Ballando con i lupi, scolpendo il destino di masterteo89 (/viewuser.php?uid=49082)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Introduzione ***
Capitolo 2: *** 2- Il Giardino di Minosse ***
Capitolo 3: *** 3 - Belezar il nero ***
Capitolo 4: *** Un passo alla volta...gli alchimisti sono sgominati. ***
Capitolo 5: *** Il circo dei baroni dell'inferno - parte 1 ***
Capitolo 1 *** 1- Introduzione ***
1- introduzione
Salve , forse vi ricorderete di me per opere non finite quali "Wolf's
Howl" , "Redenzione" e "Luce nell'oscurità". Nonostante
l'introduzione famigliare...no, non sono Troy McClure.
Sono il vostro amato et odiato Masterteo con un nuovo grande progetto.
Questa storia la scrivo prevalentemente per diletto personale : la
considero quasi una sorta di esperimento. Non pretendo che vi piaccia.
Allora, di che si tratta? Questa storia si suddivide in archi tutti
diversi tra loro, ma legati da un filo conduttore. Una successione di
eventi che avrà luogo in posti drasticamente diversi tra loro.
Così ad esempio l'arco 1 sarà ambientato in un luogo
totalmente diverso dall'arco 2 e persino l'atmosfera sarà
diversa...dando l'idea di 2 storie differenti tra loro, eppure unite.
Arco 1 : è ciò da cui si inizia. E, se posso ammetterlo,
il più ostico da scrivere. Altro non è che un crossover
tra Inuyasha e Deathtrap Dungeon, un gioco tanto bello quanto vecchio
(1998). Ora, dato che certe cose potrebbero confondere chi non vi ha
mai giocato, vi consiglio questi link:
http://gamesdbase.com/Media/SYSTEM/Sony_Playstation//Manual/formated/Ian_Livingstone-s_Deathtrap_Dungeon_-_1998_-_Eidos_Interactive.pdf
<--- questo bellissimo pdf contiene le
immagini e info dei mostri che presto o tardi mi troverò a
citare, quindi non può che esservi d'aiuto nella comprensione
dei deliri che mi accingo a scrivere.
http://www.youtube.com/watch?v=jNGjSpKL2SU qui invece c'è il
primo di una serie di video che mostrano il gioco. Io vi consiglio di
vederne almeno quel che basta a comprendere l'ambientazione,
perchè ammetto che descriverla a parole verso persone che non
hanno mai visto il gioco...può essere molto difficile.
Guardatevi giusto i primi 5 minuti, o più se scoprite che il
gioco vi piace!
Ma bando alle ciance...iniziamo, che prima posto il capitolo prima
potete sommergermi di commenti del tipo " Ma che ti è saltato in
mente di scrivere, povero folle! ".
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1- Gli eroi si incontrano : David il Debole e Ayame la lupa selvatica.
Da quanti giorni non vedeva più la luce del sole?
Da quanti giorni non scorgeva più le sagome fulgenti delle stelle, maestose nella loro aurea gloria?
Da quanti giorni aveva perso ogni speranza?
Domande destinate a rimanere prive di risposta alcuna. Era mattina? Era
pomeriggio? O forse era già calata la sera senza che se ne fosse
accorto?
David ignorava tutto ciò, sapeva solo di essere
inelluttabilmente condannato, preda di un fato avverso che lo aveva
gettato in quel labirinto maledetto.
Molte domande affollavano la sua mente, ma più il loro numero aumentava meno senso ne si poteva trarre.
Dopotutto aveva visto alcune cose che chiaramente non potevano essere
reali : creature mostruose, congegni bizzarri e ignoti , magie e
costruzioni irrealizzabili. La logica semplicemente non poteva spiegare
nulla di quanto gli stesse capitando!
Le alternative erano solamente due : armarsi di creatività e
mentalità aperta o capitolare miseramente, abbracciando l'idea
di essere diventato irrimediabilmente pazzo.
Avrebbe potuto considerare ogni singolo aspetto di questa realtà
come un puro e semplice pezzo di un mosaico di una mente folle e
delirante, tuttavia ogni cosa era troppo vivida e nitida per essere
immaginaria.
Le rocce erano sgradevolmente viscide e ruvide, ricoperte di muffa e
sporcizia varia. L'aria era stagnante, pregna del tanfo dolciastro
della putrefazione : o forse la causa era il cadavere alle sue spalle?
Un tempo era stato un essere vivente : David ci aveva parlato ed
insieme avevano attraversato i bui corridoi di quel labirinto; tuttavia
la loro avventura non era destinata a durare.
E ora David si trovava accasciato a terra, con la spalla sinistra che
presentava una ferita dalla quale copioso sgorgava il suo stesso sangue
dannato.
Dannato perchè per l'ennesima volta se l'era cavata, la morte lo
aveva risparmiato. Ma tutto ciò a scapito del suo attuale
compagno. David era sicuramente maledetto dagli dei, poichè era
latore di morte per chiunque gli stesse vicino.
Aveva avuto diversi compagni d'avventura, ma tutti poco alla volta
erano scomparsi, falciati dalla nera mietitrice. Tutti tranne lui, il
giovane che ad ogni passo camminava lungo un sentiero disseminato dalle
ossa dei suoi simili sventurati.
Il giovane non si sarebbe mai aspettato che la sua vita potesse
prendere una simile piega! Era tutto assurdo e irreale, quasi fosse
diventato il protagonista involontario di una banale pellicola
economica.
Un attimo prima si trovava , zaino in spalla, diretto in
università come era solito fare ogni mattima. Ma repentinamente
una fitta l'aveva colto e la nebbia si era addensata dinanzi ai suoi
occhi : quando si risvegliò il paesaggio era drasticamente
mutato.
Fu così che si trovò a vagare lungo gli oscuri corridoi
di quella che pareva essere una enorme caverna : e stando alla
testimonianza di un avventuriero, David si trovava difatto nel ventre d
una gigantesca grotta scavata sul lato di una montagna.
David non rivide più quel tale, ma il loro incontro fu
tutt'altro che infruttuoso : riuscì infatti a fare luce sulla
situazione.
A quanto pare si trovava nei dintorni di una cittadina vicina ai
Carpazi (Transilvania forse?) , un paese sotto il giogo di un tiranno
che dall'alto del suo castello situato sopra alla montagna esercitava
il suo potere con un pugno di ferro.
Ma questo era ancora abbastanza credibile, nulla di particolare se si
trascurava il fatto che apparentemente David era "volato"
dall'Italia alla Romania.
Il problema era che apparentemente l'anno era il 1550 mentre, a detta
del giovane, se la matematica non era una opinione in teoria doveva
essere il 2014.
Ma tornando al tiranno, che apparentemente era un barone di nome
Sukumvit, non era cauto tralasciare il fatto che fosse una persona
particolarmente sadica e folle.
Infatti aveva lanciato una sfida a chiunque fosse stato abbastanza
coraggioso da cimentarsi nell'impresa : sopravvivere al labirinto
scavato nel cuore della montagna.
Il vincitore avrebbe conquistato una gloria imperitura, oltre ad
una ingente somma di oro, gioielli e gemme preziose. In verità
non c'era limite al numero di vincitori, poichè nessuno era mai
riuscito a sopravvivere.
All'inizio David non aveva dato retta alle parole dell'individuo,
ritenendolo un pazzo. Tuttavia dovette convenire che il folle era lui
stesso : era tutto reale, sia il labirinto che le trappole e le
creature.
Pareva infatti che un gran numero di mostri e leggende avesse risposto
alla chiamata alle armi del barone, desiderosi di banchettare con le
anime degli sventurati avventurieri.
E David li aveva visti con i propri occhi : demoni e orchi ripugnanti
come quelli delle favole che leggeva da bambino...ma ora le favole
erano divenute tanto reali quanto aggressive.
Il labirinto invece era, come insito nel termine, un labirinto. Si era
smarrito numerose volte e non era che all'ingresso del percorso :
doveva ancora trovare la strada che lo conducesse nel cuore della
caverna.
Ma in realtà egli non desiderava avventurarsi troppo in
profondità, poichè non era affatto sicuro di poter
sopravvivere. Nascondersi non sarebbe più bastato ad evitare una
morte violenta.
Ma bisognava spezzare una lancia in favore del labirinto : infatti era un luogo estremamente singolare.
Si passava da caverne collegate da ponti che si affacciavano su neri
abissi a corridoi stretti e angusti colmi di polvere e cianfrusaglie. A
tratti il pavimento roccioso era irregolare e aspro, mentre altre volte
David si era trovato a percorrere corridoi di pietra perfettamente
levigata.
Alle pareti alcune torcie illuminavano fiocamente le varie sale,
mettendo in risalto arazzi finemente decorati e macchie di muffa e
licheni. L'impressione del giovane era che una caverna si fosse
mescolata e amalgamata con un castello medievale, creando un miscuglio
di elementi singolare nel suo genere.
Dopoutto non era singolare la sala dove si trovava al momento?
Era una stanza circolare, scavata nella roccia e contenente alcuni
lunghi pilastri di legno che collegavano il soffitto con il pavimento.
Al centro era stata scolpita nella roccia una statua raffigurante un drago
rampante, mentre il gioco di ombre delle torce appese alle pareti
creava l'illusione che l'animale inanimato si muovesse.
In tutto ciò, David era accasciato a terra, dolente e
particolarmente pessimista riguardo al suo futuro. Si potevano ancora
udire da lontano i grugniti rabbiosi degli orchi, quasi sapessero di
essersi fatti sfuggire una succulenta preda.
Ma lentamente un rumore di passi cauti si fece sempre più forte
lungo il corridoio attiguo, spingendo il giovane a voltare rassegnato
il capo per osservare negli occhi il volto della creatura che l'avrebbe
finalmente ucciso.
Lentamente dall'ombra emerse la sagoma di una giovane donna, che poco
aveva di umano. Nelle movenze, nell'atteggiamento, nello sguardo,
pareva di trovarsi dinanzi ad un animale pericoloso.
Occhi smeraldini e sospettosi accolsero il suo sguardo, mentre quasi
impercettibilmente il naso della donna si arricciò : sembrava
quasi che lo stesse fiutando!
