Moonacre

di lalad5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IX ***
Capitolo 6: *** Capitolo X ***
Capitolo 7: *** Capitolo XI ***
Capitolo 8: *** Capitolo XII ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Piove. Una casetta di legno in mezzo alla foresta. Una mamma canta a bocca chiusa una ninna nanna al suo bambino. Il padre guarda fuori mentre accarezza distrattamente la gamba della moglie. Il fuoco è acceso e sopra cuoce qualcosa che emana un buon odore. Fuori si sentono rumori di zoccoli sempre più vicini. Uomini coperti spronano i cavalli al galoppo. Li fanno fermare in uno spiazzo in terra battuta. I baveri dei cappotti di pelle vengono spinti dal vento. Grossi stivali abbattono la porta. Colpi. Sangue. Tonfi. Un bambino viene strappato dal calore a cui era attaccato. Pianto sempre più lontano. Qualcuno di importante se ne è appena andato! Qualcun'altro è stato abbandonato! Nessuno è più al sicuro.


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Spazio autrice
Okay, okay, so che come inizio fa abbastanza schifo ma era da un po' che mi frullava in testa l'idea di fare una storia su Moonacre ma non avevo un buon inizio, quindi è stato scritto di getto e di meglio non mi è venuto. Comunque spero che la storia vi abbia appassionato, se vi va mi farebbe molto piacere che mi lasciaste un commento dicendo per esempio se vi piace, se vi ispira, se avete qualche suggerimento... Tutto quello che avete da dire è ben accetto. Ci tengo a precisare che chiaramente il resto dei capitoli non saranno così e niente.
Un bacio a presto ^_^

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Maria Merryweather 

Il cielo oggi è terso, come sempre. Mai una nuvola ad oscurare la Valle. Mai un goccio di pioggia, e di un fiocco di neve neanche a parlarne. Le piante però non appassiscono e tutto nel castello è come nuovo anche se sono passati più di duecento anni. Duecentosedici anni dopodomani e non una ruga, non un capello bianco, non una macchia sulle mani. Qui tutto è felice, sereno ed uguale da quando le perle sono state restituite, o almeno tutto questo in apparenza. 
Col tempo un'attività a me sempre più lieta è stata il passare del tempo in biblioteca. Un giorno camminando per i corridoi stracolmi di libri ne notai uno che mi attirò subito. Sarà stato per la copertina così particolare o per non so che altro ma cominciai a leggerlo. Mi si aprì un nuovo mondo. Non avevo idea di quante cose si potessero dire col corpo senza saperlo. Non avevo idea di quante menzogne e di quante falsità si annidassero tra le persone a me più care.
Vengo riportata bruscamente alla realtà da qualcuno che mi tira una gamba facendomi sbattere bruscamente contro la radice sotto di me. 
-Sempre con la testa tra le nuvole tu eh?- con lui non ci diamo più del voi da molto tempo
 -Credi forse che dovrei stare a rompere le scatole agli altri tutto il tempo come te vero?- 
-Beh, che male c'è a voler essere un bel giovane, intelligente, atletico e magnifico?- fa una giravolta e mi guarda mettendosi una mano sul fianco. Gli tiro una pigna e scoppiamo tutti e due a ridere. 
-Piccola monella credi forse che ti lasci passare un affronto del genere? Corri se ti è cara la vita!- si lancia verso si me e cominciamo a rincorrerci come se avessimo sei anni. Saltiamo, ci arrampichiamo e non ci perdiamo di vista un secondo.  So che mi sta lasciando vincere perché se si impegnasse davvero mi avrebbe già presa da un pezzo però ci stiamo divertendo lo stesso. Ad un certo punto decidiamo che ne abbiamo abbastanza e mentre faccio finta di inciampare su un rametto invisibile e lui mi salta prontamente addosso. 
-Ti ho presa piccola monella.- mi sussurra ad un millimetro dalla mia faccia.
Il lui in questione è Robin De Noir e adesso non ridiamo più.
Anche se nessuno di noi è invecchiato o si è mai ammalato qualche piccolo cambiamento c'è stato. Adesso è più alto e i muscoli si notano attraverso le magliette attillate che ha l'abitudine di indossare adesso e i capelli corvini e riccissimi sono tagliati in modo differente mettendogli in risalto le belle labbra e le guance rosse. 
Adesso nessuno di noi due ride.
Si avvicina un po' di più e fa scorrere una mano sotto la maglietta che indosso io e sulla mia pancia piatta. Col tempo ogni uno di noi ha perso un bel po' di pudore e adesso ci vestiamo in modo mooolto diverso. Si avvicina un po' di più alle mie labbra e il suo naso si strofina col mio. Non credo che la mia relazione con Robin si possa definire, perché in certi momenti e solo il mio migliore amico, in altri molto di più. Decisamente questo è uno dei momenti molto di più. Mentre le sue dita dita lunghe percorrono tracce immaginarie sulla mia pancia io allungo una mano e gliela faccio passare tra i capelli, ben conscia che un mio semplice movimento del polso porrebbe fine alla ben poca distanza che c'è tra noi. Veniamo interrotti da un stormire di uccelli proprio sopra la nostra testa, e una cascata di foglie ci investe. Vorrei che questa situazione potesse non finire mai ma so che non può essere così. Gli dò un bacio con lo sciocco  sulla guancia e lui si alza allungandomi prontamente la mano per aiutarmi ad alzarmi. I suoi occhi sono impenetrabili persino a me che lo conosco da così tanto, ma lui sostituisce tanto velocemente quell'espressione che non faccio in tempo neanche a provare davvero a decifrarla. Mi posa un braccio sulle spalle facendomi aderire alla sua spalla e ci incamminiamo verso il castello. 

