Il Signore delle Palle - La Compagnia delle Palle di Egle e Elivi (/viewuser.php?uid=1851)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove l'ombra nera scende ***
Capitolo 2: *** Quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo ***
Capitolo 3: *** Il consiglio dell'agent... di Elrond ***
Capitolo 4: *** Crebain da Dunland ***
Capitolo 5: *** Il passo di Caradhras ***
Capitolo 6: *** Moria ***
Capitolo 7: *** IT'S FUN TO STAY AT THE L.O.RIEN! ***
Capitolo 8: *** La compagnia si scioglie ***
Capitolo 1 *** Dove l'ombra nera scende ***
Introduzione alla lettura Il
Signore delle Palle - The story so far… Era
il 20 gennaio del 2004, giorno precedente alla maratona della trilogia del Signore
degli anelli cui dovevamo partecipare (questo la dice lunga sul nostro stato psico-fisico).
Tutto è cominciato a causa della visione di alcune video interviste fatte
ad Orlando Bloom. Guardandolo sfoggiare fantastiche sciarpine multicolor e sfagiolare
atteggiamenti quantomeno ambigui, ad entrambe è nato un dubbio spontaneo.
Da qui abbiamo cominciato a fare supposizioni e ipotesi che hanno trovato il loro
apogeo quando i nostri candidi occhietti si sono innocentemente posati su una
foto di Viggo: completamente vestito, sdraiato in una pozza di acqua putrida (che
uomo coraggioso). E' proprio da questa foto che il delirio è cominciato.
Da quel momento abbiamo dato il via ad una serie di stupidaggini riguardanti
il Signore degli Anelli e le scene che vi sono all'interno del film, fino a stravolgere
il tutto con battute e inventando situazioni che di Tolkeniano e Peter Jacksiano
avevano ben poco. Alla fine anche ogni singolo personaggio della storia era stato
stravolto e aveva preso orribilmente vita. Aragorn aveva perso il suo nome
ed era diventato Viggo, Legolas ultramillenario aveva assunto un ruolo che gli
si confaceva ben poco, avevamo trovato un perché agli sguardi allucinati
di Frodo, esasperato gli atteggiamenti di Sam, mitizzato l'erba pipa e l'uso che
ne veniva fatto da Merry e Pipino, rivelata la vera natura di Gandalf (ispirandoci
a quella dichiarata da Ian McEllen, suo interprete nel film), e lodato in continuazione
il grande e immenso Corno di Gond… immenso Boromir. A fine serata avevamo
talmente tanto "materiale" su cui lavorare che ci siamo dette: "Perché
non scriverci su una fanfiction? Non possiamo non rendere partecipe il mondo della
nostra idiozia!" e così abbiamo fatto. Inizialmente il titolo
della parodia avrebbe dovuto essere "DraCon Ball", in onore del lapsus
di Egle, che volendo un giorno parlare ad una sua amica della suddetta serie,
probabilmente traviata dalla figura di Draco Malfoy, il ragazzino scemo e scassaballe
della saga di Harry Potter, ha sbagliato a scrivere a ha dato vita a qualcosa
che nemmeno avrebbe potuto immaginare. E' infatti grazie alle famose "Palle"
che la nostra storia ha inizio. Avvertenze: Allora,
una piccola premessa a questa fanfic ci sembra più che doverosa. Innanzitutto
teniamo a precisare che noi siamo grandi, grandissime fan de Il Signore degli
Anelli, del film di Peter Jackson e di tutti gli interpreti/personaggi, che qui
sono stati… visti sotto una nuova interpretazione. Per
leggere la fanfic è necessario immaginarsi i personaggi fisicamente come
gli interpreti del film di Peter Jackson… soprattutto Viggo, cioè
Aragorn. Nella storia sono
riportati fedelmente molti dialoghi presenti nel film e una scena del passo di
Caradhras che nel film è stata tagliata.
Sono
presenti alcuni cammei dalla saga di Harry Potter: Severus Piton e Sirius Black,
versione fantasma, ma anche se non avete letto Harry Potter e non avete visto
i film, potete capire facilmente che ruolo hanno nella storia, e Fuffi, il cane
a tre teste. Piton va immaginato
come Renato Zero, interprete di mille e più Hit Italiane. La sua somiglianza
con l'attore che lo interpreta nel film infatti è impressionante. Nella
storia sono presenti molti, molti riferimenti di natura sessuale, molte, molte
parolacce e situazioni… ambigue, quindi sconsigliamo la lettura: - A
un pubblico troppo giovane o particolarmente sensibile. - A chi assume Prozac
e non ha senso dell'umorismo - A persone gay, sia di un sesso che dell'altro,
che non hanno senso dell'umorismo - A fan di Viggo Mortensen che non hanno
senso dell'umorismo - A fan di Aragorn che non hanno senso dell'umorismo
- A fan di Legolas che non hanno senso dell'umorismo - A chi fa uso frequente
di erba pipa e non ha senso dell'umorismo (ma in ogni caso può contattare
le autrici per una fornitura speciale di erba pipa) - A fan di Frodo che non
hanno senso dell'umorismo - Agli impiegati di Max Factor che non hanno senso
dell'umorismo - A fan di Harry Potter che non hanno senso dell'umorismo
- A fan degli altri personaggi che non hanno senso dell'umorismo - A chi si
avvinghia agli alberi e che non ha senso dell'umorismo. Particolarmente
consigliata a: - fan de Il Signore degli Anelli con senso dell'umorismo
- fan di Boromir - fan del corno di Gondor - fan di Merry e Pipino
- fan dell'erba pipa
IL SIGNORE DELLE PALLE
*musica di Star Wars*
Tanto tempo fa
in una terra lontana lontana Bilbo Baggins, un Hobbit della Contea Trovò
una collana dotata di poteri magici, a cui erano attaccati due amuleti conosciuti
come le Palle di Draco… *fine
musica di Star Wars* LA
COMPAGNIA DELLE PALLE
DOVE L'OMBRA NERA SCENDE
Nella
torre di Barad - Dur, l'Oscuro Sire, con le sembianze di Rowan Atkinson, al secolo
Mr. Bean (nessuna parentela con Sean…), chiuso nella reggia tetra nella terra
di Mordor, dove l'ombra nera scende, chiamò a sé i suoi adepti…
due, o meglio uno scuro e unto figuro, il cui nome riecheggiava nelle vallate
della Terra di Mezzo, ma anche in quelle delle Terre di Su e di Giù, rievocando
terrore e raccapriccio. Lui era Severus Piton. L'altro, meno oscuro… anche
se faceva Black di cognome, galleggiava a mezz'aria come un palloncino del cugino
It, grattandosi la testa riccioluta e ripetendo che non pensava che i fantasmi
avessero i pidocchi. "Miei prodi, avete recuperato l'orsetto?"
"Mio Signore, questa era la missione precedente. Avete altri ordini per noi?"
L'Oscuro Sire spalancò il suo grande occhio, accarezzando morbosamente
l'orsetto che aveva in braccio e sibilando: "Il mio tesssoro". E
Sirius: "Hai fregato l'erba pipa a Gandalf che tieni nascosto in cantina?"
"Sono venuto…" Sirius e Piton si misero le mani sui maroni.
"… a conoscenza che le Palle di Draco che ho forgiato per domare tutte
le altre palle del mondo e che Draco Malfoy, noto cleptomane, mi ha rubato anni
or sono, sono state ritrovate. Andate nella Contea, alla ricerca di un Hobbit
il cui nome è Frodo Baggins." L'Oscuro Signore si alzò
in tutta la sua mirabile altezza (un metro e 60) e sollevando le braccia verso
cielo, tuonò: "In marcia!" "Io galleggio… FIIICO!"
esclamò Sirius raggiante. Piton e Sirius si diressero verso l'hangar
delle scope. L'unto figuro inforcò la sua Nimbus 1920, mentre Sirius si
scompisciava dalle risate. "Tu usi la scopa… ma io c'ho la moto!"
Il fantasma si avvicinò al potente mezzo, ma si accorse che le sue mani
trapassavano i manubri. Questa volta a ridere fu Piton, che si levò
in volo nella notte, lasciando dietro di sé un Sirius in lacrime e una
scia di forfora.
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Capitolo 2 *** Quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo ***
QUATTRO AMICI AL BAR CHE VOLEVANO CAMBIARE
IL MONDO A molte, molte miglia
di distanza, quattro piccoli Hobbit dai piedi pelosi arrancavano verso la Locanda
del Puledro Impennato, seguendo le istruzioni di Gandalf e di Peter Jackson.
"Porti un pesante fardello, Frodo. Non far mai girare le palle… o il
grande occhio senza palpebre saprà dove sei." I quattro Hobbit,
sotto la pioggia, dopo aver incontrato Peter Jackson per caso, entrarono nella
locanda e domandarono del Grigio Peregrino. E Pipino, indicandosi, "E
io che c'entro?" "Avete visto Gandalf?" chiese Frodo, senza
degnare di uno sguardo l'amico. L'oste, sporgendosi dal bancone, perché
degli Hobbit riusciva a vedere solo un pidocchio a testa, scosse il capo.
"Gandalf… cappello a punta, lunga barba grigia, sopracciglia cespugliose…
dichiaratamente gay? No, non lo vedo da almeno sei mesi." "Che cosa
facciamo ora Padron Frodo?" domandò Sam, stringendogli una spalla
con la mano. "Non lo so, Sam. Presumo che dovremmo cenare… avete
delle stanze libere?" "Certamente, signor…?" Frodo
deglutì a vuoto e scese un silenzio imbarazzante. "Sottocolle!"
rispose infine. L'oste inarcò un sopracciglio, sospettoso, ma non fece
altre domande. I quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo, ancora
gocciolanti di pioggia, si accomodarono a uno dei tavoli. Merry si alzò
per andare a prendere da bere e tornò poco dopo con un boccale di birra.
"Che cos'è quella?" "Questa, amico mio, è una
pinta!" "FIIIICO! Ne prendo una." esclamò Pipino guardandolo
negli occhi. "Ne hai già bevuta una metà intera!"
sbraitò Sam, mentre Pipino correva verso il bancone. "Cosa ci
si può aspettare da un Tuc?" sospirò il giardiniere roteando
gli occhi, per poi tornare subitaneamente serio. "Padron Frodo…"
disse, abbassando la voce a un sussurro cospiratore "C'è un losco
figuro che vi osserva da quell'angolo laggiù… e mi sembra anche piuttosto
eccitato." Frodo si rigirò sulla sedia, improvvisamente inquieto
e guardò, nascosto dalle esalazioni tossiche di una lunga pipa, il losco
figuro, senza unto. "Sam, ce l'hai ancora un po' di Prozac?"
"Padron Frodo, vi fa male quella roba." "Ma io porto un pesante
fardello!" disse Frodo sconsolato, sfiorando con la punta delle dita una
delle grosse palle attaccate alla catenina intorno al suo collo. "Scusate…"
mormorò poi il piccolo Hobbit, afferrando l'oste per il grembiule "…
sapete dirmi chi è quell'uomo?" "E' uno dei RamEnghi. Quale
sia il suo nome in realtà non lo so, ma da queste parti…" rispose,
indicandosi l'inguine "… lo chiamano Grampasso". A Frodo cominciarono
a girare le palle… di Draco - ma perché toccavano sempre a lui le
sfighe? - e con grande stupore di tutti, svanì. Si ritrovò in un
mondo fatto di tenebre e luci psichedeliche e nella cui aria aleggiava una musica
truzza. L'Hobbit, spaventato, cominciò a vagare per la sala, finché
non prese una craniata contro quella che credeva una gamba… Le palle,
schifate, smisero di girare e il piccolo Frodo si trovò a dover fronteggiare
il famoso Grampasso. L'uomo lo raccolse da terra e, tenendolo per la collottola,
lo portò in una stanza appartata. "Attirate troppa attenzione
su di voi, signor Sottocolle. Quello che portate intorno al collo non è
un gingillino qualunque…" "Io non porto niente." "Posso
passare inosservato, se lo desidero, ma sparire del tutto è un'altra faccenda.
Non puoi aspettare lo stregone, Frodo. Loro vi stanno seguendo…"
"Lo so. E allora?" rispose Frodo con aria di sufficienza. "Avete
paura?" chiese Grampasso, scostando il cappuccio che celava la sua faccia,
con i lineamenti stravolti dall'eccitazione. "Sì." rispose
l'Hobbit. "Non ne avete abbastanza" ribatté il Ramengo avvinghiandosi
alla schiena di Frodo e cominciando una sessione di movimenti pelvici piuttosto
accentuati. "Posso avere paura adesso?" strillò Frodo, mentre
la porta della stanza si spalancava, sbattendo contro il muro e facendo cadere
un pezzo di intonaco. Merry, con un candelabro in mano, Pipino, attaccato alla
sua pinta e Sam fecero irruzione nella stanza. Squadrando i movimenti pelvici
dell'uomo e poi scambiando un'occhiata allucinata con Pipino, Merry esclamò:
"Sembra il tuo cane quando è in calore!" "FIIICO"
esclamò Pipino di rimando. "Lascialo stare, gambe lunghe!"
urlò Sam con i pugni alzati. "Gambe… e non solo!" rispose
Grampasso, staccandosi, ansimante, dal piccolo Hobbit. "Chi siete voi?"
chiese Sam. "Io ho molti nomi. La gente di qui mi chiama Grampasso. I
più mi conoscono come Aragorn o Estel, ma i miei amici più intimi…
se capite cosa intendo…" disse, scuotendo la capigliatura e disseminando
goccioline di sudore ovunque. "Io non capisco" mormorò Frodo.
"Non importa, padron Frodo. Non ascoltate…" "… mi
chiamano Viggo". "E' un nome più brutto del mio." si
gongolò Pipino. "L'ho già detto al vostro amico qui…"
disse Viggo, indicando Frodo, ancora raggomitolato su sé stesso per lo
spavento, "Dobbiamo andare a Gran Burrone!" "Okay, vado a fare
i biglietti all'agenzia qui sotto." rispose Sam prontamente. "NO!"
urlò Viggo frapponendosi tra lui e la porta "Dobbiamo viaggiare in
incognito. Vi farò io da guida." Quella notte i quattro Hobbit
dormirono nella stanza del Ramengo, con la schiena prudentemente rivolta verso
la parete, e il giorno dopo intrapresero il lungo viaggio verso Gran Burrone.
Attraversarono le lande desolate, foreste rigogliose e due covi malavitosi,
evitando le strade e di essere visti, per quanto fosse possibile. Qualche
notte dopo la loro partenza da Brea, Viggo decise di pernottare al centro di alcune
antiche pietre che formavano un cerchio, senza sapere che di lì a poco
si sarebbe scatenato l'inferno, su segnale di Massimo Decimo Meridio, alias Russell
Crowe. Frodo, che stava dormendo, mentre gli altri banchettavano, all'urlo
di Russell, doppiato da Luca Ward, sentì montagli dentro una rabbia…
per fortuna Viggo era lontano… cominciarono a girargli le palle e scomparve.
