Lumos and Nox- A Hogwarts Story

di eri_softballer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What lies ahead ***
Capitolo 2: *** New Faces ***
Capitolo 3: *** Quidditch qualifiers ***
Capitolo 4: *** Blood ***
Capitolo 5: *** Something in the dark ***



Capitolo 1
*** What lies ahead ***


John POV

-Ragazzi, per favore, muovetevi!-

La voce di mia madre riecheggia in tutta la casa, provocandomi in brivido innaturale. Sono ancora in bagno, in mutande, con una faccia a dir poco assonnata e la voglia di vivere di un suicida. Ma c’è una cosa che mi rende allegro: oggi partiremo per Hogwarts e inizierò il quinto anno. Per non dimenticare che sono stato eletto Prefetto della mia Casa. Mi sciacquo la faccia ed esco dal bagno e vedo Alice sfrecciare fuori dalla porta della sua stanza, già vestita e pronta per partire.

-Santo cielo, Jawn, muoviti. E’ la volta che tua madre ci appende sul tetto!- sibila, per poi guardare in direzione della mia stanza.-Ricordati di portare anche Kurt, altrimenti niente lettere a casa quest’anno.-

E detto questo scende i gradini velocemente, sicuramente per andare in sala dove si trova mamma. Passo una mano tra i capelli biondi e continuo ad osservare la figura della mia amica, magra come un chiodo, sparire dietro l’angolo. Entro in camera mia e sospiro, mentre le mani si allungano verso i jeans. E’ in quel momento, mentre saltello per mettermi i pantaloni, poso lo sguardo su una foto. L’abbiamo fatta l’ultimo giorno di scuola ed è fatta con una di quelle macchine fotografiche magiche, che mi ha regalato Harriet per il compleanno: siamo io, Alice e Sherlock, stretti in un abbraccio, mentre dietro di noi si vedono il Lago Nero e la Foresta Proibita. I miei due migliori amici sorridono-o almeno cercano di farlo- mentre io li stringo a me. Questo è uno dei motivi per cui adoro tornare a scuola: malgrado abbia la possibilità di vedere Alice tutti i giorni, la cosa non vale per Sherlock.
Sherlock è la mia persona, il migliore amico che possa desiderare. E’ più piccolo di me di due anni, ma ha un’intelligenza sopra la media. A volte mi fa veramente incazzare, ma non riuscirei a immaginare la mia vita ad Hogwarts senza le sue frasi acide, i suoi comportamenti insoliti o i suoi sorrisi sarcastici.
Finisco di vestirmi e, dopo aver preso la gabbietta dove sta il gufo di famiglia-Kurt- esco dalla stanza e mi lancio giù per le scale.

-Oh, era ora John!-esclama mia madre, spingendo sia me e Alice verso il garage.-Siete sempre i soliti! Insomma, lo sapete che non sono come Harriet con le Passaporte e la Metropolvere…ho solo una macchina, dannazione! E abbiamo mezz’ora di macchina fino a King’s Cross!-

Mamma era sempre la solita: tendeva sempre a fare del vittimismo sul fatto che fosse l’unica della famiglia a non avere dei poteri magici. Mamma infatti è una maganò, l’unica della famiglia Watson.
Saliamo velocemente in macchina-fortunatamente Harriet ci aveva aiutati ieri a caricare i nostri bauli prima di partire per Hogwarts- e partiamo. Io e Alice viaggiamo nei sedili posteriori, mentre la gabbia di Kurt è appoggiata sul sedile posteriore. Mamma sembra più tranquilla, tanto che ora vedo un sorriso spuntarle sulle labbra.

-Ragazzi, vi va se metto un po’ di musica?- chiede mamma, guardandoci dallo specchietto retrovisore.

Annuiamo e l’abitacolo viene sommerso dalla voce del dj che parla di cose a caso, per poi mettere “Last Friday Night” di Katy Perry. Musica un po’ trash, ma sempre meglio che sentire Justin Bieber. Guardo accanto a me e vedo Alice muovere le labbra, come se stesse cantando, tuttavia non esce un suono dalle sue labbra.

Alice vive con noi da quasi tre anni. E’ una Nata Babbana, e mia madre si è presa l’onere di tenerla con noi. Ricordo ancora com’è iniziato tutto: mamma lavora per i servizi sociali e ogni tanto fa delle capatine negli orfanotrofi per controllarne lo stato. Mi ha raccontato che quel giorno, mentre ispezionava le camerate, un grosso gufo grigio è entrato dalla finestra aperta e ha appoggiato una lettera su un letto lì vicino. Mia madre l’avrebbe riconosciuta ovunque: era la stessa che aveva ricevuto suo fratello, Harriet e infine io, che ai tempi frequentavo il terzo anno. Alice l’aveva letta ad alta voce e aveva scatenato il panico tra i bambini, che continuavano a chiamarla strega, e anche tra le proprietarie dell’istituto. Da quello che sapeva ci erano voluti un casino di Obliviatori per rimettere tutto a posto. Mamma aveva deciso che, per il momento, l’unica decisione possibile era quella di tenerla con noi finchè non avrebbero trovato un nuovo tutore. Alla fine, il tutore di Alice è diventata lei.

Quando arriviamo alla stazione incontriamo il primo e vero ostacolo nello scaricare i bauli dalla macchina: mamma ha problemi alla schiena e Alice è scheletrica, e ho paura che si faccia male. Tuttavia io e lei riusciamo a fare qualcosa, coscienti che saranno gli addetti a caricare i bauli sul treno. Appoggio la gabbia di Kurt sopra i bauli e partiamo, cercando di evitare il mare di persone che inondano la stazione. Attraversiamo il muro e ci troviamo finalmente nel binario nove e tre quarti.
C’è chi saluta i propri genitori, chi mostra il suo animale agli amici con fare fiero, chi si abbraccia, chi si bacia. Continuo a spingere il carrello, finchè non devo una figura a me famigliare dirigersi verso di me. Spalanco gli occhi, mentre sul viso mi appare un sorriso. Il cuore mi batte all’impazzata.

-Sherlock!-

Lo abbraccio forte e sento il corpo magro del mio migliore amico sussultare, come se non si aspettasse una reazione del genere da parte mia. Dopo due secondi, sento le sue braccia avvolgermi. Mi sento finalmente a casa.
 
Alice POV

John abbandona il carrello, per poi buttarsi addosso a Sherlock, stringendolo in un abbraccio quasi disperato. E’ tutta l’estate che continua a dirmi quanto gli manchi Sherlock, di quanto non veda l’ora di vederlo…sembra quasi una ragazzina innamorata. Storco appena le labbra e sento la signora Watson accarezzarmi i capelli con dolcezza. Malgrado odi il contatto fisico, la lascio fare: senza di lei starei vagando nel buio. E’ la mia salvezza. Per questo posso stringere i denti e ignorare.

-Tesoro, va pure a salutare il suo amico. Ci penso io.-mi dice, spingendomi delicatamente verso Sherlock.

Mi avvicino ai due, che nel frattempo hanno sciolto l’abbraccio e mi trovo ad osservare il compagno di Casa. Sherlock ha la mia età, e ci siamo conosciuti perché nessuno dei due è incline ai rapporti sociali ma lo è molto nello studio. Alla fine abbiamo iniziato a studiare insieme. Sherlock è bello, molto bello: ha i capelli scuri, indomabili, e degli occhi azzurri che ti guardano l’anima.
Ci osserviamo per qualche secondo, senza dire nulla, finchè non sento le sue mani gelide avvolgermi e non vengo stretta in un abbraccio impacciato.

-Un po’ imbarazzante, Holmes.-sussurro sul suo orecchio, senza ricambiare.

Si stacca leggermente, guardandomi con quella sua solita faccia da schiaffi.

-E’ imbarazzante solo perché tu vuoi che lo sia, Cross.-dice, divertito, per poi lasciarmi.-Se Mycroft dovesse chiedervi se è dimagrito, ditegli che è ingrassato.-

Osservo il fratello di Sherlock avvicinarsi. Mycroft è effettivamente dimagrito, forse merito di una delle sue continue diete, che puntualmente andrà a puttane nel momento stesso in cui vedrà le pietanze nella Sala Grande. Non che avesse mai avuto bisogno di dimagrire, ma a quanto pare è fissato. Il maggiore degli Holmes ci osserva, passandosi una mano tra i capelli rossicci pettinati con cura.

-Buongiorno John. Alice. –ci saluta, freddamente- Immagino sappiate che sono diventato Caposcuola.-
-Non aspettavi altro per tirartela, vero?- chiede Sherlock, roteando gli occhi.
-Ho solo informato i tuoi amici. John, ho sentito che sei diventato Prefetto. Congratulazioni.-quindi mi guarda, come se mi stesse scannerizzando.-Non ti pare che quei pantaloncini siano un po’ troppo corti?-

Porto le mani sull’orlo degli shorts di jeans, sentendomi appena in imbarazzo. Ricambio lo sguardo di Mycroft, per poi schioccare la lingua sul palato.

-Almeno io non ho le gambe come due prosciutti e posso permettermelo, caro.-

Lo vedo sbiancare e Sherlock ammicca in mia direzione, come a dirmi che ho fatto un buon lavoro. John mi osserva, come se volesse sgridarmi. Lo ignoro completamente.

-Vi consiglio di salire, il treno parte tra poco.-ci liquida Mycroft, gelidamente, per poi salire sul treno.

Sherlock lo segue e io e John andiamo a salutare la signora Watson. Dopo averci augurato un buon anno e averci velatamente minacciato di fare brutte cose se non ci fossimo comportati bene, saliamo anche noi sul treno. Vediamo che Sherlock ci ha aspettati e lo seguiamo, alla disperata ricerca di uno scompartimento vuoto. Riusciamo a trovarne uno e ci accomodiamo: io e Sherlock siamo l’uno davanti all’altro, accanto al finestrino, mentre John siede accanto a me.

-Come sono andate le vacanze?-chiede Sherlock, appena John chiude la porta dello scompartimento.
-Bene. Io e Alice siamo stati nel Sussex a casa dello zio.-spiega John, lanciandomi un’occhiata- Ci siamo esercitati tantissimo a Quidditch insieme ai vicini. Quest’anno non ci batterà nessuno!-
-Non oso pensare quando ci sarà la partita Tassorosso contro Corvonero.-mormoro, guardando fuori dalla finestra. Il treno è finalmente in movimento.
-Beh, non passerà nessuna Pluffa! Poi sarai te a dovertela vedere con il nostro Cercatore.- continua John.
-Quidditch? Noioso.-ci liquida Sherlock-Alice, cosa hai scelto come materia facoltativa?-
-Rune Antiche.-
-Come me. Prevedibile.-
-Perché sarei prevedibile?-
-Divinazione è una materia troppo stupida per una come te, consideri Aritmanzia una materia simile a Divinazione, ma leggermente più complicata, non faresti mai Cura delle Creature Magiche e, soprattutto, non vorresti mai studiare Babbanologia, dal momento che vuoi dimenticare la tua vita babbana.-dice Sherlock, senza quasi prendere fiato.
-Non ti sopporto quando fa così…ma come sempre hai ragione.- replico.
-Non è una novità…-continua, per poi tirare fuori un pacchetto dalla tasca del cappotto e lanciarlo a John.-Sono gelatine Tuttigusti +1. Non ringraziarmi.-
-Oh! Sono mesi che sogno di mangiarne!-esclama John, per poi aprire il pacchetto e ficcarne subito una in bocca.

