Temporary

di AnnabethJackson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Goodbyes and Hellos ***
Capitolo 2: *** Welcome to Hell ***
Capitolo 3: *** Not so bad ***



Capitolo 1
*** Goodbyes and Hellos ***


Disclaimer:
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.'


Premessa:
Questa è la traduzione della soria “Temporary” su Fanfiction.net dell'autrice “ChildOfSea”. Il permesso mi è stato concordato dalla stessa autrice. (Per leggere la storia in inglese cliccare sul titolo). Tutte le vicende narrate sono solo e soltando sue.



 
Goodbyes and Hellos




Annabeth


I ricordi, felici o tristi che siano, sono tutti preziosi, quindi spero che siano cari anche a te. Questo è il posto dove tutto è iniziato, dove ti ho incontrato per la prima volta. Questo è il posto dove il nostro attuale amore è diventato reale. Dove una Sapientona come me ha incontrato una Testa d'Alghe come te. Questa è la nostra storia.






BRING! La campanella segnò la fine del mio ultimo anno alla Goode High e l'inizio ufficiale delle vacanze estive.
-Ehi, Annabeth!- chiamo qualcuno.
-Piper! Che succede?- chiesi.
Piper era una delle mie migliori amiche. Aveva gli occhi così belli che cambiavano colore, quindi ogni volta che sbatteva le palpebre loro assumevano una tonalità differente.
Aveva i capelli marroni ma tagliati in modo strano; sembrava che un bambino di due anni l'avesse aggredita con un paio di forbici infantili.
-Allora, cosa farai durante le vacanze?- chiese.
-Andrò a visitare Thalia all'ospedale.- risposi.
Conobbi Thalia quando avevo sette anni e subito divenne mia amica. Qualche anno prima ebbe un incidente e finì in coma. Sua madre era morta quando lei era piccola e suo padre si era risposato con una signora che io odiavo profondamente. Suo padre, un ricchissimo uomo che si poteva permettere tutte le fatture ospedaliere, continuava a sperare che Thalia si riprendesse. Questa era l'unica ragione per cui Thalia era rimasta in ospedale per così tanto tempo.
-Ehi, piccola, che succede?- chiese il mio ragazzo.
-Percy! Mi accompagni alla macchina?- gli chiesi. -Ciao, Piper!-


-Okay, se ne sono andati, ora puoi anche smetterla.- gli dissi.
-Bene.- rispose.
-Ricordamelo ti prego, perché stiamo fingendo di uscire assieme?- chiesi.


 
Ψ
 
-Ehi Chase! Devo parlarti.-
-Cosa vuoi Jackson? Sai che non posso sopportarti per molto tempo quindi cerca di fare in fretta.-
Lui fece scorrere le dita tra i capelli, come faceva quando era nervoso.
-Beh, ho bisogno che tu diventi la mia finta ragazza.-
-COSA? Perché io?- chiesi non capendo la sua strana richiesta.
-Perché secondo Silena, noi siamo il “Re” e la “Regina” della Goode... In più la nuava ragazza, Rachel, mi sta attaccata perché vuole uscire con me ed è stressante!- spiegò.
Guardai nei suoi occhi verdi, cercando di capire se mi stava prendendo in giro. Ma i suoi occhi erano sinceri, così decisi di credergli.
-E io cosa ci guadagno?-
-Beh, i ragazzi non ti chiederanno più di uscire il Venerdì sera, a meno che questo non ti piaccia...- disse alzando e abbassando le soppraciglia.
-Non insistere Jackson.-
-Inoltre sarebbe solo per le ore scolastiche, dopo potremmo tornare ad odiarci come sempre.-
Ci pensai per un po' prima di rispondere, -Bene, Percy Jakcson, sarò la tua finta ragazza ma sarà solo una cosa temporanea.-
Ψ


-Perchè hai una cotta segreta per me.- disse muovendo le soppracciglia.
-Primo, io non ho nessuna cotta per te, secondo, smettila di fare quella cosa con le soprracciglia! E' raccapricciante... E terzo, nel caso tu non lo sappia, la scuola è finita quindi il nostro temporaneo accordo romantico è finito. Non ho più bisogno della tua presenza nella mia vita, quindi addio Jakcson.- gli dissi prima di salire sulla mia macchina e andare via.


