you can count on me now

di inomniaparatus77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Caos ***
Capitolo 2: *** "Sei davvero tu?" ***
Capitolo 3: *** Spring Garden ***
Capitolo 4: *** L'Ordine ***
Capitolo 5: *** L'Ordine /seconda parte/ ***
Capitolo 6: *** Confessioni di un povero bastardo. ***
Capitolo 7: *** The second time around ***
Capitolo 8: *** April ***
Capitolo 9: *** The Big Match ***
Capitolo 10: *** Lucky Guy ***
Capitolo 11: *** Everything you loose, remains. ***



Capitolo 1
*** Il Caos ***


Philadelphia3 Ottobre 2009.


Sto leggendo per la tredicesima volta '1984' di Orwell mentre accendo l'ultima sigaretta della serata. E' l'ultima, giuro che lo è. Sto cercando di smettere di fumare da quando ho saputo che le sigarette aumenteranno notevolmente di prezzo. So che è una stronzata, anche perché è da un anno che lo so e che cerco di smettere, ma le sigarette non sono mai aumentate di prezzo; ma me lo dico perché è l'unico motivo che, anche se non mi fa ancora smettere, almeno mi fa pensare all'idea di farlo. Credo che tra poco andrò a fare un bagno, oggi in libreria abbiamo sperimentato il nuovo impianto di riscaldamenti con largo anticipo, giusto per vedere se funzionasse, ed ho sudato quasi ai livelli che raggiungevo lavorando alla locanda di Luke a diciassette anni, in piena pubertà e sconvolgimento ormonale. Finita la sigaretta, chiudo il libro e lo lascio sul tavolino di vetro, in mezzo a tre o quattro lattine vuote, lì da chissà quanti giorni. Mi alzo e lascio il salone per andare in bagno, chiudo la porta dietro di me, e dietro di essa lascio anche tutto il caos della città.
Magari si potesse fare anche coi pensieri, mi dico, inclinando appena la testa.
Butto a terra i vestiti ed apro l'acqua calda. Mi guardo allo specchio: devo tagliare i capelli, domani ci andrò. Entro in vasca, l'acqua calda che cade dal rubinetto sul mio polpaccio, forse scotta un po', non importa. Chiudo gli occhi, mi rilasso. Penso che domani, oltre a tagliare i capelli, dovrò chiamare mia madre, è il suo compleanno, ed è tantissimo che non la sento. Poi ad un tratto non penso più a nulla; con gli occhi socchiusi prendo il bagnoschiuma, ne verso abbastanza nell'acqua, e si creano alcune bollicine, le sento tra le dita. Passa una mezz'ora, forse di più, ed il telefono squilla, è in cucina, e non mi alzerò di certo per rispondere, scatterà la segreteria, e io ci penserò dopo. 

Una volta ricaricate le forze ed essermi sciacquato di dosso il sapone, esco e lascio svuotare la vasca, sono le nove, wow. Non so cosa mangerò stasera. Mi lego un asciugamano alla vita e ne passo uno sui capelli per non farli sgocciolare. Sono davvero troppo lunghi, penso. Uscendo dal bagno qualcosa mi dice di andare a controllare il telefono, così mi avvicino al tavolo di cucina, lo prendo in mano e noto la notifica di una chiamata persa: ascolto la segreteria, nulla. Nessun messaggio. Non conosco il numero, non richiamerò. Vado in camera a mettere una t-shirt e dei pantaloncini, vado in cucina,  ed inizio a preparare due toast con ciò che trovo in frigo, non ho molta fame, per mangiarli rimango in piedi fissando fuori dalla finestra le foglie che cadono dagli alberi, non penso a niente di romantico o emotivamente collegato a questo, apprezzo solo i colori dell'autunno, anche se è notte. Finisco la mia "cena" e metto il piatto nel lavandino, lasciandolo lì così. Torno a sedermi sul divano e riprendo in mano il mio libro, e sto per iniziare pagina centoquattro, quando il telefono squilla. Di nuovo. Mi alzo, sbuffando, e mi avvicino a quel maledetto aggeggio trillante. Di nuovo quel numero.
- Pronto?- rispondo, con voce ferma. 

Silenzio. Non si sente nulla, dall'altra parte. Sto quasi per riattaccare quando sento "tu-tu-tu". Ha riattaccato lui per primo. Trattengo una risata mentre poggio il telefono, questo tipo di chiamate mi divertono, mi diverto a immaginare chi ci sia dall'altra parte, e il motivo di quella chiamata. Ma stavolta non lo faccio, no, sono stanco e penso che abbandonerò anche il mio caro Orwell, per stasera. Porto il telefono con me, lo poggio sul comodino, e mi infilo nel letto. Rivolgo un ultima occhiata al telefono, lo attacco al caricatore perennemente collegato alla presa, guardo che la sveglia sia attivata, e lo poso. Spazio un po' con la mente prima di cadere in un sonno profondo, come mio solito.

Solo che ad una cosa non avevo pensato.
Non avevo pensato che potesse esserci lei, dall'altra parte del telefono.

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Capitolo 2
*** "Sei davvero tu?" ***


Philadelphia, 4 Ottobre 2009.

 

Certo che George ha questo strano modo di tagliarmi la frangia che proprio non capisco, ma ormai ci ho fatto l'abitudine e per i sette dollari che mi chiede è già tanto che non mi faccia uscire di qui somigliante ad un pulcino spennato. Mi guardo al grande specchio che riflette tutto il resto del negozio, forbici ovunque e capelli a terra, che tra poco qualche malcapitato pulirà. Seduta sui divanetti destinati alle persone che attendono c'è una bimba bionda che è lì ad accompagnare suo nonno: legge uno di quei mini libricini che parlano di principesse e robe simili, e mi fa sorridere, perché ogni volta che la sorprendo a fare facce annoiate guardandola grazie allo specchio, lei se ne accorge e mi fa una linguaccia. Mi alzo dalla sedia - a malincuore, è davvero comoda - e vado alla cassa dove il vecchio George mi spilla i soliti sette dollari, e mi ringrazia per essere andato a trovarlo nuovamente. Indosso il giacchetto, saluto ed esco, con in mano una delle mie adorate Marlboro. Sì, è vero. Avevo detto di voler smettere ma già vi ho annoiato molto con le mie sottospecie di autoconvinzioni andate a male per, appunto, smettere di farlo, quindi vi basti sapere che ancora non ho smesso.

Infilo in bocca la sigaretta, e il mio accendino combatte contro il vento, è per questo che devo fermarmi e coprire con una mano la fiamma per far sì che la sigaretta si accenda. Il fumo mi pervade i polmoni e brucia un po', a confronto col freddo gelido che c'è fuori. Caspita, siamo agli inizi di Ottobre e qui a Philadelphia già fa un freddo da cani. Faccio una passeggiata in una via alberata cercando di rimanere nelle zone assolate, per non gelare. Devo ricordarmi di tirare fuori la giacca più pesante. Devo ricordare troppe cose in realtà. Ma oggi è sabato e direi che posso rimandare a domani ciò che dovrei ricordare o fare oggi, no? Potrei anche richiamare quella Lindsay, si, quella del bar in Marple Street, o potrei anche non farlo.. cosa che credo sceglierò. Le ragazze sono una seccatura, specie quando sanno parlare solo della loro ultima manicure o di quanto siano scostanti gli uomini ubriachi che restano fino a tarda notte nel loro bar.

Spengo – un po' prima del solito – la sigaretta, è veramente troppo freddo per i miei gusti, voglio solo andare a casa e leggere ancora, magari bevendo del thé. Raggiungo rapidamente la via di casa e decido di prendere l'ascensore, è sabato, ripeto, sono entrato nella modalità riposo, ormai. Entro in casa e mi rendo conto che c'è qualcosa di strano, non realizzo immediatamente cosa, ma mi bastano pochi secondi per capire che ho lasciato il mio Ipod sullo shuffle dock acceso, e “Skinny Love” dei Bon Iver sta risuonando in tutta casa. Però, devo dire che ci sta bene. Inizio a canticchiarla e sorrido leggermente, quella canzone pur essendo abbastanza malinconica, mi fa sorridere. Sono sempre stato così con tutto, mi distaccavo dagli altri, se per esempio per tutti gli altri era inverno, per me doveva essere estate, anche se gelavo dal freddo ed indossavo tre strati di vestiti. E non c'era nessuno in grado di potermi far cambiare idea.

Insomma, mi tolgo la giacca e la appoggio sulla poltrona, sbuffando in un gesto liberatorio.

Skinny Love” è terminata, e mentre attendo curioso di sentire quale canzone arriverà dopo un rumore del cazzo mi disturba: quel telefono, di nuovo. Non mi chiama mai nessuno, dico io, questo dovrà essere Jake che sarà rimasto a fare il bilancio in libreria. Rispondo, irritato, con tutta l'intenzione di fargli capire che è sabato e voglio riposare.

-Pronto, Jake, ma quante volte devo dir.. -

-Jess, sei tu? -

Non ho fatto in tempo a finire la frase che, quella voce mi ha perfettamente dimostrato che non si trattava esattamente di Jake, bensì di una persona che non sentivo da molto, molto tempo. Rimango sorpreso, davvero, e in un primo momento non spiccico una parola.

-Oh devo aver sbagliato numero, mi spiace..-

-Rory, sei davvero tu?- provo a dire con il tono di voce più pacato che riesco a mantenere in questo momento, nonostante lei stesse per riattaccare – il numero è giusto, sono Jess.-

Mi vado a sedere sulla poltrona, mentre quella voce pacata ma allo stesso tempo trillante mi risuona nell'orecchio portando alla mente ricordi che non osavo rispolverare da un po'. Inutile dire che l'imbarazzo si scioglie dopo poco e ci ritroviamo a spendere un'ora e mezza in chiacchiere telefoniche di ogni tipo.

Rory. Rory Gilmore in persona.

Non posso crederci.

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Capitolo 3
*** Spring Garden ***


Philadelphia,7 Ottobre 2009.
 

