Chiedimi se sono felice.

di Elikin
(/viewuser.php?uid=224176)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto è bene quel che finisce bene ***
Capitolo 2: *** Non c’è mai fine al peggio ***
Capitolo 3: *** Il piano ***
Capitolo 4: *** Passato, presente e futuro ***
Capitolo 5: *** Il regalo più grande ***
Capitolo 6: *** Questioni irrisolte ***
Capitolo 7: *** Neanche una volta ***
Capitolo 8: *** La paura non esiste ***



Capitolo 1
*** Tutto è bene quel che finisce bene ***


Chiedimi se sono felice
Capitolo 1 – Tutto è bene quel che finisce bene
 
 
Come sempre, quando faccio un’azione stupida me ne rendo conto solo quando è troppo tardi. Il fatto che sia successo ancora e che io abbia appena bussato a questa porta lo dimostra. Ovviamente questo non sarebbe stato un problema se si fosse trattato dell’appartamento di una persona comune o se quest’ultima non si fosse trovata in casa. Purtroppo alla mia notevole stupidità va aggiunta anche una certa dose di sfortuna, dotata di un particolare tempismo adatto a mettermi nei guai.
Bene. I passi si avvicinano e con essi anche la mia ormai prossima morte, tra un po’ qualcuno aprirà la porta e mi troverà ferma immobile sul suo uscio, grondante di neve ed incapace di muovere qualsiasi muscolo.
Mi chiedo solo cosa ho fatto di male per ritrovarmi in una situazione del genere.
 
Non saprei dire esattamente quando tutto era iniziato a cambiare. Ormai mi ero abituata largamente alla mia nuova vita da normale liceale, anche perché finito il Karnival delle HiME e scomparsi i nostri poteri non avevamo granchè altro da fare.
All’inizio per me era stato abbastanza difficile abituarmi all’idea che non avrei più rivisto Duran o che la mia vita non sarebbe più stata votata alla vendetta. In un certo modo il futuro che mi si prospettava davanti aveva una piega dolceamara. Se da un lato ero felice di poter vivere come avevo sempre desiderato, dall’altro ero leggermente delusa dalla vita priva di appostamenti, ricerche e sortite notturne che mi si prospettava.
Per cercare di ridurre questa sensazione avevo innanzitutto deciso di recuperare la moto regalatami da Yamada poco prima del mio scontro con Shizuru e di farla riparare da un meccanico di fiducia. Speravo che almeno la mia passione per la velocità sarebbe riuscita a distrarmi in qualche modo da quella vita così piatta e monotona, in parte ci riuscì. Ma quello che riuscì a farmi immergere completamente in quella nuova vita come se nulla fosse, fu il mio voler sfuggire ai problemi rimasti irrisolti persino dopo il Karnival. C’erano delle questioni che avevo volutamente lasciato in sospeso e che mi spaventavano così tanto da voler cercare rifugio persino in un qualcosa di sconosciuto come il mio futuro.
Mi scoccia ammetterlo, ma l’aiuto di Mai e Mikoto fu fondamentale per riuscire a superare quel momento nel migliore dei modi. In un qualche modo erano riuscite ad inglobarmi nel loro dinamico duo e a coinvolgermi in attività che prima avrei schifato a prescindere. Come ad esempio la cena di gruppo per festeggiare il mio compleanno o come quella a cui avevo accettato di partecipare qualche settimana fa, ignara di quello che sarebbe capitato di lì a qualche tempo.
 
- Mai, potrei sapere esattamente perché hai portato anche noi a lavoro con te?- avevo chiesto annoiata mordicchiando la punta della cannuccia immersa nel mio frullato al cioccolato. Per più di mezz’ora mi aveva lasciata da sola con  Mikoto, come sempre intenta a mangiare di gusto, e la mia pazienza iniziava ad avere qualche cedimento.
- Perché voglio mostrarvi i miei talenti da super cameriera!- aveva risposto Mai, scuotendo la folta chioma rossastra in un gesto di vanità per poi fissarci non proprio convintissima di quello che faceva.
Le nostre risposte furono rispettivamente una alzata di sopracciglio irritata e un’espressione confusa.
- Oh e va bene. Dovevo assolutamente parlarvi di una cosa importante, ma avevo dimenticato di dover lavorare tutto il pomeriggio.- ci confessò quindi, grattandosi la nuca ed esibendo una espressione profondamente costernata.
Avevo immaginato una cosa del genere e un sorrisino impertinente si disegnò sul mio volto. Mai aveva molti difetti, tra cui un’innata capacità di irritarmi, ma non era una sprovveduta e soprattutto conosceva sia me che Mikoto. Sapeva che se noi due avevamo un qualche rapporto era per il suo ruolo da tramite, come io sapevo che c’era un unico motivo per cui ci avrebbe costrette a rimanere da sole in quelle condizioni.
- Dimmi un po’, come sta Tate?-
Un tagliente sguardo di intesa affettò l’aria tra di noi e fece ghignare me e arrossire lei. Non era difficile immaginare che avevo colto perfettamente nel segno. Non era la prima volta che Mai doveva parlarci “urgentemente di una questione importante” e su due terzi dei casi si trattava sempre di chiedermi di controllare Mikoto mentre lei era a spassarsela.
Solitamente preferiva non ricorrere a tali espedienti visto che significava anche sottoporre Mikoto alla mia cucina, con conseguente visita all’ospedale per intossicazione alimentare. Quella ragazza ha sempre avuto uno stomaco davvero troppo delicato per i miei canoni.
- Quando avete l’appuntamento? Su, spara. Si è fatto tardi ed io devo ancora finire di studiare per Economia Domestica.- avevo cercato di incoraggiarla ad andare avanti con i miei soliti modi socievoli e finendo in pochi secondi il mio frullato.
Alla fine Mai si era arresa davanti all’evidenza e aveva scrollato le spalle, promettendo di spiegarci tutto dopo aver finito un paio ordinazioni particolarmente urgenti - purtroppo Higurashi era come sempre in difficoltà, facendomi ancora una volta chiedere perché avesse scelto proprio quel lavoretto per arrotondare se non ci era minimamente portata -. Ne approfittai per sgranchire la schiena e fissare Mikoto ingoiare il suo quinto frullato alla fragola di fila. Almeno lei sembrava sempre divertirsi in quelle occasioni, bastava che Mai la facesse mangiare.
- Non ti senti gelosa quando Mai esce con Tate?- le avevo chiesto incuriosita, mettendo il suo bicchiere nell’angolo assieme ai precedenti quattro in modo che a Mai venisse più facile raccoglierli.
Mikoto mi aveva guardato un momento seriamente pensierosa, con una espressione davvero buffa dipinta in faccia e l’aria di una che si sta spremendo per bene le meningi. Era rimasta così per qualche secondo e poi aveva fatto un grande sorriso.
- Sono felice quando Mai è felice! Lei è felice con Tate, quindi a me va bene! Mh!-
- A volte mi chiedo se tu in realtà non sia la più matura di tutte noi...- mormorai tra me e me con un mezzo sorriso, ma bastò tornare ad alzare lo sguardo verso Mikoto e il suo tentativo di toccarsi il naso con la lingua per farmi ricredere quasi immediatamente.
Sospirai scuotendo la testa e cercai qualcosa su cui concentrarmi nell’attesa, visto l’impegno che la mia compagna metteva nella sua attività, ma non ne abbi bisogno perché quella parlò di nuovo.
- Perché Natsuki non è felice?-
- Eccomi! Akane-chan ha di nuovo rotto i piatti. Mi chiedo quando imparerà quella ragazza e... tutto bene?- il tempestivo ritorno di Mai mi era sembrato azzeccato. Era arrivata in tempo da scorgere la mia espressione imbarazzata e lo sguardo curioso di Mikoto puntato su di me. Forse avendo un vago presentimento di quello che sarebbe successo di lì a qualche secondo aveva aperto la bocca per dire qualcosa, ma non ne aveva avuto il tempo.
- Ho capito! È perché non c’è più la Presidentessa! Quando c’è lei gli occhi di Natsuki sorridono sempre, non è vero Mai?-
L’innocenza di Mikoto non solo aveva ancora una volta attirato su di sé le mie voglie omicida, ma aveva anche risvegliato ricordi che avevo volutamente cancellato e nascosto nelle profondità del mio animo. L’espressione allarmata che si era dipinta sul volto di Mai, che aveva provveduto a tappare la bocca a Mikoto onde evitare che potesse peggiorare le cose, mi bastò a comprendere che aveva intuito benissimo cosa quella frase aveva scatenato in me, ma era ormai troppo tardi.
- Vado a casa. Puoi dirmi domani quando devo farle da balia. Grazie per il frullato.- non persi tempo. Mi alzai tempestivamente e mi diressi verso l’uscita del negozio dove stava parcheggiata la mia Ducati, feci in tempo a sentire Mai che mi diceva di aspettare e che poi cercava di spiegare ad una confusa Mikoto quello che aveva appena fatto, prima di mettere in moto e allontanarmi il più possibile da loro senza rendermi conto che tutto quello che volevo non era altro che allontanarmi da me stessa.
 
Per mesi avevo fatto finta che Shizuru non fosse mai esistita o che andasse tutto bene, ma ormai la corda era stata tirata troppo. Se prima i nostri incontri erano stati frequenti e i rapporti erano tornati ad essere quasi come quelli di una volta, in breve ero stata capace di farci allontanare sempre di più e di creare profondi solchi nel nostro rapporto. L’ultima volta che ci eravamo viste era stato qualche giorno dopo il mio diciottesimo compleanno, nonostante avessi tutte le buone intenzioni del mondo avevamo passato un pomeriggio in quasi totale silenzio, troppo imbarazzate - o almeno io lo ero - per dire qualcosa. Da allora avevo smesso di chiamarla e avevo preferito fare finta di non leggere i messaggi che mi inviava o di non ricevere le sue telefonate, che alla fine, dopo un progressivo diradarsi erano cessate del tutto. Tutto per cosa? Per la mia paura di affrontare i miei sentimenti per lei.
Era terribilmente difficile non doverci pensare ogni volta che mi guadava con quegli occhi speranzosi e desiderosi di una risposta o di un cenno, per cui avevo scelto di toglierle la possibilità di incrociare il mio sguardo. Ero stata particolarmente stronza ed egoista, lo sapevo benissimo, ma la paura di me stessa era stata più grande del senso di colpa nei suoi riguardi.
 
Quasi come un automa guidai nella notte per qualche ora, in cerca di serenità, ma non passai per il promontorio stavolta, promettendomi di farlo però nei prossimi giorni. Tornai a casa ad orari proibitivi trovandovi Mai e Mikoto già a letto. Ero sicura che la prima fosse ancora sveglia e che se avessi voluto sfogarmi sarebbe stata pronta ad ascoltarmi anche tutta la notte, ma ero io a non averne voglia. Feci lo stretto indispensabile - tra cui il darmi una rinfrescata in bagno e cambiarmi – e poi mi buttai a letto, totalmente incurante del brutto voto che avrei preso l’indomani, sperando che almeno i sogni sarebbero stati clementi quel giorno.
L’indomani procedette tutto normalmente. Presi il mio brutto voto in Economia Domestica - al contrario di Mai che risultò la migliore - e seguì un altro paio di lezioni, tra cui quella di Storia Giapponese di Midori che sembrava per quanto possibile ancora più rapita del solito dall’argomento.
Non ci furono eventi particolari almeno fino a pranzo, quando Mai mi si avvicinò e mi porse un bento, che afferrai e iniziai a mangiare voracemente come se nulla fosse.
- Neh, Natsuki... stai bene?- mi chiese leggermente imbarazzata, con una punta di preoccupazione. Non ricevendo risposta si schiarì la gola e parlò di nuovo, stavolta in toni meno calmi. - Ci siamo preoccupate ieri sera. Non siamo più delle HiME, non abbiamo poteri speciali, poteva succederti qualcosa. Dove sei stata?-
A risponderle fu solo il rumore delle mie mascelle intente a triturare lo squisito cibo - sapientemente condito con maionese - che mi aveva preparato. Vidi il suo sguardo farsi serio e le sue labbra tirarsi, irritate dal mio atteggiamento reticente.
- Sappi che andando avanti così non risolverai un bel nulla. Credevo che tutte fossi cresciute dopo il Karnival, ma evidentemente mi sbagliavo.-
- Non c’è bisogno che ti preoccupi per me. So badare a me stessa.- fu la mia laconica risposta.
- Bene, allora immagino che questo non ti serva!-
Con un gesto svelto Mai tolse il bento dalle mie grinfie e lo svuotò nella spazzatura, facendomi sgranare gli occhi per la sorpresa e per la rabbia. Aveva appena buttato il mio pranzo! Sotto il mio sguardo incredulo si voltò e si diresse senza fiatare verso Chie e Aoi, lasciandomi da sola con le mie bacchette ormai inutili.
Arrossendo irritata mi alzai sbattendo le mani sul tavolo e mi girai verso l’uscita, facendo vorticare nell’aria i miei lunghi capelli scuri. Ma non appena raggiunsi la porta una ragazzina del Consiglio Studentesco, della quale non ricordo neanche il nome, mi fermò.
- Senpai, mi hanno detto di ricordarti che la riunione del Consiglio di domani è stata anticipata ad oggi! Ti raccomandano di non saltarla stavolta!- disse col fiatone. Chiaramente era corsa verso la mia classe non appena le avevano dato il compito e non feci in tempo a ribattere che quella mi aveva già fatto l’inchino ed era corsa indietro.
- Ehi aspetta! Io non... maledizione!- borbottai profondamente irritata. Bene, non solo avrei dovuto seguire il resto delle lezioni a stomaco vuoto ma sarei dovuta rimanere fino a tardi a seguire una stupida riunione di uno stupido Consiglio.
Chiedendomi se per caso il destino si stesse divertendo a giocarmi brutti tiri, tornai a sedermi, tremendamente e visibilmente arrabbiata - tanto da far allontanare pian piano tutti quelli nei pressi del mio banco -, preparandomi psicologicamente ad un’altra serata infernale.
 
Ripensandoci col senno di poi mi rendo conto che fu da quella sera che la mia vita iniziò di nuovo ad essere travolta da una serie di eventi che mi portarono a poco a poco qui, di fronte a questa porta.
Peccato che quello fosse solo l’inizio.

 


Eccoci giunti alla fine del primo capitolo di questa Long. E' la prima che scrivo da minimo tre anni, quindi comprendetemi. Spero che garbi e prometto che dalla prossima volta le note a fine capitolo saranno più interessanti :3

Si ringrazia Gnocconana per la formatazzione dei testi e la supervisione <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Non c’è mai fine al peggio ***


Chiedimi se sono felice
Capitolo 2 – Non c'è mai fine al peggio
 
 
Mi ero sempre chiesta cosa provasse Shizuru a dover tenere fronte a una decina di uomini d’affari assetati di novità, pur essendo solo una studentessa delle superiori. Immaginavo che fosse una cosa strana ma semplice, visto la tranquillità con cui riusciva a rigirarseli come voleva - una tranquillità tale da permetterle persino di dedicarsi alla cerimonia del the durante quelle riunioni-.
Avrei dovuto subito intuire che l’unico motivo per cui i nostri finanziatori erano così mansueti a quei tempi era proprio la nostra Ex-Presidentessa del Consiglio Studentesco, decisamente non paragonabile a quella attuale, a causa della quale mi ritrovavo ancora a scuola a girarmi i pollici.
Non solo la riunione di quella sera era stata interminabile, ma ora per concluderla avremmo dovuto aspettare che la nuova Kaichou riuscisse a chiudere i conti con i nostri finanziatori.
Rimpiangevo amaramente i tempi in cui questa scuola era stata diretta da quelle due. Per quanto Yukino - seduta accanto a me ed intenta a leggere un libro - fosse brava, non aveva lo stesso carisma o la stessa carica che aveva avuto Suzushiro Haruka - ora studentessa di Architettura alla Fuuka University - nei suoi tempi d’oro, per cui anche il Comitato Esecutivo aveva qualche problema. Era stato un duro colpo per la direzione perdere tre dei loro pilastri tutti assieme e per quanto si cercasse di piazzare nuove fondamenta, sembrava ogni giorno più difficile riuscire a sostituirli, infatti persino il ruolo di Vice Presidente era rimasto vuoto ed il posto era dovuto andare a Tate, unico membro del consiglio studentesco degli anni passati che non preferisse la morte piuttosto che prendere quel ruolo - come invece avevo fatto io -.
Effettivamente ancora mi chiedevo come avessero fatto ad incastrarmi in una storia del genere. Certo, avevo passato quasi due anni a prendere e passare informazioni al Consiglio, inoltre ero stata spesso scambiata per un membro effettivo visto l’assiduità con cui mi recavo nella sala in cui si riunivano... ma mai avrei immaginato che questo mi avrebbe condannata a diventare una dei galoppini della nuova Presidentessa! Avrei rifiutato con molto piacere quel ruolo scomodo, ma Sakomizu era stato inflessibile: pretendeva che io avessi delle relazioni umane al di fuori del gruppo delle HiME e quale miglior modo se non quello di fare amicizia? Se non fosse stato un insegnante tanto generoso coi miei voti probabilmente l’avrei già ucciso e gettato il suo cadavere nel fiume.
Era stato per colpa sua se ora mi ritrovavo ad essere un membro di quello stupidissimo Consiglio Studentesco.
- Ne avremo ancora per molto?- chiesi rivolta a Yukino ostentando un’aria insofferente.
- L’ultima volta non è uscita da lì prima delle dieci di sera. Mi dispiace Kuga-san.- rispose la ragazza mortificata, sistemandosi la montatura degli occhiali sulla punta del naso.
Le feci cenno di non preoccuparsi e tornai ad osservare la porta, dalla quale si intravedevano le ombre delle persone all’interno della stanza. Non avevo intenzione di stare ad aspettare là fino alle dieci di sera, per cui capii immediatamente che quello di cui avevo bisogno era una scusa per allontanarmi e poi sgattaiolare via. La mia opinione non era poi molto importante e la nostra riunione ormai era praticamente finita se non fosse stata interrotta da quei maledetti. Balzai giù dal banco sul quale ero seduta e mi rivolsi nuovamente a Yukino.
- Vado a prendere qualcosa da bere, torno subito!- le dissi iniziando ad incamminarmi verso l’uscita, ma dall’occhiata accusatoria che mi rivolse - che all’incirca stava a significare “Non puoi abbandonarmi qui, Kuga-san!”- dedussi che doveva aver intuito le mie intenzioni e che non l’aveva presa molto bene. Mi sarei fatta perdonare l’indomani, o almeno mi ripromisi questo. Non avevo idea che un fatto di lì a poco mi avrebbe completamente fatto scordare questo mio progetto.
 