-Ciao papà, mi mancerai!- Dissi uscendo dalla macchina.
-Ciao tesoro, e chiamami se succede qualcosa, okay?- salutò, baciandomi su una guancia.
Ero tornata alla base della scala gerarchica scolastica. Stavo per iniziare il mio primo anno da matricola alla Olimpia University. Amavo quella scuola. Aveva uno dei migliori corsi per architetto di New York. L'unica cosa che non riuscivo a capire era il sistema dei dormitori. Non era un dormitorio solo femminile, o solo machile, ma era misto. Ogni piccolo appartemento era destinato ad un maschio e ad una femmina. Personalmente, pensavo che fosse stupido.
-Mi scusi, potrei avere il mio orario e la chiave della mia stanza?- chiesi alla signora della segreteria. -Mi chiamo Annabeth Chase.-
-Certo cara, dammi solo un secondo.- mi rispose.
-Annabeth!- sentii chiamare qualcuno prima di essere improgionata in un grande abbraccio.
-Piper!- dissi rispondendo all'abbraccio.
Mentre continuavamo a chiaccherare del più e del meno, la signora al banco chiamò il mio nome.
-Annabeth Chase? Benvenuta alla Olimpia University. Mi chiamo Hestia. Ecco qua, questo è il tuo orario delle lezioni, mentre questa è la chiave. Sei nella stanza 306 al terzo piano.- mi disse Hestia.
Piper mi strappò di mano il foglio con gli orari.
-Annabeth mi sei mancata molto, ma prima voglio vedere il tuo orario.-
Ridacchiai. -Prima di tutto, Piper, abbiamo passato praticamente tutta l'estate assieme. E poi, se vuoi impossessarti del mio foglio, prima fammi dare almeno un'occhiata.-

 
Chase, Annabeth
Stanza 306
Inglese – Prof. Apollo
Matematica – Prof.ssa Dobbs
Chimica – Prof. Hermes
Architettura – Prof.ssa Athena


-Bene, abbiamo tre lezioni assieme! Ho lezione di politica con mamma -cioè volevo dire Aphrodite!- disse Piper. -Comunque dov'è la tua stanza?-
Piper non l'avrebbe mai confessato, ma aveva sempre avuto un talento unico nel convincere le persone a darle ragione. Questo, in un futuro, poteva farla diventare un vero leader.
-306, tu?- dissi.
-110, credo che siano abbastanza vicine.- rispose Piper. -Comunque, andiamo a dare un'occhiata alle stanze. Come ti immagini il tuo compagno di stanza? Io spero che sia carino.-
-Non trattenere il respiro, Piper.- risi io.
Camminammo in direzione della nostra stanza, poi ci salutammo. Visto che avevamo la maggior parte dei corsi comuni l'avrei vista un sacco di volte. Arrivata nella mia stanza, mi guardai attorno e, dato che le lezioni sarebbero cominciate una settimana dopo, decisi di iniziare a decorare la mia camera.
-Ehi, potresti aprirmi? Hestia ti ha dato entrambe le chiavi e si è dimenticata di me.- gridò una voce bussando alla porta.
Abbassai la maniglia ma, dopo aver visto chi era il propietario della voce, mi pentii di averlo fatto. Okay, la voce era famigliare, ma insomma! Il destino doveva proprio odiarmi.
-Che ci fai qui Jackson? Questa è la mia stanza!-
Lui mi guardò torvo. -E' un piacere rivederti, Chase.- si asciugò il sudore dalla faccia. -Sembra che saremo compagni di stanza per i prossimi quattro anni, contenta?-








