La fazione prima del sangue.

di Kim_Pil_Suk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scelgo che il mio sangue bruci. ***
Capitolo 2: *** “Benvenuta fra gli Intrepidi, secchiona.” ***
Capitolo 3: *** Mentre volo penso a te. ***



Capitolo 1
*** Scelgo che il mio sangue bruci. ***


Sapevo, in origine, che il mio test non sarebbe risultato "Erudita".
Avevo scelto il coltello, ma avevo optato la tattica dell'acquattarsi e sottomettersi al cane, nonostante avessi il coltello. Quando aveva cercato di uccidere la bambina io avevo ucciso lui. E avevo mentito dicendo di non conoscere l'assassino.
L'avevo fatto più che altro perché sapevo che se avessi detto di sì sarei risultata Candida.
Non voglio essere una Candida.

Mi sistemai un altra volta gli occhiali sul naso.
A differenza delle persone frivole della mia fazione, io ne avevo bisogno. Miopia e eterocromismo.
- Sì, padre, è stato semplice. - aveva risposto Alec, mio fratello.
Spostai stancamente i piselli nel mio piatto e annuii alla sua affermazione.
Come ogni genitore della nostra fazione i nostri genitori si aspettavano che noi risultassimo Eruditi.
Sogghignai al pensiero di come li avrei delusi. Non mi importava, a dire il vero. Volevo essere me stessa, non quello che vogliono che io sia.
- E a te, Lisanna? Com'è andato il test? - aveva poi chiesto mia madre.
- Bene. - risposi piatta, con la guancia spiaccicata sul palmo della mia mano.
Nessuno rispose. Alzai il mio occhio blu su di loro, con l'altro chiuso, e da sopra gli occhiali vidi le loro facce contrariate.
Alzai la testa e sbuffai.
- Sì, ho fatto la brava. Non ho combinato nessun casino. - sospiro amaramente per poi ingoiare una manciata di piselli.
Loro continuarono a mangiare come se niente fosse.
Tutti mi consideravano una candidata perfetta per gli Intrepidi ed una ragazza troppo maleducata per gli Eruditi.
E avevano ragione.
Buttarsi giù da un treno in corsa. Salirci, sul treno in corsa. Piercing. Tatuaggi. Coraggio. Pericolo. Prove pericolose.
Probabilmente volevo questo.
Domani è il mio giorno della scelta.

 
Erudito. Candido. Pacifico. Abnegante. Intrepido.
 
Non sono intelligente e non mi piacciono gli Eruditi. Li scarto.
Non sono leale e mento troppo spesso. Via i Candidi.
Non sono una tipa molto pacifica. Addio ai Pacifici.
Non sono altruista. Sono egoista e avara. Abnegante, per niente.
Sono coraggiosa, sono intrepida. 

E' questo che penso camminando con mio fratello verso il palazzo dove si terrà la nostra decisione finale.
Lasciare la famiglia o restare in una fazione che non ti comprende.
Lascia la famiglia. Vattene. Non ti vogliono. Grida una vocina nella mia testa.
 
Vetro. Sassi. Carboni ardenti. Terra. Acqua.
Vedo il mio sangue mischiarsi all'acqua dei Candidi. 
Vedo sassi imbrattati del mio sangue.
Vedo la terra macchiata col mio sangue.
Il mio sangue scivola sul vetro liscio.

La lama del coltello lascia una sottile linea rossa sul palmo della mano di mio fratello. Il sangue esce e lui guarda le ciotole. Alla sua destra c'è la ciotola col vetro, a sinistra quella con le pietre. Indugia.
Il suo sguardo è determinato. Non sembra volenteroso a tornare indietro.
Il suo sangue scivola sulle pietre. 
Si sistema dietro agli Abneganti. Blu sgargiante, indipendente, dentro ad una massa di grigio uniforme.
Non mi sento tradita. Nessun tradimento. Sono fiera della sua scelta.

Ho la gola serrata e il fiato corto, ma non lo do a vedere. Inspiro ed espiro.
Faccio scorrere la lama e indugio, più di mio fratello. 

Liscio vetro. Dure pietre. Polveroso terreno. Fredda acqua. Scottanti carboni ardenti.

Inclino la mano sulla bacinella. 

Il mio sangue sfrigola sul carbone, il mio sangue prende fuoco. 
 
