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di Cherrie_2709
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Risveglio ***
Capitolo 2: *** Presentazioni ***
Capitolo 3: *** Pensieri ***
Capitolo 4: *** Fraintendimenti ***
Capitolo 5: *** Sorprese inaspettate ***
Capitolo 6: *** L'addestramento ***
Capitolo 7: *** Rito di passaggio ***
Capitolo 8: *** Tradimento ***
Capitolo 9: *** Fantasmi dal passato ***
Capitolo 10: *** Ciò che vedono gli occhi blu di un Turian ***
Capitolo 11: *** Baci rubati, baci tanto sospirati ***
Capitolo 12: *** L'Ombra ***
Capitolo 13: *** Incubi e promesse ***
Capitolo 14: *** La nave dei Collettori ***
Capitolo 15: *** Terrore ***
Capitolo 16: *** Legami di sangue ***
Capitolo 17: *** La normalità di Shepard ***
Capitolo 18: *** Suono di risate ***
Capitolo 19: *** L'Ardat-Yakshi ***
Capitolo 20: *** Trappola scattata ***
Capitolo 21: *** Chiarimenti ***
Capitolo 22: *** Occhio per occhio ***
Capitolo 23: *** Bianco o Nero ***
Capitolo 24: *** Insubordinazione ***
Capitolo 25: *** Anche una divinità morta può sognare ***
Capitolo 26: *** Il mio nome è Legione, poichè siamo in molti ***
Capitolo 27: *** Psicoterapia amichevole ***
Capitolo 28: *** Un segreto ***
Capitolo 29: *** Attacco alla Normandy ***
Capitolo 30: *** La rivelazione ***
Capitolo 31: *** Vicini alla fine ***
Capitolo 32: *** Il portale di Omega4 ***
Capitolo 33: *** Fine della corsa ***
Capitolo 34: *** Stavano arrivando ***



Capitolo 1
*** Il Risveglio ***


Vuoto. Immenso vuoto. Solo miliardi di stelle e pianeti. Quando aprii gli occhi mi ritrovai solo questo di fronte. Ero stata chiusa in una capsula criogenica per anni e anni. E ora avevo davanti a me ciò che un tempo si poteva solo immaginare. Poi guardai meglio: esattamente al centro di quel sistema, stava il sole. Ma non il nostro, era un altro. Era troppo piccolo per essere il nostro. 

- E’ il sole di Sahrabarik- disse qualcuno dietro di me.

Non mi voltai. Potevo vederlo riflesso nel vetro. Non era umano. Il suo viso ricordava quello di un felino, ma la sua pelle era squamosa come quella di un rettile. Non era vestito normalmente, indossava una specie di tuta…una corazza. Probabilmente si accorse della paura che provavo nel vedere qualcosa a me completamente sconosciuta.

-Non preoccuparti. Non mordo- rise –Il mio nome è Garrus, sono un membro della squadra del comandante Shepard-

- Comandante Shepard?- chiesi –Non è la donna che ha deciso di scongelarmi?-

-Esattamente. Abbiamo scoperto che al tuo tempo eri una brava guerriera, perciò vorremmo reclutarti-

-Reclutarmi?- mi voltai per guardarlo in faccia. Probabilmente sussultai, ma non lo vide. –Sono stata rinchiusa in quella cosa- dissi indicando la capsula –per circa…quanti saranno? Cento anni? E ora volete reclutarmi per una battaglia???-

-Perdonami. Sono stato troppo diretto con te-Nel ventunesimo secolo pensavamo tutti che gli alieni fossero una sorta di umani col testone grosso e gli occhi neri, pronti a prenderci per i loro esperimenti. Lui invece sembrava alieno solo di aspetto. Anzi, era perfino più gentile di un umano.

-Grazie- tornai a guardare lo spazio fuori dalla finestra –Vorrei conoscerla. Shepard, intendo-

 

Quando entrò nella stanza non sembrava molto contenta. Sussurrava qualcosa all’alieno, ma si capiva tutto, dato che il suo sussurro era più vicino a un grido.

-Ti avevo detto di convincerla, non di farla incazzare perché ci si rivoltasse contro!-

Garrus invece riusciva a non farsi sentire, ma si capiva che, nonostante lei fosse il suo comandante, erano sullo stesso piano sociale. Dopo la discussione la donna si rivolse a me. Mi accorsi che aveva una certa somiglianza con me, ma pensai che fosse solo una coincidenza. Era più alta, ma comunque snella e portava anche lei i capelli corti. Erano di un rosso acceso che richiamava le mie mesches. Una cosa però risaltava tra le differenze. I suoi occhi. Erano di un bellissimo azzurro acceso, un colore che non c’era mai stato nella mia famiglia. 

-Benvenuta sulla Normandy, signorina Cameron. Credo che l’approccio con la mia nave e il mio equipaggio sia stato piuttosto spiacevole e brusco. Chiederle così sul momento di far parte della mia squadra è stato sbagliato. Viene dal ventunesimo secolo, perciò le andranno spiegate molte cose-

-Non è solo questo, io ho 19 anni! Crede davvero che una ragazza della mia età possa far parte di una squadra militare?--Ne sono fermamente convinta, soprattutto poiché questa ragazza è lei. Quando i vorcha attaccarono la terra, lei fu una delle poche donne a farsi valere, a non chiudersi in casa, bensì a combattere-

-Non avevo nulla da perdere…- dissi con una nota di tristezza nella voce –Vada avanti-

-Sarò lieta di affidare a Garrus e al resto della mia squadra il compito di istruirla su questo secolo: le parleranno delle specie aliene, delle varie galassie e di come funziona ora l’umanità- detto ciò si congedò senza nemmeno salutare.

-E’ sempre così simpatica?- chiesi sperando che l’umorismo ancora esistesse.

-No, ma tu sei una questione personale-

Lo fissai per qualche minuto, cercando di capire di cosa parlasse solo guardandolo, ma poi rinunciai.

