perché diceva sempre la cosa sbagliata nel momento più errato quando era nervoso o in ansia? Avrebbe proprio avuto bisogno di contare fino a cento prima di parlare.

“Magari stava aspettando di avere fra le mani qualcosa di migliore. Pensaci, Rob. L’hai incontrata a Toronto per caso? La ragazza è italiana e proprio quest’anno ha deciso di venire qui? L’estate in cui ci sei tu? E’ una fan, sapeva che saresti stato in città. Ha solo fatto in modo di esserci anche lei”, concluse Nick, convinto delle sua teoria.

Robert aveva la mani strette a pugno, la vena sulla sua fronte pulsava.

Fece un respiro profondo per tentare di calmarsi prima di dire altro.

Si rendeva perfettamente conto anche da solo che la tempistica era quanto mai strana e non sarebbe stata la prima volta in cui una fan (o anche più di una) si faceva trovare esattamente dove sarebbe stato lui nella speranza di vederlo, o parlargli.

Era così anche stavolta? Katie lo aveva preso in giro?

“Dobbiamo sistemare questa cosa, Rob. Adesso”, aggiunse l’agente, approfittando del suo piccolo momento di esitazione.

“Non sono convinto, Nick”, ribadì l’attore con voce ferma.

Poteva mettere la mano sul fuoco per Katie? L’interesse della ragazza nei suoi confronti pareva sincero, ma non era la persona più abile del mondo nel giudicare.
Non era stato in grado di capire quello che aveva avuto accanto per tanto tempo, poteva dire di conoscere Katie?

“Per quale ragione questa ragazza ti crea tanti problemi?”, gli domandò Nick in tono pratico.

Robert sospirò.

“Non lo so. Mi sento bene quando parlo con lei”, ammise l’attore, imbarazzato.

“Penso che ti stia soltanto usando per ottenere un po’ di gloria. Anche se la sua presenza qui e il fatto che vi siete incontrati non fossero che mere coincidenze, non puoi permetterti un altro scandalo. Non adesso. Se dichiarasse che l’hai baciata contro la sua volontà, la stampa ti sarebbe addosso. E, per come stanno le cose, non possiamo permetterci di rischiare un’accusa del genere”.

Robert rimase in silenzio, soppesando le parole del suo interlocutore.

Mille pensieri vorticavano nella sua testa: per i giornali era sempre “la star di Twilight”. All’inizio aveva creduto che non ci fosse niente di peggiore, ma ovviamente non aveva fatto i conti con la cruda verità. In ben poco tempo era divenuto soltanto l’"uomo tradito da Kristen Stewart".

I suoi sforzi per cercare di essere preso sul serio, l’accettare solo ruoli di un certo spessore, non erano serviti a molto. Ma adesso aveva qualcosa di buono dalla sua parte: un altro progetto con Cronenberg, un prossimo film con Hergoz.

La sua carriera era la cosa più importante.

“D’accordo. Occupatene tu”, disse infine.

Nick si avvicinò a lui e gli diede una pacca sulla spalla amichevolmente, lieto e sollevato che il suo attore avesse ripreso a ragionare.

 
“Sei Katie?”

L’uomo dalla carnagione olivastra e dai capelli scuri non sprecò neanche un attimo in convenevoli.  Non appena fu entrato nella caffetteria, che Robert gli aveva indicato, aveva subito rintracciato la ragazza dai fluenti capelli castani e dal sorriso cordiale che l’attore gli aveva descritto. Era carina, senza essere appariscente, e sembrava molto tranquilla.

Lei annuì. Non aveva neanche bisogno di chiedergli chi fosse. Lo aveva riconosciuto immediatamente come l’agente di Robert.

Ma cosa ci faceva lì?

Katie ascoltò quello che l’uomo aveva da dirle e, quando questo le mise di fronte delle carte da firmare, si riscosse dal torpore e lo guardò indignata.

“E’ uno scherzo”, mormorò sottovoce.

“Se non avevi intenzione di parlarne, che differenza potrà mai fare”, osservò Nick, accennando a quello che le aveva appena chiesto.

Era desideroso di porre la parola fine a quella incresciosa faccenda. Tirò fuori una penna dalla tasca interna della giacca grigia che indossava e gliela porse, sperando che non facesse troppe storie.

Aveva già affrontato un problema simile nel 2008, ma ora i tempi erano cambiati e non potevano permettersi alcuna incognita.

Katie lo guardò schifata, ma lui non ci fece attenzione.

“Non so se questa sia stata una sua idea, oppure no, ma mi ascolti bene. Un anno fa ho deciso di non fare parola di quello che Robert mi aveva confidato, perché non sarebbe stato giusto. Sono stata io a prendere quella decisione e avrei fatto lo stesso stavolta. Perché tengo a lui. Veramente. So che quando lei mi guarda vede soltanto una fan e una potenziale minaccia, ma io tengo a lui”, gli disse la cameriera.

Nick rimase in silenzio ad ascoltare le sue lamentele. Ormai aveva una certa esperienza a trattare con persone irate, per cui una ragazza indignata era quasi una piacevole novità.

“Firmerò questi fogli e qualunque altra cosa riteniate opportuno se questo serve a tranquillizzarlo, ma trattare le persone come lei, Nick, sta facendo con me non è giusto. Ma sa qual è la cosa che più mi disturba e mi dispiace? Lui si sta costruendo un muro e, non dico che siano affari miei o altro, ma è così. Non ci si può proteggere da tutto e mi dispiace di non essere riuscita a fargli capire che non volevo sfruttarlo”.

Prima che le cose andassero troppo oltre, Nick alzò una mano per fermarla.

“Sei una brava ragazza, Katie”, le disse in tono gentile. “Ma non hai alcun titolo per giudicare il mio operato, né le sue decisioni. Sai qual è il problema con quelle come te?”

“Quale sarebbe?”, s’informò lei, irata.

“Ve la prendete troppo a cuore”.

Katie storse il naso.

“Non lo conosci, non fingere di sapere più di quello che lui ti ha detto”.

La ragazza gli restituì in malomodo i fogli che nel frattempo aveva firmato.

“Forse ha ragione”, dichiarò, fredda.

“Sto facendo il mio lavoro, Katie”.

Lei annuì.

“Forse lo fa troppo bene”, mormorò sottovoce senza che lui la sentisse.

“Buona giornata”, le disse.

“Anche a lei”, bofonchiò.

L’uomo le fece un cenno, dopodiché uscì dalla caffetteria, lieto di aver risolto il problema e diede ordine all’autista di portarlo agli studios.

 
Katie ticchettò per l’ennesima volta le dita sul bancone del bar, sperando che arrivasse presto qualche cliente a distrarla dalla discussione appena conclusa.

Purtroppo le sue preghiere non furono esaudite: tutti gli abituali clienti, compreso l’antipatico John, erano già passati e la ragazza si era ritrovata con niente da fare.

Si rendeva conto di aver perso troppo velocemente la calma e di essere apparsa una svitata, ma le accuse di quell’uomo l’avevano fatta infuriare. O chissà forse era soltanto arrabbiata con Robert per non essersi fidato a sufficienza di lei.

Tuttavia, non poteva fargliene una colpa: non la conosceva, per lui era soltanto una delle tante, purtroppo.

La verità era che Katie ce l’aveva soprattutto con se stessa. Non avrebbe mai dovuto lasciarsi trasportare dalla fantasia, così come non avrebbe dovuto baciarlo.

Aveva commesso un errore, era stata avventata e sciocca e si era comportata come una delle tante fan che l’avevano sempre infastidita e che lei, dal suo piedistallo, aveva sempre biasimato.

Era un’idiota.

 “Sai che è una bella giornata e che finalmente fuori c’è il sole? Sei troppo carina per avere quel muso lungo!”

La voce di Mrs Clifford la fece sobbalzare.

“Problemi con quel bel ragazzo che è stato qui qualche giorno fa?”, le domandò la donna, curiosa.

Katie sospirò.

“Non è il mio ragazzo”, dichiarò senza che la proprietaria glielo avesse chiesto. “E’ soltanto una persona che credevo di conoscere. Almeno un po’”.

Mrs Clifford la guardò con fare materno.

“Lui ti piace. Ho già visto quell’espressione rapita sul volto della mia Mer”, le disse gentilmente.

Katie si staccò l’ennesimo pezzo di smalto dall’unghia del pollice. Era stata proprio una pessima idea metterlo quella mattina, viste le condizioni in cui era adesso.

“Se non ricambia le tue attenzioni non ne vale la pena. E’ lui a perderci, tesoro”, affermò la donna in tono deciso.

“Non è così semplice”, borbottò la ragazza.

Anzi. In realtà, era tutto molto chiaro: Robert non era interessato a lei e, cosa ben peggiore, aveva fatto la figura della stupida con un uomo che ammirava. Senza contare il fatto che non sembrava avere la minima fiducia in lei.

Ripensandosi, forse era proprio questo ad averla ferita maggiormente: dopo tutto quello che si erano confidati, lui aveva ancora dei dubbi sulle sue intenzioni. Non avrebbe mai dovuto baciarlo. Se si fosse trattenuta magari lui non le avrebbe sbattuto la porta in faccia in quel modo. Era veramente andata lì con le migliori intenzioni, perché aveva lasciato che la sua irrazionalità prendesse il sopravvento?

Meno male che si era sempre considerata una ragazza ponderata…

Robert pensava sul serio che la sua fosse tutta una tattica per ottenere altre informazioni? Se era così- e doveva esserlo visto quello che era appena accaduto- era veramente dispiaciuta per lui.

Se non riusciva a fidarsi di nessuno, a cosa gli sarebbe servito tutto il resto?

Tuttavia, non era un suo problema.

 
Nel frattempo, dall’altra parte della città, Robert aveva appena terminato il suo lavoro.

Era un bel cambiamento per lui non dover sopportare tutta la pressione di un intero film da solo.

Non era stato facile girare “Cosmopolis” un paio di anni prima. A volte ancora stentava a credere che quella fosse la sua vita, che un regista del calibro e con l’esperienza di David gli avesse dato quell’incredibile opportunità e fosse rimasto così soddisfatto del suo lavoro da chiedergli di salire a bordo di un nuovo progetto.

Era veramente emozionato all’idea di essere diretto di nuovo da lui e il fatto che si trattasse di un film corale era un sollievo. Fra l’altro, pur di lavorare con il regista avrebbe accettato qualunque parte e qualsiasi compenso.

Anche lasciare Los Angeles era stato piacevole. Non aveva mai deciso davvero di stabilirsi lì, all’inizio aveva sperato di dividersi fra la California e Londra, ma si era reso conto che non era poi così semplice.
Inoltre, la sua relazione con Kristen esigeva che lui fosse presente.

L’attore si lasciò sfuggire un sospiro.

Non era stato facile porre fine a quel rapporto e, a volte, ancora si domandava se avesse preso la decisione giusta.
Si sentivano ancora sporadicamente, ma non c’erano possibilità per loro, Robert aveva smesso di vedere un futuro con lei già da tempo, però fra il capire qualcosa e l’ammetterlo c’era differenza.

Tuttavia, avevano preso quella decisione di comune accordo e l’uomo non poteva dirsene pentito. Stare con lei, vivere con lei, era diventato sfiancante, avvilente. Le discussioni erano all’ordine del giorno e lui ne aveva abbastanza di assecondarla sempre. Non poteva andare avanti in quel modo.

Però non riusciva davvero a capire come potessero essere arrivati a quel punto. Si erano amati. All’inizio era stato così semplice stare insieme: ridevano, scherzavano, giocavano.

Quando le cose avevano erano cambiate?

Robert non avrebbe saputo dirlo con certezza, però era accaduto e poi… Erano precipitate.

Forse concederle una seconda chance era stato un errore, ma sul momento non era riuscito a scegliere una strada diversa: voleva che le cose funzionassero ed era stato spinto in tale direzione dal suo manager, da lei. Bastava che fingesse, che facesse buon viso a favore di telecamere e poi, una sera, aveva smesso di fingere. Voleva concederle il beneficio del dubbio, credere davvero che fosse pentita e che non sarebbe accaduto di nuovo.

L’amava a tal punto da credere alle sue bugie.

Ovviamente non aveva funzionato e si erano trovati punto e a capo. Le liti erano all’ordine del giorno e Robert era stanco, sfinito. Ogni singolo giorno era diventato una lotta a chi aveva l’ultima parola e non sapeva bene come ma spettava sempre a lei. Era brava nel girare tutto a suo favore, così come lui era abile nel dire la cosa sbagliata nel momento più errato.

Alla fine si era reso conto che se avesse continuato a starle accanto sarebbe finita peggio. Non riusciva più a sopportare la pressione, lo stress, l’ansia che lo attanagliavano.

Aveva bisogno di staccare. Di una pausa, stavolta definitiva. Da lei. Da Los Angeles. Da tutto.

Partire per Toronto era stata una benedizione.

Non erano stato accolto proprio da tutti a braccia aperte: Sarah infatti si era dimostrata fredda nei suoi confronti, ma Robert non poteva darle torto. Durante la promozione di “Cosmopolis” l’anno precedente tutta l’attenzione dei media era stata rivolta e lui e a Kristen e, anche quando era Sarah ad essere intervistata, pareva che tutti i giornalisti fossero più interessanti a rubarle qualche aneddoto sul suo collega piuttosto che a sapere qualcosa sul suo lavoro. Per l’attrice doveva essere stato molto snervante e, il giorno immediatamente successivo al suo arrivo in Canada, Robert aveva deciso di affrontarla a quattr’occhi per chiarire quella faccenda.
Non gli piaceva che fra loro ci fossero malintesi. Per fortuna Sarah era stata comprensiva e da allora non c’erano più state incomprensioni.

Tuttavia, in quel momento non era Sarah, né tantomeno la sua ex, la donna a cui stava pensando all’interno del suo trailer…

Non era sicuro di aver agito nel modo migliore con Katie, però non sapeva proprio cos’altro fare…

Nick aveva ragione: non potevano rischiare.

Questa consapevolezza però non gli impediva di non sentirsi un verme.

Sospirò di nuovo.

Forse aveva fatto il passo più lungo della gamba.

Per quale motivo era così facile parlare con lei?

Si rendeva conto da solo di essere stato avventato ricambiando il suo bacio (o forse l’aveva addirittura incoraggiata?), ma la verità era che non se n’era pentito ed averla liquidata in quella maniera era stato un gesto ignobile.

Ma cos’altro avrebbe potuto fare?

La realtà era che si sentiva attratto da Katie in una maniera diversa da quella a cui era abituato con Kristen. Si fidava di quella ragazza, era semplice chiacchierare, scherzare con lei. In sua compagnia Robert paradossalmente si sentiva un ragazzo normale.

Forse in circostanze diverse avrebbero potuto anche essere amici, o qualcosa di più, tuttavia era inutile che mentisse a se stesso: Katie per quanto carina e gentile era una sua fan, aveva una vita normale ed era circondata da persone normali e Robert aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai fatto passare a nessuno quello che aveva subito lui.

Lui e Katie non potevano essere amici.




Ciao a tutte!!!
Tiriamo un po' le somme: Rob ha confessato al suo agente il bacio con Katie e questo ha deciso che era il caso di correre ai ripari, troncando qualunque possibile futuro malinteso sul nascere.
Katie si è sentita umiliata dall'accusa rivoltale e anche Rob pare non essere fiero della propria reazione... E' stato costretto ad ammettere di sentirsi attratto, in sintonia con lei, tuttavia la sua decisione pare ferma: Katie è una fan e questo è già un ostacolo considerevole e una buona ragione per impedire qualsiasi rapporto personale con lei.
Il ragazzo sta mentendo a se stesso, oppure crede davvero alle proprie parole?
Vi consiglio di tenere d'occhio Sarah (Gadon), perchè tornerà nei prossimi capitoli e dalle sue conversazioni con Rob ne sapremo di più su quello che il ragazzo pensa/vuole! ;)
Onde evitare di spoilerarvi, vi abbraccio e vi saluto!
Domani partirò per le vacanze, quindi ci leggeremo al mio rientro.
Buone vacanze a tutte!!!
A presto,
Vale




 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il locale era affollato, ma difficilmente qualcuno sarebbe stato in grado di notarlo. Portava una t-shirt nera sopra un paio di jeans scuri ed in testa aveva il suo solito cappellino da baseball.

Ovviamente non era questo a farlo stare tranquillo, ma il fatto che il loro tavolo fosse praticamente celato agli occhi degli altri avventori.

Era stato Tyler, uno degli assistenti della produzione, a proporre di uscire quella sera dopo che tutti avevano terminato le riprese ed era stata una bella idea: il posto era riservato e la musica ottima.

Robert si era calato in una discussione con uno dei suoi colleghi e si sentiva totalmente a suo agio, come se i suoi problemi fossero lontani anni luce.

“Non ditemi che fanno anche il karaoke stasera!”, dichiarò Sarah, interrompendo i due uomini e prestando ascolto a quello che stava succedendo intorno a loro.

 “Dovresti provare”, le disse Robert, ridendo. Sapeva quanto la ragazza detestasse cantare.

Sarah scosse violentemente la testa.

“Non penso proprio. Credo che mi limiterò a prendere in giro le persone più coraggiose di me”, affermò. “Fra l’altro, quello che vanta doti canore non sono io”.

Robert accennò un sorriso scontento.

Cantare nel locali era un’altra cosa a cui aveva rinunciato e ne sentiva la mancanza. Se non altro, l’attore si consolò pensando che poteva comunque continuare a farlo coi suoi amici.

“Potresti far morire di crepacuore un po’ delle donne presenti”.

Lui e Sarah avevano sempre scherzato sul set di “Cosmopolis” ed era piacevole constatare che le cose erano tornate alla normalità fra loro.

L’attore scosse la testa, divertito, e bevve un sorso di birra.

“Meglio lasciar perdere, visto che queste donne potenzialmente dovrebbero poi vedere il film!”, intervenne Tyler.

“Potremo cambiare argomento? Vorrei sentire qualcosa che non sia il vostro continuo chiacchiericcio!”, disse Mia.

Nessuno si era accorto che era arrivata.

La ragazza prese posto accanto a Sarah.

Per un po’ nessuno di loro parlò, tutti improvvisamente interessati alle doti canore della ragazza che si stava esibendo.
Robert dovette ammettere che era piuttosto brava, anche se Madonna non era proprio il suo genere.

Rimasero lì per un paio di ore ed un altro paio di drink, poi Mia, Tyler ed il resto della loro compagnia se ne andò, lasciando Robert e Sarah da soli.

“Come sta Nathan?”, le domandò Robert, approfittando di un momento di silenzio.

“Lui lavora, io lavoro. Siamo ai due capi del pianeta, come al solito”, rispose la ragazza.

Lei e Nathan si frequentavano ormai da quattro anni: Robert aveva avuto modo di conoscerlo l’anno precedente durante la promo canadese del loro precedente progetto e l’aveva trovato subito molto simpatico.
Erano una coppia molto affiatata e non parevano risentire della lontananza a cui erano costretti.

“Mi dispiace per te e Kristen”, gli disse Sarah gentilmente.

Non nutriva una particolare simpatia nei suoi confronti, ma questo non importava.

Lui accennò un sorriso.

 “Grazie”.

“Stai bene?”

 “Vado a momenti”, ammise sincero. “Andrà meglio. Le cose fra noi erano diventate invivibili”.

“Per quello che conta, hai fatto bene. Non potevi farti carico dei suoi problemi. Non è così che funziona un rapporto. A volte non importa quanto ami qualcuno, o quanto ci provi, le cose non vanno e basta. Non si può passare sopra a tutto”.

“Già”.

“Ne hai abbastanza di queste performance orripilanti?”, gli chiese Sarah dopo qualche secondo di silenzio.

Robert rise.

“Non tutti sono stati tremendi, anche se dubito di aver ascoltato il prossimo vincitore di X-Factor Canada!”

“Mi auguro proprio di no, altrimenti il programma cadrebbe proprio in basso!”, convenne lei.

Commentarono le pessime performance ascoltate per un altro po’, dopodiché Robert si allontanò, alla ricerca della toilette.

E fu lì che scorse una silhouette famigliare. Non era propriamente lucido, ma non aveva dubbi su chi fosse la ragazza a pochi metri da lui.

Stranamente si sentiva nervoso, agitato all’idea che lei lo vedesse, poiché niente di quello che aveva fatto era stato degno di onore.

Tuttavia, ormai era tardi per fare marcia indietro. Katie lo stava guardando, sorpresa.

 
“Il bagno delle donne è guasto”, dichiarò la ragazza, rendendosi conto che non era il massimo da dire.

“Ah”.

Com’era possibile che si fossero incontrati di nuovo per caso? Perché il suo karma le giocava quei brutti tiri?

Non aveva proprio voglia di parlare con lui: non avrebbe mai voluto rivederlo ed al tempo stesso essere lì di fronte a lui era magnifico.

Robert la stava guardando.

“Scusami”, le disse.

Lei inarcò le sopracciglia.

“Non mi sono comportato molto bene con te e non lo meritavi”.

“Okay, nessun problema”, mormorò Katie, cercando di essere superiore e tentando di trovare una scappatoia a quella conversazione.

“Non vorrei che pensass…”.

Ma Katie non fu mai in grado di capire quello che l’attore voleva dirle, poiché in un attimo fu spintonata da una donna alta e dai folti capelli neri, che chiaramente aveva necessità di usare il bagno.

La ragazza si trovò pressata contro il muro di un pallido color ceruleo, pericolosamente vicina al corpo dell’uomo davanti a lei.

“Scusa”, mormorò Katie sottovoce.

I suoi occhi erano fissi in quelli di Robert, i suoi battiti del cuore accelerati.

Non riusciva neanche a deglutire, a malapena si ricordava come fare per respirare, perché ancora una volta le labbra dell’attore erano congiunte alle sue e stavolta l’iniziativa non era partita da lei.

 
“Finalmente! Iniziavo a temere di doverti venire a cercare. E meno male siamo noi donne a passare un sacco di tempo in bagno”, commentò Sarah, osservando il suo collega sedersi al loro tavolo.

“C-come?”, balbettò Robert.

Accidenti.

Si era anche scordato della ragione per cui era andato lì. Il bagno.

“Ehi, pare che tu abbia visto un fantasma o che sia sopravvissuto a un assalto mediatico”, asserì.

Lui rimase in silenzio, massaggiandosi una tempia. Improvvisamente gli era venuta una terribile emicrania e l’alcool c’entrava poco: era la sua testa ad essere un casino.

“Okay, forse sarebbe il caso di andare”, continuò la sua collega.

Robert annuì appena e, cercando di farsi notare il meno possibile, la seguì fuori dal locale, dove un’auto scura li stava aspettando per riportarli in hotel.

Una volta giunti a destinazione i due si salutarono e lui entrò nella sua stanza.

Controllò un paio di chiamate perse, una delle quali era di Tom, dopodiché decise di concedersi una rapida doccia nonostante fosse piuttosto tardi.

Mentre l’acqua scorreva, si ritrovò a pensare agli ultimi avvenimenti. Nick lo avrebbe ammazzato se avesse saputo quello che era accaduto meno di un’ora prima.

Non poteva aver veramente baciato Katie. Era una follia! Non c’era alcuna ragione razionale all’istinto irrefrenabile che aveva provato in quel momento, ma quando si era ritrovato la giovane addosso non era riuscito a trattenersi dal farlo.

Era davvero un casino vivente.

Non bastava la confusione da cui era scappato, pareva fatto per sguazzare nelle situazioni impossibili.

Doveva togliersi Katie dalla testa. Assolutamente.
 
 
La mattina seguente Katie si godeva il suo giorno libero in compagnia di un buon libro, di cui stentava a ricordare persino i nomi dei personaggi principali.

Aveva tentato di lasciar perdere quello che era successo, ma come poteva riuscirci sul serio?

Robert l’aveva baciata. Stavolta non era stata una sua impressione. Lui le aveva preso il viso fra le mani dalle bellissime dita affusolate e l’aveva fatto.

Non sapeva più cosa pensare.

Robert stava giocando con lei? Oppure era solamente ubriaco e si era lasciato andare alla frenesia del momento? Magari neanche se ne ricordava più.

Katie sbuffò.

Si sentiva ridicola a fasciarsi la testa per una cosa del genere e soprattutto non sapeva proprio come venire a capo di quella faccenda. Avrebbe desiderato parlarne con la sua amica Eva, ma non poteva rischiare che le sfuggisse qualcosa e con lei sarebbe stato quasi impossibile fingere. La conosceva troppo bene.

Dopo un’ora in cui non aveva concluso quasi nulla, decise che tanto valeva fermarsi a prendere qualcosa da Starbucks e poi tornare a casa.

Tuttavia, Mrs Clifford la chiamò per informarla che Leslie era malata e le chiese gentilmente di prendere il suo posto.
La ragazza accettò quasi sollevata: se non altro lavorare l’avrebbe tenuta lontano dal pensiero di Robert.

Così passò da casa a cambiarsi e poi si recò alla caffetteria, dove la proprietaria l’accolse riconoscente.

“Mi spiace averti fatta venire nel tuo unico giorno libero, ma oggi pare che tutta Toronto si sia risvegliata”, le disse Mrs Clifford a mo’ di scusa.

Katie sorrise.

“Non si preoccupi. Non avevo molto da fare”.

Tuttavia, Katie ebbe la sensazione che non le stesse dicendo tutta la verità.

“Vado a prendere il grembiule”, aggiunse la ragazza.

Mrs Clifford la guardò un po’ titubante e con fare materno le disse:

“In effetti quel ragazzo è passato qui stamattina e pareva aver veramente urgenza di parlarti…”.

Cosa?

“Così gli ho detto di aspettare sul retro”, precisò la donna, magnanima.

“E’ ancora qui?”, le domandò Katie, senza sapere cos’altro dire.

La sua interlocutrice annuì.

La ragazza si portò involontariamente una mano sulla bocca, sconvolta e spaesata.

Non se la sentiva di affrontarlo. E poi perché era andato lì? Per scusarsi ancora?
Pareva diventata un’abitudine ormai e lei ne aveva abbastanza.

“Beh, allora la sbrigo in un secondo e poi inizio a lavorare”.

“Fa’ pure con calma, cara. Sopravvivrò per qualche minuto da sola”.

 
Mentre apriva la porta, la mente di Katie si riempì di domande a cui non sapeva se voleva o meno dare una risposta, però era troppo tardi per cambiare idea.

Inoltre, aveva bisogno di chiudere quella faccenda e voltare pagina.

Quando vide Robert però tutti i suoi buoni propositi si sgretolarono e le sembrò di essere fatta d’argilla.

Che cosa in quel ragazzo l’attraeva tanto da passare sopra al resto? Da farle dimenticare la maniera odiosa in cui si era comportato?

Queste erano solo altre domande senza risposta.

Robert le sorrise, timido.

“Non vorrei sembrarti un pazzo stalker, ma…”, esordì, togliendosi gli occhiali da sole e passandosi una mano fra i capelli.

Katie lo interruppe quasi subito.

“Non mi sembri uno stalker, ma un uomo confuso”, disse lei.

Lui fece una smorfia. Sapeva che non sarebbe stato facile, però lei sembrava volerglielo rendere maledettamente complicato.
Anche se l’uomo dovette ammettere che aveva delle buone ragioni per usare quel tono infastidito.

“Non sono… Non puoi venire qui e aspettarti che io sia gentile e sorridente. Sei stato tu a scegliere di restare seduto accanto a me su quell’aereo, tu mi hai chiamata per sfogarti. Tu mi hai baciata ieri sera e, Robert, sei stato sempre tu a mandare qui il tuo agente per tapparmi la bocca. Quindi per una buona volta deciditi. Che cosa vuoi da me? Perché continui a cercarmi?”

Non credeva di esplodere così, ma alla fine la rabbia e la frustrazione avevano preso il sopravvento e le parole avevano iniziato a sgorgare senza che fosse in grado di fermarle.

Doveva sapere.

Lui guardò negli occhi intensamente, a disagio.

Perché mi piaci”.

Sentendo quelle parole Katie scoppiò a ridere.

“E’ uno scherzo? Una prova per qualche film? C’è una telecamera da qualche parte?”

Perché soltanto in quel caso lui avrebbe potuto dire una cosa del genere. A lei.

Magari, pensò Robert. Sarebbe molto più semplice.

“Non ti sto prendendo in giro, Katie. Ascolta. Lo so di essermi comportato da stronzo. Credimi, lo so. E guardami… Sono un casino! Non hai idea di quanto. Non sono venuto qui per coinvolgerti in tutto questo, ma… Mi piaci e vorrei davvero poterti conoscere”.

Si fermò per osservare le sue reazioni, ma il volto della ragazza era più simile a una maschera. Robert armeggiò con gli occhiali da sole che teneva in mano, poi continuò.

“Non ti sto chiedendo nulla, non preoccuparti. Volevo soltanto fartelo sapere e dirti che se volessi passare da me qualche volta e trascorrere del tempo insieme da amici mi farebbe piacere. Non voleva essere una dichiarazione sdolcinata, né altro del genere, solo… Pensaci”.

Finalmente Katie si riscosse dalla sorpresa.

“Perché? Non sono un giocattolo che puoi usare, o mettere da parte se cambi di nuovo idea. Ho dei sentimenti e, se cerchi soltanto qualcuno a Toronto, io non posso essere quella persona”, affermò Katie, orgogliosa.

Con tutte le donne che c’erano a Los Angeles e tutte quelle che gli stavano intorno, cosa in lei poteva attrarre un uomo come lui?
Se stava cercando solamente qualcuna con cui svagarsi, paradossalmente aveva trovato proprio una delle poche ragazze che non si sarebbero concesse quel lusso. Non con lui.

Robert la guardò, dolcemente.

“E’ per questo. Perché dici quello che pensi e non lo fai per ferire gli altri, o per ricevere qualcosa in cambio. Lo fai perché sei vera e leale”.

La ragazza rimase naturalmente colpita dalle sue parole, ma come poteva credergli?

Sospirò.

“Okay… Senti, Robert. Parte di quello che  Nick mi ha detto è vero: io mi sono convinta di conoscerti per quello che hai detto, ma soprattutto per ciò che ho letto nel corso di questi anni e ho commesso un errore. Lo stesso che stai facendo tu adesso: vuoi plasmarmi su un’idea irreale che ti sei costruito di me. Non posso essere quella persona. Non posso essere la ragazza ideale che tu hai immaginato. Non sarei io e non sarebbe giusto né per te né per me”.

Stava veramente liquidando Robert Pattinson?

Lei?

Il mondo doveva proprio essersi capovolto.

Tuttavia l’attore pareva calmo, tranquillo, come se lei non avesse neanche parlato.

“Hai ragione. Tu non mi conosci e io non conosco te. Anzi, probabilmente tu ne sai molto di più sul mio conto. Ma ti sto dicendo che, al di là della fama, ci sono soltanto io. E la persona che si è seduta accanto a te e ti ha ascoltata chiacchierare per ore non era Robert/l’attore, ma solamente Robert. Ed è lo stesso ragazzo che ti ha chiamato quel maledetto giorno e che ti ha baciato! E che adesso sta facendo la figura del cretino nel retro di una caffetteria canadese”, disse tutto d’un fiato.

“Cosa ti aspetti che ti risponda?”, gli chiese Katie, confusa.

Lui accennò un sorriso teso.

“Niente. Pensaci e basta. Tanto sai dove alloggio”, dichiarò Robert, rimettendosi gli occhiali da sole.

Lei annuì, spaesata.
Aveva le vertigini e si sentiva stranamente claustrofobica.

“Beh, adesso devo andare. Ci vediamo Katie. Forse”, mormorò, dopodiché si sporse verso di lei e la baciò delicatamente su una guancia.

 

Ciao a tutte!!!
Come va?
Pensavo di aggiornare fra qualche giorno dopo aver sistemato tutte le cose del mio viaggio, tuttavia postare questo nuovo capitolo era una prospettiva molto più piacevole.
Divagazioni a parte, Rob ha finalmente agito, baciando Katie, e le ha anche dichiarato di nutrire un certo interesse nei suoi confronti. E' ovvio che la ragazza lo ricambia, ma riuscirà a passare sopra al suo comportamento e a fidarsi di lui?
Chi potrebbe darle un consiglio?
Secondo voi Rob è solamente confuso, come ha detto Katie, oppure è sinceramente interessato (e per quali ragioni?)?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo.
Un bacione e buone vacanze a chi ancora deve partire!
Vale



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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Katie tamburellò le dita sul tavolo, cercando di prestare la dovuta attenzione alla ragazza che parlava concitata di fronte a lei.

“E quindi lui mi ha chiesto di uscire”, concluse Meredith, entusiasta.

La cameriera annuì appena.

Non ne poteva più di ascoltare il resoconto della sua interlocutrice, anche se probabilmente in una serata diversa l’avrebbe trovato persino divertente.

A quanto pareva Meredith era uscita con un tipo veramente odioso la sera precedente, che non aveva fatto altro che ciarlare di basket, sport che nell’opinione della ragazza non aveva neanche diritto di esistere.
Dove poteva essere il divertimento nel tirare una palla in un canestro?

Neanche Katie era una patita di sport e rammentava con orrore i pomeriggi trascorsi con il suo ormai ex-ragazzo a fingere un minimo interesse per le partite di calcio; tuttavia l’appuntamento di Meredith non era stato un vero fiasco, poiché la ragazza aveva in qualche modo rimediato un invito da uno dei ragazzi presenti nel pub.

L’aitante giovane, tale James, l’aveva letteralmente salvata da quel disastroso appuntamento ed adesso Meredith non vedeva l’ora di uscire con lui.

“Per cui domani dovrò assolutamente andare a fare shopping!”, dichiarò Meredith con tono solenne. “Ti andrebbe di venire con me? Mia madre ti lascerebbe sicuramente un’ora libera, mi servi come consulente”, aggiunse.

“Come?”, borbottò Katie.

Non aveva la benché minima idea di quello che Meredith le aveva appena chiesto.

“Terra chiama Katie. Ti stavo dicendo che vorrei il tuo aiuto per scegliere una mise adatta alla mia uscita insieme a James!”, ripeté.

“Ah. Okay. Non c’è problema. Ti accompagno volentieri”, disse Katie. “Quando vorresti andare?”

Meredith fece una smorfia. Non le piaceva non essere considerata degna della giusta attenzione.

“Domani pomeriggio”.

“D’accordo. Chiederò a tua madre un’ora di permesso, vista l’urgenza!”, affermò Katie con un sorriso, che l’amica ricambiò.

Sulle prime non si era trovata molto bene in sua compagnia, ma ben presto aveva dovuto ricredersi. Al di là di quello che poteva sembrare, Meredith era una ragazza d’oro, soltanto un capellino egocentrica.

Dopo che si furono salutate, Katie rientrò a casa e decise di riordinare un po’ la cartella con le foto, che aveva scattato dal suo arrivo nella città canadese.

In effetti nonostante si trovasse lì da quasi tre settimane non aveva visto poi molto. Magari sarebbe riuscita a convincere Meredith a farle da guida turistica il pomeriggio seguente.

Concentrarsi su altro era l’unico modo per non pensare a quello che Robert le aveva detto.

Quando ebbe finito di sistemare le foto, si fece una rapida doccia e poi si coricò, ma la speranza di riuscire a prendere sonno si rivelò una mera utopia.

Si girò e rigirò nel letto per almeno un’ora, dopodiché comprese che tanto valeva prendere la questione di petto.

Robert Pattinson, l’uomo su cui fantasticava da anni, le aveva veramente chiesto di uscire. Beh, non proprio, ma se non altro le aveva detto che gli piaceva e che voleva conoscerla meglio.

C’era qualcosa di giusto e al tempo stesso sbagliato in quello che le stava accadendo. Avrebbe dovuto sentirsi elettrizzata dall’eccitante novità, invece, era paralizzata dalla paura.

Se tutte le sue impressioni e le fantasie che aveva creato su di lui si fossero rivelate sbagliate? Se al di là della sua apparente gentilezza fosse stato uno stronzo dall’ego gigantesco?

In fondo era un attore. Era pagato per fingere. Quindi non era un’ipotesi così campata in aria.

Tuttavia, ripensando al modo impacciato in cui l’aveva salutata quando si erano rivisti sul set e alla maniera in cui le aveva mostrato la sua vulnerabilità, parlandole della sua giornata di lavoro quando era andata a trovarlo in hotel alcuni giorni prima, Katie non poteva credere di essersi davvero sbagliata nel giudicarlo.

Restava comunque il fatto che aveva mandato il suo agente da lei. Era una cosa su cui la ragazza non poteva passar sopra, però in fin dei conti non era capace di biasimarlo del tutto.