3.47pm, guardo l'orologio mentre salgo le scale della fermata della metro che mi lascia a Spring Garden. In realtà, l'appuntamento è tra tredici minuti, ma inizio a guardarmi intorno, e per quanto possa essere difficile riuscire a veder arrivare un metro e settanta di corpicino in mezzo a centinaia di persone, ci spero un po'. Mi sono sempre piaciute le scene dei film in cui i due si riconoscono in mezzo alla folla e si iniziano a sorridere come completi deficienti, guardandosi negli occhi noncuranti dell'eventuale vecchietta a cui potrebbero pestare i piedi non guardando a terra mentre si fanno spazio tra la folla. Anzi, no. Non mi piacciono affatto. Mi rispecchio sempre nel personaggio della vecchietta col piede dolorante, per quanto questa immagine mi inquieti parecchio.

Orwell è con me, ed inizio a leggere pagina duecentotrentacinque appoggiato al primo muretto che mi è capitato sotto gli occhi. Riesco a concentrarmi solo sulle prime due righe, dopodiché chiudo il libro e decido di accendermi una sigaretta. Non che sia nervoso, per carità. Ma mi piace l'idea che quando lei mi vedrà, mi vedrà con la sigaretta. Ha un suo perché. Mentre la sto accendendo, però, penso “fanculo Jess, lei odia il fumo”. Insomma, sono concentrato nel farla accendere riparandomi dal vento, quando sento una mano leggera bussarmi dietro la spalla: è solo una donna di mezza età che mi chiede se le posso prestare l'accendino. “Beh,” penso “ menomale, avrei fatto la figura del cretino se mi avesse visto mentre la accendevo, deve pensare che la sto fumando da un po', così, per passare il tempo prima di un normale incontro tra amici.

Nel frattempo sono passati sei minuti e il tempo sembra non scorrere mai. Aspiro a lungo il fumo e poi lo butto fuori lentamente, guardandomi attorno di continuo. Una piccola vibrazione del cellulare mi distrae, lo estraggo dalla tasca, e vedo la notifica di un nuovo sms. Dio, quanto odio gli sms. Lo leggo. Dice: “Dodger, guarda dritto e cercami”. Rido, rido davvero. Ricordo la prima volta che mi aveva chiamato così, ricordo addirittura i miei appunti sul sulla sua copia di “Howl” che avevo preso quando entrai la prima volta in camera sua, e che quella sera le riconsegnai. Non mi faccio trascinare troppo dai ricordi, e guardo dritto come è scritto nel messaggio. Non la vedo. Passa quello che a me sembra un minuto, e continuo a non vederla. E' uno scherzo? Socchiudo gli occhi e scuoto la testa, abbassandola per pochi secondi, abbastanza per poter permettere alla presenza che mi si para davanti di raggiungermi.

- Io ti avevo detto di guardare dritto!-

Alzo gli occhi prima di rispondere una qualsiasi cosa, ed eccola qui. Ha tagliato i capelli, di nuovo. Gli occhi sono sempre gli stessi. E' cresciuta, ha cambiato odore, profumo. Mi sento una nullità di fronte a lei, ha tutta l'aria di essere una donna in carriera, una giornalista di successo. Tutto quello che riesco a fare è un mezzo sorriso, provo imbarazzo, e non dovrei.

- Cos'è, ti hanno mangiato la lingua?- dice, continuando a ridere. E poi mi abbraccia.

- Ciao, Rory.- riesco a dirle solo questo, ma stringo le mie braccia al suo torace come lei sta facendo attorno al mio collo, sopra le mie spalle. Chiudo gli occhi, e mi vengono in mente tante immagini: il gelato in macchina, il cestino da picnic, il ponte di Stars Hollow.

Lentamente si distacca, continuando a sorridermi mentre mi guarda negli occhi. Mi sento un coglione per non aver spiccicato parola, così sparo la prima cosa che mi viene in mente. - Perché incontrarci proprio qui?- le chiedo. Potevo anche continuare a stare zitto.

- E' l'unico posto oltre la tua libreria in cui avrei voluto vederti, qui a Philadelphia- dice continuando a sorridere, quasi divertita – sei con qualcuno? -

Che domanda sarebbe questa? A volte l'ingenuità di Rory mi lascia spiazzato. Così non so che dirle e le rispondo un banale – Con chi dovrei essere? - lei si limita a sorridere, e prendendomi sotto braccio mi porta all'interno del parco, cercando una panchina e blaterando su quanto sia difficile orientarsi in questa città. In realtà non lo è, ma conosco Rory e.. posso capire.

Mi racconta mille cose, io rimango quasi sempre in silenzio, ascoltarla mi ammalia, mi limito ad annuire o a rispondere brevemente a qualsiasi domanda mi ponga. Mi dice che è qui per lavoro, che è stata poco tempo fa a Stars Hollow e che ha trovato lo zio Luke e sua madre davvero bene. E' da tempo che non vado più lì, e mi vengono in mente le immagini del loro matrimonio, in quel giorno in cui io e Rory nemmeno ci rivolgemmo la parola. Ma tra me e lei è tutto così naturale.. Non ci parlavamo da tempo eppure eccoci qua: lei, intenta rintontirmi come suo solito con mille parole al secondo e quello sguardo da dolce bambina di sempre, e io, incapace di fare altro diverso dal guardarla con gli stessi occhi della prima volta in quella cameretta.

-E quando mi farai leggere un nuovo libro, mh?- mi chiede mentre mi poggia una mano sulla gamba, tranquilla.

-Quando avrò finito di scrivere sarai la prima, credimi. Mi affido solo al tuo giudizio. - le sorrido e cerco di essere il più disinvolto possibile.

Passano un'ora, due. Dice di dover andare e quella parentesi di tempo isolata dal resto e dal caos intorno, si chiude. -Devo proprio andare, il capo mi aspetta.. E sarò super impegnata fino a stasera, dio! Quasi avrei preferito la carriera da inviata speciale in zone di guerra, anche se dicevi che sarebbe stata troppo dura per me, credimi, niente in confronto a questo!- ride appena e rido con lei, si ricorda ancora tutto, anche quello di cui parlavamo, come me. E la cosa mi rende felice.

Prima di lasciarla andare, la fermo. Prendo un po' di coraggio.

-Domani sera, cena da me, takeaway cinese, ti andrebbe?-

Senza nemmeno fiatare, sorridendo mi annuisce, e se ne va.

Avrei voglia di correrle dietro, ma l'unico luogo in cui dovrei correre ora, è in libreria, se non voglio ritrovarmi con Jake che mi urla contro tutto il resto del pomeriggio.

 

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Capitolo 4
*** L'Ordine ***


Philadelphia, 08 Ottobre 2009.


- Jess, hai controllato gli ultimi ordini sul computer?-
- Si, Jake si è dimenticato solamente di aggiungere quel libro di mitologia che chiedeva oggi quella donna vestita di rosso..-
-Ok, comunque se vuoi vai. Posso chiudere io qui.-
Guardo Jordan con aria quasi stupefatta per l'ultima frase che ha pronunciato, di rado si rende così disponibile. Mi guarda a sua volta, e mi fa un terribile occhiolino mal riuscito, dicendomi: -Se è come me la ricordo io, è davvero carina, e non la farei aspettare.. nè le farei vedere quella casa così in disordine com'è, quindi vai, sul serio.- rido appena, ma subito dopo mi rendo conto che io non avevo assolutamente pensato al dover mettere in ordine quel disordine infernale che era casa mia.

Mi alzo dalla scrivania, mi avvicino a Jordan per dargli “un cinque” e ringraziarlo ancora, ed esco. Guardo l'orologio e sono le
7.13pm, è davvero tardi, e spero che almeno oggi la metro decida di non fare ritardo. Scendo le scale per raggiungere la stazione infilandomi le cuffiette mentre gente di ogni tipo mi cammina accanto, e mi ignora, come d'altronde faccio io con loro. Inizio a farmi una specie di mappa mentale per organizzare le cose prioritarie da fare una volta a casa, mentre aspetto l'arrivo del treno della metro.

Nel frattempo si sono fatte le 7.20pm e salgo finalmente su quel treno, strapieno tra l'altro, che lascerò fra due fermate. Mi appoggio alla porta che si richiude dietro di me e fisso il vuoto. Continuo a pensare che alla fine Rory mi conosce per come sono, sa del mio disordine, perché dovrei fingere di avere una casa perfettamente ordinata? Poi però mi scorrono in mente delle immagini da film, di quelle ragazze che vanno a casa di un tizio e mentre si siedono sul divano trovano mutandine da donna sotto un cuscino e si scandalizzano, decidendo di andarsene. Non che ci sia stata una così grande frequentazione di casa mia da parte di donne ultimamente, e tra l'altro sono anche sicuro di non aver mai visto mutandine in giro, ma l'ansia e i dubbi mi assalgono, quindi inizio a pensare cose assurde, come mio solito.

 

Finalmente arrivo a casa e per prima cosa vado in bagno ad aprire l'acqua calda, poi raggiungo la camera ed inizio a spogliarmi, commettendo un errore: nel togliermi i calzini, uno dei due lo lancio non si sa dove nella camera. -Cazzo.- dico a bassa voce, e mi scappa una risata. Inizio a cercarlo e passano due minuti buoni prima che riesca a trovarlo. Era sotto la cassettiera. Rido ancora scuotendo la testa e porto tutti i panni sporchi nel cesto apposito, per poi buttarmi sotto la doccia. L'acqua calda è quanto di più bello possa esserci alla fine di una giornata stancante, dico sul serio. Starei qui sotto ore, ma devo ricordarmi di fare rapidamente, prima chiamando Rory oltre all'indirizzo ho dovuto darle un orario, e penso di averle detto per le nove.. Ma non ne sono sicuro. Dopo essermi lavato esco dalla doccia e rapidamente mi asciugo nel mio accappatoio, infilo la biancheria e guardandomi allo specchio mi asciugo i capelli e cerco di sistemarli in modo guardabile.

