Remington Smiss, ti odio! (o forse no).

di Layla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1)Un'ocra presa al laccio. ***
Capitolo 2: *** 2)Io, tu e la casa nel deserto. ***
Capitolo 3: *** 3)Il nuovo attacco di Ombrosa. ***
Capitolo 4: *** 4) Uno yop preso all'amo (complimento, Cleo!) ***
Capitolo 5: *** Epilogo:Cleo, la dea degli yop. ***



Capitolo 1
*** 1)Un'ocra presa al laccio. ***


1)Un'ocra presa al laccio.

Cosa ci faccia un’ocra in una banda di pirati rimarrà sempre un mistero per tutti, tranne che per me.
Mi chiamo Cleo, ho iniziato la mia carriera nell’esercito della città dei Cra, poi ho semplicemente disertato e me ne sono andata.
Disertare è un grave crimine, credo mi stiano ancora cercando e devo ringraziare mia sorella Evangeline se non sono già nelle loro mani.
Lei è completamente diversa da me, è completamente ligia agli ordini che le vengono dati, compreso quello di tenere d’occhio la principessina sadida.
Quando le hanno detto di andare se ne è andata, anche se io avevo ancora bisogno di lei perché amavo avere una sorella maggiore come lei.
Penso di essere una delusione per lei per il fatto di essere un disertore, il fatto è che non mi piace prendere ordini – voglio essere io a decidere della mia vita – e nell’esercito cra la disciplina è talmente spietata da superare il fatto che mi piaccia combattere.
Forse avrei dovuto essere una yop, ma ormai è tardi.
Sono libera grazie a Eva e ai suoi amici – la compagnia del Tofu – e questo mi basta, anche perché loro sono davvero forti. Li ho visto all’opera contro Quilby e Rushu e, wow, non ho mai visto nulla del genere.
Yugo ha dei poteri che non ho mai visto e che mi hanno lasciata senza fiato, Amalia non è la principessina viziata che credevo, ma una vera avventuriera.
Ho visto i rovi di sadida alla massima potenza grazie a lei e un ottimo esempio di stratega quando ha preso le redini del sottomarino di quel principe pazzo.
E poi ci sono Ruel e Tristepan, Ruel combatte ancora bene per essere un vecchio anutrof e Pan Pan, beh, mi ha fatto prendere una bella cotta per lui.
È uno yop intrepido che ama combattere, si caccia spesso nei guai come me e spesso viene rimproverato per questo come me.
Si sa persino fondere con il suo shushu mantenendo il controllo, il problema è che ama davvero mia sorella e, nonostante i miei ripetuti tentativi di sedurlo, lui è rimasto di Eva.
L’ultimo della compagnia è Adamai, un piccolo drago fortissimo. Sono rimasta sorpresa quando ho visto che c’erano ancora dei draghi – pensavo si fossero estinti millenni fa fa – ma vedere lui e Phaeris mi ha dimostrato che ce ne sono ancora e sono pericolosi come nemici.
E poi c’è Lui: Goultard, Dio degli Yop.
Penso di essermi presa una cotta ancora peggiore per lui e quando si è sacrificato per ricacciare Rushu nella sua dimensione il mio cuore ha urlato “no”, ma ormai era troppo tardi.
È troppo tardi anche adesso, sono su una barca pirata in compagnia di una ragazzina di nome Elaine e di una stella marina parlante che io chiamo capitano.
La navigazione procede tranquilla quando all’improvviso avverto la presenza di qualcuno, un’ombra nera, e ben presto un uomo dalla carnagione grigiastra vestito di nero fa la sua apparizione insieme a un gatto nero obeso.
Remington Smiss e Grany.
Mia sorella mi ha parlato di loro, sono alla ricerca di shushu, cosa vogliono da noi?
Non ne abbiamo uno a bordo.
“Buongiorno, signori!”
Si presenta educatamente.
“Voi avete qualcosa che mi interessa.”
“Che cosa?”
Gli chiedo sgarbatamente io.
“Non ci sono Shushu su questa nave!”
“Ti sbagli, mia piccola ocra, ne avete uno: la mappa che ti ha affidato tua sorella.”
Quella stupida mappa parlante che non fa altro che farci sbagliare strada è uno shushu?
“È uno shushu minore che tua sorella si è rifiutata di darmi.”
“E perché dovrei dartela io, allora?
Mi è stata affidata per proteggerla.”
“Posso affondare questa bagnarola quando voglio.”
Per tutta risposta io lancio una serie di frecce dall’arco che ho al polso nella speranza di centrare almeno il gatto, ma sono molto veloci e rispondono con una serie di colpi.
Merda, rischiamo davvero di far colare a picco questa bagnarola!
Io comunque continuo a lanciare frecce su di loro, ho già detto che  amo combattere?
Mi piace l’adrenalina, il vento nei capelli, sentire i colpi del nemico che mi mancano e i miei che lo raggiungono.
Lui però è davvero abile, a parte fargli buchi nel mantello non riesco a fare molto, chissà se Eva è riuscita a fargli più male?
“Sei davvero la sorella di Evangeline, ma questo non ti salverà!”
Mi urla lui.
Io vorrei replicare, ma qualcosa mi colpisce violentemente alla testa e io perdo conoscenza.
Mi sveglio dopo quelle che sembrano ore in un posto buio e umido, legata mani e piedi.
Merda!
Cerco di darmi da fare per liberarmi con un po’ di abilità sciolgo i nodi ed è questo modo che mi accorgo che purtroppo manca qualcosa: l’arco che ho sul polso!
“Ladro, figlio di ladri!”
Oltre alla mappa si è preso il mio arco, ma nessuno può prendere un arco a un ocra, è la cosa più importante che abbiamo.
Ora che sono libera, apro piano la porta e sbircio, un lungo corridoio con pavimento e soffitto di legno si stende davanti a me: siamo su una nave.
Mi muovo con cautela e percorro il corridoio che porta giusta a una grande stanza con un tavolo al centro, ingombro di varie cose, incluso il mio arco.
Faccio per prenderlo, ma sento un click alle mie spalle.
“Io non lo farei se fossi in te!”
Io allungo lo stesso la mano e schivo per un pelo il suo colpo, mi rimetto il mio arco sul polso e lo punto verso di lui.
“Ridammi la mappa, ladro o ti riduco a un colabrodo.”
Lui la tira fuori e punta una delle sue pistole contro la mappa che inizia a piagnucolare.
“Tu fai partire una freccia e io darò fuoco alla tua preziosa mappa.”
Io sposto il mio braccio per puntarlo contro Grany.
“Tu fallo e io ammazzo tuo fratello, Smiss.”
Lui mi guarda sorpreso.
“Ne hai di coraggio, sei persino più stuzzicante di Evangeline.”
“Non nominare mia sorella e molla la mappa.”
Rispondo dura.
“Te la ridarò, ma a una sola condizione.”
“Non sei nella condizione di dettare condizioni.”
Lui ride.
“Grany schiverà quelle tue frecce, lo sai piccola ocra?”
“Se non sarà la prima a ucciderlo, sarà la seconda o la terza, io non sbaglio mai.”
Lui ride divertito, senza spostare di un millimetro la pistola, odio le situazioni di stallo.
“Ti ridarò la tua preziosa mappa solo se mi aiuterai.”
Io faccio partire una serie di frecce verso Grany, stanca di questa pietosa situazione, ma – incredibilmente – le schiva tutte e salta sulla spalla di suo fratello.
Maledetto gatto!
“Allora, adesso vuoi sentirla la mia condizione?”
“Dimmi.”
“Il re di Bonda ha una cosa che mi interessa molto.”
“Uno shushu, immagino.”
“Sì, uno shushu molto potente, un anello.”
“Lascia perdere, Ombrosa,  finirai per essere il suo schiavo.”
“Oh, e così la conosci.”
“Me ne ha parlato mia sorella, assorbe le anime e trasforma gli uomini in ghoul, ma vuole anche liberarsi e ottenere un nuovo corpo. Una volta ha provato anche a prendersi il corpo di Eva.”
“Interessante. Beh, la eliminerà dalla lista e prenderò l’altro shushu, una spada infuocata, ma ho bisogno di una mano. Qualcuno che distragga il re e le guardie con la sua bellezza.”
Io lo guardo sorpresa.
“Tu vuoi che io faccia da puttana?”
“No, solo da esca. Potresti essere una principessa che viene da lontano e vuole sposare il principe, tutti dedicherebbero la loro attenzione a te e io potrei prendere ciò che voglio indisturbato.”
“Io non sono una ladra!”
“Ma rivuoi la tua mappa e questo è l’unico modo che hai per riottenerla.”
Io lo fulmino con un’occhiataccia, mi ha preso al sacco e lo sa.

 

Due settimane dopo siamo alle porte del regno di Bonda, io sono stanca e affamata, lui tranquillo come sempre.
“Non fare quella faccia, carina. Tra poco ci fermeremo in una locanda, abbiamo bisogno tutti di un buon pasto, una doccia  e una dormita prima che il grande piano abbia inizio.”
“Ti ho già detto che ti odio?”
“Almeno una volta al giorno, cara.”
“Bene, ti odio!”
Gli ripeto fissandolo per l’ennesima volta con uno sguardo infuocato.
“Buona, piccola. Tra poco riavrai la mappa!”
“Per prima cosa, non chiamarmi piccola! Seconda, chi mi garantisce che sia così e che all’improvviso non ti serva una complice per fare qualche altro furto?”
“Alla fine di tutto questo avrai la mappa o saresti capace di darmi fuoco la notte!”

