Non bisogna mai arrendersi!

di Chiaraeiou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo capitolo: ***
Capitolo 2: *** Il secondo capitolo ***



Capitolo 1
*** Il primo capitolo: ***


Guardai fuori dal finestrino. Non ci potevo credere: stavo davvero andando al liceo. 
Guardai mia madre. Chissà per quanto tempo non l'avrei più rivista. Ma le avevo promesso che ci saremmo sentite tutti i giorni, e io mantengo le promesse!
Ora la mia vita sarebbe cambiata del tutto: nuova scuola, nuove amicizie, nuovi corsi e sport. 
Ah, gli sport. Non sono mai stata portata per gli sport, mai. Fino a quest'estate, che lui mi fece imparare tutte le basi in sole tre settimane. Sorrisi pensando a lui.
"Ti amo, ma ormai è troppo tardi. Addio!" quelle parole entrarono nella mia mente senza che me ne accorgessi. Ho passato due mesi cercando di dimenticarmele, ma non c'è la faccio, è più forte di me. Per la prima volta qualcuno aveva confessato a me i propri sentimenti, per la prima volta qualcuno si innamorò veramente di me. Peccato che quel qualcuno era proprio il mio migliore amico. io darei anima e corpo per lui, ma non lo amo, è questo il problema!
Ho provato con tutta me stessa ad innamorarmene davvero. Perché è bello essere corrisposti no? Ma niente da fare. In fondo non puoi cambiare i tuoi sentimenti, non puoi importelo purtroppo. 
La chiave della macchina girò, facendomi tornare alla realtà.
"Eccoci arrivati." sorrise soddisfatta mia madre.
Mi guardò un po' in silenzio. Uno dei nostri soliti sguardi silenziosi. 
Poi mi saltò addosso e mi abbracciò. 
Stava piangendo. 
"Mi mancherai tantissimo." disse. Anche io avevo le lacrime agli occhi, ma mi trattenei.
"Mamma, ti giuro che ci sentiremo tutti i giorni e tu sai che le promesse le mantengo! Ti aggiornerò sempre su tutto! E una volta al mese mi vieni a trovare, ne abbiamo già parlato." mugugnai.
"Lo so piccola, lo so." mi lasciò con un lungo sospiro.
Le diedi un lungo bacio sulla guancia e uscì dalla macchina.
Eccomi qua, ad iniziare il primo giorno di liceo.
Bene, ora sono fottuta!

Ciao a tutti.. Scusatemi se è un po' corto, vi prometto che mi farò ripagare nel prossimo :) Spero che vi piacciaa, anche se non è ancora iniziata la vera storia. ;)

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Capitolo 2
*** Il secondo capitolo ***


Primo Capitolo

Finalmente dopo aver atteso due ore fuori dalla scuola, potei entrare. Dentro c’era tanta confusione tra alunni, insegnanti, bidelli e genitori.

Magari mia madre fosse potuta venire, ma purtroppo era dovuta andare a lavoro. Lei faceva la giornalista per La Stampa. Raccontava per di più alcuni problemi delle persone attraverso interviste: il governo attuale, poco lavoro, troppe tasse, famiglia, problemi climatici (troppo caldo ad esempio)… insomma, intervistava qualche persona e portava le sue testimonianze al giornale in modo che tutti potessero leggerlo e capire che non solo loro avevano dei problemi e che, anzi, c’era chi era messo peggio. Così mi diceva sempre la mamma.

Mio padre invece fa il fotografo. Fotografa principalmente la natura: flora, fauna, paesaggi, cielo ecc… A volte mi capitava da piccola di prendere la sua macchina fotografica professionale e scattare delle foto. Una volta feci una foto stupenda al tramonto. Piacque così tanto a mio padre che la pubblicò nel suo ufficio sotto suo nome ovviamente. Ma a me andava benissimo così perché mio padre riuscì a guadagnare tantissimo grazie alla mia foto. E ogni volta che andavo in ufficio da lui, vedevo sempre la mia foto in un quadro appeso dietro alla scrivania.

Un giorno papà mi disse:

“Sai perché l’ho messo proprio dietro alla scrivania, tesoro?”

Io feci segno di no.

“Perché ogni volta che sarò stressato dal troppo lavoro o sarò stanco, mi girerò e penserò a te e alla nostra famiglia. E allora mi ricorderò che sto lavorando per uno scopo: tornare a casa, rivedere la mia famiglia, la mia casa, potervi dare da mangiare e poter aiutare il più possibile la mamma anche in campo economico. Questa foto che tu hai fatto non mi ha portato solo soldi, ma anche una incredibile… gioia.” Disse sorridendo, felice.

Ogni volta che ci penso sorrido. Era anche grazie a me se ogni giorno gli portavo gioia, pure quando non ero presente, non ero esattamente con lui, ma è come se ci fossi sempre per lui. E ne sono tutt’ora felice.

