L'età del cambiamento

di _Marta Gasparon_
(/viewuser.php?uid=183067)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tra ricordi e presente ***
Capitolo 2: *** Fiori d'amore ***
Capitolo 3: *** Come in una favola ***
Capitolo 4: *** Una nuova vita ***



Capitolo 1
*** Tra ricordi e presente ***


Quando Joey uscì dal camerino, con indosso il meraviglioso abito bianco visto in vetrina, Bessie non riuscì a trattenere la commozione.
- Mi avevi promesso che non avresti pianto, - sospirò la futura sposa, osservandosi attentamente allo specchio.
Quel vestito l'aveva colpita sin da subito e, nonostante non ne avesse ancora provati altri, lo sentiva già suo.
- E' questo Bessie, non ho alcun dubbio, - Joey guardò la sorella con quei suoi grandi occhioni blu che luccicavano per l'emozione aprendo la bocca in un largo sorriso.
Le faceva ancora uno strano effetto pensare che, il mese successivo, avrebbe detto “sì” al suo uomo, un “sì” che, ne era più che certa, sarebbe stato per la vita. Amava Pacey con tutta se stessa e, se possibile, sentiva di amarlo e di desiderarlo al suo fianco ogni giorno di più.
Mentre Joey rimirava con entusiasmo l'abito che aveva scelto senza alcuna esitazione, la sua mente tornò a quella sera in cui lui le aveva chiesto di sposarla e, senza rendersene conto, sorrise a quel ricordo non troppo lontano.
Pacey aveva organizzato una cena romantica a casa sua: aveva sparso nelle stanze decine di candele profumate e aveva cucinato per l'amata alcuni deliziosi piatti tipici italiani che sapeva essere tra i suoi preferiti. Terminato di mangiare le aveva poi proposto di fare due passi fino al molo, luogo a entrambi particolarmente caro visto che da lì, dove diversi anni prima era stata ormeggiata la True Love, la barca sulla quale avevano viaggiato per un'intera estate, tutto era cominciato.
Sin dall'inizio della serata Joey si era sentita strana, come emozionata per un qualcosa che sarebbe dovuto accadere da un momento all'altro, ma non riusciva a spiegarsi che cosa. Solo quando furono entrambi giunti a destinazione, mano nella mano, silenziosi e meravigliati dallo straordinario gioco di luci e colori che il tramonto stava loro offrendo, Joey intuì, non appena vide il compagno estrarre magicamente dalla tasca una piccola scatola in velluto a forma di cuore.
Le sue mani iniziarono a tremare per l'eccitazione, tanto che dovette chiedere a Pacey di aiutarla ad aprire il suo prezioso regalo; lui accontentò la sua richiesta, altrettanto emozionato ed anche un po' impacciato nel dover gestire un momento così importante mai vissuto prima. Si domandò nervoso per quale motivo nei film facessero sempre apparire tutto più semplice rispetto alla realtà.
Appena Joey scoprì la sua sorpresa, si mise una mano sulla fronte e sgranò gli occhi per lo stupore. Non poteva crederci: cinque anni che lei e Pacey condividevano la loro quotidianità e cinque anni che il suo compagno le ripeteva con ironia che non l'avrebbe mai sposata poiché non avrebbe voluto consumare tutti i suoi risparmi per uno “stupido diamante”, come lui lo definiva. In cuor suo Joey in realtà sapeva che quel giorno sarebbe prima o poi arrivato, doveva solo avere pazienza e attendere che Pacey prendesse coraggio e compisse il grande passo.
Rimasero immobili per una manciata di secondi: lei senza parole, con lo sguardo fisso su quella pietruzza scintillante, lui con la scatolina ancora tra le mani, incapace di compiere la mossa successiva che un attore, al contrario, avrebbe recitato alla perfezione in quelle commedie sdolcinate che Pacey non poteva guardare per più di dieci minuti senza ridere o prendere in giro le follie degli uomini innamorati.
E sì che di pazzie, un tempo, anche Pacey ne aveva fatte per la sua Joey...
- Pace, mi devi forse dire qualcosa? - sussurrò lei con un sorriso sghembo, cercando di rompere quell'imbarazzante silenzio.
Lui di tutta risposta fece un lungo respiro, prese tra le dita l'anello e cercò di infilarglielo senza successo: l'agitazione era tanta e, con la mano tremolante di lei, e la mano altrettanto incerta e poco ferma di lui, centrare l'anulare risultò per qualche istante un'impresa alquanto complicata. Al quarto tentativo il povero Pacey portò a termine la missione, strappando una risata alla sua compagna, la quale lo abbracciò forte e lo baciò con passione. Lui penetrò allora i lunghi capelli di lei con le dita, traendola a sé più che poteva, come avesse bisogno di sentire il suo corpo il più vicino possibile al suo poi, staccate le labbra, puntò lo sguardo in quei suoi grandi occhi da cerbiatta di cui si era follemente innamorato tempo addietro, cercando nel frattempo di raccogliere qualche pensiero.
- Jo, non potrei immaginare la mia vita senza di te. Voglio che tutto questo sia per sempre. Sposami... -
Joey non se lo fece ripetere due volte, lo baciò nuovamente e, avvicinando la bocca al suo orecchio, gli disse: - Che aspettavi a farti avanti? Non siamo mica più tanto giovani per certe cose sai... -
Gli strizzò l'occhio divertita poi aggiunse: - Sì, amore mio. Mille volte sì! -


