Come away with me

di Shariel Lowely
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vieni via con me ***
Capitolo 2: *** Ohana ***
Capitolo 3: *** Incontri ***



Capitolo 1
*** Vieni via con me ***


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1.


Arriva un momento in cui la vita sembra sfuggirti di mano, è un momento di disperazione in cui

devi decidere che direzione prendere.
Combatterai per chi ami? Saranno gli altri a dirti cosa devi fare?
O ti nasconderai nel conformismo? Sarai perseguitato per la tua scelta?
O imboccherai una nuova strada?
Sceglierai di andare avanti stringendo i denti?
O semplicemente sopravviverai?
-Lucas Scott, OneTreeHill

 


PovBella


Quando scoccherà la mezzanotte sarò fuori casa tua ad aspettarti.
Trova un modo per venire da me, ho una sorpresa.
Non darmi buca ti prego, nessuno si accorgerai di noi, saranno impegnati a festeggiare.
Ti amo.
E.

 

Continuo a leggere e rileggere il suo messaggio, cercando di capire cos’ha combinato questa volta, ma è inutile che ci provi, è molto bravo a mantenere i segreti.
La nostra relazione ne è l’esempio.
In due anni, nessuno delle nostre famiglie ci ha mai scoperti, questo perché era sempre lui ad organizzare le nostre uscite e i luoghi da frequentare, se l’avessi fatto io, ci avrebbero beccati appena messi i piedi fuori di casa.
Sinceramente, sono stanca di tutta questa situazione, vorrei poter stare con il ragazzo che amo senza avere la costante paura che i nostri genitori possano vederci e proibirci di stare insieme.
Mio padre, Charlie, è un medico famoso e stimato, lo è anche Carlisle Cullen, il padre di Edward, il mio ragazzo “segreto”.
Si odiano in una maniera cosi terribile, che hanno proibito a noi figli, di avere un qualsiasi tipo di contatto con la famiglia dell’altro.
Mio padre dice che ci sono tante cose che l’hanno portato ad odiare Mr.Cullen, io dico che sono in competizione, per dimostrare che l’uno è migliore dell’altro.
Odio i miei genitori per questo.  Prima, quando ero una bambina, tutto era diverso.
Loro c’erano sempre, erano sempre presenti anche per le cose più stupide, ma le cose pian piano sono cambiate e loro si sono dimenticati di avere dei figli, ora è già tanto se si ricordano quand’è il compleanno mio e dei miei fratelli.
Un lieve bussare alla mia porta mi distrae dai miei pensieri, e dopo un “avanti” da parte mia, vedo spuntare una chioma bionda.
« Ehi Bella! Sono venuta prima, come sto? » mi chiede, facendo un giro su se stessa, mostrandomi il bellissimo vestitino verde.
« Sei bellissima Kate, sul serio. Se Garrett non cade questa volta ai tuoi piedi, vuol dire che ha proprio due grosse cipolle agli occhi! » Kate è la mia miglior amica da sempre.
Lei sa di me e Edward, è lei che mi ha aiutata e coperta in molte occasioni, non so che farei senza di lei.
« Anche tu sarai bellissima questa sera. Scommetto che anche lui la penserà come me. » mi dice, abbracciandomi e consolandomi.
Kate sa che non reggo più questa situazione, e vorrebbe fare qualcosa per noi.
Sa che vorrei passare il natale con Edward, ma non sarà possibile, neanche questa volta.
« Lui chi? » io e Kate urliamo dallo spavento, sentendo la voce di mia sorella Alice, cosi vicina a noi.
« Alice, ma dico, ti sei per caso rincoglionita? Non si piomba alle spalle della gente in questo modo! » mi dispiace gridarla in questo modo, ma mi ha fatto perdere dieci anni di vita!
« Scusate! E che ho sentito Kate che diceva che anche per lui sarai bellissima stasera, ed ero curiosa di sapere chi. » Io le voglio bene, sul serio. Ma questa ragazzina di quattordici anni, deve smetterla di origliare le nostre conversazioni e deve smetterla di impicciarsi dei fatti miei.
« Perché non ti fai i cazzi tuoi, Aly? Vai a rompere a qualcun altro, e smettila di entrare cosi nella mia stanza ogni stramaledetta volta! » Vedo un lampo di sofferenza passare nei suoi profondi occhi verdi, ma è solo per pochi attimi, poi vedo la rabbia farsi strada in lei.
« E tu perché devi essere sempre cosi antipatica? Vi ho sentite mentre passavo ed ero solo curiosa! » urla inviperita.
« No tu sei solo un’impicciona che non si fa mai i cazzi suoi! Che c’è? Volevi sentire qualcosa di sbagliato per andare a dirlo subito a papà? » le dico, avvicinandomi più furiosa che mai. Se per sbaglio Kate avesse detto “Edward”, quella nana di mia sorella avrebbe capito tutto e a quest’ora ci sarebbe stata la terza guerra mondiale, per non parlare del fatto che mi avrebbero segregato in casa e non avrei mai più potuto vedere Edward.
« Sai che ti dico Alice? Vaffanculo tu e tuo padre, smettetela di rompermi! E smettila di girare intorno alla mia stanza, chiaro? » cosi dicendo, la sbatto fuori dalla mia stanza.
« Non credi di essere stata un po’ troppo dura con lei Bella? E’ solo una bambina curiosa. »
« No Kate, mia madre l’ha addestrata a dovere. Lo sai che non sopporta il fatto che io mi ribelli alle loro cavolate e li mando a fanculo anche in pubblico. Cerca di trovare qualcosa da riferire a mio padre per farmi punire questa cavolo di festa.
Non è ancora cominciata, mancano tre ore,  e già non vedo l’ora che finisca.
Entro nel box doccia e lascio che l’acqua molto calda scivoli sul mio corpo, cerco di rilassarmi, ma un leggero senso di colpa si fa strada in me, pensando alle parole di Kate.
Lo so anch’io che spesso mi comporto male con mia sorella, ma non posso fare altro con lei. E’ anche vero che la colpa è tutta di quella stronza che mi ritrovo come madre.
A volte, ho la vaga sensazione di essere stata adottata, mi sembra di essere l’unica persona sana di mente in questa casa e in questa famiglia di matti.
Comunque il mio comportamento nei confronti di Alice posso anche addolcirlo, ma non più di tanto. La conosco quella furbetta e cercherebbe di approfittarsene più di quanto già non faccia. Se davvero sentisse qualcosa su Edward, lo riferirebbe a Charlie, e non voglio neanche pensare a tutto il casino che succederebbe.
E’ assurdo dirlo, ma io senza Edward non so stare; è diventato una droga per me, la mia essenza di vita, sarei davvero disposta a fare qualunque cosa per stare con lui.
E pensare che tra noi, tutto è nato per gioco.
Un sorriso mi sorge spontaneo, ricordando la prima volta che l’ ho visto.
Avevo più o meno nove anni e  lui ne aveva dieci, stavo giocando a nascondino con mio fratello James, e per correre ero scivolata, sbucciandomi cosi il ginocchio, e lui era li, pronto ad aiutarmi.
Era cosi dolce con me, i suoi occhi azzurri come il cielo sembravano leggermi l’anima, credo che sia stato in quel momento che mi sono innamorata di lui.
Poi ci siamo rivisti alla superiori, e quando scoprii chi era cercai in tutti i modi di stargli alla larga, ma lui non era della mia stessa opinione.
Mi punzecchiava sperando di ferirmi, io non lo mostravo, ovviamente, gli rispondevo a tono,  ma mi feriva e tanto anche.
Poi all’improvviso cominciò ad essere più gentile con me, non sapevo il perché ma temevo che mi prendesse in giro, e infatti qualche giorno dopo sentii due dei suoi amici parlare di una scommessa.
E pensare che ho versato tante lacrime in quei giorni, senza sapere che era tutta una copertura per lui, un modo per starmi vicino senza che gli altri sapessero.
Per fortuna che tutto si è sistemato.

 

Uscita dalla doccia mi dirigo nella stanza, dove Kate ha tirato fuori dal mio armadio, svariati abiti da sera.
« Kate, a me di questa cavolo di serata frega ben poco, figurati se voglio vestirmi anche bene per quei quattro idioti egocentrici, e dei loro figli idioti, vanitosi, pomposi, caproni, bastardi dentro l’anima e- » ma Kate interrompe la mia serie di insulti, e mi sono anche trattenuta.
« Bella, è la viglia di natale! Non farlo per nessuno di loro, ma farlo per me. Ti prego. » sbuffando prendo il primo abito che mi capita e lo indosso.
« Il natale non è un vero natale se non lo si passa in famiglia, e questa non è più la mia famiglia da molto tempo. » mormoro più a me stessa che a Kate che mi guarda dispiaciuta sapendo che è cosi.
Speriamo che questa serata passi in fretta.



Sono le 23.30 e manca mezzora alla mezzanotte, mentre tutti aspettano per farsi gli auguri, io fremo perché voglio rivederlo, anche se per pochi minuti.
Sbuffo annoiata, guardando gli invitati. E questa sarebbe una festa? Tutti che cercando di mantenere un comportamento elegante e presuntuoso, una musica pallosa che neanche la buonanima della mia bisnonna, che ora riposa dieci metri sottoterra, non avrà mai ascoltato in tutta la sua vecchia vita. Emeriti deficienti che ci provano spudoratamente, ignorando i miei tentativi di mandarli a fanculo, e quel sorrisino soddisfatto del cazzo, quando incontrano gli occhi sorridenti e consenzienti di mio padre. Se ci fosse Edward, quel sorrisino irritante sparirebbe da quelle facce di merda che si ritrovano.
« Dai Bella, su con la vita! E’ vero, la serata fa schifo, ma magari qualcosa può cambiare. »
Kate e Garrett cercano di risollevarmi il morale, ma invano.
Li ho visti allontanarsi prima e, finalmente, hanno chiarito la loro situazione…credo.
Boh, questi due sono più complicati di me, si piacevano ma non si corteggiavano,
si corteggiavano e non si dichiaravano, si dichiaravano e non facevano coppia, e io li reputavo due emeriti cretini.
Ma magari adesso le cose, almeno per loro, sono cambiate.
Mancano quindici minuti alla mezzanotte, e preferisco allontanarmi ora da questo covo di depressi, anziché  dopo, dove tutti vorranno farmi gli auguri e io non potrò correrei da lui.
Faccio segno a Kate che capisce all’istante, e mentre prendo il cappotto, la vedo salire ai piani superiori della villa con Garrett. Qualunque cosa ci va a fare, spero solo che riesca a coprirmi in caso qualcuno si accorga della mia sparizione.

Riesco ad allontanarmi con non poca fatica e, controllando che nessuno mi segua, vado sul retro della villa, aspettando che Edward arrivi.
Appena metto piede fuori casa, il vento gelido mi colpisce in faccia.
Beh siamo a Chicago, che mi aspettavo, il sole splendente di Los Angeles?
Attendendo il suo arrivo, osservo attentamente la meraviglia che mi si para davanti.
Neve.
La neve è dappertutto, sulle case, sulle auto, sull’erba e gli alberi; ho sempre amato il natale e con se, anche la neve, ma da parecchi anni non sento più quello spirito natalizio, e i motivi sono solo quei due che mi hanno messa al mondo.
Un po’ mi mancano quei tempi, mi piaceva vedere la mia casa invasa dai parenti.
L’odore del pudding inglese che faceva la nonna Marie, i brownies al cioccolato a forma di albero di natale che preparava nonna Loren, i dolcetti di marzapane preparati da mia madre, le storie raccontate da nonno Thomas, nonno Alan che invece voleva far ubriacare noi bambini, tutte cose che appartengono ad una vita passata ormai.
I miei nonni non li vedo da qualche anno ormai, dopo alcune litigate con i miei genitori.
Chissà come stanno, se ci pensano di tanto in tanto, se gli manchiamo.

