Is Anybody Out There..?

di paoletta76
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. SOME SAY LOVE IT IS A RIVER ***
Capitolo 2: *** 2. BET HE DON'T REMIND ME ***
Capitolo 3: *** 3. LAST BUT NOT.. LEAST ***
Capitolo 4: *** 4. GOD BLESS THE STEAL ***
Capitolo 5: *** 5. ANOTHER ROUND ***
Capitolo 6: *** 6. REHEARSALS AND SPIES ***
Capitolo 7: *** 7. NEVER BACK DOWN ***
Capitolo 8: *** 8. AMERICA'S LAST SAVE ***
Capitolo 9: *** 9. WILL I SEE YOU AGAIN..? ***
Capitolo 10: *** 10. LET THE DREAM COME TRUE ***
Capitolo 11: *** 11. LIGHT AT THE END OF THE WORLD ***



Capitolo 1
*** 1. SOME SAY LOVE IT IS A RIVER ***


Some say love, it is a river
That drowns the tender reed
Some say love, it is a laser
That leaves your soul to bleed
Some say love, it is a hunger
An endless aching need
I say love, it is a flower
And you, it's only seed
 
Quella voce. Quella voce. Non era servito altro, per fermare il tempo e convincerlo a premere il pulsante.
 
It's a heart, afraid of breaking 
That never learns to dance
It's a dream, afraid of waking
That never takes the chance
It's the one who won't be taken
Who cannot seem to give
And the soul, afraid of dying
That never learns to live
 
La poltrona aveva ruotato su sé stessa, uccidendo all'istante quel solito mezz'ironico sorriso. Chissà se la ragazza sul palco se n'era accorta.
 
When the night has been too lonely
And the road has been too long
And you think that love is only
for the lucky and the strong
Just remember in the winter
Far beneath the bitter snow
Lies the seed that with the sun's love
In the spring becomes the rose.
 
Sì, se n'era accorta. Forse l'aveva scelta apposta, quella canzone. Proprio quella canzone.
 
Il palco. Vuoto. Londra e i suoi rumori in un ovattato sottofondo. Il tocco delle dita del fonico sul microfono, il leggero fischio delle casse. La voce della corista al soundcheck.
 
Usavano sempre lei, la nuova arrivata. Probabilmente una sorta di rito, di implicita ed assurda punizione, che la condannava a raggiungere il bordo palco in anticipo mentre tutti gli altri ancora si godevano la pausa pranzo.
 
A lei non sembrava dispiacere affatto.
 
Jennifer. Coulson. Veniva da New York e quell'esperienza di lavoro temporaneo sembrava aver realizzato il sogno più grande della sua vita. Così l'aveva sentita dire, mentre gli altri l'ascoltavano distratti fra un boccone e l'altro.
 
Se l'era domandato almeno un centinaio di volte, il perché.
 
Perché di lei ricordava il nome.
 
Il nome, il cognome e pure il profumo, mentre degli altri dello staff ricordava a stento le facce.
 
Perché lo ricordava ancora, dopo due anni e quell'addio mai detto.
 
Perché chiudeva gli occhi e, invece di una a caso delle donne con cui aveva condiviso il letto, vedeva lei.
L'unica donna che non aveva mai sfiorato neanche con il pensiero.
 
L'unica che aveva trovato, inside that tremendous mess, la chiave per aprire il suo cuore.
 
Non gliel'aveva mai detto. Probabilmente, anche il coraggio se n'andava perso da qualche parte, ogni volta che quegli occhi incrociavano i suoi.
O forse era perché, con quella biondina delicata e quasi anonima, lui stava bene così.
 
Chiudeva gli occhi, e non c'era più il palco di The Voice. Non c'erano le urla eccitate del pubblico, non i commenti dei colleghi coach. E neppure le luci colorate dello studio TV. Solo il palco, il silenzio e il soundcheck.
Il tocco del dito del fonico, i passi leggeri della ragazza. Le sue dita attorno al microfono e la sua voce che sbocciava. Un fiore, un cristallo. Una sensazione stranissima.
Jen cantava, circondata dal silenzio, e gli sembrava di non essere mai stato tanto bene.
 
C'era capitato per caso, in uno di quei momenti privati. La band ancora in albergo, il post-pranzo che di solito lui terminava per ultimo.
Una contraddizione, l'essere già lì. Non poteva arrivare per prima, la star.
 
Probabilmente esisteva davvero, il libro del destino. E in quella pagina del suo, scritto piccolo piccolo in un angolino, era riportato oggi Adam arriverà presto al soundcheck ed incontrerà la donna della sua vita.
 
Si lasciò andare a sorridere, mentre Usher, lanciata un'occhiata al suo indirizzo e trovato il suo sguardo completamente perso all'orizzonte, chiedeva alla ragazza quale fosse il suo nome.
 
Non aveva neanche fatto caso agli altri, alle poltrone voltate verso lo stage.
La volevano tutti in squadra, e come no. Con quella dolcezza.. e quell'energia..
 
Cazzo.
 
Un sospiro.
 
What's your name, darling?
 
Jennifer Coulson.
Rispose la sua testa, in sincrono con la voce della biondina.
 
Where are U from?
La voce di Shakira si sovrapponeva, interessata e gentile, sopra le sue manine intrecciate.
 
Queens, New York.
 
Le grida del pubblico non gli facevano capire più niente. A dire il vero, la sua testa era completamente disconnessa, grida o meno.
Gli altri chiedevano, elogiavano, promettevano faville con quella voce dolce e decisa. Promettevano la vittoria, se li avesse scelti come coach.
 
Seen my man a little hypnotized! U must have something magic inside, and he's seen it first. But with me..
Usher rideva, osservandolo di sottecchi.
 
Sollevò un sopracciglio.
 
What? Don't tell anything? She's a-ma-zing!
La voce di Blake si rivolgeva a lui, quasi prendendolo in giro.
Or you're already under her spell?
 
- You've said it, man.- lo puntò con l'indice, ritrovando il proprio sorriso di serie - you've said. She's amazing, wonderful, sparkling. Completely under her spell. No words left. I love you. I mean it.
 
Occhi fissi sulla ragazza, quelli di lei nei suoi. Poi lei abbassò appena il viso, mormorando thank you, come aveva già fatto per gli elogi degli altri coach.
- So.. now choice is yours.- Usher gli scippò le parole, e lui per un istante temette di sentirle pronunciare nomi che non fossero il suo.
 
- Eh.. ehm..
La mano fra i capelli, a lisciarli indietro fino alla punta della coda. Uno sguardo alla punta dei piedi.
 
Quante volte gliel'aveva visto fare.
 
Voltando la prima pagina, sul libro del destino avrebbe trovato la scritta from now on, Adam will arrive soon and sooner @soundcheck. Till death do us part.
 
Cretino. Ora dice Usher e non la vedi più. Esattamente come quando è scomparsa, alla fine del tour, due anni fa. Pensare alle sue smorfie, quando duettavate al soundcheck e ti sentivi leggero come una piuma. Quando giocavi a dirle che Jennifer Levine come accostamento suonava bene.. non ha mai capito nulla..
 
Non ha mai capito nulla..
 
Non le hai mai detto che ti sei innamorato di lei..
 
Un peso a stringergli la gola. Abbassò il viso, spostando appena lo sguardo di lato.
Lei avrebbe scelto un altro ed a quel punto avrebbe potuto tranquillamente alzarsi ed andarsene.
 
Adam?
 
Un colpetto al braccio.
 
Adam? You ok?
La voce di Shakira, quel viso ad indagare nella sua direzione.
You ok?
 
No way avrebbe voluto rispondere. Sollevò il viso, incontrò l'espressione di attesa della ragazza. Il pubblico aveva smesso di gridare.
- I'm.. I'm fine. Just..- si passò velocemente la mano sugli occhi.
- She chose you.
- What..? - mormorò appena, quasi senza sentire la propria voce.
- She chose you.- Usher sorrideva, divertito - can't explain why, but said..- e tese la mano verso la ragazza, che era rimasta sospesa al bordo dello stage.
- I pick Adam.- replicò quella voce.
 
Un soffio. Decisa.
 
I pick you, Adam, to be my husband. To love you, respect you, understand you as I've done from the first day we met. Promise to be your soulmate, as you're for me, even if you never told that..
Basta, piantala. Ti sai decisamente facendo troppe seghe mentali. Se ti avesse voluto, non ci avrebbe provato già due anni fa?
 
La ragazza continuava a fissarlo e non osava muovere un passo. L'assistente di studio sbracciava, la cosa si stava davvero facendo assurda.
Ed erano passati sì e no una manciata di secondi dalla sua decisione.
 