- Joey?! Allora, lo prendiamo? - domandò Bessie, intuendo che la sorella si fosse distratta fantasticando con la mente.
- Come? -
- L'abito! Cosa intendi fare? Vuoi provarne un altro? -
- Oh no! Scelgo questo, assolutamente! Ho sempre desiderato un vestito così per il mio matrimonio, - esclamò Joey entusiasta per la scelta fatta.
Dopo aver chiesto alla sarta di apportare qualche piccola modifica e dopo aver scelto il velo adatto da poter abbinare, appena uscite dal negozio le due sorelle si abbracciarono a lungo commosse.

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 

La sera prima del matrimonio la futura sposa non era riuscita a rilassarsi neanche un minuto: erano passati a salutarla Jack e Doug e in loro compagnia aveva sorseggiato una bella tazza fumante di camomilla.
Era poi andato a farle visita suo padre, tanto invecchiato negli ultimi anni, il quale voleva vedere come la sua secondogenita stesse affrontando quelle ore così particolari. Mike Potter sapeva di aver fatto troppi errori nella sua vita, errori che lo avevano privato della gioia di veder crescere le sue bambine, ed era altrettanto consapevole che certi momenti non avrebbe più potuto recuperarli. Ecco perché, dopo essere uscito di prigione per l'ennesima volta, aveva fatto una promessa solenne a se stesso e alle proprie figlie: avrebbe finalmente fatto il padre e sarebbe stato per loro una figura responsabile e sempre presente, come non era stato capace di essere in passato.
Rimasero seduti sul divano per un'ora circa, a parlare di come la giornata successiva si sarebbe svolta.
Joey lo aveva pregato tempo prima di accompagnarla all'altare e, nonostante lui non si sentisse degno di ricoprire quel ruolo, non c'era stato verso di contraddire la figlia, e così aveva accettato la sua proposta con un pizzico di imbarazzo, ma allo stesso tempo con una enorme gioia nel cuore.
Mentre descriveva dettagliatamente al padre il programma del gran giorno, concordato dopo mesi e mesi di scrupolosi preparativi, Joey sorseggiava un po' nervosa una seconda tazza di camomilla, nel vano tentativo di riuscire a rallentare il battito del cuore troppo accelerato e nella speranza di riuscire ad appisolarsi almeno un paio di ore, per avere un viso il più fresco e riposato possibile la mattina seguente, al suo risveglio.
Aveva però il vago sospetto che i suoi buoni propositi sarebbero falliti...
Intorno alle dieci salutò suo padre che, prima di andarsene, le stampò un bacio affettuoso sulla fronte.
Non fece in tempo a rispondere ad un messaggio molto carino inviatole da Andie, la quale la avvertiva che era tornata dall'Italia apposta per stare vicina a lei e a Pacey in un giorno per loro tanto importante, che Joey fu distratta da un suono provenire dal computer: pensò dovesse essere arrivata un'e-mail.
Si diresse verso il suo portatile, abbandonato sul tavolo da pranzo, e controllò la cartella della posta in arrivo: un nuovo messaggio da parte di Dawson.
Infilò gli occhiali da lettura e, sistematasi sul divano, con il computer appoggiato sulle ginocchia, iniziò a leggere.

