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Da quando Michele era stato
abbandonato da Laura si era lasciato completamente andare, mangiava
poco, non si cambiava abiti da giorni, non si curava minimamente, era
l'ombra di se stesso.
Ormai era diventato il
giocattolo di Maurizio che non mancava di tormentarlo in ogni modo
possibile portandolo alla follia.
Non era nemmeno più
andato a lavoro, si limitava a starsene sul divano con le gambe
strette al petto e lo sguardo attento ad ogni piccolo spostamento
attorno a sé.
Ogni tanto gli parlava
anche, lo implorava di andarsene e lasciarlo in pace.
Aveva anche provato a
chiedergli scusa ma era evidente che Maurizio non era interessato
alle sue scuse e non era intenzionato ad andarsene, non prima di
averlo ucciso.
Bastava poco a farlo
impazzire del tutto, lo sentiva, era disperato e non poteva certo
andare avanti molto senza mangiare né dormire prima di perdere
la ragione.
Era esattamente lì
che Maurizio voleva arrivare.
Mentre guardava il fratello
terrorizzato si sentiva forte e finalmente in pace, la rabbia spariva
e il peso si sollevava dal petto.
Forse essere morto aveva i
suoi vantaggi in fondo.
Michele era ranicchiato al
centro del divano e guardava a terra da ormai un ora, senza sollevare
mai lo sguardo, perso in chissà quali pensieri.
Dondolava leggermente avanti
e indietro emettendo di tanto in tanto qualche suono inarticolato.
Maurizio osservò per
l'ennesima volta quella foto che tanto odiava e che lo ritraeva in un
momento felice e lontano della sua vita terrena, con un moto di
stizza la scaraventò giù dal mobile.
Non appena la cornice si
scontrò con il pavimento una miriade di schegge volò in
ogni direzione.
Michele sobbalzò sul
divano guardando quel che rimaneva della foto.
Prese a tremare visibilmente
mentre vagava con lo sguardo alla ricerca di Maurizio che, tuttavia,
non si manifestò.
Gli girò attorno
arrivandogli alle spalle soffiando sulla pelle nuda del collo di
Michele.
“Perché mi fai
questo?” Chiese quello disperato cercando di indietreggiare
senza sapere bene dove fosse Maurizio.
Ridendo come un pazzo il
bambino decise di lasciarlo in pace per un paio di minuti in modo che
la tortura fosse poi più divertente.
Fu in quel momento che a
Michele venne un idea.
Forse Maurizio era legato a
qualcosa e se lui fosse scappato se ne sarebbe liberato.
Erano solo ipotesi ma dar
credito alle leggende a volte poteva essere l'unica speranza
possibile.
Poteva essere così
visto che, tempo fa, non avrebbe mai nemmeno creduto che i fantasmi
esistessero.
Guardandosi intorno si mosse
di qualche passo verso il corridoio e, vedendo che non succedeva
nulla, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
Lentamente uscì da
casa e si chiamò l'ascensore pregando che salisse in fretta.
Fare le scale non gli
sarebbe stato possibile viste le gambe deboli che a malapena
sorreggevano il corpo.
Ogni attimo che passava
l'ansia si impossessava del suo cuore facendolo battere all'impazzata
come a voler uscire dal petto.
Quando finalmente le porte
si aprirono si precipitò all'interno.
Per fortuna Maurizio non
l'aveva seguito.
Respirando profondamente si
appoggiò alla parete con la testa all'indietro.
Improvvisamente l'ascensore
si arrestò di colpo e fu tutto buio.
“Cazzo!” Si
lasciò sfuggire mentre l'ansia tornava ad opprimerlo.
“Calmati!” Si
disse premendo il tasto dell'emergenza, qualcuno sarebbe arrivato e
tutto sarebbe andato bene.
Nonostante cercasse di
calmarsi non credeva davvero che tutto sarebbe andato bene.
Come a conferma di ciò
Maurizio comparve al suo fianco rivolgendogli un ghigno spaventoso.
Con un balzo Michele si
portò il più lontano possibile dal fratello con il
respiro mozzato in gola e gli occhi sbarrati.