Piton, che si aggirava nelle vicinanze, avvertì la presenza delle palle
di Draco e, lanciando il suo grido di guerra "mi vendo", si avventò
sugli Hobbit. In quel momento tornò Viggo che mise in fuga l'unto figuro
facendo apprezzamenti osceni sulla sua scopa. Frodo nel frattempo aveva agguantato
la borsa di Sam e ingollato una massiccia quantità di Prozac, senza curarsi
del dosaggio prescrittogli. L'Hobbit stramazzò al suolo bianco come il
cadavere di Laura Palmer e Sirius da dietro una pietra, inoffensivo, dato che
non poteva toccare nulla, esclamò: "E' più bianco di me…
FIIICO!" "E' entrato in overdose! Dobbiamo fare qualcosa!"
gridò Sam. "Piantagli una siringa nel cuore… con Uma ha funzionato."
"Ma lui non ha le tette di Uma!" fece presente Pipino. "La
respirazione bocca a bocca!" esclamò Sam, inginocchiandosi di fianco
a Frodo. "La faccio io." si offrì Viggo, sventolando una
mano. "No, tu sei fin troppo infoiato." rispose Sam, arrotolandosi
le maniche "No, la faccio io!" "No io!" "Guarda
cosa vedo. Un Ramengo colto alla sprovvista…" disse una voce femminile.
Viggo si gelò, voltandosi verso l'elfa dai lunghi capelli castani e dalle
spalle da lottatore. "E' morto…" mormorò, sconsolato
Viggo. "No, respira ancora!" rispose Sam. "Non stavo parlando
di Frodo" ribatté l'uomo, guardandosi il cavallo dei pantaloni.
"Frodo, segui la luce." disse Arwen, chinandosi di fianco all'Hobbit.
"Ma sei scema?! Non starla a sentire, Frodo. Non si va mai verso la luce
alla fine del tunnel! Torna indietro!" s'intromise Merry. "Ben detto,
vecchio mio!" concordò Pipino. "Dobbiamo portarlo da mio
padre…" disse Arwen, prendendo in braccio Frodo e issandolo senza sforzo
sul cavallo bianco "Ha bisogno di una lavanda gastrica." "Arwen,
fai in fretta. Non voltarti indietro" disse Viggo. "D'accordo, Viggo"
"Ti ho detto di non chiamarmi Viggo!" sibilò il Ramengo "Per
te sono Aragorn." Arwen tristemente se ne andò, dopo aver cercato
di stringere la mano di Viggo tra le sue - mossa che l'uomo evitò abilmente.
"Che cosa fai? Gli spettri sono ancora in giro!" gridò Sam.
"Puoi dirlo forte, fratello!" esclamò Sirius da dietro un albero,
con un palloncino rosso in mano che galleggiava. Il cavallo di Arwen correva
nella pianura verso Gran Burrone. Frodo era incosciente tra le braccia dell'elfa,
con la bava che gli colava da un angolo della bocca e il respiro ansante.
"Resisti Frodo" mormorò Arwen, aumentando l'andatura. "Secondo
me, sta facendo un sogno erotico". La figlia di Elrond voltò il
capo quel tanto che bastava per vedere il fantasma di Sirius Black galleggiarle
di fianco. "Norolim, Asfaloth, norolim!" gridò piantando
i talloni nei fianchi dell'animale e facendogli un male pazzesco. "Ahio!"
si lamentò il cavallo. "I cavalli 'nun parlano" lo sgridò
Arwen, ma il destriero scartò improvvisamente di lato facendole beccare
un ramo in faccia. "Tiè" "Asfaloth, muoviti o ti
faccio castrare" lo minacciò l'elfa e il cavallo cominciò a
correre più forte, ma Sirius era sempre accanto a lei che rideva come un
mentecatto. "Ti tocco le bocce. Ti tocco e bocce." cantilenava,
cercando di tastare la parte in questione, senza riuscirci. Arwen attraversò
il fiume, che segnava il confine della terra del suo popolo e guardò il
fantasma e l'oscuro e unto figuro a cavalcioni di una scopa sull'altra sponda.
Arwen sguainò la spada e fece impennare leggermente il cavallo, solo per
essere più figa. "Consegnaci il mezz'uomo, elfo femmina!"
ringhiò Piton estraendo la bacchetta. "E che femmina" aggiunse
Sirius, fissando ancora le forme di Arwen con bramosia. "Se volete averlo,
venite a prenderlo" Entrambi si toccarono i maroni. "Intendevo
dire il Mezz'uomo" puntualizzò l'elfa. "A beh, allora"
disse Piton avanzando, ma un boato si propagò nell'aria e un'ondata di
piena si riversò sui due scagnozzi di Rowan… cioè dell'Oscuro
Sire, spazzandoli via. "Fregati!" esclamò Arwen facendo un
gestaccio verso dove fino a poco prima c'era i due, ma un gemito di Frodo l'allarmò.
Con cura lo depose a terra, tenendogli sollevata la testa con un braccio.
"Frodo no! Non adesso!" disse, mentre l'Hobbit si voltava verso di lei
e le vomitava addosso. "Eccheccazzo Frodo! Il mio vestito nuovo!"
imprecò l'elfa, scostando le mani e facendogli prendere una testata sulle
pietre sotto di lui.
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Capitolo 3 *** Il consiglio dell'agent... di Elrond ***
IL CONSIGLIO DELL'AGENT… DI ELROND Il
sole splendeva caldo e luminoso quella mattina. "Dove sono?" mormorò
Frodo svegliandosi dal suo sonno narcolettico, pulito, lucidato e, cosa non meno
importante, senza tracce di vomito. "Sei nella casa di Elrond. E sono
le dieci del mattino del 24 Ottobre, se vuoi saperlo." "Mii che
precisio… Gandalf!" esclamò il piccolo hobbit mettendosi seduto
"Ma cosa è successo Gandalf? Perché non ci siamo incontrati?
Lo sai vero che ci hai lasciato nelle mani di un maniaco di nome Viggo?"
"Oh mi dispiace Frodo. Diciamo che sono stato… trattenuto!"
"Sapessi come sono stato trattenuto io nella locanda del puledro impennato…"
ricordò tristemente Frodo prima di osservare sospettoso Gandalf mentre
questo rimembrava le sue prigioni con sguardo perso nel vuoto ed espressione spenta.
"Gandalf? Gandalf mi senti? Hai bisogno di un po' di Prozac anche tu?"
In quel momento un concitato Sam fece irruzione nella stanza. "Frodo!
Frodo!" "Per l'appunto… il mio pusher." Gandalf si
risvegliò dal suo trip magico per tornare alla dura realtà.
"Sam è stato sempre al tuo fianco." "Ah si?" balbettò
Frodo osservando sospettoso Sam che scodinzolava tutto eccitato. "Comunque
è grazie alle cure di Re Elrond se stai cominciando a guarire!" aggiunse
Gandalf, introducendogli l'elfo che si parò dinnanzi al letto del malato
in tutto il suo sfavillante splendore regale. "L'agente Smith!"
esclamò Frodo trattenendo a stento un singulto. "Benvenuto a Matrix…
ehm a Gran Burrone, Frodo Baggins…" Mentre
Gandalf ed Elrond nel pomeriggio discutevano delle sorti delle palle e del mondo
intero, ricordando il loro millenario passato, e Gandalf si struggeva dal dolore
apprendendo che Elrond era forse più vecchio di lui ma decisamente con
meno rughe e meno capelli bianchi, i più valorosi guerrieri di tutta la
terra di mezzo entravano a Gran Burrone, in attesa del consiglio indetto per il
giorno seguente. Ben presto giunse la notte. "Le giornate passano
davvero in fretta quando ci si diverte eh? Da mattina a sera solo ventotto righe
di testo!" esclamò Pipino, aspirando fumo dalla lunga pipa sottratta
a Gandalf. "Shht… arriva qualcuno! Nascondi tutto e zitto!"
esclamò Merry, ficcando la pipa in bocca a Pipino per evitare si notasse
il fumo. All'interno del palazzo, si fece strada tra gli oscuri corrodoi,
uno degli uomini che erano giunti nel regno quello stesso pomeriggio. "Indossa
un grembiule… sarà mica un cameriere?" sibilò Pipino,
soffocando la tosse. "No, deve essere Boromir." "E tu Merry
come lo sai scusa?" "L'ho letto sul copione…" "FIIICO!"
Boromir dopo aver osservato a lungo un murales di dubbio gusto dipinto su una
delle pareti della stanza, si avvicinò ad un altare illuminato da una luce
artificiale, non prima di aver salutato il tecnico addetto alle luci. "I
frammenti di Narsil…" esclamò estasiato "La spada che ha
tranciato le palle di Draco da Sauron!" Totalmente all'oscuro delle conseguenze
del suo gesto, prese tra le mani la spada, passando il suo dito sulla lama lucente.
"Ma porca maiala… ma vaffanFrodo… sta stronza è ancora affilata!"
imprecò succhiandosi il dito, cercando di fermare l'emorragia che sgorgava
a zampilli dalla ferita. "E che non lo sapevi?" intervenne Viggo
che in tutto quel tempo se ne era rimasto in disparte a leggere il kamasutra a
fumetti. "Ma certo che no, è solo un cimelio in frantumi!"
esclamò irato gettando a terra la spada, allontanandosi, lasciando dietro
di sé una corposa traccia di sangue. "Ti sei fatto male? Hai bisogno
di aiuto?" gli urlò dietro Viggo speranzoso, mentre Boromir spariva
ringhiando un isterico: "Va tutto beeeeeeene!" Viggo sospirando
rimise a posto la lama della spada che fu rotta, mentre dietro di lui si avvicinava
una presenza inquietante. "Fa che non sia lei… fa che non sia lei…"
pregò il Ramengo fingendo di omaggiare la spada. "Perché
temi il passato? Tu sei l'erede di Isildur… non Isildur stesso…"
"E' lei…" sospirò affranto. "Senti Arwen…"
la interruppe prima che potesse portare a termine il suo convegno "…tesoro
che dici di andare a fare un giretto?" Arwen lo seguì senza battere
ciglio, anzi sfarfallando entrambe le ciglia per dieci minuti buoni, il tempo
di arrivare al ponticello, messo lì apposta dagli scenografi di Peter Jackson
per fare la scena romantica. "Oh Viggo… ricordi la prima volta che
ci siamo incontrati?" "Ti ho detto mille volte di non chiamarmi
VIGGO! Per te sono Aragorn!" ruggì il Ramengo con un gesto spazientito.
Arwen tentò il tutto per tutto e prese una mano di Viggo portandosela al
petto. "Stanotte sono tutta tua!" Aragorn in panico tentò
di divincolarsi dalla sua presa. "Oh no Arwen, non posso… ti rispetto
troppo!" "Ma io insisto!" "No, veramente, non posso…"
"Allora perché prima ti sei avvinghiato a quell'albero con la scusa
di dover fare pipì!" ribatté Arwen con impeto. "A
lui non lo rispetto…" "Ma Viggo…" Al Ramengo
cominciò a pulsare una vena sulla fronte. "E ti ho detto di NON
CHIAMARMI VIGGO!" Arwen facendo dei gesti inconsulti si allontanò
nella notte sbuffando come un toro e camminando a gambe larghe, perdendo qualsiasi
movenza elfica. Viggo rimasto solo si guardò attorno e puntò
un albero li vicino. "A noi due tessssoro!" disse. "Mi
rispetta troppo dice lui… e non vuole che lo chiami Viggo quando anche gli
gnomi da giardino sono autorizzati a farlo!" Poco prima che Arwen raggiungesse
le sue stanze, si imbatté in Boromir che tentava ancora di fermare la sua
emorragia utilizzando tutta la carta igienica di Gran Burrone. Elrond poche
stanze più in là, seduto sul water elfico, spalancava gli occhi
inorridito notando la mancanza di carta. "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!"
"Cosa è stato?" esclamarono in coro Boromir e Arwen scambiandosi
uno sguardo. L'elfa comprese solo in quel momento che se quella notte non
avrebbe potuto avere Viggo… ehm Aragorn, avrebbe avuto qualcun altro.
"Boromir ascoltate…" gli domandò avvicinandosi all'uomo,
guardando con bramosia il bianco corno di Gondor "Perché voi e il
vostro corno non venite con me nei miei appartamenti!" Boromir spalancò
la mascella basito, prima che un nuovo schizzo di sangue non partì dalla
carta igienica, costringendolo a metterci nuovi tamponi. "No… mi
spiace ma temo di dover rifiutare la vostra proposta… il mio Corno ed io
abbiamo una missione da svolgere." Arwen lo mandò gentilmente
a quel paese e scappò di nuovo all'esterno del palazzo per calmare i bollenti
spiriti. Fu qui che, confuso coi nani da giardino, si imbatté nel barbuto
Gimli il nano. Senza troppi preamboli lo avvicinò, mettendo da parte
il rancore tra i due popoli. "Messer Gimli vi va di giocare con me alla
favola di Bianca-Arwen e l'Ascia del settimo Nano?" "Mi spiace Dama
Arwen…" ribatté imbarazzato il nano "…ma io non sono
quello che voi credet…" L'elfa non lo lasciò nemmeno terminare
la frase che fuggì quasi in lacrime, andando a sedersi affranta sulle scalinate
esterne del palazzo, dove aveva già preso posto Gandalf. "Dimmi
Gandalf che cosa c'è di sbagliato in me?" Lo stregone sbuffò
fumo grigio nell'aria e osservò le stelle sopra di loro, pensoso. "A
parte avere le spalle da lottat… ehm, ma niente cara Arwen, non c'è
niente che non vada in te." L'elfa a quelle parole pensò che ci
fosse ancora speranza. "Gandalf… pensi che io e te… stanotte…"
sussurrò facendo un gesto esplicito con la mano. Gandalf inarcò
le folte sopracciglia leggermente spiazzato. "Oh bè… non
credo sia possibile dolce Arwen. Lo sanno tutti che io sono dichiaratamente gay!"
Arwen si alzò di scatto e guardò teatralmente il cielo sopra di
sé. "MA SONO TUTTI GAAAAY?!?" Merry, che aveva assistito,
piuttosto coinvolto, a tutta la scena, nascosto dietro uno dei cespugli del giardino,
ad un certo punto si sentì tirare la giacca. "Che c'è?"
domandò sibilando affinché non lo si potesse udire. Pipino lo
guardava con espressione allucinata, coprendosi le bocca con le mani strette a
pugno. "Merry… devo rivelarti un segreto…" Pausa di
sospensione carica di pathos. "… vedo la gente morta."