Cara Joey,

chi l'avrebbe mai detto che avresti raggiunto l'altare prima di me?

Sai, è da questa mattina che sento addosso una strana sensazione... Forse mi sto rendendo conto solo ora che stiamo diventando adulti, e la cosa devo ammettere che un po' mi spaventa. Le riprese di “The Creek” mi fanno in fondo rivivere ogni giorno una realtà oramai lontana, volata via tanto tempo fa.
Quando scrivo una nuova sceneggiatura, mi trovo a ripensare con malinconia a come eravamo tu, io, Pacey, Jen, Jack...
A volte vorrei fare un tuffo nel passato, altre volte invece mi sento fortunato ad aver già superato gli anni dell'adolescenza e, sapere di non dover più affrontare le problematiche tipiche di quell'età, mi dà un certo sollievo, ci credi?
Comunque, nonostante tutto, nonostante le difficoltà, nonostante i litigi, nonostante le incomprensioni e le delusioni vissute, mi ritrovo a dire che quelli sono stati gli anni più belli che io abbia vissuto e, in un'ipotetica seconda vita, rifarei tutto allo stesso modo, ne sono certo.
Non voglio dilungarmi troppo, immagino tu abbia altro da fare che leggere le riflessioni notturne di un instancabile nostalgico come me. Concludo dicendo che sono fiero di te, Joey, davvero, e sono felice che tu e Pacey possiate scrivere il lieto fine della mia futura (e spero ancora lontana) ultima serie di “The Creek”. Vi auguro il meglio, con tutto il cuore.

Un abbraccio,

tuo Dawson

 

P.S. Ti allego questa fotografia, trovata poco fa curiosando tra le vecchie cartelle del mio pc.
Guardaci... Ne abbiamo fatta di strada da allora, eh?