Quel gesto l’aveva ferita, era inutile negarlo. Ma vivendo sempre sotto la luce dei riflettori, ed avendo passato quello che doveva aver affrontato, la sua reazione non sembrava poi così esagerata.

Magari non era piacevole, però fidarsi di qualcuno per lui non doveva essere facile e il fatto che fosse andato comunque da lei significava qualcosa. Anche se ancora non sapeva bene cosa.

Tuttavia, arrovellarsi il cervello alle 2AM non le sarebbe servito a nulla, tranne che ad avere un aspetto orribile a lavoro. Così, cercando di allontanare Robert dai suoi pensieri, Katie si addormentò.

 
Come Meredith aveva previsto, Mrs Clifford fu più che felice che le due ragazze stessero diventando amiche, per cui lasciò alla sua dipendente l’intero pomeriggio libero.

Katie raggiunse Meredith alla fine del suo turno ed insieme a lei trascorse il resto della giornata vagando da un negozio all’altro alla ricerca della mise perfetta per l’appuntamento della ragazza con James. Il pellegrinaggio fu piuttosto frenetico ma, dopo aver frugato praticamente in ogni angolo di Toronto, Meredith scorse finalmente un abito color pesca, che definì “meraviglioso”.

Ormai si erano fatte le circa le 7PM, così Meredith le propose di fermarsi da qualche parte per cenare insieme. Katie acconsentì di buon grado.

Stare insieme a Meredith le aveva fatto persino scordare la situazione di stallo in cui si trovava, ma ovviamente la ragazza non aveva fatto i conti con la conversazione in cui si sarebbe imbattuta quella sera.

“Grazie per avermi sopportata oggi. So di diventare fastidiosa quando si tratta di vestiti”, disse Meredith, addentando una patatina.

Erano sedute ad un tavolo di un McDonald’s, che stranamente era piuttosto silenzioso. Forse a causa dell’ora. Non erano in molti a cenare presto a Toronto ma, dopo aver camminato per tutto il pomeriggio, entrambe le ragazze erano affamate. Era inutile aspettare.

Katie sorrise.

“Figurati. Mi sono divertita”, le assicurò.

“Allora… Lui come si chiama?”, le chiese Meredith senza preamboli.

“C-come?”, balbettò lei, sorpresa.

Meredith ridacchiò, bevendo un sorso di Coca-Cola.

“Mia madre mi ha detto che un ragazzo molto carino è venuto a cercarti alla caffetteria ieri. A quanto pare non era la prima volta”, le disse, curiosa.

Non è il mio ragazzo!”, precisò subito, arrossendo.

Perché sentiva sempre l’esigenza di ripeterlo? Forse perché in fondo una piccola parte di lei avrebbe desiderato che lo fosse, ma sapeva che non era possibile?

 “Ha anche un nome, oppure non vi siete neanche presentati, tu e quello che non è il tuo ragazzo!”, scherzò Meredith.

Katie non sapeva cosa dire.

“Ehm… Douglas”, buttò lì.

In fondo non era la verità, ma neanche una bugia, visto che era il secondo nome di Robert.

“Come vi siete conosciuti?”, le domandò immediatamente Meredith. Poi forse intuì che la ragazza non pareva ansiosa di parlarne, perché si affrettò ad aggiungere: “Se non vuoi dirmelo, non c’è problema”.

Non sapeva cosa fare. Forse se proprio avesse voluto affrontare quel delicato discorso con qualcuno avrebbe scelto Eva, però lei in quel momento aveva altro per la testa e se non si fosse confidata sarebbe esplosa. Non era necessario farle capire di chi stesse parlando, bastava una vaga esposizione dei fatti.
Ma le serviva un parere da una persona non coinvolta, perché lei non ci stava capendo nulla.

“Ci siamo incontrati un paio di anni fa a New York”, iniziò. “Ci siamo scambiati i contatti Skype, ma lui non si è mai fatto sentire… Poi lo scorso Luglio mi ha chiamata. Stava passando un brutto momento e voleva sfogarsi con qualcuno”.

Meredith la interruppe.

“Per la sua ragazza?”

Katie annuì.

“E ha chiamato te?”, le chiese, alquanto perplessa. “Dovevi averlo colpito molto”, osservò pensierosa.

“Penso che non volesse mostrarsi vulnerabile con i suoi amici”, ammise Katie. “Non gli ho più parlato da quel giorno e quando l’ho rivisto qui a Toronto sono rimasta sopraffatta. E’ stato surreale incontrarlo di nuovo”.

“Beh, lui è venuto a cercarti ben due volte, quindi direi che è interessato”.

“Ieri mi ha detto che vorrebbe conoscermi meglio”, mormorò Katie.

“Quindi quale sarebbe il problema, visto che lui chiaramente ti piace? E’ ancora impegnato?”

“Non credo. Non più. Però non penso che desideri quel tipo di rapporto con me”.

“Perché no?”, le domandò Meredith, inarcando un sopracciglio. “Sei bella, spiritosa e intelligente. Per quale motivo questo tipo non dovrebbe voler stare con te?”

Perché è Robert Pattinson, maledizione. E potrebbe avere qualunque donna respiri ancora dopo averlo visto!,pensò Katie.

“Ha una storia complicata alle spalle e, a parte questo, dimentichi che viviamo in due continenti diversi…”.

“Beh, non devi certo sposarlo! Prova a frequentarlo e basta. Vedi come va. Potresti anche scoprire di non essere poi così interessata”, le disse saggiamente Meredith.

La sua amica aveva ragione: forse doveva solamente buttarsi. In fondo non aveva sempre desiderato conoscere quell’uomo?

Quella poteva essere la sua occasione. Se lui non si fosse rivelato la persona che aveva creduto… Almeno avrebbe avuto la certezza di averci provato.

“Hai ragione. Gli parlerò di nuovo prima di decidere”.
 

Si sentiva la gola secca. Bevve un sorso d’acqua, ma questo non bastò a placare la sua ansia.
Erano circa le 9:35PM e le strade del centro erano ancora piuttosto trafficate.
Katie indugiava sulla soglia dell’hotel da almeno quindici minuti, ovvero da quando aveva salutato la sua amica.
Alla fine fece un respiro profondo ed entrò.

Percorse con lentezza esagerata i pochi metri che la separavano dall’uomo alla reception e, una volta lì di fronte, gli domandò informazioni sull’ospite che stava cercando.

Il concierge la squadrò da capo a piedi con una certa apprensione.

Quante ragazze erano andate lì chiedendo di lui? Tuttavia, lei aveva qualcosa in più rispetto a loro: il nome con cui si era registrato.

“Mi spiace, ma Mr Pattinson non è ancora rientrato questa sera”, la informò l’uomo con tono professionale ed annoiato.

Perfetto!

“Okay, grazie lo stesso”, mormorò lei, scoraggiata. Poi prima di voltarsi e fare marcia indietro aggiunse: “Scusi, potrei lasciargli un messaggio?”

 
Era stata veramente una stupida ad andare fino a lì, credendo che sarebbe anche riuscita a parlargli quella sera stessa.
Non aveva pensato che magari fosse da qualche parte, o sul set?

Chiaramente no.

Katie sospirò, osservando attraverso la finestra della sua camera lo skyline di Toronto.

Inoltre, anche se lui fosse stato lì cosa gli avrebbe detto? Sperava di non aver fatto davvero la figura della pazza lasciandogli il suo numero, ma tornare di nuovo in hotel con il rischio di non trovarlo di nuovo sarebbe stato troppo umiliante.

Così era meglio. Doveva solo aspettare che lui la chiamasse.

L’avrebbe fatto, no?

E, al di là delle sue più rosee supposizioni, lo fece. Erano circa le 11PM quando il suo cellulare squillò, facendola sobbalzare.

Un numero privato.

Katie fece un altro profondo respiro, contò fino a dieci, dopodiché si rassegnò a rispondere, col cuore che minacciava di uscirle dal petto.

 “Katie? Sono Robert”, le disse, quando sentì la sua voce.

“Ciao”, lo salutò lei.

“Ciao. Mi hanno dato il tuo messaggio. Mi spiace, ero ancora sul set”.

“Ah. Certo, nessun problema. Tranquillo. Non sarei dovuta venire senza avvisarti”, si scusò lei, rammentando che non aveva il suo numero e quindi sarebbe stato impossibile farglielo sapere per tempo.

“E come avresti fatto, per curiosità”, la prese in giro lui.

“Un piccione viaggiatore?”, suggerì la ragazza, sorridendo.

“Un ottimo piano davvero!”, commentò Robert.

“Infatti!”

Entrambi scoppiarono a ridere.

Com’era possibile che stesse parlando con lui così?

“Forse adesso è troppo tardi per vederci, Katie”, asserì Robert, non che non ne avesse voglia.

“Già”, mormorò lei.

Regnò un attimo di silenzio carico di imbarazzo e sottintesi, poi lui le propose di fare colazione insieme la mattina seguente.

“So che devi andare a lavoro, possiamo trovarci sul presto. Molto presto se non ti dispiace”, precisò l’attore.

“Va benissimo!”

“Okay. Buonanotte, Katie. Ci vediamo domani”, la saluto l’attore dopo che ebbero concordato l’ora.

“’Notte, Robert. A domani”, ripeté lei, cercando di frenare l’emozione.


 
Mentre saliva con l’ascensore tutti i piani fino a raggiungere quello dell’attore, Katie si sentiva stranamente calma.

Parlare con lui al telefono era stato facile e questo l’aveva rasserenata.

Non sapeva cosa si sarebbero detti, però l’idea di vederlo non le trasmetteva più soltanto ansia, o eccitazione, c’era anche qualcos’altro, a cui ancora non era ancora riuscita a dare un nome.

Robert le aveva chiesto di raggiungerlo nella sua stanza, onde evitare di scendere nella sala dell’hotel e lei non se l’era sentita di ribattere.

Nessuno a guardarla avrebbe potuto intuire chi stava per incontrare: indossava un paio di jeans chiari e una canottiera rosa. In piedi un paio di ballerine nere.

Aveva impiegato parecchio tempo a prepararsi, ma alla fine si era detta che quella mise andava più bene, anche perché era mattina e poi doveva recarsi a lavoro.
Inoltre, Robert non era certo noto per l’abbigliamento elegante- eventi ufficiali a parte.

Una volta arrivata di fronte alla porta della stanza dell’attore, Katie bussò piano, ma con decisione.

Lui la fece attendere almeno un minuto prima si aprire.

“Buongiorno”, la salutò con un sorriso cordiale e un po’ imbarazzato.

Portava un paio di pantaloni neri e una t-shirt grigia, che la ragazza era convinta di avergli già visto addosso, anche se in quel momento non riusciva proprio a rammentare in quale occasione.
Notò anche che aveva i capelli bagnati.

Accidenti, come minimo l’aveva disturbato quando era appena uscito dalla doccia.

“Scusa, forse sono in anticipo…”, mormorò la ragazza.

Lui accennò un sorriso.

“Temo di essere io in ritardo! Non avevo sentito la sveglia”, ammise lui, arrossendo leggermente. “Entra pure”, aggiunse, facendo gli onori di casa.

In quel momento Katie non era poi così tranquilla come credeva: si trovava di nuovo nella camera di Robert e stavano per fare colazione insieme. Lei e lui. Tutto ciò non era verosimile, eppure stava accadendo.

“Ti piacciono i french toast? Se no posso ordinare altro”, le disse.

“Vanno benissimo, grazie”.

“Okay”.

Robert le fece cenno di accomodarsi al tavolo.

La prima volta che era stata lì Katie non aveva fatto molto caso all’arredamento, né alla grandezza della suite, ma effettivamente era enorme.

C’era addirittura una piccola cucina, ma era abbastanza convinta che quella zona non fosse stata usata molto, non da lui almeno.

Per qualche minuto nessuno dei due parlò.

Katie avrebbe voluto spezzare quel silenzio, ma non sapeva cosa chiedergli. Il lavoro non le pareva il massimo alle 6:35AM e la vita privata era fuori questione…

Cos’altro le restava?

“Chi sta con Bear quando tu sei in giro?”, gli domandò a un certo punto.

Lui sorrise, visibilmente sollevato.

“Ho lasciato lui e Bernie da degli amici. Spero non li distruggano completamente la casa!”, disse tranquillo.

Katie ridacchiò solidale. Effettivamente due cani non erano uno scherzo.

Robert poggiò sul tavolo la sua tazza di caffè e la guardò, curioso.

“Cosa c’è?”, gli chiese lei.

Ci mancava solo che si fosse sporcata. Afferrò il tovagliolo e se lo passò con nonchalance sulla bocca, sperando che facesse il suo dovere.

“Non credevo sarebbe stata questa la prima cosa che mi avresti chiesto”, dichiarò Robert.

“Quale avrebbe dovuto essere?”

“Non lo so”.

In effetti era un’altra la domanda che voleva porgli, ma non ne aveva il coraggio.

“Non mi sono pentito di quello che ti ho detto, Katie”, affermò con voce pacata. “Vorrei solamente conoscerti, senza pressioni. So di chiederti molto, quindi non se non te la sentissi… Lo capirei”.

Katie inaspettatamente allungò una mano sopra al tavolo e la posò su quella di Robert.

“Va bene. Quindi è come se ci conoscessimo oggi? In tal caso, è stato molto spudorato da parte tua invitare un’estranea nella tua stanza di hotel”, gli disse lei.

“Beh, ho i miei momenti”, ribatté l’attore, sorridendo.

Parlarono del più e del meno per un’altra decina di minuti, senza tensioni. Poi la ragazza si rese conto che si era fatto più tardi del previsto.

“Vuoi altro caffè?”, le domandò Robert.

Lei scosse la testa.

“Meglio di no. Sicuramente lo berrò più tardi a lavoro. Sono i lati negativi del lavorare in una caffetteria!”

Lui rise.

“Già. Beh, vale anche per me”.

“Lavori in una caffetteria?”, replicò lei, ironica.

“Non si sa mai”, borbottò lui.

Katie sorrise di nuovo. In realtà, non aveva mai smesso un attimo di sorridere quella mattina e il suo buonumore non scomparve neanche quando a lavoro tutti i clienti sembravano essersi messi d’accordo per rendere la sua giornata un inferno.

Ma alla ragazza non importava nulla del mondo esterno, perché quella mattina aveva visto un lato di Robert che non aveva ancora avuto il piacere di scoprire di persona.

Quando si erano parlati in passato c’era sempre stata un po’ di ansia, di aspettativa, di tensione ed anche di dolore. Quella mattina invece nulla era andato storto e non c’era alcuna sofferenza nell’aria: tutto era stato esattamente come lei aveva sempre sognato.

Parlare con Robert, dopo la partenza un po’ titubante, era stato naturale come se si conoscessero da sempre e si fossero ritrovati dopo tanto tempo. Stare con lui era facile e anche l’attore le era sembrato a suo agio.
Quella situazione era il massimo in cui Katie poteva sperare. Non avevano approfondito quello che poteva essere o no la loro amicizia e poco importava che lei non avesse il suo numero, perché Robert aveva il suo e le aveva fatto capire chiaramente che lo avrebbe usato, poiché voleva farlo.

Tutto sembrava perfetto.



Ciao a tutte!!!
Approfittando di una giornata piuttosto calma, ho deciso di aggiornare.
Katie ha deciso di dare una chance a Rob, di lasciare che lui la conosca. Ma la domanda che vi pongo è: lui sarà capace di fare altrettando e di aprirsi con lei?
Il ragazzo è apparso fin dall'inizio molto titubante: è incuriosito ed attratto da Katie, eppure qualcosa sembra trattenerlo e non dipende solo dal fatto che lei sia una sua fan. C'è decisamente di più...!
Vi anticipo che il prossimo capitolo darà molto spazio alle riflessioni di Rob ed anche ad alcuni avvenimenti del suo passato sentimentale.
Al prossimo aggiornamento!
Un bacione, Vale


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


“Ne deduco che con quel ragazzo le cose stanno andando bene”, asserì Meredith, passando uno strofinaccio su uno dei tavolini del locale.

Mrs Clifford era a casa con l’influenza, così la figlia si era offerta di sostituirla.
Non amava particolarmente lavorare lì, tuttavia le era parsa un’ottima occasione per chiacchierare un po’ con Katie e spettegolare. Senza contare che moriva dalla voglia di raccontarle dell’evoluzione del suo rapporto con James.
Stranamente però vedere l’amica così allegra le aveva quasi fatto dimenticare i suoi propositi. La curiosità dilagava.

“Quante volte siete usciti questa settimana?”, le domandò.

Katie smise per un attimo di spazzare.

“Quattro volte”.

In realtà lei e Robert non si erano mai mossi dalla stanza dell’attore, ma- contrariamente a quello che chiunque avrebbe potuto pensare- la sola cosa che avevano fatto era stato chiacchierare e guardare film.

Per la maggior parte delle persone quella poteva essere una prospettiva piuttosto deprimente, ma per la ragazza era magnifica. Adorava trascorre del tempo con lui e il fatto che quei momenti appartenessero solamente a loro non era un problema.

Non le importava del resto, anche se sapeva perfettamente che presto o tardi qualcosa sarebbe dovuto cambiare.

“Dove siete stati?”, insistette Meredith.

“A casa sua”, rispose Katie, cauta, sapendo che questo avrebbe scatenato una miriade di altre questioni.

Meredith ridacchiò.

“State sempre a casa sua? Immagino a giocare a carte!”, commentò.

Katie arrossì.

“Noi parliamo, Meredith”.

“Stai scherzando, spero. Farete anche altro, no?”

“No”, mormorò. Ormai le sue guance erano di una strana sfumatura di bordeaux.

“NO?!”

Katie scosse la testa, pentita di essersi addentrata in quella conversazione.

In effetti nessuno dei due aveva più provato a fare una mossa. Dopo la sera in cui Robert l’aveva baciata in quel locale non era più accaduto nulla di fisico fra loro. Non si erano più baciati, di certo non si erano spinti oltre.

Katie aveva desiderato tante volte prendergli il viso fra le mani e baciarlo ed aveva sentito l’uomo fremere nello stesso modo, tuttavia nessuno di loro aveva assecondato quell’impulso. Katie comprendeva le ragione che lo spingessero ad essere titubante, così come sapeva di non poter essere lei ad agire per prima.
Non voleva pressarlo, desiderava che fosse lui a cercarla.

Inoltre, parlare con lui era semplice e divertente. Più passava il tempo e più si rendeva conto dell’uomo meraviglioso che aveva davanti. Era straordinario e la sua amicizia, o quello che era, contava davvero per lei.

Era abbastanza convinta che anche lui fosse attratto da lei, a volte quando erano seduti vicini l’atmosfera in quella stanza pareva rovente ed elettrica, ma aveva imparato ad ignorare quella sensazione, almeno che non fosse stato lui a volerlo.
Se lui l’avesse anche solo sfiorata, era certa che non avrebbe più potuto reprimere i suoi desideri, ma per ora averlo come amico era sufficiente.

 
Ma Katie non era la sola persona a star riflettendo su come sarebbe stato portare un passo avanti quel rapporto amichevole.

“Accidenti. Ti ho già visto quello sguardo!”, commentò Sarah, osservando indispettita il suo collega.

“Quale sguardo?”, chiese Robert.

“Quello sguardo!”, ripeté Sarah. “Ti prego, non dirmi che si tratta di nuovo di…”.

Robert alzò una mano per fermarla.

“No”, disse deciso.

“Okay… Qualcuno fra i presenti ha delle novità interessanti?”

Lui accennò un sorriso imbarazzato.

“Ehm… Potrei aver conosciuto una persona. Da qualche settimana”, le rivelò incerto.

Sarah si sedette davanti a lui.

“E la tipa è…?”

“Non la conosci. Credimi, non la conosci”.

 “Quindi è per questa misteriosa donna che non esci quasi mai con noi, Mr preferisco-restare-in-hotel?”

Lui annuì, passandosi una mano fra i capelli scompigliati.

“Beh, io approvo chiunque ti faccia avere quello sguardo trasognato”, lo prese in giro Sarah.

Lui fece una smorfia e tentò di ribattere, ma era quasi impossibile avere l’ultima parola con lei.

“Ti fidi di lei?”, gli chiese infine, tornando seria.

“Sì”, le disse. “Ma… Lei non vive in California ed è qui soltanto per pochi mesi, mentre io ripartirò fra qualche settimana. Lei è meravigliosa, però…”.

“Ehi! Stai parlando con me! Nathan è in Europa per quasi tutto il tempo, non conta nulla”.

“Sì, beh… Nel mio caso significherebbe qualcosa”.

“Lei non fa parte dell’ambiente”, mormorò Sarah, comprendendo finalmente il problema.

“No, infatti”.

“Questo complica parecchio le cose in effetti”, ammise Sarah.

“Lo so. Non avrei neanche dovuto avvicinarmi a lei. Non dovevo farlo, ma quando sono con lei mi sento… magnificamente e, credimi, non ricordo l’ultima volta in cui mi ero sentito veramente me stesso prima”.

Un terribile dubbio si insinuò nella mente di Sarah.

“Ti prego, Rob. Non dirmi quello che penso tu voglia dire. Adesso non mi annuncerai che è questa ragazza è una tua fan. Vero?”

Lui batté nervosamente un piede sul pavimento, la mano destra strettamente ancorata all’iPhone.

Era esattamente quello che avrebbe dovuto evitare e lo sapeva bene, ma Katie non era come le altre ragazze urlanti ed esaltate con cui aveva avuto a che fare in quegli anni: per qualche misteriosa ed assurda ragione lei lo capiva.
Meglio di quanto non facessero molte delle persone che frequentava a Hollywood.

“Lo so che ti sembra una follia”, borbottò lui.

“Perché lo è!”, affermò Sarah con convinzione. “Le storie a distanza sono difficili già fra persone che si conoscono bene. Cosa sai di questa ragazza?”

Robert comprendeva il tono preoccupato della sua amica e collega. Si era posto quelle stesse questioni molte volte e ancora non era riuscito a dare una risposta soddisfacente ai dubbi che lo attanagliavano quando si trovava da solo.

“Ho conosciuto una marea di attrici, cantanti e quant’altro del nostro ambiente, Sarah e con qualcuna di loro mi sono anche sentito a mio agio, ma nessuna di quelle ragazze è mai stata davvero interessata a me. Volevano solamente un po’ di luce”.

Lo sguardo di Sarah mutò, passando dal preoccupato al compassionevole.

“E credi che questa…”, si fermò non conoscendo il nome della persona di cui stavano discutendo.

Robert venne in suo aiuto.

“Katie”.

“Pensi che Katie sia interessata a te? Robert, me l’hai detto tu. E’ una tua fan. A parte vantarsi un po’ con le amiche, cosa pensi che stia cercando?

L’uomo giocherellò per un attimo con i fogli del copione che aveva poggiato di fronte a sé, sul tavolo.

Non la conosci”, asserì Robert, sdegnato.

“E tu sì?”, gli fece notare dolcemente Sarah.

“Provo qualcosa per lei, d’accordo? E non è qualcosa che io abbia cercato, specie adesso. Dopo Kristen… L’ultima cosa che desidero è una relazione, non voglio legami, ma non voglio allontanarla. Stare con lei è magnifico, mi fa ridere, è intelligente, bella e ha capito più lei di me che persone che ho intorno da anni”.

“Non l’hai conosciuta qualche settimana fa”, ipotizzò Sarah, soppesando la curiosa scelta di parole di Robert.

Lui scosse la testa.

“Non esattamente”, ammise cauto.

“Beh, penso che la mia telefonata con Nathan aspetterà. Questo pare molto più interessante!”, dichiarò Sarah, sorridendo appena.
 
 
Per la mezzora successiva Robert parlò quasi ininterrottamente senza chiedersi troppo cosa Sarah avrebbe pensato di lui alla fine.

Gli raccontò della prima volta in cui per un errore si era trovato seduto in economica durante un lungo volo per New York e di come, dopo l’iniziale titubanza, avesse ceduto a Dean il posto il prima classe che si era liberato.

Non aveva preso quella decisione per gentilezza, nonostante avesse voluto giustificarsi così: lo aveva fatto perché lo affascinava l’idea di chiacchierare con quella ragazza solare.

Il modo in cui lei lo guardava era una fonte di benessere per il suo ego.

Trascorrere quelle ore con lei dopo un po’ lo aveva fatto sentire una persona normale, un ragazzo con una vita normale e noiosa, che poteva parlare con una ragazza senza sentire pressioni di alcun tipo.
Katie era dolce, ma anche decisa e aveva scorto tutto questo in lei nelle sole nove ore di volo.

A un certo punto era arrivato persino a scordare che lei fosse una sua fan, almeno fino al momento in cui non gli aveva dato il suo indirizzo Skype.

Robert si era sentito un po’ a disagio nell’accettarlo, consapevole del fatto che mai lo avrebbe usato e che sarebbe finito nella prima pattumiera disponibile.

Invece… Le cose erano andate in maniera molto diversa rispetto alle sue aspettative.

Ma nella sua mente la ragazza che amava non avrebbe mai osato ferirlo in maniera tanto plateale, sporca e umiliante.

Robert si era sentito franare il terreno sotto ai piedi quando aveva appreso del tradimento di Kristen. Non era rimasto scioccato, semplicemente non aveva provato nulla.
Era rimasto lì, impassibile, immobile, ad ascoltare quella fiumana di parole senza senso. Perché mai avrebbe creduto la donna che amava fosse capace di fargli una cosa del genere, quali che fossero i loro problemi.

Gli prudevano le mani ripensando che neanche un mese prima che la verità venisse alla luce si era ritrovato davvero a credere che lei potesse essere quella giusta, l’amore della sua vita, ed intanto lei si stava scopando Sanders.

Eppure Robert non avrebbe saputo dire quale fosse stato il momento peggiore, se scoprirlo vedendosi sbattere in faccia quelle orride foto dal suo agente e da Ruth, o l’espressione della donna con cui si illudeva di condividere la vita.

Non aveva neanche avuto il coraggio o il rispetto di dirglielo personalmente. Lei non aveva trovato il modo di parlargliene. Lo aveva lasciato fare a Ruth, come se lui fosse soltanto uno degli altri impedimenti al suo lavoro, come se il loro rapporto fosse solo un affare commerciale.

Era rimasta seduta in un angolo come una bambina diffidente, in attesa di vederlo scattare e lo aveva fatto, o se lo aveva fatto. Inizialmente non aveva mosso un muscolo, pietrificato dall’orrore, e poi aveva provato una rabbia tale da aver timore delle sue stesse reazioni. Aveva inveito contro di lei, non ricordava cosa le aveva urlato, ma quando finalmente si era fermato e ricomposto si era ritrovato da solo.

Kristen se n’era andata insieme a Ruth e Nick le aveva seguite, forse per dargli il tempo di sbollire.

Purtroppo però Robert sapeva bene cosa sarebbe successo: il giorno seguente quelle foto sarebbero state su tutti i siti di gossip e anche sulle riviste. USWeekly avrebbe addirittura fatto uscire un numero speciale con la sua (ex) ragazza e il regista sulla cover.

Tutto era finito e Robert si sentiva svuotato. Ogni sua minima certezza era svanita. Era rimasto lì da solo per ore, l’unica presenza quella amorevole di Bear.
Se il cagnolino non avesse avuto necessità di mangiare non si sarebbe alzato dal pavimento del soggiorno, ma Bear reclamava la sua attenzione.

Il giorno successivo era stato peggiore a ogni sua terribile aspettativa. Le foto erano ovunque e, almeno stando a quanto Nick gli aveva riferito quella mattina, erano riusciti a bloccare un video.

Era rimasto a fissare lo schermo del portatile, la freccia del mouse bloccata su “play”, poi aveva desistito.

Non aveva senso torturarsi in quel modo.

Non aveva più parlato con nessuno a parte il suo agente, ma il suo cellulare non faceva che squillare senza sosta.
Robert avrebbe voluto prenderlo e lanciarlo contro una parete e per poco non lo fece davvero.
Non voleva comunicare con nessuno, desiderava soltanto un po’ di tempo per riflettere.
Non voleva avere nessuno vicino, sopportare i loro sguardi carichi di pietà e compassione sarebbe stato troppo per lui. Sapeva che sua madre, la sua famiglia e Tom erano preoccupati, ma non riusciva neanche ad immaginare di sentire la loro voce, figuriamoci vederli.

Poi come avrebbero potuto aiutarlo?

Anche se nessuno di loro gli avrebbe rimproverato nulla in quel momento, conosceva già la loro opinione.

Poteva perdonare Kristen?

Non sapeva neanche dare un nome ai suoi sentimenti, si sentiva confuso, perduto. Ogni cosa che aveva creduto reale si era rivelata un’immensa e sporca bugia.

Lei lo aveva tradito nel peggiore dei modi.

Non aveva mai compreso il tradimento, lei non aveva mostrato il minimo rispetto nei suoi confronti. Non aveva tradito Michael quando stavano insieme, prima che iniziassero a frequentarsi sul serio lo aveva lasciato. Aveva avuto più rispetto per lui.

Se non lo amava più perché continuare a usarlo?

Alla fine dopo varie pressioni e qualche giorno di totale solitudine, aveva deciso di affrontarla per telefono.
Si erano detti cosa irripetibili, ma lei aveva incassato il colpo come al solito. L’aveva sentita singhiozzare e le sue lacrime non avevano fatto altro che accrescere il suo odio, il suo disprezzo e la sua rabbia.
Non aveva alcun diritto di farlo sentire in colpa dopo quello che gli aveva fatto. Dopo quello che aveva fatto a un’intera famiglia.

Robert aveva trascorso giorni interi a pensare, ad analizzare ogni cosa, ma senza risultati. Così una sera, mentre sistemava alcuni scatoloni del trasloco, quando aveva ritrovato un pezzo di carta, aveva fatto una cosa veramente stupida.

Aveva chiamato una ragazza, una sua fan per giunta, che aveva incontrato un anno prima.

Non ricordava neanche di averlo conservato, ma usarlo era stata una necessità. Aveva voglia di parlare con qualcuno che non lo avrebbe fatto sentire peggio di come già non stesse. Voleva soltanto proferire con qualcuno che non lo avrebbe guardato come se fosse solo un uomo ferito, ma come se potesse essere ancora qualcosa di più.

Non si aspettava nulla da quella conversazione, ma Katie era riuscito a farlo sentire meglio. Per un attimo lei era stata ossigeno puro.

Il modo in cui gli aveva parlato lo aveva spinto a domandarle addirittura il consiglio che non aveva avuto il coraggio di chiedere alle persone che lo amavano, poiché spudoratamente di parte.

Robert avrebbe desiderato avere una sfera di cristallo per sapere se perdonare Kristen fosse qualcosa di possibile oppure meno.

Alla fine aveva deciso di tentare, ma non aveva funzionato.

Nonostante la sua buona volontà e le promesse della ragazza non riusciva a stare più bene insieme a lei. Averla vicino, vivere con lei, lo stava uccidendo.

Così un paio di mesi prima avevano posto la parola fine a quel rapporto ormai malsano.

Era innegabile che si fosse guardato continuamente indietro, ma adesso sentiva di essere pronto a superarlo finalmente e poi…

Inaspettatamente l’aveva rivista. Katie.

Era come se il suo karma stesse cercando di dirgli qualcosa. La persona con cui si era aperto davvero in quel momento orribile era lì, a Toronto, e l’unica cosa che lui voleva fare era conoscerla.
Non avrebbe mai creduto che potesse esserci dell’altro, che avrebbe desiderato altro, ma invece era così. Sentiva qualcosa per Katie e negarlo non era una soluzione.

Quando ebbe terminato il suo monologo, Sarah lo fissò stranita.

Si rendeva conto da solo di aver detto quelle che agli occhi degli altri potevano apparire stupidaggini, ma come poteva fingere di non provare nulla?

“Sei davvero in bel casino”, commentò l’attrice.

“Non dirlo a me”, mormorò Robert, guardandosi le mani.

“Nick lo sa?”, gli chiese Sarah.

“Certo che no”.

Lei accennò un sorriso.

“Beh, in ogni caso non ha ragioni per preoccuparsi visto l’accordo che lei ha firmato. Questo rientra nelle clausole”, dichiarò Sarah con tono pratico.

Robert annuì a malapena. Pensarla in quel modo era orribile.

“E… Concordo con te. Se avesse voluto parlarne in giro penso lo avrebbe fatto lo scorso anno”, ammise lei. “Però…”.

“Cosa?”

“Sono preoccupata per te”.

Lui continuò a giocare con il bordo dell’iPhone.

“So badare a me stesso, Sarah”, lo rimbeccò lui, un po’ infastidito.

Possibile che tutti non facessero che ripetergli che erano in ansia? Era un completo disastro a tal punto che nessuno credeva che fosse in grado di prendere delle decisioni autonomamente?

Dannazione!

“Okay, Mr Mi-irrito-facilmente. Non c’è bisogno di essere così permaloso”, lo rimproverò la ragazza, ridacchiando.

Lui accennò un sorriso.

“Scusa. E’ che sono stanco di dovermi giustificare per ogni cosa che dico o che faccio”, disse, passandosi una mano fra i capelli.

Quale uomo avrebbe dovuto informare il suo agente se frequentava qualcuno, o chiedere il suo permesso prima di dichiarare alcunché?

A volte era difficile rammentare a se stesso che doveva mantenere una certa compostezza.

“Sarei curiosa di conoscere questa ragazza”, affermò Sarah. “Me la cavo piuttosto bene nel valutare le persone. Meglio di te sicuramente”, aggiunse.

Robert era certo che stesse parlando sul serio, ma non aveva voglia di replicare. Inoltre, non poteva darle torto. Il suo passato era una prova più che sufficiente a suo sfavore.

“Non penso sia una buona idea”.

“Rilassati, stavo solo scherzando”, lo rassicurò lei. “Comunque dovresti parlarne con Nick”.

“Non c’è tutta questa fretta”.

“Oh, mi dispiace contraddirti, tesoro. Ma sei cotto”.

“Non dire sciocchezze!”, esclamò Robert.

Quell’accusa era ridicola. Non era “cotto” di Katie. Assolutamente. E poi chi nel 2013 usava ancora quell’espressione?
Aveva 27 anni dannazione. Non era “cotto” proprio di nessuno.

“Avete già fatto sesso?”, s’informò Sarah, curiosa.

La discrezione non era proprio un suo punto di forza.

“Non ho intenzione di rispondere a questa domanda”, dichiarò Robert contrariato.

Sarah lo scrutò attentamente alla ricerca di indizi.

“Oddio, non ci credo. Non lo avete fatto?!”

“No”, ammise lui, arrossendo. “Dobbiamo proprio parlare della mia vita sessuale? Non vorresti discutere delle scene che dovremo girare domani?”

“Abbiamo già rivisto quelle battute un centinaio di volte”, gli ricordò lei. “Perché non lo avete ancora fatto?”, insistette.

Robert strinse l’iPhone con la stessa pressione con cui un naufrago in mezzo all’oceano si sarebbe aggrappato al suo salvagente.

Non è che non avesse fatto più sesso dopo la rottura con Kristen… Però era stato solo questo: una valvola di sfogo per le sue necessità. Non c’era stato coinvolgimento, non era andato oltre a quel momento. Non aveva significato nulla.
Farlo con Katie in quel momento avrebbe rovinato tutto. Ed era l’ultima cosa che lui voleva.

“Ti ricordi come si fa, vero?”, lo prese in giro la sua collega.

A quel punto Robert era paonazzo.

“Veramente. Non sono fatti tuoi”, le disse, ridendo imbarazzato. “Potremo parlare d’altro?”

“D’accordo”.

“E… Tanto perché tu lo sappia, nessuna donna si è mai lamentata!”, affermò con un certo orgoglio.

Lei alzò le mani in segno di resa.

“Bene, forse è arrivato il momento di chiudere questa conversazione”, gli disse con un sorriso.

Lui tirò un sospiro di sollievo.

“Comunque voglio conoscerla, Rob”, ripeté lei, stavolta seriamente. “Pensaci, tanto non te la mangio”.

Lui accennò un sorriso.

“Vedremo”.



Ciao a tutte!!!
Ho impiegato un bel po' per elaborare questo capitolo: mettere nero su bianco le riflessioni di Rob su quel periodo è stato tutt'altro che facile.
Ovviamente le illazioni su come lui sia venuto a conoscenza del tradimento di Kristen a suo tempo sono state tantissime e di tutti i tipi; io ho deciso di adottare questa, in parte perchè rispecchia il mio personale pensiero, in parte perchè si adattava perfettamente alla storia e alla "mia" versione di Rob.
Non ho la sfera di cristallo, per cui sono tutte supposizioni. ;)
Comunque dalla conversazione con Sarah si evince chiaramente che Rob è molto preso da Katie e viceversa. La sua collega arriva addirittura a definirlo "cotto" di Katie!
Quindi che cosa accadrà fra i due? Katie riuscirà a fargli dimenticare del tutto Kristen o dovrà convivere con il "fantasma" del suo passato sentimentale?
Lo scoprirete presto!
Un bacione,
Vale

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


“Sai, non riesco ancora a credere che tu sia a Toronto e io sia bloccata qui!”, affermò Eva, abbattuta.

