Beauty and the Beast

di Sys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
 
BEAUTY AND THE BEAST


Tanto tempo fa, in un paese lontano, lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto ciò che potesse desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo! Accadde, però, che una notte d'inverno, una vecchia mendicante arrivasse al castello e offrì al principe una rosa in cambio del riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo, e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse, ed apparve una bellissima fata. Il principe si scusò, ma era troppo tardi, perché lei ormai aveva visto che non c’era amore nel suo cuore, e per punirlo lo tramutò in un’orrenda bestia, e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, la bestia si nascose nel castello, con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che le aveva offerto la fata, era davvero una rosa incantata. E sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto ventun' anni. Se avesse imparato ad amare, e fosse riuscito a farsi amare a sua volta, prima che fosse caduto l’ultimo petalo, l’incantesimo si sarebbe spezzato. In caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre. Con il passare degli anni, il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza.

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
 
(La Bella e la Bestia; Disney.)
 
I
 
Sono angosciato, trascinato, nell’eterno orrore.
(Se non so amarla, La Bella e la Bestia, il musical; Disney.)
 
02/28/15
 
 «I One Direction, signori e signore!»
Urlò il conduttore, cercando, inutilmente, di sovrastare le urla delle ragazzine sedute sulle poltroncine, che probabilmente avevano pagato il biglietto solo ed unicamente per assistere a quella performance di dieci minuti per poi annoiarsi a morte per l’intera durata del programma.
  «Allora, ragazzi, sono passati precisamente otto mesi dall’ultima volta che siete stati miei ospiti, dico bene?» domandò, retoricamente, il presentatore. «Molte cose sono cambiate da allora.» continuò. «Mi viene da dire, prima fra tutte il taglio di Harry, dicci, cosa ti ha portato a prendere una decisione così drastica?»
  «Già, bè, in realtà, avevo solo voglia di cambiare.» rispose il ragazzo, portandosi una mano alla testa e puntando lo sguardo per terra.
Harry era cambiato notevolmente dall’ultima volta in cui lui l’aveva visto: aveva una ragazza fissa, aveva fatto più palestra e aveva tagliato o meglio rasato i capelli per il dispiacere delle sue fans.
  «Non diciamo sciocchezze, Harry!» si intromise Louis.
  «Cosa intendi dire, Louis?» domandò l’intervistatore.
  «Harry stava cercando di accendere una candela, ma si è avvicinato troppo alla fiamma e una ciocca dei suoi capelli ha preso fuoco.» spiegò, ridendo. «Fortunatamente non è successo nulla di rilevante al suo bel faccino ma i capelli ne hanno risentito!» concluse, innescando una risata generale.
  «Però direi che quest’incidente, seppur notevole, non sia stata la svolta più considerevole nella storia degli One Direction: insomma, ragazzi, un membro della band vi ha abbandonato senza lasciare notizie.» annunciò, mentre le fans cacciavano i loro soliti urli. «Cosa vi ha portato a continuare anche senza Niall?»
  «In realtà, quando venimmo a conoscenza della sua scomparsa, decidemmo immediatamente di sciogliere la band e in molti, soprattutto sui social network, se ne accorsero, tuttavia, col tempo, capimmo che non era stata presa la giusta decisione.» chiarì Zayn.
  «Ritrovandoci mesi dopo, arrivammo alla conclusione di voler continuare con la band soprattutto per lui.» continuò Liam. «Siamo sicuri che lui non volesse mandarci il messaggio di sciogliere la band con il suo abbandono ma probabilmente non se la sentiva di andare avanti.»
  «Non potremmo essere più certi del fatto che lui è fiero di noi in questo momento.» disse Harry, prendendo la parola.
  «Ti vogliamo bene, Niall.» proseguì Louis, dopo che lo ebbero inquadrato.
  «Ragazzi, un’ultima domanda: voi sapete, dove possa trovarsi?» seguirono, a quest’affermazione una serie di “no” mormorati.
  «Purtroppo noi ne sappiamo quanto te, ma vogliamo che sia a conoscenza del fatto che, se in questo momento ci sta guardando ed è indeciso sul da farsi, noi lo aspettiamo sempre a braccia aperte.» ribatté Louis.
  «Ci manchi, irlandese.» finì Harry.
Un sorriso accennato si pitturò sul viso deformato del ragazzo seduto sulla poltrona di fronte alla televisione, in quell’attico gigantesco.
Poi, tutto d’un tratto, scagliò il telecomando per terra con forse troppo forza mentre si lasciava sfuggire un gemito roco.
Si alzò dalla poltrona e si passò una mano sulla testa.
Era un mostro, non l’avrebbero mai rivoluto con loro. Non tutti almeno.
  «Ancora, Niall?»
L’irlandese si girò e si lasciò andare ad un espressione più morbida del viso quando vide Zayn fissarlo appoggiato allo stipite della porta del soggiorno.
  «Quanti soprammobili avrai dovuto ricomprare in quest’ultimo periodo?» domandò il moro. Poi il suo sguardo passò velocemente alla televisione che ancora stava trasmettendo un servizio sul suo gruppo. «L’hanno proposta ancora l’intervista, non è così?»
  «Mi dici come faccio a dimenticare la mia vita se non fanno altro che parlarne continuamente?» sibilò Niall.
  «Non devi dimenticarla.» rispose Zayn, avvicinandosi. Sapeva che a lui non avrebbe fatto del male, forse inizialmente un po’ di timore l’aveva avuto ma chi non ne avrebbe provato? «Niall, te lo ripeto da due anni a questa parte, e oggi lo faccio ancora, sei ancora il benvenuto nella band, manchi a tutti, e ogni giorno non facciamo altro che pensarti, ormai sei all’ordine del giorno, perennemente.» spiegò. «Un pensiero per te, da parte nostra, c’è sempre.»
Niall alzò lo sguardo da terra e fissò il moro. Già quand’era parte della band si sentiva il meno considerato, il meno attraente, ma ora, ora ne era sicuro. Se fosse successo quello che è stato a Harry, o a Zayn sicuramente non sarebbero in quelle condizioni, perché loro avevano dalla loro parte tutta quella bellezza originale che lui si sentiva di non aver mai avuto e perché no!? Magari sarebbero stati in grado di farsi vedere ancora in giro.
Ma, Niall ora non si considerava null’altro che un mostro.
  «Ci manchi.» continuò Zayn. «I ragazzi pensano che tu te la stia spassando in qualche cottage nelle campagne irlandesi ma io so la verità, e preferirei che tu ti stessi godendo la bella vita piuttosto che vederti così.»
Zayn si avvicinò impercettibilmente. «Torna con noi, qui non fai altro che soffrire.»
  «Sono un mostro.» sibilò Niall.
  «Alle fans non interessa questo, ai ragazzi non importa e neppure a me, ma ci manchi, amico.» ammise Zayn, portando una delle sue mani sulla spalla del compagno.
  «Sono un mostro, Zayn.» ribatté. «A tutti importa.» riprese. «Chi mai seguirebbe una band, nella quale appare un componente come me?» urlò lui, levandosi il cappuccio della felpa rivelando quel volto a cui Zayn non si sarebbe mai abituato.
  «Dev’esserci un modo per uscirne.»
  «Oh, certo.» rispose Niall, alzando le mani al cielo. «Niente di più semplice: una donna deve innamorarsi perdutamente di me, entro un mese o sarà la fine.» continuò. «Neanche un miracolo potrebbe salvarmi.»
  «Mai dire mai, amico.» nel momento stesso in cui egli finì di parlare il suo cellulare squillò ricordandogli le prove per il concerto, quindi fu costretto a lasciare l’amico solo in quel attico buio e gigantesco.
 
