Hell Guardian Chronicles

di Matzuia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Un ragazzo problematico. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Nuova vita. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Il movimento di Dio. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Un ragazzo problematico. ***


La grotta era buia e silenziosa, al suo interno si udiva solo il suono del vento e delle gocce d'acqua che cadevano dal soffitto ricco di stalattiti.
Gli occhi del "giovane" si erano ormai abituati a quell'ambiente, dove viveva ormai da un centinaio d'anni o forse più.
Era stato respinto dal mondo esterno, dalla società, dalle persone. I suoi ricordi erano perlopiù ricchi di rancore verso coloro che lo avevano sempre schernito e deriso sia per il suo aspetto che per la sua "maledizione".
Il suo cuore, un tempo leggero, era ormai carico di tristezza e risentimento.
Aveva provato a vivere in pace con gli abitanti del suo distretto, ma non ne aveva ricavato niente di buono; trovata la grotta, decise di stabilirvisi permanentemente.
La rassegnazione all'isolamento si faceva pian piano strada nel suo animo.
Ormai si muoveva solo per inerzia: dormiva, si svegliava, usciva per il tempo necessario a procacciarsi del cibo, tornava nella grotta per mangiare e vi rimaneva fino al giorno dopo, il tutto in una ciclica e meccanica routine.
Nonostante stesse conducendo un'esistenza patetica e priva di significato, si trovava nel luogo in cui tutte le anime buone si ritrovano e a cui tutte le anime aspirano: la Soul Society.

La giornata era trascorsa con la solita routine. A caccia conclusa, il giovane faceva ritorno alla sua grotta per mangiare e per immergersi nei suoi tristi ricordi. Paradossalmente aveva scelto l'isolamento nonostante non fosse predisposto alla solitudine, aveva sempre sognato di avere degli amici fidati con cui condividere gioie e dolori e con cui poter trascorrere il tempo.
Così, come un predatore notturno attacca senza che la preda abbia alcun preavviso, la disperazione si impadronì improvvisamente di lui. "Perché? Perché sono solo? Cosa ho fatto di male per meritare questo?" si chiese con le lacrime che già iniziavano a solcargli il viso come cicatrici argentate.
Ovviamente non aveva risposte ai suoi dubbi, e come avrebbe potuto averle?!
La frustrazione, il rancore e tutti i sentimenti negativi covati nel suo cuore strariparono; strinse i pugni ed urlò con tutte le sue forze dando libero sfogo al suo potere, quello che lui chiamava "la mia maledizione". Non sapeva ancora che quel giorno la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

"Capitano! Capitano Yukimura! Presto si svegli c'è un'emergenza!"
"Mmh, che succede? Spero che sia qualcosa di importante."
"La Dodicesima Brigata ha dato un allarme di livello massimo! È stata convocata una riunione di tutti i Capitani, immediatamente!"
"Cosa?!"
Il capitano scattò in piedi e corse subito ad indossare il suo Aori bianco, uscì dall'edificio della sua brigata e, usando lo Shunpo, si diresse a tutta velocità verso il luogo d'incontro, la sede della Prima Brigata.
Al suo arrivo mancavano solo due dei tredici capitani, probabilmente erano impegnati altrove in qualche missione speciale. Il capitano si mise immediatamente al proprio posto, attendendo che il Comandante Generale aprisse ufficialmente la riunione.
"Capitano Mochizuki, ci esponga i fatti." Disse il Capitano Comandante facendo un cenno al Capitano della Dodicesima Brigata.
"Sissignore!" Rispose prontamente lei facendo un passo avanti.
"Circa un'ora fa i miei sottoposti dell'Istituto di Ricerca e Sviluppo hanno rilevato un'imponente emissione di reiatsu appena fuori i nostri confini."
"Imponente? Non potresti essere più precisa?" Disse il Capitano della Seconda Brigata.
"Avreste dovuto avvisare semplicemente noi dei Servizi Speciali, avremmo risparmiato tempo."
"La situazione è un po' più complicata di quanto si possa pensare. Continui pure, Capitano Mochizuki." Disse il Capitano Comandante.
"Abbiamo ricontrollato i nostri rilevamenti più e più volte. Il risultato è inequivocabile: la quantità di reiatsu rilevata è quasi equivalente a quella del Capitano Comandante." L'aria si caricò immediatamente di tensione, i capitani iniziarono a borbottare tra loro generando un brusio che divenne ben presto una discussione.
"I tuoi strumenti sono fuori uso!" Diceva uno.
"Andiamo a controllare tutti noi di persona!" Suggeriva un altro.
"Ora calmatevi tutti!" Ordinò il Capitano Comandante.
"I rilevamenti della Dodicesima Brigata sono sempre stati attendibili sino ad oggi e non ho motivo per pensare altrimenti. Se avete in mente un piano d'azione, esponetelo uno per volta e valuteremo il da farsi."
"Andrò io a controllare." Disse il Capitano della Quinta Brigata.
"Yukimura, cosa diavolo ti passa per la testa? Se i rilevamenti sono corretti potresti ritrovarti come avversario un vero e proprio mostro!" Sbottò il Capitano della Seconda Brigata.
"Questa è una missione esplorativa che va eseguita mantenendo un basso profilo. Solo i Servizi Speciali possono svolgerla con successo."
"Mi duole contraddirti Capitano Fujikawa, ma senza dati più precisi, anche un'operazione di quel genere si potrebbe rivelare pericolosa. Vogliamo tutti scoprire chi o cosa ha emesso una tale quantità di reiatsu, sbaglio? Il modo migliore sarebbe recarsi sul posto e "prelevare" il soggetto in questione. Sapete benissimo che le mie abilità sono le più adatte a riportare qui un avversario vivo, nel caso si dimostri ostile. E poi, Capitano Fujikawa, non vorrei che questo misterioso individuo rovinasse il tuo bel faccino."
Qualche risata si udì tra le file dei capitani.
"Come ti permetti brutto bast.."
"BASTA!" Il Capitano della Seconda Brigata fu bruscamente interrotto dal Capitano Comandante.
"La proposta del Capitano Yukimura è la più convincente. Il Capitano della Quinta Brigata partirà immediatamente; chiedo a tutti i gli altri capitani di rimanere all'erta. Specialmente al capitano della Dodicesima Brigata, monitorate costantemente la zona per riferire eventuali sviluppi. La riunione è conclusa, buona fortuna Capitano. Cerchi di tornare vivo e con qualcosa di buono per le mani."
Detto questo, tutti i capitani tornarono alle proprie mansioni. Tutti tranne il Capitano Fujikawa, il Capitano Yukimura e il Capitano Mochizuki.
"Capitano Yukimura, faccia attenzione. Terrò costantemente i suoi segni vitali sotto monitoraggio per assicurarmi che non corra pericoli. Queste sono le coordinate." Disse il Capitano della Dodicesima Brigata porgendo un piccolo foglio al Capitano Yukimura.
"Io spero che quella cosa ti prenda sonoramente a calci nel culo." Disse invece il Capitano della Seconda Brigata che si girò e sparì usando lo Shunpo.
"Ah, non credevo che avrei dato tante preoccupazioni! Tranquilla Mochizuki, tornerò tutto intero e ti porterò un bel campione da analizzare!"
Il Capitano Mochizuki sorrise, fece un cenno col capo e andò via.
Ora il Capitano Yukimura era rimasto solo coi suoi pensieri e le sue considerazioni. La verità era che moriva dalla voglia di scoprire di chi o cosa si trattasse; non capitava spesso un'emergenza di quel calibro e lui sentiva il disperato bisogno di un po' di azione.
Uscì dall'edificio della Prima Brigata, controllò le coordinate consegnate dal Capitano Mochizuki e partì. Con lo Shunpo avrebbe impiegato relativamente poco ad arrivare sul posto e sperava di trovare ancora il suo obbiettivo ad attenderlo.

Silenzio.
Da quando il ragazzo si era lasciato travolgere dai ricordi e dai sentimenti negativi, non si era più udito nulla se non il suo singhiozzare.
Capitava sempre quando rilasciava il suo potere, qualsiasi essere vivente intorno a lui si sentiva soffocare e veniva letteralmente schiacciato da una forza invisibile.
Lui non la comprendeva né desiderava comprenderla, ma aveva provato più e più volte a controllarla, con scarsi risultati. Ogni volta che la faceva uscire, questa forza causava problemi.
Si detestava per questo.
Ad un tratto ci fu un cambiamento, il ragazzo percepì una sorta di "interferenza" nel flusso del suo potere, come se si fosse scontrato con una forza simile alla sua. Proveniva dall'esterno della grotta, non sapeva come, ma ne era sicuro.
"Hey! C'é qualcuno lì dentro?"
Una voce.
A giudicare dalla cadenza doveva trattarsi di un uomo. Chi poteva essere venuto a cercarlo? No, sicuramente non stava cercando lui.
Doveva essere un viandante imbattutosi per caso nella su grotta. Decise di non rispondere; chiunque fosse, se ne sarebbe andato non sentendo alcuna risposta.
"Lo so che ci sei! Hai scatenato un putiferio qui fuori! Fatti vedere!"
Cosa? Cosa stava dicendo quello sconosciuto?
Come poteva LUI causare un putiferio stando in quella grotta?
La curiosità prese il sopravvento. Si alzò, e decise di andare a parlare con il suo misterioso visitatore, aveva delle domande a cui solo lui avrebbe potuto rispondere.

