Melbourne di BecomeWhoYouAre (/viewuser.php?uid=477732)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo ***
Capitolo 2: *** Acquamarina ***
Capitolo 3: *** Tra libri,foto e metallo. ***
Capitolo 4: *** Gli amanti scomparsi ***
Capitolo 5: *** L'agente segreto del Victoria ***
Capitolo 6: *** Simonel e Lionel ***
Capitolo 1 *** L'arrivo ***
Questa è la
storia di Leila, diciotto
anni, Roma. Vive con una madre allegra e intraprendente, e suo
fratello. Ha un
padre freddo, distaccato e lontano da lei chilometri: vive a Vienna.
Tutto
cambia quando il fratello tramite un’agenzia di Scambi
Interculturali va in
Australia e al suo posto, a casa di Leila, arriva Andyun bellissimo
ragazzo
australiano di origini italiane. Non fatevi sconvolgere:
sembra l'inizio di
una storia d'amore infelice, ma è
tutt'altro. Andy non è il ragazzo che sembra,
e dopo il suo arrivo niente per lui e Leila sarà come prima,
proprio perché
Andy conosce il resto di una verità che Leila non ha mai
potuto conoscere.
-L'autrice
Leila
Aspetto
sul
divano blu del salotto, fisso un punto preciso nel vuoto. La
televisione parla,
sento suoni confusi e astratti ma io non ci bado per niente. Afferro un
cuscino
viola a fiorellini e inizio a torturarlo fra le mani, è la
prima volta che
riceviamo una persona da lontano, dobbiamo fare per forza una buona
impressione.
Mia madre è presa dall'agitazione, l’ospite tra
poco sarà qui e ci rimarrà per
due mesi, sistema i cuscini del divano, vede polvere che non esiste,
pulisce
sul pulito e guarda dalla finestra ripetutamente. "Mammati prego sta
calma,
arriverà presto" le dico cercando si sembrare calma "Ma
è in ritardo,
doveva arrivare per le 7" dice lei agitandosi "Ma sono solamente le
sette
e cinque, vieni qua, siediti è tutto apposto”. Non
lo conosciamo, sappiamo solo
che si chiama Andy, è australiano, vuole imparare l'italiano
e verrà qua a Roma
ospite da noi. Verrà nella stessa scuola, dove andiamo io e
mio fratello,
quindi con me, ma in un’altra classe dove imparerà
l'italiano con professori
madrelingua e con altri ragazzi come lui. Si chiama "Scambio
Inter-culturale" mio fratello è partito per l'Australia e
lui verrà qua Danilo
propone varie agenzie a scuola e mio fratello ha aderito, ed
è partito. Che fortuna!
All’inizio mia madre era scettica ma poi l'ha convinta a
lasciarlo partire, mio
padre è indifferente. Io no. Io sono molto eccitata e non
vedo l'ora di
conoscerlo e praticare con lui un po’ d'inglese, mentre mio
fratello se la
spassa in Australia. Ho bisogno di compagnia ora più che
mai, non ho molti amici,
ne ho pochi e non proprio buoni, ma fa niente questa è
un'altra storia. Sto
pensando a tutto quello che ha fatto mio fratello per convincere mia
madre quando
sento un suono, è il citofono. Mamma si precipita: "Chi
è?" dice con
voce squillante, preme un pulsante e apre il portone, sento i loro
passi per le
scale. Mamma dice "è loro Leila!" Alzati! “Mi
precipito alla porta
d'ingresso,dilndlon,è il
campanello,stavolta,della porta d'ingresso.
Mamma
apre,
è lui ed è accompagnato da due persone con una
maglietta gialla con il logo
dell'agenzia tramite la quale è avvenuta lo scambio. Dietro
di lui ci sono le
sue valigie, lui ci sorride e dice "Hi!" con un sorriso a trentadue
denti,
io e mia madre lo salutiamo con la mano e lo invitiamo a entrare. I due
tizi
spiegano a mia madre alcune cose ma io non ascolto, sono troppo
impegnata a fissarlo,
è bellissimo. Occhi neri, capelli neri,ondulati,corti e
pelle
bianca."Where are you from?" gli chiedo, lui mi fa un sorriso e mi
risponde "Melbourne, comunque parlo l'italiano discretamente bene, mio
nonno è italiano, è lucano!" Sono sbalordita, ha
una pronuncia perfetta e
lo parla molto bene l'italiano!Sorrido,non so cosa dire.
Chissà come se la
cava con i congiuntivi,penso.Passano minuti ma a me sembrano
secoli, mia
madre dice: "Re. Mi hanno detto che parli benino
l'italiano,understand?" dice mamma con il suo pessimo inglese, lui
scoppia
a ridere, appresso anch'io. Mamma ci guarda, poi sorride anche lei. Lui
dice
"Sì, mio nonno è lucano" mamma lo fissa, poi
aggiunge
"Lucano?Ah! Anche i miei genitori lo sono!" "Sì, signora ha
lo
stesso accento di mio nonno" dice lui. E' mia vero padre ha l'accento
tipico dell’Italia meridionale e se n’è
accorto un australiano. Cominciamo bene!