Quella sera di dicembre, il freddo aveva colpito Londra peggio di come faceva di solito. La temperatura si aggirava sotto gli zero gradi e la gente preferiva starsene a casa, sotto una coperta piuttosto che uscire e combattere contro questo gelo. Non tutti però: Marilyn era appena atterrata dal suo volo San Diego-Londra. Aveva approfittato delle vacanze di Natale dall’università per viaggiare e non aveva esitato a tornare nella capitale inglese. Tuttavia non aveva trovato nessun’anima abbastanza temeraria da avventurarsi nelle gelide temperature inglesi che quell’anno la stavano facendo penare più che mai. Scese dal taxi, stringendosi nel suo cappotto più pesante, e ringraziando il cielo di non essersi fidata del meteo che dava dieci gradi fino al giorno prima. Si guardò intorno e video solo il buio, nient’altro che il buio. Aspettò che il conducente scaricasse i suoi bagagli e poi si incamminò verso l’entrata di quello che sarebbe dovuto essere il suo appartamento.
Quando l’aveva prenotato, qualcuno l’aveva assicurata che ci sarebbero state delle persone ad accoglierla, malgrado ciò quella sera non c’era anima viva in strada. Suonò diverse volte il campanello dell’attico 15 A ma non ottenne risposta. Ricordò quindi di aver ricevuto le chiavi per posta, quando ancora era in America. Le tolse dalla borsa e le infilò nella serratura.
Salì le scale fino all’ultimo e guardando dritta davanti a se trovò proprio quello che stava cercando. Aprì ancora una volta la porta e a fatica trascinò sfinita la sua valigia nell’appartamento.

 

 

Salve, le feste natalizie (purtroppo) sono passate e anch'io mi dovevo adeguare, perciò ora sono in modalità "San Valentino" (che ovviamente passerò da sola) ciò significa che sono tutta un concentrato di amore che devo sfogare in qualche modo, come scrivere per esempio e ne escono queste cosee!
E poi, sono un inguaribile fan de "La bella e la bestia", lo amo, è il mio cartone perferito in assoluto, in molti hanno cercato di farmi cambiare idea ma io non la cambio. 
Sarà una minilong, si parla di cinque al massimo sei capitoli, visto che non sono ancora pronta per scrivere una Fan fiction con la F maiuscola -il fatto sta che ci ho provato ma mai riesco ad arrivare alla fine-.
Questo capitolo è corto, lo so, ma i successivi saranno più lunghi (e lo so per certo, perchè sono già pronti). Promesso.
Buon serata, e se vi ho incuriosito fatemelo sapere ♥
Sys.

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Capitolo 2
*** II ***


I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
 
BEAUTY AND THE BEAST


Tanto tempo fa, in un paese lontano, lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto ciò che potesse desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo! Accadde, però, che una notte d'inverno, una vecchia mendicante arrivasse al castello e offrì al principe una rosa in cambio del riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo, e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse, ed apparve una bellissima fata. Il principe si scusò, ma era troppo tardi, perché lei ormai aveva visto che non c’era amore nel suo cuore, e per punirlo lo tramutò in un’orrenda bestia, e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, la bestia si nascose nel castello, con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che le aveva offerto la fata, era davvero una rosa incantata. E sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto ventun' anni. Se avesse imparato ad amare, e fosse riuscito a farsi amare a sua volta, prima che fosse caduto l’ultimo petalo, l’incantesimo si sarebbe spezzato. In caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre. Con il passare degli anni, il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza.

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
 
(La Bella e la Bestia; Disney.)
 
II
 
La mia mostruosità, che mi condannerà, mi ha spento il cuore, ogni speranza è vana.
(Se non so amarla, La Bella e la Bestia, il musical; Disney.)
 
Era tutto buio e Marylin non vedeva nulla. Accese i faretti e poté ammirare un attico meraviglioso, arredato nel migliore dei modi. Sorrise vedendo quel salotto che aveva ammirato fin ora solo in foto e che trovava meraviglioso. Si portò le mani alla bocca notando l’enorme libreria che completava la stanza al cui centro spiccava un grande camino come di quelli che la ragazza aveva sempre desiderato. Si avvicinò al divano, con il solo rumore dei tacchi alti che l’accompagnava, e vi ci stravaccò. Tolse quegli scarponcini, lasciando liberi i piedi dopo una stancante giornata. Si liberò anche del cappotto. In quel posto non faceva troppo freddo, come se qualcuno avesse acceso il riscaldamento in tempo per quando lei sarebbe arrivata. Si rilassò, sdraiandosi sul mobile, che era forse uno dei più comodi mai provati. Pian piano le palpebre si chiusero e lei si lasciò andare, senza pensare ad altro.
Quando Niall avvertì che la giovane stava dormendo si avvicinò lentamente e la osservò. Era magra, con le curve nei punti giusti, troppo truccata per i suoi gusti e con i capelli tinti di biondo come anche lui faceva. Aveva le labbra leggermente dischiuse e il petto si alzava e si abbassava ritmicamente mentre lei era rannicchiata in quella posizione aggraziata.
 Ma cosa ci faceva lì? Perché era finita nel suo appartamento? E ora come avrebbero fatto a convivere? Troppe domande stavano ingombrando la mente di Niall che neanche si accorse di aver portato la mano sulla guancia della giovane notando che stava tremando, forse ancora per il freddo che l’aveva accolta quella sera. Si alzò e cercò una coperta, per poi tornare a sedersi vicino a lei. Forse l’uomo da cui aveva comprato l’appartamento, vedendolo sempre buio e vuoto l’aveva affittato a qualcun altro, sta di fatto che ora Niall doveva convivere con un bel problema.
I suoi occhi azzurri, forse l’unica cosa che lo salvava dall’essere del tutto inguardabile, erano ancora fissi su quella figura che, in qualche modo, aveva preso Niall fin da subito. L’aveva vista entrare in un modo così buffo che per poco non era scoppiato a ridere. Una ragazza così piccola che trasporta una valigia, grande il suo doppio: esilarante. In una mano le chiavi e il cellulare, nell’altra una cartina di Londra forse. Una turista, sicuramente. Londra ne era piena, in qualsiasi periodo dell’anno. E poi l’aveva colpito il luccichio nei suoi occhi dopo aver osservato per bene l’appartamento, come se per lei tutto questo era un sogno, e forse per la maggior parte delle persone lo era. Doveva ringraziare i gusti di Zayn, per l’arredamento, perché lui voleva che l’amico, pur vivendo segregato in casa, ne avesse almeno una degna del suo nome. Per quanto riguardava Niall, anche una poltrona non troppo elaborata, una televisione, un frigorifero sempre pieno e qualche attrezzo per mantenersi in linea sarebbero bastati.
Il giovane si alzò e si portò il cappuccio in testa per dirigersi velocemente nell’altra stanza e non farsi scovare ma l’urlo di Marylin lo fece sobbalzare.
  «Chi sei tu?» domandò la ragazza. «Giuro che me ne vado, solo, non farmi nulla.» probabilmente per il quartiere in cui si trovava la casa, l’abbigliamento poco allegro e le mosse fatte nel modo più silenzioso possibile l’aveva portata a pensare che lui fosse un poco di buono. Niall sorrise a questo pensiero ma restò girato, dandole le spalle.
  «Sono il tuo coinquilino, non te l’avevano detto?» disse lui, a bassa voce.
La giovane sembrò pensarci su un attimo, dopo di che si strinse nelle spalle e si alzò dal divano portandosi dietro il ragazzo.
  «In realtà no.» costatò lei. «Piacere, il mio nome è Marylin.» esclamò. «Già, un po’ particolare, lo so.»
Allungò una mano e aspettò che lui si girasse ma non lo fece. Invece scappò in una delle stanze dell’appartamento e vi ci restò per tutto il resto della serata.
Marylin.
 