Sento la porta dello scompartimento aprirsi e mi volto. Vedo il viso sorridente di Rouge e la saluto con un cenno del capo. I rapporti tra me e Rouge sono del tutto particolari: è una Serpe del sesto anno, e ci siamo conosciute in una sessione punitiva da parte dell’ex insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Abbiamo iniziato a parlare e abbiamo “legato”, per quanto due persone completamente diverse possano farlo. Sherlock le scocca un’occhiata, per poi mettersi a leggere un libro, mentre John le rivolge un mezzo sorriso e continua a mangiare.

-Ciao, tesoro!-esclama Rouge, sorridendomi-Come stai?-
-Ciao. Tutto bene, non vedo l’ora di arrivare a scuola.- rispondo.
-Anch’io!-
-Stai cercando uno scompartimento?-
-Sì, ma non sono da sola…sono con altre Serpi.-
-Ehi, Rouge! Con chi stai parlando?-

Una voce sconosciuta interrompe il nostro dialogo e poi lo vedo: capelli neri, occhi scuri e profondi, grandi come quelli di un bambino. Sento il cuore battermi dolorosamente nel petto, mentre un sentimento si fa largo dentro di me. Paura. Perché mai Alice Cross, la ragazza di ghiaccio-così mi chiamano i ragazzi del mio anno-dovrebbe avere paura di un ragazzo? Perché la sua fama lo precede- una bruttissima fama. Il ragazzo che mi osserva sorridendo è James Moriarty.
 
Jim POV

Inizia un altro anno. Sono appena salito sul treno, e sono già certo che sarà un altro anno noioso. In fondo, la magia è noiosa: sempre le stesse cose, gli stessi movimenti,le stesse parole, la solita routine. E io sono una persona che si annoia facilmente, se non viene stimolata. Mentre cammino lungo il corridoio del treno per Hogwarts, sento il treno iniziare a muoversi. Oh, quanto avrei voluto frequentare Hogwarts al tempo della Battaglia contro il Signore Oscuro! Sarebbe stato tutto così…divertente!
Apro la porta per spostarmi in un’altra carrozza, quando vedo uno dei miei compagni di Casa in lontananza: è Shadow. Riconoscerei ovunque il suo taglio di capelli orrendo e i suoi vestiti completamente fuori moda. Per non parlare del fatto che lui sia un Nato Babbano. Cosa ci si può aspettare da uno così?

-Ciao, Shadow.- lo saluto.

Lui si volta e mi guarda, con la sua solita aria triste e-in parte- irritata. E’ così dal primo giorno di scuola per primo anno. E ormai ci conosciamo da sei anni. Insomma, vi immaginate sei anni così? NOIOSO!

-Ciao, Jim.- mi saluta.
-Stai cercando uno scompartimento libero,veeeroo?-
-Sì, Rouge è andata in avanscoperta. Io mi sono fermato un attimo per prendere una Cioccorana.-alza la mano mostrandomi una figurina- Amarillo Lestoat. Ne ho almeno tre o quattro. La vuoi?-
-No, grazie. La raggiungiamo? Che ne dici?-
Camminiamo per almeno un’altra carrozza, finchè non sentiamo la voce di Rouge provenire da uno degli scompartimenti. Un’altra voce le risponde: una voce di ragazza, che oserei definire dolce, anche se parla con tono annoiato.
-Sì, ma non sono da sola…sono con delle altre Serpi.-dice Rouge, e in quel momento io e Shadow facciamo -la nostra entrata in scena.
-Ehi, Rouge! Con chi stai parlando?-

Guardo all’interno dello scompartimento e vedo tre figure, oltre a quella di Rouge. La prima è John Watson, di Tassorosso, intento a mangiare delle gelatine tutti gusti +1; la seconda è il più piccolo degli Holmes, Sherlock, che appena mi vede stringe il libro che ha in mano con rabbia e sdegno; la terza è una figura a me sconosciuta:  pelle bianchissima e perfetta, come quella di una bambola di porcellana, occhi grandi e dorati, capelli rossi e appena spettinati, espressione sorpresa e terrorizzata.
A quanto pare la mia fama mi precede: dicono di tutto su di me; alcune cose sono vere, altre sono delle storielle che non so neanche come abbiano fatto a venire loro in mente. Dicono che io abbia abusato di ragazze: sbagliato, erano tutte consenzienti e ben felici di finire sotto le mie grinfie. Dicono che abbia rubato: vero, tutto vero, anche se affermano che io abbia rubato i gioielli della Corona. Storielle. Ah, dicono anche che io abbia ucciso: nessun essere umano, neanche una creatura magica. Solo stupidi GATTI. A quanto pare la bestia non fa così paura, hmmmh? Ma a quanto pare non lo sanno. No, nessuno sa.

-Ma ciao a tuuuutti!-esclamo, alzando le braccia al cielo, come una diva.-Cosa sono quei musi lunghi, hmmm? Non siete contenti di vedermi?- guardo la ragazza con i capelli rossi, e mi avvicino a lei-Ciao,bambina.-

Il suo sguardo impaurito si trasforma in un’espressione contrita. Sembra quasi una bambina: quanti anni avrà? L’età di Sherlock Holmes, o forse un anno in meno. Le faccio un sorriso affabile, ma intercetto l’occhiata di Rouge: sembra una madre che protegge il suo piccolo. La ignoro e mi avvicino un po’ di più alla rossa.

-Oh oh oh! A quanto pare mamma e papà non ti hanno insegnato che si risponde al saluto? Come ti chiami, bambina?- chiedo.
-Per prima cosa non ho i genitori, re del ritardo mentale.-dice, piccata- E poi mi chiamo Alice. Alice Cross.-
-Vedo che qui siamo un po’ acidelli, Alice.-
-Va a cagare.-

Quella ragazzina spara insulti con una naturalezza quasi inumana. E i suoi occhi-oh, i suoi occhi!- sono così seri, che non dovrebbero appartenere neanche a una ragazza così giovane. Sembra averne passate tante, e che usi la faccia dura solo per proteggersi.

-Alice, perché non andiamo a cambiarci?-propone Rouge, con urgenza, lanciandole un’occhiata.
-La migliore idea della giornata.-dice Alice, alzandosi rapidamente.

Le due ragazze si allontanano, e io le guardo camminare di fretta. Sul viso mi spunta un sorrisetto. Mi sbagliavo, quest’anno sarà decisamente interessante.

Dodgeball POV

Ho una paura terribile. E non sono nemmeno l’unico. Siamo decine qui, decine di undicenni in divisa nera  ammassati nel’atrio di una scuola in cui non siamo mai entrati. E’ vero che la maggior parte di noi avrà genitori e fratelli o sorelle più grandi che hanno studiato qui, ma non ci si può sempre fidare di loro. Quando ero piccolo mio fratello Silver mi raccontava che si arriva a scuola a cavallo di draghi, e qualcuno ha visto un drago oggi?

Comunque, sono qui. Mi chiamo Dodgeball Whitness e sono appena arrivato alla “Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”. Fra poco io e gli altri del primo anno dovremo partecipare alla cerimonia dello smistamento, e  sembra che nessuno sappia cosa voglia dire. Neanch’io, se è per questo. Però alcuni degli altri ragazzi si conoscono già fra di loro e parlano e cercano di farsi coraggio a vicenda, mentre io non ho mai incontrato un mago o una strega della mia età, e sul treno non ho fatto altro che stare in un angolo dello scompartimento dove c’erano mio fratello e i suoi amici, che sono tutti più grandi di me. E sulle barchette che ci hanno portato fin qui attraverso il lago eravamo tutti impegnati a cercare di non cadere in acqua (tra l’altro, uno ci è caduto davvero: era talmente sorpreso di vedere la scuola che non ci è stato attento).

Finalmente una porta si apre e un uomo con corti capelli ramati e l’aria da matto da legare (non so perché è la mia prima impressione, ma così a vederlo non sarebbe fuori posto in un manicomio) entra e si ferma davanti a noi, rivolgendoci un largo sorriso.
-Salve! Benvenuti al vostro primo anno a Hogwarts!  Ora vi porterò in Sala Grande, dove avrà luogo la vostra cerimonia dello smistamento, in cui saprete a quale Casa apparterrete d’ora in avanti. Seguitemi! – E così dicendo si volta, pronto a tornare da dov’è venuto.
-Mi….mi scusi, signore…- Balbetta coraggiosamente una ragazzina in prima fila. – Ma lei…lei chi è?-
-Io? – Ripete l’uomo, guardandoci sorpreso. – Io sono il professor John Smith, insegnante di Incantesimi e vicepreside di Hogwarts. E ora, bando alle ciance. Allons-y!-

Avevo ragione, è matto.  Ma siamo costretti a seguirlo, ora più preoccupati di prima. Attraversiamo la porta da cui è arrivato e rimaniamo tutti a bocca aperta. La Sala non è solo grande, è enorme. Ci sono quattro lunghissime tavolate,  credo quelle delle quattro Case, e in fondo un’altra piena di adulti. E’ illuminata da centinaia di candele e sul soffitto…Restiamo tutti col naso per aria a guardarlo. E’ identico al cielo che c’è fuori, blu notte e pieno di stelle, ma non può essere davvero il cielo, dev’essere una magia. Insomma, una stanza fantastica. Non so neanche dove guardare.
Tutti gli studenti ci stanno fissando. Posso sprofondare? Non posso neanche mimetizzarmi fra gli altri della mia età, sono più alto della maggior parte di loro. Per fortuna riconosco la massa di capelli argentati e gli occhi gialli (uguali ai miei:praticamente, a parte l’altezza, siamo identici)  di mio fratello in mezzo alla folla,al tavolo di Grifondoro, e lui mi fa un cenno di incoraggiamento. Io rispondo con un sorriso, ma un movimento più avanti mi fa voltare.
Non ci eravamo nemmeno accorti che il professor Smith era sparito, e ora è già tornato con uno sgabello su cui è appoggiato un cappello da mago distrutto e un rotolo di pergamena. Posa lo sgabello a terra, e poi all’improvviso uno strappo del cappello si allarga e quello comincia a cantare. Sì, a cantare.
Non riesco a capire cosa sta cantando, mi fischiano le orecchie, è successo praticamente di tutto oggi. Capisco solo che la canzone parla di quattro maghi che non sapevano come dividersi la scuola o qualcosa del genere, finché quell’oggetto non tace e gli altri studenti applaudono.