Due fari in lontananza mi destano dai miei ricordi dolorosi, è lui. So che è lui.
Arriva vicino, fin troppo vicino, casa mia e si ferma, scendendo subito dall’auto venendomi incontro con quel bellissimo sorriso che mi ha fatta innamorare.
« Ciao bellissima » mormora a pochi centimetri dalle mie labbra.
« Ciao » gli rispondo in un sussurro, azzerando le distanza tra di noi.
« Sei completamente pazzo, mi dici perché hai voluto vedermi, sapendo i rischi che corriamo? » gli chiedo in un sussurro, non volendo spezzare quella magica atmosfera che si è creata intorno a noi.
« Volevo farti gli auguri e darti il mio regalo. » cosi dicendo, mi porge un pacchetto rosso lungo.
Gli mormoro un grazie e gli do un bacio a fior di labbra, e prendo il pacchetto dalle sua mani.
Quando lo apro, ci trovo dentro una chiave, con un bigliettino dove c’è scritto “dimmi di si”.
« Ed, che significa? » gli chiedo, guardandolo dritto negli occhi e scorgendo la serietà nel suo sguardo.
« Significa che anch’io sono stanco Bella. Voglio poter vivere la nostra storia serenamente, ma sappiamo entrambi che non succederà mai, a meno che non prendiamo delle decisioni che ci porteranno a rinunciare ad altre cose.
Io, ho sempre pensato di dover seguire le orme di mio padre. Laurearmi, diventare un bravo chirurgo e sposarmi con la prima idiota che trovavo.
E ci ho creduto davvero, fin quando non ti ho incontrata. Tu mi hai stravolto la vita, sei diventata indispensabile per me, e sono stanco di fingere che non esisti quando ti vedo per strada, sono stanco delle nostre uscite segrete, sono stanco di dover mentire ai miei fratelli, ai miei amici,  sono stanco di tutto!
Ho aspettato fino ad ora, solo perché volevo che tu avessi almeno i diciotto anni, cosi loro non potranno fare nulla.
Quella è la chiava di una casa, Bella. La chiave di casa nostra.
Andiamocene via, andiamo via da qui e da loro, ci impediranno solo di essere felici.
Voglio passare la mia vita con te, costruirmi una famiglia con te, ma con loro di mezzo non ci riusciremo mai. So che non sarà facile, ma noi due insieme possiamo farcela.
Ho preso tutto ciò che può servirci compresi i soldi, che basteranno per almeno due anni, devi solo dirmi di si, e io ti porto via da qui, adesso. »
Non so che fare. Oddio, io voglio stare con Edward, ma chi mi dice che fra qualche anno staremo ancora insieme? Chi mi assicura che lui non mi abbandonerà, cosi come hanno fatto Charlie e Renèe?
Sono davvero pronta a fare un passo simile?
Non eri tu che qualche ora fa dicevi che avresti fatto qualunque cosa per stare con lui? Touchè.
« Bella » sentendo la sua voce che mi chiama, alzo di scatto la testa e i miei occhi, si incastrano con i suoi.  « vieni via con me » mormora ancora, tenendo la sua mano, verso di me.
« Emerita cogliona, ci stai anche pensando? Digli di si e sparite, prima che qualcuno vi veda! » ci voltiamo di scatto, sentendo la voce di Kate.
Infatti è dietro di noi con Garrett, e il mio borsone che porto in palestra.
« Kate io- »
« Smettila di pensarci. Hai solo paura, ma sai che è ciò che vuoi. Vai. Andate via di qui, e siate felici. Non farla soffrire Cullen,o ti faccio a pezzettini. E non cercare di nasconderti, nessun posto al mondo sarà sicuro per te. » Edward, in risposta,si lascia andare ad una leggera risata e  abbraccia Kate.
« Non è mia intenzione farlo. Se dovesse succedere, ti chiamo io per uccidermi. »
Ora so che fare, so che voglio lui e lui soltanto, e nessuno ci impedirà da adesso in poi di essere felici.
Com’è che si dice? Meglio una vita di rimorsi che di rimpianti? Sono pienamente d’accordo.
Corro ad abbracciare Kate, sentendo gli occhi inumidirsi. Chissà quando ci rivedremo.
« Ti voglio bene, e grazie di tutto. » le dico, sentendo lei che ricambia il mio abbraccio, stringendomi forte a se.
« Garrett, per favore, prenditi cura di lei. » gli dico, senza lasciare la presa su Kate.
Posso abbandonare tutto e tutti, ma non sono ancora pronta a dividermi da lei.
« E’ in buone mani. Puoi stare tranquilla. » mi risponde, accennando un sorriso.
Kate si stacca da me, asciugandosi e asciugandomi le lacrime che sono scappate al nostro controllo,  e passa il borsone a Edward.
« Forza andate. Qui c’è un po’ della tua roba. Ah Bella… il nostro non è un addio. » cosi dicendo, prende per mano Garrett ed entra di nuovo nella villa, mentre io mi rigiro verso Edward.
« Vengo via con te » mormoro sorridendo, mentre afferro saldamente la sua mano, che mi tira velocemente a se, portandomi lontano da qui, verso una nuova vita, insieme.



Eccomi di nuovo qui! Che dire? Questa storia mi gira in testa da un anno, ci credete? E solo adesso la pubblico :3

Allora, che dire? Questa sarà una minishot natalizia, di 4/5 capitoli+epilogo, aggiornerò presto, perché voglio concludere questa piccola storia, a cui tengo tantissimo, entro natale e…niente XD

Questa storia è interamente dedicata a Jessica e Angela, le mie care e dolci(insopportabili rompipalle) Jess e Angie, che sono state all’oscuro di tutto(per la prima volta X”D).

Che altro dire? Spero vi piaccia la storia e che continuerete a seguirmi, anche, in questa piccola avventura.

 Un bacione e a presto, e se vi va, lasciate una piccola recensione ;)



Raggiungetemi nella pagina facebook dedicata proprio alle mie storie! = = = > Shariel Lowely

Troverete spoiler, immagini e quant’altro sulle mie fanfiction. Vi aspetto ;)

 

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Capitolo 2
*** Ohana ***


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2.


 Ohana significa famiglia
Famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato.
(Lilo&Stitch)


6 anni dopo

 

PovBella
 

Un movimento piacevole dietro la nuca mi strappa dalle braccia di morfeo, e quando capisco di cosa si tratta, nascondo un sorriso e  faccio finta di dormire ancora.
Quella piccola tortura, di baci lievi dietro la nuca, continua ancora per qualche minuto fino a quando, come una stupida, emetto un sospiro.
« Lo so che sei sveglia, mio piccolo bocciolo di rosa » non riesco a trattenere una risata, per la cretinata che ha detto.
Mi rendo conto che un suo braccio è attorno alla mia vita e mi stringe a se, facendo aderire la mia schiena al suo petto.
« Oggi sono un bocciolo di rosa, ieri ero la tua coniglietta, ti prego, dimmi che domani non sarò la tua vaccarella. » dico in modo serio, scoppiando a ridere subito dopo, seguita da lui.
« Sai sempre come rovinare un momento dolce. Non cambierai mai. » cosi dicendo si avventa sulle mie labbra, baciandomi in un modo cosi sensuale e passionale, ma dolce allo stesso tempo.
«E’ anche per questo che mi ami, no? » gli chiedo tra un bacio e l’altro.
« Soprattutto. Non cambiare mai. » cerca di approfondire il bacio, ma riesco a defilarmi dalle sue braccia e a sgusciare fuori dal letto.
« No, moglie torna a letto. Oggi è la nostra giornata libera, che ne dici di restare a dormire tutta la giornata, e a coccolarci come non facciamo da tempo? » cerca di convincermi, facendo la sua faccia da cucciolo, vorrei davvero accontentarlo ma non posso.
« Amore, hai fatto una promessa a Grace. » ridacchiando, esco dalla stanza e mi dirigo in cucina per preparare la colazione, mentre mio marito si ributta tra i cuscini ridendo.
Mi metto subito ai fornelli per preparare il caffè e un po’ di latte, taglio anche quattro arance per fare il succo,tiro fuori la torta di mele, la nostra preferita, fatta ieri sera, la taglio e la posiziono sulla tavola;   tiro fuori anche i biscotti ripieni di cioccolata e i croissant farciti di crema chantilly, comprati da Edward, sempre ieri sera.
Colazione poco abbondante insomma.
Sento delle piccole braccine circondarmi le gambe, e sobbalzo leggermente per lo spavento.
« Bongiono mammina. Glace ha fame. » mormora la mia piccolina, con la voce ancora arrochita da sonno.
« Buongiorno amore mio. » la prendo in braccio e le do un bacio sul suo piccolo nasino.
« La colazione è quasi pronta amore, perché non vai a svegliare papà? » scende dalle mie braccia, e corre in direzione della nostra camera da letto, pronta per svegliare il suo papà.
E’ incredibile come siano cambiate le cose in pochi anni.
Da semplici ragazzi che non potevano stare insieme, a genitori di una piccola bimba di quasi quattro anni.
Grace è stata davvero una sorpresa, io ero sotto shock quando l’avevo scoperto, mentre Edward era cosi felice che cominciò subito a comprare le cose per il bambino e a scegliere i nomi. Quella dei nomi, fu una vera guerra! I nomi che piacevano a lui non piacevano a me, e viceversa; ero arrivata quasi all’ottavo mese, e la nostra bambina non aveva ancora un nome fino a quando, una sera, mentre guardavo la tv, Edward tornò a casa e urlo “Grace”.


INIZIO FLASHBACK
«Grace! » urlò Edward entrando in salotto, facendomi spaventare.
« Edward, porca miseria,mi hai fatto prendere un colpo! E chi cavolo è questa Grace?» la gravidanza aveva fatto nascere in me una gelosia nei confronti di Edward, davvero ossessiva.
Ogni donna che nominava, lo costringevo a dirmi chi era e quanti anni aveva, e se era sposata, single,donna di mezza età, se aveva figli e quanti ne aveva.
Si ok, ero un po’ matta e un po’ gelosa, forse troppo, di mio marito, ma non era colpa mia!
Attribuivo la colpa alla gravidanza e agli ormoni, grossa bugia ovviamente, lui invece,se la rideva, e diceva che ero tanto dolce quando facevo la gelosa.
« Nostra figlia. Grace significa “dono di Dio, ma anche bellezza, favore,riconoscenza,dolcezza.
Dono perchè, nostra figlia è il dono più bello che potessimo ricevere, bellezza perchè da due fighi come noi possono uscire solo figli altrettando fighi » con quell'affermazione , scoppiai a ridere.               « favore,riconoscenza, dolcezza perchè avrà un cuore puro come il tuo. »
« Ehi, non esagerare. Non sono cosi “pura”io! » in risposta ricevo solo una risata da parte sua, che mi fa sciogliere il cuore.
« E' perfetto per la nostra bambina, Bella. » disse sedendosi vicino a me e avvolgendomi in un abbraccio. Aveva ragione, era perfetto.
« Grace. Grace Cullen. Mi piace. » gli dissi per poi coinvolgerlo in un bacio pieno d’amore.
FINE FLASHBACK

Nulla è stato facile, ma siamo felici di aver raggiunto i nostri obiettivi; Edward non ha seguito le orme del padre, e neanche io sono diventata avvocato come voleva mio padre, ma abbiamo aperto un ristorante.
Gli affari vanno bene, la nostra situazione economica è buona, non ci manca nulla e non abbiamo nulla di cui lamentarci.
Abbiamo fatto dei sacrifici, ma alla fine siamo arrivati dove volevamo: noi due insieme, un lavoro che ci soddisfa, dei grandi amici e una famiglia tutta nostra. Una vita perfetta.
Ora viviamo a Londra, la stessa città in cui siamo arrivati quella notte di sei anni fa, e viviamo nella stessa villetta che Edward aveva comprato appositamente per noi.
« Eccoci qui. » Edward entra in cucina, con Grace sulle spalle che scalcia divertita.
« Papino, dobbiamo andale a pattinale oggi! » urla la piccolina nell’orecchio di mio marito.
« Amore di papà, io ti porto a pattinare ma tu devi smetterla di urlarmi nell’orecchio, prima o poi, mi farai diventare sordo! » in risposta la piccola ride solamente.
Facciamo colazione tra una risata e l’altra, e verso le nove  cominciamo a prepararci per uscire; Edward ha promesso a Grace di portarla a pattinare, e ne approfittiamo per passare una giornata solo noi tre, dato che non capita spesso per via del lavoro.
E poi, l'ammetto, questa atmosfera natalizia mi piace un sacco, ed è divertente gironzolare per i negozi, e far impazzire mio marito.

 

Edward è già fuori che ci aspetta, infilo il cappottino rosso alla mia piccola e  corro ad infilarmi gli stivali.
« Le mie principesse sono pronte? » urla Ed dal piano di sotto.
« Si, ora scendiamo! » cosi dicendo, esco dalla camera da letto e predo Grace in braccio, che scendeva le scale, molto, lentamente cantando una canzoncina.
Arrivati fuori Grace comincia a scalciare perché vuole ritornare dentro a prendere qualcosa che si è dimenticata.
« Amore, è cosi importante? » le chiede Edward, accarezzandole la testa.
« Si! » e corre in casa, seguita da noi, e va dritta in salotto, dove comincia a lanciare tutti i cuscini per aria, fino a quando non grida “tlovato!”
Torna da noi e mi porge la collana che le ha regalato Edward, ecco perché era importante. Mammina, me la metti? » prendo la collana dalla sue manine, e accarezzo la scritta che Edward ha fatto incidere sulla targhetta, Ohana.
Le metto la collana, Edward ci guarda sorridente mentre chiude la porta di casa, e poi saliamo tutti e tre in auto, una volvo xc60 nera, e ci dirigiamo in centro.