Gli occhi sulla mia mano e un solo pensiero: 
la fazione prima del sangue.

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Capitolo 2
*** “Benvenuta fra gli Intrepidi, secchiona.” ***


Grugnii per il caldo fastidio ai polpacci. 
Il dolore era arrivato in ritardo. Solo quando ero salita sul treno in corsa. 
Osservai la sagoma del ragazzo che non era riuscito a salire che si allontanava. 
Mi affacciai alla porta e sciolsi i miei capelli corvini legati in due trecce. I miei capelli volarono al vento e sorrisi al pensiero che finalmente potevo cambiare vita. 
Ma il pensiero che l'iniziazione non fosse finita si insinuò nella mia mente. L'iniziazione degli intrepidi è una delle più difficili. 

Quando atterrai sul tetto del palazzo una fitta tremenda mi colpì il polpaccio. Appena i miei piedi toccarono il terreno feci una capriola e il dolore alle gambe si attenuò. 
Tutti attorno a me si tirarono su. Li guardai. 
La maggior parte erano ragazzi di una certa stazza. Qua e la, sparse sul tetto, c'erano delle ragazze. Alcune erano robuste. 
Accanto a me, una gracile ragazza vestita di rosso e giallo, respirava affannosamente. Si mordeva le unghie mentre guardava gli altri ragazzi. 
- Raggiungetemi tutti qua! - gridò una voce dall'altra parte del tetto. 
Un uomo non troppo vecchio stava ritto a braccia conserte e ci fissava. 
Ci avvicinammo tutti a lui. 
Mi sistemai gli occhiali sul naso e incrociai le braccia con aria indifferente. 
Persi la maggior parte della discussione guardando le persone attorno a me. 
Eravamo più o meno in 15. La maggior parte ragazzi. 
Un ragazzo con una camicia blu e gli occhiali si stringeva ad una ragazza della sua stessa fazione. Provenivano entrambi dalla mia fazione. O meglio, dalla mia ex fazione. Si stingevano assieme e ogni tanto si scambiavano un bacio sulla guancia. Non li avevo mai visti così attaccati. Nella nostra ex fazione non erano permesse troppe effusioni. 
I due ragazzi si chiamavano Ethan e Myles. Li vedevo sempre a scuola e in classe, ma non avevo mai parlato con nessuno di loro. 
Mi accorsi solo dopo pochi secondi che un ragazzo mi stava osservando. Stava a braccia incrociate e mi guardava con i suoi occhi scuri. Mi sorrise sarcastico e alzò un sopracciglio con il piercing. Si voltò verso l'istruttore proprio mentre questo diceva: - Dovrete buttarvi da questo cornicione. 
Mi volta di scatto e spalancai gli occhi, sorpresa. Buttarsi giù da un cornicione nel vuoto più assoluto... che forza!
- Allora, chi si offre volontario? - chiese con sfida mentre il suo sguardo navigava fra di noi. Quando si fermò su di me sentii un fremito di eccitazione. 
Nessuno rispose alla chiamata e tutti sembravano piuttosto tesi. 
La pacifica di prima era in piedi accanto e si masticava le unghie trattenendo dei gemiti impauriti. 
- Oh, ma smettila! - sbottai per poi fare un passo avanti. 
La ragazza si calmò di botto mentre io avanzavo verso il cornicione. Passai proprio accanto al ragazzo coi piercing che prima mi fissava. 
- Allora anche la secchiona ha del fegato. - mormorò lui proprio mentre gli sfioravo il braccio con il mio. Gli tirai una gomitata. 
- Mi offro io. - dissi ad alta voce per farmi sentire, poi lanciai un occhiata al ragazzo e a voce più alta dissi: - A quanto pare non hanno abbastanza fegato per provarci. 
L'uomo sul cornicione si avvicinò e sorrise divertito. Indicò il cornicione e con un inchino come verso di scherno mi fece passare. 
Salii sul cornicione e guardai giù. Non si vedeva il fondo. Solo il buio assoluto. Mi girai di schiena e scesi dal cornicione. Qualcuno fra i ragazzi fece un verso di scherno. Mi avvicinai al ragazzo di prima. 
- Hai paura, eh? - mi chiese mentre mi avvicinavo a lui. 
- Tu. - mi dissi mentre mi parcheggiavo davanti a lui. Mi tolsi gli occhiali e li richiusi. - Tienimi questi. - glieli infilai nelle mani grandi che si ritrovava. - E non li rompere, o io rompo te. - sentenziai piatta mentre mi riavvicinano al cornicione. Nessuno fiatò. 
Salii sul cornicione, mi sbottonai la camicia e come se fosse una cosa che facevo tutti i giorni mi buttai. 
Per qualche secondo l'aria mi sferzò i vestiti poi toccai qualcosa di decisamente morbido. 
Le mie dita sottili si incastrarono fra le maglie della rete. Mi alzai in piedi, traballante. Delle mani si allungarono e mi presero per i bracci. Mi ritrovai su una piataforma di legno. 
- Tutto ok? - mi chiese una voce. 
Annuii osservando la rete. L'adrenalina mi scorreva nelle vene e le mani mi tremavano dall'eccitazione. 
Le persone attorno a me parlottarono fra di loro, segnando diversi dati su un foglio. 
- E io che pensavo che la secchiona non si sarebbe buttata. - commentò una voce femminile alle mie spalle. Mi voltai di scatto e le lanciai un occhiata. 
Era una donna sulla ventina con capelli corti e scuri tinti di 5 colori diversi. Aveva le labbra piene di piercing e mi guardava con un sopracciglio alzato. Era piuttosto muscolosa per essere una ragazza. Di solito le donne hanno la massa muscolare meno sviluppata degli uomini, almeno nella mia ex fazione, ma lei sembrava in grado battere mio fratello Alec in una lotta. 
- Cosa vuoi? - sbottò lei portandosi le mani sui fianchi. Alzai un sopracciglio a mia volta. 
- Cosa vuoi tu, piuttosto. - dissi facendo una smorfia altezzosa. 
- Stai zitta, manico di scopa. - sbottò di nuovo lei, acida. 
- Tu! Come osi...?! - iniziai alzando un dito. 
- Smettetela. - disse una voce. Quando mi voltai mi accorsi che la voce era quella di un ragazzo con i capelli neri. Aveva l'orecchio pieno di piercing. 
Aprii la bocca per protestare, ma il suo sguardo mi zittì. Decisi che controbattere non era una mossa intelligente. 
Intanto lentamente i ragazzi iniziavano a buttarsi. 
- Come ti chiami, secchiona? - chiese il ragazzo. Il sangue mi fluì alle guance. 
- Non mi chiamo secchiona! - urlai verso di lui. Fece un verso menefreghista con la mano. 
- Sì sì. Il tuo nome prego. - mi osservò attentamente. - Sceglilo bene. - capii immediatamente cosa voleva dire. Dovevo scegliere bene. Quello sarebbe stato il mio nome per il resto della mia vita. Il mio nome nella mia nuova fazione. 
- Lyssa. Mi chiamo Lyssa. - dissi dopo pochi secondi. 
La ragazza di prima sbuffò e segnò qualcosa su una tabella. Mosse le labbra e lessi un “che secchiona” sulla sua bocca. 
- Benvenuta fra gli Intrepidi, Lyssa. - mi disse il ragazzo, con un accenno di sorriso sulla bocca. 
Lessi un “dongiovanni da strapazzo” sulle labbra della ragazza. 
Ridacchiai e seguii la ragazza lontano dal ragazzo, senza ringraziarlo. 