Spazio Ross:
Buona Domenica eroi! Allora parto col dire che questa è la quarta storia che traduco (mi sembra) ma la prima che pubblico nel fandom di Percy Jackson.
Se volete leggerla in inglese il link è all'inizio della storia (nella premessa) assieme al link dell'autrice.
La storia è completa ed è composta da ben 51 capitoli (quindi una cosa molto lunga e che mi terrà impegnata per molto tempo). Pubblicherò un capitolo alla settimana (più o meno) in base alla voglia, al tempo e sopratutto alla montagna di compiti che avrò.
Ho deciso di tradurre questa storia perché avevo bisogno di qualcosa da pubblicare durante l'assenza di ispirazione per le mie One Shot Percabettose (non vi preoccupate torneò presto con un altro disastro) e l'altra storia a quattro mani.
Come potete vedere il primo capitolo è corto e molto semplice, ma vi posso garantire che già dal prossimo si allungheà (notevolmente) è il contenuto sarà tre volte più interessante.
Spero di non aver fatto casini con la traduzione... nel caso segnalatemi qualsiasi cosa!
Spero inoltre che questa storia vi piacerà come è piaciuta a me. Per ora, basta.
Saluti,
Ross.


 

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Capitolo 2
*** Welcome to Hell ***


Disclaimer:
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.'


Premessa:
Questa è la traduzione della soria “Temporary” su Fanfiction.net dell'autrice “ChildOfSea”. Il permesso mi è stato concordato dalla stessa autrice. (Per leggere la storia in inglese cliccare sul titolo). Tutte le vicende narrate sono solo e soltando sue.





 
Welcome to Hell


Percy


-PERSEUS JACKSON!- urlò Annabeth dalla sua camera accompagnando le grida con un paio di imprecazioni in diverse lingue.
-Sono in cucina, tesoro.- le dissi. Quando entrò nella stanza dovetti appggiarmi al bancone per non cadere a terra dalla risate.
-Come hai potuto fare questo? Non sono più la tua piccola ragazza temporanea quindi non ti era permesso farlo.- disse.
-Beh, Annie... -
-Sono Annabeth.-
-Bene. Beh, Annabeth volevo svegliarti quindi l'ho fatto.- dissi come se fosse ovvio.
-Non dovevi!- rispose con un'espressione innocente e un falso sorriso.
-Beh, se non ricordo male sei stata tu la prima a dire che non mi avresti reso le cose facili e sei stata sempre tu a cominciare, giusto tesoro?-



 
Ψ
Avere Nico come compagno di stanza il quale russa come una motosega, potevo gestirlo. Stare con gli Stoll che rubavano le mie cose, potevo gestirlo. Ma avere come compagna di stanza una testa calda, intelligente, con cui avevo avuto un “rapporto temporaneo” di 4 anni? Era difficile.
Mentre mi avvicinavo alla reception e prendevo la mia roba, Hestia mi aveva detto che accidentalmente aveva dato entrambe le chiavi alla mia compagna. Quindi, quando ero arrivato nella stanza, il suo amorevole benvenuto (notare il sarcasmo) era stata dell'acqua schifosa in faccia. Saliva.
-Cosa ci fai qui, Jackson?- aveva chiesto lei. Potevo quasi sentire il veleno che trasudava dalle sue parole. Così feci quello che mi veniva più naturale in quel caso. Risposi con il sarcasmo.
-E' un piacere rivederti Chase,- avevo risposto mentre pulivo il mio viso dal suo sputo. -Sembra che saremo compagni di stanza per i prossimi quattro anni.-
La faccia che fece Annabeth fu impagabile. Se fossimo stati in un cartone animato, dalle sue orecchie sarebbe uscito del fumo e la mascella sarebbe finita a terra.
Come ero etrato nella stanza lei mi aveva fatto lo sgambetto, facendomi cadere di faccia.
-Bene, allora.- disse lei. -Dovresti davvero stare molto più attento Percy altrimenti ti potresti fare male. Oh, e se dobbiamo essere compagni di stanza, farei bene ad avvertirti che non ti renderò affatto le cose facili.-
Ψ




-Basta! Ne ho avuto abbastanza!-
-E dove pensi di andare Chase?-
-Non sono cose che ti riguardano, Jackson.- detto ciò, se ne andò sbattendo la porta della stanza dietro di sé.
Sorrisi, scuotendo la testa. Poi mi andai a preparare per incontare Beckendorf e suo fratello Leo per il pranzo.


