Who I really am

di trinkerbells
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi presento, sono Stilinski, il figlio dello sceriffo della città, ma tutti mi chiamano Stiles. Il mio migliore amico, Scott, è un lupo mannaro e fa parte di un branco composto da un po’ di lupi. L’alpha del branco è Derek, un tipo con un caratteraccio, molto misterioso. Passava le sue giornate a pianificare vendette.. Era piuttosto solitario. Poi ci sono Lydia e Allison, due umane come me. Lydia mi piace da molto, molto tempo, ma lei non mi ha mai considerato più di un amico.. Allison è l’ex fidanzata di Scott, è figlia di cacciatori di lupi mannari. Suo padre non voleva che lei ne frequentasse uno e quindi ha promesso di non cacciare più lupi mannari lì in città se  solo se le non avesse più frequentato Scott. Ovviamente i due si amano ancora ed io sono fermamente convinto che si frequentino di nascosto. Isaac, è un mio caro amico. Fa anche lui parte del branco di Derek insieme a Scott. Era un ragazzo con un scarsissimo autostima costantemente torturato dal padre dicendo che non era mai abbastanza e rinchiuso dentro ad una specie di bara per molto tempo.. Lui soffre di claustrofobia da quegli episodi. Adesso, da quando è diventato un lupo si è ripreso molto e vive insieme a Derek. Ed infine ci sono io, l’amico sfigato. Mentre tutti hanno poteri sovrannaturali (come tramutarsi in grosse bestie pelose) o comunque sono personaggi importanti al fine della storia (tipo Allison e Lydia) io mi sento inutile.. Ho sempre immaginato che ci fosse un altro mondo oltre a questo.. Un mondo dove anche io potrei contare qualcosa! Ed io sono intenzionato a trovarlo. Sono sicuro che una volta trovato io riuscirò a vivere in pace con me stesso e sarò finalmente felice.
 
Salve a tutti, io sono Peeta Mellark. Forse mi conoscete o forse no.. Se mi conoscete già, fantastico! Piacere di conoscervi! Se invece non mi conoscete, beh.. Vi racconto in breve la mia storia. Vivo a Panem, uno stato in quello che una volta veniva chiamato Nord America, questo prima che gli umani si rivoltassero tra di loro e distruggessero la terra. Beh, io abito nel 12esimo distretto, l’ultimo distretto, il più povero. Sono ormai molti anni che sono innamorato di Katniss Everdeen, una ragazza del mio stesso distretto che è assolutamente fantastica. Lei abita al giacimento, il quartiere più povero del 12..  Ha perso suo padre nell’esplosione di una miniera e vi assicuro che non esiste una ragazza più forte di lei. Ha preso in mano le redini della famiglia e, nonostante non fosse che una bambina, ha iniziato a cacciare e barattare le merci al Forno, il mercato nero. Sta semore con Gale, il suo migliore amico nonché compagno di caccia.. Io sono sicuro che loro due si amano.. Circa un anno fa siamo abbiamo partecipato entrambi agli Hunger Games, dei giochi televisivi dove soltanto un concorrente può vincere.. I tributi (così vengono chiamati i partecipanti) venivano estratti da ogni distretto, un ragazzo ed una ragazza dai 12 ai 18 anni. Katniss si è offerta volontaria per sua sorella di 12 anni, Primrose. Beh, alla fine abbiamo vinto entrambi perché abbiamo recitato (io no, lei sì) la parte degli innamorati sventurati e abbiamo commosso il pubblico di Capitol City.. Ora abitiamo entrambi nel villaggio dei vincitori e non ci rivolgiamo più la parola.. Io ho perso tutto dentro quell’arena.. Io non so nemmeno più chi sono.. E questo fa davvero male.. Vorrei poter riuscire a capire di nuovo la mia vita che non è quella che si vede in tv.. Distinguere il vero dal falso per me è diventato un problema.. beh, Per questo voglio provare a partire alla ricerca di un posto dove capire chi sono davvero.
 
Tutti mi conoscono come il figlio di uno dei tre pezzi grossi e mi rispettano per paura di mio padre qui al campo mezzosangue. Non ne posso più! Per di più mio padre ha litigato con la madre della mia migliore amica, nonché ragazza per la quale provo qualcosa.. Però non saprei bene dire cosa. Beh, fatto sta che ora mio padre e sua madre non vogliono più che io e lei passiamo del tempo insieme! E non ci si può nemmeno incontrare di nascosto perché gli Dei dell’Olimpo vedono e sanno tutto.. Così io e Annabeth abbiamo deciso di scappare.. Ancora dove non si sa, ma di sicuro lontano, dove i nostri genitori non possono trovarci!
 