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Fiori d'amore ***


Joey si svegliò di soprassalto non appena sentì bussare forte alla porta.
Senza rendersene conto si era addormentata sul divano e, a causa della posizione poco comoda mantenuta per più ore di seguito, si sentiva piena di dolori al collo e alla schiena. Si stropicciò gli occhi sbadigliando quindi, dopo aver controllato l'orologio appeso alla parete, che segnava le sette in punto, raggiunse la porta a grandi falcate.
Sulla soglia stava ritta in piedi Gretchen, la quale reggeva con fatica un enorme mazzo di rose rosse.
Joey spalancò gli occhi, stupita da quella sorpresa inaspettata.
- Il mio fratellino mi ha pregata di consegnarti queste... Non lo facevo così romantico! Dì la verità, hai fatto qualche incantesimo? - domandò la ragazza ridendo.
Voleva molto bene a Pacey e, sin da quando erano piccoli, in quanto sorella maggiore, era sempre stata molto protettiva nei suoi confronti. Spesso le capitava di dimostrargli il suo affetto punzecchiandolo con ironia, lato che doveva essere nel DNA dei Witter, visto che anche lui non mancava mai di rispondere alle sue frecciate con il medesimo sarcasmo.
- Ammetto di non aver avuto voglia di contarle, ma il tuo fidanzato mi ha garantito che sono cinquanta. Accidenti, a giudicare dal peso gli credo! -
Joey allungò le mani per prendere il mazzo voluminoso e la ringraziò, al che Gretchen le fece l'occhiolino facendosi improvvisamente più seria: - Sai Joey, devo farti una confidenza. Tu e Pacey siete per me un esempio: ne avete passate tante, eppure nulla è mai riuscito a scalfire i sentimenti che provate l'uno per l'altra. Così diversi, ma così incredibilmente uniti... Un giorno mi auguro di poter vivere anch'io un sogno bello quanto il vostro -.
Alle sue parole, gli occhi di Joey divennero lucidi.
Gretchen aveva ragione: suo fratello possedeva una simpatia esplosiva che contagiava tutti; si prendeva poco sul serio e affrontava la vita con un sorriso in più rispetto agli altri. Allo stesso tempo, però, sapeva bene che, quando meno te l'aspettavi, egli era capace di tirar fuori una sensibilità e una dolcezza davvero fuori dal comune. Quante volte Pacey aveva sorpreso la sua Josephine – così la chiamava a volte divertito, apposta per farla innervosire – compiendo dei gesti che nessun ragazzo le aveva mai riservato.
Al contrario di lui, Joey era effettivamente molto più riflessiva e meditativa; prima di agire pensava e ripensava mille volte a cosa sarebbe stato meglio fare, valutando con estrema razionalità le possibili conseguenze delle sue scelte.
Timida e riservata, specialmente con chi conosceva poco, era assai testarda; un po' permalosa, cinica e pungente quando voleva, ma altrettanto generosa, saggia, leale e sincera con le persone a cui voleva bene.
Due caratteri differenti, non c'era alcun dubbio, eppure il loro era amore era unico, puro, resistente, vero...
Riflettendo sul bel pensiero espresso dall'amica, Joey pensò con un sorriso a quanto la sua vita fosse diventata migliore grazie a quell'incontrollabile sentimento che l'aveva travolta all'improvviso.
Decine e decine di ricordi affollavano la sua mente ma, in quel preciso momento, alquanto movimentato dalle molteplici emozioni che sentiva accavallarsi nel cuore, la giovane rimembrò in particolar modo il giorno in cui Pacey le disse di averle comprato un muro, poi ancora le preziose lezioni di guida che puntualmente organizzava ogni qual volta lei ne facesse richiesta, e quella indimenticabile sera in cui lui le aveva promesso che, prima di baciarla una seconda volta, avrebbe contato fino a tre, per darle così la possibilità di allontanarsi nel caso in cui non avesse ricambiato i suoi stessi sentimenti. Ricordò inoltre di come il suo futuro sposo, per risparmiarle una confessione assai faticosa e complicata, si fosse offerto di far sapere a Dawson di quel sentimento sbocciato inaspettatamente tra lui e la sua più cara amica, ed infine la delicatezza e l'estrema tenerezza con la quale egli l'aveva accompagnata verso la sua prima volta.
Abbandonate certe riflessioni, Joey strinse in un commosso abbraccio Gretchen la quale, dandole un buffetto sulla guancia, le augurò buona fortuna e le disse che si sarebbero riviste in chiesa più tardi.
Mancava davvero poco al gran momento e l'ansia iniziava a farsi sentire con una certa violenza.
Mentre attendeva che sua sorella arrivasse, insieme a parrucchiera e truccatrice, Joey riempì d'acqua un largo vaso in vetro per mettervi dentro le meravigliose rose ricevute. Proprio mentre le stava sistemando con cura, notò una piccola busta bianca che si confondeva tra i petali. La aprì e ne estrasse un bigliettino scritto a mano:

Grazie per aver sempre creduto in me, anche quando nessuno lo faceva.
Grazie perché illumini ogni giorno le mie giornate.
Grazie perché mi stimi e mi apprezzi nonostante le mie mille debolezze e fragilità.
Grazie per avermi reso l'uomo che sono oggi.

Ti amo, amore mio.