Pancakes.
Questo era ciò che sua nonna cucinava quando Marylin si chiudeva in camera per ore ed ore, a volte giorni, una volta per una pena d’amore, l’altra per qualche dispiacere di altro tipo. Ma i pancakes erano l’unica cosa che riusciva a tirarla su di morale in qualsiasi circostanza.
Forse era proprio per quello che in quel momento in cucina, un’indaffarata Marylin si stava dando tanto da fare. In realtà non era mai stata una chef eccezionale: l’unica volta che aveva cucinato qualcosa, ovvero la torta per i suoi quindici anni, metà della sua famiglia, il giorno dopo, accusava forti dolori alla pancia, ma lei aveva sempre dato la colpa alle ostriche che avevano mangiato prima di assaggiare il dolce.
E comunque, in quel momento, si sentiva abbastanza sicura, insomma aveva seguito alla lettere le istruzioni suoi pancakes che le aveva donato sua nonna quando in aeroporto si stavano salutando
  «Per i momenti bui, terremoto.»
Aveva detto, e chi se lo sarebbe mai aspettata che li avrebbe cucinati seriamente?!
Marylin si fece coraggio, scese dal bancone della cucina, abbandonando la ciotola da cui stava leccando gli avanzi di cioccolata che aveva versato sopra i pancakes e si diresse verso il corridoio buio della casa. Cercando invano una luce andò a sbattere contro qualche mobile, non vi fece caso, nonostante il lancinante dolore alle dita, e bussò alla porta del diretto interessato a quei dolci.
Bussò una volta, bussò due, tre volte e mai ottenne risposta.
  «Ho fatto dei pancakes.» urlò, sperando che lui potesse sentirla. «Non so se ti piacciono ma mi sembrava un gesto carino, insomma mi sto appropriando degli spazi che di solito non condividi con nessuno.» continuò. «Sai, ti capisco, anch’io odio quando la gente entra in camera mia; è una tale mancanza di rispetto, e come se, in un certo senso, questi vogliano violare la tua privacy e buttare giù tutti i muri che tu ti sei costruito intorno per non aprirti troppo con la gente, per paura, forse, che questi possano conoscere le tue debolezze.» Marylin si lasciò cadere dolcemente ai piedi della porta mentre si portava un pancake alla bocca. «Forse sto parlando troppo ma pensavo fosse un buon modo per conoscerci; sappi soltanto che io ho le tue stesse paura perciò sarò l’ultima persona su questa Terra a cercare di oltrepassare i confini.» confessò la ragazza. «Comunque, solo perché tu lo sappia, sono anche una fantastica ascoltatrice, se mai vorrai parlare, io sarò ben disposta ad ascoltare i tuoi problemi, preoccupazioni o quello che sia.» non ricevendo alcuna risposta la ragazza si rialzò. «Bè, io me ne torno di là, ti lascio qualche pancakes, sempre che tu li voglia, e spero seriamente che tu sia in camera e che io non abbia parlato per tutto questo tempo con dei fantasmi.» finì ridendo.
Si portò in soggiorno e appena prima di varcare la soglia tra le due stanze sentì una porta aprirsi e velocemente chiudersi. Si girò e notò che il piatto era sparito.
Non era molto ma poteva essere considerato un inizio. 
 


 

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Capitolo 3
*** III ***


I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
 
BEAUTY AND THE BEAST


Tanto tempo fa, in un paese lontano, lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto ciò che potesse desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo! Accadde, però, che una notte d'inverno, una vecchia mendicante arrivasse al castello e offrì al principe una rosa in cambio del riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo, e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse, ed apparve una bellissima fata. Il principe si scusò, ma era troppo tardi, perché lei ormai aveva visto che non c’era amore nel suo cuore, e per punirlo lo tramutò in un’orrenda bestia, e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, la bestia si nascose nel castello, con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che le aveva offerto la fata, era davvero una rosa incantata. E sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto ventun' anni. Se avesse imparato ad amare, e fosse riuscito a farsi amare a sua volta, prima che fosse caduto l’ultimo petalo, l’incantesimo si sarebbe spezzato. In caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre. Con il passare degli anni, il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza.

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
 
(La Bella e la Bestia; Disney.)
 
III

Storia senza età, fra realtà e magia, uno sguardo e poi
anche se non vuoi, scopri l’armonia. La complicità, non
si sa perché, li travolgerà, e sorprenderà, la Bestia
insieme a Belle.
(La Bella e la Bestia, La Bella e la Bestia, il musical; Disney.)

