Frammenti di memoria

di WrongandRight
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Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di dolci e torte ***
Capitolo 2: *** Hope for a future full of Light ***
Capitolo 3: *** Pausa caffè ***
Capitolo 4: *** Notte viva ***



Capitolo 1
*** Di dolci e torte ***


Salve, povere anime approdate qui per caso...ok, forse così non do una buona impressione...xDD
Ho deciso di fare questa raccolta ispirata alle varie che esistono su Fan Fiction Archive, il sito inglese, e perché ho trovato problemi ha scrivere una vera e propria storia con tanto di complicazioni di trama come si sarebbe piaciuto. In compenso le idee per piccole sotrielle, drabble e one-shot, abbondavano nella mia testa, quindi volevo provare a sperimentare il genere della raccolta.

I personaggi appartegono alla Square Enix ed io non ne rivendico i diritti, naturalmente. Ma precisiamo anche questo! =P

Questa prima ff è una AU, perché non è allocata in nessun tempo specifico, se non in un ipotetico futuro a fine della saga, indi per cui  non vi sono nemmeno spoiler...
Se avete voglia sono ben accetti, anzi, graditissimi, commenti di ogni genere! xD


Di dolci e torte


Lightning aveva sempre detestato i dolci. Tutto quello zucchero la stuccava, il loro odore le urtava le narici ed i loro sfavillanti e accesi colori le davano sui nervi. Non che separatamente queste caratteristiche potessero urtarla eccessivamente, ma l'insieme era disarmante ai suoi sensi.

Quelli che li adorava era Serah: lei amava i dolci. E del resto erano proprio nel suo stile, come il suo sorriso simile al miele che sapeva conquistare tutti.

Quindi, quando si trovò l'alto giovane dai capelli argentei davanti a lei con una torta al cioccolato ed uno sfavillante sorriso, non seppe cosa fare.

Era cosciente del fatto che l'avesse cucinata col cuore e proprio per questo non sapeva come dirgli che odiava i dolci. Lo guardò un po', interdetta sul da farsi, finché lui, divertito da qualche suo misterioso pensiero, non fece un passo avanti, le lasciò un bacio sulla guancia e si diresse in cucine, dove abbandonò la delizia preparata con le sue mani.

Prese le mani di Light tra le sue a la guidò verso il tavolo, sempre con il suo enorme sorriso ed i suoi scintillanti occhi verdi.

"Fidati di me! Provalo! Guarda che non è avvelenato.."
"Di questo ne sono certa, è solo che...io.."

Le spostò la sedia e la fece accomodare e, con la forchetta nella mano destra, preso un pezzo di torta e glielo mise davanti.

"Susu! Fai ~aaaaaaah~"
"Hope, non ho 5 anni!"
"Sicura?"
"Ne ho 21! Anzi no, oggi 22, in effetti."
"Più o meno sei più vicina ai 5 che ai 100, quindi non ho tutti i torti."
"Ma che ragionamenti fai..?!"

Il ragazzo approfittò del suo stupore per farle mangiare il pezzo di dolce, suo malgrado.
Dapprima la giovane fece una smorfia, non voleva ferirlo, davvero, ma proprio non lo sopportava quel sapore! Quel sapore così...quel sapore...
Si accorse solo in quel momento che ciò che stava masticando non era per niente dolce. Era....buono.
Molto buono.
Era leggermente amaro e, nonostante la cioccolata mantenesse il suo sapore, non lasciava quel retrogusto zuccheroso che le aveva sempre dato fastidio. Persino la crema era deliziosa e, pian piano, un debole sorriso fece capolino sul suo volto. Guardò lo scienziato con uno sguardo interrogativo e lui rise un poco, accarezzandole la testa e scompigliandole i capelli.

"Te l'ho detto che dovevi provarlo! Non sai quanto tentativi ho fatto per renderlo di tuo gusto, la mia cucina era diventata una campo di battaglia..."
"Non avresti dovuto.."
"So perfettamente che odi i dolci, per questo mi sono messo di buona lena per creare qualcosa di innovativo!”

Mentre diceva così i suoi occhi brillavano, felici. Le tagliò una fetta e Light poté vedere qualcosa nel mezzo luccicare. Si avvicinò e tolse dal Pan di Spagna quell'oggetto rotondo che riconobbe subito come un semplice ma bellissimo anello.
Si voltò verso Hope, meravigliata.