Pace

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Come in una favola ***


Joey sembrava una principessa. L'abito alla greca che aveva scelto, pur nella sua semplicità era incantevole: le valorizzava il fisico e le conferiva una grazia ed una eleganza particolari.
Aveva raccolto i capelli in un bellissimo chignon tempestato di minuscoli boccioli di rose bianche e aveva poi alle orecchie dei preziosi orecchini scintillanti che un tempo erano appartenuti a sua madre. Era stata sua sorella a farglieli avere proprio quella mattina stessa:

- La mamma sarebbe stata tanto felice per te, tesoro. Sai, quando apriva il suo portagioie, e io guardavo incantata tutto ciò che conteneva, mi confidava sempre che le sarebbe piaciuto indossassimo questi nel giorno del nostro matrimonio, proprio come fece lei - disse Bessie indicando alla sorella due bellissimi brillanti luccicanti che teneva sul palmo della mano. - Direi che è arrivato il tuo turno, - aggiunse poi con evidente commozione.
Gli occhi di Joey si riempirono improvvisamente di lacrime. Quanto avrebbe voluto che sua madre si materializzasse magicamente per stringerla forte e per condividere con lei anche solo metà della gioia che provava in quel momento.
- Mi manca così tanto... -
Bessie sospirò, cercando di allontanare la malinconia che la stava assalendo poi, presa la mano della sorella, la aprì con dolcezza, poggiandovi i due meravigliosi orecchini e disse: - Con questi la sentirai ancor più vicina a te, anche se lei, in fondo, non ci ha mai abbandonate. E' sempre stata qui, insieme a noi -.
Una lacrima bagnò il viso di Joey al pensiero di quel destino crudele che le aveva portato via sua madre troppo in fretta. La ricordava sempre come una donna buona, intelligente, generosa con tutti e tanto desiderosa di aprire un B&B, un piccolo sogno che, nonostante la determinazione che l'aveva sempre caratterizzata, la malattia non le aveva permesso di portare a compimento.
Lo avevano fatto per lei le sue figlie, insieme al contributo fondamentale di Pacey il quale, compreso quanto le due sorelle credessero in quel progetto, aveva dato anima e corpo lavorandoci duramente. Ed era stato proprio in quel periodo, in cui lui e la sua Joey avevano iniziato a vedersi e a frequentarsi con regolarità, che qualcosa era incredibilmente iniziato a cambiare nel loro rapporto, fino a sfociare in quel Vero Amore che, a loro insaputa, li avrebbe presto tenuti insieme per la vita.

