Effetto Domino

di Suilejade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L'autrice:
il mio nome è Hieme, deriva dal latino e significa inverno.
Questa è la mia prima fanfiction, fatemi sapere cosa ne pensate ed eventuali correzioni e/o consigli.
Grazie e buona lettura (spero) ^-^.


Chi l’avrebbe mai detto, lei non ci avrebbe scommesso un centesimo.
Al solo pensarci il suo cuore accelerava i battiti e le guance le si arrossavano.
Odiare fino alla morte una persona per poi accorgersi di amarla.
Non se lo sarebbe mai aspettato.
Il suo sguardo era fisso sul soffitto di quella stanza ormai così familiare, si mosse lentamente sotto le lenzuola vellutate che al contatto con la sua pelle nuda la fecero rabbrividire.
L’armadio, le foto appese, amava tutto di quel posto.
Si soffermò a guardare la collana che pendeva dalla mensola sopra la scrivania.
Gliel’aveva regalata lei, un lucchetto con una catenina d’argento, per ricordargli che ora era suo, e che non l’avrebbe lasciato andare tanto facilmente.
 
Si spostò un ciuffo biondo che le si era posato sull’occhio destro e sentì il ragazzo steso di fianco a lei sospirare.
Si girò verso di lui e sorrise nell’oscurità della camera.
Se qualcuno un paio di mesi prima le avesse raccontato quello che le aspettava sarebbe scoppiata a ridere e avrebbe continuato fino alle lacrime.
Si avvicinò al suo amato e gli scompigliò teneramente i capelli, lui con uno sbadiglio aprì gli occhi e la fissò.
Quegli occhi, che fin dal primo istante l’avevano catturata.
Erano sempre stati la cryptonite della ragazza.
Lui, come un ragno, aveva aspettato la sua preda e, nel frattempo, aveva tessuto la sua tela.
Lei, ingenua farfalla, era stata attirata da quel filo lucente, color della luna, che si legò a lei, e la trascinò giù, sempre più giù, in quell’oscurità paurosa, di cui proprio lui divenne la luce.
 
Lui, quel ragazzo bellissimo disteso al suo fianco, che proprio in quel momento le stava sorridendo con quell’aria da cattivo ragazzo che la faceva impazzire.
Le si avvicinò e appoggiò le proprie labbra su quelle della ragazza, regalandole un bacio dolcissimo.
Sentiva i capelli di lui solleticarle la fronte, poi il naso e le labbra, mentre anche i baci scendevano, lungo il collo, tra i seni, sulla pancia, si soffermarono sull’ombelico, dove con la lingua giocherellò qualche secondo col piercing, per poi riprendere la sua discesa verso la meta così desiderata.
La raggiunse.
Lei gemette, e si lasciò cullare, ancora una volta, dal ragazzo che tanto amava.
 


Scusate la brevità del Prologo, i prossimi capitoli saranno molto più corposi.

-Hieme

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


“Qual è il ragazzo/la ragazza ideale?”
“Chi sei veramente?”
“L’universo”
Di certo la prof si era messa d’impegno per trovare dei temi così imbarazzanti. Il compito in classe era iniziato da appena dieci minuti e già non vedeva l’ora che finisse.
“Che diavolo di tracce sono?! Come si fa a scrivere un tema su queste cose?”
Se solo il ragazzo vicino a lei le avesse prestato più attenzione avrebbe potuto sentire il ronzio del cervello della giovane.
Mancavano due giorni all’inizio delle vacanze estive e alla prof era venuta la brillante idea di fare l’ultima verifica per determinare il voto finale.
“Ottima idea, davvero”
Mordicchiò il tappo della penna, sapeva di plastica, un gusto amarognolo che tuttavia non ti fa affatto passare la voglio di masticare, anzi.
Comincio a muovere convulsamente la mano, scrivendo tutto ciò che le passava per la testa
“chi sono veramente? Semplice, sono un unicorno che ad ogni luna piena si trasforma in una sirena mannara”
Scosse la testa, abbozzò un sorriso, con un rapido gesto della mano e un rumore secco tirò una linea su ciò che aveva scritto.
“Parlo dell’universo, meglio”
I secondi passavano e in quella classe di trenta alunni gli unici rumori che si sentivano erano il ticchettare delle lancette dell’orologio appeso al muro e lo scorrere delle penne su quei fogli che avrebbero determinato il vivere in modo più o meno sereno l’estate.
TIC TAC TIC TAC.
La ragazza scosse i capelli biondi, in quella classe c’era veramente troppo caldo per riuscire a concentrarsi.
Fuori dalla finestra una leggera brezza scuoteva i rami degli alberi, il sole era abbagliante e nemmeno una nuvola accennava a coprirlo.
Un uccellino emetteva ogni tanto qualche cinguettio, sembrava voler accompagnare il suono del fischietto di un professore di ginnastica impegnato ad assicurarsi che nessuno dei suoi studenti batta la fiacca.
 
La prima ora era terminata e così si accingeva a fare anche la seconda.
Il tempo scorre sempre troppo in fretta quando non deve.
La bionda appoggiò la penna al banco e cominciò a rileggere.
Corresse un errore
“Così dovrebbe andare bene”
Si sfilò l’elastico che teneva al polso e si fece una coda di cavallo, strappandosi per sbaglio un paio di capelli. La chioma, nonostante fosse legata, le arrivava fin sotto al seno, di conseguenza il caldo che sentiva non accennò a diminuire, tranne che sulla nuca, dove quasi per errore finì uno spiffero d’aria che le procurò un brivido di piacere lungo tutta la spina dorsale.
 
La seconda campanella suonò, il rumore stridulo e alquanto fastidioso venne, tuttavia, ben accolto dagli studenti che con un sospiro cominciarono a consegnare i fogli.
La giovane si alzò di scatto, diede il tema alla professoressa, sistemò le sue cose e uscì dall’aula.
Si appoggiò al muro di fronte alla porta, si sistemò i pantaloni, mentre aspettava che le sue compagne uscissero
Cominciarono a sfilarle davanti ragazzi e ragazze delle altre classi.
Gli armadietti nei corridoi erano nuovi, quelli che c’erano prima erano troppo malandati, sembravano trasmettere le peggiori malattie conosciute, anche se c’erano anche altri posti nella scuola che avrebbero potuto essere patogeni, come ad esempio il ripostiglio degli attrezzi vicino alla palestra, ottimo luogo per ammalarsi di HIV e di tutte le altre malattie sessualmente trasmissibili.
Il corridoio alla sua destra, dopo una ventina di passi, svoltava a sinistra, dove più avanti si sarebbero trovate le scale per i piani superiori. Il muro era di un tenue color crema, che negli angoli del soffitto diventava un grigio-verde a causa della muffa, che cresceva imperterrita nonostante tutti i prodotti utilizzati per sterminarla.
Un ciuffo ribelle le era finito davanti agli occhi, lo spostò con un soffio.
Le orecchie cominciarono a pizzicarle quando degli urletti l’avvertirono dell’imminente arrivo dei “belli da morire”, un paio di ragazzi dall’aspetto completamente diverso, sembravano l’uno il rovescio della medaglia dell’altro, l’unica cosa che li accomunava era l’essere terribilmente belli e popolari tra le ragazze.
Alzò gli occhi al cielo, quei ragazzi le facevano venire il nervoso, erano andati a letto con mezza scuola, ma tutti li consideravano comunque belle persone. Avevano spezzato un sacco di cuori a causa di questo loro comportamento, e non sembrava importargliene.
 
I gridolini di avvicinavano.
Si preparò mentalmente a non perdere la calma per non sgozzare quei due bellimbusti
Sembrava che anche altri suoi compagni avessero finito il compito.
Sperava che le sue amiche uscissero prima dell’arrivo di quei due, almeno non li avrebbe incontrati e avrebbe terminato bene uno degli ultimi giorni di scuola.
Non fu così fortunata.
A pochi metri da lei, dopo aver svoltato l’angolo del corridoio, comparvero i fantomatici ragazzi in questione.
A sinistra c’era Raoul, biondo con gli occhi di un nocciola chiaro, a destra Cam, capelli nerissimi e occhi di un verde brillante, entrambi, ovviamente, erano alti e con un corpo da Adoni.
Erano il classico esempio di uomini che in inglese vengono definiti “Womanizer”, testosterone puro, tutto in loro ispirava sesso, dal modo di camminare, al sorrisino malizioso.
La nostra bionda si costrinse a voltare la testa, è vero che non li sopportava, ma non poteva negare all’evidenza, erano veramente troppo belli.
Prese in mano il cellulare fingendo un interesse smodato per messaggi e e-mail, che in realtà non aveva ricevuto, quando il corteo di ragazze che li precedeva iniziò a passarle davanti.
Quasi tutte loro la odiavano, proprio perché lei era una delle poche persone a cui non andavano per niente a genio i due bellocci.
 “Se fra tutti quei muscoli non c’è un cervello non me ne può fregar di meno di due ragazzi del genere”
Al capo del gruppo c'era la ragazza che era stata a letto con tutti e due il maggior numero di volte veniva considerata quasi una dea, quando, in realtà, tutti le parlavano alle spalle. Era una ragazza alquanto presuntuosa e viziata, i suoi genitori guadagnavano un sacco, e questo le conferiva una popolarità inaudita.
Credeva si chiamasse Tate, o qualcosa di simile.
 
Per la sfortuna della bionda Cam e Raul le si fermarono davanti, intercettati da una ragazza che aveva appena finito il tema che li aveva salutati.
Per colpa sua, si accorsero della presenza di una giovane appoggiata al muro che sembrava troppo presa dal cellulare per accorgersi della loro presenza, e se c’è una cosa che irrita moltissimo gli idoli è l’essere ignorati.
- Guarda chi c’è Raoul- disse il moro, che evidentemente si era accorto per primo di lei, tirando una gomitata al fianco del suo amico – c’è la bionda più sexy e stronza di tutta la scuola!
- Oh, hai ragione, ciao Dom!
La ragazza, non potendoli più ignorare alzò lo sguardo, con uno scatto della testa si scostò i capelli da davanti gli occhi che, come due smeraldi, emanavano una lucentezza propria, poi con il disinteresse più assoluto si rivolse a entrambi
- Ah, siete voi – fece un finto sbadiglio – siete in vena di complimenti vedo – inclinò leggermente la testa di lato e fece un sorrisino ironico – gentili come sempre
Scoppiarono a ridere entrambi mentre le ragazze intorno a loro sembravano ringhiare ed emettere fulmini dagli occhi, tanto erano invidiose.
Sempre con palese finzione la bionda si stiracchiò e staccandosi dal muro cominciò a fare qualche passo verso l’ingresso della classe, che era proprio alle spalle dei giovani – Scusatemi ma ho di meglio da fare che perdere tempo con voi due – stava per passar loro di fianco quando Cam le si parò davanti, a quindici centimetri da lei.
Trovarsi quel metro e novanta tutto muscoli proprio davanti la destabilizzò un secondo.
Lei spalancò gli occhi, fece mezzo passo indietro e alzò lo sguardo verso il volto del ragazzo, guardandolo fisso. Ebbe un paio di secondi di vuoto totale, da distante non aveva mai notato tutte le sfumature delle sue iridi. All’apparenza erano di un verde acceso, ma da quella distanza si notava un bordo rossiccio intorno alla pupilla, che donava quel non so che di misterioso e intrigante.
Qualche istante dopo la bionda riprese il controllo e tornò alla sua espressione annoiata, ma lui sembrò accorgersi di quel suo istante di smarrimento – Come mai così di fretta, Domino? – fece un sorriso malizioso – non dovrai uscire con un ragazzo vero? Potrei ingelosirmi – fece un’espressione di finta tristezza e si appoggiò una mano sul cuore, come se lo avessero appena colpito con una freccia. I capelli nero cenere erano spettinati, e gli ricadevano morbidi sulla fronte e sulla nuca.
Il ragazzo emanava un leggero profumo di dopobarba alle erbe.
Dallo scollo della maglia  si intravedevano le clavicole, si muovevano a ritmo con la sua respirazione.
Su e giu.
L’incavo del collo si faceva ora più profondo, ora meno, a ritmo con quelle.
Domino si costrinse a distogliere lo sguardo, e riportò l’attenzione su di lui
- Oh povero, quanto mi dispiace – imitò il gesto di chi si asciuga una lacrima – non vorrei mai farti ingelosire, anche se non saprei come fare dato che sei il ragazzo più bello del mondo – ironia allo stato puro.
- Grazie per la considerazione – si intromise Raoul con un lamento.
Fino a quel momento era stato escluso dalla conversazione e non appena finì la frase gli si gettò tra le braccia una ragazza, di cui Domino non sapeva neanche il nome, urlando qualcosa come – Ci penso io a tenerti in considerazione! – e dietro di lei un altro mucchio di ragazzette urlanti iniziarono a fargli i complimenti.
Dom fece finta di infilarsi due dita in gola – Vomito! – dichiarò
- Bleah fai proprio schifo! – commentò disgustata quella che avrebbe dovuto essere Tate, squadrò la bionda, facendo scorrere i suoi occhi marrone melma dalla testa fino ai piedi.
Domino si girò nella sua direzione – Scusa, ma tu sei…? – la sua voce era irritata e ironica al tempo stesso.
Cam scoppiò in una fragorosa risata e le poveretta arrossì e si imbronciò corrugando la fronte.
Dom si avvicinò a lei sporgendosi in avanti ma al tempo stesso tenendo la voce abbastanza alta da farsi sentire dalle persone li intorno, vide le guance della ragazza arrossarsi leggermente – Guarda, mia cara, che così sembri un porcellino offeso – sorrise come se stesse dicendo la cosa più dolce del mondo – Lo dico per il tuo bene – le sfiorò una guancia con l’indice, dimostrando un finto affetto.
Tutti li intorno risero, mentre la bruna sembrava una pentola a pressione pronta ad esplodere, i muscoli della mascella le si contrassero, gli occhi si fecero due fessure e strinse i pugni – TU…! – urlò. Dom temette che volesse tirarle un pugno, ma poi continuò – BRUTTA…. STRONZA!!
- Sempre simpatica, insomma – commentò una ragazza dai capelli ramati che uscì dalla classe in quel momento, seguita da altre tre ragazze e due ragazzi, uno dei quali in quanto muscoli superava di gran lunga Raoul e Cam. La giovane che aveva appena parlato aveva degli spruzzi di lentiggini sulle gote e sul naso, gli occhi erano di un verde-grigio che le conferiva un’aria saggia.
- Finalmente avete finito! – Domino colmò la distanza che la separava dalla sua migliore amica Elizabeth, ignorando la bruna e il moro, che, quasi in contemporanea voltarono la testa in quella direzione – Siete stati lentissimi!
- Ci scusi miss intelligenza, ma noi poveri mortali abbiamo i nostri tempi – le si avvicinò il ragazzo tutto muscoli, si chiamava Lucas, era molto bello anche se non al pari degli Adoni, aveva i capelli biondo cenere e gli occhi color del ghiaccio, la maglietta sembrava a contenere a mala pena la massa del giovane.
I pettorale sembravano voler rompere quel leggero tessuto, per venire alla luce, in tutto il loro splendore.
Mise un braccio attorno al fianco della bionda.
La stretta di Lucas la fece rilassare, il suo tocco le era familiare.
Ora, con quell’armadio di fianco, non temeva più che Tate potesse tirarle un pugno.
Rise di gusto – Va bene, per questa volta vi perdono – si guardò intorno notando lo sguardo ancora imbestialito di Tate, si tratteneva a stento. Raoul li stava guardando con un mezzo sorriso, mentre Cam aveva lo sguardo perso nel vuoto, non era solito comportarsi in quel modo.
– Andiamo, non mi va di rimanere qui ancora per molto- affermò Dom.
Il gruppetto si mosse, lasciandosi alle spalle tutte quelle persone.
Gli amici intorno a lei sapevano del suo odio verso quei due famosi ragazzi, tuttavia ad Elizabeth piaceva Cam, e a Domino questo non andava a genio, non voleva che la sua migliore amica rimanesse scottata. La conosceva, e per questo sapeva bene che per lei non era facile riprendersi da una delusione d’amore.
Oltre a Lucas, vicino alle due ragazze, c’erano Stacy e Sofie, gemelle, capelli neri, occhi neri, un cervello in due ma molto simpatiche, si mostravano predisposte ai threesome, cosa che ai ragazzi non dispiaceva, si completavano l’una le frasi dell’altra,  quasi potessero leggersi nella mente.
C’era, poi, May, tipica ragazza secchiona, intelligente, occhialuta, capelli castani raccolti in due trecce, era la persona più gentile e disponibile mai vista sulla faccia della terra, a volte persino troppo, era facile approfittare di lei.
Infine c’era Marc, fulvo, occhi verdi, troppo magro per i gusti di Dom, ma cliente abituale delle gemelle, il tipico ragazzo che preferisce un video porno a un’uscita con gli amici, anche se per Sofie e Stacy faceva un’eccezione. 






Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate e perdonate eventuali errori di ortografia c(^-^c)

- Hieme

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Scusate se mi sono interrotta per un periodo così lungo, ma ero parecchio impegnata con la scuola. Ringrazio chiunque abbia la pazienza di perdonarmi e di leggere questo brevissimo capitolo. -Hieme.



- Certo che quei due – iniziò Stacy
- Si diano troppe arie – terminò Sofie.
Erano seduti tutt’intorno a un tavolino di un bar karaoke, frequentato per lo più da liceali, che faceva da angolo all’incrocio che separava il grande centro commerciale “Pretty Woman” , nome insulso, e il negozio di intimo più bello della città, chiamato “Moulin Rouge”.
Il bar era arredato in stile anni ’50, c’era persino un jukebox di quel decennio, anche se ormai non veniva più usato. I tavoli erano tondi, le sedie di legno con l’imbottitura in pelle.
 Grandi finestre quadrate che davano sulla strada facevano entrare la luce del sole. Qualche cliente sensibile aveva tirato le pesanti tende di velluto, per restare in ombra.
Il pavimento era di marmo e pietre calcaree.
Su ogni tavolo oltre al porta tovaglioli si trovava un piccolo cestino con le bustine di zucchero e un paio di ciotole contenenti patatine e arachidi tostate.
Dom prese un sorso del cappuccino con ghiaccio  che aveva di fronte, il liquido freddo e amaro le scese velocemente giù per la gola poi sbuffò – Non li sopporto proprio –
- A chi lo dici – concordò Lucas seguito a ruota da Marc, che aggiunse un – Sono dei puttanieri
- Non dovremmo parlare alle spalle delle persone – affermò sicura May, con quella sua voce gentile che ti faceva venire voglia di coccolarla e farle “PAT-PAT” sulla testa per tranquillizzarla, anche se in realtà non c’era nessun motivo per essere spaventati
- Non avrei problemi a dirglielo in faccia – commentò la bionda scuotendo la chioma di capelli
La ragazza sorrise lisciandosi le trecce – non ne ho dubbi – tutti ridacchiarono
- Però dovete ammettere – iniziò Elizabeth, girando il dito intorno a uno dei suoi riccioli – Che sono quanto più simile al paradiso in terra che abbiate mai visto – sorrise sognando ad occhi aperti, sulle guance lentigginose le si formarono due fossette, che le davano quell’aria da bambina innocente che scatenava l’istinto materno. Anche se tanto pura non era.
- Ti prego basta Ely, mi sembra quasi di riuscire a vedere ciò che stai pensando, e sono sicuro che sia qualcosa vietato ai minori – le disse Marc con un’espressione disgustata
Dom rise e alzò le spalle – Che ne sai Ely, magari non sono per niente bravi a letto o ce l’hanno piccolo!
- Ci dispiace Domino, ma secondo noi a letto sono la fine del mondo – iniziò Sofie passandosi la lingua sul labbro superiore
- E non ce l’hanno piccolo, te lo assicuro – finì Stacy appoggiandosi la punta dell’indice sul mento e alzando lo sguardo sognante verso il soffitto. Evidentemente l’esperienza era ancora vivida nella memoria delle gemelle, infatti, poco tempo prima, ad una festa, si erano divertite anche loro con quei due. Elizabeth, a causa di questa sua cotta per uno dei ragazzi, si era un po’ alterata quando venne a sapere del fatto, ma decise di non farlo pesare troppo alle gemelle, che, dal canto loro, non erano al corrente di tutto ciò.
 
I “belli da morire”  rimasero al centro dell’attenzione per un altro paio di minuti, poi vennero sostituiti dall’argomento costumi da bagno e infine dal campo estivo obbligatorio.
Consisteva nel passare tre giorni al mare, in una città vicina, con tutti i compagni di scuola.
Il direttore e il consiglio d’istituto avevano pensato bene di renderlo obbligatorio perché era ovvio che sarebbe piaciuto a tutti andarci. Pena l’assegnazione del doppio dei compiti per le vacanze con successiva correzione e valutazione al rientro a scuola.
- Io non ho intenzione di andarci – cominciò seria May, le sue sopracciglia si abbassarono leggermente, formando una piccola ruga proprio alla base del naso – non mi va che i miei compagni di scuola mi vedano in costume – arrossì e abbassò lo sguardo – non voglio essere presa in giro – ammise seria
- Se qualcuno prova a fare lo spiritoso sul tuo fisico – sorrise Lucas, con aria bonaria – lo faccio nero! – strinse il pugno destro e lo agitò in aria, come dichiarazione di guerra
Lei rise – Grazie, ma non c’è bisogno di arrivare a tanto – appoggiò la sua mano gentile sul pugno alzato del giovane, e con delicatezza lo spinse verso il basso, mantenendo il sorriso
- Invece si – le disse Elizabeth seria– non sei grassa, sei carina e hai le tette,  non sono giustificati a prenderti in giro - annuì fermamente convinta di ciò che aveva appena detto
- Non si dovrebbero prendere in giro le persone – intervenne Stacy seria
- Neanche se avessero realmente qualche difetto – terminò la gemella incrociando le braccia
- Ma come siete diventate improvvisamente sagge – le rimbeccò Ely
- Teniamo presente che è obbligatorio andare al campo – convenne Domino – Quindi May, sei costretta a venire
- Vero – annuì lei
- Però è proprio una tortura dover passare tre giorni con gente simile – continuò Dom – A parte voi, ovviamente - sospirò - se potessi saltarlo lo farei senza esitazioni – scosse la testa e si sistemò un ciuffo che era riuscito a sfuggire alla morsa stritolante dell’elastico
- Che motivo hai di farlo? Io voglio vederti in costume – disse Lucas alzando le sopracciglia sorpreso
- Come se non mi avessi mai vista
Dal tavolo partirono urletti a non finire, fischi e quant’altro – Zitti deficienti che ci buttano fuori! – Dom alzò gli occhi al cielo e aprì le mani con i palmi rivolti verso l’alto, come se stesso pregando
- Allora tu fai a meno di dire queste cose – sentenziò Marc – Comunque anche a me piacerebbe vederti in costume – il suo tono era deciso
- A te piace vedere tutte – era il turno di Sofie che incrociò le braccia
- In costume – seguita dalla gemella Stacy che appoggiò le mani sui fianchi
- Soprattutto voi due – si intromise May, e tutti si trovarono d’accordo, compresi i diretti interessati.
 
Ormai si erano fatte le sei di sera, tutto era avvolto da una luce arancione.
Il gruppetto stava chiacchierando allegramente mentre passeggiava sul marciapiede.
Intorno a loro camminavano un sacco di coppiette, bambini, anziani a spasso con il loro amico a quattro zampe.
Il sole era proprio alle loro spalle, e, vedendoli da distante, erano visibili solo le loro sagome.
- Ho sentito che dopo domani sera ci sarà una super festa a casa di Tate, è invitata tutta la scuola – iniziò Elizabeth cominciando a fremere
- Super – era Stacy che battè le mani
- FIGO! – urlò Sofie alzando il pugno verso il cielo, come se avesse appena vinto la Coppa dei Campioni
- Non ci vado – Domino non era per niente esaltata da quella notizia
- Ma ha la piscina!! – saltò su Marc, improvvisamente di buon umore
- No grazie – continuò la bionda imperterrita
- Neanche io andrò – si intromise May con tono di scuse – sono a cena fuori con i parenti
- Lei è giustificata – disse la riccia – Ma te non lo sei
- Si invece – Dom si fermò ed incrociò le braccia – Non vado perché mi sbatterebbe fuori subito, mi odia quella
- E tu le dai tutte le ragioni per farlo – Lucas le stava sorridendo – ma tu verrai – le mise un braccio intorno alle spalle e la invitò a ricominciare a camminare, la stava guardando, era incredibile come quei due specchi d’acqua ghiacciata che aveva come occhi potessero trasmettere una tale profondità, la cosa la spaventò un pochino
- Perché? – un brivido le corse lungo la schiena
- Perché io voglio che tu venga – un sorriso che non prometteva niente di buono gli comparve sul volto, contemporaneamente strinse la presa attorno alle spalle di lei, per avvicinarla a sé.
- Ah… lasciatemici pensare
- Si! – esultarono tutti
 
Il giorno seguente trascorse rapidamente.
La professoressa consegnò i temi, nessuno nella classe aveva preso l’insufficienza.
A quella scoperta nemmeno una discoteca con la musica a palla avrebbe fatto più casino di quella classe di studenti su di giri per la scoperta di non essersi rovinati l’estate.
Il sole era alto nel cielo.
Il caldo e l’afa non accennavano a diminuire.
Molti ragazzi, che evidentemente avevano un’avversione per i deodoranti, erano evitati come la peste.
L’ultimo giorno di scuola passò in un baleno, e al suono della campanella sembrava che una voce immaginaria avesse urlato “Al mio tre, scatenate l’inferno!” perché così fu.
Era come trovarsi in mezzo ai bombardamenti, ragazzi che buttavano secchi d’acqua, altri la farina, altri ancora la carta igienica e le uova.
Come colpo di grazia ci furono le galline, una ventina di volatili starnazzanti e terrorizzati correvano in giro per la scuola. Erano stati liberati da degli ignoti, non si sa come abbiano fatto a tenerli nascosti.
Domino e i suoi amici uscirono dalla scuola fradici e appiccicosi all’inverosimile, sembravano reduci della guerra del Vietnam.
-Ragazzi! – esordì Lucas – credo che con tutta la farina, l’uovo e l’acqua che ho addosso potrei aprire una panetteria! – stava tentando, inutilmente, di togliersi quell’impasto di dosso. Ciò che si toglieva dalla spalla gli rimaneva appiccicato sulle mani e come gesto automatico se le strofinava sui pantaloni, e li rimaneva l’impasto.
- Almeno non ti hanno avvolto nella carta igienica, bagnato con un secchio d’acqua e ricoperto di farina – si lamentò Marc, che in quel momento assomigliava più a una mummia che ad un ragazzo. Aveva gli occhi spalancati, illuminati da uno scintillio di pazzia. Con degli ampi gesti si stava srotolando dalla carta con l’aiuto di Dom, che non era conciata tanto meglio.
- Basta lagnarvi! – li interruppe la bionda – Sapevate che sarebbe successo così – si passò l’avambraccio sulla fronte per togliersi dell’uovo che le stava colando sugli occhi, ma così facendo peggiorò solo la situazione
- Si ma non mi aspettavo a questi livelli – dalle loro spalle sbucò Elizabeth, che fra tutti quei ricci, oltre agli ingredienti citati sopra, aveva anche delle piume di gallina. Tentava disperatamente di togliersele, ma quelle non accennavano a voler cambiare residenza.
Subito dietro di lei comparve May, teneva per le zampe una gallina che si dimenava come un’ossessa
– La volete? Me l’hanno lanciata addosso – scoppiò a ridere, con la mano libera si stava pulendo le lenti degli occhiali sull’interno della maglietta
- Noi la vogliamo! – spuntò Sofie strappando l’animale dalle mani di May
- Secondo voi tutto quest’uovo fa bene alla pelle? – arrivò  Stacy, che si stava massaggiando quella sostanza appiccicosa sulle guance, come se fosse uno scrub.
Le gemelle giocarono per qualche istante con la gallina poi la lasciarono andare.
Quella per qualche istante rimase ferma immobile, sotto shock, poi si rese conto di essere libera e corse via.
Probabilmente il WWF avrebbe sporto denuncia.
- Meglio tornare subito a casa, ora che riusciamo a toglierci tutte queste cose di dosso è già ora della festa – sentenziò Marc, che ora sembrava un po’ meno una mummia e un po’ più un ragazzo.
- E voi non avete i miei capelli! – la voce di Elizabeth lasciava trasparire la disperazione.
Si misero tutti a ridere e si avviarono verso le loro case.

Arrivata sulla soglia di casa domino si tolse le scarpe, e, tentando di muoversi il meno possibile, arrivò in bagno, si svestì e si immerse in una vasca di acqua tiepida, sentì i muscoli distendersi e svanire ogni preoccupazione.
Si passo le mani insaponate sulla braccia, sulle gambe e fra i capelli, provano una grande soddisfazione nel sentir staccarsi tutto ciò che aveva appiccicato addosso.
Prese un profondo respiro e si immerse in acqua, qualche secondo dopo tornò a galla, si appoggiò sul bordo vasca e rimase li.
Riemerse da quel tepore un’ora e mezza dopo.
Erano ormai le sei quando finì di rivestirsi e asciugarsi i capelli.
Lucas sarebbe passato a prenderla per le otto e mezza.
Calcolò mentalmente quanto tempo le rimaneva per rilassarsi. Due ore. Troppo poco.
Andò in cucina si preparò un semplice cena, e la mangiò subito, non voleva arrivare alla festa con la pancia piena.
Sparecchiò e fece partire la lavastoviglie. Erano le sette e mezza. Ora di iniziare a prepararsi.
Il pavimento freddo a contatto con i piedi nudi le faceva provare una sensazione piacevole.
Andò in camera e aprì la cabina armadio, ci entrò, e cominciò a contemplare la sua montagna di vestiti.
Non sapeva neanche lei come avesse fatto ad accumulare così tanti capi, avrebbe potuto aprirci un negozio.
Riportò l’attenzione al presente
“Partiamo dai costumi”
Iniziò a cercare tra una pila di bichini quale fosse il più adatto, ne scelse uno a fascia nero con delle frange sul pezzo sopra.
“Il vestito è scomodo, meglio optare per pantaloncini e maglietta”
Prese in mano un paio di shorts molto corti e strappati, color pece, li abbinò con una maglietta bianca con le maniche a pipistrello, dalla scollatura profonda che concentrava l’attenzione sulla fascia.
Andò a truccarsi e a pettinarsi, i capelli biondi sciolti le arrivavano fino all’ombelico, dov’era incastonato un piercing argentato con dei disegni neri.
Erano passati un paio d’anni da quando se lo era fatto, si ricordava l’avversione di sua madre per quell’idea, anche se poi si era rassegnata. Sorrise al ricordo.
Era immersa nei suoi pensieri quando le squillò il cellulare.
La fece sobbalzare.
Lo afferrò e rispose.
- Ehi Dom esci, siamo qui – la voce era di Elizabeth, anche se al telefono aveva un suono più elettronico e finto.
- Arrivo – rispose lei
Mise giù il telefono, tornò nella cabina armadio si infilò un paio di scarpe nere con tacco dodici, con dei micro brillanti.
Uscì di casa e si avviò verso un suv nero parcheggiato proprio li davanti.
Aveva sempre il terrore di sbagliare macchina, per cui rallentò il passo, in modo che avesse il tempo di scrutare all’interno. Non appena riconobbe i lineamenti di Lucas si rassicurò
Aprì la portiera davanti - Buonasera gentaglia! – esordì lei sedendosi, gli altri risposero ai saluti.
Alla guida c’era il ragazzo che le aveva permesso di riconoscere il veicolo, mentre dietro, schiacciati sui tre sedili, c’erano le gemelle , Marc e Elizabeth.
Dom li guardò e scoppiò a ridere – Ora sapete come si sentono le sardine
Venne sommersa di insulti.