Intuisce subito le cose, il ragazzo! Mamma poi, compiaciuta aggiunge:
"Spero non ti dispiaccia condividere la camera con Leila." lui mi
fissa un secondo e poi dice "No problem." "Vi siete
presentati?" dice mamma "Veramente non si è presentato
nessuno qua,
mamma!" dico sorridendomi avvicino a lui e gli stringo la mano "Io
sono Leila" , lui risponde "Io sono Andy" e mia madre aggiunge
"Io sono Rita”, lui ci fissa e ci dice "Ciao,Leila. Ciao,
Rita"
e scoppiamo a ridere ancora. E' proprio curioso è qui da
meno di mezz'ora e già
ci strappa tanti sorrisi. Mamma capendo che è stanco per il
viaggio lo
accompagna in cucina e come al suo solito le magiare a più
non posso (così fa
sempre con tutti i suoi ospiti). Gli fa assaggiare ogni piatto tipico
del Sud
lui sembra piacere, a tavola ride e ci parla della sua famiglia, della
sua
casa, e ahimè anche della sua ragazza. “Quanti
anni hai?” gli chiede mamma “Diciannove,
primo anno di College” dice lui. Mamma dice “Con
Leila siete quasi coetanei.
Tra un mese compie diciotto anni” Lui mi guarda.
“Si” dico “faccio l'ultimo
anno di scuola superiore”, mi sorride ed io ricambio il
sorriso. Terminata la cena,
mamma gli fa vedere la sua (la mia) cameretta. Un letto a ponte (da cui
sotto
si tira un altro) semplice e arancione, l’armadio bianco, la
scrivania, le mie
foto appese al muro, le lucine di Natale attorno alla stanza, i post-it
colorati qua e là e per finire la mensola sta-colma di
libri: il mio tesoro.
Dice di volersi fare una doccia e mentre lui se la fa, mi spoglio, mi
metto il
pigiama e m’infilo nel lettolo, sento arrivare: quanto
profumo si spruzza
questo qua? Accende la luce, io apro gli occhi infastidita. "Scusa"
dice "No, niente" sussurro. Non ho voglia di parlare. Ma lui
sì.Inizia:"Sono molto stanco,il viaggio dura molte ore,sai?"
"Si
lo so,sai che la scuola è a mezz'ora da casa e che domani
dobbiamo prendere la
metro?"
Lui
è
sorpreso,non lo sapeva forse.Mi metto seduta sul letto "Ci dobbiamo
alzare
presto" gli dico.Lui annuisce,uffa!sembro sempre
acida!penso
tra me
e me.Poi per riparare ai miei danni dico: "Andy,lo dico per te,sarai
stanco!" lui sorride "No,è che già mi mancano un
pò tutti." rido
piano "Dai,un tipo bello e forte come te..." anche lui ride "Sei
simpatica,Leila" menomale,pensavo di
avergli fatto l'effetto
opposto
"Anche
tu,ora sù! Dormi,che nel sonno non ci
pensi!" dico
dolcemente e spengo la luce.Lui scende dai lattosi avvicina a me, io mi
spavento e cerco di ritrarmi. Lui mi afferra per la nuca, mi sorride
nella
penombra e dice "Don’t worry!" mi tranquillizza un
pò, il suo inglese."Goodnight"
dice piano scandendo ogni lettera e mi molla un bacio sulla guancia.