La mia moto era parcheggiata come sempre fuori dalla scuola, per cui dovetti dapprima dirigermi verso l’atrio ed infine incamminarmi verso la via principale per riuscire a recuperarla. Sorridendo al pensiero che di lì a qualche minuto sarei stata di nuovo in sella alla mia Duran Mark IV, non mi accorsi neanche dei passi dietro di me. Fu solo il suono della sua voce a farmi rendere conto della sua presenza.
- Natsuki...- disse esitante una voce che conoscevo bene. Una voce con una cadenza ed una dolcezza che non avrei mai potuto scordare, neanche se l’avessi voluto.
Shizuru?
Mi ritrovai pietrificata sul posto, senza essere capace di fare alcunché, persino il mio respiro si bloccò mentre il mio cuore batteva all’impazzata per la sorpresa di ritrovarla lì all’improvviso. Riuscii a trovare la calma e la forza di voltarmi con grande difficoltà, trovandomi di nuovo di fronte a lei dopo mesi.
- Natsuki è diventata ancora più bella con l’arrivo dell’inverno.-
Stranamente quelle parole anziché lusingarmi non facevano altro che farmi stare peggio, farmi sentire un verme viscido in confronto ad un essere tanto sincero e puro nel dichiarare il suo amore per me. Il suo sorriso caldo, i suoi occhi così pieni di gioia - quasi come se fosse sul punto di piangere! -, il suo corpo, la sua anima. Ogni cosa in lei era in grado di stregarmi e di farmi perdere quell’aria fredda e distaccata che di solito riuscivo a tenere. Dopo il Karnival mi sono un po’ addolcita, è vero. Sto iniziando a fidarmi delle persone, ma nessuno sarà mai come lei. L’effetto che mi fa... è qualcosa che non riesco razionalmente a spiegare, o forse non voglio, ed è proprio per questo che sono fuggita come una codarda da lei. Quanto male devo aver fatto in una vita passata per meritare un simile trattamento dal destino?
- Che ci fai qui?- le avevo chiesto dopo non so quanti secondi di silenzio.
- Ara, sono venuta per risolvere una questione d’affari per conto dei Fujino.- aveva risposto col solito tono accondiscendente e inclinando lievemente la testa.
- Affari?- domandai più a me stessa che a lei. Il collegamento fu però quasi istantaneo. - Hai convinto la tua famiglia a diventare parte dei finanziatori della scuola?-
- Mi sembrava una buona idea per aiutare l’Istituto, per incontrare vecchi compagni e divertirci un po’. Ara, i miei corsi universitari sono così stancanti!- disse portandosi una mano al viso e mostrando un’espressione che avrebbe dovuto far trasparire tutta la tensione accumulata.
- Insomma, hai fatto tutto questo per incontrare me.- mi limitai a rispondere, per nulla impressionata, non sapendo bene se essere arrabbiata o felice che fosse giunta a tanto pur di riuscire anche solo a scorgermi tra la folla.
Shizuru mi fissò per un lungo minuto, di certo calcolando bene cosa dire e in che modo, era particolarmente brava in quell’arte. Alla fine fece un lungo sospiro e si esibì in uno di quelli che ho classificato tra i suoi sorrisi più falsi.
- Kannin na, non avevo intenzione di irritare Natsuki. Non succederà più.- detto questo abbassò il capo ed iniziò a camminare verso l’entrata del Fuuka con la sua solita calma. Solo quando mi ebbe superato di una decina metri riuscii ad avere il coraggio di dire qualcosa.
Per quanta paura avessi in quel momento, per quanto tutti i miei sensi mi dicessero di scappare, per quanto avrei preferito morire più che trovarmi in quella situazione non potevo lasciarla andare così.
Per qualche strana ragione non riuscivo a sopportare quello sguardo ferito, quelle spalle solitamente così fiere e diritte ora ricurve e cadenti. Non era pietà, era qualcosa di diverso, ma quei tempi non riuscivo ancora a capire che cosa fosse.
- Shizuru! Io...- la chiamai facendo qualche passo verso di lei.
- No.- mi interruppe lei, facendomi bloccare sul posto - Non c’è bisogno che Natsuki dica nulla. Ha già fatto la sua scelta e non è mia intenzione impormi su di essa.-
Queste parole scavarono dei solchi profondi dentro di me, profondi come se fossero stati tracciati da dei pugnali affilati. Non era così. Non era stato per colpa sua che mi ero allontanata. Non era lei ad essere il problema, ero io. Questa consapevolezza mi diede la forza di muovere altri passi verso di lei fino a trovarmi esattamente alle sue spalle.
- Mi dispiace per quello che ho fatto oggi. Ma volevo tanto rivedere il sorriso di Natsuki.- era la voce dell’ombra di quella che una volta era stata una persona a parlarmi. Avevo già sentito quella voce. Avevo già sentito quella sfumatura di dolore, causato da me e dalla mia stupidità.
- Puoi tornare anche domani?-
Questa frase sconvolse tanto me quanto lei. Eppure sono sicura che quella fosse la cosa giusta da fare. Ringraziai la notte che coprì le mie guance arrossate quella sera, però la luce dei lampioni in lontananza mi permise lo stesso di scorgere la gioia pura e genuina negli occhi di Shizuru quando si voltò verso di me.
- Ookini.-
 
Circa un paio di settimane dopo questo evento mi ritrovai a dover tenere fede alla promessa fatta a Mai  - l’avevo già rimandata tante di quelle volte da perdere il conto-. Alla fine era dovuta giungere alla minaccia di buttarmi fuori dalla stanza se non l’avessi aiutata, e visto che la ricostruzione del mio alloggio era ancora in alto mare - nonostante pagassi gli addetti ai lavori fior di quattrini - quello poteva rivelarsi un serio problema. Avevo quindi acconsentito, sebbene un po’ scocciata.
Da quella sera al Fuuka gli incontri tra me e Shizuru si erano fatti sempre più ravvicinati, principalmente per volere suo visto che appena aveva del tempo libero si fiondava subito a scuola, ma in parte anche perché ero io a volerlo. Cominciai a fregarmene delle riunioni pomeridiane di quello strazio di Consiglio Studentesco pur di passare qualche minuto in più con lei. Stranamente Sakomizu non mi aveva detto niente in proposito, per cui sospettavo che dovesse essere venuto a sapere del motivo dei miei frequenti sotterfugi.
I miei voti a scuola aumentarono e mi sembrò persino di essere più in forma del solito. Era difficile da capire allora, ma presto mi fu chiaro che mi era mancata terribilmente la presenza di Shizuru nella mia vita. Desideravo passare con lei sempre più tempo per poter riempire quei mesi bui in cui l’avevo allontanata. Volevo sapere che aveva fatto, con chi si era vista, se si era divertita. Mi raccontava di come trovasse affascinante il suo corso di studi - Cultura e affari - e del suo essere naturalmente quella col punteggio più alto. Mi spiegava come fosse stata in grado di introdursi tranquillamente nel Consiglio Studentesco anche lì all’università - nonostante fosse solo una matricola - e avesse cominciato a dare lezioni sulla cerimonia del the ad un gruppo di studenti.
Passavamo i pomeriggi assieme in questo modo, con me che ascoltavo principalmente parlare e di tanto in tanto rispondevo alle sue domande, come facevamo prima del Karnival.
Mi adattai presto a questa nuova routine e cercai di convincere che forse avevo davvero risolto ogni problema e che le cose sarebbero tornate presto come prima. Purtroppo non avevo messo in conto un paio di dettagli e mi ritrovai ad essere consapevole di essere sempre l’ultima ad accorgersi delle cose.
 
La giornata, sebbene ormai Dicembre fosse quasi alle porte, era stranamente placida e luminosa. L’avrei potuta scambiare tranquillamente per una giornata autunnale o primaverile.
- Quindi sei tornata a trastullarti con quella psicopatica?-
Le discussioni con Nao, erano sempre così piacevoli e tranquille da farmi venire voglia di spiaccicarla al muro per i due terzi delle frasi che diceva. In questo particolare caso l’istinto di ucciderla aveva preso quasi il possesso di me, tanto che dovetti stringere i pugni per contenermi mentre il mio viso diventava rosso e mi alzavo verso di lei.
- Prova a ripeterlo se hai il coraggio, sgualdrina. Che c’è, i tuoi clienti ti hanno lasciata a secco oggi?-
- La tua frustrazione ha raggiunto livelli esagerati, forse dovresti farti dare un’altra sbattutina dalla tua amichetta.-
Eviterò di descrivere i seguenti insulti che seguirono perché potrebbero turbare un pubblico più delicato, fatto sta che alla fine ne uscimmo entrambe parecchio malconce con tanto di graffi e lividi. Quella che se la passava meglio era certamente Mikoto, alla quale in teoria io e Nao avremmo dovuto badare, ma che sembrava cavarsela benissimo da sola - o almeno più di noi - intenta com’era a giocare con i suoi compagni gatti.
I rapporti con Nao erano rimasti gli stessi di sempre. Certo, non cercava più di uccidermi o di appendermi come un salame ogni volta che mi vedeva, ma continuavamo a non riuscire a fare a meno di bisticciare ogni volta che ci vedevamo. Proprio come era appena successo.
- Comunque, come fai a sapere che ci siamo viste?- le avevo chiesto dopo aver ripreso fiato e osservando irritata una manciata di capelli che mi era stata strappata ora riversa sui candidi gradini che conducevano alla Chiesa.
- Non cominciare a montarti la testa, non ti ho mica spiato. Ma non c’è persona in questa scuola che non abbia una cotta per quella maniaca, quindi basta che anche uno solo di loro la avvisti per caso per far diffondere la notizia alla velocità della luce.- mi spiegò guardandosi le unghie - delle quali almeno uno era spezzata a causa della scaramuccia do poco prima- con aria apparentemente distratta.
- Ah.- esordii io molto intelligentemente - Beh, questo non spiega però come tu faccia a sapere che si è vista proprio con me.-
- Sei ancora più stupida di quando già non sembri o vuoi solo fare l’innocentina? Dimmi, quanti motivi potrebbero portare quella tizia da queste parti con una così grande assiduità? Non ci vuole certo un genio per fare due più due.- il suo sorriso si fece viscido e il suo sguardo si rivolse verso di me con sfida, costringendomi a voltare la testa per non incrociarlo. Le guance bruciavano di vergogna ed imbarazzo.
- Ho colto nel segno vero?-
Mi ritrovai a trattenere il respiro.
- Io e Shizuru non siamo quel genere di... hai capito.- borbottai con un tono di voce basso e brusco, senza smettere di fissare con eccessiva attenzione uno dei gatti con cui Mikoto si stava divertendo.
Nao si alzò dal gradino con la grazia di un gatto, e dopo essersi stiracchiata cominciò a muovere qualche passo verso l’entrata della Chiesa. Prima di entrarvi però si fermò e mi fissò con uno sguardo divertito che trovai rivoltante.
- Oh, lo so benissimo. Per questo devo ringraziarti. Le stai infliggendo un dolore tale che nemmeno con mille torture sarei riuscita a sottoporle. Grazie per l’aiuto, socia! La vendetta ha un sapore così dolce!-
Con queste parole Nao Yuuki chiuse dietro di sé le porte della Chiesa, lasciandomi sola con quelle parole brucianti e la consapevolezza di non aver risolto nulla.


 


Ecco il secondo Capitolo! Ringrazio chi ha recensito lo scorso e ne approfitto per farlo anche con Gnocconana che anche questa volta ha sistemato l'impaginazione ed è stata la mia consulente in via di stesura!
Giusto per formalità inserirò alla fine di ogni capitolo una piccola legenda dei termini utilizzati.

Ara: Intercalare tipico della zona di Kyoto, viene utilizzato da alcuni personaggi il cui ceto è dal medio-alto in poi e soprattutto da Shizuru che spesso ne fa un uso rafforzativo aggiungendo al primo Ara anche un secondo.

Kannin na: Forma tipica del Kyoto-ben (dialetto parlato da Shizuru) significa "Scusa" o significati affini (es. "Perdonare", "Sono spiacente", "Mi rincresce")

Kaichou o Seito Kaichou: E' il rappresentante del Consiglio Studentesco.

Ookini: Anche questa forma del Kyoto-ben e significa "Grazie".

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il piano ***


Chiedimi se sono felice
Capitolo 3 – Il piano

 
Nei giorni seguenti al mio incontro con Nao ebbi la fortuna di non incrociare Shizuru, impegnata in un importante esame universitario che le portava via la maggior parte del suo tempo. In parte quella fu per me una benedizione, perché mi permise di allontanarla senza doverlo fare direttamente e di riflettere a mente lucida su quello che per troppo tempo avevo rimandato. D’altro canto però la sua presenza, alla quale ormai ero tornata ad abituarmi, mi mancava e questo non aveva fatto altro che inasprire di nuovo il mio carattere e far diminuire la mia concentrazione.
Purtroppo, come sempre in questi casi, il mio cervello si rifiutò di giungere ad una conclusione nonostante fosse l’unica cosa che volessi. Le parole di Nao mi avevano segnato dentro. Mi aveva ricordato una verità troppo a lungo dimenticata e aperto strada a nuovi dubbi e domande. Cosa era per me Shizuru? Perché la rifiutavo eppure non potevo fare a meno di lei? Queste domande non trovarono risposta certo, ma mi aiutarono a comprendere che il castello dorato che avevo idealizzato nelle scorse settimane non era altro che un’utopia, destinata ad essere spazzata via alla prima folata di vento. Proprio come era avvenuto.
 