Shakira scivolò via dal proprio posto, con l'idea di salvare la situazione, ma lui fu più veloce. E senza sapere quasi come aveva fatto, era ad abbracciare la nuova allieva della sua squadra per The Voice.
 
You're amazing, you're amazing..
Continuava a ripetere, come in loop, senza tono. La ragazza ricambiava l'abbraccio col calore di un'estranea, e lo congedò con un sorriso tutto di cortesia che lo punse come un'ape al centro del petto.
 
Non era mai stato così male.
 

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Capitolo 2
*** 2. BET HE DON'T REMIND ME ***


Le selezioni potevano dirsi concluse, ed ora si passava alla fase due. Le squadre pronte ad iniziare il warm-up, le prime interviste, nuovi amici e nuovi rivali.
 
La borsa in spalla, e l'anonima biondina era pronta a varcare la porta dell'hotel che l'avrebbe ospitata fino a quando la sua avventura a Los Angeles non si sarebbe conclusa.
 
Perché diavolo sono qui..?
 
E perché.. perché ho scelto lui?
 
Londra. Il palco vuoto, e l'unica occasione che la vita le aveva finora dato per raccogliere quel microfono fra le dita e far sentire la sua voce.
 
La sua voce. Niente coro, solo lei.
 
Forse sarebbe finito tutto all'ultima tappa del tour, come da buona fiaba di Cenerentola che si rispetti. Forse allo scoccare della sua mezzanotte, la scarpetta di cristallo l'avrebbe lasciata a piedi, sulla via del ritorno verso il bancone di Starbuck's ed i suoi cappuccini millegusti.
 
Forse il suo posto davvero era là.
 
O forse no. In fondo, non gliene importava poi molto. Non quando tutti se ne andavano, lasciandola sola con quel microfono fra le dita.
 
Non se n'era accorta, quel giorno, di un paio d'occhi che la scrutavano dalla penombra.
 
Lui, il leader. La star.
 
Ne aveva percepito la presenza solo quando, alla fine di quella manciata di parole, il vuoto del silenzio era stato riempito dal deciso battere di un paio di mani.
 
A Christmas song? Really?
 
La voce aveva seguito le mani, facendosi avanti con un tono divertito e finemente ironico che, sulle prime, le aveva dato seriamente fastidio.
E ok, era la star. Ma non aveva nessun diritto, d'invadere il suo perimetro privato. Neppure se lei era l'ultima della fila.
 
So what?
 
So what..? aveva replicato lui, arrampicandosi a sedere sul palco e trattenendo quel tono. We're in July!
 
What about mind your own business?
 
Era rimasto a bocca aperta, per un minuto buono. Nessuna donna l'aveva mai trattato così.
 
Forse sua madre.
 
Aveva strizzato appena gli occhi, aggrottato le sopracciglia, osservandola senza parlare.
La ragazza lo ignorava. Lo ignorava per bene, al mille percento. Era tornata al centro del palco, aveva impugnato di nuovo il microfono ed intonato Silent Night.
 
Lo stava prendendo per il culo.
 
E la cosa lo divertiva.
 
Mordicchiò appena il labbro inferiore, dandosi l'impulso per alzarsi in ginocchio. E da quella scomodissima posizione le lanciò una sfida sulla seconda strofa.
 
Il resto della crew li aveva sorpresi mentre, sdraiati spalla a spalla sul palco, terminavano l'esecuzione di I'll Be Home For Christmas ridendo alle lacrime.
 
Adam Levine era tornato ogni giorno, alle tre precise, in tempo per condividere con lei quello stranissimo soundcheck.
 
La cosa non le aveva mai più dato fastidio.
 
Avevano cantato Whitney ed avevano cantato Frank. Avevano volato fra le note di Candle In The Wind.
Adam sembrava conoscere qualsiasi canzone edita in qualunque parte del mondo. Jen s'inchinava chiamandolo monster, e lo lasciava mettere su una smorfia e intonare qualunque cosa, per poi seguirlo in quel gioco di voci.
 
Poi era trascorso un anno, in giro per il mondo. Un anno con le borse in spalla e le chiappe piatte a forza di miglia in pullmann e voli interstate.
Un anno di concerti, di grida, di fans. Un anno di segreti volteggi fra le note.
 
Poche domande, pochissime, fra loro. Bastava una canzone a far scivolare fuori anche le parole, le impressioni, i racconti.
Jen incrociava le gambe sul palco, e lo ascoltava. Lo ascoltava sfogarsi, o mentre le confidava che l'immagine dello sciupafemmine in realtà se l'era costruita.
Poi lo aspettava.
 
Lo aspettava sempre, anche quando fuori pioveva a dirotto e nel suo cuore ancora di più. Quando lo vedeva allontanarsi con le dita strette a qualche fan un po' più audace o con le braccia a circondare il corpo perfetto di qualche modella. Saliva sul palco, aspettava il silenzio. E la intonava.
 
Some say love, it is a river
That drowns the tender reed...
 
Ricordava la prima volta come l'avesse vissuta un istante prima.
 
Londra.
Il tour era sbarcato in Europa e nulla sembrava essere cambiato.
 
Quella sera, circondata da un silenzio quasi irreale, dopo aver aspettato più a lungo del solito, aveva finito con lo sceglierla lei, la canzone.
Per la prima volta dopo un anno intero, la voce del suo compagno non era arrivata a giocare sulle note con la sua.
 
..Just remember in the winter
Far beneath the bitter snow
Lies the seed that with the sun's love
In the spring becomes the rose.
 
S'era lasciata andare, in un sospiro, a sedere sul palco. Lo sguardo alle punte dei piedi, le mani a circondarsi le spalle.
Per la prima volta, s'era sentita davvero sola.
 
Una lacrima, a rigarle la guancia. Asciugarla con la manica della felpa.
Una lacrima, poi un'altra. Il viso piegato a terra. Un sospiro più pesante di quello di prima.
 
You ok?
Quella voce a sorprenderla.
 
- Yeah.. yeah, ok.
La voce tremò appena, nel rispondere, mentre cercava malamente di nascondere il profilo arrossato degli occhi.
- Sure?
 
Annuì, impercettibile, mentre l'uomo le si sedeva accanto e la sua espressione appariva tutto tranne che divertita.
- May I do something..?
 
Lei aveva scosso la testa, tornando a stropicciarsi il viso con la manica.
 
Che avrebbe dovuto dirgli? E' colpa tua..? Sono in questo stato per colpa tua..?
 
Che vuoi che gliene freghi.. lui è tutto, e tu sei.. niente..
 
- I'm just a little tired..
 
Yeah, tired. Tired of this life, tired of this stress. Tired of your goin'away and of your lookin in all directions but mine.
 
- We're all a little tired, Jen. Hold on. Only a few weeks, the last tour weeks and we'll be back home and free.
 
Aveva annuito, lasciando che le scivolasse addosso e l'avvolgesse con le braccia, appoggiandole quella guancia un po' ispida fra i capelli.
 
L'ultima volta in cui aveva ascoltato il suo respiro.
 
Il tour era finito, era stata pagata e congedata per non essere più richiamata. Altro disco, altro tour, nessun bisogno della sua voce.
Era tornata a vestire la divisa di Starbucks.
 
Non l'aveva neppure salutato.
 
Che vuoi che gliene freghi..
 
And you Jen? Have you ever had experiences?
Quella voce un po' peperina la risvegliò come da un sogno lungo una vita.
- Sorry?
- And you, Jen? - Terri, la sua giovanissima compagna di stanza, l'aveva messa al centro dell'attenzione - do you sing from long time, or..?
- Ah..- lei s'era appoggiata al bracciolo del divano, arricciando le labbra - I sing from the age of 4.
- I mean.. professionally. Have you got any pro experience?
- Yeah.. one. Been on tour with a band. 2k11, for about a year.. uh.. a little around.
- Lead?
- Oh, no..- sorrise, agitando appena le mani - background voice. Chorus.
- Was a famous band? - la ragazzina, dichiaratamente al primo tentativo da professionista, la osservava rapita.
- Ehm.. yeah, let's say yeah.
- Really? The name! - la incalzò un'altra delle compagne, sedendosi al suo fianco sul divano.
 
Jen percorse il perimetro con lo sguardo. Tutta la saletta di riunione la fissava, i suoi undici compagni di squadra sembravano morire dalla curiosità.
 
- Maroon Five.
Quella voce.
Apparve all'improvviso, un filo innervosita, parlando al posto suo e mettendoli tutti praticamente sull'attenti.
 
Really? mormorò Terri, di sottecchi, ricevendo in cambio una smorfietta imbarazzata.
 
- So.. you know one another.
Sam, l'omone del Texas, indicò lei e poi il coach, che l'aveva affiancata senza perdere quell'aria di stizza.
- Oh, ehm.. I don't think so.
 