“Il ragazzo che è sopravvissuto! Guardatelo! È lui! Chissà se ha davvero la cicatrice..” questi sono i commenti che le persone dicono quando mi vedono. Sì, mi conoscono tutti come il ragazzo che è sopravvissuto a colui-che-non-può-essere-nominato, ma nessuno mi conosce per chi sono veramente! Nessuno (o quasi) mi conosce come Harry Potter! Basta! Solo Hermione, la mia migliore amica, e Ron, il mio migliore amico mi conoscono davvero! Loro sanno quanto ci sto male a vivere questa situazione.. Tutti mi conoscono, ma nessuno mi vuole conoscere veramente. Girano molte leggende su di me, molti pregiudizi che fanno in modo che nessuno mi accetti come sono. Beh, chissà se andandomene riuscirò a trovare delle persone che non mi conoscono e riuscire così a farmi degli amici. Ron ed Hermione hanno provato a fermarmi, ma ormai ho preso la mia decisione. Zaino in spalla e via si va!

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


Ed anche oggi ero riuscito a sopravvivere agli attacchi del branco degli Alpha. Torno a casa trascinando i piedi sull’asfalto bagnato e lascio che le gocce di pioggia mi bagnino. Ero stanco. Stanco di essere considerato quello che diceva cavolate, quello preso in giro da tutti, quello ignorato dalla ragazza che amava. Volevo far vedere che valevo anche io! Anche io potevo aiutare a sconfiggere il branco di Deucalion! Perché?! Perché nessuno mi considerava mai al pari degli altri?!
Arrivato a casa andai dritto in bagno per farmi una doccia veloce. L’acqua calda al contatto con la mia pelle congelata mi suscitò una sensazione di benessere e, in poco tempo, mi riscaldai per bene. Indossai un accappatoio e mi buttai sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto. – Cosa devo fare? Ti prego.. Indicami la strada.. Dammi un segno.. – sussurrai. Non sapevo neanche io a chi mi rivolgevo, ma se c’era qualcuno ad ascoltarmi allora che mi aiutasse! Chiusi gli occhi per un attimo e ascoltai i rumori del continuo via vai delle auto fuori da casa mia. Senza neanche accorgermene caddi tra le braccia di Morfeo che mi cullò per ore facendomi ottenere un meritato riposo.
Mi svegliai circa alle 2 del mattino perché sentivo uno spiffero d’aria nel collo. “strano.. non pensavo di aver lasciato la finestra aperta!” pensai. Mi alzai dal letto e mi ricordai di essere ancora in accappatoio. Mi vestii e andai dalla finestra: chiusa. Ma allora da dove veniva l’aria? Girai un po’ per la stanza per cercare un punto dal quale potesse venire l’aria e mi fermai davanti all’armadio. Una leggera brezza fresca veniva da sotto l’anta dell’armadio. Aprii con cautela il mobile, ma non trovai altro che vestiti in disordine. Da dove veniva allora l’aria? Iniziai a frugare in mezzo ai vestiti finché non trovai una piccola porticina spalancata. Ecco da dove veniva! Ma.. Perché c’era una porticina di quelle dimensioni dentro al mio armadio? E soprattutto.. A cosa serviva? Mi avvicinai con cautela alla piccola apertura e ci sbirciai dentro con un occhio: vidi una piccola sala dove si affacciavano alcune porticine di forme bizzarre e con alcune scritte che non riuscivo a leggere poiché erano troppo piccole. Una voglia sfrenata di andare a dare un’occhiata a quel luogo mi pervase, ma come arrivarci? Dovrei ristringermi, ma come potrei fare?
Tornai a sedermi sul mio letto e mi scervellai per tutta la notte. Girai avanti ed indietro per la stanza fino a che non avvistai una piccola targhetta dove c’era scritto “l’immaginazione è più importante della conoscenza”. L’immaginazione..  ECCO LA CHIAVE! Ok, ora che sapevo come andare al di là di quella porticina dovevo pensare ad un’altra cosa: cosa portare con me? Ma soprattutto, chi portare con me? Subito pensai a Scott, ma sicuramente lui mi avrebbe fermato dicendo che era troppo pericoloso e che non ero abbastanza bravo e sveglio e cose del genere.. Poi pensai a Lydia ed Allison, stessa storia.. Dovevo pensare a qualcuno che non mi giudicasse e che non avesse tutti questi pregiudizi su di me.. Ed ecco che ebbi l’illuminazione: Derek! Certo! Lui avrebbe sicuramente saputo cosa fare! Decisi quindi di chiamarlo e gli spiegai tutto della porticina e di come oltrepassarla. -  Va bene, verrò con te. – mi disse alla fine. – Fantastico! – esclamai. Ci avvicinammo alla porticina e insieme immaginammo di essere al di là, e così fu..
 