Erano trascorsi alcuni giorni da quando le due amiche si erano sentite.
Katie avrebbe voluto chiamarla più spesso, ma non era certa che l’altra fosse proprio entusiasta di ascoltare i suoi resoconti sulla città e sulla sua avventura canadese.
Non che Eva si fosse mai seriamente mostrata gelosa o contrariata, ma Katie la conosceva abbastanza bene da sapere che comunque le costava un certo sforzo apparire elettrizzata.

“Il prossimo anno, cascasse il mondo, non ci sarà scusa che tenga”, proseguì con convinzione la sua interlocutrice, guardandola attraverso lo schermo del computer. “Anzi, cosa ne diresti di organizzare un viaggio per Capodanno? Potrei andare fuori di testa se resto qui per tutte le feste invernali”.

Katie sorrise leggermente e annuì.

“Certo!”

Eva ricambiò il suo sorriso, più serena.

Sebbene la sua situazione famigliare al momento non fosse delle migliori, non era tipo da abbattersi. In qualche modo riusciva sempre a tirare fuori il meglio da ogni situazione e Katie l’ammirava molto per questo. Viveva la vita come se fosse una sfida, da cui non poteva uscire sconfitta.

“Ah! Sai chi ho rivisto ieri?”

“Chi?”, le chiese Katie, curiosa.

“Marco”.

“Il tuo ex?”

Eva annuì.

“Lo so come la pensi, ma è stato molto gentile. In fondo siamo stati insieme per quasi tre anni. Credo che dovremo darci un’altra chance”.

Katie fece una smorfia.

Marco non le piaceva particolarmente. Non c’era niente che non andasse in lui, ma era così… noioso e banale. Era il classico tipo prevedibile, il genere di ragazzo che sapeva esattamente dove sarebbe stato a trenta o quarant’anni.
Era scontato. Ogni sua affermazione pareva essere uscita da un libro di frasi fatte.

Sapeva che Eva teneva ancora molto a lui, ma era stata la sua amica a confidarle che trascorrere il tempo insieme era divenuto mortalmente monotono, al punto che una mattina si era alzata e l’aveva lasciato di punto in bianco.

Forse non era stata una bella mossa, ma Katie non l’aveva giudicata, consapevole che al suo posto probabilmente avrebbe agito nello stesso modo.

Era questa certezza a lasciarla basita di fronte alla nuova decisione della sua amica: rimettersi con lui? A che pro?

“Ha sviluppato qualche nuovo interesse particolare?”, s’informò, cercando invano di non apparire sarcastica.

“Non credo…”.

Katie mise su un’espressione sconcertata.

Eva e Marco erano molto diversi: alla sua amica piaceva uscire, viaggiare, mentre lui non amava stare in mezzo alla gente.

“Mi è stato davvero vicino in queste settimane, Katie. E’ un bravo ragazzo e mi ama. So che credi che io sia sprecata per stare con lui, lo pensavo anch’io, ma mi sono resa conto che è qualcuno su cui posso contare e penso di amarlo ancora. Di non aver mai smesso di provare qualcosa nei suoi confronti. Avevo bisogno di una pausa e me la sono presa. Anche se non sarà mai uno di quei tipi spigliati che intrattengono le folle, mi fa sentire bene”.

Katie osservò il volto di Eva alla ricerca di un qualche segno di incertezza, ma non ne trovò nessuno. La sua amica le stava dicendo la verità.

“Però non ti ho chiamata per parlare di me! Tu hai conosciuto qualche canadese carino?”

Katie arrossì involontariamente.

“Quindi la risposta è sì?!”

“Non esattamente…”, mormorò.

“Avanti. Racconta!”, la spronò Eva.

“Diciamo che sto uscendo con un ragazzo. Ma è di passaggio qui anche lui”.

“E com’è?”

“Fantastico”, rispose senza pensarci.

Sì, lo era davvero.

“Come vi siete conosciuti?”, le chiese Eva.

Beh, io gli ho lasciato il mio numero Skype, lui mi ha richiamato un anno dopo e poi ci siamo rivisti per caso. Ora passiamo le nostre serate libere nella sua suite, guardando film e chiacchierando. Ah! Dimenticavo. E’ Robert Pattinson.

No, non era la risposta giusta.

“Alla caffetteria”, mentì Katie.

In fondo non poteva essere considerata del tutto una bugia, visto che l’attore era effettivamente passato lì un paio di volte.

“Bene! Mi fa piacere per te. Dove vive?”

“Los Angeles”.

Eva si mordicchiò il labbro inferiore.

“Effettivamente è lontano”.

“Lo so…”, sospirò Katie.

“Ma in fondo sei a Toronto in vacanza. Quindi vivi il momento e non preoccupartene! Inoltre, avevamo già messo in conto un viaggio in California, no? Magari il tipo ha anche un letto in più per noi, o un divano”.

Katie sorrise appena.

Sì, era altamente probabile che nella villa di Robert ci fosse “un divano” in più, ma dubitava fortemente di vederlo mai.

Per quanto si sforzasse di non pensarci, era convinta che, dopo la fine delle riprese di “Maps To The Stars”, non l’avrebbe più rivisto.

Il tempo che stavano trascorrendo insieme era un dono magnifico, ma la ragazza era certa che sarebbe stato il massimo che avrebbe avuto e non poteva lamentarsi: stare insieme a lui era favoloso. Temeva soltanto di soffrire il giorno in cui avrebbe dovuto salutarlo, ma quel pensiero non poteva divenire un’ossessione, così aveva deciso di seguire il consiglio delle sue amiche e di vivere alla giornata.

“Come bacia?”, le domandò Eva, curiosa.

“Benissimo”.

“E…?”

Lasciò la domanda sospesa.

“Non l’abbiamo ancora fatto. In realtà la situazione è un po’ strana…”, ammise.

Era stata piuttosto restia a parlarne con Meredith, ma di Eva poteva fidarsi davvero.

“In che senso? Chi ha preso l’iniziativa?”

“Sono stata io”, borbottò a disagio.

La sua amica scoppiò a ridere.

“Non ci credo! Non l’avevi mai fatto prima. Questo ragazzo deve piacerti davvero tanto!”

“Sì, infatti”.

“E lui ti ha ricambiato?”

“Sì, ma poi ha fatto marcia indietro… E qualche giorno dopo invece…”.

“Ti ha baciata lui?”

Lei annuì.

“E’ stato irreale. Eravamo stipati contro la parete di un locale, una tipa mi ha spintonato e mi sono ritrovata addosso a lui ed è successo. Poi è venuto a cercarmi di nuovo a lavoro”, Katie espose i fatti con tono concitato.

“Ed adesso uscite insieme”, concluse Eva.

“Più che altro stiamo in casa sua”, la corresse lei.

Eva sgranò gli occhi.

“E brava, Katie!”, commentò incredula.

La ragazza scosse la testa.

“Non facciamo sesso, Eva”, ripeté. “Più che altro chiacchieriamo”.

“Sei sicura che non sia gay, vero?”

Katie sorrise.

“Sì, non lo è”.

Lei tirò un sospiro di sollievo.

“Ha alle spalle una situazione sentimentale molto complicata e non sono sicura che ne sia uscito”, disse Katie.

Non voleva pronunciare di nuovo quelle parole ad alta voce, specie con Eva, ma ormai non poteva ritirarle.

Per quanto sembrasse che fra Robert e Kristen fosse tutto finito, chi era lei per averne la certezza?

E se lui in fondo ne fosse stato ancora innamorato nonostante tutto?

E se, come Eva, da un giorno all’altro si fosse reso conto di volerle dare un’altra possibilità?

Le sue paure erano tutto tranne che irrazionali.

“Ne avete parlato?”

“Non proprio… Credo che non si vedano da un po’ ormai; lei si è comportata molto male con lui e hanno deciso di chiudere. Ma non so i dettagli”.

“Beh, visto che conosci questo ragazzo da un paio di settimane non mi pare strano che sia restio a parlartene… Non vorrà affrettare le cose, né assillarti con questa storia. E’ bene tenere gli ex nascosti all’inizio”, disse saggia. “Però è strano il modo in cui ne parli”.

“In che senso?”

Lo conosci da così poco ed è già così importante?”, rifletté Eva. “Non è da te”.

Katie non sapeva cosa dire.

Poteva confidarle la verità?

Sarebbe stato un tradimento nei confronti di Robert?

“Per ipotesi, potrei conoscerlo da più tempo…”, ammise infine.

“Per ipotesi?”, ripeté Eva, confusa.

Eva, per favore non farmi troppe domande e stai al gioco.

“Okay. Per ipotesi”.

“So molto più su di lui di quanto dovrei e so anche parecchio sulla sua precedente relazione… Diciamo che in parte è stato lui a confidarmi qualcosa in un brutto momento”.

Eva la fissava, ancora più basita. Ovviamente non poteva capire di chi stesse parlando Katie e probabilmente si stava domandando perché la sua amica non le avesse detto nulla prima.
Erano amiche da quando andavano all’asilo, perché lasciare tutto avvolto nel mistero?

“In un certo senso lo conoscevo da prima e ora lo sto frequentando”, precisò Katie.

“Non è sposato, vero?”

Katie scosse la testa con vigore.

“No, figurati. Non potrei mai fare una cosa del genere”.

Eva tirò un sospiro di sollievo. Non la riteneva capace di una simile bassezza ed adesso si sentiva una sciocca per aver anche solo avanzato una simile ipotesi.
Tuttavia, la sua amica non le aveva dato molte informazioni su cui lavorare.

“Bene… Beh, senti chiunque sia lui, stai in guardia. Se la sua ex è così ingombrante…”.

“Temo che lo sia. Hanno avuto una storia molto travagliata e credo che lui ci pensi ancora”.

Eva lo osservò per un attimo in silenzio.

“Non hai proprio intenzione di facilitarmi il mio ruolo di amica, dicendomi di chi si tratta, vero?”

“Mi dispiace, ma gli ho promesso di non farlo”, si scusò Katie.

Non aveva mai nascosto nulla a Eva, ma Robert era un argomento off-limits, almeno in quel momento.

“Va bene. Il mio consiglio rimane, vacci coi piedi di piombo. Capisco che questo ragazzo ti piaccia, ma se non sei sicura che lui sia emotivamente disponibile, cerca di ricordarti che stai correndo un bel rischio”.

La preoccupazione nella voce di Eva era palpabile.

Katie annuì leggermente.

“Lo farò. Scusa, ma ora dovrei proprio prepararmi per uscire con Meredith”.

“D’accordo”.

“Eva?”

“Sì?”

“Grazie… Per ora puoi chiamarlo Douglas”.

 
Dopo aver salutato Eva, Katie si fece una rapida doccia ed indossò un vestito blu monospalla di raso, che aveva acquistato poco prima della sua partenza per il Canada.

Stava camminando per raggiungere il locale che aveva fissato con Meredith, maledicendosi per aver indossato i tacchi, quando il suo cellulare squillò.
Fu sorpresa di leggere sul display proprio il nome della sua amica.

Forse voleva comunicarle che era in ritardo?

“Ciao! Sono quasi arrivata”, esordì dopo aver sentito la sua voce.

“Katie, mi dispiace, ma ho un imprevisto”, la informò l’altra, abbattuta.

“Ah”.

La ragazza tentò di nascondere la delusione.

“Scusami, ma mia madre sta ancora male e non mi va di lasciarla da sola”, le spiegò.

“Ah, capisco. Non preoccuparti, possiamo rimandare a un’altra sera”, la rassicurò Katie, comprensiva.

“Non volevo rovinarti la serata”.

“Tranquilla. Non c’è problema. Ci sentiamo domani”.

“D’accordo. Grazie, Katie. Buona serata”.

“Già”, sbuffò la ragazza, dopo che ebbe riattaccato.

Le dispiaceva che Mrs Clifford stesse male, tuttavia ormai era vestita e truccata e non aveva proprio voglia di trascorrere l’intera serata a casa. Purtroppo da sola non poteva fare un granché…

Rifletté per un secondo ed alla fine decise di cenare comunque fuori e magari di concedersi un film al cinema; l’offerta non era molto vasta in quel periodo, ma se non altro avrebbe trascorso un paio di ore fuori.

Dopo aver ordinato e consumato con calma un hamburger e delle patatine in una steak house della zona, Katie riprese a camminare, teoricamente in direzione del cinema.
Tuttavia, senza quasi rendersene conto si trovo quasi di fronte all’hotel dove alloggiava Robert.

Non lo aveva sentito quel giorno (in realtà erano due giorni che era sparito), ma immaginava che fosse molto preso dal lavoro. Inoltre, non avevano stabilito di sentirsi quotidianamente.

Una volta lì però la ragazza scoprì di avere veramente voglia di vederlo. Forse poteva provare ad entrare nella struttura e domandare al concierge se era in camera. Nella peggiore delle ipotesi le avrebbe detto di no e lei sarebbe andata al cinema.

Cosa aveva da perdere?

L’uomo alla reception, tale Owen, la riconobbe a prima vista e, dopo aver verificato che l’attore fosse disposto a ricevere visite, la lasciò salire.

Un paio di volte Katie si era trovata a domandarsi cosa ne pensasse quel tizio delle sue visite sempre più frequenti. Non l’aveva mai guardata con curiosità, sapeva essere discreto, ma questo non impediva alla ragazza di sentirsi i suoi occhi addosso ogni volta che andava lì.

 Era meglio scacciare quel pensiero dalla testa.

Non fece in tempo a bussare, che Robert le aprì la porta, accogliendola con un bacio sulla guancia ed un sorriso rilassato.

Nonostante la sua presenza fosse inattesa, non pareva minimamente contrariato nel vederla. Anzi, ne pareva contento.

La ragazza si era accorta di un notevole cambiamento nei suoi modi negli ultimi giorni: sembrava più tranquillo, sereno e quel velo di tristezza che per troppo tempo aveva oscurato i suoi occhi ogni tanto pareva dissolversi del tutto.

Non avevano più affrontato argomenti delicati, ma per l’ennesima volta Katie si domandò quanto dovesse aver sofferto nel corso dell’ultimo anno per cambiare così tanto.

“Ehi, che sorpresa!”, esclamò Robert con un sorriso, facendosi da parte per lasciarla accomodare.

“Ciao, scusa se mi sono presentata senza avvisarti”.

“Non c’è problema. Non stavo facendo nulla di particolare”, la rassicurò lui, sedendosi alla sua destra sul divano.

Erano i loro posti abituali.

“Hai già cenato?”, le chiese.

La ragazza annuì.

“Sì, mi sono fermata in una steak house qui vicino”.

“E’ un abbigliamento un po’ elegante per mangiare un hamburger!”, commentò lui, ridendo.

I suoi occhi erano concentrati su quelli limpidi della ragazza.

 “Diciamo che avrei dovuto andare da un’altra parte con un’amica, ma ha avuto un contrattempo”, ammise lei.

Lui la guardò comprensivo.

“Quindi sarei il tuo rimpiazzo stasera?”, le domandò, sogghignando.

Katie arrossì appena.

“Qualcosa del genere”, mormorò.

Robert sorrise.

Il tono di Katie era gentile, sempre ponderato. Si sentiva quasi protettivo nei suoi confronti, ma non c’era niente di fraterno nel modo in cui la stava osservando. Nonostante stesse cercando di fare dell’ironia, il suo sguardo si spostò inevitabilmente sul collo scoperto di Katie e sulla scollatura del suo vestito.
Le sue labbra rosa e carnose erano socchiuse, incurvate in un sorriso timido.

Robert si ritrovò a stringere con una certa pressione le dita intorno al bracciolo del divano.

Era un uomo e Katie era magnifica. In quel momento l’unica cosa che avrebbe desiderato fare era baciarla, voleva risentire il sapore della sua lingua, fremeva dalla brama di accarezzarla, voleva farla sua.

Lo desiderava davvero, ma ancora non era convinto che fosse la mossa giusta. Supponeva che anche lei lo volesse, ma l’ultima cosa che voleva era correre troppo.

Tuttavia, se fosse rimasto ancora un altro minuto seduto a pochi centimetri da lei nella penombra della sua camera da letto non era certo di riuscire a trattenere i propri impulsi, così cercando di non fare caso a quello che stava per fare le fece una proposta differente.

“Senti, ti andrebbe di uscire? Mi pare un peccato che nessuno ti veda con quel vestito. Sei bellissima stasera”, le disse.

“Grazie”.

Katie rimase a fissarlo, ipnotizzata. Non le aveva mai fatto un complimento del genere e soprattutto non aveva mai accennato alla possibilità di fare un giro.

Per la ragazza non era un problema restare a chiacchierare con lui, però quella novità era piacevole.

“Sei sicuro?”

Dopo la loro prima ed unica cena insieme non avevano più messo il naso fuori dalla porta della suite, quindi come mai adesso lui pareva desideroso di uscire? Se qualcuno li avesse visti insieme? Avrebbe pensato che fossero una coppia, oppure sarebbe stata costretta ad “atteggiarsi” da fan, onde sviare qualsiasi tipo di sospetto?

“Conosco un posto molto carino e poco frequentato. Diciamo che potrebbe servire una mezzora per arrivarci però”, affermò lui.

“Va benissimo”, dichiarò lei.

Robert sorrise di nuovo, illuminandosi. Pareva sollevato di fronte a quella prospettiva, come se quella sera l’idea di restare fra le mura della sua stanza fosse soffocante.

Una volta che furono nel parcheggio dell’hotel, Robert ispezionò con sguardo attento le varie vetture parcheggiate e finalmente parve trovare ciò che stava cercando. Katie era un paio di passi indietro e lo seguiva silenziosa.

Dopo qualche secondo lo vide fermarsi di colpo e lo imitò. Di fronte a loro c’era un suv nero cinque porte; dal momento che non era un’esperta di auto non aveva idea del modello preciso.

“Non stiamo rubando una macchina, vero?”, gli domandò Katie, per allentare la tensione.

“Pensi che in quel caso avrei queste?”, replicò Robert, estraendo un paio di chiavi dalla tasca posteriore dei pantaloni e sventolandogliele davanti.

Katie accennò un sorriso, mentre lui con il telecomando apriva l’auto. Robert fece il giro e le aprì lo sportello del passeggero, con un gesto da vero gentleman.

“Sai, a questo punto dovresti salire in macchina”, osservò lui.

La ragazza pareva titubante. La prospettiva di sedere accanto a lui in uno spazio così angusto le metteva una certa ansia addosso. Tuttavia, non le pareva il caso di confessarlo.

“C’è qualche problema?”, le chiese, premuroso.

Lei si ridestò.

“Scusa, ma non ti sei fatto una bella fama come pilota”, affermò, ammiccando.

Lui scoppiò a ridere di gusto.

“Come?”

 “Qualche volta hai detto di non essere poi così abile al volante”, gli disse, rendendosi conto che aveva appena pronunciato le parole sbagliate.

Ricordare quello che lui aveva dichiarato in varie interviste anni prima non era certo un bel modo di iniziare quella serata.

Dannazione!

Lui si passò una mano fra i capelli. Pareva incerto della propria reazione, ma alla fine rise più forte.

“Se può rassicurarti a quest’ora le strade sono semideserte e non ho mai preso una multa, se ne escludi una quando avevo ventitre anni. Per la cronaca, da allora sono migliorato molto! Però se l’idea di salire in macchina con me ti terrorizza, posso sempre chiedere a Owen di procurarci un autista”.

Katie non riusciva a capire se stesse parlando sul serio, o se la stesse prendendo in giro, tuttavia vederlo così spensierato era bellissimo.

Robert pareva attendere una sua risposta.

Mi sento in vena di correre rischi stasera”, affermò infine Katie con un sorriso sicuro. “Mi affido a te”.

Pronunciando quelle parole si rese conto che lo stava facendo davvero: aveva deciso di fidarsi di lui e ormai era troppo tardi per fare inversione di marcia, sperava solo di aver preso la decisione giusta.



  
Ciao a tutte!!!
Come va?
Non avrei avuto pace se non fossi riuscita ad inserire una frecciatina tutta personale alle pessime doti di pilota di Rob!
Mi sono sempre divertita molto nel sentirgli dire quanto sia imbranato al volante e mi pareva un ottimo modo per allentare la tensione che prova Katie all'idea di salire in macchina con lui (io mi sarei proposta come pilota, assolutamente!). LOL
Come andrà il loro viaggio in macchina? Di cosa parleranno e, soprattutto, dove la porterà Rob?
In ogni caso, il ragazzo pare molto attratto da Katie, al punto da non poter più stare nella sua stanza insieme a lei! E anche lei sembra interessata ad un altro tipo di contatto...
Succederà qualcosa fra loro dopo questa uscita e, se la risposta è sì, chi prenderà l'iniziativa? ;)
Un bacione e al prossimo capitolo!
Vale
 

 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Come Robert aveva dichiarato, il traffico alle 10PM era assolutamente inesistente. Dovevano essersi allontanati un bel po’ dal centro di Toronto, perché la ragazza stentava a riconoscere le vie che si dipanavano intorno a loro.

Mentre svoltava a destra, Robert lanciò un’occhiata alla persona seduta accanto a lui.
Katie sembrava assorta nei suoi pensieri. Nessuno di loro aveva più detto molto, limitandosi ad ascoltare la radio in sottofondo. In quel momento l’unico suono presente era la voce di Florence che intonava “Over The Love”.

L’attore l’aveva conosciuta ad un party a Los Angeles un po’ di tempo prima e la sentiva sporadicamente, ma non poteva definirla appartenente alla cerchia delle sue amicizie.

In effetti, spesso si domandava chi potesse ancora considerare tale.

Le cose erano state molto più semplici all’inizio, prima che la sua esistenza venisse stravolta dalla fama. Sapeva che nonostante tutto non sarebbe tornato indietro, ma sicuramente avrebbe fatto scelte diverse. Tuttavia, non poteva cambiare il passato.

Osservò di nuovo di sfuggita il volto assorto di Katie e accennò un sorriso. Era magnifica e non solo dal punto di vista prettamente fisico. C’era qualcosa di unico in lei. Il suo modo di fare, il suo sorriso, tutto in quella ragazza lo attraeva e lo incuriosiva.

In quell’istante desiderò davvero di averla conosciuta in un’occasione diversa e normale, prima.
Poiché se le cose fossero andate in quella maniera, nulla gli avrebbe impedito di posare una mano sulla sua coscia, di afferrare il suo viso e di baciarla. Ripetutamente. Lei avrebbe ricambiato le sue premure e poi…

Scosse leggermente la testa per scacciare quei pensieri. Stava guidando ed era padrone della situazione. Era perfettamente in grado di stare in quello spazio ristretto insieme a lei senza pensare ad altro. Poteva farlo.

Datti una calmata, Rob, si disse.

Forse era meglio spezzare il silenzio.

“La mia guida ti terrorizza a tal punto da non riuscire più a parlare?”, le domandò, sarcastico.

Lei si voltò a guardarlo e gli sorrise.

“Temevo peggio”.

“Grazie, eh!”

Katie ridacchiò.

“Che cosa avrei detto esattamente da insinuarti questi timori?”, le chiese, curioso.

Probabilmente doveva aver raccontato qualcosa in qualche intervista, ma francamente non rammentava quasi mai nulla di quello di cui ciarlava. La maggior parte erano chiacchiere fatte per far passare il tempo e ridere un po’. Inoltre, quando era sottopressione o a disagio aveva la “leggera” tendenza a divenire logorroico e a inventare di sana pianta cose assurde.

Katie pareva titubante a rispondere alla sua domanda.

“Potresti aver affermato qualcosa tipo che chiami tutte le persone care prima di salire in macchina”, disse infine la ragazza, arrossendo.

Lui scoppiò a ridere e gli fu difficile rammentare che stava guidando.

“Veramente? Non l’ho mai fatto!”

Lei sgranò gli occhi.

“Solitamente dico la prima cosa che mi passa per la testa, senza pensarci troppo”, le spiegò tornando serio.

“Perché denigrarti da solo?”

Il semaforo era diventato rosso. Robert ticchettò le dita sul volante del suv.

“Bisogna riempire i vuoti durante le interviste, specie quelle in diretta. Diciamo che porto la conversazione dove mi pare, se posso farlo. Dire stupidaggini è meglio di rispondere sempre alle stesse domande”.

O lasciarsi torturare con questioni private, aggiunse mentalmente.

Katie sembrava star riflettendo sulle sue parole.

“Diventa noioso dopo un po’ ridire le solite cose, così almeno è più divertente”.

“Non ti piace parlare di te”, asserì lei, cauta.

“No, infatti. Penso che alcune cose debbano restare private. Alle persone non interesserebbe davvero sapere quello che faccio nel mio tempo libero o qual era la mia media scolastica. Hanno un’idea entusiasmante della mia vita, può restare quella. Tanto non cambia nulla”.

Katie lo guardò più dolcemente.

Robert si accorse che il semaforo era tornato verde solo quando sentì il suono di un clacson, che lo esortava a muoversi.

Per un altro paio di minuti nessuno dei due aggiunse altro, poi fu Katie a rompere il silenzio.

“Sai, non credevo che ti saresti trasferito definitivamente a Los Angeles”.

Lui mantenne gli occhi fissi sulla strada. Lei continuò.

“Sono qui da poco più di un mese e l’Italia mi manca terribilmente, senza parlare della mia famiglia”.

“Vedo i miei abbastanza spesso”.

Robert riconobbe un’indicazione stradale e si accorse che erano quasi arrivati a destinazione. Katie non insistette su quel tasto, ma dopo che ebbe parcheggiato la macchina e spento il motore, fu lui a proseguire.

“Ci siamo allontanati molto nell’ultimo anno. Non eravamo d’accordo su varie questioni e, nonostante avessimo stabilito di non discuterne oltre, non ce l’abbiamo fatta. Ogni volta che leggevo il nome di mia madre o di qualcuna delle mie sorelle sul display era… Non ci siamo sentiti per un po’. In effetti, ho smesso di rispondere alle loro telefonate e una settimana dopo mia madre e Lizzy si sono presentate a Los Angeles. Mi hanno metaforicamente dato un bel calcio”.

Le sue labbra si incurvarono involontariamente in un sorriso.

“Non ho mai scelto di vivere stabilmente a Los Angeles. Mi manca Londra, è la mia città e non c’è nessun altro posto al mondo dove preferirei stare. Ma per ora è più facile così. Torno ogni volta che posso, ma le ultime volte stare lì non è stato affatto come ricordavo”, asserì.

Forse era lui ad essere cambiato; talvolta gli pareva di non riuscire ad essere più se stesso in nessun luogo, come se non appartenesse a nessun posto.

Si lasciò sfuggire un sospiro. Anche l’atmosfera all’interno della vettura era mutata.

Possibile che fosse solo in grado di creare tensione?

“Beh, non è detto che più avanti tu non possa tornare lì”, gli disse Katie, incoraggiante.

“Già. Può darsi”, borbottò Robert per tagliare il discorso.

Teneva ancora saldamente le chiavi dell’auto in una mano, mentre l’altra era poggiata sul suo sedile, a pochi centimetri da quella di Katie. Avrebbe desiderato sfiorarla, avrebbe voluto sentire il calore della sua pelle sulla sua.

Maledizione. Doveva assolutamente scendere da quell’auto.

Così dopo averle sorriso un’ultima volta, aprì lo sportello ed uscì, Katie lo imitò.
Si ritrovarono l’uno di fronte all’altra. Complici i tacchi della ragazza la loro differenza di altezza era molto attenuata. Robert pensò che sarebbe stato il momento perfetto per baciarla. Il parcheggio era praticamente isolato e non si vedeva nessuno in giro, stava per sporgersi verso di lei, quando la ragazza parlò.

“Forse dovremmo andare”.

Lui annuì, facendo un passo indietro e lasciandole il suo spazio.

Camminarono vicini, le loro mani si sfiorarono involontariamente per un paio di volte prima di raggiungere l’entrata posteriore del locale.

“Katie?”

“Sì?”

“Sei davvero bellissima con quel vestito”, ripeté.

Cosa gli stava succedendo quella sera?

 
Presero posto intorno a un tavolino piuttosto appartato e, dopo che ebbero ordinato qualcosa da bere, Katie si guardò un po’ intorno.

Il locale era delizioso e molto intimo. In effetti, la ragazza si ritrovò a pensare che pareva proprio il tipico locale da appuntamento galante, non che quello fosse il loro caso ovviamente.

Oppure ?

Robert le sembrava diverso e non in senso negativo, solamente differente. E anche quel posto non era come la ragazza aveva immaginato.

Stava ripensando a quello che lui le aveva detto in macchina.

Quale poteva essere la ragione per cui aveva avuto così tanti problemi con la sua famiglia?

Durante tutti gli eventi che aveva visto, loro erano sempre stati presenti. Parevano molto uniti e Katie aveva sempre guardato con ammirazione Mr e Mrs Pattinson. Si capiva perfettamente quanto tenessero al figlio, erano orgogliosi di lui e lo lasciavano trasparire serenamente. Il loro legame pareva autentico e forte, eppure Robert le aveva confidato che si era allentato, sebbene adesso le cose andassero meglio.

Cos’era che la sua famiglia aveva avuto difficoltà ad accettare?

Di certo non dovevano essere entusiasti che il figlio vivesse così lontano da loro, ma di certo ormai dovevano averci fatto l’abitudine, visto che stava per i fatti propri da parecchi anni.

Quindi qual era il vero problema alla base del loro conflitto?

Nonostante sapesse che non erano affari suoi, un solo nome si fece strada nella sua mente. Forse si stava sbagliando, ma non aveva mai visto un grande affiatamento fra i Pattinson e la sua ex ragazza. Inoltre, se non nutrivano una particolare simpatia per lei dall’inizio, di certo le cose dovevano essere peggiorate di gran lunga nel corso dell’ultimo anno.

“E’ stata Sarah a suggerirmi questo posto”, esordì Robert, bevendo un sorso di birra e spezzando le sue riflessioni.

“E’ carino”, dichiarò Katie.

E romantico, aggiunse mentalmente.

Katie sperava che fosse lui a parlare, si sentiva ancora nervosa. Non aveva problemi a conversare con lui quando erano da soli, ma in quel luogo era tutto più difficile.

Le pareti della stanza dell’attore, invece, erano diventate un luogo sicuro.

“Tu e Sarah siete amici?”, gli domandò, visto che lui non aveva aggiunto ancora altro.

Robert annuì.

“Una specie. Non ci siamo sentiti per un po’. Avevamo qualche questione in sospeso, ma le abbiamo risolte. E’ un’attrice molto brava e una persona straordinaria”.

Katie sorrise.

Dal poco che aveva visto non le sembrava che fra i due scorresse tutto questo buon sangue, ma evidentemente si era sbagliata.

Chissà quante cose che credeva di conoscere, o di aver capito, erano errate.

In fondo le impressioni erano molto personali e sicuramente i media lasciavano trasparire quello che volevano.

Era stato Robert stesso a lasciarglielo capire.

“Ho conosciuto anche il suo ragazzo, Nathan. Sono una coppia molto affiatata”, aggiunse.

“Non credevo stesse con qualcuno”, disse Katie.

“Sono molto riservati”, replicò Robert con semplicità. “E non hanno molte occasioni di vedersi a causa dei rispettivi lavori”.

Katie avrebbe voluto ribattere qualcosa di intelligente, ma non conosceva Sarah Gadon e non aveva neanche la più pallida idea di che faccia avesse questo Nathan.

Robert dovette rendersi conto che stava parlando a vanvera, perché fece una smorfia e si scusò.

“Mi dispiace, non so cosa sto dicendo. Probabilmente è colpa di questo posto!”

Katie ridacchiò. Era nervoso anche lui.

“Sono rimasta sorpresa quando mi ha chiesto di uscire stasera”, gli confessò titubante.

Lui la guardò con intensità.

“Avevi un abito magnifico, sarebbe stato un peccato restare al chiuso”.

“Come esperto di moda non sei molto credibile, sai”, lo punzecchiò lei.

“Ehi, stai attenta. Hai di fronte a te il nuovo testimonial di Dior Homme”, replicò lui, abbassando la voce e facendole l’occhiolino.

“Già, beh quella notizia mi ha spiazzato non poco in effetti!”, commentò Katie.

Robert si lasciò sfuggire un sorriso.

“Se me l’avessero proposto un paio di anni fa, avrei rifiutato senza neanche pensarci, non so… Forse volevo solo provare qualcosa di diverso e pareva piuttosto divertente come prospettiva”.

“Ed è stato divertente?”

“Decisamente sì”, affermò lui con uno sguardo malizioso negli occhi, che agli occhi di Katie non fece altro che renderlo più sexy.

“E non hai intenzione di mostrarmelo in anteprima, vero?”

Lui rabbrividì all’idea.

“Assolutamente no”.

Katie sorrise.

“Vorrà dire che aspetterò”.

“Oppure potresti non vederlo mai”, le suggerì lui.

“Temo che dovrai bendarmi per impedirmelo”.

Lui si passò una mano fra i capelli.

“Potrei anche farlo”.

“Non contarci”.

Trascorsero un paio di minuti in silenzio, poi Robert disse:

“Sono davvero felice di essere qui con te, Katie”.

Le sue parole sembravano sincere.

“Anch’io”, mormorò lei, accaldata.

Perché non poteva essere tutto facile? Dovevano davvero renderlo ancora più complicato?

“Non mi aspettavo nulla da questo viaggio, se non lavorare. Non credevo che ti avrei mai rivista, onestamente non sapevo se avrei voluto rivederti. Pensavo che sarebbe stato tutto imbarazzante e… avvilente. Mi sbagliavo. Sei la cosa migliore che mi sia capitata a Toronto e… da molto tempo”.

Cosa le stava dicendo?

“Ripartirò fra soli dieci giorni per Los Angeles, ma mi piacerebbe continuare a sentirti e magari rivederti. Quello che sto cercando di dirti, in maniera piuttosto aggrovigliata e per nulla efficace, è che credo ancora in quello che ti ho detto. Anzi. Ne sono più convinto. Mi piaci, Katie”.

Quindi era un appuntamento romantico, non se l’era immaginato.

“E sono piuttosto bravo a far cadere il silenzio e a rovinare una bella chiacchierata amichevole”, aggiunse Robert, sorridendo imbarazzato.

“Okay”, disse lei con voce ferma.

Lui inarcò un sopracciglio.

“Okay?”, ripeté.

“Sì. Però non sono stupida e l’ultima cosa che vorrei fare è chiederti spiegazioni, ma ho bisogno di sapere…”.

Lui la interruppe.

“Forse è meglio non parlarne qui”, le disse, gentilmente.

Aveva capito dove voleva andare a parare, ma non poteva discutere della sua vita sentimentale in un luogo del genere. Gli serviva un ambiente più riparato e lontano da occhi e orecchie indiscrete.

Il ritorno in auto fu piuttosto silenzioso, Robert non se la sentiva di parlarne mentre stava guidando. Era consapevole che dicendole quelle parole avrebbe aperto il vaso di Pandora delle domande, ma non era riuscito ad aspettare. Non poteva attendere un secondo di più, perché presto, fin troppo presto, sarebbe dovuto ripartire e non voleva lasciare Toronto senza averle detto quello che provava.

Non poteva dirsi innamorato di Katie, non ancora, ma nutriva dei sentimenti più profondi di quanto non immaginasse per lei.

Come aveva fatto a farsi strada nel suo cuore a brandelli così velocemente?

Non voleva provare più nulla per un po’, ma non aveva messo in conto Katie.

Il suo piede fremeva sull’acceleratore, una parte di lui avrebbe desiderato affrontare quella conversazione immediatamente e togliersi il pensiero, l’altra invece avrebbe rimandato a vita quel discorso.

Non aveva voglia di parlare ancora di Kristen e di quello che era accaduto fra loro, tuttavia se voleva davvero dare una chance al suo rapporto con Katie, o a quello che era, doveva farlo.

Non c’erano altre possibilità.

Sospirò sonoramente.

“Robert, non dobbiamo parlarne proprio stasera”, gli disse Katie.

Era persino troppo comprensiva. Meritava decisamente di meglio del modo in cui lui l’aveva trattata. Sì, lei doveva avere una spiegazione esauriente.

Una volta arrivati nel parcheggio dell’hotel, Robert spense la macchina e fece per aprirle la portiera, ma lei lo aveva già preceduto. Era lì, in piedi. I suoi occhi lo cercavano incuriositi e preoccupati.

Sperava solo che la parte di verità che le avrebbe detto fosse sufficiente a non perderla.

