La figlia di Eris

di percabeth2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio del viaggio ***
Capitolo 2: *** Mi affidano una strana missione ***
Capitolo 3: *** Allenamenti ***
Capitolo 4: *** Confessioni ***
Capitolo 5: *** Strana serata ***
Capitolo 6: *** Missione ***
Capitolo 7: *** Finalmente si parte ***
Capitolo 8: *** Non tutti hanno bisogno d'aiuto ***
Capitolo 9: *** Paure ***
Capitolo 10: *** Interrogatorio ***
Capitolo 11: *** Pensieri ***
Capitolo 12: *** Ti piacerà ***
Capitolo 13: *** Una cucciolona ***
Capitolo 14: *** Battaglia ***



Capitolo 1
*** L'inizio del viaggio ***


L'inizio di un nuovo viaggio 

 
Alis era una normale ragazza, se non fosse stato che era una semidea.
Appena arrivata al Campo Mezzosangue tutti l’avevano accolta calorosamente e pieni d’affetto, questo prima di sapere di chi era figlia. Alis era la figlia di Eris, dea del caos e della discordia.
Aveva solo un fratello e una sorella: Ruel era la sua piccola sorellina, aveva i capelli neri e lucenti e due occhi molto profondi di un colore simile al cioccolato fondente; Desmod era il maggiore, due spalle larghe e delle gambe muscolose, i capelli erano dei ricci  neri, scompigliati sulla testa e gli occhi erano grigi scuro, impenetrabili. Alis era molto diversa dai suoi fratelli, aveva i capelli biondo oro e gli occhi azzurri.

“Alis, mi aiuti per favore?” chiese Ruel.

“ Che c’è?” chiese lei.

“Dobbiamo sistemare la casa prima che arrivino le figlie di Afrodite per il controllo” la informò la sorellina mentre sistemava i suoi vestiti.

La loro casa rispecchiava pienamente la loro natura: era il caos più totale. Vestiti un po’ dappertutto, letti disfatti, libri e giochi in tutti gli angoli. L’unica cosa apposto in quella casa erano le armi.

“Sai tra quanto arriveranno?” le chiese Alis.

“Tra poco, perciò muoviamoci bimbe”disse Desmod appena rientrato. Le chiamava bimbe, a loro non piaceva tanto e perciò lui le chiamava quasi sempre così quando erano unite, cosa che succedeva spesso.
Si misero tutti e tre a sistemare e fecero anche un buon lavoro, su dieci presero un bel sei. Mica male, sicuramente avevano scampato i piatti da lavare.
Verso le tre del pomeriggio decisero di andare ad allenarsi, appena entrarono nell’arena tutti si girarono a guardarli per qualche minuto prima di rigirarsi e tornare all’allenamento.
Non sempre erano ben visti, Eris aveva fatto parte dell’esercito di Crono e perciò era stata contro gli dei, non aveva un buona reputazione … fortunatamente c’era chi non si faceva troppi problemi come Percy o i fratelli Stoll e poi c’erano la ragazza di Desmond, i suoi pochi amici e qualche amica di Alis e Ruel.
Non erano ben visti anche per i loro poteri: riuscivano a intasare le menti di chi li attaccava. Prendevano le loro certezze e le sfumavano facendole diventare vaghe e dubbiose, sapevano anche fare il processo inverso ma di questo nessuno si era mai interessato.
Si misero in uno spazio appartato ed iniziarono a combattere, Ruel stava seduta a guardare i suoi fratelli cercando di imparare: Desmond aveva una notevole forza ma Alis era astuta e agile e perciò schivava fendenti ad una velocità assurda.

“Stai migliorando bimba”si congratulò il fratello.

“Non ti conviene farmi arrabbiare Desmond, potrei accidentalmente ferirti” gli rispose lei con un sorriso canzonatorio.

Seduto accanto a Ruel ora c’era un ragazzo dai capelli neri, aveva la pelle olivastra e gli occhi così scuri e profondi da mettere in soggezione, accanto si stagliava la figura di Chirone imponente e maestosa.
Quando smisero di combattere Alis e Desmod erano veramente stremati, entrambi ansimavano per lo sforzo e il caldo, Alis aveva alcune lievi ferite sul braccio e sulle gambe perché era caduta per schivare alcuni fendenti mentre Desmond aveva alcuni tagli fatti dalla sorella.

“Alis, ti dovrei parlare, puoi seguirmi?”chiese Chirone alla ragazza.
Scambiò un’occhiata ai suoi fratelli che la incitarono con un sorriso e poi lo seguì fino alla casa grande.

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Capitolo 2
*** Mi affidano una strana missione ***


POV.ALIS

Seguii Chirone fino alla Casa Grande, non mi spiegò niente, neanche chi era quel ragazzo che ci stava seguendo. Guardandolo bene aveva i capelli di un nero scurissimo e gli occhi molto profondi, sembrava non dormisse da un po’ visto le occhiaie e mi dispiaceva questa sua insonnia, noi semidei abbiamo spesso incubi ma almeno qualche ora di solito riusciamo sempre a dormire.
Mi ricordo quando questo inverno Ruel si svegliò nel cuore della notte sudata fradicia e con il fiatone, ha solo otto anni e quell’incubo fu particolarmente spaventoso per lei. Desmond non era al campo perché stava finendo il suo lavoro (aveva diciannove anni e lavorava in un piccolo bar a New York) quindi c’ero solo io,  svegliatami mi accorsi subito che Ruel non stava bene: aveva la faccia spaventata e si era messa seduta fuori dalle coperte tenendosi le ginocchia e dondolando.
Con calma mi ero avvicinata e le avevo spostato una ciocca di capelli dal viso, si era subito fiondata tra le mie braccia e io avevo iniziato a calmarla sussurrandole ogni tanto qualche incoraggiamento.
Mi riscossi dai miei pensieri quando arrivammo proprio davanti alla Casa Grande, dipinta di celeste sembrava far parte del cielo stesso, Chirone si mise sulla sua sedia a rotelle facendo scomparire il suo lato equino e poi ci fece cenno di entrare. Ci mettemmo seduti in una grande sala decorata con tappeti stupendamente colorati e poltroncine comode.
Il silenzio stava diventando insopportabile e allora mi decisi a romperlo.

“Come mai mi ha convocata qui?” chiesi.

Riscosso dai suoi pensieri mi rispose “Tutto a tempo debito cara. A proposito ti presento Nico di Angelo, figlio di Ade; Nico, lei è Alis figlia di Eris.”ci presentò poi, gli strinsi la mano e la trovai insolitamente fredda.

“Stiamo aspettando qualcuno?” chiesi notando che non aveva l’intenzione di congedarmi.

“Sì dovrebbe arrivare a momenti … eccola qui!” disse Chirone mentre dalla porta sbucava una massa di capelli ricci e rossi.

“Buongiorno, … Nico, sei tornato! Che piacere. Oh! Ciao Alis, come stanno Ruel e Desmond?” disse Rachel chiudendosi la porta alle spalle.

“Molto bene” risposi.

“Bene Rachel, potresti dire a loro cosa hai visto?” gli chiese Chirone. Rachel divenne subito seria mentre si sedeva sulla poltroncina, i suoi occhi verdi si fecero più cupi e tristi e abbassò un po’ la testa.

“Qualche giorno fa mi è accaduto uno strano fatto, stavo passeggiando tranquilla tra i campi di fragole quando ebbi una specie di visione, uno scorcio del futuro, non molto chiaro ma pur sempre leggibile. Vidi il campo in fiamme, poi l’immagine scomparì.”raccontò.

Non ci  capivo niente, il campo è protetto dal vello ed in più che c’entro io con questa storia?
Una brutta idea mi balenò in testa: credono forse che potremmo essere io o i miei fratelli a gettare tutto questo scompiglio? Lo so che siamo figli della dea del caos ma come possono pensare che bruceremmo la nostra casa? I fondo per me il campo era quello, avevo solo sedici anni e mio padre era morto da tempo ormai, ero stata in orfanotrofio per qualche anno prima di essere portata lì. Anche Ruel e Desmond non avevano più una famiglia, ma loro si erano risparmiati qualche anno in quel orrendo posto tra bambini scalmanati e insegnanti che ti picchiavano.

“Credo che voi mi possiate aiutare ragazzi” disse Chirone facendomi alzare la testa “Penso che questo incendio possa essere causato da solo una cosa”

“I semidei e i morti dell’esercito di Crono. Vogliono concludere quello che hanno iniziato” disse Nico stupendomi:fino a quel momento era stato in silenzio. Chirone annuì cupo poi proseguì.

“Alis, i semidei ancora vivi hanno subito una specie di reimpostazione, gli hanno insegnato ad odiare gli dei con il loro cuore e gli hanno confuso la mente. Sei figlia di Eris, iettatrice di caos, tu lo puoi dominare no? E’ quello che ti chiedo di fare, non so perché ma sei diversa dai tuoi fratelli, forse più forte e poi non posso mandare una bambina in battaglia Ruel è troppo giovane mentre Desmond ci serve come guerriero sul campo.” Fece una pausa dandomi il tempo di realizzare.

“Invece io dovrei tenere a bada le anime giusto?” chiese Nico.

“Esatto ma non servirà a molto se Alis non collabora, i semidei morti sono minori di quelli ancora vivi perché in battaglia avevamo scelto di non ucciderli.”rispose Chirone.

Tutta quella situazione stava diventando sempre più strana e confusa, era un grosso incarico quello che mi stavano proponendo.

“Non so se riesco a snebbiargli la mente, è un processo difficile considerando che non sono stata io a fargli quella specie di lavaggio al cervello” dissi.

“Hai un po’ di tempo per allenarti Alis”mi rassicurò Chirone.

“E  con chi? Non credo che molti abbiano voglia di allenarsi con una che ti cancella la memoria e te la scombina per poi riportarla alla normalità” Esclamai.

“Io, mi allenerò io con te”
Mi voltai di scatto a dir poco sorpresa, Nico si era appena offerto per allenarsi con me.

“A patto che però mi riporti sempre alla normalità e che proveremo anche un po’ con la spada” specificò poi.

“Certo” accettai ancora incredula.

“Alis, credo che anche Chiara non abbia problemi ad allenasi con te. Prova a chiederglielo quando la incontri, dovrebbe essere nella sua casa” mi disse Chirone mentre congedava me e Nico.

“Ehi! Ma quanto tempo ci hai messo? Non ci speravo più!” mi urlò Ruel venendomi incontro.

“Abbiamo dovuto aspettare una persona … Ruel, questo è Nico di Angelo mi aiuterà con il mio allenamento speciale” le dissi.

“Piacere” disse stringendogli la mano con la sua piccola manina “ Che allenamento speciale?” mi chiese curiosissima.

“Oh, ecco le mie bimbe” esclamò Desmond vedendoci e facendo volteggiare Ruel in aria.
Nico mi guardò con uno sguardo confuso al sentire come ci aveva chiamate.

“Nico, questo è mio fratello Desmond. Ci chiama sempre bimbe perché sa che lo odiamo” gli spiegai.

Non sono una ragazza molto socievole solitamente ma con i miei fratelli avevo un ottimo rapporto, Nico sembrava gentile ma aveva sempre un velo di tristezza negli occhi. Chissà perché … mi chiesi mentre lo osservavo stringere la mano di mio fratello.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ho sempre pensato a dove fossero finiti tutti i semidei sopravvissuti dell'esercito di Crono e perciò ho deciso di metterli come "cattivi della storia".
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
percabeth2000

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Capitolo 3
*** Allenamenti ***



POV.ALIS

Quando ebbi finito di far le presentazioni Ruel mi chiese di nuovo quale fosse il mio allenamento speciale, non sapevo cosa fare perché non volevo mentirgli ma non volevo neanche spaventarla. Fu Nico a salvarmi. (quel ragazzo inizia a starmi sui nervi …)

“Alis deve potenziare i suoi poteri, appena sarai più grande farai anche tu questo allenamento però ora pensa ad imparare come usare la spada” gli disse abbassandosi per guardarla negli occhi.
Sembrava essere più sincero e calmo con Ruel rispetto a come lo era con Desmond, con lui era più freddo e distaccato anche se comunque molto gentile ed educato.