 
Tra le altre caratteristiche di Marylin c’era quella di amare i film horror; in realtà lei diceva di amarli, tutta quell’adrenalina e quell’ansia la mandava fuori di testa, ma, a dirla tutta non ne vedeva molto, del film. Diciamo che durante le scene più paurose si nascondeva dietro il solito cuscino che ormai, tra pianti e risate, urla sommesse e il resto, ne aveva passate proprio di tutti i colori.
Quella sera, MTV trasmetteva una maratona di film che dovevano essere considerati horror “in qualche strano universo”, come aveva borbottato la ragazza dopo essersi rannicchiata sul divano con la solita tazza di tè fumante in mano.
Ora come ora la cosa più horror a cui la ragazza aveva assistito era stata, forse, la nuova pubblicità di Teen Wolf che durante l’intervallo del film, tra il primo e secondo tempo, aveva catturato l’attenzione della ragazza.
Le palpebre di Marylin erano sempre più pesanti e l’orripilante faccia di Dracula, in uno di quei vecchi film in cui i vampiri ancora non erano considerati adoni greci, non l’aiutava a rimanere sveglia.
  «Brutto, non è così?»
  «Intendi Dracula o il film?»
Tuttavia queste si spalancarono quando sentì dietro di lei la presenza del suo coinquilino, di cui ancora non conosceva il nome.
  «Oh, entrambi.» rispose Niall, avvicinandosi di un passo in più.
  «Bè il film è passabile, certo c’è ne sono di migliori ma ne hanno prodotti anche di peggiori, se dobbiamo dirla tutta.» ribatté lei, non guardando il ragazzo ma cercando di stare concentrata sul televisore. Era un’impresa alquanto ardua, a dire la verità ma Marylin aveva dedotto dai suoi modi di fare che lui non amava essere guardato e stava facendo di tutto per assecondare questa sua scelta.
Il ragazzo annuì inconsciamente, non dicendo altro e aspettando che la ragazza finisse di parlare.
  «Per quanto riguarda Dracula, è bruttino.» mormorò lei. «Ma non si deve preoccupare, i suoi successori saranno degni di essere vampiri.»
  «Che intendi dire?»
  «Sai, Damon e Stefan Salvatore per esempio…»
Già, Ian e Paul, una volta li aveva incontrati prima di diventare la bestia che ora era.
  «Potrò mai sapere il tuo nome?»
  «Se ti dico il mio nome, ti sorgeranno troppe domande.»
Lei lo guardò curiosa e aspettò.
Niall prese posto vicino a lei, nascondendosi la faccia il più possibile, e la giovane cambiò canale.
Un talk show catturò l’attenzione dei due. I One Direction era ospiti in un famoso programma inglese quella sera e ora erano intenti a ridere e scherzare col presentatore come da anni erano soliti fare.
  «Ti piacciono?» chiese Niall, facendole cenno verso la televisione.
  «In realtà ne andavo pazza ma molti anni fa.» rispose lei. «Un po’ gli anni che avanzano, un po’ la scomparsa di un componente me li ha fatti perdere.»
  «Oh, sì, l’irlandese.»
  «Già, Niall Horan, quello divertente.»
  «Non mi sembrava molto amato.»
  «E invece lo era, forse era il più seguito di tutti.» rispose lei, mentre un sorriso nostalgico si pitturava sul suo volto.
La ragazza prese la tazza che poco prima aveva posato sul tavolino da caffè del soggiorno e si diresse verso la cucina. Neanche riuscì a fare un passo che la voce di lui la bloccò.
  «E se lui non volesse più farsi vedere per paura?»
  «Paura?»
La giovane si girò verso il coinquilino e aspettò, lo vide alzare piano le mani e portarle fino all’estremità del cappuccio. Piano lo abbassò.
La visione che Marylin si ritrovò di fronte la lasciò per un attimo senza fiato tant’è che gli occhi le si spalancarono e la tazza le cadde istintivamente dalle mani.
  «Peggio di Dracula, non è così?»
La ragazza si avvicinò mormorando un: “Ho visto di peggio” a cui Niall non seppe se credere o meno.
Gli prese con le mani quel viso sfregiato dalle cicatrici e da ferite che ancora sembravano aperte, quel viso su cui da anni non si dipingeva un sorriso, e lo avvicinò al suo.
  «Niall.» sussurrò.
Lui rimase immobile. Come l’aveva riconosciuto? Era impossibile che fosse riuscita a capire chi fosse così facilmente, qualcuno doveva averglielo detto.
  «I tuoi occhi, Niall.» mormorò, senza staccare gli occhi dai suoi. «Sono uguali, sono gli stessi occhi di due anni fa.»
Lui si allontanò velocemente di qualche passo, poi si fermò di spalle e cercò di stabilizzare il respiro. Era ovvio che non era così, perché doveva mentirgli, perché doveva farlo soffrire più di quanto già non faceva? Perché la gente continuava ad illuderlo? Lui non era come un paio di anni prima, lui era diverso. Lui era un mostro, punto. «Smettetela.» urlò mentre il petto si alzava e si abbassava ancora velocemente.
  «Niall.» mormorò lei, cercando di avvicinarsi. «Sei ancora lo stesso, non è cambiato niente se non qualche cicatrice in più.»
  «Oh, vuoi dirmi che quegli occhi spalancati a cui ho assistito quanto mi sono levato il cappuccio non erano l’immagine dell’orrore, non è così?» gridò il giovane.
  «Niall, sei sempre la stessa persona, non sei cambiato.» sussurrò lei. «Avrai qualche problema estetico ma dentro sei rimasto lo stesso ragazzo pieno di sogni e di passioni che eri prima che tutto questo accadesse.» continuò poggiandogli una mano su una spalla. «Li ho visti, quegli occhi e li ho riconosciuti subito, sai, la prima cosa che vidi in una delle foto che uscirono all’inizio della vostra carriera furono proprio i tuoi occhi, mi colpì quel blu così inusuale che tante volte mi ha catturato, e ora quegli stessi occhi li ho qui, di fronte a me e non so dirti quanto li trovi meravigliosi anche se manca qualcosa, si vede, c’è un luce di tristezza che prima non c’era.»
  «Non dirlo.» sibilò lui, così silenziosamente che neanche seppe dire se la ragazza l’avesse sentito a meno.
  «Se solo tu tornassi nel mondo della musica sono sicura che tutti ti riaccoglierebbero come se niente fosse stato.»
  «Smettetela.» urlò. «Smettetela di dirmelo, qualcosa c’è stato, e qualcosa di notevole anche, perché non riuscite a vedere la realtà?»
  «Niall-»
  «Sono un mostro.» gridò, più forte di prima tanto che la ragazza indietreggiò di qualche passo.
  «Se solo ti dessi una seconda possibilità.»
  «Perché non riuscite a capire che rendete tutto più difficile?»
  «E cosa vorresti fare?» chiese lei, urlandogli in rimando. «Stare chiuso qui per sempre?» ribatté alzando le mani all’altezza del seno. «Non uscire mai più alla luce del sole solo perché hai troppa paura del giudizio degli altri?»  continuò. «Qui, mio caro, non sono io a dover ammettere che sei un mostro, ma tu!» il ragazzo strinse gli occhi e represse l’istinto di girarsi: non avrebbe sopportato lo sguardo della ragazza. «Sei tu che hai troppa paura, sei troppo orgoglioso e pensi che nessuno potrà accettarti; bè, sai una cosa?! Magari non ti accettavano neppure prima ma non te ne accorgevi perché eri sempre circondato di persone che pensavi ti volessero bene, e allora che problema ci sarebbe a farsi vedere in questo stato, mio caro Frankestein? Se erano tuoi amici probabilmente non avrebbero problemi a riaccoglierti nel gruppo e le fans darebbero giudizi ma si accontenterebbero del fatto che ti sei fatto vivo, e invece sei qui, seduto su quella poltrona a notte fonda a riguardare i filmati di quando gli One Direction erano all’apice della propria carriera, a reprimere le lacrime e sperare che qualcuno di loro ti chiami e ti faccia sentire meno solo.» sputò lei. «Ma sai una cosa, Niall? La gente ha una vita, e se tu hai deciso di isolarti, è un tuo problema, non loro, non aspettare che qualcuno venga da te per autocommiserarti per l’ennesima volta, fa’ qualcosa, diavolo!»
  «Pensi che io non stia facendo nulla? Pensi che sia facile vivere così?»
  «Sì, Niall, penso proprio questo.» urlò Marylin. «Nascondersi dal mondo intero è semplicissimo, ciò che è difficile sarebbe uscire allo scoperto e ti renderebbe anche onore, spiegare il perché della tua assenza, e fare di tutto per avere il perdono di tutte quelle persone che per rispetto e non per egoismo non ti hanno cercato in tutti questi anni.» disse abbassando il tono della voce. «Il problema sei te, tu qui sei quello cattivo, tu ti sei voluto isolare, tu hai scelto di non vedere più nessuno, e loro si sono adeguati, ma non dare la colpa al mondo di ciò che è accaduto.» mormorò.
Si allontanò di qualche centimetro e fissò il pavimento.
  «Ma di cosa mi preoccupo, perché sto qui dar fiato ai miei pensieri: non hai il coraggio di fare ciò che probabilmente sarebbe meglio per te.» sussurrò.