E' un capitolo di poco spessore, ne sono consapevole, spero che vi piaccia comunque ^-^
Fatemi sapere cosa ne pensate
-Hieme.




 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ecco qui il capitolo che mi ha messo in crisi, lo avrò riscritto almeno 20 volte, è stato un parto ^-^" 
E' parecchio più lungo di quello precedente, per cui spero che gli errori siano al minimo.
Vi ringrazzio per tutte le recensioni positive che ho ricevuto finora, mi hanno davvero lusingato :D
Buona lettura!


Una mezzora dopo il fuoristrada entrò in una via dalla quale proveniva un rumore assurdo, man mano che ci si avvicinava alla meta il frastuono cresceva, il culmine venne raggiunto quando la macchina venne parcheggiata dalla parte opposta di una villa con giardino, illuminata a giorno da luci stroboscopiche.
Smontarono e arrivarono al cancello d’ingresso lasciato aperto.
Erano sempre impressionanti le feste organizzate da Tate, c’era un gran via vai di gente con bicchieri di bibite alcoliche in mano, la piscina era nel giardino sul retro, per cui Dom e gli altri entrarono nella casa: era una villa singola di tre piani, sul pavimento era appiccicato un tappeto di patatine e stuzzichini tenuto insieme dalle bevande sparse per terra.
Sulla destra salivano le scale per il piano superiore, dove era preferibile non andare, a meno che non bisognasse fare qualcosa nelle camere da letto oppure usare i servizi.
Sulla sinistra si apriva un’enorme cucina, piena di ogni ben di Dio, che si collegava al soggiorno, dove la tv era stata coperta da un lenzuolo, per evitare danni.
Alla fine del corridoio che stavano percorrendo era spalancata una porta-finestra che dava sul giardino.
Il gruppetto di amici si fermò li, mentre il loro sguardo vagava per quello spettacolo: sembrava di essere entrati in un altro mondo, la recinzione era costeggiata da palme, un’enorme tavolata di alcolici era posta sul fondo del giardino, l’erba era tagliata in modo impeccabile, sdraio e sedie erano sparse di qua e di la, mentre al centro di tutto si trovava un’enorme piscina circolare, con illuminazione colorata subacquea che creava uno spettacolare effetto arcobaleno e tanto di fontana al centro.
I ragazzi si dispersero subito per andarsi a procurare qualcosa da bere, mentre piano piano nel giardino cominciava ad affluire sempre più gente e la musica continuava ad aumentare di volume.
 
La festa era iniziata da appena un’ora  che tre quarti delle persone erano già completamente ubriache, comprese le gemelle e Marc, che si stavano divertendo come matti su uno sdraio vicino a dove erano seduti anche Domino, Lucas e Elizabeth. Anche quest’ultima, di li a poco, sarebbe entrata a far parte delle persone non più sobrie – Ragazzii.. – disse con la bocca impastata e la voce parecchio alta – giratevi e ditemi… - ruttò poderosamente – se non sono dei gran fichi quei due! – bevve in un sorso tutto ciò che le rimaneva nel bicchiere, lo buttò a terra e si avviò barcollando nella direzione da lei indicata.
Dom la seguì con sguardo poco interessato, tanto aveva già capito di chi parlava.
Come volevasi dimostrare Ely andò ad attaccar bottone con Cam e Raoul, appena arrivati e già circondati da una ventina di ragazze ubriache.
Lucas scoppiò a ridere – Che ci troveranno mai quelli nelle ragazze malandate – lui reggeva bene l’alcool, infatti aveva bevuto circa il doppio di Dom, ma mentre a lei girava la testa e aveva una voglia pazzesca di ridere, lui sembrava stare benone.
- Mah.. – commentò lei, mentre i due citati sopra si erano già appartati a limonare con delle ragazze – non è che mi interessi – videro tornare verso il loro sdraio una Elizabeth sconsolata, che, tuttavia, venne intercettata da un ragazzo abbastanza carino, di cui Dom non conosceva l’identità, presa in ostaggio e portata in casa.
La bionda sospirò, mandò giù tutto il bicchiere di Jack Daniels che si era appena presa e si alzò in piedi di scatto. Venne colpita immediatamente da dei potenti giramenti di testa, tutto il paesaggio intorno a lei aveva cominciato a muoversi, scoppiò a ridere, si girò verso Lucas, gli scoccò uno sguardo seducente e si avvicinò a lui, il ragazzo sorrise mentre Dom gli sfilava la maglietta – Ci tuffiamo? – gli chiese, togliendosi a sua volta i vestiti.
Corse verso il bordo della piscina e si tuffò a bomba, seguita dal giovane.
 
Quando, qualche tempo dopo, i ragazzi riemersero dall’acqua, qualcosa nell’ambiente intorno a loro era cambiato, si era alzato un forte vento, che scuoteva gli alberi e faceva volare i bicchieri sparsi per tutto il giardino. Il cielo si era rannuvolato, e si prospettava uno di quei potenti temporali estivi che ti costringono a chiuderti in casa fino a che non se ne vanno. Forse proprio a causa di ciò il numero di persone era notevolmente diminuito, soprattutto in giardino, infatti oltre a Dom e Lucas c’era soltanto un altro ragazzo che evidentemente era abbastanza sobrio e di buona educazione da prendersi la briga di raccogliere quanti più bicchieri possibili e di metterli in dei grandi sacchetti dell’immondizia.
Dom, dopo essersi issata a fatica sul bordo piscina, si alzò in piedi, barcollò un po’ fino a quando la stretta sicura del suo amico non le diede stabilità: bisogna infatti far notare che, durante il tempo trascorso in piscina, tutto l’alcol ingerito dalla giovane gli era entrato in circolo, rendendola, perciò, totalmente sbronza.
I due entrarono in casa, mentre fuori cominciava a scendere qualche goccia, seguirono le voci e si ritrovarono in sala, dove si erano radunati i superstiti della festa: tra le gemelle, sedute a terra in un angolo, si scorgeva il volto soddisfatto di Marc, palesemente sbronzo, Elizabeth era rannicchiata in un angolo piangente, Tate era accoccolata tra Cam e Raoul, ci mancava poco che si mettesse a fare le fusa da gatta in calore. Tutto ciò appariva, agli occhi non più sobri di Domino, come una commedia teatrale degli anni ‘30, di pessima qualità, adibita al solo pubblico adulto. La bionda scoppiò a ridere, e per poco non perse l’equilibrio, grazie al cielo il suo bodyguard, che era sempre al suo fianco, le impedì di rovinare a terra come un sacco di patate. Lui la tenne in piedi e la mise a sedere nell’angolo opposto del divano rispetto a quello in cui si trovavano Cam, Raoul e Tate, poi si sedette di fianco a lei, quasi volesse aggiungere un ulteriore ostacolo tra la ragazza e il trio.
- Oh, cos’abbiamo qui, un raro esemplare di Domino ubriaca, che piacevole visione – esclamò ridacchiando Cam non appena la vide accasciarsi miseramente sul divano.
Dopo essersi messa a sedere nel modo più normale in cui riusciva, lo fulminò con lo sguardo, ma poi, vinta dall’alcol, scoppiò a ridere – Senti moretto – biascicò lei tra una risata e l’altra, mentre scavalcando Lucas si avvicinava al suo interlocutore – sarò anche ubriaca ma tu mi stai comunque sulle palle – sentenziò lei nel modo più serio possibile mentre portava il suo viso a circa 30 centimetri da quello di lui. Cam, allora sfoggiò uno dei suoi sorrisetti maliziosi che fanno perdere la testa a chiunque, e si avvicinò ancora a lei, accorciando la distanza di altri 15 centimetri – An, davvero?
Dom venne invasa da un’ondata di profumo, che dopo qualche secondo riconobbe come – Dopobarba alle erbe – si accorse troppo tardi di aver aperto bocca, e le sue guance si arrossarono leggermente.
Il ragazzo la guardò con aria sorpresa e interrogativa allo stesso tempo, lei scosse la mano – Lascia stare – lo sguardo di lui divenne indagatorio, e la sua voce più vellutata e seducente – No, dai, dimmi, sono curioso – negli occhi di lui passò un scintillio che non prometteva niente di buono, e che fece correre un brivido lungo la schiena di Domino, che deglutì, per tentare di non perdere del tutto il controllo. Lui sembrava non aver notato il rossore sempre più accentuato sulle guance di lei, e continuò con i suoi metodi di indagine
– Allora? – chiese abbassando di un’ottava la sua voce e avvicinandosi ancora di più a lei, poteva sentire il suo respiro sulla pelle, il giovane poi le prese la mando destra, l’avvicinò alla bocca e morse delicatamente la punta del dito indice, poi, mentre la teneva ancora tra i denti, ci passò la lingua tutt’intorno.
La ragazza, un po’ per l’alcol, un po’ per la sorpresa, non si mosse di un millimetro, troppo incantata da quegli occhi di un verde infinito fissi nei suoi, la gola era secca, la mente vuota, non riusciva a distogliere lo sguardo ne a spostare la mano, che a confronto con quella del ragazzo sembrava appartenere ad una bambina. Sentì gli incisivi stringersi sul suo indice, e proprio da quel punto partì un brivido che le percorse tutto il braccio, quando, poi, senti la lingua solleticarle la stessa parte del corpo un calore improvviso la invase, il cuore cominciò a battere all’impazzata, sentiva informicolarsi le braccia, e tutto quello che desiderava in quel momento era saltargli addosso.
Improvvisamente la voce di Lucas la fece uscire da quel limbo di piacere in cui si trovava, i suoi occhi si staccarono da quelli del giovane e ritirò velocemente la mano. Si girò verso Lucas – Scusa che hai detto?-
Lui la guardò per qualche istante, e, con una voce più seria di quanto lo richiedesse la situazione in cui si trovavano, ripeté ciò che aveva appena finito di dire – stavo consigliandoti di andare a vedere come sta Elizabeth, forse è solo per tutto lo schifo che ha bevuto, ma è meglio se vai a controllare
La bionda si girò verso l’amica, che ora stava singhiozzando ancora più di prima – An, va bene – si alzò controvoglia dal divano, desiderosa, al tempo stesso, di allontanarsi il più possibile da lì, quando si sentì afferrare per le mutande del costume. Si girò di scatto, cosa che le procurò dei forti giramenti di testa che la costrinsero a fare qualche passo indietro per riprendere l’equilibrio, questo movimento fece staccare la mano dal pezzo sotto del suo costume. Dopo qualche secondo la ragazza alzò lo sguardo verso colui che l’aveva fermata, incrociando gli ormai conosciuti occhi verdi – Rimani qui ancora un po’ – disse lui con una leggera nota di irritazione nella voce. La ragazza sbuffò – Non vado mica a casa, scemo – si girò e si diresse verso la sua amica.
 