Dicembre era ormai giunto e aveva portato con sé le prime nevicate della stagione, annunciando che probabilmente il nostro Natale sarebbe stato imbiancato quest’anno. In questo periodo la scuola era diventata invivibile tra tutti i test e le verifiche a cui ci stavano sottoponendo prima di partire per le vacanze invernali. Non me la stavo cavando malaccio a dire il vero, avevo solo qualche problemino in inglese - Toriko sensei continuava a sostenere che la mia pronuncia non fosse neanche lontanamente vicina alla sufficienza - ed economia domestica, ma la seconda era diventata ormai una sorta di lotta personale. Il momento degli esami finali si avvicinava e con esso lo stress tipico che portavano con loro. Una cosa però mi turbava nonostante fosse ancora molto distante: se tutto fosse andato bene tra qualche mese avrei iniziato il terzo ed ultimo anno delle superiori, e dopo il diploma cosa avrei fatto? Quella domanda aveva iniziato a tormentarmi già da qualche tempo, ma ora cominciava a diventare sempre più viva e insistente dentro la mia testa. Unendosi alla mia confusione sentimentale tutto questo era in grado di farmi passare ore a fissare il soffitto rimuginando senza mai però trovare una soluzione.
Sfortunatamente sembravo l’unica ad essere in quelle condizioni, persino Higurashi sembrava essere più risoluta di me. Passavo quindi la maggior parte dei miei pranzi da sola, sbuffando e mangiucchiando il bento che Mai si premuniva di prepararmi ogni mattina. Quel giorno in particolare aveva deciso di abbondare con il mio condimento preferito, la maionese, per cui mi ero fiondata sul piatto senza quasi badare al resto. Come sempre la mia poca capacità di notare i dettagli è sempre stata la mia rovina.
- Ara, Natsuki non dovrebbe esagerare con quella o si ritroverà il fisico come quello di una vecchia signora!- mi disse una voce ben conosciuta alla mie spalle.
Ovviamente non dovetti neanche girarmi per rendermi conto di avere davanti Shizuru. Quello che mi sorprese invece fu il bento che teneva in mano con eleganza, ancora ben impacchettato nella sua protezione. Cercai di rispondere a quel saluto sperando di non mostrare la sorpresa e il nervosismo che il suo arrivo avevano destato in me, ma a quanto pare sembrava rivelarsi impossibile vista la mia bocca piena di cibo, che iniziai  sputacchiare in giro in modo non molto signorile.
Ridacchiando, Shizuru si sedette di fronte a me e mi osservò divertita mentre cercavo di darmi un contegno, seppur con scarsi risultati.
- Natsuki è così buffa, sembra una bambina!- disse esibendosi in una risatina e accomodandosi nel posto di fronte al mio, ormai quasi sempre vuoto visto l’abitudine di Mai di pranzare con Yuuichi Tate e il mio non essere esattamente socievole con gli altri compagni di classe.
- Shizuru!- urlai risentita pulendomi la bocca e cercando di coprire le guancie porpora.
Evitai di domandarmi come avesse fatto Shizuru ad entrare a scuola di giorno con tanta facilità, ormai avevo rinunciato a pormi domande del genere. Mi ritrovai però a doverla fissare di sottecchi, indecisa su cosa dirle e cosa tacerle, decisamente imbarazzata.
Ero felice che avesse deciso di venirmi a fare visita certo, ma non ero ancora riuscita a capire bene quello che Nao aveva voluto dire quella volta - ma soprattutto l’impatto che tutto questo aveva avuto su di me- e questo mi rendeva terribilmente nervosa ed impacciata.
Effettivamente l’idea di dover passare un pranzo con Shizuru in quelle condizioni non mi attraeva più di tanto, ma non potevo neanche mandarla via, non dopo tutta la strada che aveva fatto per venire fino a qui e passare un po’ di tempo con me dopo giorni.
- Kaichou-san!-
Quelle parole per me non furono mai piacevoli come in quel momento. Le vidi come una sorta di ancora di salvezza e giurai quasi eterna gratitudine all’intervento tempestivo di Mai, ormai diventata un vero genio nel comprendere quelle situazioni e venire in mio soccorso.
- Tokiha-san è un piacere rivederti.- le disse Shizuru inclinando leggermente il capo in cenno di saluto, ma ero sicura che lo sguardo che le avesse rivolto fosse tutt’altro che di “piacere” - Non sono più la vostra Presidentessa purtroppo, chiamami pure per nome, non è un problema.-
- Oh certo! Chiamami pure Mai allora!-
A questo scambio di frasi seguì un silenzio imbarazzante, condito solo da un sorriso semivittorioso dipinto sulle bocche di entrambe. Credevano di stare a prendersi in giro a vicenda? Incredibile. Persino io mi ero accorta della loro tensione.
- Allora, Mai-san ti serviva qualcosa? Purtroppo come vedi al momento sto pranzando, ma se avrai la cortesia di aspettare qualche minuto forse...- incominciò a parlare con tono dispiaciuto Shizuru poggiando momentaneamente le proprie bacchette sul bento.
- Oh non è un problema, dovevo solo parlare con Natsuki su una cosa riguardo un’importante... ricerca!- la interruppe Mai, beccandosi in pieno uno sguardo piccato di Shizuru, alla quale non piaceva molto che la si prevaricasse, soprattutto se a farlo erano dei quasi estranei. Io lo sapevo molto bene.
- Oi, quale importante ric...!- la mano di Mai si poggiò prontamente sulla mia bocca, impedendomi di poter continuare la frase e irritandomi non poco. Provai a dibattermi ma non servì a granchè. Mi sentivo come una bambina in balia di quelle due potenze in apparenza cortesi ma tremendamente perfide. Mi domandai se dovessi cominciare a pensare al mio necrologio e la frase pronunciata da Mai in quel momento me lo confermò.
- Te la rubo solo un attimo Shizuru-san!-
Nonostante le mie lamentele - decisamente poco carine e cortesi -  Mai mi trascinò lontana dal mio pranzo, da Shizuru e più in generale da quel clima spaventoso nel quale mi ero calata. Tuttavia non mi ritenevo felice della cosa, semmai ero ancora più spaventata di prima, soprattutto perché sentivo lo sguardo di Shizuru perforarmi la schiena e non mollarmi un solo attimo. Le mie probabilità di sopravvivere alla giornata si facevano sempre di meno, e mentre mi mettevo diritta davanti alla mia compagna di classe mi domandai cosa avessi fatto di male quella mattina per meritarmi una cosa del genere.
- Cosa è questa storia? Non ricordo nessuna ricerca!- mi lamentai grattandomi nervosamente la nuca.
- Natsuki. Era una scusa per poterci allontanare.- mi spiegò lei facendo una smorfia disperata, di certo riferita al mio essere così poco perspicace.
Emisi una specie di uggiolio arrossendo. - Ah.-
La vidi rivolgere uno sguardo verso Shizuru, come se fosse indecisa su cosa fare. Raramente mi era capitato di vedere una Mai così confusa e indecisa! Solitamente riguardava problemi con Tate, ma ultimamente le cose tra i due sembravano andare a gonfie vele - erano persino riusciti a liberarsi di quell’insopportabile tizia “Onii-chan!” di qua e “Onii-chan!” di là, una volta per tutte -. Per un attimo fui tentata di metterle una mano sulla spalla e di cercare di farmi dire che cosa stava capitando, ma mi limitai a congiungerle sul petto e a osservarla confusa. Non sapevo bene perché ma qualcosa mi fermava dall’essere così solidale con lei e stavolta non era dovuto alla mia timidezza o più in generale al mio essere una persona fredda e distaccata. No, percepivo come se ci fosse qualcosa sotto tutta quella storia. Ancora una volta fu dimostrato come il mio istinto funzionasse meglio dei miei occhi.
- Mikoto mi ha raccontato quello che ti ha detto Nao.-
Dritta al punto come sempre e in un modo parecchio sgraziato avrei aggiunto. Erano queste le maggiori qualità di Mai probabilmente, che pur nella sua semplicità risultava essere una compagna sincera e affezionata come avevo avuto modo di constatare in quasi due anni di conoscenza. Era chiaro come il sole ormai che avesse un piano e che lo stesse portando avanti da un bel po’, si era smascherata. Anche il semplice fatto che avesse aspettato proprio QUESTO momento per parlarmi di quella faccenda ne era la dimostrazione.
- Ah.- fu l’unico modo in cui riuscii a commentare.
- Natsuki, promettimi che qualsiasi cosa accadrà da questo momento in poi tu mi asseconderai.- mi disse dopo un attimo di esitazione con un’aria estremamente seria, ignorando la mia seconda loquace espressione di sorpresa, e facendomi un sorriso che avrebbe convinto chiunque.
Di certo però non convinceva me. Inarcai il sopracciglio tremendamente sospettosa e tamburellai le dita sul braccio. A quale gioco stava giocando? Ancora una volta provai a ribattere, ma avrei dovuto capire che il non permettermi di rispondere faceva parte del suo astuto piano. Infatti con un cenno d’intesa ed il pollice alzato Mai mi riprese sotto braccio e mi trascinò di nuovo verso Shizuru, intenta a bere del the con la grazia e la raffinatezza di sempre.
- Oi, Mai!- mi lamentai per i suoi modi bruschi, ma nessuna delle due mi diede ascolto, ovviamente. Cominciavo ormai a credere di essere diventata una sorta personaggio secondario non troppo intelligente e brillante di una specie di commedia scolastica.
- Perdonami per averti fatto attendere Shizuru-san, ma purtroppo senza di me questa ragazza non riuscirebbe nemmeno ad allacciarsi le scarpe! Dimenticarsi di una ricerca importante come quella!-
- Ara, credo di capire perfettamente i sentimenti di Mai-san.-
Non saprei dire esattamente quale cosa mi spaventasse di più. Se il fatto che loro due discorressero davanti alla diretta interessata della sua stupidità o che entrambe avevano chiaramente un piano da portare a termine riguardante me. Forse era semplicemente il fatto di non avere completamente idea da quale parte avrebbero attaccato questa volta a preoccuparmi. Si, probabilmente doveva essere quello.
Alla fine, dopo un abbondante minuto di sguardi indagatori e sorrisi falsi, Mai decise di fare la prima mossa.
- Ehm... io ora andrei. Sapete com’è la vita. Il lavoro, lo studio... ma almeno finalmente Natsuki non si lamenterà più!-
- Ara?-
- Oi?!-
- Tutti quei Shizuru di qua e Shizuru di là! Finalmente, non ne potevo più. Non ha smesso un momento di dire quanto le mancasse Shizuru! Beh, ora non avrai più bisogno di lamentarti, neh Natsuki?-
Il silenzio cadde tra di noi con la forza dirompente di uno tsunami. Non provavo istinti omicidi veramente forti nei confronti di un essere umano dai tempi in cui davo la caccia ai tizi del Primo Distretto, eppure Mai in quel momento riuscì a racimolare su di se tanta di quella negatività che sono sicura che sarebbe potuta morire da un momento all’altro.
Improvvisamente tutti gli avvenimenti di quella giornata cominciarono ad avere un senso e ogni tassello sembrava andare al proprio posto. Senza neanche rendermene conto ero caduta vittima di un piano così semplice da poter essere intuito persino da un bambino. Ecco cosa era che stava programmando dal momento in cui aveva visto Shizuru entrare nella stanza. Maledetta! Mi aveva organizzato una trappola coi fiocchi. Ero già pronta a ribattere con una frase acida o comunque poco arguta come mio solito, ma qualcosa catturò la mia attenzione e mi spense la voce non appena provai ad aprir bocca.
Il viso di Shizuru! Proprio in quel momento! Era così gioioso e pieno di speranza! Le parole di Mai avevano colpito esattamente dove lei aveva intenzione di colpire. L’obbiettivo non ero stata solo io, bensì anche lei.
- Davvero sono mancata a Natsuki?- disse con la voce tremula ed eccitata come quella di un bambino che si appresta a ricevere un regalo di Natale.
A volte mi dimenticavo quanto quella ragazza tenesse a me e che una cosa semplice come quella dell’essermi mancata rappresentasse per lei una specie di enorme traguardo e immensa fonte di gioia. Mi ritrovai a sorridere imbarazzata senza sapere neanche io bene perché. Il mio cuore batteva forte e le mani mi sudavano, non mi era mai successa una cosa simile! Per qualche strano motivo mi resi conto che il pensiero di vedere Shizuru così felice mi faceva stare meglio, come se fossi io al suo posto. Mi schiarì la gola e mi preparai a rispondere, pronta a negare finchè avessi avuto voce, ma nel momento in cui provai a parlare qualcosa in me mi fermò e mi costrinse a sgranare gli occhi. E se mi fossi sentita così proprio perché Shizuru aveva apprezzato il fatto che mi fosse mancata? Se fosse stato proprio quello il motivo per cui mi sentivo così?
- Si. Cioè... forse un pochino.- risposi in modo piuttosto schivo sentendo già il mio viso imporporarsi e costringermi a voltarlo di lato come per nascondere quel fatto.
Non importava quanto imbarazzo mi avrebbe portato l’ammettere quelle cose. Sentivo che per una volta stavo facendo la cosa giusta e la sensazione calda che mi trasmetteva questa consapevolezza era tremendamente piacevole. Inoltre era bello dire per una volta la verità a quella ragazza a cui dovevo tanto, senza preoccuparmi delle conseguenze, proprio come era successo durante il Karnival.
A quel punto la gioia sprigionata da Shizuru ovviamente parve illuminare tutta quanta la stanza, e il suo sorriso carico di gratitudine mentre sussurrava “Ookini” a fior di labbra mi parve la cosa più attraente che avessi mai visto. Mai doveva ritenersi soddisfatta, con poche e semplici parole era riuscita a farmi ammettere una cosa tanto grande per una come me e a rendere così felice quella donna.
Non capivo ancora bene le dinamiche di quei particolari sentimenti che sembravano essersi impossessati di me improvvisamente, era vero, ma cominciai a chiedermi se per caso la gioia che provavo in quel momento nel vedere quella ragazza sorridere in un modo così dolce e sereno non fosse riconducibile all’amore di cui tutti parlavano.


 


Eccoci alla fine di un altro capitolo. Che dire, spero che la storia stia piacendo e ringrazio in particolare chi l'ha aggiunta tra le seguite :3
Spero di essere riuscita ad essere IC, perchè ogni volta che scrivo una fan fiction questo è per me il più grande traguardo. Quindi se avete dubbi o critiche costruttive dite pure! Sono aperta a tutto! Ci vediamo il prossimo capitolo che dovrebbe uscire Domenica! Saluti e... auguri Shizuru u_u

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Passato, presente e futuro ***


Chiedimi se sono felice
Capitolo 4 – Passato, presente e futuro

 
Con l’avanzare di Dicembre il rapporto tra me e Shizuru era decisamente migliorato e per questo probabilmente dovevo ringraziare Mai. Il suo intervento quella volta era stato decisivo per dare una svolta al nostro rapporto ormai raffreddato. Quella sera appena ci eravamo ritrovate a casa l’avevo ringraziata - evento straordinario per me - e avevo fatto meno sfuriate del solito quando lei mi aveva preso in giro. Si era comportata davvero da amica e la cosa mi rendeva felice.
Per anni avevo vissuto in solitudine, lontana da tutti. Poi quando mi ero trasferita in quella scuola avevo incontrato Shizuru e lei era diventata a mia migliore amica, l’unica persona di cui mi potessi fidare e che pareva tenerci a me. Mi aveva insegnato lei ad accettare l’aiuto degli altri e a non rifiutare a prescindere chiunque si volesse avvicinare a me. Se me lo avessero detto allora non avrei mai creduto che sarei riuscita a farmi delle amiche, per me era già una cosa strana frequentare Shizuru, figurarsi ripetere la cosa con qualcun altro! Eppure ero cambiata. Non ero stata però l’unica a farlo. Tutte noi durante il Karnival avevamo imparato qualcosa e avevamo fatto tesoro di quell’insegnamento.
Io avevo scoperto che la mia migliore amica si era innamorata di me e che l’aveva taciuto per tutto il tempo. A prescindere dagli orrori che erano poi stati causati dal mio rifiuto nei suoi confronti, o da quello che potesse essere successo o meno quella notte, tutto questo mi aveva profondamente scombussolato e ferita. Sapevo che se anche me l’avesse detto prima le cose non sarebbero cambiate, però la cosa mi aveva turbata lo stesso.
Perché? Probabilmente perché in qualche modo l’avevo sempre saputo ma avevo preferito nasconderlo.
Accettare l’amore di Shizuru, come l’amore di una donna per un’altra per me era una cosa troppo complessa anche solo da concepire a quei tempi, ma non perché fosse lei! Semplicemente non riuscivo ancora a capire bene cosa volesse dire essere innamorati. Innamorarsi... sembrava una di quelle cose che possono capitare solo agli altri e non a te. Invece ero stata messa di fronte a quella verità e mi era toccato fare una scelta. Alla fine a risolvere tutto era stata Nao, seppure aspirasse a fare esattamente l’opposto. Era stata lei a farmi capire chi fosse la vera persona a cui tenessi di più, cioè quella che mi era sempre stata vicino nonostante tutto e che avevo fatto soffrire con il mio comportamento infantile.
La sera precedente alla fine del Karnival, prima dello scontro con Shizuru, era stata la più lunga e complessa della mia vita. Nonostante la notte insonne al mattino ero solo riuscita a capire che in qualsiasi modo avrei dovuto fermare Shizuru, non avrei permesso che si distruggesse, non dopo tutto quello che aveva fatto per me. Anche se quello voleva dire andare a morire.
Era stato con l’animo di una suicida che mi ero diretta a scuola, ma fu solo quando incrociai di nuovo il suo sguardo ferito e vidi le lacrime correre sulle sue guance che mi resi conto di una cosa.
Provavo amore nei suoi confronti. Un amore così grande e puro che mi aveva permesso di evocare un Child in grado di tenerle testa. Era all’amore che provavo per lei che pensavo quando la abbracciai e la baciai in quella Chiesa, ma non ne comprendevo ancora tutte le sfumature e i risvolti.
Mi pento ora di averlo fatto quella volta. Non sapevo ancora cosa volesse dire “amare” in quel senso. Era stato un bacio dettato dal bisogno di farle capire che non la odiavo, che non mi faceva schifo come pensava. Non era stato altro. Proprio per questo tornare a vivere come se nulla fosse accaduto risultò essere per me impossibile. Non avevo programmato di sopravvivere, quindi alla fine la vita risultò essere ancora più spaventosa della prospettiva della morte.
Fu probabilmente per questo che mi allontani gradualmente da lei nei mesi seguenti. All’inizio credevo che sarei riuscita a comprendere meglio quei sentimenti in breve tempo e che tutto si sarebbe risolto - d’altronde mi era bastata una notte l’ultima volta - ma così non era stato ed io e Shizuru ci eravamo allontanate.
Ritrovarla per me era stato come rinascere di nuovo, probabilmente non l’avrei mai ammesso, ma era stato così. Riprendere a parlarle, a giocare e a scherzare per me era una immensa fonte di gioia. Ultimamente mi sorprendevo ad avere quasi la voglia di avvicinarmi a lei e di toccarla magari, mentre era così concentrata sui libri quando studiavamo assieme nel salotto di casa mia. Ma non lo facevo mai. Per ora preferivo aspettare, ma mi ripromisi di non far ricapitare mai più una cosa come quella dell’estate appena passata.
 