“Tanti auguri di buon compleanno, Claire.”

Non le diede il tempo di rispondere che già stava assaggiando il sapore del suo lavoro sulle labbra di lei.

 

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Capitolo 2
*** Hope for a future full of Light ***


Ed eccone un'altra!  Scrivere queste storielle mi sta divertendo, quindi spero che ne esca qualcosa di buono...almeno un pochino..
A questo giro è quella che dovrebbe essere una mia idea di quasi finale del Lightning Returns, di cui attendo l'uscita per vedere la conclusione della storia..
Spero possa piacere! xD

I personaggi appartengono alla Square Enix che ne detiene i diritti. U_U

 
 


Hope for a future full of Light

 

La pioggia batteva forte sul vetro della finestra, scandendo il tempo ancora meglio dell'orologio posto sulla scrivania. Il grigio delle nuvole, il rombare dei tuoni e lo scorrere del traffico.
La vita accanto a lui proseguiva; la vita del mondo continuava.
Ma ciò che era accaduto rimaneva impresso sulla pelle, prima come stigma, marchio indelebile, e poi come stanchezza. La stanchezza che permeava il suo corpo dopo notte insonni passate a studiare, progettare, creare; notti mangiate dal suo inestinguibile lavoro.

Lentamente, nella sua testa, il ticchettio dell'orologio si fuse con i leggeri colpi della celere pioggia sull'edificio. Quel suono aveva tormentato la loro esistenza per quelli che erano stati 13 giorni.
Un suono che era rimasto inaudito per 500 anni, coperto da deserti costituiti da granelli d'odio. Ed ora come cuore pulsante rivendicava il suo diritto ad esistere.
Perché il mondo era salvo. Perché gli umani avevano preso il posto degli dei, usurpato il trono del potere e ritracciato il loro destino.

Ma lui era stanco. Hope Estheim dopo 1027 anni e svariati giorni, era stanco. Non ricordava più nemmeno la sua data di nascita. Quel grigio deprimente che tingevail cielo non poteva che essergli un colore amico.

Già, il mondo era salvo. Ma a quale prezzo?
Il suo spirito ancora non si capacitava dei recenti avvenimenti.
Una voce, nelle sue orecchie, lo riportò alla realtà e interruppe le sue elucubrazioni mentali. Lo sguardo, prima fisso sulla nuda parete, si spostò sul coltello impregnato di ricordi.

“Hope. È tutto finito Hope. Siamo liberi.”

Le parole passarono su di lui come la pioggia che si abbatteva fuori. Ma la voce. Quella lo colpì.
Una scossa elettrica che lo svegliò dal torpore. Inconfondibile e forte come la tempesta che scuoteva i vetri del suo studio. Un tuono riecheggiò da qualche parte nella città.
E la voce di Lightning tornò a colpirlo.

“Hope? Hope, dimmi che mi ricevi. Non c'è più tempo!”
“L-Light?”
“Ben svegliato, direttore! Era anche l'ora che ti decidessi a rispondere. Sono più di 10 minuti che cerco di contattarti.”

La voce alterata dall'altro capo lo fece sorridere. Dopo tutto quel tempo, anche dopo la fine del mondo, lei non era cambiata. Era la solita indomita soldatessa.

“Perdonami Light, ero immerso nei miei pensieri...ma, perché non ci sarebbe più tempo? Che significa? Non hai salvato il mondo?”
Lightning sfoderò uno dei suoi mezzi sorrisi carichi di sarcasmo, o perlomeno così Hope si immaginò il volto della sua interlocutrice durante la risposta.

“Quante domande, signor direttore! Smetti di far funzionare quel tuo cervello e preparati al mio arrivo. Due minuti e sono da te, così possiamo andare via.”
“Via dove? Light, cosa..”
“Ti spiego tutto più tardi, fidati.”

Il giovane si ritrovò a guardare l'auricolare che poco prima si trovava sul suo orecchio sinistro.
Sarebbe corso fuori in mezzo alla tempesta per vedere cosa stava accadendo. Ancora una volta al seguito dei suoi compagni ritrovati.
E al diavolo la stanchezza! Al diavolo la pioggia!
Aveva già combattuto contro il tempo e l'avrebbe fatto ancora.