Si accucciò il più vicino possibile alla sua amica e le appoggiò una mano sulla spalla – Ehi – sussurrò la bionda – perché piangi? – se fosse stato soltanto per l’alcool probabilmente avrebbe risposto con frasi da ragazza depressa che si sente uno schifo, invece disse soltanto – Non è niente – alzando la testa per guardare la bionda negli occhi.
Domino spalancò gli occhi sorpresa, Elizabeth non sembrava affatto ubriaca, anzi, aveva usato un tono molto, molto serio e i suoi occhi erano distanti, quasi stesse pensando a eventi di un’altra epoca.
La bionda scoppiò a ridere, se fosse stata sobria non lo avrebbe sicuramente fatto in una situazione del genere, ma in quel momento se le avessero chiesto di contare all’indietro partendo da venti probabilmente avrebbe detto “venti, trentasette, cinquantadue…”
- Ely, che diavolo è successo? – alzò la voce, mentre tra una risata e l’altra si asciugava le lacrime. Il chiacchiericcio della stanza improvvisamente si interruppe, e tutti gli occhi dei presenti vennero rivolti verso loro due.
La riccia biascico un – Niente – poco convinto, Domino stava per chiederle ulteriori informazioni, quando si intromise Raoul – Se vuoi sapere perché quella li piange, te lo posso dire io – la bionda alzò lo sguardò verso di lui e smise di ridere, mentre sul viso del ragazzo comparve un ghigno che era allo stesso tempo cattivo e seducente. Al suo fianco Cam e Tate cominciarono a ridacchiare.
- Intanto – cominciò Domino, ostentando una serietà che non sarebbe durata molto  – quella li ha un nome – trattene una risata e indicò la riccia, che in quel momento aveva alzato gli occhi arrossati dal pianto per guardare la scena – ed è Elizabeth, e poi spiegami come mai tu sai perché lei sta piangendo – la giovane strinse le palpebre. Voleva sembrare incazzata, in realtà faceva soltanto ridere.
- Vedi, in un certo senso, si può dire che lei stia piangendo a causa nostra – disse indicato i suoi due amici.
La bionda scattò in piedi, tuttavia la testa cominciò a vorticarle e fu costretta ad appoggiarsi al muro
– Cosa?! – gridò furiosa, nello stato in cui era non riusciva a controllare le sue emozioni, che finivano, così, per esplodere in modo incontrollato. Qualche istante dopo si rilassò e cominciò a ridacchiare.
- Calma, calma – disse Raoul, facendomi segno con i palmi di tranquillizzarsi e ridendo a sua volta, la situazione era tutt’altro che seria – Adesso ti spiego tutto, però… - disse alzando la voce sull’ultima parola
 – se vuoi davvero saperlo, devi darmi qualcosa in cambio – il suo sorriso da cattivo ragazzo si fece ancora più grande, mentre Cam e Tate smisero di ridere e cominciarono a guardarlo con sguardo interrogativo, nemmeno loro sapevano di cosa parlasse.
- Ma che diavolo stai..?! – Lucas saltò in piedi su tutte le furie
- Taci Lucas! – lo interruppe Domino biascicando qualche altra parola di cui non si capì il significato, poi si rivolse al biondo – Tu mi stai sui coglioni, così come tutta la tua co..m..bri..c.. – la sua voce si impastò sull’ultima parola – INSOMMA! – urlò – il tuo gruppo – sembrò fermarsi qualche secondo a riflettere, aveva perso il filo del discorso – an, si… - si schiarì la voce in modo teatrale – quindi… se mi chiedi di dartela non lo farò comunque, quindi… vedi te – annuì fermamente convinta di ciò che aveva detto
- Voglio - uno scintillio pericoloso passò per gli occhi del giovane –  che tu mi regali il più bel bacio alla francese che un ragazzo possa sognarsi
- Cos’è che vuoi te? – chiese Cam serio in volto e con una voce altrettanto seria
- Stai scherzando? – chiese stizzita Tate, sembrava una bambina alla quale avessero portato via il suo giocattolo preferito
- Per una volta la penso come loro – disse Lucas, ancora in piedi – non puoi dire sul serio – non voleva che la SUA Domino venisse toccata.
Raoul fece scorrere lo sguardo su tutti e tre, sbuffando e alzando gli occhi al cielo – Voglio una pomiciata da sogno, no, non sto scherzando, quindi si, dico sul serio, cosa c’è poi di così strano e sconvolgente, neanche foste bambini di sei anni – spostò poi lo sguardo verso la bionda, che si stava avvicinando al divano barcollando pericolosamente – allora cosa ne dici? Mi sembra una richiesta ragionevole, no?
Domino lo fissò un secondo, poi fece roteare gli occhi, avrebbe finto di limonare con qualche modello di Vogue – Va bene, accetto, però prima mi spieghi cosa è successo per filo e per segno – Lucas la stava guardando con occhi spalancati, poi le tese una mano per aiutarla ad accomodarsi sul bracciolo del divano di fianco a lui – Sei sicura piccola? – le chiese serio
- Si, si, stai tranquillo, non mi ha chiesto mica chissà quale cosa – gli sorrise, lui allora, ricambiando il sorriso, la spostò da dove si era appena seduta, facendola scivolare sulle sue gambe le cinse la vita con il braccio sinistro, con fare possessivo, mentre con indice e pollice della mano destra si metteva a giocherellare con il piercing sull’ombelico della ragazza, che si era completamente rilassata tra le sue braccia, appoggiandosi al suo petto.
Raoul si schiarì la gola, come se stesse per fare un discorso degno di un’elezione alle presidenziali – Allora – cominciò – dopo essermi passato un po’ di tipe, ero temporaneamente libero,  e arriva lei – indicò Elizabeth – mi si avvicina e mi dice che le piace Cam e che vuole che io la aiuti a mettersi insieme a lui, allora le ho detto che se voleva una mano, doveva prima darmi qualcosa in cambio, come ho fatto con te insomma – si fermò un attimo per incrociare lo sguardo della bionda, accertandosi che lo stesse seguendo, dato che non era esattamente sobria, la ragazza sbattè velocemente le palpebre per mantenersi sveglia  – le ho chiesto una pomiciata e lei ha accettato, così ci siamo baciati e come d’accordo l’ho portata da Cam – a quel punto venne interrotto dal diretto interessato che lo sostituì nella narrazione, mentre gli occhi smeraldo del giovane incatenava quelli della bionda – Sono venuti da me – ripeté
La bionda si girò e bisbigliò a Lucas – Sembra quel gioco dove ognuno dice una parola e alla fine bisogna creare una storia… almeno credo fosse così – si concentrò per qualche secondo su ciò che stava dicendo, poi lasciò stare e riportò l’attenzione verso il moro, che aveva fatto finta di non accorgersi di niente
- Mentre mi stavo divertendo con Tate – disse indicando con il pollice la ragazza che stava al suo fianco, la quale annuì con fare soddisfatto – Essere interrotto non era nelle mie priorità, ma così è accaduto, quindi mentre il mio umore non era dei migliori mi si presenta una ragazza che sembra avere dieci anni, che mi dice che vuole una storia seria con me – fece un sospiro e alzò gli occhi al cielo, poi li riportò verso quelli della bionda, che un momento prima lo stava seguendo con un’attenzione quasi morbosa quello dopo si perdeva nei suoi pensieri e guardava le farfalle – Io, ovviamente, le scoppio a ridere in faccia e le dico che fidanzarmi con una bambina per poi sembrare un pervertito non era nei miei piani per il prossimo futuro, e qui la tua amichetta comincia a piangere, allora, da anima pia che sono – sbattè le ciglia assumendo un’aria da bravo bambino, alla quale Dom non poté risparmiarsi dall’alzare gli occhi al cielo e sbuffare. Cam fece finta di non averla vista – le ho promesso una notte di pura follia se… -
- Basta così! – urlò Elizabeth dopo essersi alzata in piedi – Non c’è bisogno di sapere il resto! – aveva gli occhi spalancati e iniettati di sangue, sembrava una psicopatica sul punto di fare fuori tutti i presenti.
Forse non era ancora tornata del tutto sobria.
- Senti Elizabeth, per sapere cosa è successo ho pagato – sentenziò Domino squadrandola – quindi pretendo di sapere ogni cosa, altrimenti me lo dicevi tu e si risolveva tutto subito, no? – gli occhi smeraldo della bionda andarono a cercare quelli dell’amica, che però non trovarono, dato che venivano tenuti fissi sul pavimento
- Tu volevi sapere come mai io mi fossi messa a piangere, ed è perché sono stata trattata come una bambina, tutto qui, non c’è nient’altro da sapere, quindi per favore non insistere – la stava pregando.
La bionda sbuffò – E va bene, non insisterò
Un flebile – Grazie – uscì dalle labbra della rossa, che a passi lenti le si avvicinò, le schioccò un bacio sulla guancia, si accasciò di fianco alle gemelle e a Marc, che stavano russando, e si addormentò immediatamente.
Per qualche secondo ci fu un silenzio di tomba, poi Raoul si alzò dal divano e si schiarì la gola per riportare l’attenzione su di sé – Domino, vieni? – con un movimento della testa le indico le scale per il piano superiore, lei fece per alzarsi quando la stretta forte di Lucas glielo impedì – Che..? – la frase di domino venne interrotta dalla voce sicura dell’amico, che si rivolse al ragazzo in piedi – Tecnicamente tu hai promesso di raccontare tutto nei minimi dettagli, ma così non è stato, quindi Dom non deve fare ciò hai deciso – a quelle parole la bionda spinse indietro il ragazzo e si alzò in piedi, cercando di non sbilanciarsi, poi lo guardò e disse – Lui mi avrebbe raccontato tutto se Elizabeth glielo avesse permesso, e siccome rispetto la mia amica, ho deciso di non indagare oltre, quindi non è lui che si è rifiutato di dirmi tutto, sono io che l’ho fermato – sorrise e gli fece l’occhiolino – e poi è solo un bacio, stai tranquillo maschione, tu rimarrai sempre il mio preferito.
Detto questo gli diede le spalle e si avvicinò alle scale, venne raggiunto da Raoul che le mise un braccio intorno al fianco, mentre cominciavano a salire – Non vorrei mai che cadessi dalle scale e ti fracassassi la testolina – sorrise lui
- Oddio come sei dolce – disse ironicamente lei, anche se mentalmente lo ringraziò di quell’accorgimento, altrimenti avrebbe sul serio rischiato di rotolare giù.
 
Salita la rampa di scale svoltarono a sinistra e fecero qualche passo in corridoio, poi Raoul aprì una porta di legno, verniciata di bianco, ed entrarono in quella che doveva essere la camera degli ospiti.
C’era un letto matrimoniale e uno singolo, entrambi sfatti, e, quasi per dare la conferma di ciò che era accaduto in quella stanza, sul pavimento c’erano due… tre… cinque preservativi!
- Wow, si sono dati da fare qui – si trovò a pensare a voce alta Domino, poi guardò il suo accompagnatore, che nel frattempo aveva cominciato a giocherellare con i laccetti delle sue mutande – Eh no, io qui non ci sto, non voglio prendermi l’AIDS o altre malattie, ci tengo alla pelle io – lui ricambiò il suo sguardo e scoppiò a ridere – Forse hai ragione, andiamo in camera di Tate, a quanto ho capito ha severamente vietato l’ingresso a chiunque tranne che a me e a Cam
- Quindi neanche io posso entrare – concluse la bionda, un potente giramento di testa la colpì e inciampò sui suoi piedi, se non fosse stato per la stretta di Raoul sarebbe finita a baciare il pavimento.
- Ah, stai attenta – uscirono dalla stanza e richiusero la porta - Lascia stare Tate e le manie – borbottò. Camminarono fino alla fine del corridoio, ed entrarono in un’altra camera. Proprio di fronte all’ingresso c’era un enorme letto matrimoniale a baldacchino, coperto da un piumino leggero color porpora, alla sua sinistra c’erano un divanetto e un paio di poltrone, con al centro un tavolino di cristallo, mentre nella parete di fronte si trovava un armadio davvero imponente.
Con una lieve spinta Raoul fece entrare la ragazza nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
A quel semplice tocco il suo stomaco fece una giravolta, e un senso di nausea la pervase. Mentre la testa continuava a vorticarle, in quel momento le venne in mente la canzone di non-si-ricordava-chi che faceva tipo
E gira tutto intorno alla stanza,
mentre si danza,
danza *
Solo che lei non stava ballando e la stanza girava lo stesso.
Senza voltarsi si avviò verso il letto e si sedette sul bordo, sprofondando leggermente,
– Che cazzo fanno le balinesi nei giorni di festa? – stava ancora riflettendo sul testo di quella canzone.
Il biondo ridacchiò – Sei ubriaca marcia – lei alzò le spalle, mentre lui con un sorrisino malizioso da capogiro si avvicinava pericolosamente alla ragazza.
Lei provò a mandare giù ma non aveva più saliva.
La sua bocca era arida come il deserto e il suo stomaco contorto dalla nausea, mentre lottava per tenere giù tutto l’alcol che aveva ingurgitato.
Il ragazzo si inginocchiò di fronte a Domino e  allungò le braccia, appoggiando le mani sui suoi fianchi. Lei lo guardò storto per qualche secondo, poi gli si buttò addosso, facendolo stendere a terra mentre lei si trovava a cavalcioni su di lui.
Gli occhi del ragazzo si illuminarono di uno scintillio pericoloso.
- Se vuoi questo bacio è meglio che ci sbrighiamo perché ho una nausea pazzesca e probabilmente fra poco vomito – non era esattamente il genere di scenario che Raoul aveva immaginato, ma alzò le spalle e con un sorriso seducente la tirò a sé. Le labbra si sfioravano appena, gli occhi di una erano incatenati in quelli dell’altro. Fu Domino a muoversi, appoggiando le labbra sulle sue, e stupendosi della loro morbidezza. Il contatto cominciò a farsi più profondo mentre le bocche cominciavano a schiudersi e le lingue a danzare vorticosamente. Le mani di lei erano appoggiate ai lati della testa del ragazzo, per garantirsi un sostegno, mentre quelle di lui erano sul suo sedere.
Un brivido le corse lungo la schiena.
Il corpo di lei era completamente appoggiato su quello di lui, sentiva il contatto dei suoi addominali sulla pancia, e più in giù sentiva un rigonfiamento premerle nell’interno coscia, segno che l’amichetto là sotto si era svegliato. Le loro lingue si fecero compagnia ancora un po’ fino a quando lei si staccò all’improvviso, alzandosi di scatto e portandosi una mano sulla bocca, lui ci mise qualche secondo a capire la situazione, ma non appena comprese ciò che stava per succedere, afferrò la mano libera della ragazza e la trascinò in un bagno a due passi dalla camera di Tate. Non appena raggiunse il water il suo stomaco diede forfait e si liberò di tutto ciò che conteneva, mentre il ragazzo alle sue spalle le teneva i capelli e le accarezzava la schiena con fare gentile. Non appena finì, la ragazza afferrò il rotolo della carta igienica, ne staccò un pezzo e si pulì la bocca, poi si rialzò e tirò l’acqua del water buttandoci dentro anche il pezzo di carta.
- Va meglio adesso? – le chiese il ragazzo che la osservava divertito. Lei si appoggiò al lavandino e si sciacquò la faccia – Decisamente – guardò il suo riflesso: aveva i capelli arruffati, le guance arrossate e la pelle più pallida del solito – Sembro uno zombie in costume – sbuffò. Lui le si avvicinò, sentì il fiato caldo su di sé – Non è vero, sei bella come al solito – le stampò un leggero bacio sul collo.
Lei lo guardò storto – Potrei offendermi, Don Giovanni, ma sono troppo stanca per cui adesso torniamo di sotto – disse guardando il suo riflesso allo specchio, poi si girò e gli mollò una pacca sul petto.
 