Il bambino si fece più
vicino e con la mano gelata toccò la sua, gli prese un dito e
lo torse con un movimento secco spezzandolo.
Michele urlò e si
strinse il dito con l'altra mano guardando sempre Maurizio negli
occhi, occhi sanguigni e folli che sembravano perforarlo.
Con disperazione Michele
cercò di forzare le porte nonostante il dolore al dito si
facesse terribilmente acuto.
Dopo diversi tentativi
riuscì ad aprire le porte notando che l'ascensore si era
bloccato in un punto che poteva garantirgli la fuga.
Si era fermato a metà
tra un piano e l'altro in modo che, se fosse riuscito a passare in
mezzo alle porte, sarebbe approdato sul pavimento del terzo piano e
da lì sarebbe caracollato giù per le scale fino ad
uscire dall'edificio.
Guardandosi indietro vide
Maurizio avvicinarsi con la mano destra protesa verso di lui.
Non ci pensò due
volte e infilò la testa nella fessura spingendosi in avanti
con i piedi, purtroppo l'apertura non era abbastanza larga da
permettere alle spalle di uscire e rimase incastrato con la testa
all'esterno e il resto del corpo all'interno.
Provò a spingere con
tutte le forze ma la mano di Maurizio gli ghermì una caviglia
tirandolo verso di sé.
La luce tornò
improvvisamente e l'ascensore prese a muoversi con orrore di Michele
che cercò di rientrare velocemente.
Una risata alle sue spalle
lo agghiacciò mentre il bordo del piano ormai si faceva più
vicino.
Con uno schiocco tremendo la
testa si staccò dal corpo rotolando sul pavimento del terzo
piano in un lago di sangue mentre il corpo di Michele continuava la
sua discesa verso il pianoterra.
Una ragazza aspettava
impaziente l'arrivo dell'ascensore ma quando le porte si aprirono,
sul pavimento dell'ascensore, vide un corpo senza testa, dal collo
uscivano ossa e tendini completamente tranciati dal quale zampillava
sangue caldo e rosso vivo, una scritta sullo specchio in fondo alla
cabina citava: “La mia vendetta è compiuta.”
L'urlo della ragazza
riecheggiò in tutto il palazzo.
Soddisfatto Maurizio aveva
deciso di trattenersi fino al funerale solo per capire che fine
avessero fatto i genitori.
Li vide comparire su due
macchine diverse segno che il loro matrimonio doveva essere in
qualche modo finito, forse proprio a seguito della sua morte.
Appena i loro sguardi si
incatenarono la donna si lanciò tra le braccia dell'uomo
disperata.
Restò a lungo a
guardarli mentre cercavano forza l'uno nell'altra.
Forse sarebbero tornati
insieme, magari il dolore della perdita del secondogenito li avrebbe
riavvicinati.
Era ora che lui tornasse a
casa.
All'ingresso nella nebbia
trovò Barbara e l'abbracciò così forte che se
fosse stata ancora viva probabilmente l'avrebbe spezzata.
Poi con un sorriso le diede
la mano ed insieme tornarono nel mondo dei morti dove ad aspettarli
c'era Gianni.
Maurizio si guardò
ancora una volta indietro ripensando a quello che aveva vissuto in
quelle settimane e che mai avrebbe creduto davvero possibile.
Un pensiero fece capolino
nella sua mente: e se un domani da quella nebbia fosse uscito
Michele?
Si mise a ridere così
forte all'idea che Barbara e Gianni lo guardarono come fosse
impazzito poi insieme a loro tornò da Ilenia e Yuri.
FINE.
ANGOLINO DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti.
Anche questa storia giunge
al termine che ne pensate?
Come seguito di “La
piscina” può andare?
Grazie a tutti quelli che
hanno recensito o anche solo letto questa storia, a chi l'ha messa
tra le preferite, a chi l'ha messa tra le seguite e chi l'ha messa
tra le ricordate.
Ma sopratutto grazie a
SoGi92 per il costante sostegno e i consigli che mi hai dato.
Un bacione dalla vostra
Fly90.
Tornerò presto con
una nuova storia.
Alla prossima.
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