Joey era riuscita a raggiungere la chiesa con soli venti minuti di ritardo (quasi d'obbligo per una sposa) e, durante il tragitto in macchina, aveva dovuto più volte chiudere gli occhi e respirare a fondo, poiché sentiva il suo cuore battere all'impazzata man mano che lei e Bessie si avvicinavano alla meta.
Giunte a destinazione, le due ragazze trovarono il padre che, palesemente nervoso, le attendeva accanto all'ingresso principale. Il completo che portava gli donava molto e lo ringiovaniva di qualche anno: dopo non poche indecisioni, la scelta era ricaduta su un gessato molto raffinato, impreziosito da una cravatta color avorio che riprendeva il medesimo colore delle righe presenti su giacca e pantaloni. Indossava inoltre una camicia bianca, insieme ad un paio di scarpe nere in vernice e infine, dalla piccola tasca superiore della giacca, spuntava fuori un fresco tulipano bianco.
Appena vide arrivare la macchina, Mike Potter andò subito ad accogliere la sua amata Joey e, piangendo per l'emozione, dopo averle detto quanto era bella, e quanto assomigliasse a sua madre, la prese sottobraccio per accompagnarla fino all'altare, dove l'avrebbe poi affidata all'uomo della sua vita.
Gli invitati avevano già preso posto; dall'esterno si udivano le note di una dolce melodia che la sposa aveva appositamente richiesto per quando avesse fatto il suo ingresso in chiesa. Con una mano teneva il profumato bouquet che Gail, la madre di Dawson, le aveva preparato unendo insieme i fiori più belli del suo giardino, mentre con l'altra stringeva tesa il braccio del padre.
Appena furono entrati, procedendo con andatura lenta e aggraziata, Joey sentì improvvisamente decine di occhi puntati su di sé. Arrossì per l'imbarazzo, non riuscendo, per più secondi di seguito, ad alzare lo sguardo dalla punta dei suoi piedi poi, fattasi coraggio, la giovane drizzò testa e schiena, cercando di attraversare la navata con più naturalezza e rilassatezza possibile, anche se con estrema fatica, visto che le gambe le tremavano per l'agitazione.
Tra i numerosi presenti scorse quasi subito Andie, tutta sorridente, la quale teneva tra le mani una macchina fotografica, nel tentativo di immortalare in qualche scatto quegli attimi indimenticabili. Un paio di file più avanti notò invece Gail, insieme alla figlia minore, sempre più somigliante a lei, e poi ancora Audrey, con in braccio il suo bambino, avuto un anno prima con il batterista della sua band, che la osservava con estrema tenerezza. Nelle prime file, incrociò lo sguardo di Jack, insieme a quello visibilmente commosso dei suoi suoceri, e in mezzo a loro stava Amy, sempre più bella man mano che cresceva, che allungava il collo stando in bilico sulle punte dei piedi, nel tentativo di vedere meglio la splendida sposa. Appena la guardò, Joey non potè non rivolgere un pensiero a Jen, a quella giovane amica che, superata una prima fase di diffidenza e antipatia nutrita nei suoi confronti, aveva poi imparato a conoscere e ad apprezzare per davvero.
A lei aveva confidato quel bacio che Pacey le aveva rubato inaspettatamente e che le aveva fatto mettere in discussione i suoi sentimenti. Si era stupita nel vederla poco sorpresa dalla notizia: era come se da tempo Jen Lindley avesse già percepito che qualcosa stesse cambiando, che le parti giocate sino a quel momento non sarebbero più state le medesime. E aveva ragione: tutto sarebbe stato inevitabilmente diverso.
Joey avrebbe voluto trovarla tra gli invitati, avrebbe voluto poterla abbracciare almeno per quell'occasione e ringraziarla per gli insegnamenti che le aveva trasmesso e di cui aveva cercato di far tesoro.
In quel riaffiorare spontaneo di ricordi, pensò poi a Mitch: lui e la madre di Dawson erano stati per lei un esempio positivo, una prova di come l'amore vero sia una forza straordinaria capace di superare ogni ostacolo, anche apparentemente insormontabile.
Pensò inoltre a Evelyn, la nonna di Jen, mancata un anno dopo la scomparsa dell'amata nipote, e infine a sua madre, che si augurava potesse essere felice per la donna che era diventata.