Indossava un'armatura nera come la pece, ma le spalle erano coperte con
un mantello di pelo candido che le ricadeva lungo alla schiena. Attorno
al collo una collana composta da zanne animali legate con un cordino
contribuiva ad esaltare la sua natura selvaggia, se già non lo
si era intuito.
Un gonnellino di pelle che a mala pena arrivava a coprirle le ginocchia
pareva garantirle una buona agilità nei movimenti, anche se
forse non era il tipo di indumento adatto per simili posti abbandonati
dagli dei.
Nonostante fosse incredibilmente attraente, David non aveva tempo da perdere in inutili
contemplazioni quando era possibile che anche lei non fosse altro che
un mostro giunto per porre fine alla sua esistenza.
Attese dunque che fosse lei a compiere la prima mossa, limitandosi ad
osservare con malcelato interesse l'iris che adornava i capelli color
del fuoco della giovane. Tanto, con la ferita alla spalla che si ritrovava! Non avrebbe potuto fare molto per difendersi.
Fu allora che la ragazza si aqquattò, andando ad annusare
più da vicino il giovane. Poi, schiudendo le labbra in un debole ed incerto
sorriso, proferì alcune parole. E David non comprese
assolutamente nulla di ciò che gli stava dicendo.
Cinese? Giapponese? Ma soprattutto, quella che spuntava alle sue spalle
era una coda? David era ufficialmente confuso, ormai non c'era
più limite all'assurdo.
La giovane parlò ancora, questa volta gesticolando con enfasi.
-- Ma che lingua parli?-- Chiese David con poca convinzione, perso a
contemplare il movimento ipnotico di quella candida coda tanto soffice
quanto inusuale.
Apparentemente spazientita, la ragazza si umettò le labbra,
picchiettando il terreno con un dito. Aveva delle unghie molto
affilate...o erano forse artigli?
Repentinamente schiaffeggiò David al volto, un gesto tanto
rapido quanto debole e poco determinato : non intendeva nuocergli,
voleva solo ottenere l'attenzione di quello strano umano. Ciononostante
un leggero rivolo di sangue sgorgò dalla guancia del giovane,
lacerata seppur superficialmente dagli artigli esageratamente aguzzi
della donna.
Ottenuta l'attenzione del giovane, la lupa non si curò della
ferita inferta al ragazzo : si limitò ad osservarlo negli occhi
con quei due pozzi color dello smeraldo, tanto intensi e profondi
quanto intimidanti.
--ç@é*°à! §°ç@
ç°é #éçà!--
Esclamò, indicando gli indumenti strani e laceri del giovane,
quelli che un tempo erano stati abiti moderni comodi ed in ottimo stato.
-- Guarda che non comprendo le tue parole, strana creatura.--
Mormorò stancamente David, appoggiando il capo contro la parete.
Tuttavia sussultò quando le sue parole vennerò accolte da
un doloroso pizzicotto, cortesia della lupa che ora lo stava osservando
abbastanza in cagnesco (ho fatto la battuta!...non fucilatemi n.d.a.). Forse che quella strana creatura riuscisse a
comprendere le sue parole?
Strana creatura...David strabuzzò gli occhi a quella
considerazione. Se capiva la sua lingua allora era ovvio che non
si fosse sentita a suo agio a venir chiamata "strana creatura"!
David, che si sentiva particolarmente audace e attribuiva tutto
ciò alla sua ferita, decise di permettersi di prenderla in giro
un poco.
-- O leggiadra fanciulla, può dunque lei comprendere il mio verbo umile e fallace?--
Quando la giovane incrociò le braccia al petto, alzando gli
occhi al cielo sbuffando rumorosamente, David comprese che la donna
effettivamente comprendeva le sue parole. E comprese pure che non stava
dando una buona impressione di sè, quindi decise di cessare il
gioco.
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal suono di un ruggito
in lontananza, un verso da far accaponare la pelle e gelare il sangue
nelle vene. Non potevano dimenticarsi del luogo in cui si trovavano!
La lupa portò istintivamente una mano al fianco, dove pendeva
una katana finemente lavorata. In realtà non poteva saperlo,
dato che la lama non si scorgeva. Però la fattura del fodero era
indicativa della qualità dell'arma.
Quando il silenzio tornò a regnare sovrano lungo quei corridoi
maledetti, la ragazza si sfilò l'iris che teneva sul capo quasi fosse un fermacapelli. Il fiore pareva
brillare, quasi emanasse una luce propria, calda ed invitante.
La giovane poggiò l'iris sulla spalla del giovane, vicino alla
ferita sanguinante : lentamente, sussurrò alcune parole in un
linguaggio sconosciuto, diverso da quello con il quale si era rivolta
al ragazzo.
Fu un attimo : una luce accecante avvolse la sala : poi come era
comparsa scomparve. Ma la spalla non gli duoleva più! Il dolore
era diventato un semplice fastidio!
David non credeva ai propri occhi : la pelle si era come cauterizzata
spontaneamente. Passando una mano lungo la ferita, notò che la
pelle era ancora abbastanza sensibile e infiammata, ma la lacerazione
era scomparsa.
-- Ti ringrazio-- Mormorò grato alla sconosciuta, notando come
il respiro della donna si era fatto irregolare e affaticato.
Evidentemente quella magia, perchè non sapeva in che altro modo
definire il miracolo, era costata cara alla lupa.
Ma nonostante l'apparente spossatezza, la giovane si rizzò in
piedi. Prese il suo tempo a sgranchirsi le membra, facendo scrocchiare
il collo nel processo ; infine si voltò verso David che giaceva
ancora a terra e allungò una mano.
David sorridendo esitante accettò l'offerta e , afferrando
saldamente la mano della giovane, si fece forza e si alzò in
piedi.
La ragazza si limitò a fare una faccia grave, indicando con una
mano il lungo corridoio che si perdeva nell'oscurità. Pareva
quasi volesse ricordare al giovane quale fosse il loro destino.
Poi, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo, indicò
sè stessa e in maniera chiara articolò una parola --
Ayame--.
Intuendo ciò che stava facendo, David annuì e indicando
se stesso affermò -- David. Piacere di conoscerti Ayame.--
Senza aggiungere altro la lupa compì qualche passo in direzione
del corridoio, poi però con un cenno della mano fece comprendere
al giovane che desidevava la sua assistenza.
David era incerto in un primo momento : rammentava fin troppo bene la
sua maledizione. Era debole e inutile, inoltre la gente che gli stava
intorno tendeva a morire.
Ma nonostante ciò, si sentiva in debito verso la donna che lo aveva salvato.
Si fece forza : era giunto il momento di spezzare la maledizione che lo legava al labirinto.
Questa volta nessuno si sarebbe più sacrificato per lui : questa
volta avrebbe fatto di tutto per garantire la sopravvivenza della lupa
misteriosa. Oramai non aveva più nulla da perdere : se fosse
accaduto il peggio, si sarebbe immolato per permettere ad Ayame di
uscire da questo labirinto maledetto.
La dolorosa constatazione dell'inutilità della sua esistenza lo
rattristò non poco : avvertiva un presagio funesto, nell'intimo
del suo animo comprendeva che la sua vita presto sarebbe volta al
termine.
Ma avrebbe combattuto lo stesso fino alla fine.
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Capitolo 2 *** 2- Il Giardino di Minosse ***
2- Il giardino di Minosse
Eccoci quà, il primo ostacolo della camminata attraverso il
labirinto. Se vi piace la storia non sate timidi e recensite, mi
raccomando.
Oggi incontriamo 3 creature che potrete leggere e vedere dal bestiario
(link posto nel primo capitolo) : orco, minotauro e alchimista del caos.
La colonna sonora consigliata per la lettura del capitolo è : http://www.youtube.com/watch?v=fZjy8yVRNwg
Alla prossima! Commentate mi raccomando!
2- Il giardino di Minosse
I due compagni camminarono in silenzio per lunghi, interminabili minuti carichi di incertezza e tensione.
David era assorto nei suoi pensieri e occasionalmente gettava uno
sguardo verso la figura del suo compagno silenzioso : calma e
imperturbata, la giovane proseguiva con un incedere deciso e sicuro.
Quale differenza tra i due! Se Ayame si muoveva in maniera felina,
fluida e silenziosa, David al confronto si sentiva impacciato e goffo.
In realtà la differenza non era così marcata, ma un umano
tende a sentirsi inferiore dinanzi a una novità inattesa, quali
le doti fisiche degli Youkai.
Non avevano incontrato nessuna creatura, fortunatamente : sicuramente
non era destinato a durare, tuttavia David non poteva lamentarsene.
Dopotutto era indifeso, a differenza della lupa al suo fianco. Quegli
artigli, quelle zanne, quella lama : ogni aspetto della giovane
suggeriva di prestare estrema cautela.
Non era molto loquace, ma non la si poteva biasimare : David non
comprendeva la sua lingua. Inoltre, non sembrava il tipo di persona
pronta a fidarsi del suo prossimo con grande facilità.
Al momento i due avevano perlustrato ogni possibile percorso, arrivando
alla conclusione che l'unica uscita da quel labirinto fosse attraverso
la robusta porta di legno che si parava dinanzi a loro.
Ben serrata, pareva osservare sprezzante i due sventurati. Erano in
quello che pareva un enorme atrio, illuminato fiocamente da alcuni
vecchi candelabri consumati dal tempo e dalla ruggine.
Si poteva udire il suono lontano delle gocce d'acqua che si
infrangevano contro l'aspro terreno, probabilmente provenienti da falde
acquifere nelle vicinanze.
L'odore di umidità e cera bruciata era molto intenso, ma almeno
la considerazione di essere gli unici esseri viventi presenti nella
sala era in qualche maniera sollevante.
Ayame, con estrema noncuranza, poggiò una mano contro il portone
privo di maniglia e spinse. Tuttavia, contrariamente a ciò che
si era immaginata, il portone pareva restiò a schiudersi dinanzi
alla forza bruta della lupa.
A nulla valsero i suoi sforzi : spinte vigorose, calci , pugni , calci
e ringhi di frustrazione non portarono ad alcun risultato. Nemmeno
l'aiuto di David riuscì a risolvere il problema.
Quella porta semplicemente non desiderava aprirsi. E mentre i due
rimuginavano sul da farsi, una voce alle loro spalle li fece trasalire
di sorpresa. Un sibilo roco e minaccioso, incorporeo e proveniente da
un punto imprecisato della sala.