“Potrei farlo anche stanotte.”
Lui ride.
“No, sei vincolata a un giuramento e voi ocra non li tradite mai.”
“Ti odio!”
Gli urlo per l’ennesima volta, non ho mai incontrato un tizio così bravo a farmi saltare i nervi.
Entriamo in una locanda e lui prenota due stanze, una per me e una per lui, quando finalmente raggiungo la mia stanza mi butto subito sotto la doccia. Sono secoli che non riesco a lavarmi decentemente, di solito mi lavavo nel primo fiume nelle vicinanze con la paura che quel ladro mi spiasse.
Una volta fatta la doccia mi metto un altro paio di pantaloni e una maglia con una striscia verde, mi aggancio il mio cinturone, metto i miei stivali e in un ultimo l’arco sul braccio.
Perfetto, sono pronta per scendere a cena.
Arrivo nella sala pranzo e trovo Remington e Grany già seduti al tavolo.
“Alla buon’ora! Stavo per ordinare senza di te!”
“Il solito gentiluomo!”
Mugugno io, sedendomi.
Ordiniamo la specialità della casa alla cameriera e lei torna con un arrosto da leccarsi i baffi, non ne ho mai mangiato uno così buono.
Almeno di una cosa sarò riconoscente a Smiss, ma solo di una.
“Buono questo arrosto.”
“Io scelgo solo il meglio.”
“Ma perché non sono stata zitta?”
Mi dico ad alta voce, lo odio quando si vanta.
Finito di mangiare do un’occhiata fuori: piove.
Niente passeggiata, andrò dritta a dormire, così salgo nella mia camera lasciando il ladro e il suo vile gatto a chiacchierare con alcuni ospiti della locanda.
Arrivata in camera mi tolgo i miei vestiti e mi metto una camicia da notte bianca con le spalline e che mi arriva appena sopra il ginocchio.
Mi butto a letto sperando che il sonno giunga subito a farmi visita, cosa che fortunatamente accade, non ho voglia di pensare che tra poco oltre a essere un disertore sarò anche una ladra.
La mattina dopo vengo svegliata alle undici da Smiss che fa irruzione nella mia camera, per la sorpresa gli lancio qualche freccia che, purtroppo, si limitano a bucare il suo dannato mantello nero.
“Come ti permetti?”
Urlo furiosa.
“Abbiamo da fare, o meglio: io ho da fare, tu devi solo metterti questi.”
Deposita una catasta di cose sul mio letto e se ne va, io controllo e impallidisco: c’è un bel vestito da principessa, scarpe a tacco alto, cose per i capelli, trucchi e una borsa.
“Non posso credere che io stia per fare una cosa del genere!”
Sospiro sconsolata per poi buttarmi sotto la doccia.
Dopo essermi lavata, rasata e profumata mi metto il vestito che Remington ha scelto per me. Un vestito verde con un’ampia scollatura, il busto stretto e una gonna a balze. Sembra fatto di materiale prezioso, probabilmente l’avrà rubato.
Lo specchio in camera mi rimanda l’immagine di una ragazza dagli occhi verdi, un ciuffo biondo di capelli, una treccina da un lato e la coda sollevata.
Immagino dovrò scioglierli e farmi dei boccoli odiosi e togliermi l’orecchino, ma di quello non se ne parla, è il mio marchio e nemmeno quel gran furfante di Remington può costringermi a toglierlo.
Con un sospiro rassegnato mi sciolgo la coda e la treccine, senza costrizioni i miei capelli sono lunghi fino a metà schiena, li pettino accuratamente e inizio a farmi i boccoli.
L’operazione mi porta via parte della mattinata e quando ho finito sputerei alla mia immagine, odio quella fighetta che mi guarda ammiccante dallo specchio.
Con uno sbuffo di rabbia prendo la mia pozione cambia colore per  gli occhi che da verdi diventano di un bel castano profondo. Almeno dopo questa storia non mi riconosceranno.
Mi trucco e mi metto i gioielli che Remington mi ha dato, ho appena finito quando lui entra in camera mia, senza bussare ovviamente.
“Mh, sì! Puoi essere scambiata per una principessa, devi solo toglierti quell’orecchino.”
“Scordatelo!”
Replico dura, lui fa per avvicinarsi e togliermelo, ma io sono più veloce e stringo il suo polso in una presa ferrea.
“Non mi toglierò mai quest’orecchino, prendere o lasciare.”
Ringhio io.
“Perché? È solo un orecchino!”
“Non è solo un orecchino! È un modo per dire a tutti che sono diversa da Eva!”
Lui sbuffa scocciato.
“Va bene, non voglio entrare in queste cose da ragazze. Mettiti i tacchi e andiamo.”
Questa volta è il mio turno di sbuffare.
“Ai suoi ordini.”
“Non ti piace prendere ordini, vero?”
“No, soprattutto da uno come te.”
Lui ride divertito.
“Entro stasera sarai libera e con la tua mappa, non capisco perché tu ci tenga tanto.”
“Perché sono una mappa che vale!”
Urla lei.
“Perché è proprietà di Yugo, un amico di mia sorella e io devo prendermene cura.”
“Oh, così è di quel ragazzino!”
“Conosci Yugo e gli altri?”
Gli chiedo mentre scendiamo le scale.
“Certo, le nostre strade si sono incrociate un paio di volte. È per colpa loro che sono finito nel mondo degli Shushu.”
“Sei finito nel mondo degli Shushu, interessante.
E come ne sei uscito?”
“Quando Quilby ha aperto il portale.”
“È davvero un peccato che tu non ci sia rimasto.”
Lui ride, Grany gli salta sulle spalle.
“Basta, Remy! Adesso dobbiamo andare al castello.”
“Giusto, Grany.”
Noto solo ora che il ladruncolo si è cambiato e ha indossato un’elegante vestito da maggiordomo, lo stesso per il gatto.
Fuori dalla locanda c’è una carrozza.
“Entra.”
 Io ubbidisco, Grany entra con me.
“Dove l’avete presa?”
“Sei sicura di volerlo sapere?”
“No, dopotutto non voglio saperlo. Meno so e meno sarò coinvolta.”
“Non capisco perché tu ti faccia tutti questi problemi, in fondo sei un disertore.”
“Un conto è mollare l’esercito perché ti piace combattere per conto tuo, un conto è rubare.
Questa è una vergogna per un’ocra come me, ma dubito che voi possiate capire.”
Il gatto ride, la carrozza si ferma: siamo arrivati al castello.
Sento Remington parlare con la guardia, ma non capisco molto cosa si dicano so solo che dopo sento il rumore del pesante cancello in ferro alzarsi.
La carrozza percorre ancora qualche metro, poi si ferma e Grany apre la porta.
“Forza, ragazzina. È ora di giocare la tua parte.”
Io scendo con il mio miglior passo, quello aggraziato delle grandi occasioni, solo che è dannatamente difficile farlo con queste scarpe, mi riuscirebbe meglio con un paio di stivali da soldato, ma le principesse non li indossano.
“Ecco a voi la principessa Marie de la Mort.”
Io sorrido e faccio un lieve cenno come di saluto.
“Abbiamo viaggiato a lungo per vedere il principe di Bonda, magari dopo questo incontro troverà una moglie.”
Riprende Remington leggero, ci sa fare con le lusinghe e le maniere affettate della nobiltà.
Io sorrido di nuovo, il ciambellano mi sorride di rimando.
“Pensavo che la vostra famiglia si fosse estinta due generazioni fa, sono lieto di constatare che le voci si sono sbagliate, i vostri occhi scuri sono tipici dei De La Mort.”
“Siamo caduti in disgrazia, purtroppo.
Mio nonno ha perso molto del suo patrimonio nella guerra contro Brakmar.”
Lui annuisce, la storia dei De La Mort contro Brakmar è leggenda e parabola della stupidità umana. Una famiglia nobile contro una città come quella non ha nessuna possibilità di vincere.
In ogni caso si sono bevuti la mia nuova identità e mi fanno entrare a palazzo, ci assegnano due camere e quando io entro nella mia, per prima cosa mi siedo sul letto e mi tolgo le scarpe con un sospiro di sollievo.
Subito dopo Grany si materializza.
“Pensi di riuscire a intrattenerli fino a quando io e Remy avremo finito?”
“Ho qualche altra possibilità?”
“No, ma mi piacerebbe sapere se sei in grado di farlo.”
Io sospiro.
“Penso di sì, al massimo li farò bere molto e questo dovrebbe tenerli occupati.”
Il gatto nero salta sul letto.
“Va bene. Se la cosa salta non rivedrai mai più la tua mappa.”
“Grany, di’ a Remington che lo odio, penso di non averglielo detto abbastanza oggi.”
Il gatto ride e se ne va e io mi chiedo come farò a intrattenere un principe stasera, non è esattamente come intrattenere un gruppo di guerrieri.
“Accidenti a me, mi sono cacciata in un brutto guaio, se lo sapesse Eva mi ammazzerebbe.”
Mi dico prima di addormentarmi.
Una volta svegliata dal mio pisolino pomeridiano vedo che su una sedia è appoggiato un altro vestito: un corpetto verde con delle decorazioni dorate e una gonna più corte a balze bianche.
Io lo indosso senza pormi problemi e metto le scarpe, sistemo i miei boccoli e poi prendo un ago, lo scaldo e mi buco anche l’altro orecchio, inserendo subito un altro orecchino d’oro.
Così conciata raggiungo la sala da pranzo, ben presto affiancata da Grany e Remington, il re di Bonda ci aspetta a capotavola sorridendo, il principe è seduto alla prima sedia libera alla sua destra. È un ragazzo della mia età con dei lunghi capelli castani raccolti in una coda e un sorriso ammagliante che io ricambio.
“Che onore avere qui qualcuno della vostra casata! Venga Marie, si sieda alla mia sinistra!”
Il re mi guarda con attenzione.
“Mi ricordate tanto vostra nonna, siete graziosa e incantevole come lei!”
Io arrossisco come se conviene a una principessa.
“Siete troppo buono mio re!”
Lui sorride e io mi siedo, cercando di ignorare il mio nervosismo crescente, all’improvviso mi sembra un’impresa folle che non mi porterà altro che al carcere.
“Raccontatemi  qualcosa della vostra casata, sono curioso di sapere come siete sopravvissuti.”
Remington tace, così tocca a me gestire la patata bollente, il re ha posto a me la domanda, dannazione!
Sorridendo, cerco di ricordarmi tutto quello che il ladro mi ha procurato su di loro e con un sorriso inizio a raccontare una storia plausibile.
Che la festa abbia inizio!

 

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Capitolo 2
*** 2)Io, tu e la casa nel deserto. ***


2)Io, tu e la casa nel deserto.