-Magenta Cameron- dissi porgendo la mano –ma suppongo che lei lo sappia già-

-Ti prego dammi del tu. Sono Garrus Vakarian e sono il cecchino della squadra-

-Esistono ancora i cecchini? Bene. Solo che ora sono alieni-

- Scommetto che tu credi che tutti gli alieni siano uguali a me, non è così?-

-Non lo è?-

-No. Io faccio parte di una specie chiamata Turian. Siamo nati per combattere. Naturalmente combattiamo solo chi ci è ostile-

-Mi stai dicendo che esistono più specie di alieni?-

-Esattamente. Scommetto che ti aspettavi l’alieno dagli occhi neri e vuoti eh?-

Invece mi ero ritrovata davanti il grosso Turian dagli occhioni blu. Sorrisi.

-Ti sembro buffo?-

-Oh no. Ehm…lascia perdere. Continua pure-

-Mi sembra adatto che tu conosca ogni specie da vicino, perciò ti porterò dagli altri-

-Una squadra aliena? Interessante. Se potesse vederlo Luke-

Nell’osservatorio della nave, seduta a gambe incrociate, si trovava una strana donna blu. Al posto dei capelli aveva delle sottospecie di tentacoli squamosi pettinati all’indietro. Silenziosamente si alzò da terra e si girò verso di me.

-Tu devi essere la ragazza-

Allora è così che mi chiamavano, “la ragazza”? A quanto pare gli alieni erano cose normalissime da quelle parti. Quella strana era la tipa che era stata da poco scongelata.

-Piacere, mi chiamo Magenta Cameron-

-Il piacere è mio. Io sono Samara e faccio parte della specie Asari. La nostra specie consta di sole donne, in grado di riprodursi tra loro, come con altre specie. Da un accoppiamento con un’Asari, però, può nascere solo e solamente un’Asari-

-Sole donne? Non deve essere tanto male-

-Donne- disse Garrus –ma anche abilissime guerriere. Samara infatti è una Justicar, ovvero un’Asari che ha prestato giuramento al codice della sua specie e che ha giurato di farlo rispettare a ogni costo, anche se ciò dovesse portarla a essere una criminale-

Ogni nuova specie riusciva a stupirmi. Garrus però mi spiegò che sulla nave non erano presenti tutte, ma solo le più qualificate.

-Ovviamente la squadra non è completamente aliena. A parte Shepard abbiamo infatti Jacob Taylor, Miranda Lawson e Kasumi Goto. Ci sarebbe anche Jack, ma non so quanta umanità abbia ancora in se-

-In che…senso?-

-Devi sapere che in questa era gli umani, come anche noi alieni, sono in grado di sviluppare poteri biotici. I poteri biotici sono poteri che possono essere usati per difendersi e per attaccare. Per farti capire meglio ti porterò da Jack-

Jack. Subito mi immaginai un uomo molto sexy e forte che può incendiare gli oggetti con la mente. La mia faccia sicuramente espresse stupore, anche se non potevo vedermi. Jack infatti non solo non era un uomo muscoloso, non era affatto un uomo. Era una donna, che al posto dei capelli aveva parecchi tatuaggi. Questi si estendevano in tutto il corpo, tanto che, pur portando solo un reggiseno, sembrava completamente vestita.

-Lei deve essere la novellina- disse quando mi vide.

Fantastico, pensai, prima ero “la ragazza”, poi addirittura “la novellina”.Decisi di comportarmi comunque educatamente e le porsi la mano –Piacere, Magenta Cameron-

Lei non ricambiò la mia stretta di mano, anzi iniziò ad ispezionarmi da cima a fondo. Che i poteri biotici consistessero anche nei raggi X? Poi disse qualcosa di assolutamente insensato

–La somiglianza è impressionante…-

Garrus assunse un tono grave quando parlò di nuovo, come per dirle che doveva stare zitta.

-Siamo qui affinché Magenta possa capire il funzionamento dei poteri biotici- esitò un momento prima di continuare –Sei l’esempio migliore-

-Certamente- esclamò lei, parecchio lusingata –Poi, però, non arrabbiatevi con me se nella nave si rompe qualcosa-

A quanto pare questi poteri biotici erano parecchio potenti. Io non riuscivo più a immaginarmi nulla. Jack era così esile che avevo sostituito l’immagine dell’omone muscoloso che appicca un incendio con l’immagine di una donnina magra, magra che non riesce nemmeno ad accendere un fiammifero. La donna tatuata si rivolse poi a me: -Cosa vuoi vedere?-

Io aprii bocca, ma non riuscii a dire nulla. Il bel Turian-occhi-blu mi aveva preceduta.

-Falle vedere uno scudo-

-Uno scudo? Oh, ma andiamo! Pensavo di dover fare qualcosa di più complesso!-

-Se vuoi, possiamo sempre chiedere a Samara-

Probabilmente Jack si offese, perché smise di arrabbiarsi immediatamente. –Va bene- sbuffò –Lo faccio-

Ero un po’ impaurita e parecchio interessata. La donna tese le braccia davanti a se e tenne le mani a palmi distesi. Da questi si sprigionò una scarica blu che creò un’enorme bolla intorno a lei. La bolla si espanse tanto da comprendere pure me e Garrus. Forse per via dell’aspetto simile ad una scarica elettrica, forse per il senso di ignoto che provocava in me, pensai che toccando la bolla sarei morta fulminata. Invece non successe nulla. Restammo lì a fissare quel meraviglioso spettacolo. Garrus mi spiegò che gli scudi biotici funzionavano solo come difesa contro le armi e contro entità sintetiche. Mi disse inoltre che chi creava lo scudo ne risentiva ad ogni colpo e che quindi non poteva essere usato all’infinito, ma necessitava di ricaricarsi.Quando uscimmo dalla stiva, luogo in cui alloggiava Jack, Garrus mi porse la domanda forse più ovvia: -Ti aspettavi un uomo vero?-

-Più che altro sono rimasta impressionata da tutti quei tatuaggi-

-Pare che ne abbia uno per ogni persona uccisa-

-Ah…- lo fissai parecchio sconvolta. A quanto pareva, nel 2185 era normale uccidere persone.