- Ara Natsuki, non scordare di riscaldare la cena prima di mangiarla! È sul tavolo!- mi ricordò Shizuru prendendo la sua borsa nera dal divano sul quale ero seduta e dirigendosi verso l’uscio di casa mia.
- Oi, Shizuru! Non sono più una bambina!- mi lamentai distogliendo un attimo gli occhi dal videogioco nel quale ero immersa.
Quelle scenette così casalinghe e naturali erano tornate ad essere all’ordine del giorno per mia enorme gioia. Purtroppo l’università che frequentava Shizuru sembrava essere un ostacolo più grande di quanto avessimo pensato. Non avevamo quasi mai tempo da passare assieme e quando lo avevamo raramente era per rilassarci, più che altro ne approfittavamo per condividere un pasto oppure per studiare assieme. Tuttavia ero fiduciosa, mi aveva promesso che non appena fossero iniziate le vacanze invernali avremmo avuto tutto il tempo che volevamo e saremmo persino andate fuori città ad una importante svendita di lingerie con la sua nuova macchina.
- Se Natsuki dovesse avere bisogno d’aiuto non deve esitare a chiamarmi, sarei disposta anche ad imboccarla se ce ne fosse bisogno!- mi informò con tono carezzevole mentre cercava le chiavi della macchina rovistando nella borsa.
- NON C’E’ BISOGNO CHE TI DISTURBI TANTO!- mi affrettai a ribattere alzando la voce. Quella ragazza amava sempre dire cose così imbarazzanti!
- Honma? Che gran peccato... beh, vorrà dire che dovremo rifarci in un altro modo.- il tono lascivo con cui pronunciò le ultime parole non lasciava di certo scanso ad equivoci, anzi faceva correre la fantasia in modo abbastanza funzionale.
Gemetti arrossendo fino alla punta dei capelli.
- SHIZURU!- urlai lanciandole il primo cuscino che trovai a portata di mano, ma quello si andò a schiantare con forza contro il muro visto che la mia torturatrice aveva già provveduto a tagliare la corda.
Scossi la testa brontolando cose come “Shizuru baka”, “Dovrebbero metterla sottochiave” e “Un giorno di questi la ucciderò nel sonno” mentre tornavo a giocare al mio videogioco. Il suo aiuto a superare il recupero di Economia Domestica - decisamente diverso da quello dell’anno passato visto che a Midori era stato vietato di transitare per la scuola quel giorno - era stato fondamentale e se non fosse stato per lei non mi sarei neanche potuta rilassare come in quel momento, mentre pregustavo già le vacanze invernali.
Passai un’altra mezz’oretta sul mio gioco, ma ben presto me ne stancai. Stranamente mi sembrava noioso ora che non c’era Shizuru ad interrompermi ogni cinque minuti per chiedermi chi fosse quel personaggio o perché stessimo sparando a quel Capo di Stato. Mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa da fare, ma sul momento niente sembrava aggradarmi. Sbuffando mi ero quindi diretta verso la mia stanza ed avevo indossato la mia tuta da motociclista, la mia seconda pelle, e dopo aver preso il casco e le chiavi ero subito uscita dal mio appartamento in direzione della mia Duran Mark IV.
 
L’aria fredda invernale sulla mia pelle mi fece inizialmente rabbrividire, ma una volta che me ne abituai ripresi a respirare come ogni volta che ero a cavallo di quel veicolo.
Guidare la moto per qualche strano motivo mi rilassava. Sentire l’aria infrangersi contro di me senza riuscire a fermarmi, il paesaggio scorrermi intorno o persino l’odore della benzina erano tutte cose che inebriavano i miei sensi e mi facevano sentire viva. Trovavo piacevole persino fare lo slalom tra le macchine a velocità improponibili - cosa che di solito riusciva a strappare un gemito di sorpresa persino a Shizuru con mia enorme soddisfazione -.
Per me la moto era come un pezzo di me stessa, non c’era niente che non potessi fare quando la cavalcavo. Ma una cosa in cui la moto riusciva particolarmente, era l’essere perfetta distrazione da qualsiasi problema. Avevo guidato per ore quando ero venuta a conoscenza dei miei poteri di HiME e questo era successo anche quando avevo scoperto la verità su mia madre, o quando avevo preso la mia decisione finale riguardo il Karnival. Quando la cavalcavo ogni problema si faceva lontano e potevo evitare di pensarci almeno per qualche momento. Potevo desiderare di essere una ragazza normale con interessi normali e perché no, una vita e una famiglia normale. A volte quando tornavo nella mia casa spoglia dopo una serata passata a correre mi pareva di sentire quasi la voce di mia madre che mi rimproverava di essere stata troppo avventata e che mi sarei potuta fare del male, a volte la sua voce veniva sostituita da quella melodiosa e con la cadenza tipica del Kyoto-ben di Shizuru. Sebbene non fossero circostanze proprio felicissime quel semplice interessamento nei miei confronti riempiva il mio cuore di calore. Mentre voltavo a sinistra e mi preparavo ad accostare la moto ripensai alla prima volta che mi era capitato di risentire quella sensazione da quando mia madre era morta.
Era successo circa due anni fa, quando ero ancora al terzo anno delle scuole medie. Quando scoprì di avere i miei poteri da HiME, che cosa fossero e quali fossero le vere intenzioni del Primo Distretto, l’organizzazione che aveva ucciso mia madre anni prima. Il risveglio del mio marchio fu piuttosto complesso e doloroso, come anche lo scontro che ebbi con Duran prima che riuscissimo ad intenderci e diventare uno parte dell’altra, per cui l’indomani mi ero recata a scuola piena di graffi e contusioni. Shizuru ne era subito rimasta allarmata e credendo alla mia scusa dell’essermeli fatti cadendo dalla moto mi aveva anche minacciato di picchiarmi se avessi osato rifare una cosa del genere. Ma quel tono così accorato e preoccupato aveva risvegliato in me qualcosa, così come continuava a farlo anche oggi a distanza di anni.
 
Le luci intermittenti e non proprio funzionanti della mia meta facevano allungare la mia ombra in un modo alquanto malsano e spaventoso. Avevo deciso di avventurarmi al supermercato per fare un po’ di spesa di schifezze. Da quando Shizuru aveva di nuovo ripreso a frequentare la mia casa ogni cosa che non fosse da lei ritenuta salutare era stata buttata nel cestino sotto i miei occhi piangenti. Solo la maionese era riuscita a resistere a tale trattamento, ma mi era stato concesso mangiarla solo lontano dai suoi occhi. “Occhio che non vede cuore che non duole, ara” mi aveva detto.
Feci le mie spese in tempi abbastanza brevi e quando uscì dal supermercato osservai felicissima il mio sacchetto della spesa pieno di patatine, popcorn, barrette di cioccolato e quant’altro esistesse di grasso o zuccherato. Mentre appendevo il sacchetto al’apposito gancio sul avanti della moto però il mio occhio ricadde sull’insegna di un negozio là vicino. A quanto pareva aveva appena aperto un negozio di accessori per veicoli.
Eccitatissima all’idea di esplorarlo e di trovare, nel frattempo, qualcosa per migliorare le prestazioni della mia Ducati mi ci fiondai dentro senza neanche pensarci.
L’interno si presentò subito più grande di quanto sembrasse dall’esterno e nonostante le poche persone mi bastò un colpo d’occhio per rendermi conto della qualità della merce esposta. C’era sia roba di gran classe che più economica, insomma era un posto decisamente ben organizzato. Cominciai così a farmi strada tra le varie sezioni, destando come sempre curiosità negli altri clienti che solitamente erano tutti maschi. Effettivamente non era una cosa da tutti i giorni vedere una ragazza così interessata ai motori e vestita con una tuta da motociclista.
Evitai di fare caso ai fischi di apprezzamento che si levarono da un paio di deficienti provenienti dal settore auto e mi recai direttamente nella sezione protezioni. Era da un po’ che mi frullava in testa l’idea di cambiare casco, ormai questo per quanto avessi cercato di sistemarlo era quasi ridotto un rottame. Non sarebbe stato male prenderne uno blu magari. Mentre riflettevo attentamente sulla scelta migliore da fare sentì dei passi pesanti farsi strada fino alle mie spalle per poi fermarsi.
Il nuovo venuto scelse di schiarirsi la gola per palesare la sua presenza, ma io lo ignorai bellamente. Provò a ripetere il gesto, ma continuai a fissare tranquillamente i caschi esposti.
- Che ci fa una bella ragazza come te in un negozio per maschietti?- disse la voce, chiaramente indispettita dal non aver ricevuto nessun segno poco prima. Doveva essere un uomo veramente imponente a giudicare dai toni gravi e dall’ombra che la sua mole proiettava su di me. Immediatamente cominciai ad irritarmi, per colpa sua non riuscivo a distinguere bene le gradazioni di blu.
- Ehi, ci senti?- continuò ad urlare quello.
- Ti conviene andartene, sono già parecchio irritata.- sussurrai girandomi appena e fulminandolo con lo sguardo. Vidi l’omaccione, alto almeno un metro e ottanta e vestito in perfetto stile da centauro della strada, indietreggiare leggermente davanti alla mia occhiata, salvo poi riprendersi e cercare di costringermi a girarmi completamente verso di lui afferrandomi per la spalla. A quel punto la mia pazienza giunse al limite, esibendomi in una delle mie soavi note gli torsi il braccio con rabbia e lo calciai in pieno viso, facendolo finire tra le catene per legare le moto, poi sbuffai riavviandomi i capelli e gli voltai le spalle, prendendo un casco che avevo già adocchiato prima e dirigendomi verso la cassa sotto gli occhi increduli del mal capitato e dei restanti clienti.
Come se nulla non fosse successo porsi al commesso ancora a bocca aperto l’articolo prescelto e feci per pagare, ma fu in quel momento che lo vidi, in uno scaffale vicino la cassa, messo in esposizione in tutto il suo splendore. Il regalo supremo.
 
Non saprei ben dire perché queste cose mi stiano tornando in mente proprio adesso che mi trovo in una situazione simile. Sono tanti e piccoli i particolari che mi hanno condotto fino a qui - ora posso quasi sentire il rumore dell’occhiello che viene spostato e che mostra al padrone di casa chi è che ha osato suonargli a quest’ora -, non mi pento di nulla di quello che feci in seguito, anche perché furono tra i momenti più belli della mia vita nonostante tutto. 



 


Sebbene in ritardo ecco anche il quarto capitolo! So benissimo che è di passaggio, ma con il prossimo ci rifaremo :3 Vi lascio con un paio di precisazioni linguistiche e ne approfitto per augurarvi un Buon Natale!

Honma: Viene anche questo dal dialetto del Kyoto-ben e significa "Davvero" 

Baka: Termine classico di ogni opera per intrattenimento Giapponese vuol dire "Stupido/a"

P.S.
Per chiarimenti riguardo altri termini presenti nel Capitolo basta leggere le note infondo del Capitolo 2 :3 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il regalo più grande ***


Chiedimi se sono felice
Capitolo 5 – Il regalo più grande

 
- Natsuki hai delle occhiaie enormi! Non hai dormito stanotte?- mi aveva chiesto la voce di Mai destandomi dal mio sonnellino mattutino.
A giudicare dal via vai di persone nella nostra classe, i preparativi della festa di Natale dovevano ancora essere nel pieno del loro svolgimento, anche per questo avevo preferito dedicarmi ad attività più proficue come dormire. L’idea di andare in giro per la scuola non mi entusiasmava più di tanto, era già tanto che fossi presente quel giorno, l’avevo fatto solo per non saltare un’altra volta le lezioni.
- Mh? Non proprio.- mi ero limitata a rispondere sbadigliando e stropicciandomi gli occhi.
- Ara, hai avuto un incontro di fuoco con Shizuru-san, vero?- mi incalzò Mai con un ghigno mettendosi poi in una posa melodrammatica e assumendo il tono da narratore di uno scritto abbastanza ambiguo - Già lo vedo! I vostri corpi caldi e madidi di sudore allacciati nella notte mentre vi sussurrate parole dolci cariche di..-
Probabilmente il mio viso divenne più rosso degli addobbi Natalizi che tutti si stavano premunendo di appendere in giro al sentire quelle parole.
-TACI!- urlai indignata, senza accorgermi che un problema ben maggiore si stava avvicinando da ore tre.
- Uh, uh! La ragazza più misteriosa e scorbutica della scuola, Kuga Natsuki-san e l’ex-Kaichou, la dolce ninfa che negli scorsi anni ha rubato il cuore di molti in questa scuola, stanno forse assaporando insieme il frutto della passione proibita? Dicci tutto Kuga-san! Non tenere sulle spine i tuoi fan!- si intromise quella che probabilmente doveva essere Chie Harada, se non ricordavo male, avvicinandomi sempre di più al viso il cellulare con cui probabilmente stava riprendendo ogni dettaglio della scena. Accanto a lei, appollaiata sulla sua spalla come un condor scrutante ogni mia mossa, c’era la sua degna compare Aoi Senou. Nonostante io non le avessi mai avute nella mia classe per un motivo o per un altro non era difficile conoscerle. Tutta la scuola sapeva e temeva la loro opera di gossip, io prima fra tutti.
- C-COSA? NEANCHE PER SOGNO!- sbottai alzandomi dalla sedia, ancora più rossa di prima in volto e stringendo i pugni lungo i fianchi.
-Suvvia Kuga-san! Siamo tutti curiosi!- mi rimproverò Aoi brontolando e facendomi segno di guardare il resto della classe.
Effettivamente si erano tutti fermati e ora ci fissano incuriositi, forse richiamati dalle mie soavi urla o forse avvertiti già in precedenza da quella pettegola di Chie. Qualunque fosse il motivo però non importava. Il pensiero che tutta quella gente fosse riunita lì per ascoltare dettagli piccanti della mia vita privata mi fece perdere la testa ed... urlare, come sempre.
 