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Spazio autrice
Non voglio neanche pensare da quanto tempo non aggiorno e mi scuso con voi Dx 
Comunque questo capitolo mi è uscito così, un po' per caso quindi perdonate eventuali errori :)
Ringrazio di cuore Babylady per aver lasciato una così bella recensione e spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi invito a lasciarmi una recensione per dirmi se vi piace questa "cosa" che c'è tra Maria e Robin, se vi piace come ho cambiato i personaggi oppure qualsiasi cosa vi venga in mente per i quanto riguarda il capitolo è ben accetta! :D 
Visto che in questo periodo mi sento ispirata è possibile che pubblichi qualcosa entro questa settimana ma non vi prometto nulla ;) 
Comunque vi saluto, un bacio, a presto ^_^

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Robin De Noir

Non riesco a non pensare a prima. Sento ancora il suo calore così vicino eppure così lontano, tanto da sembrare irraggiungibile, anche se in realtà ce l'ho sotto il braccio. Ma non è questo quello che voglio, voglio di più. Ma non posso forzarla, non posso per orgoglio, lo ammetto. È sempre stata una delle mie pecche maggiori, non riesco a farne a meno. Ma lei non sa cosa vuole. Lo sento quando la guardo negli occhi. Vorrei che mi dicesse qualcosa del momento di prima, ma si ostina a far finta che non sia mai successo. Non è la prima volta che penso seriamente di essermelo immaginato, anche se infondo so che non è così. 
Arrivando a castello sento una strana fitta allo stomaco. So già cosa significa. E lo sa anche lei. La Trasformazione è vicina. So che lei la odia, farebbe di tutto per averla, ma non può decidere. Il motivo per cui lo so non è il fatto che me lo abbia detto lei, né il sentire irrigidirsi contro il mio braccio. Lo so perché la mia parte animale è la più in sintonia con il suo essere, però paradossalmente la più dolorosa perché tutto me stesso smania per lei, il lupo la reclama. Quando mi trasformo devo scappare lontano, ho paura che non saprei contenerlo, SO che non saprei contenerlo. So anche che sono pericolosamente vicino al punto di non ritorno. Comincio già a sentire l'odore.
Torno a quel giorno. In cui tutto è finito e tutto è cominciato. La notte della cinquemillesima luna. 
Appena Maria toccò l'acqua e il mio cuore si spezzò, andò in miliardi di pezzi. Urlai e mi affacciai sul precipizio, col fermo desiderio di andare con lei, diventare nulla. Una luce accecante investì la valle e riportò la vita, ma soprattutto mi ridiede Maria. Non credevo di poter essere tanto felice. Dopo non feci caso a molto, e ho ricordi sfocato di feste e divertimenti. Oh, ma la successiva luna piena si che la ricordo bene. Ogni singolo istante. Ogni fottutissimo attimo di dolore. Ogni osso spezzato, ogni dente saltato e ricresciuto, ogni muscolo strappato, l'esatto momento della comparsa dell'altro cuore, quello dell'animale. Ricordo la paura di non sapere che mi stesse succedendo, la fame che mi attanagliava, l'istinto che prevaleva su tutto, rendendomi nient'altro che non una marionetta nella mani di non so che cosa. 
Sono passati duecento anni ma fa ancora male. Non allo stesso modo ma è tutto tranne che piacevole. Però io ho imparato a convivere bene con l'altro me, ad apprezzare il senso libertà che mi può portare, la possibilità di poter sentire a chilometri di distanza e fiutare una qualsiasi traccia, ho imparato ad assecondare la voglia di trasformarmi anche quando non sono obbligato dalla luna solo perché mi va. Maria no. Lei vede solo il dolore e la coercizione. Lei sente solo miliardi di stimoli che fa fatica a discernerli per non impazzire. Lei odia il colore dei suoi occhi nella settimana della luna. Lei vorrebbe essere solo Maria. Ma non può. Prima principessa adesso lupo. Non può scegliere. 