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Capitolo 2 *** Acquamarina ***
Andy
Ma tu trovala una più
strana di questa,le piace il verde acqua.No,non c'è niente
di strano,il fatto è che lei è
strana:cioè a chi altri potrebbe piacere il verde acqua?Al
massimo il verde,ma il verde acqua proprio no.Acqua,cosa le fa
pensare?Al mare?Ma di solito chi ama il mare ama
l'azzurro,perchè il mare è azzurro. "E' un
illusione,a tutti piace l'azzurro perchè è il
colore del mare.A me no,a me piace il verde acquamarina.Perchè è
il colore dell'acqua del mare,non del mare." mi disse una volta,con la
sua vocina squillante "E che differenza c'è?" le chiesi.Lei
mi guardò con l'aria di una che ne sà tante
"Beh,è troppo complesso da spiegare,Andy." disse,fece
spallucce e tornò a fissare le mura della stanza.Acquamarina
che stranezze sta' donna.Pensai.Scesi
dal letto e presi la macchienetta fotografica,sorridi le dissi.Amava
farsi fotografare.Non era come le altre che badavano al trucco.ai
capelli prima di farsi fotografare,lei no.Non le importava,si faceva
fotografare sempre anche adesso che erano le sei di mattina e lei era
tutta sconvolta con i riccioli spettinati,il trucco sciolto e le
bretelle abbassate,era stupenda comunque.Mi sorrise con le labbra rosa
e gli occhioni azzurri,lì c'era il mare,anzi no tutto
l'oceano del mondo.Altro che acquamarina.Sorridirse con gli occhi oltre
che con le labbra.Posai l'obbiettivo sulla sua figura docile e
sottile:uno,due,tre,quattro scatti.Lei sorridente posava davanti
l'obbiettivo,com'era felice la mia piccola Sol."Sei bellissima" dissi
avvicinandomi al lei che stava tutta disordinata tra le lenzuola
azzurre,le mi cinse le braccia intorno al collo sorridendo,mi faceva
impazzire quando mi rideva in faccia.La strinsi forte e la baciai con
passione,poi la feci mia un'altra volta,amavo il fatto di possederla
complatamente.La toccavo,la baciavo,la annusavo.Adoravo il suo
profumo-acqua di colonia.Nella sua vita non c'era altro che acqua,negli
occhi azzurri,il colore delle lenzuola che parevano dipinte,sulle
pareti della stanza sulle quali era dipinto,veramente, il mare,nei suoi
gusti... in quella sua casa sul mare.Tutto di lei portava
all'acqua,anzi no al colore dell'acqua.Quando cademmo stanchi l'uno
accanto all'altro lei si fece piccola e mi abbracciò,mi
diede un bacio sull'orecchio sussurrandomi dolcemente:"Ti amo,Andy.",
"Anch'io" dissi.
"Mi mancherai"
sussurrò lei
"Anche tu."
"L'Italia è
lontana"
"Lo so,ma lo faccio
per.."
"Shh" mi
zittì dolcemente"Lo so..non c'è bisogno
di..spiegare".
"E invece si."
Lei mi puntò
gli occhi addosso,severi.
"Devo sapere la
verità su mio padre." dissi.
Lei mi bacio di
nuovo,con passione.Ci tuffammo di nuovo tra le lenzuola azzurre,i muri
dipinti,fuori il mare che sbatteva contro gli scogli,il suo profumo di
acqua di colonia e quegli occhi azzurri che tremavano di piacere.
Partii due settimane dopo.Quello ero io,Andy e quella era Sol la mia
fidanzata,la donna della mia vita-questo ricordo mi viene in mente
adesso,mentre sono nel letto e guardo quest'estranea dormire a pochi
passi da me.Com'è
che si chiama?Laila.No.Si
chiama Leila.Mi sento un bugiardo,e forse dovrei odiarla
perchè suo padre
è il probabile mandante dell'omicidio di mio padre.E
non è qui,pensavo di trovalo.Non ho nulla da fare qua
ormai.Leila si sta girando nel letto e io dovrei odiarla,eppure lei mi
sembra così innocente...
Mi alzo in punta di piedi prendo il cellulare e digito velocemente:
Tutto
bene,anzi no.Sono arrivato ma di lui nessuna traccia dicono sia a
Vienna.Cosa faccio?
Destinatario:Sol.Devo andarmene di
qui,è pericoloso mi
dico.Due minuti dopo
arriva la risposta di Sol,s'illumina lo schermo:
Devi
andartene da li.E' pericoloso.
Spengo
il cellulare e sorrido:Siamo
proprio telepatici,amore mio.
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Capitolo 3 *** Tra libri,foto e metallo. ***
Leila
La sua polaroid era sul letto
insieme al borsone con
dentro qualche vestito e pochi libri.
Libri del tipo:Dieci
Piccoli Indiani
e Il Ritratto di Dorian Grey che
erano
tutti rigorosamente scritti in inglese.
Andy si, era un ragazzo
simpatico,bello,affascinante
ma era anche misterioso e qualcosa nel modo in cui si muoveva, si
agitava e
alzava gli occhi, in lui, appariva ostile. Erano poche ore che era in
casa, era
mezzodì ,aveva disfatto il borsone per prendere un cambio
pulito ed ora si era
chiuso in bagno.
Inspiegabilmente,
aveva portato così pochi vestiti che
sarebbero bastati al massimo per un giorno o due mentre lì
ci sarebbe dovuto
rimanere ben due mesi. Stavo sulla porta della mia cameretta nella
quale avevo
dormito con Andy e osservavo da lontano il suo borsone, forse
lì dentro c'è la
verità che cercavo. So che è una cosa ingiusta da
fare ma sono molto curiosa e
poi nessuno se ne accorgerà, mi avvicino con cautela al
borsone e inizio a
curiosare dentro. Avevo ragione, ci sono pochissimi vestiti
lì dentro, scavo
più a fondo e tocco qualcosa di metallico molto
probabilmente avvolto in un
panno di velluto, il che mi fa sentire strana. Cos'è?. Cade un libro a
terra mentre cerco di capire cos’,è l'oggetto
metallico, non fa rumore è caduto
sul tappeto arancione. Lo prendo da terra, il libro è
“Il
ritratto di Dorian
Grey-Oscar Wilde.” come al solito quando
si tratta di libri non sbaglio mai.