Il Capitano Yukimura cominciava a spazientirsi.
Era arrivato nel luogo giusto, poteva distintamente percepire quell'immenso reiatsu provenire dalla grotta di fronte a lui. Eppure non aveva ricevuto risposta, né era stato attaccato.
"Avrei dovuto lasciare a qualcun altro questa seccatura." Si disse.
All'improvviso l'emissione di reiatsu diminuì considerevolmente; scrutò con più attenzione di fronte a se scorse un movimento all'imboccatura della grotta; mise subito mano all'impugnatura della sua Zanpakuto, pronto a reagire.
Piano piano e senza fretta, una figura usciva dalla grotta, lasciandosi alle spalle quelle ombre impenetrabili. Quando fu completamente esposta alla luce, il Capitano Yukimura sgranò gli occhi. Era un ragazzino!
Era alto almeno la metà di lui, con lunghissimi capelli argentati che gli coprivano il volto. Erano talmente lunghi che arrivavano al suolo, formando una sorta di mantello dietro il ragazzo. Era scalzo, sporco e vestito di stracci, non poteva essere lui il motivo di tanto trambusto.
Yukimura si rilassò, abbassò la guardia e si avvicinò con calma a quello strano ragazzino.
"Scusa se ti ho fatto spaventare! In tutta onestà mi aspettavo di trovare altro una volta arrivato qui. Dimmi, ragazzo, chi altro si nasconde in quella grotta?"
"Io." Rispose fermamente il giovane.
"Credo che tu abbia frainteso." Disse il capitano. "Voglio sapere chi altro vive lì dentro oltre a te."
"Nessuno, lì dentro vivo soltanto io. Tu chi sei? E perché sei venuto qui?"
Impossibile. 'Un ragazzino qualsiasi, che vive in una grotta dimenticata dal mondo, dovrebbe avere un reiatsu pari a quello del Capitano Comandante?' Pensò il Capitano Yukimura.
'Non è possibile. Deve per forza nascondere qualcun altro là dentro. Starò al suo gioco, per adesso'
"Piacere di conoscerti, io sono Tetsuji. Tetsuji Yukimura, Capitano della Quinta Brigata. Tu come ti chiami? Gradirei sapere con chi sto parlando."
"Non do il mio nome ad un guerriero nero. Anche se tu indossi quell'abito bianco sopra il resto, riconosco la tua arma. Ne ho trovata una tempo fa. Il proprietario era morto, così l'ho tenuta per me." Rispose il giovane.
"Guerriero nero? Ci chiamiamo Shinigami, ragazzo. E così tu avresti una Zanpakuto, dovresti consegnarmela prima di farti male." Ribatté il capitano, divertito dall'ignoranza del giovane.
"Smettila di chiamarmi ragazzo! Ho più di 300 anni io!"
300 anni? Yukimura era sbalordito, lui aveva 613 anni e aveva l'aspetto di un uomo sui 35/36 anni, ma quel ragazzino...sarebbe dovuto apparire come un ragazzo sulla ventina.
Che diavolo stava succedendo? Possibile che fosse davvero lui il suo obbiettivo?
"Dimmi, da quanto vivi lì dentro?" Chiese Il capitano.
"Non ha alcuna importanza; ora rispondi tu alle mie domande se permetti. Cosa sei venuto a cercare qui? Che putiferio avrei potuto combinare standomene tranquillo nella mia grotta?"
"Difficile a credersi ma, a quanto pare, cercavo proprio te. La quantità di reiatsu che hai emanato poco fa ha messo in allarme persone più importanti di me. Io sono semplicemente venuto a prenderti."
Adesso il ragazzo era confuso e teso.
'Reiatsu...quindi è questo il nome di quella forza che sento scorrermi in corpo e che mi ha allontanato da tutto e tutti.'
La sua mente si riempi di pensieri. Cosa volevano da lui gli Shinigami? Era un crimine avere il reiatsu? Cosa gli avrebbero fatto?
Nei suoi 305 anni di esistenza non si era mai preoccupato di chi o cosa fossero gli Shinigami, la sua ignoranza lo rendeva cieco e impaurito.
Aveva iniziato la giornata nel solito, patetico modo e adesso era apparso di fronte a lui uno sconosciuto che aveva intenzione di portarlo chissà dove. Lo studiò attentamente.
Era alto quasi il doppio di lui, aveva dei lunghi capelli scuri raccolti in una coda di cavallo che gli ricadevano dietro la schiena, la barba incolta, da qualche settimana probabilmente, e dei lineamenti spigolosi e severi. Gli occhi dell'uomo avevano un colore misto tra il grigio e l'azzurro, una combinazione ipnotica; ma il ragazzo non rimase incantato a lungo, arretrò di qualche passo.
"Vattene via e lasciami in pace." Intimò.
"Ascolta, nemmeno a me piace questa storia. Ma se non mi segui con le buone, dovrò ricorrere a metodi non molto piacevoli per portarti con me." La risposta dell'uomo non lasciava spazio ad interpretazioni.
Inconsciamente, il ragazzo rilasciò il suo potere.
"Provaci." Disse lanciandosi contro l'uomo.
Il Capitano Yukimura rimase di stucco sentendo l'immensa pressione spirituale del ragazzo.
'Allora è davvero lui!' Pensò.
Appena il ragazzo gli si gettò contro, schivò il suo pugno con uno spostamento laterale. Ma il ragazzo appoggiò la mano a terra e ruotò su se stesso assestando un calcio allo stomaco del capitano, il quale anticipò la mossa e afferrò la gamba del ragazzo utilizzando lo slancio di quest'ultimo per scaraventarlo in aria.
Il ragazzo finì contro un albero ma si rimise in piedi quasi immediatamente.
"Mi dispiace ragazzo, avrai anche un reiatsu superiore al mio, te lo concedo, ma in quanto a tecnica lasci piuttosto a desiderare. Non puoi competere in un corpo a corpo con me!"
Ma le sue parole non sembravano sfiorare minimamente il suo avversario.
'Maledizione, la pressione spirituale che sta esercitando è soffocante. Si renderà conto di avere un simile potere?'
All'improvviso il ragazzo si voltò e corse a perdifiato dentro la grotta. Il Capitano Yukimura non dovette aspettare molto per rivedere il suo avversario uscire dalla sua dimora, stavolta però non era a mani vuote, aveva preso la Zanpakuto.
"Dici che il corpo a corpo è inutile contro di te, vediamo se con questa le cose andranno diversamente!" Esordì il giovane estraendo la spada dal fodero.
Il capitano si fece scuro in volto.
"Hey, pivello, credi di poter competere nella scherma con uno spadaccino addestrato da secoli? Sei più ingenuo di quel che pensassi."
Quindi estrasse anche lui la sua Zanpakuto.
'Adesso devo fare attenzione, se mi impegno troppo potrei ucciderlo.'
Il ragazzo fece un balzo e tirò un fendente proprio sulla testa dell'uomo che, prontamente, parò il colpo col piatto della lama.
'Non male, utilizza la sua pressione spirituale per aumentare peso e forza dell'attacco. Non è proprio un pivello'
Il capitano deviò la lama dell'avversario facendolo scivolare verso destra, si girò e lo colpì allo stomaco con un diretto sinistro facendolo volare per qualche metro prima che si schiantasse contro un altro albero.
"Arrenditi. Non sei ancora pronto ad affrontare un avversario del mio livello. Sei forte, sveglio, reagisci prontamente, ma manchi di tecnica ed esperienza, due cose fondamentali per affrontare un capitano."
"Io voglio solo essere lasciato in pace, vattene via!" Il ragazzo non capiva o non voleva capire, per il capitano era la stessa cosa.
Decise quindi di chiudere la questione, sfilò il fodero dalla cintura e fece ruotare la spada rivolgendo la lama verso il terreno.
"Suona in alto nel cielo, Rakuen no kane naru (Rintocco di campana del paradiso)."
La spada e il fodero si illuminarono istantaneamente e presero a cambiare forma. Quando la luce svanì, il capitano era armato con due tonfa argentati.
"Ma che?! Come hai fatto?" Chiese il ragazzo sbalordito.
Il Capitano Yukimura sorrise. "Lo imparerai." Disse. "Sei ancora deciso a combattere?"
"Fino alla fine!" Gridò il ragazzo scagliandosi nuovamente contro l'uomo.
Stavolta il fendente arrivò da sinistra, il capitano lo parò prontamente con la sua nuova arma producendo un suono molto simile a quello di una campana.
"Sai di cos'è fatto principalmente il nostro corpo?" Chiese al ragazzo.
"Di carne!" Rispose quest'ultimo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Acqua. Noi siamo composti principalmente da acqua. E dimmi, sai cosa conduce l'acqua?" Colpì in pieno petto il ragazzo col tonfa nella mano destra.
Un'onda d'urto scaturì dall'arma scaraventando via il ragazzo per diversi metri.
Nel momento in cui l'onda d'urto colpì, i capelli si scostarono dal volto del ragazzo e il capitano poté vedere i suoi occhi per un istante. Era come se dell'oro liquido vi scorresse dentro; erano due stupendi, tristi occhi dorati.
Quando il ragazzo atterrò non si mosse più, doveva essere svenuto. Il capitano gli si avvicinò.
"Il suono. Il suono prodotto dalla mia Zanpakuto rilasciata e amplificato dal mio reiatsu scorre attraverso l'acqua del tuo corpo e ti danneggia. Te lo spiegherò meglio la prossima volta, se sopravviverai ad oggi." Concluse.
Fece tornare la sua Zanpakuto alla forma di normale katana e la ripose nel fodero, poi prese in spalla il ragazzo e la sua Zanpakuto e partì usando lo Shunpo verso la Camera dei 46.