-Ehi, ragazzi.- salutai i fratelli.
L'ultimo pensiero di chi li vedeva per la prima volta era che fossero fratelli.
Per farla breve, il loro padre, Efesto, incontrò la madre di Beckendorf e subito se ne innamorò. Si misero insieme ma quando, al loro primo anno di college, lei morì, lui rimase in lutto per un anno circa. Dopodiché incontrò la madre di Leo al corso di laurea per ingegneria che stava frequentando.
Sfortunatamente ella morì in un incendio avvenuto sul lavoro nel 2003.
-Ehi, dove andiamo? Perché sto morendo di fame, sai? Sono davvero affamato.- disse Leo saltellando ininterrottamente.
-Ha messo troppo zucchero nel caffè questa mattina.- spiegò Beckendorf per difendere il fratello.
-Beh, c'è un piccolo caffè aperto qui vicino. Possiamo andare lì.- suggerii io.
I fratelli si strinsero nelle spalle, io feci strada.
-Ehi, quella non è Annabeth?- indicò Leo.
Guardai nella direzione da lui indicata solo per vedere due teste bionde, una appartenente alla mia compagna di stanza e l'altra solo ed unico Luke Castellan.
Per quello che sapevo, Luke, Annabeth e mia cugina Thalia si conoscevano da tempo. Lui era più come un secondo fratello maggiore per Annabeth, il primo dopo il suo vero fratello, Malcom. Avevo sentito molte storie su mia cugina ma non l'avevo mai conosciuta perché durante la mia infanzia mio padre e mio zio avevano avuto una faida che li aveva portati ad evitarsi a tutti i costi. Dopo l'incidente Thalia entrò in coma, Annabeth se la cavò con una commozione celebrale, e Luke con le costole ammaccate e un braccio rotto. I due fratelli misero da parte le divergenze.
Da quello che mi aveva detto mamma, Thalia, Luke e Annabeth avevano avuto una piccola litigata con una banda e Thalia, capendo che la situazione si era fatta pericolosa, aveva distratto gli avversari permettendo a Luke e Annabeth di scappare.
Fortunatamente i soccorsi erano arrivati presto.
-Ehi, sai cosa drovemmo fare? Dovremmo spiarli!- gridò Leo facendosi sentire dai due.
-Come spia fai proprio schifo.- gli dissi mentre Beckendorf scuoteva la testa chiedendosi come potesse essere imparentato con Leo.
Quel ragazzo era davvero incredibile.
-Tu e Leo potete andare ad origliare le loro conversazioni mentre io vado ad ordinare facendo finta di non conoscervi.- disse Beckendorf scorrendo la lista del menù.
-Ehi, Annabeth!- disse Luke mentre la abbracciava. -Come ti sembra l'Olimpia?-
-E' fantastica, peccato che il mio compagno di stanza sia Jackson...- gli rispose.
Luke era la prima ed unica persona a cui Annabeth avesse raccontato del nostro falso fidanzamento, solo per evitare che mi picchiasse.
-Lui? Tra tutte le persone proprio lui?- si lamentò Luke giocando la carta del fratello maggiore.
-Si lo so. Non posso ancora crede che sia il cugino di Thalia...- disse lei.
Invece di avere lo stesso cognome come i nostri padri, avevamo preso il cognome da nubile delle nostre madri. Mentre i nostri padri sostenevano che così potevamo avere una vita “normale”, Nico era abbastanza sicuro che fosse solo per non sembrare imbarazzanti. Sapevo che Nico non andava molto d'accordo con il padre. Questo perché lo aveva sempre paragonato alla sorella maggiore, Bianca. Ma io sapevo che il mio voleva solo il meglio per me. Per un breve tempo avevo usato il cognome di mio padre ma, ben presto, avevo capito che senza di esso potevo avere dei veri amici.
Io e Leo rinunciammo a spiare Luke e Annabeth quando arrivò la nostra ordinazione. Dopo aver finito di mangiare notai che Annabeth non aveva ancora finito. Salutai i due fratelli e decidi di andare in camera a farmi una doccia per poi pensare ad una altro scherzo da fare ad Annabeth.
Finita la doccia mi vestii. Stavo per mettere la camicia quando mi venne in mente uno scherzo perfetto per Annabeth.
Uscii dal bagno con la camicia ancora in mano ma la lascia cadere a terra quando vidi Drew seduta sul mio divano.