Poi Smith srotola la pergamena e dice ad alta voce: - Quando chiamo il vostro nome, venite avanti e il Cappello Parlante vi smisterà nelle Case. Abercrombie, Mary!-

Allora di questo si tratta! Circolavano storie su sfide magiche e prove di forza per gli studenti del primo anno, ma se dobbiamo soltanto usare quel Cappello…Tiro un sospiro di sollievo mentre Mary Abercrombie se lo infila. Qualche secondo e poi lo strappo nel Cappello si allarga di nuovo e grida –Grifondoro!
Il tavolo di Silver scoppia in un applauso mentre Mary li raggiunge, e l’elenco prosegue. Incrocio le dita. Voglio finire anch’io a Grifondoro, con mio fratello. Non so come sarebbe stare in una Casa diversa. Silver mi ha spiegato pressappoco come sono divisi gli studenti: i Grifoni sono quelli coraggiosi, in Corvonero ci sono i più intelligenti, in Tassorosso quelli che più o meno se la cavno e in Serpeverde…le carogne.
Come prevedibile, sono l’ultimo dell’elenco, ed è una cosa odiosa. Tutti quanti non vedono l’ora che lo Smistamento finisca e quindi ho l’attenzione  dell’intera scuola addosso.
-Whitness, Dodgeball!-

Risate, un sacco di risate. Lo sapevo. Perché non mi hanno dato un nome normale, accidenti! Raggiungo lo sgabello quasi di corsa e mi infilò il Cappello fin sotto le orecchie, sperando di non sentirle più.

Il Cappello non urla solo, parla anche con sé stesso. Lo sento che rimugina su dove smistarmi, e mi fa diventare pazzo. – Un buon cervello, vedo…e un’ottimismo quasi impossibile…
Stringo il sedile dello sgabello, tanto che probabilmente mi pianto una tonnellata di schegge sotto le unghie. Passano i secondi e quel maledetto cappello continua a borbottare, fino a che non urla, assordandomi: - TASSOROSSO!
Riemergo da sotto la stoffa e mi precipito verso il tavolo dove ho visto che andavano gli altri smistati a Tassorosso. Loro applaudono, però sotto sotto sento ancora le risatine riguardo al mio nome. Beh, che ridano. Me ne importa meno che niente. Però volevo finire a Grifondoro con Silver.

Un ragazzo più grande, biondo e robusto, con una spilla da Prefetto sulla veste, mi sorride e mi fa spazio sulla panca di fianco a lui. – Non ascoltarli – mi sussurra quando mi siedo – smetteranno, prima o poi. Soprattutto quando fra sei o sette anni vedranno il nome che credono strano nella lista dei nuovi assunti al Ministero della Magia.

Sorrido anch’io. Forse non andrà tutto così male come è cominciato.

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Capitolo 2
*** New Faces ***


Silver POV
L’idea di avere Incantesimi come prima lezione dell’anno non è il massimo. Soprattutto se sono le sette e mezzo del mattino e il professore che dovrai incontrare fra tre quarti d’ora è Smith, che non è ancora stato rinchiuso in un manicomio solo perché è più furbo di quanto non si creda. E se hai un sonno assurdo, come me. 
Invece mio fratello è tutto allegro. Come sempre. Niente lo può scalfire, neanche la mattina presto. Entra e invece di andarsene al tavolo di Tassorosso, me lo vedo correre verso di me. Lo immaginavo. Ieri sera non siamo riusciti  a parlare, vorrà sfogare il suo entusiasmo.
-Come fai a essere così sveglio, Dodge? E’ troppo presto per chiunque.
-E’ tutto fantastico, Silver! Hai visto? Adesso ci sono anch’io!
-Ho visto, ho visto – dico arruffandogli i capelli. – Hai mandato Frodo a casa? – Frodo è il suo gufo. Non so da dove l’abbia pescato quel nome, e francamente non voglio saperlo. – Sai che mamma voleva sapere in che Casa saresti finito.
-Fatto ieri sera.
-Bravo. Ora vai a mangiare. – Ecco, Dodge, vai. Io voglio un bene dell’anima a mio fratello, intendiamoci, ma non mi va che i miei compagni pensino che sono la sua balia. Ha praticamente undici anni, mica tre.
Lui corre via e io sono libero di concentrarmi sul resto della Sala. Non sul mio tavolo, li conosco ormai praticamente tutti: soprattutto quelli che fanno più casino, tipo Sonic Powell e compagnia bella. Grazie a Dio non sono diventato prefetto, non sarebbe stato il massimo andare a rompergli il cazzo. Non siamo proprio amici, io e lui, ma è simpatico. Un po’ scassa palle, ogni tanto, e ha conquistato più punizioni lui che l’intera Casa di Grifondoro, anche se non lo espellerebbero mai. E’ l’eroe della squadra di Quidditch. Probabilmente è di questo che si sta vantando con quel paio di ragazzine del secondo anno che lo trovano bellissimo, per qualche misterioso motivo. Posso giurare di averne sentita una sospirare sui suoi “meravigliosi occhi verdi” e sui suoi “capelli color del mare”. Ugh.
Invece negli altri tavoli….ecco, già meglio. C’è un panorama migliore, soprattutto se si parla di ragazze. Quelle di Serpeverde non sono le più carine, a parte due o tre, a Tassorosso la situazione migliora già un po’ e al tavolo di Crovonero…Wow. Uno spettacolo. Ce n’è una con i capelli rossi che è carina, avrà un paio d’anni meno di me, ma sta imprecando come un tritone assassino, la sento fin da qui. E seduta al suo fianco…Wow. Wow e doppio wow.
C’è una ragazza che sta parlando con lei, con lunghi capelli viola raccolti in una coda e gli zigomi alti da asiatica, sormontati da due occhi giallo dorato. Fantastica. Come ho fatto a non notarla prima? Mi sporgo dalla sedia per vederla bene, è dall’altra parte della sala, cazzo.
All’improvviso un colpo alla testa mi riporta alla realtà. Mi giro, abbastanza scazzato. Il Sonic Powell di qui sopra ha avuto la geniale idea di tirarmi una mela. – Ehi, Whitness! – Mi grida. – Torna alla realtà!
Io sono un tipo calmo. Calmo e tranquillo. Non c’è motivo di arrabbiarsi. Raccolgo la mela da terra e gli lancio un sorriso sarcastico. – Sempre gentile, Powell. – Poi alzo il braccio con tutta l’intenzione di fargli un lancio da baseball dritto in faccia.
-Voi due potreste comportarvi da adulti? – La voce seccata che ci blocca è una che conosco molto bene. Mycroft Holmes. Il Prefetto perfetto…Ah già. Ora Caposcuola perfetto. Il secchione più secchione di tutta la Casa di Grifondoro, perennemente a dieta per perdere chili inesistenti. Gli rivolgo un largo sorriso, e so che Sonic sta facendo lo stesso. Nessuno da MAI  ascolto a lui.
-Scusa, Holmes. Non avevamo intenzione di irritarti. La prossima volta cercherò di tirarti una torta farcita, credo che ti farebbe più felice.
Lui diventa viola dalla rabbia trattenuta, e i miei compagni scoppiano a ridere.
Credo di essere sveglio, dopo questa.
 
Mycroft POV
 
Infantili. Un branco di ragazzini, non importa di quale anno siano. Me ne vado, penso che aspetterò la prima lezione in biblioteca. Anche se è triste lasciare a metà la torta di melassa.
E dire che la maggior parte degli studenti è così. Fracassoni e inconcludenti, a qualunque casa appartengano. Persino se sono dei Corvonero, come mio fratello e quella sua pessima amica, e dovrebbero essere i più intelligenti della scuola.
Voglio dire, Sherlock è intelligente. Ma ho il sospetto che quella…quella Alice lo stia rovinando. Sospetto che lo abbia fatto finire in più guai ancora di quanti non ne abbiano notati i professori. E’ una ragazza insolente e irrispettosa, ancora mi domando cosa ci trovi di interessante in lei.
Per fortuna la biblioteca è vuota e riesco a leggere in pace fino alla prima ora di lezione, Pozioni. L’insegnante, il professor Walker, è già nella sua aula nei sotterranei quando arrivo, nonostante sia uno dei primi. Ci guarda impassibile mentre prendiamo posto, serio fino alla punta dei capelli ricci che farebbero invidia a quelli di mio fratello. Somiglia a uno dei ritratti che ho visto nell’ufficio del Preside, a quanto pare anche lui un insegnate di Pozioni, solo con i capelli lisci e unti e un grosso naso.
Lui mi piace come professore. Si comporta in modo adeguato. Non come Smith, di Incantesimi, o Fraser, l’istruttore di volo. Loro non prendono sul serio nemmeno sé stessi, tantomeno le loro ore di lezione. Infatti tre quarti degli studenti li adorano. Cosa dicevo prima? Infantili.
Quando tutta la classe è entrata, Walker, senza una parola, alza la bacchetta e fa comparire sulla lavagna una serie di istruzioni.
-Oggi ci concentreremo sulla preparazione di una pozione molto conosciuta e molto utilizzata negli ambienti  del Ministero della Magia: il Veritaserum. Come studenti arrivati in prossimità dei M.A.G.O. , mi aspetto che siate in grado di prepararla senza combinare danni. Il procedimento e gli ingredienti sono sulla lavagna. Cominciate.
Alcuni intorno a me si scambiano occhiate preoccupate, ma a me non sembra un’impresa così difficile. Dopotutto, ho avuto ottimi voti in questa materia per gli scorsi sei anni. Così come in tutte le altre. E il fatto che sia una delle pozioni più usate nel Ministero della magia mi interessa molto, anche se non è quello il mio obiettivo. Io punto a diventare Corrispondente Magico al Ministero Babbano. Per questo seguo Babbanologia.
Mi concentro sul calderone. Chissà, forse se riesco a creare un buon Veritaserum posso far confessare a Sherlock se è innamorato di Alice Cross.