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Spazio autrice
Mi sento fiera di me: sono riuscita ad aggiornare in tempo! E non uno, bensì ben due capitoli! Anche se questo non è il massimo perché è più che altro un capitolo introspettivo e serve a farvi capire la situazione vi vorrei rassicurare dicendo che sono solo capitoli di passaggio a cui seguirà la svolta vera e propria. Comunque vorrei ancora una volta ribadire il mio amore per Babylady a cui si è aggiunto quello per   Sognola_love_1998  
Vorrei spronarvi sempre a dire quello che pensate della storia, se vi piace, non vi piace, se preferite i personaggi originali o questi e via discorrendo. 
Un bacio a tutti, a presto :}

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


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-Figliolo sei pronto?
-È da tutta la vita che mi preparo a questo. Non aspetto altro.
-Non ci deludere.
-Mai.
-Possano le nuvole portare pioggia che ti copra*
-Possa il buio nasconderti tra le sue spire**

Mi porto una mano sul cuore e la stringo come se avessi degli artigli. È  un antico gesto per scongiurare la sfortuna. Mi allontano verso la porta e mi faccio passare la mia lama di hijalak*** sulla mano. Faccio cadere alcune goccio di sangue nella ciotola contenente erbe e fiori dall'odore inebriante e in seguito altre sui carboni ardenti di un braciere. Chiudendomi il pesante portone alle spalle so di avere dato il via a qualcosa che non so dove mi porterà. Ma sono pronto. Lungo i corridoi deserti il rumore dei miei passi rimbomba. Voglio renderlo fiero.

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Spazio autrice 
*Possano le nuvole portare pioggia che ti copra
**Possa il buio nasconderti tra le sue spire
Particolari modi di dire in uso per augurare fortuna prima di una missione o comunque di qualcosa di importante 
***Particolare cristallo dal colore rosso che si dice sia in comunicazione col proprietario e che possa tagliare quasi qualsiasi cosa. Sono estremamente rari e preziosi.

Okay, lo ammetto, era un sacco che volevo creare un  oggetti, usanze e parole e finalmente ne ho avuto l'occasione. Adoro sempre di più questa storia <3 
Lo so che in sintesi non dice niente ma mi andava di gettare ancora un'altra ombra di mistero sul tutto xD
Il mio augurio che vi sia piaciuto è sempre presente e il vi ripeto ancora una volta quanto piacere mi farebbe se mi lasciaste una recensione.
Un bacio, a presto ^-^

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Capitolo 5
*** Capitolo IX ***