-Che ci fai qui?- chiesi sopprimendo un brivido.
Era seduta con le gambe accavallate e si stava mettendo il rossetto.
Mi domandai se il suo abbigliamento fosse casual oppure se si stava preparando per andare in piscina. Indossava un top di pelle che le arrivava appena sopra l'ombelico. Una mini, mini, mini gonna assieme a quella che sembrava una rete da pesca le “copriva” le gambe. Il tutto abbinato a degli stivali che le arrivavano al ginocchio.
-Secondo te?- disse facendo le fusa. Questa volta rabbrividii veramente.
-Sono venuta a trovarti, ovvio.- mi si avvicinò lentamente.
-Come hai fatto ad entrare?- le chiesi facendo un passo indietro.
-Ho i miei segreti...- poi mi attaccò, ma non con un'arma o roba simile. Fece qualcosa di molto peggio. Si avventò sulle mie labbra mentre io rimasi congelato sul posto, con gli occhi spalancati e in stato di shock.
Quando finalmente riuscii a riprendermi mi resi conto di essere sul divano. Cercai di spingerla via, ma malgrado fosse una ragazza piccola era molto forte.
Proprio mentre stavo per respingerla di nuovo, la porta si aprì e Annabeth entrò. Anche lei sembrò shockata per un po', ma per fortuna si riprese alla svelta.
-Dovete proprio stare qui?- chiese gesticolando in direzione del soggiorno. Grazie al cielo questo fece staccare Draw dalla mia bocca. Si voltò verso Annabeth.
Volevo ringraziarla ma al momento avevo un certo orgoglio da rispettare.
-Hai qualche problema Chase?- le chiesi alzando un sopracciglio. Ma, a differenza di come volevo sembrare, il mio tono non sembrava affatto arrabbiato, il che era un male perché non volevo farle capire che mi aveva fatto un favore.
-Si ce l'ho. Visto che dobbiamo condividere il soggiorno mi farebbe piacere se portassi la tua amichetta nella tua camera.- disse come se stesse parlando con un bambino di tre anni.
-Sai tesoro,- si intromise Draw con un finto tono da brava ragazza. -Essere gelosi va bene, insomma è il tuo ex-ragazzo. Non riesco proprio a capire come hai potuto scaricare tutto questo.- disse mentre faceva scorrere la sua mano sul mio busto. Mi irrigidii.
-Beh tesoro,- la derise Annabeth facendo il verso. -Non mi dispiace affatto averlo scaricato e ora, se non vi dispiace, me ne vado.- disse indicando la porta.
Draw le lanciò un'ultima occhiataccia prima di andarsene.
-Perché devi rovinare sempre tutto?- mi lamentai anche se le ero molto grato.
-Se lo vuoi sapere,- rispose gettandomi la camicia che era caduta a terra. -Mi ha reso la vita miserabile, il che è grave!- andò in camera sua sbattendo la porta dietro di sé.
Stavo per andare in camera mia in uno stato di trance quando venni bloccato da un urlo raccapricciante. Di Annabeth per l'esattezza. Corsi nella sua stanza. La signorina sono-troppo-cool-per-parlarti era in piedi sul suo letto.
-Jackson AIUTO!- urlò indicando qualcosa a terra.
Non potei fare a meno di ridere quando vidi quello che stava indicando.
La grande Annabeth Chase se ne stava rannicchiata sul suo letto urlando per un ragno.
-Ti aiuterò solo se me lo chiedi gentilmente.-
-Jackson non è il momento- urlò.
-Va bene, se non hai intenzione di usare le buone maniere io me ne vado.- cominciai a camminare lentamente verso la porta.
-Jackson ti prego aiutami!- disse nel panico.
-Non è abbastanza. Che ne dici di “Percy, eroe mio, ti prego salvami da quel brutto ragno!”- la presi in giro imitando una voce stridula.
-Neanche morta.- disse a denti stretti.
-Okay, allora io me ne vado.- e cominciai ancora a camminare in direzione della porta.
-Hai vinto! Percy, eroe mio, ti prego sbarazzati di quel ragno.- disse molto velocemente. Mi strinsi nelle spalle.
-Per questa volta può bastare.- calpestai il ragno.
-Grazie Percy.- mormorò sottovoce Annabeth. Lascia la stanza con un sorrisetto soddisfatto stampato in faccia.
Decisi di andare a rilassarmi sul divano quando ricevetti un messagio sul cellulare.