“La cucina”, penso, “devo iniziare dalla cucina”. Ci sono piatti ovunque, ma fortunatamente, per quanto io la odi, tempo fa decisi di comprare una lavastoviglie, e mai come ora mi rendo conto della sua reale utilità. Infilo tutte le stoviglie sparse tra cucina e salone lì dentro, e richiudo lo sportello con aria soddisfatta. Do' una pulita al tavolo e al piano della cucina, butto le lattine e i cartoni di pizza in giro qua e là.

Ad un tratto mi siedo sul divano. Cosa mi sta succedendo? Dio. Mi sento veramente un cretino.

Mi guardo intorno e mi sembra tutto, più o meno, a posto. Sento suonare il campanello. Possibile sia già qui? “Diamine, devo vestirmi.” penso, mentre mi alzo dal divano e mi dirigo alla velocità della luce in camera, a metter su i primi vestiti che mi capitano sotto mano.

Vado velocemente alla porta subito dopo, e faccio un respiro profondo per non sembrare affannato.

-Sì?- dico, appoggiato al muro e con la cornetta del citofono in mano.

-E' davvero strano leggere “Mariano” sulla targhetta del campanello, comunque!- dice lei, ridendo.

-Sali su con l'ascensore!- rido e schiaccio il pulsante per aprire il portone, per poi appendere la cornetta di nuovo al muro.

Apro la porta lasciandola socchiusa, e sposto le ultime due o tre cose che vedo fuori posto, compresi i miei capelli.

-Aiutami!- mi urla lei dalla porta.

Mi giro e la vedo sommersa da buste di varie grandezze, quindi la raggiungo.

-Rory, cos'è?!- intanto prendo le buste dalle sue mani, e lei richiude la porta dietro di sé.

-Cinese! Avevamo detto di mangiare questo, no?- mi sorride appoggiandosi alla porta con le mani dietro la schiena mentre si guarda intorno.

-Avevamo detto di ordinarlo insieme, non volevo comprassi tu da mangiare!- mi fa sentire uno stupido, in questo modo.

-Okay, ma vicino dove sto c'è un ristorante cinese fantastico, e passando di lì ho pensato di prendere io. Tranquillo.. Mi ricordo quello che ti piace e quello che invece odi!- mi guarda con quegli occhi calmi, e non posso che sorriderle e stringere le spalle.

-E' davvero carino qui, Jess- continua lei, girando e guardando ogni piccolo dettaglio di casa mia. Intanto io tolgo le scatoline dalle buste, e noto con gioia che sono ancora calde; ho una gran fame in realtà e non volevo aspettare anche che il cibo si scaldasse in microonde.

-Grazie, anche se a me sembra solo un gran mucchio di roba incasinata!- rispondo mentre prendo piatti e stoviglie varie, insieme a due birre nel frigo.

La noto con la coda dell'occhio, e mi godo lo spettacolo di lei che si avvicina alla libreria dai tanti scaffali, aspettandomi da un momento all'altro che mi chieda di prestarle qualcosa. Senza accorgermene un sorriso mi si stampa in faccia, e quindi mi giro e la chiamo, dicendole di venire a tavola.

Iniziamo a mangiare chiacchierando tranquillamente, il cibo devo dire che è davvero ottimo, aveva ragione. Siamo talmente affamati entrambi che finiamo velocemente, e quando si alza e la vedo andare verso il divano penso “Fanculo, non mi metterò a pulire proprio adesso”, così mi alzo anche io e la seguo. L'ipod è impostato sulla playlist chiamata appositamente “Relax”, e fa da buon sottofondo alla situazione. Ci sediamo uno accanto all'altra e, lo giuro, per la prima volta mi trovo senza parole. Mi guarda negli occhi, ma non mi sento imbarazzato.

-Ciao, Jess.- mi dice con una voce tranquilla, diversa dal solito, mentre mi prende una mano con un gesto quasi scattoso, in contrasto col tono con cui aveva pronunciato quella frase.

-Ciao a te, Rory.- le rispondo io, sorridendo a mezza bocca, mentre continuo a sostenere il suo sguardo.

Poi, con una spontaneità che proprio non mi appartiene, e per questo quasi inaudita, mi avvicino precipitosamente al suo viso, per lasciarle un bacio a stampo sulla bocca. Ma, inaspettatamente, lei mi trattiene con una mano dietro il collo, e continua a baciarmi. Nella mia testa penso a cosa diavolo stiamo facendo, e mille vocine mi rispondono: “Non lo so!”.

Però giuro, giuro di averne sentita una dire: “Finalmente, mi sei mancata”.

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Capitolo 5
*** L'Ordine /seconda parte/ ***


Questo capitolo, come potrete evincere dal titolo, è la seconda parte del precedente, poiché non volevo dilungarmi troppo e credevo che questa "scena" meritasse di essere trattata con maggiore cura e descrizione di dettagli! Quindi, a differenza degli altri, non troverete la solita data che c'è all'inizio di ognuno dei capitoli, semplicemente perché si parla della stessa sera dell' 8 Ottobre 2009.
Approfitto di questo spazio che prima d'ora non mi ero mai presa nei capitoli, per ringraziare anche chi sta seguendo la mia serie, e per ricordarvi di recensire per darmi il vostro feedback e, perché no, i vostri suggerimenti!
Vi ringrazio per l'attenzione, buona lettura!






Mi ritrovo disteso per metà, la schiena allungata tra lo schienale e il bracciolo del divano e le gambe solo più inclinate di prima. Lei è seduta sopra le mie gambe e mi guarda, con le labbra socchiuse e ancora umide. Ogni tanto mi rimette a posto un ciuffo di capelli che mi scende sul viso, ma sta zitta, non parla, e io non posso fare altro che interrompere quel silenzio, è nella mia indole.

-Non me lo ricordavo così, Rory Gilmore.-

-Lo dovrei prendere come un complimento, presumo..-

Socchiudo gli occhi ironicamente, per prenderla in giro, e lei mi tira un pugno sulla spalla.

-Non fare il cretino!- grida, ridendo.

La attiro a me e la bacio, di nuovo. E' come una droga e non riesco a staccarmi da lei. Lei che sembra stare al mio gioco, mi tira per la maglia, e sono sorpreso di come il suo modo di fare sia cambiato. Era una ragazza così timida, poco impulsiva, riflessiva. E ora non capisco se si tratti solo della stessa voglia che ho io di lei, o di qualcos'altro. Sto per addentrarmi in strani pensieri, sto pensando al fatto che il primo grande passo, quel passo, lei lo ha compiuto con quell'idiota di Dean. Non posso crederci, lo giuro. Ma scaccio via immediatamente quei pensieri guardandola negli occhi: adesso è con me, la posso vedere, toccare, baciare. Solo fino a pochi giorni fa ne avevo quasi perso il ricordo ed invece ora, eccola qui, proprio lei. Posso sentire le sue dita sotto la mia maglia accarezzarmi, mentre, sopra di me, continuo a trattenerla in quel bacio. La maglia continua ad alzarsi, e così la sua. Mi ritrovo con le mani direttamente a contatto con la sua pelle bianca, accaldata probabilmente a causa della situazione. Forse sto andando veloce, penso, ma diamine, non ho più diciassette anni, e nemmeno lei. Ho aspettato così tanto a lungo che non voglio perdere questo momento, così continuo a toglierle i vestiti di dosso, come d'altronde fa lei con me.

Non ho mai fatto l'amore, ma questo non ha l'aria di essere del semplice sesso, quello a cui sono abituato. Non che voglia fare il romantico, ma mentre mi ritrovo sopra di lei, non riesco a concentrarmi unicamente sul piacere. Ho voglia di baciarla, guardarla negli occhi, sentire il suo respiro vicino al mio. Sostiene il mio sguardo, tranne in alcuni momenti in cui socchiude gli occhi brevemente e si lascia andare per qualche secondo. La sento mia, completamente. Per la prima volta. E mi viene in mente quella sera, di sei anni fa, in cui la desideravo, davvero tanto, ma non era la stessa sensazione che provo ora. Ero pieno di rabbia, ero un ragazzino. Ora la voglio, la voglio ora, la voglio stasera, e la voglio tenere.

-Jess, forse è uno sbaglio..- mi guarda, sussurrando con la voce sommessa dagli ansimi.

-Rory, sei venuta tu qui.. non pensare a cosa sia giusto o sbagliato, pensa al motivo per cui l'hai fatto.- le dico, sussurrandole a mia volta all'orecchio. Ma non mi fermo, non ci riesco. E mi chiedo perché stia facendo quel discorso durante un atto così carnale.

-Jess, fermati. Un attimo.-

Sto per esplodere, e non sarebbe la prima volta in una situazione del genere. Mi trattengo, non sono più un ragazzino, continuo a ripetermelo. Forse mi lascio andare una smorfia di fastidio che cerco di togliermi dal viso immediatamente, per darle modo di parlare. Mi blocca il viso tra le mani, per costringermi all'attenzione, e la fisso dritto negli occhi.

-Voglio solo essere sicura che non sia solo sesso tra di noi, Jess. Non mi aspetto un “ti amo”, sono qui dopo molto tempo, e anche se tra me e te le cose non mi sembrano affatto cambiate, voglio una tua conferma, prima di continuare.-

Quelle sue parole mi spaventano, a tratti. Dice di volere certezze, lei. Io ci sarei sempre stato per lei, ho sempre cercato di tenerla stretta a me, anche con le mie stupide proposte da adolescente immaturo. Non ci sono riuscito, ma adesso è qui, è tornata da me, e non so cosa dirle ora, che sul divano di casa mia, è sotto il mio corpo, nuda, è una donna ormai e non è più la ragazzina di una volta anche se i suoi occhi sono rimasti quelli.

-Rory lasciati andare, cazzo. Credimi non è solo sesso. Sai benissimo che c'è di più, anche a distanza di anni. Lasciati andare, ti prego..- lascio cadere la fronte sulla sua spalla, dove dopo poco lascio un bacio.