 
E un buonissimo compleanno ad Harry! ♥
 

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Capitolo 4
*** IV ***


I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
 
BEAUTY AND THE BEAST


Tanto tempo fa, in un paese lontano, lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto ciò che potesse desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo! Accadde, però, che una notte d'inverno, una vecchia mendicante arrivasse al castello e offrì al principe una rosa in cambio del riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo, e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse, ed apparve una bellissima fata. Il principe si scusò, ma era troppo tardi, perché lei ormai aveva visto che non c’era amore nel suo cuore, e per punirlo lo tramutò in un’orrenda bestia, e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, la bestia si nascose nel castello, con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che le aveva offerto la fata, era davvero una rosa incantata. E sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto ventun' anni. Se avesse imparato ad amare, e fosse riuscito a farsi amare a sua volta, prima che fosse caduto l’ultimo petalo, l’incantesimo si sarebbe spezzato. In caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre. Con il passare degli anni, il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza.

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
 
(La Bella e la Bestia; Disney.)
 
IV
 
Le virtù che rifiutai, nutrono il rimpianto ormai, cieco e
indifferente, persi tutto.

(Se non so amarla, La Bella e la Bestia, il musical; Disney.)
 
A quelle parole il ragazzo non ci vide più e fu un attimo: si girò, alzò la mano e con impeto la scoccò sulla guancia della ragazza che per la violenza della botta si ritrovò a fissare la porta alla sua destra. Marylin si portò una mano alla guancia che improvvisamente si era fatta molto calda e cercò di tamponare quanto più potesse il taglio al labbro. Niall la fissò impotente perché da quando aveva realizzato ciò che aveva fatto non riusciva a muoversi.
  «Marylin io-»
  «Sta’ zitto, Niall.» disse lei, facendo per andarsene ma lui la prese per un polso, senza stringere troppo e la bloccò. Lei si girò e vide che fissava il pavimento, inizialmente non capì, poi lui iniziò a parlare.
  «Tu, a quanto ho capito eri una fan, quindi ci conosci bene; tutti hanno sempre pensato che Harry fosse quello che se la spassava, che partecipava a tutte le feste e si divertiva vivendosi la vita da star, in realtà questo era il messaggio che i paparazzi pensavano di aver capito e avevano sbattuto in prima pagina su tutte le riviste: il management, dal canto suo, non fece nulla per bloccare queste finte dichiarazioni perché “Harry non era più scandaloso di altre star, e era una perfetta copertura per il vero problema della band”.» Niall si bloccò per qualche secondo, tirò un sospiro e continuò. «Io ero il problema, la vita piena di soldi e la fama mi avevano cambiato, insomma, venivo da una famiglia non ricca, che a malapena arrivava a fine mese, mi ero sempre dovuto accontentare ma quando vidi gli zeri diventare man mano sempre di più sul conto corrente qualcosa in me si accese e iniziai a soddisfare ogni mio più piccolo e inutile desiderio: mi ubriacavo senza scrupoli, passavo la notte con non meno di tre ragazze, almeno, tutte le notti, rispondevo sgarbatamente a chiunque, trattavo male qualunque persona credevo non fosse al mio livello, ed erano pochissime, non aiutavo nessuno, ero diventato estremamente egoista come lo erano stati con me quando io ne avevo bisogno; cercavo vendetta, e l’avevo avuta.»  Marylin non poteva credere alle sue orecchie, come avevano potuto non far scoprire niente a nessuno di tutta questa storia? «Un giorno mi trovavo nella mia macchina, o meglio in una delle mie lussuosissime automobili, con il volume della radio a palla, ero fermo al semaforo e aspettavo impazientemente che diventasse verde mentre le mie dita picchiettavano sul volante nervosamente. Pioveva, pioveva a dirotto, era stato una dei più grandi acquazzoni a cui Londra avesse mai assistito nel giro di diversi anni; era sconsigliato uscire di casa ma io dovevo fare il ribelle, io ero l’indisciplinato e ne andavo fiero.» ribadì con un qualcosa di nostalgico e allo stesso tempo di risentimento. «Poi qualcuno bussò al finestrino distraendomi dal mio assolo di chitarra immaginario; “bene, bene, ora mi cercano loro.” Pensai.» sussurrò abbassando la testa. «Abbassai il vetro, ma ciò che vidi non era quello che mi aspettavo: una bambina, di colore, fradicia, vestita di pochi stracci, e una coperta sulle spalle, allungò il braccio, e mise la mano a mo’ di coppa come per ricevere qualcosa.» riprese. «La guardai, anzi la fissai per qualche secondo mentre i suoi occhi si velavano di lacrime, poi una luce verde mi riportò alla realtà, tornai a concentrarmi sulla strada e partii senza nemmeno darle il tempo di togliere la mano.» Marylin rabbrivì. «Avrei dovuto aiutarla, per un attimo ricordo anche di averci fatto un pensiero eppure sono comunque partito senza più degnarla di uno sguardo; cosa voleva? Un pezzo di pane? Dieci sterline? Sarebbe stata la bambina più felice del pianeta.» rifletté il ragazzo. «Qualche ora dopo mi trovavo ancora in macchina, stavo percorrendo le campagne irlandesi quando qualcuno mi fece sobbalzare: una donna, una bellissima signora, vestita di nero, con i capelli rossi lunghi fino ai fianchi e gli occhi verdi più freddi che avessi mai visto, faceva passare le lunghe dita su cui spiccavano le unghie accuratamente