 

 

Eccoci finalmente arrivati al Natural History Museum Ice Rink, una pista di ghiaccio ai piedi del museo di storia naturale, e un po' più in là c'è un bar con buffet, e anche un mercatino di natale, dove costringerò Ed ad andarci più tardi.
Ci siamo fermati per comprare i pattini alla nostra piccola, ed ora eccoli li, lui che le insegna a pattinare, e lei che si affida senza paura.
Mi siedo sulla panchina, e indosso i pattini anch’io, raggiungendoli.
« Mamma, guadda! Sto pattinado. »
« Bravissima amore mio. Presto diventerai più brava di papà. » dico, prendendole la mano e pattinando insieme.
In realtà ho paura che cada e si faccia male, e con la scusa che pattiniamo insieme, la reggo.
Edward è poco distante da noi, si è fermato a parlare con un amico, e quando si volta dalla nostra parte, ci corre subito incontro.
« Ehi, anch’io voglio pattinare mano nella mano con le mie principesse. » sorrido guardando Grace, Grace sorride guardando me, e poi afferra la mano del suo papà.
« Ba bene! Se hai paula di peddeti, puoi stale con noi. » scoppio a ridere per la battuta di mia figlia, mentre Edward sgrana gli occhi.
« La mia dolce, dolcissima principessa, si sta trasformando in una vipera. Com’era la sua mamma qualche anno fa. » smetto di ridere, guardando in malo modo il mio quasi defunto marito.
« Io non ero una vipera! Ero solo un po’… vivace. Si,vivace! E poi, ero arrabbiata con il mondo intero e con i miei genitori, quindi comprendimi. » mi attira a se, abbracciandomi, circondando le mie spalle con il suo braccio.
« Adesso hai noi. » sussurra al mio orecchio, facendomi venire i brividi. Annuisco, dandogli un veloce bacio, e mi giro verso Grace che mi sta chiamando.
« Mamma, elano cattivi la tua mamma e il tuo papà? » guarda a terra mentre me lo chiede, è in imbarazzo.
« Un po’ tesoro. » le dico accarezzandole i capelli.
« Ma anche tu quando mi sglidi sembli cattiva, pelò non lo sei. Ti sglidavano? » quanto avrei voluto che mi sgridassero spesso, almeno avrei saputo che ci tenevano a me, che si preoccupavano di quello che facevo, ma neanche quello. Se lo facevano, era solo per ricordarci di stare alla larga dai Cullen o di essere migliori dei Cullen, se entrambe le famiglie si trovavano alle feste di beneficenza.
Mai una volta che mi sgridassero perché avevo preso un brutto voto a scuola,  che correvo troppo con la macchina e potevo avere un incidente, che tornavo a casa tardi e, prima di stare con Edward, anche ubriaca. Loro semplicemente non c’erano.
« Vedi amore, la mamma quando ti sgrida lo fa per il tuo bene, perché vuole farti capire che hai sbagliato. I genitori di mamma invece, non erano cattivi, solo che non c’erano mai.
Tu come ti sentiresti se io e la mamma ti lasciassimo con altra gente, e veniamo a… pattinare da soli, senza di te? » Edward risponde alla bambina, vedendo che ero persa nei miei ricordi, facendo un esempio che terrorizza Grace, che scuote la testa, come per scacciare quel brutto pensiero.
« Sono cattivissimi! Mamma ti ploteggiamo io e papà, noi ci siamo semple tanto! » posso mettermi a piangere per una frase detta ingenuamente da una bambina,dalla mia bambina, che non si rende conto che quelle parole mi fanno sentire davvero al sicuro e amata? Prima che io diventi una fontana, prendo in braccio Grace e la stringo forte a me, e al nostro abbraccio si aggiunge Edward.
« Chi vuole la cioccolata calda con tanta panna? » esordisce Edward urlando, mettendo fine a quelle domande e a quei ricordi, facendoci ridere.
« Io papà, io! E pule mamma! » usciamo dalla pista ridendo, ci togliamo i pattini, ci rimettiamo le scarpe e ci avviamo verso un bar, ignari che qualcuno ci guarda da lontano, con occhi sgranati in cui si intravede un misto di incredulità e malinconia.

 

 


« Amore, sveglia. » un sussurro all’orecchio mi fa aprire gli occhi, sorrido quando mi trovo Edward a due centimetri di distanza.
« Cullen, voglio dormire, sparisci. » cosi dicendo rimetto la testa sotto il cuscino.
Lo sento ridere, ma cerca di trattenersi per non svegliare Grace, lo sento avvicinarsi a me per poi posarmi un bacio dietro la nuca.
« Sono quasi le otto, esco perché ho un appuntamento con Jasper e Emmett, per pranzo sono qui. Se vuoi il caffè l’ho già preparato, è in cucina. » mi giro a guardarlo, annuendo a ciò che mi ha detto, mi da un bacio veloce, e scappa, letteralmente.
Qui gatta ci cova.  Stanno combinando qualcosa quei tre, spero solo che non sia una sorpresa per Grace, di nuovo.
Edward tenta a viziarla troppo e Emmett e Jasper, i suoi zii acquisiti, non sono da meno.
L’ultima volta le hanno regalato tre enormi peluche, che non si infilavano tutti nella sua stanza, più una marea di giochi. Gli ho costretti a riportare indietro due peluche e più della metà dei giochi, mia figlia per fortuna non ci è rimasta male, anzi, se la rideva.
Mi alzo dal letto, riordino subito la stanza, e poi vado a riordinare un po’ in giro per casa, dopodiché preparo la colazione e vado a svegliare Grace.
« Grace, tesoro, vuoi venire di la con me? » annuisce con gli occhi ancora chiusi, e poi mi domanda…
« Ma papino dov’è? »
« E’ con zio Emmett e zio Jasper, ma dopo vengono a pranzo qui. Noi invece, abbiamo la mattinata libera, cosa vuoi fare amore? Giocare, guardare un cartoon oppure vogliamo preparare un dolce insieme? » all’improvviso diventa peggio del coniglio della Duracell. Mi chiedo da dove la prende di prima mattina!
« Dolce, dolce! E poi vediamo Topolino e il bianco natale, mamma? »
« Va bene amore. » le do un bacio, e poi ci sediamo a tavola per fare colazione.
Una volta finito, prendo i libri dei dolci e anche il pc,cosi da poter dare un’occhiata su internet e scegliere il dolce giusto.
Alla fine scegliamo il tronchetto di natale, Grace perché non vede l’ora di cospargerlo di cioccolata, e anch’io. Prendo tutti gli ingredienti e li poso sul tavolo della cucina, seguita dalla mia bambina.
« Pronta amore? » chiedo a Grace, sorridendo e prendendo i primi ingredienti.
« Plontissima! » risponde ridendo, passandomi le uova che le ho indicato.
« Bene. Si comincia! »
Sarà una lunga mattinata, lunga e divertente.

 