- Mai, ora puoi anche smettere di ridere.- dissi fulminandola con lo sguardo mentre finivo di rinfrescarmi e chiudevo il lavandino. Quella traditrice stava ancora ridendo di gusto tenendosi la pancia.
Dopo il mio show ero uscita di scena portando con me il mio materiale scolastico, pentendomi amaramente di essere andata a scuola quel giorno e sperando che almeno nel bagno avrei trovato un po’ di pace, ma visto che Mai mi aveva seguito questo progetto era purtroppo andato a farsi benedire.
- Scusa è che... la tua faccia!- riuscì solo a sbiascicare Mai continuando a ridacchiare come una cornacchia.
- TACI! Non hai di meglio da fare che prendere in giro le persone?!- sbottai asciugandomi le mani e appoggiandomi al muretto accanto al lavandino mentre cominciavo a rovistare tra la mia roba - Se vuoi possiamo iniziare a parlare di quello che tu e Tate avete fatto l’altra sera visto che Mikoto mi ha detto che non sei tornata fino a notte fonda.-
Mai sussultò, chiaramente colpita dalle mie parole. Le rivolsi un sorrisetto ghignante e questo bastò a farle passare la sua crisi da risa eccessive. Fortunatamente non ero l’unica ad essere tremendamente in imbarazzo quando si trattava dei dettagli della propria vita sentimentale e visto che spesso quello risultava essere l’unico modo per ricattare Mai, potevo considerarla una sorta di benedizione.
- Mh. Hai ragione. Meglio evitare.- asserì Mai incrociando le braccia sul petto e annuendo con forza.
Soddisfatta della riuscita del mio piano tornai a rovistare tra la mia roba, in cerca di darle un ordine - la mia fuga di poco prima aveva fatto rovesciare ogni cosa purtroppo -, giungendo alla conclusione che non ci sarei più riuscita senza svuotarla del tutto mi dedicai all’altro mio bagaglio di quel giorno, che naturalmente stuzzicò l’interesse di Mai.
- Neh, Natsuki è da stamattina che mi chiedo che cosa contenga quella busta.-
Un sorriso sapiente mi si dipinse sulle labbra mentre la sollevavo e la portavo alla nostra altezza con orgoglio. Ero felice che se ne fosse accorta, non vedevo l’ora di mostrarlo a qualcuno per avere un parere.
- Qui dentro è contenuto il frutto del lavoro di una notte insonne.- proclamai con aria solenne osservando con attenzione la reazione di Mai.
- Ooooh! Cos’è?- mi chiese Mai incuriosita sporgendo le mani per afferrare la busta e saziare la sua voglia di conoscenza, cosa che però non riuscì a fare visto che lo allontanai dalla sua portata stringendolo al petto.
- E’ un regalo.- mi limitai a rispondere arrossendo e voltando la testa di lato.
- Un regalo? Ma Natale non è ancora lontano?- mi fece notare grattandosi la testa confusa. Non una parola proferì dalle mie labbra per evitare di darle qualche indizio in proposito e così tradirmi. Solo la gocciolina di sudore che mi scese lungo la tempia destra avrebbe potuto testimoniare la mia tensione in quel momento.
- Ora che ci penso... il compleanno di Shizuru-san non è in questo periodo?- disse Mai con l’aria di chi si è appena ricordato qualcosa e rivolgendo un sorriso malefico verso di me, che dal canto mio gemetti, non facendo altro che tradirmi per l’ennesima volta - Ah! Ci ho preso! Dai fammelo vedere! Solo una sbirciatina!-
A quel punto si lanciò verso di me alla disperata ricerca di afferrare il regalo e potermi così prendere in giro a vita probabilmente. Nonostante fosse più bassa e meno forte di me però mi diede lo stesso del filo da torcere. Quando capì che nonostante i miei svariati “No!”, “Ferma!” e “Non vale se mi tocchi lì!” non si sarebbe fermata, mi arresi e le avvicinai il pacco.
- Uff e va bene. Guai a te se ne farai parola con qualcuno.-
Mai mi fece un sorriso, facendomi intendere che avrebbe rispettato la promessa, poi eccitatissima sbirciò l’oggetto misterioso dentro la busta, rimanendo traumatizzata alla sua vista.
- Ma tu... non vorrai regalarle...!-
 
Era circa la terza volta che rifacevo il tragitto tra la mia stanza e il salotto  borbottando come una pazza esaurita. Il mio piano perfetto stava per scemare per via di un semplice cavillo casalingo! Ah! Penso di non essermi mai pentita tanto di non essere una brava donna di casa come in quel momento.
Dopo scuola mi ero diretta subito a casa, senza fare le solite deviazioni di piacere - vedasi sotto la voce “Andare alla sala dei videogiochi” -. Ma tutto ciò non era bastato, ero comunque in tremendo ritardo sulla mia tabella di marcia, ma soprattutto in quella casa non riuscivo a trovare nemmeno uno straccio di carta da regalo. Avevo cercato ovunque, persino nel frigorifero per sicurezza, ma pareva chiaro che non ne avessi fatto rifornimento. A quel punto non mi restava che fare due scelte: o cambiarmi e recarmi a casa di Shizuru con un paio di minuti di ritardo ma con un regalo fantastico come quello semplicemente dentro una busta o arrivare con parecchi minuti di ritardo, forse anche un’ora ma portarle un regalo decente.
Mi fermai in mezzo alla stanza guardando alternativamente la porta del salotto e il regalo, spiaggiato sul mio divano e contenuto solo in una busta alquanto anonima di una marca di biancheria intima. Mi bastò immaginare la faccia che avrebbe fatto Shizuru vedendo quella busta e pensando di trovarvi chissà che cosa per farmi prendere automaticamente il casco poggiato lì vicino e lanciarmi verso la porta di casa, senza neanche indossare la tuta da moto e rimanendo così in uniforme scolastica. Il mio piano tremendamente diabolico venne però interrotto da un fattore che non avevo determinato, cioè l’arrivo tempestivo di Shizuru stessa.
- Ara, Natsuki andava da qualche parte?- mi salutò la sua solita voce melodiosa sull’uscio di casa mia.
Non avevo neanche avuto il tempo di aprire la porta che me l’ero già ritrovata davanti.
- EHHHHHH? S-Shizuru c-che ci fai qui?- chiesi iniziando a ridacchiare nervosamente - S-Sbaglio o dovevamo vederci a casa tua?- sperai mentalmente che il mio tentativo di ostentare tranquillità riuscisse, nonostante sapessi che con lei quei blandi tentativi sarebbero stati pressoché inutili.
- Ara, ho pensato che non c’era alcun bisogno di far scomodare Natsuki per venire fino a lì.- disse tranquillamente, salvo poi abbassare il tono di voce - Magari avrei anche potuto aiutare Natsuki a scegliere che vestiti indossare.-
- Insomma sei venuta perché speravi di beccare il momento in cui mi stavo cambiando.- borbottai sconvolta facendo una smorfia e fissando il suo volto, come sempre sorridente, mantenere un’aria del tutto innocente e angelica. Poi improvvisamente venni come illuminata dalla verità e mi ricordai che giorno era oggi. - Oi Shizuru, mi era quasi passato di mente, buon compleanno!- aggiunsi quindi arrossendo leggermente.
La cosa che mi sconvolse fu che anche Shizuru arrossì al sentire le mie parole e mi fece un segno col capo di ringraziamento, chiaramente troppo felice ed emozionata per esprimersi a parole. La fissai per qualche secondo, cercando di stamparmi in mente quell’immagine che non avrei rivisto fino al prossimo anno e che trasmetteva una dolcezza assurda, prima di ricordarmi di piccoli dettagliucci contenuti nella mia stanza e che assolutamente non avrebbe dovuto vedere.
- Natsuki mi inviterà ad entrare o preferisce fare qualcosa di diverso ed avventuroso, accampandoci qui?- mi fece infatti notare con sottigliezza Shizuru - O forse c’è qualche motivo per cui sarebbe meglio che non entrassi?-
Astuta e perspicace come sempre. Non saprei quantificare quanto arrivo ad odiare Shizuru in momenti del genere, la tentazione di metterle le mani al collo è sempre molto forte in questi casi.
Feci un sorriso forzato mentre ragionavo sulle mie possibilità - effettivamente non ne avevo poi molte -. Finito di scandagliare ogni possibile soluzione mi dovetti arrendere e scostarmi leggermente per farla entrare, tenendo lo sguardo basso.
Lei mi superò senza farselo ripetere due volte e scrutò con attenzione ogni dettaglio della casa, notando immediatamente la busta incriminata. Stranamente però non disse niente. Non saprei dire cosa avesse pensato dopo averla vista, era di spalle, ma qualunque cosa le fosse balenata in mente la tenne per sé. Ringraziandola mentalmente la feci accomodare come conviene ad un bravo ospite e da quel punto potemmo iniziare la serata.
 
Non ci fu niente di particolare, e non fosse stato per gli abiti particolarmente eleganti di Shizuru sarebbe sembrata una cena come tutte le altre. Nessun piatto prelibato, ma neanche i cibi pronti che ero solita ingurgitare. Aveva anche insistito sul fatto che io non mi cambiassi e rimanessi in divisa, a detta sua “Per ricordarle i bei vecchi tempi”, ma su una cosa non avevo voluto transigere. Siccome non sono mai stata una grande cuoca prima di tornare avevo comprato in un negozio poco distante un dolcetto ed una candelina, certo non sarebbe stato niente in confronto alle torte enormi che ogni anno i Fujino facevano appositamente creare ai migliori cuochi del paese per festeggiare il compleanno della loro primogenita, delle quali una volta mi aveva mostrato le foto, ma parve lo stesso apprezzare.
- Beh, non stare lì impalata a fissarmi. E-Esprimi un desiderio.- le intimai facendole notare come la cera della candelina rischiasse di rovinare il dolcetto consumandosi.
Lei annuì e fissò intensamente la candelina. Prima che la spegnesse con la sua solita grazia mi parve di scorgere una sorta di sorriso malinconico sul suo volto, ma non ebbi modo di decifrarlo perché durò solo un secondo, per poi essere sostituito da quello dolce e sapiente di sempre.
Bene, a quel punto non restava altro che darle il regalo. Ritrovandomi messa alle spalle impallidii leggermente, ma cercai di recuperare tutto il mio contegno ed il mio sangue freddo mentre mi alzavo e andavo verso il divano a prendere quella busta.
Il suo sguardo deliziato appena tornai a sedermi di fronte a lei, mi confermò che aveva già intuito che fosse proprio quello il regalo destinatole, ma per mantenere la mia sanità mentale preferì evitare di indagare oltre sullo sguardo malizioso che di certo si era dipinto sul suo volto, per cui decisi di fare le cose in fretta. Le porsi in regalo quasi bruscamente e abbassai il volto arrossendo.
- Scusa ma non ho avuto il tempo di incartarlo.- borbottai.
Lei mi fisso un attimo, poi aprì la busta e ne tirò fuori il contenuto. Uno splendido casco viola deliziosamente decorato e personalizzato da me medesima. La forma era aerodinamica e quasi del tutto simile a quella del mio, ma avevo deciso di dargli un tocco di caratteristico essendo un regalo così importante. A partire dalla zona della nuca avevo dipinto cn della vernice nera sei serpenti dalla lingua biforcuta e gli occhi rossi che attorcigliavano le loro spire fino quasi alla visiera, sopra la quale stava in bella vista il suo nome dipinto in bianco e scritto da me medesima. Per finire avevo dipinto un fiorellino lilla molto stilizzato in basso a sinistra della visiera.
Certo, i serpenti erano un po’ storti, il nome aveva qualche errore ed era scritto con la mia calligrafia orribile ed il fiorellino sembrava più essere appassito che rigoglioso, come mi aveva fatto notare Mai qualche ora prima. Però non pensavo che fosse così brutto in fondo. Passarono parecchi secondi prima che Shizuru dicesse qualcosa.
- Natsuki...- mormorò iniziando ad emettere un suono simile a dei singhiozzi. Immediatamente pensai che stesse ridendo e che si stesse prendendo gioco di me, ma mi bastò un’occhiata per notare come i suoi occhi fossero pieni di lacrime. Oddio, l’avevo persino fatta piangere?
- Oi Shizuru... mi dispiace. Insomma, non credevo fosse così brutto.- dissi dispiaciuta facendo il giro del tavolo e avvicinandomi a lei.
Shizuru scosse la testa e mi guardò sorridendo tra le lacrime.
- No, il regalo di Natsuki è meraviglioso. Ookini. -
- Shiz...!- provai a dire qualcosa ma prima che potessi farlo lei mi si era già aggrappata addosso, immergendo la testa sul mio petto e abbracciandomi. Rimanemmo così per qualche secondo. Lei stretta a me ed io con le braccia larghe incapace di intendere e di volere, ma mi bastò rivolgere ancora una volta uno sguardo al viso così soddisfatto di quella donna - della donna che mi amava - per prendere una decisione.
Le mie braccia si poggiarono sulla sua schiena, prima tremanti e poi con forza, in modo da stringerla a me. La sentì sussultare, come se non si aspettasse un contatto del genere da parte mia, per poi lasciarsi andare a quell’abbraccio continuando a piangere silenziosamente sul mio parka.
 
Curiosamente quella sera tenendola stretta a me in quel modo mi sentì in qualche modo felice, felice davvero. Una felicità che il contatto fisico con una persona non era mai stato in grado di darmi. Una felicità della quale avrei imparato ad apprezzare ogni sfumatura.

 
 


Lo so, lo so. Questo doveva essere un regalo di Natale e invece siamo già al 15 Gennaio, ma ci sono stati vari problemi. Purtroppo durante la stesura dei capitoli ho incontrato un famigerato "blocco dello scrittore", a un capitolo e mezzo dalla fine! Tutto per via della mia fissazione del mantenere i PG più IC che posso e di fargli fare lo stesso determinate scene. Uff. Ma è passato un mese, è ora di riprendere in mano la storia, quindi pubblicando il quinto capitolo mi impongo di finire il settimo e di iniziare l'ottavo in modo di non far diventare questo regalo natalizio un regalo di Pasqua.

Detto questo, riguardo le precisazioni linguistiche ci tenevo a fare presente che il "Taci" di Natsuki sarebbe il corrispettivo del suo "Urusai". Essendo un tipo per niente raffinato facendo un corrispettivo del suo lessico Giapponese con la trasposizione Italiana quel termine sarebbe troppo ricercato per una come lei, però penso che "Taci!" suoni meglio del più canonico e popolare "Sta zitto/a!". Volevo solo segnalarvi epr correttezza questa mia scelta di adattamento, ora andate in pace e ci vediamo prossimamente con il terz'ultimo capitolo u_u

P.S. Per la traduzione di alcuni termini consultate le note di fondo dei precedenti Capitoli, mi apre superfluo ripeterle ogni volta :3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Questioni irrisolte ***


Chiedimi se sono felice
Capitolo 6 – Questioni irrisolte

 
- Mi stai dicendo che le è piaciuto veramente?- mi chiese sconvolta Mai ingoiando un’altra patatina. Eravamo a casa sua, lei sdraiata sul suo divano ed io seduta per terra con le spalle appoggiate ad esso. Erano passati un paio di giorni dal compleanno di Shizuru, ma tra impegni scolastici e personali non eravamo riuscite a parlare di come fosse andata la serata. Dal mio canto non era una gran perdita evitare di raccontare quella serata imbarazzante, ma lei aveva insistito tanto e Mai sapeva essere molto convincente a volte.
- Si! Te lo avevo detto che era bellissimo, l’ha detto anche lei!- sbottai, risentita per il fatto che avesse provato ad avere dei dubbi nei riguardi del mio capolavoro qualche ora prima che lo consegnassi alla diretta interessata.
- Wow. Siete proprio... bizzarre tu e Shizuru-san.- disse Mai chiaramente in disaccordo con il mio punto di vista artistico. Feci finta di non sentire quel vago insulto e presi un’altra patatina dal pacchetto.
- Semmai sei tu quella strana.- la rimbeccai puntandogliela contro prima di mangiarla e iniziare a masticarla con gusto - Ha anche voluto provarlo subito!-
Improvvisamente lo sguardo di Mai si fece serio ed allarmato, mentre goccioline di sudore le scendevano lungo le tempie.
- A-Ah. È voluta uscire con quel coso in testa?-
- Oi! Non è un coso! È un casco personalizzato!- la corressi per l’ennesima volta imbronciandomi. Stupida Mai, che ne capiva lei! La osservai un momento, mentre chiaramente provava ad immaginarsi Shizuru con quel casco e facendomi tornare in mente il giro in moto che aveva assolutamente voluto fare la sera prima.
Era stato tutto così naturale, sia la preparazione che il viaggio in sé. Era parecchio che non saliva in moto con me e mi ero stupita ancora una volta di come il suo peso non influenzasse minimamente il controllo del veicolo e come riuscisse ad assecondare i movimenti del mio corpo per favorirlo. Era stato piacevole sentire quel corpo caldo stretto al mio con tanta emozione, tanto che non avrei saputo dire se il rossore sulle mie guance a fine corsa fosse dovuto al vento o a quella sensazione. Vedendo come si fosse presa di freddo le avevo proposto di tenere una delle mie tute in modo da poterla indossare la prossima volta, ma lei aveva scosso con forza la testa e dopo un rapido scambio di convenevoli si era diretta verso la sua macchina, parcheggiata poco distante.
- Allora?- aveva detto Mai ridestandomi dai miei pensieri. Lo sguardo malizioso che faceva capolino sulle sue labbra non lasciava presagire nulla di buono.
- Mh?- mugugnai titubante. Non ero sicura di voler davvero sapere cosa mi avesse domandato poco prima a dire il vero. Avevo quindi deglutito e iniziato a cercare una via di uscita consona. La porta era fuori discussione vista la sua vicinanza al divano e il fatto che Mai ci fosse appollaiata sopra.
- Ti ho chiesto se è per caso successo qualcos’altro ieri sera.- ripeté mentre un sorriso inquietante le si dipingeva in volto. La finestra forse? Però Mai stava al terzo piano.
- E-Eh? No. Tutto tranquillo. Già. Mh mh...- risposi ostentando un’aria disinteressata, cercando di nascondere l’imbarazzo che il ricordo di quell’abbraccio - per quanto insignificante potesse apparire ad occhi estranei per me era stato una gran cosa -  riusciva a scatenare in me nonostante fosse già trascorso qualche giorno. Fischiettando falsamente distratta feci vagare lo sguardo per la stanza -Dimmi sono nuove quelle tendine? Sono davvero carin...!-
Il mio commento di alto valore culturale fu interrotto da un assalto da parte di Mai nei confronti dei miei poveri fianchi, con conseguente solletico seguito da spasmi più o meno incontrollati.
- Oi! Non farlo mai più!- esclamai allontanandomi più che potevo da lei. Il suo sguardo si era fatto sempre più spaventoso e le sue mani si allungavano verso di me con un che di inquietante. Bastò quella visione per trasformare ogni mio sentimento ribelle in uno di profonda paura.
- Continuerò fino a che non vuoterai il sacco. Vieni qui Natsuki...- mormorò avvicinandosi sempre di più mentre i suoi occhi brillavano di cattiveria. In pochi secondi mi fu addosso e a quel punto non mi restò altro da fare che urlare.
- NOOO!-                               
 