Quando il ragazzo riprese conoscenza, si trovava in una stanza completamente buia tranne che per un piccolo fascio di luce che proveniva dal soffitto proprio sopra di lui. Aveva le mani e i piedi incatenati.
'Dove...dove mi trovo?'
L'ultima cosa che ricordava era la sonora batosta che aveva ricevuto da quello strano individuo.
"Accidenti!" Imprecò.
Ad un tratto il resto della sala si fece più chiaro, era come trovarsi al centro di un grande anfiteatro.
Sugli "spalti" si trovavano delle tavole bianche, ognuna con su scritto un numero dall'uno al quarantasei.
"Come ti chiami ragazzo?" Chiese il numero due.
"Cosa? Chi siete voi? Perché mi avete portato qui?"
"Giovane impudente, siamo noi a fare le domande qui. Dicci chi sei e perché avevi con te una Zanpakuto." Affermò il numero diciassette.
"Non sono un ragazzo! Ho 305 anni!" Urlò lui.
Un mormorio nervoso si fece largo nella sala.
"Tu menti." Affermò il numero uno. "Gli spiriti con 300 anni di esistenza dovrebbero avere un aspetto totalmente diverso dal tuo. Dicci chi sei e come fai ad avere un reiatsu simile, allora decideremo del tuo destino." Concluse.
Il ragazzo era esausto e confuso; alla fine cedette.
"Io..io non so chi sono. Sono nato in un distretto povero del Rukongai, non ho ricordi della mia casa, della mia famiglia o di persone che si possano chiamare parenti. Sono fuggito dal distretto circa 200 anni fa. Da allora vivo in quella grotta; ho trovato quella spada per caso mentre cacciavo." Disse, e concluse dicendo: "Se dovete uccidermi, fatelo pure. Non ho motivo di parlare con voi."
Nuovamente i membri del consiglio dei quarantasei presero a mormorare.
"Tu menti!" Gridò il numero trentadue. "Hai mentito sin dall'inizio su tutto! Le tue origini, la tua età, il possesso di quella Zanpakuto! Chiedo che venga messa ai voti l'esecuzione immediata!"
"Ha detto la verità." Disse una voce nell'ombra.
Un altro fascio di luce si illuminò e apparve il Capitano Yukimura.
"Capitano, lei non era stato convocato. Se ne vada immediatamente!" Disse il numero uno.
"Se mi ascoltaste per un momento, potrei rispondere alla maggior parte dei vostri quesiti sul ragazzo. Dopotutto sono io che l'ho portato qui."
Un mormorio d'assenso si udì nella sala.
"Parli pure."
"Grazie infinite, onorevoli signori. In primo luogo analizziamo i fatti: questo ragazzo sostiene di avere 300 anni, eppure ha l'aspetto di un adolescente, se si escludono i capelli. Vedete, la risposta equivale al motivo per cui sono stato incaricato di portarlo qui. Il suo reiatsu."
"Come fa ad affermarlo con certezza? Ha delle prove a sostegno della sua tesi?" Chiese il numero diciassette.
"Naturalmente." Riprese il capitano. "Poco dopo aver lasciato il ragazzo nelle vostre mani ho parlato di lui sia al capitano della Dodicesima Brigata sia a quello della Quarta ed è emersa una teoria interessante: il reiatsu del ragazzo è così imponente da impedirgli di crescere. La sua stessa pressione spirituale lo costringe a rimanere "piccolo" se volete, essa non gli consente di crescere .Allo stesso tempo però il suo reiatsu funziona come energia vitale, basta guardare la lunghezza dei suoi capelli e il suo aspetto giovane per capirlo. Per quanto riguarda la Zanpakuto, posso ricordarvi dei fatti di qualche decina d'anni fa, quando il gruppo ribelle si distaccò dal Gotei 13.
Molti Shinigami persero la vita in quell'occasione. Il ragazzo potrebbe aver trovato una Zanpakuto appartenuta ad uno dei caduti di quell'occasione." Concluse.
"I pareri dei due capitani da te consultati sono indubbiamente attendibili, Yukimura." Disse il numero cinque.
"Tuttavia." Riprese il numero trentadue. "Le sue origini sono tutt'ora oscure. Chi ci dice che non sia un altro esperimento dei ribelli inviato qui a distruggerci?"
"Ho combattuto con questo ragazzo." Replicò Yukimura. "Se fosse come dite voi, avrei dovuto trovarmi dinnanzi ad un degno avversario. Invece si tratta di un principiante ignaro di come si possa rilasciare una Zanpakuto o di come si possa usare lo Shunpo. Credetemi, se fosse stato un ribelle, avrei dovuto faticare molto di più per vincere." Anche se il capitano aveva preso le sue difese, il ragazzo si sentiva in qualche modo offeso dall'essere definito un pivello.
Tuttavia decise di rimanere in silenzio, ad osservare gli sviluppi della situazione.
Alla fine, Yukimura disse una cosa veramente inaspettata. "Chiedo ufficialmente che venga ammesso all'accademia degli Shinigami, che venga poi assegnato alla mia brigata e che diventi mio allievo!"
Silenzio.
Tutti erano rimasti attoniti nell'udire quelle parole, il ragazzo più di chiunque altro.
La calma fu seguita da un fragore di proteste che si abbatterono sul Capitano Yukimura come le onde sullo scoglio.
"È impazzito? Si rende conto del potenziale pericolo che rappresenta quest'individuo? Con un simile reiatsu non possiamo prevedere cosa potrebbe diventare. Senza parlare dell'ultima volta che ha deciso di allenare uno Shinigami. Si è per caso dimenticato di come è andata a finire quella storia, capitano?"
Di cosa stavano parlando?
Il ragazzo guardò l'uomo accanto a lui e nei suoi occhi vide l'ira. Adesso il capitano emanava un intento omicida spaventoso.
Era davvero la stessa persona che aveva incontrato poco prima?
"Garantisco io per lui."
Un'altra voce risuonò nella sala. Nuovamente un fascio di luce illuminò la persona che aveva appena parlato.
Si trovava poco più avanti del ragazzo e del capitano. Indossava anch'egli un vestito bianco, simile a quello di Yukimura ma, a differenza del numero cinque, si poteva scorgere distintamente il numero uno.
"Capitano Yoshioka! Cosa la porta a questa riunione?" Il numero venti pose la domanda con un tono di voce che traspariva riverenza ma anche nervosismo.
"Sono venuto a controllare di persona l'entità della "minaccia"."
Disse volgendo lo sguardo verso il ragazzo che lo guardò a sua volta.
Era uno Shinigami dall'aspetto giovane, non dimostrava più di 18 anni, aveva dei lunghi capelli neri acconciati in modo da farlo apparire un nobile giapponese dell'epoca Sengoku. La carnagione chiara e i lineamenti del volto accentuavano questo aspetto di lui; per non parlare degli occhi, azzurri e profondi come l'oceano.
"Ho avuto anche io un'interessante conversazione col Capitano della Dodicesima Brigata. Ha già iniziato a progettare un dispositivo in grado di frenare il reiatsu del giovane, cosicché possa imparare a controllarlo gradualmente. In questa maniera l'Accademia non correrà rischi durante il suo addestramento."
"Non saprei.." I membri della Camera dei 46 erano inquieti.
Il Capitano Comandante aveva già preso la sua decisione e tutti sapevano che ci sarebbe stato poco da obbiettare.
"Capisco le vostre preoccupazioni, signori, ma vi posso garantire che le cose andranno in modo diverso stavolta. Inoltre vi do la mia parola, se il ragazzo dovesse rappresentare un pericolo per la Soul Society lo ucciderò con le mie mani. Qualche obiezione?"
Le parole del Capitano Comandante non lasciavano trasparire alcuna esitazione o insicurezza.
Avrebbe fatto ciò che diceva.
"Molto bene allora." Riprese il numero dieci.
"Che al ragazzo siano consegnati gli abiti da cadetto, gli venga inoltre assegnata una stanza nell'alloggio del Capitano Yukimura. Terremo d'occhio il suo sviluppo passo dopo passo, spero che non ci pentiremo di questa scelta, Capitano Yoshioka."
Detto ciò, le luci che illuminavano i numeri di ciascun membro si spensero.
"Vogliamo andare?" Chiese il Capitano Yukimura al ragazzo.
"S..si." Risposte lui imbarazzato. "Grazie per quello che avete fatto per me."
Yukimura sorrise.
"Quando inizieremo ad addestrarci non mi sarai più tanto grato, fidati di me."
Detto questo, estrasse la Zanpakuto e tagliò di netto le catene del ragazzo.
"Questa è tua, giusto?" Gli chiese porgendogli la sua spada.
Il ragazzo la prese immediatamente. In qualche modo aveva sentito la mancanza di quell'oggetto.
I tre si avviarono verso l'uscita con passo calmo, alleggeriti dal peso che quell'udienza aveva messo nei loro animi.
I due capitani camminavano davanti al ragazzo, che li seguiva cautamente.
"Seigi, grazie per quello che hai fatto. Ti devo un favore."
Il Capitano Comandante sorrise.
"Uno? Non tieni nemmeno il conto dei tuoi debiti, amico mio."
Entrambi risero di gusto.
"Dimmi piuttosto. Come mai hai deciso di prendere un nuovo allievo? Non è da te Tetsuji."
Il Capitano Yukimura si fermò, si girò a guardare il ragazzo e gli fece cenno di fermarsi.
Camminò per qualche metro insieme al Capitano Comandante e, quando fu ad una certa distanza dal ragazzo, si chinò verso di lui sussurrando: "Ho visto i suoi occhi, Seigi. Non ho mai visto occhi tristi come quelli. Quel ragazzo ha vissuto in solitudine per chissà quanto tempo, ha scelto quella vita. Ma i suoi occhi gridavano disperatamente aiuto, non è fatto per stare da solo. Quel ragazzo è destinato a diventare uno dei migliori Shinigami mai visti. Potrebbe persino sostituirti un giorno."
Il Capitano Yoshioka accennò un sorriso.
"Amico mio, fortunatamente non cambi mai. Coraggio, diamo un senso a questa storia. Dai una ripulita a quel marmocchio e comincia ad addestrarlo non appena il dispositivo sarà ultimato."
Detto questo se ne andò senza voltarsi.
Il ragazzo, che aveva osservato la scena da lontano, non era minimamente curioso di sapere cosa si fossero detti i due individui, aveva assimilato abbastanza informazioni per i suoi gusti. Il Capitano Yukimura si voltò a guardarlo.
"Non mi hai ancora detto il tuo nome." Disse.
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi il giovane riprese a camminare verso il suo futuro maestro. Si fermò a qualche passo di distanza da lui, scostò i capelli dal viso in modo da farsi vedere in faccia e guardò l'uomo dritto negli occhi.
"Mi chiamo Ryuji, Ryuji Nakajima."
Il capitano sorrise. "Bene Ryuji, ora possiamo cominciare."
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Nuova vita. ***


Appena fu uscito dalla Camera dei 46, Ryuji notò che si era fatto buio.
Era trascorsa così in fretta la giornata? Probabilmente era rimasto svenuto per parecchio tempo a causa del suo nuovo maestro.
Faticava ancora a crederci, sarebbe diventato uno Shinigami.
"Ehm, maestro?"
Il Capitano Yukimura lo guardò stupito e scoppiò a ridere.
"Che ho detto di male?" Chiese Ryuji imbarazzato.
"Niente, niente Ryuji! Mi ha divertito che tu ti sia abituato così in fretta all'idea di avermi come maestro, tutto qui. Cosa volevi chiedermi?"
"Dove passerò la notte?"
"Ah beh, questa è una sorpresa." Rispose il capitano strizzando l'occhio.
Camminarono per una mezzora prima di giungere alla casa del capitano.
Ryuji non aveva mai visto un edificio simile.
"Potrò davvero dormire qui? Ma è una reggia!"
Era entusiasta e il capitano si rallegrava nel vedere come pian piano iniziava a cambiare atteggiamento.
"Mi piace trattarmi bene." Gli disse.
"Forza, per prima cosa bisogna darti una ripulita. Non sono un esperto di grotte, ma non credo che laggiù ci fossero l'acqua calda e tutte le comodità di cui dispone il mio bagno."
Ryuji era rosso dalla vergogna.
"In effetti è da un bel po' che desideravo farmi un bagno caldo." Disse quasi sottovoce.
"Forza, entriamo!"

L'interno della casa era ancora più sbalorditivo. Le pareti erano tappezzate da ritratti antichi e dipinti di ogni genere immaginabile, varie librerie si affiancavano l'un l'altra, ognuna con un'apposita targhetta illustrativa che elencava i libri esposti.
"Il bagno è in fondo a destra. Prenditi tutto il tempo che vuoi mentre io preparo la cena, in bagno troverai tutto quello che ti serve."