“Dovrei andare a chiamare Chiara per l’allenamento, ci vediamo dopo, tu vieni con me?” chiesi a Nico.

Si rimise in piedi e mi annuì prima di salutare con un cenno i miei fratelli.

“Allora, chi sarebbe questa Chiara?” mi chiese dopo avermi raggiunto ed essersi affiancato a me.

“Manchi da molto al Campo vero? Non ti ho mai visto da quando sono arrivata …” gli dissi, abbassò il capo e quindi decisi di rispondere alla sua domanda “E’ una figlia di Apollo”

“E perché ti dovrebbe aiutare?” mi chiese.

Mi fermai di colpo puntando i miei occhi nei suoi. Già … perché mi dovrebbe aiutare? Lei è mia amica ma lui perché mi aveva aiutata? Neanche mi conosceva … e poi cosa significa perché ti dovrebbe aiutare? Non sono poi un mostro.
Sentivo montarmi la rabbia, pessimo segno visto che ero figlia di Eris, più rabbia avevo più diventavo irascibile e propensa a gettare caos.

“I tuoi occhi …” mi disse Nico. O no, già a quei livelli? Quando divento così i miei occhi diventano rosso sangue, credo sia un modo per gettare più paura nelle menti dell’avversario.
Distolsi lo sguardo prima di fare qualunque cosa e scossi un po’ la testa per levarmi quei pensieri dalla testa anche se sapevo che prima o poi sarebbero tornati.
Il tragitto era breve  e lo passammo nel più totale silenzio finché non raggiungemmo la porta della casa di Apollo. Avevo già bussato quando Nico aprì la bocca per dirmi qualcosa, subito la richiuse appena una ragazza bionda dai capelli corti e gli occhi marroni venne ad aprirci : Chiara.

“Ehi! Che bello vederti. Ti serve qualcosa?” mi salutò. Con tranquillità gli spiegai la situazione e le chiesi se poteva aiutarmi.

“O certo, non è la prima volta che mi confonderesti le idee. Ti ricordi di quella volta che ti ho fatta arrabbiare? Eri talmente arrabbiata che ti sono diventati gli occhi rossi e poi …”Chiara era così, se c’era una cosa che non doveva assolutamente dire ecco che salta fuori con una delle sue frasi.

Diedi una veloce occhiata a Nico per capire la sua reazione, mi stava fissando ed io distolsi lo sguardo per l’imbarazzo. Che gli avrei detto se mi avesse chiesto perché mi ero arrabbiata? Che poi quella non era solo rabbia ma anche confusione, stupore e timore.
Timore perché avevo paura di fargli male, perché avevo paura di non essere in grado, perché avevo paura di deludere le aspettative e di non riuscire a ringraziare abbastanza quel ragazzo che mi aveva dato fiducia anche senza conoscermi.

“Allora, andiamo?” chiese Chiara spezzando la tensione.

Ci incamminammo verso l’arena ed io continuavo a sentirmi gli occhi scuri di Nico puntati addosso dietro di me. Fortunatamente l’arena era vuota, odiavo restare con troppa gente.

“Siamo fortunati oggi eh asociale?” disse Chiara rivolgendosi a me. Cosa avevo detto prima? Ah sì, dice tutte le cose che gli altri non dovrebbero sapere.
Ed ecco che puntualmente arriva lo sguardo interrogativo di Nico, in risposta scrollo le spalle come se niente fosse ma ecco che la mia amica arriva ad interrompere i miei piani di chiusura discorso.

“Ecco devi sapere che alla mia amica non piace stare con troppa gente, dove c’è troppo caos. Le piace di più stare da sola oppure con poche persone, l’unica folla che riuscirebbe a tollerare sarebbe una folla di animali”

“Grazie per la fiducia, anch’io ti voglio bene Chiara. Allora iniziamo?” chiesi desiderosa di iniziare (almeno sarebbero stati zitti)

“Faccio io dai, così il poverino qua vede cosa sai fare” si offrì Chiara e inevitabilmente mi spuntò fuori uno strano ghigno di vendetta.

Nico si mise poco distante da noi ed iniziò ad osservarci. Anche se volevo vendetta non volevo far male a Chiara e perciò provai un semplice approccio. Telepaticamente inizia a parlarle confondendola, iniziai a distruggere le sue certezze anche se solo quelle più semplici. La lascai in quello stato per sì e no un minuto e poi la riportai alla “normalità”.

“Che hai fatto di preciso?” mi chiese Nico, sembrava veramente interessato.

“Ci sono più stadi, io le ho solo scombussolato le idee”

“E se ti arrabbi?” mi chiese ancora, sapevo che sarebbe arrivata quella domanda.

“Le diventano gli occhi rossi e può provocare dolore” gli rispose Chiara, sapeva che non amavo dirlo.

Neanche in un solo momento quegli occhi scuri si erano staccati dai miei. Non era uno sguardo accusatorio, era uno sguardo strano, non riuscivo a decifrarlo.

“E per scombussolare le idee, leggi nella mente dell’avversario?” mi chiese.

“No, devo sapere qualcosa. Potrei anche …” mi bloccai di colpo. Questo nessuno lo sapeva, solo Chirone e probabilmente gli dei, neanche Ruel e Desmond  ne erano al corrente.

“Potresti anche …” incalzò Chiara.

Trassi un respiro profondo “ Se mi arrabbio, tanto, e gli occhi mi diventano rossi il dolore che provoco non è tanto fisico quanto psicologico. Se mi concentro riesco a penetrare nei pensieri delle persone ma solo se sono davvero molto arrabbiata. E’ successo una sola volta quando ero piccola con la proprietaria dell’orfanotrofio.
Quella volta che mi sono arrabbiata con te” dissi rivolgendomi a Chiara “non era niente, per questo preferisco rimanere in un posto tranquillo, evito  di arrabbiarmi”
I minuti seguenti passarono nel silenzio più totale mentre ognuno rifletteva da solo.

“Credo che per oggi basti così no?” dissi e senza aspettare una risposta mi diressi verso il bosco, dovevo schiarirmi le idee.
Mi piaceva passeggiare sotto gli alberi, guardare tutte le sfumature di verde, di marrone, di grigio e tutti i colori dei petali dei fiori. Su di me aveva un effetto rappacificante.
Sobbalzai nel sentire una mano sulla mia spalla, un brivido mi percorse tutta la schiena e senza bisogno di girarmi capii a chi apparteneva.

“Ehi” mi disse.

“Ehi” risposi.

“ Ti capisco sai?”

“Non puoi capirmi Nico”

“Lo vuoi sapere perché ho accettato fin da subito di aiutarti?” mi chiese.

Certo che lo volevo, era la domanda che mi tartassava il cervello più di tutte e quindi annuii.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Spero che il capitolo vi piaccia,non so bene come è uscito quindi lascio a voi il giudizio. A presto.
percabeth2000

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Capitolo 4
*** Confessioni ***


POV.ALIS

Volevo davvero sapere il motivo, il perché avesse accettato di aiutare una ragazza che poteva distruggergli i pensieri.

“Ho accettato di aiutarti perché siamo molto più simili di quanto credi. Anche di me non si sono mai fidati e non si fidano del tutto neanche ora, dopo anni” mi disse sincero ma con una punta di amarezza e di dolore nella voce.

“E perché non si fidano?” gli chiesi cercando di incrociare il suo sguardo.

“Non sono mai stato un tipo del tutto affidabile, da piccolo sono scomparso dal campo per un sacco di tempo e lo faccio anche tutt’ora. Sono figlio di Ade e poi … e poi so fare questo.” Mi rispose.

Prima che potesse chiedergli una spiegazione delle mani uscirono dal terreno e mi circondarono i piedi e poi le gambe, continuando ad avanzare fino a crearmi una specie di prigione fino alla vita.
Non potei fare a meno di sgranare gli occhi per la paura, non era di certo una bella sensazione sentirsi intrappolati ma soprattutto sentirsi intrappolati da qualcosa così a contatto con la morte da trasmettertela.
Appena Nico se ne accorse sciolse quella trappola con una specie di schiocco di dita.

“Io faccio di peggio” dissi anche se ero ancora scossa.

“Dimostramelo” mi stuzzicò.

“Devo sapere qualcosa di più su di te, un episodio o che so io”

“Hai detto che puoi leggere nel pensiero no? Fallo” mi stuzzicò ancora.

Devo aver avuto un espressione davvero spaventata perché Nico mi guardò stranito e poi si affrettò a smentire quello che mi aveva detto.

“Scusa, ehi? Mi dispiace d’accordo? Davvero … non volevo” mi disse.

“Non fa niente” cercai di tranquillizzarlo ma devo aver avuto uno sguardo vuoto e triste perché non abboccò neanche per un secondo.

“Centra con l’unica volta che l’hai fatto?” mi chiese. Non c’era un soggetto ma capii perfettamente.
Annui

“Ti va di dirmelo?” mi chiese gentilmente. Era incredibile come quel ragazzo potesse trasformarsi da ghiaccio a fuoco, un minuto prima era solitario e triste e un minuto dopo si preoccupava per te come se ti conoscesse da una vita.
Abbassai lo sguardo sul terreno,all’improvviso mi ritrovavo a pensare che fosse davvero molto interessante.

“Non sei obbligata” mi sussurrò quasi.

Alzai lo sguardo per osservarlo meglio, non mi voleva obbligare, certo, ma la curiosità gli si leggeva in faccia.

“Quanto ero piccola, più o meno dieci anni ero in un orfanotrofio non proprio confortevole. C’era una donna, un’istruttrice, che a volte picchiava i bambini anche per delle cavolate come aver rubato un piccolo biscotto perché aveva fame. Un giorno ero in corridoio e ho notato l’istruttrice che picchiava un bimbo più piccolo così ho cercato di dirgli di smetterla, non mi ascoltava e perciò mi sono messa ad urlare. Facevo troppo casino e perciò ha lasciato un attimo il bambino che ormai piangeva e mi ha tirato uno schiaffo in piena faccia. Mi sono arrabbiata, tanto, e allora non sapevo quello che ero e non riuscivo a controllare i miei poteri così gli lessi nel pensiero. Aveva dei pensieri orribili, ci odiava tutti, ci avrebbe buttati giù dal terzo piano se avesse potuto farlo ed in effetti scoprii anche che era successo con qualche bambino o bambina scomparso.
Rimase traumatizzata e la portarono via, in una specie di ospedale mentre io fui trasferita in un altro orfanotrofio.” A fine racconto neanche mi accorsi della lacrima che mi stava scendendo finché Nico non me l’asciugo con il dorso della mano.
Alzai di nuovo lo sguardo per incontrare i suoi occhi scuri, tristi e tenebrosi, volevo ringraziarlo ma mi bloccai di colpo quando capii che ora era il suo turno, voleva dirmi qualcosa.

“Mia mamma è morta quando ero piccolino, in un esplosione. Sono rimasto solo con mia sorella per anni rinchiuso in un hotel a Las Vegas, per noi erano passati pochi giorni o poche ore e al di fuori invece passavano le settimane e i mesi. Siamo stati trovati e portati qui, mia sorella si è unita alle cacciatrici di Artemide e poi è partita in una missione nella quale è morta. Da allora sono rimasto solo, hanno cercato di farmi sentire parte del campo ma non sono come voi, a me serve la solitudine e la notte non il sole e le belle giornate con gli amici”
Pensandoci fu una cosa avventata e forse anche stupida vista la situazione e tutto il resto ma appena finì lo abbracciai. Doveva essere stupito ( chi non lo sarebbe stato, ci conoscevamo da sì e no un giorno) ma poi allacciò anche lui le braccia al mio busto stringendomi un po’, senza farmi male.