-Tranquilla. Non ti ucciderà. Non sembra, ma in realtà è buona. Odia Cerberus, per questo fa la scontrosa-

-Ehm…Cerberus?-

-Oh, giusto, tu non hai idea di che cosa sia. Cerberus è l’associazione per cui lavoriamo. In realtà anche a Shepard non va per niente a genio, ma stiamo dalla loro parte perché combattono quello che combattiamo noi-

-E cosa combattiamo esattamente, noi?-



Cherrie's notes ♥

Allora. Innanzitutto vorrei specificare che la storia non è identica a quella orgininale, quella del videogame. Basti notare la protagonista, Magenta, che è di mia invenzione. Ho aggiunto anche fatti, come la criogenesi. Inoltre io non ho mai giocato a Mass Effect 1 (dato che ho la play3 e non l'xbox) perciò potrebbero esserci errori per quanto riguarda il passato di Shepard e della squadra (in questo come in ogni altro capitolo). Non uccidetemi se faccio errori gravi xD
Grazie ^^

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Capitolo 2
*** Presentazioni ***


Mi fissò per un po’, prese il respiro e poi mi parlò, con un tono molto grave e preoccupato.

-Devi sapere che i Vorcha saranno l’ultimo dei tuoi pensieri. In confronto a quello che ci aspetta loro sono dei pijak-

-Ehm…prego?-

-Oh scusa, ehm…sono piccole scimmie ladre-

-Meglio…continua-

-Si tratta dei Collettori. Sono alieni insettiformi che lavorano per i Razziatori, grosse macchine senzienti capaci di distruggere un intero pianeta. Questa è gente che non scherza, Magenta. Vogliamo tutti che ti prepari al meglio per affrontarli e soprattutto per affrontare quello che stanno progettando-

-Cosa progettano?- chiesi con un enorme nodo allo stomaco

-Non lo sappiamo…sappiamo solo che per progettarlo stanno eliminando intere colonie…umane-

Sussultai. E così era questo il ventiduesimo secolo? Un secolo di guerre tra diverse specie, solo per ottenere maggiore potere? Garrus vide la mia enorme disperazione, forse perché avevo iniziato a sudare.

-Ehi…tranquilla- mi prese gentilmente per le spalle e mi scosse un pochino –Non ti devi preoccupare. Se ti aspettavi un secolo di prosperità, beh, è così. Ma ogni secolo ha le sue guerre purtroppo. Tu sei qui per far si che questa guerra duri il meno possibile-

Lo guardai in faccia. Solo in quel momento mi accorsi che la sua guancia destra era ricoperta da un’enorme toppa cibernetica e che la parte messa meglio era piena di cicatrici. Che arrivavano fino alla bocca.

-Garrus…- allungai la mano per sfiorarlo. Ero un po’ spaventata. Pensai che magari tra Turian poteva essere un’offesa osservare le cicatrici di guerra. Ma lui non si offese affatto. Era solo sorpreso, come se nessuno si fosse preoccupato per le sue lesioni.

-Che ti è successo?-

-Oh…ehm…- tolse delicatamente la mia mano dal suo viso e smise di tenermi le spalle -…niente di che. Quando Shepard è venuta a reclutarmi mi è esploso un missile in faccia-

-Niente di che??? Potevi restarci secco! Altroché-

-Ora però sono qui, no? Vivo e vegeto. Come lo sei tu- indicò il mio braccio sinistro.

Fino a quel momento non mi ero ancora guardata. Mi ero osservata intorno senza chiedermi se ero tutta intera. Avevo un’enorme cicatrice sulla spalla. Partiva da un punto unico enorme, uno sparo immaginai, e si diramava tutto intorno.

-Probabilmente con le cure del ventunesimo secolo saresti morta. Noi ti abbiamo salvata. Il tuo braccio non ne risentirà, avrai solo segni molto visibili. Nello spazio troverai sicuramente qualcuno a cui piacciono le donne con delle cicatrici-Scoppiammo a ridere. La prima vera risata dopo cento e più anni in una capsula criogenica. 

-Ho notato- dissi quando tornammo seri –che Shepard ha delle cicatrici sul viso-

-Beh, sai, dopo che qualcuno muore è normale che ne restino i segni-

-Oddio, vuoi dire che è uno zombie???- 

Garrus rise un pochino –No, assolutamente no. Era morta, due anni fa, e quelli di Cerberus l’hanno ricostruita da cima a fondo. Le cicatrici ce le ha per via dell’intervento-

-Oh…cavoli. Roba da non credere- restai qualche secondo a fissare il pavimento, immaginando Shepard, tutta rinsecchita e senza vita, che veniva rigonfiata da quelli di Cerberus.

-Bene- interruppe il mio pensiero –Continuiamo il giro?-

Mi portò a vedere i membri restanti della squadra. Kasumi Goto, che era una ladra, era parecchio misteriosa. L’unica parte ben visibile del suo viso era la bocca. Jacob Taylor era un uomo enorme e di colore. Ispirava amicizia, ma anche decisione: era l’addetto alle armi sulla nave. L’alieno più buffo che vidi fu Mordin Solus, lo scienziato della nave. Era un Salarian, forse il tipo di alieno più simile a quello che ci immaginavamo nel ventunesimo secolo: occhi neri e vuoti e una testa allungata, che però finiva in una biforcazione. Inoltre non era di colore grigio spento, ma di un marrone-arancio. Assomigliava ad un camaleonte umanoide. L’aspetto più buffo dei Salarian era il loro modo di fare. Mordin infatti si muoveva e parlava velocissimo, come se fosse continuamente agitato.

-Ragioniamo veloce, quindi parliamo e ci muoviamo veloci- mi spiegò lui.