Dopo tre ore, eccoci qui, sedute al tavolo, sporche di farina, uova, cacao e cioccolato, mentre  mangiamo la cioccolata avanzata, che abbiamo usato per ricoprire il tronchetto.
Sono riuscita anche a preparare la pasta al forno, è un vero miracolo.
« Peccato che non cela papà » esordisce Grace, continuando a mangiare.
« Hai ragione amore, ma prometto che lo rifaremo. E la prossima volta ci sarà anche papà. » le dico, facendo l’occhiolino.
« Pelò siamo state blave! A papino piacelà? »
« Piacerà di sicuro amore. Siamo state bravissime! Dammi il cinque. » urla “si” mentre batte la sua piccola manina sulla mia.
« Grace amore, che ne dici se ci facciamo un bel bagnetto e poi vediamo topolino? » la prendo in braccio e le tolgo il cucchiaio pieno di cioccolata.
« E basta con questa cioccolata, ti verrà il mal di pancia. E poi papà ci sgrida. »
« Va bene. »
Esco dalla cucina dirigendomi in salotto, per poi salire al piano di sopra, ma non riesco neanche a mettere piede sul primo gradino, che suonano alla porta.
« Chi è mamma? »
« Non lo so amore, forse papà è tornato prima. » sempre con la bambina in braccio vado ad aprire alla porta.
Ma non è Edward quello che ha suonato, ma una donna, che ha un aria familiare.
« Buongiorno, sto cercando Edward Cullen, è qui che vive?» chiede con un sorriso sulle labbra, guardando prima me e poi Grace.
Oh cavolo! Ma siamo impresentabili! Mi ero dimenticata che eravamo tutte sporche.
« Ehm, buongiorno. Mi scusi per la mise in cui mi presento, ehm… posso sapere lei chi è? » mi scuso e cerco di capire chi è.
Mi sembra di averla vista, da qualche parte ma propr-
« Sono Rosalie, la sorella di Edward. Tu invece, sei…? » oh cazzo! Non può essere vero.
Loro non possono ricomparire cosi! Oddio, mi sento mancare. Aspetta! Lei che ci fa qui?
E come ci ha trovati? Oh merda, Edward non la prenderà bene.
Indosso la mia miglior maschera di indifferenza e le rispondo, decisa.
« Isabella Cullen, la moglie. » sposta lo sguardo e mormora “l’avevo intuito”.
« Ehm… Edward è in casa? » chiede ansiosa. No non è in casa, e non ti farò entrare, e non dirò nulla ad Edward. Quello come minimo sgozza me per non averlo chiamato subito o, in alternativa, per non averla cacciata a calci in culo.
« Senti Rosalie, cosa vuoi da Edward? » le chiedo in un sospiro, stringendo a me Grace, che nasconde il viso tra il mio collo e i capelli,  e riprendo a parlare senza darle tempo di rispondere. « Edward non vuole avere nulla a che fare con la tua famiglia.
Non so perché sei qui, ma se sei venuta per riportare Edward a Chicago, sappi che hai fatto un viaggio a vuoto. Abbiamo una vita qui, un lavoro che ci piace e siamo felici.
Quindi, ti prego, va via. Non rovinare la nostra tranquillità, te lo chiedo per favore. »
Mi guarda per qualche istante, triste, schiude le labbra  per dire qualcosa, ma è come se non trovasse le parole adatte.
« Io voglio solo vederlo. E’ mio fratello, e mi manca. So che è lui non vuole vederci, ma… è mio fratello. Voglio solo tornare a far parte della sua vita, che colpa ho io se i miei genitori non si sono comportati bene? » sto per ribattere, quando vedo, da sopra le sue spalle, Edward entra dal cancello.
Quando si accorge di noi, e riconosce sua sorella, ha uno sguardo stupito.
« Rosalie!? » Rosalie si gira di scatto, e lo saluta.
« Ciao Edward. » Edward per un momento resta bloccato, ma si riprende improvvisamente, e nella sua voce non c’è più traccia di sorpresa.
« Che cazzo ci fai tu qui? »
« Edward c’è la bambina! » va bene che è incazzato, va bene che io sono una scaricatrice di porto a volte, ma questo non significa che mia figlia debba essere come me e suo padre.
Mi lancia uno sguardo pieno di scuse, ma anche di rabbia e rimprovero, come per dire “io e te dopo facciamo i conti”.
« Non sei felice di rivedere la tua sorellina? » gli dice Rosalie, ridendo. Cosa c’è da ridere, lo sa solo lei.
Non è una mossa astuta ridere in una situazione come questa, con Edward che sta per perdere le staffe.
« Sinceramente no. Vattene via, con le tue gambe. O chiamo la polizia. » ecco che è partito con le minacce, anche se questa era molto leggera.
« E mi arresteranno per cosa? Di essere venuta a trovare mio fratello? Di aver parlato con mia cognata? » ma perché non sta zitta questa qua? Perché?
« Violazione di domicilio. Questa è proprietà privata, e tu non sei la benvenuta qui.
Ripeto, vattene via. E’ meglio per tutti, e la tua presenza intimorisce mia figlia. » Edward comincia ad alzare i toni, e Grace si sta spaventando sempre di più, infatti si strige a me con forza, e Rosalie lo nota.
« La mia presenza la intimorisce,  o le tue urla? Non dare la colpa a me, se sei tu che metti paura a tua figlia. » si avvicina ad Edward, sempre di più, fino a ritrovarsi a pochi centimetri di distanza.
Vedo Edward che sta per esplodere e decido di intervenire.
« La smettete di dare spettacolo! La state spaventando entrambi, e se proprio dovete ammazzarvi fatelo in casa e non qui fuori che, oltre al fatto che si gela, ci saranno troppi testimoni. »
« Tu sta zitta! Non c’entri nulla e nessuno ha chiesto il tuo parere! » le parole di Edward sono come cento lame affilate che mi trafiggono dentro, al centro del cuore.
Io non c’entro nulla.
E' come se avesse detto che non faccio parte della sua famiglia.
E’ solo un momento che ho, poi poso Grace a terra e le dico di andare velocemente in camera sua, ed esplodo anch’io.
« Osa parlami ancora così e ti seppellisco vivo, lurido bastardo che non sei altro. » sibilo, in maniera minacciosa.
« Io non c’entro nulla? Sono tua moglie solo quando devi sfogare i tuoi istinti animaleschi? Sai che ti dico? Passa le feste con tua sorella, e andatevene a fanculo entrambi! » sbatto la porta in faccia ad entrambi, che riprendono a litigare peggio di prima, e salgo velocemente le scale per raggiungere Grace, che la ritrovo sul suo letto, triste, che stringe a se la sua bambola, Mrs. Cioppy.
Prendo la sua roba,  la porto nel bagno della nostra camera, e chiudo la porta a chiave.
Non voglio che entri e non voglio parlargli.
« Vieni amore, facciamo il bagnetto. » metto a riempire la vasca, nel frattempo la spoglio.
La porta di casa sbatte, e intuisco che Edward è rientrato e ha mandato via sua sorella.
Lo sento che entra nelle stanze e chiama me e la bambina, solo quando entra nella nostra camera e sente l’acqua scorrere, capisce che siamo qui.
Bussa alla porta, chiamandomi ancora.
« Bella, apri la porta. Per favore. » lo sento sospirare, vuole mantenere la calma per non litigare e per non far spaventare ancora Grace.
« Vattene via, stiamo facendo il bagno. »  cerco di essere il più gentile possibile, sempre per Grace. E’ cosi piccola e non so cosa può aver elaborato la sua testa, ma non è nulla di bello, dato che è ancora triste e non saltella come suo solito.
« Bell-  »
« Mamma, pecchè papà non può entlale? » si blocca sentendo la voce di Grace, nonostante abbia parlato pianissimo.
« Perché noi dobbiamo fare il bagnetto, e papà deve andare ad apparecchiare la tavola, amore. » urlo sull’ultima parte, cercando di far capire, a quello che è appena diventato mio ex-marito, che non aprirò la porta manco morta; sorrido alla mia piccolina, sperando di convincerla.
Lo sapevo che la sua testolina ha elaborato cose brutte per una bimba della sua età.
Annuisce e mormora un “va bene” e sento Edward allontanarsi dalla porta.
Controllo che l’acqua non sia bollente, poi prendo la mia piccola e metto nella vasca, lei continua a giocare con la sua bambolina, facendole fare dei tuffi come se fosse una sirena,  io pian piano le lavo la schiena e le bagno i capelli, il tutto viene fatto in un religioso silenzio.
Forse ho esagerato con Edward, o forse sono stata fin troppo buona, non lo so, so solo che mi ha ferita, e lui non se ne è reso conto, e se invece l’ha capito, è un emerito coglione.
« Mamma? » mi volto vero Grace, che si è girata verso di me.
« Dimmi amore. » osservo ogni sua espressione, ogni suo piccolo gesto, cercando di capire cos’ha, cosa la turba.
« Tu vuoi ancola bene a papà? » mi chiede, abbassando il viso e giocando con la sua bambola. L’abbiamo scossa cosi tanto, da farle credere che non ci vogliamo più bene?
Edward è un coglione, e io altrettanto, ma non l’ammetterò mai a lui.
« Ma certo amore, tu e papà siete le uniche persone importanti per me. Ohana. Ricordi cosa significa?» le accarezzo i capelli, scostando alcuni ricciolini che le si erano appiccicati sulla fronte.
« Si!  Ohana sinifica famia, e famia vuol dile che nessuno viene abbandonato o dimenticato. Ho detto bene, velo mamma? » ripete le parole che le disse Edward quando le regalò la collana.
« Si tesoro mio, hai detto benissimo! Ma hai dimenticato la piccola parte che papà ha aggiunto. Ohana significa famiglia,famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato. Ci si vuole bene e ci si aiuta, e quando si litiga, non si smette di amare, si chiede scusa e si fa pace. E’ così amore, io mi sono arrabbiata con papà ma gli voglio ancora tanto bene, dopo facciamo pace. » ricordo che Edward aggiunse questa piccola frase proprio per Grace,non voleva che pensasse quello che ha pensato oggi quando capita che litighiamo davanti a lei. Una piccola trovata geniale, ma se glie lo dico si monta la testa, meglio se me lo tengo per me.
« Lo so. Pelò non voio che ulate, e non voio che fate lite. Io voio bene a te e pule a papà, poi dove vado io? » Quanto posso amare mia figlia? Quanto? Quando se ne esce con queste frasi cosi dolci, mi vien voglia di sbaciucchiarla tutta e prendere a morsi quelle guancette.
« Facciamo cosi amore, oggi io e papà facciamo pace da soli. La prossima volta, visto che tu non sai da chi andare, ci costringi a sederci vicino a te e ci abbracci, cosi io e papà facciamo subito pace, va bene? » un ragionamento leggermente senza senso, ma ve beh, è solo per Grace, cosi da non farle pesare certe situazioni.
Urla “va bene” finalmente con il sorriso sulle labbra, e esce dalla vasca.
Le metto un pigiama uno di quelli doppi e caldi, tanto non usciremo di casa oggi, fa troppo freddo, e scendiamo di sotto; io mi sono lavata il viso, le mani e ho cercato di sistemarmi i capelli, mi farò una doccia più tardi, altrimenti mangiamo per le quattro.
Scendiamo le scale ridendo e cantando “Jingle Bell Rock”, Edward ci osserva sorridendo, ma io non ricambio il sorriso.
Non c’entri nulla.
So che può sembrare stupido arrabbiarsi per quella frase detta in un momento di rabbia, ma mi ha davvero fatto male.
Lui e Grace sono la sola ed unica vera famiglia che ho, e con quella frase mi ha fatto sentire parte di… nulla. Come se per lui non contassi nulla.
« Mamma! Dovevamo vedele Topolino e il bianco natale! » urla Grace, tirandomi per un braccio.
Edward la prende in braccio, conducendola in sala da pranzo, promettendole che vedremo topolino, dopo pranzo. Io, invece, vado in cucina e prendo la teglia della pasta al forno dal… forno. Pure i giochi di parole mi toccano oggi.
Metto tre porzioni in tre piatti diversi, ne prendo due e mi giro per portarli a tavola.
Quando mi giro mi scontro con qualcuno, e per poco i piatti non finiscono a terra.
« Scusa, non volevo farti spaventare. » mormora Edward, ad un palmo dal mio naso.
« Non mi hai fatta spaventare. Ora, potresti lavarti di mezzo e mi fai portare i piatti a tavola? Grazie. » riesco ad uscire dalla cucina, e a portare i piatti a tavola.
Edward esce dalla cucina con l’altro piatto, e con le bottiglie dell’acqua e dell’aranciata, e Grace ci aspetta pazientemente, anche se si vede lontano un miglio che sta morendo di fame.
Passiamo il pranzo in silenzio, o meglio, io e Edward stiamo zitti, Grace parla, scherza e gioca, non accorgendosi di nulla. Per fortuna.
Finito di pranzare Grace corre in salotto per vedere questo benedetto Topolino, e ovviamente e per mia fortuna, si tira dietro suo padre, mentre io metto i piatti nella lavastoviglie.
Mi affaccio in salotto, assicurandomi che siano entrambi qui e presi dal cartoon, e poi salgo di sopra per farmi una doccia.
Apro il getto della doccia, regolando l’acqua bollente, cosi che il vapore si diffonda e riscaldi un po’ la stanza.
Mi infilo nella doccia, e lascio che l’acqua scorri su di me, scivolando su ogni parte del mio corpo, e penso.
Mi chiedo ancora cosa volesse Rosalie. E se voleva davvero che Edward tornasse a casa?
Magari è successo qualcosa a qualche parente e voleva avvertirlo. Se come no, e lei ci trova cosi, come se sapesse dove fossimo. E se invece a lei mancava davvero suo fratello? Poteva cercarlo tempo fa, non adesso.
Coscienza del cazzo, sta zitta. Sono già abbastanza arrabbiata, frustrata, ferita, confusa e piena di domande, ci manchi solo tu a confondermi di più.
Scusa eh! Volevo darti una mano.
Se, una mano. Oh cielo, ora parlo anche con me stessa. E’ il segno che sto uscendo fuori di testa e che presto mi porteranno in ospedale psichiatrico.
Oddio, fermi tutti!
Si, questa è una rapina. Fottuta coscienza.
Lei ora tornerà a Chicago, dirà che ci ha visti, che sa dove viviamo e… oddio, no.
Ti prego, Dio, se ci sei ascoltami.
Tutto, fa arrivare in questa casa chiunque tu voglia, anche dei barboni, a cui non negheremo in qualunque caso un pasto caldo, ma non Charlie Swan.
Se io non facevo altro che litigarci, Edward che perde le staffe facilmente quando di tratta di loro, ed oggi con sua sorella ne è stata la dimostrazione, lo potrebbe uccidere alla prima parola sbagliata che dice.
Persa nei miei pensieri, non mi accorgo che Edward è entrato in bagno e che è appoggiato al muro e mi sta fissando.
Quando mi accorgo di lui, mi spavento da morire.
« Ma sei per caso impazzito? Non sai bussare? Mi hai fatto morire di paura! Sembrava uno di quei squallidi film dell’orrore, dove il serial killer pazzo di turno, entra di soppiatto nel bagno della ragazza, prima per stuprarla e poi per ucciderla! »
« Peccato che io non sia ne un serial killer e ne uno stupratore. E comunque ho bussato, sei tu che non hai sentito. » risponde con tranquillità, quella che io non ho al momento.
Esco dalla doccia e indosso l’accappatoio, tutto sotto il suo sguardo, che osserva ogni piccola mossa che faccio. Devo chiederglielo, o impazzisco.
« Beh, che voleva? » brava Bella, dritta e concisa.
« Chi? » corruga la fronte, come se non sapesse di cosa parlo. Mi prende in giro? Io lo castro. Si, prima o poi, lo castro.
« Quell’essere che è apparso davanti alla nostra porta oggi. Tua sorella, chi alti se no? » sospira chiudendo gli occhi, per poi riaprirli e fissarmi.
« Dice di voler ritornare a far parte della mia vita, e vuole conoscere te e Grace. » esco dal bagno, e mi siedo sul letto, prendendo l’intimo dal cassetto e infilandomelo velocemente, e poi indosso un pigiama pesante.
« Non dici nulla? » spezza il silenzio che si era venuto a creare tra noi. No, non dico nulla.
Perché se parlo ti strozzo.
« Dov’è Grace? » domando, sviando la sua domanda.
« Si è addormentata in salotto.  E non cercare di cambiare discorso! » oh povero uomo, comincia di nuovo ad incazzarsi, peccato che ha me non è passata per niente l’incazzatura.
« Cosa vuoi che ti dica, eh? Più mi sta alla larga, meglio è! E deve stare anche alla larga da mia figlia,ti avverto. Tu fa quel che vuoi, perché dovresti decidere con me cosa fare? Tanto non c’entro nulla. » è la verità infondo, no? Lui può fare ciò che vuole, ma se crede che la mia bambina avrà contatti anche solo con un componente della sua famiglia, si sbaglia di grosso.
Per ripicca, sarei capace di prendere il primo aereo, portarla a Chicago per farla conoscere a Charlie e Renèe.
« M-Mi dispiace per quello che ho detto prima, non lo pensavo davvero. Rosalie è sempre stata brava a farmi perdere le staffe facilmente. »
«Non me ne fotte un cazzo, detto in tutta sincerità. E poi, sai cosa si dice? Che in momenti di rabbia si dice ciò che si pensa davvero. Quindi… » lascio in sospeso la frase, facendogli capire che non me ne frega nulla delle sue scuse, non al momento.
Inspira forte, seguendomi mentre scendo le scale e vado in cucina, per prendere il dolce; e dire che l’avevamo preparato per lui, ora avrei voglia solo di spiaccicarglielo in faccia.
Mi abbraccia da dietro, sniffando i miei capelli come se fossero cocaina.
« Lo sai che non lo pensavo davvero. Mi dispiace, veramente. Tu e Grace, siete la mia famiglia, solo voi due. Ho detto che non c’entravi nulla perché, oltre a Grace, voglio che loro stiano lontani anche da te. Mi dispiace amore mio, credimi. » mormora al mio orecchio, facendomi venire i brividi; è ufficiale, lo odio e lo amo al tempo stesso.
Sa sempre come farmi cedere, usando le parole giuste che mi fanno sciogliere, e lo odio per questo.
Faccio una smorfia, degna di una bambina come Grace, mentre taglio a fette il tronchetto.
« Ehi, questo dolcetto mi fa venire l’acquolina in bocca.  »
« L’avevamo preparato per te, ma fino a pochi minuti fa avevo voglia di buttartelo in faccia. » gli dico, sempre imbronciata. Mi lascia un bacio dietro l’orecchio, mentre le sue mani non fanno altro che accarezzarmi la vita.
« E adesso? » mormora ancora.
« Adesso mi sembra un tale spreco buttartelo in faccia. Se proprio devo buttarti qualcosa, sto pensando di prendere la pentola d’acciaio. » si lascia andare ad una risata che contagia anche me. Poi comincia a mangiare il dolce, e mi spiaccica una fetta sulla faccia, che lo fa ridere più forte.
E’ cosi comincia una guerra di cioccolata e fette di dolce buttate in faccia.
Speriamo di riuscire a lasciare un pezzettino per Grace.