"Ma cazzo, mi hanno scoperto!" sibilò una voce dietro di loro,
mentre il fantasma di Sirius faceva capolino da dietro uno degli alberi, tentando
inutilmente di tirare craniate di auto punizione al tronco. "Pipino quanto
hai fumato?" domandò Merry, senza accorgersi dello spettro, osservando
la pipa di Gandalf ancora stretta tra le dita tozze dell'amico. "Non
lo so…" rispose l'Hobbit "…ma questa roba ci sta dentro come
Viggo in un gregge di pecore!" Il
nuovo giorno portò buone nuove a Gran Burrone. Re Elrond, dopo un'intera
mattinata passata da truccatore e parrucchiere per rendere la sua immagine sempre
più regale, e aver dato ordine agli elfi domestici di Harry Potter, di
procurare una massiccia dose di carta igienica per rinfoltire le scorte del regno,
riunì in consiglio tutti gli ospiti giunti da terre lontane, pregandoli
di prendere posto sulle leggiadre seggioline elfiche. Operazione che richiese
molto più tempo di quello che in realtà non fosse necessario.
I nani non volevano stare di fianco agli elfi perché dicevano che puzzavano
di erba, gli elfi non volevano stare di fianco ai nani perché dicevano
che sbavavano, Frodo non voleva stare di fianco a Viggo perché diceva che
lo guardava in continuazione con una strana luce negli occhi (probabilmente quella
prodotta dalle telecamere… Frodo è un po' fissato) e Boromir non voleva
proprio stare li. Di tutti era infatti quello seduto nella maniera più
svaccata. Sbadigliando copiosamente, si massaggiava il dito ancora coperto di
carta igienica e un cerotto di Paperino trovato per caso nelle sue stanze.
"Stranieri di terre lontane…" esordì Elrond una volta messo
a tacere le divergenze minacciando tutti che li avrebbe fatti trasformare da Gandalf
in lenti a contatto per l'occhio di Sauron "… amici di vecchia data…"
"Parla di me." Sussurrò gongolante Gandalf all'orecchio di Frodo
che già sentiva il bisogno impellente di prendere il suo Prozac quotidiano.
"Voi siete stati riuniti qui… per rispondere alla minaccia di Mor…
tensen ma che fai???" strillò acuto il re accorgendosi con orrore
che Viggo era balzato in piedi dalla sua postazione per avvinghiarsi a tradimento
alla sua gamba, proprio come aveva fatto con Frodo alcuni giorni prima. "Non
vi preoccupate re Elrond…" si permise di intromettersi Legolas, l'elfo
più piccolo della famiglia Verdefoglia "Se Viggo vi si avvinghia alla
gamba, significa che gli piacete!" "Ah bè…" commentò
Elrond scotendo la gamba affinché l'uomo gli si staccasse di dosso.
" Frodo… porta qui le palle…" esclamò l'elfo una volta
ripreso contegno. "No, anche il re!" piagnucolò il piccolo
hobbit, rintanandosi nelle pesanti vesti di Gandalf che gli stava seduto di fianco.
"Ma no, Frodo, che hai capito?" lo rabbonì lo stregone mentre
Elrond osservava la scena senza capire. "Re Elrond vuole le palle di Draco,
quelle che porti al collo!" "Aaaaah!" sospirò Frodo
rinfrancato, alzandosi per posare la sua collanina sulla piattaforma posta al
centro della sala. "Ma allora sono vere…" fu il chiaro bisbiglio
di Boromir che si udì tra quello degli altri. Frodo sbuffò indispettito.
"Come se mi fossi fatto un viaggio insieme al Ramengo, solo per portare qui
palle false…" "Si intonerebbero alla perfezione con il mio
corno…" esclamò Boromir avvicinandosi oltre ogni dire alla collana.
"Ash Nazg durbatulûk..." cominciò a vociare Gandalf dal
nulla, scattando in piedi, scatenando effetti speciali nebulosi in monocolor.
Tutti i presenti fecero un balzo di mezzo metro dalla sedia. Gimli si mise
una mano sull'ascia per proteggerla da quello spettacolo. "... ash Nazg
gimbatul. Ash Nazg thrakatulûk agh Burzum-ishi krimpatul." Re Elrond
era sull'orlo di una crisi epilettica e Legolas si portò una mano sullo
stomaco. "Mi viene da vomitare!" Boromir, sconvolto dal tono
di quelle parole, ma ancor più dalla possibilità di vedere un elfo
vomitare Lembas, retrocesse al suo posto sedendosi nuovamente svaccato, proprio
come poco prima che lo prendesse il raptus pallifero. "Nessuno qui a
Gran Burrone ha mai osato pronunciare parole in questa lingua…" lo rimproverò
Re Elrond riassettandosi i capelli. "Lo so…" ammise Gandalf
massaggiandosi la gola "Ma avevo un pezzo di ciambella incastrato in gola.
I gorgheggi in questa lingua sono l'ideale per sbarazzarsene." "Bere
dell'acqua no eh?" si lamentò Legolas singhiozzando. Boromir si
rimise seduto un po' più decentemente sulla sedia per tornare a guardare
con bramosia le palle di Draco. "E' un dono… perché non usare
queste palle per sconfiggere Sauron?" Viggo, che per tutto il tempo era
rimasto stranamente calmo, intervenne. "Non puoi usarle. Nessuno di noi
può… (purtroppo). Le palle obbediscono solamente a Sauron."
Boromir squadrò il Ramengo con sprezzo, rimembrando in qualche modo che
la sera precedente quello stesso uomo dai capelli ora meno zozzi dei suoi, era
stato testimone dello sfacelo con Narsil. "Cosa ne può sapere
un semplice Ramengo di questa faccenda?" esclamò nascondendo il dito
incerottato dietro la schiena e rassettandosi alla bell'è meglio i capelli.
Non avrebbe dovuto dire di no all'offerta di re Elrond di usare il suo speciale
shampoo alle ortiche. Legolas a quelle parole, ripresosi a stento dalla nausea,
si levò in piedi facendo scintillare i suoi biondi capelli sotto i raggi
del sole. Lui lo shampoo alle ortiche lo aveva usato. "Lui non è
un semplice Ramengo. Lui è Aragorn, figlio di Arhatorn. Dovete a lui la
vostra alleanza." esclamò indignato. "Ehi pistolino, non
c'è bisogno di scaldarsi tanto eh?" lo rimproverò Boromir incrociando
le braccia. Legolas spalancò gli occhi indignato. "Pistolino
a chi? Ho mille e passa anni io!" "E quindi? Sei comunque ancora
un elfo minorenne!" esclamò l'uomo di Gondor con un'espressione che
lo sfidava a provare il contrario. Legolas si voltò allora verso Re
Elrond in cerca di aiuto, ma non ricevette null'altro che un: "Ha ragione
lui, ragazzo. Sei ancora minorenne!" "Uffa… comunque io ribadisco
omone di Gondor!!! Quello li che sa del tuo dito tagliato e ha i capelli ora più
puliti dei tuoi è Aragorn… meglio conosciuto come Viggo!!!" esclamò
facendogli una linguaccia per ripicca. "Viggo?" spalancò
la bocca Boromir sconvolto dalla rivelazione che prima non aveva colto "Questo
è l'erede di Isildur?" "Oh si nonnetto… è anche
l'erede al trono di Gondor se proprio vuoi saperlo!" "Havo dad…
Legolas!" intervenne Viggo frapponendosi tra i due, senza però riuscire
a celare un sorriso ampiamente compiaciuto, mostrando i suoi fantastici incisivi
con la finestra aperta sul mondo. "Si ecco Avo coso… Legolas…"
tuonò Boromir credendo la parola un ordine sconcio per rimettere a cuccia
l'elfo. "E poi comunque Gondor non ha un re. Gondor non ha bisogno di
un re!" "Dice così perché se l'è presa!"
esclamò vittorioso Legolas tornando seduto al fianco del suo amico Fritz,
l'elfo compagno di giochi. Gandalf scosse la testa e guardò Re Elrond.
"Viggo comunque ha ragione. Non possiamo usarle..." "Avete
solo una scelta. Le palle devono essere distrutte…" Tutti i presenti
si portarono la mani al cavallo dei pantaloni. "Le palle di Draco insomma!
Possibile si debba sempre specificare?" scattò Elrond innervosito
mentre il pubblico si rilassava nuovamente "Mi chiedo perché Sauron
non abbia costruito un semplice anello…" "Cioè…"
si intromise Gimli il nano "Voi state dicendo che abbiamo fatto un viaggio
lunghissimo, inciampando sulle nostre gambine corte e pelose, solo per scoprire
che dobbiamo ROMPERE LE PALLE A SAURON???" "Esatto…"
"E allora che stiamo aspettando?" tuonò il nano balzando in piedi,
ascia alla mano, pronto a distruggere le palle, mentre a Frodo stava venendo un
colpo apoplettico. Peccato che le palle non avessero molta voglia di essere
rotte. Gimli sferrò il colpo ma gli si spezzò l'ascia e cadde all'indietro
a gambe all'insù, mostrando in quel modo quanto fosse vero che i nani avessero
le gambe molto più pelose dei piedi di un hobbit, mentre si elevava il
verso schifato del pubblico. "Le palle non possono essere distrutte in
questo modo… bisogna farsi tutta la strada a piedi verso Mordor, sfuggire
ad orchetti, mostri, apparizioni a tradimento di Peter Jackson e di sua figlia,
elfi gay e bruciarle poi nel monte Fato, dove sono state forgiate." "Che
culo…" esclamò Boromir scettico. "Non avete sentito
Re Elrond? Le palle vanno distrutte!" scattò nuovamente in piedi Legolas.
"E ma non si può mai dire nulla!" esclamò Boromir balzando
in piedi e cominciando una colluttazione con l'elfo. "Sarò morto
prima di vedere le palle in mano agli elfi androgini!!!" sbottò Gimli
tanto per non restare in disparte. Tutti gli altri presenti si unirono alla rissa
per sport. Frodo cominciò a sentirsi male. Il Prozac della mattina
non doveva essergli sceso molto bene. Perciò per evitare che la cosa si
facesse troppo lunga, dato che sentiva l'impellente bisogno di correre in bagno,
si alzò in piedi. La lavanda gastrica aveva avuto effetti devastanti sul
suo fisico provato. Non sarebbe più stato lo stesso. "Le porterò
io!" urlò a gran voce, coprendo gli insulti che si lanciavano gli
altri presenti. "Cosa?" domandò Gandalf voltandosi in moviola
verso il piccoletto. "Ho detto che le porterò io!!!" ripeté
Frodo cominciando a ballonzolare, non riuscendo più a trattenere i bisogni
corporali. "Ma sei sicuro?" gli domandò Gandalf sbarrando
gli occhi. "No. Ma me la sto facendo sotto! Per cui datemi le palle e
poi… alla ricerca di un bagno!" "D'accordo, se questa è
la tua decisione, ti accompagnerò!" si offrì Gandalf sorridendogli.
"In bagno???" si ritrasse Frodo allucinato. "Lo accompagno
anche io!" esclamò Viggo eccitato, balzando in piedi dalla sedia fronteggiando
il piccolo hobbit. "Si, ma non in bagno!" strillò l'hobbit.
"Se con la mia vita o la mia morte posso protegger le pall… ehm posso
proteggerti, lo farò. Hai la mia spada!" Legolas si asciugò
le lacrime dopo aver ricevuto ceffoni a tutto andare da Boromir e si avvicinò
al piccolo quadretto familiare. "E hai il mio arco!" "E
la mia ascia!" aggiunse Gimli, guardando poi la sua ascia rotta a terra "Ehm
o meglio… l'ascia della mia controfigura!" "E il mio corno!"
esclamò allora Boromir innalzando il suo ammennicolo, mentre dalla folla
si innalzavano… sussurri ammirati. "Ehi, il padron Frodo non partirà
senza di me!" si unì un'ennesima voce, mentre Sam faceva capolino
dai cespugli per raggiungere il gruppetto al centro della sala e scostando malamente
Viggo che aveva osato mettere una mano sulla spalla del suo amato padrone.
"Eccerto… è che è l'asilo Mariuccia? Mancano solo Merry
e Pipino e siamo al completo!" sibilò Elrond. "Presenti!"
esclamarono i due chiamati in causa sbucando anch'essi da un cespuglio le cui
foglie avevano un che di famigliare per i giamaicani. "Scusate il ritardo,
ma eravamo… impegnati… vero Pipino?" "Vero! Dateci una
pipa… e vi fumeremo il mondo!" disse Pipino avvicinandosi al gruppo.
"Questo che c'entra ora?" "Non lo so Merry, ma lo trovo gradevole
come motto!" "C'hai ragione!" Elrond squadrò l'intera
squadra con solennità. "Nove compagni! Voi sarete… la compagnia
delle Palle!" "FIIIIIICO!" esclamarono tutti i nove componenti
indossando la stessa espressione di Merry e Pipino.
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Capitolo 4 *** Crebain da Dunland ***
CREBAIN DA DUNLAND
CREBAIN DA DUNLAND
La Compagnia lasciò Gran
Burrone e un'Arwen più affamata che mai non appena i preparativi per la partenza
furono ultimati. In testa camminava Gandalf, appoggiandosi al suo bastone
nodoso, dietro di lui Legolas, con il suo infallibile arco e il cestino della
merenda con i Pokémon che la mamma gli aveva preparato per il viaggio, poi Gimli,
che aveva fregato l'ascia alla sua controfigura, i quattro Hobbit: Frodo sempre
più fatto di Prozac, Sam che si lamentava di essersi dimenticato una corda –
Frodo era molto felice di questo, non sapendo che cosa volesse farsi o fare a
lui l'amico con una corda -, Merry e Pipino, che continuavano a litigare su chi
dovesse tenere il sacchetto di una non meglio identificata sostanza. Nelle
retrovie procedevano Boromir e Viggo, tenuto sottocontrollo dall'uomo di Gondor,
che non gradiva rivedere lo spettacolo penoso, in tutti i sensi, del Ramengo
avvinghiato a un qualunque cosa.
Il viaggio proseguiva
lento e faticoso. Gli Hobbit arrancavano per star dietro ai compagni e si
godevano le poche pause a loro concesse per riposare, cercando di conservare i
loro tesssori il più a lungo possibile: il Prozac Frodo e l'erba pipa Merry e
Pipino. Sam sembrava l'unico appagato, sempre scodinzolante al fianco di Frodo.
Due settimane dopo la
partenza da Gran Burrone, si accamparono su un'altura ricoperta di bassi
cespugli. Gandalf, che si era accorto che le sue scorte di erba pipa si stavano
assottigliando misteriosamente, era seduto su una pietra a fumare e a osservare
Merry e Pipino giocare a campana con Boromir. Legolas, escluso dal gioco perché
voleva sempre vincere, se ne stava tutto solo a guardare l'orizzonte, mentre Sam
stava preparando il pranzo.
"Una salciccia con crauti,
Viggo?" domandò l'Hobbit porgendo un piatto al Ramengo.
"Grazie" rispose
sorridendogli.
"Viggo, ma cos'hai in
mezzo ai denti? Un pezzo di lattuga?" chiese Sam, scrutando attentamente
l'apertura tra un dente e l'altro dell'uomo.
"Ah questo… no, sono le
scorte alimentari!"
"E le porti tra un dente e
l'altro?"
"C'era tanto posto…"
spiegò l'uomo stringendosi nelle spalle.
Sam parve prendere per
buona quella spiegazione e dopo avergli rivolto un vago cenno col capo tornò a
sedersi accanto al suo padrone.
