Pericoli e amori

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una decisione difficile ***
Capitolo 2: *** L'amore di una madre ***
Capitolo 3: *** La speranza di una bimba e il coraggio di una madre ***
Capitolo 4: *** La malattia di Kurenai e il cuore di un sindaco ***
Capitolo 5: *** La morte di Kurenai e la promessa di Kakashi ***
Capitolo 6: *** L'arrivo di Obito e la partenza del sindaco ***
Capitolo 7: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 8: *** Una triste notizia e un nuovo inizio ***
Capitolo 9: *** Il viaggio verso una nuova vita ***
Capitolo 10: *** Una nuova casa ***
Capitolo 11: *** I primi giorni di scuola di Hinata ***
Capitolo 12: *** Uno zio per Hinata ***
Capitolo 13: *** Gli anni passano e le persone non cambiano ***
Capitolo 14: *** Il primo appuntamento di Naruto e Hinata ***
Capitolo 15: *** L'imbarazzo di Naruto ***
Capitolo 16: *** La lettera di Naruto ***
Capitolo 17: *** Le ferite di Naruto e il cuore di Kakashi ***



Capitolo 1
*** Una decisione difficile ***


Parigi
Questa storia inizia in un tempo lontano, pieno di tumulti. Una guerra fra nazioni era appena finita e in pochi anni ne sarebbe iniziata una interna.
Nella città dell’amore qualche anno prima dei tumulti abitava una bella ragazza con la sua piccola e dolce figliola. Kurenai camminava per le vie della città sconvolta dagli avvenimenti degli ultimi giorni. Doveva trovare al più presto un posto dove stare con sua figlia e una maniera per provvedere a lei. Cercava in tutti i modi di trovare un lavoro.
Alla fine decise di andare via da Parigi per cercare un lavoro in altre zone, forse aveva più possibilità. Con lei c’era sempre la sua piccola, Hinata, a cui voleva molto bene. Avrebbe fatto qualunque cosa per farla star bene. Tagliò anche i suoi capelli per guadagnare qualche solo per la sua alimentazione. Ma alla fine si ritrovò costretta a prendere una decisione: doveva lasciare la sua bambina a qualcuno per poter trovare un lavoro decente e mandarle soldi e sistemarsi per bene. Poi sarebbe tornata a riprenderla.
Dopo qualche giorno di viaggio arrivò in una locanda dove trovò due persone, in apparenza gentilissime, disposte a occuparsi di Hinata. Il loro nomi erano Karin e Kabuto e avevano già due bambine.
Kabuto: signora Kurenai non si preoccupi ci occuperemo noi della piccola Hinata. Lo faremo solo per tre monete al mese.
Kurenai: siete gentilissimi. Troverò una sistemazione e vi manderò il denaro ogni mese. Grazie mille.
Karin: non si preoccupi la bambina è in buone mani.
Kabuto: abbiamo già due figlie, si faranno compagnia.
Kurenai: grazie. Ora ascoltami Hinata fai la brava come sempre. Ubbidisci a queste brave persone. Io tornerò presto a riprenderti piccola mia.
Hinata: sì mamma. Torna presto.
Hinata abbracciò la sua mamma e pochi secondi dopo la vide sparire lungo la via.
La bambina ancora non sapeva cosa sarebbe successo in quella locanda in pochi giorni e lo stravolgimento che la sua vita avrebbe subito.

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Capitolo 2
*** L'amore di una madre ***


In un villaggio a qualche chilometro dalla taverna di Kabuto, kurenai trovò lavoro presso un laboratorio tessile. L’unico pensiero che aveva era lavorare il più possibile per mandare i soldi alla sua bambina. Ancora non sapeva quanto erano crudeli le due persone a cui aveva affidato la piccola Hinata. I giorni passavano e in poco tempo Kurenai riuscì a mandare le prime monete a Kabuto. Kurenai era stanchissima ma riusciva lo stesso a lavorare giorno e notte. Man mano che passavano i giorni era sempre più magra e dormiva poco. Ma la ragazza non si scoraggiava e continuava a lavorare. Intanto nella taverna di Kabuto, la signora Karin faceva fare tutte le faccende di casa alla piccola Hinata. Karin: i pavimenti sono sporchi, pulisci. Kabuto: vai anche a prendere la legna per il fuoco. Karin: lava i vestiti di tua sorella Sakura. Muoviti, la mia bambina deve avere i vestiti lucenti. Sakura: già. Sakura, figlia di Kabuto e Karin, non sopportava di dover lavare i panni, quindi come la madre spingeva Hinata a fare tutto al posto suo. La piccola Hinata non si scoraggiava e faceva tutto quello che le ordinavano, aveva promesso alla sua mamma di fare la brava. Mentre hinata era al fiume per lavare i panni, Kabuto pensò di scrivere una lettera a Kurenai per chiederle più soldi. Kabuto: cara con questa lettera avrò più soldi per cibo e vestiti per noi e le nostre figlie. Karin: sei un genio caro. Faremo soldi senza alzare un muscolo. Sakura vai a portare la lettera al corriere. Anche tu da oggi avrai bei vestiti. Ahahahah. Sakura: che bello. Hinata tornata dal fiume e stanca iniziò a strofinare i pavimenti. Non sapeva che quei lavori sarebbero durati ancora a lungo e che in futuro non avrebbe più visto la sua cara mamma. Intanto i giorni passavano e Kurenai continuava a faticare, quando una mattina tornata a casa dal lavoro trovò una lettere del signor Kabuto, nella quale scriveva che aveva bisogno di più soldi per Hinata. Tre monete erano poche per salute, vestiti e cibo. Preoccupata la ragazza decise di intraprendere un secondo lavoro per il bene della sua bambina. Bussò a più porte fino a quando non trovò un lavoro in un altro laboratorio tessile. Questo era diretto da una suora, incaricata dal sindaco della città di gestire le ore di lavoro delle ragazze per non farle ammalare. Kurenai: grazie signora per avermi dato questo lavoro. Ten ten: non si preoccupi qui si sentirà come in una famiglia. Era vero il salario era più alto e le condizioni migliori e Kurenai riisci a inviare in breve più monete a kabuto. con il passare del tempo, con due lavori da mantenere la ragazza si indeboliva sempre di più, ma non voleva mollare per creare un futuro migliore alla sua Hinata.

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Capitolo 3
*** La speranza di una bimba e il coraggio di una madre ***


Erano passati molti giorni e alla locanda nulla era cambiato per la piccola Hinata. Puliva tutto il giorno o doveva cucinare. In più, sopportava anche i capricci di Sakura. Il peggio non era ancora finito. Ino, la seconda figlia di Kabuto ora pretendeva di non dover più svolger i suoi compiti, come faceva la sorella. Ino imitava Sakura in tutto e quindi anche nei capricci. Hinata ora doveva lavorare il triplo. La sorella che all’inizio le era sembrata buona poiché l’aiutava spesso nei lavoretti, si era trasformata in una ragazzina viziata. Kabuto: Hinata muoviti porta dentro i giochi di Ino o si romperanno. Li ho appena acquistati in città. Ino: ho fame, ho fame. Sakura: hinata prepara la merenda. Hinata: sì. Karin: anche per me qualcosa da mangiare. Hinata: sì. Kabuto: bene bene altri soldi dalla signorina Kurenai. Hinata: la mamma ha scritto. C’è qualcosa per me? Una lettera o un fiocco? Kabuto: no mocciosa. Vai a lavorare. Hinata: siete sicuro signore, mia madre aveva detto che mi avrebbe scritto. Kabuto: taci, non c’è nulla per te. La tua mamma forse non aveva voglia di parlare con una bambina cattiva che non lavora duramente. Hinata: la mia mamma non lo farebbe mai. La piccola si girò di colpo e tornò alle sue faccende con grande forza. Kabuto rimase colpito e allo stesso tempo il sangue ribolliva nelle sue vene. Una mocciosa aveva osato rispondere a un uomo come lui. Intanto in città e precisamente nel laboratorio tessile del sindaco, Kurenai lavorava alcune stoffe. Quel giorno, per la prima volta, la ragazza avrebbe incontrato il sindaco che le aveva permesso di lavorare lì, perché era grazie a lui che tante ragazze in città trovavano un buon lavoro. Ten ten: ragazze questo è il signor Kakashi, il vostro datore di lavoro e il vostro sindaco. Ha aiutato molta gente in città. Kakashi: suor Ten ten lei non dovrebbe elogiarmi così. E poi preferisco essere considerato un amico e non un sindaco. Incute un po’ di paura, vero ragazze? All’improvviso Kurenai iniziò a tossire e Kakashi le si avvicinò. Kakashi: mia cara dovreste riposarvi ogni tanto. Kurenai: grazie signore. Ma non posso, ho delle cose importanti da fare. Kakashi: non si trascuri. Fa freddo in questo periodo e ci si ammala facilmente. Se ha bisogno di qualcosa venga da me, provvederò io a tutto. Kurenai: sto bene. Ma grazie lo stesso. Il signor Kakashi rimase colpito dalla forza della ragazza e intendeva saperne di più. Voleva aiutare la gente perché aveva imparato dal suo passato che nella vita non esiste solo la cattiveria ma c’è sempre qualcuno che ti tende una mano.

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Capitolo 4
*** La malattia di Kurenai e il cuore di un sindaco ***


L’incontro con Kurenai al laboratorio fece ricordare al sindaco Kakashi il suo passato. Lui era diventato la persona che era grazie alle persone che aveva incontrato in passato e in particolare alla seconda possibilità che gli era stata donata. Ricordava di quando era fuggito di prigione e quando l’ispettore Obito lo aveva braccato per giorni e giorni. Non sapeva che fine aveva fatto l’ispettore, ma aveva la sensazione che lo avrebbe rivisto presto. Ora lui era cambiato, era una persona migliore che si dedicava agli altri. Il tempo passava e lui ripensava alla situazione di Kurenai. Come poteva una ragazza essere così magra e pallida alla sua età. Decise che voleva sapere di più della donna e indagò un po’ in giro. Anche se faceva domande nessuno ci faceva caso, lui era una persona rispettata da tutti. Scoprì che Kurenai mandava ogni mese una lettera a una locanda a qualche chilometro dalla città. Kakashi: suor Ten ten, sa se kurenai è fidanzata o innamorata? Ten ten: non so niente su di lei. Ma è una cara ragazza. Ha sostituito per più giorni delle ragazze malate e la produzione non è calata. Kakashi: a me sembra che stia lavorando troppo. Devo sapere perché fa tutti questi turni, non voglio che crolli a terra. Voglio aiutarla. Ten ten: non si impicci troppo sindaco. Forse lei non vuole che qualcuno scopra i suoi segreti. Kakashi: non possiamo neanche farla crollare. È anche una mia responsabilità come datore di lavoro e sindaco occuparmi delle persone della città. Ten ten: va bene. Lo faccia con cautela. Kurenai finito il turno uscì dallo studio e sidiresse verso il suo appartamento. All’improvviso tutto intorno a lei girava, si sentiva mancare e cadde a terra. Per fortuna il sindaco passava da quelle parti e la vide a terra. Subito corse da lei, la prese in braccio e la portò a casa sua visto che era più calda. Arrivato a casa, mandò a chiamare il medico che arrivò presto. Il dottore confermò quello che kakashi temeva, la ragazza era malnutrita e molto malata. Aveva la febbre alta e una brutta tosse. Il sindaco mandò a chiamare anche suor Ten ten. Ten ten: cosa è successo? Kakashi: dovete occuparvi della signorina Kurenai per qualche giorno per favore. Ten ten: con piacere. Povera ragazza che febbre alta. Kakashi: non è scesa neanche con la medicina. Kurenai: hinata, hinata, piccola mia. Ten ten: signor Kakashi, la ragazza ha detto qualcosa. Ha pronunciato un nome. Kakashi: sarà la febbre che la fa delirare. Kurenai: Hinata, bambina mia, ti verrò a riprendere, aspettami. Kakashi: ha una bambina, ecco a chi inviava le lettere. Lavorava così tanto per sua figlia. Che donna coraggiosa e piena d’amore. Suor Ten ten, mi raccomando, deve avere le migliori cure. Io le pagherò le spese mediche. Ten ten: come vuole lei sindaco. I giorni passavano e le condizioni di Kurenai non miglioravano. Il dottore non sapeva più quale cura adottare. Kakashi cercava altri dottori per avere nuovi pareri. Intanto alla taverna di Kabuto Kabuto: sono giorni che aspettiamo i soldi e non arrivano. Ino: papà io ho fame. Kabuto: non c’è più niente in dispensa. Abbiamo finito tutto. Karin: hinata vieni qui. Dopo aver preso la legna, vai a raccogliere delle bacche nel bosco. O vai al mercato e fatti dare qualcosa gratis. Hinata: vado a prendere le bacche, c’è della farina, farò una torta se trovo anche le more. Karin: sbrigati le mie figlie non possono aspettare ore per mangiare. Hinata si dava da fare moltissimo. Però spesso pensava alla sua mamma, erano mesi che non aveva sue notizie e le mancava.

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Capitolo 5
*** La morte di Kurenai e la promessa di Kakashi ***


Hinata pensava ai motivi che avrebbero potuto impedire alla sua mamma di scriverle. Sapeva che non mentiva mai e inziava a preoccuparsi. Forse era successo qualcosa e non lo sapeva. La bambina non sapeva che la sua mamma le aveva mandato più lettere perché Kabuto le bruciava dopo averle lette. Era un uomo crudele. Kabuto: ho mandato una lettera a Kurenai da più giorni, ma non ha risposto. Inizio a stancarmi di dover mantenere la sua mocciosa. Karin: si farà viva se non vuole che lasciamo sua figlia al freddo. Kabuto: lo spero per il suo bene. Karin: Hinata corri a prendere qualcosa da mangiare da qualche parte. Hinata: dove? Non mi avete dato i soldi. Karin: arrangiati da sola e non tornare a mani vuote o sarà peggio per te. Hinata: va bene. La povera Hinata era sempre più maltrattata. Era costretta anche a dormire fuori se non portava a casa qualcosa di commestibile. In città Ten ten: signor sindaco, kurenai si è svegliata e vorrebbe parlarle. Kakashi: arrivo. Ten ten: sia cauto non sta ancora bene. Kakashi: sarò attento. Mi volevate parlare signorina Kurenai? Kurenai: le forze mi stanno abbandonando e io voglio chiederle un favore. La sua offerta di aiuto è ancora valida? Kakashi: sì. Mi dica tutto. Kurenai: io ho una bambina. Per lavorare e darle un futuro migliore ho deciso di lasciarla a alcune persone affidabile in una locanda a qualche chilometro da qui. Io non potevo occuparmene. È stata dura separarmi da lei ma non potevo portarla con me, non sapevo a chi lasciarla mentre lavoravo. Ogni mese mandavo al sinor Kabuto, il proprietario della locanda, un po’ di soldi. Ma questa persona mi ha scritto che i soldi non bastavano mai per mia figlia e così ho iniziato a lavorare duramente. Kakashi: siete sicura che questa persona sia affidabile? Kurenai: mi è sembrato gentile la prima volta. Ma ora che ci penso Hinata non ha mai risposto alle lettere. Temo che non le abbia lette. La mia bambina si sarà preoccupata non vedendomi e non ricevendo notizie. Kakashi: forse le ha lette e forse no. Cosa c’è chi vi preoccupa? Kurenai: non ho più potuto mandare i soldi alla locanda, temo che abbiano difficoltà a mantenere anche Hinata. Non vorrei che la trattassero male per mancanza di soldi in più. Kakashi: sarebbe disumano. Kurenai: potete aiutarmi? Kakashi: cosa volete che faccia? Kurenai: potreste occuparvi della mia bambina quando sarò morta. Non mi fido più di quelle persone. Vorrei affidarla a una persona responsabile come lei. Kakashi: vedrà che lei starà bene. Kurenai: non credo, sto troppo male. È arrivata la mia ora. Kakashi: non dica così. Kurenai: la supplico vada a prendere la mia bambina e se ne occupi. Le farò una descrizione di lei. E dica grazie a quelle persone che si sono occupate di lei fino a oggi. Kakashi: io non ho figli, non saprei come occuparmi di una bambina. Kurenai: signor sindaco lei è buono e mi fido, mi ha aiutata per tutto questo tempo. Non c’è una persona più adatta di le occuparsene. Kakashi: va bene. Vi prometto che mi prenderò cura di vostra figlia. Kurenai: ne sono felice e la ringrazio di cuore. La ragazza iniziò a tossire forte e a sputare sangue. Suor Ten ten entrò nella stanza e iniziò a massaggiare la schiena della ragazza e a darle la medicina. Il sindaco corse a chiamare il medico. Ma la situazione era troppo grave. Era tardi per fare qualcosa, le condizioni di Kurenai erano peggiorate e non si poteva più fare niente. Ten ten: forza Kurenai lotta, non ti arrendere. Kurenao: è arrivata la mia ora. Grazie lei è stata molto gentole con me. Ten ten: è stato un piacere cara ragazza. Kurenai: un’ultima cosa, potreste dare questo ciondolo al signor Kakashi, è mio. Vorrei che lo avesse mia figlia. Ten ten: farò come vuole. Kurenai:grazie di tutto. Kurenai sfinita chiuse gli occhi e non li aprì mai più. Suor Ten ten si recò dal sindacò e gli comunicò che Kurenai era morta. Kakashi era distrutto, non aveva potuto fare niente per salvarla, quindi doveva rimediare. Avrebbe mantenuto la promessa fatta e si sarebbe occupato della figlia di Kurenai. Intanto in città era arrivato uno strano individuo che faceva domande sul sindaco kakashi.