Maria Merryweather 

Sono a letto ma non dormo. Fisso il soffitto aspettando chissà che cosa. Forse una svolta che cambi la mia vita, forse qualcosa che mi distragga da quella che è la mia vita.  Le stelle brillano e immagino cosa mi vogliano dire. Probabilmente mi deridono, oppure si stanno chiedendo che senso ho adesso, oppure ancora non gli interessa di me. Certe volte penso che vorrei essere una di loro. Guardare tutti dall'alto con distacco, vedendo ogni uomo passare, un piccolo granello di sabbia. Immutabile eppure sempre diversa. No, non sarebbe brutto per niente essere una stella.
Sento ululare in lontananza. Non capisco se sono De Noir o le sentinelle e onestamente non mi interessa. Forse tutti e due. Per adesso le cose tra le due famiglie non sono delle più rosee, si, non è più come i tempi in cui sono arrivata, ma basta solo una scintilla a far ribollire gli spiriti, e quindi ci sono risse e scontri. Ma non è guerra aperta, è una guerra silenziosa, ma una guerra è pur sempre una guerra.
Ci sono grida a castello e in duecento anni non è mai successo. Corro fuori in pantaloncini e canottiera. Non sono più quella di una volta. Intercetto Marmaduke
- Cosa diavolo sta succedendo?!?
-Ohsignorinamisteroèappenastatotrovatodalleguardieunragazzodicedinonsaperenullaèdisdicevoleunmistero
- Marmaduke smettila di saettare non capisco niente! 
 - Midispiacetantosignorinaveramentenonsochefareiouncuocosuperiorechenonsachefare...
- MARMADUKE! Cosa diavolo sta succedendo!!
- Un mistero! Le guardie hanno trovato fuori dai nostri cancelli un ragazzo che dice di non ricordare nulla a parte come si chiama. Adesso lo stanno portando qui, e stanno arrivando anche i De Noir- ringrazio Marmaduke e corro a cambiarmi. Appena ho finito scendo ed entro nel salone. 
-Hai sentito questa storia? È pazzesca!- Robin
- Dov'è lui? 
- Non è ancora arrivato. Non può andare veloce, è un umano.
- È tanto che non c'è un umano nella Valle.- annuisce e spalla contro spalla arriviamo al portone un attimo prima che il carro si fermi. Le guardie fanno il giro e fanno scendere un ragazzo. Tratteniamo tutti il fiato. È innegabilmente bello. Alto poco meno di due metri, ma non scheletrico come di solito sono le persone troppo alte, pieno di muscoli ben distribuiti, che creano linee armoniose. Capelli rossi e un eterocromia sconcertante. Un occhio rosso e l'altro azzurro. Ogni cellula del mio corpo urla. Non è umano. Me lo dice il mio istinto, e non sbaglia mai.Nemico, nemico, nemico, NEMICO! 
Urlo e mi porto le mani alla testa. Mi trasformo.
-Tu non sei umano! - Gli dico ringhiando. Sento molte trasformazioni e parecchio sconcerto. Da lupo sono molto più connessa con la mia famiglia. È quasi una cosa viscerale. Sono il mio branco. Tutti sanno che odio il trasformarmi e che non ho mai troppi pregiudizi.
Faccio un balzo e scansando le guardie mi butto sullo straniero.
-Cosa DIAMINE sei tu?- Ho le zanne parecchio vicine alla sua faccia e mi viene una voglia assurda di sbranarlo. Oppure fare un po' più di pressione con le zampe e schiacciargli la cassa toracica. Rimango sconcertata. Non è da me fare certi pensieri! 
- Non so di cosa tu stia parlando. Non sono io ad avere una belva addosso- ha una faccia spaventata ma non riesco a fiutare la sua paura. 
- Menti! Non fiuto la tua paura!
- Maria adesso basta, stai esagerando. Se sei così sicura di quello che dici lo porteremo nelle celle e lì domani quando ti sarai calmata lo interroghiamo.
- Non capisci! Lui è un NEMICO! 
- Basta!- Ringhio e lascio tre unghiate profonde nel torace del ragazzo. Comincio a correre a perdifiato nella foresta. Voglio scappare. Non so però se da tutti, dal quel ragazzo o da me stessa.