Ryuji era sempre più sorpreso, il maestro avrebbe cucinato per lui! Non aveva mai ricevuto simili premure, faticava ancora a rendersi conto dell'immenso cambiamento preso dalla sua vita.
Decise di lasciare momentaneamente quei pensieri, aveva fame e una voglia irresistibile di ripulirsi.
Preparò il bagno in modo che l'acqua fosse regolata ad una temperatura non troppo alta. Quando si immerse, tutta la fatica e le preoccupazioni svanirono come per magia. Era come stare in un sogno.
Ryuji dovette faticare non poco per ripulirsi completamente.
I lunghissimi capelli in particolare, non li aveva mai tagliati da quel che poteva ricordarsi, ma gli stava bene così.
Quando finì, uscì dal bagno e indossò un comodo pigiama bianco, stranamente della sua taglia. Si avviò verso la cucina, attirato dal delizioso profumo delle pietanze appena cotte.
Quando varcò la soglia rimase sbalordito, il maestro aveva preparato da mangiare per un esercito. Involtini di pollo e pancetta in salsa di capperi, riso al curry ed ogni sorta di sushi immaginabile lo aspettavano sul tavolo imbandito. Il suo stomaco produsse un rumore molto simile ad un ruggito, Ryuji si vergognò all'istante.
"Mi scusi, è che non avevo mai visto tanto cibo tutto insieme."
Il capitano si fece scappare una risata. "Coraggio serviti, non fare complimenti."
Ryuji non se lo fece ripetere, si sedette e cominciò a mangiare il più lentamente possibile.
Non aveva dimenticato del tutto le regole del mondo civilizzato. Il Capitano Yukimura lo osservò dall'altro capo del tavolo per tutta la durata del pasto. Alla fine era rimasto si e no qualche scodella di riso e due o tre involtini.
"Avevi proprio fame ragazzo mio." Disse affettuosamente il capitano."Ora vieni, ti mostro dove dormirai."
Ryuji seguì il capitano al piano di sopra.
La sua stanza da letto era proprio davanti a quella del suo maestro.
"Tu dormirai qui, ho già preparato il materasso e i tuoi vestiti per domani. Sarà una giornata impegnativa, quindi cerca di riposare. Se dovesse occorrerti qualsiasi cosa, puoi tranquillamente chiamarmi, sarò nella stanza di fronte. Buonanotte, allievo." Gli disse strizzando l'occhio.
Ryuji entrò nella sua camera e chiuse la porta alle sue spalle.
Era una stanza semplice, ma accogliente; il capitano aveva provveduto a sistemare le sue cose affianco al materasso, Zanpakuto compresa.
Ryuji si distese e rimase in silenzio a guardare il soffitto. La casa era tranquilla e presto l'unico suono udibile fu il russare del capitano.
Ryuji ridacchiò. 'Che tipo strano.' Pensò
Dal giorno seguente avrebbe cambiato stile di vita. La cosa lo impensieriva non poco. Sarebbe stato un buon Shinigami? Avrebbe avuto successo nel trasformare la sua Zanpakuto come aveva visto fare al suo maestro? I quesiti erano tanti e le risposte sempre incerte o inesistenti.
Ryuji era certo che la sua esistenza aveva preso una piega a dir poco inaspettata.
La stanchezza cominciò a farsi sentire; Ryuji chiuse gli occhi e si abbandonò al silenzio, piombando in un sonno profondo.

Quando riaprì gli occhi era già mattina.
La luce del sole faceva capolino dalla finestra e l'aria pungente del mattino gli solleticava la pelle. Ci mise un po' ad accorgersi che il Capitano Yukimura era seduto sul davanzale della finestra spalancata.
Era vestito come la prima volta che si erano incontrati, col classico vestito nero degli Shinigami e l'aori bianco simbolo del grado di Capitano.
"Ben svegliato!" Disse il suo maestro.
"B..buongiorno maestro." Rispose cordialmente Ryuji.
"Non essere così formale! Vivi qui ora! Puoi chiamarmi per nome, se ti va."
"Non sarebbe rispettoso, maestro. Lei mi ha salvato dall'esecuzione e portato in casa sua. Merita tutto il rispetto che io posso offrire."
"Oh cielo, non devo dimenticarmi che non sei un ragazzino. Di sicuro sai come parlare, questo te lo concedo." Ribatté il capitano alzandosi e dando una pacca sulla spalla dell'allievo.
"Coraggio vestiti, è ora di andare a presentarti agli altri."
Gli altri?" Ryuji era confuso.
Mangiò una mela per colazione e si vestì più in fretta che poté. Il maestro gli aveva procurato gli abiti dell'accademia.
Erano abiti semplici all'apparenza, ma finemente ricamati. La parte superiore dell'abito era bianca, quella inferiore era colorata di un rosso vivo. A Ryuji piaceva. Appena pronto scese al piano di sotto insieme al maestro.
"Ah già, mi sono dimenticato di questa." Il maestro prese una fascia nera e legò i capelli di Ryuji in modo che formassero una gigantesca coda di cavallo argentata.
"Mh, i capelli continuano a coprirti il viso. Se permetti, te li aggiusterò un poco prima di portarti fuori."
"Deve proprio?" Chiese Ryuji.
Il Capitano Yukimura sorrise. "Lezione numero uno: non puoi combattere al meglio con qualcosa che limita la tua visibilità. In questo caso i tuoi capelli ti intralcerebbero spesso e potresti rimanere seriamente ferito. Vuoi ancora tenerli così lunghi sul davanti?"
Ryuji ci rifletté un momento.
"Va bene maestro ma, se fosse possibile, vorrei che li tagliasse come desidero io."
"Nessun problema." Rispose il capitano.
Quindici minuti dopo Ryuji aveva la frangia che copriva il suo viso dagli occhi in su, i capelli più lunghi erano stati accorciati in modo che non toccassero il suolo.
Erano lunghi quanto la schiena del ragazzo.
"Non male ragazzo, non male. Hai stile." Disse il capitano dandogli una pacca sulla schiena.
"Ora che sei presentabile, andiamo."
Il capitano condusse Ryuji nel cortile della casa. La scena che si presentò agli occhi del giovane lo lasciò senza fiato. Un esercito di Shinigami attendeva nel cortile della casa del Capitano Yukimura.
"Ryuji, ti presento la Quinta Brigata." Disse sorridendo.
"A tutti voi, ecco il vostro futuro compagno, Ryuji Nakajima!"
La voce del capitano risuonò chiara e limpida. Dopo qualche istante di silenzio, tutti gli Shinigami presenti chinarono il capo in segno di rispetto e dissero all'unisono: "Piacere di conoscerti, Ryuji-san!"
"P...piacere mio." Disse a stento il giovane.
"Bene, ora che i convenevoli sono conclusi, tornate a lavoro!" Ordinò il Capitano Yukimura.
Non se lo fecero ripetere. Tutti quanti andarono via di corsa per tornare alle proprie occupazioni, lasciando Ryuji e il suo maestro da soli, come se non fosse successo nulla.
"Maestro...posso chiederle il perché di tutto questo?"
"Ho voluto presentare alla mia Brigata il futuro tenente."
"Cosa?!" Ryuji era sempre più incredulo.
"Maestro, col dovuto rispetto, non le sembra un po' presto? Non ho nemmeno iniziato l'accademia!"
"Con una premessa del genere non diventerai mai un ufficiale. Dicendo che ti avrò come nuovo tenente già da ora ti pongo un obbiettivo davanti agli occhi. Un giorno potresti perfino diventare il nuovo capitano."
Più facile a dirsi che a farsi.
"Abbiamo ancora qualche ora prima di farci vedere dai pezzi grossi, che ne dici di sbalordirli tutti al primo incontro?"
"Pezzi grossi? Non la seguo, maestro."
"Oggi si terrà un'altra riunione straordinaria dei capitani e, proprio come ieri, tu sarai l'argomento principale. Stavolta però sarai presente."
"I capitani si riuniscono per me?" La cosa suonava totalmente assurda per Ryuji.
"Maestro, che ho di tanto speciale da interessare tutte queste persone importanti?" Il Capitano Yukimura lo guardò.
Il suo sguardo serio inchiodava Ryuji sul posto.
"Tu hai un dono Ryuji. Sei nato con un reiatsu eccezionale, paragonabile a quello del nostro Capitano Comandante. È un evento più unico che raro trovare uno Shinigami di tale livello, se consideriamo la tua età le probabilità sono ancora più basse. Ecco il motivo di tanto interesse."
"E in che modo vorrebbe sbalordirli?"
Il Capitano Yukimura sogghignò. "Impartendoti la lezione numero due. Vieni con me."
Il capitano rientrò dentro casa; con passo sicuro raggiunse una parete del salotto, premette un quadro e la parete si aprì come fosse una porta a scorrimento.
Ryuji era sbalordito; dietro la parete si trovava una lunga scalinata che scendeva verso le profondità della terra.
"Questo è un piccolo regalo del Capitano della Dodicesima Brigata. Quando diventai capitano le chiesi di costruirmi un luogo in cui poter affinare le mie abilità senza essere disturbato. La sala che troveremo alla fine di questa scala è isolata dal mondo esterno da ogni punto di vista, nessuno potrà percepire il nostro reiatsu o udire le nostre voci, saremo solo io e te. Andiamo."
Cominciarono la loro discesa nelle tenebre, Ryuji seguiva passo dopo passo il suo maestro.
"Maestro, di preciso cosa vorrebbe insegnarmi nell'arco di un paio d'ore?" Chiese Ryuji seguendo il capitano sempre più in profondità.
"Abbi pazienza e vedrai."
Impiegarono diversi minuti prima di arrivare ad una seconda porta.
Quanto erano scesi in profondità? Il Capitano Yukimura aprì i battenti.
'Questo posto è immenso! E pensare che lui l'ha chiamata sala.' Pensò Ryuji.
Sotto la casa del capitano si estendeva un'immensa caverna, luci artificiali la illuminavano da ogni angolazione rendendo il posto meno tetro.
La conformazione del terreno variava dalla pianura alla collina rocciosa, un posto perfetto dove allenarsi.
"Ryuji, in queste poche ore che ci separano dalla riunione, cercherò di insegnarti a rilasciare il tuo reiatsu secondo la tua volontà."
Ryuji riflettè un momento. "Maestro, non crede che sia troppo presto?"
"Assolutamente no. Ovviamente non sarai in grado di controllare la quantità di reiatsu che rilascerai, per quello serviranno anni."
"Perché vuole farlo?"
Il capitano esitò.
"Voglio dissipare i dubbi in coloro che non confidano nella mia scelta di prenderti come allievo."
"È una cosa così importante per lei?"
Il Capitano Yukimura sorrise, guardò il suo allievo con rispetto e gli mise una mano sulla testa.
"Più di quanto pensi. Ora diamoci da fare."
Ryuji non sapeva come sentirsi di fronte agli strani comportamenti del maestro.
Non sapeva nulla delle ragioni di quell'uomo né conosceva la sua storia, era un completo estraneo che aveva cambiato la sua vita in maniera radicale. Qualcosa però suggeriva a Ryuji che il suo maestro non doveva aver avuto una vita facile.
Decise di non fare troppe domande, per il momento.
"Mi dica cosa devo fare, maestro." Affermò deciso.
"Questo è lo spirito! Ora chiudi gli occhi e concentrati sul nostro primo incontro. Ricordi le sensazioni che hai provato?"
Ryuji fece come gli aveva suggerito il maestro. Scavò nella sua memoria fino al giorno precedente, rivide lo Shinigami di fronte a lui e cercò di rievocare i sentimenti provati.
"Si, mi ricordo." Disse continuando a tenere gli occhi chiusi.
Si lasciò pervadere dall'esaltazione che aveva avuto combattendo. L'aria intorno a lui cominciava a cambiare.
'Bravo pivello, hai più talento del previsto. Ma puoi fare di meglio, questo non è nemmeno un grammo della forza che ha messo in agitazione la Camera dei 46.'
Pensò il capitano, esaltato dalla velocità con cui l'allievo apprendeva le basi.
"Bene. Ora stai rilasciando una minima quantità del tuo potere. Prova ad andare ancora più indietro nella tua memoria. Quando eri nella tua grotta."
Ryuji obbedì.
Ricordava il buio, la sensazione dell'umidità sulla pelle, il silenzio, la solitudine e la disperazione.
Sgranò gli occhi di colpo, cadde in ginocchio e urlò con tutto il fiato che aveva, prendendosi la testa fra le mani. Il suo reiatsu era fuori controllo.
'Impossibile. Come fa ad avere tanto potere?'
Il Capitano Yukimura era sbalordito dal potere del giovane Ryuji, ma c'era qualcosa che non andava. Il ragazzo urlava come fosse preso da un attacco di panico. Era un urlo prolungato e terribile. Il capitano raggiunse il suo allievo e lo cinse con le braccia.
"Fermati Ryuji! Fermati!"
A Ryuji occorse del tempo per calmare sia se stesso che il proprio potere. Quando finalmente ci riuscì, si accorse che stava piangendo. Ma il suo maestro era ancora lì accanto a lui, non lo aveva lasciato per un istante.
Il Capitano Yukimura si scostò leggermente per poter guardare Ryuji in viso.
"Va meglio adesso?" Chiese.
"Io...credo di si. Non so cosa mi sia successo...mi scusi maestro." Disse Ryuji affranto.
"Ti va di dirmi cosa è accaduto?" Ryuji esitò.
"Ho cercato di fare come mi ha suggerito, maestro."
"Dimmi esattamente a cosa hai pensato quando hai perso il controllo."
"Io...ho pensato alla grotta...al buio e..."
"Continua." Incitò il capitano."
"Non lo so maestro. Mi sono sentito vuoto...dopodiché ho perso il controllo. Che significa?" Chiese Ryuji esasperato.
Il capitano rifletté qualche istante.
"Ho un'idea in merito, ma non è questo il momento di parlarne. Lasciamo perdere questo allenamento per oggi, era un tentativo dopotutto. Forza, andiamo alla riunione." Detto ciò si alzò avviandosi verso l'uscita.
'Mi dispiace ragazzo, ti ho costretto a rivivere chissà quale incubo.' Pensò.
"Ma...maestro! Credevo che per lei fosse importante! Non molliamo così!"
Il capitano sorrise, si voltò verso Ryuji e disse una cosa che sarebbe rimasta impressa nell'animo del giovane per sempre.
"La gente potrà dire quello che le pare su me e te, Ryuji. Ma sono certo che il tempo mi darà ragione e tu diventerai uno dei migliori Shinigami mai visti. Lo sento fin nel profondo." Si voltò nuovamente verso l'uscita.
"A proposito Ryuji. Grazie per esserti aperto con me. Mi chiami maestro anche se non ci conosciamo affatto. Ti sono grato per la fiducia che mi hai mostrato e la ricambierò. Stanne certo."
Ryuji non rispose, non servivano parole.
Il maestro aveva detto anche più di quanto il giovane si aspettasse da uno sconosciuto e ne era felice. Doveva ancora decidere se fidarsi completamente i meno.
Si rimise in piedi e seguì quello strano individuo che era entrato nella sua vita rendendola più complicata ed interessante allo stesso tempo.
Quando furono all'aperto il capitano inspirò profondamente godendosi l'aria mattutina. Sembrava più rilassato adesso.
"Coraggio ragazzo mio, è arrivata l'ora del tuo debutto!"
Ryuji deglutì.
"S..si, andiamo maestro." Rispose titubante.
Si avviarono a passo deciso verso la sede della Prima Brigata, ognuno coi propri pensieri, i propri dubbi e le proprie aspettative. Il Capitano Yukimura non poteva sapere che le cose avrebbero preso presto una piega inaspettata.