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Capitolo 6
*** L'arrivo di Obito e la partenza del sindaco ***


In città era arrivato uno strano uomo tutto vestito di nero. Faceva molte domande sul sindaco Kakashi e si guardava intorno. Il sindaco stava disponendo i preparativi per andare a prendere la piccola Hinata e incaricava i suoi collaboratori di occuparsi dei documenti in sua assenza. A breve sarebbe partito ma non sapeva quando sarebbe rimasto lontano. All’improvviso qualcosa o meglio qualcuno fece cambiare i suoi piani. Ten ten: signor sindaco c’è un uomo qui fuori che vorrebbe parlarle? Kakashi: lo faccia entrare. Quando Kakashi vide l’uomo ricordò ancora una volta i suoi anni in prigione e la sua fuga. Con grande forza restò impassibile e non fece trapelare alcuna emozione. Obito: buonasera signor sindaco. Mi presento: sono l’ispettore di polizia Obito Uchiha. Ho seguito le tracce di un fuggitivo fino a questa città. Sa sono anni che lo seguo. Sono venuto da voi per avere delle informazioni. Come sindaco voi conoscete tutti qui, avete mai sentito parlare di un certo Hayao? L’ispettore aveva sospetti sul sindaco, ma nessuna prova per accusarlo. Sapeva il cognome del fuggiasco. Fortunatamente il sindaco aveva cambiato il suo cognome in Hatake. Kakashi: mai sentito e qui in città conosco tutti. Forse l’uomo è solo passato di qui o non è mai stato in città. Obito: forse sì e forse no. Ora devo andare se avrò qualche altra domanda tornerò. Sono sicuro che ci rivedremo. A presto. Kakashi: arrivederci. Ten ten: sta bene signor sindaco? È un po’ pallido. Kakashi: sto bene. Devo partire per molto tempo per degli affari personali, quindi dovrò lasciare il mio incarico da sindaco. Già so che il mio successore si occuperà al meglio della città, ho in mente la persona giusta per questo lavoro. In più, suor Ten ten le lascio dei soldi per mantenere al meglio il laboratorio tessile e le lasciò la mia casa. So che ne farà buon uso. Ten ten: sindaco la ringrazio della fiducia. So che non riuscirò a impedirle di partire. Mancherà a tutti in città. Kakashi: la ringrazio. Mi mancherete anche voi e vi ringrazio. La mattina dopo i cittadini si riunirono su suggerimento di suor Ten ten per salutare il signor Kakashi. Kakashi: grazie a tutti. Non so se tornerò o vi incontrerò da qualche altra parte, voglio solo dirvi che gli anni passati qui sono stati splendidi. Addio. Ten ten: non la dimenticheremo sindaco. Kakashi: io non scorderò voi. Così Kakashi si incamminò verso la locanda dove si trovava la piccola Hinata. Sapeva quale era la sua missione. Aveva uno scopo nella vita, doveva fare il possibile per la figlia di Kurenai. Le avrebbe dato la migliore vita possibile. Alla locanda Kabuto: dove è andata quella sfaticata di Hinata. Ino: a prendere l’acqua. Possiamo darle qualcosa da mangiare oggi, fatica da ore e ha mangiato poco in questi giorni. Poi merita un premio, ci ha portato bacche, pane morbido e mele. Kabuto: taci Ino e non ti rammollire. Devi essere dura o non farai strada nella vita. Hinata: ecco l’acqua. Nel cesto ci sono altre mele me le hanno date al mercato in cambio della legna raccolta. Kabuto: finalmente inizi a lavorare seriamente. Sakura: finalmente qualcosa di decente da mangiare. La buona a nulla si è data da fare. Karin: è vero. Kabuto: domani voglio altre mele sulla tavola. Hinata lavorava tantissime ore al giorno e riposava solo la notte al freddo. Non le era concesso neanche uno sbaglio. Doveva solo fare quello che dicevano quelle persone. Nel frattempo, pensava alla sua mamma, era quel pensiero che la mandava avanti. La speranza che presto l’avrebbe riabbracciata. La bambina ancora non sapeva che non avrebbe più visto la sua cara mamma. L’attendeva una triste rivelazione e un nuovo papà.

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Capitolo 7
*** Un nuovo inizio ***


Nella sua vita Kakashi era stato in carcere, era scappato da Obito, si era occupato di una città intera come sindaco. E ora lo spaventava l’idea di diventare padre. Non sapeva minimamente come parlare a un bambino o meglio a una ragazzina. Se non fosse stato in grado avrebbe di sicuro infranto la promessa fatta a Kurenai. Doveva farsi coraggio e continuare il suo cammino. Ormai era vicinissimo alla locanda dove si trovava la piccola Hinata e non sapeva ancora cosa dirle.
Come poteva dire alla bambina che sua madre era morta e che doveva andare con lui. Non era mai stato un uomo dolce, non sapeva cosa fare. La paura era tanta e cresceva passo dopo passo. Fino a quando non arrivò davanti una casa che sembrava la locanda che cercava. Fuori l’edificio vide una bambina che raccoglieva la legna per terra.
L’uomo si diresse verso di lei per chiederle se conosceva una bambina di nome Hinata.
-Scusa piccola è questa la locanda del signor Kabuto?
-sì, rispose la bambina.
-Conosci anche una ragazzina di nome Hinata?
-Signore, sono io Hinata. Come mai conosce il mio nome?
-Mi manda la tua mamma, disse Kakashi con tanta dolcezza.
-Davvero. Allora lei è un amico della mamma.
-sì. È un piacere conosceri piccola. La tua mamma mi ha detto dove potevo trovarti. Oggi ti porterò via con me, come mi ha chiesto la tua mamma. Posso parlare con i signori che ti hanno accudito fino a oggi?
-sono dentro.
-bambina ti fanno sempre andare in giro con quei vestiti logori.
-sì, non ho altro da indossare. I miei vestiti li hanno presi Ino e Sakura, le figlie del proprietario della locanda.
- e dimmi perché fai un lavoro tanto pesante?
-faccio la brava bambina come ha detto la mamma, non posso non seguire quello che mi dice il signor Kabuto, sarebbe sgarbato.
-piccola vieni dentro con me così parlo con queste persone.
Kakashi aveva capito tutto dando una sola occhiata alla bambina. Quella gente era crudele, faceva lavorare una bambina come un adulto e non si prendevano cura di lei. Forse avevano anche sprecato tutti i soldi inviati da Kuranai alla figlia per i loro capricci. Doveva assolutamente portarla via da lì.
Entrò nella locanda con Hinata e Kabuto lo scambiò per un cliente.
 -benvenuto signore, vuole una stanza dove riposare o qualcosa da mangiare?, disse Kabuto
 -no, il signore è un amico della mia mamma, vuole chiederle qualcosa, affermò Hinata.
- taci mocciosa non puoi parlare al posto de signore, sei una bimba cattiva che va punita, strillò il locandiere.
Kabuto stava per tirare uno schiaffo a Hinata. Fortunamente  Kakashi afferrò il suo braccio appena in tempo.
- signore, io non la conosco, ma voglio dirle che i bambini non si picchiano. Ho notato anche le condizioni in cui vive Hinata e non mi piacciono. Dove sono i suoi vestiti nuovi? Perché lavora tanto? – disse Kakashi molto alterato.
- si calmi. La bambina mi aiuta un po’ con le faccende di casa. Mia moglie è stata male e le mie figlie sono deboli di costituzione si ammalano facilmente.
- allora perché non le fate voi le faccende? La bambina si poteva ammalare a stare fuori al freddo.
- ma no no. Lei la maggior parte del tempo sta dentro vicino al caminetto. Ecco stanno scendendo anche mia moglie e le mie figlie, le confermeranno le mie parole.
-salve signore, cosa desiderate?- disse la moglie di Kabuto con un finto sorriso sulla faccia.
-sono qui per portare via Hinata. Me l’ha chiesto sua madre e io intendo onorare la mia parola.
-non potete Hinata ormai è come una figlia per noi, replicarono i coniugi.
-io credo che per voi sia una schiava. Non la lascerò qui e non avrete più soldi da Kurenai. Tenete queste sono dieci monete, vi ripagheranno dei soldi spesi gli ultimi mesi. Avete qualcosa da ridire?
-sì, abbiamo speso molto per la bambina e questi soldi non bastano.
-non ci credo, siete davvero delle persone spregevoli. Come potete mentire davanti le vostre figlie che educazione darete loro. Non dovreste insegnare solo a dire bugie, piuttosto educatele a lavorare onestamente.
-siete uno sconosciuto e vi permettete di giudicare come faccio il padre. Uscite da casa mia.
-me ne stavo andando, ma ricordate che la cattiveria non ripaga.
Kakashi prese Hinata per mano e uscì con lei dalla locanda. Intanto Kakashi e Karin erano molto alterati poiché avevano perso la loro unica fonte di finanziamento. Le loro figlie erano tristi, ma non per la partenza di Hinata, bensì perché sapevano che in futuro avrebbero dovuto lavorare tanto. Avrebbero provato quello che sopportava Hinata tutti i giorni passati alla locanda.
Finalmente per la piccola Hinata iniziava una nuova vita. La bambina si domandava perché la sua mamma aveva mandato quel signore a prenderla e non era andata lei di persona.

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Capitolo 8
*** Una triste notizia e un nuovo inizio ***


Kakashi e la piccola Hinata si erano allontanati dalla locanda di qualche chilometro. Kakashi sapeva bene dove andare per far star bene la bambine e darle una buona educazione, il problema era che non riusciva a parlarle. Aveva il timore di turbarla. In più doveva raccontarle di sua madre.
-senti Hinata hai fame, ho della frutta fresca nel sacco e del pane morbido, disse Kakashi per rompere il ghiaccio.
-ho molta fame.
-allora ci fermiamo in questo campo di fiori a mangiare. Tieni questo pezzo di pane è per te.
-grazie, è da tanto che non mangio pane. Lei è molto gentile signore.
-ho fatto una promessa a tua madre. E ora devo dirti tutta la verità.
-non mi riporterà alla locanda vero?
-no, piccolina. Tu resterai con me molto a lungo. Da oggi in poi mi occuperò io della tua educazione. Non ti dispiace vero?
-no, lei è simpatico e  tanto buono.
-come fai a sapere che sono buono?
-lei è grande e forte e potrebbe dare un’impressione negativa, ma i suoi occhi sono espressivi e sinceri.
Kakashi rimase sorpreso dalle parole della bambina. Era vero il detto, i bambini non mentono. Anche se la conosceva da poco iniziava ad affezionarsi alla piccola. Era tanto dolce e spontanea.
Ora arrivava la parte difficile, doveva dirle della madre.
-senti Hinata, è difficile da spiegare e io non sono tanto bravo a parole, c’è una cosa importante che devo riferirti.
-signore sta bene, mi sembra un po’ pallido.
-no, sto bene. Devo dirti questa cosa o non ci riuscirò più.
Come ti dicevo ho promesso alla tua mamma di prendermi cura di te. Lei lavorava nella città dove io facevo il sindaco. Era una donna coraggiosa e instancabile. Lavorava notte e giorno anche se era stanca. Lei non si fermava mai per non far mancare niente alla sua bambine. Purtroppo non sapeva che quei due locandieri l’avevano ingannata. Ho saputo che continuavano a chiederle sempre più soldi per te con le lettere che le mandavano. Quindi tua madre ha continuato a aumentare il suo carico di lavoro. Però un giorno si è sentita male.
-la mia mamma sta male per colpa mia.
-no, piccolina tranquilla, la tua mamma non stava male a causa tua. Lei era malata e quando una persona sta male la colpa non è di nessuno.  La tua mamma parlava di te con il sorriso sulle labbra. Mi ha fatto promettere di venirti a prendere e di portarti con me.
-vede, lo sapevo.
-cosa sapevi?
-se la mia mamma si fida di lei, vuol dire che lei è una persona altruista.
Kakashi non riuscì a trattenere una lacrima che Hinata notò subito. Ripensò alle ultime parole di Kurenai e al grande affetto che la legava a sua figlia. Sperava che un giorno avrebbe costruito un legame forte con la bambina.
-Hinata devi sapere che la tua mamma ti voleva un bene infinito. Però la mallattia l’ha portata via da questo mondo. Ora la cara Kurenai è un angelo che veglia su di te.
Hinata iniziò a piangere e Kakashi la strinse a sé. Non poteva immaginare quello che provava la bambina, la vedeva lì indifesa e piccola e non sapeva come consolarla. Forse doveva solo starle accanto.
-piccolina, io so che è difficile andare avanti, ma ora tu non sei più sola. Io resterò con te.
-signor Kakashi, lei non mi abbandonerà vero? Mi sento tanto triste.
-non ti lascerò sola Hinata, sei una brava bambina. Non devi aver paura io mi occuperò di te come faceva la tua mamma.
Hinata si cercò di asciugare le lacrime e le venne spontaneo di stringere la mano grande di Kakashi.
-signore, da oggi posso chiamarla papà?
-sì bambina mia. Da oggi io sarò il tuo tutore, puoi chiamarmi come preferisci.
-pensa che la mia mamma mi sia vicina.
-sono sicuro che ti proteggerà sempre. E lo stesso farò io. Ora andiamo o arriveremo troppo tardi al prossimo villaggio.
-cosa faremo lì?-disse Hinata molto triste
- per la notte staremo lì. Poi domani prenderemo qualcosa da mangiare e noleggeremo una carrozza in affitto per dirigerci a Parigi.
-andremo verso la città della mamma. evviva! Potrò vedere i posti dove ha camminato. Grazie papà.
- di niente.
Kakashi si diresse con la bambina verso il prossimo villaggio.
Era un uomo diverso, neanche ricordava più da quanto tempo non si sentiva così sereno e in pace con se stesso. In futuro avrebbe avuto una vita piena di sorprese ma anche di gioia.
Teneva la bambina per mano e andava avanti, fiero di come era cambiato. Si era anche scordato che l’ispettore Obito era sulle sue tracce. Ormai il suo passato era lontano.
-guarda Hinata da questa collina si vede il villaggio dove siamo diretti, non è un bel paesaggio?
-sì, è bellissimo. Meno male che siamo arrivati, sono un po’ stanca.
-vieni qui piccolina ti porto sulle spalle così non sentirai la stanchezza e ti divertirai.
-papà dalle tue spalle vedo ancora meglio. Mi ricordi il gigante buono di una favola.
Come lui anche tu sei tanto tanto tanto buono.
-bene, si va giù in città. Verso una nuova vita, disse Kakashi felicissimo.
I due arrivarono in città appena fatta sera e alloggiarono in una locanda in centro.
Kakashi sistemò Hinata  a letto e andò anche lui a dormire. Lo  aspettava una lunga giornata , ma aveva una certezza non sarebbe più rimasto solo.