Un ora dopo eravamo alla base degli Intrepidi. Un grande buco buio e profondo. Alcuni dei miei compagni lo definirono “inquietante”, “cupo” o “da Intrepido”. Io invece riuscii solo a definirlo “una forza”. 
- Seguirete un programma di allenamento di tre settimane. Ci saranno tre esami e due di voi alla fine non riusciranno a finire l'iniziazione. Diventeranno Esclusi. - mi trovavo proprio dietro alla ragazza di prima, che aveva appena parlato. Le feci il verso sussurrando un “che strazio”. Si voltò e mi fulminò con lo sguardo. 
- Ehi. Tu. - il ragazzo del tetto mi tirò una manata al braccio per richiamare la mia attenzione. - Pazza secchiona. - mi disse camminando di fianco a me. 
- Cosa vuoi, idiota? - dissi acida. 
- Non sono idiota. - esclamò lui infilandosi le mani nelle tasche dei jeans. 
- Oh, sì che sei idiota. - esclamai con un risolino divertito. Lui sbuffò e sfilò la mano destra dalla tasca. 
- Tieni. - mi porse i miei occhiali. - A quanto pare sei davvero una secchiona. - disse con un sorriso divertito. Gli strappai gli occhiali dalle mani. 
- Sto per tirarti un pugno. - borbottai guardandolo storto. Strinsi la mano in un pugno e mi preparai a colpirlo. Non ero una secchiona. 
- Signorina! - mi gridò l'Intrepida di prima girandosi verso di me e fermando la fila. - Vorrebbe smetterla di parlare a voce così alta? - disse facendo un finto tono cordiale e accentuando il lei per scherno. 
Annuii con finto risentimento e la seguii annoiata. Appena si girò alzai gli occhi al cielo e mimai un “bla bla bla” con la mano. 
- Certo che sei una piccola maleducata, eh? - mi disse il ragazzo di prima sarcasticamente. 
Grugnii in risposta. Mi sistemai la camicia sbottonata mentre mettevo in mostra la cannottiera blu. 
- Allora ti chiami Lyssa, eh? - disse dopo un minuto di silenzio. 
- A quanto pare. - dissi vagamente mentre mi guardavo attorno. Ci stavamo innoltrando in dei corridoi per le sale di addestramento. 
- Io invece sono Emmet. - disse in modo piatto. Lo disse come se stesse dicendo che tempo fa. 