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Spazio autrice 
Oh, mi do pacche sulla schiena da sola, non immaginavo di poter aggiornare così presto. Comunque so che potevo fare di meglio ma volevo finalmente inserire un nuovo personaggio e questo è il meglio che è venuto fuori.
Beh, comunque volevo ringraziare quegli angeli che recensiscono ogni mio capitolo che sono Babylady e Sognola_love_1998 e invito sempre tutti quelli che ne avessero voglia a lasciare una recensione dicendo che ne pensano della storia, di quel capito nello specifico, dei personaggi e tutto pertinente alla storia che vogliono :]
Adesso vi saluto, vi ringrazio se siete stati tanto coraggiosi da leggere fino a qui, un abbraccio (il bacio è troppo scontato ahah) a presto :} <3
 

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Capitolo 6
*** Capitolo X ***


Maria Merryweather 

Apro gli occhi e vedo solo foglie.
- Ma che.. 
Affacciandomi rimango sconvolta. Mi tiro di scatto indietro. Non ci posso credere! Sono su un albero gigantesco alto almeno sugli ottanta metri e il mio stomaco non gradisce per niente. Mi sento come se avessi un post sbornia dovuto a una settimana di festeggiamenti in cui si possa mangiare o bere solo alcol. Mi appoggio al tronco dietro di me e cerco di ricordare come si faccia a respirare e mentre che ci sono anche tutto quello che è successo dopo l'arrivo del ragazzo e della mia fuga. Ah, si, il ragazzo. Mi salgono dei conati a vuoto e cadendo a carponi cerco di non rotolare giù. Okay, forse non è l'idea più intelligente che mi possa venire pensare a quello adesso. Magari prima dovrei capire come scendere, mangiare e bere qualcosa, cercare di camminare in verticale e magari tornare a casa. O forse sarebbe meglio prima riprendermi un'altro po', così magari evito di rompermi l'osso del collo. 

Robin De Noir

- È una mattinata che la aspettiamo, adesso basta! 
- Padre altri dieci minuti
- Eh poi non tocca a te decidere Coeur De Noir, questa è casa mia!
- Sta zitto tu, non riesci neanche a tenere a bada tua nipote adesso come allora Benjamin Merryweather!
- Basta, crescete!
- Tu piccolo impertinente come osi..
- Non mi sembra che tu abbia fatto un lavoro migliore con tuo..
- Sembrate due bamb...
- SILENZIO! Ho un mal di testa allucinante e tutti il vostro litigare di certo non mi aiuta. Calmate i vostri bollenti spiriti considerando che sono arrivata e mi dispiace avervi fatto aspettare ma come potete vedere - apre le braccia e indica se stessa- non stavo troppo bene e ho preferito vedere da vicino la chioma di un albero. Quindi se preferite possiamo andarci adesso ma non mi piacerebbe tanto andare nelle prigioni a piedi scalzi e con i vestiti a brandelli. Adesso salgo un attimo a cambiarmi e torno subito. Miss Heliotrope potreste per piacere controllare che non si scannino e che non sporchino l'atrio di sangue? Grazie.- Le corro dietro
- Ma dove sei stata? Che ti è successo? Di che albero parlavi? Ma..
- Robin, quello che ho detto giù era vero, ho un malditesta terribile e non mi sento in vena di rispondere alle tue domande, dopo- mi scaccia con la mano e chiude la porta della sua stanza.