- Maiii!- esclamò qualcuno spalancando la porta. Dai toni squillanti e dalla forza della persona che aveva appena fatto irruzione, in condizioni normali io e la padrona di casa avremmo riconosciuto in un batter d’occhio la figura che aveva appena parlato, ma ingarbugliate come eravamo nella nostra lotta ci ritrovammo di nuovo sorprese davanti a quella ragazzina di quasi un metro e cinquanta.
- Mikoto?- mormorò la mia torturatrice lasciandomi finalmente andare. Mikoto ne approfittò per inserirsi tra le braccia di Mai, scoccandomi un’occhiata offesa come se avessi cercato di usurparle il trono. Felice per quella interruzione mi alzai da terra, sistemandomi la gonna e scoccando occhiate infuriate nei confronti di quella carogna. Non saprei dire per quanto il mio corpo avrebbe resistito a quell’infida tortura prima di farmi vuotare il sacco. Dovevo un favore a quella ragazzina mezza gatto.
- Già di ritorno? Ti sei divertita con Reito-san?- disse Mai accarezzandole la testa divertita prima di cambiare tono di voce in uno volutamente ed esageratamente lugubre - Avete cercato di conquistare il mondo nuovamente?-
- Ehm.-
Si schiarì la gola una voce maschile, chiaramente appartenente alla persona poco prima citata. Osservai Mai sussultare e poi arrossire lievemente per l’imbarazzo. La giusta punizione per chi fino a poco prima aveva osato prendersi gioco di me e delle mie debolezze terrene.
- Oh, Reito-san! Che piacere rivederti!- lo salutò ostentando un falso sorriso e una risata altrettanto finta.
- E’ un piacere anche per me, Mai-san.- rispose lui chiaramente sconvolto ma nascondendolo sotto il suo solito sorriso affascinante. A quanto pareva l’attrazione nei confronti di quella svampita di Mai era più forte della sua stessa sanità mentale - la stessa che avrebbe messo a rischio stando con una tipa come lei, come lo capivo -. Per quanto mi riguarda mi rivolse appena uno sguardo incuriosito prima di salutarmi con leggero inchino, al quale risposi con un cenno non proprio rispettoso. Lui però non parve badarvi e tornò a fissare intensamente il duo seduto sul divano accanto a noi. Conoscevo bene quello sguardo, negli anni passati frequentando la sala del Consiglio Studentesco avevo avuto modo di osservarlo parecchie volte mentre lo rivolgeva a qualche ragazza che aveva adocchiato. Stranamente non aveva mai avanzato pretese nei miei confronti, ma probabilmente anche questo doveva essere dovuto all’influenza di Shizuru e ai suoi metodi “convincenti” che di certo Kanzaki Reito conosceva bene almeno quanto me.
- Ani-ue ha pensato di venire a farti visita prima di andare! Mh!- ci informò Mikoto con un enorme sorriso emergendo dall’abbraccio in cui era stata stretta fino a poco prima.
- Non è che per caso stava solo cercando una scusa per vedere Mai da solo?- dissi sottovoce guardandolo si sottecchi. Lui incrociò il mio sguardo divertito e fui molto felice di constatare che una goccia di sudore cominciò a scendergli lungo la tempia tracciando una linea fino allo zigomo. Fortunatamente per lui Mai non parve aver sentito il mio arguto commento, intenta com’era a decidere il menù di quella sera. - Beh Mai, grazie dell’ospitalità, credo che andrò.- feci tornando a rivolgermi a lei e iniziando a fare qualche passo verso la porta, mia unica via di fuga.
- Ehi! Non hai ancora risposto alla mia...- provò a lamentarsi Mai staccandosi da Mikoto, venendo però subito interrotta.
- Credo che anche io ne approfitterò per congedarmi.- annunciò Reito cogliendo la palla al balzo.
- Oh. Va bene...-
- Mai-san, Mikoto.- salutò lui chinando lievemente il capo e sorridendo. Immediatamente mi raggiunse alla porta, ed insieme varcammo la soglia lasciandoci alle spalle le due ragazze. Riuscimmo a sentire lo stesso le lamentele di Mikoto a proposito del fatto che volesse cenare tutti assieme e i tentativi di corruzione di Mai che proponeva di prepararle del ramen per sopperire a questa grandissima delusione.
Io e l’ex-Vice Presidente del Consiglio Studentesco continuammo a camminare in silenzio per qualche minuto, raggiungendo in fretta l’uscita del dormitorio e ritrovandoci a fare i conti con la fredda aria invernale. Rabbrividendo tirai fuori dal casco che tenevo sottobraccio, una sciarpa e me la avvolsi intorno al collo sotto lo sguardo meditante di Reito.
- Era da un po’ che non ti vedevo così.- disse lui, come rispondendo alla mia occhiata incuriosita - Sembri quasi... felice, se capisci cosa intendo.- aggiunse facendo uno di quei sorrisi che lo facevano somigliare terribilmente a Shizuru. Mi ritrovai ad arrossire mentre inconsciamente ricollegavo quella affermazione alla frase che la sua sorellina mi aveva detto neanche un mese prima. Mikoto aveva sostenuto l’esatto opposto. Cosa era cambiato da allora?
Probabilmente doveva avermi chiesto qualcos’altro nel frattempo, ma io non l’avevo sentito, presa com’ero dalle mie mille domande. Quando alzai lo sguardo verso Reito quello mi rivolse un sorriso strano, come di compassione. Come se avesse già capito tutto prima ancora che io ci arrivassi e mi stesse biasimando.
- Capisco.- mormorò abbassando il capo mentre una strana espressione gli si dipingeva in volto - E’ stato un piacere rivederti, Kuga-san. Buona serata.- e così dicendo Kanzaki Reito mi lasciò lì, in mezzo al vialetto che collegava i dormitori con una strana sensazione in corpo.
 
- Per quanto riguarda le previsioni meteo nei prossimi giorni avremo dei cieli inizialmente molto nuvolosi o coperti, ma con ampi e veloci rasserenamenti dalla tarda mattinata. Dalla sera nuovo e rapido aumento della nuvolosità con possibile abbassamento della temperatura e deboli nevicate. Il giorno di Natal...-
Lanciando esclamazioni infastidite, dai toni non proprio educatissimi, spensi la TV, buttando in malo modo il telecomando sul divano a qualche metro da me.
- Ara, Natsuki sembra non amare molto la neve.- mi fece notare Shizuru con un leggero tono divertito nella voce.
A causa della perturbazione che in quei giorni stava attraversando il Giappone stava diventando quasi impossibile uscire per strada a causa del freddo. Quella sera stessa io e Shizuru in teoria saremmo dovute andare alla grande svendita annuale di lingerie tenuta solitamente nei grandi magazzini in vista delle feste Natalizie, ma a causa di quelle temperature glaciali avevamo dovuto rimandare. Questo non aveva di certo contribuito ad aumentare il mio buonumore, anzi se possibile l’aveva fatto scendere ai minimi storici.
- No. Affatto.- risposi imbronciata e stiracchiandomi.
- Personalmente la trovo incantevole.- disse la mia interlocutrice con un tono tale da non farmi capire a chi si stesse riferendo, prima di sorseggiare brevemente il suo the verde fumante - Inoltre in questo modo non c’è pericolo che a Natsuki possa succedere qualche spiacevole incidente stradale proprio sotto le festività. Sarebbe un bel problema, neh?- aggiunse guardandomi divertita da sopra la tazza.
Quella donna! Sapeva benissimo che quando nevicava l’utilizzo che facevo della moto era pressoché nullo. Non era come la pioggia, quella scorreva via e lavava via ogni pensiero con la sua cadenza ritmica. La neve invece non faceva altro che coprirmi la visuale del paesaggio e non permettermi di controllare il mio veicolo come volevo, per cui evitavo di guidare il più possibile. La cosa sembrava rendere ogni anno particolarmente felice Shizuru, grande nemica di Duran Mark IV ed in generale per la mia passione per le alte velocità e i motori. Se io amavo l’aria aperta e le emozioni forti, lei sembrava apprezzare tutto il contrario. Persino in quel momento ero sicura che avesse di gran lunga preferito quella soluzione casalinga all’uscire assieme, inoltre l’inverno non sembrava turbarla più di tanto - probabilmente per via del fatto che fosse nata a Dicembre - cosa che non valeva per me ovviamente. Più volte si era divertita a rimbeccarmi su questa cosa e a definirmi una “Ragazza estiva”.
- Già.- borbottai arrossendo lievemente e voltandomi a fissare l’appartamento di Shizuru, così pulito e ordinato - esattamente l’opposto del mio per intenderci -. Le parole di Reito di qualche ora prima mi risuonavano ancora in mente come un eco. Ero davvero diversa da qualche tempo? Lanciando un’occhiata in direzione di Shizuru mi venne quasi la voglia di chiederglielo, ma fortunatamente mi interruppi. Per qualche motivo sospettavo che le parole dell’ex-Vice presidente fossero collegate a quelle dettemi da Nao qualche giorno prima. Un dubbio aveva quindi cominciato ad insinuarsi dentro di me: ma se per caso fosse la mia presunta ritrovata felicità a fare del male alla persona che mi stava di fronte? Eppure osservandola in quei giorni non mi era parsa particolarmente triste e sofferente, anzi sembrava normale come al solito. Ma quanto poteva sembrare normale una persona che per anni aveva fatto finta di non provare sentimenti forti come quelli che mi aveva mostrato durante il Karnival? Stava per caso continuando a sforzarsi di sorridere per non intaccare la mia ritrovata scintilla di felicità?
- Ara, Natsuki si è persa in piacevoli contemplazioni?-
- Shizuru, tu sei felice?- domandai rendendomi conto, solo quando fu troppo tardi, dell’errore madornale che avevo fatto - gli occhi spalancati e sorpresi di Shizuru ne erano la prova-. Sobbalzai all’indietro e cominciai a ridacchiare nervosamente, cercando di minimizzare il problema.
- N-Non ascoltarmi, stavo vaneggiando e così...- non potei continuare poiché quella mi intimò di non parlare oltre. Non furono tanto i suoi gesti a zittirmi, quanto i suoi occhi. Emisi una specie di gemito sorpreso e la osservai sistemare delicatamente la tazzina di the sul tavolo e poi avvicinarsi a me, fino ad essere a pochi centimetri l’una dall’altra. Solitamente avrei cercato di sfuggire ad un contatto umano così diretto, ma per qualche motivo l’aura di solennità che in quel momento era trasmessa da Shizuru mi impose a rimanere ferma ed assecondarla. Dapprima rimase a fissarmi per qualche secondo, come se fosse indecisa, poi sentii una delle sue mani calde e morbide sfiorare appena la mia, per poi guidarla dolcemente fino al suo viso, dove la fece aderire alla sua guancia.
Provai a dire qualcosa, o a divincolarmi, ma ancora una volta i suoi occhi riuscirono a fermarmi. Mi bastò lanciare un’occhiata a quello sguardo rosso così splendente e devoto nei miei confronti per comprendere immediatamente cosa volesse dirmi, anche senza bisogno di parlare.
A quel puntò capì cosa era la felicità per Shizuru.


 
 



Devo ammetterlo, la stesura di questo Capitolo è stata la principale causa del mio momentaneo abbandono della Fic. Avevo finito di scriverlo quasi due mesi fa, ma poi non avevo più trovato la voglia o l'ispirazione per continuare. Perché? Probabilmente perché la sua intensità somiglia molto a quella di un capitolo finale, certo un finale aperto, ma pur sempre un finale. La mia mente si è quasi rifiutata di continuare a scrivere dopo la frase finale di questo capitolo, ma non potevo e non posso lasciare il progetto così a metà. Ho promesso che avrei scritto una long e ho intenzione di portare a termine il mio compito. Volevo scusarmi in anticipo per il prossimo Capitolo e quello dopo ancora (il finale, che è ancora da scrivere) vi sembreranno scritti peggio (si ancora peggio). Apprezzo molto chi sta seguendo la fic, ho persino due recensioni! Insomma, per una sezione abbandonata come quella di Mai-HiMe è un piccolo record :3
Detto questo mi sento apposto con la coscienza! A presto!

P.S. Ogni critica (soprattutto le critiche) è ben accetta! E ricordiamo che i termini che vi sfuggono trovano una traduzione alla fine dei capitoli precedenti!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Neanche una volta ***


Chiedimi se sono felice
Capitolo 7 – Neanche una volta

 
Cosa vuol dire amare qualcuno?
Per anni mi ero sempre detta che fosse impossibile per me provare tali sentimenti, chiusa come ero nella mia voglia di vendetta. Incontrando Shizuru questo dogma però era cambiato. Mi ero concessa di essere capace di riuscire a volere bene ad una persona. Mi ero però fermata lì, avevo deciso che quella sarebbe stata l’unica eccezione, ma nonostante la mia cocciutaggine gli eventi dello scorso anno erano stati capaci di farmi cambiare così tanto da non essere quasi in grado di riconoscermi. Avevo stretto una sorta di amicizia anche con altre persone - mai l’avrei detto la prima volta che vidi Mai e Mikoto - ma soprattutto avevo dato a me stessa la possibilità di prendere in considerazione determinati sentimenti.
Il pensiero che Shizuru mi avesse mentito per tutto quel tempo e che fosse letteralmente impazzita per me continuava a tormentarmi. Quanto dolore eravamo state capaci di causare con il nostro egoismo. Era quello l’amore di cui tutti parlavano? Egoismo? Non avevo voluto crederci.
L’amore era stato quello che ci aveva spinto a preferire la morte ad una vita senza l’altra. Era stato quello che aveva fatto combattere tutte le HiME del Karnival. Proteggere quanto avevano di prezioso. Consideravo questa consapevolezza un grande passo avanti, ma continuava a sfuggirmi la differenza tra “amore” e “volere bene”. Per quanto mi riguardava fino a qualche giorno fa non sarei stata capace di indicarne una differenza ma determinati eventi continuavano a scombussolarmi e a cominciare ad aprirmi gli occhi.
 