"Se qualcuno chiedesse la
mia opinione, e noto che nessuno la chiede, direi che abbiamo preso la strada
più lunga. Gandalf, potremmo attraversare le miniere di Moria. Mio cugino Balin
ci darebbe un benvenuto regale" borbottò il Nano, avvicinandosi allo stregone.
"No, Gimli, non prenderei
la via attraverso Moria a meno che non avessi altra scelta"
"E se ti facessi toccare
un po' la mia ascia?" insinuò il Nano, conoscendo le preferenze sessuali di
Gandalf, ma prima che lo stregone potesse rispondere si levò un coro da stadio
echeggiante: "Per la contea!"
Pipino e Merry avevano
atterrato Boromir, che stava tentando di imbrogliare a campana. Anche Viggo si
buttò nella mischia, ma con una gomitata uno dei due Hobbit lo gettò a terra.
Viggo rimase a gambe, bocca e braccia aperte.
"Che cos'è?" chiese Sam
"A me sembra che abbia
un'erezione. Che schifo…" rispose Merry guardando il Ramengo, ancora a terra.
"Non quello! Quello"
ribatté il giardiniere indicando una macchia scura che si stava avvicinando
volando.
"Niente. Solo una
nuvoletta" esclamò il nano
"Che si sposta velocemente
e controvento"
"Crebain da Dunland!"
urlò Legolas.
"Che cos'ha detto?" chiese
Boromir, notando che il corpo del Ramengo veniva attraversato da un tremito e il
suo viso si ricopriva di una sottile pellicola di sudore.
"Ha detto… che… sono
uccelli." articolò Viggo, sgranando gli occhi "Via, Frodo! Sam al riparo"
"Etteppareva che non si
ricordasse di me!" imprecò sconsolato l'Hobbit, roteando gi occhi azzurri,
mentre il Ramengo correva verso di lui in preda all'eccitazione. Boromir lo
arrestò al volo, trascinandolo verso i cespugli.
"Legolas, dannazione a te!
Quante volte ti ho detto di non dire quella parola? Lo sai che effetto gli fa!"
"Quale parola?" chiese
innocentemente l'Elfo.
"Lo sai quale"
"Uccelli?"
Il corpo di Viggo prese a
tremare convulsamente, mentre della schiuma usciva dalla sua bocca. L'uomo di
Gondor doveva ricorrere a tutta la sua forza per tenerlo schiacciato a terra e
per impedirgli di saltare addosso agli Hobbit per sfogare le sue voglie.
"Legolas!"
"Uccelli uccelli uccelli
uccelli uccelli" squittì l'Elfo tutto contento di poter fare un dispetto a
Boromir, che tentò di acchiapparlo per la casacca, ma Legolas fu più veloce
allontanandosi dalla sua portata e cominciando a saltellare ripetendo la parola
"uccelli".
Boromir imprecò a mezza
voce, afferrando la testa di Viggo per cercare di fargli capire quello che gli
stava dicendo.
"Viggo, se stai buono ti
faccio toccare il mio corno."
Il Ramengo s'impietrì
avvertendo la solennità di quel momento.
"D-davvero?"
"Sì, ma solo per un
momento. E solo con la punta delle dita"
Viggo si passò la lingua
sulle labbra, respirando affannosamente.
"D-davvero posso?"
"Solo se ti dai una
calmata e se poi ci lascerai proseguire in pace, senza tentate di avvinghiarti a
ogni albero"
Viggo annuì
freneticamente.
"E va bene. Facciamolo…
per Gondor!" si fece coraggio Boromir, prendendo il corno e porgendolo
cautamente a Viggo, che dopo qualche esitazione, prese a sfiorarlo con i
polpastrelli delicatamente, andando in estasi.
"Il passaggio a sud è
sorvegliato. Dobbiamo prendere il passo di Caradhras" disse Gandalf, guardando
lo stormo allontanarsi.
"Sorvegliato da cosa?"
chiese Frodo allucinato, dopo aver ingurgitato una nuova dose di Prozac, per
rincuorarsi dopo il pericolo appena corso con Viggo.
"Dagli uccelli!" esclamò
Legolas tutto allegro.
"E allora sei stronzo!"
disse Boromir, stordendo Viggo con un colpo in testa.
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Capitolo 5 *** Il passo di Caradhras ***
IL PASSO DI CARADHRAS
IL PASSO DI CARADHRAS
La Compagnia, evitando
fortunatamente ulteriori incidenti con altri uccelli di qualsiasi tipo, iniziò
la scalata del Caradhras. Il sentiero serpeggiava sul fianco della montagna e un
vento freddo penetrava sotto i loro mantelli, facendoli rabbrividire. Presto
furono costretti ad avanzare nella neve, che minacciava di sommergere gli
Hobbit. Stavano percorrendo la cresta della montagna quando Frodo ruzzolò a
terra e venne raccolto da Viggo, che lo rimise in piedi, dopo avergli assestato
un'abbondante palpatina. Frodo si tastò il collo accorgendosi che aveva perduto
le palle, che scintillavano in mezzo alla neve poco distanti.
"Che strano destino"
mormorò Boromir prendendo le palle e sollevandole "Dobbiamo provare così tanti
timori e dubbi per due cose così piccole".
"Boromir" lo chiamò Viggo,
stranamente serio e non eccitato… cioè non molto "Dà le palle a Frodo"
Boromir si toccò i maroni,
ritornando improvvisamente in sè.
"Le palle di Draco"
"Ah beh, allora…" rispose
l'uomo, restituendo la collana al piccolo Hobbit.
Presto cominciò a
nevicare. I fiocchi turbinavano intorno a loro, trasportati da un vento freddo e
malevolo, e la neve impediva loro di proseguire.
"Gandalf, dobbiamo tornare
indietro!" sbraitò Viggo.
"Andiamo verso la breccia
di Rohan… verso Gondor!" propose Boromir, urlando per sovrastare l'ululato della
tempesta.
"E che due coglioni,
Boromir! E' la decima volta che ti diciamo di no-oo! Il passaggio a sud è
sorvegliato! Dobbiamo prendere il passo di Caradhras"
"Gandalf, questa battuta
l'hai già detta a pagina 56!" gli fece presente Merry sfogliando la sua copia
del copione.
"Lo so… però fa sempre la
sua porca figura".
"Io dico: se non possiamo
passare sulle montagne passiamoci sotto! Andiamo a Moria!"
"Eccolo là, l'altro
furbone! Abbiamo detto di no-oo! Niente breccia di Rohan e niente Moria."
rispose lo stregone.
"Ma non possiamo andare
avanti! La montagna ci ucciderà… o di sicuro ucciderà i piccoletti se
continuiamo di qui" fece presente Boromir, stringendo a sé Merry e Pipino, che
ormai lo chiamavano "Zio Boromir", per riscaldarli.
Gandalf scambiò
un'occhiata con Viggo, che però non capiva granché della situazione, troppo
congelato dal freddo, e poi guardò Frodo.
"Che il portatore delle
palle decida!"
"Andremo a Moria!" rispose
prontamente Frodo. Gandalf socchiuse gli occhi e una grande preoccupazione scese
sul suo volto.
"Frodo, sei sicuro? Qui
dice che…" s'intromise Merry sfogliando ancora il copione "Ehi non c'è la pagina
dei dialoghi di Moria… eppure mi era sembrato di averla letta mentre eravamo a
Gran Burrone… Pipino! Non dirmi che hai usato una pagina del mio copione per
arrotolarti uno spinello!"
"Beh ero a corto di
cartine! Mi ero già fumato la mappa!" rispose l'Hobbit
"Potevi almeno offrire…"
"Basta così. Andiamo
avanti!" tagliò Gandalf, quando il Caradhras scatenò tutta la sua potenza,
riversando su di loro cumuli e cumuli di neve.
"C'è un'empia voce
nell'aria!" disse emblematicamente Legolas, osservando chissà cosa attraverso i
fiocchi di neve.
"Scusate, credo di averne
mollata una…" si scusò Gimli.
"Ah che puzza! Ma che
diavolo hai mangiato, Nano?" disse Boromir, sventolando una mano davanti al naso
per disperdere la nube tossica, emessa dal nano.
La strada era
completamente bloccata dalla neve e il vento spirava sempre più forte intorno a
loro.
"Se Gandalf ci precedesse
con una fiamma intensa potrebbe liquefare la neve ed aprirvi un varco" disse
Legolas. La tormenta l'aveva turbato poco ed egli era l'unico ad aver il cuor
leggero, complice il fatto che potesse giocare indisturbato con i suoi Pokèmon
mentre gli altri smadonnavano in mezzo alla bufera.
"Se gli Elfi sapessero
volare al di là delle montagne potrebbero andare a prendere il sole per
salvarci" rispose Gandalf.
"Ebbene…" disse Boromir "…
quando la testa è confusa tocca al corpo agire, si dice dalle mie parti". La
situazione era più disperata del previsto se Viggo accennò appena a un sorriso
maniaco nel sentire questo detto di dubbio significato. "Il più forte di noi
deve cercare una via. Benché adesso sia tutto ammantato di neve, il nostro
sentiero voltava, salendo, intorno a quella sporgenza rocciosa laggiù. Se
riuscissimo ad arrivarvi, forse al di là il cammino sarebbe più agevole. Non
credo vi siano più di un paio di centinaia di passi di distanza."
"Ed allora apriamoci un
varco sin lì tu ed io" disse Viggo.
Si misero in marcia
lentamente, con Boromir che faceva strada. Sembrava che stesse nuotando o
scavando con le grandi braccia, anziché camminare.
Avevano percorso solo
qualche metro quando Boromir, insospettito dagli ansiti di Viggo dietro di lui e
da un qualcosa di appuntito che gli premeva sulla natica - e che natica! - si
voltò verso il Ramengo sbraitando "Viggo, ma ti sembra questo il momento?"
Ma il Ramengo, provato
dalla fatica, lo guardò senza capire.
Boromir si toccò la
natica, incontrando con il palmo il duro corno di Gondor.
"Ah scusa. Sai il corno...
è così grosso che a volte…"
"Lo so, ti capisco."
rispose Viggo comprensivo, toccandosi il pacco.
I due uomini ripresero a
farsi largo in mezzo alla neve con difficoltà, mentre Legolas li superava
correndo agilmente sulla neve senza affondare.
"Ciao, io vado a prendere
il sole" disse, passandogli accanto e sventolando una mano come saluto.
Boromir lo incenerì con lo
sguardo, continuando ad avanzare. Dopo qualche minuto Viggo tra un ansito e
l'altro gli disse: "Boromir, dovremmo caricarci gli Hobbit sulle spalle e
portarli fino a che la neve non sarà diminuita e non rischieranno di morire
soffocati"
"Sì!" rispose secco l'uomo
di Gondor.
"Boromir". La voce di
Viggo vibrava di terrore. "Chi lo porta Sam?"
In quel momento Legolas
con le maniche arrotolate fino alle spalle e gli occhiali da sole, che aveva
fregato a un certo Neo, ospite a Gran Burrone, svoltava l'angolo sorridendo. Era
leggermente abbronzato.
"Leeegooolas" lo chiamò
Boromir, facendogli cenno di avvicinarsi. L'elfo arrivò leggiadro.
"Facciamo un giochino"
"Un giochino? Che bello!"
rispose Legolas con la sua vocina dolce dolce.
"Giochiamo a carta,
forbice e orecchie a punta… tu sei l'unico tra noi tre che ha le orecchie a
punta e quindi perdi!"
"Non mi piace questo
gioco." disse l'elfo mettendo il broncio e facendo per allontanarsi, ma Boromir
lo trattenne per una caviglia.
"Però chi perde a questo
gioco vince un premio"
"Un premio? Davvero?"
squittì Legolas tutto eccitato… non come Viggo però…
"Sì, tu porterai Sam!"
"No, non voglio portare
Sam!" si lamentò Legolas, mentre Boromir lo riconduceva per mano verso il resto
della Compagnia.
"Su Legolas non fare
storie." lo rabbonì Viggo, stranamente dalla parte dell'uomo di Gondor, mentre
aiutava Sam a issarsi sulla schiena dell'elfo, che affondò nella neve.
"Vai, vai Legolas, da
quella parte." gli disse Boromir, caricandosi in spalla Merry.
"Ma affondo!"
"Vai, vai Legolas!"
"Mi fa male la gaaaambaa!"
si lamentò, ma gli altri non gli diedero retta, continuando a spingerlo a
proseguire con Sam. Quel giorno un Elfo scoprì cosa vuol dire sprofondare nella
neve.
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Capitolo 6 *** Moria ***
MORIA Abbandonate
le altezze del Caradhras, dopo aver permesso a Legolas di fare un pupazzo di neve,
per ricompensarlo della fatica nel portare Sam, la Compagnia delle Palle raggiunse
Moria. Gandalf ispezionava con cura le mura esterne, per individuare l'ingresso
alla miniere senza risultato. "Che barba…" borbottò Pipino,
inalando un'ampia boccata di fumo. "Sì, effettivamente è
qualche giorno che non mi rado, si vede?" chiese piuttosto compiaciuto Merry,
passandosi una mano sulla guancia perfettamente liscia. "Non tu! La situazione!