 

Ci sono situazioni in cui sei sul filo del rasoio.
Un passo sbagliato ed è la fine, non ci sarà perdono per te, io sono in una di queste situazioni grazie a quel ladruncolo di Remington che si è preso la mia mappa, che altro non è che uno shushu minore rompiscatole e bugiardo.
Non ho idea di cosa se ne faccia, ma deve esserci sotto un vecchio litigio tra lui e mia sorella con ogni probabilità e per quella stupida mappa io sono qui a rischiare il carcere.
Il re ascolta attentamente la mia storia, ignorando che non è altro che un parto della mia fantasia, finito sorrido e il silenzio cala sulla tavolata.
Il re annuisce e dà ordine che sia servito il primo: zuppa di cipolle con tanto di uovo.
Domani avrò un alito terribile, mi dico, mi scoveranno grazie all’alito.
Non mi lamento, anzi dono un altro dei miei sorrisi ai miei commensali e aspetto che il re dia la prima cucchiaiata alla minestra per poi imitarlo.
Non è male, è buonissima!
Riesco a trattenermi a stento dal mangiarla con una serie di rapide cucchiaiate che probabilmente sarebbero poco regali.
Finita la minestra viene servito un arrosto buonissimo e delle lumache, come diavolo le mangio?
Senza dare nell’occhio spio come le mangiano gli altri e li imito.
“Ottima cena! Conversiamo ancora un po’ e poi sarà servito il dolce.”
Io riprendo a parlare di quello che mi piace, fingo di essere brava a cantare e di essere un’ammiratrice della confraternita del Tofu e del pappaball.
“Siete brava a cantare, vi prego cantateci qualcosa, mio figlio vi accompagnerà al pianoforte.”
Oh.Merda!
Remington se l’è filata e io devo cantare per loro. Non sono stonata, ma non sono nemmeno bravissima, per di più conosco solo canzoni militari essendo cresciuta prima in una famiglia di soldati e poi in una caserma.
Il figlio del re di Bonda mi guarda ammiccante, io lascio a lui la scelta pregando silenziosamente che scelga qualcosa che io conosco.
Dopo averci pensato per un po’ opta per una vecchia canzone che mia madre mi cantava sempre da piccola, sia ringraziato Sadida!
Lui inizia a suonare e io a cantare, non è un gran pianista quindi la mia voce non eccelsa non sembra così brutta. Direi che ce la siamo cavata egregiamente, entrambi sorridiamo di sollievo quando la canzone finisce e il re ci richiama a tavola.
Io torno a tavola e noto che Remy è tornato a tavola, manca solo Grany che probabilmente ha lo shushu.
Io non so cosa se ne faccia di tutti quei demoni, soprattutto da quando è stato prigioniero nel regno degli shushu, io ne avrei piene le scatole di averli tra i piedi e non rischierei la testa per averne altri.
Finalmente viene servito il dolce e il caffè e la nostra cena finisce, il re e il principe mi sembrano innaturalmente stanchi, sono certa che Remington abbia messo qualcosa nel loro caffè.
Appena fuori dalla stanza del trono mi trascina nella mia camera e mi ordina di prendere tutte le mie cose e mettermi comoda a livello di scarpe.
Io eseguo, tolgo le scarpe con il tacco e metto i miei stivali e poi lo seguo correndo fuori dal castello, che mi sembra molto sguarnito questa notte.
Forse hanno messo del sonnifero anche nell’acqua delle guardie, ma in fondo chi se ne frega, l’importante è uscire viva da qui e non passare il resto della mia vita in cella per colpa sua!
Arriviamo davanti alla nostra locanda quando una figura ci sbarra la strada: un uomo dai rasta arancioni.
Goultard!
Il mio cuore sospira di sollievo e per un attimo penso di essere fuori dai guai, ma se non mi credesse e mi consegnasse al re?
“Cosa diavolo vuoi, yop?”
Lo apostrofa duramente lo scemo, ignorando chi sia veramente.
“Quello che hai appena rubato al re:”
Smiss ride.
“Provaci, pivello!”
Iniziano a combattere, in pochi minuti il ladro è a tappeto, incosciente e Goultard si riprende lo shushu.
“Cosa ci fa la sorellina di Eva con questo ladro?”
“Ha preso una cosa che mi è stata affidata e la condizione per riaverla era aiutarlo in questa impresa.”
Lo yop lo lega e  poi mi porge la mappa.
“Immagino sia questa, Pan Pan me ne ha parlato.”
“Sì, grazie!”
“Adesso vai a cambiarti e liberati di questi vestiti, rimettendoti i tuoi.
Hai preso una pozione cambia colore?”
Io annuisco.
“Bene, allora domani mattina verrò da te.”
Io annuisco ed entro nella locanda silenziosamente e scivolo in camera mia, mi tolgo il vestito e lo metto in un angolo insieme alle scarpe, poi mi rimetto i miei vecchi vestiti e prendo quelli nuovi.
Esco dalla finestra e li butto nel fiume che corre poco lontano dalla città stando bene attenta a non farmi vedere, poi torno in camera e mi metto la mia camicia da notte.
Mi butto sul letto sorridendo senza un motivo preciso, sono salva e ho la mappa, che stringo convulsamente tra le mani, come se temessi che qualcuno me la potesse rubare durante il sonno.
La mattina dopo mi sveglio presto, mi faccio un bagno e poi indosso i miei cari vecchi vestiti e tolgo l’orecchino che avevo messo nell’altro orecchio, rifaccio la treccia e la coda e mi sento di nuovo me stessa, anche i miei occhi sono tornati verdi.
Un leggero bussare mi riscuote dai miei pensieri, vado ad aprire e mi trovo davanti a Goultard che regge sulle spalle un Remington Smiss legato come un salame insieme a Grany.
“Ah, vedo che il karma esiste, Remy.”
Lui mi lancia un’occhiata di fuoco.
“Tu sapevi chi era!”
“Avresti dovuto saperlo anche tu, visto che c’eri alla grande battaglia. Lui  è Goultard, dio degli Yop, colui che ha rispedito Rushu a casa sua e che poi è rimasto nella dimensione degli Shushu.
A proposito, come ne sei uscito?”
“Qualcuno ha aperto un portale per me.”
“Saranno stati Yugo e Adamai.”
Lui sbuffa.
“Non importa, dobbiamo consegnare questa canaglia al re, tu parla come se avessi un profondo mal di gola.”
“Sì!”
Usciamo dalla locanda e ci rechiamo al castello, la gente ci guarda in modo strano, io li ignoro.
Sono salva e solo questo conta e poi ora posso giocare le mie carte con Goultard e vedere se riuscirò a farlo innamorare di me.
Le guardie si affrettano a farlo passare non appena lo vedono e il ciambellano lo scorta nella stanza del re, senza dire una parola.
Io gli sto dietro a malapena, pur trascinando Remington ha un passo formidabile.
“Goultard, aspettami.”
Rantolo.
Lui diminuisce il passo e io finalmente mi porto alla sua destra, ormai siamo davanti al grande portone della sala del trono.
Il ciambellano la apre, il re è a pochi metri da noi, preoccupato.
“Oh, Goultard, come sono felice di vederla.
Hanno rubato lo shushu che era sotto la mia custodia.”
“Lo so, maestà, ma può stare tranquillo.”
Porge la spada infuocata al re, che sospira di sollievo.
“La ringrazio.”
Chiama una delle guardie e gli ordina di rimetterla al suo posto, aumentando le protezioni.
“Deduco che quest’uomo legato insieme a un gatto siano i responsabili.”
"Esatto, maestà.
Remington Smiss e suo fratello Grany.”
“Ah, il famoso Remington!
Le  mie celle saranno onorate di ospitarlo!
Guardie!”
Un gruppo di uomini entra nella stanza e porta via Remington che urla che ritornerà e che non rimarrà in cella.
Io, il re e Goultard lo guardiamo con un misto di pena e tristezza, quell’uomo è irrecuperabile!
“Bene, bene.
Ecco il tuo compenso, Goultard.”
L’uomo gli tende un sacchetto di kama.
“Posso sapere chi è questa ragazza incantevole?”
“Si chiama Cleo, è una mia amica. Mi ha aiutato a recuperare il suo shushu.”
“Non parla?”
“Purtroppo ho un terribile mal di gola.”
Sussurro con una voce che non sembra nemmeno la mia, il re annuisce.
“Mi dispiace, mia cara. Spero che tu ti rimetta presto.”
Io annuisco e mi inginocchio, seguita poco dopo dallo yop.
“Visto che il mio lavoro qui è concluso, la lascio sola, sua maestà.”
“Va bene, Goultard. Vieni quando vuoi, la tua presenza è sempre benaccetta, mi dispiace che tu non abbia tempo per fermarti a chiacchierare.”
“Dispiace anche a me, maestà, ma devo andare.”
Salutiamo di nuovo il re e usciamo dal palazzo.
Camminiamo per le strade della città fino ad arrivare alla locanda, io salgo a recuperare le mie cose e poi scendo nella sala principale.
“Beh, Cleo. Ci possiamo salutare qui.”
“No.”
“Che significa? Tu devi tornare nella città dei Cra!”
Io scuoto la testa.
“Ho disertato dall’esercito, sono ricercata, quindi non tornerò nella mia città, penso che verrò con te.”
“Sarà pericoloso.”
“Mi piace il pericolo.”
Lui scuote la testa e sbuffa, ma alla fine decide di tenermi con sé.
Avventura, arrivo.