Dopo una sorta di giro turistico nella base degli Intrepidi finimmo nella stanza allenamenti. 
Mi venne da sorridere al solo pensiero delle scazzottante. Forse non era una cosa bella da pensare. Forse non era “da signora”. Ma era ciò che pensavo e sicuramente non sarei cambiata per piacere a qualcun'altro. 
- Io sono Eric. Mi occuperò di allenarvi e alla fine vi prenderò in esame. - a parlare era il ragazzo di prima. Quello che mi aveva dato il benvenuto nella nuova fazione. 
Ci guardò uno ad uno e per un secondo si fermò ad osservarmi negli occhi. Continuò a parlare. - Lei invece è Roxy. Mi assisterà mentre vi allenerete. - spiegò indicando la donna. Le toccò la spalla con una mano e lei sembrò trovarlo piacevole. Si sistemò la tabella in grembo e senza farsi notare si avvicinò appena a lui. 
Posò il suo sguardo su di me e mi sembrò che si trattenesse da farmi il versaccio. 

Con una lentezza straziante ci dirigemmo ai dormitori. 
Presi il letto più lontano possibile da tutti e mi ci fiondai sopra, ignorando gli sguardi burberi dei miei nuovi compagni di stanza. Caddi nel sonno così velocemente da non accorgermene. 

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Capitolo 3
*** Mentre volo penso a te. ***


In quelle poche ore avevo scoperto che adoravo la boxe. 
Avevo riempito il mio sacco di pugni e calci e mi sentivo come se potessi spaccare il mondo. 
Ma naturalmente, nella mia vita, c'è sempre qualcuno a rovinare il momento. 
- Sei debole. - sentenziò una voce dietro di me. 
Mi voltai pronta a ribattere. Davanti a me c'era Eric, a braccia conserte che fissava le leggere pieghe del sacco. 
- Come, scusa?! - ringhiai a voce bassa. 
- Sei debole. - ripetè. - Non hai forza nelle braccia. 
- Grazie per l'incoraggiamento. - borbottai tornando a colpire il sacco. 
- Il tuo unico punto forte è la resistenza. - si posizionò accanto al sacco. - Sei testarda e di conseguenza anche se sbagli continui a provarci. - in quel momento volevo sbagliare e colpirlo sulla spalla. O, meglio ancora, sulla faccia. 
Borbottai e colpii il sacco più volte. Lui rimase a fissarmi per un altro minuto. 
- Continua così. - e se ne andò a controllare la gracile pacifica che scompariva dietro al sacco. 