Domino non aveva idea di quanto tempo fosse passato, tuttavia quando tornarono di sotto trovò Lucas addormentato, mentre Tate stava guardando lei e il biondo con un sopracciglio alzato.
Raoul, che fino a quel momento era rimasto dietro di lei, la superò e si sistemò di fianco alla brunetta, la quale gli appoggiò le gambe sopra le sue e gli si accoccolò su una spalla. Lui la prese sottobraccio scambiò un ultimo sguardo con la bionda, poi chiuse gli occhi e si rilassò.
Domino si fermò qualche secondo a fare mente locale: aveva la gola più secca del Sahara e una terribile voglia di fumare, anche se non aveva sigarette.. Merda.. .Si mosse verso la cucina, evitando il più possibile di sporcarsi i piedi con tutto lo schifo che era appiccicato per terra, raggiunse il frigo e lo aprì. Riuscì a trovare una bottiglia di Coca Cola ancora chiusa e se ne appropriò. Si diresse, poi, verso il giardino, per prendere una boccata d’aria.  Superò la porta finestra e raggiunse lo sdraio più vicino a dove si trovava. Stava per sedersi quando si accorse che era occupato.
Un ragazzo era disteso proprio su quel lettino. La bionda seguì i suoi movimenti: infilò una mano in tasca, tirò fuori una sigaretta, l’accese e se la portò alla bocca. Rimase li imbambolata per qualche secondo, osservando i capelli corvini scompigliati sulla superficie di plastica rigida, i muscoli del braccio che si contraevano e stendevano per allontanare e avvicinare la sigaretta, le boccate di fumo che venivano rilasciate nell’aria sopra di lui.
Oh, una sigaretta.
Sarebbe rimasta li per chissà ancora quanto tempo se il ragazzo, per un qualche motivo, non si fosse girato nella sua direzione.
Gli occhi verdi del giovane incontrarono i suoi, si allargarono dalla sorpresa, ma poco dopo tornarono a trasmettere l’aria da cattivo ragazzo di sempre.
Quegli occhi che quasi brillavano al buio, che le facevano intorpidire i muscoli solo con uno sguardo, che non promettevano niente di buono, ma che allo stesso tempo l’attiravano come un’ape al miele. La ragazza si costrinse a distogliere lo sguardo e a prendere un sorso della bottiglia che teneva in mano.
- Volevi farmi un agguato? – chiese lui riportando l’attenzione di fronte a se
- Nah, sono troppo stanca anche per quello – commentò lei, portandosi di fianco a lui
- Ti sei data da fare con Raoul, eh? – buttò fuori un’altra nuvola di fumo, facendo dei piccoli cerchi
- Se per darsi da fare intendi io che vomito l’anima mentre lui mi regge i capelli, allora si, ci siamo dati da fare  – sentenziò lei.
Si sedette sull’erba bagnata, di fianco a lui, sentendolo ridacchiare.
Per qualche minuto rimasero entrambi in silenzio, guardando il sole che cominciava a sorgere.
Tutti, almeno una volta, dovrebbero guardare l’alba.
Il cielo si tinse di rosa e arancione, mentre l’astro nascente cominciava a salire.
Era uno spettacolo mozzafiato.
Almeno tanto quanto lui.
Scosse la testa per togliersi quell’idea dalla mente.
Saranno state le cinque di mattina.
Probabilmente il giorno dopo lo avrebbe passato in coma sul letto.
E’ già il giorno dopo.
Prese un altro goccio di Coca.
Il ragazzo la guardò – Un sorso per un tiro? – chiese
Lei annuì mentre gli occhi le si illuminavano, dovette usare entrambe le mani per sollevare la bottiglia, si sentiva terribilmente fiacca.
Lui la prese senza alcuna difficoltà, e le passò quel che rimaneva della sigaretta.
Ci saranno stati tre tiri al massimo.
La bionda se la portò alla bocca, inspirò, sentì il fumo scorrerle nei polmoni, bruciando.
Dopo poco espirò, creando una piccola nuvoletta. Fece un altro paio di tiri, poi gli ridiede il mozzicone, lui non disse niente e lo spense nel posacenere appoggiato sul tavolino li di fianco.
- Benedetta nicotina – sospirò lei, felice d aver ottenuto ciò che desiderava
-Eh già – disse lui – Davvero non avete scopato? – chiese, non distogliendo lo sguardo da quello spettacolo multicolore che si presentava davanti ai loro occhi.
- Davvero – rispose lei, appoggiandosi la bottiglia tra le gambe incrociate
- Come mai? – questa volta la stava guardando. Aveva un’espressione indecifrabile, sembrava curioso, deluso e felice allo stesso tempo. Lei si costrinse a non fissarlo, non voleva rimanere sotto l’incantesimo dei suoi occhi di nuovo.
- Scopo con le persone che mi piacciono, non con dei puttanieri come voi, che tutto ciò che cercano è un altro buco dove infilare il cazzo – sbadigliò rumorosamente, senza curarsi di mettere la mano davanti.
- Dolce ed educata come al solito – ridacchiò lui
- Ho detto la verità – sentenziò – non puoi negare che sia così. Siete andati a letto con qualsiasi ragazza ve lo concedesse, cioè praticamente tutte – sbuffò
- Tranne te – concluse lui
- Bisogna guadagnarsela la mia compagnia a letto e poi neanche con Elizabeth avete scopato – affermò
- Ma lei me lo avrebbe concesso – ammise
- Vero
Sentì una mano appoggiarsi sulla sua testa e scompigliarle i capelli, alzò gli occhi e trovò il viso sorridente di Cam
- Primo o poi andremo a letto insieme – affermò alzandosi e rientrando in casa
- Convinto – le rispose lei, anche se la sua voce era incerta. Le formicolava la testa, proprio dove lui aveva appoggiato la mano.
Rimase qualche altro minuto immersa nei suoi pensieri, poi scosse la testa, si alzò e appoggiò la bottiglia sul tavolino, vicino al posacenere.
Tornò in sala. Stavano tutti dormendo. Anche Cam si era accoccolato vicino a Tate.
Lei si avvicinò a Lucas, che era raggomitolato con la testa sul bracciolo. Lui socchiuse gli occhi e si mosse un poco, lasciandole lo spazio per stenderglisi vicino. Lei si infilò tra le braccia del suo amico, che la strinsero delicatamente, appoggiò la testa sul suo petto e si addormentò.





*Ecco la canzone a cui stava pensando Domino ---> http://youtu.be/CY0jEGS6OOM




Et voilà la mia piccola creatura, come al solito fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Siate onesti e date sfogo al vostro lato critico ^-^
-Hieme.


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Scusate l'attesa, ma posso giustificarmi dicendo che ero in vacanza e non ho avuto modo di scrivere.
Scusatemi ancora e buona lettura *-*





Domino aprì gli occhi nel pomeriggio inoltrato, solleticata da delle dita gentili che le scompigliavano i capelli. La prima cosa che vide una volta che si fu abituata alla luce furono due iridi color del ghiaccio.
Si tirò su a sedere e si stropicciò gli occhi – Ben svegliata principessa – le disse in tono gentile Lucas, depositandole un bacio sulla fronte
La bionda lo guardò per qualche istante facendo mente locale – Di sicuro di principesco ho gran poco – sbadigliò e poi fece una smorfia – ho un alito che stenderebbe una carica di bufali imbestialiti, i capelli saranno un disastro, avrò le occhiaie e per condire il tutto ho un mal di testa pazzesco –
Lucas ridacchiò e la tirò in piedi prendendola per un braccio – Sei comunque bellissima, però adesso vieni a fare colazione che sono tutti di la che ti aspettano – detto questo la trascinò in cucina.
Non ha negato quello che ho detto, per cui devo avere sul serio un aspetto orribile.
Raggiunta la cucina venne investita dal buonissimo profumo di waffle sul fuoco, che le fece venire l’acquolina in bocca e borbottare lo stomaco.
- Dominooooo – le si attaccò al collo una gemella
- Abbiamo bisogno di teeeee – arrivò anche l’altra
La bionda le allontanò entrambe – Ma che cazzo, siete ancora sbronze? – le due scossero la testa – e allora girate al largo per almeno un quarto d’ora che mi devo riprendere – sbuffò e si sedette su uno sgabello libero vicino ad Elizabeth che le sorrise – Ben svegliata – Domino grugnì.
Tate era ai fornelli che stava preparando la colazione per tutti, le fece un cenno di salutò e l’altra rispose con un sopracciglio alzato. Di fianco a lei, appoggiato sul frigo c’era Raoul che stava mandando dei messaggi, non appena la vide sul suo viso si allargò un sorriso a trentadue denti – Buongiorno bellissima – l’altra lo guardò e sbuffò – Se mi avessi salutato dicendo “Buongiorno Grinch” ti avrei preso più sul serio – tutti scoppiarono a ridere.
Qualche istante dopo entrò Cam, che la salutò con un mezzo sorriso, lei rispose mugugnando qualcosa che nessuno capì.
Cinque minuti dopo erano tutti e nove seduti attorno alla tavola rettangolare, che era stata liberata dalle bottiglie vuote, bicchieri usati e quant’altro. Ogni persona era stata munita di un piatto un bicchiere e delle posate, mentre al centro della tavolata regnava un piatto colmo di waffle ancora fumanti. Tate si allungò sulla sedia, aprì il frigo e ne tirò fuori dello sciroppo d’acero, del miele e della nutella, appoggiò tutto sul tavolo e con aria solenne accordò il permesso di mangiare. Nel giro di pochissimo tempo i waffle vennero spolverati, e il piatto su cui erano appoggiati era talmente pulito e splendente da sembrare uno specchio.
- Ma che ore sono? – chiese Domino massaggiandosi la pancia che finalmente era stata riempita. Raoul che stava ancora facendosi i fatti suoi con il cellulare le rispose quasi immediatamente – Le quattro e mezza – la ragazza spalancò gli occhi. Elizabeth la guardò per qualche secondo poi capì e si stampò una mano in fronte, benedetta telepatia tra migliori amiche.  Tate le squadrò entrambe – Cos’avete voi due? Mammina e papino vi aspettavano a casa a mezzogiorno? – non appena finì la frase anche Lucas sembrò capire quello che le due ragazze stavano pensando – Oddio, che schifo – commentò
Cam fece scorrere lo sguardo su tutti e tre – Ma cosa siete telepatici? Magari state pensando a cose diverse – alzò un sopracciglio. Domino lo guardò per qualche secondo – Forse siamo anche un po’ telepatici, ma ti do un indizio, scommetto che ci arriva anche uno come te, che non brilla per la sua intelligenza – gli occhi del ragazzo, dalle mille sfumature di verde, erano puntati su di lei, con un cipiglio leggermente offeso – Domani… fra meno di ventiquattro ore… dove saremo rinchiusi noi tutti? – lui spalancò gli occhi e si passò una mano tra i capelli, in modo terribilmente sexy, Domino si morse il labbro inferiore per non permettersi di fantasticare troppo – Al campo scuola di merda – sospirò lui con aria rassegnata. Quando lo disse ad alta voce ci fu un coro di “An si, oddio, è vero” da quelli che non ci erano arrivati e Domino applaudì – Bravo bambino che si sei arrivato – disse ironicamente.
 
Domino tornò a casa che erano le cinque passate, indossava i vestiti delle sera precedente e la prima cosa che fece fu farsi una doccia tiepida, soltanto in quel momento permise ai suoi ricordi di farsi vivi e cominciò ad analizzarli a mente lucida.
Ho sul serio pomiciato con Raoul! Io! Che schifo! Assurdo! E se mi fossi presa qualche malattia?.. Ma la cosa strana è che nessuno l’ha menzionato a colazione… Ora che ci penso, forse le gemelle e Marc neanche lo sanno. E Elizabeth… ah, Elizabeth, non ci credo che si sia messa a piangere solo perché quel puttaniere… figo per carità… di Cam le ha detto che sembra una bambina… forse è per quello che lo ha fermato quando mi stava raccontando… Ah cazzo! L’acqua è geli… ok adesso va bene… ma perché tutto questo non mi è venuto in mente a colazione, avrei potuto chiedere.. dio che mal di testa… devo assolutamente prendere un’aspirina e poi…  An si, devo preparare la valigia… la valigia… ma come cazzo ho fatto a pomiciare con Raoul?! E poi i waffle… li ha cucinati Tate! Ci avrà messo il cianuro.
Andò avanti così per una mezzora, poi, una volta uscita preparò la valigia per il giorno dopo, imbottendola di sigarette e alcolici, cenò e mise il suo mal di testa a tacere con un’aspirina.
Erano solo le ventidue quando la ragazza si accoccolò nel suo letto a due piazze. Impostò la sveglia per le dieci del giorno seguente, chiuse gli occhi e si rilassò completamente.
 
Si trovava in una stanza quadrata, c’era soltanto un letto, né una finestra né tanto meno una porta. Sembrava una camera di un manicomio.
Letto bianco, muro bianco, pavimento bianco.
Tutto l’ambiente era inondato da una luce bianchissima, neanche si trovasse nel regno dei cieli. Più alzava lo sguardo e più era forte, doveva proprio esserci il creatore lassù.
- Come cazzo ci sono finita qui? Che posto è?
Sentiva un leggero eco della propria voce, ma oltre a quello niente.
- Cos’è? Il campo scuola?
A quelle parole una risata irruppe nella piccola stanza, dal bianco di fronte a lei cominciò ad uscire una persona, prima si vide solo la sagoma del corpo, poi mano a mano che quell’essere si avvicinava si aggiungevano i dettagli, fino a quando, quella creatura si distaccò completamente dal muro.
Sembrava una statua. Una bellissima statua.
Da un punto al centro del petto cominciò ad irradiarsi il colore, che oltre a togliere il pallore del cemento gli dava anche vita. Una volta risvegliata, la statua alzò la testa, che fino a quel momento aveva tenuto rivolta verso il pavimento, e Domino spalancò gli occhi riconoscendolo.
- Lucas?
La statua, ormai non più statua ma persona in carne ed ossa, le sorrise – Eh, già, mia principessa
- Dove CAZZO siamo? Come CAZZO ci siamo finiti qui? E porca miseria che CAZZO ci fai nudo?! – aveva notato solo in quel momento la mancanza più totale di vestiti sul corpo dell’amico… e wow… era davvero… wow.. non c’erano altre parole per descriverlo
- Cos’è non ti piaccio? – chiese lui sbattendo le palpebre con aria innocente
- Non ho detto questo – e non avrebbe potuto dirlo neanche volendo, dato che sarebbe apparsa immediatamente come una bugia, scosse la mano per distogliere l’attenzione da quei pensieri poco puri  – solo che fa un po’ ansia come cosa, siamo rinchiusi in questa stanza, ci sta guardando il creatore, ma a parte lui siamo da soli e tu sei… nudo … e tra l’altro sei appena uscito dal muro
Lui scoppiò a ridere – Ma guarda che non siamo solo io, te e la luce
- Ah no? – chiese spaesata
L’ambiente circostante cominciò a deformarsi, contorcersi su se stesso, allungarsi, cambiare colore.
Domino sbattè le palpebre e si ritrovò in un negozio di… intimo?!
Le era familiare. Si guardò meglio intorno e notò che era lo stesso in cui andavano sempre lei e Elizabeth a fare spese.
Si girò verso il suo amico, che almeno ora era vestito, e lo guardò con aria interrogativa – Bè, che ci facciamo qui? Vuoi comprarti un reggiseno?
Lui sorrise ma non le rispose, limitandosi a un cenno della testa per indicargli qualcosa alle sue spalle.
Lei si girò e quasi le venne un colpo trovandosi davanti Cam e Raoul a meno di due metri da lei.
Prima non c’erano.
Sobbalzò, ma si riprese quasi subito – Cazzo.. volevate farmi un agguato? – chiese, ripetendo di proposito le parole di Cam. Lui le sorrise, in un modo così dolce che Domino sentì il cuore sciogliersi, poi parlò – No, piccola, siamo qui solo per parlarti – anche il suo tono di voce era dolce, più del miele, più dello zucchero filato, le pizzicarono gli occhi, le veniva quasi da piangere, anche se non ne sapeva il motivo.
Lucas si mise affianco a Cam e le sorrise.
Tutti e tre le stavano sorridendo.
Una concentrazione così alta di “figaggine” avrebbe potuto provocare una distorsione spazio temporale.
- Ma cosa siete, messaggeri divini? E’ un qualche processo e io sono sotto accusa? Anzi ho capito, è una candid camera
Lucas scosse la testa – No, niente di tutto questo
- Siete in un negozio di intimo femminile, cazzo. Che altre spiegazioni ci sarebbero? – incrociò le braccia e alzò un sopracciglio
Raoul prese la parola, ignorando la sua domanda – Allora cucciola, ti è piaciuto il bacio di ieri sera?
Lei lo guardò perplessa – Cosa centra? Comunque ero ubriaca ed era un pagamento che avevi richiesto, e poi tre quarti del tempo l’ho passato a vomitare e te a tenermi i capelli
- Non hai risposto alla mia domanda – continuò lui imperterrito, non facendosi distrarre dal tentato cambio di argomento
Domino lo guardò per qualche secondo, cosa voleva che gli dicesse  – Si, baci bene,  con tutta l’esperienza che hai ci mancherebbe altro che non fossi capace. Aspetta, ho capito.. adesso mi dici che mi hai passato una malattia mortale e che devo correre subito in ospedale
- Io ti piaccio? – le chiese, ignorando tutto il suo discorso. Lei spalancò gli occhi, era forse impazzito?
- Che cazzo di domanda è? Hai sbattuto la testa da qualche parte? Magari tutti questi completini femminili ti hanno mandato in cortocircuito i neuroni – disse indicando con un dito l’ambiente circostante - Sai benissimo che per me te e Cam siete soltanto dei puttanieri, non potrebbe mai piacermi nessuno di voi due – disse alzando un sopracciglio
- Però tutte le volte che mi guardi negli occhi rimani incantata, no? – era Cam a parlare
- Che stai dicendo montato? – era spiazzata
- E poi – la ignorò – ti è piaciuto il contatto della mia mano con i tuoi capelli quando te li ho scompigliati, no? – era serio
- Si, sai com’è, mi ci era finito del vomito sopra, quindi è stato veramente un sollievo quando ci hai passato la mano sopra e me li hai puliti – ridacchiò
- Non puoi mentire a te stessa
- Adesso mi dirai anche che in realtà sei la mia coscienza  – sbottò lei – non so cosa tu ti sia messo in testa ma ti ricordo che ero U-B-R-I-A-C-A ,non capivo un cazzo, e anche se avessi fatto qualche apprezzamento per il tuo gesto, cosa che non credo possibile, se fossi stata sobria mi avrebbe solo disgustato quel contatto, sai com’è con tutte le ragazze che ti sei fatto potresti passarmi l’AIDS solo toccandomi, puttana – sibilò acida
- Però non hai negato quello che ho detto – non sembrava per niente infastidito dalle offese appena ricevute – quindi nonostante tutto, ti piace essere toccata da una puttana come me – un sorrisetto malizioso comparve sul suo volto
- Sei solo un egocentrico testa di cazzo, ero sbronza ti ripeto, non rispondevo delle mie azioni – stava cominciando a perdere la pazienza, avrebbe voluto soltanto saltargli al collo e strangolarlo
- Calmati principessa – la voce di Lucas era dolce e tranquilla, e questo bastò per farle passare un po’ la rabbia – sai bene che io la penso come te su questi due, e ti credo quando dici che le attenzioni di Cam ti hanno solo infastidito – sorrise
- Grazie Lucas – sospirò lei, rincuorata che almeno qualcuno in quel fottutissimo negozio di intimo avesse ancora la testa sulle spalle
- Di niente piccola – incrociò il suo sguardo e non smise di sorridere – anche io avrei una domanda da farti
Domino sospirò – Visto che siamo in vena di interrogatori, spara
- Cosa pensi di me? So bene che ormai tra di noi è finita, e non so se tu te ne sia resa conto, ma tu mi piaci ancora e… - Domino spalancò gli occhi, ma non fece in tempo a riflettere su ciò che le aveva appena detto che un rumore assordante irruppe nel negozio, si coprì le orecchie mentre piano piano tutto intorno a lei cominciava a cadere a pezzi.
 