 
Festa. Stanza 1104.
Solo permatricole.
19.00


Pensai che non fosse una brutta idea.
-Ehi Annabeth! Ch ne dici di andare ad una festa?- gridai.
-Va bene!- mi gridò di rimando.
-Fatti bella per me!- urlai.
-Percy!- esclamò lei, ma non sembrava arrabbiata, sembrava... imbarazzata. Ebbene, dopo il piccolo incidente del ragno la signorina aveva iniziato a chiamarmi per nome. Era così che si faceva tra amici? O tra conoscenti? Pensai che forse era arrivato il momento di conoscere la mia “fidanzata” con cui ero stato per 4 anni un po' meglio.
E la festa sarebbe stato un ottimo posto dove iniziare.




Spazio Ross:
'Giorno!
Questo secondo capitolo è un po' più lungo del precedente... spero vi sia piaciuto :) (ovvero spero di averlo tradotto bene). Allora, che ne pensate? Percy che decide di conoscere meglio Annabeth... che succederà alla festa (u.u molte cose)?
Vi informo che ho pubblicato il primo capitolo anche di un'altra storia tradotta (che ho amato leggere). Se volete passare a dare un'occhiata ecco qua il link: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2417063&i=1 (è un'altra Percabeth, ma i protagonisti sono un po' più grandi e con prole, ma non vi rivelo altro u.u).
Alla prossima
Ross.

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Capitolo 3
*** Not so bad ***


Disclaimer:
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.'


Premessa:
Questa è la traduzione della soria “Temporary” su Fanfiction.net dell'autrice “ChildOfSea”. Il permesso mi è stato concordato dalla stessa autrice. (Per leggere la storia in inglese cliccare sul titolo). Tutte le vicende narrate sono solo e soltando sue.



 
Not so bad




Annabeth


Non volevo dare a Percy la soddisfazione di aver vinto, ma avevo veramente voglia di indossare qualcosa di bello per la festa. Alla fine, però, il mio orgoglio ebbe la meglio. Indossai la mia maglietta oversize preferita e un paio di pantaloncini di jeans. La maglietta aveva disegnato un gufo gigante sul davanti.
Per quanto odiassi ammetterlo, Percy era davvero bello. Ma piuttosto che confessarlo avrei preferito vomitare. Aveva indossato una maglietta arancione con la scritta “Camp Half-Blood” che metteva in risalto i muscoli delle braccia, sotto un paio di jeans. Semplice ma allo stesso tempo un combinamento perfetto.
-Non sei male, Chase.- disse Percy.
-Stai cercando di provarci con me, Jackson?- gli chiesi.
-Nei tuoi sogni Chase! Ma so che ti piace quello che vedi.- disse indicando sé stesso.
Io alzai semplicemente gli occhi al cielo.
-Contaci. Dai, è ora di andare.-