Lo rigiro tra le mani come segnalibro c'è una fotografia
scattata con una
macchinetta fotografica istantanea, lo capisco dalla fattezza della
foto, anche
in questo campo sono un talento. Quella foto è stata di
certo scattata dal
proprietario della Polaroid che c'è sul mio letto, quindi
Andy. Quella ragazza
ritratta nella fotografia chi è? Mi rigiro la foto tra le
mani, è piccola ed
inizia a scolorirsi come tutte le istantanee, ma non è stata
scattata molto
tempo fa, roba di un mese o due. La studio al meglio, ritrae una
ragazza dai
capelli ricciuti e bruni e gli occhi azzurri in costume da bagno rosa a
pallini
e con una tavola da surf sotto braccio. Quella foto è stata
scattata in
Australia di certo. Penso subito che sia la sua ragazza ed è
anche bellissima.
Metto la foto nel libro, e cerco di riordinare il borsone di Andy
altrimenti penserà,
anzi no, capirà che ci ho frugato dentro. Intanto che
riordino il borsone, mi
ricordo dell'affare metallico sistemato sul fondo del borsone- cosa sarà
mai?-mi
ridico. Rimetto le mani sul fondo del borsone, al tatto ho
già
capito di cosa si tratta ma non voglio crederci, la tiro fuori:
è avvolta in un
panno di velluto turchese con cura, ma nonostante il panno si riesce a
sentire
la compattezza del metallo che c'è lì sotto. Non
ci posso credere, sono
sbalordita e ci metto un po' a capire che ho tra le mani una pistola.
Andy è in casa mia con una pistola a portata di mano.
Spero vi sia piaciuta la
mia storia!Continuate a leggermi e a recensire!
Vi saluto con
affetto,
Iago.
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Capitolo 4 *** Gli amanti scomparsi ***
Andy
Mi sveglio tardi, sono stanco del
viaggio ed ho
bisogno di una doccia afferro il borsone appoggiato sul letto di Leila
che è
già stato fatto. Lei non c'è. Mi dirigo verso la
cucina e la trovo mentre
sorseggia una tazza di latte in piedi.
“Buongiorno
Leila” dico.
“Buongiorno a te? Hai
passato bene la notte?” chiede
sorridente.
“Sì, mi ci
voleva proprio.” ricambio anch'io il
sorriso.
Lei mi si avvicina e
m’invita a sedermi, mi porta da
mangiare per colazione: uova, latte, biscotti, bacon. “Non so
come siete
abituati a mangiare in Australia, quindi ti ho comprato un po' di
tutto.”
sorride di nuovo.
“Non dovevi...”
“Non preoccuparti, non
vorrai mica arrivare a casa deperito”.
Consumiamo la colazione in silenzio
poi le chiedo se
posso farmi una doccia “Si vai pure, il bagno è
nel corridoio la prima porta a
destra” mi dice.
Io mi alzo e mi dirigo verso il
bagno, affianco c'è la
camera in cui dormo. Ci metto una buona mezz'ora sotto la doccia e
tutta
quell'acqua mi ricorda di Sol. Ad un tratto sento alcuni rumori
provenire dalla
cameretta, rumore di cose che cadono e vestiti che vengono mossi. Poi
mi ricordo:
ho lasciato il borsone aperto in bella vista sul letto, maledizione!
Sicuramente
quella ficcanaso starà rovistando dentro, spengo l'acqua e
mi avvolgo nell'accappatoio.
Mi dirigo verso la cameretta mentre penso che scusa inventarmi, ma
è troppo tardi:
Leila è al centro della stanza con in mano la mia pistola
avvolta in un panno
di velluto blu. La sta fissando sbalordita e quasi non si accorge della
mia presenza.
Quando mi vede, sussulta e inizia a balbettare:
“Io...non..vo-vv-olevv-o …. ma
tu,poi.Ass-petta ma c-che cosa? U-u-u p-p-istola?” dice ed
inizia a tremare. Io
mi sento perso e non so più cosa fare, anche se mi dispiace,
devo farlo, ma
prima la devo calmare e magari farla ragionare. Mi sento impacciato e
mi
avvicino a lei che trema, togliendole la pistola dalle mani.
“Siediti e sta'
calma” le dico con dolcezza.
Lei è molto confusa e mi
guarda con occhi persi: non
sa se fidarsi o no.
“Tu.” dice.
“No, aspetta calmati. Ora
ti dirò tutto”.
“Io non..”
cerca di dire.
“Shhh,zitta.”
dico piano.
“Mi mentirai lo
so.” dice cercando di sembrare calma.
“No, non ti
mentirò perché da quello che so entrambi
vogliamo la stessa cosa.”
“Cosa sai?”
dice guardandomi.
“Anche tu vuoi la
vendetta” le dico.
Lei piomba in piedi turbata.
“Ma che cosa stai
dicendo? Chi sei? Cosa vuoi? E perché
sei armato?” urla.