Un clacson particolarmente rumoroso mi distolse dai miei pensieri. Ero in moto, ferma al semaforo da un tempo che non avrei saputo definire. Scusandomi con un gesto della mano ero partita velocemente lasciandomi la mandria inferocita dietro di me. La neve fortunatamente non era ancora caduta, permettendomi di potermi ancora spostare con il mio mezzo nonostante il freddo. Cercando di non pensare ulteriormente a quella storia avevo semplicemente dato gas, diretta verso casa mia, dove finalmente mi sarei potuta levare la tuta da moto e magari godere anche di un bagno rilassante.
Mi ritrovai a dover abbandonare il mio piano non appena varcai la porta di casa visto che trovai Shizuru seduta graziosamente nel mio salotto, intenta a leggere un libro e sorseggiare quello che probabilmente era the in una delle mie tazze. Dire che mi venne un colpo sarebbe riduttivo probabilmente.
- SH-SHIZURU?- urlai sorpresa facendo cadere il casco per terra.
Lei alzò lo sguardo cremisi verso di me, mentre l’ombra di un sorriso si dipingeva sul suo volto liscio e perfetto come sempre. Chiaramente non stava aspettando altro che io tornassi per giocarmi quello scherzetto. Ringraziai mentalmente il mio sesto senso, che mi aveva evitato di abbassare la cerniera della tuta come di solito facevo non appena rientrata in casa, sarebbe stato un gran problema se mi fossi fatta vedere in quel modo da lei.
- Ara, Natsuki è tornata vedo. Vuole un po’ di the? Mi sono permessa di prepararlo nell’attesa.- mi accolse come se il fatto che si trovasse in casa mia prima di me fosse assolutamente normale - Ho dovuto usare delle bustine, purtroppo non mi è parso di vedere delle foglie in nessun contenitore.- si lamentò sconsolata appoggiando una mano al volto e inclinando leggermente la testa.
- Immagino che se ti chiedessi come hai fatto ad entrare non mi risponderesti, vero?- esordì io, mentre raccoglievo il casco da terra e cercavo di calmarmi. Un rapido sguardo per la casa mi confermò che la mia ospite non aveva toccato nulla, se non poche cose in cucina mentre preparava da bere.
- Natsuki dovrebbe sbrigarsi, il the potrebbe raffreddarsi.- fu la sua laconica risposta prima di portare la tazza alle labbra con la solita calma. Come immaginavo nessuna risposta o chiarimento arrivò da parte sua. Sospirando posai il casco sul divano e mi diressi verso la mia camera.
Spogliandomi della tuta - dopo essermi accuratamente assicurata che la porta della stanza fosse ben chiusa a chiave dall’interno - e cercando con lo sguardo qualcosa di più comodo da indossare. Mi domandai cosa potesse farci in casa mia Shizuru, o meglio, sapevo perché - o meglio per chi - era qui, la domanda era più che altro come mai proprio in quel momento. Sbuffando infilai in fretta e furia una felpa e dei jeans e uscì dalla camera. Una cosa che odiavo con tutto il cuore era lasciare che le persone toccassero le mie cose senza il mio permesso o che curiosassero in giro per la mia casa senza il mio occhio vigile a tenerli sotto controllo. Non era perché non mi fidassi o avessi qualcosa da nascondere, tutt’altro, soprattutto con Shizuru che sembrava essere sempre più parte dell’arredo visto la grande quantità di volte in cui era venuta a casa mia ormai. Però la sensazione rimaneva e non era certo piacevole.
- Che ci fai qui? Credevo che avresti passato le vacanze di Natale con la tua famiglia.- chiesi sedendomi di fronte a lei e afferrando la tazza di the per portarmela alle labbra.
- Non berlo in fretta o finirai per scottarti la lingua come al solito.- mi ammonì bonariamente Shizuru con uno dei suoi soliti sorrisi angelici.
Con un grugnito bevvi un sorso della bevanda per poi allontanare la tazza e posarla sul tavolino senza smettere di stringerla. Un lieve cenno del capo mi fece intuire la sua approvazione mentre assaporava anche lei il the.
- Partirò domani sera, ma non mi pareva il caso di farlo senza prima aver salutato Natsuki.- mi informò con un sorrisino malinconico - Spero che la mia presenza inaspettata non ti sia sgradita.- aggiunse poi con una nota di preoccupazione appena percettibile nella voce.
- Mh.- mi limitai a rispondere con il mio solito tono estremamente loquace. Queste domande così dirette e inaspettate mi mettevano ancora in difficoltà. Fortunatamente Shizuru parve comprendere di essere una gradita ospite anche senza bisogno di una mia specificazione, quella era una delle cose che maggiormente apprezzavo di lei. Nonostante assumessi un tono distante riusciva sempre a capire cosa ci fosse sotto.
Continuai a fissarla di sfuggita da sopra l’orlo della mia bevanda. Non avevamo più parlato di quello che era successo qualche sera prima, stranamente mi ero ritrovata a credere saremmo cadute in una sorta di imbarazzo - soprattutto lei, come ogni volta che faceva qualcosa di particolare per ricordarmi quanto mi amasse - ma quella volta il problema non parve palesarsi. Lei sembrava tranquilla e a suo agio come sempre, come se non fosse successo niente.
Quel pensiero improvviso mi colpì tanto da farmi bloccare e spalancare gli occhi. Era questo quindi, stava facendo finta che non fosse successo nulla. Sarebbe stata questa la sua nuova tattica per stare con me? Non so perché ma quella consapevolezza mi trasmise un misto di rabbia e tristezza, un sentimento tanto ingarbugliato da non riuscire neanche ad analizzarlo in una minima parte. Desistetti e mi abbandonai ad esso mentre posavo la tazza sul tavolino con un tonfo.
La serata trascorse quindi tra il mio generale malcontento - che di certo fu notato da Shizuru ma bellamente ignorato - e il suo tradizionale tono dolce e accondiscendente, che mai come quel giorno riuscì ad urtare il mio sistema nervoso. Mi sentivo una bambina a tenere il muso in quel modo, ma sembrava essere più forte di me. Era per caso preoccupazione?
- Ara, direi che è ora di mettere un po’ apposto. Faccio io, non preoccuparti.- esordì Shizuru alzandosi con grazia e mettendo nel vassoio il proprio bicchiere e il piattino dove era stato poggiato il dolce che avevamo diviso per merenda.
- Oh, grazie Shizuru.- risposi porgendole le stoviglie con un tono appena meno nervoso di prima. Anche il semplice fatto che mi rispondesse con un sorriso riusciva ad urtarmi. Dopo tutto quello che aveva passato come faceva a sorridermi ancora così? Dopo tutto il dolore che le provocavo? Perché non mi urlava contro tutto il suo dolore come aveva fatto durante il Karnival? Era tanta la paura di perdermi? Questo era amore? Chiusi gli occhi un momento, in preda al mal di testa che queste elucubrazioni mi stavano provocando.
No. Quello non era l’amore. Non l’amore che avevo imparato a conoscere. Quello che spingeva Shizuru ad agire in quel modo era la paura. Ma di cosa?
- Oh! Natsuki si è sporcata tutto il viso, proprio come una bambina!- le sentii pronunciare a distanza ravvicinata. Bastò infatti che aprissi gli occhi per ritrovarmi il suo viso a pochi centimetri dal mio e un fazzoletto strofinarmi la piega delle labbra, nel tentativo di rimuovere delle briciole. Avvampai istintivamente, ma non mi allontanai, avevo ormai imparato a rimanere abbastanza in me ogni volta che quella ragazza mi tendeva agguati del genere. Rimasi così a fissarla leggermente imbarazzata mentre con un sorrisino soddisfatto mi puliva la bocca soffermandosi più di quanto dovuto, per poi spostare la sua attenzione alla mia guancia. Proprio come la volta prima. La accarezzò con dolcezza e si avvicinò come se volesse appoggiare la sua fronte alla mia. Ma fu in quel momento che la mia ragione ebbe il sopravvento.
- No!- abbaiai afferrandola per il polso e allontanandola così da me. Non avrei permesso che Shizuru lo facesse di nuovo. Non avrei permesso che si struggesse e poi facesse finta di nulla. Non questa volta. Bastò però che incrociassi il suo sguardo sconvolto e velato dalle lacrime per far scemare via tutta la rabbia. Non era difficile immaginare cosa le stesse passando per la mente. L’eco di quel mio rifiuto doveva essere ancora viva dentro di lei, e con quel mio gesto non avevo fatto che riaprire quella vecchia ferita. Non fece nulla però per farmelo notare. Rimase composta e tranquilla, nonostante il suo cuore si stesse spezzando a metà e i suoi occhi piangessero, mentre cercava di scusarsi.
- Kannin na... non credevo che questo potesse dare fastidio a Natsuki. Farò in modo che non accada più.-
- Idiota.- la interruppi prima che potesse dire qualcos’altro con un tono calmo e ben dosato che avevo sentito raramente fuoriuscire dalla mia gola. Ero certa che se le avessi permesso di parlare avrebbe di nuovo maledetto se stessa per l’amore “indiscreto” che serbava nei miei confronti. Si sarebbe autodistrutta davanti ai miei occhi, ma io non volevo questo. Io volevo lei, intera e felice.
C’era voluto un po’ per capirlo, certo, ma era sempre stato tutto davanti ad i miei occhi, sepolto da una patina di paura verso il prossimo e di soffrire di nuovo. Mi ritrovai a boccheggiare e ad assaporare quella nuova sensazione di potere e libertà, prima di volgere il mio sguardo verso Shizuru.
Lei. Era grazie a lei che tutto era cambiato. Se ora vivevo lo dovevo al suo amore silenzioso e mai invadente.
- Non ho paura di te.- dissi ammorbidendo la stretta sul suo polso. Osservai le sue pupille dilatarsi per la sorpresa e cercare risposte nei miei occhi. Ma non gliene diedi il tempo.
Ho sempre saputo di non essere particolarmente brava a spiegarmi a parole. Vuoi per la mia dialettica ristretta, vuoi perché sono un tipo che preferisce dire le cose schiettamente e senza fronzoli, ma non ne ho mai fatto il mio punto di forza. Sono un tipo istintivo, qualcuno mi ha definito pazza e senza cervello. Semplicemente so che se pensassi troppo a qualcosa finirei per riuscire a scovarne i lati negativi e a quel punto avrei così tanta paura da tirarmi indietro. Perciò mentre la attiravo a me con un fluido movimento di polso non pensai a niente, se non a quanto tempo fosse passato ormai dall’ultima volta che l’avessi baciata.
Risentire quelle labbra morbide e bagnate di lacrime sulle mie fu parecchio strano. Non perché fosse una sensazione fastidiosa o altro, no di certo! Piuttosto lo fu perché mi sembrò di non averle mai abbandonate.
Sentii il corpo di Shizuru dapprima irrigidirsi per la sorpresa e poi iniziare a dimenarsi nel tentativo di divincolarsi dalla mia stretta, ma i suoi erano tentativi deboli e non davvero voluti. Mi allontanai da lei leggermente e le scrutai il volto, così confuso ma allo stesso tempo speranzoso da non sembrare nemmeno il suo. Sembrava trasfigurata, come se fosse un’altra persona, e finalmente ero certa di una cosa: avrei dato di tutto per riuscire a conoscerla meglio.
Non dissi niente e nemmeno lei lo fece, sebbene i suoi occhi mi chiedessero disperatamente delle risposte. Sperai che le trovasse nel mio sguardo, arrivata a quel punto ero consapevole che se mi fossi interrotta proprio in questo momento sarei scappata via a gambe levate. Osservai le sue labbra schiudersi sempre di più in un sorriso, come se una consapevolezza crescente divampasse in lei, una consapevolezza che asciugò le sue lacrime e la spinse ad avvicinare di nuovo il suo viso al mio per baciarmi.
Stavolta quando le nostre labbra ci incontrammo mi parve di scorgere una nota diversa nei nostri baci. Se quello che le avevo dato prima somigliava vagamente a quello di un anno fa, questo sembrava esserne quasi totalmente estraneo, ne manteneva giusto il retrogusto dolceamaro che avevo imparato a riconoscere come segno indistinguibile che quella persona di fronte a me fosse Shizuru e nessun altro. Non ci volle molto prima che le sue mani tremanti - eppure così ferme - mi stringessero per la vita, quasi alzandomi. Presa da quel moto di dolcezza, che un semplice gesto come un abbraccio riusciva a trasmettermi, non potei fare a meno di ritrovarmi a sorridere sulle sue labbra mentre le prendevo, con una leggere titubanza e imbarazzo, il viso tra le mani.
Fu piacevole ritrovarsi persa in quell’antro profondo e passionale che erano i suoi occhi mentre senza dire una parola, ma con estremo timore, Shizuru mi feceva stendere sulla schiena mettendosi a cavalcioni su di me subito dopo. Sapevo cosa sarebbe potuto succedere di lì a poco ma sorprendentemente mi ritrovai a non averne paura, piuttosto a desiderarlo quasi. Le sue mani, che fino a quel momento si erano limitate ad accarezzarmi e stringermi con dolcezza, si fecero più ardite e piene di desiderio mentre si infilavano con estrema delicatezza sotto la mia felpa. Sussultai leggermente a quel contatto ma non mi allontanai. Strinsi forte le braccia intorno al suo collo, chiudendo gli occhi e cercando di cogliere ogni sfaccettatura del momento, mentre lei continuava a baciarmi ripetendo il mio nome, quasi come fosse un mantra.
Tutto in Shizuru esprimeva incredulità, desiderio e felicità. Mi chiesi quanto si stesse trattenendo per evitare di farmi male o spaventarmi, per evitare che tutto questo finisse. Provai allora ad immaginare quale profondo amore potesse trasmettere sensazioni così forti e quale salda volontà sarebbe stata in grado di trattenerlo come aveva fatto lei. La consapevolezza che non avrei mai trovato una persona così buona, dolce e paziente mi assalii con tutta la sua forza mentre le fissavo il volto.
Fu nel momento in cui sentii il suo tocco leggero e rispettoso farsi strada sotto il mio reggiseno che capii che non avrei voluto essere con nessuno se non lei in quel momento.
 
- Natsukiii sei in casa oppur... oh. OH.-
Devo dire che in un momento come quello, dove finalmente riuscivo a capire me stessa e mi chiarivo con Shizuru, mai mi sarei aspettata di ritrovarmi davanti la presenza ingombrante di Tokiha Mai. Dalla posizione in cui ero - distesa sulla schiena sul pavimento -  potevo vederla solo dal basso e alla rovescia per giunta, ma non c’erano dubbi che fosse lei. Come del resto non c’erano dubbi che mi avesse beccata in una situazione non proprio conveniente.
Io, per terra, con la felpa alzata fino all’altezza del petto, i fianchi e la pancia di fuori e Shizuru sopra di me con una mano sotto i vestiti proprio all’altezza del seno. Diciamo che in tutto questo non c’era scanso agli equivoci.
Fu allora che lo feci, che commisi quello stupido errore per cui mi ritrovo a dover pagare ora.
Ritrovandomi all’improvviso tremendamente imbarazzata spinsi via da me Shizuru e mi misi in piedi sistemandomi i vestiti.
- Mai, aspetta non è come sembra!- dissi facendo qualche passo verso di lei, ancora incredula davanti alla porta, e dimenticandomi momentaneamente della presenza dell’altra appena dietro di me - Non era nulla! Non c’è nulla tra me e Shizuru!- completai urlando.
Non so perché lo feci. Probabilmente fu la paura di qualcosa di nuovo, o forse il fatto che non fossi ancora pronta per informare ufficialmente della mia scelta anche gli altri, o semplicemente il fatto che nella mia mente la paura del diverso e dell’essere inadeguata, sebbene attenuati, fossero ancora presenti. Mi ricordai della presenza di Shizuru troppo tardi e mi resi davvero conto di quello che avevo davvero detto solo in quel momento. Non osai girarmi mentre la sentivo tirarsi su e sistemarsi i vestiti.
Né io né Mai avemmo il coraggio di dire niente. Ci ritrovammo come pietrificate davanti a quell’alone di tristezza assoluta e di delusione.
- S-Shizuru...- provai a dire allungando una mano verso di lei mentre con passi calmi si dirigeva verso la porta.
- Non c’è bisogno che Natsuki dica altro. È stata chiarissima. Buonasera Mai-san.- rispose lei con un tono che non seppi identificare. Poi uscì da casa mia, chiudendosi la porta alle spalle. Senza mai girarsi, neanche una volta.


 
 

Eccomi qui con il penultimo Capitolo. Spero sia garbato abbastanza come i precedenti! Spero non si noti troppo il fatto che questo e il precedente siano stati scritti a distanza di mesi. Ringrazio chi sta seguendo questa fic ormai quasi giunta al termine (soprattutto Simo84 per la costanza e le critiche costruttive). E... che dire? Il prossimo e ultimo aggiornamento sarà il 14 Febbraio, per ovvi motivi, detto questo alla prossima!
 