 

La prima avventura è arrivare a casa di Goultard: abita nel bel mezzo del deserto.
Io arranco pesantemente verso di lui, sentendo tutte le goccioline di sudore che scendono lungo le mie braccia e sul volto, non so come faccia a rimanere impassibile in un ambiente come questo.
Alla fine sento il mio corpo cedere, vedo solo buio intorno a me e mi lascio avvolgere dalla tenebra.
Mi risveglio dopo non so quanto con una pezza fredda sulla fronte in quella che sembra una specie di grotta.
“Ben svegliata!”
Mi dice una voce ironica, io mi tolgo la pezza e provo ad alzarmi, ma ricado sul letto.
“Goultard, sei tu?”
“Certo che sono io! Sei troppo debole per alzarti, adesso ti porto qualcosa e ti fai un bagno.”
Io annuisco, lui mi porta del gelato che mangio piuttosto avidamente, le mie energie stanno tornando.
Mi alzo in piedi sorridendo.
“Bene, adesso seguimi.”
Lo seguo lungo un corridoio della caverna.
“Questo è il tuo bagno, dentro ci sono gli asciugamani puliti e l’occorrente per lavarti.
Io adesso me ne vado.”
“Vado a prendermi un cambio di vestito e mi lavo.”
Torno nella stanza dove ero prima e comincio a cercare freneticamente nella borsa, finché non lo trovo: un abitino verde, con una cintura in  cuoio marrone e un’unica spallina fatta di corda.
Me l’ha regalato mia sorella secoli fa, è come il suo tranne per il colore, penso sia adatto a un clima come questo.
 Torno in bagno, mi chiudo dentro e mi concedo un lungo bagno, anche perché ho bisogno di riflettere. Finalmente ho rivisto Goultard, ora devo riuscire a farmi amare da lui e non so quante possibilità abbia.
Certo, ho un bel corpo, ma sono piccola in confronto a lui.
Devo riuscire a convincerlo che la storia dell’età è solo una cazzata, che posso essere matura come lui. Non parto bene, mi ha trovato mentre ero  con Remy e il bastardo aveva il coltello dalla parte del manico: ho fatto la figura della pivella.
“Non è esattamente il massimo per iniziare a corteggiare un dio.
Accidenti, Remington! Ti odio anche quando non ci sei!”
Impreco a bassa voce.
Finito il bagno, mi asciugo, metto il  mio vestito nuovo e mi pettino i capelli prima di asciugarli: sono lunghi e biondi.
Esco un attimo nel deserto e torno dentro, sono perfettamente asciutti, così posso farmi la coda e la treccina.
Dopo essermi sistemata, gironzolo scalza per casa giusto per ambientarmi. A quanto pare vive in un complicato labirinto di caverne sotto il deserto, roba da poterci perdere.
-Ma io non mi perderò, userò il mio senso dell’orientamento e gli dimostrerò che non sono una sprovveduta! In fondo ero tra i migliori dell’esercito cra.
Chissà come sta mia sorella?
Da quando lei è tornata a Sadida non ho più avuto sue notizie.-
Continuo a camminare, fino a ritrovarmi in una grande sala piena di trofei, c’è un po’ di tutto: teste di animali, rappresentazioni di shushu, trofei di pappaball e di tornei di lotta vinti.
“E così sei finita subito nella mia sala delle vanità, bel vestito!”
“Grazie!”
Arrossisco come una scema.
“Tutta questa roba l’hai vinta tu? Complimenti!”
“Grazie, una volta ero un avventuriero, poi sono diventato guardiano di shushu.”
“E i trofei di pappaball?”
“Una passione giovanile. Anche tua sorella è nella leggenda del pappaball, lo sai, vero?”
“So qualcosa. Quando hanno dovuto cercare una barca per andare all’isola di Oma hanno vinto la finale di un girone di pappaball e così hanno trovato i soldi.”
Lui sorride.
“Esattamente. È stata una bella impresa, dato che loro erano principianti, eccetto il vecchio Ruel,  e i loro avversari erano capitanati da un bel tipo.”
Io rimango un attimo perplessa, il vecchio Ruel giocava a pappaball?
Ma non era un vecchio anutrof?
“Vuoi farmi credere che Ruel Stroud giocava a pappaball?”
“Certo, era diventato piuttosto famoso una decina di anni fa con la sua squadra, il Real Pappit, poi sparì dalla circolazione e tornò a fare il cacciatore di taglie con il padre di Yugo.
Prima di essere stato giocatore di pappaball è stato anche un cantante, ma ha litigato con il suo partner.
Ne ha fatte di cose il vecchio Ruel.”
“Si potrebbe dire lo stesso di te.”
Lui sorride.
“Sì, ma non adesso. Tra poco la nostra cena sarà pronta, vieni.”
Lo seguo lungo il corridoio e mi ritrovo in una stanza grande, in un angolo sta cuocendo un maiale.
"Mentre tu ti facevi un bagno, io ho pensato alla cena.”
“Grazie mille, Goultard!”
“Di niente, sei mia ospite, no?”
Mi risponde con un ghigno, amo quel ghigno e prima o poi sarà mio.
Toglie il maiale dal fuoco e divide le porzioni: una gigantesca per lui e una normale per me. Probabilmente essere il dio degli yop aumenta l’appetito.
Io mangio e bevo senza fare troppi complimenti e gli racconto come ho incontrato la compagnia del tofu e le avventure che abbiamo vissuto insieme, lui ride.
Anche lui mi racconta qualcosa delle sue avventure, facendomi divertire molto, è un gran  narratore quando vuole e questo lato di lui mi piace molto. Pensandoci bene non c’è nessun lato di lui che non mi piaccia, è persino più sexy di Tristepan e deve essere mio!
Dopo cena lavo i piatti e poi lo cerco, è seduto  su una colonna a meditare, devo disturbarlo o no?
“Puoi disturbarmi.”
“Ehm, niente. Volevo dirti che ho lavato i piatti e sistemato la cucina, se vuoi possiamo parlare un altro po’, sennò vado a letto.”
“Ho bisogno di meditare, Cleo.”
“Capisco.”
“Buonanotte, domani mi farai vedere quanto sei brava con la balestra che porti al polso.”
“Sì, Goultard. Buonanotte anche a te.”
Mi avvio verso la mia camera e mi cambio, mettendomi la mia solita camicia da notte, poi mi butto a letto.
Ho sonno, oggi è stata una giornata un po’ pesante e poi voglio essere in forma per domani, voglio che capisca che sono davvero brava.
La mattina dopo mi sveglio molto presto, faccio un bagno e metto il mio vestito verde, poi vado in cucina, lui è già là con una tazza di caffè in mano.
“Buongiorno!”
“Buongiorno, Cleo.
Ti stanno bene i capelli sciolti.”
“Oh, grazie, ma sono poco pratici per combattere!”
“Giusta osservazione.”
Io bevo il mio caffelatte con i biscotti in silenzio, lui ha un’espressione sorniona.
“Come mai quella faccia?”
“Perché tra poco ti vedrò all’opera, Cleo e la cosa mi intriga.”
Io sorrido.
“Non rimarrai deluso.”
“Ne sono certo, i Cra non deludono mai, siete gli arcieri per eccellenza.”
“Esatto, l’arco o la balestra è la cosa più preziosa che abbiamo.”
“Lo so.”
Finito di fare colazione, mi metto un paio di stivali alti, altro regalo di Eva, e mi raccolgo i capelli nella solita coda e treccina e mi metto al polso la balestra: sono pronta.
Esco dalla mia stanza e torno in cucina, lui non si è mosso.
“Bene, pronta?”
“Pronta.”
Mi fa cenno di seguirlo e insieme percorriamo un altro corridoio di questo immenso appartamento sotterraneo, si ferma davanti a una porta e la apre.
Entriamo, su un lato ci sono dei bersagli.
“Bene. Voglio vedere quanti ne centri mentre stai correndo e senza sprecare troppe frecce.”
Io annuisco, vado a un’estremità della stanza e mi metto in posizione, poi scatto e comincio a correre e a lanciare frecce fino a quando arrivo dall’altra parte.
“Ottimo! Hai preso il centro di otto bersagli su dieci, gli altri due erano nella cerchia subito dopo il centro e hai usato una dozzina di frecce.
Sei molto brava.”
“Oh, sì. Ero tra le migliori nell’esercito.”
Esclamo con una vena di vanità nella voce.
“E allora perché hai mollato?”
“Non mi piace avere dei capi e delle costrizioni, mi piace combattere da sola, senza nessun capo che mi dica cosa fare.”
“Siamo molto simili io e te.”
Io esulto interiormente, un punto per me!
“Ottimo!
Perché non ho intenzione di andarmene.”
Lui ride.
“L’avevo intuito.”
Io rido a mia volta, un po’ nervosa.
Non so se gli faccia piacere o meno, ma credo abbia capito che non ho intenzione di mollarlo e che prima o poi sarà mio.
O almeno lo spero.
Sono all’altezza di un tale uomo?
Rimango un attimo interdetta, non mi sono mai posta una domanda del genere in vita mia, ho sempre pensato che quello che volevo l’avrei ottenuto.
Perché questa volta dovrebbe essere diverso?

Angolo di Layla

Ringrazio christian98 per le recensioni.

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Capitolo 3
*** 3)Il nuovo attacco di Ombrosa. ***


3)Il nuovo attacco di Ombrosa.

 