 

 

 

Eccomi di nuovo qui!
Scusate il ritardo, ma ho avuto problemi con quelli di Telecom Italia, che non mi hanno ancora riattaccato la linea è_é presto li ucciderò.
Comunque, questo mega capitolo lo scritto in meno di 24 ore, ci credete? XD
Spero vi piaccia, io mi sono divertita a scrivere di Bella e alcune scene(come quella della sua coscienza) LOL.
Domani è la vigilia, e credo che il prossimo capitolo arriverà dopo natale, sempre se mi ridanno la linea ç_ç
Altrimenti dovrò pubblicare non so quando, e mi dispiace, perché questa è una minishot natalizia, e volevo concluderla entro la fine dell’anno, ma non posso a causa di questi stronzi :( 
Vi auguro di passare delle belle feste, magari ci risentiamo per l’anno nuovo ^_^   

Aspetto le vostre recensioni ;) Adesso risponderò a quelle dello scorso capitolo =)
Vi invito a leggere anche la mia long, “Stay Strong” , una fanfiction sempre su Edward e Bella ;)

Shariel Lowely

 



Raggiungetemi nella pagina facebook dedicata proprio alle mie storie! = = = > Shariel Lowely
Troverete spoiler, immagini e quant’altro sulle mie fanfiction. Vi aspetto ;)

 

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Capitolo 3
*** Incontri ***


Cover

divisor

3.

PovBella.

« Mrs. Cullen, sono arrivati dei clienti. Dicono di aver prenotato un tavolo da cinque, ma non c’è nulla a loro nome. » oggi compirò diversi omicidi. Il ristorante è strapieno, e ci diamo tutti un gran da fare, ma io sono troppo stressata. Mi chiamano ogni due secondi, e non riesco a finire questo benedetto dolce! 
« Vai da Jane, fa ricontrollare tutte le prenotazioni per bene! Se non dovesse esserci, preparate un tavolo per cinque al piano di sopra, veloce! » scappa dalla cucina come un fulmine. Per fortuna che tra due settimane è natale e, anche se mi sembra ancora molto lontano, Edward è stato chiaro con tutti, a natale resteremo chiusi e anche per capodanno.
Vogliamo passare delle feste decenti e non a lavorare, e poi c’è anche nostra figlia, è piccola e non capirebbe la situazione. Finalmente finisco questi cavoli di alberi di natale con i brownies, per carità lo amo questo dolce, ma farne parecchi, tutti in poco tempo, servirli e non assaggiarne neanche uno, ti fa incazzare, soprattutto se si è una patita di dolci come me. « E’ pronto questo cavolo di arrosto per il tavolo tredici? » ecco che compare mio marito, bello nei suoi pantaloni neri e camicia bianca, da far eccitare anche le vecchiette. Siamo in un ristorante, anche lui lavora nelle cucine, è normale che si vesta in quel modo? No, ovvio che no. Ma lo fa di proposito, per farmi imbestialire, prima o poi glie la farò pagare per bene.
« Servite questi alberi di brownies, prima che li faccia volare dalla finestra! » Edward mi raggiunge, abbracciandomi la vita da dietro. « Cosa ti hanno fatto di male questi dolci dall’aspetto invitante? » mormora al mio orecchio, mentre mi pulisco le mani. « Sono invitanti, appunto. Non posso neanche assaggiarne uno, piccino piccino. Ti odio. La prossima volta ti metti tu a fare dolci, e io penso ai secondi! » piagnucolo come una bambina, mettendo su un broncio che lo far ridere più forte. Mi bacia la guancia, e poi mi aiuta a fare altri dolci, questa volta, i tronchetti. Ci guardiamo, e sorridiamo complici, ricordando quale fine ha fatto il tronchetto che cucinammo io e Grace, per lui.

Sono ancora le cinque, è possibile?! Questa giornata di merda non passa più! E voglio tornare a casa, con mio marito, dalla nostra bambina. Per fortuna che c’è Irina con lei, sa come distrarla e farla divertire, cosi da non farle ricordare la nostra assenza. Irina è la sorella di Jasper, un’altra zia acquisita insomma. E’ una pazza, sta organizzando il cenone di natale da almeno un mese, tutto a casa nostra. Per distrare Grace le dice cosa faremo, cosa mangeremo, come aggiungeranno altre decorazioni natalizie in casa, e la mia piccolina si diverte a far parte dei suoi piani. Me la sta deviando, mia figlia non può diventare pazza come lei!  « I clienti del tavolo venticinque stanno aspettando il secondo da un quarto d’ora! Vogliamo sbrigarci o devo licenziarvi sotto le feste di natale, eh? » la voce incazzata di mio marito mi desta dai miei pensieri. Volto lo sguardo verso di lui, e resto un attimo interdetta. E’ incazzato, un po’ troppo.
 Non vedo quello sguardo pieno di ira da quando sua sorella si è presentata a casa nostra, dieci giorni prima. Non si è più fatta vedere, e non so se esserne felice o preoccuparmi.
Continua ad urlare, dando ordini a destra e manca, come un pazzo.
Mi avvicino a lui, prendendo per un braccio e portandolo verso l’ufficio.
« Sei impazzito? Siamo tutti stressati, ma non puoi trattare cosi i tuoi dipendenti Edward!  E’ una giornata di merda per tutti, cerca di calmarti. » sospira pesantemente, passandosi una mano sul volto. Punta i suoi occhi nei miei, e la rabbia che c’era prima è sparita, sostituita da un velo di sofferenza. 
Mi avvicino nuovamente a lui, accarezzandogli il volto. « Cosa ti turba amore mio? » gli chiedo, accarezzandogli i capelli, mentre lui prende il mio viso tra le mani, e poggia la fronte sulla mia.
« Voglio solo essere felice. Voglio che stiano alla larga da noi. E’ chiedere troppo? » non capisco a cosa si riferisce, ma cerco di calmarlo; gli do un bacio, cercando di rassicurarlo, e poi ritorniamo in cucina, dove riprende a dare ordini, ma con più calma.
Passando vicino alla porta, noto quando sia pieno oggi il ristorante, mi sporgo un po’ per dare un occhiata e mi sembra di vedere… no, non è possibile. Anche se fosse, perché Edward si è infuriato tanto? Lei ci ha aiutati, non avrebbe senso.
E se invece fosse qui con Rosalie? Ha già avuto un incontro/scontro con la sorella, deve esserci qualcun altro per essersi infuriato cosi.
Sospirando, ritorno in cucina e riprendo a cucinare, pregando che questa giornata passi in fretta, senza intoppi.

Quando chiudiamo il ristorante, sono più o meno le dodici meno un quarto; la strada, a quest’ora di sera, dovrebbe essere deserta, invece c’è ancora gente che va in giro, chi con il proprio compagno, chi con i figli, per prendere una cioccolata calda o semplicemente passeggiare sotto la neve che ha cominciato a scendere da poco.
« Ti va di fare una passeggiata, prima di tornare a casa? » annuisco semplicemente alla domanda di Edward, che mi circonda le spalle con un braccio, stringendomi a se, e cominciamo a camminare.
Restiamo in silenzio, un silenzio piacevole che nessuno dei sue ha intenzione di spezzare, ma credo che lo farò io. Ho bisogno di sapere chi ha visto oggi.
« Ed, posso sapere cos’è successo oggi? » gli chiedo, senza guardarlo. Non voglio metterlo in difficoltà, o farlo preoccupare, e non voglio neanche litigare con lui, di nuovo, per qualcuno come sua sorella.
« Sei andata in sala oggi, non hai visto chi c’era? » chiede, ridendo. Ma la sua non è una risata vera e propria, no. E’ una risata amara, con una pizzico di rabbia.
« Mi è sembrato di veder- » mi interrompe, e risponde lui per me.
« Kate. » conferma la mia ipotesi, lasciandomi assorbire quella piccola notizia, prima di sganciare quella più grande. « Non era sola. C’era Rosalie con lei, e non solo. » mi giro a guardarlo, chiedendogli chi altro c’era, solo con uno sguardo. Chiude gli occhi, per non farsi prendere dalla rabbia, e poi risponde alla mia muta domanda.
« C’erano tutti Bella. Tutti. Mancava tua madre, ma c’erano tutti. I nostri fratelli, i miei genitori, e tuo padre. Ci credi? Charlie Swan e Carlisle Cullen, seduti al tavolo del nostro ristorante, a parlare come se fossero vecchi amici? » resto attonita dalla sua rivelazione. 
« No che non ci credo! E poi,  come cavolo hanno fatto a sapere che eravamo li? E come fanno a sapere che è il nostro ristorante? » Edward, corruga la fronte, e assume uno sguardo pensieroso, sta riflettendo su qualcosa. Magari me ne mettesse al corrente!
« Credo che non lo sapessero. » risponde dopo qualche minuto.
« Come? » ci sto capendo davvero poco.
« Si, credo che loro si siano trovati li per caso. Non si comportavano come se aspettassero di vederci comparire da un momento all’altro. Loro sono stati al nostro ristorante, senza sapere che era nostro. » annuisco, comprendendo finalmente. Ma poi una lampadina si accende nella mia testa.
« E se fingevano? Insomma, c’era anche Rosalie, può averglielo detto lei. E se ha scoperto dove viviamo, perché non avrebbe dovuto scoprire dove lavoriamo? »
« Senti amore, a me poco me ne importa. Che lo sappiano o no, non ci interessa. Se ci dovesse capitare di incontrarli, li affronteremo e manderemo a fanculo. Semplice, no? » si semplice, o almeno, sembra semplice. Che rottura di palle! Perché si divertono cosi tanto ad incasinare la mia testa?
« Si semplice. Manderemo a fanculo loro, non noi. Giusto Edward? » si gratta la nuca, imbarazzato. Ha capito che mi riferisco all’episodio della volta scorsa con Rosalie, quando mi ha urlato contro. « Giusto moglie, cercherò di non perdere le staffe, promesso. » giriamo un altro po’ , parlando del più e del meno, e poi torniamo indietro andando verso l’auto.

Durante il tragitto in auto nessuno dei due parla, c’è solo una canzone in sottofondo di un gruppo che non conosco.
Ad interrompere quel bel silenzio, è il cellulare di Edward.
« Amore, rispondi tu per favore? » annuisco, e prendo il cellulare dalla tasca del suo giubbotto. Guardo prima chi è, e dopo aver fatto un sorrisetto ad Edward, che mi guarda interrogativo, apro la chiamata.
« Questa è la segreteria di Edward Cullen, se non vi rispondo è perché non voglio essere rotto le palle,  voi le rompete, e tanto anche. Lasciate un messaggio dopo il bip. BIP! »
« Molto simpatica Isabella. Vi ho interrotti sul più bello? Che peccato. Non mi dispiace per niente. Dov’è quell’idiota di tuo marito? »
« Prima cosa, idiota sei tu. Potessi avere solo la metà del cervello che ha mio marito. Secondo, non hai interrotto proprio nulla. Noi quando ci accoppiamo come conigli, spegniamo i cellulari. Terzo, sta guidando e non posso passartelo. Sai com’è, ci teniamo alla nostra vita. Dimmi cosa vuoi, e io glie lo riferisco. »
« Uff, volevo parlare con il mio BFF! » piagnucola come un bambino.
« BFF? »
« Best Friend Forever. Linguaggio usato dai ragazzini su facebook. »
« I ragazzini possiamo tollerarli, ma tu, alla soglia di ventisei anni, no! Dai Emm, dimmi cosa vuoi da Edward, stiamo tornando a casa, e Grace e Irina staranno sicuramente dormendo. Quindi, parla adesso perché tra poco non potrai più.  »
« Uff che palle! Ok nulla, glie lo dico domani. Vengo a pranzo da voi, notte! » silenzio. Non può averlo fatto, che gran maleducato!
« Mi ha chiuso la chiamata! » Edward ride, scrollando le spalle. Si ok, è tipico di Emmett, lo fa per gioco, ma mi danno su i nervi quando mi chiudono la chiamata senza darmi il tempo di rispondere.
« Che voleva? » chiede Edward, sorridendo, ma tenendo gli occhi sulla strada.
« Boh! Ha detto che te lo dice domani, e che viene a pranzo da noi. E io cucino il piatto preferito di Grace, cosi impara. » Grace ama tanto un pasto italiano che ho imparato a cucinare, fusilli alla carbonara. E’ un piatto di pasta con uova e pancetta, ad Emmett non piace, e io per ripicca lo cucino domani per pranzo.
Arrivati a casa, notiamo subito le luci spente, le uniche accese sono quelle dell’albero di natale, che è in salotto, e le decorazioni fuori in giardino.
Entriamo in silenzio e andiamo in salotto; come previsto, Grace e Irina sono profondamente addormentate sul divano, avvolte in una pesante coperta.
Edward prende Grace e la porta di sopra nella sua stanza, e io ricopro Irina; se si sveglia vorrà andare a casa, credendo di disturbare, e non voglio, non è prudente andare in giro a quest’ora di notte  da soli.
Mi tolgo le scarpe, e cerco di essere il più silenziosa possibile per non svegliarle; arrivata al piano di sopra corro velocemente nella camera da letto, e il mio cuore si arresta.
Edward, che mi da le spalle, si sta spogliando lentamente, ha già tolto la camicia, e ora sta passando ai pantaloni, e tutto ciò manda i miei ormoni in tilt.
Mi sembra di essere una pervertita, che non lo fa da mesi, e che non vede l’ora di rotolarsi tra le lenzuola con il proprio marito, e farlo per ore ed ore, senza mai fermarsi.
Lo raggiugo e lo abbraccio da dietro, facendo scivolare le mie mani prima sul suo addome, e poi a sostituire le sue che stanno slacciando la cinta.  Sbottono il pantalone, e glie l’abbasso un po’, accarezzandolo sopra l’elastico dei boxer.
« Se stai cercando di farmi impazzire, sappi che ci stai riuscendo » sussurra, prendendo un profondo respiro. Mi alzo sulle punte e gli lascio un bacio sul collo, scendendo sulle sue spalle continuando ad accarezzarlo.
« Ma io non voglio farti impazzire… » sussurro  « … voglio solo farti rilassare un po’. »
« Rilassiamoci insieme allora. » in un attimo mi ritrovo stesa sul letto con lui sopra di me, e ci lasciamo travolgere dalla passione, per tutta la notte.