" Io sono il guardiano, del passato porto la voce e divoro ogni cosa con estremo furore. Badate, voi che entrate."
-- Ma cosa...-- Domandò David, guardandosi attorno. Al suo
fianco, Ayame portò una mano sull'impugnatura della katana e
iniziò a soffiare minacciosa, quasi fosse un felino.
-- çò°é@!-- Esclamò incomprensibile la giovane, digrignando i denti.
Per tutta risposta, una risata fredda risuonò nella sala. Poi la voce continuò.
" Riflettete o morite. Facile l'indovinello, ma assai arduo per chi è privo di cervello o intelletto.
Io sono incorporea, intangibile, tuttavia unica per ogni creatura.
Passato, presente e futuro non mi perturbano, il tempo stesso è impotente nel governare il mio destino.
Muoio dinanzi al nero oblio profondo, ma benedetta dalla luce a nuova vita sempre risorgo.
Quando il disco solare è a meta del suo percorso nei recessi
dell'anima tosto recedo : tuttavia più l'astro si avvicina
all'apice e al termine del suo percorso più io mi allungo.
Solo un codardo mi teme, perchè io sono te e tu sei me.
Cosa sono?"
Detto ciò, calò il silenzio. Un indovinello era
l'ultima cosa che entrambi si aspettavano, a giudicare dalla faccia
perplessa di Ayame e dal volto corrucciato di David.
Ma fortunatamente per loro avevano un vantaggio : David, inutile nel
combattimento, non era uno sciocco e sapeva indubbiamente
riflettere...a differenza di Ayame.
Dal modo in cui si umettava le labbra, il capo reclinato di lato, si
intuiva chiaramente che stava cercando una soluzione ottenendo scarso
successo.
Finalmente David poteva rendersi utile, e con la consapevolezza
di ciò l'ardore gli infuocò l'animo. Determinato,
iniziò ad analizzare l'indovinello.
-- Il primo verso pare essere utile solo se già si ha un'ipotesi
di risposta all'indovinello, è quasi una sorta di prova per
verificare la liceità della risposta. Lecito è solo
rispondere correttamente, a ben pensarci.--
Si accorse a mala pena dello sguardo di Ayame che lo fissava, pieno di curiosità.
-- Idem per il secondo verso. Nel terzo verso intuisco che l'ignoto si
manifesta solo di giorno. O forse l'unico requisito affinchè
possa esistere è una fonte di luce? Il quarto verso è
interessante...mi fa venire in mente un'idea.--
Il giovane senza esitare un istante di troppo, esclamò -- La risposta è l'ombra!--.
Silenzio. Ma in breve si levò un cigolio che diveniva sempre
più stridente man mano che il vecchio portone ruotava sui
cardini arrugginiti. Vittoria, erano riusciti ad aprire la porta.
Ayame manifestò la sua gratitudine scoccando un effimero sorriso
al giovane umano, mentre davanti a loro si apriva il percorso verso il
temuto inferno di trappole e sangue.
-------------------
David si era aspettato lunghi cunicoli o sale tetre e disabitate, in
generale ambienti analoghi a tutto ciò che aveva incontrato fino
a quel momento. E Ayame doveva essere altrettanto delusa, perchè
non pareva affatto entusiasta all'idea di oltrepassare quella porta.
Il motivo? Si trovavano dinanzi a un vicolo cieco. Un piccolo corridoio
, lungo al massimo una decina di metri, terminava bruscamente senza
mostrare segni di passaggi o pertugi. Tuttavia, David aveva imparato a
capire che l'apparenza era solo una facciata in quel labirinto. La
realtà aveva innumerevoli facce, quasi tutte celate nell'ombra.
Dunque, avanzò cautamente di alcuni passi, preceduto da Ayame
che mentre procedeva voltava impercettibilmente il capo a destra e a
manca, pronta ad ogni evenienza.
L'intero corridoio era illuminato da tre torce, due ai lati e una che
solitaria si ergeva al termine del passaggio. David non era neanche
giunto a metà del passaggio che un rombo sordo risuonò
nella sala, reboante, mentre il portone alle loro spalle si richiudeva
con un tonfo sordo.
Ayame, che al momento era intenta a studiare la fiaccola solitaria con
discreto interesse ( il supporto era interamente d'oro...interesse
venale forse?) , si voltò allarmata verso l'ingresso.
Dopodichè la sala cominciò a tremare, confermando i
sospetti del giovane umano.
--Aggrappati a qualcosa Ayame!-- Urlò senza perdere altro tempo,
afferrando a sua volta il supporto di una delle due torce laterali. Una
manciata di secondi e il pavimento incominciò a creparsi e
scheggiarsi, per poi franare nell'ignoto abisso sottostante.
David tentò con tutte le sue forze di rimanere aggrappato al
supporto, ma lo sforzo fisico sommato al calore ustionante delle fiamme
costrinserò in breve il giovane alla resa. Penzoloni sull'abisso
nero come la pece, alzò rassegnato il capo verso la lupa.
-- Mi dispiace-- Mormorò, poi lasciò la presa. Ayame non
ebbe il tempo di dire nulla, impotente mentre il buio reclamava la vita
del suo compagno.
La guerriera analizzò rapidamente la situazione : si trovava
aggrappata a una torcia nel mezzo di una sala sigillata che si apriva
sotto di sè verso un oscuro abisso.
Poteva rimanere aggrappata e sperare in un miracolo, oppure poteva
farsi coraggio e mollare la presa. L'idea di precipitare nell'abisso
non era allettante, tuttavia pareva essere l'unica via di uscita.
Non c'era altro da fare : serrò risoluta la mascella e
lasciò la presa, preparando il suo corpo ad attutire l'impatto
con il suolo.
-------------------------------
Buio. Ayame non sapeva definire per quanto tempo fosse precipitata,
sapeva solo di essere atterrata su qualcosa di molle e soffice. E non
era il corpo di David, come subitò appurò tastando il
terreno a tentoni. Lasciando perdere la questione, si rizzò in
piedi e voltò il capo a destra e a manca. Il nero oblio
incontrava il suo sguardo, ma c'era un punto in cui era possibile
scorgere una piccola fonte di luce...lontana, come un'astro solitario.
-- David?-- Domandò esitante, annusando l'aria. L'odore del
giovane era leggero, tuttavia era presente : l'umano era passato di
quà. Non avendo alternative, la lupa si diresse verso il puntino
luminoso che ad ogni passo diveniva sempre più grande.
Alla fine il "puntino" si rivelò essere una fiaccola lontana che
illuminava un cunicolo ampio e fangoso, per nulla roccioso come si era
aspettata. Pareva di essere in una galleria sotterranea, infatti dalle
pareti spuntavano a tratti lunghe radici nodose.
In fondo al cunicolo, fortunatamente illuminato, Ayame distinse tre
particolari : un tomo vecchio e polveroso, una grata metallica
abbassata per tre quanti verso il terreno, e la figura di David intenta
a leggere il tomo.
Ayame era quasi certa che il giovane non l'aveva udita arrivare,
tuttavia dovette ricredersi quando David mosse le labbra e
iniziò a parlare.
-- Ayame, siamo nei guai. Ora la situazione inizia a farsi seria.--
Poi, sottovoce ( ma Ayame lo sentì ugualmente grazie al suo fine
udito) --Diamine, sapevo che avrei fatto bene a starmene in quella sala
a morire dissanguato.--
Schiarendosi la voce, continuò -- Ayame, stavo leggendo questo
volume. A quanto pare il barone è stato così gentile da
fornire agli avvenurieri un'anticipazione di ciò che
incontreranno nel loro percorso. Ma ti delizierò ancora! Senti
un pò cosa c'è scritto :
" Avventuriero che intrepido affronti
il mio labirinto, benedetto dalle tenebre e dal dragone Melkor, bada!
Ti trovi nel Giardino di Minosse, nel territorio degli alchimisti che
ricercando l'immortalità hanno ottenuto solo follia e dannazione
eterna.
Due di loro hanno risposto alla mia chiamata, animati da nefasti
intenti. Se vuoi raggiungere la loro dimora dovrai inanzitutto
sopravvivere al loro malizioso gioco : superata questa grata la
clessidra comincerà a girare. Ogni granello di sabbia
rappresenterà lo scorrere inesorabile della tua vita. Quattro
rintocchi di una campana. Tre parti di un congegno ti apriranno la via.
Ma tarda anche solo di un istante e rapido giungerà il quinto
rintocco. E al quinto rintocco i minotauri verranno rilasciati. " --
Non vi era scritto più nulla. Le altre pagine bel volume
erano ingiallite e consumate, ma prive di parola alcuna. Esalando un
lungo sospiro, il giovane si appoggiò schiena contro la vecchia
grata.
Ayame dal canto suo pareva determinata e intrepida, infatti la mano
appoggiata sul pomo della sua katana si contraeva e distendeva
spasmodicamente, quasi desiderasse estrarre la lama e fiondarsi in
battaglia.
-- Ayame-- Disse infine David, incrociando il suo sguardo -- Dobbiamo
essere rapidi e prudenti. Ma soprattutto rapidi. Non sappiamo quante
bestie ci troveremo ad affrontare, inoltre te sei l'unica in grado di
combattere. Dobbiamo categoricamente azionare le tre parti del
fantomatico congegno prima che suonì il quinto rintocco.--
La lupa chinò il capo in assenso, poi senza perdere altro tempo
i due strisciarono sotto alla vecchia grata arrugginita. Lasciandosi
così alle spalle l'ultima oasi sicura.
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Il Giardino di Minosse a quanto pare era un grande spiazzo scavato
nella terra, ai lati del quale si aprivano numerose gallerie. La sala,
pur non essendo enorme, si estendeva in altezza fino a perdersi nel
buio in lontananza. E in alto, nella penombra, si intravedeva un
camminamento sopraelevato, una sorta di ponte.
La piazza era invasa da radici robuste e secolari, e tra gli spiragli
di quelle appendici nodose si potevano intravedere resti di ossa umane
e corazze arrugginite. L'intero locale puzzava di aria stagnante e
morte.