Adam le rivolse lo sguardo di uno appena colpito da un macigno.
- Sorry?
- I mean..- lei sollevò appena la mano nella sua direzione - I know.. who he is. Don't think he reminds me at all.
- Are you kiddin me?
 
Lei sollevò le spalle, leggera.
- I was just one of the crew. Last one. A number. And..
- What..? Who do think I am?
 
Adesso lo sembrava davvero, tremendamente deluso.
Come diavolo poteva credere che si fosse dimenticato di lei? Di quei pomeriggi spalla a spalla, della musica condivisa in segreto? Che idea s'era fatta, di lui?
 
- Are you talking like this 'cause U think I'll favor you cause we know each other? Forget it.
Sguardo di fuoco, aveva voltato le spalle e s'era diretto all'area del pianoforte.
 
La prima sessione di warm up non incominciò per niente bene.
 
Jennifer Coulson!
 
Quella voce, chiaramente incazzata, a richiamarla al microfono. Le sue mani ad indicarle in malo modo la posizione che doveva assumere.
 
Perché diavolo non ho scelto uno degli altri tre..

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Capitolo 3
*** 3. LAST BUT NOT.. LEAST ***


Una settimana. La guerra a colpi di note, gli amici che diventavano rivali e poi di nuovo amici.
 
Quegli occhi che non volevano perdere quell'espressione cattiva.
 
Non lo voleva. Non voleva che la favorisse, solo perché avevano già lavorato insieme. Non voleva che lo facesse in nome di quei soundcheck che per lei erano stati tanto speciali.
La verità era che lo credeva davvero, che si fosse dimenticato di lei.
 
Did you really think I'd forget those afternoons? Why did you sing The Rose?
 
Quella voce l'aveva affiancata, in uno dei pochi momenti di solitudine che era riuscita a ritagliarsi, contro una delle righiere della terrazza dell'hotel.
Adam fissava l'orizzonte ed aspettava una risposta.
 
- Was the first song I sang without you.- replicò lei, opaca e sincera.
Lui aggrottò le sopracciglia, ritrovandosi ad indagare nei suoi occhi.
- First time in almost a year, alone again at the soundcheck. You were out with one of your girls, meant you didn't care of that moments as much as I cared. I loved that singin' together. I thought it was the same for you. It was not. What could expect, I thought. You were the star. I was nothing.
- Jen..
- I'm not one of your supermodels. I'm just a voice.
- A voice is all.- replicò lui, leggerissimo.
- I've never been what you were looking for.
- You've been the only to understand.
- Understand what?
- Understand music, understand.. me. That was why I felt so good singin' with you.
 
Jen emise un sospiro, sollevando appena le spalle.
- I missed you. I mean it. Pushed that button so fast cause it was your voice.
- Don't blame it on me.. but I don't believe you.
- Jen..
Lui s'era appena scostato, aveva teso una mano, cercando di raggiungerla. Gli era sfuggita.
- I'd like you to be my coach, from now on. My coach. Just that, ok?
 
Adam aveva ritratto la mano, arrendendosi e limitandosi ad annuire.
Più nessun contatto, oltre la barriera del microfono. Più nessun palco vuoto, più nessun soundcheck.
 
E poi, il ring delle battle rounds.

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Capitolo 4
*** 4. GOD BLESS THE STEAL ***


Avrebbe duettato con Laura, la ragazza di Miami.
Laura, voce suadente e modi da gatta, senza contare quella cascata di boccoli castani sopra un corpo da urlo.
 
I'm not one of your models..
 
Just a voice..
 
A voice is everything.. replicava la voce di Adam, andando lentamente in fade oltre agli sguardi appassionati che proprio lui stava dirigendo alla sua rivale di microfono.
 
Ce la puoi fare, Jen. Devi solo evitare di guardarlo.
 
Ma che accidenti mi succede?
 
Non puoi essere gelosa, non tu. Non di lui. Lui non ti guarda così, Jen. A dire il vero, non ti vede nemmeno. E ok, non si è dimenticato dei soundcheck.. ma non ha mai provato quello che provavi tu. Quando impugnava l'asta e la piegava come a farle fare il casquet, quando rideva e prendeva in giro le tue smorfie.
 
Ahm.. Jennifer Levine wouldn't sound so bad, isn'it?
 
Ti prendeva in giro.
 
O forse no, davvero non lo è, così crudele. Stava bene, con te. Davvero. Ma come un amico.
 
Non può essere altro che il tuo coach, Jen..
 
- Coulson? Coulson, 're U still with us?
La stava richiamando all'attenzione. Nessuna reazione; viso basso, impercettibili e lunghissimi respiri.
Le labbra di Adam si stirarono in un minuscolo sorriso.
- Mrs. Levine?
 
Come colpita da una scintilla, la ragazza sollevò il viso. E lo vide.
Rideva. Silenzioso e sincero, rideva.
- Still on this planet, my lady?
 
- I.. I was..- agitò appena una mano a lato del viso - just thinking about..
- Soundchecks? - lui si fece appena più serio, senza perdere lo strano sguardo con cui sembrava volerle fare la radiografia - you're not in the chorus anymore. You're the star, here. Both you're the stars. I want you to be focused on that, ok? You're the stars and I want you to give me the best.
Jen annuì, in coda all'altra ragazza.
 
Non l'aveva scelta a caso, la canzone per la sfida.
 
Skies are crying, I am watching
Catching teardrops in my hands
Only silence, as it's ending, like we never had a chance.
Do you have to make me feel like there's nothing left of me?
 
You can take everything I have
You can break everything I am
Like I'm made of glass
Like I'm made of paper
Go on and try to tear me down
I will be rising from the ground
Like a skyscraper, like a skyscraper..
 
Sembrava che Adam Levine stesse tracciando un percorso, lo stesso che aveva incominciato lei proponendosi ai provini con The Rose.
 
You can take everything I have
You can break everything I am
Like I'm made of glass
Like I'm made of paper
Ohh
Go on and try to tear me down
I will be rising from the ground
Like a skyscraper, like a skyscraper
Like a skyscraper, like a skyscraper
Like a skyscraper..
 
La seconda canzone cantata da sola, mentre lui era impegnato. La seconda volta in cui aveva nascosto a fatica le lacrime, ad un solo giorno di distanza dall'addio.
 
La sua seconda spina nel cuore.
 
Ma che diavolo vuoi, da me?
 
- Jen, could you please let us hear your voice? Louder, please. A little more.. self confident.
Le dita del coach si stendevano, il rimprovero velato la costringeva a ricominciare dall'attacco. Un sospiro.
 
- Yo' sighin'?
- No..
- Tired?
- No..
- I said star, not princess of the world. You've chosen to be here, this is a competition. You don't sing, you're out. You sing out of my rules, you flop, you're out. Your choice.
 
Adesso la voce si faceva velatamente minacciosa, cattiva. Adam continuava a fissarla e non era lo stesso modo in cui aveva guardato la gatta lì accanto.
- Ok..- si morse appena le labbra, limitandosi ad annuire.
- From the start.
 
La folla gridava, oltre le quinte, e la luce sul palco appariva quasi accecante.
 
Per un attimo, Jennifer Coulson del Queens credette che le gambe avrebbero preso la direzione opposta, portandola lontano da lì.
Un respiro, profondo, dondolandosi avanti ed indietro sui piedi mentre lì fuori si esprimeva il verdetto per una delle coppie di colleghi-amici-rivali che avevano appena combattuto a colpi di note per Usher.
 
Gli applausi, le grida. Le voci confuse del dietro le quinte. Il piede che arretrava, impercettibile segnale del crescente desiderio di fuggire.
 
Just close your eyes.. imagine you're alone, at that soundcheck.
 
Quella voce scura, poco oltre la nuca.
- I'm not alone, and you know it.- rispose, senza voltarsi.
- You were not alone..  neither there..
 
Un brivido, e quella voce era sparita nel milione di altre voci che la circondavano.
Poi, solo una manciata di passi verso la luce.
 
Go run run run, I'm gonna stay right here
Watch you disappear, yeah
Go run run run, yeah, it's a long way down
But I'm closer to the clouds up here
 
You can take everything I have
You can break everything I am
Like I'm made of glass
Like I'm made of paper
Ohh
Go on and try to tear me down
I will be rising from the ground
Like a skyscraper, like a skyscraper
Like a skyscraper, like a skyscraper
Like a skyscraper
 
- Jen, I've seen you more confident with this before. Seems you're surrendering to something. And that's not too bad, that's in line with the feeling.. with this song's words, but.. the winner of this battle is Laura.
 
Ecco. Adesso lo sguardo di Adam sembrava seriamente dispiaciuto, e pur avendo scelto l'altra continuava a fissare lei.
 