Un mese dopo la nostra convivenza non cambia.
Alla mattina ci alleniamo, al pomeriggio lui medita e io gironzolo per i cunicoli o mi faccio un bagno per avere un po’ di refrigerio, a volte scrivo qualcosa sul mio diario.
Alla sera mangiamo insieme chiacchierando e poi lui va di nuovo a meditare.
Io sono confusa, sento che da parte sua c’è qualcosa, ma non ho capito di preciso cosa sia: amore o semplice amicizia?
Da parte mia non so cosa fare non capendo i suoi segnali, se fosse amore perché si trattiene?
Perché sono troppo piccola?
O forse non gli interesso e basta.
Una volta ho persino pensato di infilarmi nel suo letto, ma poi non l’ho fatto, ho avuto paura che lui potesse cacciarmi o peggio ancora consegnarmi al re di Bonda come complice di Remington.
Di questo passo non si innamorerà mai di me, mi dico durante un bagno pomeridiano.
Io amo così tanto la sua compagnia, lui la limita agli allenamenti e ai pasti, perché?
Pan Pan era di una semplicità commuovente, bastava sbattere un paio di volte le ciglia ed era subito ai miei piedi, Goultard sembra indifferente a questo giochi.
Ho smesso ben presto di fargli gli occhi dolci e di fare la seduttrice, non avendo risultati.
Il problema è che senza questa strategia sono persa.
Esco dal mio bagno e mi vesto, mi pare di avere sentito suonare una specie di campanello e l’ha sentito anche lui, perché presto mi affianca nel percorso verso la porta.
La apre con cautela – una mano sulla maniglia e una sull’impugnatura dello shushu – rivelando un uomo esausto che sviene ai nostri piedi.
Lui lo lascia lì per cinque minuti buoni prima di portarlo sul divano, mentre io chiudo la porta.
Gli mette una pezza bagnata – come ha fatto con me – e si siede su una delle poltrone.
“Perché hai aspettato?”
“Per vedere se i miei allarmi davano qualche segnale.”
“A me sembra solo un semplice messaggero un po’ stanco.”
Lui ride.
“Hai mai sentito parlare dei geni permutanti?”
Io ci penso un attimo.
“Beh, qualche parola biascicata dal vecchio Ruel su un genio che si era introdotto nella sua abitazione e che ora è diventato cioccolato.
Mia sorella ha detto che all’inizio non voleva far entrare in casa nemmeno loro.”
“È un anutrof, gli anutrof sono molto protettivi verso le loro abitazioni, perché sono solitamente piene di kama.”
“Lui parlava di un tesoro di famiglia.”
“Esattamente, ogni anutrof ne ha uno molto consistente. Considerata l’abilità di Ruel deve essere bello consistente, non mi stupisce che non volesse fare entrare nessuno e che abbia attirato un genio permutante.”
Il nostro ospite intanto inizia a dare qualche segno di vita.
“Cleo, portargli dell’acqua e del gelato.”
Io annuisco e porto quanto chiesto, l’uomo beve prima una caraffa d’acqua e poi mangia la ciotola di gelato che ho portato io.
“Goultard, vorrei parlare con il signor Goultard.”
“Ce l’hai davanti. Chi sei?”
“Sono un messaggero del re di Bonda.”
Il volto dello Yop diventa istantaneamente preoccupato.
“Cosa è successo?”
“Lui ha in consegna due shushu, ne è sparito uno.
L’anello.”
“Remington Smiss è ancora in carcere?”
“Sì, è ancora in cella insieme al suo gatto.”
“Accidenti, questa non ci voleva.”
Inizia a camminare avanti e indietro.
“Qualcuno ha rubato Ombrosa?”
“Non la metterei in questi termini. Quello Shushu è davvero abile e probabilmente ha sedotto una delle guardie per uscire dal castello e poi andare dove voleva.
Messaggero, hai notizia di regni diventati covi di goul?”
Lui si gratta la testa.
“Il conte Vampyro.”
“È tornata dal suo vecchio guardiano e l’ha di nuovo sedotto, dunque.
Non mi piace per niente, questa volta mi occuperò seriamente di Ombrosa.
Lei intanto si riposi, le offriremo la cena e un letto e poi potrà ripartire.”
Io seguo il rosso in cucina.
“Perché sei così preoccupato per Ombrosa?”
“Perché è uno shushu molto potente. Rubilax sa maneggiare quattro elementi, Ombrosa cinque e poi è molto abile nelle lusinghe. Non è la prima volta che ha preso il controllo del suo guardiano e tramite lusinghe gli ha fatto cercare un corpo adatto a lei.”
“Una volta è successo anche a Eva, fortunatamente gli altri l’hanno salvata in tempo ed è successo ancora con il conte Vampyro.”
“È il suo guardiano e lei sai i suoi punto deboli. Questa volta la sistemerò in modo definitivo.”
“Cosa vuoi dire?”
“Esiste una pozione per eliminare gli shushu quando sono nei loro oggetti e ho intenzione di impregnare la mia spada e poi colpire Ombrosa. Se lei dovesse prendere possesso di te, tienile nascoste queste informazioni.”
“Perché dovrebbe?”
Gli chiedo stupita.
“Perché è molto furba, te l’ho già detto.”
“Sei sicuro che non ci proverà anche con te."
"No, sa che non può, perché ci ha già provato e le è andata male.”
“Ho capito.
Beh, io cucino qualcosa per il nostro ospite.”
“Sì, io esco a fare provviste, ci aspetta un lungo viaggio verso il castello del conte Vampyro.”
“Va bene.”
Mi metto a cucinare tre bistecche abbastanza sostanziose, intanto il nostro ospite continua a stare tranquillamente sdraiato sul divano, deve essere proprio stanco.
Quando sono ben cotte, abbasso il gas e preparo la tavola, Goultard nel frattempo è tornato e controlla il messaggero.
“È crollato, poverino. Dopo cena gli dirò di farsi un bagno e una dormita.”
“Intanto sveglialo, perché la cena è pronta.”
Lui annuisce.
“Sveglia buon uomo, la cena è in tavola.”
Lui si trascina al tavolo e addenta la sua bistecca, divorandola in solo boccone, lo stesso succede con la frutta e il gelato.
“Mai visto un uomo con un tale appetito.”
Commento quando Goultard torna dall’avergli mostrato un bagno e la camera dove dormirà.
“Ha attraversato il deserto, è normale.
Dovresti preparare i bagagli, domani si parte.”
“Va bene, come siamo messi a provviste?”
“Non ci sono problemi”
“Benissimo, allora adesso lavo i piatti e faccio i bagagli.”
Lui annuisce.
Io faccio quello che ho detto e poi mi concedo un lungo bagno, ho il sospetto che per un po’ non vedrò una vasca, ma in fondo è questa la vita che ho scelto e non posso lamentarmi.
Finito, incontro Goultard.
“Sicura di voler venire? Sarà pericoloso:”
“Sono sicurissima.”
Lui fa una cosa strana per il suo carattere: mi abbraccia e mi dà un bacio sulla fronte, lasciandomi perplesa.
Cosa significa tutto questo?
Con questo dubbio vado a letto.

 

Il viaggio inizia male, attraversare il deserto non è uno scherzo e mi ci vuole parecchia energia per farlo.
Io e il messaggero arranchiamo dietro a un Goultard che non sembra per nulla disturbato o affaticato da questo caldo inumano, forse è perché ormai è un dio e non sente nulla.
“Goultard, quanto manca alla fine di questo inferno?”
“Un giorno, Cleo.”
“Va bene, perché mi sento male.”
“Riposeremo tra poco, c’è una roccia dietro cui possiamo riposarci e che ci proteggerà dal calore.”
“Dio, sia ringraziato.”
Lui ride.
“Tu e i deserti non andate d’accordo.”
“Nessun uomo normale non va d’accordo con il deserto.”
Esalo io.
Finalmente arriviamo alla roccia e possiamo bere e riposare come si deve, durante le ore più calde della giornata non camminiamo. La marcia si svolge dall’alba fino quasi a mezzogiorno e da verso le quattro fino a quando il sole tramonta. Fa freddo nel deserto di notte.
In ogni caso dopo una giornata le nostre strade si dividono, il messaggero torna a Bonda e noi ci dirigiamo al castello del conte Vampyro.
Durante il viaggio Goultard non parla molto, sembra che stia pensando a qualcosa che lo preoccupa e lo rende felice allo stesso modo.
Ogni tanto mi guarda, ma non parla, il che è piuttosto frustrante. Se ho fatto qualcosa di sbagliato vorrei saperlo in modo da porvi rimedio.
Una sera raccolgo tutto il mio coraggio e decido di rompere il silenzio.
“Goultard, c’è qualcosa che non va?”
“No, perché?”
“Non hai parlato da quando il messaggero è proseguito per Bonda, ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?”
“No, sto solo riflettendo per conto mio. A volte lo faccio, non ti devi preoccupare e adesso dormi, manca solo un giorno e saremo al villaggio, devi essere al massimo della forma.”
Non è proprio una risposta, ma è meglio di niente, così a malincuore faccio quello che dice, ossia mi avvolgo nel sacco a pelo e aspetto che il sonno arrivi.
Niente da fare.
Goultard accanto a me russa leggermente e in cielo la luna fa compagnia alle stelle e  io non riesco a dormire.
Forse se avvinassi un po’ il mio sacco a pelo a quello dello yop ci riuscirei, mi dico. Piano piano, con movimenti cauti riesco a far avvicinare i nostri sacco a pelo, senza che lui se ne accorga.
Più vicina a lui mi sento più sicura e arriva anche il sonno.
Patetico.
Questa cosa non può andare avanti a lungo, devo farmi avanti o il mio cervello collasserà.
Dopo la missione gli dirò tutto, decido prima di addormentarmi.
La mattina dopo veniamo svegliati da un’alba luminosa, davanti a noi si stende una pianura e poi una zona circondata dalla nebbia.
“Quello è il villaggio che cerchiamo.”
“In mezzo alla nebbia?”
“È l’ambiente preferito di Ombrosa e il suo segno di riconoscimento. Prima trasforma le persone in goul, motivo per cui non devi mai guardare lei e il suo guardiano negli occhi, poi irretisce il guardiano per farle avere un corpo.”
“Va bene, lo terrò a mente.”
“Allora andiamo.”
Io lo seguo, scendiamo dalla collina e cominciamo ad attraversare la pianura, sempre in silenzio, questa volta teso e nervoso.
“Ombrosa non deve capire che stiamo arrivando o convincerà il suo proprietario a rapirti per avere un corpo.”
“Perché io e non te ad esempio?”
“Non può assorbire le anime dei cavalieri e poi si trova più a suo agio in un corpo femminile, è uno shushu femmina, dopotutto:”
“Capisco.”
All’improvviso sulla pianura inizia a tirare un forte vento, che viene dalla zona nebbiosa, come a dirci che non dobbiamo andare lì, che non siamo i benvenuti.
Io e Goultard lo ignoriamo e quando scende la sera troviamo un punto riparato e accendiamo un fuoco. Io sospiro di sollievo, mentre lui mette a cuocere della carne.
“Freddo?”
“Un po’.”
Lui si toglie la sua maglia da cavaliere e me la porge, io la accetto arrossendo. Con la sua maglia addosso mi sento meglio e noto che ha fatto un gesto davvero carino nei miei confronti.
Io sorrido involontariamente e arrossisco, fortunatamente lui non lo nota, concentrato com’è sul cibo.
“È pronto!”
Io mangio la mia porzione in silenzio, lui invece – stranamente – parla fin troppo di stupidaggini, come se volesse nascondere il nervosismo.
Forse la missione lo preoccupa?
Forse teme che io possa essere la prossima vittima di Ombrosa?
Non credo.
Lui conosce la mia forza e sa quanto sono abile con le frecce e la lotta, perché dovrebbe avere paura?
Forse ci tiene a me?
A questa opzione il mio cuore fa un salto di gioia, poi mi rendo conto che lui non tiene a me nello stesso modo in cui io tengo a lui.
Per lui sono un’amica, lui è molto di più di un amico: è l’uomo che amo, peccato che io non sia la donna che ama.