Mi alzo, sono furibondo
“Senti ragazzina, quello che
sto per fare anche per te sarà un favore. Chiaro? Riguarda
tuo padre.”
“Chi?...Ma cosa dici, io
un padre non ce l'ho più”
dice.
“No, io so la tua storia.
Se ti parlo di Marianna
Alci”
Lei si mette le mani sulle orecchie
e inizia ad
agitarsi ancora di più mentre grida: “Non
m'interessa di lui, io l'ho cancellato!
Chiaro?”
Le afferro i polsi implorandola di
calmarsi. La faccio
sedere sul letto e aspetto un po' prima che si calmi. Poi dico
“Posso spiegarti,
ora?” le fa un cenno di sì con la testa,
finalmente è calma.
“Tuo padre,Leila,come
entrambi sappiamo vive a Vienna.
È' il miliardario Walter Micciardi, proprietario della
TYROS. Sposò venticinque
anni fa Marianna Alci, tua madre. No? E' giusto?” chiedo per
vedere se è
attenta. “Sì, è lui. Walter
Micciardi”.
“Okay, non mi sbagliavo.
So che odi quel bastardo,
dopo tutto quello che ha combinato, fai bene. So inoltre che Rita Alci
in
realtà è la tua mamma adottiva e più
precisamente è tua zia. Ti ha adottato
insieme a tuo fratello dopo la inspiegabile scomparsa di tua madre
Marianna,
quando avevi solo tre anni.”
“Sì, sparirono
insieme: mio padre all'improvviso non
ne volle più sapere di noi e andò a Vienna e mia
madre non so dov'è. Tutti
dicono se ne sia andata ma nessuno sa dove. Mia madre, cioè
mia Zia Rita, dice
che papà l'ha uccisa. E io le credo, è successo
tipo quindici anni fa, nel
gennaio 1998”
“Fai bene,
anch’io invece ho motivo di pensare che
Paul Crown, mio padre, sia stata anche lui vittima di tuo padre, e io
sono
pronto a vendicarmi di lui.”
“E come lo fai a
dire?”
“Perché
Marianna Alci e Paul Crown erano amanti, e di
loro si sono perse le tracce guarda caso da gennaio 1998.”
“Ma..?” chiese
Leila confusa.
“Sì, Leila.
Rita ha ragione.” le dico fissandola.
“Mi stai dicendo la
verità Andy? E se sì, io cosa devo
fare?” chiede.
“Puoi anche non fare
nulla e lasciare tuo padre impunito,
e credere che Rita sia tua madre.”
“Oppure?” chiede
“Oppure puoi sempre
partire con me per Vienna e
vendicarti.” le dico, mentre mi
guarda
puntando i suoi occhi sui miei. Le decisioni più importanti
si prendono in
pochi secondi e pensarci non serve a niente infatti lei si alza e mi
risponde piano:
“Hai già un piano? Sappi che io lo voglio morto”.
Spero vi sia piaciuta la
mia storia!Continuate a leggermi e a recensire!
Vi saluto con affetto,
Iago.
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Capitolo 5 *** L'agente segreto del Victoria ***
Leila
Sono confusa, ma
ho accettato di partire. Non ci credo io non
posso essere la figlia di quell’uomo. Io Leila, sono Leila e
basta. Non voglio
il cognome di quell’uomo, ho sempre cercato di rifiutare la
verità nelle sue
mille forme ogni volta che mi si presentava davanti, ho sempre tentato
di
trovare una spiegazione diversa, plausibile. Ho sempre evitato di dare
ragione
a mia zia, mi sono data risposte fasulle creandomi intorno una gabbia
di vetro
che non lasciava trasparire la verità nonostante la
trasparenza. Non c’è niente
di meglio da fare se non vendicarmi di lui, il responsabile
dell’assassinio di
mia madre. Ma ho paura e sono piena di odio. Sto preparando le valigie
a mia
zia ho deciso di scrivere un semplice biglietto, afferro una penna e
scrivo
poche parole: Parto con Andy. Avevi
ragione e ora devo vendicarmi di mio padre. E di tutti quelli che fin
ora hanno
taciuto. –Leila. P. S: Non chiamare la polizia e non dirlo a
nessuno.Secondo Andy ci sono dei
complici.
Andy bussa alla
porta: “Leila, hai fatto? Porta solo il
necessario.”
“Si”
rispondo sbadatamente afferrando la borsa.
Andy si avvicina
e mi spiega gli ultimi dettagli del piano che
abbiamo elaborato questa notte.
“Allora,
ora ci stiamo recando in aeroporto. Sai benissimo cosa
fare no?”. Annuisco e lui lo prende come un sì, in
effetti, fin lì ci sapevo
arrivare ed era semplice, poi continua, mentre stiamo uscendo di casa e
ci
stiamo dirigendo verso la metropolitana che ci porterà in
aeroporto. “Porca
miseria, mi senti?” sbraita Andy vedendomi distratta mentre
camminiamo per
strada, siamo in Via Imperiale. “Certo, sono diecimila volte che lo
ripeti.” E lo
guardo con sufficienza.