Ryuji era rimasto stupito dalla casa del Capitano Yukimura ma, davanti all'imponenza della sede della Prima Brigata, era rimasto senza fiato. Un edificio immenso si stagliava al centro del Sereitei. Ryuji non aveva mai visto nulla di così maestoso in vita sua.
Il portone d'ingresso si trovava alla fine di una lunga strada di legno. Ryuji e il capitano la stavano percorrendo quando di fronte a loro si parò una figura sconosciuta al ragazzo.
Era apparsa dal nulla come per incanto.
Ripresosi dallo stupore, Ryuji la studiò.
Era una donna, una donna che indossava degli abiti simili a quelli del maestro. Era uno dei capitani! All'apparenza aveva superato la ventina d'anni, aveva lunghi capelli castani legati in una treccia tenuta sulla spalla sinistra, i lineamenti austeri le donavano l'aria di una ragazza nordica di nobili origini e i suoi occhi celesti erano così chiari da sembrare argentati. Era alta poco più di Ryuji, i suoi abiti da capitano non sminuivano la sua bellezza e ne mettevano in risalto le forme prosperose.
"Oi. Si ragazzo, dico a proprio a te. I miei occhi sono più in alto di dove stai guardando." Disse lei.
Ryuji avvampò per l'imbarazzo e distolse subito lo sguardo.
"S..scusi." Riuscì a dire goffamente.
Il Capitano Yukimura, che aveva osservato la scena senza dire nulla, scoppiò a ridere.
"Non scusarti Ryuji! Il Capitano Fujikawa qui presente può sembrare una ragazza scontrosa, ma apprezza sempre che le si rivolgano certe attenzioni. Dico bene, Akane?"
Il Capitano Fujikawa sparì nuovamente con la stessa rapidità con la quale era apparsa.
Quando Ryuji si voltò per chiedere spiegazioni, vide che il Capitano Fujikawa si trovava proprio davanti al suo maestro, con la Zanpakuto estratta e puntata verso la gola di quest'ultimo.
"Yukimura, se vuoi morire non devi fare altro che chiederlo. Ti risparmieresti il dolore che voglio infliggerti ogni volta che fai queste squallide battute."
Il Capitano Yukimura sorrise.
"Oh cielo! Sei proprio una ragazza spaventosa, lo sai questo?"
Adesso anche il Capitano Fujikawa sorrideva.
"Detto da te poi, presumo che sia un complimento, Tetsuji."
Il capitano si rilassò e ripose la Zanpakuto nel fodero.
"Allora, chi è il novellino?" Chiese indicando Ryuji con un cenno del capo.
"Perché haii portato una matricola dell'Accademia alla riunione?"
"Tutto a suo tempo, mia cara. Non avere fretta e lo scoprirai." Fu l'enigmatica risposta del maestro di Ryuji.
Il Capitano Fujikawa si voltò a guardare Ryuji. I
l suo sguardo era affilato e penetrante, ma il giovane lo resse stoicamente. Si fissarono per qualche istante senza che nessuno dei due dicesse nulla o abbassasse lo sguardo. Poi lei si voltò dirigendosi verso la porta d'ingresso.
"Fa come ti pare." Disse sparendo di nuovo istantaneamente.
Ryuji continuava a fissare il punto in cui prima si trovava il Capitano Fujikawa.
"Impressionante, vero?" Gli disse il maestro facendolo tornare coi piedi per terra.
"Come ha fatto? Non l'ho nemmeno vista muoversi!" Ryuji era a dir poco incuriosito da quel "fenomeno".
"Si chiama Shunpo." Spiegò il Capitano Yukimura.
"È una tecnica di spostamento di noi Shinigami che permette di muoversi ad una velocità incredibile. Oggi tu hai avuto modo di osservare lo Shunpo della più veloce Shinigami degli ultimi ottocento anni. Akane Fujikawa, Capitano della Seconda Brigata e dei Servizi Speciali."
"Visto? Non mi sono accorto di nulla!"
"Mi stupirei del contrario!" Disse il Capitano Yukimura dando una pacca sulla spalla a Ryuji.
"Forza, ci stanno aspettando."
Ripresero il cammino verso la porta d'ingresso.
Il Capitano Yukimura era tranquillo e sorridente mentre il suo allievo era teso come una corda di violino. Non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto dire o fare, sapeva solo che si sarebbe trovato al cospetto di persone forti quanto importanti.
Specialmente quello Shinigami dal giovane aspetto, Seiji Yoshioka, il Capitano Comandante. Quando si erano visti la prima volta era stato lui, insieme al maestro, a far si che Ryuji venisse liberato.
Eppure Ryuji aveva provato una stranissima sensazione nell'essere studiato da quegli occhi così profondi. Era come stare di fronte ad una montagna tanto alta da non poterne scorgere la cima, come trovarsi sull'orlo di un precipizio di cui non si vedeva il fondo.
'Perché mi viene in mente proprio ora?' Si chiese il giovane.
Scelse di non pensarci più, per il momento.
Erano arrivati all'immensa porta d'ingresso, era il momento di entrare.