Di scatto mi alza la testa, e con un movimento brusco raggiunge le mie labbra, per baciarmi ancora. Appoggia le sue mani sulla mia schiena, come a farmi capire di voler continuare. L'ho convinta, io sono convinto. Non c'è altro che potrei volere.

 

 

-Davvero non capisco come tu faccia a mangiare questa roba, ora.- le dico ridendo, mentre la guardo addentare uno spring-roll avanzato dalla cena di prima. Sono ancora bagnato ed ho solo un asciugamano alla vita, così la raggiungo in cucina e la abbraccio da dietro, bagnandole i capelli e la mia maglia che si era infilata poco prima.

-Jess! Sei un'idiota!- mi dice, e ride. Dio, che risata.

-Potrei cacciarti da casa mia, sai?- inclino la testa per guardarla lateralmente.

-Non oseresti..- parla mentre sta mordendo l'ultimo pezzo di spring-roll.

Rido appena e torno in camera mia per vestirmi. Mi fermo davanti allo specchio prima di abbassarmi per prendere la biancheria nella cassettiera, fisso il sorriso che ho stampato in faccia, e mi viene da ridere.

 

Effetto Rory Gilmore, penso. 

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Capitolo 6
*** Confessioni di un povero bastardo. ***


 

Philadelphia, 10 Ottobre 2009

 

Stasera mi sento un po' il Charles Bukowski della situazione. Con la sigaretta in mano continuo a leggere e rileggere le poche righe che ho buttato giù stasera. Più rileggo e più mi innervosisco. Più rileggo, e più strapperei tutto. Rory è partita, dopo tutto sapevo che non sarebbe potuta rimanere qui a Philadelphia per sempre, e così dovrò aspettare il giorno del ringraziamento, per vederla di nuovo. Luke mi ha chiamato oggi pomeriggio, ma non ho avuto il coraggio di dirgli di Rory per paura che Lorelai fosse in ascolto. Ovviamente so che Rory l'avrà informata non appena uscita da casa mia, ma sempre meglio essere prudenti. Chiudo il blocco note, e anche se sono le 11pm passate, decido di andare a fare una passeggiata. Spengo la sigaretta nel posacenere già stracolmo e mi alzo, prendendo la giacca appoggiata sul divano, ed esco, inchiavando la porta di casa.

La strada è praticamente vuota, ci sono poche persone, qualcuno fuori col cane, qualcuno che litiga al lato della strada, persone che escono ubriache dai bar e sproloquiano. Mi accendo un'altra sigaretta, e rifletto su quanto Rory riesca ad assorbire tutti i miei vizi, quando mi è accanto. Poi se ne va, e tutto torna come prima. Mi chiedo se mi serva davvero lei per smetterli, o sia solo una scusa che mi racconto per non assumermi le mie responsabilità. Fatto sta che però con lei sto meglio. Mi ha lasciato dicendomi di non potermi promettere niente, di avere una vita movimentata ora, e di non illudermi. Illudersi? Io? Sono la persona più disillusa sulla terra. Solo che ora la vedo come una punizione per tutte le volte che me ne sono andato io, che sono andato via da lei, mentre ora è proprio il momento in cui avrei bisogno di lei.

Cammino sopra le foglie e odio il rumore che fanno, il continuo fruscio, quindi con un calcio ne sposto un po' mentre passeggio. Decido di tornare a casa per insofferenza al freddo, è troppo, e preferisco mettermi al letto e pensare lì piuttosto che congelare. Getto la sigaretta a terra dopo un ultimo lungo tiro, e mi riavvio a casa. Non appena sono a casa mi butto sul letto e con fatica mi sfilo i vestiti da quella posizione, buttandoli poi a terra. Mi infilo sotto il piumone e dopo qualche riflessione astratta, mi addormento.

 

Jess, sei davvero una delusione.”

 

Ha ragione, vai a lavorare da Wallmart.. Nessuno ti vuole qui!

 

“Voi non potere giudicarmi, ok?!”

 

Oh si che possiamo, eccome..”

 

Mi sveglio tutto sudato. Ho avuto un incubo. Vado in bagno a bagnarmi il viso, e mi scorrono di nuovo in mente le immagini di mia madre e T.J. che mi puntano il dito addosso.

“Cristo,” penso “ci mancava solo questo incubo.” Ritorno a letto e sono talmente accaldato che scosto il piumone invece di infilarmi sotto di esso. Fisso il soffitto e penso a mia madre, di quanto il mio rapporto con lei sia stato difficile, di quanto in certi momenti l'abbia odiata, per avermi mandato via invece di provare a capirmi e starmi accanto. Ma criticandola poi, mi rendo conto che, purtroppo o per fortuna, io sono uguale a lei. Forse scappare è una dote di famiglia, dopotutto. Penso anche a quante poche volte abbia visto mia sorella Doula, che ormai ha due anni, e a quanto ho riso quando ho saputo del suo nome. Ma dai, Doula. Mi fa scappare una risata anche ora.

Provo a dormire di nuovo, perché le palpebre mi si stanno chiudendo da sole, e non riesco a resistere oltre.

L'ultimo pensiero va a lei, Rory, oggi l'ho sentita poco e niente, e già mi manca.

Chissà perché.

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Capitolo 7
*** The second time around ***


Think of all the roads,
think of all their crossings.
Taking steps is easy,
standing still is hard.
Remember all their faces,
remember all their voices,
everything is different,
the second time around.”

 

Pensa a tutte le strade,
pensa a tutti i loro incroci.
Fare passi è facile,
stare fermo è duro.
Ricorda tutte le loro facce,
ricorda tutte le loro voci,
tutto è diverso,
la seconda volta.”

-Regina Spektor, You've got time.-

 

Stars Hollow, 15 Ottobre 2009

 

Spingo la porta di vetro scampanellante del locale, e noto due o tre facce conosciute, che mi scrutano con aria incredula. Sento una voce alla mia destra bisbigliare:

-Oh mio dio, quello è proprio Jess!- mi giro per vedere a chi appartenesse, anche se un mezzo sospetto già ronzava nella mia testa e noto che sì, si tratta proprio di Babette. Le sorrido e fisso la sua espressione quasi sbalordita, prima di proseguire verso il bancone.

-Sono rimasto uno scoop quotato anche nel mio periodo di assenza qui a Stars Hollow?- dico, ridendo, aspettando che Luke si giri.

-Oh cielo, Jess!- si gira con un piatto di patatine in una mano e una brocca di caffè dall'altra, e mi sorride, quasi soddisfatto. Mi siedo sullo sgabello e appoggio i gomiti sul bancone, osservando qua e là qualche piccolo cambiamento che Luke aveva effettuato nel locale. L'odore di quel posto però era rimasto uguale a quello di quando vivevo qui, e lo stesso il menù. Un uomo paffuto si affaccia dalla cucina e mi saluta con la mano, è Cesar. Ricambio il saluto e Luke mi dà una sonora pacca sulla spalla, così mi giro, scendo dallo sgabello e ci abbracciamo, mentre continua a darmi leggere pacche sulla spalla.

-Adesso anche la barba? A quanti cambiamenti devo cominciare a prepararmi?- dice ridacchiando mentre torna dietro il bancone e butta un'occhio alla lista degli ordini.

-Cos'è, mi sta male?- gli chiedo, ridendo, mentre gioco con degli stuzzicadenti sul bancone.

-No, no.. E' solo strano, sembri un uomo, e la cosa mi fa ridere!- mi guarda e scuoto la testa ricambiando il suo sguardo. Mi guarda in modo strano, un mix di orgoglio e incredulità, forse è strano per lui vedermi cresciuto, d'altronde è stato come un padre per me.

-Come mai qui?- continua lui, con tono incuriosito.

-Non posso venire a trovare il mio caro vecchio zio Luke? O la vivacissima cittadina di Stars Hollow?- faccio un po' di ironia, come al solito non riesco ad arrivare direttamente al punto.

-Mi sembra un po' strano Jess, tutto qui.. Magari volevi riprendere la tua targa di riconoscimento come miglior impiegato del mese da Wallmart!-

-Ovviamente, non avrei potuto vivere ancora senza di quella..- ridiamo entrambi.

Sento la porta tintinnare e una voce squillante chiamare Luke, mentre avanza nel locale. Non oso girarmi, so di chi si tratta. E' Lorelai. Mi immobilizzo sullo sgabello e guardo Luke fisso, non sono pronto. E se Rory glielo avesse già detto? Però Luke lo saprebbe. E se anche Luke lo sapesse e stava giusto per chiedermi di Rory? Non faccio in tempo a darmi una risposta che mi rendo conto che lei era arrivata giusto di fianco a me, e colgo quei tre secondi di stupore sul suo viso che le servono per realizzare che si tratta davvero di me e che precedono un trillo echeggiante il mio nome dritto nel mio orecchio.

-Jess! Che piacere..- mi giro verso di lei e e ricambio con un -Lorelai!- molto più sussurrato rispetto al suo modo di parlare. Cerco di togliermi dal viso quell'espressione del tutto contrastante con la frase “è un piacere anche per me”, con cui sono costretto a replicare.

Lei raggiunge Luke dietro il bancone e per un secondo ho il timore che vada da lui a spifferargli qualcosa all'orecchio com'era solita fare davanti a me. Invece gli si avvicina e lo bacia, girandogli la visiera del cappellino da baseball. Mi guardano entrambi, cominciamo a parlare del più e del meno, ma nessun accenno a Rory. Mi sento sollevato da una parte, ma dall'altra non so come affrontare il discorso. Ovviamente ne parlerò prima a Luke in separata sede, non di fronte a Lorelai. Lei se ne va, ha da fare al suo hotel, e così colgo l'occasione per chiedere a Luke di salire su nell'appartamento. Si scioglie il camice e lo lascia sul bancone, e saliamo le scale. Apro quella porta e una sensazione di tristezza mi assale quando vedo tutti scatoloni impolverati.