Maria Merryweather 

Stiamo scendendo le miriadi di scale che ci porteranno alle prigioni, e sia per la puzza, per l'umidità o per tutto il rumore che gli altri fanno e che mi arriva amplificato da tutta questa pietra ma mi viene da vomitare. Cerco di non darlo a vedere e ringrazio le torce che non faranno notare il mio pallore cadaverico o le occhiaie viola che ho sotto gli occhi che ho notato prima allo specchio. 
Arriviamo davanti all'unica cella chiusa e mi irrigidisco pensando alla mia ultima reazione che ho avuto vedendo il prigioniero. Evidentemente non sono l'unica a pensarlo visto che tutti si preparano a scattare e Robin mi guarda con la coda dell'occhio parecchio nervoso. Una guardia ci precede e lo scatto della serratura mi fa sentire come una condannata a morte.
Entrando mi tengono vicino alla porta in caso di necessità ma non ce ne è di bisogno. Guardandolo sento la rabbia montare con la stessa sensazione di ieri sera, ma molto meno forte, adesso posso controllarla. Almeno questo cocktail esplosivo ha fatto andare via il malessere generale.
Tutti appena notano che non ho reazioni si rilassano visibilmente. 
Benjamin e Coeur si affiancano e dopo essersi guardati un cagnesco Benjamin comincia a parlare
- Chi sei tu?
- Uno straniero venuto da lontano- la sua voce è strana. Me la aspettavo cavernosa, invece ha un non so che di molto musicale, ma mi vengono i brividi lo stesso
- Questo lo sappiamo, ma perché sei qui?- le domande le fanno uno alla volta, almeno per una volta eviteranno di litigare
- Perché voi mi avete portato qui. Avete davvero una memoria così cooorta..- allunga la "o" e alzando gli occhi al cielo fa ruotare spalle e collo per quanto gli possano permettere le manette
- Fai poco lo spiritoso. La tua è una brutta situazione, quindi ti ripeto la domanda: perché sei qui?
- Sai, mi fanno ancora male i graffi che mi hai lasciato. Se volevi vedere il mio petto bastava chiedere- ignora deliberatamente i due uomini che gli parlano e di certo loro non la prendono bene. Sento invece un bel po' di violenza arrivare in una grande vampata da Robin, ma non gli do molto peso. Me ne sto appoggiata alle sbarre con una spalla e il resto del corpo in diagonale
- Beh, la prossima volta me ne ricorderò. Oppure potrei farli un po' più in su, tipo sulla gola e magari, sempre ipotizzando, potrei prendere per sbaglio la carotide, chissà.
- Oh magari potresti farli un po' più in giù, magari andandoci un po' più leggero, e usando anche quella tua magnifica boccuccia..- mi dice ghignando. Robin si lancia in avanti pronto a colpirlo e ci vogliono più di cinque guardie anche solo per farlo arretrare un po'
- Oh, intendi strappartele a morsi? Con tanto piacere- faccia innocente seguita da ghigno che mette in mostra i denti
- Sai, potrei benissimo fare la classica battuta "la ragazza tira fuori gli artigli" ma oltre al fatto che li ho già visti da vicino non credo che il termine ragazza, sarebbe più corretto lupo, sia adatto
- Perché non eviti di dire stronzate?
- Portate fuori sia lei che Robin, stanno facendo troppo casino e non mi piace, continueremo a parlare dopo.
Le guardie trascinano di peso Robin e io respingo con un gesto netto della spalla la mano della guardia dietro di me. Gli rivolgo un occhiataccia e gli sillabo senza parlare "non finisce qui" ghigna e mi sillaba a sua volta "puoi contarci bellezza" 

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Spazio autrice 
Sono orgogliosa di me stessa, dopo uno sfogo creativo questo è il risultato xD
Comunque ringrazio sempre la fedelissima Babylady e mi auguro sempre che le mie storie vi piacciano e vi invito a lasciare una recensione dicendomi che ne pensate. Ah, e se tra i lettori c'è qualche artista che volesse disegnare i personaggi, alcuni luoghi, alcune situazioni o qualsiasi altra cosa mi farebbe molto piacere aggiungerli alla storia. 
Beh, con questo ho finito, a presto <3

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Capitolo 7
*** Capitolo XI ***


"Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l'equilibrio per un attimo"
 

Robin De Noir

Sono furioso. Come aveva osato quel..quel.. Non riesco a trovare neanche il modo di definirlo. 
Buffo che si reggesse ancora sulle sue gambe dopo aver parlato in quel modo alla sua femmina...
Non che Maria fosse la mia femmina.
Buffo come ricordarsi una cosa così ti facesse incazzare come una iena.
Grugnisco e strattonando con forza sento uno schiocco distinto dietro di me è visto che non sento dolore deve provenire da una delle guardie, oppure no. Non che mi interessi in nessuno dei due casi, intendiamoci. Maria che è stata buttata fuori con me mi si piazza ad un millimetro dalla faccia.
- Se hai finito di fare io coglione avrei altre cose a cui pensare oltre al tuo scoppio di testosterone e il tuo orgoglio di maschio alfa ferito- mi dice a muso duro. Non che mettersi tra un lupo innamorato (perché di questo si tratta anche se il mio stupido cervello ha avuto almeno il buon senso di bloccare non so come il tipico odore speziato del maschio innamorato, che in caso contrario avrebbe già saturato l'aria)  è una cosa sensata, a meno che non si sia un TIR. Mastico un paio di imprecazioni tra i denti, la guardo male e me ne vado fumante di rabbia.