P.S. Ogni commento o critica (soprattutto le critiche) è ben accetta! E ricordiamo che i termini che vi sfuggono trovano una traduzione alla fine dei capitoli precedenti!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La paura non esiste ***


Chiedimi se sono felice
Capitolo 8 – La paura non esiste

 
La neve alla fine era arrivata come annunciato dai notiziari. La città sembrava essere ricoperta da un sottile strato di bianco che per qualche motivo mi aveva sempre ricordato le guarnizioni delle torte che a volte mia madre portava a casa per festeggiare qualche evento particolare. Era questo l’unico ricordo felice legato ad essa.
Sbuffando irritata cercavo di scrollarla dagli stivali appoggiandomi ad una vetrina con una mano. Era congelata, e per poco non mi si incollarono le dita ad essa. Mi sembrava quasi innaturale riuscire a concentrarmi su cose così stupide come la pulizia dei miei scarponi a dire il vero, non pensavo neanche che sarei riuscita a gestire in quel modo la mia rabbia e il mio dolore. D’altronde ogni volta che chiudevo gli occhi rivedevo gli eventi del giorno prima come se non fosse passato nemmeno un secondo da allora.
Portai una mano alla guancia con delicatezza mentre mi rimettevo dritta. Con delicatezza si, perché Mai quando mi aveva schiaffeggiata prima di andare via da casa mia sbattendo la porta non lo era di certo stata. Non avevo risposto a quell’aggressione fisica come avrei fatto in passato, in parte perché sapevo di essermelo meritato, ma soprattutto perché quello schifo riassumeva esattamente quello che avrei desiderato da parte della persona che invece di darmelo aveva preferito chiudersi ancora una volta in se stessa.
La stessa persona che io avevo nuovamente ferito e stavolta dubitavo che sarebbe bastato chiederle scusa per rimettere le cose al loro posto.
Dopo essere stata lasciata sola da Mai, che era andata via subito dopo lo schiaffo e un paio di parole di delusione e rabbia nei miei confronti, ero rimasta immobile per non so quanto tempo, a fissare le nostre due tazze ancora appoggiate sul mio tavolino. Senza dire una parola le avevo prese e messe a lavare, le avevo poi asciugate e rimesse al loro posto. Mi ero dunque diretta sul divano e mi ero lasciata cadere là sopra.
Non ricordo bene come passai il resto della serata, a giudicare dai ricordi spezzettati e confusi probabilmente caddi in uno stato di dormiveglia per tutta la notte.
Una specie di coma condito da incubi che però sapevo non essere solo sogni, ma frammenti di realtà. La mia coscienza stavolta, proprio come era successo la notte prima della fine del Karnival,  non mi avrebbe permesso di sfuggire alla verità e alle mie responsabilità. Ne ero stata consapevole sin dal mattino, quando controllando dalla finestra mi ero accorta che aveva iniziato a nevicare. Avevo maledetto la mia sfortuna, visto che mai come allora avrei voluto poter salire a cavallo della mia moto per lasciarmi i miei problemi alle spalle. A quel punto non avevo fatto altro che afferrare un cappotto ed uscire da quella casa, così piena di lei da aver mantenuto persino il suo profumo nonostante fosse passata una notte intera. All’inizio il freddo mi aveva intontito, ma passo dopo passo non aveva fatto altro che amalgamarsi perfettamente al mio stato d’animo e diventare una sorta di compagno.
Avevo girato per ore, mangiando qualcosa al volo per pranzo, e poi continuando a camminare senza mai fermarmi, certa che se mi fossi fermata i pensieri mi avrebbero raggiunto e avrei ripreso a soffrire. Sfuggire alla realtà era la mia tecnica per evitarlo più frequente del resto. Mi ero concessa di fermarmi solo per osservare da lontano il piccolo Tokiha e Okuzaki Akira passeggiare tranquillamente a braccetto. Quella scena mi aveva fatto nascere spontaneamente un sorriso sulle labbra. Ricordavo perfettamente gli atteggiamenti distaccati e a volte violenti che aveva Akira prima del Karnival, o anche nei giorni che l’avevano seguito. Vederla vivere così spensierata una cosa di cui prima aveva una paura così estrema da annichilirla mi faceva uno strano effetto.
Li avevo poi persi di vista tra la folla ed avevo continuato ad avanzare.
Tutte le HiME avevano smesso di nascondersi, chi in un modo e chi nell’altro. Avevano tutte deciso di vivere al pieno la loro esistenza con chi amavano dopo aver sperimentato cosa voleva dire perderli. Mentre io, che ero pure morta durante quell’orribile giostra architettata dal Principe d’Ossidiana, non riuscivo ancora a lasciarmi alle spalle la vecchia me per riuscire a rinascere e godermi a pieno la vita come avevano fatto tutte loro.
Dove era finita la mia spavalderia la sera prima mentre pur di non far sapere a Mai - non ad una qualunque ma a quella che potevo considerare la mia migliore amica - di tenere a Shizuru come un uomo tiene ad una donna, mi ero ritrovata a rifiutarla per l’ennesima volta, distruggendola e umiliandola?
Ma forse stava proprio in questo il mio problema. Il mio continuo vivere nell’ombra, il nascondere la vera me stessa per tutti quegli anni non aveva fatto altro che avvelenarmi, finendo per contaminare tutto quello che toccavo e quel poco di buono che c’era in me. Finendo per allontanare da me anche le persone alle quali tenevo di più al mondo.
Mi era venuta voglia di urlare, di prendere a pugni qualcosa, ma mi ero trattenuta. Avevo continuato a camminare fino al bar dove lavorava Mai. Infilando le mani gelate in tasca per riscaldarle mi ero messa ad osservare il caos frenetico all’interno del locale, ero certa che nessuno mi avrebbe notata in tutta quella confusione. Probabilmente un’altra persona sarebbe entrata, avrebbe chiesto scusa a Mai e avrebbe ascoltato i suoi consigli, facendosi consolare, ma io preferii rimanere là fuori mentre i fiocchi di neve si posavano sul mio giaccone scuro.
Era così facile per loro abbandonare i pregiudizi passati ed andare avanti. Perché per me doveva essere così difficile invece?
Non so se sarei riuscita a perdonare Mikoto o Shizuru per quello che avevano fatto durante il Karnival, come avevano fatto le altre, se queste mi avessero fatto del male come l’avevano fatto a loro. Come non avrei perdonato Miyu se mi fossi trovata al posto di Higurashi Akane. Era questo che mi differenziava da loro. Io non ero una persona che riusciva facilmente ad abbattere i muri che la separavano dagli altri, da se stessa e dai pregiudizi. Se si fosse trovata Mai nella mia situazione avrebbe di sicuro agito nel migliore dei modi. Si sarebbe dichiarata a Shizuru, avrebbe passato il Natale con lei e tutte quelle cose che facevano le coppie normali; e l’avrebbe fatto già un anno fa.
Affondando il viso nel colletto del cappotto mi ero chiesta cosa significasse davvero quella parola per me. Normale. Da un po’ non riuscivo più a distinguere cosa lo fosse e cosa no, se prima quella differenza era stata uno dei cardini della mia vita ora sembrava essere sfumato.
Normale prima era vivere nell’ombra senza preoccuparsi degli altri, non era normale chi si abbandonava a schiocche frivolezze come i patemi d’amore.
Normale era odiare chiunque, anche me stessa, lo era chiudersi in quella stupida vendetta. Non era normale interessarsi alle vite degli altri o a qualcosa che non fosse la distruzione del Primo Distretto.
Non era normale che due uomini o due donne stessero assieme, sarebbe stato sconveniente e disdicevole. Non sarebbe mai stato amore, e se qualora lo fosse stato, allora neanche amare sarebbe stato normale.
Ora invece cosa era cambiato? Cosa era diventato normale e cosa no?
Fissando il mio debole riflesso sul vetro mi chiesi fino a quando avrei permesso a quei pregiudizi e convinzioni di continuare a decidere per me. Se ero riuscita ad accettare l’amore e l’affetto nella mia vita, se finalmente potevo essere una ragazza come tutte le altre perché continuavo a pormi dei limiti. Perché continuavo a voler farmi del male? La cosa peggiore, mi ritrovai ad ammettere, era che con quel modo di fare finivo per far soffrire anche quelli che mi stavano attorno. Pareva così diversa dalla sera prima, Mai, mentre chiacchierava con Akane e Mikoto. Sembrava serena, priva di qualunque preoccupazione. Eppure ieri sera era furiosa, ma non perché le avessi fatto qualcosa, ma perché lo avevo fatto a me stessa ancora una volta. Per quanto potesse trovare Shizuru una piacevole compagnia in una serata invernale non l’avrebbe mai definita sua amica e i suoi sentimenti non le sarebbero mai importati più di tanto. Era per me che aveva perso il sorriso e che aveva urlato. Era per colpa della mia stupidità e del mio bigottismo che avevo sferrato a Shizuru la stoccata finale.
Strinsi i pugni con forza, in balia della rabbia. Una rabbia pura e genuina: quella verso me stessa. Ringraziai mentalmente Mai per avermi già schiaffeggiata la sera prima, o l’avrei fatto io stessa in quel momento. Mi allontanai dalla vetrina indietreggiando mentre nella mia mente finalmente si disegnava una sorta di linea che univa assieme tutti gli eventi che si erano susseguiti dal giorno in cui avevo conosciuto Shizuru fino ad arrivare a quel momento, a quella rabbia davanti alla vetrina. Riuscivo come a vederne il filo conduttore, un’entità nascosta dietro a quegli sviluppi, a quell’avvicinamento lento e graduale. Non era stata solo lei a volersi avvicinare a me, anche io l’avevo voluto, altrimenti l’avrei allontanata come avevo sempre fatto con quelle come lei. No, non come lei, simili a lei. Nessuno sarebbe mai stato in grado di eguagliarla, di riprendere ogni sua mutevole sfaccettatura.
Avevo quindi gettato uno sguardo allarmato all’orologio appeso al muro all’interno del locale. Erano ancora le sei e mezzo, forse non era ancora troppo tardi. Incominciai a correre, senza badare molto degli sguardi incuriositi che le persone mi rivolgevano. No, quello che stavo facendo non era normale, lo sapevo, ma era necessario. Non c’era più solo il bianco o solo il nero. Esisteva il grigio, e quello sarebbe stato il mio compito negli anni a venire, sondare ogni parte contenuta in esso. Non avrei più permesso che qualcuno mi controllasse. Nessuno, nemmeno me stessa.
 
I polmoni in fiamme, il giubbotto sporco e il viso arrossato. Ecco come mi ritrovai una volta che arrivai nello spiazzale che precedeva l’entrata nel palazzo dove viveva Shizuru. Appoggiandomi alle ginocchia maledissi la neve, non ci sarebbe stato bisogno di correre in quel modo se avessi potuto usare la Duran Mark IV, poco male, quella corsa era stata una sorta di toccasana per me. Non ero certa che correndo sulla moto e distacca nomi da quello che avevo intorno sarei riuscita ad essere abbastanza lucida da rendermi conto del problema e da voler cercare una soluzione. Sarei solo scappata. Per l’ennesima volta, ed ero stanca di farlo.
Emisi un enorme sbuffo rimettendomi dritta e voltando la testa verso la porta di vetro dell’ingresso del palazzo. Senza pensare a nulla mossi qualche passo in quella direzione, varcando l’entrata e beandomi del caldo al suo interno. Cercai di scrollarmi la neve di dosso, ma invano. Ormai il mio cappotto poteva considerarsi completamente zuppo per mia enorme sfortuna. Eccola qui, come sempre. La mia compagna di viaggio.
Non osai specchiarmi per evitare di prendere un infarto e decisi di andare subito al dunque, incamminandomi verso le scale con una decisione tale da non sembrare nemmeno io. Tra qualche minuto sarebbe arrivata l’ora della verità. Avrei sistemato ogni cosa. Il mio destino sarebbe stato deciso dalle mie prossime mosse. Quella sensazione mi fece sentire come una scarica elettrica attraversarmi le membra e condensarsi sul mio ventre. Immaginai che fosse una sorta di fenomeno di “farfalle nello stomaco” in forma tremendamente aggravata, ed in effetti poteva esserlo.
Mentre correvo in quella direzione con i piedi doloranti e il fiato corto non avevo avuto modo di preoccuparmi o di spaventarmi. Avevo agito d’istinto e basta, come preferivo sempre fare per evitare di farmi prendere dal panico. Il piano però non stava funzionando a dovere visto che l’ansia era stata solo momentaneamente rimandata. Tuttavia sorprendentemente questo non bastò a fermarmi, anzi mi diede un motivo per velocizzare il mio passo fino a ritrovarmi davanti alla porta dell’appartamento di Shizuru.
Poggiai istintivamente il palmo della mano sul legno chiaro e regolare, ringraziando di essere riuscita a vederlo di nuovo. Mi trasmetteva una sorta di senso di sicurezza, come tutto in quel palazzo o in quella casa, persino la porta riusciva a ricordarmi Shizuru e farmi sentire protetta. Un sorriso leggero si disegnò sul mio volto mentre mi abbandonavo a quella considerazione, ma venne quasi subito cancellato da una considerazione spaventosa. Ero arrivata, ed ero persino in tempo forse. Restava un solo problema. Un piccolo insignificante problema: cosa le avrei detto?
Durante tutto il tragitto non avevo fatto altro che pensare ad arrivare, non avevo mai riflettuto su cosa le avrei detto una volta che mi fossi trovata lì. Sbiancai istintivamente mentre vedevo il mio piano fallire prima ancora di iniziare. Cosa si doveva dire ad una persona che hai rifiutato anche se non lo si pensava veramente? Bastavano delle scuse? Avrebbe preteso una dichiarazione? No, non era da Shizuru. Per lei sarebbe stata una cosa semplice, magari un sorriso. Un sorriso e poi amiche come prima? No. Non andava bene. Il tornare “come prima” era proprio quello che volevo evitare. Ma allora cosa avrei dovuto fare?
Mi dissi quindi che forse sarebbe stato meglio tornare un altro giorno, che avrei creato un discorso di scuse con un senso compiuto, che sarei tornata con dei vestiti decenti e magari non zuppa di neve e sudata per la corsa di prima, ma il destino - o la mia stupidità, siate liberi di definirlo come vi pare - aveva già deciso per me.
Senza rendermene conto nella mia indecisione non avevo fatto altro che colpire la porta, ritrovandomi a bussare involontariamente. Quando sentii i suoi passi muoversi verso di me fu chiara una cosa: non ci sarebbe stata un’altra occasione. Il mio futuro sarebbe stato deciso di lì a qualche minuto.
 
O meglio secondo. Non avrò altro prima che lei apra questa porta. Secondi, che decideranno il mio presente. Penso e ripenso, scervellandomi su cosa potrei dire o fare per farle comprendere ciò che provo. Per farle capire che i miei sentimenti sono sinceri. Continuo a scervellarmi, fino a che lei non apre la porta.
È stupenda come sempre, ed è visibilmente sorpresa. Non dice niente ma vedo che le sue labbra articolano il mio nome in un muto richiamo. Indossa già i vestiti che porterà durante il viaggio per tornare a casa dai suoi genitori, e intravedo dietro di lei una valigia già pronta. Quello che però attrae la mia attenzione sono i suoi occhi gonfi e le sue mani tremanti. Nonostante cerchi di nasconderlo dietro la sua bellezza e perfezione quella che ho di fronte è una donna distrutta, una donna che crede di aver perso tutto.
Tutto per colpa mia.
Sondo i suoi occhi rossi con i miei. Cercano delle risposte, vogliono sapere perché mi trovo qui. Vogliono sapere qual è la vera Natsuki, se i suoi incubi continueranno o se finalmente potrà dormire in pace.
È così strano, ora che ce l’ho di fronte tutta la paura è andata via, come risucchiata da quell’inferno cremisi. Mi chiedo come sia possibile non aver capito per tutto questo tempo chi fosse la persona alla quale tenessi di più, ma soprattutto quale fosse la cosa più importante.
Mi viene facile finalmente riuscire a classificare le sensazioni provate quando sto con lei, e riuscire a capire quello che lei prova per me da anni non è più così difficile.
La mia mano cerca una delle sue, tremante, e con estrema calma la porta al mio volto, facendola appoggiare sulla guancia proprio come quella volta. Sembra passato così tanto tempo da allora. Quando qualche sera prima le avevo chiesto se fosse felice, Shizuru aveva risposto in questo modo. Mi aveva mostrato i sentimenti che provava con una classe ed eleganza che difficilmente sarebbero stati eguagliati da qualcun altro. Non erano servite parole, era bastato quel suo gesto e quel suo sguardo adorante per farmi capire come la sua felicità fossi sempre stata  io stessa.
Il palmo di Shizuru è caldo e morbido, mi piace la sensazione che fa a contatto con la mia pelle. Alzo appena lo sguardo per incrociare di nuovo i suoi occhi spalancati dalla sorpresa, ne colgo ogni sfumatura rossastra e mi beo della consapevolezza che non guarderanno mai nessun altro così, e lo stesso faranno i miei.
Sorrido appena prima di parlare mentre stringo più forte la sua mano.
- Chiedimi se sono felice.-


 
 
 


Siamo finalmente giunti alla fine della Fic. Spero che il finale sia stato di vostro gradimento, durante la stesura di questi otto capitoli la scena finale era l'unica che avessi in mente sin dall'inizio :3 Vorrei ringraziare chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite, chi mi ha recensito o anche solo letto! Per me significa molto :3 Detto questo vorrei ringraziare più specificamente le due persone più importanti della mia vita. 

Ringrazio la mia Gnocconana per essere stata sempre presente e aver letto paragrafo per paragrafo man mano che li sfornavo (anche alle quattro dle mattino, facendomi arrivare notifiche improbabili xD). Grazie bella, ti vogghiu bene <3

Perultima, ma non di certo per importanza vorrei ringraziare Benedetta, la mia dolce metà, alla quale è dedicata la storia. So che doveva essere un regalo di Natale... ma quando il blocco dello scrittore parte non c'è nulla da fare T.T Ti ringrazio di esistere, davevro. Senza di te tutte le cose che scrivo, invento o anche solo penso non sarebbero belle la metà. Sei la mia musa e spero che rimarrai tale per sempre. Buon San Valentino, ti amo.

 
P.S. Ogni commento o critica (soprattutto le critiche) è ben accetta! E ricordiamo che i termini che vi sfuggono trovano una traduzione alla fine dei capitoli precedenti!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2333163