S'infilò il giubbotto beige che ormai stava appassendo sull'attaccapanni del suo studio e fece per uscire.
Prima si voltò e spense l'orologio.

Non ne ho più bisogno. Il tempo non ha più significato per me.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Pausa caffè ***


 

Saaaaalveee!! Chiedo perdono per la prolungata assenza, purtroppo questo è periodo d'esami, giàgià... E la mia testa sta iniziando a scoppiare già da ora...
Ringrazio tutti voi che avete deciso di seguire questo piccolo esperimento e trovano qualcosa di... Come dire... Buono (?) all'interno di queste storielle che mi piace scrivere.
Stavolta si tratta di una IU in Final Fantasy XIII. Purtroppo mi devo scusare nuovamente, stavolta per la storia, ho tentato di fare del mio meglio e me l'ero immaginata più vivace la scena, ma nonostante i miei tentativi di sistemarla questa è la cosa migliore che mi è uscita...=P

Come al solito i diritti sono tutti della S.E. per i personaggi e le bellissime ambientazioni. xD

 



Pausa caffè


Gran Pulse in fondo era davvero un bel pianeta. I fiori, la natura, il verde... Tutto allo stato brado, tutto lasciato libero di vivere. I mostri la facevano da padrona ma questo non impediva alle altre forme di vita di crescere orgogliose.

In mezzo a queste piane infinite, sei avventurieri affrontavano il loro destino per cercare di ribaltare tutto. Per poter anche loro svettare orgogliosi come le viole che dopo essere state calpestate dai Behemot rialzavano la loro corolla.
Inutile dire che l'impresa era tutt'altro che semplice, sia a dirsi che a farsi. Tanto più che il gruppo non era propriamente dei più omogenei, anche se iniziavano a conoscersi.
Davanti a tutti Fang guidava la comitiva in mezzo agli alberi, Vanille le veniva subito dietro. Leggermente più distante camminava l'intrepida Lightning con alle costole il giovane ed insicuro Hope. I due uomini seguivano dietro con passo più tranquillo, perdendosi ad ammirare le meraviglie del panorama.
Avevano preso l'abitudine di viaggiare in silenzio, quasi come in pellegrinaggio, eccezion fatta per la giovane pulsiana dai capelli rossi che saltellava allegra nel suo mondo natio.

“Ragazzi, con tutto il rispetto, non potremmo fermarci? Sapete com'è sono un po' anzianotto, io. E poi dovremo pur mangiare qualcosa.”

In quel momento, come richiamato dall'argomento, lo stomaco di Snow mandò un chiaro messaggio d'indignazione nei confronti del pranzo appena saltato.
La risata generale fu interrotta da un grugnito dell'infastidita soldatessa che fulminò il suo futuro cognato con uno sguardo gelido.

“Non sai proprio trattenerti, vero?”
“E dai sorellina, può capitare. Però, davvero, facciamo una pausa.”
“Light, sono stanco anch'io, possiamo fermarci un attimo?”

Lo sguardo di lei ricadde sul quattordicenne dai capelli argentati che lo guardava con aria implorante. E non poteva dire di no al suo tenero sguardo da cagnolino. Bisognava essere delle persone assolutamente crudeli per rifiutare una richiesta da quei grossi occhioni verdi.

“E va bene. Come volete. Ma per il cibo arrangiatevi. Non ho intenzione di farvi da mamma anche oggi. E Snow... Prova a chiamarmi sorellina un'altra volta e ti becchi il turno di guardia a metà della notte!”
“Ma... Ma sorell... Ehm, volevo dire, Lightning sei veramente acida oggi, rilassati.”

Se il biondo rimase in vita lo dovette solo al tempestivo intervento di Sazh che cercò di placare la furia omicida della donna, mentre Fang se la sghignazzava allegramente senza pensieri, troppo contenta di ritrovarsi in mezzo a quel folle gruppo di persone per badare, in quel momento, alla loro missione od all'atmosfera rigida che si era creata. Del resto, quel clima combattuto, si rigenerava automaticamente tutte le volte che dovevano fermarsi dato che “Raggio di sole” non aveva mai la minima voglia di rallentare.
Iniziavano a sospettare che possedesse degli arti inferiori meccanici.