Maria Merryweather 

L'interrogatorio continua per un bel po' e quando finalmente sia Coeur che Benjamin escono è il crepuscolo. Non provo neanche a chiedere qualcosa perché alla prima occhiata si nota che sono distrutti, tanto da far spavento. Occhiaie viola, espressione sconfitta, l'avrà screpolate e occhi persi, come se uscissero da una lunga malattia per cominciare un estenuante convalescenza. Dopo la mia sfuriata a Robin è uscito a passo di carica e non l'ho più visto. Non capisco perché ma una brutta sensazione mi attanaglia lo stomaco e non posso evitare di pensare a cosa il prigioniero gli abbia detto. Mio zio sembra non avere la forza neanche di litigare con il De Noir e gli fa preparare una stanza. Vado a coricarmi con mille pensieri per la testa.



Mi sveglio durante la notte grondante di sudore freddo e con il fiatone. I ricordi si susseguono e si sovrappongono e strizzando le palpebre cerco di dare un senso al sogno.

Corro nella foresta. Le pietre martoriano i miei piedi scalzi e i rami degli alberi mi graffiano la faccia, le gambe scoperte, le braccia, il viso e ogni brandello di pelle scoperto. Qualcuno mi segue e io non riesco a distanziarlo abbastanza, recupera terreno. Giro la testa e questo attimo di distrazione mi costa caro: inciampo in una radice e cado rovinosamente a terra. Il terrore che già mi attanagliava diventa cieco, e sono ad un passo da una crisi di panico. La figura incappucciata mi raggiunge e si china. Sento un odore stucchevole, talmente dolce mi fa salire la nausea. È un odore artificiale, cattivo, e ogni mio istinto mi dice di scappare via. Tento di vedere la faccia aldilà del cappuccio ma le tenebre sono troppo fitte, come se avessero vita propria. Sento che la mia fine sta arrivando. Una risata agghiacciante che sale da un cuore marcio me ne da la conferma.

Solo pensarci mi crea un dolore fisico e quindi decido di andare a fare una passeggiata per il castello. Il corridoi deserti si susseguono e ad una persona estranea basterebbe un nonnulla per perdersi. Non so come sia possibile ma mi trovo davanti la cella del prigioniero. Prendo un respiro profondo e con un cigolio agghiacciante apro le pesanti e gelate sbarre ed entro.

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Okay, so che è un capitolo incasinato da fare schifo e il tempo che è passato dall'ultimo aggiornamento è vergognoso, ma questo è stato un periodo strano e boh, ci tenevo ad aggiornare, per quanto possa essere brutto lo scempio che è venuto. Adesso vado che sto morendo dal sonno, ringrazio tutti quelli che seguono la storia e voglio dirvi che vi adoro per il tempo che mi dedicate <3 Un bacio, a presto *incrocioledita*
 

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Capitolo 8
*** Capitolo XII ***