-Beh, da quando vivo con Lorelai qui è tutto un casino..- mi dice Luke, mettendomi una mano sulla spalla.

Mi avvicino ad alcuni scatoloni e tiro fuori alcuni oggetti per osservarli e poi li rimetto dentro, e continuo a girare per la stanza. Prendo in mano un libro a caso, e mentre ne osservo la copertina coperta di polvere, le parole mi escono da sole dalla bocca: -Ci siamo rivisti.- tossisco appena. Luke mi chiede di ripetere, e io mi giro verso di lui col libro ancora in mano e scandisco bene le parole: - Ho rivisto Rory, a Philadelphia, pochi giorni fa. Ci siamo baciati, e non solo baciati, cioè.. Va beh, non farmi scendere in dettagli.- Lo sento avvicinarsi rapidamente a me e mi gira con un gesto brusco verso di lui, fissandomi negli occhi. -Tu e Rory cosa!?- mi chiede, con un tono quasi alterato.

-Hai capito benissimo.- dico annuendo con una sicurezza che in questo momento non mi appartiene del tutto. Luke si mette seduto sulla vecchia poltrona e mi guarda, poi si mette una mano sulla fronte, poi mi guarda ancora. -L'hai costretta. L'hai contattata, minacciata, soggiogata..- sbuffo una risata,quasi irritato e lo guardo: -Stai scherzando? Mi ha cercato lei, chiamato lei. Ci siamo visti in un parco, e poi a cena a casa mia. Ed è successo.-

-Jess, no. Sarà ancora confusa per Logan.. Ha rifiutato una proposta di matrimonio. Sta lavorando molto, sarà nervosa.- continuava a ipotizzare cose assurde, scuotendo la testa.

-Beh mentre era nel mio letto non mi pareva proprio pensasse a Logan, né mi pareva stressata!- alzo un po' il tono di voce e butto il libro nello scatolone.

-Jess, andiamo! Non riesco a crederci.-

-Perché? Perché lei è la laureata a Yale che segue la campagna elettorale di Obama e io il povero fallito che ha dovuto faticare per prendere anche solo un diploma? Ho scritto un libro se può contare qualcosa. Ah, fanculo!-

-No, solo perché lei oramai si era abituata a un certo tipo di vita..-

-Ah si? E quale? Grosse macchine e feste di gala? Champagne al posto della birra e diamanti a dito? Rory non vuole quella vita, e lo sa anche lei. Cos'è, adesso oltre a Lorelai hai sposato anche la sua campagna “anti Jess”? Io e Rory ci apparteniamo, è così, è stato così dal momento che ci siamo guardati negli occhi nella sua cameretta, e quando siamo insieme non importano tutte le cose che ci sono successe nel corso degli anni, non conta un cazzo di niente!- mi ero avvicinato a lui, quasi urlavo. Si alza e mi guarda negli occhi, serio. -Ti ho detto talmente tante volte di non ferirla e l'hai fatto comunque che ora ho quasi paura a dirtelo.-

-Si, certo, come se l'avessi sempre e solo ferita io! Scommetto che tu non sai della volta in cui è venuta da me e mi ha baciato per ripicca visto che il caro Logan l'aveva tradita! Mi ha fatto credere che fosse tutto reale e poi mi ha lasciato lì, da solo.- lo guardo a mia volta mentre parlo, stavolta con un tono di voce sempre alterato ma più basso. Scuote la testa di nuovo e si sposta da di fronte a me. -Devo tornare giù, adesso.- si dirige verso la porta e io non mi giro, aspetto che esca. -Comunque sia, sono felice se tu lo sei, soprattutto se con Rory.- sorrido appena a queste parole e sento la porta chiudersi e i suoi passi pesanti sulle scale.

Mi siedo sulla poltrona e continuo a contemplare quella stanza piena di ricordi, riflettendo anche su come, quando, e dove, troverò il coraggio di parlare con Lorelai.

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Capitolo 8
*** April ***


Stars Hollow, 16 Ottobre 2009

 

Dormire di nuovo su questo letto è stata una tortura, dico davvero. E' stata una notte tremenda, e quasi ringrazio zio Luke per avermi svegliato aprendo il locale. Sono steso sul letto e guardo il soffitto. Dio, che sonno. Tutto a un tratto una ragazza entra spedita nell'appartamento. Istintivamente mi copro con un lenzuolo, anche se sono in pantaloncini e maglietta. Non si è accorta che io sia qui, e la guardo incuriosito. I suoi occhiali, il modo di vestire, il libro in mano..

-April!- grido, quasi per metterle paura.

-Oh santo cielo! Oh, oh mio dio- dice, tenendo una mano sul petto e col respiro affannoso. -Tu chi diavolo sei?!- la vedo sgranare gli occhi da dietro gli occhiali e piano piano si avvicina.

-Jess, certo tu sei Jess!- si avvicina sempre di più e mi sorride, malgrado avesse ancora il respiro mozzato dallo spavento.

-Ciao, April.- dico lentamente, con un tono di voce profondo, sorridendole.

E' cresciuta molto, ha preso la fisionomia di una ragazza adolescente a tutti gli effetti, e devo dire che è anche molto carina.

-Cosa ci fai qui? Cioè intendo, Luke lo sa?- ride appena.

-Si, si, sono arrivato ieri e Luke mi ha detto di fermarmi qui a dormire, pensavo ti avesse avvertita. Tu ieri dov'eri?- le chiedo, tanto per parlare di qualcosa.

-Ieri ero da mia madre, e no, papà non mi aveva detto nulla.. Mi dispiace essere entrata così, solo che non trovo quel maledetto libro di Hemingway..- con una mano sulla fronte scuote la testa, forse nascondendo un sorriso.

-Questo, forse?- le dico prendendo dal comodino il libro di Hemingway che avevo trovato vicino la cassa del locale di Luke, cosa che tra l'altro avevo trovato molto strana, e che avevo deciso di leggere prima di prendere sonno.

-Ohw, si, grazie Jess! Lo hai letto?- mi chiede, con la sua solita espressione curiosa.

-Almeno un centinaio di volte, ottima scelta.- annuisco.

-Adesso devo andare a scuola Jess, ci vediamo in giro allora?- mi chiede gentilmente.

Sono talmente curioso di conoscere meglio la mia cugina più piccola che azzardo una proposta, così, su due piedi.

-Se vuoi posso venire a prenderti dopo la scuola e posso portarti a fare dei giri, ho imparato a conoscere molte librerie qui vicino, e penso che alcune abbiano ancora qualche copia del mio libro. Vorrei fartelo vedere.- non mi aspetto nulla, dopotutto sono quasi uno sconosciuto per lei.

-Hai scritto un libro? Oh mio dio! Voglio leggerlo.- inizia a correre verso la porta e si volta prima di uscire. -Esco alle 3pm da scuola, ti aspetto lì fuori, porta dei panini!- corre fuori e chiude la porta dietro di sé. Mi fa scappare un sorriso.

Accendo il cellulare e noto con piacere che c'è un messaggio di Rory.

 

“Come va a Stars Hollow? Sono stanchissima e.. Mi manchi, Mariano.

Hai già incontrato mia madre? Anche se immagino di si..

beh adesso devo andare, Obama mi aspetta.

Buona giornata,

Rory.”

 

Le rispondo e mi vado a fare una doccia, pensando a come occupare il tempo fino all'ora in cui April esce da scuola. Decido di aiutare zio Luke nel locale anche se so che questo mi farà puzzare di fritto tutto il giorno, e mi farà sicuramente incontrare di nuovo Lorelai.

“Come ai vecchi tempi”, penso, sbuffando una risatina.

 

E' già l'una e di Lorelai ancora nessuna traccia, probabilmente è passata quando ero ancora di sopra, ma non chiedo a Luke per non destare sospetti.

-Sai, oggi andrò a prendere April a scuola..- gli dico, mentre siamo dietro il bancone, servendo alcune persone.

-Davvero? Che piano avete?- mi guarda corrucciando ironicamente l'espressione del viso.

Rido appena. -Dai, non ho più 17 anni! Le ho promesso di portarla in giro per librerie, a cercare una copia del mio, di libro.- gli dico, con un tono quasi rassicurante.

-Mh, mh.- annuisce trattenendo un sorriso e va a portare dei piatti ai tavoli.

 

E' ora che inizi ad andare verso scuola di April, così prendo i panini per me e lei che Cesar ha preparato, saluto Luke, esco, mi accendo una sigaretta ed entro in auto, che dopo poco metto in moto per andare lì. Mentre guido mi diverto a guardare intorno e a ricordarmi di tutte le cose successe in ogni singolo punto di quella città, è impossibile non farle tornare alla mente. Decido di chiamare Rory, così cerco il suo numero in rubrica e avvicino il telefono all'orecchio. Dopo due, o tre, squilli mi risponde con la sua voce squillante: -Hey! Sto facendo una pausa per pranzare, dove sei?-

-Sono in macchina, sto andando a prendere una ragazza.- dico con tono serio, cercando di trattenere una risatina.

-Oh, si, immagino.. A Stars Hollow, poi!-

-Questo scherzo qui non regge proprio, eh?-

-Direi di no.- ride appena.

-Però sto andando veramente a prendere una ragazza, a scuola, tra l'altro.-

-Jess!- dice con tono leggermente alterato.

Scoppio a ridere e le dico subito che sto parlando di April. Parliamo ancora per un po', mentre parcheggio e aspetto che April esca da scuola.

-Hai già visto mia madre?-

-Oh si, si, l'ho vista. Ma non mi ha detto nulla, e tantomeno io a lei. Non sa vero? Perché Luke si, gli ho parlato..-

-Luke lo sa?! Oh mio dio, spero non lo dica a mia madre. Penso che se lo scoprisse da lui e non da me mi toccherebbe sentire le sue lamentele per almeno una settimana.. Pensi che se la chiamo ora e gliene parlo, tu sarai pronto ad affrontarla?-

-Oh mio dio Rory, è tua madre, non è un serial killer, e comunque sono cambiato. Mi ha conosciuto durante le mie turbe adolescenziali, non penso che abbia ancora la stessa opinione di me!-

-Io non ne sarei così sicuro.. e comunque sulla storia del serial killer io terrei gli occhi aperti!-

ride fragorosamente e io con lei.