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Capitolo 9
*** Il viaggio verso una nuova vita ***


La notte alla locanda dove aveva sostato con il suo nuovo papà  la piccola Hinata sognò la sua mamma che la stringeva a sé. Dopo tanto tempo la bambina dormì tranquillamente in un luogo caldo e sicura che il signor Kakashi avrebbe vegliato su di lei.
Intanto l’ispettore Obito aveva saputo da alcuni cittadini della vecchia città dove Kakashi faceva il sindaco, che si era dimesso per questioni di famiglia e si era diretto verso Parigi. Era sicuro  che l’uomo nascondeva qualcosa, non poteva essere così perfetto come lo descrivevano. Da quando aveva parlato con Kakashi, Obito aveva la sensazione di averlo già incontrato molto tempo prima. Due erano le opzioni o era un ex ispettore o un galeotto. In cuor suo era già convinto della seconda opzione e avrebbe fatto ritorno a Parigi, dove si trovava la sede della sua caserma, per controllare alcuni documenti su un vecchio caso e per ritrovare il signor Kakashi. Doveva assolutamente segreto che nascondeva il buon signor Kakashi.
Obito non attese la mattina per partire, comprò un cavallo e partì per Parigi. Una dura ricerca lo attendeva alla caserma.
Il mattino seguente, Kakashi si svegliò molto presto, lasciò Hinata a dormire e andò  a prenderle dei vestiti puliti. Non era molto pratico quindi chiese aiuto a una commessa al negozio dove si era recato. Era molto imbarazzato, non sapeva neanche quali erano gli abiti adatti a una bambina. Per fortuna la signorina del negozio capì il suo disagio e gli domandò di descrivere la corporatura della bambina. Kakashi ora si sentiva sollevato, meno male che aveva trovato una commessa gentile e capace.
Acquistò tre vestitini in tre colori diversi, azzurro, viola e bianco. Gli sembravano i colori più adatti per la piccola. In più, riuscì a trovare un uomo che affittava carrozze e a mettersi d’accordo per un buon prezzo. Il viaggio non era molto lungo ma gli serviva anche qualcuno che guidasse e riportasse la vettura indietro. Trovò un ragazzo per la strada che cercava lavoro e decise di dargli fiducia, come avevano fatto i suoi cittadini con lui in passato. Mancava solo una cosa, doveva Svegliare la bambina. Tornò alla locanda giusto in tempo, Hinata si stava svegliando.
-piccolina è ora di lavarsi, tra poco dobbiamo partire, la carrozza con i bagagli ci attendono qui sotto-disse Kakashi premuroso.
-va bene. Arrivo subito.
-prima entri ti lavi per bene e indossi il vestitino nuovo. Ti ho messo l’acqua calda dentro il catino.
-un vestito nuovo, tutto mio?
-sì tutto per te. Te lo meriti piccolina. Ora forza a prepararsi.
-grazie mille papà.
Kakashi non era ancora abituato a sentirsi chiamare papà  e ogni volta che sentiva quella parola si sentiva abbastanza a disagio. O forse era solo l’emozione, nessuno era mai stato così legato a lui. Era così fra le nuvole che non si accorse che Hinata lo chiamava perché era pronta.
-papà stai bene?
-oh sì sì. Stavo solo pensando al viaggio. Se sei pronta, scendiamo e andiamo alla carrozza.
-papà stai dimenticando il sacco con le tue cose.
-è vero. Grazie Hinata. Forza si va verso Parigi.
I due scesero, Kakashi pagò il conto della locanda e poi andarono verso la carrozza. Salito sulla vettura con la bambina disse al ragazzo assunto in precedenza di partire.
-Hinata, ascoltami bene, a Parigi ti iscriverò in una buona scuola e cercherò una casa adatta per noi due. Voglio che tu ti senta a tuo agio con me in una nuova località.
-io sto bene con te papà- disse un po’ imbarazzata Hinata perché dava del tu a Kakashi.
-grazie. Ma devi stare ancora meglio. Quindi voglio che tu mi dica sempre quando ti senti a disagio.
-come vuoi papà. È vero che Parigi è grandissima? Me la farai visitare tutta vero?
-sicuro piccola mia.
-evviva, ho il papà migliore del mondo.
A quelle parole Kakashi replicò con una carezza, donata alla bambina sulla guancia. Iniziava a sentirsi un vero padre e si convinse ancora di più che doveva fare di tutto per far vivere al meglio Hinata.
-ci vuole tanto per arrivare a Parigi- domandò Hinata curiosa.
-il viaggio è lungo, dovrai resistere. Forse arriveremo domani mattina, quindi stasera dormiremo nella carrozza. O preferisci fermarti?
-no, va bene se viaggiamo anche di notte. Più presto arriviamo e prima vedo la città dell’amore.
-chi ti ha detto che Parigi è la città dell’amore?
-la mia mamma. Lei ha trovato lì il suo amore. Mi ha anche detto che un giorno anche io avrei incontrato una persona speciale che mi avrebbe amato.
-la tua mamma era una persona molto saggia. Sei così piccola e già hai un’educazione parziale. Credo che non avrò problemi a farti entrare in una buona scuola. Sai già leggere e scrivere?
-sì, me l’ha insegnato la mamma.
-ha pensato a tutto lei. Quindi a me toccherà la parte successiva, iscriverti in una buona scuola, farti prendere qualche lezione di musica o di danza e poi vedrò qualche altra cosa per te.
-papà un passo alla volta, prima arriviamo e troviamo una casa e poi pensiamo alle altre faccende. Non voglio che anche tu ti ammali perché pensi troppo a me- disse Hinata con le lacrime agli occhi.
-Hinata se penso alla tua istruzione non mi ammalo. E poi devi sapere che io ho un segreto- disse Kakashi con una faccia buffa.
-quale è il segreto?
-io ho una salute di ferro e non mi ammalo mai. Faccio tanto allenamento, passeggiando tante ore al giorno.
-bello. Mi porterai a passeggiare con te ai giardini di Parigi?- chiese Hinata che si era rallegrata.
-sicuro.
Kakashi era certo che una volta a Parigi sarebbe riuscito a trovare un casa comoda e una buona scuola per Hinata. Finalmente avrebbe rivisto Parigi, ma questa volta tutto era diverso, ora lui aveva una famiglia a cui badare e un cuore pieno di buone intenzioni.

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Capitolo 10
*** Una nuova casa ***


Obito era arrivato a Parigi molte ore prima di Kakashi. Aveva una sensazione strana che doveva verificare facendo qualche ricerca negli archivi della caserma. Ma negli archivi trovò ben poco, da anni il suo prigioniero sembrava come scomparso.  Per quanto riguardava il suo sospetto, il sindaco Kakashi Hatake, sembrava comparso dal nulla.  I n più, il suo sospettato veniva scagionato dalle minime informazioni trovate. Obito lesse nei fascicoli che il signor Hatake era un uomo che aveva aiutato centinaia di persone aprendo il laboratorio tessile e erogando fondi per i più poveri.
Obito era estrefatto, per la prima volta nella sua vita aveva sbagliato a sospettare di una persona. Stava per arrestare uno degli uomini più buoni di Francia. Allora cosa era quella sensazione che ancora gli spaccava in due lo stomaco. Prese una decisione, avrebbe tenuto d’occhio il signor Hatake per qualche mese e poi lo avrebbe lasciato in pace.
Intanto Kakashi e Hinata erano ancora in viaggio verso Parigi. Mancava poco al loro arrivo, ormai era mattina e dal finestrino della carrozza si intravedevano le prime case della città.
-piccola svegliati, siamo quasi arrivati a Parigi.
-davvero papà- disse Hinata stiracchiandosi ancora assonnata.
-sì, guarda fuori si vedono tanti palazzi.
-che bello. E noi vivremo lì. Non vedo l’ora di camminare per le strade della città.
-sei davvero felice a quanto pare. Quindi mi sbrigherò a trovare una casa dove abitare, sistemeremo tutto e poi via a visitare la città.
-cosa mi mostrerai papà?
-ti farò visitare tutta Parigi, così potrai ambientarti e imparare bene le strade sicure da percorrere. Ricordarti sempre di non andare nelle periferie, ci vive gente cattiva.
-va bene.
-e devi stare attenta a non dare confidenza agli estranei. Parigi è piena di truffatori che si approfittano delle brave persone.
-farò come dici papà. Però dimmi quali sono i luoghi più belli di Parigi dove andremo- disse Hinata sognante.
-è una sorpresa- le comunicò Kakashi facendo l’occhiolino.
-dai dimmelo papà, per favore.
Hinata non era mai stata una bambina capricciosa, ma non vedeva l’ora di ascoltare la storia dei luoghi più belli di Parigi. La curiosità la spingeva a tempestare il padre di domande. Kakashi era felice che la bambina aveva il sorriso stampato in faccia e le sue domande lo facevano ridere molto. Sapeva che non avrebbe resistito molto e che le avrebbe rivelato qualche particolare della città.
-va bene Hinata. Ti posso dire che ci sono diverse chiese bellissime nella città. Esse hanno grandi vetrate colorate e sono molto grandi. In particolare, ti porterò a Notre Dame.
-e poi?
-vediamo, ti farò visitare dei giardini immensi e andremo in barca sulla Senna. Ora però basta o ti toglierò tutto il divertimento. Il bello della città è scoprirla piano piano.
-niente più domande sulla città. Guarda papà si vede una grande chiesa e di là c’è un ponte lunghissimo. Bellissimo.
Erano arrivati da poco in città e la piccola Hinata già aveva visto un sacco di luoghi che le piacevano. Kakashi non poteva credere che una bambina poteva divertirsi tanto semplicemente guardando la città da un finestrino. Se ora era così divertita non poteva immaginare cosa avrebbe fatto una volta scesi dalla carrozza.
Kakashi decise di far fermare la vettura davanti a uno splendido parco pieno di fiori. Con una sola occhiata, aveva deciso che avrebbe preso una casa in quella zona. C’era un parco, molte abitazioni ben strutturate e era vicinissima al centro delle città. Non era una zona di periferia né di centro, ma era un’ottima zona dove far crescere una bambina. Sapeva anche dove andare per prendere accordi per acquistare una casa.
Scese dalla carrozza con Hinata, pagò il vetturino e si incamminò verso il centro con la piccola e i bagagli in mano. Arrivò fino a un ufficio dove prese accordi con un signore per vedere qualche casa.
Quella mattina Kakashi e Hinata visitarono cinque case diverse. Ma dall’espressione della bambina, il padre intuì che era rimasta colpita dall’ultima abitazione. Era una casa grande, con tre piani se si contava anche la cantina, con più camere, due molto grandi e tre più piccole. Aveva due stanze per i servizi, una cucina molto spaziosa con tre credenze di legno e un tavolo enorme, due ripostigli e due salottini deliziosi. In più, la casa aveva un bel giardino sul davanti.
Kakashi decise di prendere l’ultima casa e si accordò con l’uomo dell’ufficio per pagarla subito e andarci il giorno stesso a sistemarsi. La trattativa ebbe successo e così lui e Hinata avevano una casa ora.
La bambina era emozionata, non aveva mai abitato in una casa tanto grande. A volte credeva che quello che le stava succedendo fosse tutto in segno. Poi si dava un pizzico sulla mano e vedeva che era tutto vero.
Hinata e Kakashi entrarono in casa e corsero subito al piano superiore per stabilire le reciproche stanze. Kakashi si sentiva come un bambino, aveva corso solo per decidere una camera dove dormire. Si sentiva benissimo, era tanto spontaneo e si divertiva. Era come se la ragazzina avesse risvegliato la sua parte interiore da fanciullino. Ma lui quelle emozioni in vita sua non le aveva mai provate. Finalmente non doveva nascondere le sue emozioni, le sue sensazioni, le sue paure, non c’era nessuno che gli diceva che era un debole perché rideva troppo o si divertiva come un bambino. Poteva esprimersi come voleva davanti Hinata, lei non l’avrebbe giudicato di certo.
-papà guarda qui c’è il letto con il baldacchino, posso prendere io questa camera?
-certo. È più adatta a te che a me. È un po’ troppo femminile per i miei gusti. C’è un ampio letto a baldacchino, un armadio spazioso, uno specchio, direi gigante due comodini e un ampia scrivania dove studiare. È una stanza troppo elegante per me, quindi è tutta tua- disse Kakashi contento che alla bambina piacesse la stanza.
-grazie papà. Allora tu prenderai quella grande qui a fianco?
-vediamola meglio e decidiamo insieme.
Si recarono nella stanza accanto e aprirono ogni mobile. Il letto era grande ma semplice, c’erano due comodini, un armadi a due ante e una modesta scrivania con molteplici scomparti dove sistemare per bene i suoi documenti.
-è deciso, questa sarà la mia camera da letto. È un po’ rude proprio come me.
-non è vero papà, tu non sei rude. Piuttosto sei un gran lavoratore e la tua corporatura da campagnolo trae in inganno. Ma tu per me sarei sempre il mio papà gentiluomo- disse Hinata piena di affetto.
-piccola, mi fa piacere che tu sia contenta di stare con me. Ricorda sempre che io ti sono vicino e qualsiasi cosa ti serva o qualsiasi dubbio, puoi chiedere a me.
-sei il papà migliore del mondo.
A quelle parole Kakashi si adagiò seduto sul letto. Le gambe tremavano e le lacrime uscivano fuori da sole. La bambina non poteva sapere qunto lo aveva reso felice con quelle semplici parole.
Ora non restava che trovare un buon istituto per l’istruzione di Hinata e una governante per la casa. Allora Kakashi decise di uscire e andare in centro per mettere un annuncio sul giornale per cercare una domestica e fare un po’ di provviste.
Hinata era emozionata stava per vedere il centro della città dove aveva vissuto la sua mamma in passato.
Ma un ombra era sempre in agguato. Kakashi ancora non sapeva che qualcuno lo pedinava e presto avrebbe ricevuto delle visite spiacevoli.

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Capitolo 11
*** I primi giorni di scuola di Hinata ***