Domino spalancò gli occhi e si mise a sedere sul letto, con il cuore che le batteva all’impazzata. Si guardò intorno per accertarsi di essere nel mondo reale, poi si allungò verso il comodino e spense la sveglia, che con quel rumore infernale le aveva fatto prendere un infarto. Una volta tornato il silenzio si riaccasciò sul letto guardando il soffitto, mentre dei raggi di luce si infiltravano dalle tapparelle della sua finestra.
Richiamò alla mente il sogno appena fatto.
Si mise a sedere a gambe incrociate sul suo enorme materasso, si stropicciò gli occhi e appoggiò la testa sui palmi delle mani, riflettendo.
Devono assolutamente cambiare spaccino, non c’è nient’altro da dire, gli avrà dato della roba allucinogena al posto della maria, non c’è dubbio… vabbè che era solo un sogno, ma erano sul serio fuori di testa, tutti e tre… l’unica cosa che mi è piaciuta è stato rivedere Lucas come madre natura l’ha fatto, e l’ha fatto proprio bene, non c’è dubbio… che poi quello che ha detto lui è stata la cazzata tra le cazzate, è impossibile che io gli piaccia ancora dopo tutto il casino che è successo fra di noi…
Scosse la testa e si alzò dal letto.
Si diresse verso la cucina, per fare colazione.
Si versò un bicchiere di latte e menta e aprì un pacchetto di Gocciole, sedendosi poi al tavolo.
Sfilò una sigaretta dal pacchetto appoggiato di fianco al suo bicchiere e se l’accese, inspirando la sua prima dose di nicotina giornaliera.
Prese in mano il foglio che si al centro del tavolo: era la tabella delle partenze per il campo scuola. A quell’ora le prime, le seconde e le terze avrebbero dovuto essere quasi arrivate, le quarte sarebbero invece partite alle due, con ritrovo davanti alla scuola per le una e mezza. Le quinte non sarebbero venute causa esami.
Ma io dico partire tutti insieme no, eh? Mica ce li mangiamo quelli più piccoli.
Espirò il fumo prendendo un altro sorso di latte.
E anche quest’anno si prospettano tre giorni al mare, in una cittadina dimenticata da Dio, dove gli abitanti hanno cinquant’anni per gamba. Ye!
 
Erano le una, Domino aveva appena finito di mangiare un piccolo panino al prosciutto, voleva riuscire a digerire tutto quanto prima di mettere piede sull’autobus. I viaggi che duravano più di mezz’ora le facevano venire una nausea pazzesca, e voleva assicurarsi di non vomitare. Prese la valigia e la portò, con uno sforzo immenso, sull’uscio di casa, sembrava che dentro ci fossero dei mattoni. Raggiunse il tavolo in cucina, si mise il cellulare e le sigarette in tasca, poi afferrò le chiavi di casa e uscì.
 
Domino arrivò a scuola alle una e mezza spaccate, raggiunse l’insegnate che da davanti le porte del pulmino le faceva segno di sbrigarsi. Lei alzò un sopracciglio perfetto, e, quando fu a meno di due metri dall’uomo, disse – Mi spiace prof, ma non sono famosa per i miei muscoli – spostò lo sguardo sull’imponente bagaglio che si trascinava dietro a fatica.
- Ne sono consapevole – rispose lui con un sorriso infastidito, si avvicinò alla giovane e prese il suo bagaglio, facendo una smorfia di sofferenza quando lo sollevò, poi a passi lenti si diresse verso il bagagliaio del pullman, scaraventandocelo dentro poco dopo.
Domino salì sul mezzo, passò in rassegna tutti i sedili già occupati, finché non individuò Lucas sul fondo dell’autobus che le faceva dei segni con le mani, per farsi notare da lei, che gli sorrise e lo raggiunse.
- Al limite come al solito Dom – le disse scompigliandole i capelli mentre la ragazza gli si sedeva vicino.
- Sono già in uno stato pietoso senza che tu peggiori la situazione – bofonchiò lei mentre le tornava in mente il sogno di quella notte, ma decise di accantonare quel ricordo nell’angolo più remoto della memoria e non pensarci più.
Salutò i suoi amici che erano sparsi lì intorno e ignorò le urla dal fondo del pullman.
- Ti conviene girarti e sentire cosa vogliono, o credo proprio che Cam e Raoul non ci lasceranno viaggiare in pace – le disse May che era seduta di fronte a lei, vicino a Elizabeth. Domino sbuffò e si girò, qualche sedile più indietro c’erano il moro e il biondo più belli della scuola che le stavano sorridendo e le stavano facendo segno di avvicinarsi, lei si mise in ginocchio sul sedile per riuscire a vederli meglio, poi si infilò il dito medio in bocca, e piano piano, in modo sensuale, cominciò a farlo uscire fino a quando i due ragazzi, che inizialmente si erano aspettati qualche proposta sconcia, si ritrovarono a fissare un dito medio alzato, un vaffanculo in piena regola. Dopo un attimo di stupore i due cominciarono a ridacchiare, così come tutti quelli che avevano assistito alla scena, e ritornarono a farsi i fatti loro.
Quando si girò Domino vide un’ombra scura negli occhi che Elizabeth teneva puntati su di lei – Tutto bene Ely? – lei sembrò scuotersi da una specie di trans e le sorrise debolmente, mormorando un “si,si” poco convinto.
Il professore salì sull’autobus e fece l’appello, quando ebbe finito  l’autista mise in moto, Domino fece un sospiro, si accoccolò sulla spalla di Lucas, si infilò le cuffiette e chiuse gli occhi, sperando di riuscire a dormire per la maggior parte del viaggio.
 





So che ci sono stati alcuni piccoli colpi di scena che non sono stati approfonditi,
ma vi prometto che si chiarirà tutto più avanti ^-^

Spero vi sia piaciuto, e come al solito non esitate a farmi sapere cosa nè pensate,
tirate fuori il critico che c'è in voi ;)
Alla prossima
-Hieme.


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Dopo così tanto tempo sono tornata, ho dovuto attendere un bel po' prima che la mia ispirazione tornasse a farsi viva.
Chiedo scusa a chiunque abbia atteso questo capitolo così a lungo, ma spero che venga comunque apprezzato.
Buona lettura!
-Hieme.






Spalancò gli occhi di scatto e si tolse gli auricolari con la musica, un senso di nausea spaventoso le attanagliava lo stomaco, guardò l’orario: era passa un’ora e mezza. Tutti stavano più o meno sonnecchiando, mentre lei pregava in tutte le lingue del mondo che il viaggio finisse presto. Si voltò verso Lucas, che stava dormendo, e lo scosse piano, i suoi occhi si mossero sotto le palpebre, che vennero aperte con lentezza – Che succede? – la sua voce era impastata dal sonno, sbadigliò e scosse la testa, per svegliarsi di più.
Lei lo fissò leggermente allarmata – Fra poco vomito l’anima – lui ci mise qualche secondo a metabolizzare la notizia – Eh no, Domino, respira e fai la brava, vado a chiedere al prof quanto manca, tu intanto vedi di non imbrattare tutto con un Art Attack giallo schifo, grazie – detto questo la scavalcò, e si mise a cercare  la testa semi calva dell’insegnante, mentre la bionda chiudeva gli occhi e faceva dei lunghi respiri. Un minuto più tardi Lucas tornò dandole la buona notizia – Fra 10 minuti, più o meno, siamo arrivati – lei lo ringraziò sorridendo, e scalò di un posto per lasciarlo sedere, senza che dovesse scavalcarla di nuovo.
Piano piano tutti i presenti cominciarono a svegliarsi, il vociare cominciò ad aumentare, Elizabeth si stiracchiò sul sedile, Domino le prese una mano e la baciò, la rossa si girò e incrociò il suo sguardo sorridendo, mentre i suoi occhi si stavano ravvivando dopo essere rimasti al buio per un un’ora abbondante.
 
Quando arrivarono la bionda fu la prima a smontare dall’autobus, catapultandosi giù a suon di spintoni, poco ci mancava che toccando il terreno si mettesse pure a baciarlo. Inspirò a pieni polmoni sentendo svanire quasi immediatamente il senso di nausea. Si mise l’avambraccio sulla fronte per proteggersi gli occhi e guardarsi intorno: erano arrivati alla casa-albergo che li avrebbe ospitati, gentilmente ceduta da un qualche vecchietto del paese poco distante. C’erano quattro costruzioni simili sparse nei dintorni, stesso colore della muratura, stessi balconcini alle finestre, stesso aspetto sterile, il tutto immerso in un boschetto, che avrebbe permesso di assorbire il rumore di quella banda di ragazzi scalmanati che per tre giorni avrebbe disturbato la quiete delle mummie ambulanti che abitavano li intorno. Ormai era il quarto anno che la bionda passava in quel posticino dimenticato da Dio le prime vacanze della stagione, conosceva il luogo come le sue tasche: le strade principali che ti facevano attraversare il bosco e arrivare al mare, ma anche quelle più sconosciute, che portavano a delle calle, nascoste allo sguardo vigile dei professori, che permettevano di divertirsi sul serio, poi vi erano anche degli altri sentierini che permettevano di raggiungere delle costruzioni rocciose, dietro le quali si poteva passare una bella serata, oppure il capanno del custode, vuoto per la maggior parte del tempo, come avevano avuto il piacere di appurare Domino e i suoi amici.
Mentre la ragazza veniva investita dal ricordo di tutte le estati passate in quel posto, i suoi compagni avevano cominciato a scendere dall’autobus, e dopo poco venne raggiunta anche dai suoi amici, che se l’erano presa con più calma. La guardarono per qualche istante, se ne stava li con lo sguardo perso nel nulla – Sveglia Dom – le disse Marc scuotendola leggermente, la ragazza si riscosse – Scusate, stavo pensando…-
- A tutte le scopate memorabili che ti sei fatta qui? – le terminò la frase Elizabeth, sghignazzando, la bionda scoppiò a ridere, poi annuì – Anche – disse incontrando lo sguardo acceso di interesse di Lucas, che sfoggiava anche uno splendido sorrisino pervertito, facendole capire che anche lui ci stava pensando, la ragazza arrossì, portando l’attenzione altrove.
 
Domino si fermò all’interno del salone principale, dove si stavano radunando tutti per la distribuzione delle camere, appoggiò la valigia di Lucas per terra, quel santo ragazzo infatti si era offerto di trasportare la sua dato che, proprio come lui aveva detto appena l’aveva sollevata, pesava più di lei, ma nonostante ciò non sembrava avere alcuna difficoltà a trasportarla.
Dopo le solite raccomandazioni i professori avrebbero dovuto cominciare a dividerli nelle camere. Avrebbero.
- Bene ragazzi ora, prima di farvi sapere dove portare i vostri bagagli, introdurremo una novità – tutti si zittirono immediatamente, le novità dei professori non portavano mai niente di buono – Da quest’anno abbiamo deciso di non formare più le camere con ragazzi e ragazze della stessa classe, ma vi mischieremo, così che possiate fare amicizia con nuove persone – dopo un momento di stallo si levarono un coro di lamentele e imprecazioni, più o meno velate, che fecero intendere benissimo come i ragazzi la pensassero, prima infatti c’erano molte più possibilità di capitare con i propri amici, ora invece quasi nulle.
- Che merda – borbottò Domino girandosi verso i suoi amici – le probabilità di capitare con una del fan club dei puttanieri salgono alle stelle adesso – lo sguardo della bionda era tra il disperato e l’incazzato, e nemmeno lei sapeva dire quale delle due emozioni prevaricasse sull’altra – Oppure per pura casualità potremmo ricapitare tutte insieme - le disse May sistemandole un ciuffo – Col culo che abbiamo capiteremo tutte separate e sommerse dalle lecchine – sospirò sconsolata Elizabeth, che ormai aveva metabolizzato l’idea di poter essere pescata con una di loro, le camere, infatti, venivano fatte per estrazione, così nessuno poteva lamentarsi di preferenze varie ed eventuali.
- Finire… - disse Sofie, guardando la gemella con orrore
- Separate..?!- concluse Stacy ricambiando lo sguardo terrorizzata, si abbracciarono con una morsa d’acciaio, decise a rovesciare il mondo come un calzino per farsi spostare, nel caso in cui fossero capitate in stanze diverse.
- Bene, iniziamo a pescare- disse il prof, e tutti si zittirono. I primi cinque minuti passarono e così anche le prime persone cominciarono ad allontanarsi, più o meno depresse, dal salone, portando con sé i bagagli.
- Stanza 232: Tate Miller, Elizabeth Lynch, Susan Brown e Elena Diaz – il gruppo di amici si voltò verso la rossa con sguardo compassionevole e dispiaciuto – Dritta nella tana del lupo – commentò Marc, mentre la diretta interessata alzava gli occhi al cielo sbuffando, e cominciando a raccogliere la sua roba.
- Stanza 233 … - continuava il professore
-Certo che hai sfiga, eh? – commentò Lucas, la riccia lo guardò storto e gli tirò una gomitata
- Domino Kireyeva – la ragazza, sentendosi chiamare, alzò lo sguardo smarrito  – Merda, non stavo ascoltando – disse incazzata – Stanza 233, Dom – la rassicurò May – ma non ho sentito con chi sei stata messa – la bionda si voltò verso di lei e le stampò un bacio sulla fronte – Mi hai salvato, dolcezza – raccolse a fatica il bagaglio e si diresse verso le scale con la riccia, che si consolò sapendo le loro stanze vicine.
 