Una volta dentro, Ryuji potè ammirare la sala dove i tredici capitani si riunivano.
Era immensa. La sua maestosità emanava un senso di antichità e rispetto tanto da mettere in soggezione il giovane Ryuji.
Al centro della sala, divisi in due file ordinate, si trovavano i capitani, ad eccezione del Capitano Yukimura.
Il Capitano Yoshioka stava invece seduto in un imponente trono di legno rivolto verso l'ingresso, dalla sua postazione centrale poteva vedere chiaramente le due file dei capitani.
"Bene ragazzo, tu aspetta qui finché non sarai chiamato. Non dire nulla fino ad allora, intesi?" Si raccomandò il capitano.
"Si maestro!" Rispose prontamente Ryuji.
Il Capitano Yukimura si allontanò da lui per prendere il proprio posto nella fila di destra.
"Che la riunione cominci!" Disse il Capitano Yoshioka. "Capitano Mochizuki, a lei la parola.
L'ultimo capitano nella fila di sinistra fece un passo avanti.
Era una ragazza alta una decina di centimetri in più di Ryuji, i lunghi capelli erano colorati di un verde scuro, aveva dei lineamenti del viso dolci che non si addicevano molto alla figura di comando che ricopriva ma che la rendevano bellissima da ammirare, i suoi occhi avevano il colore del cielo e la freddezza del ghiaccio. Il suo abito bianco da capitano la copriva quasi completamente, ma le sue forme femminili non venivano affatto sminuite.
Ryuji si diede un pizzicotto sul braccio.
'Datti un contegno Ryuji!' Si disse. Non aveva avuto modo di vedere molte ragazze da quando viveva in quella grotta e la sola vista di quei capitani dalla straordinaria bellezza lo esaltava in molti modi diversi.
"Come tutti ricorderete." Cominciò lei. "In data di ieri è stato emesso un allarme di livello massimo causato da una sconosciuta ed imponente emissione di reiatsu."
A quelle parole ci fu un mormorio fra i capitani.
Ryuji si accorse che il Capitano Fujikawa aveva iniziato a fissarli con gli occhi spalancati ed increduli, aveva capito tutto.
"Vi ricorderete anche che abbiamo mandato il qui presente Capitano della Quinta Brigata a scovarne la causa." Proseguì il Capitano Mochizuki.
"Adesso lascerò che sia proprio lui a chiarire questo mistero, prego Capitano Yukimura." Concluse facendo un passo indietro e tornando in fila.
Il maestro fece un passo avanti.
In quella sala, fra gli altri capitani, aveva un aspetto del tutto diverso. Sembrava più grande, più serio e non la persona scherzosa che aveva conosciuto Ryuji.
"Grazie, Capitano Mochizuki." Cominciò lui. "Ho raggiunto la zona designata il più velocemente possibile. Giunto sul posto, ho potuto constatare personalmente che la pressione spirituale in questione era effettivamente immensa, di un livello superiore a quello di ciascuno di noi, tranne uno ovviamente." Disse guardando il Capitano Yoshioka.
"Non prendermi per il culo Yukimura." Disse uno dei capitani nella stessa fila del maestro.
Era un uomo sulla trentina, aveva i capelli castani e ricci, abbastanza lunghi per essere legati dietro la nuca. Il suo abito da capitano era logoro e presentava degli strappi sul bordo, dovevano essere dei segni delle battaglie combattute, non aveva maniche e mostrava le braccia possenti. Aveva lineamenti spigolosi, da uomo vissuto, accentuati da dei lunghi basettoni che gli arrivavano fino alla mandibola; inoltre una strana luce brillava nei suoi occhi castani, a Ryuji non piaceva affatto.
"Pensi davvero di poterci convincere di aver trovato un individuo simile ed essere tornato senza nemmeno un graffio? Hai almeno combattuto?"
"Naturalmente, Capitano Shimura." Ribattè il maestro.
"Ho combattuto e ho vinto."
Un mormorio generale si udì nella sala.
"Ma davvero? Sarei proprio curioso di sentirla questa storia!" Disse il Capitano Shimura con una nota di sarcasmo.
Il Capitano Yukimura sorrise.
"Come desideri. Ryuji! Fatti avanti."
Ryuji si sentì un nodo allo stomaco. Era giunto il momento.
Raccolse tutto il coraggio di cui era disposto e si avviò verso il centro della sala. I capitani lo osservavano, ognuno con un'espressione mista tra l'incredulità e il divertimento. Una volta raggiunto il centro della sala, Ryuji attese sotto lo sguardo di tutti. Il Capitano Yoshioka sorrise.
"Bene Ryuji-kun, raccontaci cosa ti è accaduto ieri."

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Il movimento di Dio. ***


Ryuji si sentiva la gola secca.
Non aveva ancora pronunciato una parola da quando era stato chiamato a parlare nella riunione dei capitani.
Il suo maestro, il Capitano Yukimura, lo incoraggiava con lo sguardo. Ma Ryuji non riusciva a parlare, era come bloccato.
"Oi, novellino. Smettila di farci perdere tempo e parla." Intimò quel capitano dall'aspetto minaccioso.
"Ryuji, perdona il Capitano Shimura. È un valido membro del Gotei 13, ma è un po' a corto di buone maniere." Disse il Capitano Yukimura.
"Cosa c'è Yukimura? Vuoi forse morire prima del tempo?" Ribatté il Capitano Shimura mettendo mano all'impugnatura della Zanpakuto.
All'improvviso l'aria si fece pesante e Ryuji avvertì un brivido di terrore salirgli lungo la schiena.
'Istinto omicida. Vuole davvero uccidere il maestro?' Pensò.
"Capitano Shimura." Il Capitano Yoshioka si era alzato in piedi, le mani erano nascoste dalle lunghe maniche del suo aori bianco.
"Non ricordo di aver mai tollerato un simile comportamento all'interno di questa sala. Se volete lottare come due cani randagi abbiate la cortezza di farlo fuori di qui e non in mia presenza, o vi ucciderò entrambi. Mi sono spiegato?"
Il Capitano Shimura non aveva ancora lasciato l'impugnatura della sua Zanpakuto.
"Mi sono spiegato?" Ripeté il Capitano Yoshioka.
Un'altra ondata di intendo omicida si manifestò nella sala. Era molto più intensa e terrificante di quella di prima.
Ryuji osservava impietrito il Capitano Yoshioka. Quello Shinigami dall'aspetto tanto giovane e calmo aveva lo spirito di un assassino. Il Capitano Shimura fece una smorfia di sdegno e si rilassò.
"E sia. Ma che quel moccioso si sbrighi a parlare prima che mi venga voglia di uccidere anche lui! Odio i marmocchi."
"Non sono un marmocchio." Disse fermamente Ryuji. "Ho più di 300 anni."
Silenzio.
Tutti avevano sentito distintamente il giovane ed avevano assimilato l'informazione. Ora la curiosità si era impadronita di tutti quei capitani che erano all'oscuro dei fatti. Ryuji fece un bel respiro per farsi coraggio.
"Non ho molto da dire in verità." Proseguì rivolgendo lo sguardo al Capitano Yoshioka. "Di tutto quel che è successo nelle ultime ventiquattro ore comprendo ben poco. So solo che sono stato portato qui da quell'uomo."
Indicò il Capitano Yukimura. "Abbiamo...combattuto, anche se quello spettacolo non si può propriamente definire combattimento; ho perso i sensi prima di potermene rendere conto. In seguito mi sono svegliato in una buia camera piena di persone nascoste dietro a dei pannelli numerati. Discutevano sul mio destino."
Nessuno parlava, pendevano tutti dalle labbra di quel giovane che continuava a raccontare la sua storia.
"Non so per quale motivo quest'uomo mi voglia come allievo, ma cercherò di dare il meglio di me per diventare un bravo Shinigami. Nonostante la mia età conosco poco e ho visto poco del mondo che mi circonda, forse ha ragione il Capitano Shimura a definirmi un marmocchio. Tuttavia ora mi è stato dato uno scopo ed intendo raggiungerlo." Concluse.
Nessuno fiatò. Stavano tutti studiando Ryuji, pesando con attenzione le parole appena udite.
"Impossibile."
Il Capitano Fujikawa aveva rotto il silenzio. "Yukimura, tu vorresti davvero farci credere che questo ragazzino...no. È impossibile. Non può essere lui ad avere un simile reiatsu."
Un mormorio d'assenso si udì nella sala.
Solo i capitani della Prima, Quarta, Quinta e Dodicesima Brigata, che erano a conoscenza dei fatti, rimasero in silenzio.
"E tu, ragazzino, vorresti davvero farci credere di avere più di 300 anni? Io ho 321 anni! Dovresti avere l'aspetto di un ventenne, non di un marmocchio a cui non sono ancora spuntati i peli!"
Alcuni capitani ridacchiarono. Ryuji avvampò per la collera e l'imbarazzo.
"Io e te dovremmo essere quasi coetanei?! Ma fammi il favore! Tu hai come minimo 1000 anni in più di me, strega!" Urlò lui prima che qualcun altro potesse prendere la parola.
Silenzio.
Solo in un secondo momento Ryuji si accorse che tutti stavano ora fissando il Capitano Fujikawa.
Lei aveva lo sguardo puntato verso il pavimento,gli occhi sbarrati, i pugni stretti talmente tanto da far vedere il bianco delle nocche.
"Ah! Questa me la voglio proprio godere. Sei morto ragazzo." Disse il Capitano Shimura con un sorriso beffardo.
"Capitano Comandante." Riprese il Capitano Fujikawa con un tono di una calma inquietante.
"Posso?"
'Posso? Posso cosa?' Si chiese Ryuji intimorito.
Il Capitano Yoshioka sospirò. "Va bene. Ma non esagerare, te ne prego."
"Le sono debitrice." Disse lei mettendo mano all'impugnatura della sua Zanpakuto.
La estrasse lentamente prima di uscire dai ranghi e rivolgersi verso Ryuji.
"Ora vedrai di cosa è capace questa "strega", moccioso insolente."
I suoi occhi celesti brillavano di una luce assassina.
"Porta la notte, Kurayaminonakade Goe. (Voce nel buio)"
La Zanpakuto del Capitano Fujikawa irradiò un pallido bagliore bluastro prima di mostrarsi nella sua nuova forma.
Quella che prima era una katana ora era un affilato stiletto. Un'arma da vero assassino.
Tutto ad un tratto la sala si fece più buia, la luce stava lentamente svanendo.
In pochi istanti l'oscurità regnò incontrastata, ma c'era qualcosa di strano. Ryuji osservò le finestre. Fuori era ancora giorno, si vedeva chiaramente il cielo azzurro. Tuttavia neppure un singolo raggio di luce faceva capolino nella stanza. Che fosse quello il potere del Capitano Fujikawa?
"Sei disorientato vero?" Disse lei attraverso le tenebre.
"Questo è il potere della mia Zanpakuto. Cambiare il giorno in notte a mio..."
"Io ti vedo." La interruppe Ryuji.
Un mormorio di commenti indistinti si fece strada tra i presenti.
"Ho vissuto per gran parte della mia vita in una grotta. I miei occhi sono abituati all'oscurità." Proseguì Ryuji.
"Non male moccioso, lo ammetto. Ma..."
Il Capitano Fujikawa scomparve in un istante.
'Shunpo!' Ryuji si voltò immediatamente a guardarsi le spalle.
Nulla. Dov'era sparita?
Quando lui si accorse della gelida lama che gli veniva appoggiata alla guancia era troppo tardi. Era dietro di lui.
Rimase immobile, paralizzato dal terrore. Il Capitano Fujikawa si chinò avvicinando il viso all'orecchio di Ryuji.
"Ma ora sperimenterai la seconda abilità della mia Zanpakuto." Sussurrò la sua voce fredda come il ghiaccio.
Ryuji chiuse gli occhi preparandosi psicologicamente a ricevere l'attacco.
Niente. La lama rimaneva immobile appoggiata alla sua guancia.
Quella Zanpakuto doveva sicuramente avere un'abilità offensiva diversa da quella del Capitano Yukimura. Ma di cosa si trattava?
"Coraggio Fujikawa! Sto iniziando ad annoiarmi!" Disse il Capitano Shimura.
"Povero ragazzo. L'ultima volta che ho fatto arrabbiare Akane-san sono dovuto rimanere a riposo per una settimana." Disse una voce sconosciuta a Ryuji.
"Sei senza spina dorsale Saijiki!" Disse il Capitano Shimura in tono sprezzante.
All'improvviso non si sentì più nulla. Le voci dei due capitani che discutevano sparirono. Eppure Ryuji poteva ancora vedere i due mentre parlavano.
Muovevano chiaramente le labbra ma non usciva nessun suono. Poco a poco anche l'oscurità sembrò farsi sempre più fitta intorno a lui. Di lì a poco non riuscì a vedere altro che le tenebre davanti ai suoi occhi.
'Questo buio non è normale.' Si disse Ryuji.
Poteva dirlo solo grazie agli anni passati in quella grotta. Quella che si trovava ad affrontare non era solo un'oscurità fisica.
D'un tratto una figura si manifestò davanti ai suoi occhi, non era ben definita, appariva sfocata come se fosse un riflesso sull'acqua. Era senza ombra di dubbio una ragazza.
"Chi sei tu?" Chiese nervoso.
Nessuna risposta.
Ryuji poté distinguere a malapena il sorriso di lei prima di accorgersi che era sul bordo di un precipizio. Da dove diavolo era sbucato?
Ryuji si precipitò verso la ragazza per allontanarla dal pericolo che correva.
Ma più correva, più non riusciva ad avvicinarla.
"Allontanati da lì!" Urlò lui!
Ma era tutto inutile, lei fece un passo a ritrovo verso il vuoto continuando a sorridergli. Ryuji non poté far altro che vederla cadere verso l'oscurità più profonda.
Quando finalmente il giovane riuscì a raggiungere il punto in cui prima si trovava la ragazza non riuscì più a reggersi in piedi. Cadde in ginocchio lasciandosi travolgere da un'ondata di angoscia. Le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi dorati.
Perché non era riuscito a salvarla? Perché quella ragazza si era buttata?
La disperazione si impossessò nuovamente di lui, ma stavolta era diversa da quella provata nella grotta, questa era infinitamente più dolorosa. Così, proprio come nella grotta, proprio come nella stanza d'allenamento del maestro, accadde.