Il giorno dopo l’arrivo a Parigi, Kakashi doveva ricevere le candidate come governante per la casa per scegliere la più adatta e trovare una scuola per la piccola Hinata.
Per prima cosa nella mattinata andò a cercare informazioni sulle migliori scuole di Parigi. Riuscì a trovare due ottime scuole tra cui scegliere. Una era una scuola diretta da alcune suore e era un istituto con rigide regole e un buon programma per l’istruzione dei bambini. La retta scolastica non era altissima, ma per far entrare Hinata nella scuola avrebbe dovuto avere un colloquio con la madre superiore e dirle che era un padre solo. Non sapeva come avrebbe reagito alla notizia, temeva che per quel motivo, la suora avrebbe vietato a Hinata di accedere all’istituto. O l’avrebbe potuta discriminare una volta ammessa.
L’altro istituto era molto rigido ma il programma di studio forse era troppo rigido per una bambina. Prevedeva matematica, letteratura, chimica, educazione fisica, botanica, latino, greco e nessuna attività creativa o all’aperto.
Kakashi sapeva cosa doveva fare. Ottimista decise di contattare la madre superiore della prima scuola per avere un colloquio con lei. Doveva convincerla ad ammettere Hinata nella scuola e pensare a cosa dirle per far in modo che accettasse. Di certo non poteva dirle non sono il vero padre della bambina e me l’ha affidata sua madre. Aveva paura che l’avrebbero allontanato da lei. Optò di dirle che era un padre solo e in cuor suo sperava che la suora non facesse discriminazioni di alcun genere.
Nel pomeriggio ricevette alcune donne che avevano risposto al suo annuncio come governante. Vicino a lui c’era la piccola Hinata che guardava curiosa tutte le signore che si erano presentate a casa loro. Nella prima ora a Kakashi non era piaciuta neanche una signora. La persona che cercava doveva essere brava in cucina, affidabile e soprattutto doveva sapersi occupare di sua figlia al meglio.
Passarono due ore di duri colloqui e Kakashi non aveva scelto neanche una candidata. Nessuna era stata all’altezza delle sue aspettative e ormai erano finite. Poi bussarono alla porta e Hinata corse ad aprire. Rimase sorpresa, alla porta c’era una bella signora con una borsa enorme in mano che chiedeva dei suoi genitori.
-ci sono i tuoi genitori in casa?
-io vivo qui sola con il mio papà. Lei è qui per il lavoro?
-sì piccola.
-entri pure- disse Kakashi.
-sono qui per il lavoro. Il mio nome è Shizune. Ecco il foglio con le mie referenze.
-papà è quella giusta, la facciamo restare vero?
-va bene Hinata, mi fido del tuo giudizio. Signora, lei è assunta. Può iniziare da domani?
-per me va bene.
-la sua camera è al secondo piano alla fine del corridoio- disse Kakashi.
-va bene, domani porterò qui le mie cose. Grazie. A domani signore. A presto Hinata.
-ciao signora. Evviva abbiamo trovato una brava governante.
Shizune uscì di casa e Kakashi andò a preparare la cena con Hinata. Decisero di fare un po’ di zuppa di verdure miste. I momenti passati con la bambina facevano sentire Kakashi un uomo migliore.
Il giorno dopo un garzone bussò alla porta di casa per informare Kakashi che la madre superiore aveva accettato di incontrarlo quel giorno stesso alle dieci di mattina. Fortunatamente Shizune era arrivata presto così sarebbe rimasta a casa con Hinata.
Kakashi si incamminò verso la scuola con aria seria e convinto di quello che faceva. Non si era accorto che Obito lo stava seguendo da qualche minuto. Già perché l’ispettore aveva scoperto dove abitava il suo caro sospettato e non restava che osservare le sue mosse. Vide entrare Kakashi in una rispettata scuola e si chiedeva il perché di quel gesto. Forse cercava un nuovo lavoro o aveva qualche parente in quella scuola. Non riusciva a ragionare lucidamente quando si trattava di quel sospettato.
Intanto Kakashi era arrivato davanti la porta dell’ufficio della direttrice, bussò e con il permesso della signora si accomodò davanti la sua scrivania.
-buongiorno madre superiore, sono venuto qui per parlarle di mia figlia. Vorrei che frequentasse il vostro istituto.
-buongiorno signor Hatake. Ho letto la vostra lettera e mi ha colpito il fatto che alla sua età vostra figlia sappia già leggere e scrivere bene. Sono lieta di informarla che ammetterò vostra figlia nel mio istituto.
-grazie madre superiore.
-le chiedo solo una cosa, mi chiami pure Temari. Non mi piace essere vista come una severa suora a cui non ci si può avvicinare.
-va bene signora.
-aspetto di vedere vostra figlia domani nella mia classe. Le lezioni iniziano alle otto e trenta. Esigo la massima puntualità e che le bambine portino questa divisa. la taglia dovrebbe essere giusta.
-arrivederci.
Kakashi uscì dalla scuola contento di quello che aveva fatto, non aveva dovuto neanche insistere tanto. Ora non mancava che dirlo a Hinata. Ma prima andò a fare spese in centro, doveva acquistare vari alimenti e dei vestitini per Hinata. Non poteva possedere solo tre vestiti più la divisa. Quando arrivò in centro rimase colpito da una vetrina di giocattoli dove c’era un orsacchiotto marrone con un fiocco blu. Decise di regalarlo alla figlia. Di certo Hinata non aveva mai ricevuto un giocattolo tanto bello. E poi voleva renderla felice. Avrebbe avuto qualcosa con cui giocare. In più acquisto una borsa per i suoi libri, dei fogli bianchi, libri per bambini.
Quando tornò a casa Hinata corse ad abbracciarlo e guardò incuriosita i pacchi che il papà aveva in mano. Kakashi fece scartare il pacco più grande alla figlia che rimase colpita dal dono.
-grazie papà. È un bellissimo orsetto.
-di niente piccolina. Da domani andrai anche a scuola dove imparerai tante nuove cose e conoscerai nuove persone. Sei contenta?
-sì. La mia scuola è bella?
-molto carina. Ma la tua maestra è la severa direttrice dell’istituto e se non fai la brava ti punisce- disse Kakashi con tono buffo.
-davvero? Allora dovrò studiare tanto per non farla infuriare. Mi impegnerò papà.
-bene piccola, così si parla. Ora andiamo a pranzare, Shizune ci chiama. Cosa ci avrà preparato di buono?
-stufato papà.
-evviva non vedo l’ora di mangiare. Grazie per il pranzo Shizune. E ora si mangia.
-buon appetito papà.
-anche a te piccola.
Dopo aver pranzato Kakashi chiese a Shizune di far provare la divisa della scuola a sua figlia. Era tutto pronto, Hinata avrebbe avuto un’ottima istruzione e nuovi amici. Era sicuro che con il carattere che aveva sarebbe riuscita di sicuro a farsi volere bene.
Il giorno dopo Hinata si svegliò presto, indossò la sua divisa e andò a scuola accompagnata dal suo papà. Quel giorno avrebbe incontrato la sua maestra.
Entrata a scuola, Hinata aveva paura di non piacere alla maestra e ai suoi compagni, ma il suo timore svanì quando suor Temari la presentò alla classe. In sole cinque ore la bambina si fece notare dalla maestra per la sua bravura nel leggere e dalle sue compagne per la sua gentilezza. Strinse molte amicizie.
Finite le lezioni, fuori nel cortile l’attendeva suo padre.
-Papà ho imparato tante cose oggi e qui mi piace molto. Grazie per aver scelto questa scuola.
-farei di tutto per il tuo bene.
-non mentiva quando diceva che vostra figlia se la cavava bene a leggere. Oggi l’ho messa alla prova più volte. E mi sbalordita, forse è anche poco come termine.
-grazie signora maestra.
-grazie signora Temari. Comunque quando si tratta di mia figlia non mento. A domani.
-arrivederci signore.
Kakashi e Hinata si dirigevano verso casa quando vennero bloccati da un uomo vestito di nero. L’uomo era il peggior incubo di Kakashi, la persona che lo inseguiva da anni.
-buon pomeriggio signor Hatake. E chi è questa splendida bambina con lei-domandò curioso Obito.
-lei è l’ispettore Obito, piacere di rivederla. Le presento mia figlia Hinata- disse Kakashi senza timore.
-lei ha una splendida figlia. Complimenti. Ora devo lavorare, ma ci rivedremo presto.
-arrivederci ispettore.
Kakashi sapeva che non poteva essere una coincidenza e che Obito tramava qualcosa. Forse lo stava anche pedinando. Ora doveva stare più attento di prima o avrebbe perso la persona a cui voleva più bene al mondo, sua figlia.
-papà sei pallido, stai male?
-no Hinata, sto bene. Torniamo a casa.
-papà quel signore non ti piace? Quando l’hai visto mi sei sembrato strano.
-tranquilla. Ma se incontri l’ispettore non dirgli nulla su di noi. Mi sembra troppo sospetto. Me lo ritrovo da tutte le parti, come se mi seguisse.
-come vuoi tu papà. Comunque a me il signore ha fatto venire un po’ di brividi. Non mi è piaciuto come ti ha parlato, sembrava che nascondesse qualcosa.
-sei proprio una brava bimba. Oltre a essere molto sincera.
-grazie.
-ora andiamo a casa, devi riposare.
-non sono stanca, non vedo l’ora di imparare altre cose.
-sono contento che la scuola non ti stanchi, ma dovrai fare lo stesso il riposino, è per il tuo bene.
Papà e figlia si diressero a casa parlando allegramente. Tutto sembrava andare bene per Kakashi, non credeva che fare il padre lo avrebbe reso un uomo migliore. Ma più passavano i giorni e i mesi, più non si pentiva di aver preso con sé la piccola Hinata.
Hinata giorno dopo giorno imparava tante cose e rendeva suo padre fiero. La bambina cresceva anche in bellezza. Più passava il tempo più diventava bella. In futuro Kakashi avrebbe dovuto tenerla d’occhio o qualche ragazzino l’avrebbe potuta far soffrire.

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Capitolo 12
*** Uno zio per Hinata ***


Per Hinata era la prima estate nella città e dopo aver passato un inverno a studiare era felice di potersi godere un po’ di vacanze con il suo papà. La bambina si era ambientata bene in città ma desiderava tanto visitarla per bene. Cosa che non aveva potuto fare a causa della scuola e degli impegni di Kakashi che spesso spariva per giorni e la lasciava con la governante. Hinata si chiedeva il perché di quello strano comportamento. Poi Kakashi tornava e le spariva ogni curiosità e dubbio.
Il padre le aveva promesso che in giugno avrebbero visitato la città in modo dettagliato e che le avrebbe mostrato i luoghi dove aveva vissuto sua madre poiché la bambina gli aveva raccontato di quando la madre passeggiava per le vie della città.
Finalmente era arrivato giugno
Kakashi e Hinata si vestirono e decisero che era la giornata perfetta per andare a visitare qualche monumento storico e qualche chiesa della città.
Come prima cosa Kakashi voleva portare sua figlia a Notre Dame. Poi avrebbero fatto tappa in un caffè parigino che sfornava dolcetti buonissimi. Era stata Shizune a consigliare al signor Kakashi di portaci la figlia. Infine sarebbero andati a visitare una biblioteca antica di un amico di Kakashi con cui era in affari.
La bambina strinse la mano del padre e lo seguì verso la loro meta. Si guardava in giro come se fosse la prima volta che vedeva la città. In realtà era entusiasta perché passava un po’ di tempo con il suo caro papà.
-Hinata vedo che ti diverti. Non siamo ancora arrivati alla cattedrale e già hai gli occhi sognanti- affermò Kakashi  con voce seria.
-papà è la prima volta che mi porti a visitare tanti posti. Ma cosa più importante è che ti vedo più sereno rispetto ai giorni passati. Sentivo che qualcosa ti preoccupava.
-no bimba mia. Dovevo solo sbrigare degli affari urgenti. Ora però sono qui con te e non ti devi preoccupare.
-va bene papà. Guarda vedo la chiesa. È enorme. Possiamo entrarci, vero?
-cero e ti farò una spiegazione dettagliata sulla sua storia. So che adori la storia. La tua maestra mi ha detto che sei la più brava della classe in quella materia.
-davvero. Sono stata brava allora.
-sì. Quindi ti porterò a prendere tè e pasticcini dopo la visita turistica.
-grazie.
-in più ho un altro premio per te. Potrai prendere un libro dalla biblioteca antica di un mio amico. Ha detto che voleva fartene dono come pegno della nostra amicizia. E potrai scegliere quello che vuoi.
-meraviglioso. Tra poco arriva anche il tuo compleanno papà, quindi per ringraziarti di tutte le cose belle che mi hai regalato e delle stupende attività che faremo in futuro, ti farò un regalone. Ho messo un po’ di risparmi da parte. C’è qualcosa che desideri papà?
-solo vedere sorriderti.
-no papà. Non è giusto che tu non abbia niente per il tuo compleanno. Sei una brava persona e devi avere un premio.
-piccola mia so che hai buone intenzioni. Ma io ho già ricevuto il dono più bello che la vita potesse darmi e sei tu.
-papà stai facendo il furbo. Lo so che mi vuoi bene. Ma non ti compri mai niente per te e non mi dici i tuoi gusti.
-e va bene. Mi piacciono le torte farcite, i tuoi disegni, la frutta fresca e le tue chiacchiere.
-hai vinto. Adoro i libri di letteratura e quelli sulle leggende.
-evviva so cosa posso farti. Hai visto era facile.
-è un segreto. Ora entriamo a Notre Dame o si farà troppo tardi per vederla tutta.
-arrivo.
Hinata camminava in silenzio in una delle navate della cattedrale e ammirava l’immensa costruzione. Si sentiva una bambina fortunata a poter vedere tutte quelle cose. Ormai i giorni tristi erano lontani e si godeva quella splendida fortuna.
Kakashi camminava dietro di lei facendo attenzione che lei non si allontanasse troppo.
All’improvviso gli occhi di Hinata incontrarono quelli di un bambino biondo con gli occhi azzurri. Tutti e due continuavano a fissarsi come incantati. Il bambino era accompagnato da un signore non troppo anziano e molto elegante. Hinata pensò che doveva essere il nonno, non era come il suo papà quindi non poteva essere un genitore. Il bambino continuava a fissarla e in un attimo di distrazione dell’accompagnatore ne approfittò per avvicinarsi a lei.
-ciao bambina, ti va di andare a vedere insieme quella bella vetrata colorata?- disse il bambino biondo.
Hinata guardò il padre che acconsentì e andò insieme al bambino. Kakashi però non li perdeva di vista un secondo.
-bambina quello è il tuo papà?-chiese il bimbo.
-sì.
-è davvero alto e imponente. Invece io non ce l’ho più un papà.
-mi dispiace- disse Hinata facendo una carezza sulla guancia del bambino.
Il bimbo a quel gesto rispose con un sorriso e iniziò a parlarle della storia che c’era dietro quella vetrata. Non sapevano perché ma i bambini si divertirono da matti ad ascoltarsi a vicenda. Il bambino prima annoiato dalla conversazione con l’accompagnatore si era tirato su. Era allegro, vivace e non smetteva mai di scherzare e ridere.
Poi il suo accompagnatore si mise in mezzo nella loro conversazione e trascinò via il bambino che salutò Hinata con un sorriso. Ora la bambina si sentiva un po’ abbandonata, quel signore le aveva portato via un nuovo amico senza dire nulla.
Kakashi si avvicinò a lei e la consolò.
-Hinata vedrai che un giorno lo incontrerai di nuovo. Da quello che ho visto è un bambino di buona famiglia e vivrà dalle nostre parti. Forse lo rivedrai in uno dei parchi della città.
-papà forse non lo vedrò più. Era un bambino tanto gentile.
-lo so lo so. Non essere triste, prima o poi lo rivedrai.
Kakashi non immaginava nemmeno che le sue parole si sarebbero realizzate in futuro. Aveva detto quelle cose a sua figlia solo per consolarla in quel momento.
Usciti dalla cattedrale Hinata e Kakashi si diressero verso il caffè dove dovevano fare una sosta e mangiarono dei pasticcini deliziosi. Hinata si era ripresa in fretta. Non restava che una tappa per finire la giornata in bellezza.
Si avviarono verso la biblioteca dell’amico di Kakashi. Era pomeriggio tardi e si vedeva poca gente in quel quartiere. La strada che stavano percorrendo era piena di fiori ai lati e i palazzi erano enormi e abbastanza vecchi.
Arrivarono fino a un grande portone di legno lavorato a mano dove Kakashi bussò con estrema sicurezza.
-Kakashi amico mio, sei arrivato finalmente. Pensavo che ti fossi perso in qualche vicolo- disse uno strano uomo molto euforico e con un sigaro in bocca.
-ciao signor so tutto io- disse Kakashi scherzando.
-oh siamo di buon umore. È raro vederti in questo stato. Scommetto che è merito di questa deliziosa signorinella al tuo fianco. Buonasera signorina, io sono uno dei migliori amici di vostro padre.
-siete buffo signore- disse Hinata ridendo.
-Hinata non dovresti dire certe cose ad alta voce. Il vecchietto si potrebbe offendere.
-vecchio a me. Senti chi parla, tu che sei diventato un nonnetto.
-no, signore lui è un papà.
-questo uomo burbero è un papà. Scommetto che ti annoi con lui.
-no, signore. In questi mesi mi sono divertita come mai in vita mia. Papà ha curato il mio cuore perché ho perso la mia mamma.
Non sapeva ma con quello strano tipo Hinata riusciva ad aprirsi e a confidarsi.
-va bene signorina, mi fido del tuo giudizio. Ma che sgarbato sono stato, non mi sono presentato. Io sono Asuma Sarutobi, il ricco proprietario di questa biblioteca.
-quindi lei è un genio-disse spontaneamente Hinata.
-questa bambina mi sta proprio simpatica. Sai che faccio ti regalo due libri così avrai più cose da leggere. Scegli quello che vuoi, io intanto parlo con tuo padre di affari.
-grazie.
Hinata corse tra gli scaffali per scegliere due libri, era tutta contenta di doversi arrampicare per scegliere qualche lettura.
-hai una figlia adorabile e ben educata. Di certo non ha perso di te- disse Asuma.
-sta con me solo da un anno. La madre è morta e io le ho promesso di far crescere la figlia con me. Mi sono affezionato, è una bambina dolce e affettuosa. Non mi aspettavo di diventare padre e all’inizio pensavo di non riuscire a cavarmela. Poi mi sono abituato alla sua presenza e eccomi qua.
-Kakashi sei diventato un vero tenerone. Non averi mai immaginato di vederti in questo stato. In vita tua non ti sei mai fidato di nessuno e ora hai una bambina con te e lei ti adora. Deve vedere in te un lato nascosto che gli altri non intravedono.
-si è semplicemente fidata del giudizio di sua madre e delle mie parole.
-sempre poco ottimista tu. Eccola che torna, non fare quel broncio amicone.
-papà ho scelto Biancaneve e questo libro di paesaggi del mondo.
-belle scelte-disse Asuma.
-sì bambina mia. Sono due ottime scelte.
-se posso chiedertelo. Perché hai scelto questi libri?
-quello dei paesaggi del mondo disegnati perché mi fa sognare di viaggiare. Il libro di Biancaneve mi è piaciuto perché questo ragazzo disegnato nel finale della storia mi ricorda un bambino che ho incontrato oggi.
-Kakashi tua figlia è veramente sincera. Poteva dire qualsiasi cosa scontatee invece mi ha sorpreso. Attento o quando sarà più grande qualche ragazzo te la porterà via.
-che ci provi- disse Kakashi minaccioso.
-perché quando crescerò dovrebbe rapirmi?
-hai sentito quello che ho detto piccolina. Dimenticalo.
-tu fai gli sbagli e poi lasci che io li risolva da solo. Taci la prossima volta.
Hinata non badare alle parole di Asuma, lui scherza sempre.
-va bene papà. Posso chiamarla zio Asuma signore.
-certo e dammi del tu.
-papà ora abbiamo anche uno zio in famiglia, è bellissimo.
-benvenuto in famiglia zio Asuma. Vieni a trovarci ogni tanto. È un invito se non l’avessi capito. Se non vieni Hinata ci rimarrà male, vero piccola?
-giusto papà. E poi la signora Shizune fa un ottimo tè con i biscotti al burro.
-verrò di sicuro.
Kakashi e Hinata uscirono dall’edificio, salutarono Asuma e si diressero verso casa.
Hinata era stanchissima e sbadigliava. Per lei era stata una giornata piena di emozioni e di sorprese e non vedeva l’ora che arrivasse domani per andare a visitare altri luoghi della città.