Sherlock POV

Ho dormito solo poche ore, tuttavia non mi sento male. Sono il primo ad alzarmi e a camminare per la stanza, alla ricerca della mia divisa. Passo una mano tra i capelli, mentre i miei compagni di stanza iniziano a rotolare-letteralmente-giù dai letti e fare casino. Esco dalla camerata, sistemandomi il maglione e vedo un ragazzino biondo del primo anno guardarmi attentamente, per poi zampettare verso di me.
-Sei Sherlock?-chiede lui, timido.
-Sono io.-rispondo, senza guardarlo.
-Oh, allora Alice Cross mi ha detto di dirti che lei è già in Sala Grande, e di non aspettarla.-
-Da quando usa i ragazzini come gufi?-
-C-Come?-
-Non importa.-
Mi allontano, senza degnare di un saluto al ragazzino. E’ un attimo scendere la lunga rampa di scale-che fortunatamente non si sposta- per poi arrivare nella Sala Grande. Vedo Alice e vado a sedermi accanto a lei, che stava scambiando due parole con un’altra ragazza della nostra Casa, una dei Prefetti…credo si chiami Blaze, non che la cosa mi importi molto. Alice è sempre stata così: malgrado abbia un carattere difficile e sia una persona assolutamente ingestibile, riesce a stringere dei rapporti con chiunque. C’è qualcosa in lei che ispira fiducia. Appena mi vede mi saluta con la mano e liquida Blaze con poche parole.
-Buongiorno, Sherlock. Certo che non sei proprio capace a farti il nodo della cravatta. Sono tre anni che mi tocca fartelo.-dice, allungando le mani verso il pezzo di stoffa e sistemandolo.
-E’ una cosa che trovo inutile da imparare.-sbotto, osservandola.
-Come il sistema solare?-
-Ci sono delle informazioni più importanti che hanno la priorità nella mia testa. E no, il sistema solare non è tra quelli.-faccio una pausa, mentre lei finisce di sistemarmi la cravatta. Con la coda nell’occhio vedo un ragazzino del primo anno di Tassorosso-quello con un nome abbastanza particolare- osservarci, ma ci bado poco.-Hai già mangiato?-
-Sì, tanto so che tu non mangi.-
-Corretto, ma una tazza di caffè me la concedo.-
Allungo la mano verso la tazza e la riempio di liquido nero, mentre Alice prende tra le mani un pezzo di briosche sbocconcellata che c’è sul suo piatto. La osservo attentamente: mancanza di appetito, occhi gonfi e lucidi, mani tremanti, respiro affaticato.
-Hai dormito?- chiedo, serio.-No, ne dubito. Cosa ti rende nervosa?- Alice si rifiuta di rispondermi, chiudendosi nel solito silenzio protettivo che usa come scudo. Avvicino il mio viso alla sua guancia, e ci appoggio sopra la punta del naso. Tre…due…uno…
-Smettila, Sherlock!-esclama, infastidita, spingendomi all’indietro. Avrebbe dovuto spingermi via con rabbia, invece è stata troppo controllata.-Ho avuto dei brutti sogni…-vedendo il mio sguardo insistente rotea gli occhi- su Moriarty, ok?-
-Ti spaventa così tanto?-
-Sei stato tu a farmi una testa grande come un paniere dicendo “Moriarty è pericoloso, non incrociare il suo sguardo, non parlargli, trattieni il fiato in sua presenza”-replica, piccata- Cosa dovrei fare? Immaginare che corra tra gli orsetti del cuore e gli arcobaleni?-
-Lo dico perché non voglio che tu ti faccia male.-
-Lo so.-Alice si alza, sistemandosi la gonna e la giacca della divisa- Faremo tardi per la lezione di Trasfigurazione.-
Mi alzo anche io e camminiamo insieme verso l’aula. Incrociamo John, che ci sorride dolcemente, mentre sfreccia verso l’esterno, dove si tengono le lezioni di Cura delle Creature Magiche. Abbiamo lezione con dei ragazzi di Grifondoro. Uno di questi saluta Alice, essendo uno dei giocatori di Quidditch. Powell, Sonic Powell. Credo che si chiami così.  Mentre io vado a prendere i posti, Alice viene fermata da Sonic e li vedo scambiarsi qualche frase, che riesco a sentire fino a qui. Sono le solite frasi di sfida che si scambiano i giocatori e, da quello che riesco a dedurre, quel ragazzo è competitivo fino alla morte.
Nel momento in cui Alice si dirige verso il posto accanto al mio, entra l’insegnante. Harriet Watson è la nostra insegnante di Trasfigurazione e sorella di John. Sono molto simili: stessi lineamenti del viso, stesso colore dei capelli e degli occhi e molte espressioni del viso identiche alle sue. Tuttavia, al contrario del fratello, non mi sopporta.
-Buongiorno e ben ritrovati!- saluta Harriet, facendo un sorriso- Beh, a quanto pare questa è la nostra prima lezione dell’anno! E come prima lezione dell’anno voglio insegnarvi un incantesimo per difendervi dai Pixie e dai Doxi che, come ben sapete, sono delle creaturine abbastanza rognose.-
Mentre parla, Harriet cammina avanti e indietro lungo il perimetro della classe, con fare nervoso.
-L’incantesimo che voglio insegnarvi oggi è Lapifors.- continua, prendendo la bacchetta dalla tasca della giacca- Non è un incantesimo complicato, non preoccupatevi. Con questo incantesimo potete trasformare piccoli oggetti e piccole creature magiche- come dicevo, i Pixie e i Doxi- in innocui e adorabili conigli. Vi faccio vedere.-
Harriet prende un calamaio e punta la bacchetta verso questo. Fa un respiro profondo e, dopo aver pronunciato con voce chiara e sicura “Lapifors”, il calamaio inizia a mutare, per poi prendere la forma di un coniglio, che zampetta in classe. Dopo aver lanciato un altro incantesimo, questa volta a bocca chiusa, il coniglio ritorna un semplice calamaio.
-Provate voi con gli oggetti che avete sul banco. Su, su!-esclama poi.
La classe inizia a chiacchierare, mentre si vedono tantissimi conigli spuntare dal nulla. Nel frattempo, Harriet passa tra i banchi, per controllare come facciamo la magia. La trovo così noiosa…insomma, ci sono almeno altri sette modi per combattere dei Pixie e dei Doxi, non vedo perché trasformarli in dei conigli. Guardo Alice, che sembra veramente concentrata. Le piacciono le lezioni di Trasfigurazione, e non è certamente un segreto che voglia diventare un Animagus. Solo che per poterlo fare deve allenarsi da morire. Sono sicuro che se la caverà.
-Ciao ragazzi!-ci saluta Harriet, appoggiandosi al banco di Alice- Tutto bene?-
Alice annuisce, e Harriet le scompiglia i capelli, con fare affettuoso. Quindi mi lancia un’occhiata un po’ fredda e distaccata. Non le piaccio da quando ho convinto per la prima volta suo fratello a seguirmi nella Foresta Proibita nel mezzo della notte e abbiamo incontrato i Centauri…esseri abbastanza antipatici, per niente inclini al dialogo.
-Holmes, fammi vedere come te la cavi.-
Prendo la bacchetta e la punto contro la mia piuma. La agito e, dopo aver pronunciato la parola magica, questa si trasforma in un coniglio. Guardo la professoressa Watson e la vedo annuire.
-Ottimo, nessuna sbavatura. Cinque punti a Corvonero.-afferma Harriet, per poi guardare Alice- Dai, ora prova tu.-
La rossa fa lo stesso, ma la Trasfigurazione non le riesce a pieno. Il suo coniglio, infatti, inizia a tossire l’inchiostro del calamaio che ha trasformato. Sul viso di Alice si legge il massimo sconforto, e intravedo del dispiacere sul viso della professoressa.
-Non importa, andrà meglio la prossima volta.-e dice Harriet, cercando di tirarla su di morale.
Alice non dice niente, e si limita ad annuire con una lentezza quasi disarmante. Lei non è il tipo che mostra troppo le sue emozioni, ma è assolutamente evidente la sua delusione.
Harriet ci congeda, essendo finita l’ora di lezione, e ci alziamo con rapidità, lasciandoci dietro gli altri Corvonero e i Grifondoro prima di chiunque altro. Riprendiamo le scale, per poi sparire dietro la porta del corridoio del terzo piano.

Tikal POV

La mia amica Amy continua a parlare e a parlare mentre ci dirigiamo a Difesa contro le Arti Oscure, ma non riesco ad ascoltarla. Tanto so qual è il suo argomento di conversazione. Sonic, Sonic e ancora Sonic. Ha una cotta per lui fin dal primo momento in cui l’ha visto. So che è bello, e atletico, e forte, eccetera, ma io mi sto stufando. E ho altro a cui pensare.
Ad esempio il professore di Difesa. Il Preside Robotnik (o come lo chiamano i ragazzi, “Eggman”) ci ha solo avvertito che ne avremmo avuto uno nuovo, il professor Malkavian, ma non lo abbiamo visto a cena né a colazione stamattina. Chissà che tipo è.
Io e Amy ci infiliamo nell’aula mentre suona la campanella e ci sediamo in un posto in terza fila, circondate dai nostri compagni di Grifondoro. Il professore ancora non si vede, così ci mettiamo a fare congetture su come possa essere.
-Malkavian…è un nome strano. Straniero – dico fra me.
-Oh, vedrai, sarà un russo grosso e antipatico che beve come un alcolista anonimo.
Ridiamo a bassa voce. – Buongiorno, ragazzi.
Una voce seria ci fa voltare tutti. E una volta girati, ammutoliamo tutti. Il professor Malkavian non è né grosso né molto russo ma….aaaaah.
E’ giovane e snello, con arruffati capelli castani e occhi scuri e profondi. E’ l’insegnante più attraente che abbia mai visto. Più attraente persino del professor Fraser, che mi piaceva l’anno scorso. E so che tutte intorno a me la pensano così.
Però ha anche un non so che di inquietante. E dire che pensavo che il più inquietante qui a scuola fosse il professor Saxon, quello che ci hanno presentato ieri sera. Non appena il preside ha detto il suo nome, è entrato in Sala Grande ballando e cantando una canzone, “I can’t decide”. Sì, quella canzone che fa “I can’t decide, whetever you should live or die….” Non proprio rassicurante, vero? E dovrebbe essere il direttore del coro e insegnante di musica. Io avevo intenzione di entrare nel coro, ma credo che aspetterò.
Comunque, torniamo al professor Malkavian. Al bel tenebroso Malkavian. Attraversa l’aula e si posiziona dietro la cattedra, sempre con gli occhi di tutte le studentesse addosso.
-Sono il professor Ivor Malkavian, il vostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure – comincia, sempre con lo stesso tono serio, in cui si avverte un lieve accento. – Ho intenzione di non alzare la voce durante le mie ore di lezione, quindi gradirei non sentire fracasso. Chiaro?
E chi fiata? Siamo tutti zitti e immobili. – Molto bene. Cominceremo dalla Teoria di Difesa. Aprite i vostri libri a pagina quindici e leggete il capitolo assegnato.
C’è un gran fruscio di libri estratti dalle cartelle e appoggiati sui banchi e poi tutti chiniamo la testa e cominciamo a leggere, anche se i miei occhi (e quelli di tutte le mie compagne) continuano ad alzarsi e a fissare l’insegnante, che ora sfoglia pigramente un libro appoggiato al muro. Com’è affascinante…
Mi sento spingere un gomito e poi un bigliettino di Amy mi finisce davanti agli occhi. “Me lo mangerei a colazione, pranzo, cena e spuntino! Perché i prof non sono tutti così? AR” Sogghigno.
-Signorina Edwards, mi porti quel biglietto.
Mi sale il cuore in gola sentendo il mio nome. Come ha fatto a vederlo? Mi alzo lentamente e glielo porto, cercando di non guardarlo troppo a lungo in faccia. Quando me lo toglie di mano, alzo la testa e lo vedo scorrere il foglietto con gli occhi e fare un mezzo sorriso.
- Ah davvero? Può andare. – Poi infila il foglio fra le pagine del libro e ricomincia a leggere come se niente fosse.
Questa sì che si chiama fortuna. Mi risiedo mentre Amy si sforza di trattenere le risatine, ma ho altro per la testa.
Credo che Difesa contro le Arti Oscure diventerà la mia materia preferita.
Avviso delle autrici:
io e la mia collega eritrophobia abbiamo deciso di comune accordo di NON accettare OC di altri autori in questa storia. Abbiamo già un numero considerevole di studenti e di insegnanti da gestire, per cui, a tutti quelli che ce l'hanno chiesto o avevano intenzione di chiedercelo, grazie, ma no.
A presto, sperando che apprezziate la storia
Kilian_Softballer_Ro

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Capitolo 3
*** Quidditch qualifiers ***


Sonic POV
Le mie mani scorrono sulla tazza del mio compagno di studio di Divinazione, anche lui appartenente alla squadra di Quidditch. Rimango a sguardo basso, in contemplazione delle foglie di thé . Alzo appena lo sguardo, il viso distorto in una smorfia di terrore.