Si sistemarono in un piccolo spiazzo circondato da tre magnifici alberi nodosi ed alti che con la loro ombra donavano frescura al praticello verde. L'eroe e l'afro si adoperarono per accendere il fuoco dopo aver posato la loro attrezzatura, affidandola alle cure di Vanille. Nel frattempo l'altra indomita guerriera armata di lancia era andata in cerca degli animali più commestibili e dei frutti più succosi, o perlomeno mangiabili per l'uomo. Naturalmente due membri della compagnia erano completamente spariti dalla vista della compagnia: la prima borbottando un “Di che razza di gente mi sono circondata, ho bisogno di stare sola per un po'.” e l'altro esclamando un “La seguo, nel caso avesse bisogno di aiuto...”. Come se la giovane non sapesse tenere a bada i mostri per conto suo.

Lo stretto rapporto di fiducia che si era creato tra loro era tangibile, tanto che Snow era stato felice di vedere la sua sorellina legarsi finalmente a qualcuno che non fosse Serah. Sazh, invece, era il più titubante. Aveva paura che il ragazzino potesse cadere in un sentimento ben più profondo e pericoloso dell'amicizia e, forse, la ragione era dalla sua.

"Si sono allontanati ancora una volta, eh?"
"Su, Sazh, non può accadere nulla di male. Sono soltanto ottimi amici... Si sono ritrovati in situazioni molto simili ed hanno legato, tutto qui. E devi ammettere che la soldatessa l'ha guidato bene. Sono convinto che nemmeno lei voglia vederlo prendere la strada sbagliata."
"Tu sei troppo positivo, eroe. - Una nota di velato sarcasmo nella sua voce - Spero seriamente che sia così."
"Invece di chiacchierare, voi due, vedete di darvi una mossa! Io qui ho già portato da mangiare per tutti."

Fang li richiamò all'appello sogghignante. Non le andava l'idea che quei due spettegolassero senza di lei, voleva avere la sua parte, in particolar modo se si trattava dei due piccioncini in mezzo al bosco.

"Inizio a sospettare che i veri piccioncini qui siate voi due. Sempre a parlare, sempre bla bla bla. Perché mi ignorate?"
"Non pensi che Vanille possa sentirsi sola?"
"Per due minuti... Susu, raccontatemi tutto!"

La conversazione che seguì durò sicuramente più di due minuti e non si spostò dall'argomento principale sino a quando la scaltra Fang non prese le redini della situazione e guidò tutti nel boschetto dopo si erano incamminati i loro amici l'Cie.
Forse sperando di incontrarli, forse sperando di spiarli o far loro un pessimo scherzo, certamente furono colti alla sprovvista quando sentirono il suono di una voce giovanile alla loro destra, oltre una fronda verde scuro che oscurava la loro visuale.

“Dunque... Perché non hai chiesto scusa a tua sorella?”
“È complicato. Mi sono resa conto troppo tardi di quello che ho fatto... Di quello che le mie parole avevano causato e quello che è successo dopo tutti lo sappiamo. Non saremmo qui del resto.”
“Credi che Snow possa essere arrabbiato con te?”
“Ehi, ehi! Cosa sono tutte queste domande? Se devi farmi un terzo grado tanto vale che ritorni dagli altri. Non ho intenzione di raccontarti la mia vita.”
“Dunque hai paura che sia ancora arrabbiato. E, soprattutto, che lei sia ancora arrabbiata con te.”
“Smettila di saltare a conclusioni, non mi sembra di averti risposto, prima.”

Il silenziò che seguì traspirava una certa trepidazione ed anche un certo imbarazzo. Da dietro il fogliame 3 paia di orecchie erano in ascolto come se ne andasse della loro stessa vita.

“Però... Però non è così difficile capirti, a volte. Quello che non dici, le tue azioni... Parlano per te. O perlomeno questa è la mia impressione.”
“Sto davvero perdendo colpi se un ragazzino appena conosciuto riesce a capire quello che penso.”
“Ti sbagli. Non riesco a capire quello che pensi, però... Ecco... Credo di poter condividere i tuoi sentimenti. E credo anche che, nella nostra situazione, possiamo dire di essere diventati una squadra. E nelle squadre ci si supporta a vicenda, giusto?”