Robert si avvicinò e le sorrise leggermente.

“Ti va di salire?”, le propose.

“Certo”, rispose la ragazza.

 
Una volta che si furono accomodati sul divano, Robert le offrì qualcosa da bere, ma lei declinò l’offerta. Voleva parlarne subito, senza tergiversare.

Lui si passò una mano fra i capelli, nervoso.

Come poteva trovare le parole giuste per spiegarle qualcosa che non era in grado di comprendere neanche lui?

“Parlamene e basta”, gli suggerì Katie tranquilla.

Lui sospirò di nuovo. Non sapeva da che parte cominciare, così fu lei a prendere la parola.

“Mi piaci, Rob. E non credo che si fosse neanche bisogno di dirlo da parte mia. Queste ultime settimane sono state meravigliose e non le cambierei con nient’altro al mondo, ma non ci siamo solo noi…”.

Lui la fermò, guardandola.

No, non c’è nessun altro, Katie”, affermò sicuro.

“Non c’è?”, ripeté di nuovo lei pacata.

Lui scosse la testa deciso.

“No”.

Robert poggiò la sua mano su quella della ragazza, l’afferrò, l’avvicinò alle sue labbra e gliela baciò, dolcemente.

Katie socchiuse per un momento gli occhi.

Senza lasciare andare la sua mano, l’attore continuò.

 “Fra me e Kristen è finita. Definitivamente”.

“Ne sei sicuro?”

“Sì”.

“Okay”.

“Mi piaci Katie e voglio trovare un modo per far funzionare le cose, ma non sarà facile”.

“Lo so”.

No, non lo sai affatto”, la smentì prontamente lui. “Quando sarò tornato a Los Angeles le cose saranno molto diverse. La mia vita è molto differente dalla tua e non lo è per il mio lavoro, o per il posto in cui abito. Ho mentito a me stesso per così tanto tempo, ripetendomi che tutto questo non mi avrebbe cambiato, ma l’ha fatto”.

“Rob…”.

“Lasciami finire, per favore”.

Lei annuì.

Ho giurato a me stesso che non avrei mai trascinato una persona esterna in tutto questo casino”, disse tutto d’un fiato. “A meno che non ne valesse veramente la pena. Quando le cose fra me e Kristen sono finite non cercavo un’altra storia, non la volevo. Gli ultimi mesi insieme a lei sono stati un inferno e la cosa peggiore è che sono stato io a sceglierlo. Ero consapevole di quello che stavo facendo”.

“Mi dispiace”, mormorò lei sincera.

Si rese improvvisamente conto che non poteva neanche immaginare quello che doveva aver passato.
Probabilmente anche quello che pensava di aver intuito era errato.

“Non vorrei mai farti soffrire, Katie. Ma… sono un casino”.

“Non m’interessa”.

“Dovrebbe”, la rimbeccò lui serio.

“Okay, diciamo che questo è il mio turno di parlare”, disse lei. “Mi ero fatta un’idea molto precisa di te e mi sbagliavo”.

“Beh, come inizio non è dei più promettenti”, borbottò lui.

Lei accennò un sorriso.

“Ascoltami e basta, per favore”, lo rimproverò. “Credevo di conoscerti, di sapere molto di te, di aver capito chissà cosa e ho commesso un terribile errore di valutazione”.

“Di bene in meglio!”

“Robert!”

Aveva quasi gridato il suo nome.

“Scusa, non ti interromperò più. Promesso”, le giurò a disagio.

“Lo spero per te”, lo rimproverò lei con un’occhiataccia. “Mi sbagliavo, perché il ragazzo che ho conosciuto in queste settimane è molto di più di quello che appare. E questo mi spaventa a morte, perché tornerai a Los Angeles e dimenticherai questi giorni e io non potrò far nulla per impedirlo”.

Robert la guardò con dolcezza e le accarezzò una guancia con l’indice.

“Non dire sciocchezze. Non potrei mai scordarti così, Katie”.

“Potresti invece”.

Lui scosse la testa.

“No”.

Gli occhi di Robert erano fissi in quelli della ragazza.

Credeva davvero che si sarebbe dimenticato di lei? Purtroppo o per fortuna non ci sarebbe riuscito neanche volendo. Lei era diventata troppo importante per lui.

Le ripose una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio, poi le alzò il mento con un dito e avvicinò il suo volto a quello della ragazza. I loro nasi erano così vicini che le punte quasi si toccavano. Poi Robert finalmente prese l’iniziativa e la baciò.

Fu un contatto molto diverso dai precedenti, forse perché stavolta entrambi l’avevano desiderato ed atteso tanto a lungo. Lui le passò un braccio dietro la schiena, avvicinandola a sé.

Katie non sapeva neanche come fosse successo, ma si ritrovò sulle sue ginocchia, le labbra di Robert sul suo collo la baciavano bramose.

Lui le accarezzò la schiena nuda, mentre lei con una certa esitazione gli accarezzò i capelli.

Quante volte aveva sognato di passare le sue dita fra la chioma dell’attore?

I suoi capelli erano sottili e soffici, puliti ed avevano un buon profumo.

Robert riprese a baciarla sulla bocca, la sua mano era posata sulla coscia di Katie, l’abito della ragazza era leggermente alzato e lasciava intravedere il pizzo dei suoi slip neri.

Sapeva che stava per accadere, che lui la voleva, lo sentiva in maniera inequivocabile, tuttavia paradossalmente in quel momento comprese di non sentirsi pronta per farlo.

“Aspetta”, gli sussurrò timorosa.

Lui smise immediatamente di baciarla e la guardò negli occhi. Chiaramente era confuso.

“Mi d-dispiace”, balbettò lei. “Non…”.

Lui la baciò di nuovo, stavolta a fior di labbra. Per tranquillizzarla.

“Katie. Va bene. Non dobbiamo farlo per forza”, le assicurò.

La ragazza era rossa in viso.

Robert le impedì di rimettersi a sedere sul divano e la tenne stretta a sé. Restarono così abbracciati in silenzio finché i battiti del cuore di Katie non tornarono normali.

“E’ molto tardi”, disse a un certo punto Robert, lanciando un’occhiata all’orologio. “Vuoi rimanere qui stanotte?

Lei lo fissò imbarazzata.

“Solo per dormire”, precisò lui.

Mi piacerebbe”.

 


 

Ciao a tutte!!!
Come qualcuna di voi aveva intuito, Rob ha preso l'iniziativa, baciando Katie. In fondo il poverino fremeva a tal punto da non poter stare nè in camera nè in macchina insieme a lei. xD
Katie si è tirata indientro proprio quando l'atmosfera stava cominciando a "scandarsi": per quale motivo?
Rob le ha detto chiaramente che la sua storia con Kristen è finita, però quale sarà la parte di verità che ha preferito tenerle nascosta? E questo potrebbe cambiare qualcosa fra loro, se Katie dovesse scoprila?
Stavolta vi lascio con un mucchio di domande. ;)
Un piccola nota finale: ho scritto questo riferimento allo spot di Dior Homme quasi per caso, ma dopo aver visto il video sono proprio soddisfatta di averlo inserito. A voi è piaciuto? Io l'ho trovato molto ben fatto.
Un bacione e al prossimo capitolo!
Vale

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Katie non riusciva a capire quale fosse il problema. Insomma, lo aveva desiderato fin dal principio. Voleva stare con Robert, forse non ne era ancora innamorata, ma provava dei sentimenti sinceri nei suoi confronti e, dopo aver trascorso con lui quelle settimane, aveva capito che era uno di quelli giusti. Il genere di ragazzo che difficilmente capita di incontrare.

Quindi che cosa l’aveva bloccata e spinta a respingere le sue avance?

Probabilmente si era bevuta il cervello.

Tuttavia, lui non pareva troppo turbato dal suo rifiuto. Anzi. Era sicura che quando le aveva proposto di fermarsi lì per la notte non lo aveva fatto con secondi fini e lo dimostrava il fatto che stesse dormendo beato di fianco a lei.
Mentre la ragazza non riusciva a tranquillizzarsi a sufficienza da prendere sonno.

Forse era stato un errore andare da lui quella sera… Se fosse andata al cinema come aveva pensato ora non si sarebbe ritrovata in quella situazione imbarazzante.

Perché l’aveva respinto?

Era vero che non era stata con un ragazzo da più di un anno, ma non era abbastanza convinta che non fosse stato questo a bloccarla.
Desiderava Robert, quindi anche quello non era alla base del suo comportamento.
La verità forse era soltanto che una piccola e razionale parte di lei temeva che se fossero stati insieme lui avrebbe perso interesse nei suoi confronti.

Non credeva che lui cercasse soltanto una notte di sesso, poiché se no avrebbe cambiato strada dopo il loro secondo incontro, ma l’idea che farlo potesse mutare le cose era troppo forte e radicata affinché la ragazza riuscisse a scacciarla.

Lui era sempre stato molto dolce, ma era anche un uomo e sicuramente una parte di lui non doveva essere rimasta molto appagata dalla sua reazione.

Aveva fatto un casino?

Fra l’altro, non aveva la minima idea di quello a cui fosse abituato lui da quel punto di vista e questa era un’altra cosa che la spaventava.

Se avessero fatto sesso e lui non si fosse sufficientemente divertito?

Non aveva mai avuto tali preoccupazioni prima, ma i suoi ex (tre) non erano Robert Pattinson.

Era totalmente assorta nelle sue riflessioni che a malapena si rese conto che lui stava reclamando la sua attenzione.
Robert le sfiorò gentilmente la schiena.

“Non riesci a dormire?”, le domandò a bassa voce, premuroso.

“Già”, fu costretta ad ammettere lei, a disagio.

“Katie, quello che non è successo non è un problema. Davvero”.

Lei si lasciò sfuggire un sospiro.

Lui continuò a guardarla, sereno.

“Vieni qui”, mormorò, abbracciandola.

Lei poggiò la nuca contro la sua spalla.

“Vogliamo parlarne?”

Lei scosse leggermente la testa, quanto glielo permetteva quella posizione, nient’affatto comoda. Ma per nulla al mondo si sarebbe mossa da lì.

 “Com’è vivere a Los Angeles?”, gli chiese Katie.

 “Caotico. Ma mi sto abituando. All’inizio era terribile stare lì”.

Lei accennò un sorriso. Stava così bene fra le sue braccia.

Robert la baciò sulla fronte. Comprese che non era il momento appropriato per parlarne.

“Katie?”

“Mmm”.

“Chiudi gli occhi”, le sussurrò con voce calda e vellutata.

Lei obbedì.

“Sai, non riuscivo mai a dormire prima dell’inizio delle riprese di un film, o di una qualsiasi intervista. E durante gli eventi ero un fascio di nervi”.

Nell’oscurità Katie lo ascoltava con attenzione. Robert pareva perso nei suoi ricordi.

“La prima volta sul set di Vanity Fair mi sentivo un pesce fuor d’acqua, non avevo mai creduto di fare questo lavoro seriamente”.

“Perché no?”

“Non lo vedevo adatto a me e non mi sono mai considerato un attore. Era soltanto quello che facevo, o almeno cercavo di fare. Fino a un paio di anni fa”.

“Cronenberg?”, ipotizzò lei, rammentando qualche stralcio di interviste lette.

Robert annuì.

“Già. Non ci avevo mai creduto davvero finché lui non ha visto qualcosa in me”, le confidò imbarazzatissimo.

“Perché hai così poca fiducia in te?”

Non voleva chiedergli una cosa del genere, ma le parole ormai echeggiavano nella stanza buia. Forse era un bene che non potesse scorgere il suo volto in quel momento.

Robert socchiuse gli occhi e involontariamente sospirò.

“Non lo so”, mormorò sottovoce, sentendosi un idiota.

Non si era mai posto quella domanda, non seriamente. Ma Katie aveva fatto centro, di nuovo. Perché quella ragazza riusciva a leggergli dentro così facilmente?

Per quanto ci avesse provato non era mai riuscito a credere davvero in se stesso. Aveva commesso molti sbagli e di certo la sua bassa autostima aveva giocato un ruolo chiave, però non poteva neanche prendersi la colpa di tutto quello che gli era successo.

Non ogni decisione era partita da lui, ma forse se avesse voluto, se avesse avuto la determinazione necessaria per impuntarsi, sarebbe riuscito ad evitare un certo numero di scelte infelici.

Non aveva mai immaginato che un giorno sarebbe riuscito a sfondare come attore, non credeva di avere il talento e il carattere adatto a quell’ambiente. Non pensava di essere sufficientemente bravo e quando la fama era arrivata era certo di non essersela meritata. Perché la sua era stata solo e soltanto sfacciata fortuna. Non era mai stato un sex-symbol, prima di divenire famoso non riusciva neanche a rimediare un appuntamento da mesi.
Poco dopo l’uscita di Twilight nei cinema invece ogni singola donna pareva aver deciso che lui era la Perfezione. Era assurdo, ridicolo e inspiegabile e lui si sentiva tutto tranne che perfetto.

“Sbagli”, lo ammonì Katie.

“A fare cosa?”

“A non averne”, gli disse dolce.

Le sue labbra si incurvarono in un sorriso.

Perché credi in me, Katie? Era come se lo facessi anche prima di queste settimane”.

“Vuoi saperlo davvero?”

“Certo”.

Lei rifletté un attimo. Si era posta quella domanda un’infinità di volte, ma non era mai riuscita a darsi una risposta. Forse perché non esisteva.

“Hai mai avuto una sensazione su qualcuno?”, gli chiese.

“Non proprio”, ammise lui.

“Beh, io l’avevo su di te”, gli disse con sincerità. “Non posso spiegartene il motivo, ma è così”.

“E adesso?”, la interrogò lui.

Ora so di non essermi sbagliata”.

Robert sorrise nell’oscurità e non replicò.

No, non gli dispiaceva non aver fatto sesso con Katie. Questo era molto meglio.

 
La mattina seguente quando riaprì gli occhi, Katie faticò non poco a ricostruire i fatti di qualche ora prima e soprattutto a convincersi che era tutto vero.

Aveva dormito con Robert. Lei.

Non riusciva a ricordare a che ora si era finalmente addormentata, ma rammentava perfettamente il modo in cui lui l’aveva tenuta stretta, come se potesse sfuggirgli. Anzi, come se non volesse che lei scappasse.

Avrebbe dovuto sapere che non sarebbe andata proprio da nessuna parte.

Katie era coperta dal lenzuolo bianco solo per metà, sperava di non essersi agitata troppo nel sonno. Si voltò cauta, ma lui non era più lì. Si mise seduta e accarezzò il lato del letto dove aveva dormito Robert.

Era ancora caldo, doveva essersi alzato da poco.

Si stava domandando dove fosse finito quando sentì una porta aprirsi e poi chiudersi.

La ragazza si guardò intorno, un po’ spaesata. La situazione era molto strana, riusciva a ricordare solo in parte quello che si erano detti poco prima che il sonno e la stanchezza avessero il sopravvento.

Avevano parlato della sua vita a Los Angeles e di quello che significava per lui vivere lì. Ma cosa ben più importante lui aveva pronunciato le parole in cui lei sperava da molto tempo prima di rincontrarlo: fra lui e Kristen era finita.

Sapeva che doveva essere stata molto dura per Robert prendere quella decisione, tuttavia per quanto questo potesse renderla una persona orribile non era mai davvero riuscita a fare il tifo per loro. C’era qualcosa di freddo in quell’attrice e dubitava che lei fosse il genere di persona capace di renderlo felice. Non avrebbe mai voluto vederlo insieme a una persona così.

Ovviamente doveva rammentare che non la conosceva affatto, ma quello che aveva visto era stato sufficiente: i suoi modi erano sgarbati e non le era mai sembrato che nutrisse rispetto nei suoi confronti, neanche prima del tradimento con il regista.

Lui meritava di meglio. Non aveva mai preteso né si era mai illusa di poter essere lei la donna giusta o tantomeno adatta a stargli vicino, ma sperava davvero che lui trovasse qualcuna capace di amarlo sul serio.

Quando gli aveva detto quelle parole durante la loro telefonata su Skype era sincera: voleva solo vederlo felice e amato.

Robert comparse nella stanza semi-oscura qualche istante dopo con solo un asciugamano intorno alla vita e parve piuttosto imbarazzato nel constatare che Katie si era già svegliata.

Sperava proprio di riuscire a mettersi qualcosa addosso prima di parlarle.

“Buongiorno”, le disse cortese, passandosi una mano fra i capelli bagnati e schizzando un po’ d’acqua sul parquet.

“Buongiorno”, gli fece eco la ragazza, tentando di non guardarlo troppo, onde non accrescere il suo evidente disagio.

Robert la ringraziò mentalmente.

Katie lanciò distrattamente un’occhiata al suo cellulare, poggiato sul comodino, e inorridì quando lesse l’ora. Erano già le 7:15AM.

“Oddio! E’ tardissimo!”, esclamò in preda al panico, saltando fuori dal letto.

Sarebbe dovuta entrare a lavoro alle 7 e, invece, si trovava quasi dall’altra parte della città.

Come diamine poteva fare?

Robert, che nel frattempo aveva indossato boxer e jeans, la guardò a mo’ di scusa.

“Mi dispiace, non mi avevi detto che avevi il turno mattutino oggi”, asserì. “Chiamo immediatamente la reception, così eviti di prendere un taxi”.

Katie lo fissò, sorpresa.

“Ma no, non importa”.

“Vuoi aspettare un taxi che magari impiegherà svariati minuti per essere qui? Mi pareva di aver capito che fossi già in ritardo!”

Decisamente quello non era stato il risveglio che nessuno dei due aveva immaginato, ma purtroppo il tempo non poteva certo fermarsi perché loro ne volevano di più.

Robert stava per contattare il concierge, quando gli venne in mente un’idea molto più pratica e… discreta.

“Finisci di vestirti”, le disse. “Ti accompagno io”.

A quel punto Katie sgranò gli occhi.

“Non ce n’è assolutamente bisogno”, dichiarò imbarazzata.

Era vero, era in ritardo ormai mostruoso, ma non voleva approfittare di lui, tuttavia Robert pareva irremovibile.

“Vogliamo davvero perdere altro tempo per discuterne? E’ molto più pratico e, se sei sopravvissuta in auto con me una volta, ti garantisco che ce la farai anche una seconda”.

“Rob, non voglio farti tardare costringendoti ad accompagnarmi dall’altra parte della città. Inoltre, se qualcuno ci vedesse?”

Lui sorrise appena.

“Nessuno ha idea di quale modello di auto abbia qui, inoltre quante persone credi che ci siano in giro alle 7 di mattina?”

Il suo ragionamento non faceva una piega.

Robert si avvicinò a lei e poggiò la sua mano calda sulla spalla della ragazza.

“Mi piacerebbe stare qui a convincerti, ma allora sì che saresti in ritardo”, le sussurrò lui con voce bassa e roca.

Katie si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò. Non voleva discutere per una sciocchezza del genere.
Non era mai stata brava ad accettare l’aiuto degli altri, neanche per le piccole cose, ma in fondo si trattava solo di un passaggio in macchina, no?

 
Robert guidava tranquillo. Come aveva previsto le strade erano ancora una volta praticamente deserte.
Solo quando furono a metà del percorso, Katie si rese conto di essere vestita come la sera prima e di certo quella mise non era adatta a servire ai tavoli di una caffetteria.
Così chiamò Meredith e la pregò di portarle un paio di jeans e una maglietta. Per fortuna le due ragazze avevano all’incirca la stessa taglia.

“Posso chiederti dove hai passato la notte?”, le domandò l’amica, incuriosita.

“Grazie mille”.

“Oh-h! Sei ancora con lui?! D’accordo, ho recepito il messaggio. Ma sappi che ti aspetta l’interrogatorio”.

“Fantastico”, mormorò Katie, sbuffando.

Dopodiché chiuse la comunicazione e trovò su di sé lo sguardo di Robert.

“Risolto il problema vestiti?”, le chiese.

Lei annuì.

“Non devi andare sul set?”, gli domandò Katie dopo qualche minuto di silenzio.

“Dobbiamo girare alcune scene stanotte. Per cui oggi sono un uomo libero”, rispose con un sorriso, che lei ricambiò.

Katie osservò involontariamente le sue mani che stringevano il volante e non poté fare a meno di ripensare al modo in cui l’avevano accarezzata quella notte, alla maniera in cui lui l’aveva tenuta vicino a sé.

“Com’è condurre una limo?”

Lui scoppiò a ridere.

“Più o meno come guidare un’auto qualsiasi. Per fortuna non devo parcheggiarla io e per la maggior parte non la guido davvero”.

Katie ridacchiò.

Robert la guardò sottecchi, mentre accostava poco lontano dalla caffetteria.

Sì, era veramente solare e bellissima.

Avrebbe proprio desiderato baciarla. Perlustrò rapidamente la zona circostante con lo sguardo: non sembrava esserci veramente nessuno in giro.

Fra l’altro, anche se fosse passato qualcuno, quante possibilità c’erano che lo riconoscesse? Guidava un’auto sconosciuta in una città in cui la maggior parte della gente non era ossessionata da lui. Inoltre, portava un berretto nero ed occhiali scuri. Senza contare che, se anche ci fossero state persone interessate, sicuramente sarebbero state sul set, certe di vederlo lì.

In quel momento era al sicuro da sguardi indiscreti.

Senza spegnere l’auto, si voltò verso la ragazza, le accarezzò una guancia e la baciò. Avrebbe voluto darle un bacio piuttosto casto, vista la situazione, ma così non fu. Le loro lingue si cercarono ripetutamente, giocarono ad inseguirsi. Robert fece scivolare la sua mano dal volto di Katie al suo collo, al suo seno, fino alla sua coscia.

Oh, se la voleva! La bramava disperatamente, ma fu costretto a rammentare a se stesso che non era né il luogo né il momento opportuno.

Katie rispose alle sue attenzioni nello stesso modo e quando si staccò da lui, era rossa in viso e nient’affatto pronta per andare a lavoro.

“Ti chiamo qui tardi”, le sussurrò Robert, accarezzandole i capelli.

“D’accordo”, mormorò lei.

Dopo un ultimo e rapido bacio a fior di labbra, Katie gli fece un cenno, dopodiché scese dall’auto e si fiondò nel locale. Aveva i battiti del cuore accelerati e il respiro corto. Si sentiva quanto mai eccitata e l’ultima cosa che avrebbe voluto era lavorare.

Ovviamente tutte le sue sensazioni dovevano essersi impresse a fuoco sulla sua faccia, perché Meredith la guardò in maniera piuttosto allusiva e, mentre le porgeva il suo cambio d’abiti, glielo fece notare.

“Vuoi veramente parlarne qui?”, le chiese Katie, sperando di posticipare quell’inevitabile conversazione.

Si sentiva ancora sottosopra e temeva che, se avesse parlato adesso, si sarebbe lasciata sfuggire troppo.

“Mi chiami per supplicarmi di portarti dei miei vestiti, arrivi in ritardo a lavoro e ti aspetti veramente che io non ti faccia domande?”, la schernì Meredith, recitando il ruolo della collega offesa.

Katie sospirò, molto a disagio.

“Non sono riuscita a vederlo molto bene, però ha proprio una bella macchina!”, aggiunse.

Katie si sentì mancare il respiro.

“Beh, era piuttosto chiaro che mi avevi telefonato da un’auto e visto che tu qui non ce l’hai ho fatto due più due”.

Meredith non riusciva a capire perché Katie fosse così restia a parlargliene. In fondo erano amiche, no? Si conoscevano da poco tempo, ma si trovavano bene insieme. Lei si era confidata con Katie, perché questa non riusciva a fare lo stesso? Non si fidava di lei?

“Vabbè, io torno di là. Non vorrei arrivasse qualche cliente e non trovasse nessuno”, aggiunse, stizzita.

Katie non replicò, troppo impegnata a spogliarsi.
In effetti si era accorta a malapena del tono usato dalla sua amica, tuttavia durante la pausa pranzo decise che doveva chiarire le cose.

Terminò di caricare la lavastoviglie, controllò che il detersivo fosse sufficiente, dopodiché programmò il lavaggio.

 “Meredith?”

La ragazza si voltò, un po’ scura in volto.

“Sì?”

“Mi dispiace per stamani. Non ti ho chiesto neanche come sta tua madre”, le disse.

“Aveva ancora qualche linea di febbre quando sono uscita. Niente di grave”.

“Bene”.

“Sai, non capisco perché tu sia così restia a confidarti con me. Ti ho raccontato praticamente tutto sul mio appuntamento con James, mentre tu non sembri intenzionata a dirmi nulla su questo Douglas, ammesso che si chiami così. Ormai inizio a dubitarne”, affermò Meredith, ferita.

La ragazza non poteva aver capito quanto avesse colto nel segno.

“Pensi di non poterti fidare di me? Perché sei cambiata da quando siamo uscite le prime volte, chiacchieravi molto di più, mentre adesso non riesco a cavarti una parola di bocca. E’ a causa sua?”

Katie sospirò. Sì, era giunta l’ora delle spiegazioni.

“Non è che non mi fidi di te, Meredith. Ti considero veramente un’amica, ma ci sono cose che almeno per ora non posso dirti. Possiamo parlare di me quanto vuoi, però preferirei non discutere di lui. La faccenda è piuttosto complicata”.

“Cosa c’è di difficile?”

“Meredith, ti prego. Non chiedermelo”.

“Sinceramente sono preoccupata”.

Katie accennò un sorriso per allentare la tensione e cercare di tranquillizzare l’amica.

“Ho capito che questo tipo è un casino, non vorrei che incasinasse te”, precisò.

Katie l’abbracciò.

“Credimi, lo so”.

“Hai dormito da lui stanotte?”

La ragazza annuì.

“E…?”

Katie scosse la testa. Era piuttosto umiliante raccontarle perché non era successo nulla. Tuttavia, parlarne con un’amica poteva esserle utile a capire meglio la sua strana reazione e magari anche a far sentire a Meredith che teneva a lei.

Quando ebbe finito di comunicarle i particolari, la sua interlocutrice restò un attimo in silenzio per mettere in ordine tutte le informazioni accumulate.

“Quindi non ti ha fatto nessun tipo di pressione e ti ha chiesto di fermati lì?”, le domandò alquanto impressionata.

“Infatti”.

“Beh, è stato… tenero”, fu costretta ad ammettere Meredith, nonostante non nutrisse particolare simpatia per quell’uomo misterioso.

“Molto”, convenne Katie.

“Però non riesco a capire: lui ti piace, ti ha detto che prova qualcosa per te e che con la sua ex è finita, quindi che cosa ti ha trattenuta dal fare sesso con lui? Non provare neanche a dirmi che non volevi, perché non ci credo”, disse Meredith. “Pensavo di vedervi nudi in macchina poco fa!”.

Temo possa cambiare idea”, ammise.

“Su cosa?”

“Su tutto”.

Su di me, su quello che prova, su Kristen… Specialmente su Kristen, pensò Katie.

Meredith la guardò intensamente.

“Devi dirglielo”, asserì convinta.

“No, non posso. Farei la figura dell’idiota insicura”.

“Beh…”.

“Grazie tante, Mer”, borbottò Katie, lanciandole un’occhiataccia.

“Se questo ragazzo ti piace così tanto, devi mettere tutte le carte in tavola”, le consigliò l’amica. “Specie se ripartirà fra qualche settimana”, aggiunse, rammentando quel particolare curioso.

Katie sospirò.

Dieci giorni, la corresse mentalmente.

“Forse hai ragione”.
 

Per tutto il resto del turno, le due ragazze chiacchierarono di frivolezze: le nuove collezioni di moda, gli ultimi film visti, i libri letti. Tuttavia, Katie stava ripensando alle parole dell’amica e anche a quelle di Robert.

Si rendeva conto che la cosa migliore per sé sarebbe stata togliersi quel pensiero subito e parlare con lui quella sera stessa, ma purtroppo non aveva speranze: Robert le aveva accennato a riprese notturne, ergo non poteva avere tempo da dedicarle.

Sospirò per l’ennesima volta e fece del proprio meglio per sfruttare quel pomeriggio di libertà. Fece un giro per il centro commerciale, rassettò il suo minuscolo appartamento, dopodiché si concesse una pizza e un film, “Orgoglio e Pregiudizio”.

Era uno dei suoi preferiti, così come amava il romanzo di Jane Austen.

Dopo aver guardato quello tentò di caricare “L’Amore non va in vacanza”, ma purtroppo la connessione quella sera non pareva collaborativa.

 
Intanto dall’altra parte della città, Robert stava ascoltando con grande concentrazione le istruzioni di David Cronenberg prima di recarsi in sala trucco.

Quell’uomo era un vero e proprio modello di vita per lui. Era un grande maestro, un artista, e Robert nutriva una sincera ammirazione nei suoi confronti. Inoltre, Cronenberg era l’esempio che era possibile lavorare secondo la propria etica anche restando all’interno dell’ambiente di Hollywood.

A volte nelle rare occasioni in cui immaginava se stesso fra dieci, venti o più anni, l’attore era affascinato dall’idea di stare dall’altra parte della macchina da presa. Non che non amasse il proprio lavoro, ma dirigere un film… sarebbe stata tutta un’altra storia!

Senza considerare il fatto che se fosse sparito dai riflettori forse sarebbe riuscito a conquistare un po’ della pace che troppo spesso gli mancava.

Aveva imparato ad apprezzare la vita di Los Angeles: era piena di comodità che non si sarebbe mai sognato di poter avere, però… Qualcosa gli mancava e non sapeva se sarebbe mai stato in grado di capire davvero cosa fosse.

A volte gli sembrava che la sua vita scorresse a velocità accelerata, il suo stesso ritmo lo frastornava, spesso si sentiva addosso molti più anni di quelli che risultavano sul suo passaporto. Altre invece gli pareva di non aver vissuto affatto, di essere solamente su una giostra che non smetteva di girare, come se anche la sua vita fosse un gioco, una farsa di cui non si sentiva neanche il regista.

Forse era per questo che l’idea di scrivere una sceneggiatura fantasy lo entusiasmava così tanto: voleva creare un nuovo universo, un mondo che era in grado di controllare. Troppo spesso aveva la sensazione che il suo equilibrio stesse diventando fin troppo precario.

Tuttavia ciò che aveva scritto fino a quel momento non gli pareva degno di essere chiamato “abbozzo”, figuriamoci dell’espressione “sceneggiatura”. Per giorni aveva cercato il coraggio di parlarne con Cronenberg, ma ancora non c’era riuscito. Sapeva che il suo mentore gli avrebbe dato un’opinione onesta e schietta e in cuor suo Robert sentiva di non essere pronto ad una sua eventuale- e tanto probabile- critica.

Magari un giorno o l’altro…

Dopo che ebbe terminato di fornirgli indicazioni sulla scena che doveva registrare, il regista si recò a parlare con un paio di operatori della crew, ordinando all’attore di andare in sala trucco, dove quest’ultimo trovò Sarah e Mia.

Le due donne lo salutarono con un sorriso, che lui ricambiò tranquillo.

“Sei in ritardo”, gli fece notare Sarah.

“David aveva bisogno di parlarmi”.

“Beh, io almeno per oggi ho finito”, affermò Mia, soffocando uno sbadiglio. “Ci vediamo domani”.

“A domani”.

“Buona serata, Mia”, la salutò Robert.

L’attrice fece loro un cenno, dopodiché uscì, lasciando i due colleghi da soli, in attesa del make-up artist.

Sarah fissò il proprio riflesso nello specchio, rendendosi conto di avere delle occhiaie che difficilmente sarebbero sparite con il trucco, quello che le serviva era piuttosto una bella notte di sonno.

“Sembri molto più riposato di me”, osservò un po’ risentita.

Robert sogghignò.

“Non ho fatto granché oggi e ho dormito bene stanotte”.

Tuttavia il suo tono neutro faceva da contraltare alla sue espressione soddisfatta e alla ragazza non sfuggì.

“Ma davvero? Solamente dormito?”, lo stuzzicò ironica.

Lui non arrossì neanche. Stranamente non si sentiva a disagio.

Ho trascorso la notte con Katie, ma sì abbiamo solo dormito”, le rispose.

Sarah lo guardò perplessa. Era chiaro che le stava dicendo la verità.

“Non dirmi che non volevi fare sesso con lei, o che la consideri tua sorella, perché non ci credo”.

Oh, se avrebbe desiderato farlo. Da quando si era svegliato quella mattina non era riuscito a pensare quasi ad altro.

Katie aveva dormito con indosso una sua maglietta e persino l’odore del suo deodorante sul cotone era bastato ad eccitarlo.

No, decisamente non pensava a Katie in maniera platonica. Non c’era proprio nulla di casto nelle sue fantasie.

“Non era il momento giusto”, borbottò un po’ seccato, passandosi una mano fra i capelli spettinati.

“Quindi lei ti ha risposto picche”, asserì Sarah.

Stavolta per l’attore fu impossibile rimanere distaccato o impassibile. Il suo volto aveva assunto una terribile sfumatura bordeaux.

“E quindi…?”

“E’ ovvio che non ho insistito, Sarah!”, affermò lui, stizzito.

Ma per chi lo aveva preso? Giammai avrebbe costretto una donna a stare con lui.

“Scusa, non avrei neanche dovuto chiedertelo”, ammise lei.

Robert si lasciò sfuggire un sonoro sospiro.

Sì, fremeva dalla voglia di stare con Katie.

“Però avete dormito insieme”, proseguì Sarah, quasi intuendo la sua frustrazione.

Robert annuì.

“Sai, ho sempre pensato che sia molto più intimo che fare sesso”, aggiunse la ragazza.

Robert rispose inarcando un sopracciglio. Non era mai stato d’accordo con quell’affermazione. Il sesso per lui era intimo e lo era molto più che giacere l’uno accanto all’altra, però la scorsa notte con Katie…

Anche se avesse potuto scegliere, non avrebbe mai cambiato nulla di quello che era accaduto o no fra loro.

Dopo un paio di secondi di silenzio, Sarah lo informò che Nathan, il suo ragazzo sarebbe arrivato in città il giorno seguente.

“Ah, bene!”, esclamò Robert.

“Già, stava iniziando proprio a mancarmi più del solito”, ammise la sua interlocutrice, arrossendo. “Si tratterrà solo per tre giorni purtroppo. Poi dovrà ripartire per Dublino”.

Robert le sorrise solidale.

Aveva sopportato anche lui vari mesi di lontananza quando ancora stava con Kristen, ma per Sarah e Nathan doveva essere diverso. Loro si fidavano l’una dell’altro.

“Potremmo organizzare un’uscita a quattro!”, gli propose la ragazza.

Robert scoppiò a ridere di gusto.

“Hai solo tre giorni per stare con Nathan e vorresti sprecarli con me? Poi sono io che gioco a carte” la sfidò lui, citando le sue stesse parole.

Sarah gli rispose facendogli la linguaccia.

“Forza! Sono curiosa di conoscere questa Katie. Pensaci almeno”.

Robert si rigirò il telefonino fra le mani, temporeggiando.

“D’accordo…”, mormorò infine. “Ma non ti posso promettere nulla”, precisò serio.

La ragazza gli sorrise incoraggiante. Voleva proprio conoscere quella ragazza.




Ciao a tutte!!!
Nonostante la marea di fotocopie, libri e quant'altro finalmente sono riuscita a ritagliarmi un po' di tempo per aggiornare. Purtroppo Settembre è un periodo orribile per l'università!
Parlando con l'amica Meredith, Katie ha rivelato la fonte dei suoi timori: la ragazza ha difficoltà a credere a Rob quando le dice che la sua storia con Kristen è definitivamente finita. Non ci sono motivazioni solide dietro ai suoi timori, si tratta piuttosto di una sensazione e, visto che si tratterebbe della loro prima volta, la ragazza ha anche paura di "non essere all'altezza".
Rob è stato molto dolce con lei, ma forse il tassello mancante, la parte che l'attore le ha taciuto, è proprio l'elemento che manca a Katie per potesi fidare davvero di lui.
Come usciranno da quest'impasse? E Rob chiederà a Katie di conoscere Sarah e Nathan, o preferirà evitarlo?
Ad una di queste due domande risponderò nel prossimo capitolo!
Un bacione, Vale


 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Mentre riponeva le chiavi nella tasca posteriore dei jeans, Robert si domandò per l’ennesima volta se stesse per commettere una terribile sciocchezza.

Far incontrare Sarah e Katie? Voleva davvero che quest’ultima potesse far parte della sua vita, ma era pronto per il resto? Ancora non aveva detto una parola neanche a Nick e aveva buone ragioni per dubitare che il suo agente si sarebbe mostrato altrettanto entusiasta nell’apprendere che non solo la ragazza non era uscita dalla sua vita, ma anzi lui non voleva che accadesse.