I Salarian erano considerati le creature più intelligenti tra tutte. Tra i vari alieni ce ne era pure uno spaventoso. Si chiamava Grunt ed era un Krogan. I Krogan erano creature simili ad enormi rospi su due zampe. La loro storia inoltre era piuttosto triste: una volta erano incapaci, poi fu loro insegnata l’arte della guerra. Fecero battaglie tra di loro, per il cibo e una volta che le varie battaglie furono concluse iniziarono a riprodursi con una velocità impressionante. Ciò li portò a volersi espandere, così i Turian fecero creare ai Salarian un arma biologica chiamata “genofagia”, la quale permetteva di mandare a buon fine solo una gravidanza su mille. Forse era anche per questo che Grunt non aveva un aspetto amichevole. Io decisi di non rischiare e mi nascosi il più possibile dietro a Garrus. Tra di loro non scorreva buon sangue per via della genofagia perciò la nostra presentazione non fu altro che un continuo scambio di sguardi cattivi tra i due. Scoprii inoltre che Grunt era sintetico: era stato creato da Okeer, un potentissimo Krogan, il quale gli aveva dato il DNA dei guerrieri krogan più potenti così che fosse il migliore. Un altro membro alieno era Thane Krios, una sottospecie di anfibio umanoide, anche lui con enormi occhi vuoti, ma con un aspetto decisamente migliore di quello di Mordin. Si capiva che era buono, ma era anche inquietante. La sua voce vibrava, come se fossero in due a parlare; la sua memoria, come quella di ogni Drell, mi spiegò lui, era eidetica: riusciva a ricordare ogni dettaglio dei suoi ricordi e a causa di ciò soffriva parecchio, poiché era un assassino. L’uccisione di ogni vittima era ben stampata nella sua memoria. Comunque mi dispiacque molto sapere che era malato: era affetto dalla sindrome di Kepral, una malattia che colpiva i Drell sottoposti ad ambienti troppo umidi e che li portava lentamente a morte per soffocamento.Mi presentai poi all’ultima umana della squadra, Miranda Lawson. Non so esattamente il perché, ma mi stava parecchio antipatica. Era troppo bella e, per qualche oscuro e misterioso motivo, sembrava mi odiasse.

-Non scherzava quando diceva che sei bellissima- mi disse con un ghigno.

-Chi te lo ha detto?-

-SHEPARD! E’ stata sicuramente Shepard- si affrettò a rispondere Garrus.

Ero convinta che mi stessero tenendo nascosto qualcosa, ma avevo anche capito che non dovevo chiedere. Non era quello il momento.

-Come saprai- continuò la donna –io sono Miranda Lawson, seconda in comando di Shepard nonché prima assistente dell’uomo misterioso, colui a cui appartiene Cerberus. Sono stata geneticamente modificata da mio padre per essere perfetta-

-Non sembra…- dissi io acida.

Uscimmo presto da lì, perché sentivo il bisogno di picchiarla e probabilmente Garrus l’aveva capito.

L’ultimo componente della quadra era Tali’Zorah nar Rayya. Solo il nome mi fece pensare ad una meravigliosa aliena a cui nessuno poteva resistere. Quando la vidi rimasi scioccata. Non perché fosse brutta, ma perché non potevo sapere come fosse fatta. Indossava una tuta aderente con respiratore e non un solo millimetro del suo corpo era visibile. L’unica cosa che notai fu che, come Garrus e Mordin, aveva solo tre dita per mano e che i piedi erano composti da un palmo normale che si concludeva in due enormi dita, come uno zoccolo. Non mi parlò molto, a quanto pare preferiva lavorare ai motori della nave. Scoprii solo che aveva precedentemente lavorato con Shepard e che i Quarian, la razza a cui apparteneva, non vivevano su un pianeta, ma sulla Flotta Migrante, una flotta di sole navi Quarian, circa cinquantamila.Ero scossa quando parlai nuovamente a Garrus.

-Gira sempre conciata così? Con respiratore e tutto?-

-Certamente. Per i Quarian è dannoso ogni tipo di aria che non sia quella del loro pianeta. Senza tuta morirebbe o come minimo contrarrebe qualche malattia-

-E voi…l’avete mai vista senza?-

-Nessuno vede l’aspetto reale di un Quarian da quando i Geth li hanno costretti a vivere da girovaghi-

Era un comportamento orribile. Nessuno dovrebbe essere costretto a vivere così.

-Chi sono i Geth?-

-Vorrai dire COSA sono. Entità sintetiche provviste di una IA, intelligenza artificiale. I Quarian li crearono come soldati a basso costo, ma quando si accorsero che più Geth insieme potevano ragionare autonomamente,era ormai troppo tardi. Si avviò una rivolta i Quarian furono costretti a creare la Flotta Migrante-

-E’ una storia tristissima-

-Assolutamente. Sai, dicono che ogni Quarian, sotto tuta e respiratore sia bellissimo. Di una bellezza inimmaginabile. Chissà se riusciremo mai a vederli-

Già mi immaginavo Tali. La immaginavo con un aspetto quasi umano, ma di una bellezza inimmaginabile. Mentre ero tra i miei pensieri, una voce parlò, ma non poteva essere stato Garrus. La voce era femminile. Però noi eravamo soli nel corridoio. Poi mi accorsi di una proiezione olografica, una specie di occhio gigante che però si apriva verso destra e sinistra e che, a quanto pareva, poteva parlare.

-Buongiorno signorina Cameron. Il comandante Shepard vorrebbe vederla sul ponte principale-

-Ehm…ok. Tu però cosa sei?-

-Lei è IDA- disse Garrus sorridendo, come se io fossi una ragazza molto ignorante –l’intelligenza artificiale della nave-

-Fornisco supporto tattico durante le operazioni militari della squadra e posso ottimizzare le armi di cui consta la nave velocizzando attacco e difesa contro il nemico-

-Mh…Garrus, non hai appena detto che i Geth erano IA?-

-Certamente, ma IDA ha dei limiti che non le permettono di ribellarsi. Ad esempio non può prendere completo possesso della nave senza il nostro permesso. Beh, quello di Shepard-

-Sai…nel mio secolo hanno fatto svariati film in cui la gente moriva per colpa di una nave o di una casa comandata da un’intelligenza artificiale simile a IDA…-

Garrus rise, come se avessi appena raccontato la battuta dell’anno.

– Puoi startene tranquilla. IDA è fin troppo brava-

-D’accordo…proverò a fidarmi. Ora vado da Shepard-

-A più tardi Magenta- disse salutandomi con la mano.