-TU HAI IL GRAAAMO!-urlo, facendo quasi cadere il mio compagno di classe dalla sedia.

La professoressa e il resto della classe si voltano verso di me, mentre appoggio la schiena sulla sedia, scosso dalle risate. La Winchester, l’insegnante di trasfigurazione, una donna con i capelli rossi e lo sguardo di ghiaccio, si dirige verso di me. E’ la prima lezione di Divinazione dell’anno e potrei essere già sbattuto fuori dalla classe: c’è chi mi darebbe dell’idiota, ma io considero tutto ciò come una sorta di sfida. Voglio sfidare il primato e avere una punizione già dai primi giorni.

-Powell, giusto?-chiede l’insegnante, fissandomi con i suoi occhi azzurri.

Annuisco, e lei continua a fissarmi. Fa quasi paura. Mi fa cenno di passarle la tazza, e io mi trovo ad obbedire. Se la rigira tra le mani e guarda il mio compagno.

-Non hai il Gramo. Morirai comunque, prima o poi. Tutti sono nati per morire. Ma sicuramente non sarà per colpa del Gramo.-continua, con una serietà che riconosco solo in altre due persone: il giovane Holmes e la Cross. Quindi punta lo sguardo su di me- Anche se tutta la scuola ti porta in trionfo perché sei un mediocre giocatore di Quidditch, non significa che puoi comportarti come un moccioso insopportabile. Dieci punti in meno a Grifondoro.-

Per tutto il tempo ha tenuto un’espressione assolutamente indecifrabile e la voce piatta. Faceva quasi paura. Tuttavia la sua punizione non mi smuove minimamente. Insomma, io sono Sonic Powell! Cosa volete che siano dieci punti in meno? E poi non mi diranno nulla: io sono quello che fa punti alle partite , e senza di me sarebbero assolutamente persi. Lo sa anche la Watson e, sicuramente per spirito sportivo, non è mai andata oltre alle punizioni e alle decurtazioni dei punti della Casa.
Quando la Winchester ci congeda, arriva un momento che amo: le selezioni di Quidditch. Potrei fare tutto il pomeriggio a guardarle, anche se non devo stare per forza. Innanzitutto per conoscere i miei futuri compagni di squadra, e poi per conoscere i miei nemici. Infatti rimango sempre a guardare anche le selezioni delle altre squadre. Esco velocemente dall’aula, e incontro Knuckles, che cammina su per le scale con Tikal, una ragazza di Tassorosso che il mio compagno di squadra adora.

-Ehi, Mitchell!- urlo al ragazzo- Vieni a vedere le selezioni?-
-Sono impegnato! Il professor Twelve rompe già la scatole con le ricerche!- sbuffa, irritato- Come se a me importasse qualcosa dei Billywig!-
-Non importa, amico! Poi ti dico le novità!-

E scappo giù per le scale, in direzione del campo da Quidditch. Sugli spalti ci sono qualche ragazza urlante e degli altri ragazzi che, come me, sembrano interessati solo alle selezioni e non ai bei ragazzi che ci sono. Mi siedo di fianco a un mio compagno di squadra e mi limito ad osservare. Nella nostra squadra c’era bisogno di due nuovi Cacciatori e di un Battitore. Ovviamente nessuno supera me e Knuckles in bravura, ma credo che abbiamo trovato degli ottimi giocatori. Quest’anno non riusciranno neanche a passare. Le selezioni di Corvonero sono abbastanza sbrigative, e la cosa non mi sorprende: la persona da battere in quella squadra è la Cross, che in velocità e agilità è un mostro. Sarà anche una Nata Babbana, ma sembra nata con la scopa incorporata. Le selezioni più lunghe sono decisamente quelle di Tassorosso, e sono decisamente le più noiose. Al momento di quelle di Serpeverde, rimango visibilmente stupito: James Moriarty è riuscito a guadagnarsi il ruolo di Cercatore. Non avrei mai immaginato che quello lì sarebbe riuscito a farcela. Non ha proprio l’aria di uno sportivo, ma sulla scopa è una scheggia.
Sorrido.
Le partite di quest’anno saranno decisamente divertenti.

Knuckles POV

-Hai già conosciuto Malkavian?- chiede Tikal, facendomi un sorriso.

L’ho aspettata fuori dall’aula di Incantesimi, come sempre alla fine della giornata. Io e Tikal siamo amici da una vita: veniamo dallo stesso quartiere e i nostri genitori hanno frequentato Hogwarts insieme. Oltre ai ragazzi della mia Casa, è l’unica persona con la quale mi piace parlare, anche se è più piccola di me.

-Parli del professore di Difesa?- scuoto il capo- Però ho sentito parlare di lui. Le ragazze della mia Casa impazziscono per lui.-
-Beh, devi ammettere che ha un’aria misteriosa- borbotta lei, arrossendo.
-Mi stai dicendo che ti è passata la cotta per Fraser?- le dico, ghignando.

Arrossisce ancora di più. Fraser è l’insegnante di volo e arbitro durante le partite di Quidditch. E’ una delle persone più imbarazzanti che io conosca, dopo il professor Smith di Incantesimi. Fraser è semplicemente ridicolo: qualche volta lo troviamo che vola a cavallo della scopa nel bel mezzo dei corridoi, e più di una volta ha rischiato di rompersi il naso contro il muro. Tuttavia non è male, quando deve lavorare lo fa decentemente.

-Non so di cosa tu stia parlando, non ho mai avuto una cotta per Fraser.-dice Tikal, arrossendo ancora di più.

Sghignazzo e iniziamo a salire le scale che portano alla biblioteca. Ci aspetta uno stressante pomeriggio di studio: io devo fare una cavolo di ricerca per Cura delle Creature Magiche, mentre Tikal vuole prendersi avanti con Storia della Magia, materia che non toccherò con un dito fino al momento in cui fisseremo una verifica. Diciamocelo, chi ha lo stomaco di studiare quella materia noiosa?

-Ehi, Mitchell!- urla Sonic, che in quel momento sta scendendo le scale di corsa- Vieni a vedere le selezioni?-

Ah già, le selezioni. Sul treno ci eravamo accordati di andarle a vedere insieme, ma questa volta ho le mani legate.

-Sono impegnato! Il professor Twelve rompe già la scatole con le ricerche!- sbuffa, irritato- Come se a me importasse qualcosa dei Billywig!-
-Non importa, amico! Poi ti dico le novità!-

E sparisce giù per le scale. Tikal mi fa un sorriso e mi batte una mano sulla spalla.

-Non preoccuparti, sono anch’io sulla stessa barca.-e fa una piccola smorfia.

Entriamo nella biblioteca e vedo subito il maggiore degli Holmes, Mycroft, immerso nello studio. Quest’anno lui ha i M.A.G.O., e sinceramente non lo invidio per niente. Mi viene male solo al pensiero che il prossimo anno dovrò fare i G.U.F.O., e non ho assolutamente idea di come affrontare la cosa. Passiamo accanto al suo tavolo e ci sediamo lì a fianco.  Per sbaglio striscio la sedia sul pavimento, e la bibliotecaria mi uccide con lo sguardo. La osservo con aria mortificata e Tikal trattiene a stento le risate.

-Pronto?- mi sussurra,appena ci sediamo.

Annuisco e tiro fuori tutto l’occorrente per scrivere. Vado un secondo a prendere un libro dallo scaffale e torno a sedermi.
Stupido Twelve, stupidi Billywig e stupida Hogwarts.

Dodgeball POV

Non posso credere di essere già pieno di compiti. Non è ancora finito il primo mese di scuola, diamine! Anche se probabilmente è colpa mia, non sono mai stato il migliore nell’organizzazione dello studio. Per esempio forse oggi non dovevo perdere tempo a guardare le selezioni di Quidditch. Ma non ci posso fare niente se vedere le partite e gli allenamenti è la mia unica possibilità di pensare al Quidditch. Io volevo entrare nella squadra, ma qualcuno ha inventato una stupida regola secondo cui quelli del primo anno non possono farlo. Bah!
Comunque, il fatto è che sono ancora in biblioteca per uno stupido tema di pozioni. Due rotoli di pergamena, e io ne ho scritto uno. A stento.  E il professor Walker non è il tipo da lasciar perdere cose del genere.
Mentre ritorno al mio tavolo con i miei “adorati” libri sugli antidoti in mano per poco non vado a sbattere contro una ragazza bassa che mi sembra di aver già visto da qualche parte e che si sta allungando per prendere un libro che è fuori dalla sua portata. Siccome sono più alto di lei lo afferro e glielo porgo. Lei mugugna qualcosa che sembra un grazie e me lo toglie dalle mani.
A quel punto la riconosco. E’ quella che ho visto l’altra mattina al tavolo di Corvonero! Stava sistemando la cravatta a un ragazzo della sua Casa, e sembravano molto vicini. Io sono sicuro che stanno insieme, lui l’ha anche baciata sulla guancia o qualcosa del genere, ma mi sono dimenticato di chiedere a qualcuno di più grande se avevo ragione.