Quando credi che ci muoveremo da qui?" ribatté l'Hobbit, seduto su
una pietra in attesa che Gandalf risolvesse il problema come al solito. "Io
l'avevo detto che dovevamo andare con un viaggio organizzato!" rincarò
la dose Sam. "Turisti fai da te? No Alpitur… ahiaiaiaiai!" disse
Boromir pensieroso. "Se siete tanto bravi perché non ci pensate
voi a trovare i cancelli?" sbraitò lo stregone tirando un pugno contro
il muro. "Porco boia che male!" si lamentò portandosi le nocche
alla bocca, mentre il contorno dei cancelli di Moria si delineava distintamente
sulle pietre, rilucendo sotto alla luce lunare. "Ennyn Durin Anan Moria:
pedo mellon a minno. Im marvi hain echant: Celebrino o Egregion teithan i thiw
hin" lesse ad alta voce Gandalf. "Che c'è scritto?"
chiese Frodo, guardando le iscrizioni sopra alla porta. "Bussare!" "Tutta
quella roba vuol dire solo bussare?" Lo stregone si strinse nelle spalle
e bussò. Non successe nulla. "Gandalf, sei sicuro che TUTTA
quella roba voglia dire solo bussare?" Lo stregone annuì, bussando
per la seconda volta. I cancelli di Moria si spalancarono di fronte a loro
lentamente. "Mi dimenticavo che si deve bussare sempre due volte?" "Ma
noi non siamo postini!" fece presente Sam. "Appunto, i postini suonano
sempre due volte, noi invece… oh lasciamo stare!" rispose Gandalf facendo
un vago cenno con la mano per liquidare l'argomento. "OOOOH" esclamò
meravigliato Gimli, guardando l'imponente entrata di Moria. "OOOOH"
esclamò meravigliato Legolas. "Mastro elfo, non credevo che apprezzaste
l'arte raffinata dei nani!" "Eh? Oh no, mi riferivo a quel cucciolone
laggiù!" "Quale cucciolone?" chiese Boromir avvicinandosi
all'elfo. "Quello laggiù!" squittì Legolas, indicando
una specie di piovra gigante con la faccia tale e quale a quella dell'uomo nell'Urlo
di Munch. "Oh merda!" imprecò Boromir "Tutti dentro!" E
Viggo, slacciandosi i pantaloni: "Evvai!" "Non è il momento,
Viggo!" lo sgridò Boromir prendendolo per un braccio e spingendolo
nelle caverne. La piovra d'acqua dolce, piuttosto incazzata, pensò bene
di bloccare i nostri eroi nella miniere, facendo crollare l'entrata. "C'era
da aspettarselo… avevo detto a Balin di non usare materiali scadenti"
mormorò Gandalf sconsolato, mentre montava una lampadina da cento watt
sulla cima del suo bastone. "E ora andiamo. Speriamo che la nostra presenza
passi inosservata" disse conducendo la Compagnia attraverso gli stretti corridoi
di Moria. Viaggiarono per giorni e giorni nella perfetta oscurità, evitando
ragnatele e topi morti, finché Gandalf non ammise che non si ricordava
più da che parte dovessero proseguire. Mentre gli Hobbit e Legolas si facevano
una partita a Shanghai, Viggo s'intratteneva con un buco nel muro e Gimli s'intrecciava
i peli della barba, osservato da uno schifato Boromir, lo stregone si faceva una
fumatina cercando di ricordare da che parte dovessero andare. "Gandalf…"
lo chiamò piano Frodo, attento che nessuno potesse ascoltare i loro discorsi
"Mi sembra che qualcuno ci segua. Sembra una creatura fatta in digitale,
su movenze di un attore in carne e ossa. Sembra così reale e abbastanza
psicopatico da poter essere candidato all'Oscar…" Gandalf guardò
il piccolo Hobbit sospettosamente "Frodo, quanto Prozac hai preso oggi?" "Poco" "Poco
quanto?" "Non più del dosaggio giornaliero" mentì
l'Hobbit. Gandalf lo osservò con occhi critico, poi balzò in
piedi come folgorato da un fulmine. "Per di qua!" disse, facendo
segno di seguirlo in una delle diramazioni che partivano dalla sala circolare
in cui si erano fermati. "Si è ricordato la strada!" "No,
messer Meriadoc. Ho letto semplicemente quel cartello verde laggiù con
la scritta EXIT" La Compagnia proseguì il viaggio, salendo e scendendo
scale, salendo e scendendo scale mobili, prendendo ascensori e montacarichi fino
a raggiungere la grandiosa stanza del trono. Gandalf sostituì la lampadina
con una da duecento watt e illuminò parte della sala per permettere ai
suoi compagni di vedere meglio. "Fa spalancare gli occhi!" mormorò
rapito Sam E Boromir accarezzando pieno di orgoglio il suo corno: "Lo
so" Un urlo di Gimli li fece sobbalzare. Videro il nano correre verso
una sala laterale dove si ergeva un altare di pietra bianco. Il nano, commosso,
s'inginocchiò davanti alla pietra con le lacrime agli occhi. "No…"
mormorò ancora "Che cosa può essere accaduto?" "C'è
un solo modo per saperlo..." disse con sicurezza lo stregone, raccogliendo
qualcosa da terra "… la scatola nera!" concluse appoggiandosi l'oggetto
all'orecchio e cominciando a ripetere quello sentiva. "Tamburi, tamburi
negli abissi… non possiamo più uscire. Stanno arrivando. O cazzo sta
finendo la cassetta!" disse, aprendo il registratore e voltando la cassetta
che era al suo interno "Stanno arrivando... non possiamo più uscire.
Ci hanno circondato. Stanno abbattendo la porta. Siamo in loro balia… gli
aiutanti di Max Factor ci hanno fatto prigionieri e sono tutti armati…" Lo
stregone s'interruppe guardando intensamente Gimli. "E' meglio che tu
non sappia cosa è successo loro…" "No, voglio sapere
che cosa è capitato ai miei fratelli!" Lo stregone chinò
il capo, mentre una grave pena…ho detto penA…gli incupiva i tratti del
viso. "Ceretta" "NOOOOOO" gridò disperatamente
Gimli "nessun Nano è mai stato sottoposto a una simile tortura! Nessun
Nano ha mai rinunciato ai suoi peli" "Gli hanno rifatto anche sopracciglia…" "NOOOOOOOOOOOO" Mentre
gli ululati di dolore di Gimli riecheggiavano nella stanza, Pipino aveva avuto
la brillante idea di buttare una monetina giù dal pozzo che si trovava
nella sala, come rito propiziatorio. Subito un fracasso infernale si levò
dalle profondità della terra. "Oh cazzo" mormorò il
piccolo Hobbit, mentre Gandalf recuperava cappello e bastone incenerendolo con
lo sguardo. "La prossima volta buttati giù tu così da liberarci
della tua stupidità" "Ecchessaràmai per una monetina!"
ribatté Pipino, quando i primi aiutanti di Max Factor, armati di cerette
a caldo, rasoi elettrici e bigodini correvano verso la stanza. "State
vicino a Gandalf!" gridò Boromir "Lasciateli venire…"
urlò di rimando Gimli. "Sìì" esultò Viggo,
slacciandosi i pantaloni "E vedranno che a Moria c'è ancora un
Nano peloso che respira" concluse il Nano, brandendo la sua ascia. Presto
gli estetisti penetrarono nella sala, ingaggiando un'ardita lotta con i membri
della Compagnia… perché questa frase ha così tanti doppi sensi? Improvvisamente
un boato fece fremere il pavimento sotto ai loro piedi. "Maestro, i distruttori"
sbraitò Boromir. "Guarda che hai sbagliato film! Quello lo dice
Ewan McGregor in Star Wars episode I" gli fece presente Merry, estraendo
una rivista di cinema. "Hai ragione! Ragazzi, è un decespugliatore."
si corresse l'Uomo di Gondor. In quel momento un alto figuro, molto somigliante
al gobbo di Notre Dame, anche se più tendente al grigiastro, fece irruzione
nella stanza, puntando immediatamente Frodo. L'Hobbit cominciò a correre
disperatamente urlando "Cavoli vuole incularmi!" "Dovrai passare
sul mio cadavere per avere le chiappe del mio padrone" sbraitò Sam,
frapponendosi tra il decespugliatore e Frodo, ma la versione di Peter Jackson
del gobbo se lo levò di torno velocemente, dirigendosi poi verso l'Hobbit. "FRODO!"
gridarono i tre Hobbit sgomenti, quando il nemico improvvisamente crollò
a terra con una mano sui maroni. Legolas lo finì con una scarica elettrica
del suo Pikachu, mentre gli altri si raccoglievano intorno all'Hobbit. "Sto
bene. Non sono ferito" disse il portatore delle palle mettendosi seduto. "Dovresti
essere inchiappettato a quest'ora" disse Viggo, non senza una certa eccitazione
nella voce. "In quest'Hobbit c'è molto di più di quanto
appaia" disse saggiamente Gandalf, mentre Frodo mostrava la cintura di castità,
dono di suo zio Bilbo. "E ora andiamo al ponte di Kazhad-dum" "Cazzo
an'dum?" ripeté Merry stupidamente. "Kazhad-dum" "Eh
ho capito! Cazzo an'dum?" "Sì, buonanotte" imprecò
Gandalf mettendosi in bocca la pipa e conducendo la Compagnia attraverso la sala
del trono e poi verso il ponte. Ma prima di raggiungerlo lo stregone si fermò,
avvertendo un'ombra fiammeggiante avvicinarsi, del tutto inconsapevole del potente
allucinogeno che Pipino aveva versato nella sua pipa, non visto, per vendicarsi
della figura di merda che gli aveva fatto fare per una stupida monetina. "Correte!"
tuonò Gandalf cominciando a correre come un pazzo. "Che cosa gli
è preso?" chiese Legolas. "Non lo so" rispose Boromir
correndo appena dietro di lui "Tu piuttosto cosa ti sei preso? Corri come
una checca… Viggo!" "Io non l'ho toccato" rispose il Ramengo,
mentre Gandalf faceva loro segno di precederlo su un ponte pericolante. "Sei
sicuro che dobbiamo proprio fare sta cazzata di camminare su un ponte che mi sembra
tutto fuorché solido?" gli fece presente Boromir. "Andate,
le spade ormai non servono più" rispose Gandalf, ormai completamente
in trip. Erano quasi a metà ponte, quando si accorsero che la costruzione
non era ultimata. "Eccheccazzo! Solo noi e quegli imbecilli di Speed potevamo
imboccare una strada che non era finita!" imprecò Merry, continuando
a consultare la sua rivista si cinema. Legolas saltò agilmente dall'altra
parte. Poi toccò a Gandalf e a Gimli e infine a Boromir che assicurandosi
Merry e Pipino sotto alle braccia possenti gridò "Per la forza di
Gondor!". Rimanevano solo Viggo e Frodo… chissà poi perché
non avevano messo subito al sicuro il Portatore delle Palle… quando la costruzione
cominciò a oscillare. "Materiali scadenti" disse, scuotendo
il capo con disapprovazione Gandalf, inalando un'altra boccata di fumo e diventando
sempre più allucinato. Viggo afferrò Frodo per una spalla, mentre
seguivano il movimento a pendolo del ponte con il bacino. Movimento che a Viggo
riusciva particolarmente bene… "Frodo, non aver paura" "No" "Frodo…
chinati" "Eccheccazzo Viggo! anche qui!" si lamentò il
piccolo Hobbit. "Hai ragione" concordò il Ramengo decidendosi
a saltare con Frodo per raggiungere gli altri. Viggo atterrò felice tra
le braccia di Legolas, che gli chiese innocentemente che cosa aveva in tasca di
appuntito… "Vuoi vederlo?" chiese il Ramengo fissandolo negli
occhi, ma Boromir lo strappò da Legolas ricordandogli che era solo un elfo
minorenne, "Il ponte è vicino" gridò Gandalf ricominciando
a correre per sfuggire a un pericolo che solo lui vedeva. Si fermò all'estremità
del ponte, picchiando il suo bastone per terra. "Tu non puoi passare"
gridò. Gli altri componenti della Compagnia si arrestarono dall'altra parte
del ponte, guardando Gandalf che parlava da solo. "Sono un servitore del
Fuoco Segreto e reggo la Fiamma di Anor… e sono dichiaratamente gay…
ritorna nell'ombra…" "Secondo voi che cavolo sta facendo?"
chiese Boromir, ma non ottenne risposta dato che nessuno capiva il comportamento
di Gandalf. Non c'era nulla… assolutamente nulla davanti a lui… solo
Pipino cominciava ad avere il vago sospetto di aver esagerato con la miscela di
Prozac, erba pipa e peli delle gambe di Gimli. "Il fuoco oscuro non ti
servirà a nulla Fiamma di Udul… tu non puoi passare" sbraitò
picchiando di nuovo per terra con il suo bastone. Gandalf sorrise soddisfatto
e stava per tornare verso la Compagnia, quando inciampò nei suoi stessi
piedi e cadde nel vuoto. "Visitate il mio sito: www.gandalfilgrigio.me"
gridò precipitando nel baratro. "Gandalf, non abbiamo capito! Ripeti"
urlò Frodo di rimando. "Visitate il mio sito: www.gandalfilgrig..." Ma
le sue parole si persero nella vastità delle grotte di Moria. "GANDALF
NOOOOOOOOOO" gridò Frodo disperato, ma Boromir gli impedì di
seguire lo stregone nell'abisso. I membri restanti della Compagnia raggiunsero
l'uscita di Moria e si accasciarono al suolo, disperati per la perdita di Gandalf.
Viggo, stranamente più mascolino che mai, pulì con gesto secco la
sua spada nel mantello per togliere le ultime tracce di cipria. "Legolas
falli alzare" disse secco, avendo ormai assunto la guida della Compagnia. Gli
Hobbit lo guardarono frastornati. "Legolas falli alzare" ripeté
il Ramengo. "Concedi loro un momento te ne prego"intervenne Boromir
comprensivo. "Legolas falli alzare" "Ma io non so come si
fa" cantilenò l'elfo, congiungendo le mani dietro alla schiena e dondolandosi
mollemente sulle gambe. "Vieni qui che ti faccio vedere" disse Viggo,
tirandosi giù le brache e gli slippini bianchi che fecero inorridire il
fascinoso Boromir. "Guarda… l'uccello sta giù, l'uccello sta
su… l'uccello sta giù, l'uccello sta su." esclamò accompagnando
ogni affermazione con un movimento della parte in questione. "E' ipnotico"
mormorò Legolas guardando… Viggo con sguardo assorto. "VIGGO!"
lo sgridò Boromir, mentre Merry e Pipino, asciugandosi gli occhi con le
mani, esclamarono in coro: "FIIICO" "Stanotte queste colline
brulicheranno di orchi. Dobbiamo rimetterci in marcia" disse il Ramengo ricomponendosi. La
Compagnia si rimise in viaggio con il cuore appesantito dal dolore per la perdita
abbastanza insensata di Gandalf. Avevano percorso solo poche centinaia di passi
quando Pipino si accorse di avere un bigliettino nella tasca. Si assicurò
che nessuno lo stesse osservando prima di leggerlo. Vi erano scritte solo poche
parole… "SO COSA HAI FATTO". Il piccolo Hobbit lo rimise
in tasca, facendo saettare gli occhi tutt'intorno. Chi di loro sapeva? E con l'angoscia
nel cuore riprese a camminare verso luoghi lontani…
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Capitolo 7 *** IT'S FUN TO STAY AT THE L.O.RIEN! ***
IT'S
FUN TO STAY AT THE L.O.RIEN!