“Grazie”sussurrai.
Mi prese per le spalle e fece in modo che lo guardassi in faccia.

“Grazie? Sono io che dovrei ringraziarti al massimo” mi disse sincero e quasi sorridente. No l’avevo mai visto sorridere e devo dire che la cosa mi piaceva, era bello vedere che aveva ancora i muscoli facciali e i denti.

“Da dove ti spunta quel sorriso?” chiesi divertita.

“Se preferisci torno serio, imbronciato”

“Non ti azzardare” lo minacciai.

“Se no che mi fai?” quel ragazzo stuzzica troppo … prima o poi me la paga.

“Ti trasformo in tanti piccoli pezzettini di carne”

“Perché tu pensi di battermi?” mi chiese evidentemente divertito e sicuro di se stesso.

Si stava incamminando ma gli feci lo sgambetto , cadde come un sacco di patate. Evidentemente non se l’aspettava.

“Sempre” gli risposi abbassandomi verso di lui e poi mi incamminai verso le capanne.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Spero il capitolo vi sia piaciuto. Mi dispiace se non ho aggiornato ma internet ha iniziato ha funzionare ora e perciò ... eccomi qui. A presto.
percabeth2000

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Capitolo 5
*** Strana serata ***


POV.NICO

“Sempre” mi aveva detto. Una sola parola che mi aveva confuso le idee più di quanto mi aspettassi e più di quanto già non fossero.
Quella ragazza mi incuriosiva sempre di più. I suoi poteri, la sua storia, la sua condizione tanto simile alla mia e l’effetto che mi faceva. Devo dire che era un effetto strano, quando ero con lei ero confuso, magari è la sua presenza che mi porta ad avere un tale caos in testa. Accantonai i pensieri per dirigermi anch’io verso la mia capanna.
L’esterno era completamente nero, come anche all’interno e fuori, di fianco alla porta, c’erano due bracieri di fuoco verde che ardevano incessantemente tutto il giorno. Il letto era freddo e anche abbastanza duro ma a me non dispiaceva affatto, come non mi dispiacevano gli intarsi della struttura : tutti neri e sottili, intrecciati insieme fino a formare un complicato disegno di linee curve.
Mi stesi un attimo sul materasso prima di andare a fare una doccia e andare in mensa.
Vestito come sempre con jeans, scarpe da ginnastica, t-shirt e giubbotto in pelle mi diressi a cena.
Quella sera mangiammo pizza ed io bruciai un po’ del mio cibo per mio padre.
Ero sulla soglia di casa quando una voce attirò la mia attenzione.

“Alis, che ci fai qui?” gli chiesi forse un po’ brusco, non sembrò accorgersene però.

“Volevo chiederti per domani a che ora” mi rispose con il fiato corso per la corsa che aveva fatto per seguirmi.

All’improvviso un rombo squarciò il silenzio della sera e la pioggia iniziò a scendere velocemente e sempre più intensa. Presi per il braccio Alis e la portai dentro.
So cosa state pensando, non era proibito? Come mai nel campo pioveva? Le risposte sono semplici. Era proibito sì, ma non potevo lasciarla a prendere l’acqua no? Per quanto riguarda il campo non ho idea di cosa stesse accadendo.

“Che diavolo …” disse Alis stupita.

“Non lo so” dissi io.

La situazione era anche alquanto imbarazzante e inusuale.

“No finirà presto. Ho un bagno di là, ti presto una maglietta se vuoi” proposi.

“Grazie” disse e io gli porsi una maglietta nera.

Quando la vidi scomparire in bagno e sentii l’acqua della doccia scendere inizia a cercare degli abiti anche per me.
Uscì dalla porta con i capelli fradici sciolti e a coprirla solo la mia maglietta. Ero più alto di lei e perciò la copriva circa fino a metà coscia. Ok, ok devo ammettere che restai per un secondo in preda ad uno stato di shock, in senso positivo ovviamente.

“Tu non la fai la doccia?” mi chiese con uno sguardo stranito.

Annuii e mi diressi in bagno. Sotto l’acqua calda inizia a pensare come fosse veramente strano tutto quello, insomma la conoscevo da pochissimo eppure chissà perché mi ero “affezionato” a lei così in fretta come se la conoscessi da una vita. Senza pensarci uscii solo con i pantaloni del pigiama (neri).
Stava seduta sul letto a tastare la morbidezza e l’elasticità.

“Lo so, lo so, sembra una bara” dissi io. Si girò e giurerei di aver visto sul suo viso uno sguardo scioccato proprio come il mio di prima credo.

“No, non è vero. Ho avuto di peggio.” Disse lei.

“Orfanotrofio?” chiesi.

“Orfanotrofio” confermò.

Mi sedetti accanto a lei infilandomi una t-shirt grigio scuro e la invitai ad addormentarsi con un cenno.

“Ma io non sono stanca!” brontolò come una bimba.

“E invece tu sei molto stanca. Se ora ti addormenti domani di porto al parco e ti compro un gelato d’accordo?” gli dissi reggendo la commedia della bambina.

“Allora ce l’hai il senso dell’umorismo!” disse entusiasta.

“Sì, ma davvero sarebbe meglio dormire” specificai.

Sbuffando si mise nel letto, precisamente nella parte destra.

“Tu non vieni?” chiese in imbarazzo. Era più carina con le guance arrossate.

Annui e mi misi accanto a lei. Stavamo per addormentarci quando qualcuno bussò alla mia porta.
Mi alzai a malavoglia e quando aprii la porta mi ritrovai davanti una bambina fradicia, aveva gli occhi arrossati e la voce rotta dal pianto quando mi chiese:” Mia sorella è qui?”

“O dei, che ti è successo Ruel?” chiese preoccupata Alis andandola ad abbracciare.

“Ragazze entrate forza” dissi

Appena dentro la porta Ruel iniziò a piangere e a stringere la sorella fortissimo quasi avesse paura che scappasse via.

“Calma, sono qui Ruel, sono qui, tranquilla” diceva Alis per calmarla

Notando il mio sguardo stranito Alis mi mimò la parola incubi in modo che capissi il motivo del pianto della bambina

“Io … io ho visto te e … e Desmond andarvene … da … da me e io restavo sola … restavo sola” piangeva Ruel spiegando l’incubo.

“Sono corsa fuori, volevo cercarti ma poi ha iniziato a piovere e allora mi sono riparata. Sono corsa fuori solo ora ricordandomi che eri andata da Nico”

“E Desmond dov’era?” chiese dolcemente Ruel.

“Era andato a parlare con Chirone per questo mi sono spaventata Quando mi sono svegliata mi sono ritrovata davvero sola” rispose la sorellina.

“E’ tutto apposto …” la rassicurò.

“Senti, perché non vai a farti una doccia?” gli chiesi.

“Non ho da cambiarmi” rispose semplicemente.

“Ti ho una camicetta come ho fatto con tua sorella va bene?”

Staccandosi un poco Ruel notò l’abbigliamento di Alis che le sorrideva rassicurante incoraggiandola.

Annuì e dopo aver preso la maglietta che gli porgevo corse a farsi una doccia.

“Scusa”disse per spezzare il silenzio.

“E di cosa?” chiesi.

“Di questo .Tutto questo. Mi dispiace, dovevo essere a casa, Ruel non si sarebbe spaventata così tanto e noi
non saremmo qui a darti fastidio e ad usare le tue magliette” rispose davvero dispiaciuta.

“Non tu preoccupare davvero, non date fastidio”

In quel momento apparì Ruel, la maglietta gli arrivava fino alle cavaglie e i lunghi capelli neri erano stati legati con un laccio in una lunga coda di cavallo.

“Sto bene?” chiese dolcemente.

“Benissimo!” rispose Alis con un sorriso gigante e prendendola in braccio.

“E’ tardi, dovremmo dormire” le fermo.

Così io vado a dormire nel mio letto mentre Ruel e Alis si sdraiano su uno di quelli alla mia destra. Nessuno apre bocca sul fatto dei materassi duri ed alla fine ci addormentiamo tutti e tre come sassi.

 

ANGOLO D'AUTRICE:
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, lo so che per alcuni sarà troppo romantico ma spero comunque che vi sia piaciuto. Alla prossima.

percabeth2000

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Capitolo 6
*** Missione ***


POV. ALIS
Mi svegliai con uno strano senso di freddo e di vuoto affianco, girandomi capii subito cosa non andava: dove diavolo è Ruel?
Balzai in piedi ma un fortissimo male alla testa mi stava perforando il cranio.

“Dovresti restare sdraiata” mi disse Nico seduto sul suo letto “Ti sei presa la febbre”

“Ruel?” chiesi sedendomi con la testa tra le mani.

“Ruel sta bene, tranquilla. E’ andata a chiamare Chirone. E’ una bambina molto intelligente” mi tranquillizzò.

“Che ore sono?” il sole batteva forte anche se dalle tende entrava solo attraverso qualche spiraglio.

“Circa le dieci”

“Preferisco quando piove …” dissi senza pensarci.

“Che cosa?” mi chiese tra lo stupito e il perplesso.

“Niente , ho solo detto che preferisco quando piove. A proposito di pioggia …”

“No,non so cosa sia successo alla barriera. Forse Dioniso ha solo pensato che i campi di fragole andassero bagnati”mi rispose. Accidenti a lui! Farmi finire la domanda no eh?

“Ruel non aveva la febbre vero?” chiesi pensando alla mia sorellina costretta a rimanere a casa, odiavo rimanerci io figuriamoci una bambina di otto di otto anni.

“No, lei sta bene. Sana come un pesce” mi riferì.

“Bene, lei odia restare in casa”

“E tu?”mi chiese  curioso.

“Io cosa?”

“Ti piace restare in casa? Hai detto che ti piace la pioggia e con la pioggia bisogna restare in casa” dovrebbe sempre spiegarsi così e non andare per enigmi e mezze frasi.

“Io esco quando piove” dissi tranquilla.

“Ora si capisce perché hai la febbre” disse lui sarcastico.

“Ah ah ah, simpatico, sul serio. Tanto per tua informazione godo di un ottima salute. Questa febbre” dissi indicandomi la fronte “Non è per via della pioggia ma per gli sforzi  causati  da ieri. In pratica, colpa tua e di
Chiara”

“Sei così scarsa che ti stanchi per un solo allenamento?” perché mi provochi. Brutto … non so, brutto qualcosa.

“Ripetilo, provaci …”

“Sei così scarsa …” disse avvicinandosi “che ti stanchi per un solo allenamento?” Era così vicino che sentivo il suo respiro. Sapeva di more.

“Scusate, ho interrotto un momento romantico?” chiese Chiara da dietro le spalle di Nico, sul ciglio della porta.

Non facemmo in tempo a rispondere che sulla porta comparì Chirone con dietro Ruel.

“Come va Alis?”mi chiese il centauro.

“Meglio di stamattina. Avrei una domanda, ma la barriera, perché non ci avete avvisati della pioggia?”dissi curiosa ma anche un po’ scocciata.

“Qualcuno ha fatto entrare il temporale , ma non sono stati loro” disse Ruel tranquilla.

Io guardai Chirone preoccupata mentre Nico si irrigidì all’istante, con un cenno Chirone ci avvisò  di non parlarne in quel momento e non rispettammo la sua decisione.