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Capitolo 3
*** Pensieri ***


-Voleva vedermi?- chiesi a Shepard quando uscii dall’ascensore, con il quale ci si spostava tra i diversi ponti della nave.
-Oh, si. Seguimi, voglio presentarti il pilota della Normandy- improvvisamente aveva iniziato a darmi del tu.
Il ponte principale era pieno di persone intente a lavorare a diversi computer. In fondo, nel muso della nave, c’era un uomo con un cappellino da baseball in testa. “Ah i cappelli normali esistono ancora” pensai. Davanti a lui c’erano molti schermi fluttuanti, a quanto pareva le interfacce olografiche andavano di moda nel loro secolo. Nell’esatto centro però non c’era uno schermo, bensì la visuale diretta dello spazio davanti alla nave.
-Cameron, lui è Jeff Moreau, conosciuto da tutti come Joker-
Joker. Mi venne spontaneo sorridere sentendo quel nome. Mi faceva pensare all’acerrimo nemico di Batman. Decisi però di mostrarmi seria e professionale. L’uomo premette un pulsante, il pilota automatico, immaginai, perché poi si voltò verso di me lasciando la nave a se stessa.
-Piacere,- disse porgendomi la mano –tu devi essere Magenta Cameron-
-Il piacere è mio Jeff- risposi ricambiando il gesto.
-Ti prego, chiamami Joker. Come tutti-
-Come preferisci- quella volta forse si accorse del sorrisino scatenato dal suono di quel nome.
-Sai- disse Shepard –Joker è il migliore in questo campo-
-Non esagerare- disse lui imbarazzato
-Garrus mi ha raccontato di come hai cercato di salvare la prima Normandy. Un gesto stupido e avventato, certo, ma anche molto ammirevole. Degno di un vero pilota- gli spiegai
-Signorina e tu avresti diciannove anni? Assomigli proprio a Shepard- ridacchio lui.
Perché tutti sulla nave mi davano somiglianze con qualcuno? Anche io inizialmente avevo pensato che Shepard mi somigliasse, ma mi ripetei che non potevo avere nulla in comune con lei dato che i suoi occhi erano di un azzurro intensissimo e il suo carattere era molto più audace, per niente adatto a me.
Poco dopo eravamo nuovamente di fronte alla mappa galattica, una mappa olografica dello spazio tramite cui Shepard comunicava a Joker le rotte da prendere.
Proprio lì accanto c’era una ragazza poco più grande di me,sulla ventina avrei giurato. Shepard me la presentò. Era il sottufficiale Kelly, ovvero la sua segretaria. Mentre facevamo una chiacchierata tra donne mi accorsi che lei e Shepard tendevano a lanciarsi strane occhiate. Ero curiosa di saperne di più, così aspettai che si fosse allontanata per ficcare i naso negli affari del comandante.
-Ehm…Shepard…posso essere indiscreta?-
-Riguardo a?-
-Kelly…-
La donna dai capelli rosso fuoco scoppiò in una fragorosa risata –Oh,no. Non è come pensi. Come spiegarti…Kelly è una donna bella e affascinante, con cui ho “giocato” un paio di volte, ma niente di serio. In questo secolo la sessualità è ambigua per via della scoperta delle Asari, che, nonostante l’aspetto da donna, sono asessuate. Le umane hanno rapporti omosessuali più frequentemente di una volta, ma io continuo a preferire gli uomini-
-Oh…- non seppi che altro dire. Conoscevo quella donna da nemmeno un giorno e mi aveva praticamente raccontato la sua vita sessuale.
-Dai non fare la ragazzina sconvolta. Ti ci abituerai. In ogni caso, non ti volevo qui solo per presentarti a Joker, ma anche per parlarti di un evento organizzato dall’uomo misterioso-
-Di che si tratta?-
-Tra una settimana, quando avrai, si spera, completato il tuo addestramento, si terrà una festa in tuo onore. Abbiamo pensato che potesse aiutare ad integrarti-
-Una…festa? Di che tipo?-
-Niente di particolare. Una festa in cui vestirsi eleganti, giusto per poterti presentare a pieno all’equipaggio. Ci stai?-
-Ecco…io…direi di si- nella mia testa si era creata l’immagine si uno di quei balli scolastici all’americana a cui avrei da sempre voluto partecipare.
-A che pensi?-
-A un vestito. Ho sempre sognato di indossare un vestito da ballo di fine anno- dissi ancora fissando il vuoto. Poi scossi la testa –Immagino tu non sappia cosa sia-
-Credi che nel ventiduesimo secolo la gente non vada più a scuola? E se non ti va di indossare un vestito tipico, puoi cercarne uno del secolo scorso in un negozio di antiquariato-
-Oh…certo-
 
Tornai nella mia stanza leggermente euforica. Ero stata scongelata un secolo dopo a quello in cui vivevo. Non potevo ancora crederci. Poi l’euforia svanì lentamente. Prima pensando alla terribile guerra che incombeva, anzi, che in teoria era già in atto, poi pensando a Luke. Luke, il mio grande amore. Quella notte, la notte in cui combattemmo contro i Vorcha, lo vidi morire davanti ai miei occhi. Il risveglio nel futuro me lo aveva completamente fatto dimenticare. Quando mi ero ritrovata da sola però, il dolore era riaffiorato. Parecchie gocce cristalline cominciarono a rigarmi il viso. Una dopo l’altra, senza tregua. Avevo perso l’amore della mia vita. L’ultima cosa che ci eravamo detti prima della sua morte era “addio”. Mi pentivo così tanto di non avergli ripetuto, almeno una volta, che lo amavo con tutto il mio cuore.
Decisi di andare a parlare con Kasumi. Lei infatti aveva da poco perso il fidanzato, Keiji.
-Toc-toc-
-Prego entra pure-
Fu sorpresa di vedermi, almeno quanto io fui sorpresa di ritrovarmi a parlare dei miei problemi sentimentali con una sconosciuta.
-Ciao- dissi timidamente.
-Dimmi pure Magenta-
-Ehm. Si tratta del mio ragazzo. So…so che da poco anche tu hai perso il tuo e…volevo sapere come hai fatto a cavartela. A non morire di dolore. A dimenticare-
Con un gesto della mano mi invitò  a sedermi accanto a lei.
-Io non ho affatto dimenticato. Non si deve mai dimenticare. Penso ogni giorno a lui. A volte piango, poi smetto, perché so che lui non vorrebbe. Ma…- mi guardò dritta in viso –perché mi chiedi questo? Pensi che il tuo ragazzo sia in pericolo?-
Forse Kasumi non sapeva che venivo dal secolo precedente, dato che anche se Luke fosse rimasto in vita dopo la sparatoria, sarebbe morto sicuramente di vecchiaia.
-Kasumi…il mio ragazzo è morto…-
-Oh…io…non lo sapevo- ne parlava quasi come se lo avesse conosciuto.
 