Vedo una massa di ragazzi uscire, e vedo April, a cui faccio un cenno allungando il braccio dal finestrino. Saluto Rory e riattacco il telefono. Mia cugina mi raggiunge e sale in auto, appoggiando lo zaino nei sedili posteriori.

-Hai fame? Ho fatto fare dei panini a Cesar, sono lì se li vuoi!- indico una bustina sigillata vicino alle sue gambe, nel cassettino dell'auto.

-Oh menomale che ti sei ricordato, ho davvero fame..- prende la bustina ed estrae due panini, -ne vuoi uno?- me ne porge uno e io annuisco. -Scartalo tu però, almeno posso stare attento alla strada.- Toglie la carta dai due panini, e mentre mi porge di nuovo il mio, inizia a divorare il suo. -Dove andiamo allora?- dice con la bocca piena e per prenderla in giro faccio finta di non capirla, sorridendo. -Oh, scusa!- ride appena -è che ho davvero troppa fame. Dove andiamo?-

Rido prima di risponderle. -In una libreria qui vicino, a vedere se hanno una copia del mio libro.- mi sorride e partiamo.

 

-Sai questa è la libreria più fornita di New Haven, o almeno credo..- le dico, mentre spingo la porta all'entrata e la faccio entrare. Subito si dirige verso la signorina che lavora qui e gli chiede del mio libro, facendomi l'occhiolino. La signorina ci porta nella zona dei racconti e lì, su uno degli scaffali c'è una mia, impolveratissima, copia. Mi viene da sorridere e guardo April, che allunga la mano per prenderlo, ed inizia a osservare la copertina.

 

-The Subsect,- si ferma -un racconto scritto da Jess Mariano. Oh mio dio! E' grandioso davvero, voglio leggerlo.- la osservo incuriosito e mi stupisco di quanto il suo modo di leggere mi abbia ricordato la prima volta che lo portai a Rory: ero entusiasta, e, sono sincero, non vedevo l'ora di dirle che senza di lei, la mia Rory, non ce l'avrei mai fatta a scriverlo.

Perché è davvero così.

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Capitolo 9
*** The Big Match ***


Stars Hollow, 19 Ottobre 2009.

 

E' qualche giorno che sono qui a Stars Hollow, le mie giornate si stanno svolgendo quasi tutte allo stesso modo: passo del tempo con April, scappo da Lorelai e aiuto Luke. Sono seriamente preoccupato di cosa stia combinando Jake a Philadelphia senza di me, ma parlando in tutta sincerità il mio pensiero principale è uno solo: Rory. Oggi pomeriggio arriverà qui e finalmente potremo stare insieme. Ovviamente ha già specificato che Lorelai deve sapere prima che lei sia qui, perché non vuole farla ritrovare di fronte al “fatto compiuto”. Certo che avrebbe anche potuto dirglierlo lei.. Anzi, avrebbe dovuto. Ma perché proprio a me?

Scuoto la testa senza accorgermene e Luke mi chiede a cosa stia pensando.

-Io? Mah, niente.. Pensavo a cose di lavoro..- gli rispondo con tono quasi svogliato, mentre sistemo delle tazze da caffè.

-Insomma oggi pomeriggio Rory sarà qui, o almeno così mi ha detto Lorelai!-

Il caso ha voluto che proprio mentre Luke pronunciasse il suo nome, una tazza mi scivolasse dalla mano. Questi sono segni del destino.

-Tu non le hai parlato, vero?- mi dice Luke guardandomi con aria quasi divertita.

-Di cosa dovrei parlarle?- gli rispondo, come se non sapessi alla perfezione che anche lui intende che dovrei parlarle di quella cosa.

-Jess..- scoppia a ridere e mi da una pacca sulla spalla. -Psst, sta anche entrando!- mi dice lui, continuando a ridere, mentre sento quel tintinnio della porta, che mi fa cadere in uno stato di agitazione totale.

 

-A cosa devo questa accoglienza così gioviale?- dice lei, con quella voce così squillante e così terribilmente simile a quella della mia Rory, riferendosi alle risate di Luke.

-Nah, mi dispiace deluderti ma le mie risate erano per Jess!- gli risponde lui.

-Oh, Jess! Quindi far ridere ti riesce ultimamente?- mi dice lei, continuando a fissarmi.

-Si, sto intraprendendo una carriera da comico, non lo sapevi?- le rispondo sarcasticamente, fulminandola con lo sguardo. Iniziamo bene, mi dico. Mi allontano un secondo e li lascio alle loro chiacchiere, insolite come sempre, ma pur sempre da coniugi. Poi non so cosa mi prende, mi giro, sbuffo un attimo, a passo veloce torno dove c'erano loro due intenti a chiacchierare di staccionate, e.. -Lorelai! Hai un attimo?- dico, senza capire bene nemmeno ciò che sto facendo.

-Io? Dici proprio a me? Anche se so che non ci sono altre Lorelai nel locale, era solo per dare al la conversazione un tono un po' più..-

-Si, dico a te!- la interrompo, lasciandola con quell'espressione tipica che le si dipingeva sul viso più o meno ogni volta che le rivolgevo la parola.

Luke si allontana con una scusa banalissima, e io colgo la palla al balzo e senza fare tanti giri di parole vado dritto al punto: -Io e Rory ci stiamo frequentando, di nuovo.- enfatizzo quel “di nuovo” con aria quasi orgogliosa, mentre attendo, quasi con paura, che sul suo viso apparga una qualsiasi espressione.

-Tu. Tu e Rory. Rory mia figlia. Vi state.. frequentando.- si interrompe per fare un sorso dalla tazza di caffè, ma senza togliermi lo sguardo di dosso. -Da quando? Da quanto? Perché Rory non me lo ha detto? E soprattutto definisci frequentando.-

Oh mio dio, le sue solite raffiche di parole. Cerco di mantenere la calma.

-Si, Rory, proprio tua figlia, da poche settimane, due, mi pare. Non l'ho costretta a fare nulla, non le ho praticato stalking, nessuna minaccia incombe nella sua vita. Mi ha chiamato lei. Ci siamo visti e..-

-Non andare avanti, posso immaginare, cioè non vorrei, ma posso farlo..-

Sbuffo appena e aggiungo un'ultima cosa. -Ha voluto che fossi io a dirtelo per provare a far cambiare i nostri rapporti, per questo non ti ha detto nulla.-

-Ahh Rory.. è sempre stata una bambina speranzosa.- dice lei, con il suo tono sarcastico tipico.

-Senti, non so se cercherai di opporti alla cosa, ma ormai siamo grandi e vaccinati, e non credo che anche non volendo non riusciresti a farle cambiare idea ora, o almeno lo spero.-

-Senti tu, ragazzino. Se c'è una cosa che so è che Rory ha le sue idee, e nessuno è in grado di farglierle cambiare. Vorrei solo la certezza che non proverai mai a tarparle le ali, ha una carriera splendente di fronte a sé. Intesi?-

-Ti ricordo che sono stato io a convincerla a tornare a Yale, quando perdeva tempo dietro quel cretino di Logan, o come si chiamava.-

-Non credo ti daranno un premio per questo Jess, hai fatto solo ciò che era giusto.. Comunque adesso devo andare. Sii prudente, siatelo entrambi.- ridacchia mentre dice queste ultime due frasi, alzandosi, e mi fa un occhiolino. Non capisco subito, ma poco dopo purtroppo, ci arrivo. No, no, vi prego. Delle raccomandazioni sessuali da Lorelai no!

Lei si allontana, va a salutare Luke con un bacio, ed esce.

Poteva andare peggio, no?

 

 

L'appuntamento con Rory è davanti il locale alle 6pm, e dopo essermi fatto una doccia, aver messo una camicia (si, crescendo anche io ho dovuto mettere da parte le T-shirt dei gruppi rock, mio malgrado) sopra un paio di jeans, ed aver “sistemato” i capelli, scendo giù per fumare una sigaretta mentre la aspetto.

Sono appoggiato al muretto e noto quello spilungone, purtroppo, a me noto, uscire dal market di Doosie. Ha qualcosa di diverso, la barba forse. Fumo la mia sigaretta, indifferente, ma sotto sotto spero che mi veda per vedere l'espressione sul suo volto. Dopo poco infatti, si gira, e rimane a fissarmi, non credo mi abbia riconosciuto. Gli faccio un cenno col capo sorridendo sghembo, per provocarlo, e dall'espressione sul suo viso mi rendo conto che mi ha riconosciuto. Per poco non scoppio a ridere, ma mi trattengo. Spero solo che se ne vada prima che arrivi Rory. Lo vedo rientrare dentro il negozio con la coda dell'occhio, probabilmente avrà dimenticato qualcosa.. Immediatamente la mia attenzione viene catturata dalla Prius di Rory che vedo arrivare nella mia direzione, e che parcheggia di fronte a me. Spengo la sigaretta e le vado incontro, aprendole la portiera una volta lì.

-Vedo con piacere che sei ancora vivo!- esclama, prima di gettarmi le braccia al collo.

La bacio, prima ancora di risponderle. La stringo a me, e respiro a fondo per sentire il suo profumo. -Diciamo che sono sopravvissuto..- le dico, in un piccolo intervallo tra un bacio e l'altro. Restiamo per qualche minuto abbracciati, mentre parliamo, e poi sento una voce chiamare il suo nome. Mi giro. Lei guarda oltre la mia spalla, e.. Chi poteva essere? Ma certo, Dean! Mi pietrifico, e la sento sbuffare leggermente.

-Lo ha fatto apposta, mi aveva visto..- le dico io, sussurrando.

-Devo proprio farlo?- mi dice lei, rimanendo immobile.