La mensa era stracolma di gente. 
Mi allargai nel mio posto. Come se cercassi di far valere la mia autorità - che non avevo. Alla mia sinistra Ethan si stringeva a Myles e ogni tanto mi sfiorava il gomito col suo, come a farmi notare che ero zitta da tutto il tempo. Davanti a me era seduta la pacifica di stamattina. Era decisamente a disagio. Spostava la carne dal piatto e mangiava a piccoli bocconi. Ogni tanto mi guardava con sospetto. 
Qualcuno poggiò il piatto di fianco al mio e una ragazza scivolò sulla panca, incollandomi il suo fianco al mio. 
Le lanciai un occhiata ostile. Lei continuava imperterrita a mangiare il suo hamburger. Si accorse di me solo dopo qualche secondo. 
- Mh? - mugugnò confusa con la bocca piena di carne. Allungò la sua mano verso di me. - Piacere. Io sono Jade. - disse con la bocca piena. Ingoiò il boccone e mi sorrise. Non si accorse che aveva delle briciole sul mento. 
Le strinsi la mano. - Piacere. Lyssa. - risposi con un sorriso piatto. 
- Sei nuova di qua, vero? - mi chiese continuando a mangiare il suo hamburger. 
Annuii. 
- Da quale fazione vieni? - mi chiese bevendo dell'acqua. 
- Eruditi. - le risposi spostando il mio piatto vuoto. Mi sistemai gli occhiali sul naso.
- Noto. - disse indicando i miei vestiti. Non avevo ancora avuto modo di disfarmene. 
- Tu? 
- Io sono una iniziata interna. Sono nata Intrepida e morirò intrepida. - lo disse come se lo ripetesse da tutta la vita. Cosa che forse era vera. 
- Noto. - risposi osservando le sue meches viola fra i lunghi e spettinati capelli corvini. Il piercing sul naso brillava alla luce delle lampade a neon sul soffitto. 
Mi sorrise. - Vieni. Ti aiuto a disfarti di questi vestiti. - mi sembrò che facesse una smorfia mentre osservava la mia camicia azzurra e i miei jeans. 
La seguii senza fare discussioni. Avevo davvero bisogno di togliermi i vestiti. 