Singolari erano le strutture adese alle pareti. Le pareti infatti ,
anche se per lo più ricoperte di terra, erano di pietra e
cinerei ingranaggi facevano capolino dalla roccia, girando lentamente e
producendo sinistri cigolii. In effetti si poteva udire un fioco rumore
di ingranaggi e giunture in movimento, facendo intuire quanto
artificiale fosse quell'ambiente.
Ma non potevano perdere tempo. Scavalcando alcune radici, i due
compresero di dover operare una scelta poichè le gallerie erano
troppe ed il tempo troppo poco.
-- Che si fa?-- Domandò David prima che il suono delle sue parole venne soffocato da uno ben più sinistro.
DONG...il primo rintocco.
Alla loro sinistra si apriva una scalinata , tuttavia il passaggio era
bloccato da una grata metallica spessa e robusta. Probabilmente era
lì che dovevano dirigersi non appena avessero attivato il
congegno.
Le altre gallerie invece parevano tutte uguali tra loro. Parevano, la parola fondamentale.
Un luccichiò attirò l'attenzione del giovane che rapido
si mosse verso l'imboccatura di un cunicolo. Per terra, calpestato e
quasi sotterrato, spuntantava un filo. Ma non era un normale spago,
bensì un filo sottile e dorato.
-- Il vello d'oro?-- Mormorò David, rigirandosi il filo tra le
mani. Qualcosa non quadrava. Quell'indizio puzzava d'inganno.
Le parole concitate e senza senso di Ayame lo scossero dai suoi
pensieri. A quanto pare stava tentando di fargli capire di seguirla.
Non appena la raggiunse, vide che in mano teneva un filo di spago
sfilacciato e sporco di terriccio. Ma non appena lo ebbe esaminato,
David scosse il capo. Stava iniziando a leggere uno schema in tutto
ciò.
Allo sguardo interrogativo di Ayame, David spiegò -- Questo
posto si ispira vagamente al labirinto del Minotauro della mitologia.
Di conseguenza, penso che gran parte dei cunicoli conduca solo ad una
perdita di tempo.--
Ayame fece un cenno con il capo, pensosa. Evidentemente era giunta
anche lei a simili ipotesi, tuttavia si era sbagliata su un piccolo
particolare.
-- Ayame, l'idea di seguire il cunicolo con il filo di spago è buona, ma temo non sia la giusta scelta.--
Senza dare tempo alla lupa di replicare (non che tanto ne avrebbe
capito le sue parole...) continuò -- Il filo di Arianna era di
lana, non di spago o quant'altro. Cerchiamolo e troveremo sicuramente
la galleria giusta. O almeno lo spero...--
DONG...il secondo rintocco.
Senza perdere altro tempo si divisero e cercarono il cunicolo con il filo di lana all'imboccatura.
Lo trovarono...solo che ne trovarono due anzichè uno.
-- Mmm...ho sbagliato?-- Tentò David, facendosi piccolo sotto lo
sguardo accusatore di Ayame. --...Ningen no baka-- Replicò la
lupa, scuotendo il capo sconfortata. O almeno a David parve di sentire
quelle parole. Non comprendeva il giapponese, ma era certo che la donna
avesse commentato negativamente le sue qualità intellettive.
Piccolo lupo ingrato...la prossima volta le avrebbe lasciato fare, e poi avrebbe riso lui.
Decisero di separarsi per esplorare entrambi i cunicoli contemporaneamente. Scelta stupida ma obbligata, il tempo stringeva.
E fu così che Ayame si ritrovò dopo una lunga camminata a
sbattere il muso contro una bella parete rocciosa. Solida, dura,
implacabile. E del congegno? Neanche una traccia.
Nel frattempo David stava maledicendo il destino e in generale ogni singolo santo in paradiso.
Aveva trovato i tre pezzi del congegno, o meglio, le tre leve del
congegno. Purtroppo non aveva preso in considerazione l'ipotesi che
fossero sorvegliati da qualcuno.
E fu così che si ritrovò nascosto dietro una delle tante
colonne che decoravano la stanza del congegno. Ma non era solo, dopo
una fuga precipitosa una creatura sporca e rumorosa lo stava cercando
senza tregua.
Girando tra le colonne, un grosso orco dalla pelle verdastra e
nauseabonda stava cercando il malcapitato avventuriero, desideroso di
farlo a pezzi.
La creatura, alta almeno due metri, era fisicamente diversa dagli orchi
delle fiabe : non era gigantesca, anzi! Aveva la stazza di un comune
uomo, anche se un pò più alto e muscoloso. E
apparentemente era anche stupido come una capra.
Ma anche una capra può diventare pericolosa se brandisce una sciabola.
David era con le spalle al muro, non poteva fare altro che tentare di
fuggire. Ma mentre rifletteva su come sfuggire alla creatura, il muso
della bestia fece capolino da dietro la colonna dove il giovane si
stava nascondendo.
L'orco lo afferrò per il collo e lo gettò sul pavimento
roccioso, ruggendo di gioia. David non perse tempo : repentinamente si
alzò in piedi e si gettò di lato quando la sciabola della
creatura descrisse una traiettoria ad arco con il chiaro intento di
decapitarlo.
Quando l'orco mancò il bersagio ruggì confuso,
grattandosi il capo e osservando con attenzione la lama della sua
sciabola. -- Ma sei il fratello tardo di Shrek?-- Commentò David
rialzandosi in fretta.
Dandosela a gambe levate, l'orco alle sue spalle all'inseguimento, fu
così che Ayame li trovò. Senza perdere tempo in inutili
chiacchiere, si sbarazzò in fretta dell'orco con un fendente
fulmineo della sua affidabile katana.
David, pallido come un cencio, non perse tempo a ringraziare
profusamente la lupa per avergli salvato la pelle. Ayame si
limitò a sorridere rassicurante , facendo un gesto di noncuranza
come per fargli capire di non stare a pensarci troppo.
DONG...il terzo rintocco.
Il tempo stringeva veramente! Senza indugiare oltre i due si fiondarono verso il congegno in fondo alla sala.
Sorpresa, un'altra trappola li attendeva. Dannato labirinto, dannati alchimisti.
In fondo alla sala c'erano tre leve con scolpite tre iniziali : A , I , D.
Alle spalle del congegno, oltre a numerosi ingranaggi immoti, vi era una scritta scolpita nella dura roccia:
"
Io sfidai il sole e annegai.
Io sfidai il sole e mi portai dietro il dolore
Io sfidai il buonsenso : mi fidai incautamente del mio prossimo.
L'ordine in cui mi presento non è la chiave. Il canuto precede
il tenero virgulto, ma è saggio dare la precedenza a un cuore
infranto. "
-- Meraviglioso. Un nuovo indovinello. Tuttavia stavolta è facile, basta ricordarsi la mitologia. Ayame?--
La lupa sorrise compiaciuta, poi mormorò --A , D , I--
--Infatti-- Concluse il giovane. -- Come immaginavo. I stà per
Icaro, che sfidò il sole e questi gli sciolse la cera, facendolo
precipitare nelle acque. Dedalo invece fu abbastanza saggio da volare
basso, e potè raccontare come morì suo figlio. A invece
stà per Arianna, che venne abbandonata sull'isola deserta da
Teseo. Dedalo era l'architetto del labirinto di Minosse mi pare...tutto
torna.--
Intorno a loro, piccole fenditure inquietanti si aprivano nella roccia
e David era certo che se avessero sbagliato la sequenza ne avrebbero
subito le conseguenze. Probabilmente letali. Ma non potevano sbagliarsi.
-- Il canuto precede il giovane, ovvero Dedalo viene prima di Icaro, ma
il cuore spezzato che simboleggia Arianna viene prima di Dedalo.--
DONG...il quarto rintocco.
--Dannazione! Aziona le leve Ayame!-- Esclamò concitato il giovane.
Ayame non perse tempo, ma prima indicò a David di iniziare ad avviarsi verso la sala.
Non se lo fece ripetere due volte! Anche perchè dopo neanche 30
secondi che stava correndo Ayame giunse al suo fianco, correndo in
maniera quasi rilassata.
...David era invidioso della sua superiorità fisica e atletica.
Giunsero nella sala che il quinto rintocco era appena suonato. La grata
aperta che conduceva alla scalinata si stava richiudendo e loro avevano
ancora tutta la sala da percorrere!
David non fece in tempo a registrare ciò che stava succedendo
che si ritrovò a penzolare in braccio alla lupa, mentre questa
pareva stesse volando sul terreno, scavalcando le radici con una grazia
sovrumana.
Quale velocità! Fu un attimo, i due si ritrovarono sulla
scalinata proprio un secondo prima che la grata si richiudesse alle
loro spalle.
Ce l'avevano fatta, erano riusciti appena in tempo a oltrepassare il Giardino!
Dietro di loro, ruggiti bestiali iniziarono a levarsi, ma loro non ebbero il coraggio di voltarsi a guardare.
Qualcosa di massiccio e possente stava scuotendo impotente la grata,
tentando inutilmente di abbatterla. Se i due compagni si fossero
voltati, avrebbero visto negli occhi una leggenda. Ma nessuno dei due
ebbe il coraggio.
La scalinata scolpita nel cuore della roccia era fiocamente illuminata
e pareva girare a chiocciola, perdendosi in alto in lontananza. A
quanto pare stavano per affrontare una bella scarpinata che li avrebbe
condotti alla tana dei fantomatici alchimisti.
E David non potè fare altro che chiedersi se i minotauri non
fossero il frutto di qualche perverso esperimento su qualche essere
umano innociente. L'intuito gli suggeriva che probabilmente i suoi
sospetti erano fondati.
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Capitolo 3 *** 3 - Belezar il nero ***
3 - Belezar il nero
Eccomi quà con un nuovo capitolo. Se vi piace recensite, mi raccomando.
Recensire più che altro serve a farmi comprendere la qualità dei miei lavori, visto che aspiro a scrivere un romanzo originale da pubblicare
3 - Belezar il nero
Diversi minuti e molti gradini dopo, i due avventurieri decisero di concedersi una breve sosta per rinfrancare le membra.
David si era seduto sul ciglio di un gradino, l'espressione assorta.
Ayame invece era adagiata schiena contro il muro, le braccia incrociate
al petto ed un'espressione neutra sul volto.