- Peeta! Sorridi! Di qua! – un sacco di fotografi mi stavano assalendo appena uscito da casa mia, ma io li ignorai e finsi di correre ad abbracciare Katniss. Ci buttammo nella neve insieme per le fotocamere e mi baciò delicatamente. La recita stava andando alla grande, ma come al solito io morivo dentro: non riuscivo più a continuare così, io la amvo e lei lo faceva solo per le telecamere. Alcuni giornalisti ci fecero delle domande e poi ci lasciarono andare.
- Ottimo lavoro Peeta – mi sorrise Katniss
- Niente di che.. – balbettai io a voce bassa incamminandomi verso la stazione dove avremmo preso un treno che ci avrebbe fatto fare il Tour della Vittoria per tutti i distretti e rendere omaggio ai tributi caduti.
Salii sul treno seguito a ruota dalla ragazza di fuoco, così chiamavano Katniss negli altri distretti.
- Sei strano oggi.. Qualcosa non va? – mi chiese fermandomi per un braccio
- Guarda che non devi fingere più di interessarti di me, non ci sono più le telecamere. – risposi freddo
Lei abbassò lo sguardo – Peeta.. – provò a dire poi, ma me ne andai in un altro scompartimento che poi chiusi a chiave per evitare visite improvvise e inaspettate.
Mi sedetti su un divano e pensai a tutta la situazione che stavo vivendo e cercavo di capire quale parte era il vero e quale il falso.. Mi sembrava che mi avessero iniettato del veleno degli aghi inseguitori e mi avessero confuso le idee un’altra volta, ma sapevo che non era così. La mia confusione era principalmente legata a Katniss e alle telecamere che mostravano une me totalmente diverso.. Io cercavo di non cambiare molto mentre filmavano per rimanere me stesso, ma non ci riuscivo evidentemente. Poi tutte quelle cose che ci facevano fare per attirare l’attenzione di Capitol City tipo il matrimonio e l’annuncio di un bambino mi confondevano ancora di più. Avevo bisogno di stacare la spina, bisogno di una vacanza.
- Peeta, apri! Sono Haymitch! – sentii da dietro la porta dello scompartimento. Finsi di non aver sentito, ma il mio mentore continuò ad insistere.
- Non ho dell’alcool qui con me! – risposi scherzando
- Dai su, ragazzo! Ti devo parlare! – urlò di rimando da dietro la porta.
Mi convinsi ad alzarmi visto il tono misto tra l’arrabbiato e il preoccupato di Haymitch.
- Cos’è successo? – chiesi aprendo la porta
- Faremo una sosta imprevista in mezzo ai boschi, se scendi non allontanarti troppo. Abbiamo una specie di guasto ai motori, risolveremo nel giro di qualche ora. – mi informò il mentore. Io risposi con un cenno di assenso con il capo e tornai a sedermi mentre Haymitch se ne andò. Dopo neanche due minuti si sentì il rumore stridulo dei freni sulle rotaie e una frenata brusca mi fece cadere dalla mia poltrona. Decisi di andare a fare un giretto per i boschi, tanto cosa poteva accadermi? Ero piuttosto allenato al combattimento direi.
Mi avviai per un sentiero non tanto grande che mi portò ad un albero molto grande e vecchio. Decisi di sedermi all’ombra di quell’albero e prendere spunti per un prossimo disegno dalla natura circostante, ma, fatti tre passi sprofondai in un buco del terreno e caddi per quello che sembrava un buco senza fondo mentre il cielo azzurro diventava sempre più un punto lontano..
 