“Ragazzina,
se non te la senti lo sai che... io non ci metto
nulla a rispedirti al mitten…”
s’interrompe perché io non lo sto ascoltando e
sono
impegnata a stampare i biglietti per la metro.
“Sì, okay.” dico poi sempre con
aria stressata. “Allora,ci fingeremo Sam ed Alicia
Scarlett una coppia di
giovani sposi che cercano lavoro presso Palazzo Wachowski, casa di tuo
padre. Lì
ci assumeranno di certo secondo le mie fonti, ovviamente tu dovrai
camuffarti per bene
e dovrai evitare di stare a contatto
molto tempo con tuo padre. Chiaro?” mi dice e poi sorride un
po’. “Si Andy, è
chiaro. Nella valigia ho già tutto l’occorrente
per camuffarmi. E tu hai
abbastanza soldi? E soprattutto le tue fonti sono
attendibili?” gli chiedo.
“Certo,
ti ho già detto che Sol, la mia ragazza è anche
lei un
agente segreto del Victoria*.” Arrossisce pensando a Sol. La
amerà molto a
quanto pare. Sorrido per alleviare la tensione e aggiungo:
“Giusto. E, non hai
messo in conto la possibilità che ci scoprano?”
lui mi si avvicina e mi cinge
la spalla con il braccio, siamo sulla metro circondati da
extracomunitari e
sussurra pianissimo “Quante volte devo spiegati, che sono
un’agente con licenza
di uccidere?” mi dice pianissimo, io sbianco.
“Sì. Ma mio padre è un nostro nemico
non un nemico del Victoria, quindi…” dico con aria
da persona intelligente. Scendiamo
cinque minuti dopo, dalla metro e siamo quasi dentro all’aeroporto
di Roma. “Ma te sei proprio
cretina” mi dice dopo un po’. “Ma tu sei
tutto matto e adesso come ti viene?”
sono molto irritata.
“Senti,
sono circa sessantacinque volte che te lo ripeto, è
tutta la notte, ma a te nel cervello proprio non ti entra?”
si sta riferendo
alla cosa che mia ha ripetuto prima sulla metro “che sono un’agente con licenza di
uccidere” c’era troppa gente
attorno e non poteva parlare. Poi rispondo “Sì, lo
so. Ma come ti ho già detto:
è un nostro nemico non un nemico
del
Victoria”. Lui mi sorride: “Sai, ho modo
di pensare che lo sia.” Io lo
guardo con aria interrogativa mentre siamo in fila per i biglietti per
Vienna. “Si,
hai capito bene” dice.
“Cioè?
Spiegati meglio dannazione. E’ in ballo il mio
futuro.”
“Sì
che è un nemico del Victoria. Ha avuto diversi problemi
qualche anno fa con il Victoria e hanno intenzione di farlo fuori, sono
stati
loro a convincermi a partire: avrei sia vendicato mio padre sia fatto
un favore
a loro” dice sempre con calma.
“Ah,
quindi per te è anche lavoro.” Dico.
“E’
indispensabile che sia lavoro, cara. Altrimenti se lo
uccido in condizioni normali potrebbero
incolparmi . Invece se commetto un omicidio mentre sono in missione,
non
succede nulla.”.
“Ed
io?” dico preoccupata. Lui ha la licenza io no.
“Tu
non eri prevista nei miei piani e il Victoria non ammette
mai complici che non siano altri agenti oppure...”.
Lo guardo
sbalordita,senza dargli il tempo di parlare: “Ma tu sei
completamente fuori senno?
DICO IO ADESSO TI VIENE IN MENTE?RAZZA DI IDIOTA!” non mi
sono resa conto di
aver urlato. Lui mi afferra e mi preme la mano sulle labbra mentre
tutti ci
guardano poi mi dice nell’orecchio sussurrando:
“Smettila,ci ho già pensato.”. Mi
trascina verso
il metal detector.
In seguito,dopo
mezz’ora ci imbarchiamo senza problemi, l’aereo
inizia a decollare, stiamo volando verso Vienna e per la prima volta ho
la
terribile sensazione di aver fatto una scelta sbagliata, Andy se ne
sarà
accorto, è seduto accanto a me. L’hostess ci
augura buon viaggio dal microfono.
Lui mi prende la mano e me la stringe, per tutta la durata del viaggio
evitiamo
di parlarci e guardarci negli occhi. Lui però mi tiene la
mano,e mi
sento già più sicura.
*Il Victoria,
è un associazione di agenti segreti che lavorano per conto
dell’Australia. La sede è a Melbourne,
città natale di Andy.