Non voleva perdere Katie. Teneva a lei. Davvero e in una maniera che prima non aveva mai provato. Era tutto diverso con lei e le sensazioni che stava provando, l’emozione che gli dava starle vicino, erano qualcosa a cui non poteva rinunciare.
Aveva già rimosso molte cose dalla sua vita, ma quella ragazza non poteva rientrare fra quelle.

Fece un profondo respiro e senza ulteriori indugi, percorse con passo sicuro i pochi metri che lo separavano dall’ingresso della caffetteria, dove la ragazza lavorava.

Robert indossava una maglietta blu sopra un paio di jeans scuri, in piedi un paio di scarpe da ginnastica nere. I suoi occhi chiari erano protetti dalle lenti nere degli occhiali sole.

Non appena si fu chiuso la porta alle spalle, si calò più in testa il cappellino che portava e perlustrò con attenzione il locale.
Per sua fortuna non c’erano ragazze in giro, gli unici avventori erano un paio di uomini sulla cinquantina, che stavano bevendo un caffè con gli occhi fissi sul quotidiano locale.

Purtroppo però neanche Katie pareva trovarsi lì. Eppure era convinto che avesse il turno di mattina. Forse si trovava un attimo sul retro…
Certo, non poteva andare a controllare e non era il caso di restare lì a fissare il bancone, avrebbe attirato ancora di più l’attenzione su di sé.
Magari poteva uscire, tirare fuori il telefono e chiamarla. Ma sembrava una cosa così sciocca, visto che era già lì.

Tamburellò nervosamente un piede sul pavimento e si accorse che uno degli uomini seduti gli aveva appena lanciato un’occhiata incuriosita.

Doveva decisamente prendere una decisione in fretta: restare, o andare?

“Scusa, vuoi ordinare?”

Una voce femminile sconosciuta lo fece quasi sussultare. Spostò a malapena lo sguardo dal bancone e vide una ragazza molto carina di circa vent’anni aspettare una sua risposta.

Doveva trattarsi di…

Accidenti! Perché era una frana coi nomi?

Per fortuna la targhetta sulla maglietta della ragazza venne in suo aiuto.

“Ehm… In realtà mi stavo chiedendo se Katie lavorasse oggi”, mormorò in tono tranquillo.

Meredith sembrava piuttosto indaffarata e non gli stava prestando la benché minima attenzione. Anzi, ancora non aveva alzato gli occhi dal blocchetto su cui stava scribacchiando qualcosa con calligrafia illeggibile.

“Abbiamo scambiato i nostri turni”, lo informò distrattamente. “Posso lasciarle un messaggio se vuoi”, aggiunse.

Fu quando la ragazza lo guardò per la prima volta che il suo cuore ebbe un sussulto. Perché l’uomo di fronte a lei era niente di meno che Robert Pattinson.

Robert Pattinson era nella caffetteria di sua madre!

Ringraziò mentalmente Katie almeno cento volte per quel cambio di turno.

“V-vuoi… P-posso portarti qualcosa?”, ripeté, frastornata.

Robert era terribilmente a disagio.

No, essere andato lì non era stata affatto una buona idea.

“No, grazie. E’ meglio che vada”.

Avrebbe chiamato Katie più tardi.

“O-okay”, balbettò la cameriera. “S-scusa se te lo chiedo, ma potresti…?”

Meredith era così agitata da non riuscire neanche a concludere la frase, ma porse a Robert il blocchetto delle ordinazioni e lui glielo firmò prontamente, usando una penna poggiata sul bancone dietro di lui.

“G-grazie”.

“Figurati”.

Accennò un sorriso, dopodiché uscì.

Dannazione. Era stato un bel buco nell’acqua. Una volta salito a bordo del suv compose il numero di Katie, ma era occupato. Così sospirò e decise di tornare in hotel, sperando che il fatto che fosse entrato in quella caffetteria quel giorno non divenisse un nuovo trend su Twitter.

 
Nello scorgere Robert Pattinson a pochi passi da lei, Meredith si era sentita le ginocchia molli e ogni sua capacità cognitiva era andata in fumo ed adesso stava stringendo a sé il blocchetto che lui le aveva autografato come se fosse la coperta di Linus.

Aveva impiegato un paio di secondi buoni per riprendersi dalla sorpresa, ma il suo shock era aumentato esponenzialmente quando la ragazza era riuscita a rammentare quello che lui le aveva chiesto.

Perché Robert Pattinson voleva sapere se Katie era di turno? Forse era già stato lì prima? In quel caso avrebbe ammazzato la sua amica e anche sua madre per non averla informata che Robert Pattinson aveva messo piede nella loro caffetteria!

Tuttavia, anche quella spiegazione non aveva senso.

C’era un sacco di caffetterie in centro e, in ogni caso, perché chiedere di Katie?

Il suo cervello impiegò pochi secondi per rispondere a quella domanda. Ma tale risposta era impossibile.

Robert Pattinson non poteva essere l’uomo misterioso con cui Katie si stava frequentando.
Insomma, era inverosimile. Non poteva trattarsi veramente di lui!

Certo se, per ipotesi, fosse stato veramente così, beh questo avrebbe spiegato l’alone di mistero e la ragione per cui la sua amica era così restia a parlargliene.

Meredith si sforzò di ripercorrere mentalmente le varie conversazioni che aveva avuto con lei.

Katie le aveva detto che Douglas non viveva a Toronto, ma era solo di passaggio per lavoro. Inoltre, a quanto pareva aveva una storia complicata alle spalle e anche questo quadrava.
L’unica cosa che proprio non riusciva a spiegarsi era come fosse potuto accadere.

Robert Pattinson e Katie?

Katie!

Dopo aver dato un’occhiata per assicurarsi che non ci fossero nuovi clienti, si ritirò nel retro e, senza ulteriori indugi, afferrò il cellulare e la chiamò.

“Ciao Mer!”, la salutò Katie, cordiale.

“Sai chi è appena stato qui?”, le domandò la ragazza, scordandosi le buone maniere.

 “Spero non Mr Jones!”, esclamò Katie, divertita.

Mr Jones era un altro di quei clienti che nessun cameriere avrebbe mai gradito avere nel proprio locale neanche per tutto l’oro del mondo. Le sue mance erano scarse, mentre le sue lamentele erano onnipresenti.
Tuttavia, in quel momento Meredith pensava a tutto tranne che a quell’uomo rude.

“No”, replicò. “Robert Pattinson. Robert Pattinson è stato qui! E cercava te!”

Avrebbe voluto essere più carina, ma era sconvolta.

“Ah”.

“Ah?!”

Okay, era anche furiosa.

E’ venuto qui sperando di vedere te. C’è niente che vorresti dirmi adesso?”

“Mered…”.

“E’ lui, vero?”

Katie sospirò.

“Sì. E’ lui”, mormorò imbarazzata.

“Non ci posso credere”.

“Mi dispiace non averti detto nulla, ma non potevo parlartene”.

“Non potevi, o non volevi?”

“Cosa vorresti insinuare?”, ribatté Katie, sconcertata.

“Solo che non ti fidi di me”.

“Meredith, non è affatto vero. Credimi”, le assicurò Katie.

Ma la ragazza non era convinta e fu così che Katie iniziò a raccontarle la verità.
Tracciò a grandi linee quello che era accaduto fra loro, il modo in cui si erano avvicinati, senza scendere troppo in quelli che riteneva essere particolari personali.

Quando ebbe terminato, Meredith osservò:

“Douglas è il suo secondo nome?”

“Sì”, le disse. “Quando mi hai chiesto come si chiamava mi è salito il panico”, aggiunse.

“Avresti potuto trovargliene uno più carino, tipo Liam o Kevin!”, commentò Meredith con un sorriso, felice che finalmente la sua amica le avesse confidato tutto.

“So che ti piace il nome Liam solo per Liam Hemsworth!”, affermò Katie più tranquilla.

Touchée”, ammise. “Non è che Pattinson ha il suo numero, vero?”

“Non ne ho idea, ma non penso!”

Quella conversazione era così assurda e surreale.

Dopo un attimo di silenzio, Meredith le chiese:

“Lui com’è?”

Stupendo. E’ tutto così complicato e non avrei mai immaginato che potesse accadermi una cosa del genere, ma… è successo. Non sono stata io a cercarlo, Meredith”.

“Okay”.

Meredith avrebbe voluto sapere di più, ma una voce femminile piuttosto esasperata richiamava la sua attenzione di là.

“Accidenti! Dev’essere arrivato un cliente”.

“Va bene”.

“Katie?”

Starò attenta”.

 
Dopo che ebbe riattaccato, Katie si buttò sul letto e chiuse gli occhi.

Era assurdo. Non era possibile che avesse detto tutto a Meredith. Sapeva che non lo avrebbe raccontato ad anima viva, ma sarebbe stata più tranquilla se ne avesse parlato prima con Eva.
Tuttavia, mettere in mezzo un’altra persona era fuori questione.

Se solo non avesse cambiato il suo turno con quello dell’amica…
Purtroppo però ormai era impossibile tornare indietro.

Cosa doveva fare? La risposta più sensata sarebbe stata parlarne con Robert, ma se lui si fosse irato?
Era stato così difficile per lui fidarsi veramente di lei, poteva rischiare tutto solo per essere sincera?
In fondo se Meredith non avesse mai detto nulla… Forse poteva rimandare ancora un po’ il momento di parlargliene.

Tuttavia, se lei aveva bisogno di sapere di più sulla sua storia con Kristen, come poteva porgli quelle domande, nascondendogli a sua volta la verità?

Non aveva scelta. Doveva dirglielo.

 
Una volta tornato in hotel, Robert si fece una rapida doccia e senza neanche perdere tempo a vestirsi prese l’iPhone e chiamò nuovamente Katie, sperando che stavolta la ragazza rispondesse.

Si stropicciò gli occhi arrossati con il palmo della mano sinistra e sbadigliò. Era abituato a non dormire molto quando lavorava, ma le riprese di quella notte erano state particolarmente impegnative.
Inoltre, fra meno di cinque ore avrebbe dovuto essere di nuovo sul set e aveva davvero bisogno di riposare un po’, tuttavia sapeva che non sarebbe riuscito a prendere sonno se prima non avesse parlato con Katie dell’invito di Sarah.

Aveva già allontanato con una certa rassegnazione il cellulare dall’orecchio, quando udì la voce della ragazza.

“Ciao”, la salutò sollevato.

Prima che potesse dirle alcunché, la sua interlocutrice fece un profondo respiro e prese la parola.

“Sei passato dalla caffetteria stamani”, esordì Katie, nervosa.

“Sì, infatti”, ammise lui. “Suppongo di aver incuriosito la tua amica… Meredith, giusto?”

“Mi dispiace, Rob. Avevamo cambiato turno; non ho pensato di dirtelo”, si scusò lei.

“Non devi chiedermi scusa, Katie. Ho sbagliato a passare senza avvisarti prima”, replicò Robert.

Katie non aveva colpa.

Diamine! Era l’unica persona che non ne aveva.

“Rob… Ho raccontato tutto a Meredith. In verità lo aveva già capito da sola. Adesso sa che l’uomo con cui sto uscendo sei tu. Mi dispiace davvero, ma non potevo più mentirle”, aggiunse Katie, mortificata.

La voce della ragazza era tesa, probabilmente credeva che si sarebbe arrabbiato con lei, ma non era così. Perché non era irato. Ovviamente non era elettrizzato all’idea che qualcuno fosse a conoscenza della sua storia (o quello che era) con Katie, però doveva ammettere che andando a cercarla in quel modo aveva corso un bel rischio.

Evidentemente non aveva ancora imparato a prevedere le conseguenze delle sue azioni e forse non lo avrebbe appreso mai.

In ogni caso, era stato lui il primo a confidarsi con Sarah, ergo Katie aveva sotto tutti i punti di vista quello stesso diritto.

Non poteva più rimandare oltre: doveva affrontare quell’argomento con Nick, anche se non sarebbe stato facile spiegargli quello che stava succedendo.

“Rob…”.

L’uomo la interruppe.

“Ti fidi di lei?”, le domandò con tranquillità.

“Sì, certo. Non ci conosciamo da tanto tempo, ma è mia amica”, gli assicurò subito Katie, perplessa.

“Allora va bene”, disse. “Io mi fido di te, Katie e mi fido del tuo giudizio. Se tu mi assicuri che la tua amica è affidabile, allora so di potermi fidare”, gli spiegò con semplicità.

Forse quello che era accaduto si sarebbe potuto evitare, ma ormai era successo e, cosa ben più importante, Robert sentiva di non poter più reprimere né nascondere i suoi sentimenti per lei.

“Dici sul serio?”, gli chiese Katie, sorpresa.

“Sì”.

Wow, pensò la ragazza.

Robert si passò una mano fra i capelli ancora umidi.

“C’è una ragione per cui sono passato a cercarti stamani”, mormorò più sereno. “Sarah mi ha chiesto se ci andava di passare la serata con loro. In effetti, se c’è qualcuno che dovrebbe scusarsi per la mancanza di discrezione qui sono io. Ne ho parlato con Sarah settimane fa”, ammise.

“Veramente?”, gli domandò.

“Sì”.

“Perché?”

Perché sei importante per me, Katie”, affermò lui, arrossendo.

Era una fortuna che lei non fosse presente per accorgersene.

“Ascolta, se non ne hai voglia, possiamo vederci qui noi due, oppure no. Come preferisci. Magari hai già un impegno! E’ stato sciocco da parte mia ipotizzare…”.

“Va bene. Per stasera”, acconsentì lei, bloccandolo. “Sai che diventi logorroico quando sei nervoso?”, gli domandò, divertita.

“Già. E’ un altro dei miei terribili difetti”, borbottò lui, ridendo.

E certamente non era il peggiore.

“Comunque sarei felice di conoscere Sarah”, dichiarò Katie.

“Ne sei convinta? A volte sa essere un po’ difficile…”.

“Sopravvivrò. Se riesco a sopportare te, chiunque altro sarà una passeggiata!”, commentò Katie, ridacchiando.

Touchée”.

Dopo che ebbero stabilito i dettagli di quell’incontro, Robert si lasciò sfuggire un sonoro sbadiglio, che alla ragazza non passò inosservato.

“Dovresti proprio dormire un po’”, gli consigliò Katie.

“Sì, probabilmente è una buona idea”, convenne lui con un sorrisino imbarazzato. “Ci vediamo stasera”.

“D’accordo. A stasera”.

“Katie?”

“Sì?”

“Niente”, voleva aggiungere qualcos’altro, ma si bloccò. “A stasera”.


Ciao a tutte!!!
So che molte si aspettavano che l'incontro fra Katie e Sarah avvenisse in questo capitolo, ma dovrete pazientare fino al prossimo.
Tuttavia, un incontro è avvenuto: Rob infatti ha conosciuto Meredith e questo ha spinto Katie a confidarsi con l'amica.
Cosa ne pensate della reazione di Rob? Secondo voi avrebbe dovuto arrabbiarsi?
Di certo la sua calma ha sorpreso Katie.
Ora non ci rimane che vedere come andrà tale attesa uscita a quattro! ;)
Un bacione, Vale

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Katie si cambiò per la terza volta. Guardò con un certo sdegno una camicetta di raso rosa e la buttò sul letto, insieme a un’altra montagna di indumenti.
Non riusciva proprio a decidere cosa indossare per quella fin troppo imminente uscita e Meredith non le era di alcun aiuto, visto che continuava a porle domande su Robert.

Era già nervosa e di certo non aveva bisogno di tutta quella pressione aggiuntiva. Avrebbe solo voluto che la sua amica chiudesse la bocca per due secondi, in modo da farle pensare a cosa si abbinasse meglio alla gonna di jeans che desiderava tanto mettere.

Forse però era meglio un vestito…

 “Sai, non riesco ancora a credere che tu stia per uscire con Robert Pattinson! Anzi, che lo frequenti da settimane in segreto!”, dichiarò Meredith, osservando con sommo interesse la mise che l’amica stava provando.

“Mer, non stiamo insieme. Ci vediamo e basta”, mormorò Katie un po’ esasperata.

Katie si ritrovò a chiedersi se era così che si sentiva lui: pressato e asfissiato dall’inverosimile insistenza della gente. Non aveva mai riflettuto sul serio su come dovesse essere avere la notorietà di Robert.

Certo, doveva avere molti privilegi, un’infinità di privilegi, però dopo averlo conosciuto meglio, la ragazza si era domandata più volte- anche se non aveva mai avuto il coraggio di consultare il diretto interessato- se avrebbe mai desiderato poter tornare indietro.

Non aveva ancora la presunzione di conoscerlo profondamente, ma in dei momenti le era sembrato che quel peso per lui fosse troppo da sopportare e questo un po’ la preoccupava.

Ma non erano affari suoi.

“Beh, in ogni caso è eccitante e strano!”

Non dirlo a me, pensò Katie.

“Sta’ tranquilla. Non ne farò parola con nessuno”, la tranquillizzò Meredith con un sorriso affettuoso.

“Lo so, grazie”.

“Lui come l’ha presa?”, le domandò, alludendo a quello che aveva scoperto.

“Mi è sembrato calmo”.

In effetti sentire Robert parlarne in maniera così pacata e serena l’aveva stupita e al tempo stesso tranquillizzata. Visti i loro trascorsi non si aspettava quel genere di reazione da lui. Una sfuriata, quella sì, non l’avrebbe sorpresa.
Però sentirgli dire che si fidava di lei e della sua opinione le aveva procurato una sensazione di benessere ineguagliabile.
Robert credeva davvero in lei.

“Dovresti mettere questo vestito”, le consigliò Meredith, passandole uno degli abiti che aveva poggiato sul letto. “Ti starebbe benissimo”.

Katie accennò un sorriso.

“Grazie, Mer”, le disse di cuore, prendendo il vestito.

“Figurati e prometto di non farti più l’interrogatorio”.

“Ottimo!”, commentò Katie.

Si liberò dalla gonna che indossava e provò l’abito rosa antico senza spalline, suggeritole da Meredith. Era morbido e sinuoso ed evidenziava le sue forme senza esagerare. Inoltre, il fatto che le arrivasse poco sopra al ginocchio la rendeva sexy senza essere volgare.
Lo abbinò a un paio di ballerine nere, visto che molto probabilmente non sarebbero usciti i tacchi non avevano molto senso.

“Come ti sembra?”, domandò un po’ titubante.

L’amica la squadrò da capo a piedi.

“Direi che Pattinson non sa cosa lo aspetta”, dichiarò Meredith, ridendo. “Stai benissimo”.

Katie le sorrise magnanima e la abbracciò.

“Buona serata, Katie”.

 
Mentre osservava Robert chiacchierare con Nathan, Katie si sentì vagamente a disagio. Non riusciva a rammentare l’ultima volta che era uscita in gruppo con persone che non conosceva più che bene e con cui gli argomenti di conversazione erano così scarsi. Aveva provato a esprimere la sua opinione, ma non avendo vissuto nessuna delle loro esperienze, si sentiva un pesce fuor d’acqua, assolutamente fuori posto.
Le pareti della suite dell’attore, che solitamente le parevano rassicuranti, per la prima volta le sembravano una gabbia.
Era convinta che se avesse preso da parte Robert e l’avesse messo al corrente del suo disagio, lui avrebbe dirottato la conversazione da un’altra parte, ma non voleva ammettere di sentirsi in difficoltà.

Rise alle battute di Nathan, ma quando il suo telefono squillò- sebbene si trattasse di una chiamata da parte di un’amica che non sentiva da tempo e che in qualsiasi altra occasione avrebbe rifiutato- si scusò coi presenti e si allontanò nella stanza adiacente al salotto.

Rimase al telefono un paio di minuti e quando fu costretta a riattaccare, si lasciò sfuggire un sospiro.
No, non era stata una buona idea accettare quell’invito.

“Anch’io non capisco le battute di Nathan”, disse una voce femminile, facendole quasi scivolare il telefono dalle mani.

Si voltò e vide che Sarah la stava guardando magnanima.

“E sto insieme a lui da anni, per cui a questo punto dovrei aver capito il suo senso dell’umorismo”, aggiunse con un sorriso.

“Non ha un umorismo tradizionale”, mormorò Katie, imbarazzata.

“Beh, neanche Rob”, replicò l’attrice, facendole l’occhiolino.

Stavolta Katie sorrise spontaneamente.

“Direi di no”.

“Ti ci abituerai”, le assicurò.

“Grazie”, mormorò Katie sorpresa.

Sarah scrollò le spalle con aria disinvolta.

“Sono venuta qui solo per prendere da bere”, specificò afferrando un paio di birre dal frigo. “Torniamo di là?”

Katie annuì.

Quando fece il suo ingresso insieme a Sarah in salotto, Robert alzò gli occhi da Nathan e la guardò. Lei si sedette vicino a lui.

“Tutto bene?”, le chiese sottovoce, accarezzandole una mano.

Katie lanciò uno sguardo a Sarah. Adesso stava iniziando a capire quello che lui le aveva raccontato di lei e comprendeva anche i motivi che l’avessero spinto a confidarsi con lei, era una di quelle persone di cui ci si poteva fidare.

“Sì”, gli assicurò sicura.

 
Dopo la partenza un po’ titubante, Katie si ritrovò a chiacchierare amichevolmente con Sarah e Nathan e li narrò i dettagli del suo viaggio in Spagna, avvenuto l’anno precedente. Era emerso che anche il ragazzo di Sarah era stato lì pressappoco nello stesso periodo e i due si scambiarono vari aneddoti, facendo ridere il resto della compagnia.

Totalmente presa dalla ritrovata sicurezza, Katie non si era minimamente resa conto del modo in cui Robert la stava osservando. L’attore infatti la stava fissando con espressione imperscrutabile ed uno strano luccichio negli occhi.

La ragazza scoppiò a ridere di gusto ascoltando l’ultimo episodio rievocato dal suo loquace interlocutore.
Riguardava uno strano incidente avvenuto a Parc Guell, dove una turista russa l’aveva scambiato per un famoso cantante irlandese, che lui non aveva mai sentito nominare, almeno prima di quel momento.

“Beh, una volta mi è stato detto che assomiglio a un’attrice degli anni ‘20”, affermò Sarah.

“E questa tipa era così conosciuta da non avere neanche un nome?”, la stuzzicò Nathan.

“Quel ragazzo non se lo ricordava”, borbottò.

Katie sorrise.

“Sempre meglio dell’essere vagamente somigliante al tizio che ha fatto Twilight, no?”, ribatté Robert, bevendo un sorso di birra.

Gli era capitato almeno un paio di volte quando ancora viveva a Londra e l’aveva trovato quasi divertente. In fondo essere scambiato per se stesso, era sempre meglio dell’essere riconosciuto.
Ovviamente adesso non aveva molte speranze di replicare l’accaduto.

“Se non altro nessuno ha mai storpiato il tuo nome in Katia per tutti gli anni scolastici!”, intervenne Katie in tono leggero.

Lui le sorrise e le passò un braccio intorno alle spalle, avvicinandola a sé.

“Dimentichi il mio meraviglioso nomignolo… R-Pattz. La gente non ha un grammo di originalità!”, proseguì, guardandola.

Lei scosse la testa.

“Non capisco perché ti irrita così tanto. Non è brutto”, gli disse.

“E’ orribile infatti!”, sentenziò lui in un tono che non ammetteva repliche.

Katie ridacchiò divertita.

Effettivamente non avrebbe saputo spiegare come mai non lo sopportasse, ma lo detestava. Lo avrebbe scambiato con qualsiasi altro soprannome. Qualsiasi.

“Beh, ci piacerebbe restare qui per ascoltare il secondo tempo dei tuoi drammi da prima donna, Rob, ma domattina dobbiamo alzarci presto”, disse Sarah. “Vorrei evitare di avere due occhiaie al posto della faccia sul set”.

Nathan baciò la sua ragazza con trasporto e naturalezza.

“Non ho mai visto nessuna a cui donano più di te”, le assicurò con voce suadente.

Lei si allontanò da lui e scosse leggermente la testa, intercettando lo sguardo di Katie. Poi lo baciò a fior di labbra.

“Noi andiamo”, ripeté in direzione di Robert, alzandosi in piedi.

Nathan, che finalmente aveva capito il senso di quelle parole, la imitò frettolosamente.

“E’ stato un piacere conoscerti, Katie”, disse Sarah, sporgendosi verso la ragazza per salutarla.

Katie rimase un po’ stupita da tale gesto, ma si ricompose subito e le sorrise riconoscente.

“Ci vediamo”, aggiunse Nathan, dando una pacca sulla spalla a Robert.

“Non ti disturbare ad accompagnarci alla porta, credo che possiamo riuscire ad attraversare un paio di stanze senza perderci!”, dichiarò Sarah, facendogli l’occhiolino.

“D’accordo. Buonanotte”, li salutò l’attore.

Quando furono rimasti soli, Robert tirò un sospiro di sollievo, mentre Katie lo osservava curiosa.

“Pensavo di dover essere io a sentirmi a disagio”, lo rimbeccò con una risatina.

“Non ero a disagio”, replicò.

“Ah, davvero?”

“Forse un po’”, ammise infine, arrossendo appena.

Katie lo guardò sorpresa.

“Sono tuoi amici, no? Non ha molto senso”.

“Non ero sicuro che ti sarebbero piaciuti”, disse con un sorriso, imbarazzato.

“Avevi ragione su Sarah”, affermò Katie, interrompendolo. “E’ davvero molto carina e spiritosa. Anche Nathan è simpatico, in un modo tutto suo. Sono una bella coppia”.

“Sì, infatti”, convenne lui, passandosi una mano fra i capelli spettinati.

Katie lo fissò per un attimo in silenzio. Pareva veramente sulle spine e la ragazza non riusciva proprio a comprenderne il motivo.

La serata era andata bene, o no?

“Scusa, puoi aspettare qui un momento?”, le chiese in tono neutro.

“Va bene”, mormorò, confusa.

Cosa stava succedendo?

 
Ci aveva pensato e ripensato un’infinità di volte in quei giorni e quella sera, mentre aveva ascoltato Katie chiacchierare con Sarah e Nathan aveva capito. Se voleva veramente tentare di far funzionare le cose con lei non poteva più lasciare la situazione in quel modo.

Perlustrò rapidamente il secondo cassetto della sua scrivania e trovò esattamente quello che stava cercando. Sì, era la cosa giusta da fare.

Sapeva di essersi comportato in maniera un po’ scostante quella sera, ma aveva bisogno di tempo per riflettere.
Quando tornò da lei, la ragazza gli mise addosso il suo sguardo indagatore. Sembrava guardinga e al tempo stesso curiosa, almeno finché non scorse i documenti che lui aveva in mano.

Katie spostò il suo sguardo da Rob ai documenti e poi di nuovo a Rob.

Li aveva già visti una volta e non aveva un bel ricordo di quella giornata. Anzi, probabilmente era una delle peggiori che avesse mai vissuto dopo il suo arrivo a Toronto. Almeno fino a quel momento.

Tuttavia, lui voleva che lei comprendesse.

 “Non avrei mai dovuto tirare le cose così per le lunghe. Mi dispiace, Katie. Davvero”, iniziò, mettendola in allarme. “Avrei dovuto farlo subito, ma non sono molto propenso a fidarmi delle persone che non conosco bene”.

Katie continuò a fissare i fogli, interdetta.

“Non desidero che ci siano incomprensioni fra noi e non voglio neanche questi”, precisò serio, facendoli a pezzi.

Avrebbe dovuto distruggere quei documenti ridicoli da tempo, ma aveva sempre trovato scuse per non farlo, almeno fino a quel momento.
Robert si sentiva stranamente leggero ed al tempo stesso mortalmente in imbarazzo. Continuò a fissarsi le mani che tenevano i brandelli di carta senza riuscire ad avere il coraggio di guardare lei negli occhi.
Poi finalmente si guardarono.

Mi fido di te, Katie e vorrei che anche tu potessi fare lo stesso. So di non averti fornito molte ragioni per…”.

Robert non riuscì mai a dirle quanto avesse sbagliato, perché Katie si era sporta verso di lui per baciarlo.
Le loro bocche erano incollate.

“Parli troppo”, lo ammonì la ragazza, accaldata.

“Lo so”, mormorò lui. “Vuoi che ti riaccompagni a casa?”, le chiese.

Non era quello che desiderava, ma non voleva farle alcun tipo di pressione, non quella sera almeno.
Non poteva permettere che lei credesse che fosse tutta una tattica per ottenere altro. Perché non lo era affatto.

Katie lo baciò di nuovo, dopodiché annuì.

“Prendo le chiavi”.

 
Dopo che Katie fu sparita dalla sua visuale, lanciò un’occhiata incuriosita verso l’edificio a pochi metri da lui. Il 1227. Era proprio lì che viveva.
Le pareti del palazzo erano gialle e piuttosto malmesse. Nonostante fosse buio, riuscì a scorgere qualche graffito poco grazioso sulla vernice sbiadita dall’usura e dallo smog.

La ragazza gli aveva assicurato, scherzando, che alla luce del giorno aveva tutto un altro aspetto, ma non era stata la trascuratezza dell’edificio a cambiare il suo umore, quanto i suoi ricordi.

Improvvisamente, mentre indugiava con le chiavi nel quadro della macchina, tutto quello che stava guardando lì intorno assunse una nota quasi famigliare.

C’era una certa somiglianza fra quel quartiere e quello in cui aveva vissuto a Londra insieme ai suoi amici quando avevano solo diciassette anni.

In quel periodo detestava quel buco in cui abitava, invece recentemente aveva iniziato a guardare il suo passato in modo differente.

Allora non pensava che la sua vita sarebbe cambiata tanto. Nonostante i suoi sforzi, i numerosi casting a cui aveva partecipato erano sempre finiti con un buco nell’acqua. Dopo il suo ruolo di poca importanza in Vanity Fair- la scena era stata anche tagliata dalla versione definitiva nel film!- era approdato nel cast di Harry Potter, ma sapeva che il suo personaggio avrebbe avuto vita breve e negli anni seguenti c’era stato più o meno il nulla. Aveva fatto qualcosa, ma nulla che gli consentisse di fare di più del pagare l’affitto.

Non aveva mai creduto che nel giro di poco tempo il suo nome avrebbe avuto un valore economico da capogiro.

Ma era quello a significare qualcosa, non lui.

Soltanto dieci giorni e sarebbe tornato alla sua solita routine, alle medesime banalità, ai soliti sorrisi falsi e forzati, alle stesse paranoie e con un po’ di sfortuna sarebbe anche stato costretto a rivedere lei.

Aveva giurato a se stesso che non avrebbe più cercato di riallacciare un rapporto con Kristen, però questo non aveva impedito al suo agente di chiamarlo per avvisarlo che la sua presenza sarebbe stata necessaria ai Teen Choice Awards.

L’attore aveva sempre detestato quegli eventi in cui doveva solamente mostrarsi al meglio e sorridere. Ricevere un qualche riconoscimento del genere era ridicolo, tanto sapeva bene che per nessuno avevano importanza, che per nessuno di quelle persone che lo votavano lui aveva davvero un senso.

Era solo un passatempo e presto o tardi se ne sarebbero dimenticati, indirizzando il loro interesse verso qualcun altro. Tuttavia, non era certo un misero riconoscimento a preoccuparlo, quanto sapere che a tale evento sarebbe senz’altro stata presente anche lei.

Non si parlavano da fine Maggio, ma questo significava ben poco. Robert aveva sempre evitato le sue chiamate, ma sapeva bene che un incontro- anche solo accidentale- sarebbe potuto capitare.

Però non voleva e non poteva permettersi di pensarci in quel momento. Sapeva di dover raccontare tutta la verità a Katie, ma in quel momento la cosa più importante era parlare con Nick.



Ciao a tutte!!!
Lo so, lo so. Ho concluso questo capitolo in un "bel" punto. XD
Finalmente Katie e Sarah si sono incontrate e sono entrate subito in sintonia. Cosa ne pensate del modo in cui l'attrice ha cercato di far sentire Katie più partecipe? Ovviamente non potevamo aspettarci che uno dei due ragazzi ci arrivasse!
Il gesto di Rob mi pareva più che doveroso e simbolico a questo punto. Visto che si fida di Katie quei documenti non avevano più ragione di esistere. ;)
Katie sicuramente ha apprezzato. Ma... questo sarà sufficiente a tranquillizzarla davvero?
Resta sempre la questione della mezza verità (mi piace tenervi sulle spine, lo ammetto!) e c'è anche l'ombra di Kristen nell'aria...
Saranno costretti a rivedersi presto o no? E questo ipotetico incontro potrebbe cambiare qualcosa?
Lo saprete presto!
Un bacione e grazie a tutte coloro che continuano a seguirmi. <3
Vale


 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Robert stava riprendendo fiato fra una scena e l’altra. Faceva molto caldo quel pomeriggio e il costume di scena era fastidioso.
Aveva dormito ben poco la notte precedente, troppo preso dal riflettere come esporre nella maniera più decisa ed indolore l’intera faccenda a Nick.
Sapeva che il suo agente sarebbe stato tutt’altro che entusiasta nell’apprendere che non solo non aveva smesso di frequentare Katie, ma che provava addirittura qualcosa per lei.

Tuttavia non poteva più temporeggiare, anche perché era consapevole del fatto che i suoi sentimenti non avrebbero perso d’intensità e lei meritava di potersi davvero fidare di lui.

Doveva solamente mantenere la calma, parlare con cognizione di causa e chissà, forse Nick avrebbe capito.
Nella peggiore delle ipotesi avrebbero discusso animatamente per un po’, dopodiché l’agente si sarebbe messo l’anima in pace. Era la sua vita. Nessuno poteva scegliere al suo posto. Non stavolta.

Fece un respiro profondo, preparandosi per tornare a lavoro.

“Mr Pattinson, il suo agente la stava cercando”, lo informò un ragazzo sui vent’anni, piombando nella stanza.

Quella notizia lo sorprese, ma rimane impassibile.

“Grazie, Marcus”, gli disse, seguendolo nel corridoio.

Una volta che Robert ebbe intercettato l’agente, Marcus si dileguò, probabilmente capendo che la situazione non era ottimale.

Nick gli fece cenno di entrare nel trailer e l’attore obbedì.

L’uomo sembrava molto scuro in volto e il suo sguardo era vigile e duro.

“Forse dovresti dare un’occhiata a queste”, asserì sventolandogli il tablet davanti al naso.

Robert si avvicinò cauto e cercò di respirare regolarmente, le mani strette a pugno.

“Sono soltanto foto mentre esco da una caffetteria”, buttò lì con un sorriso tirato, fingendo una sicurezza che non gli apparteneva. Non in quel momento almeno.

 “Caffetteria dove sei stato più di una volta a quanto pare. Che cosa stai combinando con quella ragazza, Robert”.

Nick parlava con tono pacato, ma Robert lo conosceva abbastanza bene da sapere che anche se non lo dava a vedere era furioso.

Aveva commesso un terribile errore nel non raccontargli tutto fin dall’inizio.

Maledizione!

Tuttavia, non poteva che provare con la verità.

“Ci stiamo frequentando”, ammise in tono neutro.

Nick si passò una mano sulla fronte, come se volesse asciugarsi goccioline di sudore inesistente, poi lo guardò negli occhi.

“Ascolta. So che hai passato un brutto periodo a Los Angeles e forse rivedere questa ragazza ti ha fatto sentire meglio, ma lei è solo una complicazione e non puoi permettertela, specie adesso. Magari è davvero una persona eccezionale, ma non potrai mai avere un futuro con lei e non credo che dovresti perdere tempo in qualcosa che sai già che non funzionerà”.

“Tengo a lei, Nick. Non l’ho pianificato, okay? E’ successo e basta! Non ho intenzione di rinunciare”, ribatté Robert, alquanto alterato.

Si era ripromesso di affrontare l’argomento con calma, ma non ci stava riuscendo molto bene.

“E’ una follia. Questa storia finirà col rovinare tutti gli sforzi che hai fatto”, riprese l’agente, serio.

“Non la conosci nemmeno”, lo rimproverò Robert cercando di riacquistare il controllo di sé. “Non ne sai nulla”.

“Vedo l’effetto che ti sta facendo questa storia. Non ho bisogno di sapere altro”.

“E quale sarebbe esattamente?”, gli domandò. “Per mesi mi sono sentito come se non riuscissi neanche più a respirare e in queste ultime settimane con Katie finalmente mi sono sentito di nuovo…”.

“Vivo?”, gli chiese l’uomo, interrompendolo.

Robert avrebbe voluto concludere con un “di nuovo me stesso”, ma anche “vivo” poteva andare bene.

La verità era che per mesi era semplicemente sopravvissuto, al dolore, alla rabbia, alla frustrazione. E Katie era stata ossigeno puro per lui, perché Nick non riusciva a comprendere quanto ne avesse bisogno?