La seduta nella stanza della ladra non fu molto produttiva. Decisi che era meglio stare da sola in quel momento. Mentre mi dirigevo verso la mia stanza però, vidi un riflesso nel muro metallico del corridoio.
-LUKE!- gridai girandomi.
Sparito. Eppure ero convinta di averlo visto. Ma non riapparve. Al suo posto invece arrivò Garrus.
-Imparato già a spostarti?-
Non risposi. Fissavo ancora il punto dietro le sue spalle, speranzosa. Lui agitò la sua mano davanti al mio viso e io, che non ero ancora abituata alle tre dita, mi scrollai con un leggero grido.
-Oh. Scusa. Che fai qui in giro?-
-Io…pensavo-
-A chi? Se posso saperlo, ovviamente-
-Nessuno…davvero…erano pensieri astratti-
-Pensieri astratti eh? Beh ti andrebbe di concretizzare i tuoi pensieri facendo un giro su Omega?-
-Omega? Cos’è Omega?-
-Come spiegartelo…diciamo che è il bassofondo per eccellenza nello spazio. E’ stato creato su di un asteroide-
-E perché dovrebbe attirarmi la cosa?-
-Beh perché si da il caso che a Omega ci sia l’Afterlife, un locale con ballerine Asari, risse tra alieni e musica spaccatimpani-
-Sai non sono una ragazza da discoteca-
-Oh tranquilla. C’è musica ma possiamo anche andare a un tavolo, ordinare qualcosa e starcene per i fatti nostri. Pensavo che avrei potuto parlarti meglio di questo secolo. Raccontarti le curiosità che non fanno parte dell’addestramento insomma-
-Sembra invitante- dissi sorridendo. Volevo sapere ogni cosa su quel secolo e meno tempo passavo da sola meglio sarebbe stato per il mio fragile cuore.
-Dobbiamo approfittarne ora, prima che inizi il tuo addestramento. Sai, le missioni non permetteranno alcuno svago-
-Allora andiamo. Ho proprio bisogno di svago prima della grande guerra-
Garrus sembrava l’unico a cui interessasse veramente di me e del fatto che il risveglio poteva avermi sconvolta. Lo sentivo come un fratello. Un fratello parecchio dissimile da me, ma comunque un fratello, sempre pronto ad aiutarmi, a farmi da GPS in quel mondo per me completamente sconosciuto. 

Cherrie's notes ♥

Non ho resistito, dovevo paragonare Jeff "Joker" Moreau e il Joker originale xD

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Capitolo 4
*** Fraintendimenti ***


Mi fissavo nello specchio del mio nuovo nonché orribile bagno. Era orribile per il semplice fatto che nulla sembrava ciò che in realtà era. Il water faceva paura, nel senso che non sembrava attaccato da nessuna parte, a nessuna tubatura, perciò pensavo che scaricando l’acqua tutto sarebbe tornato su. Lo specchio era anche un armadietto che però io non riuscivo ad aprire. Shepard arrivò in mio aiuto.

-A mano non lo aprirai mai- disse come se stessi facendo la cosa meno sensata al mondo. –Devi usare il factotum-

-Ehm certo…il factotum- dissi dandomi l’aria di una che ovviamente sa di cosa sta parlando.

-E’ quel bracciale che hai al polso. Se lo attivi apparirà un’interfaccia olografica-

-Oh…certo....era ovvio…-

-Con quello puoi fare moltissime cose: dal configurare le armi…- disse avvicinandosi al mio specchio e aprendolo con un solo gesto del braccio -…all’aprire armadietti-

 

Dopo la piccola figuraccia riuscii a prepararmi per la serata imminente. Mi truccai, mi spazzolai e misi dei vestiti decenti, dato che fino a quel momento avevo indossato una strana tutina bianca e grigia, abbigliamento utilizzato per la criogenesi. In ogni caso non ero mai stata una ragazza sofisticata e non lo sarei certo diventata quella sera.

Aspettai Garrus davanti alla sua stanza. Quando uscì dalla stanza rimasi sorpresa nel vedere che indossava qualcosa che non era la sua corazza.

-E io che pensavo saresti venuto in veste di guerriero- dissi sorridendo.

Lui non arrossì (non ero nemmeno certa che potesse farlo) ma dal suo viso capii che era imbarazzato. –Era…un complimento?-

-Si, direi di si-

-Oh,beh. Anche tu stai bene-

-Grazie- dissi guardando il mio maglione lungo fino alle cosce abbinato a dei collant e a degli anfibi -Allora…andiamo?-

-Certo-

Andammo da Joker, per comunicargli la destinazione. E così la Normandy prese velocità per portarci ad Omega.

Mi aspettavo un meraviglioso pianeta, tutto abitato, perciò ci rimasi un po’ male quando vidi che Omega  non era nient’altro che un orrendo asteroide su cui era stata costruita una città. Città: una parola grossa. Omega era un agglomerato di bassifondi. Quando Garrus l’aveva chiamata “il bassofondo per eccellenza” non pensavo dicesse sul serio.

-Questo posto è orrendo- esclamai senza pensarci due volte.