La
compagnia giunse illesa, almeno per il momento, ai limiti del bosco di Lòrien. "State
bene attenti piccoli Hobbit. Dicono che in questi boschi viva una strega con terribili
poteri!" sussurrò Gimli circospetto, guardandosi attorno. "La
strega di Blair?" esclamò eccitato Pipino tirando fuori una telecamera
per videoamatori. "Lo dicevo io che quei rametti appesi agli alberi non
erano pacchiani addobbi natalizi!" sussurrò Sam a Frodo che ormai
era completamente partito di melone per non aver assunto ancora la sua dose giornaliera
di Prozac. Pipino nel frattempo piangeva silenziosamente, guardando diritto
nella telecamera, tirando su con il naso, ormai carico di moccio. "Volevo
chiedere scusa alla mamma di Gandalf… e alla mamma di Sam e alla mamma di
Merry e alla mamma di Boromir e alla mamma di Legolas e alla mamma…" "Comunque
qui c'è un nano che non si farà intrappolare tanto facilmente. Ho
gli occhi di un falco e le orecchie di una volpe…" "E le pulci
di un cane!" esclamò acuto Legolas, balzellando come un puffo tra
un albero e un altro, inciampando poi in una radice e capitombolando a terra. Boromir
lo raggiunse per accertarsi riguardo le sue condizioni di salute. "Fatto
male?" Legolas scosse la testa, ma poi si accorse di avere un tagliettino
alla gamba e prese a piangere senza controllo. "Mi rifà male la
gambaaaaaaa!" Sam imbarazzato si nascose dietro un albero per finire di
mangiare i biscotti che aveva sottratto alle scorte per il viaggio. Improvvisamente
tutta la compagnia si trovò circondata da un gruppo di elfi biondi e decisamente
incazzati. "E questi chi sono mò?" esclamò Gimli schifato
da tanto platinamento. Un elfo dalle movenze gay avanzò verso il gruppetto,
squadrandoli con sprezzo. "Io sono Haldir…" si presentò
con un mezzo inchino e voce sensuale "… e questi sono i miei allegri
compagni del bosco!" Haldir schioccò le dita e il gruppo di elfi
improvvisò un estemporaneo balletto sincopato accompagnati dalla musica
di YMCA. "It's
fun to stay at the L.O.RIEN! It's fun to stay at the L.O.RIEN! You can get
yourself cleaned, you can have a good meal, You can do whatever you feel..." I
membri della compagnia guardavano gli elfi canterini e sgambettanti con gli occhi
spalancati per l'orrore. Quando la musica finì, gli elfi si ricomposero
e tornarono eterei. "Chi siete voi invece?" domandò Haldir,
rassettandosi i capelli. Viggo intercedette per i compagni, pregandoli di fare
silenzio, avvertendoli che lui ci sapeva fare con le lingue degli elfi… e
non vogliamo sapere in che modo! "Io sono Vigg…" "Da
dove venite?" lo interruppe l'elfo brusco. "Veniamo da…" "Cosa
portate?" lo interruppe di nuovo Haldir. "Portiamo le pall…" "Due
fiorini!" esclamò Haldir protendendo la mano, affinché Viggo
pagasse il pedaggio per passare. Viggo guardò i compagni in cerca di
aiuto, prima che Boromir gli facesse notare, rivoltandosi anche le tasche del
grembiulone che indossava, che le scorte danarose le aveva Gandalf… e che
Gandalf, al momento, era leggermente morto. "Lo sapevo che quello li aveva
qualcosa in mente, lasciandosi cadere nel burrone!" esclamò Pipino,
cercando in qualche modo di giustificare la pazzia di Gandalf che invece lui stesso
aveva provocato. "E si è portato via anche tutte le scorte di fumo!"
ribatté tristemente Merry, già in crisi di astinenza. "COSA???
D'ho!" Pipino si lasciò cadere a terra, cominciando a rotolare e sbavare. "Cosa
sta facendo?" domandò Frodo che passava di li sbattuttissimo, con
due grosse borse firmate Adidas sotto gli occhi. "E' in crisi di astinenza." "Ah
bè…" e Frodo si accasciò al suolo imitando le movenze
di Pipino. Merry si unì al duo e Sam fece loro compagnia per simpatia. "Zio
Boromir guarda cosa fanno gli Hobbit!" esclamò Legolas strattonando
per la manica l'uomo di Gondor, costringendolo a guardare quello spettacolo. "Ecchecazzo…" Legolas
si portò una mano sulle labbra fintamente sconvolto. "Hai detto
cazzo!" esclamò additandolo. "Cazzo?" intervenne da lontano
Viggo guardando eccitato nella loro direzione. "No no, hai capito male,
ho detto mazzo!" cercò di riparare Boromir. "Mazzo?!"
di nuovo urlicchiò Viggo da lontano. "No… pazzo! Era Pazzo!" Viggo
si tranquillizzò. "Ahhh…" si tranquillizzò allora
anche Legolas "Posso giocare con loro?" domandò spalancando gli
occhioni azzurri supplichevoli. Boromir annuì. "Basta che non
ti sporchi di erba che altrimenti poi tua mamma chi la sente." Legolas
raggiunse gli hobbit e cominciò a rotolarsi a terra con i piccoletti, prendendo
il posto di Frodo che, soddisfatto, si era andato a sedere poco lontano, osservando
i gioiosi e idioti giochi degli amichetti. Boromir che non sapeva cosa fare
si andò a sedere di fronte a lui. "La morte di Gandalf non è
stata vana!" disse seriamente, guardandolo negli occhi con espressione intensa
"Porti un pesante fardello, Frodo. Non addossarti anche il peso dei morti!" L'Hobbit
sgranò gli occhi in un moto di sorpresa. "E questa frase da dove
viene fuori? Dai cioccolatini? Non ti facevo così saggio Boromir…" L'uomo
di Gondor si gongolò per qualche secondo. "Tanto, comunque vada,
nel film te la tagliano…" "Ecchecazzo!" esclamò
Boromir, scattando in piedi per andarsene. Viggo nel frattempo discuteva animatamente
con Haldir affinché gli concedesse di passare attraverso il bosco e di
accompagnarli da Dama Galadriel. Dopo alcuni minuti il Ramengo si voltò
verso la compagnia raggiante. "Abbiamo trovato un accordo!" esclamò
slacciandosi la patta dei pantaloni, mentre Haldir si sfregava le mani soddisfatto. La
compagnia giunse alfine a Lòrien. Tutti rimasero basiti dalla luminosità
e dalla bellezza intrinseca del paesaggio. Dama Galadriel, i cui occhi brillavano
di luce eterna, posò il suo sguardo sugli otto compagni squadrandoli avidamente
uno per uno. "Il nemico sa che siete entrati qui!" esclamò
Celeborn a fianco della dama di luce. "Ennò mi hanno scoperto ancora!"
esclamò Sirius ancora nascosto dietro un albero, tentando di nuovo di auto
punirsi tirando craniate al tronco. "Eccheppalle!" esclamò
il tronco. "Otto sono qui, mentre nove sono partiti da Gran Burrone. Ditemi,
dov'è Gandalf? Perché molto desidero parl… ma ehi!" si
interruppe nella sua solennità d'elfo accortosi di Viggo che nel frattempo
si era scagliato su di lui per avvinghiarsi alla sua gamba. "E ma basta!"
esclamò scocciato Boromir. "Non vi preoccupate…" lo giustificò
nel frattempo Legolas "… se fa così vuol dire che gli piacete!" "Ah
bè…" disse Celeborn, mentre Boromir trascinava via Viggo per
la collottola. "Gandalf il grigio è caduto nell'ombra…"
intervenne Galadriel eterea fino all'osso. "Veramente è caduto
in un burrone di Moria." puntualizzò Legolas. "Era a chiocciola?"
domandò Galadriel. Legolas annuì con veemenza. "Nani
di merda!" Gimli abbassò lo sguardo in imbarazzo, portandosi le
mani dietro la schiena, tracciando con un piede degli immaginari cerchi nel terreno. "Ma
non crucciarti Gimli, figlio di Gloin…" Merry cominciò a ridacchiare:
"Gloin… ihihihih!" "La vostra missione è sulla lama
di un coltello. Una piccola deviazione…" Galadriel posò il suo
sguardo su Boromir che cominciò a sentire delle fitte allucinanti all'inguine. "Dai
amore mio, non adesso…" la rimproverò Celeborn che conosceva
i segreti del cuore della moglie. Galadriel però non lasciò in
pace Boromir che, sconvolto dal dolore, si portò una mano sui maroni imprecando
in Gondoriano. "… e la missione fallirà, per la rovina di
tutti!" Tutta la compagnia delle Palle fissò Boromir con aria di
rimprovero. "Che c'è?" fece l'uomo di Gondor allargando le
braccia. "Ma la speranza permane, fin quando la compagnia sarà
fedele. Che i vostri cuori non si turbino…" "No e perché
mai turbarsi?" mormorò Sam scotendo il capo "Ci avesse detto
che il nostro viaggio sarà come una gita a Gardaland!" "Gardaland?
Io voglio andare sulle montagne russe!!!" squittì Legolas "Siii,
le montagne russe!" esclamò Viggo lanciandosi sulle tette di Galadriel,
sconvolgendo sia la dama che tutti gli altri elfi comparse. Boromir ripresosi
dallo strizzamento delle palle… (le sue questa volta) scattò per trattenere
Viggo. "Andate a riposarvi ora!" disse Galadriel guardando Boromir,
passandosi la lingua sulle labbra e lanciandogli un occhiolino che lo fece rabbrividire. La
notte era giunta, Legolas si disperava udendo il canto mortuario degli elfi e
non riusciva a dormire. "Young
man, there's no need to feel down. I said, young man, pick yourself off the
ground. I said, young man, 'cause you're in a new town There's no need
to be unhappy" "Un
lamento per Gandalf!" "Non si capisce un tubo, che dicono?"
domandò Merry. "Meglio non te lo dica…" "Ma è
la canzone che cantavano Haldir e i suoi allegri amici nel bosco questo pomeriggio?" "Deve
essere il loro inno nazionale!" fece spallucce Legolas. Sam nel frattempo
si era dato da fare per rimboccare le coperte al suo padrone, riempirgli un bicchiere
d'acqua e imboccarlo con il suo Prozac. "Dormite bene padron Frodo!"
disse schioccandogli un bacio sulla fronte. "E attento al Babau!" Frodo
si fece piccolo piccolo e si rincantucciò nel suo sacco a pelo. Boromir
si avvicinò al suo giaciglio e cominciò a prepararsi per la notte. Con
una sola mossa si sfilò di dosso il grembiule rivelando due pettorali da
urlo… urlo: AAAAAAAAAHHHH, e l'iscrizione che portava su una maglietta bianca
sotto il vestito. "Faccio rinsavire anche le lesbiche" Viggo,
al cui sguardo non era sfuggita la scritta, spalancò gli occhi già
visibilmente eccitato. "Cosa significa questa?" domandò vibrante. Boromir,
accortosi solo in quel momento dell'errore che aveva appena commesso, si portò
una mano alla fronte e cercò di tergiversare senza rendersi conto che,
a verità svelata, non era una cosa molto semplice. "Penso di dovervi
rivelare un grande segreto!" si arrese alla fine, mentre tutti i membri della
compagnia gli si facevano attorno. "Anche lui vede la gente morta?"
sussurrò Merry a Pipino mentre questo annuiva consapevole. Da dietro
le fronde di un albero di Lòrien, Sirius udita l'affermazione del piccolo
Hobbit mormorò un:"Cazzo mi ha visto anche lui." L'albero
dietro cui era nascosto si alzò e se ne andò scocciato. "Vi
ho tenuto nascosto un grande segreto ma… dovete sapere che il corno di Gondor
in realtà ha una grande missione… e riguarda esattamente l'iscrizione
su questa maglietta." confessò Boromir con solennità. "Cioè
devi far rinsavire anche le lesbiche?" esclamò Viggo trattenendosi
dall'avvinghiarsi ad un albero lì vicino. "Esattamente." "FIIICO!"
urlarono all'unisono Merry e Pipino. "Hai altre magliette di quel tipo?"
domandò il Ramengo avvicinandosi all'uomo di Gondor. "Ovvio che
si, ho creato un grande movimento a sostegno di questa causa… gadget e magliette
si sprecano." "Allora non è che ne avresti una da prestarmi?
Sai ho dimenticato di portare il pigiama… potrei anche dormire nudo ma…" Boromir
si affrettò a lanciargli una maglietta. Quando Viggo ebbe finito di
infilarsela sul petto faceva mostra di sé l'iscrizione: "Le lesbiche
lo fanno meglio!" Legolas accortosi dello scambio di magliette si
avvicinò al duo, trascinando con se il suo grosso cucciolone di cane a
tre teste Fuffi, che sbavava tutt'intorno. "E io? Anche io ho dimenticato
il pigiamino… hai una maglietta anche per me zio Boromir?" disse esponendo
il labbro inferiore, guardando supplichevole l'uomo di Gondor. Boromir scompigliò
i capelli dell'elfo, mettendo in agitazione i truccatori che ci avevano messo
un'ora per acconciare la parrucca dell'elfo, e gli passò un'altra maglietta. Su
di essa vi era una riproduzione di Boromir in tutto il suo sfavillante splendore.
Completamente nudo, nella posa del David di Michelangelo, al posto della foglia
di fico a coprire le sue pudenda vi era il grosso e bianco corno di Gondor. Sotto
la fotografia una sola iscrizione in inglese: Let's try it! "Non
è giusto io volevo quella!" si indignò Viggo bramando la maglia
di Legolas che cominciò a correre lontano per trovare riparo dal Ramengo. "Lascialo
stare Viggo! Ti ho già detto che è ancora minorenne!" gli urlò
di rimando Boromir. Il
sonno alla fine giunse per tutti i membri della compagnia, ma un'ombra bianca
e sfavillante si aggirava per l'accampamento alla ricerca di qualcuno. "Boromiiir,
Borooooomiiiir!" esclamò una voce eterea e strascicata. Il povero
uomo di Gondor sentì un freddo brivido serpeggiargli lungo la schiena. La
dama voleva lui, lo sentiva nel sangue. Peccato che il suo Corno fosse destinato
ad una ben più solenne missione. Non poteva permettere che venisse utilizzato
per altri fini. Per cui cercò di ignorare la voce e si concentrò
sui rumori soffocati di Viggo, avvinghiato ad un roccia. Fortuna volle che
dama Galadriel si imbattesse nel piccolo Frodo. "Aaaaah! Il babau! E dire
che Sam mi aveva avvertito!" urlicchiò l'hobbit cercando riparo dietro
un albero. "No scusa ma mi hai vista bene?" esclamò Galadriel
indignata "Sono pelosa? Ho la barba? Puzzo?" "Che non sei Gimli
lo avevo capito!" L'elfa lo analizzò per un attimo e prese la sua
decisione. "Seguimi…" gli ordinò perentoria. "Ma
io dovrei andare in bagno." "Seguimi!" Frodo abbassò
il capo e sconsolato seguì la dama di luce. Sam che in quel lasso di
tempo aveva avvertito la mancanza del suo padrone, si alzò dal letto per
andare a cercarlo, seguì la pista di peli che Frodo aveva lasciato al passaggio
dei suoi piedoni e intravide, dietro una fila di cespugli, colui che stava cercando.