“Stai commettendo un errore", lo avvertì Nick.

"Tu non sai nulla!”, tuonò nuovamente Robert.

Non avrebbe voluto urlare in quel modo addosso a Nick; razionalmente comprendeva che non gli avrebbe giovato, eppure non riusciva a calmarsi, né a pensare lucidamente.

Era arrabbiato con Nick, era furioso, ma soprattutto ce l’aveva con se stesso. Con se stesso per aver permesso ad altri di prendere decisioni al suo posto, per non aver avuto il coraggio di dire basta prima.

Sapeva che gridare era inutile, che crogiolarsi in quello che era successo non sarebbe servito a cambiare nulla, ma allora perché non riusciva a farne a meno? Perché era arrabbiato con il mondo e in quel preciso istante avrebbe voluto davvero colpire Nick?

Nick stava per ribattere, ma qualcuno bussò alla porta. Era Marcus.

“Scusate, ma Mr Pattinson dovrebb…”.

Nick lo fermò alzando una mano.

“Vai. Ne riparliamo più tardi”, gli sussurrò, dandogli una pacca sulla spalla amichevolmente.

 
Mentre Robert cercava di calmarsi così da poter fare quello per cui veniva profumatamente pagato, dall’altra parte della città Katie era impegnata in un’impresa altrettanto impegnativa, ovvero passarsi il secondo strato di smalto evitando le sbavature.

Purtroppo però tale avvincente missione fu interrotta dallo squillare del suo cellulare. Katie lo afferrò stando bene attenta a non rovinare il lavoro fatto fino a quel momento e non rimase sorpresa nel leggere il nome di Meredith lampeggiare sul display.

Mrs Clifford si era finalmente ripresa dall’influenza, così sua figlia aveva smesso di andare alla caffetteria e quel giorno le due ragazze non si erano viste.

Katie era quasi stupita dal fatto che l’amica avesse aspettato così a lungo prima di chiamarla, era certa che morisse dalla voglia di sapere i dettagli della sua precedente uscita con Robert.

Mise da parte il flacone di smalto e rispose al telefono.

“Ciao”, la salutò la voce di Meredith.

“Ciao, Mer. Hai un tempismo perfetto! Stavo giusto stendendo lo smalto che mi hai regal…”.

La ragazza la interruppe.

“Lascia perdere lo smalto e raccontami di ieri sera!”

Katie ridacchiò.

“E’ andata piuttosto bene in effetti”, rispose. Poi aggiunse: “All’inizio sarei voluta fuggire dalla finestra, o calarmi dal terrazzo, ma poi è andata meglio”.

L’amica scoppio a ridere sonoramente.

“Sono stati tutti molto carini nel tentare di farmi sentire a mio agio, specie Sarah”.

“E Robert?”

Quanto poteva raccontare a Meredith?

La verità.

“Ha fatto una cosa che non mi sarei aspettata quando se ne sono andati…”, iniziò.

“Ti prego dimmi che ha a che fare con il sesso!”

Katie arrossì violentemente.

“Meredith!”, tuonò. “NO”.

“Perfetto, racconta”, le disse con un po’ meno entusiasmo di quanto Katie non si sarebbe aspettata.

“Ricordi i documenti che il suo agente mi aveva fatto firmare tempo fa?”

“Sì, certo”.

“Li ha strappati”, le rivelò.

Per un attimo nessuna delle due ragazze parlò. Katie si sentiva stranamente nervosa attendendo la reazione di Meredith.

“Wow”, esclamò infine questa.

Katie sapeva bene che probabilmente il suo agente ne custodiva una copia da qualche parte, ma per lei questo non sminuiva il gesto di Robert, né quello che le aveva detto in seguito.

“Beh, è un passo avanti”, ammise Meredith.

“Direi di sì”, mormorò Katie.

“Adesso quando vi rivedrete? Stasera?”, le domandò.

“Non lo so… Penso dovesse lavorare tutto il giorno. Forse domani”.

“E’ assurdo che tu non abbia il suo numero di telefono”, sentenziò Meredith.

Katie sospirò. Forse non era stata una buona idea rivelarle anche quel dettaglio, ma una volta iniziato non era riuscita a fermarsi.

“Non mi pare corretto che lui abbia il tuo e possa chiamarti quando preferisce, mentre tu non possa farlo. Almeno gliel’hai chiesto?”

Katie accennò un sorriso che la sua interlocutrice non poteva vedere.

“In effetti no”, ammise.

Non aveva mai dato troppo importanza alla cosa all’inizio. In fondo era normale che toccasse a uno dei due telefonare all’altro, ma di recente aveva preso più volte in mano il cellulare sentendo l’impulso di chiamarlo, salvo poi rendesi conto di non poterlo materialmente fare.

Comprendeva la ragione che l’aveva spinto a non darglielo, però adesso la ragazza sentiva che forse era arrivato il momento di domandarglielo. Nella peggiore delle ipotesi, lui le avrebbe risposto di no.

Ma se lo avesse fatto davvero, lei come l’avrebbe presa? Non le piaceva che fosse lui ad avere il coltello dalla parte del manico, non era mai stato il genere di persona che si fa mettere i piedi in testa e di certo non lo avrebbe permesso a lui, ma la situazione era già delicata.

“Pensi che non te lo darebbe?”, le chiese Meredith cauta.

“Non lo so”, fu costretta ad ammettere.

“Beh, visto che lui ha il tuo e che ti ha addirittura fatto conoscere dei suoi amici… magari dovresti chiederglielo”.

“Forse fai ragione. Ma…”.

“Non vuoi metterlo sottopressione. Ho capito”, concluse Meredith un po’ insofferente.

Katie sospirò.

“Penso che sia già sufficientemente stressato”, ammise.

“Può darsi… Però non mi sembra saggio lasciare che i suoi bisogni prevarichino i tuoi”, asserì. “Scusa, devo ancora prepararmi per l’uscita con James. Ci risentiamo domani, okay?”

“Certo. Divertiti!”

“Grazie”.

Una volta conclusa la telefonata, Katie mise da parte il telefono e si dedicò alla conclusione del suo capolavoro, altresì noto come smalto.

Dieci minuti dopo le sue unghie parevano uscite dal depliant di qualche rivista di Make-Up, purtroppo però sapeva bene che l’effetto avrebbe avuto durata assai breve.

 
Quando scorse la porta del suo trailer tirò un sospiro di sollievo. Si passò una mano fra i capelli con rabbia e tentò nuovamente di calmarsi.

Non riusciva a credere di essersi lasciato andare in quel modo contro Nick, ma non era riuscito ad evitarlo. Afferrò una bottiglietta d’acqua dal minifrigo e ne bevve un sorso.

Quello che era appena successo era ridicolo. Anzi, andava ben oltre l’assurdo. O per lo meno questo era ciò che avrebbe voluto pensare, ma purtroppo non era la prima e di certo non sarebbe stata l’ultima volta in cui qualcuno avrebbe valutato la sua condotta ed espresso un parere non richiesto.

Possibile che per il suo agente fosse così difficile comprendere quanto Katie significasse per lui?

Non voleva sentire parlare di Los Angeles, né di apparizioni pubbliche finché si trovava lì. Era arrabbiato, furioso e in quel momento desiderava soltanto essere lasciato in pace.

Tuttavia, come se qualcuno avesse letto quel pensiero e volesse prendersi gioco di lui, la porta del trailer si aprì e comparve Sarah.

“Ciao!”, lo salutò, prima di accorgersi della sua espressione. “Cos’è successo?”, s’informò un po’ preoccupata.

“Niente. Sto bene”, ribatté sgarbato.

“Lo vedo”, asserì sarcastica. Ma capì che l’amico non aveva voglia di parlarne, quindi cambiò argomento. “Mi sono divertita ieri sera. Katie è molto bella e intelligente”.

“Lo so”, mormorò Robert, accennando un sorriso.

“E per qualche assurda ragione ti trova anche divertente”.

“Grazie tante”.

“Ehi, io ho finto per anni di capire le battute di Nathan!”, gli ricordò. “Lei non finge con te, le capisce davvero.  Quindi non fare cazzate”.

Sentendo quelle parole, Robert inarcò le sopracciglia.

“Scusa?”

“Sto solo dicendo che si vede che tiene a te. E’ una ragazza speciale e tu meriti di essere felice. Però…”.

“Però?”

Glielo chiese quasi in tono di sfida. Voleva sapere qual era il suo problema.
Tanto la sua giornata non poteva peggiorare, o forse sì?

“So che ne abbiamo già parlato, ma anche se fra te e Kristen è finita certi sentimenti non scompaiono dall’oggi al domani solo perché lo si desidera”.

“Non parlo con Kristen da mesi, Sarah”, ribatté. “E non ho alcuna intenzione di parlarle”.

“Ma sei stato tu a dirmi che dovresti partecipare ai Teen Choi…”.

“Questo non significa nulla. Non vuol dire che provo ancora qualcosa per lei, d’accordo?”

“Beh, se lei ti fosse davvero indifferente non ti altereresti così facilmente”, mormorò Sarah.

“L’unica ragione per cui mi altero è che ne ho abbastanza di gente che mi dice quello che devo o non devo fare o provare!”, ruggì.

Non aveva bisogno che anche Sarah mettesse in dubbio le sue parole, né che gli ricordasse quali erano i suoi doveri professionali. Non in quel momento almeno.

Perché nessuno lo voleva lasciare in pace?!

 “Non volevo intromettermi…”, si scusò freddamente.

“Ah no?”, la rimbeccò lui. “Vattene, per favore”.

“Sì, mi pare un’ottima idea”, dichiarò l’attrice, sbattendosi la porta alle spalle.

 
Katie stava sfogliando distrattamente una rivista di moda, che aveva sottratto a Meredith il giorno precedente.
Non era una patita di quel genere di cose, ma non aveva voglia di continuare a leggere il romanzo che aveva poggiato sul comodino qualche sera prima, così quella restava la sua migliore opzione per passare il tempo.

Erano già le 11:42PM, ma non aveva sonno. In effetti i suoi pensieri si intersecavano.
Aveva riflettuto molto sulla conversazione avuta con Robert riguardo alla sua storia con Kristen ed anche alle parole di Meredith. Forse avrebbe veramente dovuto prendere il coraggio a due mani e chiedere a Robert il suo numero. Oppure era una pessima idea.
Non era da lei essere indecisa, ma stavolta non sapeva proprio cosa fosse più giusto fare.

Girò pagina e concentrò la sua attenzione su un articolo sulle nuove collezioni autunno/ inverno. Decisamente quella rivista non faceva per lei, così optò per abbandonarla sul comodino in favore di una puntata di Once Upon A Time.

Le piaceva molto quel telefilm, era gradevole pensare che “Se due persone sono fatte per stare insieme, troveranno il modo di stare insieme”. Charming e Snow ripetevano quella frase costantemente nella prima stagione ed alla fine riuscivano davvero a ritrovarsi. Peccato che quella fosse soltanto una favola.

Lei e Robert erano destinati a stare insieme? Probabilmente la risposta era no.
In cuor suo Katie sapeva bene che come “coppia” non avevano poi tutte queste grandi chance di costruire un futuro insieme. Robert aveva ragione nel dire che conducevano vite davvero molto diverse e ovviamente vivere ai due capi opposti del Pianeta non sarebbe certo stato d’aiuto… Senza contare il resto.

Forse avrebbe fatto bene a lasciar perdere immediatamente, prima di farsi troppo male, ma non poteva farlo, perché lui era troppo importante. Nonostante tutte le circostanze fossero assolutamente contro di loro, Katie non voleva e non poteva rinunciare a lui. Non l’avrebbe fatto.

Stava ascoltando l’ennesima congettura di Regina, quando qualcuno suonò alla porta. Katie cliccò “pause” e lanciò un’occhiata alla sveglia, allarmata. Segnava quasi mezzanotte.

Chi poteva cercarla a quell’ora?

Forse si trattava dei vicini che avevano sbagliato campanello. In quel caso avrebbe veramente dato i numeri quella sera. Era una fortuna che non stesse dormendo, perché quel suono di certo l’avrebbe svegliata di soprassalto con il cuore in gola.

Percosse con lentezza esagerata i pochi metri che la separavano dall’ingresso e, nel chiedere chi fosse, ebbe quasi un sussulto. Non era una ragazza ipocondriaca, né altro, ma un campanello che suona di notte avrebbe messo in agitazione anche la persona più calma della Terra. Specie se non aspettava ospiti e viveva da sola.

Il suo cuore perse un battito nell’udire la sua voce.

“Sono Rob. Posso salire?”

Alla ragazza occorse un minuto buono per riprendersi dallo shock.

“Sì, sì. Certo”.

Si guardò intorno, confusa sul da farsi. Indossava già il pigiama, composto da un pantaloncino corto a quadri bianchi e celesti ed una canottiera celeste ed i capelli erano raccolti goffamente in una coda di cavallo, che forse un paio di ore prima aveva anche un aspetto decente, ma non in quel momento.

Per un istante Katie pensò di andare a cambiarsi e/o pettinarsi, ma in fondo era consapevole di non averne il tempo. L’idea di accogliere in casa sua Robert Pattinson con quella mise la rendeva veramente nervosa, però non aveva altre opzioni, se non quella di sciogliere i capelli e ravvivarli alla meglio con le mani. Il risultato non era dei migliori, ma se non altro erano puliti e brillanti.

Sempre meglio di niente, pensò.

 “Ciao”, lo salutò sorpresa ed accaldata, prima di accorgersi della sua espressione.

 “Ciao”, ripeté lui con un sorriso smorzato, passandosi una mano fra i capelli.

Quando l’uomo si rese conto di quello che lei stava indossando fece una smorfia.

“Mi dispiace. Stavi dormendo? Non sarei dovuto venire qui a quest’ora. Accidenti!”

Katie lo fissò preoccupata.

“Non c’è problema. Stavo solo guardando un film”, gli assicurò dopo un istante di silenzio.

Lui annuì appena.

“Okay”.

“Rob, stai bene?”

“Sì, sì certo”.

“Non sembrerebbe”, osservò gentilmente, accarezzandogli una guancia.

Era strano come le stesse parole di Sarah pronunciate da Katie apparissero diverse.

“Scusami, non sarei mai dovuto venire qui a quest’ora, per di più senza neanche chiamarti”.

Katie continuò a fissarlo. Pareva veramente sconvolto.

“Non fa niente”, ripeté.

“Dovrei essere in hotel, ma… Non volevo restare da solo stasera”, le confessò.

La ragazza si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò, teneramente.

“Puoi stare qui per tutto il tempo che vuoi”, gli disse.

“Grazie”, mormorò.

Katie sorrise, afferrò la sua mano e lo guidò verso la sua camera.

Rimasero sul letto in silenzio, sdraiati l’uno vicino all’altra per qualche minuto prima che lui parlasse.

 “Non sono stato sincero, Katie”, ammise a un certo punto Robert, senza avere il coraggio di guardarla. “Ci sono delle cose che non ti ho detto”.

Katie lo fissò seria.

“Mi dispiace”, ripeté lui. “Mi dispiace tanto”.

Lei chiuse per un attimo gli occhi.

Era finalmente arrivato il momento che tanto temeva?

“Ti devo più di una spiegazione, ma… Potremmo non parlarne adesso, per favore?”

“D’accordo”, acconsentì, stringendosi a lui e sperando che quella non fosse l’ultima volta in cui poteva farlo.




Buon week end!!!
So di essere ormai nota per concludere i capitoli sul più bello, lasciando mille argomenti in sospeso, ma vi prometto che nel prossimo molti misteri saranno svelati!
Finalmente Rob ha parlato con Nick e le cose non sono andate poi così bene... E anche Sarah, solitamente una sorta di "spalla" per lui, stavolta non l'ha aiutato affatto quasi insinuando che ci sia ancora qualcosa che lo lega a Kristen.
Rob ha confessato a Katie di non essere stato sincero con lei... Tuttavia, l'essere andato a casa sua cosa potrebbe significare? Vi pare strano che Rob non le abbia mai dato il suo numero di telefono dopo tutte queste settimane?
Un bacione e al prossimo capitolo. <3
Baci
Vale
Una piccola nota: questo capitolo è dedicato a tutte le ragazze a cui è capitato di "lottare" con quella cosa diabolica chiamata smalto! ;)


 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Quella notte Katie non riuscì a dormire. La presenza di Robert non la tranquillizzava affatto, poiché la sua mente era affollata di domande che si rincorrevano senza tregua.

Cos’era successo il giorno precedente? Perché era così sconvolto?

Katie preferiva concentrarsi su queste questioni, piuttosto che porsi quella che tanto temeva.

Su cosa lui le aveva mentito? Quale verità le aveva taciuto?
Lui e Kristen si vedevano ancora? O forse si sentivano sporadicamente? Aveva mentito dicendole che fra loro era finita? Lei era ancora nella sua vita?

Una parte di lei voleva razionalizzare la situazione, ma le sue parole le avevano gelato il sangue nelle vene. Eva le avrebbe consigliato di insistere e sicuramente anche Meredith sarebbe stata dello stesso avviso. Eppure lei non se l’era sentita di forzarlo... Forse era stupido, ma non voleva approfittare della sua debolezza. Non poteva.

Se lui le avesse raccontato tutto però almeno non si sarebbe arrovellata la testa con mille dubbi.
Tuttavia, non era certa che stavolta la verità sarebbe stata più dolce, o confortevole.

La realtà era che ormai non aveva la più pallida idea di quale alternativa fosse migliore.

Se Robert le avesse detto di voler stare ancora con Kristen, di amare ancora Kristen, sarebbe riuscita a sopportarlo? La sua vita sarebbe andata avanti come se niente fosse successo? Come se non l’avesse mai incontrato?

Probabilmente no. Poteva ripetere a se stessa che non lo conosceva abbastanza profondamente, ma la verità era che Robert non era la sola persona in quella stanza ad aver nascosto come stavano veramente le cose.

Lo amava.

Forse non sapeva ancora tutto di lui e mai avrebbe avuto la possibilità di conoscerlo fino in fondo, ma era così. Non poteva più mentire a se stessa.

Voleva andarci piano, doveva essere cauta, aveva cercato di non farsi sfuggire le cose di mano, ma lo amava. Inevitabilmente. Amava ogni parte di lui che aveva avuto la fortuna di scoprire ed amava anche quelle che ancora non conosceva.

Lo amava e forse lui pensava ancora a un’altra.

La cosa più assurda era che quei sentimenti appartenevano solo a lei.

Per quanto fossero sinceri e spontanei sapeva perfettamente che lui non provava lo stesso. Forse sentiva qualcosa per lei, ma era convinta che non fosse amore e sapere che le aveva mentito… Serviva solo ad avvallare la sua tesi.

Aveva perso così tanto tempo a cercare di nascondere a se stessa quello che provava che inizialmente aveva creduto davvero che non avesse importanza, ma non era così e vedere che lui stava soffrendo era sufficiente a dilaniarle il cuore.

Si voltò ed osservò il suo viso nell’oscurità. Pareva sereno in quel momento mentre giaceva accanto a lei, ma evidentemente c’era qualcosa che lo turbava. Katie sperava solo che la mattina seguente avrebbe scelto di parlargliene: sapere di non poterlo aiutare era più di quanto avrebbe potuto sopportare.

 
Stralci di conversazioni del giorno precedente si fecero strada nella sua mente non appena riprese conoscenza.

Come aveva fatto ad essere tanto idiota? Perdere la calma con Nick non era stata una mossa saggia, né tantomeno prendersela con Sarah… Ovviamente qualunque sciocchezza avesse fatto era stata nulla se paragonata al presentarsi a casa di Katie in quel modo.

Ma cosa gli aveva detto il cervello?! Evidentemente nulla…

Commettere errori ormai pareva essere diventata una sua specialità.
Si alzò dal letto e afferrò il telefono dalla tasca. Aveva ben tre chiamate perse da parte del suo agente. Era una fortuna che non dovesse recarsi sul set prima delle 11AM.

Affrontare Nick era una prospettiva poco attraente, ma sicuramente sarebbe stato senz’altro più piacevole rispetto a parlare con Katie.
Tuttavia, non poteva evitare neanche quello, per cui dopo aver indossato la camicia, che aveva riposto malamente sulla sedia davanti alla scrivania della ragazza, raggiunse la cucina.
Katie stava bevendo una tazza di caffè di fronte al suo portatile e pareva immersa nelle proprie riflessioni. Solamente quando lui fu davanti a lei, accanto al tavolo, alzò lo sguardo dallo schermo.

“Buongiorno”, lo salutò cercando di non far trasparire il disagio che invece provava.

“Katie, non so come scusarmi. Non sarei mai dovuto presentarmi qui in quel modo”, asserì Robert con voce pacata.

Si sentiva veramente un idiota e l’unica cosa che desiderava era chiudere quella conversazione. La questione Nick era più urgente.

“Non fa niente. Non preoccuparti”.

Era stupenda. Non solo non gli aveva ancora chiesto spiegazioni, ma non pareva neanche arrabbiata e invece avrebbe avuto varie ragioni per esserlo.

“Vuoi del caffè?”, gli domandò.

Lui scosse la testa.

“No, grazie. E’ meglio che vada adesso”.

Lei non cambiò espressione.

“Va bene. Ci sentiamo dopo?”

“Sì, certo”, acconsentì lui, lasciando che lei lo accompagnasse verso al porta d’uscita.

Si salutarono con un rapido bacio a fior di labbra e mentre le porte dell’ascensore si chiudevano Robert continuò a fissarla, incapace di staccare gli occhi da lei. Forse aveva ancora una possibilità.

 
Mentre porgeva a Mr Jones la tazza di caffè che aveva ordinato, l’attenzione di Katie cadde su un trafiletto del quotidiano che l’uomo stava leggendo svogliatamente.
Non aveva modo di approfondire il contenuto, ma la piccola foto in bianco e nero di Robert bastò a deconcentrarla dal suo lavoro e la cameriera per poco non fece cadere a terra un paio di piatti.

“Sembri distratta oggi”, asserì Mrs Clifford quando anche l’ultimo avventore se ne fu andato. “Va tutto bene?”

“Non lo so”, ammise Katie sincera.

 “C’entra quel ragazzo misterioso?”

“Sì”, sospirò.

“E’ complicato?”, le chiese premurosa.

Katie annuì.

“Ha rischiato molto venendo qui”, affermò a un certo punto Mrs Clifford, lasciandola basita.

La ragazza per poco non si fece sfuggire di mano anche la tazza che stava caricando nella lavastoviglie.

Le due rimasero a fissarsi per un attimo in silenzio.

Meredith aveva parlato con sua madre? Oppure era stata Mrs Clifford a riconoscerlo?

“Come…?”

“Vado anch’io al cinema ogni tanto, Cara”, le rispose. “E lui non ha un volto facile da dimenticare”, aggiunse con un sorriso compiaciuto.

“Direi di no”, convenne lei.

“Non sono mai stata propensa a dare a certe persone importanza a priori e lui sembrava più che felice di passare inosservato, così non ho detto nulla”.

Katie annuì appena.

Evidentemente la sua storia con Robert non era mai stata così segreta come entrambi pensavano.

“Posso farti una domanda indiscreta, tesoro?”

“Sì, certo”.

Dopotutto Mrs Clifford aveva taciuto fino ad allora.

Lo ami?”, le chiese.

Katie si morse la lingua. Non era la questione che si aspettava. Non poteva rispondere a una domanda del genere. Eppure quell’unica sillaba uscì dalla sua bocca prima di riuscire a fermarsi.

”.

Mrs Clifford la guardò nello stesso modo in cui l’avrebbe fissata sua madre. C’era qualcosa di veramente materno in quella donna, trasmetteva fiducia ed affetto.

Gliel’hai detto?

Katie scosse la testa con vigore.

“Perché no?”

Katie sospirò di nuovo.

Non credo che lui provi lo stesso”, ammise.

“Tesoro, se non volesse frequentarti non lo farebbe”.

“No, ovviamente. Però…”.

Poteva raccontarle quello che era successo la notte appena trascorsa?

Forse non sarebbe stato corretto, ma glielo disse comunque.

Mrs Clifford non la interruppe, lasciandola parlare. Poi quando ebbe finito l’abbracciò.

“Quindi ti sei convinta che lui voglia dirti che prova ancora qualcosa per la sua ex?”, le domandò.

“Non mi sento di escluderlo…”, mormorò scontenta.

“Beh, io non l’ho visto venire qui per lei, ma per te”, asserì in tono neutro.

“No, certo…”.

Mrs Clifford le prese la mano.

“Ascoltami, Katie. Non fasciarti la testa. Non sai cosa lui ti ha nascosto, ma forse non è questa la domanda che dovresti porti”.

“E quale sarebbe?”

 “Qualcosa di quello che potrebbe dirti cambierebbe quello che provi per lui?

Katie scosse la testa un’altra volta.

No”, disse con voce sicura.

Purtroppo era vero. Se nella peggiore delle ipotesi Robert le avesse rivelato di essere ancora preso da Kristen, questo non avrebbe potuto far venire meno i suoi sentimenti nei suoi confronti.

“Per come la vedo  io, è inutile pensare al peggio per ora, tesoro”, ripeté la donna.

Katie accennò un sorriso proprio nel momento in cui il suo cellulare squillò. Neanche avesse avuto il potere di leggerle nel pensiero…

“Rispondi pure”, disse Mrs Clifford, andando sul retro e lasciandola sola.

Sentire la voce di Robert fu un vero e proprio sollievo, nonostante fosse davvero spaventata da quello che lui avrebbe potuto dirle.

“Ciao”.

“Ciao”.

“Ti disturbo?”, le chiese titubante.

“Nient’affatto. Stavo solo sistemando alcune cose”.

“Mi dispiace per stamattina e anche per ieri sera, Katie. Non volevo andarmene in quella maniera, ma dovevo risolvere una questione”.

La ragazza annuì in silenzio. Robert riprese.

“Senti, possiamo vederci più tardi? Ci sono delle cose che dovrei dirti…”, dichiarò.

Avrebbe quasi desiderato trovare una scappatoia, ma non poteva rimandare ancora, poiché il dubbio la stava logorando lentamente. Aveva bisogno di conoscere la verità, anche se quest’ultima avrebbe potuto ferirla ancora più profondamente.

“D’accordo”, acconsentì, cercando di restare calma.

“Passi da me, o preferisci che venga io?”, le domandò Robert.

“Vorrei parlarne a casa mia, se per te va bene”.

Se non altro almeno non sarebbe stata costretta ad andarsene lei a fine serata.

“Nessun problema. Alle nove?”

“Okay”.

“A stasera allora. Buona giornata, Katie”, disse Robert, chiudendo la telefonata.

Dubito che lo sia…, pensò la ragazza, tornando al suo lavoro.

 
Per il resto del pomeriggio Katie non combinò assolutamente nulla. Dopo aver finito il proprio turno alla caffetteria, fece una lunga passeggiata in centro per cercare di schiarirsi le idee e poi tornò al proprio appartamento.

Aveva ordinato una pizza, ma al momento di mangiarla il suo appetito era svanito. Era troppo agitata e in ansia per quello che forse stava per succedere.

Fra lei e Robert sarebbe finito tutto quello sera, oppure quello che lui voleva dirle non avrebbe rovinato tutto?

La risposta a quella domanda sarebbe giunta troppo presto, o troppo tardi… In entrambi i casi temeva che non sarebbe stata una conversazione piacevole, né rilassante.

Tuttavia non poteva fermare l’inesorabile scorrere del tempo e le nove arrivarono più in fretta di quanto non avrebbe voluto.

Quando si trovò Robert di fronte non poté più fingere che non fosse importante.
Lo amava e questo complicava ulteriormente le cose.
Non contava quello che Mrs Clifford le aveva detto: lui non doveva conoscere quello che lei provava. Non in quel momento almeno, non mentre era seduto accanto a lei sul divano con le mani sulle ginocchia e stava cercando il modo migliore per raccontarle tutto.

“Ho parlato con Nick ieri”, esordì infine dopo svariati minuti di silenzio.

“Per questo eri così sconvolto?”, gli domandò lei, scrutandolo apprensiva.

Lui fece una smorfia.

“Non proprio…”, sospirò. “Abbiamo discusso alla maniera di Nick, ovvero lui ha mantenuto una parvenza pacata e tranquilla, io no. Avevo pensato di dirgli tutto in modo differente, ma qualcuno mi ha visto venire da te alla caffetteria più di una volta”.

“Ah”.

“Già. Nick non ne è stato particolarmente felice”.

Katie non faceva certo fatica ad immaginarlo. Non lo conosceva, ma il modo odioso e irrispettoso in cui quell’uomo l’aveva trattata durante il loro unico incontro le era stato sufficiente.

“Cerca di capire, Katie. Non è una brutta persona, fa soltanto il suo lavoro: curare quelli che secondo lui sono i miei interessi”.

Katie annuì poco convinta. Non era molto d’accordo con l’ultima affermazione di Robert, ma aveva in testa questioni ben più urgenti che necessitavano di una spiegazione rispetto a un agente un po’ troppo zelante e protettivo.

“Ho avuto anche una conversazione non molto piacevole con Sarah”, aggiunse in imbarazzo.

“A proposito di me?”, gli chiese Katie, sorpresa.

Era piuttosto certa di aver fatto una buona impressione a Sarah, ma forse si era sbagliata un’altra volta.

 “Pensavo di piacere a Sarah”, mormorò la ragazza.

“Infatti. E’ così”, le assicurò Robert.

“Non capisco”.

Lui si passò una mano fra i capelli, nervoso.

“Voleva accertarsi che le cose andassero bene e ricordarmi alcune faccende”.

Katie gli rivolse uno sguardo interrogativo.

“Quali?”

Lui sospirò.

“Non ti ho detto tutto su come sono andate le cose fra me e Kristen. Credo che dovresti conoscere la verità”, dichiarò con voce pacata.

“Okay. Ti ascolto”.

Katie poteva sembrare tranquilla, ma in realtà avrebbe desiderato poter fermare quella conversazione e fuggire via. Ovunque non dovesse sentire le parole che temeva di stare per ascoltare.

“Lasciarci è stata una decisione che abbiamo preso insieme, ma sono stato io ad insistere. Mi sentivo soffocare all’interno del nostro rapporto. Non era così all’inizio: eravamo amici. Era divertente trascorrere del tempo insieme, così abbiamo cominciato a frequentarci anche fuori dal set. Kristen mi capiva meglio di chiunque altro al mondo. Abbiamo vissuto un cambiamento irreversibile insieme e questo ci ha avvicinati. Più la notorietà cresceva, più mi sentivo distaccato dagli altri: era come se ovunque andassimo fossimo in una bolla. Per tutti era perfetto! I due protagonisti di una storia d’amore a loro volta innamorati”.

Robert pronunciò quelle ultime parole con veemenza, quasi con rabbia.

“Ho amato Kristen più di chiunque altra, Katie. E pur di stare con lei ho accettato cose di cui non vado fiero”, aggiunse guardandola negli occhi a mo’ di scusa.

La ragazza non replicò, rimanendo in silenzio ad ascoltarlo.

“Lo scorso Luglio quando ho scoperto che lei mi stava tradendo…”, si interruppe per un secondo. “Pensavo che lei fosse l’amore della mia vita”.

Quelle parole furono come una pugnalata nel cuore per Katie.

“Avresti voluto…?”

Lasciò quella domanda in sospeso, ma Robert capì lo stesso il seguito.

“Non lo so, ma ci avevo pensato”, ammise infine accennando un sorriso triste. Poi aggiunse: “Sai, ho riflettuto molto dopo la nostra telefonata lo scorso anno. Ero confuso, non sapevo davvero dove sbattere la testa. Mi sentivo sottopressione, le persone intorno a me parevano non essere in grado di fare altro che dirmi cosa dovevo fare. Per loro era tutto così semplice, così ovvio! Io invece non ne avevo la più pallida idea. Desideravo soltanto un po’ di tempo per riflettere, ma non potevo averne. C’era un film da promuovere e quella per tutti era la priorità”.

Robert si fermò un momento. Aveva le mani strette a pungo, le nocche erano quasi bianche. Era chiaro che quel pensiero lo faceva ancora infuriare.

Non mi sono mai pentito di averti chiamata, Katie. Sei stata l’unica persona a non avermi detto cos’era giusto fare, o a trattarmi diversamente. Sei stata l’unica a darmi sollievo”, disse, guardandola negli occhi dolcemente. “Non volevo rivedere Kristen, ma non potevo evitarla… Mi ha giurato che era stato solo uno stupido errore, che non aveva significato nulla e io come uno sciocco le ho creduto, perché volevo farlo. Non potevo affrontare l’altra eventualità in quel momento… Poi una sera, eravamo tornati da una festa, mi ha confessato la verità. Non era stato un errore, era innamorata di lui. Andava avanti da mesi all’insaputa di tutti e probabilmente aveva smesso di provare lo stesso sentimento per me da parecchio tempo”.

Nonostante fosse sopraffatta da quella miriade di informazioni, Katie osservò il volto preoccupato di Robert e gli sfiorò la mano.

“Non sono la vittima di questa situazione, Katie. L’ho voluto. Fin dal primo momento sapevo che lei non poteva amarmi nel modo in cui desideravo. E’ stata sincera con me all’inizio… E’ scappata dalla sua storia con Michael quando le cose sono iniziate a diventare serie, avrei dovuto sapere che avrebbe fatto lo stesso con me non appena le avessi chiesto di più”.

“Mi dispiace, Rob”, gli sussurrò sincera.

“Sai, forse sarebbe finita anche senza Sanders. Litigavamo già ogni giorno ed ero arrivato al punto in cui non riuscivo quasi più a ricordare neanche uno dei motivi per cui stavamo insieme”, precisò lui con un sorriso triste.

L’amavi”, disse Katie gentilmente.

Lui annuì appena.

“Venire qui a Toronto è stata una benedizione! Avevo bisogno di staccare la spina. Non avrei mai pensato di rivederti e di poter provare qualcosa per te. Però è così. Non sono più innamorato di Kristen, Katie, però questo non significa che potrò evitarla per sempre. Ci saranno eventi, feste. Non parlo con lei da mesi, ma ci incontreremo”, ammise controvoglia. “Ma non significherà nulla e non avrà seguito”, precisò serio.

Non l’ami più?”, gli domandò di nuovo Katie.

Aveva sentito quello che lui le aveva detto, ma aveva bisogno di ascoltare quelle parole ancora una volta per crederci davvero.

No”, disse Robert con un sorriso più sereno, accarezzandole una guancia. “Non amo Kristen”.

Le labbra della ragazza si schiusero in un luminoso sorriso. Non avrebbe mai creduto che quella serata si sarebbe conclusa in quel modo; nella sua mente aveva immaginato solo scenari apocalittici.

“Quindi… adesso?”, gli chiese titubante.

Lui sorrise.

“Non ne ho idea, so soltanto che non ho intenzione di lasciarti andare, Katie”, affermò con tono sicuro.

“Bene. Perché non lo voglio neanch’io”.

“Ottimo. Direi che siamo d’accordo”, asserì Robert, baciandola.
 


Ciao a tutte e buon week end!!!
Quando mi trovo a scrivere questi capitoli in cui "la verità" deve venire a galla è sempre difficile scegliere la "migliore" versione dei fatti, ma anche stavolta ho optato per una di quelle che ritengo più probabili e sicuramente più congeniali alla vicenda di Rob e Katie.
Fra Rob e Kristen è veramente finita, ma lui sa che non potrò evitarla per sempre. Questo basterà a Katie?
D'altra parte la ragazza ha ormai dovuto ammettere con se stessa (e con Mrs Clifford) di essere innamorata di lui: secondo voi è una "mossa" saggia non dirlo al diretto interessato per ora?
Katie ha ragione a sostenere che lui prova "qualcosa" nei suoi confronti, ma che non si tratta d'Amore?
Di certo la storia che lui ha alle spalle è molto complicata... e potrebbe influenzarlo, anche se ha voluto essere onesto con Katie.
Ovviamente se non vi lascio con un bel po' di quesiti non posso ritenermi contenta! ;)
Un abbraccio e al prossimo capitolo,
Vale


 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Katie faceva di tutto pur di non contare i giorni che la separavano dalla partenza di Robert, ma quando ne mancarono soltanto tre, l’ansia si impadronì di lei.

Le cose fra loro andavano a gonfie vele, ma questo non cambiava il fatto che presto tutto sarebbe mutato. Non avevano ancora parlato approfonditamente di quello che avrebbe significato, ma se la ragazza non era impaziente di affrontare l’argomento, Robert cercava di scansarlo ancora di più.

Ormai si era abituato a vivere a Los Angeles, ma non credeva che stavolta sarebbe stato così difficile tornarci. La verità era che si sentiva un uomo migliore vicino a Katie, lei lo aveva cambiato, o forse gli aveva soltanto ricordato chi era e chi poteva ancora essere.