-Benvenuti alla fest...- non riuscì a finire la frase perché la interruppì.
-KATIE!- urlai stringendola in un grosso abbraccio. -Non ti ho più visto dopo che te ne sei andata in terza superiore. Che ci fai qua? Chi è il tuo compagno di stanza?-
-ANNABETH! Mi dispiace se non ti ho più contattato. Sono stata troppo impegnata a cercare in ogni modo di entrare in questa scuola. Comunque, il mio compagno di stanza è lì.- Katie indicò una coppia di... gemelli?
-Prima che tu lo chieda, non sono gemelli. Il più alto è il mio compagno di stanza, Travis, mentra il più basso è suo fratello minore, Connor Stoll. Hanno 9 mesi di differenza. Quando sei vicina a loro stai attenta ai tuoi oggetti personali...- Sussurrò l'ultima parte. -Comunque vieni con me, Piper è arrivata poco fa.-
-Grazie.- e mi diressi nella sua direzione.
Ebbi una divertente chiacchierata con Piper e cercai di recuperare il tempo perso con Katie finché entrambe non se ne andarono. Fu in quel momento che finalmente ebbi il tempo per guardarmi attorno e vedere chi c'era alla festa. Un gruppo di ragazzi vestiti in modo strano stavano vicino a me ma li ignorai.
Vidi alcuni volti che conoscevo vagare per la stanza, come Will Solance e il suo fratellastro. Credevo che il suo nome fosse Michael Yew. Vidi il cugino di Thalia, Nico, poi Piper ballare con Jason, Katie urlare dietro a Travis -o era Connor?-. Drew ci stava provando con Dylan e Silena ballava con Beckendorf.
-Ciao bellezza.- disse una voce dietro di me. All'inizio pensai che fosse Percy ma, quando mi voltai, mi accorsi che era un ragazzo con una strana benda sull'occhio.
-Ciao.- dissi nervosamente.
-Mi chiamo Ethan, ma mi puoi chiamare “in qualsiasi momento”.- disse.
Risi mentalmente per quell'assurdità che aveva detto.
-Bene “in qualsiasi momento”, potresti per favore lasciarmi sola?-
-Andiamo zuccherino, lo so che mi vuoi! Forza, andiamo a ballare.- disse tirandomi per un braccio.
-No grazie- mi voltai per andarmene.
-Perché no?- chiese Ethan bloccandomi con il suo corpo.
Feci un passo indietro cercando di creare dello spazio tra noi, ma era una cosa un po' difficile se dietro c'era un muro.
-Allontanati da lei.- gridò qualcuno. Conoscevo quella voce! Era Percy. Non avrei mai pensato di poter essere felice di sentire la sua voce.
-Ah si? E tu chi saresti?- lo sfidò Ethan.
-Sono il suo ragazzo.- Percy mi si avvicinò e mise un braccio intorno alla mia vita attirandomi a sé. Era una cosa che non faceva da quando “uscivamo assieme”.
-Pft, come vuoi.- disse Ethan andandosene.
-Grazie.- mormorai.
Lui sorrise. -Nessun problema Chase. Ehi, stanno giocando ad obbligo e verità. Ti va di giocare?-
-Certo.-
Il cerchio comprendeva Percy, Piper, Nico, Jason, Silena, Beckendorf, Will, Katie, i fratelli Stoll ed io.
-Ooh, è il mio turno!- disse Silena. -Annabeth, obbligo o verità?-
Dato che era Silena, se sceglievo “verità”, probabilmente mi avrebbe chiesto qualcosa sulla mia vita sentimentale e il suo “obbligo” poteva non essere così male.
-Obbligo.- dissi con fiducia.
Fu come se mi avesse letto nella mente, sapeva che avrei scelto quello... Sul suo volto comparve uno sguardo malizioso degno dei fratelli Stoll.
-Ti sfido a chiamare Luke e a dirgli che sei incinta.- si zittì per un istante. -E che il bambino è di Percy.-
Avrei voluto dire qualcosa ma le parole non uscivano, così continuavo ad aprire e chiudere la bocca, come un pesce lesso. Percy invece aveva una faccia terrorizzata come se stesse pensando a come sarebbe stato ucciso da Luke, anche se quello era uno scherzo. Lanciai a Silena il mio miglior sguardo da “devo-proprio-farlo-?” e lei, in risposta, mi porse il telefono.
Composi il numero di Luke. Rispose al terzo squillo.
-Pronto?- chiese Luke.
-Ehi Luke! Sono Annabeth.-
-Ehi Annie, che succede? Com'è la festa?-
-Bella! Ma ti ho chiamato perché devo dirti una cosa... sonoincintadiPercy...-
-Potresti ripetere l'ultima parte, magari più lentamente?-
-Ho detto... che sono incinta di Percy.-
-COSA? DOV'È LUI? LO UCCIDO!- Luke era uscito di testa.
-LUKE!- urlai più forte.
-Cosa? Non provare a difenderlo! Se decidete di tenere questo bambino è meglio assicurarsi che lo alleviate bene! Come hai potuto essere così stupida, Annabeth?-
-LUKE! Era uno scherzo! Stiamo giocando ad obbligo o verità!-
-Oh... Ah ok, è così imbarazzante... Ma nel caso tu fossi incinta, vorrei essere il primo a saperlo e ad ucciderlo.-
-Umm, okay... Grazie Luke, scusami ancora. Ciao!- riattaccai.
-Bene, come è andata?- chiese Silena.
-In un primo momento voleva uccidere Percy, ma poi gli ho detto che era uno scherzo così si è calmato. Ma nel caso accadesse veramente ti ucciderebbe.- Percy deglutì e si fece piccolo piccolo.
-Ma che cosa dolce... Si è fatto tardi. Torniamo in stanza Annabeth?-
-Certo, ciao ragazzi!- Salutai il gruppo e me ne andai con Percy. Ci dirigemmo verso il dormitorio avvolti in un silenzio imbarazzante. Ad un certo punto lui decise di romperlo.
-Quindi, Luke mi vuole uccidere...- iniziò Percy.
Risi. -Non preoccuparti, gli ho detto che era uno scherzo.-
-Quindi continuerò a vivere?- ridacchio nervosamente.
-Si.- dissi prolungando la i prima di aggiungere: -Ma solo per ora. Comunque grazie di avermi salvato prima.-
-Nessun problema. Qundi cosa siamo?-
-Cosa intendi dire?-
-Beh, tutti pensano che noi stiamo assieme mentre, in realtà, non lo siamo... quindi possiamo definirci amici?- disse porgendomi la mano.
Ci pensai per un po' poi gli strinsi la mia. -Certo, amici.-
Forse la nostra amicizia non era così male.