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Capitolo 6 *** Simonel e Lionel ***
Leila
Prima di salire
sull’aereo mi ha detto che ci aveva già pensato,
lo spero per lui. Stiamo quasi per atterrare a Vienna e la sua mano sta
stringendo ancora la mia, lui si è addormentato, il volo
è durato circa un’ora. Lo sveglio, devo sapere che
cosa ha in mente di fare: “Andy” lo chiamo,lo
scuoto un poco e lui apre gli occhi: “Siamo
arrivati?” chiede stiracchiandosi e mi lascia la mano per
stropicciarsi gli occhi.
“Sì,
stiamo per decollare” gli dico osservandolo
“Tra
quanto?”
“Tra
poco”
“Poco
quanto?” chiede irritato
“Ah”
sussurro; solo adesso ho capito cosa voleva dire.
“Tra
quindici minuti, spegni il cellulare” annuncio schiarendomi
la voce.
“Bene”
mi fa lui.
“Senti,
cosa hai intenzione di fare con me?” sparo: devo togliermi
questo peso. Ho paura.
“Non
ti preoccupare” dice con semplicità.
“Ma…”
faccio per controbattere ma lui mi dice di star zitta e che avrei
saputo tutto una volta arrivati a Vienna. Io mi sistemo meglio sul
sedile e mi preparo ad atterrare.
Rimettiamo i
piedi a terra dopo una buona mezz’ora, il tempo necessario
per l’atterraggio e la fila per scendere giù di
lì. Poso i piedi sulla pista d’atterraggio, dove
sono parcheggiati gli aerei, siamo all’aeroporto di Schwechat IATA a
pochi chilometri da Vienna. Siamo arrivati finalmente ed io non so cosa
fare, Andy mi evita ed evita di rispondermi ma mi tiene sempre per
mano: come se avesse paura di perdermi. Mi dice:
“Seguimi” e mi porta verso l’entrata
dell’aeroporto da dove partono i pullman per raggiungere il
centro di Vienna. Raggiungiamo mano nella mano le panchine blu dove i
passeggeri si siedono e aspettano
il loro volo, di fronte a noi c’è un bar.
“Hai
fame?” mi chiede Andy
“No”
dico “Perché non andiamo a prendere i nostri
bagagli?” chiedo.
“Non
c’è bisogno ci arriveranno direttamente nella
camera dell’Hotel”.
“Ah”
dico. Mi sono stancata di fare domande e di non ricevere risposte
quindi annuisco e basta.
Lui controlla
l’orologio e dice fra sé e sé
“Dovrebbe essere arrivato già”
“Chi?”
faccio io
“Lionel”
risponde con semplicità Andy poi aggiunge: “Ti
spiegherà tutto lui, Leila”.
Sono passati
cinque minuti, Lionel è arrivato e si è
presentato: “Lionel Floors” mi dice stringendomi la
mano “Leila” rispondo. Lui mi guarda in modo strano
“Come scusa?”
“Leila”
dico scandendo le parole
“Leila?
Non è un nome. Nessuno ha un nome così”
mi dice
Rispondo
scocciata: ”Beh, allora lo hai sentito adesso la prima
volta…”
“Scusa
non volevo offenderti” si scusa Lionel.
“No.
Leila è il diminutivo” dico per argomentare.
“Di?”
chiede lui
“Di
Simonel.Sono Simonel Micciardi, piacere” dico, vediamo
di finirla con questa stupidaggine e fammi vedere che vuole. Penso
irritata dalla pagliacciata.
“Simonel?
Che nome simpatico.” Controbatte lui.
“Io
sono Leila e basta” “Non Simonel” dico
stufa.
“Ma
perché?” chiede. Che tipo insistente.
“Perché
io di mio padre non voglio niente, né il nome che ha scelto
per me, né il suo cognome.
Io sono Leila,
basta. Leila…Prendilo
come vuoi: come nome, soprannome, nome d’arte. BASTA CHE NON
MI CHIAMI SIMONEL. Chiaro Lionel?” gli sto sbraitando contro.
“Oh
sì, si certo” risponde Lionel “Che
caratterino ,Simonel” dice. Gli lancio
un’occhiataccia e lui si corregge: “Scusa,
Leila”.
Chiedo:
“Bene, dimmi cosa devo fare.”
Andy se
n’è andato appena è arrivato Lionel
“Ti lascio in buone mani” ha
detto “Vengo subito”.
Siamo
all’aeroporto, difronte al bar. Lui risponde: “Hai
tutto?”
“Sì”
dico
“Allora
vai in quel bagno e camuffati. Fallo per bene”. E
m’indica il bagno delle donne.
“Okay”
dico. M’incammino verso il bagno, spingo la maniglia di una
porta rossa con il cartellino con scritto “Woman”
entro in un bagnetto e mi chiudo a chiave. Apro la mia borsa e prendo il
beauty case verde acqua, lo appoggio sul lavandino e cerco il
necessario, tinta, forbici, lenti a contatto, trucchi. Ci metto due ore
circa, in tutto quel lasso di tempo Lionel non si è fatto
proprio sentire, è un tipo che sa aspettare.