“Allora oggi niente allenamenti?” chiese Chiara “Certo che potresti evitare di stare male quando c’è qualcosa da fare sai?”

“Sto bene, andiamo?”  dissi desiderosa di uscire.

“Magari prima ti metti i pantaloni?” suggerì lei.

Giusto, i pantaloni. Stupida, stupida, stupida! Lanciai un’occhiata alla porta ma sia Ruel che Chirone erano
spariti.

Dopo aver messo i pantaloni, grazie agli dei  si erano asciugati,ci mettemmo in cammino verso l’arena.

“Ma state insieme?” chiese Chiara. La guardammo talmente scioccati che si affrettò ad aggiungere “Domanda sbagliata, fate finta di niente”

In neanche cinque minuti fummo lì.

“Spada o lavaggio del cervello?” chiese Chiara.

“Sei di una delicatezza immensa. Comunque non so. Scegli tu.”dissi a Nico.

“Sicuramente Alis non è in buone condizioni per i suoi poteri. Direi spada”

“Come vuoi” dissi abbastanza fredda anche se ero sollevata.

“Vediamo come se la cavano le principianti?” sfidava Nico.

Sia io che Chiara eravamo già in posizione per fargli vedere chi erano i principianti ma Chirone arrivando al trotto ci convocò nella casa grande per, come aveva detto, proporci un’idea. Ok, siamo nei guai.

“Ragazzi, si è scoperto che chi ha abbassato le difese  un mezzosangue che si è unito da poco all’ex esercito di Crono. Io e il Signor D abbiamo concordato  che probabilmente è ancora nei paraggi e se vi sentite sicuri, manderemmo voi tre a cercarlo, potrebbe rivelarci informazioni utili” ci disse mentre seduti sorseggiavamo una Diet Coke.

“Quando partiamo?” chiese Chiara, evidentemente eccitata all’idea.

“Non saprei, Alis, ti senti bene? Sei sicura di voler partire?” mi chiese.

Stavo osservando un quadro con uno sguardo vuoto, immersa nei miei pensieri. Stavo per rispondere quando mi soffermai un attimo su Nico. Mi stava guardando come se avessi chissà quale malattia, era solo una febbre potevo anche sopportarla per un po’, l’indomani molto probabilmente sarebbe svanita.

“Sicura, avviso i miei fratelli. Datemi solo fino a domani mattina” dissi sicura e fredda come la maggior parte delle volte.

Con il consenso di Chirone lasciai la stanza sentendomi lo sguardo di Nico sulla schiena.


ANGOLO AUTRICE:
Mi scuso per l'enorme ritardo. Spero che il capitolo possa farmi perdonare almeno un pò, fatemi sapere.
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Capitolo 7
*** Finalmente si parte ***


POV ALIS

“Vai via? Ma come? Devo restare con Desmond tutto il tempo?” mi chiese Ruel con gli occhi da cucciolo.

“E’ così che tratti tuo fratello eh? Ti faccio vedere io …” disse Desmond alzandola in aria e facendola ridere. Sorrisi anch’io a quella visione, mi sarebbero mancati.

“Vedrai che torno presto ok? Non te ne accorgerai neanche” le risposi quando Desmond la mise giù.
La salutai con un forte abbraccio e la baciai sulla fronte.

“Ed io chi sono?” mi chiese un po’ irritato Desmond.

“Vieni qui grande orso” gli dissi abbracciandolo.

Sulla porta nel frattempo era arrivato Nico che mi stava pazientemente aspettando osservando e ascoltando la scena.

“Devo andare …” dissi un po’ triste.

“Chiedimi scusa prima”

“E per che cosa? “ gli chiesi un po’ confusa.

“Per avermi chiamato grande orso”mi spiegò lui.
Con uno spintone mi staccai.

“Te la sei presa? Eddai fratellone …”non resisteva agli occhi supplicanti, almeno di solito.

“Chiedimi scusa”

“No. Per quando sarò tornata te ne sarai dimenticato, vedrai. A presto, e cura bene la nostra sorellina” salutai prendendo lo zaino.

“Orso?!?” chiese Nico appena uscii dalla porta aperta.

“Buongiorno anche a te e sì, sto meglio, grazie. Comunque hai qualcosa contro gli orsi, sciacallo?” risposi tranquillamente mentre raggiungevamo Chiara. Notai che aveva uno zaino azzurro in spalle e un cappello  del medesimo colore calato sul viso. Senza neanche accorgermene mi ritrovai ad osservare Nico: i capelli corvini gli incorniciavano il viso in modo disordinato ma al contempo preciso, come se seguissero uno schema; Gli occhi erano vispi e attenti anche se aveva qualche occhiaia ; vestito come sempre con jeans e maglietta nera, felpa inclusa; anche lui portava uno zaino, nero, ovviamente.

“Mi hai chiamato sciacallo?” chiese più sbalordito.

“Sì, l’animale sacro di Anubi, dio dei funerali nella religione egizia. Ti calza a pennello” Spiegò Chiara.
Era una semidea ma le piaceva molto l’Egitto, forse anche più della mitologia Grecia e di tutto quello che ormai è la nostra realtà.

“Partiamo?” chiesi.

“Come mai così pimpante? Non sarà mica la mia presenza da sciacallo vero? Se volevi passare un po’ di tempo con me bastava chiederlo” disse Nico con un sorriso a trentadue denti e un aria da strafottente.

“Al massimo, Mister Simpatia, è pimpante perché ci sono io! La sua migliore amica, non un ragazzo moro, con legami con la morte e soprattutto appena conosciuto:” precisò Chiara.

Bé, se volevano giocare al gioco della vanità.

“Ragazzi, ragazzi, non litigate per me. Insomma, non ce ne bisogno … c’è abbastanza Alis per tutti”
Mi guardarono straniti.

“Sì, a volte c’è l’ho anch’io il senso dell’umorismo ma ora è meglio che partiamo, sul serio. Chi ha la cartina?” chiesi.

“Con calma Alis, con calma. Non vorrete partire con solo quelle spade vero?” chiese Chirone alle mie spalle, per essere un centauro sapeva essere molto silenzioso quando voleva.

“Armi? Fantastico! Chi ce le dà? Lei? E io cosa avrò? E Alis, Nico?” chiese Chiara pimpante come sempre.

“Nico ha già la sua spada dello Stige, non credo abbia bisogno di altro. Tu avrai questo” disse porgendogli un arco blu completo di faretra ricolma di frecce.

“Ma queste sono frecce avvelenate! E queste esplosive! Se non fosse un centauro grande e grosso l’abbraccerei subito” Direi che Chiara sembrava felice del nuovo “giocattolo”.

“Alis?” chiamò Chirone.

“Sì, scusi, diceva?” chiesi tornando alla realtà dai miei pensieri.

“Ecco, tieni. Erano di tua madre”

“Vuole dire di Eris?” chiese Chiara un po’ stupita.

Io ero rimasta a contemplare le armi, due specie di tridenti con la punta al centro allungata e l’impugnatura rilegata di cuoio nero come la pece.
Istintivamente alzai lo sguardo su Nico, anche lui mi guardava tra il confuso e il … fiero?E fiero di che? Non sapevo neanche se sapevo usarli.

“Ora potete partire. Giusto, un satiro giovane mi ha detto che durante la sua missione a sentito odore di mezzosangue in una discoteca di New York il Pande….. pande qualcosa” ci avvisò il centauro che doveva essere nervoso visto la sua coda in costante movimento.

“Il Pandemonium?”chiesi io.

“Sì esatto. Deve essere verso est se non sbaglio, a presto ragazzi miei” ci disse per poi prendere a galoppare verso il poligono.

“Come hai fatto a capirlo? Il nome della discoteca intendo” chiese Nico .

“Shadowhunters vero?”chiese invece Chiara.

“Esatto, il Pandemonium è citato in quel libro, Shadowhunters appunto” spiegai io.

“Allora si parte!” spronò Chiara.

La mia testa era ancora appesantita dalla febbre e continuavo a rigirarmi i miei novi “pugnali” tra le mani facendomi mille domande, ma non era tempo di pensarci sopra, bisognava andare.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
vi piace? Sì, lo so non è successo un gran che però qualcosina .... Vedrete che nel prossimo capitolo ci sarà più azione, non vi preoccupate. Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate.
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Capitolo 8
*** Non tutti hanno bisogno d'aiuto ***


POV.NICO

Stavamo andando in quella discoteca, come si chiamava? Giusto, il Pandemonium, chissà cosa ci facevano in quella discoteca per chiamarla così … Comunque, eravamo partiti a piedi e perciò solo ora, dopo ore, stavamo entrando in New York.

“La discoteca non è lontana, ma dubito che di giorno ci si possa entrare” disse Alis un po’ agitata. Da quello che avevo capito restava al Campo tutto l’anno e poi, non gli piaceva restare con troppa gente.
A malapena mi accorsi che si erano fermate, o meglio, Chiara mi aveva quasi superato dicendo qualcosa sul fatto di andare a mangiare mentre Alis sembrava aver piantato i piedi a terra invece.

“Ehy, che c’è? Tutto bene?” le chiesi avvicinandomi mentre Chiara stava ancora parlando di qualcosa poco più avanti.

“Sì sì, tutto bene” mi disse, ma non si muoveva di un passo.

“E allora perché non ti muovi?” gli chiesi leggermente divertito.

“Ma ti diverti?”mi chiese a sua volta infastidita.

“No, mi preoccupo, è diverso” gli risposi semplicemente.

Mi guardò stranita, credo cercasse di capire se stessi mentendo o cosa ma io continuavo a guardarla serio.
Spostò lo sguardo sul terreno ed io intanto mi misi a osservarla aspettando una sua risposta. I capelli le ricadevano sciolti su un lato, le labbra erano incurvate in una piega di preoccupazione appena visibile e anche gli occhi si erano scuriti.

“Odio questa missione” disse alla fine sbuffando e dirigendosi verso l’amica. Bè, mi aspettavo qualcos’altro devo dire, anche solo un grazie. Dannazione, mi facevano tutte gli occhi dolci tranne quelle due?!?

“E allora io direi di mangiare in quel bar. D’accordo ragazzi?” chiese Chiara voltandosi.

“Quale bar?” gli chiesi.

“Ma non hai ascoltato il mio aneddoto? Io, mio fratello …. A che pensavi?”mi chiese a sua volta.

“Una volta lei e la sua famiglia si sono fermati in un posto, in poche parole hanno mangiato, bevuto, scherzato, fatto i matti e pagato poco. Posto perfetto per dei semidei in missione iperattivi e con non molte risorse economiche”mi salvò Alis.

“C’è qualcuno che mi ascolta allora!” disse Chiara alzando le braccia al cielo “Forza che vi faccio strada”

“Come diavolo hai fatto?” chiesi ad Alis mentre stavamo camminando.

“A fare cosa?”

“A ricordarti tutto il discorso di Chiara”

“Mi sono solo fermata non ho mica spento l’udito” mi rispose semplicemente.

Passammo il resto della giornata in giro per le strade e i bar. Alis non era l’unica a cui non andava a genio la massa, come il resto della gente ti guarda e ti osserva squadrandoti, come tutti facciano pubblicità a qualche nuovo stupendo e magnifico prodotto.

“Stai bene?” le chiesi. Sinceramente, ero spaventato dall’idea di vederla stare male.

“Ehy, non sono io quella che lancia delle occhiatacce alla gente”mi disse.

Come darle torto, stavo praticamente mandando al Tartaro chiunque mi guardasse, in qualunque modo.

“Calmati” mi disse passandomi una mano sulla spalla in maniera rassicurante.

“Anche tu” le dissi notando le mani, stringeva talmente forte da farsi venire delle specie di tagli nei palmi “ Ti fai solo male”

 Cercai di sciogliergli le mani ma appena gliele sfiorai le spostò.