-Secondo me potresti anche non farlo, ma non sarebbe da te.. Vai a salutarlo, Rory.- le dico, cercando di rimanere il più tranquillo possibile.

-Troppo tardi!- mi dice lei, velocemente.

Si era avvicinato, lo spilungone.

-Ciao, Dean!-

-Da quanto tempo..- dice lui, mentre mi giro anch'io. -Dean.- dico io, con voce ferma, sorridendo sarcasticamente.

-Jess.- risponde lui, secco.

-Beh, come va?- chiede lei, per allentare la tensione.

-Tutto nella normalità, direi.- gli risponde lui, con quella voce da morto vivente.

-Noi adesso dovremmo andare, non credi?- le dico mettendole un braccio intorno alla vita, mentre le sorrido, noncurante di Dean e il suo sguardo lì davanti.

-Sì, dovremmo. Ciao Dean! Ci vediamo.- dice lei, facendo un cenno con la mano allo spilungone.

-Ciao..- dice lui, girandosi per andare via.

-Ciao..- gli faccio il verso, a bassa voce, così che solo Rory possa sentirmi, e lei ride.

 

Abbiamo tante cose da raccontarci, e si preannuncia una bella serata nonostante questo incontro imbarazzante come inizio.

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Capitolo 10
*** Lucky Guy ***


Stars Hollow, 20 Ottobre 2009.

 

-Sai, non ti immagino per niente con l'anello al dito!- mi guarda con aria ironica.

-Credo di averne portato solo uno in vita mia. Al pollice. Avevo tredici anni, forse.. e beh, faceva figo.- sbotto a ridere mentre le tengo la mano.

-Oh mio dio! Quindi non sei sempre stato un anticonformista, mi stai dicendo questo?- continua con aria ironica lasciando la bocca spalancata.

-No, ho anch'io avuto i miei periodi bui.. Comunque io ti ci vedo.- annuisco, con lo sguardo basso, sorridendo.

-A fare cosa?-

-Con l'anello al dito!-

-Oh beh, lo credo bene, guarda che belle mani!- allunga la mano, spostando la mia, e se la guarda con incredibile vanto. Rido e le blocco le guance con due dita, stringendole, e la bacio.

Lei contraccambia, e la sento dondolare i piedi come una bambina. Siamo sul nostro molo, e non c'è altro posto in cui vorrei stare, ora.

Ci stacchiamo e la guardo, sorridendo di nuovo.

-Sai, l'unica cosa che mi spaventerebbe sarebbe di ritrovarti come mia madre, quel giorno che, seduta con le sue amiche nel locale di Luke, si gasava come una ragazzina per lo spogliarellista che era arrivato fingendosi un postino. Io fortunatamente sono uscito in tempo e ho guardato da fuori tutta la sua.. esibizione, diciamo. Ma Luke, oh, avresti dovuto vederlo. Mi guardava e rideva, io ridevo, e solo quel pomeriggio ho potuto avere tutti i dettagli. Orribile, davvero orribile.- Scoppia a ridere e io con lei, ricordando quei momenti.

-Non farei mai queste cose alla luce del sole, Mariano. Non verresti mai a sapere nulla, del mio addio al nubilato.- la guardo con aria interrogativa, e lei continua a ridere.

-Ohh, ma guardati! Non ho ancora un anello al dito e già inizi a preoccuparti dell'addio al nubilato! Penso che lo passerei con mia madre, Lane e Paris, mangiando marshmellows e guardando film melensi. O forse no.- mi fa una smorfia, e io le do un pizzicotto sulla coscia.

-Penso che ne passerà di tempo.. Non per niente, ma sinceramente non vorrei ritenermi colpevole della possibile prematura dipartita di Lorelai, sai, già parlandole di noi ho avuto paura rischiasse un infarto.- sorrido sarcasticamente e lei mi da' uno spintone sulla spalla.

-Andiamo a casa?- mi dice lei, spostando leggermente la mano, che aveva posato di nuovo sulla mia. Annuisco, e ci alziamo. Le metto un braccio sulle spalle e la stringo un po' a me, mentre ci incamminiamo e lasciamo quel posto pieno di ricordi.

 

-Sai, i primi tempi che tornavo qui dopo che mia madre e Luke si sono sposati, era davvero strano non tornare alla solita vecchia casa, le prime volte sono addirittura arrivata fino lì fuori prima di ricordarmi che mia madre non abitava più lì.- mi dice, mentre infila la chiave nella serratura.

-Beh, ma questa è più grande, e va meglio per loro due ora che sono sposati.. Credo servisse anche una stanza per quando April sta con Luke.- le rispondo, appoggiato al muro.

-Si, ma quella era piena di ricordi..- dice, con un velo di malinconia, mentre spinge la porta ed entra. Per un attimo, dentro di me, spero non si riferisca anche alla sua prima volta con Dean.

Ah, Jess! Le tue solite paranoie. Entro dopo di lei, e richiudo la porta.

Fortunatamente Lorelai e Luke sono fuori per compere, e io e Rory abbiamo un po' di tempo per stare da soli. Ci togliamo le giacche, e le appoggio entrambe sulla poltrona vicino al divano. Mi guardo un po' intorno mentre Rory va a prendere qualcosa da bere, e noto con piacere che qui dentro tutto sa di Luke e Lorelai. Si amano, e anche se mi fa strano, pensare a mio zio, il solitario che leggeva libri su come “meritarsi il vero amore” (si, è vero, lo lessi anch'io, ma questi sono dettagli..), come un uomo sposato, sono davvero felice per loro. Mi siedo sul divano e Rory mi raggiunge con una birra e una limonata, mi porge la prima e le sorrido.

-Ti tieni leggera, mh?-

-Nah, voglio solo farti ubriacare e farti domande le cui risposte potrebbero essere compromettenti..- mi dice, con tono divertito.

-Beh allora ti ci vorrà molto più di una birra, signorina!- la attiro a me, ridendo. Poi la bacio, mi abbraccia, e sento un senso di pace, finalmente. Ci immagino anni dopo, con una casa come questa, magari sposati, non so. Anni fa mi avrebbe fatto ribrezzo un'immagine del genere, eppure ora sembra tutto così naturale, con lei. Quasi mi stupisco di me stesso, e mi stacco da quel bacio, che mi stava trasportando troppo in là con l'immaginazione.

-Cosa c'è?- mi chiede lei, quasi preoccupata.

Faccio un sorso dalla birra e la guardo, abbozzando un sorriso.

-Niente, è tutto ok!-

-In birra veritas..- mi fa l'occhiolino e beve un po' della sua limonata. Rido alla sua battuta e sprofondo nel divano.

-Vieni qui.- le faccio cenno di avvicinarsi e mettersi seduta sopra di me.

Lei si avvicina e si mette a cavalcioni, guardandomi fisso negli occhi. Le prendo di mano la limonata e la appoggio, insieme alla mia birra al tavolino vicino. La bacio, senza dire nulla e le metto le mani dietro la nuca per avvicinarla a me. Lei lascia cadere le braccia sulle mie spalle, e si abbandona come me nel bacio. Faccio scorrere le mani sulla sua schiena, per arrivare in fondo alla sua maglia e sfilarglierla di dosso.

-Sei sicuro sia una buona idea, qui?- mi sussurra, nell'orecchio.

-Sono fuori da poco, e non penso torneranno presto. E April è tornata da sua madre.- dico, mentre mi viene da sorridere. Sembriamo due ragazzini che si nascondono dai genitori e approfittano dei momenti in cui la casa è libera per scambiarsi “effusioni”.

 

Torna a baciarmi, dopo che le ho sfilato completamente la maglia, che getto da qualche parte sul divano. Sfila anche lei la mia, mentre continuiamo a baciarci, e ci stacchiamo solo per un istante quando la maglia deve superare la mia testa. La faccio distendere, e io rimango sopra di lei.. Il fatto che i nostri corpi si tocchino crea sempre qualcosa che non riesco a spiegare, un'alchimia pazzesca, che a stento riusciamo a controllare. Rimango a fissarla per qualche istante prima di baciarle il collo, la sua pelle profuma di buono, e di quel profumo io non riesco proprio a farne a meno. Presto ci ritroviamo entrambi nudi, e finalmente, dopo giorni, riusciamo di nuovo a fare l'amore. Dio, io giuro che non sapevo cosa fosse fare l'amore prima della mia prima volta con Rory. E questa volta mi conferma che è qualcosa di stupendo.

 

Ci ritroviamo, esausti, stretti l'una a l'altra, occhi negli occhi, e le gambe intrecciate tra loro.

-Non male, Gilmore..- faccio dell'ironia, accarezzandole il volto mentre le sposto i capelli dietro l'orecchio. Mi da un leggero pugno sul petto, che di conseguenza irrigidisco, sorridendole.

-Jess!- mi dice lei, con tono scherzosamente severo.

-Sto scherzando.. E' stato bello fare di nuovo l'amore con te.-

-E' stato bello.- mi guarda, prima di baciarmi di nuovo.

In quel momento mi rendo conto che una chiave sta entrando nella serratura. Che due persone parlano fuori la porta, e guardando l'orologio anche che, diamine, sono passati 45 minuti!

I miei occhi, sbarrati, incontrano quelli di Rory, quasi terrorizzati. La porta si spalanca, e noi siamo nascosti dietro lo schienale del divano, che per fortuna da' le spalle alla porta dell'ingresso.

-Mamma, torna indietro!- urla Rory, trattenendo le risate.

-Roryyyyy, già a casa? Luke, Rory è qui!- dice Lorelai, mentre la sua voce si avvicina vorticosamente.

-Alt!- esclamo io, alzandomi e poggiando il braccio sullo schienale, per sostenermi. Mi ricordo troppo tardi di essere a petto nudo.

-Oh mio dio, oh mio dio! Luke, luke! Dobbiamo andare, torniamo tra 10 minuti e eviterò di farmi prendere un accidente.- grida, ridendo imbarazzata.

Sento Luke ridere dalla cucina.

-Ciao Rory, ciao Jess!- grida, ridendo.