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Capitolo 13
*** Gli anni passano e le persone non cambiano ***


Tutto giugno era trascorso all’insegna delle gite turistiche per Parigi per la piccola Hinata. Si era divertita un mondo con suo padre e sperava che in futuro si sarebbe divertita ugualmente.
Però suo padre era partito per un nuovo viaggio di lavoro quindi a luglio lei sarebbe dovuta restare in casa con Shizune, poteva iscire solo per andare a fare spese con la governante o per fare una passeggiata sempre accompagnata.
Aveva promesso a suo padre di fare la brava ma non capiva perché doveva sempre sparire senza dire dove si recava. In casa anche se c’era Shizune si annoiava, voleva andare a giocare al parco e conoscere nuovi bambini. Ma non poteva disturbare la governante per un suo capriccio quindi decise di dedicarsi alla lettura. Suo padre durante le gite per Parigi le aveva comprato tre libri di favole e uno di letteratura francese. Hinata adorava leggere nella sua stanza e immedesimarsi nei personaggi dei suoi libri. A volte si perdeva nelle pagine dei suoi libri e immaginava di essere la protagonista.
Intanto in uno dei quartieri poveri alla periferia di Parigi, Kabuto si era trasferito in un vecchio edificio che aveva preso in affitto con i soldi che aveva rubato a un barbone. Lui e la sua famiglia riuscivano a stento a sopravvivere con piccoli furti nei quartieri più ricchi, ma non potevano mai rubare grosse somme o sarebbero stati scoperti. Spesso Sakura riusciva anche a rubare qualcosa da mangiare al mercato e era molto furba quando doveva rubare ai signori più ricchi, sapeva fare bene la commedia. Fra i malviventi del quartiere povero la famiglia di Kabuto si era fatta una pessima nominata e molti temevano le reazioni del capofamiglia. Avevano scelto anche un appellativo per quella famiglia, gli attori dei bassifondi. In particolare, Sakura seppur giovanissima era sopranominata lady Sakura poiché era furba e veloce come una scimmietta quando rubava. Al contrario, Ino era meno abile nei furti e spesso si ritrovava a piangere per poter impietosire i ricchi e farsi dare dei soldi. Kabuto si era messo in affari con dei tipi poco raccomandabili e era riuscito a portara a termine qualche furtarello in alcune case, ma avido come era non gli bastava mai niente.
A casa di Kakashi
Da ore Hinata era chiusa in camera a leggere, quando sentì una carrozza avvicinarsi corse giù, sapeva che il suo papà era tornato dopo tanti giorni.
-papà finalmente sei qui.
-sì piccola mia e ti ho portato un regalo. Ecco qua, puoi aprirlo subito.
-grazie. Che bello è un altro libro di favole e che copertina lavorata disegnata a mano. Sei il papà più buono del mondo e non mi stancherò mai di ripeterlo.
-e io non mi stancherò di farti bei regali. Cosa c’è di buono da mangiare Shizune?
-ho preparato un po’ di pollo signore. La cena sarà servita alle sette in punto. Ha un’ora di riposo.
-grazie Shizune per aver accudito Hinata durante la mia assensa.
-è stato un piacere, è una bambina adorabile.
-mi ritiro nella mia stanza a sistemare delle carte, ci vediamo a cena.
Kakashi dopo essersi ritirato in camera si rilassò un po’ leggendo un libro acquistato durante il viaggio. Prima della cena cambiò l’abito che portava e scese in cucina, aveva una fame da lupi.
-buon appetito Hinata.
-buon appetito papà. Perché sei stato via così a lungo questa volta?
-dovevo sbrigare delle faccende anche per tuo zio Asuma, erano questioni urgenti.
-sei un buon amico papà aiuti anche lo zio.
-se qualcuno ha bisogno di aiuto è nostro dovere aiutarlo. Impara questa lezione Hinata perché ti servirà in futuro.
-come vuoi tu papà, le tue lezioni sono sempre interessanti.
Passavano i giorni e i mesi e per la piccola Hinata era tempo di tornare a scuola. La bambina cresceva bella e piena di gioia e studiava con impegno.
Kakashi era fiero di come stava educando Hinata anche se a volte pensava di essere troppo restrittivo e severo. Lui stava invecchiando, non troppo, e sentiva che presto avrebbe ricevuto qualche visita spiacevole. Ancora temeva di essere sorvegliato da Obito, lo conosceva bene e sapeva che non si arrendeva mai se aveva dei sospetti su qualcuno, lo aveva provato sulla sua pelle.
Passarono altri mesi ma quella sensazione spiacevole di essere seguito non lo abbandonava mai. Il suo timore più grande era di veder soffrire sua figlia, doveva smetterla di essere così taciturno e triste o avrebbe insospettito Hinata. Ormai stava diventando una signorina e non poteva permettersi di farla soffrire, ora che era piena di sogni e ideali. Aveva promesso a Kurenai che non l’avrebbe mai abbandonata e lui manteneva sempre le sue promesse.
Intanto l’ispettore Obito, con il passare dei mesi, non si era arreso, era sicuro che Kakashi nascondesse qualcosa, ma non riusciva a trovare niente. Anche le carte sulla figlia erano perfettamente in regola. Non si era riuscito a fermare come aveva promesso, non riusciva a togliersi dalla mente il suo sospettato. Più passava il tempo e più diventava tenace, prima o poi avrebbe scoperto la verità. Secondo l’ispettore al mondo non poteva esistere gente così buona e senza un passato rintracciabile.
Di certo il destino dei protagonisti si sarebbe nuovamente incrociato in futuro.

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Capitolo 14
*** Il primo appuntamento di Naruto e Hinata ***


Erano passati molti anni dal trasferimento di Hinata e Kakashi a Parigi.
Ormai Hinata aveva 17 anni e aveva finito la scuola. Kakashi era fiero della sua bambina. Si era diplomata con ottimi voti e era diventata una splendida ragazza.
Ora Hinata passava il tempo a occuparsi della casa con Shizune e a ricamare. In più spesso usciva a fare lunghe passeggiate con il padre e a occuparsi degli orfani. Le era capitato anche di portare cibo ai più bisognosi vicino la chiesa del quartiere.
Suo padre le aveva detto che stava preparando un progetto per costruire un orfanotrofio e una casa di cura per i poveri. Le aveva anche comunicato che lo zio Asuma lo stava aiutando e che non si sarebbe stancato troppo.
In tutti gli anni passati con Kakashi, Hinata aveva fatto molteplici incontri e esperienze. La ragazza aveva conosciuto molte persone anche grazie allo zio Asuma. Spesso andava alla sua libreria e lo aiutava a sistemare i nuovi libri e lì chiacchierava per ore con i clienti dello zio e con le vicine pettegole che ogni volta la scambiavano per la figlia di Asuma.
Ormai Hinata conosceva bene ogni luogo di Parigi. Ricordava come fosse il giorno prima, le splendide visite ai vari monumenti di Parigi. Suo padre aveva mantenuto tutte le promesse che le aveva fatto.
Un giorno Hinata chiese di andare a passeggiare ai giardini vicino casa a Kakashi che subito le disse di essere d’accordo.
Nel pomeriggio Kakashi e Hinata andarono ai giardini e camminarono a lungo per il viale. Poi si sedettero a una panchina situata nei giardini per gustarsi il paesaggio.
A poca distanza da loro, su un’altra panchina, c’era un ragazzo vestito in abiti eleganti. Era un ragazzo biondo con gli occhi azzurri e abbastanza alto.
All’improvviso gli occhi del ragazzo si incontrarono con quelli di Hinata, che arrossì di colpo. Il ragazzo era rimasto colpito dalla bellezza di Hinata. Voleva avvicinarsi a lei per presentarsi ma l’uomo seduto vicino a lei aveva l’aria di essera alquanto scorbutico. Forse era una sua impressione, però temeva anche di interrompere una loro conversazione o un momento di quiete. In più aveva paura di fare figuracce davanti a quella splendida creatura che aveva davanti gli occhi.
Poi vide che la ragazza e il signore ben vestito andavano via e si colpì una guancia con la mano. Aveva perso l’occasione della sua vita, aveva trovato una splendida ragazza e non aveva avuto il coraggio di parlarle. Decise di tornare nel suo piccolo appartamento preso in affitto per pochi soldi per lavorare ai suoi documenti.
Ormai erano alcuni mesi che il ragazzo era andato via da casa del nonno per fare il lavoro che desiderava e per non assecondare i voleri del parente. Voleva essere più indipendente e non dover sposare chi voleva il nonno. Voleva innamorarsi e vivere felice costruendosi una bella famiglia. Sapeva che avrebbe dovuto lavorare duramente per guadagnare abbastanza soldi e per trovare una ragazza dolce e affidabile adatta a lui.
Già da qualche ora non faceva che pensare alla ragazza incontrata ai giardini. Forse si era innamorato a prima vista.
Passato qualche giorno il ragazzo si recò nuovamente ai giardini e si mise seduto sulla stessa panchina. Lì vide di nuovo la ragazza dei suoi sogni. Era davvero bellissima. Aveva i capelli lunghi e scuri, era snella e alta e aveva un viso dolcissimo. Sembrava un angelo sceso dal cielo per lui.
Questa volta la ragazza era accompagnata da una signora sui quaranta anni. Forse era sua zia o una governante.
Gli occhi dei due ragazzi si incontrarono nuovamente ma questa volta Hinata non riusciva a distogliere lo sguardo. Gli occhi celesti del ragazzo l’avevano ipnotizzata.
Hinata non sapeva cosa le stava succedendo. Aveva il viso in fiamme e non riusciva a non guardare quello splendido ragazzo.
All’improvviso Shizune si accorse che il ragazzo fissava Hinata e che lei era diventata completamente rossa. La governante già nei giorni precedenti aveva capito che in Hinata c’era qualcosa di diverso. Decise di attuare una tecnica da donna per far in modo che i due ragazzi si presentassero. Doveva solo convincere Hinata a fare quello che le diceva, cosa molto difficile perché la ragazza era timidissima.
-Signorina Hinata dobbiamo passare davanti a quel ragazzo per fare il giro dei giardini. Se vuole presentarsi basta che nel momento in cui siamo in corrispondenza della sua panchina lasci cadere il fazzoletto vicino a lui. Vi farà il favore di prenderlo per voi e avrà l’obbligo di presentarsi per galanteria. Poi lei potrà presentarsi a sua volta. Non si preoccupi per me io mi metterò seduta sulla panchina di fianco.
-Non posso fare una cosa del genere. Non è cortese.
-Signorina in amore e guerra tutto è lecito.
-Va bene Shizune. Ma se svengo mi soccorra. Sento che mi sta per uscire il cuore dal petto.
Hinata si incamminò al fianco di Shizune verso la panchina del ragazzo. Arrivata vicina al ragazzo lasciò cadere il fazzoletto con attenzione a non farsi scoprire.
Il ragazzo raccolse subito il fazzoletto e chiamò Hinata rivolgendosi a lei con il termine signorina.
-Scusi signorina, permette una parola.
-Mi dica.
I due ragazzi si fissarono intensamente per un intero minuto e Shizune si allontanò da loro sedendosi sulla panchina di fianco a quella del ragazzo.
Poi il ragazzo guadagnò coraggio e iniziò a parlare.
-Signorina ha perso il fazzoletto.
-Grazie per averlo raccolto. Siete molto gentile.
-Grazie signorina. Mi presento sono Naruto Uzumaki, vivo da solo, ho 18 anni, ho un nonno ricco ma troppo duro per i miei gusti. Ho una zia molto buona che cucina bene e vive in un edificio enorme in centro con mio nonno.
-Signore scusi. Scusi se mi permetto di interromperla. Mi sta raccontando tutto di lei ma io non mi sono ancora presentata.
-Scusi, è che mi mette a disagio parlare con una bellissima ragazza.
-Mi ritenete bella.
-Certo. Come vi chiamate?
-Hinata Hatake, ho 17 anni e vivo con la signora Shizune, la mia governante e mio padre, che è un uomo d’affari. Voi l’avete già visto l’altro giorno.
-L’uomo vicino a lei era suo padre. Non vi assomigliate. Scusi ho parlato troppo.
-Non vi preoccupate. È una bella dote la sincerità. Io abito a poca distanza da qui, in una casetta molto grande con giardino.
-Hinata posso darle del tu.
-Signore dovete darmi del tu. Ora siamo amici vero?
-Certo. Siete veramente una ragazza dolce. Non vi ho mai vista prima per Parigi. Scusi di nuovo il tono da borghese altolocato. Non ti ho mai incontrato a una festa.
-A mio padre e a me non piacciono molto le feste. Preferisco passeggiare all’aria aperta o leggere un buon libro. Sai mio zio ha una biblioteca al centro di Parigi. Un giorno possiamo andarci insieme.
-Perfetto. Allora ci vediamo domani qui alle due del pomeriggio. Va bene?
-Sì.
-Signorina Hinata dobbiamo andare a casa. Tra poco il signore sarà di ritorno per la cena- disse Shizune.
-A domani Naruto.
-A domani dolce Hinata.
Hinata si incamminò con Shizune verso casa salutando Naruto con la mano. Il ragazzo ricambiò sinceramente. Si sentiva il ragazzo più felice del mondo, finalmente aveva conosciuto la ragazza dei suoi sogni.
Tornando a casa incontrò uno dei suoi migliori amici del club letterario e non riuscì a nascondere il sorriso che aveva stampato in faccia.
Il suo amico, Shikamaru, non poteva credere ai suoi occhi, Naruto era completamente immerso nei suoi pensieri.
-Parigi chiama Naruto.
-Ah sei tu Shikamaru.
-Sono cinque minuti che ti chiamo urlando. Che cosa ti è successo? Sembri l’uomo più felice del mondo. Aspetta non mi dire che ti sei innamorato.
-Sì, è una ragazza bellissima e dolcissima.
-Contento tu amico. Le donne portano sempre seccature. Amico mio tu sei cotto. Di questo passo ti perderemo. Vai a dormire così ti rilasserai.
-A presto Shikamaru.
-A presto Naruto.
Intanto in casa Hatake
Hinata quella sera sembrava diversa. Kakashi si chiedeva perché fosse così allegra e spensierata. Cantava per tutta la casa e metteva in ordine i libri nuovi acquistati nei giorni precedenti.
-Signora Shizune cosa ha Hinata stasera?
-Niente signore. La passeggiata le ha fatto bene. Potrebbe uscire anche domani a fare una passeggiata verso le due meno cinque minuti?
-Certo. Ma io non ci sarò. L’accompagnerà lei.
-Signore credo che dovrebbe farla uscire da sola per farla abituare.
-Se lei dice che è pronta va bene.
- Un’altra cosa. Poi la signorina andrà a trovare lo zio alla biblioteca deve dirgli qualcosa da parte vostra?
-No. Forse lei potrebbe fare una torta dolce per Asuma. Va pazzo per i vostri dolci.
-Come desidera Signore. La farò domani mattina e la farò consegnare al signor Asuma dalla signorina Hinata.
-Bene. Io vado a letto e domani non sarò a casa per pranzo e cena. Tornerò fra un giorno. L’ho già detto a Hinata. Buonanotte signora Shizune.
-Buonanotte signore.
Il mattino seguente il signor Hatake partì presto per il suo viaggio di lavoro.
Hinata passò tutta la mattina a farsi bella per Naruto e a scegliere l’abito adatto per l’occasione.
Shizune le consigliò di mettere l’abito azzurro con i merletti bianche sulle maniche a sull’orlo della gonna abbastanza ampia e un nastro blu chiuso a fiocco all’altezza della vita.
Hinata ringraziò Shizune abbracciandola.
Erano quasi le due e Hinata era pronta. Shizune le aveva anche legato i capelli in una treccia usando un fiocco blu.
-Signorina siete pronta. Siete bellissima. Ora andate o farete tardi.
-Grazie Shizune.
Hinata uscì di casa e in pochi minuti arrivò ai giardini. Erano le due esatte e Naruto era già lì.
-Sei bellissima Hinata. L’abito vi dona.
-Grazie Naruto. Anche tu sei molto elegante.
-Ora dove andiamo?
-Come concordato ieri vi porterò alla biblioteca di mio zio.
Naruto prese sotto braccio Hinata e si incamminarono verso il centro di Parigi.
Arrivati davanti un palazzo, Hinata bussò al portone.
Aprì un uomo di mezza età molto elegante.
-Hinata come sei bella oggi. Quale buon vento di porta qui?
-Zio Asuma ti presento Naruto Uzumake. È un mio amico. Anche lui ama leggere, allora l’ho portato qui. Scusate se mi sono permessa di farlo venire senza il vostro permesso.
-Hinata i tuoi amici sono i benvenuti. Solo per oggi giovanotto potrete prendere un libro gratis. Ve lo regalo io.
-Grazie signore. Ma non posso approfittare della vostra gentilezza.
-Dovete ragazzo o mi offendo. Ditemi una cosa Naruto, da quando amate mia nipote Hinata?
Naruto divenne rosso come un peperone.
-Come fate a saperlo- disse Naruto tutto agitato.
-Stai tranquillo Naruto. Hinata sta consultando uno dei suoi libri preferiti e non ci ascolta. Avete fatto un’ottima scelta. Mia nipote è una delle più belle ragazze di Parigi. Scommetto che Kakashi, suo padre, non sa che tu e lei siete qui da soli.
-Credo di no signore. Da come ne parla Hinata il signor Hatake è molto buono ma anche severo. Fino a oggi non l’ha mai fatta uscire senza compagnia.
-Kakashi non cambierà mai sempre il solito uomo burbero e scontroso. Naruto sappi che lo fa solo per il bene di Hinata. Da piccola lei ha sofferto molto. Ha anche perso sua madre.
-Non lo sapevo. Mi dispiace.
-Anche tu hai perso tua madre e tuo padre vero?
-Come lo sapete?
-Semplice intuito che si guadagna con la vecchiaia. Non lasciarti scappare Hinata. Anche a lei piaci molto. Comunque stai attento che Kakashi non ti ammazzi prima- disse Asuma scoppiando a ridere.
-Stava scherzando signore?
-Forse si e forse no. Ora vai da lei ti aspetta.
Naruto corse verso Hinata che iniziò a mostrargli la collezione di libri antichi di suo zio. Naruto era entusiasta adorava quel luogo e la voce di Hinata era come melodia.
All’improvviso a turbare la quiete della biblioteca entrò un uomo non troppo giovane che cercava qualcuno.
Vedendolo entrare Asuma rimase impassibile ma conosceva bene le intenzioni dell’uomo.