Il silenzio imbarazzante si prolungò per diverso tempo,
finchè David non prese la decisione di tentare di instaurare una
conversazione con quella creatura misteriosa.
Voltando il capo, per un momento il giovane si sentì intimorito
dallo sguardo della lupa. In realtà la ragazza era solo curiosa,
ma David ingigantiva la questione perchè ancora non riusciva a
spiegare l'esistenza di una "donna-lupo". E si sa, l'uomo per sua
natura teme ciò che non comprende. Dal punto di vista di Ayame,
pietà governava le sue azioni. Pietà e severità.
Il primo era dovuto al fatto che comprendeva chiaramente che David non
era penetrato nel labirinto di sua spontanea volontà : non
poteva più uscire ora. Ma apprezzava e ammirava la forza di
volontà che lo spingeva a proseguire anche se era totalmente
indifeso.
Severità invece era un sentimento inevitabile per una ragazza
cresciuta seguendo la via del guerriero. Il giovane umano era
determinato e non pareva essere un codardo , dunque perchè era
così debole? Non poteva tollerarlo!
Non sopportava la debolezza, lei che aveva faticato tanto per
raggiungere i suoi traguardi. Non che avrebbe aperto bocca al riguardo
: dopotutto non erano in confidenza. E oltretutto anche se comprendeva
la lingua del giovane non riusciva a parlarla. Fatto estremamente
singolare.
David, dopo aver indugiato per un breve istante, domandò --
Ayame, non ho intenzione di offenderti. Però...tu sei un
mostro?--
Ayame strabuzzò gli occhi, colta alla sprovvista
dall'ingenuità di quella domanda. Poi semplicemente scosse il
capo, sorridendo leggermente. David non si diede per vinto.
Aggrottando le sopracciglia, pensoso, incalzò nuovamente --
Però non sei umana, giusto?-- Il capo della lupa si mosse in
assenso.
-- Non sei umana, non sei un mostro... allora sei una
divinità?-- Chiese stavolta, non senza una punta di timore
reverenziale. Stavolta la lupa non riuscì a trattenere le
risate, divertita da quell'assurda deduzione.
Si sedette di fianco al giovane, muovendosi con grazia ed eleganza
ultraterrena, poi delicatamente picchiettò il petto del giovane.
-- David-- Disse, poi fece lo stesso con sè -- Ayame--. Infine
indicò in alto facendo un gesto ampio e vago con le braccia,
mormorando --Kami-sama --.
Finalmente una parola conosciuta! Kami non significava Dio o roba
simile in giapponese? David azzardò -- Forse ho capito. Stai
dicendo che siamo entrambi figli di Dio?--
-- éòéìì@# !! -- Esclamò
divertita la giovane, muovendo più volte il capo in assenso.
David stava iniziando a comprendere un tratto caratteristico della lupa
: seria e intimidante all'esterno, loquace e spensierata nell'animo.
-- Va bene, non domanderò oltre allora. Ma quindi questa
è vera?-- Domandò indicando la coda candida che
placidamente spazzava l'aria alle spalle della giovane. Ayame si
limitò a piegare leggermente il capo di lato, in maniera molto
felina. E per esperienza David sapeva che quando i gatti si comportano
in tale maniera è perchè non riescono a spiegarsi
un'atteggiamento del loro padrone.
In parole povere, Ayame stava trasmettendo un chiaro messaggio : domanda sciocca.
David alzò le mani in segno di resa. -- Va bene, va bene, sei
vera da capo a piedi. Perchè sei venuta in questo posto?--
La lupa si limitò a fissarlo pazientemente, in attesa che il giovane continuasse. -- Cerchi forse la gloria?--
Una scossa del capo, risposta negativa. -- Soldi?-- Scossa del capo. --
Sei forse mossa dall'altruistico desiderio di liberare il popolo dalla
tirannia del barone?-- Scossa del capo.
-- Non partecipi in cerca di soldi, potere o ideali. Cosa cerchi allora... una persona?--
A queste parole Ayame annuì, facendosi improvvisamente seria. Si
portò una mano al cuore e con passione pronunciò una sola
parola. -- Kouga--.
-- Cerchi dunque un avventuriero. E a giudicare dall'intensità
con cui hai pronunciato quel nome, intuisco che questo Kouga sia un
individuo prezioso e caro.--
Ayame sorrise malinconica, abbassando lo sguardo verso il terreno.
-- Allora non facciamolo attendere oltre, Ayame. Proseguiamo il nostro
cammino.-- La lupa sembrò d'accordo : senza indugiare oltre si
rizzò in piedi, pronta a riprendere la camminata.
David, seduto al suo fianco, aveva seguito i movimenti della ragazza e
si ritrovò a voltare il capo dal lato opposto della gradinata,
imbarazzato. "Certo che è corto quel gonnellino..."
Pensò, prima di rimproverare aspramente i suoi ormoni. Non era
decoroso fare simili pensieri! Anche se quella ragazza era veramente
carina...da un punto di vista animalesco e selvaggio. Magnetismo
animale forse?
---------------------------
Erano giunti infine al termine della scalinata. Un'imboccatura
conduceva verso quello che appariva come una passerella di roccia :
probabilmente era il camminatoio che il giovane aveva scorso guardando
in alto dal basso del Giardino di Minosse.
Grandioso, un ponte su di un abisso nero come la pece. E David soffriva di vertigini.
Non si riusciva a scorgere il termine di quel camminamento, ma il
giovane sperava in cuor suo che il passaggio si sarebbe rivelato breve.
Ai lati dell'imboccatura, sul ciglio dell'abisso, due armature
arrugginite si ergevano maestose quasi ad accogliere gli avventurieri,
vecchi cimeli di ere passate. Impugnavano una spada lunga e consumata ,
puntata verso il terreno.
I due non persero tempo ad osservarle e rapidi si incamminarono lungo
il camminamento. E mentre Ayame era intenta ad osservare l'ambiente
intorno a sè, David badava piuttosto a dove metteva i piedi : fu
per questo motivo che egli si accorse di quella strana pietra in
rilievo che Ayame stava per calpestare.
-- Attenta alla -- Rumore di ingranaggi mentre la pietra spariva
inghiottita nel ponticello -- ...roccia.-- Terminò sconsolato il
giovane.
-- Ops...-- Commentò Ayame mordendosi un labbro, poi
strabuzzò gli occhi e indicò qualcosa dietro le spalle
del giovane.
David si voltò e fu solo per riflesso che riuscì ad
abbassarsi in tempo prima di venire decapitato da un fendente calato
dalla spada arrugginita di un cavaliere. O meglio, correzione : la
spada di una delle due armature arrugginite tornate in vita! E
apparentemente erano furiose.
Il secondo fendente fu parato dalla spada di Ayame mentre il giovane,
arretrando, si voltò e si diede alla fuga. Azione che in breve
venne imitata pure dalla lupa. E mentre i due correvano lungo il
ponticello...
-- Ops?-- Scimmiottò David, senza osare a voltarsi -- Stai cercando di ucciderci?!--
-- ç°#]@...-- Replicò la lupa, sentendosi in colpa, e
se fosse stata un cane avrebbe abbassato le orecchie contro il capo.
David non l'aveva detto con cattiveria, ma si sentì un pò
un verme lo stesso.
Arrivati sul ciglio opposto del precipizio, le armature si voltarono e
sparirono inghiottite dall'oscurità. Avevano svolto il loro
scopo : terrorizzare o uccidere l'incauto invasore. Nel caso attuale,
una lupa sbadata.
Riposandosi un attimo per prendere fiato, David sorrise rassicurante.
-- Succede Ayame, non crucciarti. Finchè siamo vivi tutto va
bene. Non era mia intenzione urlare, ero solo spaventato.--.
Ayame non rispose, immersa nei propri pensieri. Aveva forse involontariamente riaperto qualche ferita del suo passato?
Lasciandosi quella piccola avventura alle spalle, i due proseguirono il
cammino attraverso l'imboccatura scavata nella roccia. E la faccenda
venne fortunatamente dimenticata : in breve Ayame aveva ritrovato il
suo sorriso.
---------------------------
Alcune trappole dopo, i due compagni impararono ad apprezzare il valore
della prudenza. Avanzavano cautamente attraverso quei corridoi decorati
con simboli bizzarri e congegni sconosciuti.
Avevano fatto la conoscenza di una delle invenzioni degli alchimisti :
non c'era modo migliore per descriverlo. In pratica era un lanciafiamme
con le gambe.
Fortuna che era tanto letale quanto goffo e a raggio limitato : per
Ayame fu facile sconfiggerlo , purtroppo però non aveva
calcolato che ve ne fosse pure un secondo. E così, mentre David
venne completamente ignorato (doveva gioire o sentirsi insultato?) si
instaurò una scenetta comica con una lupa spaventata che
scappava a perdifiato, inseguita da un "coso" alto meno di un metro ma
che vomitava fiammate con evidente divertimento.
E mentre le imprecazioni della lupa si perdevano in lontananza ( frasi del tipo " brucia, brucia, la coda nooo!!! ) David si trovò nuovamente da solo.
Aveva un paio di alternative : 1- rimanere in quel corridoio, sapendo
quali creature si aggiravano. 2- andare a cercare Ayame, rischiando di
perdersi. 3- entrare in quella sala che si apriva pochi passi
più avanti nel corridoio.
Ovviamente scelse l'ultima alternativa.
E fu così che penetrò in quello che si rivelò
essere un rudimentale laboratorio di pessimo gusto. Decisamente
inquietante come locale, visto che sugli scaffali erano riposti teschi
umani di fianco alle classiche provette e antichi volumi alchemici.
Un tavolo era completamente zuppo di sangue fresco, una sega
arrugginita appoggiata sulla sua superficie. -- Ora capisco
perchè si dice che in questo labirinto gli Alchimisti sono dei
folli depravati. In questo laboratorio pare si sia tenuto un meeting
tra Hannibal Lecter e la strega di The Blair Witch Project.--
Aggirandosi per la sala, David superò un tavolo colmo di
alambicchi e si soffermò davanti a una libreria voluminosa,
piena di pergamente. Curioso, cominciò a sfogliarne qualcuna
finchè non ne trovò una interessante. Voltandosi verso
l'ingresso della sala distese la pergamena e lesse avidamente il cuo
contenuto : a quanto pare quelle pergamene erano magiche! E oramai non
dubitava più dell'esistenza della magia.