 

Dopo un’altra giornata di viaggio arriviamo al villaggio avvolto dalla nebbia. Non c’è nessuno in giro e il posto mi dà i brividi.
“Avanti, Cleo. Andiamo.”
Entriamo finalmente nel villaggio e noto subito che è popolato solo da goul, non c’è un umano nemmeno a pagarlo.
“Dove vive?”
Lui mi indica il castello senza farsi vedere dal gruppo di goul.
“Vive lassù, insieme al signore della zona, l’ha già fregato una volta.”
“Quindi è la che dobbiamo andare?”
“Esattamente, è l’unico modo che abbiamo per avere un minimo di effetto sorpresa.”
Io annuisco.
“Mi sembra sensata come cosa, Eva aveva parlato di uno specchio in una locanda da cui avevano saputo del loro arrivo.”
“Esatto.”
Si incammina con decisione verso il castello, è allora che i goul si innervosiscono e cominciano a inseguirci, costringendoci a correre sotto la pioggia battente.
“Ci stanno spingendo verso il castello! Sanno che siamo qui!”
Urla lui.
“Merda!”
Impreco io.
A un certo punto i goul si fermano e a noi non resta che proseguire con più calma verso il castello, iniziamo a salire una scala a chiocciola e subito ci vengono incontro dei pipistrelli. Lì cacciamo via imprecando.
Il nostro effetto sorpresa è andato completamente sprecato, accidenti!
Arriviamo correndo alla fine delle scale e spalanchiamo il portone senza fiato, un uomo ci guarda divertito. È pallido con delle occhiaie, capelli neri e un vestito molto strano.
“Benvenuti nel castello del conte Vampyro, ricordate di lasciare fuori la felicità!”
Ci dice in modo teatrale, poi si materializza davanti a me e mi alza il mento.
“Che gran bella ragazza, vuoi essere mia moglie?”
Io rispondo con un calcio che lui schiva.
“È lei, tesoro.”
Interviene una voce femminile che viene dall’anello.
“Devi catturarla per me.”
“Pensi che te lo lascerò fare, Ombrosa?”
“Oh! Ciao Goultard!
Ci riuscirò lo stesso.”
Io guardo per terra sapendo che Ombrosa non va guardata o altrimenti assorbirà la tua anima.
Iniziamo a combattere, lei non si dà per vinta e con mille pretesti tenta di obbligarmi a guardarla, ma io non ci casco.
Il conte Vampyro – nonostante sembri uno stupido di prima categoria – è abile e veloce nei combattimenti.
Le mie frecce non lo centrano e questo mi frustra e credo che anche Goultard stia diventando di pessimo umore perché il vampiro schiva i suoi attacchi.
“Cosa facciamo, Goultard?”
Gli chiedo non appena siamo vicini.
“Lo facciamo stancare, prima o poi si stancherà.”
Lo spero, perché inizio a stancarmi di questo tira e molla.
Ci hanno fregati alla perfezione, sapevano che stavamo arrivando e prima ci hanno scatenato contro i goul e poi i pipistrelli e ora siamo bloccati in questo combattimento. Non posso nemmeno usare il cento per cento del mio potenziale perché altrimenti rischio che Ombrosa si prenda la mia anima, non è il massimo combattere guardando per terra, per una cra soprattutto.
Sono così immersa nei miei pensieri che non mi accorgo che il conte Vampyro si è avvicinato a me, quando me ne accorgo è troppo tardi.
Con uno dei suoi lacci afferra il polso dove c’è la mia balestra e mi attira verso di lui.
“Noooo!”
Urlo io, puntando i piedi per evitare di finirgli in braccio, Goultard sta per tagliare la corda quando l’anello salta dal dito dall’uomo al mio.
Sento qualcosa di potente entrare dentro di me e occupare il mio cervello, buttando la vera me stessa in un angolo periferico in cui registra che il conte è tornato umano.
“Esci dalla mia testa!”
“Non ci penso nemmeno, bambina! Finalmente, un corpo che posso possedere e che Goultard non oserà colpire!”
Sento il mio corpo mutare senza che io possa fermarlo.
Le mie braccia, le mie gambe, tutto, si muove da solo e – come predetto dallo shushu – lo yop non attacca, schiva soltanto.
“Non ti lascerò prendere possesso di me, Ombrosa!”
“È già successo, carina.”
Sta per colpire Goultard, ma io glielo impedisco e il suo colpo va a distruggere una delle pareti.
“Perché diavolo non ti lasci possedere?”
“Perché non ho intenzione di lasciare che tu faccia del male all’uomo che amo.”
Lei ride divertita.
“Prima o poi ti farò sparire.”
“No.”
Continuo a sabotare i suoi attacchi, anche se questo mi costa molta fatica, non ho idea di quanto potrò resistere ancora. Goultard intanto si è accorto della lotta che c’è in corso tra me e lo shushu.
“Ombrosa, hai preso possesso della ragazza sbagliata!”
Il combattimento prosegue ancora per un po’ e io sono sempre più stanca, riesco a contrastarla sempre di meno, tra poco cederò e lei lo ucciderà usando il mio corpo.
“Sei allo stremo, bambina. Di’ le tue ultime preghiere.”
Vorrei poterle dire che si sbaglia, ma sappiamo entrambe che ha ragione, tra poco cederò e smetterò di essere un problema.
Detto fatto.
Poco dopo precipito nel buio, Ombrosa prende possesso del mio corpo e il mio ultimo pensiero è per Goultard.
Spero che non muoia e che mi liberi da questa parassita, perché odio non avere possesso del mio corpo.
Poi su di me cala solo il buio e non ho idea di cosa succeda.
Posso solo sperare per il meglio.

 

 

 

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Capitolo 4
*** 4) Uno yop preso all'amo (complimento, Cleo!) ***


4) Uno yop preso all'amo (complimento, Cleo!)

 

Mi risveglio dopo non so quanto stesa nel salone del conte Vampyro, che ha la testa tra le mani e geme, poco più in là giacciono i resti distrutti di Ombrosa e Goultard seduto.
“Uhm!”
Lo Yop si alza di corsa e viene verso di me.
“Cleo?”
“Goultard, cosa è successo?
Ho sete.”
“Una cosa per volta.”
Per prima cosa mi tende una borraccia da cui bevo avidamente, finalmente sento di nuovo tutto il mio corpo.
Finito di bere gliela restituisco.
“Cosa è successo?
Dove è Ombrosa?”
“Diciamo che è morta, l’ho spezzata con la mia spada e questo l’ ha distrutta.”
“Sì, il veleno. Ma io come sono stata liberata?”
Lui prende fiato.
“Dopo che tu hai smesso di lottare contro il demone, io sono riuscito a saltare sulla testa di Ombrosa e togliere l’occhio e quindi il demone che è tornato nel suo contenitore.”
Io sospiro di sollievo.
“Sei stata veramente forte a tenere testa a Ombrosa, anche se per un momento ho temuto di perderti quando lei ha vinto.”
“Tu tieni a me?”
“Siamo amici, no?"
Mi risponde lui, rivolgendomi il suo solito ghigno.
“Già, amici.”
Rispondo io amara e subito dopo vorrei tapparmi la bocca per averlo detto.
“Cosa significa Cleo?”
“Nulla!”
Urlo, uscendo dal castello per correre a una velocità assurda lungo la scala a chiocciola, la nebbia si è alzata e la luna splende alta in cielo.
Cosa mi è venuto in mente?
Ora lui vorrà sapere il perché di quella strana frase e io non sono pronta a dirgli che lo amo, quasi sicuramente distruggerebbe il nostro rapporto. Un dio non ha tempo da perdere con una ragazzina come me, forse dovrei andarmene e cercare qualcun altro della mia età con cui andare all’avventura.
Non sarebbe lo stesso, ma almeno avrei più possibilità di essere ricambiata.
Sono arrivata alla fine della scala e mi sto lanciando verso il villaggio quando Goultard mi si para davanti.
“Quanto corri, piccola ocra! Si può sapere il perché?”
“Niente, cose personali.
Forse non dovrei stare con te, sono solo un impaccio, meglio che mi cerchi una mia compagnia, come ha fatto mia sorella.”
Sputo la frase senza nemmeno una pausa.
“Credevo stessi bene con me.”
“Sì…”
“E allora?”
Io prendo fiato.
“Io… io penso di essermi innamorata di te, ma sono solo una ragazzina e tu sei un dio, per quanti sforzi possa fare non sarò mai alla tua altezza, quindi è meglio per tutti e due che me ne vada.”
“Per tutti e due o per te?”
Io non rispondo, che domanda è?
“Cleo!”
“Per tutti e due. Io avrò la mia avventura e tu non avrai un peso da salvare.”
“Non ho mai detto che sei un peso. Non è che hai paura di qualcos’altro?”
“Non sono affari tuoi.”
Faccio per scansarmi, ma lui non si sposta.
“Pensavo stessi bene con me.”
“Senti, io non posso stare con un uomo che non mi ama. Stare ogni giorno con lui mi consumerebbe, quindi lasciami andare.”
“Non hai detto di non amarti.”
“Mi hai chiamata amica.”
Questa volta mi lascia passare, io mi infilo nella prima locanda che trovo e ordino la colazione, tutto buonissimo, ma non colma il vuoto che dentro.
Esco dalla locanda ed entro dentro una mescita di liquori e ordino un superalcolico, il tizio al bancone non alza nemmeno un sopracciglio.
Bevo abbastanza liquori da non riuscire più a camminare e raggiungere il bagno da sola, visto che questo  posto non pullula di gentiluomini mi tocca barcollare senza aiuto.
In bagno faccio quello che devo fare e vomito, pago al barista e compro una bottiglia, ho deciso che me la berrò da sola.
Cammino per il villaggio con addosso un sorriso da scema e salutando gente che non conosco, è dura digerire una delusione d’amore.
“Cleo, cosa stai facendo?”
Eccolo, Goultard è spuntato di nuovo, mentre ero seduta su un muretto a bere in solitudine.
“Bevo.”
Rispondo piatta.
“Questo lo vedo, ma non ti sembra di esagerare?
Hai fatto fuori mezza bottiglia.”
“Ti interessa davvero?”
Dico io ridendo, lui tenta di togliermela di mano, ma non ci riesce.
“Eh no, signor dio degli yop! Adesso posso fare quello che voglio!”
Lui sbuffa.
“Cleo, dammi quella bottiglia o finirai per vomitare!”
“Ho già vomitato!”
Ghigno io.
“Ok, allora dammela per non vomitare di nuovo.”
Alla fine gliela consegno.
“Contento?”
“Abbastanza, anche perché al castello non mi hai nemmeno dato la possibilità di rispondere in modo adatto.”
“Non esiste un modo adatto, o mi ami o no! Non è come scegliere un’arma in cui devi soppesare pregi  e difetti dell’oggetto in questione!”
Rispondo io.
“Touchè!”
"Allora, qual è la risposta soppesata?”
“Che ti amo anche io, nonostante sia troppo vecchio per una ragazzina come te. Quando hai deciso di venire con me ero leggermente infastidito dalla tua faccia tosta, poi però ho cambiato idea. Sei molto carina, sei un’ottima guerriera e una buona compagna e io sono solo da troppo tempo.
Vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, non mi interessa il fatto che tu sia più vecchio di me, anche perché non dimostri la tua età.”
“Sono un dio e presto sarai una dea anche tu.”
“Ma davvero?”
Gli chiedo.
Poi mi viene da vomitare e corro a farlo in un cespuglio.
Finito, il mio mondo diventa nero e svengo.