Perché?
 
- What do you want to tell to your coach? - Carson la stringeva appena al fianco, aspettando una risposta.
 
Di nuovo quell'accenno ad un passo indietro.
- Just.. just thank you. For all that you taught me, for all your patience. Thank you so much. I'll miss you. I mean it.
 
La voce le tremava appena, mentre ricambiava il suo sguardo.
 
Adam sentì come se il suo cuore si fosse fermato.
 
Nessuno se ne accorse, fra le grida ed i sorrisi.
 
I remind you that Jen is available to steal!
 
Non aveva fatto in tempo a terminare la frase, che già due mani si erano abbattute -sì, letteralmente abbattute- sui pulsanti.
 
Adam sentì chiaramente il suo cuore riprendere a battergli nel petto, ad un ritmo decisamente molto rock.

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Capitolo 5
*** 5. ANOTHER ROUND ***


Un gatto. No, il sorriso enigmatico del gatto. E lei era Alice, persa e stordita nel magico Paese delle Meraviglie.
 
Blake spostò per un attimo quel sorriso verso il collega, piegando appena il viso.
L'hai scartata. E adesso ti sistemo io.
 
Lurida canaglia.. pensò Adam, rispondendo d'istinto a quel sorriso, mentre Usher scuoteva appena la testa divertito.
Me ne servirà, di tempo, per capire questi due..
 
Il pubblico urlava, le luci si facevano ancora più accecanti, e Jen aveva perso tutte le parole.
Il piede a spostarsi dietro l'altro, di nuovo quell'assurda voglia di scappare. Il cuore in gola.
 
And we had two steals!
La voce esultante di Carson nel microfono, pronta al volo a rivolgersi ai due coach che l'avevano appena rubata, concedendole una seconda chance.
 
Blake, what about Jen? Why'd you push your botton?
 
- Are you kiddin' me? - rispose quello, adagiandosi con le spalle alla poltrona, senza perdere lo sguardo del gatto - she's amazing! Wanted her from the start, when she didn't choose me! She's got energy, and feels the song. It comes from her heart. She feels. I want her. We can win this together!
Parlava, trattenendo a stento la tentazione di agitare la mano di fronte a sé per darsi più energia.
 
Jen abbassò lo sguardo, riuscendo solo a mormorare thank you.
 
And what d'ya answer, Usher?
 
Quello aveva appena piegato il viso, dopo aver intercettato lo scambio di sguardi fra i colleghi coach. Doveva rilanciare alto, altrimenti la partita era persa.
Ma che c'è, fra questi due..?
 
- You have an amazing voice, Jen. Powerful, sweet at the same time. You live the songs you sing, and no matter if tonight you've had a low moment, you can give more. And more and more. Just let me be your coach. You're meant to be a star.
- What about to be a star with my team?
Eccolo. Il gatto che infilava il sorriso e la coda interrompendo il collega, che di rimando incrociò le braccia fra il divertito e l'indispettito.
 
Ma che c'ha da insistere così?
 
La mini manfrina andò avanti ancora per una manciata di secondi, fino a quando Carson fischiò la fine, rivolgendosi a lei fra le grida del pubblico.
- Ok. Now the choice is yours.
 
- Ah..- lo sguardo che vagava da uno all'altro, Jen morse appena le labbra e prese la sua decisione.
 
I pick Blake.
 
Le sembrò di vederlo esultare.
No, non l'uomo che aveva scelto, e che s'era sollevato di scatto dalla poltrona mimando cenni di trionfo nei confronti del collega sconfitto.
L'altro, quello rimasto fuori dai giochi.
 
Aveva spostato gli occhi per un istante e le era parso di intercettare un thank you.

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Capitolo 6
*** 6. REHEARSALS AND SPIES ***


Prima giornata di prove per i knockout rounds. 

Stavolta, o dentro o fuori, niente recuperi e niente seconda chance. 
Blake l'aspettava alla sala registrazioni, e oltre a lei attendeva la scelta di una canzone opportuna.
A song to win.

L'abbraccio di rito, come fra vecchi amici. Poi, ognuno al proprio posto, il coach sullo sgabellino accanto al pianoforte e lei dietro l'asta del mic.
- Have you chosen the song?
- Yeah. Gotta sing Payphone. Maroon Five.

 Non serviva neanche che lo specificasse. Blake sorrise appena, sotto il sopracciglio alzato.
- Sure? 
- Sure.
- Is there anything I don't know?

Un passo avanti, uno indietro. Raccogliere il microfono e stringerlo fra le dita.
- Ok.. you're my coach, it's right to let you know.
- Have you two had a story or something else?
- Nope.
- So what?
- Ahm.. I work at a Starbuck's point, in NY. But sing from a very young age. It's always been my passion and my dream. So, I trained for years, and then tried many auditions. Been chosen to a position in the backgrounds for Maroon Five tour, about two years ago.
- So.. you know one another.
- Actually.. I thought he'd forgotten me.
- ..But?
- But maybe he couldn't. You know.. I was the last arrived. And team used me for the soundchecks. You know.. 
- When everyone is still in after lunch relax time..
-..I was already at work. But I loved that. Being on the stage, alone. Was fascinating. Had the mic in my hands, and started doing like this.- picchiettò appena con le dita sul microfono, ripetendo la frase di rito - one, two.. soundcheck ok. Right..- spostò il viso a destra, come in attesa dell'ok di uno dei fonici -..ok. Left..- ripeté il gesto -..ok. Let's start. 
Una manciata di secondi, e la sua voce mise le ali.

I don't want a lot for Christmas 
There's just one thing I need 
I don't care about the presents 
Underneath the Christmas tree 
I just want you for my own 
More than you could ever know 
Make my wish come true 
All I want for Christmas is you…

Blake non la fermava, puntato con il mento fra le dita e le labbra socchiuse.
E come fosse stata di nuovo sola su quel palco, Jen diede più forza all'interpretazione, cantando tutto il pezzo.

Questa volta, il battere leggero di quelle mani non la interruppe a metà.

Could you please make me a favour and leave this room?

L'espressione mista fra l'infastidito e il divertito di Blake, la mano tesa verso la porta.
Adam s'era limitato a sorridere alzando le sopracciglia, con fare furbetto.

So what?

- So what, so what.. she's not yours anymore.- Blake gli fece il verso, insistendo sulla direzione della porta - and these are rehearsals for my team.
- But that's one of my songs.
- Thought it was one from Mariah. But maybe the high notes on the end were yours, isn't it?

Ferma di fronte all'asta del microfono, Jen arginò a stento una risata, nascondendo le labbra con le dita.
- Is there anything to laugh? - Blake finse di sbottare - there's nothing to laugh. He's a spy. He came here to spy. He's meant to be at his team's rehearsals.
Adam continuava a fissarlo con tono di sfida e le braccia incrociate.

- You two seem married.
Ecco. L'aveva detto. I due si voltarono contemporaneamente nella sua direzione, spalancando gli occhi e lasciandola ridere sul serio.

- Go away. Vanish, take that door. Or I'll ask for a restraining order.
- What?! - Adam spalancò le braccia.
- Yeah. I want the divorce.

Adesso scappava da ridere anche a lui, mentre il collega ubbidiva e si avviava all'uscita.
Jen incontrò i suoi occhi, e comprese molto del labiale intercettato la sera delle battle rounds. Blake non aveva dato una seconda chance soltanto a lei.

Adam fermò i passi, si mordicchiò appena le labbra, fece un balzo indietro e la raggiunse, circondandole i fianchi e stampandole un bacio sulla fronte.
- Again, thank you. My love.
- Go.Away.
Blake puntò di nuovo l'indice alla porta, mentre la ragazza arrossiva. Poi si alzò dallo sgabello, e con fare deciso andò a chiudere la porta con un giro di chiave.
- So.. let's start from where that beautiful amazing dirty bastard broke the magic. You could sing this.
- This?
- Have you heard yourself while you were singin? You're into it. You may win the knockout. And it has a meaning, isnt'it?
- Well.. yeah.
- Like the others?
- Like the others. Well.. you know..
Blake s'era di nuovo seduto, in posizione di ascolto.
- Ok.. he.. -the beautifulamazingasshole you just sent away- came into my radar space while I was singing this song. Laughing at me because it was july, and I was singing a Christmas song.
- And.. what about you?
- Treated him like the last of stupids. Even if he was the star, and I was the last one of the crew. Instead to get angry and fire me, he started to duet with me.. and to laugh with me instead of at me. We sang every Christmas song we knew.
- And.. then?
- He started to come to every soundcheck. Just was there in the dark, waiting for me to start with this..- il dito a picchiettare sul microfono - to show himself and come to the stage. First times were.. strange.
- What means.. strange?
- New. Unwaited.. strange. I mean.. he was Adam Levine. Girls were outside screaming for him, while nobody even knew about my existence. Then.. then I became used to it.
- Screaming girls?
Lei scosse appena la testa, sorridendo.
- Soundcheck duets. Started waiting for him. Started liking it so much. Started missing him when he didn't come. 
- This is really dangerous..
- Yeah.
- And now I understand a lot of things.
-..Sorry?
- Nothing.- lui fece cenno come a scacciare un moscerino, affrettandosi a cambiare discorso - but.. what about the songs?
-..Songs?
- Yeah. Your song choice. There's a meaning, isn't it?
Jen inspirò ed espirò, lentamente.
- The Rose was the first song I sang without him. When.. when he left me alone for the first time. When he made me feel alone, for the first time. And.. ok, I'll tell you the truth. I chose it for the auditions because I hoped he reminded my voice.
- He did.
- I know. Chose Skyscraper, for the battle rounds.
- He chose it.
- Yeah. The second song without him. Think he's seen me.
-..Seen you?
- Seen me crying. Again. And again I told him I was only tired.
- But you were not.