- Ehi, scusa, tu sei di Corvonero? – La fermo, visto che se ne stava già andando.
- Sì. E tu no. – Mamma mia. Sembrava simpatica vista da lontano, ma adesso è come se mi stesse diffidando dal dire una parola di più. Io voglio solo fare amicizia, che diamine. – Perché?
- Ecco…mi sembrava di averti già visto. – D’impulso tendo la mano. – Io comunque sono Dodgeball.
- Ah. Adesso capisco perché non ti riconoscevo, sei del primo anno. Sei quello con il nome assurdo. – Non è giusto, il mio nome è l’unica cosa che tutti si ricordano. Non ne potevo avere uno normale?
La ragazza mi stringe la mano in fretta. – Alice. – Mi squadra da capo a piedi. – Sei davvero sicuro di fare solo il primo anno?
-Perché?
-Sembra che ti abbiano imbottito di fertilizzante.
-Sono solo…un po’ alto, credo.
-Un po’ alto? – Mi guarda perplessa, e io non ho la più pallida idea di cosa dire. Mi sta insultando o mi sta facendo un complimento? O nessuna delle due cose?

Per fortuna arriva la bibliotecaria a risolvere la questione. Butta fuori noi e tutti gli altri presenti, e blocca tutte le proteste urlando che “potevamo finire i compiti prima”. Vecchiaccia odiosa, il punto è che ha ragione.
Io e Alice ci avviamo lungo il corridoio con i nostri libri. Non riesco a capire se lei vuole che me ne vada o no. E’ un mistero, questa ragazza. Però ribadisco, sembra simpatica. O forse sono io il solito cretino che vuole fare amicizia con tutti?

-Allora, Dodgeball… - E’ lei a riprendere la parola, con tono sarcastico. – Come ti trovi in questo posto così…”allegro”?
-E’ fantastico! Non me l’aspettavo così!
-Ti passerà tutto l’entusiasmo non appena avrai conosciuto tutti i professori. Alcuni di loro sono al limite della sopportabilità. Come Smith.
-Smith mi piace, è forte!
-Riesce a restare serio per mezzo minuto al massimo, e sono i trenta secondi peggiori della sua giornata. Ma Fraser è ancora meglio. Lo hai già conosciuto?
-No, chi è?
-E l’insegnante di volo, nonché arbitro di Quidditch. Capirai cosa intendo quando avrai la prima lezione di volo.
-L’ho già avuto, e lui sembrava simpatico. Ma perché tu dici così? Cosa ha fatto di male?
-La sua più grande impresa è stata attraversare la scuola a cavallo della scopa perché era in ritardo, per poi schiantarsi contro una scala in movimento.
-Oh. Forte!
Alice emette un verso seccato. – Ecco cosa non capisco. Il fatto che lo amino tutti.
Siamo arrivati nella sala d’ingresso. Lei deve salire verso la torre di Corvonero, io devo scendere per la mia sala comune. – Beh, allora…Ciao, Alice.
-Ciao, ragazzo dal nome assurdo. – Si volta e comincia a salire le scale. Beh, è stato un incontro…interessante, diciamo. Sembra simpatica.

Però spero che la prossima volta che la incrocio lasci perdere il mio nome.
 
Shadow POV

La Sala Comune è praticamente vuota, quasi tutti i miei compagni sono ancora in giro a fare i compiti o a vedere le selezioni di Quidditch. E’ un bene, credo. Di solito sono tutti talmente rumorosi che un po’ di pace è sempre ben accetta. Per cui me la godo, sprofondato in una poltrona con un libro “fantasy” babbano fra le mani. E’ ridicolo. Ci sono dei vampiri che apparentemente al sole non si riducono in cenere, dove si è mai vista una cosa del genere? Ma da dove vengo io, dove sono stato adottato io, per la precisione, sono tutti babbani, e la bambina della famiglia che mi ospita, Maria, mi ha praticamente costretto a infilare questa roba nel baule. Va beh. Mi farò due risate.
Purtroppo la pace si interrompe, perché entra nella sala nientepopodimeno che James Moriarty. Ovvero una di quelle persone che a fasi alterne ti irrita e ti ispira simpatia. Per esempio in questo momento non può fare altro che irritarmi.

Ha la scopa appoggiata sulla spalla, e solo adesso mi ricordo che era andato ai provini per la squadra di Serpeverde. – Beh? Com’è andata?
-Mi hanno preso. Sii felice per me, sono il nuovo Cercatore di Serpeverde.
-Evviva – replico, cercando di metterci tutta la partecipazione che riesco, ovvero non molta. Okay, io e James ci conosciamo da sei anni, ma non è proprio che siamo amici. E’ troppo fuori di testa per riuscire ad essergli davvero amici.
-Sai una cosa? Non aspetto altro che la prima partita contro i Corvonero.
-Ah sì? E perché?
-Hanno un Cercatore davvero…interessante.

Ah, ecco. Ci risiamo. Mi sarebbe sembrato strano se Moriarty avesse aspettato più di tre settimane per mettersi a inseguire un’altra ragazza. Mediamente se ne sceglie una che di problemi mentali ne deve avere abbastanza per dargli corda, la fa diventare matta e poi la lascia rendendola peggio di quanto fosse prima.
E la Cercatrice di Corvonero è quell’amica di Rouge che abbiamo incontrato sul treno il primo settembre, la Cross. Una del terzo anno spessa come un filo di fumo. Dovrà prepararsi al peggio, quella ragazza, ma non sarò certo io a dirglielo. Dopotutto ha i suoi due cavalieri Watson e Holmes a difenderla.

- Buona fortuna, Jim – concludo, senza alzare la testa dal libro.
- Graazie, Shadow – risponde, e va in camera a cambiarsi canticchiando una canzone anni settanta. Io l’ho sempre ripetuto, che è pazzo.

Quanto al libro, forse l’autrice è più pazza ancora. Un’intera famiglia di vampiri? E i babbani non si accorgono di nulla, neanche quando i suddetti vampiri vanno a scuola coi loro figli? Ma che stronzata!
Lancio il libro dall’altra parte della stanza. Toglie ogni voglia di leggerlo.
Andiamo, se ci fossero dei vampiri a Hogwarts se ne accorgerebbero tutti.
No?

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Capitolo 4
*** Blood ***


Rouge POV
La sola idea di avere La O’Brien alla prima ora della mattina mi fa venire voglia di farmi cruciare da James-cosa che presumo farebbe con immenso piacere- e farmi portare saltellando da Madama Chips. La O’Brien è l’insegnante di Storia della Magia, ed è una donna talmente insopportabile da farmi cadere tutti gli organi esterni e interni. E poi la sua lezione è una palla mortale.
Mi sistemo la camicia, aspettando che Jim e Shadow si degnino di mostarsi. Dio, sono dei maschi, non dovrebbero metterci delle ere geologiche a prepararsi. Potrei metterci anche io un secolo, se potessimo truccarci e farci belle: invece no. In quel periodo in cui quell’acidaccia della McGranitt-fonti dicono sia ancora viva, strano ma vero- hanno assolutamente vietato ogni tipo di trucco e fronzolo da aggiungere alla divisa.

-Oh, finalmente!-esclamo, osservando i due venire verso di me.- Forza, che se arriviamo in ritardo e  la O’Brien è mestruata come al solito è la volta che non solo ci fa il cazziatone, ma ci toglie venti punti della Casa a testa.-
-Come la fai lunga, Rouge- dice James, roteando gli occhi.- Credo che salterò la lezione, oggi. Storia della Magia non è per niente interessante.-
-Il grande spirito di squadra di James Moriarty.-commenta Shadow

Appena usciamo dalla Sala Comune, vediamo un sacco di gente ammassata nei pressi dell’aula di Pozioni. Tra questi riesco a vedere Alice, che per una volta sembra veramente provare qualche sensazione che non siano rabbia o indifferenza. Ha paura. Ci avviciniamo al gruppo, che si scambia mormorii concitati e spaventati, e quando vediamo la causa di tutto questo casino inorridisco: c’è una ragazza a terra. Ha il collo completamente coperto da quelli che sembrano graffi, solo che sono molto profondi. Il sangue esce copiosamente, tanto che ha sporcato una bella porzione di pavimento. Vicino al corpo ci sono Mycroft Holmes e John Watson, rispettivamente Caposcuola e Prefetto. Mentre il primo cerca di allontanare i ragazzi-anche se, ovviamente, nessuno lo ascolta- il secondo cerca di fermare l’emorragia.

-ALLONTANATEVI IMMEDIATAMENTE!-urla il professor Smith, facendosi largo tra gli studenti, seguito da Madama Chips, Greg- il custode- e Sherlock Holmes. Deve essere stato lui a correre nell’ufficio di Smith.

Il cerchio si apre, e l’infermiera e il custode si affrettano a portare la ferita in infermeria. La guardo un poco: è una studentessa di Tassorosso. John si alza e con una fattura si toglie il sangue dalle mani. Il mio sguardo si posa sui miei compagni di Casa: sul viso di Shadow posso notare un velo di preoccupazione e perplessità, mentre Jim…beh, Jim sembra esaltato. Ho sempre pensato che fosse pazzo, ma mai fino a questo punto. Sembra un bambino appena entrato a Mielandia.

-Tornate nelle vostre Sale Comuni, oggi le lezioni sono sospese! Andate a dirlo ai Prefetti delle vostre Case.-esclama Smith, per poi puntare lo sguardo su Sherlock, Alice e Mycroft- Voi tre, venite con me nell’ufficio del preside. Dovete dare la vostra versione dei fatti.-
I due Holmes e Alice si lanciano un’occhiata, per poi seguire uno Smith decisamente fuori di sé. Speriamo che la tipa stia meglio.

Sherlock POV
Per la prima volta in tre anni vedo Alice e Mycroft non bisticciare. Seguono Smith fino al gargoyle che porta all’ufficio del preside, scuri in volto, lanciandosi un’occhiata ogni tanto.
Io e Alice stavamo andando nell’Aula di Pozioni prima del previsto, dal momento che nessuno dei due aveva voglia di fare colazione, e nel frattempo abbiamo incontrato mio fratello, che stava andando anche lui lì per riprendere un libro che aveva dimenticato. Siamo stati i primi a trovare la ragazza, e poi si sono aggiunti altri curiosi, che deve aver sentito le nostre esclamazioni spaventate. Mentre andavo da Smith ho trovato John, che è corso subito a dare una mano. E’ stato bravissimo, sarà un ottimo medico del San Mungo, un giorno.

-Ragazzi, vi lascio con Mycroft. Io vado ad avvisare gli altri insegnanti.-dice Smith, sospirando esausto.

Appena il professore si allontana, Mycroft pronuncia la parola d’ordine, “Transistor”. Subito il Gargoyle di pietra si muove, rivelando una scala a chiocciola. La percorriamo, e arriviamo nell’ufficio del Preside.
Il Preside di Hogwarts, Ivo Robotnik, è un uomo grasso e dalla forma vagamente ovale- per questo motivo lo chiamiamo anche “Eggman”. Non è un preside molto presente, ed è una persona decisamente ambigua: il primo giorno di scuola non era nemmeno presente alla cerimonia di apertura.

-Il professor Smith mi ha avvisato di ciò che è successo.-comincia, sistemando gli occhialini demodè sul naso- Spiegatemi la situazione.