Dopo essere arrivata in camera e aver sistemato un po’ la sua roba, Domino ascoltò le discussioni tra le sue compagne di stanza, mentre sistemava alcuni vestiti nella sua parte di armadio  – No, ma hai visto che bei pantaloni aveva oggi?..... mamma che fisico….. gli dona…. così belli… - il tutto intercalato da sospiri e sguardi sognanti
 
Cristo Santo, dritta tra le loro fila sono finita, meglio levare le tende prima che tentino di convertirmi
 
Sbuffando uscì chiudendosi la porta alle spalle e portando con se una borsa di stoffa nera piena di un sacco di cose interessanti, le quali nella valigia occupavano la maggior parte dello spazio ed erano colpevoli dell’ingente incremento di peso. Era fuori da neanche da mezzo secondo che sentì subito le altre ragazze cominciare a sparlare di lei – I suoi vestiti….. che zoccola… se la tira.. – la bionda roteò gli occhi riaprì la porta, squadrò dall’alto in basso le sue compagne di stanza, rimaste a bocca aperta per essere state colte in fragrante – Se dovete sparlare di una persona almeno fate in modo che questa non senta, e io che pensavo fosse la vostra specialità, evidentemente mi sbagliavo, ma forse il vostro talento è quello di pulire il pavimento con la lingua prima del passaggio di Cam e Raoul, dico bene? – detto ciò si chiuse la porta alle spalle con un ghigno soddisfatto alla vista di quelle facce pietrificate dalla sorpresa e bussò nella stanza accanto, entrò senza aspettare di essere invitata e incontrò subito lo sguardo color salvia della sua amica, che le corse incontro abbracciandola, lieta di rivedere una faccia amica – O mio Dio, è arrivata un’altra della combriccola degli sfigati – Domino si voltò appena nella direzione della proprietaria della voce, tristemente nota. Tate si stava spazzolando i capelli con grande cura, come se ne andasse della sua vita, e nel frattempo guardava l’ultima arrivata in camera con grande disprezzo, la bionda ricambiò quello sguardo con indifferenza, alzando un sopracciglio – Se vuoi chiamo anche gli altri, almeno ci hai qui al completo –la bruna sbuffò e infilò la testa nell’armadio alla ricerca di qualcosa, non rispondendo.
Domino riportò l’attenzione sull’amica – Stavo andando a cercare gli altri, io vado nel corridoio a destra e tu a sinistra, va bene? E ricordati anche di prendere le cose per questa sera, che dobbiamo dare tutto a Lucas – la rossa annuì con un sorriso, raccolse una grossa borsa di tela nera, e si separarono.
L’albergo aveva tre piani, senza contare il piano terra, i primi due erano adibiti alle stanze, l’ultimo ai bagni, in comune.
 
Che schifo, tutte le volte che me lo ricordo mi sale la depressione, costava tanto fare un bagno per stanza? Ma si, chi se ne frega, tanto ci saranno solo dei poveri studenti che gireranno per mezzo albergo in accappatoio e che faranno le cagate di gruppo, raccontandosi aneddoti divertenti da un cubicolo all’altro, nessun problema. Nessuno, proprio.
 
Dal piano terra si saliva con una grande rampa di scale a quello superiore, poi il corridoio si divideva in due: destra e sinistra, alla fine di entrambi c’erano delle altre scale, con cui si potevano raggiunger i piani soprastanti.
Domino camminava lentamente, tendendo le orecchie per sentire le voci provenienti dalle diverse stanze, e finalmente un timido suono familiare la raggiunse, si fermò, ascoltò ancora e bussò con decisione alla porta, aspettò di sentire un “Avanti” e entrò – C’è May qui? – chiese non vedendola, ma sicura di aver sentito la sua voce, la ragazza in questione fece sbucare la testa da dietro un’anta dell’armadio e sorrise all’amica, le altre occupanti si erano improvvisamente zittite e altalenavano lo sguardo stupito tra Domino e la bruna, quasi stessero guardando una partita di ping pong – Ciao Dom! – la bionda ricambiò il saluto con un cenno del capo e un sorriso – Io e Elizabeth stiamo cercando anche gli altri, hai sentito per caso in che stanza sono? – la ragazza ci pensò su qualche secondo mentre si legava i capelli in un’alta coda di cavallo – Quando ho iniziato a salire le scale ho sentito il nome di Lucas, quindi immagino sia al secondo piano, mentre degli altri non so niente, probabilmente li incontrerà Ely dall’altra parte –
- Ok, grazie mille… An, hai per caso qualcosa da darmi? – le chiese la bionda mentre con l’indice indicava la propria borsa, May annuì e tirò fuori un sacchetto azzurro, di quelli che solitamente contengono le scarpe da ginnastica e glielo passò, la bionda le si avvicinò sorridendole, dopo averle schioccato un bacio sulla guancia si accostò al suo orecchio e sussurrò – Dopo dimmi anche perché queste tipe ci guardano allucinate – poi si allontanò ridacchiando e uscì dalla stanza salutando anche le coinquiline.
Dopo pochi passi Domino cominciò a salire le scale
Cazzo quanto pesa ‘sta roba
Quando arrivò in cima fece un lungo respiro e spostò le borse sull’altra spalla
Altrimenti mi si lussa
Aveva superato un paio di porte quando venne colpita dalla risata del suo amico
Bingo!
Bussò ed entrò senza aspettare, si trovò davanti un ragazzo castano con cui aveva scambiato due parole in croce, ma che sapeva essere nella stessa squadra del suo amico, senza maglia, intento a parlare ad un Lucas in boxer seduto mollemente sul letto, dalla parte opposta della stanza Cam e Raoul erano in piedi davanti allo stesso armadio con dei vestiti tra le braccia. Tutti e quattro si voltarono verso la bionda che era entrata in stanza così precipitosamente, la quale non degnò i puttanieri di uno sguardo lungo più di mezzo secondo e si concentrò sul suo amico, avvicinandosi a lui, si alzò in punta di piedi e schioccò velocemente un bacio sulla guancia al ragazzo senza maglia – Ciao Peter – lui le sorrise dopo un attimo di stordimento – C-Ciao Domino – Lucas scoppiò a ridere – Peter non sbavare – il povero ragazzo arrossì fino alle punte dei capelli mentre la ragazza cominciava a ridere – Non cominciare subito a rompere Lucas – lo rimproverò scherzando mentre gli si avvicinava per dargli un bacio sulla guancia, ma non appena si piegò in avanti il peso delle borse la fece sbilanciare e per sorreggersi dovette appoggiarsi al petto dell’amico, a quel contatto delle scosse elettriche di pura lussuria le si diramarono in tutto il corpo, partendo dalle dita delle mani, le quali si stavano addirittura informicolando
Da quanto tempo… non si è per niente rammollito, anzi… e mi fa ancora questo effetto… merda… se questa non è chimica sessuale…
- Che diavolo hai in quelle borse, stecchino? – la prese in giro il biondo facendole spazio sul letto per sedersi e togliendole il peso dalla spalla con una facilità disarmante, la ragazza che si era persa nei suoi pensieri, trovò l’amico con lo stessa espressione di prima, solo un leggero rossore le dimostrava che nemmeno lui era rimasto del tutto indifferente a quel contatto – Cose interessanti – le rispose lei con un sorrisino da cattiva ragazza, che apriva un mondo di possibilità poco convenzionali sul contenuto della borsa.
- Ora sono interessato anche io – si intromise Raoul sorridendo, accomodandosi su quello che doveva essere il suo letto, Cam gli si era affiancato, ma per il momento si limitava ad ascoltare interessato
- Uno: Lucas hai avuto una sfiga terribile a capitare con questi due – lui sbuffò esasperato – Lo so, ma per fortuna c’è Peter che compensa- disse strizzando l’occhio al compagno, che ricambiò con un sorriso mentre continuava a sistemare la sua valigia, i due interessati invece la guardarono indignati, borbottando un “Grazie eh”
- Due:  Raoul, non vedo come la cosa possa interessarti – la ragazza puntò il suo sguardò indagatore su di lui
- Semplicemente perché anche io e Cam abbiamo delle cose interessanti, e magari si potrebbe barattare qualcosa, con guadagno reciproco ovviamente- rispose lui con un’alzata di spalle accompagnata da un sorrisino angelico
- Ovviamente – ripeté lei – ma non ho mai detto di essere interessata
- Io invece dico che questo scambio potrebbe attirarti – parlò Cam per la prima volta, con quel sorrisetto da cattivo ragazzo che ormai la bionda aveva imparato a contrastare, almeno esteriormente.
- An si? – Domino assottigliò lo sguardo, Lucas, rimasto in disparte fino a quel momento, si avvicinò a lei, e le sussurrò qualcosa nell’orecchio, le sopracciglia di lei ebbero un tremito, poi continuò a parlare- Chi mi dice che non volete solo vedere cos’ho portato, per poi incularmi la roba?
I due ragazzi scoppiarono a ridere, si scambiarono uno sguardo d’intesa, si alzarono quasi in contemporanea e si diressero verso le proprie valige: Raoul tirò fuori una borsa nera che cominciò a svuotare sul letto rivelando una decina di bottiglie di super alcolici, da 40-50 gradi l’uno, Lucas emise un fischio di ammirazione – E poi i professori si chiedono come mai abbiamo delle valige così grandi e pesanti per stare via solo tre giorni, se solo sapessero.. – Domino ridacchiò, ma poi la sua attenzione fu attirata da ciò che teneva in mano Cam: due pacchetti di sigarette da venti, gli occhi della bionda si illuminarono di interesse mentre il moro ridacchiava e gliene lanciava uno, lei lo prese al volo e lo aprì rivelando il contenuto – Oh oh oh, buon Natale! – disse lei ammirando quel tesoro, Lucas sbirciò da sopra la sua spalla – Una riserva di 40 spinelli, mica male – disse ammirato. La bionda rilanciò il pacchetto al suo proprietario e annuì soddisfatta – Si può fare – aprì prima la borsa di May, che conteneva delle birre e un paio di bottiglie di vodka, poi aprì la sua cominciando a tirare fuori sei bottiglie di super alcolici, un narghilè ed un sacco di melasse con i gusti più vari – Poi c’è da aggiungere anche la roba di Lucas, di Marc, di Sofie, Stacy ed Elizabeth –
- Cazzo, siete un negozio di alcolici – commentò Peter
- In effetti abbiamo un sacco di roba, ma non volevamo rimanere senza come l’anno scorso – ammise Lucas
- Tanto la finiamo tutta, nessuno vieta di bere anche di giorno – sorrise Domino, tutti i presenti si trovarono d’accordo. Dopo qualche minuto di contrattazione decisero che avrebbero messo tutto in comune, anche se ovviamente Cam, offrendo quel ben di Dio che solo lui poteva permettersi essendo un figlio di papà con i controfiocchi, avrebbe avuto diritto a più alcolici, anche Peter si unì al gruppo dato che pure lui aveva portato qualcosa.
- Wait a minute – disse improvvisamente Domino, tendendo i palmi aperti davanti come segno di stop, tutti la guardarono con sguardo interrogativo – Voi due.. – indicò Cam e Raoul – quante delle vostre amichette scroccone avete intenzione di far partecipare? – loro ci pensarono un po’ – Tate potrebbe unirsi, tanto anche lei ha portato qualcosa, e poi quando è ubriaca si riesce a farle fare di tutto – sorrise maliziosamente Raoul – e poi verrà solo chi ha qualcosa – concluse
- Ma se tutte quelle troiette vi tampinano anche quando andate a cagare, come fate a togliervele dalle palle? – la bionda non aveva intenzione di cedere gratuitamente neanche uno shot di quello che aveva portato
- Mmh… già, dobbiamo pensarci – annuì Cam pensieroso – ci inventeremo qualcosa – la bionda annuì soddisfatta, rimise nelle borse il loro contenuto e nascose il tutto sotto il letto di Lucas, se fossero venuti fuori casini con i professori lui non avrebbe avuto problemi a gestire la cosa. Dato che i suoi genitori non gli ponevano certi limiti si era offerto di fare il custode del tesoro e tutti avevano accettato volentieri la cosa, promettendogli in cambio una bottiglia da potersi scolare da solo.
Domino lasciò fuori solo una bottiglia di vodka, che stappò immediatamente – Cominci adesso? – le chiese Lucas scompigliandole i capelli, lei si sistemò meglio sul letto e dopo aver ingurgitato delle grandi sorsate rispose – Già, ho solo tre giorni per darmi alla pazza gioia e non ho intenzione di sprecarli- mandò giù ancora un po’ di quel liquido caldo che incendiandole la gola le faceva sentire di meno il caldo all’esterno -Sono quasi le quattro, cosa facciamo, andiamo al mare?
- Secondo te perché sono mezzo nudo? Per hobby? – le chiese Lucas ironico
Lei scrollò le spalle – Pensavo avessi caldo – bevve un altro sorso – cambiati, io intanto avverto anche gli altri che ti portino qui la roba, poi ci troviamo sul piano qua sotto e scendiamo insieme, va bene?
- Certo capo- un sorriso a doppio senso gli si allargò sul viso – ora alza il tuo bel culetto e esci, a meno che tu non voglia restare qui mentre mi cambio – lei lo fissò per qualche istante con un sorrisino pervertito – Se la metti in questo modo potrei anche decidere di rimanere, ma devo andare – si alzò dal letto e venne colpita da un leggero capogiro, ma non ci badò, chiuse la bottiglia e la infilò sotto al letto con le altre, poi si rivolse a Peter sorridendo – Se vuoi vieni pure – l’altro annuì rispondendo al sorriso, la ragazza stava per uscire quando si voltò verso Lucas – E se ti va porta anche qualche altro tuo compagno di squadra, fanno sempre comodo dei ragazzi con la tartaruga – guardò poi Cam e Raoul – So che fate parte della squadra anche voi due, ma non siete altrettanto i benvenuti, ciao ciao puttanelle – disse ai due, e prima che riuscissero a pronunciare una parola in risposta la bionda si era già dileguata, chiudendosi alle spalle la porta.
 