Il Capitano Yukimura era nervoso.
'Quello stupido.' Pensò.
'Non avrebbe dovuto provocare Akane in quel modo.'
Yukimura aveva sperimentato più di una volta il potere di Kurayaminonakade Goe, sapeva quindi che il povero Ryuji avrebbe rimpianto la sua sfuriata.
Erano passati diversi istanti da quando lei aveva rilasciato la sua Zanpakuto eppure non si sentiva altro se non la discussione tra il Capitano Shimura e il Capitano Saijiki.
'Shimura, è sempre il solito.' Pensò con un sorriso.
Improvvisamente l'aria si fece più pesante; i due capitani si zittirono. Qualcosa era cambiato nella stanza, lo avvertivano tutti chiaramente. Ognuno percepiva distintamente il reiatsu del Capitano Fujikawa, ma ora una nuova pressione spirituale si stava manifestando, una che non apparteneva a nessuno di loro.
Il Capitano Yukimura la riconobbe immediatamente. 'Ryuji!'
Un urlo agghiacciate fece accapponare la pelle al capitano. 'Merda!'
"Capitano Comandante! La faccia smettere subito!" Urlò.
"Capitano Fujikawa." La voce del Capitano Yoshioka era strana; non potendo vedere l'espressione del suo viso, il Capitano Yukimura decise di non pensarci troppo.
"Subito, Capitano Comandante." Rispose prontamente il Capitano Fujikawa.
Un istante più tardi l'oscurità svanì, la luce tornò alla normalità nella stanza e agli occhi dei presenti si presentò uno spettacolo sorprendente. Il giovane Ryuji era inginocchiato, le mani strette a pugno appoggiate al pavimento, non si potevano scorgere gli occhi a causa dei suoi lunghi capelli ma il suo viso era senza dubbio bagnato dalle lacrime.
Tuttavia la cosa che sorprese i capitani fu ben altro: il corpo del giovane era avvolto da un tenue bagliore che irradiava i colori del tramonto. I lunghi capelli argentati fluttuavano a mezz'aria come sospinti dal vento.
"Impossibile." Sussurrò incredula il Capitano Fujikawa.
"Ancora più sorprendente di quanto pensassi." Commentò il Capitano Mochizuki.
Il Capitano Yukimura sorrise. "Shimura, adesso ti degnerai di credere alle mie parole? Spero che questo basti come prova."
Il Capitano Shimura non disse nulla, fissava Ryuji con gli occhi sbarrati e i lineamenti del viso distorti da un sorriso che lasciava trasparire sete di sangue.
"Sorprendente." Disse il capitano Yoshioka. "E ha detto di avere poco più di 300 anni...fin dove si potrà spingere il suo potenziale?"
Ora che la luce era tornata normale, il Capitano Yukimura notò che l'amico aveva un'aria diversa dal solito, sembrava felice.
"Capitano Fujikawa, torni al suo posto." Ordinò lui.
Il Capitano Fujikawa esitò un istante, ripose la Zanpakuto nel fodero e tornò nella propria fila senza voltarsi.
Nel mentre Ryuji continuava ad emanare una quantità di reiatsu spaventosa. Il Capitano Yukimura stava per dire al suo allievo di calmarsi, quando si accorse di un movimento fulmineo proveniente dalla sua fila. 'Shimura!'
Il Capitano Shimura aveva estratto la sua Zanpakuto e si era lanciato contro il ragazzo.
"Una preda così dev'essere mia!" Gridò levando la spada sulla testa di Ryuji.
'Merda! Non farò mai in tempo!' Pensò il Capitano Yukimura terrorizzato da quanto stava accadendo.
"Seiji fermalo!" Urlò disperatamente al Capitano Comandante.
Il Capitano Yoshioka non si mosse, fissò il suo amico negli occhi e con un cenno della mano gli indicò di guardare il suo allievo.
Yumikura era sconvolto, si voltò nuovamente verso Ryji e vide qualcosa di inconcepibile.

'Non ci credo.'
Il Capitano Shimura sentiva un'inconfondibile sensazione che lo attraversava da capo a piedi come una scossa elettrica. Era il bisogno di uccidere.
'Da quanto non mi sentivo così?' Si chiese.
'Ah già, il mio primo incontro con Seiji Yoshioka.'
Ritornò con la memoria a quando non era ancora un capitano ma un semplice uomo in cerca di un avversario in grado di superarlo. L'unico che si era dimostrato tale fu l'attuale Capitano Comandante del Gotei 13 Seiji Yoshioka, l'unico essere capace di far tremare di paura Kaede Shimura.
'Ho finalmente trovato un'altra preda in grado di scuotermi fin nel profondo. Non posso farmela scappare! Devo ucciderla subito!'
Si scagliò sul ragazzo con la Zanpakuto estratta.
Lo raggiunse in un batter d'occhio con lo Shunpo e si preparò a tagliargli la testa.
Solo il Capitano Yoshioka avrebbe potuto fermarlo mentre scagliava un fendente ma, per qualche emblematica ragione, egli non si mosse dal suo posto.
'Tanto meglio! Può esserci solo una preda degna della mia spada!' Pensò in pre dall'euforia.
La lama calò sul collo di Ryuji.

Gli spifferi del vento che entravano dalla porta, il respiro dei tredici capitani presenti nella stanza, lo scricchiolio delle assi di legno sotto il peso dei corpi, la luce del sole che entrava dalle finestre, Ryuji percepiva inconsciamente tutto quello che accadeva intorno a lui.
Era teso come una corda di violino dopo quanto aveva visto nell'oscurità creata dal Capitano Fujikawa.
'Chi era quella ragazza? Perché non sono riuscito a raggiungerla?' Continuava a chiedersi senza trovare alcuna risposta.
Provava una sensazione diversa rispetto ai precedenti episodi in cui la sua energia si era scatenata, adesso poteva quasi sentirla al tatto, come fosse un fiume che scorreva da dentro a fuori il suo corpo riempiendo tutta la stanza. Percepiva anche delle "interferenze" in questo flusso, i reiatsu dei capitani si erano come rocce nel fiume, venivano lambite dal reiatsu di Ryuji senza vacillare nemmeno per un istante.
D'un tratto ci fu uno spostamento nella "corrente" del suo reiatsu, uno dei capitani si era spostato a tutta velocità verso di lui.
Quando gli fu addosso Ryuji lo riconobbe immediatamente, era il Capitano Shimura.
Cosa stava facendo? La risposta a quella domanda non si fece aspettare.
Ryuji percepì distintamente un'intenzione ostile proveniente dal Capitano Shimura, era una pressione spirituale gelida e malvagia che gridava la parola "morte".
Quando il capitano scagliò il fendente nel tentativo di uccidere Ryuji, questi reagì inconsciamente spostandosi prima in avanti e poi facendo un balzo verso il soffitto, flettendo la schiena all'indietro in modo da trovarsi sopra il suo aggressore.
Quando fu sospeso in aria, Ryuji notò che i movimenti del Capitano Shimura sembravano quasi rallentati. Il suo fendente continuava a calare come se non si fosse accorto dell'assenza del giovane. Vide inoltre che nessuno, tranne il Capitano Yoshioka e il Capitano Fujikawa, lo stava guardando; avevano ancora tutti lo sguardo puntato verso il centro della sala. Tornò a concentrarsi sul suo avversario, strinse il pugno e discese pronto allo scontro.