Quella pergamena riportava:
Arcanum è il generico
appellativo conferito a quella classe di pergamene stregate in grado di
eseguire magie in maniera autonoma. Il procedimento per creare arcanum
è lungo e faticoso, dato che richiede di incantare una pergamena
immersa per un mese in una soluzione contenente sangue animale e vari
reagenti alchemici. Ma il risultato è grande : è
possibile incantare la pergamena così creata con una magia
pronta all'uso : potrà essere evocata semplicemente recitandone
il nome. Quindi un arcanum rappresenta un'arma vantaggiosa sia per il
mago che in combattimento non vuole sprecare il proprio potere sia per
il perfetto individuo privo di magia. Con un arcanum qualsiasi creatura
diventa un mago.
Ottimo! Pensò David, afferrando il maggior numero
possibile di Arcanum. Non solo ora poteva difendersi, ma aveva trovato
ciò che gli serviva : un mezzo per combattere a distanza. Doveva
però conservare con cura queste pergamene, senza scialaquarle
invano.
Mise tutto dentro una bisaccia che poi legò in vita,
apprestandosi ad andarsene. Ma fu in quel momento che una sagoma fece
capolino dall'ingresso del locale.
-- Bene bene. Koza abbiamo kui di bello? Un ladrunkollo anzioso di sedersi sul mio tafolo operatorio.-- Sussurrò con una voce dall'accento vagamente tedesco.
--Ottimo, volefo proprio federe ze un uomo può
sopravvifere kon un metro di intestino trapiantato nel cerfello-- E
detto ciò cominciò a sfregarsi le mani minaccioso.
David arretrò intimorito, facendo guizzare lo sguardo a destra e
a manca in cerca di una via di fuga. -- Tu sei folle! Cosa speri di
ottenere con quell'assurdo esperimento?-- Disse, tentando di prendere
tempo per studiare tutte le sue opzioni.
-- Oh? Nulla, però è difertente. Ma dimmi, ti defo sfracellare un pò per renderti più mazueto?--
Per tutta risposta David estrasse un arcanum a caso e senza indugiare oltre recitò " ignis " !
Una sfera infuocata, scottante e crepitante di energia, si
materializzò dalla pergamena, sfrecciando verso l'ignoto figuro.
Fu così, illuminato dalle fiamme, che David vide per la prima
volta in vita sua uno di quei famosi Alchimisti : Basso e calvo, brutto
e ripugnante!
Indossava un completo lacero e macchiato di sangue, di fattura modesta
e che un tempo doveva essere stato di un colore verde intenso. Ora
invece era lordo di sangue e sporcizia.
A completare il quadro, un grosso monocolo rudimentale era appeso
all'occhio sinistro del folle e in mano spuntava una sega arrugginita
dall'aria minacciosa.
La palla di fuoco esplose alle spalle dell'alchimista, infrangendosi
contro una grossa libreria colma di tomi vecchi e ingialliti.
Immediatamente prese fuoco e il folle ululò dalla frustrazione.
-- No! I miei preziosi folumi! Io Belezar il nero , non tollererò altri affronti! Muori!--
David evitò per pura fortuna un coltello sfrecciato a grande
velocità in direzione della sua gola : l'alchimista l'aveva
estratto dalla tasca dei suoi indumenti con rapidità quasi
disumana.
-- Preparati a morire!-- Gridò lo scienziato iniziando a
recitare a gran voce quello che pareva essere un incantesimo tanto
complesso quanto letale.
Ma la fortuna non gli sorrise : la libreria divorata dalle fiamme, alle
spalle dell'alchimista, decise proprio allora che il momento era
opportuno per rovinare a terra. Proprio sopra al corpo del suo padrone.
Fu così che morì il primo alchimista : inghiottito tra le
fiamme dei suoi volumi maledetti, un rogo purificatore che pareva quasi
giustizia divina.
David si sentì sollevato : non era inutile come pensava!
...anche se, a dire il vero, era stata solo pura fortuna a salvarlo.
Ma non c'era tempo da perdere con i se e con i ma! La domanda cruciale adesso era solo una.
...dove diavolo era andata a cacciarsi Ayame?
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Angolo dell'autore :
-- Autore - zan! Autore - zan!-- Gridò una voce fuori dal mio ufficio.
Di lì a poco la portà si aprì e entro imperioso il nano malefico.
-- Non zono un nanerottolen! Smettetela di chiamarmi kosì! Si,
lo so khe non hai detto nulla, però l'hai pensato.--
Io, da dietro la mia scrivania, sbattei le palpebre perplesso.
Poi, massaggiandomi la fronte, domandai -- Cosa succede Belezar? Non vedi che sono impegnato?--
-- Ayame è scomparsa. David non la trova più ed è
angosciato.-- (la telecamera si sposta sulla figura di David, intento a
piangere in un angolino).
-- Problematica situazione. Anche se ne ho viste di peggiori...dimmi,
hai mai visto come si comporta Sesshoumaru quando un impiegato tenta di
flirtare con Rin? --
-- Piuttosto...io so dofe si trova Ayame. --
-- Fammi indovinare...centra Kagome anche stavolta. Quelle due non si
possono vedere. E Kouga flirta con Kagome apposta, per far infuriare
Ayame. E Ayame flirta con Inuyasha per far imbestialire Kagome. Sembra
di essere all'asilo.--
Esalato un lungo sospiro, domando -- Stavolta Kagome che ha combinato?--
--... Ha manomesso il pranzo di Ayame--
-- Ovvero?--
-- L'ha imbottito di lassativi e psicofarmaci assortiti--
--... Mai mescolare farmaci a caso. Come stà Ayame?--
--...fediamo : offiamente è in bagno, krede di essere
Mosè, è konfinta khe i Teletubbies stiano komplottando
kon Inuyasha per rubarle il pranzo...ah, ha pure tentato di spiegare al
lafandino il motivo per kui i kafalli portano gli zoccoli. --
--...--
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Capitolo 4 *** Un passo alla volta...gli alchimisti sono sgominati. ***
Un passo alla volta...gli alchimisti sono sgominati.
Un passo alla volta...gli alchimisti sono sgominati.
Arcanum. Una parola si banale e scontata, tuttavia innegabilmente efficace. E un piccolo aiuto certo non guastava.
Questi i pensieri che affollavano la mente del giovane umano mentre
vagava lungo quei corridoi alieni , procedendo con estrema cautela. Era
innegabilmente un luogo affascinante, anche se trasudava
malvagità da ogni sigolo angolo o cantuccio.
Le pietre stesse che componevano i corridoi oscuri ed i locali
fiocamente illuminati parevano sogghignare maliziose al passaggio del
giovane, ed egli poteva giurare di aver scorto più volte strane
sagome che guizzavano via al suo passaggio.
Forse topi? O forse qualche altra diavoleria? Una cosa era certa :
tanto potenziale, tanta maestria! E tutto completamente devoto ad una
causa nefasta, poichè il talento era stato tristemente sprecato.
Questi fantomatici Alchimisti , se avessero intrapreso la via della
virtù invece di quella della depravazione, avrebbero potuto
compiere grandi opere. La loro gloria avrebbe offuscato il cielo, pari
solo alla loro bontà.
Invece, probabilmente la loro bravura era stata la loro condanna.
Avevano tentato di raggiungere ciò che all'uomo è
proibito, avevano tentato di trascendere la condizione umana per
bagnarsi dei misteri a noi negati.
E nel processo erano impazziti, corrotti fino al midollo da
chissà quale verità distorta avevano tratto dalle loro
ricerche.
David arrestò improvvisamente il passo : un bagliore sul
pavimento ruvido e scheggiato aveva attirato la sua attenzione.
Chinandosi, constatò che si trattava di alcuni piccoli dardi
dalla punta metallica, sparsi lungo la superficie pietrosa.
Una rapida occhiata nei dintorni confermò le sue ipotesi : ai
lati del corridoio piccole feritoie spuntavano discrete, quasi
invisibili.
Una trappola dunque. E qualcuno forse l'aveva fatta scattare di
recente. Il cuore colmo di speranza, David si lasciò scappare un
sorriso : Ayame probabilmente era passata di quà.
Passarono molti minuti inconcludenti, interminabili attimi dove David
aveva come unico riferimento un'odore di bruciato via via sempre
più intenso.
Il giovane si rendeva conto dell'assurdità del suo metodo
deduttivo campato per aria, tuttavia non aveva scelta : se tanto si era
già smarrito nei meandri di questo antro di malvagità,
tanto valeva andare incontro al destino.
Oltretutto, l'ultima volta che aveva visto Ayame la ragazza stava
scappando da uno di quegli strani affari che vomitavano fiamme : ergo,
l'odore di cenere e bruciato poteva rivelarsi un'ottimo indizio per
scovare la lupa.
Ma ad ogni passo un dubbio si faceva sempre più pressante e
tremendo : e se svoltato il prossimo angolo si fosse trovato dinanzi ai
resti carbonizzati della sua compagna?
Ma non voleva e non poteva crederci : Ayame era una donna forte, non sarebbe capitolata per così poco.
E mentre rifletteva su tali pensieri, un nuovo odore si aggiunse al
precedente : sangue fresco. L'odore metallico tanto odiato, latore di
tragedie e sventure. L'odore in grado di abbattere o eccitare l'animo
umano in una folle furia omicida.
Proveniva da un punto imprecisato dinanzi a sè! David senza
indugiare oltre corse attraverso il lungo corridoio immerso nella
penombra.
Ma si trovò il passo sbarrato da una pesante grata metallica.
In terra, sparsi in maniera disordinata, c'erano i resti di quello che pareva essere lo strano affare che aveva inseguito Ayame.
Chinatosi per esaminarlo, David ritrasse la mano, trattenendo a stento una smorfia di dolore. Era ancora caldo!
Se la lupa non era tornata sui suoi passi era perchè
sicuramente, dopo essersi liberata di quel congegno diabolico, qualcosa
aveva attirato la sua attenzione.
E considerata la sua predisposizione a cascare immancabilmente nelle
trappole , era lecito pensare che la grata metallica che ora bloccava
il passo al ragazzo era opera della sua sbadataggine.