“Così non mi arrabbio” mi disse.

“No, ma fai arrabbiare me. Sei capace do controllarlo, abbi più fiducia, non puoi continuare a farti del male” e finalmente riuscii a scioglierle le mani, facendo attenzione a non fargli male. Aveva dei segni rossi ma fortunatamente non si era ancora tagliata.

“Grazie”sussurrò quasi.

“Grazie a te” gli risposi.

“Ragazzi” richiamò la nostra attenzione Chiara “Si và in discoteca” dichiarò contenta.

Una volta dentro capii perché si chiamava Pandemonium: luci sempre più forti e dai coloro sgargianti trafiggevano la semi oscurità mentre una forte musica pop mi rimbombava nelle orecchie  facendomi quasi venire l’emicrania, la gente ballava e si divertiva decisamente ubriaca, c’era chi aveva i capelli blu chi rossi chi arancioni chi verdi chi viola per non parlare dei vestiti, alcuni che sembravano del Settecento e altri da Star Wars.

“Paragonato a questa gente sembri quasi normale Nico” disse Chiara guardandosi in torno.

“In che senso?” chiese Alis.

“Non puoi certo dire che è normale dai, pelle olivastra quasi da cadavere, occhi scurissimi e capelli che non gli invidiano niente, gli mancano i canini e poi sarebbe un vampiro doc” spiegò Chiara con tono ovvio.

“Come facciamo a trovarlo?” chiesi desideroso di cambiare discorso.

“Magari  avrà una spada o la maglietta del campo” mi rispose Alis.

Spostai lo sguardo da una persona all’altra ma ne tra il gruppo dei Settecenteschi ne tra quelli di Star Wars c’era qualcuno con un spada ( che non fosse finta ovviamente), ma poi scorsi un ragazzo biondo, o forse erano le luci, che se ne stava a parlare con una ragazza sul bordo della pista. Aveva la maglietta stropicciata e sembrava essere appena scappato da qualcosa, inoltre aveva una spada su un fianco.

“Là” indicai.

Chiara si stava già muovendo verso di lui con la mano su un fianco quando notai Alis in mezzo alla pista.
Appena notò il mio sguardo stranito mi mimò uno scusa e indicò un ragazzo di fianco a lei, colpa sua mimò di nuovo. Per quanto la situazione mi desse fastidio non potei fare a meno di notare che si muoveva molto bene, Alis intendo, per essere una che non andava molto in giro sembra che vivesse in discoteca, aveva uno spiccato senso del ritmo e seguiva la musica splendidamente.
Ma a Chiara potremmo servire.
Così passando tra la gente la raggiunsi e prendendola per un braccio la trascinai fuori dicendo al ragazzo:”Grazie, ma ora deve andare”

“Non è stata colpa mia” mi disse veramente dispiaciuta.

“Lo so, ma ora dobbiamo aiutare …” mi fermai non appena notai Chiara che beveva tranquillamente un drink
con affianco il ragazzo, svenuto.

“No, non dobbiamo aiutare nessuno”finii


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Non aggiorno da un bel pò, lo so ma tra la scuola, i compiti, gli impegni e la stanchezza non riesco a trovare molto tempo per scrivere, perdono.
Ma ora passando al capitolo, mi scuso in anticipo per eventuali errori non visti e spero che vi sia piaciuto.
Forse troverete Alis un pò troppo preoccupata o spaventata? non so come mi sia uscita ma ho preferito far capire attraverso la paura di arrabbiarsi e far del male alle persone il trauma che a subito da piccola, mi farebbe piacere se mi diceste che cosa ne pensate e se magari avete dei consigli, gli accetterei volentieri.
A presto e grazie a tutti.
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Capitolo 9
*** Paure ***


POV.NICO

Eravamo tornati al campo, Alis era molto più tranquilla mentre Chiara non la smetteva di ripetere che era stata bravissima anche senza di noi, non che avesse fatto granché, l’aveva solo colpito con l’elsa della spada.

”Siete stati bravissimi ragazzi, tornate pure nelle vostre case. Tranne tu Alis, vorrei chiederti una cosa” ci disse Chirone dopo aver portato il semidio in infermeria.

Alis annuì seria mentre io la guardavo stranito, non se ne accorse però perché stava già seguendo Chirone.
Passai una giornata relativamente tranquilla e dopo un po’ di scherma decisi di andare a fare un giro nel bosco. L’aria misteriosa di quel luogo mi era sempre piaciuta e in più non c’era mai tanta gente tranne la sera della caccia alla bandiera, i raggi del sole filtravano attraverso le folte fronde donando all’erba delle sfumature di verde incredibilmente varie e strane.
Avevo trovato una sfumatura davvero particolare, quasi argento e perciò alzai lo sguardo per vedere il raggio di luce da cui era creata ma invece trovai Alis che giocava con uno di quei suoi specie di coltelli tridenti, su un ramo, in cima ad un albero, un albero alto.

“Che ci fai lì?” chiesi ad alta voce per farmi sentire e per attirare la sua attenzione.

“Me ne stavo tranquilla prima che arrivassi tu”mi rispose.

“Allora me ne vado, bastava dirlo” gli dissi di rimando. Mi guardò un secondo con aria indecisa ma poi tornò seria senza però staccare lo sguardo.

“ Vieni su, ti faccio vedere una cosa” mi invitò.

Non ci misi molto a salire visto tutti gli allenamenti che avevo fatto con la parete di arrampicata ma la salita era pur sempre faticosa e difficile.

“Da quanto sei qui sopra?” le chiesi con un po’ di fiatone.

“Circa un’ora” mi rispose.

“Allora, che mi volevi fare vedere?” chiesi questa volta curioso.

“Questo” mi disse “La vista”

“Molto bella, davvero” gi dissi io osservandomi attorno, gli alberi ci formavano attorno una specie di mantello e il sole del pomeriggio che riusciva a filtrare mi scaldava piacevolmente dandomi dei piccoli brividi. Oggi Alis è più silenziosa del solito, pensai mentre la osservavo guardare davanti a sé. All’improvviso sospirò e chiuse gli occhi, pensando.

“Nico?” mi chiamò.

“Mm?”

“Hai mai pensato di non potercela fare?” mi chiese guardandomi, gli occhi azzurri seri e forse anche un po’ tristi.

“A volte, perché?”

“Sei maledettissimi anni e non l’ho ancora superato” mi rispose semplicemente “ Mi odio per questo, è possibile non riuscire ad accantonare quel pensiero? So di riuscire a controllarlo ma … o al diavolo! Ho paura ok? Ho paura e non posso neanche confidarmi con tutti, i miei fratelli si preoccuperebbero così come Chirone mentre Chiara per quanto sia mia amica non credo possa capirmi”

“Ci sono io no?” chiesi “ Non puoi fare tutto da sola e poi è normale avere paura. Ti sembrerà stupido ma io ad esempio cerco di non affezionarmi troppo alle persone perché ho paura, paura di farle soffrire, paura di soffrire io”

“Ci hai mai pensato?” mi chiese guardando le fronde rigogliose.

“A cosa?”

“A volte mi chiedo come abbiamo fatto a diventare così amici in poco tempo, insomma, con tutti i nostri
problemi” mi spiegò.

Certo che ci avevo pensato, insomma già è strano che faccia amicizia figuriamoci in così poco tempo.

“Sì, a volte mi capita. Credo sia colpa tua” mi guardò stranita “ sei strana, particolare, diversa”

“Spero siano dei complimenti” mi disse “ comunque anche tu sei particolare, l’aggettivo giusto credo sia misterioso” aggiunse squadrandomi.

“Visto che siamo in vena di confessioni … Mi piacciono i tuoi occhi, cambiano sfumatura a seconda di come stai” gli dissi sincero.

“Davvero? Non lo sapevo bé se non quando diventano rossi” mi disse stupita ma calma.

“Lo so che per te è difficile ma vuoi davvero superare la tua paura?”gli chiesi serio. Annuì.

“ Leggimi nel pensiero,arrabbiati e fallo” la incoraggiai.

 “E se ti faccio male? E poi … insomma, sono i tuoi pensieri non vorrei infrangere la tua privacy” mi disse.

“ Non preoccuparti per la mia privacy e poi non mi farai del male, so quello che devi fare e non sarà come se fossi stato perlustrato senza il mio permesso”

“ Va bene” disse solo. Si mise a guardarmi e poco a poco i suoi occhi diventarono rossi, sempre più scuri e spaventosi fino a che non iniziai a sentirmi qualcosa di strano  nella testa, una presenza che mi stava guardando dentro, se non avessi saputo cos’era certamente mi sarei spaventato non poco soprattutto se fossi stato un umano. Non avevo ancora fatto conto di tutti i suoi poteri però perché poco dopo iniziai a sentire una grande confusione mentre Alis tornava normale.

“Ehy? Tutto bene ?” mi chiese dolcemente mettendomi una mano sula fronte. Aspetta, dolcemente?!? Alis mi aveva parlato dolcemente?!? No, non sto bene, il mio cervello deve essere impazzito.

“Sì. Hai visto? Niente di irreversibile” gli dissi forzando un piccolo sorriso.

“Avanti, chiedilo” mi incoraggiò “Lo so che vuoi sapere che cosa so”

“Allora dimmelo”la incoraggiai io.

“Mi dici la verità, questo basta, era l’unica cosa che mi sarebbe piaciuto sapere” mi rispose sorridendo.

Ok, deve essere davvero andato in tilt, il mio cervello.

“Allora? Scendete da lassù o no? Dobbiamo interrogare lo stupido di ieri, forza!” urlò Chiara gettandomi una ghianda in testa.

“Odiosa” biascicai.

“Lo so, tu pensa che io me la devo sopportare sempre” mi rincuorò “Arriviamo” rispose all’amica.

Scesi abbastanza in fretta desideroso di toccare terra, non mi piace restare alzato, territorio di  Zeus.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Spero il capitolo sia di vostro gradimento, non credo sia uscito benissimo e quindi non so, fatemi sapere.
Mi sono accorta di non averi ancora ringraziato decentemente e perciò ringrazio chiunque abbia letto, recensito, messo tra i preferiti, seguite o ricordate. E' davvero confortante.
A presto.
percabeth2000

 

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Capitolo 10
*** Interrogatorio ***


POV.ALIS
Nico  è sceso come un razzo, io me la sono presa con più calma, c’è anche da dire che però non rischio di rimanere fulminata ogni volta che resto in alto, non ogni volta.

“Ti serve una mano?” mi chiese Nico porgendomela.

“Ma se sarò si e no a cinquanta centimetri da terra!” risposi.

“ Appunto, il pezzo più brutto è il finale, fidati, io sono appena sceso e se non fossi sceso in velocità probabilmente …”

Non dite che è colpa mia ok? Che ne sapevo del muschio lì sotto? Quando sono salita devo aver saltato o comunque non me ne ricordavo, sta di fatto che scivolai e fin qui niente di male, il punto è che oltre a farmi qualche centimetro in discesa ad un certo punto persi l’equilibrio e ed iniziai a cadere parallela al terreno rischiando un bella botto in testa e una sulla mia schiena.

“Stavo dicendo che se non fossi sceso in gran velocità avrei perso l’equilibrio e sarei caduto, ma forse ti ho distratta?” mi disse canzonatorio mentre mi sorreggeva con entrambe le mani. Sì, mi aveva presa al volo e giusto in tempo.

“Lo sai che ti odio?Forse non te l’ho ancora detto. Potresti mettermi giù ora?”gli chiesi.

“No”

“Come no?!?” chiesi “Hai battuto la testa Nico?”

“No. Non ti metto giù finché non me lo chiedi per bene” specificò poi.