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Capitolo 15
*** L'imbarazzo di Naruto ***


Nella biblioteca del Signor Asuma
Erano le tre del pomeriggio e nella biblioteca era appena entrato un uomo molto serio. Asuma sapeva bene chi era e conosceva le sue intenzioni.
Intanto Hinata mostrava la collezione di libri antichi di suo zio a Naruto.
-Non fare scenate amico mio- disse Asuma.
-Perché dovrei fare scenate. Vedo che Hinata sta facendo da guida nella tua biblioteca. Avevo intuito che in questi giorni mi nascondeva qualcosa. Ma non pensavo che fosse venuta a chiederti un lavoro- disse Kakashi.
-Sei già tornato dal tuo viaggio d’affari amico mio. Come mai?
-Asuma sei un po’ strano oggi. Ti senti male per caso?
-No mi sento benissimo.
-Da quanto tempo Hinata ti ha chiesto di farla lavorare qui?
-Hinata spesso viene a aiutarmi a sistemare i libri lo sai. Oggi si è trovata a passare e le ho chiesto di fare visitare al nipote di un mio amico la biblioteca. Non ti dispiace vero?
- No. Ma perché non gli hai mostrato tu i libri?
-Perché Hinata è più brava di me a spiegare il fascino dei libri. E poi lei attira molti compratori.
-Asuma non è che usi mia figlia per vendere più collezioni di libri? Ho questa sensazione.
-No, caro Kakashi non ti farei mai una cosa del genere. Parlando seriamente non la userei mai per i miei scopi. Ormai per me la ragazza è come una nipote. Tu e lei siete tutta la mia famiglia.
-Asuma stai diventando sentimentale.
-Tu già lo sei Kakashi.
-Chi è il ragazzo con Hinata? Non l’ho mai visto prima da queste parti.
-Te l’ho detto è il nipote di un mio amico. Non diventare sospettoso. È un caro ragazzo, sarebbe un ottimo amico per Hinata.
-Mi vuoi forse consigliare che mia figlia dovrebbe stare più in compagnia di ragazzi della sua età.
-Esatto. Hinata non può restare rinchiusa per sempre in casa tua. Guarda come è felice in questo momento. Lei ama conversare con la gente. E vedo che si trova a suo agio con il ragazzo.
-Ci penserò Asuma.
Intanto Hinata si era accorta che suo padre era entrato nella biblioteca e corse a abbracciarlo.
-Papà sono contenta che tu sia già tornato.
-Ciao bambina mia.
-Papà ti presento il signor Naruto Uzumaki.
-Piacere di conoscervi signore- disse Naruto facendo un lieve inchino.
-Il piacere è tutto mio. Io sono Kakashi Hatake, il padre di Hinata. Vi è piaciuta la collezione del mio amico?
-Una raccolta di volumi straordinaria. Devo anche ringraziare vostra figlia, la sua voce è pura melodia e spiega benissimo.
-Grazie per i complimenti Naruto. Ma non ho fatto nulla di così straordinario- disse Hinata imbarazzata.
Kakashi si accorse del rossore sulle guance di Hinata e che parlava al ragazzo con il tu. C’era qualcosa di strano. Come era possibile che la sua bambina si fosse invaghita di quel giovanotto. Non lo conosceva neanche. Non avrebbe permesso a sua figlia di fare uno sbaglio, aveva il dovere di proteggerla.
-Kakashi ti senti male?- domandò Asuma.
-Dimmi una cosa amico mio, ti eri accorto che Hinata è rossa in faccia quando parla con il ragazzo?- disse Kakashi a bassa voce verso Asuma.
-Forse è imbarazzata perché è la prima volta che parla con un ragazzo giovane come lei.
-Asuma non mentire. Tu ti sei accorto che Hinata ha una cotta per quel ragazzo. Non mi piace che le stia così vicino. Lo conosce da poco e lui già si prende tante confidenze con lei.
-Kakashi parli da padre. Non sei per niente obiettivo. Il ragazzo mi sembra un vero gentiluomo, non fa nulla di sconveniente. Teme anche di prenderle la mano per il bacio a mano. La tratta veramente bene e tu non puoi accusarlo di niente visto che l’hai appena conosciuto. Se lo allontanerai, Hinata ne soffrirà e potresti perderla. Per la prima volta conosce una persona che le piace. Comprendila Kakashi, questo è amore tra giovani.
-Lo sapevo, Asuma ti stai rimbambendo a furia di restare chiuso dentro la biblioteca. Ascolterò il tuo consiglio e non li allontanerò. Ma terrò sotto controllo quel Naruto, non mi fido di lui.
-La scelta è tua Kakashi. Mi raccomando non ferire tua figlia. Ricordati sempre la promessa che hai fatto a sua madre. Comunque anche il ragazzo non ha più i genitori. Credo che viva da solo perché si è allontanato dal nonno che per lui desiderava un matrimonio di convenienza. Lui ha sofferto quanto Hinata, forse è per questo che si capiscono a vicenda.
-Grazie Asuma. Ma dovrò lo stesso indagare per accertarmi che non sia una cattiva compagnia per mia figlia o nasconda qualcosa di pericoloso.
Dopo pochi minuti Naruto salutò tutti con la promessa di rivedere Hinata nei giorni seguenti e si incamminò verso casa del nonno, doveva prendere dei libri e dei vestiti puliti.
Mentre Hinata lo vedeva andare via ricordava i bei momenti passati insieme a lui in quelle ore. Si sentiva una ragazza fortuna a aver potuto incontrare una persona tanto gentile e altruista. Sentiva in lei crescere qualcosa di più di un’amicizia, un sentimento che non aveva mai provato prima.
Intanto davanti un edificio al centro di Parigi
Il tempo di percorrere qualche strada nel centro e Naruto era arrivato davanti casa di suo nonno. Non voleva tornare lì, ma aveva bisogno di vestiti puliti per fare bella figura con Hinata e di alcuni libri per il suo lavoro.
Bussò e una domestica gli aprì subito. Appena mise un piede dentro casa, il suo cuore sembrò fermarsi. Per andare nella sua stanza doveva passare dalla sale e lì sicuramente avrebbe trovato suo nonno.
Salendo le scale trovò davanti a lui sua zia.
-Buonasera zia. Sono passato solo a prendere alcune cose che mi servono per il lavoro.
La zia si precipitò da lui e l’abbracciò forte.
-Sei un piccolo bambino biricchino. Mi hai fatto tanto preoccupare Naruto. Per favore, resta qui stanotte, tuo nonno sarà lieto di vederti.
-Zia Tsunade non posso rimanere. Ho molto lavoro da svolgere.
-Almeno mangi tesoro, sembri un pochino sciupato.
-Zia mangio abbastanza. Non ti preoccupare.
-Naruto in te c’è qualcosa di diverso. Non ti sarai innamorato?
Naruto di colpo divenne rosso come una fragola.
-Zia cosa vai a pensare.
-Ho indovinato. Scommetto che la ragazza che ti piace è bella, altruista, gentile, intelligente e molto premurosa. Sono contenta per te Naruto.
-Grazie zia. Tu hai sempre pensato al mio bene e non mi hai mai imposto niente. Ti voglio bene. Presto ti presenterò la ragazza dei miei sogni ufficialmente. Prima per corteggiarla dovrò chiedere il permesso a suo padre. A quanto pare è un uomo molto severo, quindi dovrò stare attento a come mi comporto.
-Naruto sei un bravissimo ragazzo. Se ti comporti come sempre tutto andrà bene. Sei il miglior nipote che mi potesse capitare. Ma ora che hai trovato la ragazza adatta a te come farai a sostenere tutte le spese. So che con il tuo lavoro riesci a malapena a sostenere le spese per te. Perché non torni a casa, anche tuo nonno ne sarebbe felice.
-Non accetterebbe mai di farmi continuare il mio lavoro. E cosa più importante, ho paura che mi impedisca di vedere la ragazza che mi piace.
-Naruto prendi le tue cose e torna al tuo appartamento. Penserò io a spiegare la situazione a tuo nonno.
-Grazie zia. Ci vediamo presto.
-Mi raccomando, non combinare guai. Di questi tempi Parigi è un po’ in agitazione. Girano voci che alcuni giovanotti vogliano organizzare delle rivolte in alcune vie della città.
-Terrò gli occhi aperti. A presto zia.
Naruto uscì dalla casa del nonno e corse verso il suo appartamento. Naruto si sentiva il ragazzo più felice dell’universo. Non faceva che pensare a Hinata. Lei era così bella e ogni suo sorriso gli faceva sciogliere il cuore. Non vedeva l’ora di rivederla.
Il mattino del giorno dopo
Hinata aveva dormito benissimo e aveva sognato Naruto. Forse lo avrebbe rivisto quel pomeriggio.
Intanto Kakashi era uscito per trovare qualche informazione sul ragazzo nell’archivio della città. Voleva controllare che il ragazzo non fosse stato una testa calda. In più, all’archivio c’era un suo amico che conosceva i signori più ricchi della città, gli avrebbe sicuro dato un sacco di informazioni utili.
Kakashi sapeva che non era una cosa bella quello che stava facendo ma doveva farlo per il bene di sua figlia. Non voleva vederla soffrire.
Hinata era ignara di tutto. Non avrebbe mai pensato che suo padre fosse capace di spiare il ragazzo che le piaceva. In quel momento si sentiva felice e desiderava solo rivedere Naruto per passeggiare in sua compagnia. Adorava il suo sorriso luminoso e sentirlo parlare del suo lavoro. Poi le faceva piacere quando lui le faceva i complimenti. Si sentiva anche in imbarazzo ma era una cosa normale, non aveva mai ricevuto tanti complimenti da un bel ragazzo.
Hinata passò la mattina a leggere un libro e a pensare a cosa poteva raccontare di interessante a Naruto.
Dall’altra parte della città Naruto pensava alla sua Hinata e a cosa le avrebbe raccontato. Naruto non faceva che pensare a cosa avrebbe fatto con Hinata nei giorni seguenti. Forse poteva portarla a qualche mostra di pittura o a visitare Notre Dame. Come mai gli era venuta in mente la cattedrale. Ricordò che quando era piccolo aveva incontrato una bellissima bambina alla cattedrale. Perché ci pensava ora. La bambina somigliava a Hinata o forse era lei. Doveva domandare alla ragazza se aveva incontrato un bambino buffo da piccola. Sarebbe stato meraviglioso se la bambina fosse stata veramente Hinata.
Nel pomeriggio
Hinata era andata da sola ai giardini sperando di incontrare Naruto.
Lui era lì, seduto sulla solita panchina a leggere un libro. Per timore di disturbarlo Hinata si avvicinò piano e si mise seduta sulla panchina accanto.
Quando Naruto si voltò la vide e diventò rosso.
-Ciao Hinata. Perché non mi hai chiamato?
-Non volevo disturbarti. Sembravi così assorto nella lettura- disse Hinata balbettando.
-Tu non potresti mai disturbarmi.
-Grazie.
Naruto si avvicinò a Hinata con calma.
-Posso sedermi vicino a lei signorina?
-Si accomodi.
-Ti devo sembrare veramente un imbranato. Scusa. Posso chiederti una cosa.
-Puoi chiedere quello che vuoi. E non mi sembri un imbranato, piuttosto un gentiluomo.
-Grazie. Sei mai stata a Notre Dame?
-Sì. Ci sono andata molti anni fa con mio padre. Perché questa domanda?
-Volevo portarti lì. È uno dei miei posti preferiti, però se ci sei già andata, posso portarti in un altro posto.
-No, mi piacerebbe tanto andarci di nuovo. Ti ringrazio per la proposta.
-Mi fa piacere. Volevo anche domandarti se da piccola avevi incontrato un bambino buffo, vestito in modo elegante che parlava molto.
Hinata rimase stupita dalla domanda.
-Non mi dire che il bambino che ho incontrato eri tu.
-Sì ero proprio io. Dopo tanto tempo ti ho rivista. Sono rimasto tre giorni chiuso in camera dopo che mio nonno mi aveva allontanato da te.
-Anche io ci sono rimasta molto male. Finalmente ho potuto rivedere il bambino che mi ha fatto tanto divertire. Sono contenta che sia tu.
-Anche io sono felice di averti ritrovata. Con te non mi annoio mai. E non mi stanco mai di guardarti, sei bellissima.
-Grazie. Quando mi porterai a Notre Dame?
-Presto. Ora ti va di fare una passeggiata?
-Certo.
I due ragazzi iniziarono a camminare per i giardini quando incontrarono un ragazzo del club letterario di Naruto. Era un ubriacone e spesso faceva commenti sgradevoli su Naruto e Shikamaru.
Mai Naruto avrebbe pensato di incontrarlo in quel luogo.
-Guarda chi si vede, l’intelligente Naruto, il miglior amico di Shikamaru. E guarda con che splendida bambola vai in giro.
-Neji modera il linguaggio. Ti trovi davanti una signorina.
-Naruto sei troppo serio. Su vieni qui bambolina, andiamo a bere qualcosa.
Neji afferrò Hinata per un braccio ma Naruto prontamente staccò la mano dell’ubriaco da lei. Poi si mise davanti Hinata per proteggerla.
-Non ti azzardare mai più a toccarla.
-Va bene ragazzino, me ne vado.
Il ragazzo si allontanò e Naruto si girò verso Hinata per vedere come stava.
Hinata stava tremando e Naruto l’abbracciò teneramente.
-Tranquilla è tutto finito. Con me sei al sicuro.
-Grazie Naruto. Mi sento al sicuro tra le tue braccia.
-Ora è tutto passato. Per favore, perdonalo. Sono mesi che beve per dimenticare le sue sofferenza. Un mio amico ha tentato di farlo smettere ma non ci è riuscito.
-Sto bene. Scusami. Mi sono solo spaventata un pochino perché mi ha ricordato quando il mio vecchio tutore urlava e cercava di picchiarmi. Perdona anche questo sfogo.
-Non avevo idea che avessi passato momenti tanto brutti. Mi dispiace che per colpa mai ti siano tornati in mente.
-Sciocco. Se non ci fossi stato tu quel ragazzo mi avrebbe fatto male. Grazie mille- disse Hinata facendo un inchino davanti a Naruto.
-Non servono tutte queste riverenze. Dimmi una cosa, ora con il signor Hatake ti senti come in una famiglia?
-Certo. Lui mi ha salvata e mi ha fatto da papà per molti anni. Sono fortunata a averlo come genitore.
-Sono felice che tu sia serena. Continuiamo la nostra passeggiata.
-Con te andrei ovunque.
I due ragazzi passarono tutto il pomeriggio a passeggiare nei giardini e a parlare di come passavano le giornate. Naruto non poteva credere che Hinata fosse una ragazza tanto altruista, aiutava mezza città. Ora era sicuro di aver incontrato un angelo. Non restava che chiedere al padre il permesso di uscire con lei.
Naruto accompagnò Hinata a casa che gli domandò di restare a cena.
Naruto accettò volentieri, anche perché Hinata gli aveva parlato degli squisiti piatti di Shizune e non vedeva loro di assaggiarli. La verità era che voleva passare più tempo possibile con la ragazza che aveva sognato per tutta la vita.
-Shizune non ti dispiace se ho invitato un ospite all’ultimo minuto vero? Scusami.
-Non si preoccupi signorina Hinata, ho cucinato per cinque persone o di più. Stasera a cena ci sarà tuo zio Asuma. Tuo padre lo ha invitato ieri.
-Che bello. Ah scusa Naruto, che maleducata. Shizune tu ricordi Naruto, lo abbiamo incontrato al parco qualche giorno fa.
-Sì, signorina me lo ricordo. Tra poco vostro padre e il signor Asuma saranno qui.
-Va bene. Chiamaci quando arrivano. Faccio vedere a Naruto la collezione di libri che ho nella libreria nella sala.
Hinata mostrò a Naruto tutti i suoi libri e per ognuno descrisse come lo aveva avuto.
Naruto si pizzicò la guancia poiché credeva di sognare. La ragazza più bella del mondo lo aveva invitato a cena e si divertiva con lui.
Poi la porta di casa si aprì e entrarono due uomini vestiti eleganti.
Shizune li accolse, prese i loro cappotti e li fece accomodare nella sala poiché mancavano trenta minuti all’ora di cena.
Nella sala Kakashi trovò Hinata insieme a Naruto. Per poco non gli prendeva un colpo.
-Papà sei tornato finalmente. Ti ricordi Naruto vero? L’ho invitato a cena.
-Certo bambina mia. Ora vai in cucina a aiutare Shizune.
-Come vuoi papà. A dopo Naruto.
Hinata si recò in cucina e Naruto restò solo con Kakashi e Asuma.
-Ragazzo noi due dobbiamo fare delle chiacchere.
-Kakashi non lo spaventare- disse Asuma ridendo.
-Naruto posso darti del tu?
-Certo signor Kakashi- disse Naruto un po’ preoccupato.
-Che intenzioni hai con mia figlia?
Naruto si fece coraggio e chiese a Kakashi il permesso di corteggiare Hinata.
-Signore io vorrei chiederle se per lei va bene se esco con sua figlia.
-Perché dovrei darti il permesso? So che vivi da solo e riesci a malapena a mantenere te stesso. Che futuro potresti offrire a mia figlia. Non hai molti soldi da parte. E non permetterò che sfrutti la bontà di Hinata per estorcergli denaro.
-Signore non mi permetterei mai di usare Hinata per dei fini così disdicevoli. Io non ho molto da offrirle ma mi impegnerò perché il lavoro che faccio diventi fisso e più remunerativo e per costruire un futuro migliore con sua figlia.
-Ragazzo devo ammettere che sei ambizioso. Ci devo pensare prima di darti il permesso di frequentare mia figlia. Ora andiamo a tavola.
-Grazie signore.
-Naruto andò verso la sala da pranzo che gli aveva indicato poco prima Shizune.
Nel frattempo Kakashi restò a riflettere qualche istante nella sala con Asuma.
-Hai esagerato Kakashi. Lo hai maltrattato. Se volevi spaventarlo ci sei riuscito. Ricordati che se lo allontanerai da tua figlia, lei ne soffrirà molto.
Kakashi non riuscì a proferire parola perché sapeva che il suo amico aveva ragione.
I due uomini si diressero verso la sala da pranzo e si accomodarono.
La cena trascorse tranquilla. C’era stata solo qualche domanda invasiva di Kakashi verso Naruto.
Asuma era scioccato, il suo amico non demordeva dal suo obiettivo. Sembrava proprio intenzionato a allontanare Naruto da Hinata.
Asuma doveva assolutamente cercare di impedire a Kakashi di rovinare il loro rapporto. Doveva convincere Kakashi a mollare la presa.
La cena finì e Hinata salutò Naruto ringraziandolo per la splendida giornata e per averla protetta. Mentre Kakashi non guardava, Naruto donò un bacio sulla mano di Hinata. La ragazza arrossì vistosamente e fece un inchino per ringraziarlo nuovamente.
Andato via il ragazzo, Hinata augurò la buonanotte a suo padre e suo zio e andò a chiudersi in camera.
-Ah l’amore tra giovani è una cosa meravigliosa- disse Asuma sorridendo.
-L’amore può anche essere pericoloso.
-Kakashi smettila di fare il ficcanaso e lascia il ragazzo in pace. Ha dimostrato più volte di tenere a lei. Non esagerare con la tua apprensione.
-Cercherò di fare come dici amico mio.
Kakashi salutò Asuma e se ne andò a dormire. Doveva cercare di controllarsi e smettere di essere ossessionato dalla vita di Naruto. Doveva ammettere che il ragazzo era veramente un bravo giovanotto. In più non voleva che sua figlia lo odiasse, quindi doveva smettere di indagare sul ragazzo.