Quando Domino varcò la porta della sua camera si buttò sul letto e rimase immobile per almeno due minuti. Aveva trovato i suoi amici dopo svariati giri per il corridoio, li aveva accompagnati da Lucas, dove si erano fermati a chiacchierare sorseggiando qualche altro alcolico, poi si erano lasciati per andare a mettersi il costume. Tornando alle camere Elizabeth le aveva rivelato che era felice che Cam fosse nella stanza di Lucas, almeno avrebbe potuto vederlo con la scusa di andare a trovare l’amico.
Ah, spero le passi in fretta, non mi va che ci rimanga male per lui, non ne vale la pena.
La camera della bionda era vuota, le altre probabilmente se ne erano già andate, cosa di cui lei fu grata. Abbandonò a fatica il cuscino e si mise a frugare nella valigia, alla ricerca di qualcosa di carino. Le sembrava di avere un folletto acrobata nella testa, stupidamente attribuiva ogni capogiro a un salto mortale di quell’esserino con le orecchie a punta vestito di verde. Scoppiò a ridere mentre cominciava ad infilarsi un bikini di un rosso così scuro da sembrare quasi fatto di velluto, si sistemò la brasiliana e poi allungò un’occhiata al suo riflesso nell’interno dell’anta sinistra di un armadio, a cui avevano applicato a uno specchio, il costume era in netto contrasto con la sua pelle bianca, ma la cosa non le dispiacque. Si infilò dei pantaloncini di jeans nero e una canottiera bianca che sembrava fatta con una rete da pesca, infilò tra i capelli i suoi fedelissimi Rayban, prese sottobraccio il telo da spiaggia e uscì in corridoio, in fondo sulla destra vide il suo gruppo e li raggiunse saltellando – Hola amigos! -
- A quanto pare c’è qualcuno già su di giri – ridacchiò Mat, mentre cominciavano a scendere.





Non fatevi problemi a recensire, anzi, lo apprezzerò un sacco, purchè si tratti di critiche costruttive.
Al prossimo capitolo!
-Hieme.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***







La spiaggia pullulava di ragazzi e il gruppetto appena arrivato fece fatica a ricavarsi uno spazio per loro. Nonostante tutta la confusione, tra ragazzi che giocavano a calcio, a pallavolo, con le racchette e via dicendo, si riusciva comunque a distinguere la suddivisione dei diversi anni: le prime si erano messe in fondo alla spiaggia, le seconde più vicino, le terze erano sparpagliate ovunque mentre le quarte se ne stavano belle spaparanzate nel mezzo, con l’aria di chi, dopo anni di frequentazione, era diventato padrone incontrastato del bagnasciuga.
Il gruppo di amici stese disordinatamente gli asciugamani nell’ultimo angolo di sabbia rimasto libero
- L’ultimo che si butta in mare paga pegno! – urlò Lucas cominciando immediatamente a correre, senza dare il tempo agli altri di reagire
- Ma non è giusto! Non puoi fare così! – urlò Domino partendo al suo inseguimento con la determinazione di chi ha i freni inibitori allentati a causa dell’alcol. Quando si tuffò in acqua sentì la sua temperatura corporea scendere di almeno una decina di gradi, e riemerse felicemente ritemprata. Subito dopo di lei si erano lanciati dentro a rotta di collo anche gli altri, con in coda Marc, che si era fermato a prendere un pallone da pallavolo
- Malpelo la penitenza tocca a te! – gli gridò dietro Elizabeth ridendo
- Non è giusto, mi sono fermato a prendere la palla così non dobbiamo uscire per giocare, dovreste solo che ringraziarmi
 
Il pomeriggio passò spensieratamente e quando i ragazzi rientrarono all’albergo era ora di cena. Ognuno si diresse nella propria camera a prendere l’occorrente per la doccia. Domino sfilò in accappatoio per il suo piano, cominciando a salire le scale, quando raggiunse il secondo Lucas e Peter si unirono a lei. Arrivati ai bagni si divisero, andando ognuno nel proprio. La ragazza si sistemò in una doccia e cominciò a fischiettare una canzone che le ronzava in testa da tutto il giorno, quando finì di lavarsi si diresse verso i lavandini e cominciò ad asciugarsi i capelli con uno dei macchinari messi a disposizione dall’hotel, affianco a lei molte altre ragazze stavano facendo lo stesso, altre invece erano già vestite e si stavano truccando o pettinando. Quando la sua chioma bionda fu abbastanza decente si pettinò i capelli e si fermò a scambiare due parole con una ragazza di un’altra classe che aveva incrociato parecchie volte nei corridoi.
Uscì dal bagno qualche minuto dopo, ormai asciutta, e mentre rifletteva su come vestirsi quella sera per poco non venne investita in pieno da una mandria di ragazze indemoniate mezze nude che si precipitarono all’ingresso dei bagni maschili, e, come si aspettava, vide spuntare in mezzo a quella massa urlante la chioma bionda e bruna dei beniamini delle donzelle in questione. Ovviamente i ragazzi in questione non avrebbero potuto uscire in accappatoio o completamente vestiti come la gente normale, no di certo, per disintegrare come si deve i poveri cuori delle loro fan era assolutamente necessario indossare solo un asciugamano in vita, dall’aria poco stabile oltretutto.
 
Cristo santo, un po’ meno esibizionisti non si poteva?
 
La bionda alzò gli occhi al cielo e, dopo aver allungato un’occhiata attenta al ben di Dio che sfoggiavano così orgogliosamente quegli uomini, si girò dall’altra parte e cominciò a scendere le scale. Non fece in tempo ad appoggiare il piede sul primo gradino che venne intercettata da un – Ehi Dom, aspetta un attimo! – e non poté fare a meno di arrestarsi e aspettare che colui che l’aveva chiamata la raggiungesse. Quando Raoul l’affiancò, ricominciò la sua discesa – Desidera? – chiese lei sarcastica, tentando di mantenere lo sguardo di fronte a sé per non essere distratta dalla troppa pelle esposta dal giovane
- Dopo cena io e Cam stavamo pensando di andare alla calla dei tre scogli, vi va bene se ci troviamo là?
- Credo non ci siano problemi, a parte la vostra presenza ovviamente – commentò ironica fermandosi al piano del ragazzo, mentre quest’ultimo ridacchiava, ormai abituato alle battute acide di lei – tra parentesi come hai fatto a venirmi a parlare senza che quel gruppo di indemoniate mi linciasse? Non dirmi che hai fatto togliere l’asciugamano a Cam per distrarle e te la sei svignata?!
- Qualcosa del genere – si limitò a rispondere lui ridendo di gusto, dirigendosi verso la sua stanza.
 
Fortunatamente in mensa i posti erano liberi, altrimenti ci sarebbe davvero stata una sommossa dopo il brutto tiro delle camere a sorteggio. Il gruppo di amici si accomodò ad un tavolo vicino ad una grande finestra con dei vassoi stracolmi di cibo, d’altronde non avevano mangiato niente per tutto il pomeriggio.
- An sì, prima mi ha fermato una di quelle portatrici di sifilide ambulanti e mi ha informato che più tardi andranno alla calla dei tre scogli, io le ho detto che per noi andava bene – esordì Domino infilandosi in bocca con un po’ di difficoltà una foglia di insalata più grande delle altre
-Portatrici ambulanti.. – cominciò Sofie perplessa
-..Di che cosa? – concluse per lei Stacy
- Sifilide, una malattia sessualmente trasmissibile – le spiegò paziente May
- Ma quindi stai parlando.. – cominciò una
- Di Cam e Raoul? – concluse l’altra
- Bingo – rispose la bionda, era incredibile come, indipendentemente dall’espressione usata, se si parlava di qualcuno con malattie veneree tutti capissero immediatamente a chi ci si riferiva. Chissà per quale motivo.
- Non credo ci siano problemi – commentò Marc tuffandosi in un budino al cioccolato
- Tranne il fatto che ci sono loro – gli fece notare Lucas
- E’ quello che gli ho risposto anche io – fece notare la bionda con un sorriso
- A me va bene che ci siano anche loro, hanno portato un sacco di cose interessanti – disse Elizabeth facendo spallucce, come se quella fosse l’unica ragione per cui le andasse bene la loro presenza
- Quanta roba portiamo via? – chiese il biondo
- Il minimo indispensabile, non vorrei finire tutto la prima sera – gli rispose Marc lucidando il cucchiaino dagli ultimi residui del dolce
- Ma non mi va nemmeno di rimanere sobria – osservò Domino
- Beh, ci penserai tu, Lucas. Sei tu l’esperto in queste cose, fai un po’ di calcoli –  chiuse l’argomento la rossa addentando una mela.
 
Finita la cena si rifugiarono ognuno nella propria camera, la bionda si mise un po’ di trucco e si infilò un bikini nero sotto la salopette di jeans chiaro, non appena fu pronta andò a bussare alla sua amica, quando si ritrovarono entrambe in corridoio corsero al piano inferiore di soppiatto, per non farsi scoprire dai professori, che altrimenti le avrebbero rimandate in camera con tanto di ramanzina. Passarono per le cucine sorridendo ai cuochi, ormai complici da anni delle loro scappatelle notturne, e uscirono dalla porta di servizio.
Sentirono un fischio provenire dal boschetto ombroso che si apriva davanti a loro, e vi si inoltrarono, trovarono i loro cinque amici ad aspettarle di fianco ad un alto pino marittimo con l’aggiunta di Peter ed altri due ragazzi della squadra, James e Kevin. Lucas sembrava aver preso alla lettera le richieste della giovane.
Una volta raggiunti, si avviarono su un sentierino pietroso semi nascosto dall’erba alta. Quei ciuffi di vegetazione solleticavano le gambe nude, a volte graffiandole quando erano troppo secchi.
Lucas aveva sulle spalle uno zaino stracolmo che dava l’idea di essere molto pesante, ma che si sarebbe alleggerito molto prima dell’alba. Arrivarono a quello che sembrava un vicolo cieco, si trovarono davanti un massiccio scoglio composto da tre grandi massi, da cui nasceva il nome della calla. Senza scomporsi troppo si misero a camminare in fila indiana per una stradina in salita sulla sinistra, larga poco più di due passi, appiattendosi contro la superficie ruvida per schivare il più possibile i rami sporgenti degli alberi. Dopo una ventina di metri a camminare semi accovacciati la loro visuale si liberò, e si trovarono davanti una bellissima baia, lunga un centinaio di metri al massimo, la cui sabbia particolarmente chiara sembrava riflettere la luce della luna nascente.
I ragazzi cominciarono a scendere il sentiero, che si fece ripido e sdruccevole. Più volte si sentirono levarsi le imprecazione di qualcuno che per errore aveva appoggiato il piede su di un sasso che spostandosi gli aveva fatto perdere l’equilibrio. Nel tratto finale fu addirittura necessario accucciarsi per evitare di cadere e poi, dato che il sentiero si interrompeva a circa un metro e mezzo da terra, fu necessario saltare.
All’ombra della scogliera, nell’angolo più lontano della spiaggia, era stato acceso un falò, intorno al quale si muovevano le ombre di sette persone. Man mano che si avvicinavano la musica si faceva sempre più sentire e finalmente riuscirono a distinguerne i volti, c’erano Raoul, Tate, Cam, e quattro giovani ignoti, due ragazze e due ragazzi.
I due gruppi si salutarono non troppo calorosamente, ma d’altronde erano ancora troppo sobri per andare completamente d’accordo. Lucas si levò lo zaino dalle spalle e cominciò a svuotarlo vicino ad un tronco-panchina, dove erano già stati appoggiati altri alcolici e qualche pacchetto di patatine e caramelle.
 
- Ma buonasera, pensavamo vi foste persi – li salutò freddamente Tate – ma d’altronde, dato il vostro QI non sarebbe stata una sorpresa
- Simpatica come un istrice nel culo- le rispose Marc. Non andava bene, se ci si cominciava ad insultare dopo solo trenta secondi figurarsi dopo mezz’ora.
-Evitiamo di rovinare la serata per niente – si mise in mezzo Domino, come un giudice di pace – vorrei poter bere senza preoccuparmi dello scoppio di risse varie ed eventuali – e come a sottolineare il concetto si avviò verso il deposito di alcolici, riprese la bottiglie di vodka liscia iniziata il pomeriggio, la sollevò in aria e dopo aver esclamato un – Na zdorov’ye*! – ingurgitò una decina di grandi sorsate. La lava ardente le scese in gola e le si depositò nello stomaco, cominciando a bruciarle la razionalità. Adorava quella sensazione.
- Ecco! E’ così che si fa, prendete esempio, bevete, fate amicizia, scopate e siate felici! – esclamò Raoul fiondandosi anche lui sugli alcolici, seguito a ruota da tutti gli altri.
- Sai sempre come dare spettacolo – le sussurrò Cam alle sue spalle. Domino sobbalzò, non avendolo visto avvicinarsi – E sono ancora sobria, aspetta di vedere quando sono marcia – sogghignò lei, cominciando a togliersi la salopette, facendo finta di non notare le occhiate stupite che le venivano rivolte. Si avvicinò ad Elizabeth, che aveva appena appoggiato un bicchiere di plastica vuoto su di un tronco, e le sfilò la maglia da dietro. Un urletto sorpreso uscì dalle labbra della rossa – Ma sei scema! Pensavo fossi un pervertito!
- Più o meno non c’è molta differenza – commentò Lucas che aveva assistito a tutta la scena
- Dai pigrona togliti i pantaloni che andiamo a farci il bagno – finchè aspettava che la sua amica mettesse in azione quanto le aveva detto la bionda si scolò un bicchiere colmo fino all’orlo di tequila
- Vedi di non finire in coma etilico – la rimbecco l’amica affiancandola mentre si avviavano verso l’acqua. Erano appena giunte sul bagnasciuga quando si videro sfrecciare di fianco tutti gli altri, che sembravano aver seguito il loro esempio, Tate venne buttata in acqua da uno dei ragazzi sconosciuti, mentre Kevin, che aveva una cotta storica per Elizabeth, approfittò della situazione per fare altrettanto. Domino rise di gusto, mentre i suoi piedi cominciavano a bagnarsi nell’acqua salata
- Sei troppo lenta – di nuovo quella voce la prese di sorpresa alle spalle facendola rabbrividire, ma non fece in tempo a reagire in alcun modo che venne sollevata e lanciata in acqua. Ma lei decise che non sarebbe affondata da sola e si aggrappò al suo aguzzino, trascinandolo in acqua con lei.
Quando riemersero la giovane tossì un paio di volte – Che razza di stronzo, mi hai fatto prendere un colpo – gli occhi della giovane si specchiarono in quelli di Cam ad una distanza troppo ridotta perché potesse rimanere indifferente al suo fascino.
- Beh, vedo che non sei morta – il famoso sorriso da cattivo ragazzo si allargò sul suo viso, mentre la sua voce le accarezzava la pelle
- Per tua fortuna, altrimenti il mio fantasma ti avrebbe perseguitato per tutta la vita – rispose lei stizzita, schizzandolo con dell’acqua, tentando, inutilmente, di distogliere l’attenzione da quei pettorali marmorei
- Come minaccia non è granché – la informò lui, sogghignando al gesto infantile delle ragazza, e detto questo si immerse sott’acqua. La giovane cercò di seguire i suoi movimenti subacquei, ma inutilmente, non c’era abbastanza luce. All’improvviso sentì un movimento tra le sue gambe. La testa del giovane si infilò fra di esse e si sollevò in piedi, avendo la ragazza sulle spalle, per poi spingerla all’indietro facendola cadere nuovamente in acqua, il tutto accompagnato da un urletto di sorpresa che Domino non riuscì a trattenere.
Quando riemerse sconvolta per la seconda volta nel giro di un minuto stava fumando di rabbia – Ma io ti spacco la faccia, puttana!



*Alla salute! in russo


-Hieme.

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