David si concesse diversi istanti per maledire in silenzio Ayame e la
sua irruenza. Quella donna non era un lupo, era un cavallo : aveva il
paraocchi, quando si era preposta un obbiettivo pensava solo a quello e
si isolava dal resto del mondo.
E ora come faceva il giovane a passare?
Tento con la persuasione : tuttavia apriti sesamo pareva non
funzionare. Provò a sollevarla, ma non la smosse di un
millimetro : anzì, pareva quasi che scrutasse arrogante il
giovane e sciocco umano.
Esasperato, David tentò con la forza bruta : calci e spallate servirono solo a fare inutile baccano.
Ma almeno un risultato lo ottenne : in breve si udirono alcuni passi
decisi e leggeri, poi dall'ombra del corridoio oltre la grata emerse
Ayame. E il giovane umano arretrò di qualche passo alla vista di
ciò che teneva in mano.
Ayame, sorridente e fiera come un lupo dopo aver cacciato la sua preda,
teneva saldamente in mano un cranio umano. Aveva il braccio
completamente zuppo di sangue e ovviamente non era il suo.
Eccitata e fremente, le labbra snudate a mostrare zanne lunghe e
affilate , la lupa fece un cenno di saluto verso il giovane umano. Poi
gettò la testa umana alle sue spalle, quasi fosse un rifiuto
sgradito, e lentamente, metodicamente, accuratamente...iniziò a
leccare con gusto i suoi artigli lordi di sangue.
Era una scena terribile e disgustosa agli occhi del ragazzo, ma
apparentemente per Ayame non c'era nulla di strano nel suo
comportamento. Si atteggiava come una bestia orgogliosa della sua
vittoria e fremente dalla voglia di mostrare al suo compagno quanto
fosse stata efficace.
Ora più che mai David si ripromise di non dimenticare mai la doppia natura di quella creatura.
All'immagine della ragazza affascinante dagli occhi profondi e
smeraldini e dallo sguardo serio ma gentile, dalla gonna di pelle
d'animale troppo corta e provocante...si affiancò l'immagine di
una lupa indomita , una bestia turpe e feroce bramosa di carne e sangue
umano. E non avrebbe mai scordato l'espressione di gioia selvaggia sul
suo volto mentre lentamente leccava via il sangue caldo dalla mano.
E senza proferire parola alcuna la lupa sollevò con la sola
forza delle sue braccia la pesante grata metallica quel tanto che
bastava per farci strisciare sotto il giovane umano.
Quando i due furono riuniti, Ayame poggiò una mano sulla spalla
del giovane, squadrandolo da capo a piedi in cerca di qualche possibile
ferita.
Soddisfatta per la constatazione che durante la sua assenza il giovane
non aveva subito alcun danno, Ayame sorrise dolcemente e rivolse al
giovane umano parole in quel linguaggio incomprensibile che da tono
parevano essere rassicuranti e premurose.
Che si stesse affezionando a lui e lo stesse considerando quasi "parte del branco"?
David non ne era sicuro, ma di una cosa era certo : lei avrebbe fatto
il possibile per proteggerlo dai pericoli che affollavano il labirinto.
Tuttavia, chi avrebbe protetto il giovane dalla lupa? Chi poteva sapere
quando David da compagno sarebe diventato un delizioso bocconcino
prelibato?
Kouga. Ayame gli aveva fatto capire che stava cercando questo tale che probabilmente era anche lui un lupo come lei.
David sinceramente desiderava che Ayame non lo trovasse. Perchè?
Perchè anche se si fidava della lupa, il dubbio ormai rimaneva e
aveva messo radici.
Quando Ayame avrebbe trovato il suo compagno, di David non ne avrebbe avuto più bisogno.
E allora...David gettò il capo verso il cranio calvo e disgustoso, provvisto di un monocolo montato sull'occhio sinistro.
E allora...a David sarebbe toccata la stessa sorte di quell'Alchimista. Non voleva pensarci, non voleva crederci.
Tuttavia, dietro al sorriso che lanciò ad Ayame, si creò il germe della diffidenza.
Le avrebbe dato fiducia, non l'avrebbe giudicata male in base a pregiudizi.
Ma avrebbe già incominciato a studiare il modo più veloce e efficace per sopprimere quella creatura.
Se mai arriverà il giorno in cui Ayame da compagna si sarebbe
rivelata un predatore, avrebbe scoperto suo malgrado che la preda non
era così indifesa come probabilmente immaginava.
E David pur essendo debole, sapeva pianificare. Sapeva usare il cervello e aveva gli Arcanum.
Se Ayame gli si fosse rivoltata contro, avrebbe imparato il motivo per cui l'uomo è temuto.
La sua arma è più discreta rispetto a muscoli, zanne e
artigli. Ma è immensamente più forte e versatile.
Il suo nome?
Intelligenza. Astuzia. Creatività. Inganno. In parole povere, ragione e intelletto.
E con questi pensieri, i due proseguirono nella loro avventura,
lasciandosi dietro i laboratori ed i cadaveri dei due malvagi
Alchimisti che tanta gente avevano torturato e ucciso.
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Capitolo 5 *** Il circo dei baroni dell'inferno - parte 1 ***
Il circo dei baroni dell'inferno - parte 1
Il circo dei baroni dell'inferno - parte 1
Dopo essersi lasciati alle spalle gli Alchimisti ed il loro tetro covo,
i due compagni erano finalmente giunti ad una nuova tappa del loro
percorso.
Entrambi erano consapevoli di essere solo all'inizio del loro viaggio,
ma preferirono distogliere la mente da tale pensiero avvilente.
E così, ben presto emersero in una grotta di notevole
dimensioni, fiocamente illuminata da torce poste ai lati di un lungo
ponte di pietra che pareva affacciarsi su di un oscuro abisso infinito.
-- Ma che sorpresa.-- Mormorò pacatamente David, digrignando i
denti -- Un ponte che collega i due lati opposti di una grotta.
Dov'è che l'avevo già visto?--
Ayame a tali parole represse a stento un risolino divertito, cogliendo
l'ironia che letteralmente trasudava dalle labbra del giovane umano.
-- Ora ricordo!-- Esclamò David, fingendo stupore e schioccando
le dita per enfatizzare le sue parole -- Mancano solo due belle
armature arrugginite. Quali deliziose sorprese ci riserverà
questo prodigio architettonico?--
E mentre il giovane procedeva con circospezione, Ayame pareva prestare
estrema attenzione alla superficie irregolare e polverosa del pavimento
di pietra scheggiato.
Certamente la lupa aveva imparato un'utile lezione : in un luogo
sconosciuto e pieno di trappole può essere una saggia decisione
osservare minuziosamente l'ambiente circostante.
In effetti una trappola c'era : un sottile filo all'altezza della
caviglia e legato dietro a due delle fiaccole che illuminavano il
ponte. La corda era così sottile da risultare quasi invisibile
all'occhio umano, simile al filo utilizzato dai pescatori.
Tuttavia nulla pareva sfuggire all'occhio vigile della ragazza (se non
si distraeva!) e Ayame non perse tempo a segnalare la presenza della
trappola al giovane, emettendo un debole ringhio ed indicando con la
mano il punto in cui era stato teso il filo.
Era incredibile quanto gesti, contatti e versi potevano essere
eloquenti ed efficaci in mancanza di una comunicazione verbale :
tuttavia, David faticava ancora a comprendere il motivo per il quale di
tanto in tanto Ayame tentava di mormorargli qualcosa.
Se si aspettava che David in meno di un giorno imparasse quella strana
lingua, era un'ingenua. Però era dolce a tentare, per quanto
futile potesse essere. Dopotutto, la solitudine era un peso opprimente
per entrambi : non è piacevole ritrovarsi da soli in un
labirinto buio e silenzioso, in compagnia di creature leggendarie o
fiabesche che non desideravano altro che banchettare della loro carne.
E David non poteva fare altro che domandarsi quanto del loro labile
rapporto d'intesa fosse genuino e quanto dettato da solitudine e
claustrofobia.
Se solo si fossero incontrati un un luogo differente, in altre
circostanze e senza lo scoglio della differenza linguistica! Forse
sarebbero potuti diventare buoni amici. E non era detto che non lo
sarebbero diventati anche ora, ma al momento sopravvivere era
prioritario.
In breve superarono il ponte di pietra e si ritrovarono all'altro lato dello strapiombo.
Il silenzio tombale, l'aria umida e stagnante, l'odore di muffa e
licheni che impregnava l'ambiente : tutto contribuiva ad abbassare
l'umore dei due malcapitati avventurieri.
Si trovavano in un piccolo spiazzo di pietra : dietro di loro l'abisso infinito, davanti a loro uno spesso portone di legno.
Per terra, appoggiato con apparente cura sul pavimento di gelida roccia
si trovava un tomo : David sospettava di cosa si trattava, infatti
espese subito le sue opinioni al riguardo.
-- Secondo il mio modesto ed umile parere, il generoso barone Sukumvit ci
delizierà nuovamente con un breve sommario di ciò che ci
attenderà varcato questo portone.--
E mentre pronunciava tali parole, Ayame si era chinata ed aveva
delicatamente preso il libro tra le sue mani. Lentamente
incominciò a sfogliarlo, facendo attenzione a non lacerare le
pagine vecchie e ingiallite con i suoi artigli affilati come rasoi.
Ma in cuor suo un dubbio affiorava nel petto del giovane umano. Infatti
la lupa pareva leggermente frustrata : si umettava le labbra
frequentemente e le sue dita solcavano le pagine con nervosismo e
impazienza.
Infine, sbuffando scocciata, rifilò il volume al giovane che la osservò perplesso.
Senza scomporsi la lupa si limitò a voltargli le
spalle, stranamente interessata ad osservare una stalattite in
lontananza nei meandri della grotta.
Forse che...non sapeva leggere? David stranamente non ne fu stupito :
dopotutto, l'abito primitivo di pelliccia d'animale doveva far
presagire una cultura estremamente semplice e arretrata.
Naturalmente David era molto affezionato alla sua testa e non
desiderava vederla rotolare giù per il dirupo : decise dunque
che qualsiasi commento, anche incoraggiante o delicato, poteva portare
a esiti inattesi e pericolosi.