colorate di nero pece e mi fissava, incutendomi paura.» Marylin alzò gli occhi, incuriosita. «“E così non hai nemmeno pietà delle bambine, ora, Niall. Sai, è da un po’ che ti tengo d’occhio ma oggi hai veramente passato ogni limite.” Provai a chiederle come si chiamava, chi era, e come diavolo avesse fatto ad entrare nella mia macchina ma lei continuò senza dare troppo peso alle mie domande. “Non capisco: perché lo fai? Perché sei cambiato radicalmente da quando eri un semplice ragazzo irlandese? Ti senti potente Niall, ti senti di poter fare tutto quello che vuoi solo perché i soldi te lo permettono?” e poi rise, rise una risata così agghiacciante da farmi gelare le vene. “Ho chiesto, perché lo fai, ed esigo una risposta.” Ad un certo punto urlò questa frase e io non seppi cosa rispondere, chiusi gli occhi e una sola parola riuscivo a vedere: “Vendetta.” Lei mi fissò dopo che ebbi pronunciato questa frase ma non disse più nulla. Si limitò ad agitare convulsamente le mani e formò una sorta di nuvola di fumo. “Riconosci questa persona Niall?” per prima vidi la ragazzina che poco prima mi aveva allungato la mano. “E questa?” vidi la ragazza che la sera prima avevo canzonato per i chili di troppo. “E costui?” vidi Liam, tenersi il viso tra le gambe, probabilmente per qualche altra cattiveria che devo aver detto. E continuò così per troppo tempo finché non le urlai di smetterla. Ero furibondo.» Niall sollevò leggermente la testa tanto per far notare a Marylin delle lunghe strisce sulle guance. «“Basta!” ma lei non mi diede ascolto e continuò a muovere le mani. Apparve la mia famiglia e subito mi chiesi cosa potevo aver fatto loro; vidi mia madre piangere, mio fratello consolarla e mio padre camminare nervosamente per la stanza. “Sai perché stanno così? Sai perché tua madre soffre?” mi auto convinsi di non aver fatto nulla e mi promisi di non dar peso alle parole che in pochi secondi sarebbero fuoriuscite dalle labbra della donna. “Per colpa tua, per ciò che sei diventato, per il tuo egoismo.” Ma quelle parole mi colpirono più del previsto, nonostante non la guardai, ma tenni lo sguardo fisso e gelido verso lo strada. “Cosa vuoi?” le chiesi. Lei smise di muovere le braccia e io la fissai curiosamente dallo specchietto centrale della macchina e la notai riprendere a muovere le dita tra i capelli. “Loro, non pensi che vogliano vendetta? Non pensi che quella bambina sia arrabbiata per il fatto che per l’ennesima volta non mangerà? E di Liam che mi dici? Sarà sicuramente contento di dover sopportare le tue ingiustizie, non è così? Per non parlare di Harry che giornalmente si sacrifica e sacrifica la sua immagine per te quando potrebbe benissimo vivere la sua vita. E Zayn? Zayn che è l’unico che ancora crede in te, e Louis? Che rimpiange di esserti amico, ma non può fare altrimenti perché ti vuole bene, anche se non ne è certo. A loro non pensi, giusto? Pensi di piacergli per come sei? Bé, non è così, ma non vogliono abbandonarti. E non pensi alla tua famiglia? Non pensi a ciò che deve sopportare? Agli insulti? Ai pregiudizi della gente? Non pensi a tua madre che si sente essere accusata periodicamente di non averti educato in modo dignitoso quando lei ha cercato non farti mai mancare nulla? Non pensi a tuo padre e ai suoi sacrifici? Non ti importa di tuo fratello, dei suoi sogni e delle sue ambizioni? Probabilmente neanche sapevi che ne avesse. E non pensi alle ragazze con cui te la spassi che il giorno dopo si sentono peggio che mai, perché non ti basta farle sentire delle poco di buono, devi anche dirglielo in faccia, come se fosse colpa loro il fatto che si trovino in questa situazione scomoda, non è così? E non pensi a te stesso? Quando tutto il successo finirà, perché succederà e lo sai, quando le luci del palcoscenico si spegneranno che farai? Ah, lo so, ho sentito ciò che stai pensando: vivrai di rendita; già beato te, Niall, ma non è così che si vive, non puoi vivere facendo del male agli altri.”» Niall si bloccò per pochi secondi. «“Non pensi che queste persone vogliano vendetta? La vogliono, Niall. E io esaudirò il loro desiderio.” Rabbrividii a quella frase. “Diventerai una bestia, il male che hai fatto si ripercuoterà sul tuo essere, non ti riconoscerai nemmeno se volessi, non riuscirai a guardarti allo specchio, la gente non saprà dire che sei, e per farglielo capire dovrai conquistare la loro fiducia.” Agitò distrattamente le mani, dicendo qualcosa in una lingua strana. Poi nelle sue mani si materializzò un cofanetto.» Il ragazzo, si fermò quando sentì la mano della giovane stringere di più la sua.
  «Basta.» disse semplicemente Marylin, si diresse nel corridoio e ne uscì solo dieci minuti dopo con le valige in mano. Si avvicinò a Niall e gli accarezzo la guancia nonostante lui non avesse il coraggio di guardarla. Stettero così per non seppe Niall quanto, poi sentì la sua mano ritirarsi, e Marylin avvicinò il viso, scoccò un leggero bacio sulla sua guancia e se ne andò, lasciandolo solo come era sempre stato.
  «“Dovrai trovare qualcuno disposto ad amarti, qualcuno che ti conosca davvero e non per quello che sei diventato, dovrai aver sofferto ma tutta quella sofferenza ti avrà insegnato a vivere. Se mai non lo trovassi potrai dire addio alla figura che sei solito vedere allo specchio.” Lei sparì e io mi guardai nello specchietto urlando di orrore non appena vidi ciò che ero diventato.» finì Niall, nonostante la ragazza l’avesse già lasciato da tempo.
Poi prese il cellulare e compose un numero, l’unico numero che era solito chiamare da anni. «Devi farmi un favore.» disse solamente. 