Ho finito. Mi
guardo allo specchio: niente più ricci castani lunghissimi,
niente più occhi color nocciola, niente più pelle
olivastra, niente più viso acqua e sapone .Il tutto ha
lasciato il posto a un viso che sembra più adulto nonostante
i suoi diciott’anni appena compiuti, capelli corti fino alle
spalle: li ho tagliati. Ora sono biondi: li ho tinti. Sono lisci: li ho
piastrati. I miei occhi sono azzurri, con le lenti a contatto e sono
truccati con molto eyeliner e mascara. La pelle è pallida,
le mie labbra rosse: niente più labbra rosa pallido. Il mio
corpo da donna che è sempre stato nascosto sotto maglioni
larghi e felpe enormi con questo travestimento ha riacquistato valore:
indosso un jeans aderente e una maglietta scollata, nel complesso non
sono molto male: ma dimostro dieci anni in più. Esco dal
bagno, Lionel e Andy si sono addormentati sulla sedia nella hall
dell’aerostazione. Li scuoto. Si svegliano. Non mi
riconoscono nel dormiveglia, si alzano di scatto e mettono la mano alla
cintura alla ricerca di una pistola. Fanno questo movimento spesso,
perché è tutto molto meccanico. “Fermi
sono Leila!” dico “Ah, Leila” dice Andy
“Non ti avevamo riconosciuto…Stai bene.”
Arrossisco. Lionel aggiunge: “Non stiamo scherzano stai bene
bionda e soprattutto sei quasi irriconoscibile”. Non so che
dire, mi sento ridicola. Rispondo con un semplice: “Grazie.
Ora che devo fare?” Andy sembra ricordarsi di qualcosa:
“Ah ecco! Ho chiamato il Victoria per definire le ultime
cose, mi ha detto che come libero cittadino non puoi far parte della
congiura o aiutarci, devi essere un assistent.”
“Una
cosa?” chiedo
“Per
il Victoria, dato che si tratta di tuo padre la tua collaborazione
è fondamentale. Perciò ti concede di diventare
assistent, in altre parole un agente segreto
“apprendista”. L’assistent è
il primo grado di livello, ma dato che sei tu ,il procedimento e le
pratiche saranno brevi, ma ne devi essere sicura: sarai
un’agente segreto nel futuro. Sarà il tuo mestiere
e non potrai tornare indietro, è una carriera
rischiosa”.
“Lo
so, ma che procedimento e pratiche intendi?” chiedo
“Allora
le pratiche sono semplici, sono fogli di carta: documenti da compilare.
Età, data di nascita ,livello
d’istruzione…Poi ci sarà il giuramento,
dovrai giurare di non tradire mai il Victoria e una commissione
deciderà se farti entrare o no in base a come compilerai le
pratiche e in base a come andrà il tuo incontro con i vari
medici: psichiatri, oculisti, psicologi. Devi essere un individuo sano.
Dopodiché diventerai un assistent e sarai affidata a un
agente per il tirocinio, l’addestramento e tutto il resto. Il
tirocinio e l’addestramento per te saranno insieme e
dureranno complessivamente cinque anni. Tuo padre è molto
importante per il Victoria, lo cercano da anni. Ora ce
l’hanno in mano e hanno una figlia che lo odia dalla loro
parte” mi spiega Lionel
“Quindi?”
chiedo, devo sapere.
“T’ho
detto che le pratiche, il giuramento e l’incontro con i
medici saranno brevi. Come sempre. Per te dureranno cinque giorni, poi
sarai affidata a Lionel per tirocinio e addestramento. Tu sei una delle
poche eccezioni che
il Victoria compie da anni.”
“Lionel
è qui per questo?” dico
“Si te
l’ha mandato il Victoria. Sarà il tuo maestro e
dovrai chiamarlo maestro”. Finisce
Andy esausto e mi chiede: “Quindi? Accetti?”
A questo punto
tanto vale accettare. Sarò un agente, vendicherò
mia madre. Spero di esserne all’altezza, è solo
questa è la mia unica preoccupazione.
“Sì” rispondo infine. Andy e Lionel
rispondono in coro “Grande!” e mi danno una pacca
sulle spalle: “Benvenuta tra noi!” dicono. Mi sono
già affezionata un po’ a entrambi
“E
scusa se ti ho chiamata Simonel” dice Lionel sorridendomi
“No,
non potevi saperlo. Scusami se sono così acida…ma
forse ho capito perché ti piaceva il mio nome:
perché fa…”
“…perché
fa rima con Lionel” continua lui e mi sorride. Io ricambio il
sorriso e tutti e tre ci dirigiamo verso l’uscita dello SchwechatIATA .
Ciao
lettore!Se ti è piaciuta o no la storia perchè
non lasci una recensione?Chiedimi
quello che vuoi e se ci sono errori di ortografia segnalameli! Te ne
sarò grata. Ciao a tutti e alla prossima... !
#BecomeWhoYouAre
(Iago).
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