Anche chi non c'era più aveva costituito un pezzo importante del puzzle della sua vita; ognuno, a modo suo, le aveva infatti donato qualcosa e, nonostante la nostalgia che ogni tanto le prendeva la bocca dello stomaco, Joey si consolava al pensiero che quelle persone lontane fisicamente, ma pur sempre presenti nel suo cuore, la accompagnassero vigili e silenziosi lungo il percorso della vita, ovunque si trovassero. E confidava fosse così anche in quella occasione speciale che stava vivendo.
Dopo aver fatto vagare un po' la mente, i grandi occhi di Joey cercarono ansiosi il suo uomo.
Pacey stava in piedi sull'altare, di fronte al sacerdote, con le mani incrociate dietro alla schiena. Faticava a star fermo, tanto che continuava a tamburellare un piede sul pavimento, gesto che tradiva un certo nervosismo e, più la sua dolce metà si avvicinava a lui, più il suo cuore gli sussultava in petto.
Quanto era bella... La amava più della sua stessa vita e per lei avrebbe fatto qualunque cosa.
Anche il giovane Witter, in quel giorno tanto speciale, era particolarmente attraente. Suo fratello Doug e l'amico Jack erano stati i suoi consiglieri di fiducia nella scelta del completo da indossare: piuttosto classico nel taglio di giacca e pantalone, un po' meno nel colore, visto che aveva optato per un verde scuro molto fine. La camicia era invece di un verde un po' più chiaro, che ben si abbinava a quello della giacca, mentre la cravatta e le scarpe erano nere.
Poco distanti da lui, ai due lati dell'altare, stavano poi le due coppie di testimoni che Pacey e Joey avevano voluto accanto. La giovane non aveva avuto dubbi: aveva immediatamente pensato a Dawson, la sua “anima gemella” – come si erano definiti dopo la morte di Jen, momento che aveva causato tanto dolore in tutti quelli che l'avevano conosciuta e che le avevano voluto bene, ma un momento anche che, in qualche modo, aveva portato i suoi più cari amici a interrogarsi e a definire finalmente con chiarezza i loro ruoli e rapporti reciproci – e naturalmente a Bessie la quale, subito dopo la scomparsa della madre, e con il primo arresto del padre, si era presa cura di lei, dimostrando quotidianamente una forza e un coraggio invidiabili.
Pacey aveva invece scelto come suoi testimoni Doug e Gretchen, i quali si erano sentiti lusingati dell'affettuoso pensiero che egli aveva avuto nei loro confronti. Entrambi, durante la lunga fase della sua adolescenza, avevano condiviso con il fratello minore le gioie, ma anche i dispiaceri che l'amore per Joey avevano comportato.
Sapevano quanto quel sentimento Pacey non l'avesse mai provato per nessuna ragazza prima, e sapevano anche quanto egli fosse cambiato proprio grazie ad esso, tanto che in cuor loro speravano che il Vero Amore – perché non avevano dubbi, lo era – potesse un giorno trionfare.
Appena la bellissima sposa raggiunse l'altare, suo padre le prese la mano, accompagnandola verso quella dell'amato, il quale faticava a credere che tutto stesse accadendo realmente.
Mike Potter si fidava di Pacey, gli era sempre piaciuto. Gli bastava guardare gli occhi vivi e luminosi di Joey quando gli parlava di lui, per comprendere quanto si amassero. Era più che certo che il giovane Witter si sarebbe preso cura di sua figlia, che l'avrebbe amata, rispettata e protetta ogni giorno, e proprio tale consapevolezza gli donava una gran pace al cuore.
Pacey restò con gli occhi fissi su di lei per più secondi, senza riuscire a distaccarli, incapace di muoversi finché Joey, intuito il momento un po' critico per lo sposo, non gli strinse forte la mano come per scuoterlo. Quante prove generali avevano elaborato entrambi nella loro testa: Pacey improvvisamente si ricordò di dover alzare il velo della sposa. Nonostante le mani un po' impaurite ci riuscì, dunque avvicinò lentamente la bocca al suo orecchio, sussurrandole delle dolci parole che sentiva di volerle dedicare prima di scambiarsi le promesse: - Sei tutto ciò che desidero - e così dicendo, poggiò delicatamente le sue labbra sulla guancia di lei.