-Lo so che a vedersi non è il massimo, ma aspetta di entrare all’Afterlife-

Dopo un piccolo corridoio voltammo a destra e una porta si aprì automaticamente. Di fronte si aprì la spettacolare scritta “AFTERLIFE” illuminata di rosso. Era forse la cosa più bella lì in mezzo. C’era una fila interminabile, ma Garrus fece finta di non vederla e mi portò direttamente alla porta. A guardia c’era un alieno che ancora non avevo visto: aveva quattro occhi e parecchie narici che spuntavano dalla sua faccia rugosa. Non sembrava simpatico, per niente.

-Fermi dove siete. Dove credete di andare?-

Garrus aprì il suo factotum e disse –Siamo amici di Aria-

L’alieno burbero esaminò il factotum e ci lasciò passare.

-Cos’era quello?- chiesi indicando l’alieno da cui ormai ci eravamo allontanati

-Un batarian. Spesso sono mercenari, ma a volte sono incapaci e quindi finiscono a fare altri lavori. E se proprio vuoi saperlo, il loro aspetto rispecchia esattamente il loro carattere-

-Oh…quindi con voi alieni è meglio “giudicare il libro dalla copertina”?-

-Non osare paragonarmi a quei cosi- disse fermandosi bruscamente, ma anche ridacchiando.

Dopo un lungo corridoio, attraversammo una seconda porta. Rimasi subito assordata dalla musica, nonostante non ci fossero altoparlanti visibili. Al centro della stanza c’era un’enorme struttura cilindrica illuminata e ai suoi piedi, sopra a una passerella circolare, delle asari in abiti succinti ballavano la lap dance. A quanto pare la cosa era normale, dato che quasi nessuno le guardava. Io invece le fissavo, non perché mi piacessero, ma perché non lo trovavo affatto normale.

Garrus si schiarì la voce –Se vuoi puoi pagarne una perché balli solo per te-

Io scossi la testa per disincantarmi.

-Cosa? NO! A me piacciono gli uomini sai?-

-Oh, beh, non sembrava e in ogni caso le asari sono asessuate- disse divertito –Comunque…vuoi da bere?-

-Ehm…qualcosa di analcolico-

-Oh, andiamo, non fare la ragazza per bene-

-Dico sul serio- 

Sbuffò e mi offrì una bevanda molto colorata, simile a un succo tropicale.

Passammo il tempo a chiacchierare. Mi spiegò un sacco di cose. Mi raccontò che una volta nella squadra di Shepard c’era anche una Asari, una certa Liara T’soni, che non avevano più visto dal giorno della “morte” di Shepard. Dopo vari racconti sulla galassia parlai anche io.

-Questo secolo è…meraviglioso. Nel secolo scorso si pensava che la vita potesse essere solo su marte oltre che sulla terra. Ora invece si scopre addirittura la presenza di più galassie e sistemi solari-

-Tutto merito dei Prothean-

-Chi scusa?-

-I Prothean. L’unica razza estinta, la più antica si pensa. Furono loro a creare i portali intergalattici-

-Cavoli. Non vedo l’ora di viaggiare. Peccato che sarà per combattere-

-Tranquilla. Non appena tutto sarà finito, potrai andare dove vuoi. Magari verrai a vedere Palaven, il mio pianeta natale-

-Si, perché no-

Parlammo per ore e ore. Ogni tanto Garrus si alzava per ballare con qualcuno. Un paio di volte provò anche a trascinarmi con se, ma io mi rifiutai categoricamente. Mentre ballava, mi guardai intorno: i miei vestiti non centravano assolutamente nulla con quel tempo. Tutte le donne indossavano lunghi abiti attillati, piuttosto eleganti. Quando Garrus tornò a sedersi, gli feci una domanda che mi frullava per la testa da quando avevamo varcato la soglia dell’Afterlife.

-Garrus, chi è Aria?-

-E’ una asari. Diciamo che…lei comanda qui a Omega. Pare che “lei sia Omega”-

-Oh…e la conosci davvero?-

-So solo che ha detto lei a Shepard dove trovarmi quando mi ha reclutato. Ma siccome il nostro comandante la conosce, siamo i benvenuti...più o meno-

Quando iniziai a sbadigliare, Garrus decise che era ora di tornare alla nave.

-Grazie della bella serata. Mi sono divertita e la mia curiosità verso questo secolo è sempre più viva-

-Sono contento-. Stava appoggiato sullo stipite della porta e mi fissava con uno strano sorriso.

-Ehm….allora…a domani…- dissi, incerta sulle sue intenzioni. Schiacciai il pulsante per chiudere la porta, ma lui la bloccò. Lentamente, avvicinò il suo muso al mio viso e tentò di baciarmi. Io però lo fermai. Dal suo viso immaginai che non se lo aspettasse affatto.

-Oh…ehm…io…- balbettò.

-Mi…dispiace-

-No, scusa tu. Io…pensavo…-

-Garrus, tu sei dolce, simpatico e affabile, ma io…credo che tu abbia interpretato male il mio comportamento nei tuoi confronti. Non sono pronta per ricominciare-

-Certo, mi dispiace-

-A domani-

-A…domani-. Si fece indietro così da lasciarmi chiudere la porta.

Perfetto. Probabilmente avevo perso l’unico amico che avevo in quel dannato secolo.

Non riuscii a dormire quella notte.

Il mattino dopo, girai per tutta la nave, ma non vidi Garrus da nessuna parte. Shepard si accorse che stavo cercando qualcuno.

-E’ nella batteria primaria a fare delle calibrazioni1-

Sussultai, perché non la vidi arrivare.

-Salve, Shepard. Chi è dai cannoni?-

-Garrus. Non cercavi lui?-

-Io? No-

Mi guardò alzando un sopracciglio, in attesa di una seconda risposta.

-Si. Si, va bene, lo cercavo. Lui…ti ha parlato?-

-No…- (tirai un sospiro di sollievo) -…ma vi ho visti- (ecco -.-)

Il mio viso era in fiamme, lo sentivo.