 
Quel giorno le ombre oscuravano in maniera sinistra 
la Valle. Robin De Noir camminava lentamente, assaporando l'aria fresca che gli entrava e usciva dai polmoni. Aveva calmato i suoi bollenti spiriti già da un pezzo e la sua non era una meta che aveva scelto a cuor leggero. Quando la raggiunse rimase come sempre stupito di quella piccola costruzione. Era un quadrato lungo un paio di metri, sormontato da una statuetta di marmo completamente nera raffigurante un angelo alto una cinquantina di centimetri. Il contrasto tra la lastra di marmo bianco, le scritte in oro e la statuetta era tale che pensandoci nessuno avrebbe pensato che quegli elementi insieme sarebbero stati in armonia, tantomeno collocati in un angolo di bosco, quasi sul punto più alto, col rumore di un fiume e di una cascata in sottofondo. Paradossalmente però era proprio la sua diversità a renderla parte dell'ambiente. Era il suo piccolo angolo di paradiso. Ma quella era una costruzione commemorativa. In piccoli ma eleganti caratteri vergati in oro c'erano incise soltanto un nome, la data del decesso e poche parole dedicate al defunto, cariche però di significato. "Al piccolo Thomas, possa il vento portare la tua anima lontano, sui monti che tanto hai amato". Si, Thomas era davvero piccolo quando era morto, uno scricciolo di dieci anni, morto troppo presto stroncato dalla malattia. Passava le sue giornate a fissare i monti che si vedevano all'orizzonte sognando di poterci andare un giorno, ma ben conscio che non ce l'avrebbe mai fatta. Quando era diventato troppo malato persino per stare alla finestra amava farsi raccontare dal ragazzo storie che inventava sul momento, storie d'amore, altre d'avventura, altre ancora storie d'amicizia e di coraggio, ma sempre con protagonista le montagne che tanto aveva osservato, che facevano a volte da padrone, altre da tiranno e alcune da padre amorevole, sognando di essere uno di quei personaggi, pronto a vivere, non a spegnersi in quella prigione indegna che era diventato il sul corpo. Alla morte Robin aveva creato con le sue mani il posto dove potesse essere felice in eterno, dove avesse potuto sognare ancora. Thomas era stato il suo segreto, nessuno aveva mai saputo della sua esistenza, perché il piccolo era prezioso, aveva salvato un cuore che stava rischiando di perdersi. Era stata l'ancora di Robin. Trovato in una notte profonda durante il giro in cui era di ronda l'aveva portato con se, cercando di alleviare le sue sofferenze per quanto fosse possibile, accudendo lo dandogli tutto di cui necessitava: affetto e speranza. 
Gli venne in mente una frase di Pirandello nella commedia "All'uscita", che lui in quel momento considerò buffa in maniera grottesca: << Le tombe non sono fatte per i morti, ma per i vivi. >>
Chi muore, semplicemente muore e dice addio.
Se ne va, senza sapere cosa si lascia alle spalle.
Chi resta soffre, ricorda brevi istanti,flash, ma anche bei momenti passati, che lasciano un sapore agrodolce, qualcosa di bello si, ma che fa male. Si, perché fa male pensare che non importa quanto tu stia soffrendo, quanto la voglia di urlare ti laceri il petto, quanto gli occhi brucino o quanto forte sia la voglia di tornare indietro, cambiare qualcosa, dire qualcosa in più, dire qualcosa in meno, abbracciare di nuovo o essere. Niente di tutto ciò cambierà il corso degli eventi. È vero si, chi è andato è andato, ma quello che rimane sono i ricordi, i desideri, le speranze e la sofferenza. Quelli non vanno via. Certo, ci sono momenti in cui qualcosa passa in primo piano, ma la perdita è lì, pronta a tornare e fare più male nel buio della notte, quando vittime e carnefici si rincontrano, demoni e angeli escono allo scoperto in una cacofonia di suoni e colori che non fanno trovare un riparo. 
Appena si rimise in piedi facendo scricchiolare la ghiaia sotto i pesanti stivali gli riecheggio nella testa l'inno vecchio stampo di John Mellencamp, che ai concerti gli spettatori ascoltavano agitando gli accendini; gli era sempre piaciuta quella canzone, ma solo in quel momento capì cosa significasse.
Adesso avrebbe preferito che fosse ancora così.
Life goes on... long after the thrill of living is gone...
La vita continua... anche dopo che è passata la gioia di vivere... 

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Spazio autrice 
Okay, un paio di chiarimenti. In primis come avrete notato è un capitolo un po' diverso dal solito, sia perché è al passato sia perché non c'è punto divisa ma è raccontato in terza persona. Il motivo di queste scelte di stesura è molto semplice: ogni tanto un cuore di ghiaccio come il mio si scioglie e decide di partorire un capitolo così emotivo. La figura di Thomas è una figura particolare, che forse comparirà in qualche altro capitolo in brevi accenni, ma devo ancora pensarci. Penso di aver finito con i chiarimenti, se qualcosa non vi è chiaro chiedere pure. Un bacio, a presto.



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