L'ingombrante figura di Snow tentò di sbirciare attraverso le foglie, fallendo e creando un fruscio che non rimase ignoto ai due l'Cie protagonisti della situazione. Le tre spie si scambiarono sguardi dubbiosi per poi fuggire a gambe levate nella direzione da cui erano arrivati, assolutamente intenzionati a preservare la loro pelle intatta dai colpi di Lightning. Ancora basiti per quanto avevano udito e, soprattutto, per la barriera attorno alla loro leader che dava segni di cedimento tornarono all'accampamento dove Vanille li aspettava con un radioso sorriso e lo spuntino pronto.
Aspettarono il rientro dei loro amici poiché, sebbene gli scontri che nascevano tra di loro, erano tutti legati dallo stesso fato e dalla stessa voglia di vivere e si sarebbero sorretti reciprocamente fino alla fine, ed anche un pasto insieme rappresentava tanto in una realtà che poteva vederli morti dopo ogni istante.

Sazh prese con se un frutto e bevve dalla sua borraccia mentre guardava meditabondo il ragazzino porgere da mangiare alla sua mentore che, inaspettatamente, gli rispondeva con un sorriso.
Si ritrovò a desiderare di avere un po' di caffè dentro alla sua borraccia al posto dell'acqua: affrontare questa gioventù che lo circondava iniziava ad essere difficile.

“Muoviamoci, non vorrete rimanere fermi in eterno, spero!”

L'uomo dai riccioluti capelli neri pensò alla strada che li attendeva e alle fatica che avrebbero dovuto affrontare. Senza caffè, tra l'altro.
Sarebbe stato davvero un lungo viaggio.


 

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Capitolo 4
*** Notte viva ***


Notte viva

 

Era strano trovarsi lì. In quella grande sala e con quel lungo ed elegante abito da cerimonia. I tavoli con le tovaglie bianche ed i tovaglioli color panna, con al centro dei bouquet di Bocche di Leone e di Campanule Saxatilis (o così le aveva detto Serah), occupavano metà della sala per ospitare l'ingente quantitativo di invitati voluti dalla sorella.

Ebbene sì: Snow e Serah si sposavano. Ancora non ci credeva. Dopo tutta la confusione che vi era stata... Sembrava quasi un miracolo. Una specie di fiocco rosso a conclusione di tutto il pandemonio che era avvenuto e l'inizio di un era di pace, o perlomeno così sperava lei.

10 D.D. era l'anno in cui si trovavano ed ancora per lei era come vivere in un sogno. Dopo aver sconfitto Caius, Etro aveva fatto in modo di riprendersi il suo cuore e, risolto i paradossi temporali, erano stati catapultati nel 500 D.D. Ma la loro presenza in un epoca così avanti nel futuro avrebbe causato troppe distorsioni temporali e sarebbe tutto tornato da capo. Sarebbero dovuti essere morti e per questo quel tempo non era adatto a loro. Non era adatto a loro nemmeno il 3 D.D: Etro si era rifiutata di modificare i ricordi ed il tempo a soli tre anni dal suo primo intervento. Così, per non provocare troppa confusione alla sua valorosa guerriera, aveva stabilito che quell'anno era il migliore per farla tornare, anche perché in quell'epoca era stato risolto un paradosso temporale, quindi entrare nel flusso del tempo era assai più facile. Inutile dire che gli altri dell'accaduto non ricordavano niente. Credevano che la soldatessa fosse rimasta in forma di cristallo più di loro per motivi sconosciuti; Sazh non aveva mai visitato Serendipity e Snow non era mai partito alla ricerca della sua futura cognata.
In ogni caso quel senso di non appartenenza era sempre con lei, soprattutto nei momenti come quello. Ciò che stava accadendo non le pareva reale.
Inutile tentare di spiegare le ragioni del suo alienamento, nessuno avrebbe compreso. O, più probabilmente, chi le stava attorno l'avrebbe additata come folle.

Ed ora Snow e Serah erano marito e moglie. E avevano aspettato tutto quel tempo solo per lei. Perché la volevano alla cerimonia.
Invece lei sentiva l'impulso di fuggire da quella sala il prima possibile.