“Potrei ribellarmi sai?” gli dissi.

“E perché non lo fai?” mi chiese lui avvicinando il volto. Le occhiaie che avevo notato la prima volta ora non
erano più così evidenti e gli occhi almeno in quel momento, sembravano di nero fuso e non di ossidiana, neri e duri. Le sue mani, premute contro la mia schiena e sotto le ginocchia mi scaldavano, anzi, i punti in cui mi toccava andavano a fuoco dandomi calore in tutto il corpo.
Mi accorsi solo dopo aver pensato a tutto questo che non gli avevo ancora risposto e che, non sapevo come farlo.

“Perché non ciò voglia” gli risposi infine con un tono da bimba brontolona.

“Povera bimba, ti costa tanto dire per favore eh?” mi chiese lui ed io annuì.

“Oggi mi sento buono, vai pure” annunciò rimettendomi in piedi.

“Grazie signor buono oggi ma devi venire anche tu lo sai?”gli chiesi io strofinando le ginocchia con i palmi delle mani. Il tessuto era tutto graffiato e non avrei potuto riutilizzare quei pantaloni. Pensandoci, li taglio e ne
faccio dei pantaloncini.

“Sì, lo so. Andiamo dai”mi rispose.

Camminammo per un po’ in totale silenzio e finalmente quando mi venne in mente uno spunto per una conversazione eravamo arrivati. Ok, ora tocca a me: Chirone mi aveva gentilmente chiesto di leggergli nella mente o meglio, mi aveva proposto di provare a riportargliela alla normalità.
Aprimmo la porta ed entrammo: Chiara se ne stava a fissare il ragazzo come se volesse tagliargli la testa mentre Chirone era semplicemente stufo e stanco di fare domande a cui lui non rispondeva.

“Finalmente ragazzi, vi stavamo aspettando. Alis è tutto tuo io non ce la faccio più devo andare a prendere un po’ d’aria”disse Chirone congedandosi.

“Tutto tuo?” chiese Chiara incredula mentre Nico mi guardava interrogativo.

“Potreste uscire?” chiesi io senza dare risposte.

“Assolutamente no” rispose Chiara ma Nico la sollevo di peso e la portò fuori dalla porta senza neanche guardami.

“Senti, non ti voglio fare male. Voi avete ricevuto una specie di lavaggio del cervello da un titano, sarà difficile togliervelo ma ci voglio provare va bene? Sentirai una presenza nella testa, se non opponi resistenza non farà male ne a me ne a te” spiegai al ragazzo ma lui sembrava fregarsene altamente.

Meglio così, dovevo arrabbiarmi e ora lo sono. Odio quando non ti ascoltano.
Gli spostai lo sguardo e lo guardai. Entrando nella sua mente all’inizio scoprii subito il suo nome ma poi c’era qualcosa di strano, una confusione immensa e a me toccava scioglierla. Avete presente le luci di natale che si mischiano tutte e si deve stare lì mezz’ora solo per scioglierle? Peggio. Dopo enorme fatica e sudore iniziavo a sentirmi stanca e anche male ma alla fine, sentii una specie di luce come se la consapevolezza e la chiarezza fossero tornate. Poi il buio.

Mi svegliai ore dopo, o giorni? Minuti? Non ne avevo idea. Mi misi seduta sul letto e sentii la testa girarmi vorticosamente.

“Ti odio” sentii dire alla mia sinistra. Era Nico.

“Perché non me l’hai detto?” mi chiese  “Pensavo fossimo amici no? Potevi dirmelo che dovevi riportare la sua mente alla normalità. Quale stupido l’avrebbe fatto ? Eri già stanca per colpa della lettura nella mia
mente ed in più la febbre non ti è ancora passata del tutto, hai dormito poco e mangiato poco e soprattutto hai accumulato una stress tale ad abbattere un elefante. Non lo dimostri, sembri un gatto, nessuno capisce che  stai male finchè non cedi e quando lo fai è perché fa tanto male”si sfogò.

“Io …” iniziai ma la testa iniziò a pulsare forte e mi vennero i capogiri.

“Aspetta” mi disse Nico facendomi sdraiare e mettendomi uno straccio fresco sulla fronte.

“Hai ragione, avrei dovuto dirtelo. Hai ragione anche sul fatto che non dico mai che sto male so non quando cedo, senti … mi dispiace, scusa.” gli dissi appena la testa si fermò un po’.

“Comunque ci sei riuscita, il ragazzo ora sta bene, si chiama Mattia e ti ringrazia ci ha anche detto che attaccheranno tra una settimana. Sei stata stupida, ma anche brava” mi informò prima di alzarsi dalla sedia dove era seduto.

“Aspetta. Mi lasci qui da sola? Non so neanche come ho fatto ad arrivarci qui e quanto tempo ci ho passato” gli dissi.

“E chi ha detto che me ne vado?” mi chiese quasi dolcemente, quasi.

“Ti sei alzato”

“Se mi fai un po’ di spazio me siedo visto che sono due ore che aspetto il tuo risveglio su una sedia di legno”
Ecco tornato il ragazzo che conosco.

“Vieni” gli dissi. Si stava sedendo e io cercavo di trovare una posizione comoda quando sentii una fitta alla gamba e mi scappò un gemito.

“Giusto. Come va la gamba? Quando sei caduta svenendo ti devi essere presa una brutta botta”mi chiese questa volta premuroso.

“La smetti?” gli chiesi scocciata.

“Di fare cosa?” chiese lui.

“Questo. Prima fai il premuroso gentile come se te ne importasse e poi …”

“Ehy, guarda che m’importa davvero va bene? Sarò anche scontroso a volte  ma ci tengo alla salute delle persone che …” si fermò di colpo come se stesse per dire qualcosa si male.

“Che …” lo incoraggiai

“A cui voglio bene” mi disse guardandomi negli occhi, di nuovo di un bellissimo nero fuso.

“Lo sai che i tuoi occhi si sciolgono?” gli chiesi sbadigliando.

“La febbre ti da’ alla testa, dormi un po’” mi disse.

“E tu? Non dormi?”chiesi.

“Non ho ancora mangiato”

“Allora vai, ormai sarà quasi ora di cena” lo incoraggiai.

“Non ho fame”

Quel ragazzo mi sta facendo impazzire prima mi dice che non ha mangiato e poi mi dice che non ha fame che diavolo vuole?

“Allora dormi qui” gli dissi indicando il letto “ Non mi dai fastidio”

Senza dire una parola Nico si infilò nelle coperte e, dato il freddo che avevo iniziato a sentire, mi accucciai tra le sue braccia che non esitarono a tenermi abbracciata e calda dandomi un senso di sicurezza.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Chiedo umilmente perdono, lo so è da tantissimo che non posto mi dispiace un sacco anche per l'altra storia scusate ancora e spero abbiate gradito il capitolo. Perdono e una buonanotte a tutti.
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Capitolo 11
*** Pensieri ***


POV.ALIS

Mi sveglia che dovevano essere circa le sette e mezza a giudicare dalla debole luce che vedevo tra le tende.
Mi sentivo decisamente meglio, la febbre ormai doveva essermi passata e nel rigirarmi mi accorsi che non ero sola, Nico era esattamente al mio fianco e la situazione non fece che confondermi visibilmente.
Quando?.... Non ricordo, dovevo avere più febbre di quanto immaginassi.
Solo dopo mi ricordai di tutto, ma che diavolo di figura avevo fatto? Neanche fossi pazza, bé, un po’ lo sono.
Non potevo alzarmi o avrei rischiato di svegliare lui e di cadere a faccia a terra io: ora che la febbre si era attenuata e la testa non pulsava più e il dolore della botta alla gamba lo sentivo intenso. Decisi di pensare.
Pessima idea.
Primo problema: se voglio affrontare un esercito di persone con la mente ingarbugliata devo allenarmi di più e ho solo una settimana.
Secondo problema:da quando mi fido di qualcuno che conosco da si e no tre giorni o poco più? Io sto dormendo con lui, o meglio, ho dormito con lui. Che diavolo ho in testa? Tutta colpa della febbre, devo essere impazzita oppure … oppure lui mi piace, nella peggiore delle ipotesi. Peggiore perché l’amore è una medaglia con due facce: altezza o abisso, felicità o tristezza, vincita o sconfitta, gloria o perdita.

“Buongiorno” sentii dire con voce allegra e squillante. Ruel se ne stava a guardarmi con un bel sorriso mentre
Desmond era dietro di lei con un sorriso malizioso.

“Pensavo avessi la febbre” disse Desmond “Non che te la stessi spassando”

“Vai al diavolo Desmond! Comunque credo che la febbre mi sia scesa” dissi arrabbiata e imbarazzata.
Vedi te cosa va a pensare mio fratello.

“Quindi ora stai bene?” chiese Ruel dolcemente.

“Sì, ma mi sa che mi terranno un altro giorno qui per sicurezza” gli risposi un po’ malinconica. Mi manca il mio letto, la mia cabina, i miei fratelli.

“Oh, se ti diverti tanto puoi stare qui ancora un po’ tanto sei in buona compagnia”disse Desmond quasi ridendo.

“Appena torno in forze di atterro, aspetta solo che mi passi il dolore alla gamba e altro che morto” dissi minacciosa.

“La gamba?” chiese Ruel confusa “Non avevi la febbre?”

“Sì, ma sono caduta e ho preso una brutta botta , non preoccuparti, passerà … e tu? Desmond ha fatto il bravo ieri?” chiesi curiosa e ormai del tutto sveglia.


“Sì, quando sono tornata dalla mia lezione con i pegasi c’era anche la sua ragazza, stavano guardando delle foto”

“Vedo che qui quello che se la spassa sei tu, ragazzo mio”dissi a Desmond che avrebbe strozzato Ruel.

“Chi se la spassa?” chiese Nico.

“E tu quando ti sei svegliato?” gli chiesi voltandomi.

“Ora, mi avete svegliato” rispose stirandosi e iniziando a scendere dal letto.

“Scusa” sussurrò Ruel.

“Non ti preoccupare, tanto devo andare comunque da Chirone. Ho già saltato gli allenamenti ieri se non mi faccio vedere mi danno disperso” gli rispose Nico tranquillo.

“Salutamelo” gli chiesi. Si girò di scatto come a verificare che lo avessi detto davvero, gli occhi erano tornati duri, taglienti e belli come l’ossidiana.

“Va bene” mi disse soltanto prima di salutare e andarsene.

“Andiamo anche noi sorellina, anch’io ho degli allenamenti  e anche Ruel” disse Desmond.

“Mi mancherai” mi disse invece Ruel abbracciandomi e provocando una fitta di risentimento allo stomaco.

“Anche tu” gli risposi soltanto.

“ Ciao” salutarono insieme.

Passai tutta la mattina stando sdraiata a fissare il soffitto bianco con mille pensieri che mi vorticavano per la testa in cui il principale era Nico.
Faccio fatica a fidarmi di tutti, di tutti, ma con lui è stato diverso e non so bene se sia un bene o un male, mi capisce e non mi succede spesso che qualcuno mi capisca a fondo invece con lui certe volte sembra quasi che non ci sia bisogno di parole come se mi capisse senza parlare. Solo con un’espressione, un gesto, una smorfia o il tono mi capisce e mi sento vulnerabile, forse intimorita? No, non è la parola giusta. Io sono curiosa, curiosa di sapere come mai mi capisce, curiosa di sapere quello che pensa lui. Curiosa e basta.

Verso le quattro qualcuno entrò dalla porta e pensavo di vedere Desmond o Chirone o magari Ruel e invece entrò Chiara con un bel sorriso stampato in faccia.

“Come sta la malaticcia?” mi chiese sedendosi sul bordo del letto.