Quindi fece la cosa più ovvia : recitò ad alta voce le
parole del tomo in modo tale che anche Ayame potesse comprendere. E
dato che era una sua iniziativa, Ayame non doveva sentirsi imbarazzata
ad ammettere di non essere capace di leggere.
Recitò dunque :
" Valoroso avventuriero che intrepido ti ostini a sfidare la sorte, bada!
Ti trovi dinanzi ai cancelli del Cerchio dei Dannati, dove dimorano le anime nere degli umani che in vita condussero un esistenza malvagia.
Distorti, generati ad una nuova e turpe esistenza, non sono più
umani. Votati a servire ed intrattenere le creature che abitano i
recessi dell'inferno, celebrano la morte e la sofferenza con il sorriso
sulle labbra.
Avventuriero, bada!
Oltre questo portale dovrai affrontare orde di malvagi giullari e
giocolieri infernali, folli creazioni dei duchi dell'abisso profondo che non
esiteranno a ridurti in fin di vita.
E tutto ciò senza mai cessare di ridere.
Se vuoi sopravvivere, supera la via del serpente e preparati infine alla più grande delle sfide.
A guardia dell'uscita del Cerchio dei Dannati vi è, in eterna attesa, una creatura leggendaria : la Stirpe dell'Abisso.
Distruggila e la via diventerà chiara e ben delineata."
-- Confortante.-- Commentò mestò David.
-- éç@è+! -- Aggiunse risoluta Ayame.
-- Concordo. Ignoro cosa tu abbia detto, ma ti do ragione a priori.--
E mentre Ayame piegava il capo di lato, indecisa se seccarsi o riderci sopra, il giovane umano spinse il portone.
Cigolando sui vecchi cardini arrugginiti, la porta non oppose
resistenza alla pressione del ragazzo. E così i due compagni
penetrarono nel Cerchio dei Dannati.
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Dire che il luogo fosse bizzarro era un eufemismo.
C'era un che di tragi-comico e humor nero nell'ambiente : lunghi
drappi colorati e macchiati di sangue decoravano le pareti di pietra
dei locali e nell'aria si sentiva il suono costante e lontano di un
motivetto a tratti inquietante e lamentoso, a tratti allegro e festoso.
Più di una volta
avevano trovato attrezzi da circo quali grossi palloni colorati o
parrucche e cappelli buffi e vistosi : tuttavia, miste a queste buffe
decorazioni si trovavano pure resti umani e attrezzi di tortura.
Ma soprattutto, i due impararono l'importanza di procedere cauti e
circospetti poichè il pericolo poteva giungere da ogni angolo di
quei locali.
L'unica nota positiva era che il luogo era ben illuminato, illuminato a festa come si suol dire.
Strampalato. Paradossale. Illogico. Queste tre parole chissà
perchè si affacciavano di sovente alla mente del giovane umano.
David, dopo aver aggirato una trave simile a quella normalmente
utilizzata in ginnastica artistica, arrestò il passo
improvvisamente.
Ayame, che pareva aver intuito il motivo per il quale l'umano si era fermato, tese le orecchie : i loro sospetti erano fondati.
Un inconfondibile rumore di passi si faceva sempre più forte e
rumoroso, prodotto da ciò che all'apparenza pareva essere
più di un'ignota creatura.
Senza indugiare oltre, Ayame fece un rapido cenno al giovane ed i due
si celarono dietro ad una pila di casse vecchie e polverose, in attesa
di vedere cosa sarebbe sbucato fuori da quel corridoio.
Non dovettero attendere a lungo, poichè in breve comparvero tre figure che avevano ben poco di umano.
Vestiti con un completo di un rosso e verde sgargiante, tre creature antropomorfe avevano fatto il loro ingresso nella stanza.
Se erano calvi non era facile stabilirlo, poichè indossavano
un largo copricapo da giullare, completo di piccoli sonagli che
tintinnavano sommessi ad ogni movimento del capo.
Il viso era umano, tuttavia di un pallore malsano : il colore
cadaverico del loro volto metteva in risalto il rosso dei loro occhi. E
nel loro sguardo si poteva scorgere un barlume folle e malizioso.
Le labbra parevano congelate in un mezzo sorriso, rendendo l'immagine complessiva di quei giullari veramente inquietante.
Senza contare che impugnavano una staffa dall'apparenza solida e
macchiata di sangue fresco. Terminava in fondo con una lama affilata,
mentre il pomello metallico raffigurava un teschio finemente lavorato.
Ma non c'era tempo per osservare quelle creature : dovevano rimanere
perfettamente in silenzio e attendere che quei mostri se ne andassero.
Ma evidentemente la sorte era loro avversa : David scelse proprio quel momento per starnutrire.
-- Dannazione!-- Mormorò a fior di labbra mentre i tre giullari si voltarono simultaneamente verso la loro posizione.
Ayame si limitò a lanciargli un'occhiata penetrante e a
ringhiare sommessa, quasi a dire " guarda che guaio hai combinato".
E dato che oramai erano stati scoperti, non c'era più ragione per rimanere nascosti.
Ma David non attese che quelle creature potessero organizzarsi : mentre
sbucava fuori dal suo nascondiglio estrasse un Arcanum e con voce
chiara e ferma invocò una palla di fuoco simile a quella che
l'aveva salvato in precedenza.
L'azione colse di sorpresa il trio : infatti uno di loro venne colpito
in pieno petto, trasformandosi così in un tizzone ardente e urlante
che crollò in breve al suolo, morto.
Gli altri due giullari strabuzzarono gli occhi, in preda all'incredulità, poi
iniziarono ad indicare il cadavere e a battere le mani fragorosamente,
ridendo incessantemente cose se avessero appena assistito ad uno
spettacolo entusiasmante.
In breve però parvero ricordarsi cosa si supponeva dovessero
fare : si avventarono così contro i due avventurieri : il tutto
però senza mai smettere di ridere.
-- Ma questi sono completamente folli -- Fu l'unico commento attonito
del ragazzo prima di accorgersi che un giullare era diretto contro di
lui ed egli non aveva tempo di estrarre e recitare un Arcanum.
David si rese conto di essere veramente nei guai.
Quel malvagio commediante era veloce! Arretrando David scansò
malamente un fendente della staffa del giullare, andando poi
a ripararsi dietro a una pila di casse.
-- Dannazione...ritornatene nel romanzo di Stephen King!--
Non fece in tempo a riprendere fiato che il muso del giullare fece
capolino da un lato della pila, osservandolo in maniera buffa per poi
sparire da dove era comparso.
La stessa scena si ripetè più volte, e ogni volta che il
volto della creatura sbucava da un lato o dall'altro della pila
l'espressione era sempre diversa.
Differente ma costantemente stupida.
Considerando poi che all'espressione abbinava versi e linguacce, David
aveva il forte dubbio che quel giullare lo stesse schernendo.
E talvolta, apparentemente a caso, "Pennywise" accompagnava l'espressione da
buffone ad un affondo della staffa mirato verso il petto
del ragazzo.
Più di una volta si era sporto da dietro le casse e David aveva
temuto che avesse finito di giocare. Pensava : adesso aggira l'ostacolo
e mi ammazza.
E invece... si prendeva scherzosamente a bastonate sul capo, per poi ridacchiare e tornare a rifugiarsi dietro ale scatole.
Lentamente David avvampò di rabbia, e l'ira a poco a poco si
fece più acuta della paura. Quel buffone! Come osava giocare con
la sua vita? Con che coraggio rideva e gioiva nel farlo trasalire dal
terrore?
David, reso impavido dal cieco furore, non ci mise molto a comprendere il modo più
ovvio per cavarsela in quella situazione : infatti la successiva volta
che il giullare fece il suo spettacolino, David gli sferrò un
pugno in pieno volto.
-- Con il naso rotto sei molto più bello. Se vuoi continuare a ridere, ridi di te stesso buffone!--
Ma detto ciò, David non rimase immobile ad osservare se il suo gesto era stato
più o meno efficace : mentre quella creatura era impegnata a
riprendersi dal colpo il giovane corse via.
E mentre correva, David estrasse un Arcanum a caso. A differenza di
poco prima, non aveva più il tempo di cercarne uno con
l'incantesimo "ignis" che oramai aveva già testato : doveva
affidarsi al caso.
E il rischio di usare magie sconosciute stà nel fatto che non puoi comprendere e prevedere l'effetto della tua azione.
David pregò di non farsi tramutare in un rospo o roba simile non
appena avesse recitato l'incantesimo dell'Arcanum casuale che stava
estraendo dalla borsa.
-- Lapis! --
Esclamò volgendosi repentinamente verso il suo avversario. Solo
dopo si ricordò che in latino significa pietra.
Fu un attimo : numerose rocce di mutevoli dimensioni comparvero dal
nulla dinanzi al giovane e si scagliarono a folle velocità verso
il giullare.
L'effetto fu devastante, le pietre fracassarono con spietata ferocia il corpo della vittima.
Tuttavia molte di queste pietre proseguirono il loro cammino, apparentemente desiderose di altra carneficina : e in linea
d'aria a breve distanza incontrarono Ayame e l'altro giullare impegnati
in un feroce combattimento.
Questi solo all'ultimo si accorsero del pericolo incombente
Ayame riuscì a scansarsi appena in tempo, ma il mostro non fu
così fortunato. Nell'aria risuonò lo schiocco fragoroso
delle rocce e l'urlo di sorpresa della lupa.
Quando l'incantesimo cessò, un silenzio tombale piombò nella sala.
E se da una parte David era immobile e attonito a bocca aperta,
dall'altra parte... Ayame era ancora accucciata dietro ad una palla da
circo e solo i suoi occhi facevano capolino da quel nascondiglio
improvvisato.
Ma lo sguardo infuriato che stava scoccando al giovane era abbastanza eloquente e intenso da far raggelare il sangue.
La lupa gridò qualcosa ma David, seppur consapevole di averla
quasi ammazzata involontariamente, non comprese le sue parole.
-- çàé. #é*. ç°é.
**é!!!-- ( Traduzione : non. farlo. mai. più!!!)
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E con questo sono a posto. Storia sospesa a tempo indefinito per ovvi motivi. L'avevo detto che osavo troppo, e infatti non accoglie gradimento poichè nessuno recensisce.
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