La loro tavolata era quella più grande naturalmente, dato che Serah aveva voluto inserire nel tavolo della famiglia tutti i loro compagni d'avventura. Tutti. Era quasi diventata isterica quando Lightning le aveva detto che chiedeva troppo. Il tavolo era rotondo (“Dobbiamo essere tutti uguali e stare insieme appassionatamente!” aveva detto il biondo entusiasta) ed ovviamente vi erano: i due festeggiati, Light accanto alla sorella e, a seguire verso destra, Hope, suo padre, Sazh, Dajh, Amodar (e qui il sergente si chiedeva cosa ci facesse lui nella tavolata di parenti), Lebreau, Yuj, Maqui e Gadot. Avrebbe voluto invitare anche Raines ma grazie al cielo quest'ultimo aveva detto di trovarsi meglio nei tavoli con i restanti soldati. Erano venuti persino i bambini della classe di Serah. Era pieno di gente e ciò non aiutava la ormai minore delle sorelle Farron a sentirsi a proprio agio.

“Light, guarda che se non mangi si raffredda!”

La ragazza non si era accorta di star fissando il vuoto da ben cinque minuti, il tempo necessario per far arrivare i primi davanti agli invitati. Hope la stava fissando leggermente preoccupato mentre gli altri attorno a lei discutevano amabilmente di politica e di sicurezza cittadina. Diciamo che non era una delle compagnie più normali esistenti.

“Light... Tutto bene? Mi sembri un assente.”
“Non è niente. È solo che è tutto un po' strano per me.”
“Intendi il matrimonio, l'abito da sera che indossi, o il trovarti in quest'epoca?”

Centro. Faceva sempre centro.

“Tutte e tre le cose credo.”
“Il tempo passa, purtroppo. Ma io sono fiero dei miei centimetri di altezza guadagnati con sudore.”

La sua espressione seria non poté che farla sorridere un po'. Come riuscisse a farla sentire a suo agio non lo sapeva, ma le andava bene così.

“Centimetri o metri? Sei diventato altissimo. Ed anche intelligente. E pensare che ti credevo un po' sciocco quando hai continuato a seguirmi nonostante i miei avvertimenti.”
“Ehi! Alla fine ho fatto bene, no? La verità è che sono sempre stato un genio, ma non ve l'ho detto!”

Il ragazzo iniziò a ridere lievemente al ricordo di quante azioni impulsive aveva compiuto nella sua vita e che poco avevano a che fare con quella mente brillante che lo aveva fatto diventare Direttore dell'Accademia.
La grossa voce di Snow li interruppe. Suo cognato le stava dando sui nervi già dal primo giorno di matrimonio.

“Se avete finito di fare i piccioncini, voi due, sarebbe bene che finiste di mangiare. Non vorrai far morire di fame mia sorella, eh, Hope?”
“Niente del genere, Snow. Tu piuttosto dovresti far arrivare il piatto prima di spazzolartelo tutto!”
“Vorresti dire che sono ingordo?”
“Amore, senza cattiveria... Ma dovresti cercare di contenerti un pochino...”

Il gruppo scoppiò in una fragorosa risata dopo l'espressione da finto offeso dell'eroe, che si unì dopo alle risa della compagnia. Bartholomew, insieme al savio Sazh, diede alcune indicazioni e consigli per la loro vita da coniugi e Lebreau ne approfittò per invitare tutti, nel dopo festa, a continuare la serata nel suo locale a suon di cockatil. La serata stava proseguendo senza intoppi e tutti gli ospiti sembravano divertirsi. Lightning però, tra qualche sorriso e chiacchiera, perdeva la cognizione del luogo: si perdeva nei suoi pensieri e pensava al suo futuro. L'unica cosa che le rimaneva era il suo lavoro, oramai Serah non necessitava più della sua protezione ed, anzi, lei sarebbe stata d'intralcio nella nuova famiglia che andava a costruirsi.
Più volte durante i festeggiamenti dovettero chiamarla e svegliarla dal suo stato di trance. Ma nessuno diede troppo peso alla sua condizione: sapevano quanto poteva essere difficile ambientarsi in un tempo futuro. Non potevano sapere, invece, quanto tempo più di loro lei aveva vissuto.

Mentre tutti ballavano sgusciò via dalla sala ed uscì all'aperto, nel praticello vicino pieno di gladioli sotto al cielo stellato. Non si era accorta , però, dell'ombra dietro di lei.

“Light. Cosa succede?”

Si voltò di scatto. Nonostante avesse riconosciuto la voce non si aspettava di vederlo dietro di lei.