“Abbastanza bene da capire che è successo qualcosa che ti rende particolarmente felice” gli risposi.

“Io sono sempre felice, lo sai, mi conosci” disse lei mantenendo sempre il sorriso.

“Sì, ma oggi più del solito …”

“In effetti, due eventi mi hanno sconvolto la giornata” confessò.

“Allora …”

“Allora cosa?” chiese facendo la finta tonta.

“Allora racconta. E’ tutta la mattinata che sono qui a girarmi i  pollici, se non hai niente da darmi puoi anche andare”

“Bé, motivo uno, Mattia è molto simpatico e meno male, ci sono già abbastanza deficent …”

“Sì, ho capito” la bloccai.

“Motivo due, ho parlato con Nico”

“Ti piace Nico?” chiesi sconcertata mentre mi montava dentro una strana rabbia.

“No, assolutamente, dovresti conoscermi Alis! E poi preferisco i biondi. Perché? Sei gelosa?” mi chiese divertita.

“No” risposi anche se sentivo le guance arrossarsi.

“Ok …”

“Ma se non ti piace, perché sei contenta di aver parlato con lui?” chiesi stranita.

“Due motivi” rispose.

“Sempre due motivi in ogni domanda che ti faccio è? Mai una risposta semplice …”  mi rassegnai.

“allora, il primo è che non ci avevo mai parlato …” disse mentre nel mio cervello mi chiedevo: che razza di motivo è questo? “e il secondo è quello che mi ha detto e no, non te lo dico”

“Non ti ho neanche chiesto niente” dissi io sulla difensiva.

“Lo avresti fatto” mi disse.

“Che cosa avrebbe fatto Alis?” chiese Nico guardando Chiara in modo strano. Quei due nascondono qualcosa.

“Mi avrebbe fatto una domanda se non l’avessi bloccata prima” spiegò Chiara.

“In verità non puoi saperlo visto che non è avvenuto” gli dissi io.

“Ok, non litigate. Tra un’ora circa c’è la cena e visto che tu sei in convalescenza Chirone ci ha dato il permesso di farla qui se non ti da fastidio” propose Nico.

“No, figuratevi, non date fastidio” dissi.

Restarono lì fino al coprifuoco e per tutto il tempo non facemmo che parlare del più e del meno senza troppe preoccupazioni finché quando lasciarono la mia stanza non mi accucciai nel letto, e anche senza il calore del corpo di Nico mi addormentai.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Spero il capitolo vi sia piaciuto, a me personalmente non fa impazzire però un pochino mi diverte. A presto.
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Capitolo 12
*** Ti piacerà ***


POV.NICO
La giornata era passata piuttosto in fretta pensandoci, le lezioni erano volate anche perché non ero molto attento e poi avevo parlato con Chiara, o meglio, mi aveva fatto un interrogatorio ponendomi non so quante domande su Alis. Da: “Come consideri Alis?” a: “ Ti piace?” a: “Ho saputo che dormivi con lei …”
Ad un certo punto mi sono chiesto perché non potessero fare le lezioni più vicine tanto ero stanco di risponderle “non sono affari tuoi”oppure “di certo non lo dico a te”.
Di tutta la giornata certamente il mio momento preferito è stato la sera a scherzare e a parlare con le ragazze, quelle due hanno combinato un sacco di casini insieme e ho anche scoperto che ad entrambe piace cantare.
Per quanto riguarda Chiara era abbastanza ovvio in quanto figlia di Apollo ma da Alis non me lo sarei mai aspettato, non sembra la ragazza tipica che si mette a cantare divertendosi con le amiche o che so io, lei è diversa, più la conosco e più mi accorgo che sotto quel bel viso e quei bei capelli si nasconde una persona che ha vissuto di tutto combattendo per la sopravvivenza. Lei è una guerriera.
Ed è con queste riflessioni che mi addormentai nel mio letto cullato dal suono del venticello serale.
 
Ci eravamo messi d’accordo che dopo colazione sia io che Chiara saremmo andati a trovare Alis ma appena arrivammo il suo letto era vuoto anche se la sua roba era ancora lì. Capimmo subito che c’era qualcosa che non quadrava e così andammo da Chirone per spiegargli la situazione e appena entrammo nella Casa Grande  sentimmo la sua voce. La riconobbi dal tono alto e deciso senza sfumature che lasciassero intendere i suoi pensieri e le sue emozioni,solo poche volte si tradiva ed in quei casi potevi vedere uno spiraglio della sua vera natura, un piccolo spiraglio dei suoi pensieri da cui non ti staccavi tanta era la curiosità di sapere e comprendere, perché lei faceva quell’effetto alle persone, a me almeno.

“Non sei ancora in forma Alis e tu lo sai, riposati ancora” diceva Chirone quasi supplicante.

“Le dico che sto bene, si fidi” cercava di convincerlo Alis.

“Stai un po’ tranquilla però oggi ok? Promettimelo” concesse Chirone.

“Starò tranquilla, promesso. Grazie” si congedò Alis.

“Lo farei davvero?” chiese a bruciapelo Chiara quando ci passò davanti. Per un momento sembrò sorpresa di vederci ma poi si tranquillizzò e rispose decisa: “ L’ho promesso, certo che lo farò”

“Io non ne sono poi così certa per te la tranquillità è un concetto astratto, meglio che venga con te” gli disse, si girò e aggiunse “ viene anche Nico visto che sicuramente ascolti di più lui che me”

Io non credo, pensai, ma forse era meglio non peggiorare la situazione anche perché Alis sembrava piuttosto tesa.
Uscimmo e lei si diresse subito in infermeria perché, come aveva detto, doveva prendere delle cose prima di potersi allenare.

“Devi restare tranquilla” disse subito Chiara.

“Allora, se la metti così, devo prendere delle cose per restare tranquilla va bene?”

Uscì dopo poco senza niente di realmente visibile ma se aveva detto che gli serviva qualcosa sicuramente l’aveva presa, si diresse a passo diretto verso il bosco senza spiccare parola.

“Che ci facciamo qui?” chiese Chiara.

“Voglio provare a fare una cosa” rispose Alis calma e ferma.

“Ehy, ci siamo anche noi né, potresti almeno dirci cosa vuoi fare?”

“Sai cosa penso Chiara?” chiese ad un tratto “Nico è molto, ma molto più tranquillo e silenzioso di te, ancora non capisco come fai ad essere la mia migliore amica, dovevo stare male quel giorno …”
Chiara si esibì in un sonoro: “ Ah ah ah” mentre sia a me che ad Alis spuntò fuori un sorriso gigantesco.

“Alla fine che vuoi fare?” chiesi io.

“Non li ho ancora usati” disse mostrando i due pugnali-tridente di sua madre “Se me li ha fatti dare credo che li dovrei usare no?” girandosi però notai che piano piano non aveva più qual aspetto da guerriera ma la stanchezza le pesava trasformandola in una normale adolescente.

Ci allenammo per circa una bella mezz’ora e poi decidemmo che almeno per un po’ era meglio restare tranquilli prima che la febbre ricominciasse.

“O porca miseria!” disse ad un punto Chiara.

“Che c’è?” chiedemmo allarmati io e Alis.

“Devo andare, Mattia mia aveva invitato a guardare la partita del Milan sono già in ritardo!” esclamò.

“Non divertirti troppo” disse Alis maliziosa. Chiara sparì lanciandole un’occhiataccia doc.

“Non sapevo avessi questa vena pervertita” le dissi.

“Che ci vuoi fare? Questo è quello che succede ad avere un fratello maggiore fidanzato” rispose.

“Questo è sessismo!” dichiarai indignato ma anche divertito.

“No, questa è verità”

“Che ne dici se andiamo a farci un giro piuttosto che stare qui fermi immobili? Anzi, meglio, ti faccio vedere una cosa o meglio, qualcuno …” le dissi alzandomi.

“Qualcuno?” chiese mentre si alzava anche lei.

“Ti piacerà, vedrai” risposi facendole segno di seguirmi.








ANGOLO DELL'AUTRICE:
Bentrovati come direbbe Garibaldi.
In serietà, lasciando perdere i miei deliri sulla storia (colpa di una certa mia compagna che non nomino per motivi di privacy) spero che il capitolo vi piaccia e che non sia uscito una totale schifezza.
Vi auguro dei buoni voti in storia sperando sia altrettanto per me, a presto.
percabeth2000

 

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Capitolo 13
*** Una cucciolona ***


POV.NICO

“Che ne dici se andiamo a farci un giro piuttosto che stare qui fermi immobili? Anzi, meglio, ti faccio vedere una cosa o meglio, qualcuno …” le dissi alzandomi.
“Qualcuno?” chiese mentre si alzava anche lei.
“Ti piacerà, vedrai” risposi facendole segno di seguirmi.

 
La portai fuori dal bosco ed entrai nell’arena che di solito usavamo per gli allenamenti.

“Che ci facciamo qui?” mi chiese impaziente ed evidentemente curiosa.

“Ora lo vedrai” dissi e poi feci un fischio forte.

“Dovrebbe accadere qualcosa?” mi chiese con aria scettica ed io alzai gli occhi al cielo. Questa ragazza non ha pazienza!

Dopo pochi secondi sgusciò fuori una macchia scura e veloce che schizzò come un fulmine fino a noi facendo volare Alis a terra.

“O, basta, ti prego, Nico … Falla smettere su …”mi chiedeva Alis implorante.

“Vi conoscete?” chiesi scioccato.

“Sì, Percy me l’aveva fatta vedere ed in più tutti a l campo sanno della sua presenza, in modo che nessuno la uccida pensando ad un mostro” mi rispose ovvia “Ora, sul serio, la sposti?”

“Cosa si dice?”

“Ora, Nico”

Quella ragazza ha un schiettezza davvero tagliente, me ne dovrò ricordare … Richiamai la signora O’Leary e
la feci sedere davanti a me, poi iniziai a rimproverarla.

“Senti bella cucciola mia, chi si saluta per primo? Nico, si deve sempre salutare per primo Nico ok? Ricordalo, devi ricordartelo sempre” le dissi serio.

“Ti rendi conto vero che stai parlando con un cane vero?” mi chiese Alis divertita e al contempo sconcertata.

“Segugio Infernale” precisai.

“Sì, sì, ma non puoi pretendere che saluti prima te dai, è una pretesa assurda ed egoista”

“E chi lo dice? Sono o no il figlio di Ade? E lei non è un segugio Infernale? Inferno, Ade … Ti dice niente?”

“Allora Percy dovrebbe avere tutti i delfini ai suoi piedi, secondo la tua logica” disse lei.

“Ti piace Percy?” sbottai “Continui a nominarlo” dissi serio e per tutta risposta lei che fece? Assolutamente niente, si avvicinò alla signora O’Leary ed iniziò ad accarezzarla.

“Chi tace acconsente, lo prendo per un sì” dissi tirando le somme, chissà perché mi dispiaceva che a lei potessero piacere dei ragazzi, insomma è normale no? Eppure non volevo che qualcuno me la portasse via.
Se proprio doveva innamorarsi perché non di …

“Non mi piace Percy.” disse fermando i miei pensieri.

“No? Non è il tuo tipo di ragazzo? Percy è il tipo di tutte” chiesi stupito anche se forse più felice.

“Primo, io non sono tutte, secondo, Percy è carino e simpatico ma non per questo deve essere il mio tipo e terzo,Annabeth mi ucciderebbe tra le più atroci sofferenze” mi rispose accennando un sorriso sull’ultima
frase.

“Non ti volevo dare della copiona e non volevo dire che sei come tutte le altre, lo sai no?”

“Certo che lo so Nico, non ti preoccupare. Guardami, se fossi arrabbiata ora i miei occhi sarebbero già rossi” mi disse.