Un altro sospiro. Gli occhi a terra.
- I'm only a voice.
- A voice is everything.- Blake la stupì usando parole conosciute, costringendola a sollevare il viso e aggrottare le sopracciglia, e sorridendo - voice, and music. There's nothing else, more strong and more important, for a musician. We express through songs everything we want to tell. It's stronger than us. We feel love, we have to sing it. Pain, we have to do the same. We're happy, sad, cry for a loss. Even if we can't speak, and tell how we feel, we write it in a song. There's our story and our soul, in every song we write.. or sing.

Sorrise, si lasciò andare ad abbracciarlo. Come fosse stato il fratello maggiore che non aveva mai avuto. E rimase per un lunghissimo istante ad ascoltarne i respiri.
- Now..- lui si allontanò con un minuscolo colpetto di tosse - you know my secret, I'll have to kill you. If you loose the knockouts.
- And.. what about Payphone?
- Let's do like this.- lui sollevò appena gli indici - new coach, new start. You sing your first song, the one that started your little story.
- But..?
- Keep Payphone for the live shows.

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Capitolo 7
*** 7. NEVER BACK DOWN ***


capitolo minuscolo e di transizione, scritto al volo fra un impegno di lavoro e l'altro.. chiedo umilmente perdono alle mie adorate lettrici e le ringrazio tantissimo per la pazienza con cui state seguendo-recensendo-inserendo nelle preferite questa storia! Una valanga di baci! :)

Questa volta avrebbe sfidato Ellie, l'altissima country girl.
 
Ellie era una ragazza simpatica, grintosa e combattiva, voce potente e sorriso sempre a fior di labbra. La sua nuova compagna di stanza in hotel.
 
Avrebbe preferito dover combattere contro qualcun altro.
 
Ellie era salita per prima, sul nuovo ring. Chitarra in mano e onnipresenti cowboy boots, senza perdere un filo del proprio luminoso sorriso aveva preso possesso del centre stage.
 
Le sembrò che il tempo si fermasse, quando toccò a lei, e Carson annunciò la sua canzone.
 
I don't want a lot for Christmas 
There's just one thing I need 
I don't care about the presents 
Underneath the Christmas tree 
I just want you for my own 
More than you could ever know 
Make my wish come true 
All I want for Christmas is you…



Una manciata di passi avanti, indietro, prendere man mano confidenza col perimetro, le luci, le voci che a tratti la coprivano.
Il pubblico cantava con lei. Un pubblico reale, tutto per sé anche se solo per una manciata di secondi. Lo stesso brivido dei soundchecks.
 
I have to go with Jen.
 
Blake sorrideva, soddisfatto ed orgoglioso.
Next step, sweetie.. disse, stringendola in un abbraccio e lasciandosi invidiare da qualcun altro.
 
E adesso a noi due, America.

 

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Capitolo 8
*** 8. AMERICA'S LAST SAVE ***


America has saved..
 
Il respiro che si fermava, il tempo sospeso. Sentire il proprio nome, il cuore che riprendeva a battere.
 
Successe tre volte. Salva, per tre volte di seguito.
Chiedere di più sarebbe stato chiedere la luna.
 
Quella sera si attendeva il verdetto per la battaglia appena passata delle top 6. Il pubblico l'avrebbe premiata ancora una volta? Era pronta, Cenerentola, a vedere la carrozza di nuovo zucca e i cocchieri topolini?
..Era pronta a dire addio allo sguardo assorto della sua anima gemella?
 
Ma quale anima gemella, Jen.. piantala.. è musica. Vi lega solo la musica. Se finisce, finisce qui. Prima ancora che qualcosa possa cominciare.
 
Aveva cantato Payphone, l'aveva visto sorridere con l'aria di chi già si aspetta la prossima mossa.
 
E le era sembrato di vederlo fremere, sulle note della sua prova per la top 10.
 
Goodbye Norma Jean
Though I never knew you at all
You had the grace to hold yourself
While those around you crawled
They crawled out of the woodwork
And they whispered into your brain
They set you on the treadmill
And they made you change your name..
 
And it seems to me you lived your life
Like a candle in the wind
Never knowing who to cling to
When the rain set in
And I would have liked to have known you
But I was just a kid
Your candle burned out long before
Your legend ever did..
 
Questa l'aveva scelta lui, sul palco di Berlino. Neppure la pioggia che stava frustando la città da ore era riuscita a trattenerlo in hotel.
 
America has saved..
 
Più nessun aiuto, nessuna mediazione da parte dei coach. L'abbraccio degli amici, la tensione che saliva alle stelle mordendo lo stomaco, in attesa del verdetto.
Le dita incrociate di Blake, da qualche parte sotto la postazione.
 
Jennifer Coulson, from team Blake!
 
Ridere, piangere, abbracciare i compagni ancora in attesa. La mano stesa a ricevere il saluto di qualcuno fra il pubblico, qualche voce che chiamava il suo nome. Il calore di quegli occhi addosso.
 
Fino alla prossima canzone.
 
And so..
La voce scura di Blake, oltre il microfono, ancora una volta nella sala prove.
 
Si lasciò andare ad un sospiro.
- And so I've reached top 6.
- Happy?
- Frightened. Scared to death. See my hands shakin'?
- Better your voice out of shakin'. Leave your hands as they are.
 
Avevano riso, insieme. Se c'era una cosa che Blake sapeva fare alla perfezione, era mettere a proprio agio chiunque gli fosse capitato davanti.
Forse ce l'aveva nel sangue, forse stava proprio lì, lo spirito country su cui ogni tanto divagava. Quella bellissima sensazione di casa, di tepore, di famiglia, la stessa che emanava la sua voce dalla radio.
 
- Next move? - s'era appoggiato con un gomito al pianoforte, e la osservava con l'espressione del gatto.
- I'd have to ask it to you. Next move?
- It's up to you.
- Isn't it yours? I mean.. choosing the song.
- Don't tell anybody..- s'era guardato un po' intorno con aria circospetta, poi aveva finto di chiamare qualcuno - is anybody out, there? Uhm.. no. Seems we're alone. So.. tell me. What's next? Next day, next step, next song. I'm starting to love your story.
- Starting to love..?
-..The story you're telling. And I want to win the competition. Of course.
 
Avevano riso di nuovo.
Un paio di tocchi col dito sul microfono, segno che stava iniziando la prossima puntata.
 
Many times I've tried to tell you
Many times I've cried alone
Always I'm surprised how well you
Cut my feelings to the bone
 
Don't wanna leave you really
I've invested too much time
To give you up that easy
To the doubts that complicate your mind
 
We belong to the light
We belong to the thunder
We belong to the sound of the words
We've both fallen under
 
Whatever we deny or embrace
For worse or for better
We belong, we belong
We belong together
 
Rapito. Lo sguardo scuro di Adam quella volta era stato letteralmente rapito.
Chissà come se l'era sognato, di scegliere quella canzone.. era salito sul palco, si era seduto incrociando le gambe e l'aveva intonata, dopo meno di dieci secondi a guardare per aria con il pollice sulle labbra.
 
Adorava quando faceva così. Sembrava giocare, sembrava un bambino. La lasciava sospesa per un istante con il microfono fra le dita, elaborava ed apriva la prima strofa.
 
E quel giorno le aveva lasciato fra le dita quella che, fosse stato un altro uomo in un altro momento ed in un altro posto, lei avrebbe chiaramente potuto leggere come una dichiarazione.
 
Ma erano lì, sul palco di Copenhagen, e lui era Adam Levine e lei solo una corista al souncheck.
Non c'era niente da leggere, tra le righe.
 