Non riusciva a capire bene la conversazione ma alcuni concetti fondamentali non
sfuggirono alle sue vigili orecchie di Hobbit. "Se me lo chiedi…
io te lo do!" disse la flebile voce di Frodo. "Me lo offri di tua
spontanea volontà? Non ti nascondo che il mio cuore lo ha desiderato a
lungo…" ribatté vibrante la voce di Galadriel. Sam non riuscì
a trattenersi e sbucò dai cespugli urlando la sua ira. "FRODO NON
GLIELO DARA' MAI!" "Troppo tardi!" esclamò raggiante
Galadriel per nulla turbata dall'improvvisata di Sam "Parco della Vittoria
è già mio!" Frodo fece spallucce spostando di qualche passo
la sua pedina dell'elfopoli, la versione elfica del Monopoli. "Vuoi giocare
anche tu?" offrì l'hobbit allungandogli una pedina. Sam si avvicinò
alla coppia con aria leggermente imbarazzata. "Allora?" "D'accordo…"
disse infine "Però solo se mi concedete la proprietà di Minas
Thirith!" La mattina
dopo i membri della compagnia, prima della partenza, si radunarono di fronte a
Dama Galadriel per ricevere i doni che gli elfi avevano preparato appositamente
per ognuno di loro. Legolas fu così felice di ricevere il suo arco che
per tutta la mattinata non fece altro che sventolarlo a destra e a manca, prendendo
in testa tutti quelli che gli stavano vicino. "Chi sono?" continuava
a dire a tutti, imitando quello che doveva essere Robin Hood. Gimli si accontentò
di qualche capello di Galadriel, in fondo, sotto sotto, tutti sapevano che i nani
erano un po' feticisti. Merry e Pipino ricevettero dei pugnali, ma non sembrarono
molto soddisfatti, speravano che gli elfi gli regalassero qualcosa di più
"interessante" dato che le scorte di Gandalf erano andate perdute. Quando
tutti ebbero ricevuti i propri regali e vestiti i mantelli elfici, si diressero
alle imbarcazioni che erano state preparate per la loro partenza. Legolas tutto
saltellante, raggiunse la sua barca e sistemò del cibo nella sacca per
scorte. "Lembas!" esclamò mostrando una specie di galletta
scolorita a Merry e Pipino "Un morso di questi è sufficiente a sfamare
lo stomaco di un uomo adulto." e concluse con un rutto potente. "Legolas!!!"
lo rimproverò Boromir, mentre l'elfo indicava Viggo come a giustificare
i suoi comportamenti. I due piccoli Hobbit si guardarono in viso e entrambi
capirono quello dovevano fare. Ne sbriciolarono una grossa quantità e riempirono
le loro pipe. "Dici che funzionerà?" esclamò Pipino
perplesso. "Non lo so, ma tentar non nuoce." Dopo la prima boccata
di fumo i due Hobbit smisero di parlare, persi in trip di elfi nudi e volanti. Il
gruppo si mise alfine in viaggio, salutarono dama Galadriel e tutti gli elfi che
avevano nuovamente improvvisato un balletto di commiato sulle rive del fiume e
solcarono le correnti delle sue acque cristalline, verso la loro nuova destinazione
e alla, ahimè, fine del viaggio della compagnia. "Io so chi muore,
io so chi muore!" esclamò Merry sventolando la sua copia del libro. "Non
dircelo!" gli urlò dietro Frodo "Altrimenti poi ci perdiamo tutto
il gusto!" "E se ve lo dico che mi fate? Che mi fate?" Pipino
rassicurò Frodo. "Straparla. Non regge molto bene il Lembas! Prima
voleva farmi credere che saresti fuggito con Sam." Frodo guardò
Sam con orrore mentre questo lo ricambiava con un sorriso raggiante di felicità. "Ehi
zio Boromir perché porti gli occhiali da sole?" domandò Legolas
dalla sua barca, notando che l'uomo di Gondor era rimasto silenzioso e schivo
per tutta la mattinata. "Mi da fastidio il sole!" rispose. "Non
ti senti bene?" gli chiese allora Viggo avvicinandolo. "Provaci tu
a rimanere sveglio tutta la notte per paura che attentino al tuo Corno… non
è una bella sensazione." E così dicendo si tolse gli occhiali
per mostrare un bel paio di borse sotto gli occhi. "Per i Valar!!!"
esclamò Viggo aumentando l'andatura scioccato. "Un gara di canottaggioooooo!"
urlò allora Legolas, prendendo a remare sempre più velocemente. "Chi
arriva ultimo è culooooooooo!" "Sua madre mi ucciderà!"
esclamò rassegnato Boromir, ormai consapevole che Legolas era stato traviato
negativamente dalle cattive abitudini della compagnia. "Non sarà
sua madre…" gli sussurrò Merry ridacchiando, continuando a sventolare
la sua copia del libro con l'aria di uno che la sa lunga.
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Capitolo 8 *** La compagnia si scioglie ***
LA COMPAGNIA SI SCIOGLIE Il
viaggio proseguiva velocemente e senza fatica, dato che le barche venivano trascinate
dalla corrente. Legolas, che si era arrotolato le maniche della casacca fino alle
spalle e aveva indossato i suoi occhiali da sole, faceva penzolare mollemente
un piede nudo dalla barca, mentre fischiettava allegro nella speranza che qualche
pesce abboccasse alla canna da pesca che gli aveva costruito lo zio Boromir, usando
uno dei remi e i peli della barba di Gimli. Il Nano passava tutto il suo tempo
a rimirare i capelli di Dama Galadriel, mentre Viggo e Boromir si riposavano.
L'unico a non essere felice di quella mini crociera era Sam, che vomitava per
gran parte del tempo. "Padron Frodo" chiamò piano l'Hobbit,
pulendosi la bocca con un fazzoletto. "Ti senti meglio, Sam?" "Io…
credo di no. Ho appena visto un ramo con piedi, occhi e braccia che ci seguiva!" "Sam,
non è che mi hai fregato il Prozac?" gli domandò Frodo sospettoso. "No,
no! Padron Frodo, non farei mai una cosa del genere… ma l'ho visto…
l'ho visto era un cavaliere ed era morto senza testa!" "Sam! Questo
lo dice Johnny Depp ne Il Mistero di Sleepy Hollow! La vogliamo smettere
di prendere le battute dagli altri film!" s'infervorò Merry, sventolando
la sua rivista di cinema sulla barca lì accanto. "Rimettiti seduto,
Dawson." lo redarguì Pipino, costringendolo a sedersi e ficcandogli
in bocca la pipa. "Altrimenti te lo do io il Creek! Sulla testa però…"
E l'incidente finì lì. Un paio di ore più tardi si accamparono
sulle rive del fiume, accendendo un grande falò, dove fecero rosolare dei
marshmellow "Che cosa facciamo?" cinguettò Legolas, saltellando. "Che
vitalità che hanno questi bambini" disse Gimli, scuotendo il capo
e assumendo un'espressione fintamente saggia. "Raccontiamo storie di fantasmi!"
propose Pipino, inspirando una lunga boccata di… lembas. "Evvai!"
esclamò Sirius. "No, io ho un paura…" piagnucolò
Legolas "Ah! Un fantasma! Un fantasma!" urlò indicando Sirius
e ballonzolando come se gli scappasse la pipì. "E' uno spettro
delle balle!" disse Boromir senza scomporsi. "Volevi dire… palle!"
lo corresse Legolas. "No, no, balle! Non vedi quanto è sfigato?
Fagli vedere chi sei, Legolas! Ormai sei un elfo grandicello! Coraggio! Manda
via il mostro cattivo!" lo incoraggiò Boromir, porgendogli l'arco
che gli aveva regalato Galadriel. "Mostro a chi?" s'indignò
Sirius scuotendo la sua bella capigliatura. "CI! Lo mando via io quel
brutto cattivo!" "Aridaje!" mormorò Sirius, mentre Legolas
scoccava una freccia che gli mancò di poco la testa. "Non mi prendi!
Non mi prendi" cominciò a cantilenare il fantasma, improvvisando un
balletto di scherno a mezz'aria. In quel momento una freccia gli trafisse l'inguine. "Cazzo
mi ha preso… tanto sono incorporeo! Che me frega!" disse, quando un'altra
freccia gli trapassò il petto. Il fantasma si portò alle spalle
di Legolas velocemente e gli sussurrò in un orecchio: "Ce la fai a
farlo in mezzo alla confusione…" "Io sì! Io sì!"
esclamò Viggo sventolando una mano. "Ce la fai a farlo quando conta
davvero?" proseguì imperterrito Sirius, con voce seria. Legolas
incoccò una freccia e fece per colpire una mela sulla testa di Sam quando
Sirius urlò "BUUU". La corda dell'arco sfuggì dalle
mani di Legolas e la freccia andò a conficcarsi nella chiappa di Merry
che stava cercando qualcosa nella barca. "Ma Viggo!" esclamò
l'Hobbit voltandosi, ma si accorse che il Ramengo era avvinghiato a un albero,
tutto preso dalle sue… necessità. "Che c'è?" ansimò. "No,
niente…" si scusò Merry "Ma dov'è finito Frodo?"
chiese, guardandosi intorno. Sam, che si era appisolato, sfinito per aver passato
il pomeriggio a sboccare, si mise sull'attenti. "Padron Frodo?" chiamò
mentre il panico s'impossessava di lui. "FRODOOOO" Ma il portatore
delle palle in quel momento stava vagando nel bosco alla ricerca di un bagno. "Mi
va bene qualsiasi cosa… anche una turca!" mormorò, quando un'ombra
imponente gli si parò davanti. "Il babau!" strillò
terrorizzato. "No, sono io" disse Boromir. "Ah… mi hai
spaventato." mormorò il piccolo Hobbit, cercando di calmare i battiti
del suo cuore, come succede alle due autrici ogni volta che compare in scena Boromir… "Senti,
Frodo… dobbiamo decidere dove andare… prendiamo la strada verso ovest.
Andiamo a Gondor. Lì le palle sarebbero al sicuro…" disse suadente
l'uomo. "Di nuovo! Ti abbiamo detto di no-oo!" "Uffa! Ma
a Moria ci siamo andati come voleva il Nano peloso!" piagnucolò Boromir
pestando i piedi in un modo che a Frodo ricordò Legolas quando faceva i
capricci. "Sì, e guarda che bel risultato: Gandalf è morto!" "La
morte di Gandalf non è stata vana! Porti un pesante fardello, Frodo. Non…" "E'
inutile che ci provi! Intanto questa battuta te la tagliano!" lo interruppe
bruscamente l'Hobbit roteando gli occhi. "E ma cazzo!" "Sarà
meglio tornare dagli altri ora." disse Frodo, girandosi e facendo per tornare
all'accampamento quando sentì su di sé lo sguardo penetrante di
Boromir. Lentamente si voltò fino a incontrare i suoi occhi stravolti,
con i propri non meno stravolti. "Frodo" sussurrò facendo
vibrare la erre per qualche secondo. L'Hobbit deglutì a fatica, portandosi
una mano alla gola, come a proteggere le palle e indietreggiò di un passo. "Boromir
no" mormorò con un filo di voce e scuotendo la testa "Tu non
capisci… quelle palle mi servono. Non vedi?" disse, sollevando con cura
il suo corno "Il corno di Gondor è potente, ma… immagina che
cosa potrei fare con le Palle di Draco. Schiere e schiere di donne…" "Le
palle non si possono usare, lo sai bene…" "Dammi le palle, Frodo!"
gridò Boromir scagliandosi sul mezz'uomo, ma Frodo gli sfuggì per
un puro colpo di culo. "Dammi il culo, Frodo!" urlò Boromir
inseguendolo. "Oh no!" piagnucolò Frodo "Anche Boromir
vuole incularmi!" . In quel momento le palle… di Draco cominciarono
a girare e Frodo scomparve, mentre Boromir tentava di placcarlo e cadeva rovinosamente
a terra. "Che cosa ho fatto…" bofonchiò rimettendosi
seduto e tirando fuori il suo copione "Qui c'è scritto che Frodo mi
scappa per un colpo di culo… non che io dovevo chiedergli il culo! Frodo,
perdonami! Ho letto male! Frodo, torna! Rifacciamo la scena. Peter, intervieni
tu. Convincilo a tornare." "Mi spiace, non posso" rispose il
regista. "Ma non puoi fare un cammeo a questo punto del film nelle vesti
di fatina buona? Intanto ogni tre per due ci stai tra i maroni… o te o tua
figlia…" L'uomo si strinse nelle spalle, facendo segno ai cameraman
di continuare a girare. "NOOOOOOOOOOOO" urlò Boromir, ma Frodo
era già lontano. Si stava arrampicando su per una costruzione in rovina,
quando vide davanti a sé una torre oscura e in cima ad essa un grande occhio
rosso senza palpebre. "Il Grande Fratello" mormorò Le palle
smisero immediatamente di girare e Frodo cadde all'indietro. "Che botta"
disse massaggiandosi la nuca. "Frodo!" L'Hobbit si rimise in piedi,
guardando sospettosamente il Ramengo che si stava avvicinando. "Sta' lontano" "Voglio
solo proteggerti" disse l'uomo. "Puoi proteggermi da te stesso?" Viggo
s'inginocchiò davanti a lui con le lacrime agli occhi, mentre Frodo gli
faceva vedere le palle… di Draco. "Sarei venuto con te fino alla
fine… tra le fiamme di Mordor" disse, riallacciandosi la patta dei pantaloni
"Senza violare… sai che cosa…" "Lo so. Prenditi cura
degli altri. Specialmente di Sam. Lui non capirà!" disse Frodo, commosso
almeno quanto il Ramengo, che improvvisamente si rimise in piedi indicando la
cintura di castità di Frodo che sbucava al di sopra dei pantaloni e brillava
di un intenso color blu. "Scappa!" ruggì Viggo. Frodo cominciò
a correre, saltando massi, dribblando alberi ed evitando venditori porta a porta.
Nel frattempo tutto il bosco era stato invaso da un'orda di donne urlanti, che
sventolavano cartelli propagandistici e bastoni dall'aspetto poco amichevole.
Viggo si stava dando da fare tastando culi e tette, nel tentativo di impedire
alle nuove venute di catturare Frodo. "Potere del Cristallo d'Argento,
vieni a me!" urlò Legolas con i capelli biondi che ondeggiavano al
vento. "Oh cribbio, adesso si crede Sailor Moon!" borbottò
Gimli, che spaventava i nemici solo con la sua presenza. "Ti copriamo
noi, Viggo. Vai a vedere se Frodo è riuscito ad arrivare incolume alle
barche!" disse Legolas, sfoggiando magicamente un vestitino corto e un paio
di stivali da baldracca lunghi fino al ginocchio. I suoi bellissimi capelli biondi
erano legati in due codini e in mano aveva uno scettro a forma di mezza luna.