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Capitolo 16
*** La lettera di Naruto ***


Il giorno dopo la cena a casa Hatake
Hinata si era recata di nuovo al parco per vedere Naruto.
Quel giorno era più bello che mai, vestito più elegante del solito, sorriso splendido e occhi che ti catturavano.
Quando Naruto vide Hinata ci mancò poco che non svenisse. Il cuore batteva a mille e non riusciva a guardare che verso la sua figura. Aveva un meraviglioso vestito viola con merletti e un cappellino in testa. Sembrava un angelo appena uscito da un dipinto di Michelangelo.
Naruto la raggiunse e le regalò dei fiori che aveva acquistato poco prima.
-Naruto grazie. Sono bellissimi. Come sapevi che l’iris bianco è uno dei miei fiori preferiti?
-Ieri tuo zio ne aveva un mazzo in mano quando è venuto a casa tua. Ho pensato che fossero un regalo per te.
-Sì, lo zio mi regala sempre dei fiori. Sa che mi piace decorare la casa con dei fiori in ogni stanza. Grazie per averlo notato. Oggi dove mi porti?
-Si va a Notre Dame. Se lei vuole, signorina.
-Con piacere signor Uzumaki. Ritorneremo al luogo del nostro primo incontro e sono sicura che sarà bello come la prima volta.
-Ne sono sicuro anche io. Con te non riesco mai a annoiarmi.
I due ragazzi si incamminarono verso la cattedrale parlando allegramente de vari libri.
Intanto a casa Hatake
-Shizune dove è andata Hinata?- domandò Kakashi.
-Signore le ha detto che andava al parco con il signor Naruto. Non se lo ricorda.
-Accidenti di nuovo quel ragazzino. Mia figlia ha perso la testa per lui e io non posso impedirle di vederlo. Lei diventerebbe triste e io non voglio deluderla.
-Se permette signore. Il signor Naruto è un bravo ragazzo, non farebbe mai soffrire la signorina. È un ragazzo garbato e di buona famiglia. Vostra figlia non poteva fare scelta migliore.
-Come mai lei e Asuma siete sicuri che quel ragazzino sia un bravo ragazzo.
-Il mio è sesto senso femminile. Mentre il signor Asuma parla per esperienza. In questi anni si è occupato di molti ragazzi che prendevano cattive strade e li ha aiutati. Credo che sappia riconoscere un bravo ragazzo da un furfante.
-Grazie per le vostre parole signora Shizune. Tenterò di fidarmi del ragazzo.
A Notre Dame
I due ragazzi erano arrivati davanti la cattedrale e si erano seduti su una panchina lungo il fiume per godersi il panorama. Si tenevano teneramente per mano mentre parlavano dimenticando anche l’imbarazzo.
Hinata aveva scoperto che Naruto aveva una zia molto premurosa e che voleva conoscerla. Era onorata che un parente di Naruto volesse incontrarla e presto sarebbe arrivato il momento giusto per andare a casa Uzumaki.
Hinata già pensava a un regalo da portare alla zia del ragazzo. Forse avrebbe potuto preparare una torta di mele. Ormai era brava a farla, Shizune le aveva mostrato tutti i trucchi per renderla deliziosa.
-Scusa la domanda Naruto. A tua zia piacciono le torte di mele?
Naruto scoppiò a ridere, non riusciva a smettere. Hinata aveva fatto quella domanda in modo così serio. Non la conosceva neanche sua zia e già si preoccupava dei suoi gusti. Era davvero una ragazza adorabile, dolce come una zucca.
-Ho fatto una domanda inappropriata?
-No, Hinata. È che mi hai posto la domanda con quel tono serio. Non conosci mia zia e ti preoccupi di cosa le piaccia di più. Sei unica. Nessuno domanderebbe i gusti della zia.
-Vuol dire che ho detto qualcosa di sbagliato?
-No, mi ha fatto piacere. Vuol dire che ci tieni a me. Hai intuito che io tengo tanto a mia zia e ti sei preoccupata per i suoi gusti. A mia zia piace tutto.
-Meno male.
Poi davanti a loro si mise un uomo vestito di nero che li fissava.
-Lei è la figlia del signor Hatake, se non sbaglio?- disse l’agente Obito.
-Sì, sono io. Lei è un amico di mio padre?
-Più o meno. Sa dirmi dove si trova in questo momento?
-Sta lavorando a casa. Perché me lo chiede? Ha un appuntamento con lui?
-No, semplice curiosità. Se le facessi un paio di domande su vostro padre, vi risentireste?
-Può farle a lui. Sarà lieto di invitarla a casa sua.
-Non mi interessa parlare con lui. Sono più contento a interrogare voi.
-Mi perdoni signore. Perché le sta facendo il terzo grado?- domandò Naruto.
-Niente ragazzo. Mi chiedevo come facesse una fanciulla così dolce e garbata a vivere con un uomo con un passato incerto. La signorina non è turbata dai misteri che nasconde suo padre?
-Signore, lei sta spaventando la mia amica. La prego di smetterla con le sue domande inopportune.
-Ragazzo dovresti stare attento a chi frequenti, il padre potrebbe farti sparire.
-La prego la smetta di parlare in quel modo di mio padre. Lui è un uomo buono.- disse Hinata turbata e in lacrime.
-Signore la prego se ne vada. Non può parlare male di una persona così altruista. Se è geloso o ha risentimento per il padre se li tenga per sé.  Non ci si rivolge a una signorina come ha fatto lei.
-Ragazzo io me ne vado. Ma tu vedi di non metterti più sulla mia strada.
Obito si allontanò.
Naruto abbracciò Hinata e la confortò. Non aveva mai visto nessuno trattare una ragazza innocente e pura come Hinata in modo così rude.
-Tranquilla Hinata, non è più qui.
-Grazie mille. Mi hai salvato ancora una volta.
-Sei un angelo, non posso sopportare che qualcuno ti tratti così male. Quel signore era spregevole e maleducato. Mi chiedo perché tutte quelle domande su tuo padre. Perché doveva trattarti in quel modo, non ha senso. Non ti preoccupare, ci sono io qui con te.
-Grazie Naruto.
Naruto strinse la mano di Hinata e la trascinò dentro la cattedrale. Finalmente la sua Hinata tornava a ridere. Non sopportava di vederla soffrire e piangere. Solo un bruto poteva prendersela con una ragazza tanto adorabile.
Quel bastardo di certo non era lì per caso. Secondo Naruto aveva importunato Hinata per ciolpire indirettamente il signor Hatake. Anche se non ne capiva i motivi.
Solo un vile poteva prendersela con una ragazza. Naruto non avrebbe permesso a una persona del genrere di rovinare la sua giornata con il suo angelo.
Naruto spiegò a Hinata tutta la storia e le leggende sulla cattedrale.
Hinata lo ascoltava volentieri e sognava di sposarsi con lui in una grande chiesa. Che andava a pensare proprio in quel momento. All’improvviso la ragazza arrossì di colpo.
-Hinata ti senti bene? Sei tutta rossa.
-Sto bene Naruto.
-Ora ti porterò a mangiare uno dei dolcetti più buoni di Parigi.
-Grazie. Non vedo l’ora di assaggiare questa delizia. Tu mi stai viziando. Spero che in futuro potrò fare qualcosa per te.
-Già fai tutto per me. La tua compagnia è la cosa più bella che mi potresti concedere. Più tempo passo con te e più mi sento sereno.
-Per me è lo stesso. Non potrei stare troppi giorni senza vederti.
Naruto e Hinata passarono il resto del pomeriggio seduti al tavolino di un caffè parigino. Hinata assaggiò quattro diversi tipi di pasticcine mentre Naruto la guardò divertito. Per lui sembrava una bambina che si impasticciava e che per la prima volta provava dei dolci. Hinata mentre mangiava faceva delle facce buffissime e allo stesso tempo manteneva il suo fascino.
Era un momento magico. Naruto non riusciva a distogliere lo sguardo da lei.
Iniziato il tramonto Naruto accompagnò Hinata a casa e le disse che si sarebbero potuti vedere il giorno dopo.
Lui sarebbe andato a prenderla per poi portarla in riva alla Senna. In più le avrebbe fatto conoscere il suo migliore amico.
Hinata acconsentì e lo salutò.
Rientrata a casa Hinata salutò suo padre e Shizune e andò a cambiarsi per la cena.
Raccontò a Kakashi tutto quello che aveva fatto Naruto.
A metà discorso la ragazza si incupì.
-Hinata è successo qualcosa di brutto mentre eri fuori casa?- domandò preoccupato Kakashi.
Per lui era strano vedere Hinata così triste e pensierosa. In quei giorni era sempre sorridente e piena di energie. Qualcosa o qualcuno l’aveva turbata.
-Papà oggi ho incontrato un uomo vestito di nero che mi ha fatto un sacco di domande su di te. Non mi piaceva per niente. Parlava di te come di un criminale. Se non fosse stato per Naruto, quel signore mi avrebbe costretta a rispondere a molte più domande. È stato molto villano e Naruto mi ha protetta. L’uomo lo ha anche minacciato in un certo senso.
-L’uomo era alto, capelli scuri, occhi scuri e indossava un cappotto nero.
-Sì, ha anche detto che ti conosceva. Sai chi è?
-Sì, tu non ricordi forse, l’abbiamo incontrato qui a Parigi più volte da quando ci siamo trasferiti qui. È un agente della polizia di Parigi. Ogni volta che mi incontra dice che assomiglio a un suo vecchio conoscente. Non ho capito bene se mi vuole conoscere perché vuole avere delle informazioni su qualcuno o se mi ha scambiato per un’altra persona. Comunque appena lo incontro gli dirò di non farti più un interrogatorio senza di me. Hai avuto paura?
-Un po’. Ma Naruto mi ha tranquillizzata subito. Grazie a lui l’uomo vestito di nero non mi ha fatto pressioni.
-Quando lo incontro ringrazierò Naruto. Ora sei al sicuro Hinata. Mangia e poi ritirati in camera tua.
-Come vuoi papà. Ti voglio bene. Sappi che non ho creduto neanche a una parola del signore. Tu resterai sempre il mio buon papà.
Hinata finì di mangiare e si ritirò in camera sua per leggere e poi dormire.
Anche Kakashi si ritirò nella sua stanza. Doveva riflettere. Non capiva perché dopo tanti anni, Obito si ostinasse tanto a rincorrerlo. Ormai era un uomo diverso e non avrebbe permesso a nessuno di turbare la vita di sua figlia. Come Naruto anche Kakashi aveva intuito che Obito era andato a fare quelle domande a Hinata per spaventarla e colpirlo. Come osava spaventare una fanciulla innocente. I metodi di Obito non erano cambiati per niente. Se non raggiungeva il suo scopo non si arrendeva e usava ogni mezzo per trovare una soluzione.
Il mattino seguente
Shizune tornando dal mercato trovò davanti la porta il signor Obito che stava per bussare alla porta.
-Signore cercate qualcuno?
-Sì signora. Lei abita qui?
-Io sono la governante.
-Cerco il signor Hatake. Dovrei rivolgergli alcune domande importanti. È in casa?
-Credo di si. Prego si accomodi. Vado a chiamare il signore.
-Vi aspetterò qui.
Mentre Shizune era via, Obito iniziò a cercare indizi per tutta la sala.
-Signore, giù in sala c’è il signore vestito di nero che le vuole parlare.
-Grazie Shizune. Per favore prepari del tè per tutti. Sapevo che sarebbe venuto prima o poi. Porti anche dei biscotti.
-Se permette signore, l’uomo nella sala non mi piace per niente. Mi incute molta paura.
-La capisco Shizune. Non si preoccupi, andrà via prima dell’ora di pranzo.
-Grazie signore. Tra poco vi porterò il tè nella sala.
Mentre Kakashi scendeva in sala, Hinata trovò Obito che frugava negli scaffali della biblioteca.
-Signore cercate qualcosa?
-Voi siete la ragazzina di ieri. No davo solo un occhiata a questi splendidi libri.
-Allora perché avete aperto anche i cassetti del mobiletto di fianco alla libreria. Non negate perché vi ho visto io stessa.
-Signorina le brave ragazze non dovrebbero ficcare il naso in cose che non le riguardano.
-Questa è casa di mio padre signore. Lei non dovrebbe curiosare nei mobili altrui. Se cerca qualcosa basta chiedere a mio padre che la aiuterà se possibile. Ma se permette, secondo me lei cerca solo una scusa per far accusare un uomo altruista. Non capisco perché ha preso di mira mio padre.
-Signorina le ripeto di non ficcare il naso. Se ne vada nella sua camera a ricamare. Quello è il lavoro per le bambine viziate come lei.
-Signor Obito come si permette di entrare in casa mia e rivolgersi a mia figlia con un tono tanto aspro- disse Kakashi molto alterato.
-Finalmente è arrivato signor Hatake. Avvertivo solo sua figlia che le bambine buone non si impicciano degli affari altrui.
-Non potete entrare in casa mia e trattare male mia figlia. Qualsiasi cosa volete dovete rivolgervi a me e a nessun altro della mia famiglia.
-Siete molto protettivo nei confronti di vostra figlia.
-Non lo fareste anche voi. Mia figlia è la persona più importante nella mia vita.
-Forse l’avete cresciuta dandole un po’ troppe libertà.
-Non vi premetto queste insinuazioni. Hinata è molto educata e vi ha risposto solo perché voi mettevate le mani nelle mie cose. Ispettore avete un’autorizzazione per perquisire la mia proprietà?
-No, non sono qui per accusarvi di qualcosa. Sono venuto solo per fare una chiacchierata amichevole.
-In tal caso vi prego di non mettere in disordine le mie cose. Cosa volevate dirmi?
-In questi giorni ci sono moti criminali che si aggirano per la città, quindi state attenti a dove andate e chiudete bene porte e finestre. In più molti giovanotti si sono messi in testa di organizzare disordini per ribaltare le regole del paese. Sono dei sognatori che vogliono più libertà e desiderano aiutare la povera gente. Un po’ come fate voi signor Hatake. Ora devo andare, mi aspettano alla centrale. Arrivederci a tutti, ci rivedremo presto.
-Arrivederci signor Obito- disse Kakashi.
- Un’ultima cosa per sua figlia. Signorina stai attenta a non fare brutti incontri quando passeggi con il tuo spasimante. Arrivederci.
Obito uscì da casa Hatake.
Hinata corse in camera sua e si stese sul letto. Il signor Obito l’aveva veramente spaventata. In quel momento voleva solo vedere Naruto per essere rassicurata. Solo stringere la sua mano la faceva sentire al settimo cielo e protetta.
Poi con il permesso di suo padre andò a fare una passeggiata ai giardini. Aveva avvertito che sarebbe tornata a casa solo in serata.
Quel giorno sarebbe andata un po’ in giro con Naruto e avrebbe chiesto un suo consiglio.
Hinata attese l’arrivo di Naruto ai giardini per due ore. Era andata prima per rilassarsi. Non voleva che Nauto la vedesse troppo agitata e si preoccupasse per lei.
Finalmente era arrivato l’orario dell’appuntamento.
Naruto arrivò puntuale e subito si accorse che Hinata aveva qualcosa che non andava.
-Hinata è successo qualcosa?
-Ricordi il signore che abbiamo incontrato ieri, questa mattina è venuto a casa a parlare con mio padre. Gli ha dato degli avvertimenti sui criminali in città. La cosa più strana è che l’ho visto frugare tra le cose di mio padre. È come se avesse qualcosa contro di lui.
-Ti ha di nuovo importunata?
-Sì, ma è intervenuto mio padre.
-Di certo l’uomo nasconde qualcosa.
-Mio padre ha detto che è un ispettore di polizia. Forse voleva solo avvertire mio padre sui criminali che girano per la città. Ma mi ha molto spaventata. Ogni volta che ripenso alle sue parole inizio a tremare.
-Tranquilla, ci sono io. Ogni volta che hai paura pensa a qualcosa di bello e tutto passerà.
-Allora posso pensare a te? Quando penso a te smetto di tremare. Forse è poco consono ma non riesco a smettere di pensarti.
-Sono felice di essere nei tuoi pensieri perché tu sei nei miei. Ti sogno anche la notte.
Hinata divenne rossa e si coprì la faccia per la vergogna.
-Sono una sciocca, parlo sempre a sproposito.
-Tranquilla. Non hai parlato a sproposito. Le tue parole mi hanno fatto piacere. Non coprirti la faccia, sei bellissima quando arrossisci. E poi anche io parlo troppo. Quando sono con te mi sento libero di esprimermi come mai nella mia vita. Sono sempre stato costretto a tenermi tutto dentro. Poi sei arrivata tu e mi sono sentito subito libero di poter parlare di ogni cosa. Tu mi ascolti e non critichi le mie scelte. Sei una persona importante per me.
-Grazie. Sappi che anche per me tu sei importante. Non ho mai incontrato un ragazzo tanto gentile e altruista. Sei speciale, non dimenticarlo.
I due ragazzi si incamminarono mano nella mano verso il lungo Senna, lì avrebbero incontrato il miglior amico di Naruto.
-Deve essere buona se è un cliente fisso.
-La più buona della città. Eccolo lì, il ragazzo seduto al tavolino a destra.
I ragazzi si avvicinarono e Naruto divenne subito rosso per l’imbarazzo. Era un po’ che voleva far incontrare Hinata a Shikamaru e ora si vergognava.
-Naruto sei in ritardo.
-Mi sono fermato a parlare con lei ai giardini. Shikamaru lei è Hinata.
-Buonasera signorina.
-Buonasera signor Shikamaru. È un piacere conoscerla. Naruto parla spesso di lei.
Shikamaru scoppiò a ridere, non riusciva a trattenersi.
-Naruto la tua ragazza è veramente formale e divertente. Non potevi trovare fanciulla più adatta a te.
-Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?- domandò Hinata a bassa voce verso Naruto.
-No, lui è un po’ particolare e non ride mai in quel modo. Mi dispiace Hinata, non so cosa gli è preso.
-Non è fastidioso. Sono felice che rida.
-Piccioncini sedetevi e prendete qualcosa. Se continuate a bisbigliare tra voi, mi prenderanno per un guardone.
Naruto e Hinata ordinarono due tazze di cioccolata e iniziarono a raccontare a Shikamaru delle loro uscite.
Hinata era felice di conoscere un amico di Naruto, così avrebbe capito bene i luoghi che frequentava e cosa preferiva fare durante le sue giornate.
-Signor Shikamaru conosce Naruto da molto tempo?
-Sì, è un bravo ragazzo. Anche se ogni tanto è un po’ troppo imbranato. E poi adesso è innamorato di una ragazza molto bella. Non fa che pensare a lei. Ha sempre la testa fra le nuvole.
-Capisco.
Hinata iniziò a aggiustarsi le pieghe del vestito con le mani. Si sentiva molto agitata. Ora sapeva che non avrebbe mai avuto un futuro con Naruto.
-Signorina scusi. Forse mi sono espresso male. La ragazza che piace a Naruto è lei. Ve lo dovevo dire perché lui è troppo timido e vi lascerebbe scappare via.
Hinata arrossì di colpo e si agitò ancora di più. Non riusciva a tranquillizzarsi. Aveva il cuore che batteva a mille.
-Shikamaru non sono cose che si dicono in questo modo.
-Tu te la saresti fatta scappare via. Ora lo sa. A quanto pare ti ricambia. È tutta rossa.
-Scusate la mia reazione- disse Hinata abbassando la testa.
Naruto le afferrò la mano e le sorrise. Hinata si tranquillizzò subito. Era contenta che Naruto le volessse tanto bene. Non si era illusa, aveva trovato un ragazzo veramente speciale.
Finita la cioccolata, Naruto e Hinata salutarono e ringraziarono Shikamaru e se ne andarono verso casa di lei.
-Grazie per la bella giornata Naruto.
-Sei tu che rendi tutto più bello. Grazie. Ci vediamo fra due giorni. Domani ho molto lavoro da fare. E il giorno seguente ho una riunione con degli amici.
-Non ti preoccupare. Sono contenta che il tuo lavoro proceda bene. Ci vediamo presto.
Arrivati davanti casa Hatake, Naruto strinse Hinata e le mise un fermaglio decorato tra i capelli.
- Guardando questo oggetto potrai pensare a me.
Poi le donò anche una lettera sigillata in una busta.
-Grazie. Non dovevi disturbarti.
-Quando ti senti sola rileggi la lettera, ti sentirai meglio. È una lettera di dieci pagine in cui descrivo la mia vita, le mie emozioni e perché sei importante per me.
-Grazie. Sono commossa. Sei un ragazzo fantastico.
I due innamorati si salutarono. Hinata rientrò in casa e raccontò tutto a Shizune.
Le due passarono tutta la serata a parlare di Naruto.
Poi Shizune avvertì Hinata che suo padre era partito per lavoro e che sarebbe tornato fra due giorni. La ragazza non si aspettava che suo padre dovesse partire di nuovo. Ma non poteva impedire la sua partenza perché voleva passare più tempo con lui e parlare. Suo padre partiva per lavoro e lo faceva per riuscire a mantenerla al meglio. Quando pensava a quanti sacrifici faceva si sentiva triste di non poter aiutarlo. Poi ripensava alle parole di suo padre che la tranquillizzava e tornava serena. Sapeva che Kakashi era felice quando lei stava bene.
Arrivata ora di andare a dormire Hinata si ritirò in camera e si mise a leggere la lettera di Naruto. Ogni riga che leggeva le faceva sentire la sua vicinanza.
Hinata non sapeva che nei prossimi giorni avrebbe vissuto dei brutti momenti.