 

Un suono fastidioso e insistente cerca di riportarmi nel mondo reale, cosi metto la testa sotto il cuscino.
Dei movimenti mi fanno socchiudere gli occhi, e cerco di vedere cos’è; Edward spegne la sveglia e si rimette i boxer.
« Non ricordo di aver detto che potevi rivestirti. » mormoro sbadigliando. In risposta ridacchia, voltandosi poi verso di me.
« Amore, se fosse per me, resteremo tutta la giornata a letto ad amarci. Ma nostra figlia piomberà nella nostra stanza da un momento all’altro, e Irina è di sotto, pronta a piombare nella nostra stanza insieme a lei. Se vuoi che mi veda come mamma mi ha fatto, basta dirlo. » gli tiro un cuscino, facendolo ridere, poi mi alzo e mi dirigo in bagno per farmi una doccia.
« No, no caro. Io vado di la a farmi una doccia, tu aspetti qui. Quando io finisco, entri tu, chiaro? » dico ad Edward, quando lo vedo alzarsi e venire in bagno con me.
Fa quel sorriso sexy che riesce a farmi cedere ogni volta, ma non posso cedere, non questa volta.
L’ha appena detto lui che ci sono le ragazze, e che dobbiamo sbrigarci, non può dire una cosa e poi fare il contrario.
« Ma se ci laviamo insieme, faremo più in fretta. » dice, accostando le sue labbra al mio orecchio, facendomi venire i brividi, e non di freddo, ovviamente.
Poggio i palmi sul suo petto e lo spingo, rifugiandomi subito nel bagno e chiudendo la porta a chiave.
« Rimetti un po’ in ordine la stanza, vedrai come faremo più in fretta cosi! » urlo, ridendo dal bagno.
Sento che dice una cosa tipo “che piccola stronza” e dopo un “Va bene, come vuoi” lo sento muoversi nella stanza, segno che sta riordinando il casino che abbiamo combinato stanotte.
Apro il getto dell’acqua e mi infilo nel box doccia, lasciando che l’acqua calda scivoli su di me, riscaldando il mio corpo.
« Tesoro c’è qualcuno qui per te! » urla mio marito da dietro la porta.
« Mamma ho fame! » urla la mia piccola peste dopo suo padre.
« Un attimo amore mio! Mamma ha finito, ora scendo. Va a svegliare zia Irina! » resto sotto la doccia, uscendone qualche minuto dopo.
Mi vesto in fretta uscendo dal bagno, non trovando nessuno in camera; scendo in cucina e trovo Irina stesa sul tavolo ancora assonnata, e il mio sexy marito e mia figlia che cercando di fare due frittelle.
« Ok tu va di sopra a far la doccia, e tu amore siediti qui che mamma ti prepara la colazione. Irina sveglia! » sobbalzando tutti e tre alle mie urla, facendomi ridere.
« Che rottura di pa-ahia! Patate, volevo dire patate! » urla la mia bionda amica, dopo che la picchio con un cucchiaio sulla testa. Edward, ridendo, mi da un bacio e scappa di sopra, e Grace si siede aspettando pazientemente la sua colazione.
Mentre aspetto che si cuociano le frittelle, comincio a tirar fuori il succo e il latte, poi faccio un caffè per Irina senza zucchero. Come fa a berlo cosi, senza mangiare nulla oltre ad una brioche, non lo so,
io morirei se dovessi mangiare solo quello per colazione.
Cominciamo a mangiare, e dopo qualche minuto ci raggiunge Edward, che mormora qualcosa all’orecchio di nostra figlia, facendola sorridere e annuire energicamente.
« Amore, io e Grace usciamo oggi. Abbiamo da fare alcune cose, tu puoi darti alla pazza gioia e stare un po’ con le ragazze. » annuisco, guardandolo con un in modo sospettoso. Nell’ultimo periodo è strano, so che sta combinando qualcosa, ma lo lascio fare, sempre sperando che non stia facendo un mega regalo per Grace.
Dopo un po’ escono di casa e restiamo io e Irina, che continuiamo a mangiare in silenzio, o meglio, io continuo a mangiare lei invece fissa la sua tazza, senza vederla veramente.
« Ehi tesoro, tutto bene? » le chiedo accarezzandole il braccio, mentre lei annuisce leggermente.
« Si sto bene, credo. Ho rotto con Laurent. » poggia la tazza sospirando.
« Mi dispiace tesoro. Come siete arrivati a questo punto? Sembrava che le cose andassero bene tra di voi. » non mi ero accorta che Irina e Laurent avevano dei problemi.
« Hai detto bene, sembrava. Stavo insieme solo per abitudine, ma non ci amavamo più. Non c’era più quel sentimento che ci legava all’inizio. Per un po’ abbiamo fatto finita di nulla, cercando di evitare i nostri problemi, ma non c’è l’ho fatta più. Che senso ha stare insieme, quando non c’è più amore? » l’abbraccio, immaginando come si può sentire.
« In effetti, non ha nessun senso. Mi dispiace tanto di non essermi accorta di nulla, come amica faccio schifo! Ero cosi occupata dal lavoro, da Grace e Edward, e dai nostri problemi di essermi dimenticata di te. Scusami. » è vero, come amica faccio schifo. Irina aveva sicuramente bisogno di sfogarsi e io non ci sono stata.
« Non dirlo neanche per scherzo. Siamo stanti molto bravi a nascondere tutto. Hai una famiglia Bella, è vero, di tanto in tanto hai bisogno anche tu di stare con le tue amiche, ma la tua priorità sono loro, è normale che quando ci siano i periodi no, non ti accorgi nulla e pensi solo a tuo marito e tua figlia, non ti biasimo per questo, davvero. Ti invidio invece, sai? » dice ridendo.
« Mi invidi? »le chiedo scettica, mentre annuisce sorridendo.
« Si, ti invidio. Sei sposata con l’uomo che ami e che ti ama, hai una figlia straordinaria, è impossibile non amarla. Un lavoro che ami, degli amici che farebbero qualsiasi cosa per voi. Hai lottato per avere tutto questo, hai sacrificato tante cose, eppure sei felice e non ti penti di nulla. Sai cosa sogno? Di trovare un uomo come Edward, che mi guardi come lui guarda te. »
« Perché, comi mi guarda? » non sapevo che Edward mi guardasse in un determinato modo, ma a quanto pare, sono l’unica che non si accorge di alcune cose ultimamente.
« Come se fossi la sua unica ragione di vita. Quell’uomo ti ama alla follia, morirebbe per te. Voglio anch’io un uomo che mi guardi cosi. » sorrido e arrossisco alle sue parole.
« Lo troverai anche tu un uomo cosi, vedrai. E’ impossibile non amarti! Certo, sei una piccola pazzerella che spesso ha idee assurde, ma è questo che ti rende speciale. L’uomo che ti amerà accetterà tutto di te, pregi e difetti. Prendi me ad esempio, fino a quattro anni fa ero una grande scaricatrice di porto, ero arrabbiata con il mondo intero e scaricavo la mia rabbia sugli altri, soprattutto su mia sorella. Ma a Edward non ha importato nulla, mi voleva lo stesso. Sai quando mi sono addolcita? » le chiedo ridendo, mentre lei scuote la testa, ridendo con me. « Solo quando ho preso per la prima volta in braccio Grace. » annuisce ancora, rattristandosi un po’.
« Qualche giorno fa mi ero accorta di avere un ritardo. Ho prenotato una visita dal ginecologo, ma era un falso allarme. Ammetto di esserci rimasta un po’ male, ma credo che sia meglio cosi. » stringo la sua mano nella mia, facendole capire che ci sono. Ma è solo un attimo, quando mi blocco sul posto. Mi alzo di scatto andando vicino al calendario, lo guardo e riguardo, ma non c’è nessuna crocetta rossa. Oh cielo!
«Bella,va tutto bene? Che succede? » chiede Irina, non capendo cosa mi sta succedendo.
« Io… non lo so. Devi aiutami. »

 

PovEdward.

« Eccoci qui. Sei pronto? Hai gia un idea di ciò che vuoi prenderle? » annuisco, guardando il mio amico.
« Papà, dobbiamo complale un legalo alla mamma? » mi volto verso mia figlia e mi inginocchio per raggiungere la sua altezza.
« Diciamo di si, è un regalo speciale, ma avrò bisogno del tuo aiuto e devi mantenere il segreto. Non devi dire nulla alla mamma, cosi le facciamo una bellissima sorpresa. » saltella, ridendo e gridando “si solplesa, solplesa” per strada, alcuni si voltano nella nostra direzione, chi sorride per la felicità che emana mia figlia, chi curioso, chi invece disturbato dalle grida, ma a noi non importa di nulla.
M’importa solo del regalo per Bella, sperando che non mi mandi al diavolo quando glie lo darò.
Voglio che quel giorno diventi memorabile.
Mi volto di nuovo verso Emmett, che sorride come un imbecille.
« Sono pronto. Andiamo! » dico, prendendo in braccio mia figlia, e entrando in quel negozio.
Spero di riuscire a trovare quello giusto.



« Amore, siamo a casa! » urlo, entrando in casa con in braccio Grace,Emmett dietro di noi e una busta di caramelle zuccherate. Una cavolata devo pur inventarla per non far sospettare nulla a Bella.
Ora devo solo trovare il posto giusto per nasconderlo, sperando che mia moglie non lo trovi.
Non ricevendo risposta mi avvio, sempre con Grace in braccio e Emmett alle calcagna in salotto, dove si butta, letteralmente, sul divano,  e poi in cucina, dove troviamo un biglietto sul tavolo.
 
Sono uscita con Irina per un urgenza, torno dopo pranzo non mi aspettate.
Vi amo.

p.s: ho lasciato qualcosa per voi nel forno.