 

Mi sveglio in una camera con le tendine alle finestre, Goultard invece è seduto su una sedia e mi guarda divertito. Io mi porto le mani davanti al volto ricordando la mia dichiarazione e la mia fuga.
“Perché quelle mani, Cleo?”
“Mi sono dichiarata e tu mi hai rifiutato.”
“Non è andata proprio così, o meglio c’è stato un seguito.”
“Sì, io mi sono ubriacata.”
Lui ride.
“Sì, ma è successa anche un’altra cosa.”
Io lo guardo senza capire.
“L’ultima cosa che ricordo è di essere entrata in una mescita di liquori.”
“Ne sei uscita con una bottiglia in mano e ti sei messa  a bere seduta su muretto, lì ti ho sequestrato la bottiglia.”
Io sospiro, che figura di merda!
“Abbiamo parlato un po’e ho accettato di essere il tuo ragazzo o meglio il tuo uomo.”
Io lo guardo con gli occhi spalancati, le fitte del mal di testa che mi massacrano.
“Dici sul serio?”
“Sì, certo Cleo.
Sei la mia donna, ora.”
Io lo abbraccio di slancio e poi grugnisco.
“Cosa c’è?”
“La testa. Mi fa male la testa.”
Lui ride.
“Con quello che ti sei bevuta non mi sorprende, per questo ho chiesto al locandiere di portarti un rimedio per le sbronze.”
In effetti poco dopo qualcuno bussa alla porta della stanza e un uomo di mezza età entra tenendo in mano una tazza fumante.
“Mi raccomando, signorina. Lo beva tutto.”
Io prendo la tazza e annuisco, inizio a bere l’intruglio e fa decisamente schifo, però lo bevo tutto visto che è probabilmente in grado di togliermi il mal di testa.
Finito, appoggio la tazza sul comodino e guardo lo yop.
“E così sono davvero la tua donna?”
“Senza dubbio alcuno.”
Si avvicina a me, io chiudo gli occhi e finalmente lo bacio.
Erano mesi che sognavo questo momento ed è assolutamente perfetto, meglio delle mie migliori aspettative.
Cielo, ce l’ho fatta!
Sono la donna di Goultard.
Vorrei urlarlo al mondo, ma temo che dovrò tenerlo per me stessa  o al massimo dirlo a mia sorella e Pan Pan.
In ogni caso il viaggio di ritorno è molto diverso rispetto a quello di andata, lui mi parla, mi abbraccia, mi bacia e dormiamo nello stesso sacco.
La maggior parte delle volte parliamo mentre lui mi accarezza e sorride, finalmente rilassato.
“Dobbiamo andare dal re di Bonda.”
“Cosa?
Sei pazzo?
Se il re sentisse la mia voce mi riconoscerebbe come complice di Remington e finirei in galera!”
Lui ride.
“Ho pensato anche a questo, come esistono pozioni che cambiano il colore degli occhi esistono anche quelle che cambiano la voce.”
Io sbuffo.
“Grande, ho sempre sognato di avere una voce profonda da uomo.”
Lui ride più forte.
“Non ho detto che avrai una voce da uomo, solo una diversa da questa.”
Io sospiro.
“Beh, se è proprio necessario lo farò.”
“Brava ragazza!”
Mi risponde baciandomi dietro l’orecchio.
“Ruffiano.”
Mugugno prima di addormentarmi.
Il giorno dopo – come stabilito – prendiamo la strada per Bonda. È una bella giornata, il cielo è azzurro e intorno a noi si stendono i campi verdi, passano anche parecchi carri che trasportano di tutto.
Arriviamo a Bonda due giorni dopo, per prima cosa ci sistemiamo in una locanda e io mi faccio un bel bagno, godendomi la vasca.
Finito, trovo Goultard sdraiato sul letto, si fa un bagno anche lui e poi usciamo alla ricerca di un venditore di pozioni, lo troviamo dopo aver girato parecchi quartieri.
Il negozio è piccolo e scuro e il negoziante è un tipo dalla pelle grigiastra, mezzo gobbo.
“In cosa posso esservi d’aiuto, signori?”
“Cerchiamo una pozione per cambiare la voce della mia ragazza.”
“E perché mai? Ha una voce così bella.”
Goultard lo fulmina.
“Oh, non importa.
Provi questa.”
Mi porge una boccetta che bevo subito, dico qualcosa e la mia voce è diventata insopportabilmente alta.
“Non va bene.”
Me ne danno un’altra e la mia voce diventa quasi maschile.
Al terzo tentativo troviamo la pozione giusta, Goultard paga tutto e usciamo, la mia voce è diversa, ma è ok.
“Andiamo dal re, prima lo facciamo meglio sarà.”
Io annuisco e lo seguo lungo la trafficatissima via centrale, quella che porta al castello. Ancora una volta le guardie lasciano passare Goultard senza problemi, qualcuno gli sorride persino e scambia quattro chiacchiere con lui. Non sapevo fosse così di casa in questo castello.
Beh, questa sarà una delle cose che gli chiederò quando ce ne andremo da qui e avremo tutto il tempo che vorremo per parlare, dalle cazzate alle cose importanti.
A distanza di qualche mese mi ritrovo di nuovo nella sala del trono, il re è allo stesso posto e ha la stessa espressione preoccupata.
“Goultard, finalmente è arrivato!
La faccenda è stata risolta?”
Chiede ansioso.
“Sì, sua maestà. Ombrosa è stata distrutta, non è più un pericolo per nessuno.”
Il re sospira di sollievo.
“Ma prego sedetevi e mi racconti tutto Goultard.
Cosa vuole da bere?
E lei, signorina?”
“Io vorrei dell’acqua, sua maestà.”
“Io vorrei del the freddo, se possibile.”
Chiedo intimidita.
“Ma certo, ma certo.”
Qualche minuto dopo veniamo serviti da due impeccabili camerieri in livrea, finalmente potrò placare un po’ questa sete nervosa che mi secca la gola.
“Ombrosa era tornata dal suo vecchio custode e ancora una volta era riuscita a soggiogarlo, trasformando il suo villaggio in un covo di goul.
Io e Cleo siamo arrivati al castello e lo shushu ha preso possesso di Cleo, che per un po’ è riuscita a contrastarla, dando a me il tempo di sistemare la mia spada intingendola in uno speciale veleno.
Quando Ombrosa ha sconfitto Cleo, l’ho tolta dal suo corpo e l’ho spezzata con la spada, ora di lei non c’è più traccia.”
“Vuol dire che non è più in questo mondo?”
“Esattamente.”
“Mi sollevi da una grande responsabilità, quello shushu aveva corrotto una delle mie guardie per farla uscire dal castello. È stata punita come si merita.”
“Non sia troppo duro, maestà. Uomini più forti sono stati sconfitti da Ombrosa.”
“Ha ragione. Com’è stato essere posseduta da uno shushu?”
Mi chiede il re, facendomi sobbalzare.
“Oh, orribile! Non hai più il controllo del tuo corpo, devi fare tutto quello che ti ordina il demone, per fortuna sono riuscita a contrastarla per un po’, o avrei ferito Goultard e non me lo sarei mai perdonata. Il demone è stato scaltro, ha scelto me perché sapeva che Goultard non mi avrebbe attaccato. Siamo stati davvero fortunati.”
Sorrido incerta alla fine.
“Mi scusi per la domanda priva di tatto, signorina.
La ringrazio per avermi risposto comunque, per un vecchio sedentario sentire racconti come questi è un vero piacere, mi fanno tornare in mente la mia giovinezza, quella in cui ero un principe indomito e avventuriero.”
“È in questo modo che ci siamo conosciuti, maestà.”
“Si, Goultard. Su di te, però, gli anni non lasciano traccia, su di me sì. È rimasto ben poco di quel giovanotto.”
“È rimasto giovane nell’animo e questo è molto importante.”
“Tu mi nascondi qualcosa, amico mio.”
Goultard lo guarda senza capire.”
“Questa bella signorina non è solo tua amica, vero?”
Il mio uomo si gratta la testa.
“Che intuito formidabile, maestà! È anche la mia donna.”
“Era ora che un vecchio scapolo come te mettesse su famiglia.”
Lui rimane per un attimo senza parole.
“Non abbiamo ancora parlato di figli.”
“Oh, quelli verranno con il tempo.”
Che argomento imbarazzante, non mi vedo come madre, ma mi piacerebbe avere un piccolo yop in giro per casa.
“Maestà, il suo tempo è prezioso e noi ne abbiamo approfittato fin troppo, è ora di andare:”
“Purtroppo hai ragione, Goultard.
Arrivederci e buon ritorno a casa.”
Lasciamo la stanza e quando la porta si chiude dietro di noi guardo incuriosita il mio uomo.
“E così sei amico del re.”
“In qualche modo sì, gli piace ascoltare le mie storie e insieme ne abbiamo vissute un bel po’, mi ricorda di quando ero uno yop giovane e stupido come Tristepan, sempre pronto a correre al richiamo dell’avventura.
Ecco, perché non ho mai avuto una donna per tanto tempo, si stufavano tutte di questo lato del mio carattere.”
“Io non mi stuferò mai di questo lato.”
Lui ride.
“Oh, lo so. È per questo che mi piace e che ti ho scelto, perché so che non ti arrabbierai mai per questo, magari per altro, ma non per questo.”
Io sorrido e mi sento sollevata quando usciamo dal castello, spero di non tornarci tanto presto, ora ho solo voglia di stare con lui nella nostra casa sotto il deserto.
Prima di andarcene da Bonda compro qualche vestito e della roba per la casa, poi finalmente inizia il nostro viaggio di ritorno.
“Finalmente si va a casa!”
Urlo, eccitata.
“Vuoi dire la città dei Cra?”
“Di nuovo con questa storia?
Casa mia è dove abiti tu!”
Lui ride e mi prende per mano.
“Su, non te la prendere!
Stavo solo scherzando, chi ti lascia andare adesso?”
Io sorrido senza dire nulla: ho ottenuto il mio obbiettivo.
Goultard mi ama e io lo amo, come nelle fiabe adesso è lui il mio principe.
Adesso sì che sono felice.
Sorridendo come una scema lo seguo, per una volta non ho voglia di fare la mangia uomini o di scappare da una relazione troppo seria.
Mi sento bene esattamente dove sono e non cambierei nulla della mia vita, non baratterei Goultard per un uomo più giovane.
Ah, che bello quando sei in pace con te stessa!