Il tempo che trascorrevano insieme era prezioso per lui, specie sapendo chi avrebbe dovuto rivedere presto. La stessa persona che lo stava cercando insistentemente da almeno tre giorni.
Robert aveva deviato tutte le sue chiamate, ma prima o poi avrebbe dovuto risponderle…
Tuttavia, non voleva pensarci in quel momento, mentre si stava recando da Katie.

Era riuscito anche ad arrivare a una sorta di compromesso con Nick, sebbene l’uomo non fosse entusiasta di quella relazione. Quella scelta però non spettava certo a lui.

Quando riconobbe l’edificio dove viveva la ragazza, accostò e spense l’auto.
Lei comparve qualche minuto dopo.

“Sei in anticipo”, gli fece notare Katie con un sorriso, salendo a bordo del suv bianco. “Mi dispiace averti fatto aspettare”, mormorò, imbarazzata.

“Non c’è problema. Avevo voglia di vederti”, dichiarò, sfiorandole una guancia e baciandola appassionatamente.

Katie sorrise, accaldata.

Quegli ultimi giorni con lui erano stati davvero magici e sebbene la proposta di uscire insieme a Sarah e un paio di altre persone della crew del suo film l’aveva sorpresa non si era tirata indietro. Avrebbe desiderato trascorrere ogni suo minuto libero in compagnia di Robert, ma l’idea di quella serata le piaceva.
Sarebbe finalmente riuscita a sapere qualcosa di più sui suoi colleghi e magari quelle ore sarebbero state anche divertenti.

“Com’è andata oggi a lavoro?”, le domandò Robert, staccandosi da lei e mettendo in moto l’auto.

Katie fece una smorfia.

“In effetti non così bene! Mr Jones mi ha sfiancato con un assurdo ed inutile discorso sulla borsa”, lo informò.

Robert rise di gusto.

“Una conversazione adatta a una caffetteria!”, commentò. “Se può consolarti, sono sicuro che neanche questo tizio non avesse idea di quello che stava dicendo. Nessuno capisce la borsa”.

Katie accennò un sorriso.

Per un paio di minuti nessuno dei due parlò. Non avevano più bisogno di riempire i vuoti per sentirsi a proprio agio insieme: lo erano e basta.

Alla radio passò una canzone che Katie non riconobbe.

“Tu e Sarah siete riusciti a chiarirvi?”, gli chiese a un certo punto la ragazza, lanciandogli un’occhiata.

Robert annuì tranquillo.

“E’ stata solo colpa mia. Mi sono semplicemente scusato”.

“Direi che hai fatto parecchia pratica di recente”, lo stuzzicò Katie.

Lui accennò un sorriso.

“Direi che posso definirmi un esperto”, ammise in tono leggero.

Robert continuò a guidare in silenzio per una decina di minuti, poi accostò. Katie si guardò intorno, ma non vide nulla che assomigliasse al posto che lui le aveva descritto.
Lui scese dell’auto e, in un gesto da vero gentleman, le aprì la portiera.

“Grazie”, mormorò lei.

“Andiamo”.

 
Il locale era pieno di avventori. Robert si avvicinò a uno degli uomini della sicurezza e gli sussurrò qualcosa, che la ragazza non riuscì ad udire. L’uomo annuì e gli fece un cenno.
Mentre seguiva l'attore a pochi passi di distanza, Katie si sentì un po’ titubante: sarebbe sempre stato così? Un sotterfugio continuo?

Tuttavia, le sue domande trovarono una risposta inattesa nel momento in cui lui si voltò verso di lei e le afferrò la mano. La sua presa era dolce, ma decisa. No, non l’avrebbe lasciata andare.

 
Dopo le presentazioni di rito e qualche iniziale commento di circostanza, Katie fu praticamente monopolizzata da Sarah.
L’attrice infatti pareva davvero ansiosa di saperne di più su di lei e su quelli che erano i suoi programmi post - Toronto.

Ogni volta che le veniva posta una domanda sul futuro, la ragazza non poteva fare a meno di lanciare un’occhiata all’uomo seduto al suo fianco: Robert avrebbe ancora fatto parte della sua vita?
Quel quesito l’assillava notte e giorno ormai.

Lui le aveva garantito di sì, ma come poteva esserne sicura?

Credeva alle sue parole, ma sapeva anche che non sarebbe stato né semplice né indolore. Era una vera fortuna che le cose facili non le fossero mai piaciute.

Chiacchierò amabilmente con la sua interlocutrice finché lui non richiamò la sua attenzione.

“Non pensavo fossi venuta qui con Sarah!”, le fece notare con un sorriso divertito.

“Dovresti accettare il fatto che come compagnia sono decisamente migliore di te”, dichiarò la ragazza in tono pacato.

Katie ridacchiò.

“Assolutamente”, convenne quest’ultima.

“Grazie mille”, le sussurrò Robert all’orecchio, accarezzando la sua mano poggiata sopra al tavolo.

La ragazza rimase sorpresa da quel gesto così naturale, ma non disse nulla.

“Dal momento che Katie è nuova cosa ne dite di qualche racconto imbarazzante?”, suggerì Sarah rivolgendosi a Mia, che ridacchiò.

Robert arrossì visibilmente, sebbene fingesse una distaccata indifferenza.

“Non penso che le interessino!”, esclamò.

Katie accennò un sorriso.

“Beh, lascia giudicare lei!”, lo rimbeccò la sua collega.

Robert a quel punto cercò un appoggio e un po’ di sostegno maschile in Jesse, il fidanzato di Mia, che intervenne in suo soccorso.

“Sarah, lascialo respirare per cinque minuti”, la rimproverò Jesse. “Katie è bella e intelligente. E’ già nei guai senza il tuo intervento!”, aggiunse per sviare ogni dubbio sull’aiuto che intendeva fornire al suo amico.

Robert lo guardò storto, mentre Sarah e Jesse si scambiavano un’occhiata compiaciuta. Mia invece alzò gli occhi al cielo, domandandosi perché dovessero essere sempre così infantili.

“D’accordo, metterò da parte gli aneddoti imbarazzanti per stasera”, dichiarò infine Sarah. “Tanto io e Katie ne riparleremo in seguito”, ci tenne a sottolineare.

“Pensi che vi rivedrete presto?”, la stuzzicò Robert, ridacchiando.

Assolutamente sì”.

Katie sorrise.

Si trovava davvero bene in compagnia di Sarah e le faceva piacere che la prima la considerasse già quasi un’amica.

“Allora dovrò tenervi d’occhio”, asserì l’attore, guardando solamente Katie.

Sì, non avrebbe mai voluto perderla di vista.

“Ricordami di lasciarti il mio numero dopo”, aggiunse Sarah, rivolgendosi alla ragazza.

Katie annuì.

Quella serata non stava affatto procedendo come aveva immaginato prima che Robert andasse a prenderla. Stava andando molto meglio.

Al contrario della precedente uscita in compagnia di Sarah e del suo ragazzo, stavolta Katie si sentiva veramente a proprio agio. Poteva raccontare a se stessa che dipendeva dal fatto che ormai conosceva almeno Sarah, ma la verità era un’altra: quella sera, mentre chiacchierava con lei, Jesse e Mia, Robert non le aveva mai staccato gli occhi di dosso.
C’erano molte belle donne all’interno del locale, però lui non sembrava vederle neanche, poiché tutta la sua attenzione era per lei, la ragazza seduta al suo fianco e Katie in quel momento incrociando lo sguardo di Robert per la prima volta si sentì veramente la sua ragazza.

 
Dopo averla riaccompagnata al suo appartamento, Katie lo invitò a salire.

“Sai, quando Sarah ti ha dato il suo numero mi sono reso conto che non hai il mio. Perché non me l’hai mai chiesto?”

Era un dettaglio piuttosto insignificante, a cui non aveva mai dato peso, eppure quella sera…
Era diventato importante.

Katie arrossì leggermente. Erano pericolosamente vicini. Il suo cuore batteva freneticamente.

“Quindi posso lasciarti il mio numero?”, le domandò lui con un sorriso divertito.

Mentre aspettava la sua risposta poggiò una mano sul viso della ragazza e poi le ripose una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Erano così morbidi e soffici.

“Non lo so”, rispose lei, fingendosi titubante.

“Vuoi essere convinta?”

Lei sorrise.

“Puoi provarci”, lo provocò con sguardo malizioso.

Non ebbe neanche bisogno di ripeterglielo una seconda volta, perché Robert non desiderava altro che farla sua. Le passò un braccio intorno alla vita per stringerla a sé e la baciò con irruenza.
Le sue labbra sembravano infuocate, così come le sue carezze.

Desiderava Katie con ogni fibra del proprio essere. Bramava quel contatto intimo con lei più di ogni altra cosa e fu per questo che fu doppiamente difficile per lui fare un passo indietro per accertarsi di non forzarla.

“Se vuoi che mi fermi questo sarebbe il momento giusto”, le sussurrò con voce bassa e colma di eccitazione.

“Non fermarti”, mormorò lei, guardandolo nei suoi meravigliosi occhi chiari e afferrandolo per il colletto della t-shirt e baciandolo.

Lui le facilitò il compito, togliendosela malamente.

Poi spostò una mano dalla sua schiena al suo seno, mentre con l’altra le tirò giù la zip del corpetto, accarezzandola.

Katie deglutì. Era nervosa, ma stavolta non si sarebbe tirata indietro, perché lo voleva e, cosa ben più importante, lo amava e si fidava di lui.

Senza smettere di baciarsi arrivarono fino alla camera da letto della ragazza. Gli unici indumenti che avevano ancora addosso erano la biancheria intima, ma in pochi determinanti istanti svanirono anche quelli.

Katie non riusciva a credere che stesse accadendo davvero, eppure era proprio così. Gemette di piacere quando le sue labbra le sfiorarono un capezzolo. La sua schiena si inarcò. Le loro mani erano unite.

Entrambi erano ormai al colmo dell’eccitazione. Katie era impaziente di accoglierlo e lui finalmente l’accontentò.

 
Restarono abbracciati per una frazione di tempo indefinita. La ragazza stava cercando di prendere confidenza con la nuova realtà dei fatti. Aveva appena fatto sesso con lui: le era quasi impossibile crederci davvero.

“A cosa stai pensando?”, le domandò Robert, osservandola incuriosito.

La sua espressione era serena e tranquilla, ma nei suoi occhi ardeva una strana luce.

“Niente in particolare”.

L’uomo si sollevò su un gomito e la fissò a metà fra il divertito e l’imbarazzato.

“Cosa c’è?”, replicò lei.

“Sono solo curioso di sapere se ho superato il test”, dichiarò lui. “Magari avevi già delle aspettative”, aggiunse semi-serio.

Katie sorrise.

Robert non le era sembrato assolutamente nervoso, né a disagio, ma a quanto pareva non era la sola persona in quella camera ad essersi sentita preoccupata da come sarebbe potuta andare.
Ma forse stava solo scherzando.

“Pensi che abbia preso appunti per darti un punteggio? Ahimè, temo mi sia caduto il block notes”, affermò Katie, passando una mano fra i suoi capelli.

“E’ un vero peccato. Per il block notes intendo”, disse lui in tono quasi solenne.

Katie rise.

“Dovrei ricordarmi tutto. Ho sempre avuto una buona memoria”, lo rassicurò.

Lui inarcò un sopracciglio.

“Beh, in caso contrario, sarei felice di rinfrescarti la memoria su alcuni dettagli essenziali. Solo al fine del tuo giudizio obiettivo, ovviamente”.

“Ovviamente”, convenne lei.

Restarono per un attimo in silenzio a fissarsi, dopodiché scoppiarono entrambi a ridere. Robert la tenne stretta fra le sue braccia e respirò il profumo dei suoi capelli, che gli parve il più naturale del mondo.

“Rob?”

“Sì?”

“Cosa succederà adesso?”, gli chiese Katie quasi temendo la risposta.

“Non lo so, piccola. Ma lo scopriremo”.




Ciao a tutte!
Ora che la maggior parte dei nodi sono venuti al pettine, Katie si è sentita finalmente abbastanza sicura per portare la loro relazione al "livello successivo".
In questo capitolo ci sono molte speranze per il futuro ed entrambi paiono intenzionati a non far finire la loro storia.
Ma...
Rob per quanto potrà continuare a deviare le chiamate della sua ex?
Inoltre, mancano soltanto 3 giorni prima del suo ritorno a Los Angeles... Saranno sufficienti a salvaguardare la sua relazione con Katie e a risolvere ogni eventuale situazione ancora in sospeso?
Nel precedente capitolo la ragazza si era resa conto di amarlo: troverà il coraggio di dirglielo? E, in caso, lui come pensate che reagirà a tale dichiarazione d'amore?
La storia si sta avvicinando alla conclusione, ma un po' di cose devono ancora accadere. ;)
Spero di leggere qualche vostro parere.
Un bacione e al prossimo aggiornamento!
Vale

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


“Sai, mi mancherai”, disse Sarah, guardando il suo collega mettere da parte la sceneggiatura che stava sfogliando per l’ennesima volta.

Robert le rivolse un’occhiata dubbiosa.

“Beh, non quanto a Katie, ovviamente”, si affrettò a precisare.

L’attore ridacchiò.

“Quindi…”.

 “Non provarci, Sarah. Non ti dirò nulla!”, la rimbeccò Robert.

“Non ce n’è bisogno. Quell’aria beata parla per te”, lo prese in giro l’amica, ma in realtà era contenta di vederlo così tranquillo.

Lui arrossì appena. Sarah era proprio un’ottima osservatrice, ma in effetti chiunque si sarebbe accorto che il suo buonumore quella mattina era contagioso. Da troppo tempo non si sentiva così vivo.

“Immagino non ci siano possibilità di convincerti a venire al party stasera”, gli disse.

Robert scosse la testa.

“Posso farti una domanda invadente, o rischio di andare incontro a un’altra crisi isterica?”

L’uomo la fulminò con lo sguardo.

“Parla”.

“Come farete quando sarai tornato a Los Angeles?”

“Non lo so ancora”, sospirò Robert dopo un attimo di pausa.

Fino a qualche giorno prima la sua partenza sembrava essere così lontana, addirittura quasi evitabile, in quel momento invece pareva fin troppo incombente.
Gli restavano soltanto 36 ore da trascorrere con Katie e non era disposto a dividerle con nessuno.

Lo sai che è possibile far funzionare le cose, vero? Nessuno avrebbe scommesso neppure su me e Nathan fino a un paio di anni fa”, lo informò la sua interlocutrice.

Robert annuì.

“Non è esattamente la stessa cosa”, ribatté con voce pacata.

“No”, convenne lei dolcemente. “Ma non significa nulla. Non sei certo il tipo che si arrende, neanche quando dovresti farlo. E neppure lei lo sembra. Però se non ci credi non funzionerà di sicuro”.

Robert si sedette su una delle sedie del trailer e giocherellò con un l’angolo di una delle pagine del copione.

“Tengo veramente molto a Katie e vorrei trovare una maniera per far andare avanti le cose…”.

“Ma?”

“Lei ha una vita semplice adesso; la mia non lo è”, affermò, voltandosi verso di lei.

Sarah ricambiò il suo sguardo con intensità.

“Ti preoccupi troppo. Ascolta, Katie è una ragazza intelligente e tu non sei un idiota, sebbene talvolta ti comporti come tale”.

“Grazie mille”, borbottò.

“Non ti negare questa possibilità solo perché sembra quasi la cosa giusta da fare. Quello che sto cercando di dirti è che Katie non è Kristen: non si allontanerà da te, a meno che non sia tu a spingerla a farlo”.

“Dovrei?”, le domandò titubante.

Aveva pensato e ripensato all’intera situazione e se per lui sarebbe stato difficile, Katie non aveva veramente idea di cosa l’aspettava…
Era corretto da parte sua andare avanti conoscendo le difficoltà a cui sarebbero inevitabilmente andati incontro?

“Dovresti provare a capire cosa vuoi e se vuoi lei, allora non arrenderti. E, se può valere qualcosa, io faccio il tifo per voi”, aggiunse Sarah con un sorriso, che Robert ricambiò.

“Grazie, Sarah”, le disse riconoscente.

All’inizio aveva temuto che Katie fosse interessata solo alla notorietà che circondava il suo nome, esattamente come tutte le ragazze che prima di lei gli si erano avvicinate, ma quando si era reso conto che non era affatto così le sue certezze erano pian piano franate.

Una parte di lui era convinta che Katie fosse la sua più grande occasione per diventare una persona migliore e per essere amato nel modo in cui aveva sempre sperato.
Lei era bella, spiritosa, intelligente, affettuosa. Era magnifica e tutto quello che vedeva in lei non faceva altro che convincerlo di non essere l’uomo adatto per starle accanto. Lei era troppo.
Eppure la maniera in cui lo guardava, il modo in cui aveva risposto ai suoi baci e alle sue attenzioni la notte precedente…
Ormai sapeva di non poter tornare indietro. Le apparteneva.

 
“Non posso credere che tu mi abbia taciuto tutto questo per intere settimane! Rob Pattinson, accidenti! Sapevo che non era prudente lasciarti partire da sola per Toronto!”, affermò Eva, fissando con occhi spalancati la sua amica dall’altra parte dello schermo.

Aveva rimandato troppo a lungo di dire la verità a Eva e quella sera Katie si era resa conto di non poterlo più fare.
Anche perché moriva dalla voglia di parlarle di quello che era accaduto la notte precedente.
Aveva accennato qualcosa a Meredith, ma non era di lei che aveva bisogno in quel momento, ma della sua migliore amica, quella che era sempre rimasta al suo fianco e che l’aveva sempre sostenuta. Sempre.

“Com’è stato?”, le chiese Eva euforica ed al tempo stesso sorpresa.

Katie avvampò, ma per il resto le narrò, senza scendere nei particolari, quello che era accaduto.

Per tutto il giorno non aveva fatto altro che ripensare al modo in cui Robert l’aveva toccato, alla maniera in cui l’aveva baciata, ma soprattutto a quello che le aveva detto dopo che avevano fatto l’amore: “Lo scopriremo”.
Quelle parole riecheggiavano nella sua testa da ore, poiché implicavano la speranza di un futuro.

“Scusa, ma non riesco ancora a crederci”, commentò Eva, interrompendola.

 “Mi spiace veramente non avertene parlato prima”, ripeté la ragazza.

“Stavi solo cercando di proteggerlo, lo capisco”, le disse gentilmente Eva.

Katie si lasciò sfuggire un sonoro sospiro.

“Forse stavo solo proteggendo me stessa”, ammise controvoglia.

“Da cosa?”, le domandò Eva senza capire.

“Dall’idea di poter essere soltanto un passatempo per lui, credo”.

La sua amica la guardò con tenerezza.

“Sarebbe un idiota in quel caso”, le assicurò.

Katie accennò un sorriso.

“Pensi che questa cosa continuerà anche dopo che lui sarà tornato in California?”, le domandò Eva, cauta.

“Non posso esserne sicura, ma lo spero”.

“Wow”, si lasciò sfuggire inavvertitamente la ragazza.

“Eva, non entusiasmarti troppo, per favore”, la supplicò Katie.

Non voleva che tutti si facessero una determinata idea di lei e Robert, visto che neppure loro sapevano ancora cosa c’era davvero.
Beh, se non altro nessuno dei due aveva ancora espresso dei sentimenti chiari in proposito.

“D’accordo. Non ti assillerò. Promesso. Ma tienimi informata, okay?”

Katie annuì più serena.

“E ricorda che sono disposta anche a prenderlo a calci se non si comporta come si deve!”, aggiunse, facendole l’occhiolino.

Tuttavia, Katie era convinta che l’amica non scherzasse. Per lei lo avrebbe fatto sul serio.

“Lo terrò presente”, affermò, ridacchiando. “Come vanno le cose con Marco?”, le chiese subito dopo.

“Inaspettatamente bene!”, dichiarò Eva.

Per la successiva mezzora Katie ascoltò le chiacchiere della sua migliore amica su quanto il ragazzo fosse cambiato.
Eva non pareva pentita della sua decisione, anzi ne era entusiasta, così Katie mise da parte la sua iniziale titubanza: in fondo quella scelta non spettava a lei ed aveva già troppi grattacapi senza aggiungere altra carne al fuoco.

“Sono contenta per te”, le disse sincera.

“Grazie”.

“Scusami, ma dovrei proprio cambiarmi”, aggiunse Katie, lanciando un’occhiata all’ora.

“Ho afferrato il punto”, dichiarò la sua interlocutrice con un sorriso malizioso. “Non voglio farti tardare”.

“Grazie, ci sentiamo presto”.

“Certo. Buona serata!”

 
Robert arrivò a casa della ragazza una quarantina di minuti dopo. Katie aveva già preparato la cena, ma quando la consumarono è ormai tiepida.

“La pasta sarebbe stata più buona calda”, dichiarò quasi a mo’ di scusa, riponendo i piatti nel lavello.

“Beh, a me non pareva così male”, replicò Robert, avvicinandosi a lei e poggiando entrambe le mani sui suoi fianchi.

Katie accennò un sorriso, prese uno dei piatti e lo risciacquò sotto il getto dell’acqua corrente.

“Esattamente cosa mangi di solito?”, gli chiese, sinceramente curiosa.

“Ehi, sono un ottimo cuoco!”, esclamò.

“Me lo immagino”, mormorò Katie, fremendo di piacere quando lui le scostò i capelli dalla schiena ed iniziò a baciarla sul collo.

La ragazza dimenticò ben presto che l’acqua stava ancora scorrendo, troppo impegnata a rispondere alle sue attenzioni.

“Quindi sono queste le tue intenzioni?”, lo stuzzicò lei, voltandosi a guardarlo.

Robert le sorrise in maniera disarmante.

“C’è qualcos’altro che preferiresti fare?”

“Non mi sto lamentando”, precisò. “Sto solo dicendo che fra poche ore sarai in un altro Paese e alla fine dell’estate saremo in due continenti diversi”.

“Lo so”, le sussurrò dolcemente. “Non mi importa della distanza geografica, Katie”.

Katie riprese meccanicamente a sistemare le ultime cose nella lavastoviglie. Lui la lasciò fare senza aggiungere altro.

“Non puoi credere che non sarà un problema”, replicò lei.

So che non lo sarà”, asserì lui in tono sicuro, obbligandola dolcemente a voltarsi di nuovo.

“Ho già visto storie a distanza non funzionare, Rob e quelle persone non avevano neanche la metà delle difficoltà a cui potremmo andare incontro noi”.

“Sai, ho parlato con Sarah stamani e mi sono reso conto di una cosa: fin dal primo momento avevo pensato che la nostra storia avesse una data di scadenza”.

Katie lo fissò sbigottita.

“Aspetta. Lasciami finire”, aggiunse precipitoso.

“Okay…”.

“Sei la persona più straordinaria che abbia mai incontrato, Katie e l’unica motivazione che mi ha spinto a convincermi che non avrebbe mai potuto funzionare è che sei fantastica. Potresti avere qualcosa di molto più semplice e forse anche di più bello… La ragione per cui non volevo credere che potesse procedere bene fra noi è che dovevo convincermi che non fosse possibile, perché così sarei stato preparato per quell’eventualità. Se invece mi fossi fermato anche solo a considerare una strada diversa e poi mi fossi sbagliato… non so se ce l’avrei fatta”.

Katie rimase in silenzio ad assorbire quelle parole.

“Ero terrorizzata quando ci siamo incontrati quel giorno”, gli confidò.

Lui accennò un sorriso.

“Non lo sembravi minimamente”.

“Non ritenevo che mi avresti riconosciuta e onestamente non ero convinta che saresti stato felice di rivedermi”.

Guardandola in quel momento Robert si domandò come potesse pensare una cosa del genere.

Quale uomo non sarebbe stato entusiasta di averla accanto?

“Rob?”

“Cosa?”

“C’è qualcosa che dovresti sapere, ma non voglio che tu la prenda nel modo sbagliato”.

Lui scosse leggermente la testa. Di qualunque cosa si trattasse dubitava fortemente che fosse peggiore di tutto quello che poteva aver fatto o detto lui.

“Va bene. Ti ascolto”.

Katie deglutì. Era nervosa ed al tempo stesso spaventata da quello che stava per dirgli, ma non poteva più aspettare il momento giusto, perché sapeva di non avere più molto tempo a sua disposizione.
Lui sarebbe ripartito fra meno di 24 ore e lei non poteva lasciarlo tornare a Los Angeles senza conoscere la verità.
Tutto quello che sarebbe capitato dopo sarebbe dipeso da lui. Ma lei non poteva tenere quei sentimenti per sé. Non più.

Ti amo”.

Le era costato molto pronunciare quelle due sillabe, ma adesso che le aveva finalmente dette sapeva di non poter più fare marcia indietro e la cosa migliore (o forse la peggiore) era che non voleva neanche farla.

Se qualcuno le avesse offerto la possibilità di tornare indietro nel tempo e di cambiare qualcosa di quelle ultime settimane Katie avrebbe fatto e detto le medesime cose. Non era pentita di essersi innamorata di lui e non era neanche affranta di averglielo appena rivelato.

Era qualcosa su cui non poteva tacere, qualcosa che non voleva neanche provare a cambiare.

Robert rimase a fissarla con gli occhi sbarrati. Decisamente non era la reazione che la ragazza aveva sperato.

“Non avrei voluto dirtelo così, ma non potevo lasciare che tu partissi senza sapere cosa provo per te. Sono innamorata di te”, ripeté.

Robert non diede segno di aver riacquistato una minima capacità di articolare una frase di senso compiuto.
Si sentiva mancare il fiato. Katie era lì e gli stava dicendo di amarlo. Amarlo. E lei era esattamente quella che aveva sempre cercato. Quindi che cosa lo stava ancora bloccando? Perché non stava dicendo assolutamente nulla?

Sapeva che Katie meritava di sentire quelle parole, ma non poteva accontentarla... La ferita nel suo cuore non era ancora cicatrizzata a sufficienza. Ogni volta in cui si era esposto non aveva mai funzionato.
No, non poteva dire a Katie quello che lei voleva. Semplicemente non ci riusciva.

Lei rimase a guardarlo in attesa che parlasse, o che almeno le facesse un cenno, qualsiasi cosa che rompesse quell’angosciante e pietrificante silenzio che era sorto fra loro.

“Non posso dirtelo, Katie. Mi dispiace”, le disse infine, piegando leggermente la testa. “Sei importante per me e voglio stare con te, ma… non posso”.

Lei annuì appena.

Si era preparata a quell’eventualità, ma affrontarla era ben diverso e molto più doloroso.

Razionalmente capiva perfettamente che era troppo presto, che forse stava forzando le cose. Comprendeva che per lui era stato già difficile confidarle il suo passato, sapeva quanto aveva sofferto, ma questo non rendeva più facile sopportare il suo rifiuto.

“Okay…”, mormorò sottovoce non sapendo cos’altro replicare.

 “No”, disse lui, scuotendo la testa con vigore. “Non va bene”.

“Francamente non capisco! Quale reazione ti aspetti da me, Rob?

Gli aveva dichiarato i suoi sentimenti e lui l’aveva respinta. Beh, forse non era andata esattamente così, ma lei si sentiva comunque ferita.

“Non ti sto dicendo che non provo nulla, ma…”.

“Lo so”, tagliò corto, glaciale.

Forse stava reagendo da bambina, ma non era riuscita a trattenersi. In quel momento non lo voleva lì e lui per fortuna lo capì.

“E’ meglio che vada”, asserì.

 Katie annuì di nuovo, certa che se avesse detto altro in quel momento allora sì che se ne sarebbe pentita.

“Ti chiamo domani prima di partire”, aggiunse.

Robert sembrava incerto se baciarla o no prima di andarsene, ma alla fine non lo fece, avrebbe reso tutto solamente più imbarazzante.



Ciao a tutte!!!
Anche questo capitolo contiene una "bella" svolta.
Finalmente Katie è riuscita a trovare il coraggio di dire quelle due paroline, "Ti amo", ma ahilei la reazione di Rob non è stata esattamente quella in cui la ragazza avrebbe sperato.
Ma...
Che cosa starà ancora bloccando Rob? Che c'entrino le telefonate insistenti della sua ex, oppure semplicemente non ama davvero Katie? Non si sente alla sua altezza? Oppure è veramente troppo presto?
Vi lascio con molte opzioni- tutte plausibili- fra cui scegliere, prima che sia lui stesso a rivelare la verità. ;)
Dai commenti che mi sono arrivati al precedente capitolo è abbastanza evidente che quasi tutte pensavate che sarebbe stata appunto Katie a pronunciare quelle parole per prima. ;)
Quale reazione vi aspettavate invece da Rob?
Ormai mancano poco meno di 24 ore alla partenza dell'attore per Los Angeles: riusciranno a sistemare le cose in così poco tempo?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Intanto sarei curiosa di conoscere le vostre teorie. :)
Un bacione,
Vale

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Quella notte Katie non riuscì a chiudere occhio. Ormai non dormire pareva essere diventata una consuetudine, ma non riusciva a prendere con leggerezza né tantomeno a lasciar correre quello che non era successo quella sera.

Le si era stretto il cuore a salutarlo così. Se si fosse fermata a pensare che quella sarebbe potuta essere l’ultima volta in cui l’avrebbe visto…

Lui le aveva assicurato che l’avrebbe chiamata, ma per dirle cosa?

Non ciò in cui lei sperava… Era chiaro. Tutto era stato così nitido fin dall’inizio. Sapeva che non sarebbe finita bene, era a conoscenza del fatto che non avevano la benché minima chance di far funzionare le cose.
Ogni cosa che lui le aveva precedentemente detto perdeva valore di fronte al suo colossale silenzio sull’unica cosa che in quel momento per Katie contava davvero.

Lei lo amava, lui no. Non c’era altra verità al mondo. Poteva ripetersi all’infinito che forse lui aveva solo bisogno di più tempo, ma chi pensava ai suoi bisogni?

Erano le 3AM ed era da sola. Non c’era Robert, non c’era nessun’altro. Non era questo quello che voleva, ma quello che più bramava era un uomo che non poteva avere, un uomo che sarebbe ripartito fra meno di 18 ore. Un uomo che probabilmente non avrebbe mai più rivisto e il solo che in quel momento avrebbe desiderato avere vicino.

Perché si era cacciata in quella situazione assurda? Perché aveva deciso di lanciarsi in quell’avventura ridicola? Perché era così stupida.

Aveva commesso un terribile errore e la cosa peggiore era che, seppur ferita, continuava a ritenere che lui ne valesse la pena.
Tuttavia, quella convinzione non serviva certo a farla sentire meglio. Anzi.

Sentiva un peso opprimente sul cuore, per un attimo temeva davvero che quella notte non passasse mai.
Controllava l’ora sul display del telefono quasi continuamente, ma forse lo faceva soltanto perché in fondo sperava ancora che lui potesse cambiare idea…

Ma non accadde nulla e alle prima luci dell’alba Katie decise di alzarsi e prepararsi per andare a lavoro: sarebbe arrivata prima del solito, ma poco importava. Tutto era meglio del restare in casa da sola a rimuginare.

Non appena mise piede nella caffetteria Mrs Clifford la guardò in maniera assai strana, ma la ragazza non ci fece molto caso. Probabilmente non avrebbe notato neanche l’apparizione di un elefante in mezzo al locale quella mattina.

Katie fece tutto come al solito: prese le ordinazioni dei soliti clienti, preparò il caffè e fornì anche qualche indicazione a una coppia di turisti francesi che si erano persi.
Si concesse una pausa pranzo intorno alle 12PM e poi si rimise a lavoro.
Arrivata quasi alla fine del suo turno pensò di domandare alla proprietaria di fermarsi un altro po’.

Non ricordava l’orario della partenza di Robert, ma di certo non doveva mancare molto…
Aveva volontariamente evitato di fissare il telefono, ma non lo aveva mai sentito squillare. Ergo non doveva neanche aver avuto il coraggio né la decenza di chiamarla per salutare.

Certo, avrebbe potuto prendere in mano la situazione e fargli notare che non era molto educato evitare quantomeno di parlarle un’ultima volta, ma a che scopo umiliarsi così?

Non riusciva a convincersi di essere stata solo un diversivo per lui… Altrimenti non le avrebbe dedicato tanto tempo e non le avrebbe mai raccontato la verità sulla sua storia con Kristen.

Aveva capito fin dall’inizio che non sarebbe stato facile guadagnarsi la sua fiducia, ma dopo tutto quello che c’era stato fra loro non credeva che meritasse almeno una chiamata?

Evidentemente no.

Forse in quel momento era già partito.

Katie era ormai certa che la sua giornata non potesse peggiorare, ma chiaramente non possedeva alcuna qualità di preveggenza, poiché in quella mera ipotesi non si sarebbe mai fatta trovare a lavoro per discutere nuovamente con l’ultima persona con cui avrebbe desiderato parlare in quella terribile giornata.

 
La Lounge era semi-deserta, ma di certo non erano più in molti quelli che potevano permettersi di viaggiare in prima classe.

Alzò lo sguardo dal telefono giusto in tempo per rendersi conto che una signora di mezz’età lo stava osservando con interesse. Fece finta di nulla e alzò il volume della canzone che stava ascoltando, cercando di isolarsi dal resto delle persone che aveva intorno. Solitamente funzionava. La musica era sempre stata il suo salvagente. C’era stato addirittura un periodo in cui pensava di poterne fare una professione, ma non era andata poi così bene.
Tuttavia in quel momento neanche un band che suonasse proprio davanti a lui sarebbe stata in grado di liberare la sua mente.

Era arrivato in aeroporto in anticipo per scoprire che il suo volo al contrario era in ritardo.
Era come se il fato si divertisse a prendersi gioco di lui, o semplicemente volesse rendergli tutto più complicato e doloroso.
Allontanarsi da Katie… Non sarebbe stato facile.

Era cosciente di averla ferita. Aveva trascorso l’intera notte sveglio ripensando a tutto quello che si erano detti. Aveva preso in mano il telefono per chiamarla una moltitudine di volte, ma alla fine aveva desistito. Non poteva e non voleva ferirla ancora. Sarebbe bastato così poco per sistemare le cose: dirle quello che voleva sentirsi dire. Doveva solo pronunciare quelle parole e tutto sarebbe andato a posto.

Non aveva mai avuto problemi nell’esporsi per primo, ma con Katie… Qualcosa lo aveva frenato.

Forse aveva completamente perso il lume della ragione. Nick lo aveva capito per primo: non avrebbe mai dovuto avvicinarsi così tanto a quella ragazza. Non aveva nulla da offrirle, non era corretto farla soffrire.
Ma ormai era decisamente troppo tardi per fare marcia indietro: l’aveva ferita.

La cosa peggiore era che era l’ultima persona al mondo a cui volesse far del male, eppure l’aveva fatto.

Katie era tutto per lui: poteva veramente rinunciare a lei?

Aveva bisogno di un consiglio, ma non poteva certo contattare Sarah. Teneva a lei, ma la conosceva abbastanza bene da sapere che gli avrebbe fatto una ramanzina per telefono e poi probabilmente avrebbe chiamato Katie e quello non era ciò che aveva in mente...

C’era solo una persona che poteva chiamare. In effetti non si sentivano da qualche settimana, ma non aveva importanza. Lui c’era sempre stato ed era l’unico di cui potesse fidarsi davvero.

Tuttavia, non era proprio il caso di discutere al telefono di faccende personali con un paio di occhi che lo fissavano da quando si era seduto, così afferrò il suo zaino ed uscì dalla Lounge.

Si fermò in una zona del corridoio semi-deserta e scorse i numeri della rubrica fino ad arrivare al suo.
Premette “chiama” senza neanche pensarci.

Una voce femminile che non si sarebbe aspetto di sentire parlò dall’altra parte del telefono.

“Ciao, Sienna”, le disse cortese.

Ricordava ancora il giorno in cui Tom gli aveva raccontato di aver iniziato a frequentarla. All’epoca gli era sembrato piuttosto assurdo, ma adesso… molte cose erano mutate.

“Hai sequestrato il telefono di Tom, per caso?”, le domandò più tranquillo.

“Non proprio. Ma il tuo amico farebbe qualunque cosa pur di evitare di cambiare la piccola”, lo informò serena.

“E’ soltanto perché lei preferisce essere cambiata da te!”, la rimbeccò il compagno.

Evidentemente doveva essersi sentito chiamato in causa.

Robert accennò un sorriso.

“Beh, ringrazia Rob per averti salvato. Ci penserò io per questa volta”.

“Ti devo un favore!”, affermò Tom con voce sollevata.

Robert sapeva quanto amasse la figlia, ma… non tutti i compiti di un genitore gli andavano a genio.

“Quando vuoi”.