-Ciao Luke!- rispondiamo, all'unisono, ridendo a nostra volta.

Li sentiamo sgattaiolare via e tiriamo un respiro di sollievo, prima di sbottare a ridere imbarazzati.

-Questa penso sia in assoluto la cosa più imbarazzante di tutti i secoli.- mi guarda prima di affondare il volto nell'incavo tra il mio petto e il braccio.

-Poteva andare peggio, dai!- fingo un tono rassicurante tra una risata e l'altra.

Le do un bacio fra i capelli prima di esortarla ad alzarsi: dovremmo vestirci e avvertire i padroni di casa che possono rientrare. Ci vestiamo raccogliendo qua e là vestiti, e Rory si guarda allo specchio per sistemarsi i capelli, e mi avvicino a lei per sussurrarle all'orecchio:

-Sei uno schianto.- le lascio un bacio sul collo scoperto e mi avvio verso la porta, dove, imbarazzato, dovrò “fare i conti” con lo zio Luke, e Lorelai. Apro e li trovo li fuori, che ridono e si scambiano baci e carezze. Faccio come per schiarirmi la voce, per fargli notare che li sto guardando, e si girano verso di me. Lorelai imbarazzatissima e quasi seria, Luke che cerca di rimanere serio ma scuote la testa guardandomi, mentre cerca di trattenere le risate.

-Così non ci siamo!- dice Lorelai, passandomi di fianco e entrando dentro casa, seguita da Luke, che mi da una leggera pacca sulla spalla senza farsi notare. -Oh, ciao figlia. Anche tu qui?- continua Lorelai con tono sarcastico mentre si avvicina alla figlia per abbracciarla.

Chiudo la porta dietro di me e le sento bisbigliare qualcosa tipo “dovremmo ancora decidere per quel famoso segnale”. Ridono entrambe.

-Zio Luke..- mi avvicino a lui, con aria imbarazzata, raggiungendolo in cucina.

-Questo è stato un colpo basso, Jess!- ride -non ha fatto altro che chiedermi se avete preso precauzioni, quando eravamo lì fuori!- continua a ridere mentre mi guarda.

-Oh dio..- rido a mia volta, notando poi che madre e figlia sono sopraggiunte anche loro.

-Allora, beh, che ne dite di una.. cena di famiglia?- esordisce Lorelai.

-Io vado a fare una doccia, dopodiché sarò di nuovo qui.- dice Luke, avviandosi verso le scale.

-Io devo posare alcune cose in camera!- lo segue Rory.

Io rimango appoggiato al bancone della cucina, Lorelai che mi fissa.

-Insomma, mi aiuti tu a ordinare del cibo?- mi dice, con tono stranamente tranquillo.

-Per un attimo ho temuto che mi chiedessi di aiutarti a cucinare..-

-Ah, ah. Simpatico. Dentro questa casa chi cucina al momento è sotto la doccia, e la sottoscritta ha fame. Immagino anche tu, dopo l'esercizio fisico..-

-Bene! Ti aiuto.- dico io, ridendo, per stoppare la sua frase.

Ride anche lei e si gira a cercare il numero del take-away.

-Sei un ragazzo fortunato, Jess.-

-Lo so.-

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Capitolo 11
*** Everything you loose, remains. ***


22 ottobre 2009, Stars Hollow.
 
-Non preoccuparti, è solo un momento, succede anche a me.-
 
-Rory, non è un momento. Sono da mesi in questa situazione, bloccato.. Non capisco. Sono tornato a Stars Hollow con la speranza che magari con un periodo di riposo le cose sarebbero andate meglio, ma guardo questa pagina bianca all'infinito e.. Niente.-
 
-Forse non ti sto lasciando spazio, forse dovresti passare del tempo da solo e concentrarti solo su quello..- dice, facendo come per alzarsi dal divano. 
 
Le afferro un polso. -Fermati.- 
Mi guarda, con aria interrogativa. 
 
-Non voglio che te ne vada.. finché posso stare con te, voglio farlo.-
 
-Okay.- si siede di nuovo accanto a me e la abbraccio, lasciandole un bacio sulla guancia. 
 
Fissiamo il vuoto entrambi, quando Lorelai ha la geniale idea di chiamare Rory dal piano di sopra per un'urgente "consulenza".. Riguardante una borsetta. Lei si alza, così decido di alzarmi anche io e di andare a fare un giro.
-Esco a prendere un po' d'aria, ci vediamo dopo.- le do un bacio, e corre al piano di sopra. 
 
-A dopo!- grida Lorelai che, evidentemente, stava origliando. Sorrido.
 
Prendo il taccuino, guardo la situazione dei capelli allo specchio ed esco, richiudendomi la porta dietro. 
 
 
Seduto sulla panchina sotto il gazebo, mi guardo intorno in cerca di uno spunto, di un qualcosa da cui partire.. Quando noto uno strano pick-up fuori Doosie's, e sento il pianto di un bambino. Mi avvicino senza dare troppo nell'occhio e vedo che il pianto proviene dall'interno del pick-up, e mi era stato possibile sentirlo a causa dei finestrini aperti.
Guardo dentro e vedo una bimba, sui due anni, che al vedermi smette di piangere, e mi fissa per pochi secondi prima di ricominciare.
 
-Sssh, dai non piangere! Dove sono la tua mamma e il tuo papà?- 
 
-Mamma, ma.. Mamma- ripete tra un singhiozzo e l'altro la bimba, con lo sguardo sempre più smarrito. 
 
-Aspetta- le dico -vado a cercare la mamma!- come se mi capisse. 
 
Entro da Doosie's ed esclamo: -C'è una bimba qui fuori in un pick-up che piange, si può sapere chi l'ha lasciata lì?!- 
 
-Oh mio dio, vai tu!- esclama una voce femminile.
 
-Arrivo!- stavolta è un uomo.
 
Vedo una testa muoversi tra gli scaffali, e l'uomo si para di fronte a me. È T.J.
 
-Jess.- mi guarda negli occhi, quasi incredulo, e tentenna un attimo prima di uscire velocemente a prendere la bimba.
 
Era Doula, quella era mia sorella.
 
Mi muovo trai corridoi fino a vedere mia madre, è di spalle, e sinceramente non so se scappare prima che mi veda o affrontarla. 
Alla fine le parole mi escono di bocca mentre mi avvicino a lei:
 
-Ma possibile che tu non riesca proprio a prenderti cura seriamente di un figlio?! Capisco con me, ormai è andata, ma adesso anche con la bambina? Qual'è il tuo problema, Liz?!-
 
-JESS!- esclama lei, girandosi verso di me e gridando, evidentemente sorpresa dal sentire le mie parole. Mi butta le braccia al collo, facendo finta di niente. -Come stai? Mio dio, come sei cambiato, sei bellissimo, il mio bellissimo ragazzo!-
 
-Risparmia le belle parole, non mi sono mai servite, non da te.- la allontano, la guardo negli occhi. La sua espressione è un misto tra disappunto e delusione, sembra una bambina a cui è stata strappata la caramella di mano. 
-Tua figlia stava piangendo in auto, da sola, e per quanto Stars Hollow sia una cittadina tranquilla non puoi lasciarla così, e non penso che dovrei dirtelo io.-
 
-Jess..- non fa in tempo a finire la frase che, guardandola negli occhi, indietreggio e velocemente vado verso l'uscita.
 
Uscendo vedo T.J. che cerca di calmare la bimba, ora in braccio a lui. Il mio ultimo sguardo prima di allontanarmi va a lei, mi sta guardando, alza la manina e la scuote, come a dirmi ciao. 
 
"Ciao, sorella." penso. 
 
Sono incazzato nero, questo non ci voleva, torno a prendere il taccuino e le mie cose sulla panchina, e mi dirigo a passo svelto verso la locanda di Luke.
Entro, la campanelle sulla porta tintinnano bruscamente, e Luke mi saluta. Raggiungo il bancone e lo guardo. 
 
-Liz e T.J. sono qui, con la bambina.- dico, con tono irritato. 
 
-Oh, la mia nipotina Doula è qui! Voglio vederla, dove sono?- 
 
-Beh a meno che non se la siano scordata sulla cassa, erano da Doosie's.-
 
Luke mi guarda con aria interrogativa.
 
-L'avevano lasciata in auto e l'ho trovata che piangeva disperata.. Non sapevo nemmeno che quella fosse mia sorella.- 
 
-Tua madre è sempre la solita, e T.J. non migliora la situazione di certo!- dice Luke, abbozzando una risata. 
 
-Ma cosa c'è da ridere? Se vieni a sapere che si trattengono e dovessi avere l'intenzione di fare una cena di famiglia, avvertimi. Non voglio esserci. Anzi porterò a cena Rory almeno non correrò il rischio.-
 
-Jess, sei esagerato..- mi dice, mentre me ne vado verso l'uscita. -Non puoi sempre scappare!- 
 
Mi giro di scatto verso di lui, tenendo la porta aperta. -Io non scappo, mi rifugio.-
 
 
Suono il campanello e aspetto che qualcuno mi apra. Sento qualcuno arrivare ed aprire. È Rory. 
 
-Hey, sei qui!- mi sorride, le sorrido.
 
-Preparati, ti porto fuori stasera.-
 
-Oh oh! Mi sono persa qualcosa?- mi dice, con aria ironica.
 
-Forse un orecchino..- le dico, indicandole l'orecchio vuoto, per prenderla in giro.
 
-Ritenta Mariano, i miei buchi alle orecchie si sono richiusi svariato tempo fa!- mi fa un sorrisino provocatorio.
 
-Non sarà ora di riaprirli..?- la guardo negli occhi e ridendo la bacio, cingendola da dietro la schiena con il braccio. Mi sbatte i palmi sul petto e dopo avermi baciato mi guarda negli occhi e mi dice:
-Cretino..- 
 
-Vai a prepararti dai. Ti aspetterò qui.- 
 
-Non fuggire!- 
 
Le sorrido, e tra me e me penso "Mai più."
 

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