 

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Capitolo 5
*** Epilogo:Cleo, la dea degli yop. ***


Epilogo:Cleo, la dea degli yop.

 

Sei mesi dopo la nostra vita nella casa del deserto prosegue tranquilla.
Non ci sono particolari scossoni, nessuno chiede a Goultard di recuperare qualche shushu, così abbiamo tutto il tempo di fare i fidanzatini senza che nessuno ci disturbi.
Da qualche giorno però il mio uomo è strano, sembra mi nasconda qualcosa, ma non saprei dire cosa.
Forse una nuova missione?
No, me ne avrebbe già parlato.
Mi vuole lasciare?
Non credo, abbiamo una buona intesa e lui non fa altro che dire che sono la donna giusta per lui.
Fatto sta che mi nasconde qualcosa e io da brava donna curiosa vorrei sapere cosa.
“Goultard, tutto bene?”
Gi chiedo una sera.
“Sì, perché?”
“Non so, mi sembri strano.”
“Nah, è solo una tua impressione.
Piuttosto domani sera mettiti un vestito carino e truccati.”
“Ehm, va bene."
Non credo usciremo, ma suona molto come la richiesta di un appuntamento, chissà cosa avrà in mente?
Il giorno dopo mi prepara la colazione e ci alleniamo insieme come tutte le mattina, lui però è un filo distratto e per la prima volta in mesi riesco a batterlo.
“Battuto! Dove hai la testa, tesoro?
Sugli anelli di Saturno?”
Lui ride.
“Stasera capirai tutto.”
Mi risponde misterioso.
“Qualche indizio?”
Lui si alza in piedi.
“No, altrimenti che sorpresa sarebbe.”
Giusto, un punto per lui, anche se non mi sembra carino lasciarmi a rosolare nell’ansia.
Ah, uomini!
A pranzo mangiamo tranquillamente e al pomeriggio sparisce, io decido di lasciar perdere e mi faccio una dormita. Qui il clima è abbastanza fresco, ma quando di sopra fa molto caldo qualcosa penetra anche qui e diventa difficile fare qualcosa.
Mi addormento quasi subito e mi sveglio alle sei, sento dei rumori – il che significa che il mio elusivo fidanzato è tornato a casa – e decido di farmi un bagno.
Stesa nella vasca di ceramica bianca penso a cosa mettermi, deve essere qualcosa di carino, ma non eccessivamente elegante. Forse potrei mettermi quel vestito rosso che ho comprato a Bonda.
Ma sì, perché no?
Esco dalla vasca, mi asciugo per bene e mi avvolgo nell’accappatoio per andare in camera, con la coda dell’occhio vedo Goultard trafficare all’inizio del corridoio, ma  decido di non indagare.
Entro in camera mia, mi metto in intimo e apro l’armadio, ormai questa camera la uso solo come deposito o luogo per i riposini, di notte dormo con lui.
Guardo tutti i vestiti e sospiro, in questo momento invidio da morire Amalia, di sicuro avrà un armadio pieno di vestiti carini e non uno pieni di abiti pratici come il mio.
Non so cosa mettermi e odio pensare queste cose, perché mi sono sempre sentita sicura del mio abbigliamento, anche se poco femminile.
Alla fine opto per un abito corto, con la gonna a balze, senza maniche di colore rosso, mi guardo allo specchio e mi vedo carina.
Eva direbbe che finalmente ho concesso alla mia femminilità di uscire e ha ragione, vista la mia vita è sempre dovuta rimanere un po’ nascosta.
Bene, adesso devo solo affrontare l’evento e non sarà facile, ho il batticuore e sto sudando un po’ troppo, le sorprese non mi sono mai piaciute particolarmente.
L’ultima sorpresa che ho ricevuto è stata quando mi hanno detto che la mia adorata sorella doveva andare a Sadida.
In ogni caso esco dalla stanza e percorro il lungo corridoio canticchiando una canzone che dovrebbe tranquillizzarmi, ma che questa volta fallisce.
Arrivata al salone noto che è tutto decorato con fiori e candele (dove li avrà trovati?) e la tavola è imbandita con una cena degna di un re.
“Wow! A cosa devo tutto questo?”
“Vedrai!”
Mi risponde misterioso lui.
Io mi siedo a tavola e lui mi imita.
“Forza, piccola cra, mangiamo.”
Inizia a divorare un pezzo del pollo e a me non resta che fare lo stesso, anche se sono un po’ nervosa e ho lo stomaco mezzo chiuso.
La nonchalance e la tranquillità di Goultard non fanno altro che aumentare il mio nervosismo, beato lui che sa cosa mi attende.
Mangiamo il pollo e poi una torta decorata con della panna, tra poco dovrei sapere il perché di tutta questa parata. È il colmo che io non riesca a rilassarmi nemmeno durante un pranzo romantico, maledetto senso di paranoia che sviluppi nell’esercito!
“Cleo, tutto bene?”
Mi chiede a fine cena.
“Perché?”
“Non hai aperto bocca per tutta la cena e di solito non stai mai zitta.”
“È che sono nervosa. Tu sai che cosa mi aspetta alla fine di questa cena, cioè adesso, io no e non mi piace non avere il controllo della situazione.
Dio, sto diventando peggio di Eva.”
Lo yop ride di gusto, io non so cosa ho detto di così divertente.
“Non ti devi preoccupare, è una bella cosa, non c’è bisogno di essere così tesa.”
“Lo spero.”
Dico sottovoce, lui però mi sente lo stesso.
“Ok, credo che il momento sia arrivato prima che ti salti una coronaria.”
Dalla tasca dei pantaloni estrae una scatolina di velluto blu e il mio cuore salta un battito, non sarà per caso una proposta di matrimonio?
Si inginocchia davanti a me, che ormai sono diventata rossa come un pomodoro.
“Cleo, vuoi diventare mia moglie?”
Io li guardo a occhi spalancati, ci vuole un po’ prima che la domanda raggiunga il mio cervello per far sì che io possa rispondere.
“SI’, SI’,SI’!”
Urlo saltandogli in braccio e buttandoci a terra tutte e due, lui ci fa rialzare e mi mette al dito un anello con un diamante.
“Tra due settimane ci sposeremo e sarai la dea degli yop!”
“Ma così non posso invitare nessuno!”
“Visto che devi diventare una dea, purtroppo, non può venire nessuno. Festeggeremo dopo, forse, ti importa?”
“Assolutamente no!”
Esclamo raggiante, subito dopo lo bacio con passione.
Il mio sogno si sta realizzando!

 

Il giorno della cerimonia è finalmente arrivato.
Per l’occasione lascio i capelli sciolti e indosso un abito bianco, Goultard cerca di convincermi a mangiare qualcosa prima di andare, ma non ci riesce: ho lo stomaco chiuso, non ci entrerebbe nemmeno una pagliuzza.
Alla fine rinuncia e mi prende per mano, mi porta in una stanza della casa che non avevo mai visto: una stanza circolare con al centro una colonna.
Al suo tocco la colonna si apre.
“Entra, Cleo.”
Io lo faccio piuttosto esitante, ma lui mi segue subito e poi tutto diventa bianco.
“Goultard che sta succedendo?”
Gli chiedo allarmata.
“Non ti preoccupare, non è niente.”
Finalmente finiamo di salire e mi ritrovo in una stanza completamente bianca con solo due sedie, su cui ci sediamo. Dal pavimento – o dall’alto – si fa viva una luce che danza e parla.
“E così è questa la tua sposa, Goultard. Sei sicuro che possa diventare anche dea degli yop?”
“Sì, l’ho vista combattere e ne ha la stoffa, te lo posso assicurare.”
“Sei davvero sicuro? Perché una volta che avrete siglato questa promessa nessuno dei due potrà tirarsi indietro.”
“Io sono sicuro e tu Cleo?"
Io deglutisco incredula guardando quella cosa.
“Sì, sono sicura anche io.”
Dico alla fine.
“Non si direbbe.”
La luce danza intorno a me causandomi un lieve fastidio.
“No, è che di solito non sono le luci a celebrare i matrimoni e mi devo abituare a questa novità.
Voglio sposare Goultard, comunque.”
La luce tace.
“Va bene, mi  sembri sincera, ragazzina.
Iniziamo.”
La luce si mette davanti a noi.
“Vuoi tu, Goultard, sposare la qui presente Cleophe?
Amarla ed assisterla nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia?”
“Sì!”
“Vuoi tu, Cleophe, sposare il qui presente Goultard?
Amarlo ed assisterlo nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia?”
“Sì!”
“Potete scambiarvi gli anelli.”
Mio marito si fruga le tasche e ne fa uscire una piccola scatola di velluto nero, dentro ci sono le fedi e le mie dita tremano un po’ quando infilo l’anello sull’anulare, lo stesso succede a lui.
“Siete ufficialmente marito e moglie!”
La luce si dirige verso di noi e sento che è entrata in me, per la precisione ho la sensazione che abbia fatto scoppiare una bomba nel mio corpo. Solo che è una bomba che non ferisce, al contrario mi riempie di energia.
“Bene, Cleophe. Ora sei anche tu una dea, la dea degli Yop, consorte di Goultard, dio degli yop.”
Io muovo una delle mie mani incredula, poi sorrido.
Senza pensarci due volte mi lancio nelle braccia del rosso e ci baciamo con passione. Il sogno di una ragazzina troppo civettuola è diventato realtà e non potrei essere più felice.
In fondo il bianco mi piace molto.
Buona vita, Cleo!


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