Mentre Mycroft, da bravo Caposcuola, si mette a raccontare ogni minimo particolare della vicenda, forse in modo anche troppo teatrale (da bravo politico, oserei dire). Alice, invece, osserva per bene l’ufficio del preside, soffermandosi in particolare sui ritratti di Albus Silente e Severus Piton, che sono stati entrambi presidi di Hogwarts. Il quadro di Silente si muove, e la figura al suo interno osserva Mycroft con fare perplesso. L’immagine di Piton, invece, piega le labbra in una smorfia di disgusto.

-Spero che voi tre non centriate in questa storia- borbotta l’uomo.
- Con tutto il rispetto, Mycroft è un Caposcuola, mentre io e Sherlock siamo del terzo anno. Non abbiamo le capacità magiche necessarie per fare una cosa simile.- spiega Alice, mettendosi sulla difensiva.

Io le capacità magiche le avrei, ma non vedo il motivo di usarle contro qualcuno in questo modo.

-C’è qualcosa o qualcuno che potrebbe mettere a rischio la sicurezza della scuola.-dichiaro, guardando l’uomo- Deve fare qualcosa.-
-Sì, aumenterò la sorveglianza nei corridoi.- dice, agitando stancamente la mano, come se la cosa non lo riguardasse affatto.- Ora potete andare, ho delle cose da fare.-

E praticamente ci caccia via dal suo ufficio. Mentre stiamo uscendo- e Alice lo fa in modo decisamente arrabbiato- la suddetta va a sbattere violentemente contro Malkavian, il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure.

-Mi dispiace.- dice Alice, cercando di risultare sincera.

Malkavian le rivolge un sorriso e le batte una mano sulla spalla, con fare amichevole.

-Stai tranquilla. E’ un peccato non poter fare lezione, oggi. Avevo delle cose interessanti da spiegarvi- dice, con il lieve accento straniero che sembra un po’ più marcato del solito.- Ora scusatemi, ma devo parlare con il Preside.-

Sparisce dietro la porta di legno dell’ufficio e noi tre ci dirigiamo verso le rispettive Sale Comuni. Quando Mycroft si è allontanato, guardo la mia amica.

-Sai che c’è qualcosa di strano in tutto questo, vero?- le chiedo.
-Sì.-
-E sai che dovremo incominciare ad indagare, vero?-

Alice mi guarda negli occhi e mi sorride.

-Quando cominciamo?-

Amy POV
Non è nemmeno iniziata la prima ora di lezione e già è successo qualcosa. Gli insegnanti ci stanno spingendo tutti a tornare nelle nostre Sale Comuni, cosa che non si è mai vista. Spero che nessuno abbia combinato un guaio, perché sembra qualcosa di davvero grosso!
Tikal è ancora più pessimista, come al solito. Si preoccupa sempre troppo. – Credi che si sia fatto male qualcuno? – Mi chiede mentre saliamo verso la nostra torre.
-Figurati! Sarà scappato qualche animale di Cura delle Creature.

La Sala Comune è piena zeppa. C’è un ronzio sommesso di sottofondo, tutti stanno facendo congetture su cosa possa essere successo. Tikal sparisce dal posto al mio fianco in un attimo e va dal suo Knuckles, ovvero il ragazzo noce di cocco, duro fuori e sciolto dentro. Soprattutto se si tratta della mia amica. Mi piacerebbe che anche Sonic si comportasse così, ogni tanto…
A proposito di Sonic, adesso è miracolosamente solo senza altre ragazze che gli sfarfallano intorno. E’ il mio momento!
Con noncuranza raggiungo l’angolo dove sta appoggiato e gli chiedo: - Secondo te cos’è successo?
Lui sogghigna (non devo sciogliermi quando fa così. Non devo. Devo controllarmi) e replica: - Non ne ho idea, ma mi hanno detto che Mycroft Holmes, il Caposcuola, è stato portato dal Preside. Potrebbe essere la volta buona che ha combinato un disastro!

Ridiamo insieme, ma il rumore del ritratto-porta che si apre fa azzittire tutta la Sala. Entrano proprio Holmes, che una volta tanto sembra preoccupato e non gelido e perfetto come al solito, e la nostra Direttrice, la professoressa Watson. Gli occhi di tutti sono puntati su di lei, che ricambia i nostri sguardi.

-Mi dispiace avvertirvi – dice – che si è verificato un avvenimento spiacevole. Una ragazza è stata aggredita.
Ma cosa…? Quasi tutte le ragazze (tra cui io) trattengono il fiato  o lanciano un gridolino. Mi aggrappo istintivamente alla prima cosa che mi capita vicino, ovvero il braccio di Sonic. La Watson continua a parlare, nonostante sembri turbata almeno quanto noi.
-E’ stata portata in infermeria e per ora  è in condizioni stabili. Ma da oggi in poi sarete maggiormente sorvegliati nei corridoi e nell’intervallo fra le lezioni, e se qualcuno di voi avesse visto o dovesse vedere qualcosa di strano, di sospetto, è tenuto a riferirlo immediatamente a un insegnante. Confido in voi.
-Possiamo uscire dalla Sala Comune? – Chiede un ragazzo più grande di me.
-Non per questa mattina. Le lezioni possono considerarsi annullate. – Si volta verso Mycroft. – Holmes, tienili d’occhio. Devo andare a parlarne con il Preside.
-Certo, professoressa – replica lui tutto impettito.

Non appena la prof esce dalla Sala, il brusio ricomincia. Tutti discutono dell’aggressione, e qualcuno circonda Holmes, per estorcergli qualche informazione,, ma lui è tornato il solito pinguino smorfioso e non dice una sillaba.
Io mi rendo conto all’improvviso di dove sono appiccicata e mi stacco in fretta e furia, arrossendo. Sonic ha l’aria preoccupata a sua volta. – Beh, questo è…inaspettato.

Ha ragione. Tutti potevamo aspettarci, ma un’aggressione? A Hogwarts? In pieno giorno? Poteva succedere una volta su un milione.
E ovviamente quella volta ce la siamo beccata noi.

Jim POV

Un tentato omicidio! A Hogwarts! Finalmente qualcosa di davvero divertente.
Mi piacerebbe restare a vedere il corpo, ma ci trascinano via tutti verso le nostre Sale Comuni, mentre quell’odioso Holmes, il suo fratellone Caposcuola e la sua amichetta, la bella bambina, che a quanto ho capito hanno trovato la ragazza stamattina, vanno dal Preside.

-Jim, togliti quel sorriso dalla faccia. – Mi dice Rouge mentre scendiamo nei sotterranei. – Hanno appena aggredito una persona.
-Appunto!
-Dio, Jim, ti ecciti davanti al sangue come una ragazzina al primo ciclo. Fra un po’ mi dirai che sei stato tu ad aggredirla.

Potrei, perché no? Ma non sono stato io. Come continuo a ripetere, non ho ancora ucciso nessuno che camminasse su due gambe. Non ancora.
E tutta questa depressione, queste facce lunghe che tutti sfoggiano? Che nooooia. Tanto tutti sanno che a loro non frega assolutamente nulla di quella ragazza, ma l’espressione di circostanza non manca mai. Tutti prevedibili e…noiosi.
Suvvia! Non è ancora morta, dopotutto. Sanguinava solo un po’.
In sala comune non c’è uno che fiata.  Automaticamente, se gli insegnanti reputano che sia successo qualcosa di brutto, tutti fingono di esserne partecipi. Bisogna movimentare un po’ la serata.

D’impulso prendo il primo cestino della carta straccia che mi capita per le mani e lo svuoto nel caminetto. Poi comincio ad aggirarmi per la stanza, scuotendolo. – Forza, gente! Qualche scommessa sull’aggressore?
-Solo tu, Jim – sibila Rouge, ma non mi ferma. A poco a poco un po’ tutti cominciano ad animarsi, buttando monete nel cestino e urlando nomi sparsi. Tutti tranne i mocciosetti  del primo anno, Rouge e Shadow.
-Non punti niente, Shadow? Potresti finalmente vincere qualche soldo – chiedo a quest’ultimo.
-Grazie, no. Non mi va sprecare i miei zellini dandoli alla persona su cui punto.

Santo cielo, quanto è fiacco quel ragazzo. Però…tutta questa gente che pensa che sia stato io a fare il Jack lo Squartatore della scuola? Interessante. Potrei farne un mestiere, prendere per il didietro la gente dopotutto è così….diverteente.
Intanto anche un ragazzino del terzo anno butta dentro qualche spicciolo. – Quell’altro ha ragione. Due falci che sei stato tu.
-Un’ottima puntata, Ackerley…Lo sai vero che se hai ragione, non rivedrai più queste belle monetine?
No, non lo sapeva. Lo vedo riflettere un po’, poi alza le spalle. – Non importa. Ne vale la pena.
-Che  cosa sta succedendo qui? – Dice una voce profonda. Ci giriamo tutti e sulla porta c’è il professor Walker, quello di Pozioni, allegro e vivace come una rana morta. Come sempre. – Moriarty, siediti oppure sarò costretto a togliere un punto a Serpeverde.
-Sì, professore. – Mi siedo, per nulla preoccupato. Un punto? E che sarà mai. Sicuramente ne ho persi molti di più con altri insegnanti, che non apprezzano il mio…carattere.

Mentre Walker parla dell’aggressione, io mi metto a contare i guadagni delle scommesse. Non ho  segnato i nomi, ho una memoria perfetta , soprattutto quando si tratta di soldi.
Beh, non so cosa pensano gli altri di tutta questa storia, ma intanto a me ha procurate un sacco di denaro. Che bella giornata.