“Niente... Come ti dicevo prima. Solo un po' di confusione.”
“Non è da te. Mi sarei aspettato una reazione più controllata. C'è qualcosa che ti sconvolge, non è vero? Se vuoi me ne puoi parlare.”

Centro. Un'altra volta. Che facesse parte della sua particolare intelligenza? Il suo sorriso pareva volerla rassicurare e sentì i suoi nervi cedere lentamente. Non del tutto, giusto quel necessario a farla aprire un poco.

“Potrei anche spiegartelo, ma non mi crederesti. Mi prenderesti per folle.”
“Perché dovrei?”
“Perché è una storia assurda ed io non ho modo di provare niente.”
“Abbiamo salvato il mondo una volta. C'è qualcosa più assurdo ed incredibile di questo?”
“Salvare il mondo una seconda volta?”

I suoi occhi verdi la fissarono perplessi. Lightning era sicura che stava decidendo se ridere o prenderla seriamente. Si guardarono per qualche minuto senza che nessuno provasse imbarazzo o voglia di distogliere lo sguardo. Nel vento fresco della sera e negli occhi intensi del ragazzo di fronte a lei trovò uno strano conforto: una calma surreale che tranquillizzò il suo spirito e cancellò i suoi pensieri. Riuscì persino a dimenticarsi del disagio dato da quell'abito così elegante che tanto cozzava col suo carattere.

“Non sarebbe poi così strano. Da te potrei aspettarmi di tutto.”

Lightning sbatté le ciglia un paio di volte, insicura se fidarsi del suo udito o meno. Vide Hope fare qualche passo avanti e poggiare una mano sulla sua spalla sinistra per poi rivolgerle un caldo sorriso.

“Penso che, per quanto folle, potrei crederci. Magari potremmo cercarle queste prove.”
“Non esistono. Ne sono certa.”
“Ma ti andrebbe di parlarmene? Magari ti aiuterebbe?”
“Chissà...”

Una voce gli chiamò da una delle finestre che davano sul cortile e i due si girarono di scatto verso di essa. Altri non era che Gadot, leggermente brillo, che cercava di riportare la loro attenzione sulla festa e sui balli. A quanto pare Serah pretendeva che la sua sorellina (ancora le sembrava strano venir chiamata così) facesse un giro di valzer con qualcuno per una volta nella sua vita.

E a quanto pare quella volta deve essere oggi, eh?

“Sarà il caso di rientrare, non vorremo far preoccupare gli altri, del resto.”
“O dare occasioni a Snow di prenderci in giro per i prossimi dieci anni.”
“Hai ragione Light! No, sarebbe troppo per la mia pazienza!”

Mentre tornavano indietro e si avvicinavano ai rumori allegri della sala, dove la musica animava di note ogni molecola nell'aria, il giovane direttore la fermò ricordandosi un dettaglio importante. Estrasse dalla tasca un oggetto e lo mise nelle mani di lei.

“Stavo per dimenticarmene... Serah mi aveva dato questo in un momento difficile che ho passato, ma appartiene a te, quindi te lo restituisco.”
“Il coltello...?”
“Già! Dopo che ci siamo risvegliati dai cristalli l'ho restituito a Serah, ma sembra tornare da me come un boomerang!”
“Tienilo ancora. Me lo renderai un'altra volta.”
“Sei sicura? Non so quando ci rivedremo...”
“Dovevamo parlare o sbaglio? Me l'hai chiesto tu. Me lo renderai a tempo debito.”

Hope rimise il coltello nella tasca dello smoking e, con un espressione fin troppo entusiasta, tornò ad accontentare Lebreau e la sua voglia di far mandare giù alcool a tutti quelli che incrociava.

Un passo alla volta verso la normalità. Nulla tornerà come prima, ma forse, questa volta, il futuro ci sorriderà.
 


Salve! Salutino in fondo questa volta... Volevo solo fare un piccolo appunto. Per il bouquet ho scelto due tipi di fiori che fioriscono nello stesso periodo e dal colore abbinabile (credo... O perlomeno a me sembrava xD). Sono tutt'altro che esperta in piante e fiori quindi se avete consigli sbizzarritevi pure!
Ancora un grazie mille a chi segue storielle e per il vostro appoggio >_<
Alla prossima! ^-^


I diritti vanno, ovviamente, alla Square Enix. 

 

 

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