« Ok tesoro, mamma ci ha mollati. Che ne dici di pranzare e poi di giocare un po’? » la mia piccolina annuisce sorridendo, e poi corre verso il bagno a lavarsi le mani trascinandosi lo zio Emm, e poco dopo, li raggiungo anch’io.
Tornati in cucina, apparecchiamo il piccolo tavolo che c’è li e poi riempiamo i piatti di pollo e di patate che la mia bella moglie ha lasciato per noi. Ah, morirei senza di lei!
Dopo andiamo in salotto per guardare un po’ di tv, ma la spegniamo subito quando Grace si impunta di voler giocare al gioco “con le palline cololate e la luota” , meglio conosciuto come twister, Emmett, ovviamente, l’accontenta subito.
Cerco in tutti i modi di non cadere sopra la mia bambina, ho paura di perdere l’equilibrio e di farle male, sarebbe la volta buona che Bella mi seppellisce vivo, e ne avrebbe tutte le ragioni per farlo.
« Mano destra sul colore verde! » urla lo scimmione.
« Mano destla sul colole vedde! » urla mia figlia, ripetendo ciò che ha detto Emm.
Guardo Grace mentre mette la mano sinistra sul colore verde.
« Ehi furbacchiona, quella è la mano sinistra non la mano destra. » mi fa una linguaccia e si infila proprio sotto di me.
« Ah è cosi? Adesso ti spetta una bella punizione.
» le faccio il solletico alla pancia facendola ridere fino alla sfinimento, e Emmett la tiene dalle braccia.
« Basta, basta! Pefavole! » smetto di farle il solletico, divertito dalle sue suppliche, e mi sdraio accanto a lei, sul tappeto, chiudendo gli occhi.
« Beh ragazzi, io ho delle commissioni da fare, ci vediamo più tardi o domani. Ciao piccola » Emm scocca un bacio sulla guancia di Grace e va via, lasciandoci sul tappeto, mezzi addormentati.
« Papino? » mi chiama dopo un po’ mia figlia.
« mmm? »
« Mi lancconti di come tu sei diventato il plincipe di mamma? » un sorriso mi sorge spontaneo, ricordando la prima volta che l’ho incontrata, quando l’ho rivista alle superiori,  i nostri battibecchi, la scommessa e la corte spietata che le ho fatto.
« Beh vedi amore, la prima volta che ci siamo incontrati eravamo piccoli. » si avvicina a me e io l’accolgo sul mio petto, felice di sentire il calore che emana il corpicino della mia piccola. E’ incredibile pensare che questa piccola creatura sia una parte di me e Bella, una parte del nostro amore.
« Come me? » chiede curiosa, alzando il viso per guardami.
« Un pochino più grandi tesoro, ma poi non ci siamo più visti. Ci siamo rincontrati quando eravamo più grandi. All’inizio io e mamma non eravamo amici, ci prendevamo in giro a vicenda, lei crede che in quel periodo non le volessi bene ma, vuoi sapere un segreto? » le dico, mentre lei annuisce vigorosamente e sorride.
« Io ho sempre voluto bene a mamma, anche quando eravamo piccoli. Però non potevo ancora dirglielo. »
« Pecchè no, papà? »
« Che state combinando voi due? » la voce di Bella, ci fa sobbalzare dallo spavento.
Mi alzo con Grace in braccio, e le andiamo in contro, da un bacio a Grace che si agita tra le mie braccia perché vuole scendere, la lascio andare e mi giro verso mia moglie abbracciandola.
Scioglie subito l’abbraccio e si siede sul divano.
« Amore,ti va di vedere un cartoon con noi? » chiedo a Grace che annuisce sdraiandosi a pancia in giù sul tappeto, mentre metto il dvd di Cenerentola.
Le accarezzo e poi mi siedo sul divano vicino a Bella che, come se non avesse aspettato altro, poggia la testa sul mio petto, abbracciandomi la vita.
« Cos’è successo? » mormoro al suo orecchio per non disturbare mia figlia.
« Nulla. Cosa vuoi che sia successo? » il suo tono di voce sembra tranquillo, ma io lo sento che è nervosa. La conosco meglio di quanto conosca me stesso.
« Bella, nel biglietto hai scritto che uscivi per un urgenza con Irina. Deve essere successo qualcosa. » le faccio notare in modo tranquillo, accarezzandole le braccia.
« Siamo andate a fare un giro, Laurent e Irina si sono lasciati e lei aveva bisogno di distrarsi un po’. » mormora, guardando fuori dalle vetrata che sta all’altro capo del salotto, dove c’è l’albero di natale.
« Questa non la sapevo. Come mai hanno rotto? » scrolla le spalle, continuando a guardare fuori, senza degnarmi di uno sguardo.
La osservo bene e noto che è un po’ nervosa e triste. Possibile che la rottura tra Laurent e Irina la rattrista cosi tanto?
« Non si amano più, stavano insieme solo per abitudine, almeno è cosi che ha detto lei. » la sua voce si affievolisce, e capisco che sta per crollare.
La stringo a me continuando a guardare la televisione, ma senza vederla veramente.
Dopo un po’ , cado nelle braccia di morfeo anch’io.

 

Un suono insistente mi fa sobbalzare dal divano, cosi facendo si sveglia anche Bella, che dormiva appoggiata a me.
« Ed, stacca quel cazzo di telefono! » lo dice sotto voce, ma è chiaro come il sole che è incazzata come una belva. Odia essere svegliata dal telefono che squilla, e non le do torto, lo odio anch’io.
Mi alzo velocemente per recuperare il cellulare dal giubbotto. Quando vedo chi è il disturbatore, mi viene in mente di far parlare Bella, che lo terrorizzerebbe a vita con le sue minacce, ma non voglio farla arrabbiare di più.
« Dammi una buona ragione per non spaccarti la faccia. »
« Non mi dire che stavate ancora dormendo?! Ci credo che la piccola, quando deve andare a letto, non ha sonno! » urla Emmett, riflettendo tra se e se.
Guardando fuori dalla finestra mi rendo conto che è calato il sole e, come Bella stesa sul divano, anche la nostra piccolina si è messa sulla poltrona addormentandosi.
« Ma che cazzo di ora è? » bisbiglio per paura che Bella mi lanci qualcosa per farmi stare zitto.
« Le sei del pomeriggio idiota! » urla,ancora, quello scimmione del mio quasi ex-amico.
« Ok ok, ora sveglio Bella e Grace…ma tu che cazzo vuoi che hai chiamato? »
« Ah giusto, me ne stavo dimenticando! Volevamo organizzare una serata a casa di Jazz. Credo che tu abbia saputo di Irina e Laurent, no? Jasper vuole farla distrare e quale miglior modo, di passare la serata con i propri amici dimenticandosi dei problemi? » mi dispiace che Irina stia cosi male, è una ragazza stupenda, ovviamente mia moglie per me è la migliore di tutte, ma non merita di soffrire per un cretino cosi.  Laurent è sempre stato un buon amico, nulla da ridire su questo, ma è sempre stato un tipo libertino, non so se ha mai tradito Irina ma, se l’ha fatto, nessuno di noi lo saprà mai.
« Ok Emm, ora sveglio Bella e glie lo dico. Senti…posso chiederti un favore? » dico, mentre mi allontano dal salotto e mi dirigo nella sala da pranzo, che si trova dall’altra parte del salotto, in antistante al corridoio che ci porta in cucina.
« Dimmi tutto fratello! »
« Ecco, Bella mi è sembrata un po’ strana quando è tornata a casa. Vorrei portarla a fare un giro,farla rilassare e farla parlare, magari mi dice cos’ha che non va. E mi chiedevo se pot- » mi interrompe prima che finisca la frase.
« Se potessi tenere Grace per un po’. No problem, si divertirà di sicuro in mia compagnia! » esulta come un bambino a cui hanno detto che sta per ricevere una grande busta di caramelle.
« Ecco, si. Grazie fratello. Ora vado a svegliare le mie donne, ci vediamo tra poco. »
« A tra poco! » stacco la chiamata e torno in salotto.
Noto Bella seduta, che si stropiccia gli occhi come se fosse una bambina, continuo a fissarla divertito.
E’ proprio buffa ogni volta che si sveglia, i suoi capelli diventano un nido per uccelli, sbadiglia due o tre volte,i vestiti stropicciati o scomposti, e la sua aria da bambina indifesa, la rende adorabile ai miei occhi. Ma anche tanto eccitante, sembra quasi che abbiamo fatto sesso con i vestiti addosso.
« Che hai da guardare, pasticcino? » mormora, prendendomi in giro.
« Oh nulla, guadavo solo com’è sexy mia moglie appena sveglia. » bofonchia un “ruffiano” e poi si alza per svegliare Grace.
« Amore mio, sveglia forza. Basta dormire o questa notte faremo tutti le ore piccole, e mamma e papà domani devono lavorare. »
« Ma io ho tanto sonno » mormora Grace, stropicciandosi gli occhi e girandosi dall’altra parte.
Scostando leggermente Bella, mi avvicino silenziosamente e la prendo in braccio e me la carico sulle spalle, sotto le sue urla.
« Papino batta! Metti giù! »
« Metterò giù questa monella solo se darà ascolto alla mamma! » le dico ancora, facendole il solletico.
Bella ci guarda divertita, mentre Grace comincia a ridere e scalciare.
« E tu non sei più il mio plinciple! » urla ancora tra le risate.
« Non fa nulla. Tanto ho la mamma. »
« Mamma è mia! » ora è arrabbiata. E’ cosi legata a noi che lei ci definisce “suoi”.
« Amore di papà, la vedi questa? » indico la fede « sta ad indicare che mamma è mia! » scoppio a ridere quando lei incrocia le braccia e fa una faccia buffa. Si vede che è nostra figlia.
« Uffa, va bene! Pelò se faccio la blava, mamma può essele pule mia? » annuisco, sorridendo ancora come un deficiente. Che ci posso fare? Amo le mie donne.
Passo la bambina a Bella che la prende subito in braccio.
« Moglie, devo darti una notizia. » la guardo in modo serio, prendendola in giro. Capendo il gioco, si volta verso di me e fa una faccia seria anche lei.
« Ti ascolto marito, dimmi tutto. » Grace ci guarda curiosa, cercando di capire cosa cavolo stiamo facendo. Restiamo un po’ in silenzio, sapendo che Grace vuole sapere di cosa stiamo parlando, e poi finalmente scoppia.
« Uffa! Voio sapele anch’io la notisia! Non palate con i pensielo pecchè io non lo so fale! » Bella scoppia a ridere e la seguo anch’io. Tutte le volte è divertente prendere in giro la piccola, mi fa morire dal ridere quando scoppia cosi.
« Andiamo a mangiare la pizza da zio Jasper, vi va? » annuiscono entrambe e, quando dico loro che Emmett vuole giocare un po’ con Grace, scappano di sopra a prepararsi.
Io, invece, sistemo il salotto e poi salgo di sopra a darmi una rinfrescata; dopo la doccia indosso dei comodi jeans e una felpa, con le nike bianche.
Scendo in salotto e accendo la tv, facendo un po’ di zapping.
Dopo circa mezzora arrivano le mie donne, pronte per uscire.

« Dai Ed! Ho voglia di cioccolata calda,non puoi negarmela perché ai le rotelle fuori posto! »
« Ma io non te la sto negando! Ti sto solo dicendo che ti rovinerai la cena cosi. »
« Ma perché, tra tante donne peccatrici al mondo, proprio io dovevo beccarmi il marito rompi palle!? Perché? » dopo aver accompagnato Grace da Emmett, ci siamo diretti al centro commerciale.
So che a Bella piace fare acquisti nel periodo natalizio proprio perché le piacciono i pupazzetti o le piccole bomboniere di Babbo Natale, o delle renne, i pupazzi di neve… insomma, tutto a tema natalizio.
Ammetto che l’ho fatto anche per ammorbidirla, sperando che si apri da sola con me.
Ora si è fissata della cioccolata calda, è impossibile falla desistere.
« Ah, e quindi sarei un marito rompi palle? »
« Mica solo. » volta la testa dall’altra parte, facendo finta di offendersi.
« E va bene. Andiamo a prendere questa benedetta cioccolata! » alzo gli occhi al cielo, divertito e esasperato, mentre lei ridendo mi salta addosso ringraziandomi.
Prendiamo una cioccolata calda con la panna, e continuiamo il nostro giro, senza fermarci a gustarcela per bene.
« Amore, mancano nove giorni a natale, e non abbiamo ancora preso nulla per Grace. » mormora Bella frustrata.
« Beh, siamo qui senza di lei, che ne dici di vedere qualcosa? » le circondo le spalle con il mio braccio, e l’attiro a me, cercando di tranquillizzarla.
« Si, però non voglio farle qualcosa di scontato. Niente bambole con passeggini o fasciatoi. Nostra figlia è troppo piccola per fare la madre, anche se è per gioco. E neanche quei trucchi a giocattolo, non mi piacciono, sono orrendi. Quando comincerà a truccarsi, dovrà avere come minimo quindici anni e- »
« Ehi donna, frena un attimo! Ma non tocca a me la parte del genitore geloso? » incrocia le braccia sotto il seno e mette il broncio, che mi fa ridere come un cretino.
« Non ridere! E’ solo... dov’è scritto che solo il papà è geloso della propria figlia? Anch’io sono gelosa, e non voglio che cresca cosi in fretta! »
« Tesoro, c’è tempo. Abbiamo ancora tanto tempo da passare con lei, non compirà quindici anni domani. »
« Lo so » piagnucola afflitta, abbracciandomi per la vita. Cerco di distrarla, portandola in un negozio di decorazioni natalizie e, infatti, corre subito a vedere e comprare qualcosa trascinandomi con se, e i pensieri tristi sono un lontano ricordo.