Spazio traduttrice:
Sera gente :) È stata una settimana piuttosto impegnativa ma ha dato i suoi frutti... ho pure iniziato a scrivere una long tutta mia (*di cui vado molto fiera*). Ma questo non centra nulla con il capitolo *lasciatemi ciarlare e sarà la vostra fine*
Che ne pensate di questo capitolo?
Sfortunatamente devo avvertirvi che gli aggiornamenti di questa storia rallenteranno, e probabilmente pubblicherò un capitolo a settimana (se è una settimana abbastanza libera). Incolpate la scuola (e se riuscite bruciatela anche... avrete la mia riconoscenza infinita).
Grazie agli dei (in particolare a mia madre Atena cui ho rivolto molte preghiere) una santissima donna si è offerta di aiutarmi con la traduzione di questa storia (capitemi ho in corso un'altra traduzione, una storia mia, e i compiti/verifiche/interrogazioni)...
Okai, basta vi lascio. Meglio che vada a finire di studiare (settimana prossima sarà peggio del Tartaro).
Arevoire (si scrive così? Il mio francese è arruginito, se non è stato ancora cacciato dal mio cervello a calcio in chiul).
Annie (ho anche cambiato nickname ;*)
P.S. Vi linko anche l'altra mia traduzione (You've got mail).

 

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