Jade era risultata come una Intrepida molto cordiale ma non appiccicosa. 
Nonostante fosse allegra e chiacchierona non dubitai che fosse un Intrepida. 
Quando notò un gruppo di iniziati interni, amici suoi, stava quasi per buttarsi da un dei corridoi affacciati sul Foro. A trattenerla soltanto una sua amica e la mia risata forse troppo forte. 
Mi aveva presentato ai suoi amici che, un po' riluttanti, si erano presentati. Mi avevano squadrata da capo a piedi poi quando uno di loro aveva fatto un affermazione che sembrava un “è la Secchiona che è saltata lasciando gli occhiali”. E di colpo tutti mi avevano trovata simpatica. 
- Secchiona, sei stata un mito a fargliela vedere a quel pallone gonfiato di Emmet! - esclamò un ragazzo sicuramente alto più di un metro e ottanta tirandomi una pacca sulla spalla. Troppo forte. Gli lanciai un occhiata torva. 
- State sparlando di me? - disse una voce familiare dietro di me. 
Ci girammo. Emmet se ne stava lì, in piedi dietro di me, con le mani nelle tasche dei jeans strappati. 
- Stavamo dicendo quanto fossi scemo. - disse il ragazzo alto con un sorriso divertito appoggiandomi il gomito sulla spalla. 
Proprio mentre stavo per spostarmi per farlo cadere prese Emmet per la testa e gliela strofinò con le nocche. 
- Piccolo teppistello! - disse il ragazzo mentre rideva. 
Si staccò da lui e si mise a ridere vedendo i suoi capelli sparati all'aria. Stranamente mi venne da ridere pure a me. 
Emmet aveva l'aria fintamente offesa. Si sistemava i corti capelli corvini con le mani. Poi tirò uno spintone al ragazzo alto, che si mise a ridere. 
- Questo coglione qui è Zeke. Nonostante sia così scemo è più grande di me. - disse Emmet con finto disgusto. 
Zeke lo spintonò con la spalla ma Emmet si spostò, facendolo così cadere a terra. Quando si rialzò era così confuso e sorpreso che non riuscii a trattenere le risate. Non mi ero nemmeno accorta che Jade si era allontanata. 
Quando tornò Emmet e Zeke si stavamo prendendo a pugni. Più per scherzo che per picchiarsi.  
- Ragazzi, che ne dite di-- che cazzo state facendo? - disse mentre io mi tenevo la pancia dal ridere. Jade osò buttarsi fra i due. Letteralmente buttarsi. Li atterò con un colpo solo, più o meno. 
I due di alzarono ancora ridendo mentre Jade cercava di far finta di essere arrabbiata. 
Si spolverò la gonna in modo teatrale e guardò Zeke. Lui si tirò giù la manica del giubbotto di pelle e la guardò. Le sorrise e si chinò su di lei. Le diede un bacio a fior di labbra mentre lei chiudeva gli occhi. Gli sorrise compiaciuta mentre lui le cingeva la vita con un braccio. La differenza di altezza era netta. 
- Che schifo! Almeno non fatelo in pubblico! - disse Emmet, disgustato. 
Una parte di me gli avrebbe voluto gridare di stare zitto. Che non era romantico e non era carino. 
Un altra parte di me voleva annuire, dandogli ragione. 
Rimasi immobile. 
- Idiota! - rispose Zeke divertito. - Sei solo geloso perché te non hai la ragazza. - gli disse facendogli la linguaccia. 
- Sta zitto idiota. - esclamò Emmet con le guance leggermente rosse. Fu divertente vederli litigare. 
Jade mi si avvicinò scuotendo la testa. 
- Che bambini! - disse divertita. 
Scosse di nuovo la testa. 
- Che c'è? - chiesi distogliendo lo sguardo da Zeke che faceva un nocchino a Emmet. 
- Sei troppo sexy. Dovresti smetterla. - disse per poi scoppiare a ridere. 
Io e Jade eravamo andati al negozio del Foro. Mi aveva comprato dei pantaloncini neri straziatamente corti, una cannottiera con dei teschi danzanti, degli anfibi neri e una giacca di pelle nera, perché diceva che faceva troppo freddo. Come se andare aggiro in mutande - così definivo i miei nuovi pantaloncini - non fosse poco salutare. Aveva pagato tutto lei e in quel momento mi chiesi se non mi avesse mentito sulla sua fazione di origine. 
Jade scoppiò a ridere un altra volta. 
- Che faccia. - disse ridendo. Dovevo avere proprio una faccia buffa. 
Sorrisi appena. - Grazie. - mormorai mentre guardavo Emmet e Zeke che, calmatosi, si avvicinavano a noi. 
- Sono proprio dei bambini. E uno di loro è pure il mio ragazzo! - disse Jade alzando le mani al cielo. 
- Allora? - chiese Emmet. 
- Andiamo alla Zip-Line. - disse Zeke. 
- È mezz'ora che cerco di dirvelo. - esclamò Jade, esasperata. 
Loro la ignorarono completamente. 
- Ti va di venire con noi? - mi chiese Zeke. Mi accorsi che nei suoi occhi c'era un costante luccichio malizioso. Come se da un momento all'altro potessi trovarti le mutande piene di scarafaggi. 
- Cos'è? - chiesi chiudendo la giacca e riaprendola subito dopo. 
- Vieni e vedrai! - esclamò lui. Jade mi prese per il braccio e mi trasportò verso uno dei corridoi. Mi lasciò il braccio e tutta sorridente mi fece strada per i corridoi. Una di fianco all'altra camminammo. Zeke e Emmet dietro di noi. 
Jade iniziò a descrivermi quanto fosse eccitante la Zip-Line. 
- Vedrai. Sarà eccitante! - esclamò sorridendo. - Siccome per te è la prima volta potrebbe spaventarti un po', ma non devi avere paura. - disse mentre aggeggiava con il bordo del suo top. 
Dietro di noi Emmet e Zeke erano stranamente silenziosi. 
- La prima volta che l'ho fatto anche io è strato tremendo. Avevo una fifa blu. - disse Jade infilando il pollice nel passante dei jeans. La guardai mentre svoltavamo in un altro corridoio, sempre più verso l'altro. 
- Smettila di guardarle il culo! - borbottò Zeke tirando una gomitata a Emmet. 
Improvvisamente il racconto di Jade non era più interessante. 
- Non la sto guardando! - rispose Emmet cercando di non alzare la voce. 
Presi i bordi dei pantaloncini e cercai invano di renderli più lunghi. 
- Sì, certo. E io sono un Abnegante. Idiota. - disse sarcastico Emmet. 
- Beh, la tua ragazza ha un bel culo. - disse Emmet ridacchiando. 
Zeke gli tirò un pugno al braccio, forte. 
- Se solo la smettessero di parlare dei fondoschiena delle ragazze. - sussurrò Jade con un sospiro. 
Annuii sovrappensiero, poi la seguii fuori dal Foro. 