Usciti dal campo mezzosangue non si era più al sicuro dai mostri né dagli dei se questi erano arrabbiati con te, ma era un rischio che eravamo pronti a correre per poter stare insieme. Io, Percy Jackson, figlio di Poseidone, e la mia migliore amica, Annabeth, figlia di Atena, noi, avevamo fatto una scelta e non saremmo tornati indietro: volevamo fuggire dove i nostri genitori non ci avrebbe mai trovato. Ok, forse non era una delle nostre idee migliori perché come si fa a nascondersi da degli dei? Quindi saremmo scappati all’infinito.
Mio padre, Poseidone, era dalla mia parte e mi avrebbe lasciato stare del tempo con Annabeth, ma sua madre assolutamente non voleva per una lite tra i due dei. Decidemmo di andare a visitare un piccolo laghetto a Long Island e di fare una nuotatina veloce: fino a prova contraria l’acqua era sicura, io ero il figlio del dio del mare.
Presi in prestito la macchina dal mio patrigno Paul guidai seguendo le indicazioni di Annabeth fino alle rive del laghetto che avevamo avvistato sulla cartina.
- Pronto per un bel bagno? – mi chiese Annabeth scendendo dall’auto
- Mi chiedi se sono pronto a tuffarmi in acqua? – scherzai seguendola
Arrivammo sulla riva e ci svestimmo rimanendo in costume.
- L’ultimo che si tuffa è uno stoccafisso! – urlò l’amica prendendo la corsa verso le acque cristalline del laghetto
Io esitai un attimo per sorridere e poi la raggiunsi in acqua.
- Haha sei uno stoccafisso! – disse Annabeth schizzandomi in faccia un po’ d’acqua.
- Vuoi la guerra eh? – scherzai
- Sì! – ribadì lei – Però non usare i tuoi poteri da figlio del mare! Sarebbe barare!- aggiunse poi. Annuii e sorrisi aspettando il via che fu segnato da uno schizzo che mi spruzzò Annabeth. Iniziammo a spruzzarci acqua in faccia fino a che non si creò sotto di noi una specie di vortice.
- Ti avevo detto niente poteri da dio del mare! – sbottò l’amica
- Ma non sono io! – mi scusai
Lei fece un’espressione veramente preoccupata. – Presto! Crea una bolla d’aria prima che.. – non riuscì a finire la frase che fu trascinata sottacqua dal vortice ed io la seguii subito dopo. I miei poteri non potevano contrastare questo turbine. Non sembrava fatto da un dio o simile, era una forza superiore. Riuscii ad afferrare un braccio di Annabeth e creai una bolla d’aria prima di morire soffocati. Il turbine ci portò sul fondo del laghetto dove c’era una specie di buco di scarico dove ci infilammo e fummo scaraventati in un tunnel lungo e buio dove defluiva tutta l’acqua..
 
- Harry, ci hai pensato bene? – mi chiese Hermione per la nona volta in 5 minuti
- Sì, ora devo andare, sennò perderò il treno. – risposi
- Verremo con te! – esclamò Ron trascinandosi dietro due zaini
- Ragazzi, ma.. – provai a ribattere
- Niente ma. Ron, sei un genio! – urlò l’amica entusiasta
- Ok, ma non so se torneremo, vi avverto.. Ne dove andremo. – insistetti
- Non importa. Sei un mio amico ed io ci sarò sempre per te. – Quando Ron decideva qualcosa diventava davvero testardo
- Ok. – dovetti cedere alla fine
Ci infilammo tutti sotto al mantello dell’invisibilità e sgattaiolammo fuori da hogwarts fino a raggiungere la stazione dei treni. Prendemmo l’espresso per Hogwarts, però in direzione King Cross. Il viaggio durò diverse ore e raggiungemmo la stazione centrale di Londra nella tarda serata. Uscimmo dal binario 9 ¾ con i nostri zaini sulle spalle mentre guardavamo tutti i babbani prendere i treni e correre su e giù per la stazione.
- Ok, non perdiamoci. – esclamò Hermione
Ci guardammo intorno e vedemmo dei loschi individui: i mangia morte. Questi ci riconobbero e scappammo subito indietro nel binarion 9 ¾ dove avremmo potuto usare la magia senza essere visti dai babbani. Ron ed Hermioneriuscirono a passare subito, ma quando passai io ci fu come un qualcosa che mi deviò da qualche altra parte ed infatti dall’altra parte del muro non c’era il binario con l’Hogwarts Express, ma..

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