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Capitolo 17
*** Le ferite di Naruto e il cuore di Kakashi ***


Erano passati due giorni dall’ultima uscita con Naruto e Hinata non vedeva l’ora di rivederlo.
Purtroppo a Parigi scoppiarono delle rivolte organizzate da alcuni giovani.
Shizune avvertita da alcuni poliziotti a cavallo che passavano di casa in casa per dire alla gente di non uscire di casa, avvertì subito Hinata.
-Shizune papà torna oggi. Se si trova nella zona dei disordini sarà pericoloso.
-Signorina vostro padre se la sa cavare. Vedrà che presto lo vedremo entrare da quella porta sano e salvo. Gli agenti mi hanno detto che i disordini sono vicino a un club di giovani che amano la letteratura. Dice che questi giovanotti si ribellano alle autorità perché vogliono ottenere più libertà. Non sono d’accordo con l’attuale governo.
-Shizune la zona del club è dove va sempre Naruto con i suoi amici. Devo uscire a vedere se sta bene. Se restasse ferito non lo sopporterei.
Hinata era molto agitata e spaventata. Non sopportava di sapere che una persona a lei cara fosse in pericolo.
Shizune la dovette bloccare per impedirle di uscire. Riuscì a calmarla solo dopo molte ore.
 
Intanto alla periferia di Parigi
Kakashi era tornato a Parigi e aveva saputo della rivolta giovanile da passanti che venivano dalla città. Aveva anche scoperto che il luogo dove si erano barricati i ragazzi per resistere ai soldati armati, era quello frequentato da Naruto.
Kakashi sentiva che quel ragazzo nascondeva qualcosa. Per amore di sua figlia avrebbe fatto di tutto per salvarlo. Non voleva vedere la sua bambina soffrire a causa di un ragazzino impaziente e incosciente. Anche lui era stato ragazzo e capiva la voglia di cambiare il mondo che avevano quei giovani. Ma ora doveva pensare a sua figlia e far rinsavire Naruto.
Kakashi si recò sul luogo degli scontri e si rese conto che la situazione era peggiore di quanto immaginasse. Si ritrovò dalla parte dei ragazzi e li aiutò a drizzare delle barricade usando un grande carro in mezzo la strada.
Naruto non credeva ai suoi occhi il signor Hatake li aiutava nella loro causa.
Purtroppo Obito era riuscito a penetrare nel gruppo di giovani e ne prese uno in ostaggio per tentare di fermare la rivolta.
Fortunatamente due dei ragazzi riuscirono a bloccare Obito e lo legarono. I giovani per dare un esempio ai soldati volevano uccidere l’agente Obito ma Kakashi li fermò in tempo.
-Ragazzi se lo ucciderete qui i soldati reagiranno male e vi attaccheranno in modo massiccio. Lasciate che me ne occupi io. Lo porterò dietro il vicolo qui dietro e gli sparerò. Poi scomparirò dalle vostre vite. Accetate?
-Va bene. Se ne occupi lei e poi se ne vada o finirà male anche per lei. Grazie per l’aiuto- disse Shikamaru.
-Buona fortuna ragazzi.
Kakashi si allontanò con Obito e lo portò dietro il vicolo. Poi sparò un colpo.
-Perché non mi hai ucciso?
-Agente Obito non si leva mai la vita a un altro essere umano. Non possiamo decidere quando levare la vita a una persona. Anche questo accanimento tra giovani e soldati è inutile e so che finirà in un bagno di sangue.
-Proprio non la capisco signor Hatake. Mi ero sbagliato sul vostro conto.
-Tutti sbagliano nella vita. Ma si può cambiare.
Obito andò via mentre Kakashi restò a tenere sotto controllo Naruto. In caso di pericolo sarebbe uscito allo scoperto e lo avrebbe salvato.
I soldati iniziarono a sparare e a tentare di sfondare la barricada. Molti ragazzi furono uccisi già nei primi scontri.
Non riuscendo a sfondare la barricata i soldati decisero di sfondare con palle di cannone.
Dopo venti minuti di combattimenti i soladati fecero esplodere la barricada. Naruto rimase ferito e svenne in mezzo alla strada.
Vedendolo a terra il signor Hatake corse a soccorerlo mentre i soldati erano entrati nel club letterario per catturare gli altri ragazzi.
Kakashi si mise Naruto sulle spalle e corse verso un luogo sicuro. Purtroppo tutte le strade erano bloccate dai soldati. Kakashi optò per usare il sistema fognario per salvare il ragazzo. Doveva riuscire a portarlo a casa del nonno per farlo curare.
Sfortunatamente gli altri ragazzi morirono tutti negli scontri con i soldati. Anche Shikamaru perse la vita combattendo per la sua causa. Una causa comune a tutti i giovani che facevano parte del club.
Kakashi uscì dalle fogne e decise di prendere una carrozza. Purtroppo non giravano molte carrozze in quella giornata e dovette fare un bel pezzo a piedi con il ragazzo sulle spalle.
Dopo venti minuti fra le strade di Parigi, Kakashi riuscì a trovare una carrozza che lo portò in fretta davanti casa del nonno di Naruto. Meno male che Asuma gli aveva detto l’indirizzo facendo delle indagini su di lui. Poi pagò il vetturino per suonare alla porta e chiamare i parenti del ragazzo per farlo curare.
Mentre il vetturino scaricava il ragazzo nelle mani della zia, Kakashi era scomparso nella notte.
Quando Tsunade vide Naruto chiamò subito i servitori per farlo portare nella sua stanza. Poi chiamò anche il nonno del ragazzo che a sua volta mandò a chiamare il dottore da un servitore.
Arrivato il dottore visitò Naruto e gli medicò le ferite. Poi disse ai parenti di dargli una medicina specifica due volte al giorno. Lui sarebbe tornato a visitarlo il mattino seguente.
 
Intanto a casa Hatake
Kakashi era rientrato a casa e Shizune gli aveva preparato un pasto caldo.
-La signorina era preoccupata per voi.
-Sto bene. In città ci sono stati molti disordini e ho impiegato tutta la giornata per arrivare fino a casa.
Hinata sentendo la porta sbattere era scesa a vedere chi era.
-Papà stai bene. Sono contenta. Mi sono preoccupata. Per caso sei riuscito a vedere Naruto.
-No. Mi hanno detto che è a casa sua malato. Volevo dire a casa del nonno. Domani potresti andare a trovarlo. Credo che ne sarebbe felice.
-Grazie papà. Ora vado a dormire o domani non mi sveglierò in tempo.
-Hinata devi sapere che Naruto è molto grave. Ha delle ferite. Mi hanno riferito questo dei suoi amici.
-Se sarà necessario andrò a trovarlo tutti i giorni con bende e tutto il necessario per aiutarlo a guarire. Grazie papà. Buonanotte.
-Buinanotte bambina mia.
-Shizune vado anche io a dormire. Buonanotte.
-Buonanotte signore.
Hinata passò tutta la notte a ricavare bende sterili da fazzoletti buoni. Avrebbe fatto tutto il possibile per far sentire meglio il ragazzo che amava tanto.

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