We belong to the light
We belong to the thunder
We belong to the sound of the words
We've both fallen under
 
Whatever we deny or embrace
For worse or for better
We belong, we belong
We belong together
 
Adam le aveva messo in mano il ritornello, l'aveva lasciata sollevarsi in volo ed era rimasto lì, sul bordo del palco, ad osservarla.
One day you'll be there and I'll be here, watching you fly like today. One day you'll be a star.
 
Gli aveva fatto l'inchino, lasciandolo ridere. Poi le sue braccia l'avevano acchiappata a tradimento, attirandosela addosso e seguendola in volo fra le parole di quella canzone.
 
Non ha mai capito nulla..
 
Non le hai mai detto che ti sei innamorato di lei..
 
Le luci intorno al palco del Live Show si erano tinte d'azzurro, l'avevano avvolta mentre la voce di Carson associava il suo nome a quella canzone.
 
Il cuore di Adam andò a pulsare a poca distanza dalla sua gola.
 
Occhi fissi su quella minuscola e leggera figura vestita di bianco, su quella manina tesa al cielo, sui ciuffi biondi sparsi su quel viso, su quelle spalle.
 
L'ultima volta in cui le aveva sentito cantare quelle parole, tutto il suo corpo era a contatto con lei, su quel palco di Copenhagen.
 
La sua dichiarazione d'amore. Quella che non era mai stato capace di farle a parole.
Quella che lei non aveva mai capito.
 
Whatever we deny or embrace
For worse or for better
We belong, we belong
We belong together
 
Non le hai mai detto che ti sei innamorato di lei..
 
L'applauso del pubblico coprì i battiti persi dal suo cuore, e quando Carson lo interpellò per un giudizio, per quella prima ed infinita manciata di secondi rimase sospeso, senza parole.
 
Done a great song choice, isn't it?
Blake si sporse appena, mantenendo il suo sorriso sornione.
 
Lo sfotteva.
Lo voleva mettere in difficoltà.
 
E accidenti.. ci stava riuscendo di brutto.
 
- You dirty bastard..!
Rispose, sporgendosi in avanti a sua volta, aggrottando le sopracciglia e piegando le labbra in un sorriso.
Blake era scoppiato a ridere, lasciando che la ragazza si mordicchiasse le labbra.
 
- Has it a meaning? There's a meaning?
Shakira si guardava intorno, curiosa e divertita.
- I love this song.- Adam tese le dita verso il palco - and yes, there's a meaning, but it's private. And I hate you!
Rideva, il collega rideva, gli altri due continuavano a capirci meno di prima.
Usher sollevò le spalle, e li bypassò complimentandosi per l'interpretazione.
 
You gave your heart here.. think it's the best performance you gave us from the first night of the show.
 
La ragazza piegava il viso a mò d'inchino e ringraziamento, mentre Adam minacciava a mano tesa Blake, prima di tornare nei ranghi e decidersi a dare un giudizio da persona seria.
 
Thank you.. mormorava lei, sorridente.
 
Non ha mai capito nulla..
 

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Capitolo 9
*** 9. WILL I SEE YOU AGAIN..? ***


Ventiquattr'ore, l'ennesimo verdetto.
 
America has saved..
 
Rullo di tamburi mentale, le mani strette a quelle degli amici, sempre in meno al suo fianco sul centre stage.
 
Il cuore smise di battere all'impazzata, quando fu chiamato l'ultimo nome.
Neppure questo era il suo.
 
Next plane home, Jen..
Un sospiro, chiudendo gli occhi per un istante. Qualcuno l'abbracciò, qualcuno le mormorò parole di conforto.
 
L'unica cosa che voleva, adesso, era scomparire. Come alla fine del tour, due anni fa.
 
Voci e rumori sembravano provenire da una distanza infinita, oltre le sue spalle. Qualcuno festeggiava, qualcuno rideva.
Passi veloci, decisi, verso il backstage.
 
Via, più in fretta possibile.
 
Il camerino era deserto, silenzioso. Raggiunse il suo angolo, raccolse la poca roba sparsa sul tavolo con lo specchio, la mise in borsa senza neanche fermarsi a pensare.
Nel giro di un paio di minuti indossava di nuovo i suoi jeans.
 
Infilò il giubbino, mise la borsa a tracolla e si diresse verso l'uscita laterale, quella destinata alla crew.
 
Jen. Dì Jen, ti prego..
Adam fissava il centre stage quasi trattenendo il respiro, con gli occhi puntati su quella manina stretta alla mano di una delle compagne di gara.
 
Ladies and gentlemen put your hands together for Jennifer Coulson, whose time on The Voice comes to the end tonight!
 
La stessa sensazione che avrebbe provato precipitando nel vuoto.
 
Là sul palco gli abbracci, la festa, le parole di consolazione. Blake che si alzava, scivolando a confortare la sua concorrente eliminata.
Il posto in cui avrebbe dovuto essere lui.
 
E invece qualcosa lo inchiodava a quella poltrona. Le luci, le telecamere, il pubblico.. cosa lo stava bloccando? Cosa gli impediva di correre in mezzo a quella piccola mischia e stringersela addosso e dirle che non era finita, che per lui non sarebbe mai finita?
 
Non la vide neppure mentre voltava le spalle e lasciava lo studio, in mezzo a tutto quell'indifferente casino. Piegò il viso, puntandosi con la fronte fra le dita, e quando sollevò di nuovo lo sguardo lei semplicemente non c'era più.
 
Il cuore di nuovo a due passi dalla gola.
 
Come alla fine del tour.
 
Quella volta era stato distratto dal brindisi di chiusura, dall'allegra caciara dei ragazzi della band e della crew. Quella volta era rimasto con chi, riconfermato per il prossimo giro, aveva un motivo per festeggiare. Quella volta aveva sollevato con loro i calici, l'aveva lasciata scivolare via senza nemmeno salutare.
 
Merda!
 
Scattò via dalla postazione, ignorando tutto e tutti, e dirigendosi senza meta verso il backstage.
Have you seen Jen? Jen, Jennifer Coulson!
 
Qualcuno scuoteva la testa, un cameraman gli disse che l'aveva vista entrare nei camerini, un paio di minuti prima.
Raggiunse i camerini e li trovò vuoti.
 
Il cuore pulsava tanto forte da poterlo sentire chiaro e limpido in testa, come una rullata di batteria.
 
L'uscita degli addetti. La porta si stava lentamente chiudendo.
La tua ultima occasione, Adam.
 
Levò il passo e scivolò fuori.
 
Il boulevard appariva tranquillo, all'imbrunire. Qualche auto lontano, qualche persona che passeggiava oltre la strada. Un taxi a poca distanza, con le luci accese e qualcuno che s'avvicinava aprendo una portiera.
 
Jen.
 
Non rimase a pensare oltre, levando la corsa e raggiungendo la sua mano sulla maniglia.
 
Don't leave me like this.
 
Jen sollevò lo sguardo, aggrottando le sopracciglia. Come non capisse quello che lui stava dicendo, come fosse stata la prima volta che lo vedeva.
- Don't.. don't leave. Please.- Adam spinse appena la portiera, richiudendola. Il tassista gli rivolse un cenno indispettito.
- She.. just a few minutes, please. I just.. just need to talk to her. I'll pay you whatever you'll ask. Wait a minute.. please.
L'uomo fece appena cenno di sì con la testa e tornò a sedersi al posto di guida.
 
- Excuse me.. I'm..- la ragazza indicò l'auto, ancora confusa.
- Just don't. Yeah, you understood. Don't. Leave. Me.
- This is not my place anymore.
- That's not your place anymore. Maybe. But this..- lui si appoggiò una mano aperta sul petto - this place is yours. Forever.
- Adam..- lei distolse lo sguardo, le guancie in fiamme.
- You sang those songs. Everyone of those songs. Of our songs. You thought I wouldn't even remind you.. how could I forget you..? Every moment.. every single moment we had together.. they were special, to me. I loved them. Just as I love you.
- I'm not one of your supermodels, Adam..- lei scosse appena la testa, le s'incrinò la voce.
- That's why I love you. And I mean it. You're more.. you may not be The Voice..- lui provò a sorridere, facendo segno di aperte e chiuse virgolette in aria - but you're my voice. Don't leave me like this.. not again.
- Adam.. please..
- Sorry, I.. I didn't find words before. I'm not used to that, I.. never told anything like this to anybody before.. I.. For worse or for better..
- We belong together..
- I just.. just tried to tell you once.. by choosing the only way I knew. But you didn't understand, and..
 
Jen abbassò il viso.
Ecco cosa intendeva, Blake, con quel discorso sui musicisti e sul loro modo di esprimere i propri sentimenti..
Non hai mai capito nulla..
 