 


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Capitolo 5
*** V ***


I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
 
BEAUTY AND THE BEAST


Tanto tempo fa, in un paese lontano, lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto ciò che potesse desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo! Accadde, però, che una notte d'inverno, una vecchia mendicante arrivasse al castello e offrì al principe una rosa in cambio del riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo, e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse, ed apparve una bellissima fata. Il principe si scusò, ma era troppo tardi, perché lei ormai aveva visto che non c’era amore nel suo cuore, e per punirlo lo tramutò in un’orrenda bestia, e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, la bestia si nascose nel castello, con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che le aveva offerto la fata, era davvero una rosa incantata. E sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto ventun' anni. Se avesse imparato ad amare, e fosse riuscito a farsi amare a sua volta, prima che fosse caduto l’ultimo petalo, l’incantesimo si sarebbe spezzato. In caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre. Con il passare degli anni, il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza.

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
 
(La Bella e la Bestia; Disney.)
 
V
 
Freddo, senza scampo, fugge il tempo, mentre un sogno
muore.

(Se non so amarla, La Bella e la Bestia, il musical; Disney.)
 
  «Bene, bene!» urlò il presentatore nel microfono. «I One Direction, signore e signori!»
  «Buonasera David.» rispose educatamente il riccio. «Tutto bene, spero?»
  «Benissimo, grazie, Harry, e voi, ragazzi?»
Un coro di “bene” e “non male” si levò dalle bocche dei quattro ragazzi che stavano comodamente seduti sul divanetto di fronte all’intervistatore.
  «Sta per uscire il vostro terzo film, dico bene?» Liam annuì e il conduttore continuò come se avesse aspettato conferma di una notizia che già era data per certa. «Siete emozionati, non è così?»
  «Molto, in realtà.» rispose Louis. «E’ un film un po’ diverso dagli altri due, intendo, vedrete sempre Liam fare quei ridicoli passi di danza e Harry in mutande senza rendersi conto della telecamera accesa ma in un certo senso è più profondo.» terminò il ragazzo ridendo mentre Harry era arrossito e Liam lo guardava storto.
  «Zayn mi sembri silenzioso, oggi.» fece notare il conduttore. «Va tutto bene? Mi sembri teso.»
  «Tutto va per il meglio, grazie.»
  «Abbiamo saputo del tuo divorzio con Perrie; è stata qua giusto qualche settimana fa.»
  «Già, non è una cosa piacevole ma preferisco che sia finita così che in situazioni nelle quali i due non si parlano più.» replicò Zayn. «Noi abbiamo semplicemente capito che il sentimento che all’inizio ci legava è sempre, man mano, svanito e abbiamo deciso per il meglio dell’altro di separarci e capire se trovando altre persone possiamo essere più felici.»
  «Quindi siete ancora in buoni rapporti?»
  «Buonissimi.» rispose lui, convinto.
  «Parliamo un po’ delle vacanze Natalizie, cosa avete fatto?»
  «Io sono tornato a Doncaster dalla mia famiglia.» rispose Louis. «Liam è tornato a Wolverhampton mentre Harry e Zayn l’hanno trascorso insieme a Londra.» spiegò.
  «Già, abbiamo visto le foto che avete postato su twitter.» rifletté l’intervistatore. «Potevo evitare questa domanda.» continuò facendo scaturire la risata collettiva del pubblico e dei quattro ragazzi. «Come mai avete scelto di passarlo insieme?»
  «Ho regalo a mia madre e Robin una crociera e mia sorella avrebbe passato le feste con il suo fidanzato: non mi sembrava oppurtuno unirmi né agli uni né agli altri, fortunatamente Zayn mi ha invitato a trascorrere il venticinque a casa sua.» affermò Harry.
  «Già, abbiamo guardato qualche film, abbiamo chiacchierato, giocato alla playstation: le solite cose che si fanno tra amici, no?» replicò Zayn.
  «Capisco, bé ragazzi, vi ringrazio di essere stati con me, e vi auguro tanta fortuna per questo nuovo anno.» il conduttore si alzò e strinse la mano di tutti. Poi si mise a parlare e lanciò un breve video estratto dal loro film.
Zayn uscì dallo studio e fissò la figura incappucciata di fronte a lui. «O ora, o mai più.»
  «Non mi vogliono, Zayn.»
  «Tu provaci.»
  «Mi fischierebbero.»
  «E che problema ci sarebbe? Per lo meno hai tentato.»
  «Io non penso sia la giusta soluzione.»
Zayn alzò gli occhi al cielo rientrando nella studio sotto gli occhi curiosi dei presenti. Il presentatore salutò definitivamente gli One Direction quando un ingresso stupì tutti. Una figura, indistinguibile, entrava trascinando i piedi e si andava a sedere sullo sgabello a destra dello studio. Prese la chitarra e iniziò a suonare.
Il viso di Zayn si illuminò, e su di esso si dipinse un sorriso mentre guardava man mano le facce sconvolte degli amici. Louis l’aveva capito. Zayn ne era sicuro. Aveva quella faccia da “non posso crederci” che il mulatto avrebbe riconosciuto ovunque. Liam lo guardava con un espressione curiosa che Zayn non riuscì a decifrare ma era sicuramente impressionato dal suo modo di suonare: quegli anni in solitudine lo avevano migliorato. Harry invece non capiva. Ogni tanto lo vedere fare un passo avanti, probabilmente voleva andare a togliere il cappuccio al quella figura ma poi ci ripensava e tornava al suo posto.
Zayn, dal canto suo, era più che felice. Vedere uno dei suoi migliori amici uscire allo scoperto dopo così tanti anni non poteva che fargli piacere. Anche se una domanda gli era sorta spontanea fin dall’inizio. Perché? Perché solo ora? Cosa l’aveva spinto a fare quel passo che per mesi Zayn gli consigliava di fare?
Intanto la figura aveva finito di cantare e fissava il pavimento mentre il petto andava su e giù irregolarmente e troppo, troppo velocemente.
Dal pubblico si sentirono dei mormorii indistinti mentre i quattro ragazzi rimanevano muti a fissare quella felpa nera.
Zayn fece un passo avanti ma in quel preciso momento la sagoma si alzò, lasciò cadere la chitarra e fece per dirigersi, correndo, verso il backstage. Il mulatto fu, però, più veloce e lo raggiunse.