Passeggiamo ancora per il centro commerciale, entrando di tanto in tanto in qualche negozio per prendere qualcosa per Grace, chiacchierando un po’.
« Oh mio dio.  » mormora Bella, fermandosi all’improvviso.
« Cosa? »
« Guarda là. » indica un negozio che ha l’aspetto, leggermente, antiquato. « E’ il regalo perfetto per la nostra bambina Ed! » sposto lo sguardo sulle vetrine, inquadrando subito il regalo perfetto.
Una grande casa delle bambole, tutta color panna con il tetto rivestito di tegole marroni.
Ci avviciniamo  alla vetrine cosi da poterla osserva meglio, infatti noto altri particolari.
Le finestre hanno delle decorazioni, fatte sicuramente con qualche tipo di ferro decorativo, la porta è semplicemente marrone e ha un manico dorato.
Sulle finestre ci sono dei piccolissimi vasi di fiori finti e ai lati, salendo su per il tetto, c’è dell’erba finta a dare l’idea che c’è del muschio.
Prendo per mano mia moglie, e la trascino nel negozio. Se da fuori aveva un aspetto antiquato, da dentro sembra uno di quei negozietti magici che si vedono nei film fantasy, ha quel non so che da fiaba. Ci sono lavori fatti a mano di ogni tipo. Bambole, roba da cucina, per camerette, roba a tema natalizio, ovviamente. C’è di tutto. Mi giro verso Bella che ha un sorriso che va da un orecchio all’altro e gli occhi che brillano di felicità. Ricambio il sorriso, stringendola a me.
Mi piace vederla cosi felice.
Credevo che non ci sarebbe stata anima viva, invece il negozio è abbastanza affollato.
« Buongiorno signori. Posso esservi utile? » una donna di mezza età, con i capelli ricci brizzolati e gli occhi di un azzurro tendente al verde, si rivolge a noi.
« Si. Vorremmo vedere la casa delle bambole che è in vetrina, per favore. » risponde Bella.
La donna ci rivolge un sorriso e i chiede di aspettare un attimo.
Poco dopo compare con un uomo, anche lui di mezza età, e altri due uomini che lo stanno aiutando a trasportare qualcosa, poi vengono verso di noi.
« Ecco, i signori vorrebbero vedere la casa delle bambole che è in vetrina. Ne sa più di me, dato che l’hai fatta lui, può darvi tutte le informazioni che volete. » con un altro sorriso si dilegua.
Parliamo un po’ con l’uomo, Bella chiede di tutto per soddisfare più la sua curiosità che altro; se ci sono cose fatte con materiale pericoloso, se ci sono altri pezzi, se ci sono una o più bambole, se è questa casa è adatta ad una bambina di quattro anni.
Poi ci porta a vederla e quando la vediamo, è più grande di ciò che credevo, e quando la apre Bella resta a bocca aperta e non è l’unica. Ogni cosa è creata, dipinta e cucita a mano. Dalle piccole tendine alle mini-tovaglie, ai piccoli divani ai letti. Sono sicuro che costerà molto, ma non m’importa.
E’ il regalo perfetto, Bella ha ragione, e Grace l’amerà tantissimo.
Ci mettiamo d’accordo su come e quando farla arrivare a casa, di certo una cosa enorme come questa non posso trasportarla da solo. Pago la casa delle bambole e do un anticipo per il trasporto a casa.
Arriverà domani mattina, abbiamo deciso di portare con noi Grace al ristorante e di chiedere a Jasper o Emmett di stare a casa nostra per ricevere l’enorme pacco.


« Perfetto! Abbiamo trovato il regalo per nostra figlia, qualcos’altro da prendere marito? »
« No, non credo. Abbiamo il regalo per Emmett, Jasper, Irina, Victoria,Laurent non credo che passerà più una sola festa con noi e poi, il tuo io l’ho già preso! »
« Anch’io. » dice facendo un mezzo sorriso.
« Sai, non vedo l’ora che arrivi Victoria! » esclama poco dopo.
« La rossa rompi palle? Io per niente! » scoppio a ridere quando mi guarda come se volesse uccidermi.
« Dai amore, Victoria è una rompi palle, lo sai anche tu. Rompi palle…ma simpatica! Le voglio bene, ma sai…a volte ha quei atteggiamenti che non mi piacciono molto. » dico, cercando di riparare al danno. Però è vero, è simpatica, intelligente, una grande amica… ma certi comportamenti che ha da gatta morta nei confronti di Jasper o di altri ragazzi che l’attraggono, non mi vanno giù. E se glie lo fai notare ti risponde in modo brusco dicendo che la vita è una sola e che deve essere vissuta.
« Amore lo sai… non ha passato un bel periodo. Lasciala divertire come meglio crede, presto tornerà ad essere la nostra vecchia Victoria. » anche questo è vero. Victoria ha beccato il suo ormai ex-ragazzo, Riley se non ricordo male, con la sua amica dai tempi delle medie. E’ stata male, anche se l’ha nascosto bene. Non so cosa proverei io se beccassi mia moglie con Emmett, beh forse squarterei lui, posso solo immaginare cosa abbia provato, e mi dispiace molto per lei.
« Se potessi lo ucciderei con le mie mani quel bastardo. Ma sai come la penso. Le delusioni fanno parte della vita, si impara dai propri errori e si va avanti, a testa alta. »
« Dalle tempo. Non l’ha ancora superato. » dice, dandomi un bacio a fior di labbra.
Continuiamo a gironzolare per il centro commerciale, ricordando alcune delle nostre serate folli con i ragazzi, ridendo come non facevamo da tempo.
« Edward » una voce, molto famigliare, ci fa girare di scatto.
Dietro di me, vicino ad una vetrina di abiti da sera, c’è una donna, una donna che riconoscerei tra mille.
Vestita di tutto punto, proprio come la ricordavo, un pantalone nero a fasciarle le gambe, con una pelliccia a ripararsi dal freddo, e i tacchi a spillo.
I suoi lunghi capelli castani raccolti in un chignon che lascia cadere due ciocche ai lati del viso, i suoi occhi azzurri velati di tristezza, trattengono le lacrime, e mi guardano impazienti di un gesto da parte mia.  Le sue labbra tremano, ma cerca di distenderle in un sorriso, triste, impacciato.
« Mamma » sussurro, facendo dei passi indietro. Bella mi stringe forte la mano, ma io cerco di mettere quanta più distanza possibile tra me e lei, mia madre.
Un dolore che credevo aver superato lo sento tornare prepotente a distruggere una parte del mio cuore come se fossero lame affilate.
Mia madre è stata l’unica donna importante nella mia vita, prima di incontrare mia moglie; avevamo un rapporto cosi speciale, cosi... nostro. Lei sapeva di Bella, sapeva tutto fin dall’inizio, mi sfogavo con lei, piangevo solo davanti a lei, lei mi aiutava ad organizzare delle sorprese alla mia ragazza, lei mi consigliava i luoghi da frequentare, luoghi dove nessuno ci avrebbe visto.
Mi prometteva ogni volta che avremmo trovato una soluzione, affinché io e Bella potessimo stare insieme senza preoccuparci di niente e nessuno.
Quando sono scappato via con lei, l’unica cosa che mi pentivo di aver fatto, è stata quella di non lasciare neanche una misera lettera a mia madre per spiegarle la nostra decisione.
Sapevo che avrebbe sofferto con la mia fuga, cosi come sapevo che mi sarei odiato per il resto della mia vita per averle fatto tanto male.
Fa qualche passo nella mia direzione, ma di istinto arretro ancora, trascinando con me Bella.
« E-Edwa- »
« Edward calmati, va tutto bene. » sento le braccia di ma moglie avvolgermi e sussurrarmi all’orecchio che va tutto bene e che nessuno mi costringe a fare qualcosa che non voglio.
Lei sa tutto, e come potrebbe non saperlo? E’ mia moglie ma è anche la mia miglior amica, c’era lei a consolarmi quando urlavo che ero un mostro per il male che facevo a mia madre, dopo tutto ciò che ha fatto per me, quando esausto sussurravo che mi mancava. Esme è stata per tanto tempo il mio punto di riferimento. Lei, non mio padre con la sua fissa di volermi far diventare come voleva lui, un medico stimato e con una puttana come moglie.
« Che ci fai qui? » ritrovo l’uso della parola, ma resto comunque nella mia posizione, senza muovermi di un millimetro.
« Vi va di parlare davanti ad un tazza di caffè? Non credo che sia appropriato parlare qui, con tutta questa gente che comincia a guardarci incuriosita. » dopo un po’ di tentennamento, guardo Bella che mi sorride. Lei mi sta incoraggiando a seguirla, vorrebbe che riattaccassi un qualunque tipo di rapporto con lei.
Annuisco e la seguiamo in silenzio fino bar.


Siamo seduti ad un tavolino abbastanza appartato, io sono seduto di fronte a lei, mentre Bella è in mezzo a noi.
Aveva intuito che non volevo sedermi vicino a Esme, e si è ritrovata lei vicino a mia madre.
Povero amore mio, immagino quanto sia imbarazzante per lei stare accanto alla suocera mai conosciuta e, sono sicuro, si sta facendo le solite paranoie dalla serie “questa donna mi odia perché le ho portato via il figlio” .
Arriva il cameriere a prendere le ordinazioni, Esme ordina tre caffè e ,appena il cameriere va via, cala il silenzio. Restiamo cosi per diversi minuti, io guardo lei, lei guarda Bella con un sorriso, ma Bella guarda ovunque, tranne me e lei.
« Allora, cosa mi racconti? Come va la vostra vita? » è lei la prima a rompere quel silenzio.
« Alla grande! » rispondo di fretta, non volendole dire nulla. Non so neanche perché, è come se volessi difendere me e la mia famiglia da lei, da loro.
« Abbiamo un ristorant…ino…ehm gli affari vanno bene. Viviamo in una villetta e…mmm… non ci manca nulla. » Bella risponde alle domande di mia madre, modificando e omettendo delle cose. Tipo che il “ristorantino” è un ristorante di lusso ed è uno dei più frequentati di tutta Londra, e che in quella villetta viviamo in tre.
« Ma dai, un ristorante? Cucina anche Edward? Non riesco ad immaginarmelo dietro i fornelli, magari con un grembiule a fiorellini! » Bella ridacchia e fa un respiro profondo. A quanto pare per lei il peggio è passato, per me deve ancora venire.
« No, preferisce dare ordini e cucinare con indosso camicie bianche per sedurre alcune dipendenti » sorrido anch’io, ripensando alle gelosia di Bella, e le prendo la mano.
« Lo sai che lo faccio per farti arrabbiare. » rido più forte di fronte allo sguardo assassino di Bella « E poi cosa ci posso fare scusa? Sono molto sexy, non è colpa mia se tutte cadono ai miei piedi. »
« Modestia portami via! Un giorno di questi ti sbatterò fuori casa, tieniti pronto. » alza gli occhi al cielo esasperata, ma cerca di nascondere un sorrisino divertito.
« Non lo farai. Non farai crescere Grace senza un padre! » le rispondo fintamente sorpreso.
« Questo è tutto da vedere. E comunque ho detto che ti sbatto fuori casa, non che ti ucciderò. »
« Avete una figlia?! » un urlo strozzato di Esme, ci fa ricordare che lei è ancora qui. Eravamo cosi presi nel nostro gioco, che ci siamo dimenticati di lei.
« Ehm… si ha-a quasi quattro anni. » risponde Bella un po’ spaventata dalla sua reazione.
« Ma siete troppo giovani! » Bella abbassa lo sguardo, non so se è ferita dalle sue parole o sta cercando di calmarsi per non strozzarla. Io invece sono incazzato come una bestia.
Chi si crede di essere per giudicarci? Prendo Bella per mano, alzandomi e costringendola ad alzarsi, Esme si alza con noi.
« Edward io… »
« Sta zitta! Non sono venuto qui per farmi giudicare e non ti permetto di dire mezza parola su mia figlia! Saremo anche troppo giovani ma l’amiamo più della nostra vita. » sgrana gli occhi, forse sorpresa della mia reazione.
« E-Edward io non volev- »
« Sai una cosa? » la interrompo bruscamente « Non saremo i genitori migliori del mondo, infin dei conti chi lo è veramente? Ma almeno non siamo come voi! » mano nella mano con Bella, mi allontano velocemente da quel bar, da lei.
Non posso credere che abbia detto davvero quelle parole, non posso e non voglio credere che sia diventata come a mio padre.
Bella scioglie le nostre mani e avvolge il suo braccio attorno alla mia vita, mentre io poso il mio sulle sue spalle. Si avvicina di più a me, cosi da potermi parlare all’orecchio.
« Non essere arrabbiato. » mormora « Loro non capiranno mai, e noi non possiamo distruggere la nostra felice, ottenuta con non poca fatica, per delle persone che hanno una mente bacata. » mi posa un bacio all’angolo della bocca e si allontana di poco sorridendo, facendo sorridere anche me.
E’ questo che mi piace del nostro rapporto, con piccoli gesti riusciamo a dirci quanto siamo importanti l’uno per l’altra.
Non importa se le nostre famiglie non accetteranno mai la nostra unione e non faranno mai parte della nostra vita, noi tre stiamo bene anche senza di loro.

 

 

Eccomi di nuovo qui.
Dopo sei mesi sono tornata, lo so faccio schifo, non inventerò scuse per giustificare il mio ritardo, ma ho avuto tanti problemi: scuola, vita sociale,famiglia, dopo il modem rotto ho fatto il cambio di linea e quelli di infostrada ci hanno messo due benedetti mesi per attaccarmi la nuova linea!
Tornando alla storia, per farmi perdonare ho scritto ben 14pagine di word! Un vero record per me =D
In questo capitolo ne succedono parecchie di cose, che ne pensate? I nostri protagonisti si ricongiungeranno alle loro famiglie?
Alla fine della storia mancano 2 capitoli+epilogo, ora che iniziata l’estate conto di terminarla presto ;)
Prometto di non deludervi =)
Un bacione e alla prossima!


Shariel Lowely!

Raggiungetemi nella pagina facebook dedicata proprio alle mie storie! = = = > Shariel Lowely
Troverete spoiler, immagini e quant’altro sulle mie fanfiction. Vi aspetto ;)

 

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