Qualche minuto dopo eravamo sul tetto di un vecchio palazzo in rovina. 
Siamo saliti da un buco sul tetto. 
Da lì riuscivo a vedere quasi tutta la città. Il Foro, l'edificio della Scelta e la mia vecchia casa. Una casa poco più grande delle altre, rigorosamente sulle tonalità del blu. Si trovava proprio accanto al grande edificio di vetro che era il Quartier generale degli Eruditi. I miei genitori erano persone importanti nel governo, i più intelligenti. Si aspettavano il meglio da me e io non ho mai fatto niente per accontentarli. Entrare a far parte degli Intrepidi è stata la scelta migliore che potessi fare. 
- Questo è il nostro mondo. - disse Jade allargando le braccia ad indicare il tutto. 
Non potevo capire come fosse il loro mondo, ma non commentai. Mi limitai a sistemarmi un altra volta gli occhiali sul naso. 
Il “loro mondo” era vasto e sembrava non avere fine. Alla fine del recinto di confine non c'era niente e per un attimo mi fermai a chiedermi cosa ci fosse più in la. 
- Tieni. - mi disse Jade porgendomi una piccola scatolina. - Sono lenti a contatto. Così ti potrai disfare di quei così da Erudito. - 
Emmet e Zeke si avvicinarono a noi scherzando con un altro ragazzo. 
Presi la scatola. Dentro c'erano due lenti a contatto. Mi tolsi gli occhiali e mi infilai le lenti a contatto mentre reggevo gli occhiali nell'altra mano. Sbattei più volte gli occhi. 
- Ora stai di gran lunga meglio, Secchiona. - disse Emmet mentre Zeke ridacchiava. Cosa ci trovasse di così divertente poi?
Lanciai un occhiata torva ad Emmet e poi osservai i miei occhiali. Erano un ricordo della mia fazione. Rappresentavano la mi infanzia. La mia vita prima di tutto questo. E la mia vita con i miei genitori. 
Li presi tra le mani e con un colpo secco li spezzai in due. 
Non volevo più ricordare la mia vita prima di tutto ciò. Perché tutto ciò era ciò che avevo sempre desiderato. 
Jade e Zeke mi guardarono soddisfatti mentre lanciavo i due pezzi in direzioni diverse. Invece Emmet era fintamente sorpreso. Il ragazzo sconosciuto se la rideva sotto i baffi. 
- Grande, piccoletta! - esclamò Zeke battendomi una pacca esageratamente forte. Gli tirai un pugno forte mentre sorridevo. Probabilmente non era stato molto forte, perché lui se la rise ancora più forte. 
Scoppiammo tutti a ridere e quando ci fummo calmati spostai lo sguardo sul ragazzo sconosciuto. Aveva la pelle scura ed era alto con un bel sorriso. 
- Lyssa, lui è Uriah. - disse Jade indicandolo. 
- Sempre più bassa, cognatina. Eh? - chiese Uriah con aria divertita mentre per gioco le metteva il gomito sulla testa. Lei arrossì appena e lo scansò facendolo cadere rovinosamente ai miei piedi. 
Intuii che doveva essere il fratello di Zeke.
- Fratellino, inutile che ci provi. Tanto la vince sempre lei. - disse mentre Uriah, ancora disteso a terra, si toccava i gomiti doloranti. Alzò lo sguardo e incontrò il mio. Lo guardai, impassibile. Negli occhi aveva la stessa scintilla che caratterizzava Zeke. Sì, erano decisamente fratelli. 
Zeke scoppiò a ridere mentre metteva un braccio attorno alle spalle di Jade. Lei, dal canto suo, incrociava le braccia sotto al seno e sorrideva trionfante, con una strana luce negli occhi. Zeke mi fece un cenno con la testa che capii subito. 
Allungai una mano verso Uriah e lo aiutai ad alzarsi. Il quale mi ringraziò con un sorriso. 
- Vedi, Uriah è più piccolo di tutti noi. Per cui non gli spifferare niente a proposito dell'iniziazione. Eh. - disse Zeke facendomi l'occhiolino. Annuii sorridendogli. 
In quel momento mi accorsi di Emmet che guardava qualcosa dietro di me. Mi voltai. 