“Iniziavo a pensare che non ti avrei sentito fino alla fine delle riprese”.

“In realtà dovrei tornare oggi. Sono in aeroporto”.

“Ah”.

Robert si guardò intorno. Sembrava che nessuno lo stesse osservando. Meglio così.

“Quindi mi hai chiamato per salvarmi dai miei doveri paterni?”, gli chiese l’amico, ridendo.

L’attore sospirò e Tom parve comprendere che non si trattava di una semplice chiamata di cortesia. C’era qualcosa che non andava.
Sapeva che l’amico aveva passato un periodo delicato e quel silenzio fu l’ennesima prova che non stava poi così bene come aveva voluto fargli credere.

“Tutto bene?”, gli chiese serio.

Robert scosse la testa. In quel momento avrebbe quasi preferito non aver contattato Tom… In fondo non poteva aiutarlo in nessun modo.
Ma le persone con cui poteva confidarsi ormai non erano certo molte…

“No. Credo di aver combinato un casino”, ammise frustrato.

“Beh, questa non è certa una novità”, dichiarò il suo interlocutore in tono quasi solenne.

Tom a quanto pare era riuscito nel suo intento, perché l’uomo si lasciò sfuggire un sorriso.

“Cosa hai fatto?”, gli chiese.

“Non ha davvero senso parlarne arrivati a questo punto”, asserì sulla difensiva.

“Arrivati a questo punto?”, ripeté Tom, sinceramente preoccupato.

“Già”.

“Di cosa si tratta?”, gli domandò di nuovo con maggiore fermezza. “Mi stai spaventando, amico”.

Lui fece un respiro profondo e, dopo aver controllato di nuovo che nessuno lo stesse osservando, iniziò a parlare.

 
Katie fissò l’uomo davanti a lei incredula. Cosa diamine ci faceva lì? Cos’altro voleva da lei?

Lui ricambiò il suo sguardo con una certa durezza.

 “Non riesco a capire perché lei sia venuto qui, Nick”, asserì Katie.

“Vorrei discutere di una certa faccenda con te. Possiamo parlarne in privato?”, le chiese, guardandosi intorno.

Il locale era praticamente vuoto, fatta eccezione per loro due e per la proprietaria, che stava riordinando la cassa.

L’ultima cosa che Katie desiderava era affrontarlo, anche perché non c’era più nessuna ragione per giustificare la sua presenza lì, sul suo posto di lavoro. Tuttavia, era troppo educata per cacciarlo via malamente, sebbene visti i loro trascorsi se lo sarebbe meritato.

Nick la seguì sul retro.

“L’ascolto”, gli disse la ragazza.

 “So che siamo partiti con il piede sbagliato”, iniziò l’uomo.

Katie accennò una risatina.

“Lei dice? Non saprei. In fondo si è soltanto presentato qui qualche settimana fa per obbligarmi a firmare un documento che mi impediva di parlare di quello che era accaduto fra me e Robert. Nonostante le mie parole e il fatto che non avessi riferito nulla di quanto successo lo scorso anno, lei non ha creduto neanche per un momento che io potessi avere a cuore i suoi interessi. Non ha avuto la benché minima fiducia in quello che lo ho detto”.

Era arrabbiata, furiosa. Ma in fondo Nick era soltanto la goccia che stava facendo traboccare il vaso; però la vera persona con cui ce l’aveva e con cui avrebbe desiderato parlare, urlare, litigare non era lì, per cui il suo agente era sempre meglio di niente.

“Sono sicuro che tu sia una brava ragazza, Katie e comprendo che non puoi capire le ragioni che mi hanno spinto ad agire in un determinato modo, ma non sei la sola ad avere a cuore gli interessi di Robert. Te l’assicuro.”.

Katie rimase a fissarlo, in attesa di chissà quale rivelazione sconvolgente. Tuttavia, almeno a giudicare da quello che le aveva detto finora l’agente non aveva la più pallida idea di quello che era successo fra loro.

“Non so esattamente cosa e quanto lui ti abbia raccontato, ma non è questo a contare adesso. Arriverà il giorno il cui stare con lui smetterà di essere una piacevole novità e inizieranno i problemi. Comprenderai davvero cosa significa condurre una vita del genere e, credimi, non ti piacerà. Ci proverete e tu tenterai di convincerti che in fondo i benefici sono più dei disagi, ma una mattina ti sveglierai e ti renderai conto di non poter vivere così. Lo lascerai e finirai col distruggerlo. Molto più di quanto non hanno fatto altre persone prima di te. Lo distruggerai. Se è vero che tieni a lui come dici, lascialo andare ora, prima di fargli male, perché dubito riuscirebbe a rimettere insieme i pezzi una seconda volta”.

La ragazza rimase senza fiato. Non era affatto quello che si sarebbe aspettata di sentire. Forse dopotutto Nick non era il mostro che aveva creduto. Forse teneva davvero a Robert, ma quello che le aveva appena detto suonava terribilmente amaro.

Non era stata lei a distruggere Robert, non era lui quello che stava intraprendendo una ridicola conversazione con un uomo che non sapeva nulla. Non era stato Robert a confessare i suoi sentimenti e a vedersi sbattuta una porta in faccia.


Pensava davvero che sarebbe stata lei a ferirlo?

“Dovrebbe parlare di più con lui, perché è chiaro che non sa molte cose”, asserì la giovane in tono pacato.
“Posso rincuorarla senza difficoltà: fra me e Robert è finita. Quindi non ha nulla di cui preoccuparsi”.

Pronunciare ad alta voce quelle parole le fece capire che ormai era davvero così. Represse con insistenza le lacrime che minacciavano di farsi strada e fece un respiro profondo.

Nick la osservò con espressione sorpresa.

Evidentemente non sapeva proprio nulla.

“Beh, credo che allora non abbiamo nient’altro da dirci”.

“No, infatti”.

Nick si voltò e fece per andarsene, ma proprio nell’attimo in cui stava per sparire alla sua vista, Katie gli disse:

“Ho detto a Robert che lo amo”.

Nick si fermò e si girò nuovamente verso di lei.

“Ho detto che lo amo e lui non ha detto nulla. Quindi… non penso che lo rivedrò, né che userò il suo numero”.

L’agente non replicò, limitandosi ad andarsene.

Una volta rimasta sola, Katie si appoggiò alla parete bianca e si portò una mano sulla bocca per cercare di soffocare i singhiozzi.

Sì, era finita davvero.




Ciao a tutte!!!
Lo so: sto facendo di tutto per mantenere il mio titolo di fanwriter "sadica". Perdonatemi. xD
Ho concluso questo capitolo con tutte le domande ancora aperte: da una parte abbiamo Katie che, poverina, ha dovuto affrontare anche Nick. Confessargli la sincerità del suoi sentimenti un'altra volta non è stato facile, ma forse voleva solamente dire a qualcuno quello che stava accadendo. L'agente avrà veramente a cuore gli interessi di Rob? Dirà o farà qualcosa adesso che ha finalmente compreso che Katie ci tiene a lui e non è interessata alla fama? Avrà veramente fatto tutto questo solo per proteggere Rob da se stesso?
Dall'altra parte abbiamo Rob che chiaramente si sente legato a Katie e che "stranamente" non sa che pesci prendere. Ho pensato che in un momento di assenza totale di punti fermi e certezze, il suo migliore amico fosse la persona giusta da contattare. ;)
Parlare con Tom lo aiuterà nel fare un po' di chiarezza dentro di sè?
Lo scoprirete (stavolta sul serio!) nei prossimi due capitoli in cui tutti i nodi saranno sciolti. ;)
Un bacione a grazie a tutte coloro che mi seguono, leggono e/o recensiscono. <3
A presto
Vale

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Tom aveva ascoltato senza proferire parola quanto l’amico gli aveva raccontato per almeno dieci minuti.

“Potresti anche dire qualcosa”, lo spronò Robert.

“Beh, direi che hai fatto un bel casino”, commentò infine.

“Fin lì c’ero arrivato da solo”, sospirò lui.

Il suo interlocutore rifletté per un istante.

“Per fare il punto della situazione: hai incontrato questa ragazza, l’hai frequentata senza alcuna ragione logica, sei stato a letto con lei ed adesso ti ritrovi con un pugno di mosche in mano”.

 “Lo fai sembrare squallido”, affermò, irato.

“E non lo è?”

NO!

Aveva pronunciato quell’unica sillaba così forte da attirare l’attenzione di due signori di passaggio, che per fortuna ebbero la brillante idea di non degnarlo di un secondo sguardo.
Aveva le dita strette intorno all’iPhone e stava decisamente perdendo la pazienza.
Tom non aveva evidentemente capito nulla di quello che lui gli aveva raccontato.
Quello che c’era fra lui e Katie non aveva niente di squallido.

“Sei un idiota”, gli disse l’amico in tono neutro.

“Scusa?”

“Se provi qualcosa per questa ragazza, cosa stai aspettando?!”

“E’ troppo tardi. Ho rovinato ogni cosa nel peggiore dei modi”, sospirò.

“La ami?”, gli domandò Tom serio.

Amava Katie? La risposta sembrava fin troppo semplice per essere vera. Eppure lo era.

”, disse. “Però sai che a volte non è sufficiente. Non voglio incasinare ancora di più la sua vita e…”.

“Non vuoi fare del male a Katie? Davvero?!”

“Certo che non lo voglio, Tom”, asserì Robert, disgustato a quell’idea.

“Beh, lei ha detto di amarti e tu non le hai detto nulla. Direi che l’hai già ferita”, continuò Tom.

“Appunto. Ho già fatto abbastanza”.

“A me pare che tu sia solo tentando di trovare delle scuse, amico. E, credimi, se inizi a cercare i motivi che potrebbero tenerti lontano da lei ne troverai un’infinità. Non conosco questa ragazza, ma conosco te. Pensi che per lei sia stato facile dirtelo? Katie aveva molto più di te da perdere”.

“E’ per questo che non posso…”.

Tom lo interruppe.

“Che cosa? Dirle che l’ami? Essere felice? Ascolta. Nell’ultimo anno hai preso una marea di decisioni assurde”.

Robert sbuffò. Non c’era bisogno che fosse lui a ricordarglielo.

“Però sei sempre andato avanti. Adesso devi fermarti. Smettila di fuggire. Non puoi più inventare scuse: se la ami davvero, va’ là e diglielo! E se non ti sembra di averla convinta allora ripetiglielo di nuovo. Ma se la ami non lasciartela scappare, perché finiresti per rimpiangerlo troppo a lungo. Senza contare che sono veramente poche le persone che vorrebbero stare con te!”, concluse Tom con un sorriso per allentare la tensione.

“Sei proprio un amico!”, commentò Robert con tono pungente.

“Cerco di fare del mio meglio”, replicò l’altro.

Rimasero in silenzio per qualche prezioso istante, poi l’amico richiamò la sua attenzione.

“Mi dispiace di non essere riuscito a raggiungerti a Los Angeles prima della tua partenza”, disse.

Lui accennò un sorriso.

“Non c’è problema. Hai una famiglia di cui occuparti”, lo rassicurò.

Per quanto questo potesse renderlo una persona orribile, lo aveva invidiato più volte di quante non avrebbe voluto ammettere. Tom era riuscito a conciliare tutto in un modo in cui probabilmente lui non sarebbe mai riuscito.

Non solo poteva svolgere il suo lavoro senza troppe pressioni esterne, ma soprattutto ogni singola sera aveva qualcuno da cui tornare, qualcuno che lo aspettava, una persona che aveva scelto lui per quello che era e non per quello che rappresentava.

Avrebbe voluto scambiare le loro vite, solamente per un giorno.

“Ce l’hai anche tu”, gli rammentò l’amico. “Va’ da lei”, aggiunse.

Robert stava per replicare, quando notò il suo agente camminare a grandi passi nella sua direzione. Salutò Tom frettolosamente e chiuse la chiamata.

“Il gate dovrebbe aprire a minuti”, lo informò Nick in tono efficiente.

Robert annuì e seguì l’uomo fino alla sala d’attesa, lontano da occhi indiscreti. I due si scambiarono ben poche parole, ripercorrendo soltanto quelli che sarebbero stati gli impegni del primo nei giorni seguenti.
Robert lo ascoltava a malapena, il telefono saldamente stretto in mano e l’aria pensierosa.

Stava ancora vagliando le parole di Tom. Non era mai stato molto abile nel valutare le persone, ma su Katie… sentiva di non essersi mai sbagliato. Lei poteva essere una di quelle giuste, ma era proprio questa certezza a confondergli ulteriormente le idee, poiché lui si sentiva tutto tranne che uno di quelli giusti.

“Oh, finalmente!”, commentò Nick, quando annunciarono l’apertura del gate.

Robert radunò le sue cose e seguì l’uomo a qualche passo di distanza. Camminava tenendo la testa bassa come al solito: ormai era diventata più un’abitudine che una vera e propria necessità.

Tirò fuori dalla tasca dei jeans il passaporto e il biglietto aereo. Tornare a Los Angeles non era ciò che desiderava, ma quale altre opzioni gli restavano?

Indipendentemente dalle parole di Tom, non aveva più nessuna chance che lei lo perdonasse, o che gli concedesse l’ennesima chance.

Tuttavia, ormai cosa aveva da perdere? Se Katie l’odiava sarebbe andato avanti e tornato alla solita routine.

Se invece…

Decise tutto in una frazione di secondo. Poggiò una mano sulla spalla di Nick e gli fece cenno di allontanarsi dalla fila, che contava a malapena una decina di persone.

L’agente gli rivolse un sincero sguardo interrogativo.

“Non posso partire, Nick”, dichiarò in tono pacato.

Il suo interlocutore rimase passivo.

“Ti raggiungerò con il prossimo volo, ma c’è una persona con cui devo scusarmi”.

“Sei sicuro?”, gli domandò.

Lui annuì.

”.

“Ho parlato con lei stamattina”, lo informò Nick, sorprendendolo.

“Non avevi alcun diritto di…”, iniziò.

Ma l’uomo lo interruppe.

Mi sbagliavo”, ammise serio. “Ti ama davvero. Ti aspetto domattina a Los Angeles”, aggiunse.

“Ci sarò”, gli assicurò l’attore accennando un sorriso.

“Ora vai, non ti aspetterà per sempre”, aggiunse.

Robert non se lo fece ripetere due volte e si fece rapidamente strada verso l’uscita dell’aeroporto, sperando ardentemente che non fosse troppo tardi.

 
Le luci soffuse le stavano facendo venire mal di testa, o piuttosto la causa era da ricercarsi nella voce stonata di un ragazzo di circa vent’anni che stava cantando (o almeno ci stava provando).

“Non sembri divertirti molto”, disse una voce maschile non ben identificata, facendola sussultare.

“Ho avuto una giornata impegnativa a lavoro”, replicò Katie senza sforzarsi di sorridergli.

Non ricordava il nome del suo interlocutore visto che non lo aveva neanche ascoltato quando si era presentato.
Anche se come la maggior parte delle donne si sentisse lusingata da quel tipo di attenzioni, in quel momento avrebbe solo desiderato essere nel suo appartamento con una cioccolata calda e un bel film.
Invece si era lasciata convincere da Meredith ad andare in quel locale con il karaoke ad ascoltare le dubbi qualità di cantanti improvvisati.

L’unica ragione per cui avevo accettato quell’invito era che si trattava della festa di compleanno della sua amica, tuttavia se avesse anche solo sospettato quale posto aveva scelto sarebbe rimasta a casa.
O forse no…

Ma essere lì le faceva male, perché era proprio il luogo in cui lui l’aveva baciata per la prima volta. Il destino pareva proprio prendersi gioco di lei.

Fra l’altro se quel ragazzo si fosse finalmente allontanato, lasciandola in pace, magari sarebbe anche riuscita ad arrivare in fondo a quella mostruosa serata…

Non aveva raccontato a Meredith quello che era successo la sera precedente: la sua amica sapeva soltanto che Robert era tornato in California, non c’era bisogno che venisse informata del resto.
Non quel giorno almeno.

“Tu sai cantare?”, le domandò il ragazzo con un sorriso smagliante.

Katie scosse la testa e, con la scusa di dover cercare la toilette, si allontanò dal suo ammiratore inopportuno.

Era lì da una quarantina di minuti, un po’ presto per dirigersi verso casa.
La cosa più brutta era che Robert le mancava già. Non riusciva a credere che fosse diventato così importante in così poco tempo, né che la sua partenza le avrebbe aperto una voragine nel cuore.

Sospirò, cercando di concentrarsi sulle parole della canzone che una ragazza stava intonando più o meno fedelmente, ma purtroppo non la conosceva.

“Sai, un po’ di entusiasmo non guasterebbe”, osservò la festeggiata, piombando su di lei.

“Hai ragione”, ammise con un sorriso. “Scusami”.

“Ti perdono soltanto perché sono di buonumore e so che non è una bella giornata per te”, le disse tranquilla.

Katie accennò un sorriso, probabilmente il primo della serata.

Anzi, il primo di quel giorno.

“Grazie”.

“Però qualcosa mi dice che l’esito della tua giornata sta per migliorare notevolmente…”, asserì all’improvviso.

Ne dubito, pensò Katie, fingendo un’educata indifferenza.

“A quanto pare anche lui sentiva già la tua mancanza”, aggiunse Meredith.

Cosa?!

Katie seguì lo sguardo della sua amica e un’espressione sconvolta si dipinse sul suo volto.

Robert era davvero lì, a pochi passi da lei.

La sua mente era in subbuglio, non riusciva a mettere insieme un pensiero coerente e solo quando lui giunse di fronte a lei la ragazza si accorse che Meredith era sparita.

Il suo cuore batteva all’impazzata e si sentiva la gola secca, aveva le mani sudate e appiccicose.
Non riusciva a comprendere perché fosse lì; per caso trovava divertente quel tira e molla?!

“Come hai fatto a trovarmi?”, gli chiese in tono pungente.

“E’ una lunga storia”, disse.

Decisamente non aveva voglia di ascoltarla.

“Katie, possiamo parlare?”, le domandò, abbassando la voce. “In privato”, aggiunse.

“Mi spiace, ma è il compleanno di una mia amica”, ribatté freddamente.

Ma per chi l’aveva presa?! Non era un oggetto che poteva decidere di riavere. Meritava più rispetto.

“D’accordo. Allora te lo dirò qui”, asserì lui.

Gli pareva di aver già attirato troppa attenzione, ma in quel momento non aveva importanza.
Che lo fotografassero pure!

“Dovresti essere in California”, mormorò la ragazza.

Lui scosse la testa con convinzione.

“Ero in aeroporto e mi sono reso conto che non potevo partire lasciando le cose così”.

“Ci siamo detti tutti. Avevi ragione fin dall’inizio: non poteva finire altrimenti”, affermò lei, sebbene quelle parole le facessero tremare il cuore.

Robert la guardò con intensità, come se volesse leggere dentro di lei.

Katie, non voglio che finisca”.

Fece un respirò profondo prima di continuare.

“Ho capito che non volevo che finisse pochi secondi dopo aver lasciato il tuo appartamento. Pensavo che fosse la cosa migliore per entrambi. Mi sbagliavo”.

“Rob. Per favore. Basta”.

Era già abbastanza doloroso senza che rendesse ancora più difficile l’intera faccenda.
Non voleva stare ad udire i suoi sensi di colpa. La cosa non la riguardava. Non più.

Ma lui ancora una volta non le diede ascolto.

Ti amo anch’io, Katie ed è… ridicolo e patetico che sia stato necessario perderti per rendermene conto, ma è la verità. Ti amo”.

Katie rimase a fissarlo per un attimo in silenzio, assorbendo quelle parole.

“Tu sei.. Hai idea di quanto sia stato difficile per me dirtelo?! Hai la più pallida idea di come mi sono sentita quando te ne sei andato?! Avevi detto che mi avresti chiamata e non l’hai fatto”.

“Tecnicamente non sono partito”, precisò lui, guadagnandosi un’occhiata assassina.

“Mi hai fatto sentire una stupida. Non hai… Sei inaffidabile e irresponsabile e la cosa più assurda è che l’ho capito subito, ma non ho voluto vederlo, perché ero abbagliata da te e volevo credere che ci fosse qualcosa di più e avevo ragione. Ma questo non cancella il resto”, disse Katie.

“Hai finito?”, le domandò calmo. “Tutto quello che hai appena detto su di me è vero. Non mi sono comportato nel migliore dei modi. Anzi, sono stato terribile. Non sono abituato ad… Assumermi responsabilità non è esattamente quello che ho fatto di recente. Prendere la decisione giusta quando si tratta di relazioni non è il mio punto di forza, ma questo non ha a che fare con te. E’ un mio problema”.

Fece una pausa, poi riprese.

Quando hai detto di amarmi mi sono sentito… Ero terrorizzato”, ammise titubante.

Credi che io non lo fossi?”, replicò Katie.

“Tu non hai ragioni per esserlo, Katie”, le disse dolcemente. “Soltanto un perfetto idiota ti lascerebbe andare e io non voglio più comportarmi come tale. Queste settimane sono state le migliori da non ricordo più quanto tempo. Non voglio rinunciare a te e non lo farò, quindi se i tuoi sentimenti per me sono cambiati, beh avrò un bel problema da fronteggiare, ma lo farò”.

Katie lo guardò come forse non aveva mai fatto prima, oppure forse finalmente era lui a permetterle di vederlo davvero, senza maschere, senza giochetti, senza paura.

“Mi hai ferita”, mormorò lei.

“Lo so”.

Ogni persona sana di mente avrebbe lasciato perdere, ma come poteva rinunciare all’uomo che amava e che la ricambiava ora che era lì davanti a lei?

“Rimani sempre un idiota”, lo rimproverò con un sorriso.

“Cercherò di rimediare”, le assicurò, poggiando una mano sulla sua guancia e accarezzandola.

“Credo che ci stiano osservando”, lo mise in guardia lei.

“Non mi interessa”, sentenziò, lui sporgendosi verso di lei e baciandola con trasporto.

In quel momento non c’era niente e nessuno al mondo con cui avrebbe preferito essere.



Buon week end a tutte!!!
Come va?
Finalmente Rob ha preso la situazione in mano (era l'ora, eh?) e ha affrontato i suoi sentimenti per Katie, complice anche il supporto a distanza di Tom. E pare che anche Nick si sia finalmente ricreduto sulla ragazza.
Voi cosa avreste fatto al posto di Katie quando lui si è presentato da lei, dicendo di amarla? Ci avreste creduto e sareste riuscite a passare sopra al resto?
Cosa accadrà adesso che Rob tornerà a Los Angeles? Riuscite a vedere un futuro per loro? :)
Dal momento che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, sarei proprio curiosa di conoscere le vostre impressioni si questa storia!
Un bacio e a presto,
Vale




 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Ciao a tutte!!!
Mi pare quasi impossibile di star postando il capitolo finale, ma è proprio così.
Sono passati due anni da quando ho scritto la prima OS dedicata all'incontro fra Katie e Rob e onestamente allora non avrei mai pensato che si sarebbero rivisti, nè tantomeno che fra loro ci sarebbe mai stato qualcosa di sentimentale. Katie per me era solo una fan fortunata. Tutto qui.
Poi lo scorso anno ho voluto concedere ai due un altro momento e da lì l'idea del "cosa succederebbe se si rincontrassero?" mi ha quasi "costretta" a proseguire le loro vicende. Volevo avessero una chance. Desideravo che Katie conoscesse Rob.
Dal momento che qualcuna starà "friggendo" d'impazienza, non mi dilungo oltre e rimando i miei saluti alla fine del capitolo. ;)
Buona lettura!!!





Era incredibile come quelle ultime tre settimane a Toronto fossero trascorse in fretta. La sua routine non era poi così diversa: si alzava ogni mattina, andava a lavoro, sbrigava qualche commissione e ogni tanto usciva con Meredith.
Eppure c’era una sostanziale differenza: lui non era lì.

Robert le mancava ogni giorno sebbene avesse mantenuto la sua promessa. Si parlavano praticamente ogni sera, ma non era la stessa cosa. Non averlo vicino le mancava.

Fra l’altro quando sarebbe tornata a casa il fuso orario avrebbe reso la comunicazione ancora più difficoltosa, tuttavia Katie non immaginava di starsi preoccupando per nulla.

Erano circa le 10PM quando lui la chiamò, due giorni prima della sua partenza.

“Ciao”, lo salutò.

“Ciao”, ripeté. “Com’è andata la giornata?”

“Vediamo… Sono andata a ritirare il mio ultimo stipendio, ho salutato Mrs Clifford e sono a buon punto con le valigie”, lo informò.

Le dispiaceva davvero lasciare il Canada. Era come se la ragazza che era partita non ci fosse più, come se fosse un’altra persona e non in senso negativo.
Quando aveva programmato quel viaggio insieme alla sua amica Eva era stata entusiasta e nel momento in cui aveva appreso di essere rimasta sola per un attimo aveva seriamente pensato di rinunciare e lasciar perdere.

In fondo ci sarebbero stati altri viaggi, altre occasioni, altre vacanze… Poi qualcosa l’aveva convinta che fosse sbagliato non provarci: era qualcosa che voleva fare.

Aveva scelto di essere coraggiosa e di credere in se stessa e nelle sua potenzialità.
Poteva fare quel viaggio ed adesso che la sua avventura stava per giungere al termine si sentiva diversa: più forte, più sicura.
Aveva conosciuto persone meravigliose lì: Mrs Clifford, Meredith e le sua amiche, ma soprattutto aveva rivisto lui.

Era assurdo pensare che se avesse preso una decisione diversa in quel momento non sarebbe stata a chiacchierare amabilmente con Robert. Forse non lo avrebbe mai più rivisto, probabilmente non lo avrebbe mai conosciuto davvero e forse non avrebbe mai capito cosa significasse amare sul serio un’altra persona.

Affermare che fra loro fosse stato tutto rose e fiori era prettamente illusorio, però tutto quello che avevano dovuto sopportare li aveva portati a quel momento, a quell’amore, all’essere l’uno per l’altra e Katie non sarebbe mai voluta tornare indietro.

Le cose non era semplici: stare con lui si stava rivelando più complicato di quanto la ragazza non avrebbe mai immaginato, ma non importava, poiché sapeva che con lui avrebbe potuto essere felice.

Era sicura, senza ombra di dubbio, che lui fosse quello giusto e nulla poteva contrastare tutto ciò.

C’erano ancora molte cose che dovevano chiarire e di certo i problemi non sarebbero mancati…

Sopportare l’idea che Kristen potesse essere ancora una presenza nella sua vita non le piaceva affatto, ma in fondo quella non era una decisione che spettava a lei. Purtroppo Robert le aveva detto che frequentando lo stesso ambiente si sarebbero dovuti incontrare in varie occasioni, ma lui le aveva già ampiamente dimostrato che non avrebbe significato nulla e non avrebbe avuto seguito.

Era rimasta molto colpita quando aveva disertato la premiazione dei TCAs, lasciando che fosse solo la sua ex-co protagonista a ritirare il premio. Era ridicolo che avesse preferito trascorrere quella serata semplicemente guardando un film con lei.

Beh, vederlo via Skype non era esattamente come sedere l’uno vicino all’altra sul divano di una costosa camera d’albergo con la testa poggiata sulla sua spalla, ma quello che lui aveva fatto l’aveva fatta sentire davvero speciale. Dubitava che il suo agente fosse stato entusiasta di quella scelta, ma a dire di Robert non aveva commentato.
Katie non pensava di essere ancora entrata nelle sue grazie, ma almeno adesso non la vedeva più come una minaccia.

Tutto stava andando per il verso giusto.

In effetti ormai i suoi genitori erano praticamente gli unici a non saperne quasi nulla. L’unica cosa di cui erano a conoscenza era che stava frequentando qualcuno.

Quando Robert si era presentato all’improvviso in quel locale a Toronto la sera della sua partenza per Los Angeles, la ragazza era certa che il loro bacio sarebbe finito su tutti i giornali in tempo record, invece non era successo. Non aveva mai voluto indagare troppo, ma era piuttosto convinta che ci fosse dietro lo zampino di un agente un po’ troppo zelante.
Tuttavia era stato meglio così: non era ancora il momento giusto.

Però forse anche questo stava per cambiare.

“In tal proposito… C’è una cosa che vorrei chiederti”, le disse Robert incredibilmente serio.

Katie rimase in attesa.

“Sei sicura di voler prendere quell’aereo dopodomani?”, le domandò.

Devo prendere quell’aereo. Fra l’altro non ho ragioni di restare qui”, gli ricordò confusa.

“Questo lo so. Sto solamente dicendo che potresti prenderne un altro e raggiungermi”.

“Intendi…?”

Lui annuì.

“A Los Angeles”, precisò con un sorriso.

Katie lo fissò incapace di proferir parola. Non riusciva a capire cosa le stesse proponendo.

“Vorrei che venissi qui, Katie”.

“Vuoi che venga a trovarti?”, gli chiese ancora più confusa.

Avevano parlato di quella possibilità, ma di certo la ragazza non avrebbe mai immaginato che la data fosse così ravvicinata.

“Non esattamente. Vorrei che venissi qui per restare”, affermò Robert.

Katie continuò a fissare il suo volto sullo schermo del portatile.

“Ti amo, Katie e non voglio aggiungere altre miglia fra noi”.

“Mi piacerebbe, ma… non posso. Se non tornassi a casa i miei genitori potrebbero dar di matto. Fra l’altro, ti ricordo che ancora non sanno nulla”.

“Forse allora dovresti dirglielo, perché non ho intenzione di lasciarti andare. Pensaci. Non dico che tu debba trasferirti permanentemente adesso, so che devi ancora dare alcuni esami, ma potresti tornare in Italia quando serve, non è un problema, e per il resto stare qui. Con me”.

“E’ una follia”, commentò Katie.

“Mi stai dicendo di sì?”

Per l’ennesima volta quell’estate si trovava di fronte a un bivio: poteva dirgli di sì, ignorando il suo buon senso, oppure poteva rimanere fedele ai loro precedenti piani ed andare a trovarlo a Novembre.
Inoltre, il fatto che la sua famiglia non sapesse chi era attualmente il suo ragazzo non le rendeva le cose più facili, però sapeva che se gli avesse risposto di no se ne sarebbe pentita per sempre.

“Sì!”, esclamò con voce sicura.

Lui le sorrise di nuovo ed emise un sospiro di sollievo.

“Stavi trattenendo il respiro?”, gli chiese, curiosa ed al tempo stesso divertita.

“Diciamo di sì”.

“Ti amo”.

“Ti amo anch’io”.

“Quindi adesso come facciamo?”, gli domandò.

“Ti ho già preso il biglietto”.

Katie lo guardò sinceramente meravigliata.

“Eri così sicuro che ti avrei detto di sì?”

“No, ma ci speravo e… ti conosco, Katie”.

Era vero. La conosceva bene. Forse non si frequentavano da molto tempo, ma si conoscevano. Si erano capiti fin dal primo istante.

 
Meredith aveva insistito per accompagnarla in aeroporto e Katie non poteva certo lamentarsene. Era bello avere vicino un’amica, specie una che sapeva tutto.

“Sei nervosa?”, le domandò, mentre l’accompagnava al check-in.

Quell’aggettivo non sarebbe stato quello che la ragazza avrebbe scelto. Il più adatto probabilmente era terrorizzata ed al tempo stesso euforica.

“Non riesco a credere che tu lo stia facendo”, aggiunse.

“Neanch’io”, le confidò.

Tuttavia prendere quella decisione era stato inevitabile: amava Robert e non voleva stare senza di lui, non voleva vivere dall’altra parte del mondo specie considerando che lui la voleva accanto.

“Cosa hai raccontato ai tuoi?”, le chiese curiosa.

“Non è stata esattamente una conversazione piacevole, ma non hanno protestato troppo”, disse.

In effetti quella era solo una piccolissima parte della verità: i suoi genitori non si erano arrabbiati, ma di certo erano molto preoccupati.
Non voleva fare tutto ciò a loro insaputa: forse aveva sbagliato nel non parlargliene fin dall’inizio, ma non sapeva spiegare neanche lei come tutto fosse successo. Una serie di circostanze paradossali lo avevano reso possibile e Katie non sarebbe mai tornata indietro per cambiare le cose.

Ovviamente convincere sua madre era stato più semplice, suo padre era stato il vero scoglio da superare ed ancora la ragazza ignorava come Robert ci fosse riuscito.

La sua prima discussione con il suo genitore non aveva sortito il risultato sperato e, alquanto abbattuta, lo aveva raccontato anche a lui. Suo padre aveva affermato di fidarsi del suo giudizio, ma chiaramente la posizione dell’attore non lo rendeva esattamente il compagno ideale agli occhi del suo vecchio.

C’era ben poco che la ragazza potesse fare per fargli cambiare idea nell’arco di 24 ore, ma a quanto pareva c’era riuscito il diretto interessato.

Quando Robert le aveva chiesto il numero di suo padre, inizialmente Katie si era opposta: era ridicolo che si parlassero per telefono, ma alla fine aveva ceduto.
In fondo la sua opinione su di lui era già pessima, per cui quale ulteriore rischio correvano?

Paradossalmente invece suo padre aveva apprezzato e qualunque cosa lui gli avesse detto doveva averlo tranquillizzato non poco, visto che sebbene non fosse ancora entusiasta di quel cambiamento di programmi, non si era più opposto.

Era proprio pieno di sorprese.

“Beh, direi che ci siamo”, mormorò Meredith al momento dei saluti.

“Già”, convenne Katie con la voce colma di emozione.

“Mi mancherai”, le sussurrò.

“Anche tu. Sei la migliore amica che avrei potuto incontrare”, le disse sincera.

Meredith sorrise.

“Vai prima che mi metta a piangere e dì al tuo ragazzo che lo tengo ancora d’occhio”, aggiunse, facendole l’occhiolino.

“D’accordo”.

“Ci vediamo presto, promesso?”

“Certo”, le assicurò Katie.

In fondo doveva ancora ad Eva un viaggio a Toronto.

Salutò per l’ultima volta Meredith e dopo aver lasciato i bagagli, si diresse verso il gate.

Parlò con Robert per qualche istante prima di spegnere il telefono e lui le promise che sarebbe stato lì ad attenderla all’aeroporto di Los Angeles.

Sapeva che non sarebbe stato facile, ma mentre saliva a bordo di quell’aereo Katie non aveva più alcun dubbio: aveva preso la decisione giusta.

Nessuno avrebbe potuto dire se avrebbe funzionato o meno fra di loro, ma di certo entrambi erano ben intenzionati a fare anche l’impossibile per far sì che ciò accadesse. E, cosa ben più importante, si amavano.

Tutto il resto impallidiva di fronte a quella sicurezza.

Non aveva paura degli ostacoli che si sarebbero frapposti lungo la loro strada, poiché sapeva che non avrebbe dovuto affrontarli da sola.

In quel momento mentre l’aereo stava decollando, Katie guardò il panorama fuori dal finestrino e salutò per l’ultima volta Toronto, la città che le aveva offerto il dono più grande in cui avrebbe mai potuto sperare.



Ed eccoci di nuovo!
Alla fine ho deciso che Katie e Rob dovessero avere la chance di essere felici insieme fino in fondo. Per cui quale modo migliore di chiedere alla ragazza di trasferirsi a Los Angeles? ;)
Lui ha rinunciato ad andare a tale premiazione preferendo trascorrere del tempo (seppur non fisicamente) con lei e credo che questo fosse il modo migliore per dimostrarle quanto la ama, ogni altra parola sarebbe stata superflua.
I due ce la faranno? Non ce la faranno? Mi piaceva l'idea di lasciare questo finale un po' aperto in modo che ognuno potesse scegliere di far andare le cose come preferisce. Cosa posso dirvi? Ho un'animo romantico per cui sì, direi che i due ce la faranno.
Per ora la loro storia si conclude così, ma non escludo di aggiungere qualche Missing Moment in seguito. ;)
Spero che le vicende di Rob e Katie vi siano piaciute. <3
Se vi va di lasciarmi un parere adesso che siamo giunti al termine ne sarei felicissima!
Intanto ringrazio le persone che hanno usato un po' del loro tempo per leggermi, quelle che con i loro commenti mi hanno fatto riflettere e tutte coloro che mi hanno dato consigli preziosi, perchè in fondo ognuna di noi è un po' Katie ed auguro anche al "nostro" Rob di trovare una ragazza degna di questo nome. ;)
Al momento mi sto dedicando ad una storia originale ambientata sempre nel mondo di Hollywood, che avrà come protagonisti Sarah e George di un mio precedente "esperimento" che forse qualcuna di voi avrà letto, "Vedo quello che mi mostri". Se vi andrà di passare quando inizierò a pubblicarla (probabilmente a Gennaio) ne sarò felice!
Un bacione
Vale



 

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