Era accaduto tutto in un attimo. Il Capitano Yukimura osservava impotente il Capitano Shimura che stava per mettere fine alla vita del suo allievo quando successe l'inimmaginabile. Ryuji era scomparso.
Com'era possibile?
Scioccato, il capitano si voltò verso il Capitano Comandante il quale gli fece cenno col capo di guardare in alto.
Non appena lo fece, il Capitano Yukimura sgranò gli occhi.
Ryuji si era spostato con una velocità impressionante schivando l'attacco del Capitano Shimura. Sfruttando il soffitto come appoggio si era poi scagliato contro il suo aggressore, ma il Capitano Shimura era un esperto combattente, percepì la minaccia e anticipò la mossa del giovane usando lo Shunpo per ritrarsi dalla sua posizione.
L'attacco di Ryuji andò a vuoto lasciandolo completamente scoperto ad un eventuale assalto.
Il Capitano Shimura non si fece scappare l'occasione e si scagliò nuovamente all'attacco, d'altro canto Ryuji riuscì a sfruttare il suo colpo mancato come spinta per potersi voltare il più rapidamente possibile verso il suo assalitore.
In quell'istante, quando la tensione era al massimo, fece irruzione nella scena una terza figura che si frappose fra i due contendenti: il Capitano Mochizuki.
Era apparsa talmente velocemente che sia Ryuji che il Capitano Shimura si fermarono all'istante per lo stupore.
"Levati da lì Mochizuki! Non avrai la mia preda!" Disse il Capitano Shimura in tono sprezzante.
Il Capitano Mochizuki lo ignorò e si diresse con calma verso Ryuji.

Nonostante si fosse immobolizzato, Ryuji aveva ancora tutti i sensi allertati e i muscoli tesi, pronti a scattare.
Tuttavia non percepiva alcuna minaccia provenire dal Capitano Mochizuki, la sua vista era anzi riuscita a rassicurarlo. Ora lei si avvicinava a lui con passo calmo, le mani nascoste nelle lunghe maniche del suo aori da capitano non davano segno di volersi dirigere verso l'impugnatura della Zanpakuto.
Il suo viso era talmente bello che Ryuji non poté fare a meno di abbassare la guardia.
Quando lei arrivò a poco più di un passo di distanza da lui si inchinò leggermente avvicinando il volto al suo. Il cuore di Ryuji batteva nel petto come se fosse un tamburo, si sentiva avvampare alla sola vista di quegli occhi di ghiaccio e di quel viso perfetto.
Lei, vedendolo arrossire, sorrise dolcemente e fece quel passo che la separava da lui, accostò le labbra al suo orecchio e sussurrò
"Affrontando così apertamente il Capitano Shimura hai mostrato il tuo coraggio. Ma il coraggio non basta per vincere contro un avversario del genere. Ascolta attentamente le mie parole. Io posso darti la possibilità di migliorare te stesso fino a livelli che non puoi ancora comprendere. Sarà una strada difficile da percorrere, ma potresti arrivare sino alla vetta del mondo degli Shinigami."
Rimase qualche istante in silenzio in modo che Ryuji assimilasse le sue parole.
"D'altro canto potrei sempre spostarmi e lasciare che tu prosegua nella tua azione suicida." Concluse senza allontanarsi da lui.
La risposta non si fece attendere.
"Voglio migliorare, non mi importa se dovrò sputare sangue. Voglio ripagare il debito che ho con quell'uomo e potrò farlo solo diventando più forte. Mi affido a te."
Il Capitano Mochizuki sorrise impercettibilmente e lo abbracciò.
Ryuji era talmente tanto preso dall'emozione che non notò l'oggetto che lei teneva in mano.
"Non dimenticherò le parole che mi hai detto quest'oggi. Ora riposa." Gli disse.
Ryuji sentì un piccolissimo *click* provenire da dietro il suo collo e, prima ancora di potersi chiedere cosa stesse succedendo, si sentì mancare. Tutta la forza che aveva sprigionato fino a qualche istante prima era come scomparsa nel nulla.
Il rimanere senza energie era una sensazione che Ryuji non aveva mai provato in vita sua. Barcollò per qualche secondo, poi cadde a terra privo di sensi, il buio era tornato ad avvolgere il suo mondo ancora una volta.
"Maledizione Mochizuki!"
Il Capitano Shimura si avvicinò e scostò con violenza il Capitano Mochizuki.
Ryuji era steso al suolo, profondamente addormentato. Al collo aveva una piccola collana di perle che pulsavano di una strana luce dorata. "Cos'hai fatto alla mia preda?" Urlò lui afferrandole il braccio.
Lei lo trapassò col suo sguardo di ghiaccio.
Stava per rispondergli, quando si udì distintamente la voce del Capitano Yoshioka.
"Ora basta, Capitano Shimura. È andato ben oltre i limiti imposti. Se continua, dovrò mantenere la mia parola. Torni al suo posto, subito."
Il Capitano Shimura guardò con malcelato disprezzo il Capitano Comandante; lasciò la presa, rinfoderò la spada e tornò al suo posto ribollendo di rabbia.
"Capitano Mochizuki, ci spieghi cos'ha fatto al ragazzo." Disse il Capitano Yoshioka.
Il Capitano Mochizuki si massaggiò per qualche istante il braccio indolenzito dalla presa del Capitano Shimura prima di iniziare la sua spiegazione. "Perdonate l'attesa. Quando il Capitano Yukimura mi parlò del ragazzo e del suo insolito potere ho ritenuto opportuno avere un consulto col Capitano Yagami. Prendendo come base le informazioni forniteci siamo entrambe giunte alla conclusione che l'imponente quantità di reiatsu posseduta dal giovane non gli permettere di crescere fisicamente, per questo ha l'apparenza fisica di un adolescente. Di conseguenza mi sono permessa di creare una sorta di dispositivo di controllo atto a contenere quest'immensa forza."
Indicò la collana con un cenno della mano.
"Ho studiato questo dispositivo in modo tale che assorba gran parte del reiatsu, lasciandone al possessore una quantità sufficiente a permettergli di allenarsi a controllarlo. In questo modo il suo potrà crescere regolarmente ed avere un aspetto consono alla sua età."
Un mormorio di consenso e stupore si udì nella sala.
"Geniale come sempre, Capitano Mochizuki." Disse il Capitano Yukimura. "Ma questo dispositivo non influirà negativamente sulle capacità combattive del ragazzo?"
Il Capitano Mochizuki sorrise.
"Ho pensato anche a quel dettaglio. Il dispositivo è programmato in modo da aumentare la quantità di reiatsu rilasciata in base al livello di controllo del ragazzo. Sarà suo e soltanto suo il compito di perfezionarsi sempre più se vorrà riavere i suoi poteri."
"Straordinario, veramente straordinario." Il Capitano Yoshioka si era alzato in piedi.
"Le devo fare i miei complimenti Capitano Mochizuki. Ha ancora una volta dimostrato di essere un valido elemento del Gotei 13. Torni pure al suo posto."
Il Capitano Mochizuki fece chinò lievemente la testa in segno di rispetto e tornò alla propria fila.
"Capitano Yagami, porti il ragazzo alla sede della sua brigata e si assicuri che stia bene, lo shock subito dall'improvvisa perdita del suo reiatsu potrebbe avergli causato qualche danno. Se ne occupi lei, sotto le sue cure si riprenderà velocemente." Disse il Capitano Yoshioka.
"Si, Capitano Comandante."
Rispose prontamente il Capitano Yagami che si diresse verso il centro della sala, dove Ryuji giaceva ancora privo di sensi. Se lo caricò in spalla senza fatica e lo portò via. Quando uscì dalla sala, chiudendo la porta alle sue spalle, il Capitano Yoshioka riprese a parlare.
"Oggi siamo stati testimoni di un evento più unico che raro. Per alcuni si è rivelato troppo sconcertante per essere accettato." Si rivolse al Capitano Shimura.
"Per altri invece si è rivelata l'occasione per riscattare gli errori del passato." Stavolta guardò il Capitano Yukimura.
"Tuttavia credo che sarete tutti del mio stesso parere: quel ragazzo diventerà una risorsa indispensabile per la Soul Society."
Quasi tutti i capitani fecero cenno di assenso, ad eccezione del Capitano Shimura.
"Qualcosa non va capitano?" Chiese il Capitano Yoshioka con tono beffardo.
"Nessuno avrebbe dovuto interferire. Era la mia lotta!" Disse con rabbia il Capitano Shimura.
"Lotta? Proprio tu definiresti lotta l'aggredire un ragazzo senza alcuna esperienza di combattimento? Mi delude molto capitano."
"Esperienza o non esperienza quel marmocchio possiede un reiatsu impressionante! Avete visto tutti con quale velocità è riuscito a muoversi!" "Penso che si trattasse di un riflesso inconscio." Disse il Capitano Yukimura.
"Oggi Ryuji ha avuto modo di osservare il Capitano Fujikawa nell'esecuzione dello Shunpo per ben due volte, per quanto sia assurdo, credo che abbia semplicemente cercato di imitare quei movimenti."
"Impossibile!" Disse il Capitano Fujikawa evidentemente offesa.
"Non è possibile che mi abbia vista, e tu lo sai benissimo Yukimura! Vuoi prenderti gioco di me? Il ragazzo è stato sicuramente addestrato e mandato qui dai ribelli, sta recitando la commedia del poveretto sperduto è chiaro!"
"Lo escluderei." Disse pacatamente il Capitano Yoshioka.
"Ho osservato bene quel ragazzo sia all'udienza nella Camera dei 46, sia oggi in questa sala. La sua rozzezza e l'incapacità di controllare il suo potere non sono frutto di una parte ben recitata. Ma la prudenza non è mai troppa, grazie al Capitano Mochizuki potremo tenere sotto controllo ed eventualmente arginare la forza del giovane Ryuji. Inoltre ho dato personalmente la mia parola alla Camera dei 46, se Ryuji dovesse essere un ribelle lo ucciderò con le mie mani."
Prese del tempo affinché tutti assimilassero le sue parole.
"In quanto a lei Capitano Shimura, ritengo che sia più divertente affrontare un avversario alla pari, piuttosto che massacrare un principiante, non ne conviene?"
Il Capitano Shimura rimase in silenzio, rifletteva.
"Non avevo ancora pensato alla situazione messa in questi termini. Mi piace!" Il suo sorriso assassino tornò a deformare i lineamenti del suo volto. "Addestralo bene Yukimura, perché quando arriverà il momento ucciderò quel moccioso insolente!"
'Non contarci Kaede, non contarci.'
Pensò il Capitano Yukimura col cuore carico di fiducia e speranza. Il giorno dopo sarebbe cominciato il vero divertimento.

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