E infine la più piccola di casa: mia sorella. Lei fa ancora le elementari, la seconda per esattezza. Anche se è così piccola, è molto più popolare di me: ha già dato il suo primo bacio, mezza scuola le va dietro e ha già presentato una decina di ragazzi a mamma e papà.

Quando ci penso un po’ mi deprimo. E io? Io il mio primo bacio l’ho ricevuto quest’estate.

*Canestro. Mi aveva battuto, di nuovo. 120 punti suoi e 90 miei.

Perché non riesco mai a batterlo?

-Tanto non riuscirai mai a battermi, arrenditi.- disse sorridendo.

-Non mi arrenderò mai. Un giorno ti giuro che riuscirò a batterti. E questo giorno non sarà neanche tanto lontano.- le promesse le mantengo sempre. Ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Si mise a ride rumorosamente.

Feci la finta offesa a braccia incrociate e sguardo arrabbiato verso l’alto.

-Che cosa ti…- ma fui bloccata dalla sua mano sulla mia testa.

Ho capito che sei 20 centimetri più alto di me e che io sono una nana, ma questo non vuol dire che me lo devi ricordare tutte le volte, pensai.

Lui si abbassò in modo da avere lo sguardo fisso e dritto sul mio. Si avvicinò sempre di più. Si avvicinò alle mie labbra, sorrise e mi baciò.

Non lo respinsi, probabilmente perché non volevo che ci rimanesse male, sinceramente non so. Sapevo soltanto che mentre lo baciavo –il mio primo bacio.- sentivo soltanto un grande affetto e amicizia, nient’altro. E questo mi dispiaceva tantissimo.

Dopo un po' si staccò e mi sussurò all'orecchio: "Ti amo. Ma ormai è troppo tardi! Addio!" Non capivo cosa volesse dirmi. Sì girò e se ne andò via. Da quel giorno non lo vidi più. Scoprì una settimana dopo da un suo vecchio amico che si era trasferito a Londra, per sempre. Avrei voluto scrivergli che mi mancava, che non mi doveva lasciare da sola, che doveva tornare perché dovevo ancora batterlo, ma purtroppo lo conoscevo troppo bene e sapevo benissimo che lui non avrebbe voluto. Lui mi aveva detto addio in quel momento, e questo vuol dire che solo allora era pronto. Non volevo fargli bruciare la sua unica oppurtunità, nel caso fosse stato davvero un addio.

Ma già mi mancava. E mi sarebbe mancato per sempre.*

I ricordi raffioravano la mia mente, tanto da non accorgermi che avevano portato noi del primo anno in una enorme sala.

-Sembra la sala di teatro vero?- mi chiese una ragazza vicino a me.

-Si, è vero.- risposi confusa.

No, anzi ne ero sicura. C'era un enorme palco con due tende rosse che lo coprivano, ormai già aperte da un pezzo.

Prese il microfono un signore che dimostrava almeno 70 anni. Rugoso, con i capelli bianchi, la carnagione chiarissima e gli occhiali. 

-Buongiorno a tutti gli studenti di prima di quest'anno.- Che cosa? Legge un copione? Magari è quello per tutti gli anni. Ridicolo. -Io sono il vostro preside.- inghiotti tutta la saliva che avevo in gola. Ok, i miei pensieri è meglio se li tengo per me. -Vi do il benvenuto e spero davvero che questa scuola possa essere di vostro gradimento e che siate sempre molto attenti allo studio e alle discipline...-

-Ma questo quando finisce? Che palle!- sbuffò la ragazza di prima.

Mi misi a ridere nel modo più silenzioso possibile, anche se mi dispiaceva per quel signore, ma proprio non riuscivo a mettere.

Dopo un po' si mette a ridere anche la ragazza.

-Piacere Anna.- si presentò quando finimmo tutte e due di ridere.

-Alessia.- sorrisi.

-... Ora vi darò un foglio ad ognuno di voi dove ci sarà scritto in che camera dormirete e in che classe andrete domani. Chiamiamo in ordine alfabetico.- concluse il preside.

Quando mi chiamarono guardai subito il biglietto: "Camera 24; Classe 1C"

Uscì dalla porta nella quale ci sono le stanze delle prime. Ad un certo punto un foglietto mi blocca la strada: "Camera 24; Classe 1B"

-Tu che cos'hai?- era Anna.

-Mi fai prendere un colpo un giorno, Anna. Proprio davanti me lo dovevi piazzare sto foglietto? Comunque siamo in camera insieme, ma in classe diversi: io sono nella 1C.- dissi.

-Scusami tanto. Vabbe dai alla fine le classi chissene frega. Per fortuna siamo capitate nella stessa camera, meglio!-

-Sì questo è vero.- sorrisi pensando che a volte la fortuna era anche dalla mia parte.

Speriamo in bene.

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