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Capitolo 5
*** Something in the dark ***


Dodgeball POV

So esattamente cosa direbbe mio fratello adesso: che sto cercando di ficcarmi in guai gratuiti. Beh, non è colpa mia. Una scommessa è una scommessa.
Per questo sono appostato dietro una colonna, davanti  all’aula di Aritmanzia. Io e uno di Grifondoro con cui vado a Erbologia abbiamo fatto una scommessa. Lui credeva che non avrei avuto il coraggio di andare in giro per la scuola di notte. E adesso? Io sono qui e lui no. Che fifone.  Ed era proprio lui a voler uscire quando tutti dormivano, per scoprire se quella storia della sorveglianza aumentata era vera
Beh, non lo era. Non ho incontrato nessuno mentre venivo qui, nemmeno il custode Lestrade.
I corridoi sono deserti.
E quell'idiota è in ritardo di un quarto d'ora, quindi credo proprio che abbia troppa fifa per venire.
Mi allontano anche io, di soppiatto, perché mia madre non aspetta altro che mi peschino a fare qualcosa del genere per mandarmi una Strillettera.
Mentre sto per attraversare l’atrio sento dei passi che scendono una scala e mi nascondo dietro una colonna. Non che sia un gran nascondiglio, se è un professore mi troverà di sicuro.
Invece no. Grazie al cielo è solo una ragazza che scende dalla torre di Corvonero. Ma ehi, a ben vedere è quella ragazza che ho incrociato in biblioteca l’altro giorno. Quella bassa e depressa. E’ in pigiama pure lei (almeno credo che sia un pigiama, sembrano solo una maglietta e degli strani pantaloni) , con la bacchetta con la punta accesa in mano,  cosa diamine ci fa in giro a quest’ora?
Esco da dietro la colonna e mi avvicino. – Alice?
Quella si gira di scatto. – Dio, tu, volevi farmi prendere un infarto?
-Scusa, non ti volevo spaventare. Cosa ci fai qui?
-Potrei farti la stessa domanda. 
-Avevo fatto una scommessa, però l’ho già vinta. Dove stai andando?
-Non in un posto per te. Sei ancora piccolo.
-Non sono piccolo. In un certo senso sono più grande di te.
-Solo perché sembri un sedano troppo cresciuto non vuol dire niente.
-Beh, anche se non mi dici dove stai andando, io ti seguirò lo stesso. Non puoi liberarti di me.
Alice alza gli occhi al cielo. – Certo che sei più fastidioso di una zanzara. D’accordo, vieni, ma muoviti. E se ti succede qualcosa, la colpa non è stata mia. Chiaro?
-Sissignora.
-Allora muovi quelle chiappette magre, se ci scoprono siamo nella merda.
La seguo giù per le scale e fuori nel cortile. Non ho idea di dove stiamo andando a finire, ma sono eccitato da morire.
-Adesso me lo puoi dire dove stiamo andando?
-Dove credi che stiamo andando? Santo cielo, hai meno cervello di Smith. Nella Foresta Proibita, idiota.
-Ma ci possiamo andare? Non è, beh….Proibita?
-Buongiorno, raggio di sole! Secondo te perché ci stavo andando di notte?
-Soprattutto, perché ci stai andando?
Lei esita. – Hai presente l’aggressione dell’altro giorno?
-Sì.
-Ecco, io e Holmes stiamo cercando di scoprire come è successo. A me è toccato cercare nella Foresta.
-Holmes è quello con cui stai insieme?
-Cosa come quando?? Chi ha mai detto che stiamo insieme?
-Beh, siete sempre vicini…Gli sistemi la cravatta…Io pensavo…
-Non pensare, fai un favore all’umanità. Non stiamo insieme. Mai nella vita. Piuttosto starei con te.
-Sul serio?
-No. Sei troppo piccolo.
-Peccato. Però continuo ad arrivare agli scaffali dove tu non arrivi.
-Stai cercando di dirmi che dovrei stare con te?
-Può darsi.
-Ascoltami Dodgeball, con tutto il bene che ti voglio, che è poco, non mi metterei mai con qualcuno del primo anno, che oltretutto gira di notte con un pigiama con gli aeroplani.
Arrossisco. Non è colpa mia se eredito solo i pigiami più ridicoli di mio fratello. – Cos’hai contro gli aeroplani?
-Niente, è il tuo pigiama che mi disturba. Adesso abbassa la voce, dobbiamo entrare nella Foresta.
Ha ragione. Ci siamo praticamente davanti. Francamente al buio è più inquietante ancora che di giorno. – Secondo te cosa ci possiamo trovare lì dentro?
-Oh, non ne ho idea. Centauri, Thestral, unicorni. Dicono che ci sia anche un drago, ma è difficile credere a qualcuno del settimo anno, non fanno altro che dire bugie per sentirsi più furbi.
-Un drago? Forte!
-Non ci sperare troppo, stellina. E’ più facile che becchiamo il nostro aggressore sanguinario.
-Smettila di darmi soprannomi da bambino.
-Smetterò quando tu smetterai di essere un bambino.
Mentre parliamo ci siamo addentrati nella Foresta. Cavoli, è agghiacciante. Però è anche forte. Si sentono una marea di rumori strani, e credo di aver camminato un pezzo con il naso per aria, perché quando Alice mi mette un braccio davanti ci vado a sbattere contro.
-Okay, là davanti c’è un Thestral. Gira a destra, non voglio che ti metta a strillare se ci vai a sbattere dentro.
Obbedisco. – Che è un Thestral?
-Un animale che vedi solo se hai visto morire qualcuno.
-Quindi tu hai…
-Sei sicuro di voler andare avanti?
-Oh. No, okay. Scusa.
Stiamo in silenzio per un po’, guardandoci intorno, poi decido di cambiare argomento. – Che cosa cerchiamo, di preciso?
-Qualunque cosa sia sospetta. Macchie di sangue, tracce, robe così.
-Con questo buio io non vedo proprio niente. – La sua bacchetta non illumina poi un granché.
-Ce l’hai, tu, la bacchetta dietro?
-Ehm….no.
-Allora ti devi arrangiare.
All’improvviso sento un rumore davanti a noi, non distante come gli altri. Anzi, è proprio troppo vicino, come se fosse a qualche metro da noi, solo che non riesco a vedere nulla.
-Alice? C’è….c’è un altro Thestral là davanti?
-Dove? – Punta la bacchetta nella direzione da dove è arrivato il suono.
No, non è un Thestral.  Non abbastanza lontano da noi c’è una sagoma che vedo benissimo, e che sembra anche abbastanza umana…Troppo umana.
Oh, merda. Merda santa e beata.

Alice POV

Trattengo il respiro, mentre il mio braccio prosegue nuovamente davanti a Dodgeball, come a volerlo fermare dall’approcciarsi alla figura; cosa che non credo voglia fare, ma chi li capisce i pivellini del primo anno. La figura davanti a noi è decisamente umana, o umanoide, o chissà che cazzo è. Al momento non riesco a pensare. So soltanto che è chinata sopra un unicorno, ed è avventata sul collo del povero animale. Riesco a vedere una piccola pozza di sangue trasparente sporcare il manto erboso intorno alla ferita. Non riesco a respirare e, andando a stringere convulsamente la mano di Dodgeball, inizio a indietreggiare.
In quel momento, Dodgeball pesta un rametto con le scarpe e la figura di gira di scatto: non riesco a vederla in faccia a causa della poca luce, ma gli vedo gli occhi. Sono rosso sangue. Lo sento ringhiare come un animale e sento Dodgeball irrigidirsi accanto a me. Appena la figura si alza, il mio corpo comincia nuovamente a rispondere alle mie azioni e inizio a correre, trascinandomi dietro anche Dodgeball.
Il ringhio si fa più forte, quasi assordante, mentre i passi dietro di noi si fanno rapidi, rapidissimi. Sembra essere ovunque.  Cerco di voltarmi, ma nel momento in cui ci provo rischio di cadere, ed è il ragazzino accanto a me a dovermi sostenere. Appena usciamo dalla Foresta Proibita, mi guardo intorno, con aria spaventata e il respiro affannato. Tengo la bacchetta davanti a me, cercando di ricordare ogni incantesimo di offesa che conosco.  Tuttavia non c’è nessuno dietro di noi.
-Alice…?-
-Vedi qualcosa?- chiedo, ancora con il fiato corto.
-Non vedo nulla…non sento nulla- mi guarda, e sembra anche più spaventato di me- Dio, che cos’era quella cosa?-
-Non lo so…ma di certo non era una delle cose che ho elencato prima-
-Alice, aveva gli occhi rossi…erano rossi…-
-Lo so, Dodgeball, lo so!- strillo, esasperata. Poi respiro a fondo- Dobbiamo tornare nei dormitori-
-Non così in fretta, microbi-
E quando ci giriamo vediamo nientepopodimeno che due degli appartenenti al corpo insegnanti: Peter Twelve, insegnante di Cura contro le creature magiche, e John Smith, che oltre ad essere insegnante di Incantesimi e Vicepreside, è pure l’insegnante che rappresenta la mia Casa. Well shit.
-Cosa ci fanno due ragazzini in giro a quest’ora?- sbotta ancora Twelve
-Quello che ci facevate voi due…certo, a meno che non fosse un appuntamento galante, allora non era quello- dico, incrociando le braccia sotto il seno
-Bada alla tua insolenza, stupida ragazzina. Avete infranto una delle regole base di Hogwarts, e sono come minimo quaranta punti in meno a testa…ma quello è un pigiama con gli aeroplani?-
Dodgeball arrossisce visibilmente e quasi si abbraccia.
-Era di mio fratello…-si giustifica
-Signorina Cross, quante volte devi essere messa in punizione prima di capire che non devi andartene in giro per Hogwarts?- chiede Smith, più morbidamente
-Non lo so, me lo dica lei. Comunque non tolga punti a Dodgeball. E’ stata colpa mia, sono stata io a insistere che venisse con me-
-Davvero?- chiede Dodgeball, sorpreso, e non esito a pestargli un piede.- Oh si, certo, un ostaggio!-
Twelve porta una mano sulla fronte, borbottando qualcosa sull’idiozia dei giovani d’oggi, e mio malgrado non riesco a trattenere un lieve sorriso ironico. Smith scuote un poco il capo e incrocia le braccia al petto.
-Comunque sia tolgo cinquanta punti della Casa a testa. E credetemi, è tanto che non vi metta in punizione. E ora tornate subito nei vostri dormitori. E quando dico subito, intendo SUBITO. Sono stato chiaro?-
-Come il Sole- sbuffo, con fare annoiato.
Afferro il polso di Dodgeball e lo trascino via, sentendo che i professori hanno incominciato un discorso su un qualcosa che avrebbero visto nella Foresta. Quindi lo hanno visto anche loro? Mi volto lievemente e vedo che tra le mani tengono quella che sembra una bacchetta, ma che è molto più strana. Sembra quasi costruita con parti metalliche ed elettroniche, ma da questa distanza potrei anche sbagliarmi. Decido di non indagare oltre sulla cosa.
Ritorniamo dentro al castello, rimanendo entrambi in silenzio per tutto il tragitto. In realtà ho mille domande in testa: cosa era quella cosa? Perché i professori ne sono a conoscenza? E, soprattutto, potrebbe essere quella ad avere attaccato la ragazza nei Sotterranei?
-Parlerai con qualcuno di questa storia?- chiede Dodgeball all’improvviso
-Non di certo con qualcuno del corpo insegnanti. Ne parlerò con Sherlock-
-Il tuo ragazzo…-
-Ti ho già detto che non è il mio ragazzo, mente lenta.- sbuffo e prendo le scale verso la mia Sala Comune- Ci vediamo, ragazzino-
Mi dirigo rapidamente verso la mia Sala Comune e mi ficco a letto: nessuno sembra aver notato la mia assenza, e forse è meglio così. Meno domande si fanno, meglio è. Respiro a fondo, cercando di addormentarmi. L’ultima cosa che vedo prima di buttarmi tra le braccia di Morfeo sono quei luminosissimi occhi rossi.
 

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