La cerimonia ebbe inizio.
Tutti gli invitati stavano in silenzio, come desiderosi di assaporare appieno quell'atmosfera speciale che si era venuta a creare non appena la coppia si era presa per mano sull'altare: quei due, insieme, trasmettevano delle sensazioni uniche che, anche il più distratto, non avrebbe potuto non percepire. La loro unione era davvero invidiabile, tutti ne erano consapevoli; Dawson stesso aveva dovuto ammetterlo, constatando quanto la sua piccola Joey, quella che appariva all'improvviso in camera sua dopo essersi arrampicata su per quella scaletta arrugginita, simbolo della loro amicizia, un po' cinica e scontrosa col mondo circostante, da tempo non esistesse più.
Joey era infatti cresciuta, era diventata una donna, e l'aver scelto Pacey come compagno per la vita ne era stata la conferma, poiché egli, per lei, aveva rappresentato un amore più consapevole e maturo, diverso da quello più timoroso e innocente nutrito per Dawson quando era ancora una ragazzina.

- Sì, lo voglio, - pronunciò Pacey con voce ferma e sicura, lanciando un sorriso sghembo alla sua dolce metà.
- Sì, lo voglio, - disse emozionata Joey, felice come non si era mai sentita prima.
Tre semplici parole che avevano però un valore immenso.
- Lo sposo può baciare la sposa! -
Pacey non se lo fece ripetere due volte.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Una nuova vita ***


Un timido raggio di sole filtrò attraverso la finestra della camera da letto.
Pacey aprì lentamente gli occhi facendo un lungo sbadiglio, poi si girò su un lato, avvicinando il volto a quello di Joey la quale dormiva ancora profondamente. Le stampò un tenero bacio sulla guancia, spostandole con la mano una ciocca di capelli ribelle e restò fermo ad osservarla per una decina di minuti, ascoltando in silenzio il ritmo del suo respiro calmo.
Sentendosi forse spiata, Joey si stropicciò gli occhi e strinse a sé il corpo del marito.
- Buongiorno, amore mio, - gli disse lei sorridendo, ancora assonnata.
- Buongiorno a te, mia principessa... Indovina che giorno è oggi? - domandò Pacey ironico.
Joey finse di doverci pensare su poi, sfiorando le labbra di lui con le sue, sussurrò: - Due mesi che siamo sposati... e ancora non ho chiesto il divorzio! Credi che mi meriti qualche premio? - fece l'occhiolino divertita.
Alla sua risposta Pacey tuffò il viso nei lunghi e soffici capelli della compagna, come volesse assaporarne il piacevole profumo, poi puntò gli occhi sulla fede che portava al dito: a volte gli capitava ancora di stupirsi nel vederla lì. Fece dunque scivolare il palmo della mano lungo il corpo di Joey finché non arrivò al suo ventre, e a quel punto si fermò.
- Hai già pensato a qualche nome? - chiese il giovane Witter con espressione interrogativa.
- Forse... -
- In fondo non sappiamo nemmeno se sia maschio o femmina... -
Joey sospirò, poi poggiò la propria mano sopra quella di Pacey, sempre immobile sulla sua pancia ancora piuttosto piatta, aspetto che ben celava (per il momento) la gravidanza scoperta poche settimane prima.
- Sarà una bambina, lo sento, - affermò la giovane con un sorriso.
- Due contro uno! Moglie crudele... - scherzò Pacey dandole un lieve buffetto sulla guancia.
Se a quindici anni si fosse immaginato padre e per giunta marito di quella ragazzina saputella che sopportava a stento, sarebbe come minimo scoppiato a ridere. Eppure il destino aveva riservato per Pacey e Joey un progetto ben preciso, sul quale nessuno, probabilmente, avrebbe mai scommesso...
- Ma allora dimmi, se sarà una femmina come ti piacerebbe chiamarla? -
Joey Potter rivolse lo sguardo verso la parete che stava loro di fronte, sulla quale vi era appesa una cornice di media dimensione, con all'interno una bellissima fotografia scattata intorno ai diciott'anni, raffigurante lei, Dawson, Pacey, Jen e Jack, tutti insieme, sereni e spensierati, affamati di nuove esperienze, ma anche un po' spaventanti dalle novità pronte a saltar fuori da dietro l'angolo.
Gli occhi di Joey diventarono lucidi al pensiero di tutto quello che aveva vissuto e condiviso con i suoi amici.
Non aveva rimpianti, proprio come le aveva confessato Dawson nella sua e-mail, la sera prima delle nozze, poiché riteneva che anche le sofferenze e le lacrime amare mandate giù a fatica, facessero inevitabilmente parte di quella fase della vita in cui un ragazzo non sa bene che cosa cerchi o voglia per sentirsi appagato.
- Jennifer, - disse la giovane con una voce rotta dall'emozione del momento.
Pacey puntò allora anch'egli gli occhi sulla medesima fotografia, focalizzando l'attenzione su quella bella ragazza dai capelli biondi e mossi, con un viso angelico.
Sorrise compiaciuto, come se in cuor suo sperasse, in fondo, che la compagna pronunciasse quel nome che lo riportava inevitabilmente al dolce ricordo di una persona speciale alla quale aveva voluto un gran bene.
Strinse Joey a sé, stampandole un bacio sulla fronte.
- Mi sembra un'ottima idea... -
 



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2425686