"Cazzo, quanto sei figo!" mormorò il Ramengo con la bava
alla bocca. "Viggo vai…" proruppero in simultanea Legolas e
Gimli quando un suono assordante di propagò per tutta la vallata. "Il
Corno di Gondor!" esclamò Legolas, voltandosi nella direzione da cui
proveniva il suono. "Bel primo piano!" disse Peter, compiaciuto. "Legolas…
quante volte te lo abbiamo spiegato? Non si chiama Gondor! Si chiama Boromir!"
ribatté Viggo pazientemente. "Ma il Corno è di Gondor!" "No,
è di Boromir!" s'intromise Gimli. "Allora, Legolas, ripeti:
il corno di…" "Boromir!" "Bravo!" gli disse
Viggo scompigliandogli affettuosamente i capelli e poi cominciando a correre per
soccorrere Boromir, seguito dal Nano. "Galline" sibilò Legolas
in direzione dei suoi due compagni. Nel frattempo Boromir si stava beccando
un mucchio di legnate, con Merry e Pipino seduti su un muretto lì accanto
a fumare. "Chi siete? Che cosa volete da me?" chiese il guerriero,
risollevando di poco la testa. "Dovresti saperlo!" rispose una delle
sue assalitrici, rifilandogli una bastonata sulla natica. "Siamo la Lega
Lesbiche della Terra di Mezzo, porco!" "Prendetevela con me…"
disse coraggiosamente l'Uomo di Gondor "Ma lasciate stare i piccoletti". In
quel momento le donne si accorsero dei due Hobbit pacificamente seduti poco lontano. "Sono
adepti del Corno di Gondor! Catturiamoli!" gridò una donna grossa
come un troll di caverna e con quattro strati di fard sulla faccia. Merry e
Pipino guardarono impietriti quel popò di donna, chiedendosi se dopo gli
Elfi nudi non fosse un'altra allucinazione causata dal lembas nelle loro pipe. "NOOOOOOOOOOOO"
urlò Boromir, facendo per alzarsi ma si beccò l'ennesima dose di
legnate. Nel frattempo la donna gigante aveva afferrato i due Hobbit e se li
era caricati in spalla senza troppa fatica. "Le sto toccando le bocce
con i piedi" esclamò tutto compiaciuto Merry "FIIICO!" "Io…
non capisco che cosa le sto toccando, ma è fico lo stesso!" rispose
Pipino, mentre la donna si allontanava seguita da gran parte dei membri della
Lega Lesbiche. Boromir stramazzò definitivamente al suolo, pronto a
ricevere la batosta finale, quando Viggo si catapultò sulle donne con le
brache calate. Arrivarono anche Gimli e Legolas, versione Sailor Moon, a dargli
una mano e presto la battaglia fu vinta. Boromir rantolava sotto a un albero,
pallido e sanguinante. "Una Spice Girl!" mormorò non appena
vide Legolas avanzare di qualche passo verso di lui. "Ma no zio Boromir"
cinguettò Legolas, scuotendo i lunghi codini biondi "Sono Sailor Greenleaf!
Non mi riconosci?" "Si è completamente fottuto il cervello…"
imprecò Boromir, ormai privo di forze. Viggo si chinò su di
lui. I segni della dura lotta ancora evidenti su di lui. "Ti avrei seguito
fino alla fine, fratello mio. Mio capitano…" E Legolas e Gimli salendo
su due rocce e sollevando il braccio in avanti "Capitano, mio capitano!" "Tanto
non c'è Merry che ci sgrida perché l'abbiamo fregato da L'attimo
fuggente!" ridacchiò l'elfo. "Se solo non mi avessi fatto
diventare una checca Legolas! Legolas, vieni qui! A te non piacciono i maschi!
A te piace la f…" ma il guerriero non poté finire la frase dacché
Viggo l'aveva colpito in testa con una pietra. "Che cosa stava dicendo
zio Boromir?" chiese Legolas, accucciandosi di fianco all'uomo. "Devi
essere forte, Legolas. Boromir è morto!" Gli occhioni di Legolas
si riempirono di lacrime, mentre Viggo lo abbracciava, accarezzandogli il bel
fondoschiena, malamente coperto dalla gonnellina. "Non può essere
morto! Non c'è il rigor mortis!" disse Gimli, con l'aria di un esperto. "Rigor
mortis." ripeté stupidamente Viggo, mentre un filo di bava gli colava
dalla bocca. "E' questo il rigor mortis, zio Viggo?" chiese innocentemente
Legolas, indicando l'inguine del Ramengo. "Possiamo anche parlarne…"
rispose Viggo allungando le zampe verso l'elfo, quando Gimli si erse come ultimo
difensore della virilità… si fa per dire visto che era vestito come
Sailor Moon, del principe di Bosco Atro. Intanto un piccolo Hobbit dalla capigliatura
riccioluta stava piangendo da solo sulla riva del fiume. Sarebbe rimasto lì
tutto il giorno a piangere e a farsi di Prozac, se il regista non lo avesse inseguito
con una motosega per farlo muovere. Frodo calò in acqua una braca e
cominciò a remare per raggiungere l'altra sponda smadonnando per la fatica
quando una voce… o meglio, la bellissima voce di Max Alto, lo chiamò. "Padron
Frodo!" "Sam…" mormorò il piccolo Hobbit, mentre
un rivolo di sudore freddo gli colava giù dalla tempia fino al mento "Non
ce la faccio a remare con Sam sulla barca! Affonderemo!" si disse, cominciando
a remare con più foga. "Padron Frodo!" lo chiamò ancora
Sam, inseguendolo. "Torna indietro, Sam! Non sai nuotare!" "Non
ve ne andrete senza di me!" rispose l'Hobbit grasso, continuando ad avanzare
finché non sprofondò nell'acqua. Frodo lo guardò per qualche
istante sbracciarsi nell'acqua, prima di stringersi nelle spalle e riprendere
a remare "Ho le vostre scorte di Prozac!" A quelle parole Frodo
fece girare la barca e raggiunse velocemente il punto in cui Sam era stato inghiottito
dal fiume. Si sporse e lo afferrò per… le maniglie dell'amore. Con
un ultimo sforzo lo issò sulla barca. "L'ernia…" gemette
l'Hobbit, ansimando "Oh Sam, perché l'hai fatto?" "E'
per una cosa che ha detto Gandalf… non lasciarlo Samwise Gamgee e non intendo
farlo." "Oh porco…" imprecò Frodo, ricominciando
a remare, aiutato da Sam. Nel frattempo sulla riva alle loro spalle, Viggo,
Gimli e Legolas avevano messo Boromir e il Corno dentro una barca. "Addio
figlio di Gondor!" mormorò Legolas commosso. "Ancora! Legolas,
suo padre è Denethor, non Gondor! Ma sei proprio duro di comprendonio!"
lo sgridò Gimli, mentre la barca si allontanava verso le cascate. "Du-rooo!"
esclamò Viggo, quando un urlo riecheggiò nella valle. "NON
SONO MORTO! VIGGOOOOOOO!" "Avete sentito?" chiese l'Elfo. "E'
solo l'eco del Corno di Gondor… di Boromir… vabbè, avete capito!"
rispose il Ramengo, fingendo di non aver visto Boromir che si sbracciava dalla
barca, poco prima di precipitare giù dalla cascata. Boromir gli era sempre
stato un po' sui maroni. "Bene
e adesso che si fa?" squittì Legolas tirando su con il naso, ancora
commosso per la perdita dello zio "Potremmo seguire Frodo e Sam!" Viggo
non rispose alla domanda del piccolo elfo, al contrario si diede una scrollata
feroce, come quella che fanno i cani, e si liberò di tutte le incrostazioni
in eccesso. "Enno! Ci siamo sbattuti per tutte queste pagine e Frodo non
ha fatto niente altro se non continuare a farsi di Prozac e venire inseguito e
catturato e ferito… insomma è ora che se la cavi da solo!" "Ma
non è solo, c'è Sam con lui!" precisò Gimli, prima di
valutare il fatto sotto un altro punto di vista "Povero figliolo, la compagnia
ha proprio fallito!" "Non se riusciamo a ritrovare Merry e Pipino!"
esclamò Viggo sorridendo a trentadue… ventidue denti. (non può
avere 32 denti Viggo, sono troppi per quella bocca!!!) "Lasciate tutto quello
che non ci serve, andiamo a caccia di… Lesbiche!" "Sìì!
Ahah!" esultò Gimli estatico. "Come sei virile!" sospirò
Legolas congiungendo le mani, sognante. "Lo pensi sul serio?" squittì
Viggo, mentre gli occhi gli si riempivano di stelline per l'emozione. L'Elfo
annuì veemente. "Oh beh allora potremmo anche riparlarne dietro
quel cespuglio laggiù!" disse Viggo, circondandogli le spalle con
un braccio, ma l'ascia di Gimli appoggiata alla base del suo collo gli fece cambiare
idea. Indietreggiò di un passo, mentre Legolas guardava ora uno ora l'altro
senza capire. Il Ramengo si sistemò un paio di bracciali di cuoio ai
polsi e si accinse a partire. "Ma Viggo, quelli non sono i bracciali di
zio Boromir? Non glieli avrai mica rubati?" domandò Legolas un po'
perplesso. "Ma no, diciamo che è un… prestito!" esclamò
l'uomo frettolosamente. "Ma zio Boromir non era morto?" "Stai
a guardare il capello…" e così dicendo partì all'inseguimento,
rincorso prontamente da Gimli. Legolas fece spallucce e seguì perplesso
l'eccitato duetto. "Ehi… ehi ma che fate, mi lasciate qui???"
fece eco una voce che però non venne ascoltata da nessuno. Boromir risalì
fluttuante la cascata e tornò nel posto in cui poco prima erano stati i
suoi compagni. Sirius, rimasto nell'ombra ad osservare le scene per tutto quel
tempo, dopo aver sparso abbondanti scorte di pop-gond… corn a destra e a
manca, uscì dal suo nascondiglio. "Eh fratello, questo è
solo uno degli inconvenienti della nostra razza!" disse saccente lo spettro
ingoiando un altro pop-corn che finì a terra come gli altri. "Aaaaaaaah!"
urlò Boromir "Ma tu sei un fantasma???" Sirius lo osservò
dubbioso. Lo aveva già visto prima, ma evidentemente lo aveva rimosso. "No
perché tu cosa credi di essere? Highlander? Dopo un volo come quello si
sarebbe salvato solo un uccello o James Bond!" Boromir notò con
disappunto di avere assunto una tinta trasparente e che per di più fluttuava
nel vuoto. "Se becco quel bastardo di Viggo gliela faccio pagare…"
sibilò furioso "Mi ha anche fregato i bracciali… e nemmeno si
è dato la pena di prendersi cura del mio corn…" Boromir spalancò
gli occhi come fulminato da una rivelazione catastrofica. Correndo a perdifiato,
perciò senza fiato, dato che era morto, giunse alla riva che precedeva
la cascata e guardò giù con orrore. Il corno di Gondor, riluceva
dal fondo e galleggiava trasportato dalla corrente, ma cadendo si era fracassato
in due metà, ma non due metà normali, come qualsiasi altro oggetto
che si spacca a metà, no! Il corno si era fratturato nel mezzo per tutta
la sua lunghezza dividendosi come fosse fatto di carta pesta. "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!"
urlò l'uomo di Gondor, cadendo su quello che rimaneva delle sue fluttuanti
ginocchia. Sirius gli si avvicinò comprensivo. Lo lasciò sfogare
e poi gli allungò uno dei suoi palloncini. "Lo vuoi un palloncino?
Vola…" Boromir tirò su con il naso e annuì. "Bravo,
così mi piaci. Non c'è mica bisogno di prendersela tanto sai? In
fondo una volta imparato a fluttuare per bene è una vera figata fare il
fantasma!" "Sarà…" "Te lo assicuro, un paio
di giorni e perderai tutto questo scetticismo." "Ho scelta?" "Ho
paura di no." ribatté Sirius facendo spallucce "A meno che gli
sceneggiatori del film non decidano di fare uno strappo alla regola." "Stiamo
freschi allora…" esclamò Boromir alzandosi in piedi, palloncino
alla mano, più che determinato a farla pagare a Viggo. "Ehi, e tu
la vuoi una maglietta?" Sirius annuì, afferrando l'indumento che
Boromir gli porgeva e indossandolo. Sulla maglietta riluceva il nuovo slogan del
movimento capeggiato dall'Uomo di Gondor: "Le lesbiche fantasma ci danno
dentro" "FIIICO" esclamò Sirius, sorridendo al suo
nuovo compare, che annuì consapevole. I due spettri si allontanarono
nel bosco chiacchierando amabilmente e progettando piani di rivalsa. Nel
frattempo Frodo e Sam sull'Emyn Muil osservavano Mordor che si stagliava in tutta
la sua inquietante bellezza di fronte a loro. "Mordor…" sussurrò
Frodo ingoiando un Prozac "Spero che gli altri trovino una via più
sicura!" "Non credo li rivedremo!" concluse con un sospiro
mesto. Sam, dietro di lui, lo guardò con una strana espressione dipinta
sul viso. "Magari si Padron Frodo… ma anche NO!" e su quest'ultima
negazione gli si accese un guizzo nello sguardo. Frodo provò un brivido
di freddo ma non disse nulla per molto, molto, molto tempo. "Elijah…
l'ultima battuta!" lo spronò Peter Jackson da dietro un cespuglio
di rovi, mentre tutti i cameraman cominciavano a vedere i puffi a furia di stare
in piedi ad aspettare i comodi di Frodo. Era l'ultimo ciak porco cane! "Non
farmela dire…" piagnucolò l'Hobbit esasperato. "E' sul
copione, è nel contratto, devi!" insistette il regista, facendogli
cenno di continuare. Allora Frodo si girò, guardò Sam tutto scodinzolante
e aprì la bocca per parlare. "Sam……………………………….." Ulteriore
minuto di pathos, in cui fecero in tempo a nascere tre bambini. Frodo sbirciò
di nuovo verso Peter Jackson come a sperare nell'estrema grazia ma Peter scosse
la testa, guardandolo anche piuttosto incazzato. Allora Frodo si girò
nuovamente e riguardò Sam negli occhi. "Sam… ma perché
non vedi di andartene un po' aff…?" THE
END Enya se la canta
appesa ad un albero, mentre sullo schermo ogni tanto guizza qualche elfo che canta
YMCA. *Parte la
musica di coda: Macho Man* Directed
by Peter Jackson
Screenplay
by Egle & Elivi Based
on the book by J.R.R Tolkien And on the movie by Peter Jackson Elijah
Wood (Frodo) Ian
McKellen (Gandalf) Liv
Tyler (Arwen) Viggo
Mortensen (Viggo) Sean
Astin (Sam) Cate
Blanchett (Galadriel) John
Rhys-Davies (Gimli) Billy
Boyd (Pipino) Dominic
Monaghan (Merry) Orlando
Bloom (Legolas) Hugo
Weaving (Elrond) And
Sean Bean (Boromir) Featuring Rowan
Atkinson (Sauron) Gary Oldman (Sirius Black) Alan Rickman (Piton) Film
citati: "Il Gladiatore" "Pulp Fiction" "Matrix"
"In & Out" "Il sesto senso" "Star Wars,
Episode I" "Speed" "So cosa hai fatto" "Il
mistero della strega di Blair" "Il Mistero di Sleepy Hollow" "Robin
Hood, principe dei ladri" "L'attimo fuggente" Cartoni
animati citati: Pokemon Sailor Moon Telefilm
citati: "Dawson's Creek" Per
la musica si ringrazia John Williams per la musica di Star Wars. I Village
People per YMCA e per molte altre canzoni che ci hanno aiutato a scrivere la storia
(Un grazie in particolare a Macho Man). Ogni
riferimento a fatti e personaggi reali è decisamente voluto. Decliniamo
ogni responsabilità su eventuali malori da parte del pubblico. Nessun
rimborso spese. A fine lettura ricordarsi di gettare i sacchetti di pop-corn
e patatine negli appositi cestini. Le autrici ringraziano le fonti che hanno
provocato tutto questo. Grazie
a J.R.R.Tolkien e a Peter Jackson.
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