Lo sentì prendere un respiro, profondo, come avesse cercato di farsi coraggio e trovare le parole.
Strano, per un personaggio sempre tanto ironico e sfacciato..
 
E se fosse sincero..?
Sollevò lo sguardo, incontrò il suo. Verde, limpido, cristallino. Lo stesso che aveva trovato ogni volta, in quegli attimi magici che erano stati soltanto loro.
 
- I'm sorry for everytime I hurt you. I'm sorry for everytime I made you cry. And yes.. I know. Maybe it was 'cause you were tired.. once. But I've seen you crying again.. and again. And then you left, and neither said goodbye. And I missed you. And.. and that was all my fault.
- That was not your fault..- tese una mano a raccogliergli il braccio, ma non lo vide sorridere né scherzare. Non c'era un filo d'ironia, nei suoi occhi.
- That was just my fault.. and now I'm losing you.. again.
 
Che t'importa? Io non sono.. non sono niente..
Ricacciò quella voce dentro la testa, mentre il tassista alle sue spalle sbuffava spazientito.
 
- You won't lose me.- tese appena le labbra in un sorriso - Starbucks, Spring and Crosby, Manhattan. Meet you there.. whenever you want.
 
Le sue labbra lo sfiorarono appena, congelandolo all'istante.
Non aveva mai provato una sensazione del genere. Con nessuna delle donne con cui aveva condiviso il letto.
 
Con Jen aveva condiviso molto di più.
 
Lo sguardo non riusciva a staccarsi dalla figura dell'uomo rimasto sul bordo del marciapiede, sempre più piccolo ed irreale man mano che l'auto si allontanava.
 
Will I see you again..?
 

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Capitolo 10
*** 10. LET THE DREAM COME TRUE ***


Sei mesi.
 
Sei mesi, il silenzio più completo.
 
La sveglia presto ogni mattina, il caffè millegusti e la straordinaria varietà di visi e di voci che affollavano lo Starbucks point.
Come sempre, come prima. Come se nulla fosse mai successo.
 
Adam non riusciva a diventare un ricordo lontano.
Come invece era giusto che fosse.
 
Jen, have you seen this? Tabloids are talking about your.. friend. Again.
 
Ellen aveva raccolto un giornale e gliel'aveva appoggiato a due passi, sul tavolo che stava finendo di pulire.
Maledetta me e il giorno in cui sono venuta a confidarmi.. sospirò, rivolgendo la copertina verso di sé, e notando a malincuore quella foto.
 
Malincuore..? Soltanto..? Questo fa male. Come un pugno in pieno petto, di quelli che non ti aspetti e che ti levano il respiro.
 
La foto non nascondeva proprio nulla. Lui.. lui, abbracciato all'ennesima bellona seminuda indicata come Adam Levine's girlfriend, all'uscita di un non ben precisato locale per una non ben precisata premiere di chissà cosa.
 
O forse sì, c'era scritto. Magari dentro al giornale c'erano tutti, i particolari di quella serata speciale. E c'era anche il nome dell'ennesima mrs. Levine.
Non riuscì ad andare oltre, con gli occhi improvvisamente annebbiati dalle lacrime.
 
Perché piangi, adesso, Jen? Lui non ti ha mica promesso niente..
 
Ma era sincero..
 
Sicura, che fosse sincero?
 
- Hey, sis, all ok? I'm sorry.. I shouldn't have shown you that.
Ellen le si avvicinò, con una smorfia di preoccupazione a dipingerle il viso, abilmente mixata con la sua espressione migliore da te-l'avevo-detto.
- Everything he told you in L.A..
-..Was a lie, Elle.- sospirò, piegando lo straccio, ed allontanandosi il più velocemente possibile da quello stupido giornale - I've been a number. Or not.. maybe not. He didn't promise me anything. I'm not a super model. I'm not made for him.
 
Viso basso, espressione delusa e triste. Un sospiro, profondo.
Elle che non rispondeva.
 
Sollevò il viso e la trovò congelata oltre il tavolo, occhi sgranati e indice puntato.
Aria da fangirl idiota totale.
 
Hi..
Una voce, quella voce, alle proprie spalle.
Esitò per un lunghissimo istante, prima di voltarsi ed incontrare quel sorriso appena accennato.
Adam Levine. In carne ed ossa, senza top model addosso. Appariva incerto e sinceramente in imbarazzo, sotto gli sguardi dei pochi clienti presenti nel locale e di Elle.
- Can I talk to you?
- Nope.- replicò lei, le labbra piegate in una smorfia, tornando a spolverare il tavolo con energia.
 
Ecco cosa gli piaceva, di Jen. Non lo trattava come un idolo. Mai.
 
- I'm sorry I never called you for these six months, but..
-..You were too busy.
La ragazza raccolse il giornale e glielo sbatté davanti in malo modo, lasciandolo a fissarlo a labbra socchiuse.
 
Il cuore a mille all'ora.
 
Non era vero. Non era vero niente, o almeno la metà di quello che diceva la didascalia.
Aveva partecipato a quell'evento. A dire il vero, tutto realizzato in suo onore, dopo il servizio per quel giornale che l'aveva eletto il più sexy del pianeta.
Il party era stracolmo. Giornalisti, fotografi, modelle, adulatori. Sembravano volere tutti lui, la sua presenza, la sua compagnia. L'avevano fotografato con la donna che al momento s'era trovato appesa al braccio. Aveva percorso il suo red carpet, bevuto, cantato, ballato, parlato con persone di cui aveva dimenticato subito nome e connotati.
 
Solo una volta fuori dal locale, di fronte alla strada umida, illuminata soltanto dai fari del taxi, s'era sentito un cretino.
 
Cosa ci faccio, qui..?
 
L'orologio indicava le cinque del mattino, Los Angeles era divisa fra l'esaurirsi della vita notturna e la pallida alba del giorno dopo.
Aveva raccolto qualcosa in una borsa e s'era buttato sul primo aereo.
 
Non aveva dovuto faticare troppo, a trovare quel locale. Spring and Crosby, Manhattan. Meet you there.. whenever you want.
 
Oltre le vetrine, la vita di una mattina qualunque nel centro di New York.
Era rimasto a lungo, mani in tasca e borsa accanto ai piedi, ad osservarla. Dalla strada, da lontano. Sei un bastardo, Adam. Non ti fai sentire da sei mesi, e ora stai qui in piedi con quell'anello in tasca.. come pretendi che ti stia anche solo ad ascoltare?
 
I did my best, it wasn't much
I couldn't feel, so I tried to touch
I've told the truth, I didn't come to fool you
And even though it all went wrong
I'll stand before the Lord of Song
With nothing on my tongue but Hallelujah
 
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
 
Aveva raccolto il respiro, raggiunto la maniglia di quella porta con le dita.
 
Ed ora stava lì, e non c'era più il vetro a dividerli, ma solo quel giornale e la sua foto e il suo articolo carico di bugie.
- Jen..
- Think we have nothing more to say, mr. Levine.- continuando ad evitarlo, la ragazza raccolse lo straccio e si mosse verso lo spogliatoio del personale.
- Please, just..- lui raggiunse quella mano, provò a trattenerla - just..
 
Perché improvvisamente tutte le parole scomparivano? Perché non riusciva a giustificarsi? Eppure, era tutto così dannatamente semplice..
 
- That's not true, Jen.. please, don't.. don't believe them..- le arrivò dietro al bancone, aria disperata e nessuna intenzione di andarsene prima di averle fatto ascoltare la propria versione.
 
Eppure, il discorso che si era preparato era completamente diverso..
 
Ti amo, Jen. Amo sempre e solo te. Non sono un grande e perfetto idolo, sono un idiota. L'ultimo degli idioti. Non mi faccio sentire da sei mesi, avrai pensato di non essere importante. Il fatto è che mi perdo. Mi perdo nelle feste, nelle adulazioni, in tutte queste stronzate. Mi sono perso anche nel bere, nella droga. Ma questo è un capitolo chiuso, da quando ho conosciuto te. Da quando sono uscito per farmi una canna in santa pace e ho trovato la tua voce che intonava quell'assurda canzone di Natale. Da quando sei diventata la mia droga. Mi perdo, e mi perdo spesso. Sai com'è, per noi stupide rockstar. Abbiamo sempre bisogno di una luce che ci guidi nella nostra nebbia. Non spegnere la tua luce, Jen. Non per uno stupido articolo con una stupida foto su uno stupido e bugiardo giornale..
 
- That's..
- A new love for Adam Levine.- replicò lei, acida, scimmiottando la didascalia.
- I haven't even touched her.. I.. can't..
 
