Primo Capitolo
Finalmente dopo aver atteso due
ore fuori dalla scuola, potei entrare. Dentro c’era tanta confusione tra
alunni, insegnanti, bidelli e genitori.
Magari mia madre fosse potuta
venire, ma purtroppo era dovuta andare a lavoro. Lei faceva la giornalista per
La Stampa. Raccontava per di più alcuni problemi delle persone attraverso
interviste: il governo attuale, poco lavoro, troppe tasse, famiglia, problemi
climatici (troppo caldo ad esempio)… insomma, intervistava qualche persona e
portava le sue testimonianze al giornale in modo che tutti potessero leggerlo e
capire che non solo loro avevano dei problemi e che, anzi, c’era chi era messo
peggio. Così mi diceva sempre la mamma.
Mio padre invece fa il fotografo.
Fotografa principalmente la natura: flora, fauna, paesaggi, cielo ecc… A volte
mi capitava da piccola di prendere la sua macchina fotografica professionale e
scattare delle foto. Una volta feci una foto stupenda al tramonto. Piacque così
tanto a mio padre che la pubblicò nel suo ufficio sotto suo nome ovviamente. Ma
a me andava benissimo così perché mio padre riuscì a guadagnare tantissimo
grazie alla mia foto. E ogni volta che andavo in ufficio da lui, vedevo sempre
la mia foto in un quadro appeso dietro alla scrivania.
Un giorno papà mi disse:
“Sai perché l’ho messo proprio
dietro alla scrivania, tesoro?”
Io feci segno di no.
“Perché ogni volta che sarò
stressato dal troppo lavoro o sarò stanco, mi girerò e penserò a te e alla
nostra famiglia. E allora mi ricorderò che sto lavorando per uno scopo: tornare
a casa, rivedere la mia famiglia, la mia casa, potervi dare da mangiare e poter
aiutare il più possibile la mamma anche in campo economico. Questa foto che tu
hai fatto non mi ha portato solo soldi, ma anche una incredibile… gioia.” Disse
sorridendo, felice.
Ogni volta che ci penso sorrido. Era
anche grazie a me se ogni giorno gli portavo gioia, pure quando non ero
presente, non ero esattamente con lui, ma è come se ci fossi sempre per lui. E ne
sono tutt’ora felice.
E infine la più piccola di casa:
mia sorella. Lei fa ancora le elementari, la seconda per esattezza. Anche se è
così piccola, è molto più popolare di me: ha già dato il suo primo bacio, mezza
scuola le va dietro e ha già presentato una decina di ragazzi a mamma e papà.
Quando ci penso un po’ mi
deprimo. E io? Io il mio primo bacio l’ho ricevuto quest’estate.
*Canestro. Mi aveva battuto, di
nuovo. 120 punti suoi e 90 miei.
Perché non riesco mai a batterlo?
-Tanto non riuscirai mai a battermi,
arrenditi.- disse sorridendo.
-Non mi arrenderò mai. Un giorno
ti giuro che riuscirò a batterti. E questo giorno non sarà neanche tanto
lontano.- le promesse le mantengo sempre. Ormai era troppo tardi per tornare
indietro.
Si mise a ride rumorosamente.
Feci la finta offesa a braccia
incrociate e sguardo arrabbiato verso l’alto.
-Che cosa ti…- ma fui bloccata
dalla sua mano sulla mia testa.
Ho capito che sei 20 centimetri
più alto di me e che io sono una nana, ma questo non vuol dire che me lo devi
ricordare tutte le volte, pensai.
Lui si abbassò in modo da avere
lo sguardo fisso e dritto sul mio. Si avvicinò sempre di più. Si avvicinò alle
mie labbra, sorrise e mi baciò.
Non lo respinsi, probabilmente
perché non volevo che ci rimanesse male, sinceramente non so. Sapevo soltanto
che mentre lo baciavo –il mio primo bacio.- sentivo soltanto un grande affetto
e amicizia, nient’altro. E questo mi dispiaceva tantissimo.
Dopo un po' si
staccò e mi sussurò all'orecchio: "Ti amo. Ma ormai
è troppo tardi! Addio!" Non capivo cosa volesse dirmi. Sì
girò e se ne andò via. Da quel giorno non lo vidi
più. Scoprì una settimana dopo da un suo vecchio amico
che si era trasferito a Londra, per sempre. Avrei voluto scrivergli che
mi mancava, che non mi doveva lasciare da sola, che doveva tornare
perché dovevo ancora batterlo, ma purtroppo lo conoscevo troppo
bene e sapevo benissimo che lui non avrebbe voluto. Lui mi aveva detto
addio in quel momento, e questo vuol dire che solo allora era pronto.
Non volevo fargli bruciare la sua unica oppurtunità, nel caso
fosse stato davvero un addio.
Ma già mi mancava. E mi sarebbe mancato per sempre.*
I ricordi raffioravano la mia mente, tanto da non accorgermi che avevano portato noi del primo anno in una enorme sala.
-Sembra la sala di teatro vero?- mi chiese una ragazza vicino a me.
-Si, è vero.- risposi confusa.
No, anzi ne ero sicura. C'era un enorme palco con due tende rosse che lo coprivano, ormai già aperte da un pezzo.
Prese il microfono un
signore che dimostrava almeno 70 anni. Rugoso, con i capelli bianchi,
la carnagione chiarissima e gli occhiali.
-Buongiorno a tutti
gli studenti di prima di quest'anno.- Che cosa? Legge un copione?
Magari è quello per tutti gli anni. Ridicolo. -Io sono il vostro
preside.- inghiotti tutta la saliva che avevo in gola. Ok, i miei
pensieri è meglio se li tengo per me. -Vi do il benvenuto e
spero davvero che questa scuola possa essere di vostro gradimento e che
siate sempre molto attenti allo studio e alle discipline...-
-Ma questo quando finisce? Che palle!- sbuffò la ragazza di prima.
Mi misi a ridere nel
modo più silenzioso possibile, anche se mi dispiaceva per quel
signore, ma proprio non riuscivo a mettere.
Dopo un po' si mette a ridere anche la ragazza.
-Piacere Anna.- si presentò quando finimmo tutte e due di ridere.
-Alessia.- sorrisi.
-... Ora vi
darò un foglio ad ognuno di voi dove ci sarà scritto in
che camera dormirete e in che classe andrete domani. Chiamiamo in
ordine alfabetico.- concluse il preside.
Quando mi chiamarono guardai subito il biglietto: "Camera 24; Classe 1C"
Uscì dalla
porta nella quale ci sono le stanze delle prime. Ad un certo punto un
foglietto mi blocca la strada: "Camera 24; Classe 1B"
-Tu che cos'hai?- era Anna.
-Mi fai prendere un
colpo un giorno, Anna. Proprio davanti me lo dovevi piazzare sto
foglietto? Comunque siamo in camera insieme, ma in classe diversi: io
sono nella 1C.- dissi.
-Scusami tanto. Vabbe dai alla fine le classi chissene frega. Per fortuna siamo capitate nella stessa camera, meglio!-
-Sì questo è vero.- sorrisi pensando che a volte la fortuna era anche dalla mia parte.
Speriamo in bene.
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