Diverse persone erano in fila davanti ad una corda che partiva da un palo e scompariva verso gli edifici. La Zip-Line, immaginai. 
- Dai, andiamo a provare la Zip-Line. - disse Jade spingendolo piano verso la fila. Poi guardò Zeke. - Zeke, potresti... - disse indicando la corda. 
Zeke sorrise, annuì e le si avvicinò sfiorandole le labbra con le proprie. Sussurrò un “Certo, amore.” e fu stomachevolmente romantico. Notai che lo sguardo di Uriah e Emmet esprimeva la mia stessa impressione. Ma Zeke e Jade ci ignorarono completamente. 
Guardammo Zeke che parlava con la ragazza che lavorava alle imbracature. Lei sorrise e gli lasciò il posto. Zeke ci guardò, sorrise e ci fece segno di raggiungerlo. 
- Muoviti, Secchiona! - gridò ripetendo il gesto. 
Risi sommessamente poi lo raggiunsi superando tutti. Qualcuno mi lanciò delle occhiate torve ma le ignorai e mi posizionai davanti a Zeke. 
Mi aggrappai al palo con una mano e mi slanciai in avanti per osservare la strada sotto di noi. - Siamo a 300 metri da terra. Attenta a non cadere sul suolo. - nonostante lo dicesse con divertimento mi sembrò di cogliere una nota preoccupata.
- In realtà vi sopravvaluti. Sono circa 250 metri di altezza. E non cadrei sul terreno, ma mi ci spappolerei. - dissi tornando indietro. Mi infilò l'imbracatura mentre rideva. 
- Secchiona. - borbottò divertito alzando gli occhi al cielo. Sistemò bene l'imbracatura. - Pronta? - chiese mentre io mi portavo le mani al petto. 
- Sì. Sgancia, Colonnello! - dissi divertita mentre lo sentivo ridacchiare. 
- Vedi di non morire, Secchiona. - disse mentre mi tirava appena indietro. 
Sorrisi proprio mentre mi lasciava andare. 
Partii a razzo. Il vento mi sferzava la faccia e avevo i capelli al vento. Allargai le braccia ai lati e osservai sotto di me. C'era la città che scorreva veloce in un fiume di immagini sfuocate e di ricordi che ormai avevo rimosso. 
Mi sentivo libera. Incondizionatamente da ciò che ero, da chi ero e da cosa facevo io ero libera. Come un uccello. 
Mentre prendevo velocità mi venne in mente una cosa. 
Io non ero più un Erudita. Avevo lasciato completamente la mia fazione alla spalle. Avevo abbandonato i miei genitori al loro destino. 
Questa cosa la sapevo di già. Ma pensarci mentre sei lì, a 200 metri da terra, che voli, fa tutt'altro effetto. 
La cosa che mi mancava più di tutte era mio fratello. 
Non era l'esempio migliore di fratello. Era troppo calmo, troppo gentile. Troppo diverso da me. Ma era mio fratello. Avevamo vissuto insieme per 16 anni. Gli volevo bene anche se non glielo dicevo. 
Poi mi venne in mente che non sapevo come stava lui. Lasciare la famiglia e la fazione doveva essere stato duro per lui. Sperai che si fosse integrato. 
All'improvviso un pensiero mi balenò in mente e si instaurò nei miei pensieri: dovevo andare a trovarlo. 





Note d'autrice: 
Innanzitutto mi scuso per il madornale ritardo. Ma ho altre millemila fanfiction da aggiornare e ne sto scrivendo tre contemporaneamente. Due le ho appena finite. Una la finisco domani. 
Per chiunque abbia recensito lo voglio ringraziare tantissimo per aver sprecato parole a parlare con la mia mente bacata. 
Non posso salutarvi per nome ma vi dico solo “Immensamente Grazie!”.
Ok. Ora smetto di annoiarvi. 
Mi muovo a scrivere il prossimo capitolo,
Kim_

P.s.: sono dislessica, uso il correttore del cellulare per cui non so se ci sono errori. L'ho controllato e spero di no. Ditemi se ne trovate alcuni. Mi farebbe piacere modificarli. 
Avevo pensato di farlo rileggere a mio fratello, per correggerlo, ma lui è più dislessico di me. LOL. 

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