Prese di nuovo il respiro.
Non c'erano altre cose, da dire. Le parole erano tutte inutili e superflue.
Si lasciò cadere in ginocchio, lì, oltre il bancone di Starbuck's, lasciandole per un attimo credere che si stesse sentendo male.
L'anello fra le dita, uno sguardo che niente aveva della spavalda rock star.
 
Will you marry me?
 
Si portò le mani al petto, come per evitare che il cuore le schizzasse fuori.
- You're crazy.. totally crazy.. what..?
- Thought about this for all this time. Parties, nights, days.. nothing makes sense without you. Marry me.
 
Jen indietreggiò di un passo, due. Stringendo forte le labbra, scuotendo appena la testa.
- I'm not for you, Adam.. I'm.. I'm sorry..
 
Lo vide sollevarsi, raccogliere di nuovo l'anello fra le dita, osservarlo per un attimo prima di nasconderlo di nuovo in tasca, con lo sguardo di uno a cui è stato appena strappato il cuore.
 
Tutti i presenti osservavano, in silenzio, come sospesi. Adam scivolò di nuovo oltre il bancone, raccolse la borsa da terra e senza dire una parola oltrepassò la porta a vetri che dava su Spring Street.
 
Are you crazy?
Il labiale di Elle appariva chiaro, senza mezze misure.
 
Sollevò le spalle, cercando di scuotere via il peso che le aveva invaso il cuore.
- He.. he just asked you to.. to marry him! And that's your answer?
- Sorry, Elle. I can't be yet another of his loves. I'm not one of his supermodels.
- Sure. You're just the only one he's asked her to marry.
 
Aggrottò le sopracciglia.
Questo non lo sapeva, non l'aveva mai saputo. Ma la super fangirl lì davanti poteva giurare e spergiurare di non averlo mai visto scritto su nessun tabloid.
- As I've never seen any of his models showing a ring.
 
I think he's been sincere, Jen..
 
Prese il respiro, prima di sfilarsi grembiule e cappellino e scivolare via dal locale.
 
Spring Street era invasa dal sole di mezza mattina. Il traffico, le voci, i suoni della città.
Nessuna traccia di Adam.
 
Furono quelle grida, ad attirare la sua attenzione. Ragazze. Una decina di ragazze, alcune giovanissime. Visibilmente eccitate, raccolte a due passi dall'uscita della Subway.
E lui. Alto, stretto in quel maglioncino finto-trasandato, sorridente nel firmare autografi e posare per foto da smartphone.
 
I passi le si bloccarono a metà marciapiede.
 
Lascialo andare, Jen.. non è per te, non lo è mai stato. Tu sei una barista e lui una rockstar, i vostri mondi non possono che restare separati. E' giusto così.
 
Una lacrima a rigarle la guancia, due. Una pioggia di lacrime, fino a vedere nient'altro che nebbia. Voltò le spalle, arrendendosi a tornare al posto che le spettava.
 
Quell'abbraccio alle spalle la colse totalmente di sorpresa.
 
L'aveva vista.
E sì, ne era stato anche un po' felice.
E' gelosa. E' gelosa, di me. Non è vero, che non mi vuole.
 
Un sorriso, firmare qualcosa. Appoggiare il viso contro quello di una ragazza per una foto.
Sollevare di nuovo lo sguardo verso la strada, vederla che tornava sui propri passi.
 
Sorry..
 
Le fans si scambiarono sguardi curiosi, confusi, vedendolo scivolare via. Qualcuna riuscì ad immortalarlo mentre raggiungeva quella biondina e l'acchiappava alle spalle, piegandosi appena e mormorando qualcosa.
Qualcun'altra fu sfacciatamente fortunata, a beccarlo mentre la voltava verso di sé e la baciava, fregandosene di essere nel bel mezzo di Spring Street.
 

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Capitolo 11
*** 11. LIGHT AT THE END OF THE WORLD ***


The truth about mrs. Levine.
 
Blake sorrise, sfoderando quel giornale e battendoglielo contro il braccio, sul tavolo della caffetteria degli studios.
 
- And so this is the end? I was starting to get interested in the soap opera..
- Kiss my ass, fascinating country man.- replicò Adam, sorseggiando il cappuccino con nonchalance.
- She was one of my team. I was in love with her..- il gatto continuò a stuzzicarlo, sedendoglisi di fronte.
- You're married.
- You too.
 
Sei un essere orribile.. replicò la smorfietta di Adam.
 
Blake non aveva mai smesso di prenderlo in giro. Neppure al matrimonio, dopo avergli cantato All I Want For Christmas Is You. A Luglio.
 
I pochi invitati attorno a quella piscina a Santa Monica non avevano capito nulla.
 
In fondo, nessuno ha mai capito niente, di me..
Lo sguardo intorno, la luce del sole. Il ciuffo biondo di Jen, accarezzato dalle mani di sua madre.
Il suo labiale, lo sguardo felice ed orgoglioso.
La donna che ha rapito il cuore del mio bambino..
 
Nessun paparazzo e nessuna fan con lo smartphone, ad immortalare la sposa che saliva su un tavolo impugnando in microfono con la complicità dei ragazzi.
 
Let's be friends so we can make out.
You're so hot let me show you around.
I see what I want and I wanna play.
Everyone knows I'm getting my way.
It doesn't matter what you say.
 
I'm knocking you down, down, down.
I'm knocking you down, down, down.
I'm knocking you down.
 
L'avevano visto passarsi una mano sul viso, ridere.
 
Prima o poi ci salirai tu, sul palco come le rockstar.. e sarò io, il compagno di..
 
- Have you chosen the song? - Blake lo riportò alla realtà della caffetteria, compresi tavolo e cappuccino.
- She did. Think she made a good choice.
- Good luck, bro.
Una pacca sulla spalla, e Blake era scivolato via, ghignando e canticchiando a mezza voce.
 
Oh, I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
Baby all I want for Christmas is.. you..
 
- I hate you.- replicò Adam, indifferente, tirandogli la bustina dello zucchero appallottolata.
 
Le luci del live stage erano rosse. Rosse e gialle, esattamente come le ricordava.
Dritto di fronte a lei, lo sguardo incuriosito di Christina Aguilera. Oltre, il pubblico chiassoso di The Voice.
 
Again.
 
Here I am waiting, I'll have to leave soon, why am I holding on
We knew this day would come, we knew it all along
How did it come so fast
This is our last night, but its late and I'm tryin not to sleep
Cuz I know, when I wake I will have to slip away
 
And when the daylight comes I'll have to go
But, tonight Im gonna hold you so close
Cuz in the daylight, we'll be on our own
But, tonight I need to hold you so close
 
La ragazza era bionda, filiforme e vestiva di bianco. Un abito leggero, che il vento artificiale lasciava ondeggiare attorno alle sue gambe.
Impugnava sicura il microfono, avanzando sul centre stage. Blake la osservava rapito.
 
Here I am staring, at your perfection in my arms, so beautiful.
The sky is getting bright, the stars are burnin out.
Somebody slow it down.
 
This is way too hard, cuz I know when the sun comes up I will leave
This is my last glance that will soon be memories
 
And when the daylight comes I'll have to go
But, tonight Im gonna hold you so close
Cuz in the daylight, we'll be on our own
But, tonight I need to hold you so close
 
Adesso alle spalle della ragazza era comparso lui. Le tendeva la mano, lei era pronta a raccoglierla.
 
I never wanted to stop, because I don't want to start all over, start all over
I was afraid of the dark, but now its all that I want, all that I want, all that I want
 
And when the daylight comes I'll have to go
But, tonight Im gonna hold you so close
Cuz in the daylight, we'll be on our own
But, tonight I need to hold you so close
 
And when the daylight comes I'll have to go
But, tonight Im gonna hold you so close
Cuz in the daylight, we'll be on our own
But, tonight I need to hold you so close
 
Gli sguardi non si lasciarono per un istante, mentre le voci si rincorrevano fra le note.
Come su quei palchi deserti e silenziosi, come una vita fa.
 
Adesso lo sguardo di Blake s'era velato di tenerezza.
 
Carson li annunciava come il coach Adam Levine e la former contestant of The Voice Jennifer Coulson. Adam sollevava il braccio, trascinando al cielo quello della ragazza e mostrando sfacciato al mondo l'anello con cui l'aveva fatta sua.
 
Il sorriso di Blake si fece più aperto.
 
La colpa di questa cosa era anche la sua. Almeno un po'.


** e con questo undicesimo capitolo finisce la storia di Jen.. che dire, ragazzi, un grandissimissimo GRAZIE a tutti coloro che l'hanno letta, recensita, messa fra le preferite e/o seguita, e a chi mi ha dato preziosi consigli... insomma a chiunque mi abbia sopportato fin qui! :) un grande abbraccio e.. alla prossima (chissà)
besos ;)
Paoletta

 

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