  «Ce l’hai fatta!» esclamò.
  «Già.» rispose semplicemente l’altro. «Ora è bene che ritorni da dove sono venuto.»
  «Cosa?» domandò scioccato l’amico, scuotendo la testa. «Non puoi abbandonarli ora che tutti hanno capito.»
  «E’ esattamente questo il problema, ora tutti hanno capito.» ribatté Niall, girando su se stesso e portandosi le mani alla testa. «Pensavo sarebbe stato più facile Zayn, ma non ce la faccio.» continuò. «Mi dispiace.»
  «Non puoi lasciar cadere tutto ora, non puoi
Il pubblico fissava i due ragazzi, ammutolito e cercava di capire ciò che i due si stavano bisbigliando. Poi un esclamazione di sorpresa e orrore generale si innalzò quando Zayn, preso dalla rabbia, levò il cappuccio dell’altro mentre questo prorompeva in un urlo. Il mulatto, accortosi di ciò che aveva fatto, si portò le mani al viso e cercò in tutti i modi di scusarti. Niall guardava spaventato il pubblico non sapendo cosa fare, Harry si era avvicinato di poco portandosi le mani a coprire la bocca, Liam aveva chinato la testa e aveva le labbra dischiuse. Non lo riconobbe subito, sarebbe stato impossibile anche per la persona che lo conosceva meglio di tutti. Louis rimase immobile nella sua posizione saltellando da una gamba all’altra, mentre con la mano sinistra si grattava la nuca.
Qualcuno dal pubblico innalzò un coro di esclamazione di disgusto, qualcuno chiedeva al “mostro” di andarsene, qualcuno lo prendeva in giro, qualcuno piangeva chiedendosi dov’era sparito il ragazzo che loro erano abituati a conoscere.
  «Vattene, mostro!» qualcuno urlò.
  «Fai paura.»
  «Non sei degno di stare qui.»
Qualcuno nemmeno l’aveva riconosciuto.
Niall rialzò il viso scoprendo delle righe bagnate sul viso che contornavano un’espressione dura.
  «Io non volevo, Niall.» sussurrò Zayn. «Perdonami.»
Lui, riprese la felpa, rialzò il cappuccio, prese la chitarra e scoccò un’ultima occhiata a Harry che lo guardava preoccupato, a Louis che come lui aveva gli occhi lucidi, anche se Niall non seppe dire se era per la situazione che era venuta a crearsi o il fatto di aver rivisto un amico dopo anni, e a Liam che abbozzò un sorriso in volto.
Proprio quest’ultimo gli si avvicinò fino a che non erano a qualche centimetro di distanza. Si guardarono, poi Liam lo abbracciò e lo strinse a se. L’altro non poté non accettare quel poco affetto.
Pochi secondi dopo Liam lo lasciò per dirigire lo sguardo dietro la figura del compagno. Qualcuno stava scendendo dalle poltroncine in studio per raggiungere il palcoscenico. Mise una mano sulla spalla di Niall e lo girò verso il pubblico.
Marylin era lì, di fronte a lui, con gli occhi lucidi e il mascara sbavato. Abbracciò il giovane per quanto più poté. Quando si staccarono si portò una mano alla bocca, reprimendo un singhiozzo mentre le lacrime riprendevano a scendere.
  «Sapevo che avresti avuto il coraggio.» disse lei.
  «Mi odiano.»
  «Sono ignoranti.» ripose lei. «Amavano solo la persona che eri, quella piena di soldi, loro amavano il cantante, non quel ragazzo biondo catapultato nel mondo delle star senza dargli il tempo di carburare.» riprese.
  «E tu?»
  «Io?»
  «Tu chi amavi?»
  «Io amo Niall.» ribatté la ragazza, coincisa. Lui prese ad accarezzare la sua guancia.
  «Sei stata l’unica a vedere qualcosa di buono in me.»
  «Non l’hai permesso a molti sai?» replicò lei, ridendo.
Il giovane avvicinò il viso a quello della ragazza e toccò teneramente e leggermente le sue labbra, poi lei prese coraggio e le avvicinò ancora più senza lasciare alcuno spazio tra i due.
Fu un attimo, il bacio, le urla di disprezzo dal pubblico, le occhiate sconvolte di Zayn,quella luce bianca accecante.
  «Niall.» disse lei, a mo’ di saluto. «Ci rivediamo.»
  «Ancora tu?» sibilò lui, facendo sì che Marylin si trovasse protetta dietro la sua schiena. «Sei contenta ora?»
  «Mai sentito il detto: “chi dorme non piglia pesci”?»
  «Cosa vuoi dire? Ho trovato qualcuno che mi ama, sul serio.»
  «E’ troppo tardi, Niall.»
  «Non può essere.»
  «Il carillon si è scaricato proprio poche ore fa.» rispose lei, passando le dita lunghe sulla chitarra chiara. «Credevo davvero in te, sai?» riprese. «Pensavo ce l’avresti fatta.»
  «Si tratta solo di poche ore, non puoi fare un’eccezione?»
  «Non funziona così, Niall: le regole sono regole, mi dispiace.»
Gli occhi del ragazzo si velarono di lacrime che piano scendevano calde sulle sue guance mentre sentiva le mani della ragazza spostarsi sulla sua schiena come se volessero in qualche modo consolarlo.
  «Non mi interessa, Niall.» mormorò Marylin. «Non mi serve la pop star famosa, piena di soldi e con un sorriso ammaliante per essere felice, mi basti tu.»
  «Non devi mentirmi solo per tirarmi su di morale.» rispose lui, abbozzando un sorriso.
  «Non lo sto facendo, sciocco!»
  «Da quando ci siamo presi queste libertà?» domandò Niall mentre le scoccava un buffetto sulla guancia facendola ridere.
  «In realtà ho capito che lo eri non appena entrata in casa.»
  «Non appena entrata in casa ti sei stravaccata sul mio divano, dove per inciso, prima che arrivassi stavo schiacciando un pisolino.»
  «Oh, per quello era estremamente caldo.» rifletté lei.
La risata di Niall si divulgò per tutto lo studio, seguita da quella di lei che si interruppe solo quando per l’ennesima volta lui fece congiungere le loro labbra.
Quando si staccarono Marylin spalancò gli occhi, tanto che il ragazzo si spaventò di ciò che era potuto accadere. Si portò le mani al volto e non trovò la solita cicatrice che stava sul lato destro della guancia, sentì i capelli che tanto gli erano mancati in quegli anni e quell’accenno di barbetta che fino a poco prima non esisteva.
  «Si merita un uomo vero, questa ragazza.» dichiarò la donna, sorridendogli.
  «Grazie.» mimò il ragazzo.
Poi riprese a ridere e prese in braccio la giovane che ancora piangeva per l’emozione e per l’ennesima volta la baciò.
  «Però, ho sentito dal discorso di prima che forse lo preferivi in versione bestiale, se vuoi-»
  «NO.» risposero insieme i due.
  «Ti amo.»
 
The End.




 
Grazie a tutti quelli che hanno letto e sono arrivati fin qui, 
spero vi sia piaciuta, 
alla prossima ♥

 
Sys.

 
 

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