“Rossi no, ma sono di un bel azzurro intenso”

“Spero sia un complimento”
“Certo che lo è” gli risposi dolcemente ma lei non mi stava già guardando più.
Iniziò a tossire parecchio e anche in maniera piuttosto intensa.

“Dovresti tornare a casa e riposarti per un po’, da domani iniziano gli allenamenti per la battaglia e non manca molto.” Gli dissi provandogli la febbre con una mano.

“Va bene. Mi accompagni?”mi chiese evidentemente stanca.

“Certo” le risposi togliendo la mano un volta accurato che non aveva la febbre.
Salutammo la cagnolona con qualche carezza e lei sporcandoci di bava le mani, poi ci incamminammo verso la cabina dei figli di Eris.
Il viaggio fu silenzioso e quando arrivammo e Alis aprì la porta Ruel si catapultò fuori ad abbracciare la sorella.

“Come va?” gli chiese con quel suo viso piccolo e dolce.

“Abbastanza bene ma ora mi converrà mettermi a dormire ancora un po’ o mi tornerà la febbre” rispose la sorella.

“Ciao Nico” mi salutò “Tu stai bene invece?”

“Ciao anche a te. Tutto bene grazie. Tu?”chiesi io cercando di sembrare il più gentile possibile.

“Bene grazie”

“Ehy, se avete voglia di parlare entrate, così io almeno mi sdraio” disse Alis sbadigliando.

“Dai, Nico a te va bene?”chiese Ruel con faccia da cucciolo.

“Se non do fastidio …”

“No,no, figurati anzi almeno non sto da sola. A te da fastidio Alis?” chiese Ruel.

“Ma se ho dato io l’idea …”rispose lei.

E così entrai nella loro cabina e mentre io e Ruel parlavamo Alis si addormentò profondamente circondata dai capelli color dell’oro.



Angolo dell'autrice:
Il capitolo non è il massimo ed è solo un capitolo di passaggio, per la trama non serve a molto però ho voluto inserirlo lo stesso per rendere la storia più corposa e completa. Mi farebbe piacere sapere che ne pensate.
percabeth2000


 

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Capitolo 14
*** Battaglia ***


POV.ALIS

Mi svegliai praticamente la mattina dopo mentre una certa Ruel mi guardava soddisfatta circondata dai capelli corvini.

“Ben sveglia” mi disse ed io feci finta di non vedere il suo sorriso larghissimo che poteva dire tutto di qualunque cosa. Così andò per alcuni giorni finché non arrivo il fatidico giorno della battaglia.

Tutti i semidei erano già riuniti ai confini del campo ad aspettare l’esercito e anche io mi schierai con loro tenendo una spada sulla schiena e i due doni di mia madre sui fianchi.

“Pronta?” mi chiese Chiara tenendo l’arco con una freccia già incoccata.

Annui senza parlare in modo da non  sconcentrarmi mentre con lo sguardo cercavo Desmond e Nico per vedere se stavano bene, li trovai rispettivamente una fila dietro e una fila davanti.
I minuti che passarono prima della battaglia non facevo altro che pensare che dovevo concentrarmi e dare il meglio di me, che dovevo stare attenta ai semidei cercando di non fargli del male.
Appena si videro in lontananza i semidei tutti partirono alla carica, niente spargimenti di sangue, diciamo che il tutto sembrava più una gigantesca e agguerrita caccia alla bandiera e in questo modo, era molto più facile scendere in campo e combattere.
Il mio compito era piuttosto semplice da un punto di vista tecnico, si facevano cadere gli avversari ed io facevo del mio meglio per riportarli alla normalità, anche se in un primo momento ovviamente restavano scombussolati: era come fare la stessa cosa cento volte, in continuazione, velocemente, come in una grossa catena di montaggio, a poco a poco tutto risultava naturale e sciolto come se fossi creata per far questo.
Stavamo andando benissimo, i semidei erano praticamente tornati tutti sani tranne una decina e Nico riusciva a tenere a bada gli spiriti egregiamente, ma quando anche l’ultimo semidio fu riportato alla sua natura si vide in lontananza un bagliore piccole e sfuocato a cui poi si aggiunsero decine di altri bagliori che a mano a mano si avvicinavano diventavano sempre più definiti e intensi … frecce, frecce infuocate che in un lampo andarono a colpire i prati e le capanne, mandando in fiamme ogni oggetto toccato.
Il primo pensiero fu Ruel, che era restata con altri bambini della sua età nella casa grande per proteggersi il più possibile dalla battaglia, quel pensiero mi fece infuriare all’inverosimile e anche se non avevo uno specchio, sentivo i miei occhi diventare rossi e non rossi come con Nico o con Chiara o con Mattia, no, rossi come il sangue della creatura più sporca e cattiva che abbiate mai potuto immaginare, rossi ma quasi neri.
Nel frattempo l’esercito che aveva scagliato le frecce si fece avanti mostrando tre file composte da dracene ed empuse che molto probabilmente, sfruttando l’imminente guerra tra il campo, e i semidei dell’esercito di Crono, avevano ben pensato che era giunto il momento di sferrare un attacco di massa.
Tutti i guerrieri si fecero avanti, compresi i semidei che si erano ripresi dalla mia perlustrazione mentale e tutti insieme iniziammo a combattere. I mostri erano molti di più di quelli che avrei mai pensato a mentre combattevo notavo con stupore che all’inizio tutti indietreggiavano davanti ai miei occhi vermigli e quando ormai si riprendevano era troppo tardi perché potessero sfuggire alla presa della mia spada.
Nico e Chiara se la cavavano egregiamente, quest’ultima continuava a tirare frecce che puntualmente andavano a centrare il bersaglio e a volte provocavano anche dei bei buchi nel terreno con le loro esplosioni, mentre Nico con la sua spada non aveva molti rivali e i suoi fendenti continuavano ad andare a segno.
All’improvviso un’empusa mi travolse con il suo peso e la mia spada volò via, prima che me ne potessi accorgere aveva i suoi canini conficcati nel mio collo. Il dolore che provai mi fece stringere i denti all’inverosimile ma cercai di non urlare e piuttosto di concentrarmi su come potevo togliermela senza lacerare anche il mio collo e così mi vennero in mente, i mie due doni, e cercando di fare meno movimenti possibili presi quello sul fianco destro e lo conficcai nel torace del mostro che per il dolore piuttosto di lasciare la presa la strinse ancora di più conficcandomi anche le sue unghie nel petto.
Con le ultime forze che sentivo staccai il pugnale e lo riaffondai, e continuai così per diverse volte conficcandoglielo nel torace fino all’elsa e sporcando le mie maniche del suo sangue denso e vischioso. Quando si staccò tutto divenne buio e io svenni.
 
“Stai bene?” mi chiese dolcemente Ruel accarezzandomi la fronte. Ero in infermeria.

“O dei, stai bene allora …” dissi cercando di alzarmi e abbracciarla ma appena lo feci la testa mi divenne così pesante ed iniziò a girarmi vorticosamente facendomi scappare un gemito di dolore.

“Dovresti riposare …” disse Desmond.

“E saremmo noi a dover pregare gli dei, sei venuta qui bianca come un cencio con gli occhi spalancati ed ancora rosso fuoco, tutta imbrattata di sangue, del tuo sangue” puntualizzò un’altra voce che riconobbi pochi istanti dopo come quella di Chiara.

Mi ricordavo tutto come se fosse l’immagine di un sogno m rivivevo il dolore come se lo stessi provando in quel momento come se i canini aguzzi e lunghi dell’empusa mi stessero lacerando la pelle un’altra volta, risentivo il suo sangue sulle mie mani e sulle mie maniche, risentivo gli urli dei combattenti e il clangore delle spade, riprovavo la sensazione di sentire il mio sangue scendermi lungo il collo.

“Chi mi ha portato qui?” chiesi un po’ scossa.

“Oh …” disse Ruel con un sorrisetto “E’ stato Nico”

“Non è che potreste lasciarmi sola con Ruel? Ho due cosettine da chiederle …”  dissi con aria da finta pensierosa.

“Certo” sorrisero divertiti Chiara e Desmond.

“Non mi hai ancora risposto” sottolineò Ruel muovendo le gambe avanti e indietro.

“Sto bene sorellina. Ma tu sorridi troppo per i miei gusti, che hai?”le chiesi indagatoria.

“La mia bocca è cucita, Te lo dirà lui” mi rispose.

“Lui chi?”

“Ti ho già detto troppo, ci vediamo!”  si congedò.

“Ruel!” la chiamai, ma ormai quella piccola lepretta se ne era già andata “Brutta piccola peste” farfugliai.

“Ti assomiglia parecchio sai? Tutta sua sorella …” disse qualcuno. Appena scostate le tende che dividevano il mio letto da gli altri, riconobbi subito il bel ragazzo moro che mi stava prendendo in giro.

“Niente ramanzina sul fatto di essere stata imprudente, impulsiva e sconsiderata? Niente sull’essermi fatta prendere dalla rabbia? Mi sorprendi …” gli chiesi.

“No, niente di niente, tanto sei un testarda non mi ascolterai comunque”

“Anche Chiara la pensa così …” ragionai.

“Infatti io ho sempre ragione e questa mia buona dote sarà sicuramente passata a Chiara quando abbiamo fatto quel viaggio in città” disse spavaldo.

“Allora dovresti sposarla … almeno avrà sempre un po’ di buon senso …”valutai.

“Stai scherzando vero?”
Entrambi scoppiammo a ridere, o almeno finché la gola non iniziò a farmi stringere i denti e le lenzuola.

“Tutto ok?” mi chiese scostandomi un ciuffo ribelle.

“Sì, tutto bene, grazie”
Restammo in silenzio per un bel po’ mentre la testa continuava a girarmi e non per il dolore, per Nico.
Eravamo diventati amici in così poco tempo e forse, da perfetta idiota, avevo iniziato ad adorare i suoi capelli corvini, la sua pelle olivastra e i suoi occhi neri …

“Alis …” chiese sventolandomi una mano davanti agli occhi “ tutto bene?”

“Sì, benissimo, mi sono solo … imbambolata” risposi sentendo le guance andare a fuoco.

“Sei carina quando arrossisci …” mi disse e questo non fece che farmi arrossare ancora di più “E anche
quando dormi …” riprese avvicinandosi “E quando combatti …” qualche centimetro in più.

“Grazie” sussurrai.

“Prego” altro centimetro.

“Nico …”

“Ehm …”

“Non hai intenzione di mordermi il collo vero?” chiesi ripensando all’empusa.

“Assolutamente no” mi disse alzando il mignolo a mo’ di giuramento.

“Bene …”

Era talmente vicino ora che riuscivo a sentire il suo respiro sulle labbra.

“Bene ….”

“ O, al diavolo” e così dicendo lo avvicinai ancora di più facendo scontrare le nostre bocche in un bacio dolce e caldo.

“Questa Alis mi piace, forse anche più dell’altra” mi disse appena ci staccammo ed io feci finta di rimanere offesa anche se mi scappò un sorriso.

“Ho detto forse …” mi disse avvicinandosi di nuovo.
 
Passarono i giorni ed io mi rimisi in sesto, Nico era sempre il solito e Chiara aveva stretto una bellissima amicizia con Mattia, sì, amicizia ….
Alla fine capii che intendeva dire Ruel e mi resi conto che forse questa guerra mi aveva cambiata, forse finalmente mi ero sciolta e i miei problemi erano rimasti al passato,non tutti ovviamente  ma pur sempre i più considerevoli e pesanti.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Spero che l'ultimo capitolo vi sia piaciuto. Colgo l'occasione per ringraziare chi mi ha seguito fin qui, siete stati molto gentili e pazienti, grazie davvero.
percabeth2000

 

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