-Tranquilla, si riprenderà. E’ uno vendicativo, ma solo se si tratta dei suoi nemici-



Cherrie's notes ♥

1. ho inserito la frase delle calibrazioni perchè, nel gioco, Garrus la ripete in continuazione quando non ha più nulla da dirti xD

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Capitolo 5
*** Sorprese inaspettate ***


Bene, bene, bene. Vorrei ringraziarvi perchè siete davvero più lettori di quanti mi aspettassi. Anche se...anche se...vedo che state calando. Su, su, su, non deludetemi così. Non sarà la storia meglio scritta al mondo lo so, ma è così brutta da lasciarla nel cassetto dei ricordi? Grazie ancora a tutti quanti comunque ^^

Stavo ferma fuori dalla porta della batteria primaria: non avevo il coraggio. Stavo per aprirla, ma lui mi precedette. Ci fissammo per un po’, poi decisi di rompere il ghiaccio.

-Ciao-

-Ciao- la sua voce era piatta, non aveva più il calore dei giorni precedenti –Avrei da fare- disse aggirandomi e proseguendo per il corridoio.

-E’ MORTO- gridai io.

Lui si fermò a metà strada e lentamente si voltò. –Come hai detto?-

-Il ragazzo che amo, l’uomo che volevo sposare. E’ morto. Davanti ai miei occhi- caddi in ginocchio e iniziai a singhiozzare.

Garrus tornò da me correndo e mi afferrò perché non cadessi completamente.

-Calmati, Magenta, calmati-

-Non volevo ferirti, Garrus, ma non posso, non posso fingere di amarti. Il mio cuore è suo e lui se lo è portato nell’aldilà-

Lui mi strinse ancora più forte.

-Mi dispiace- dissi, ancora singhiozzando.

-Shh. Tranquilla. Non è mia intenzione obbligarti-

-Mi manca, mi manca da morire. Non riesco a pensare di non poterlo più rivedere, di non poterci più parlare, di non poterlo più abbracciare-

-Ti capisco-

Mi calmai. A lui potevo dirlo. –L’ho visto-

-Come?- chiese lui staccandosi piano,piano da me –Chi?-

-Luke. Il mio ragazzo. L’ho visto riflesso in una parete. Sto già impazzendo-

-No, non dire così. Sei sconvolta, è normale. Passerà. Vedrai, starai meglio-

 

Probabilmente mi addormentai fra le sue braccia, perché mi risvegliai di sera (lo capii dall’orologio) nella mia stanza. Gli occhi mi bruciavano ed erano un po’ appiccicosi. Odiavo piangere in quel modo.

Bussarono.

-Si?- chiesi con voce flebile.

Nessuna risposta.

Mi alzai dal letto e andai ad aprire. Non c’era nessuno. A terra però c’era un pacco. Era piuttosto grande. Lo portai dentro e lo poggiai sul letto. Non una firma, non un biglietto. Dopo qualche minuto a rimuginare, a pensare che potesse essere un ordigno esplosivo o un pyjakc1 impazzito, lo aprii. Rimasi di stucco. Era un abito, un abito elegante come quelli dei balli da liceali, completo di pantacalze e stivali. Era color…magenta. Avevo trovato il mio completo per la festa.

Uscii dalla stanza e corsi da Garrus. Lui mi vide arrivare e da lontano disse –Ah, Magenta, giusto in tempo per…- non riuscì a finire la frase perché gli saltai in braccio.

-Grazie, grazie, grazie!- gridai stringendolo.

-Ehm…prego…per cosa?-

Mi staccai per guardarlo in faccia –Per l’abito, ovvio-

-Oh…certo, l’abito- disse sorridendo, anche se poco convinto.

-E’ meraviglioso, lo adoro-

-Sono contento. Mi dispiace, ma dovrò interrompere la tua gioia-

Mi lanciò in mano una tuta pesantissima, che quasi mi fece cadere, con stampato un motivo mimetico bianco e grigio.

-Che diamine è?-

-La tua corazza, no? Dovrai pur cominciare ad addestrarti-

-Oggi?!?- feci una faccia assurda, con occhi fuori dalle orbite e bocca sbarrata.

-No, oggi ti insegnerò i tipi di armi e faremo un “finto combattimento”. Poi Samara ti aiuterà con i poteri biotici-

-Non mi aiuta Jack?-

-Ehm…abbiamo paura che possa farti male, Samara sarà più delicata-

-O…k- non ero per niente convinta.

 

Garrus mi portò nell’armeria.

-Allora. Esistono diversi tipi di armi da fuoco, come saprai. Ora però non si usano i proiettili, ma queste- prese in mano degli strani cilindri metallici –clip termiche. Puoi sparare finchè non si surriscaldano, poi le devi cambiare, ma sappi che è sempre meglio cambiarle prima-

-Ok, direi che fin qui è facile-

-Puoi avere fucili a pompa, pistole pesanti, fucili di precisione, mitra o armi pesanti. Per queste ultime, però, non puoi usare clip normali, devi usare delle celle energetiche. Per oggi ti darò una pistola pesante, giusto per provare. Domani potrai scegliere-

-Domani? Che succede domani?-

-Ehm…ne parlerai più tardi con Shepard. Tieni questa ora- disse porgendomi una pistola piuttosto grande, poi mi portò in una sala lì accanto: era la sala di allenamento2. –Ok. Appena senti suonare l’allarme, diventiamo nemici. Sparami senza pensarci due volte-

-Eh? Io non voglio spararti! Non ci sono bersagli o cose simili?-

-No, i bersagli sono sempre troppo buoni. In ogni caso puoi stare calma, ho caricato le armi con clip speciali che non possono intaccare gli scudi. Sono fatte apposta per gli allenamenti-

-Oh…in questo caso, d’accordo-

-Vediamo che sai fare-

L’allarme suonò.


Cherrie's notes ♥

1. nel capitolo 2 avevo scritto pijack poi ho scoperto che è con la y. Chiedo venia u.u
2. in realtà non esiste questa sala, ma, se è per questo, il gioco non parla nemmeno si una guerra tra uomini e Vorcha. Sono inserimenti che ho fatto per far funzionare la storia u.u

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Capitolo 6
*** L'addestramento ***


So che il capitolo 5 non era granchè, il fatto è che era un intermezzo per arrivare al 6. Anche questo capitolo in realtà non tice troppe cose, però è abbastanza buffo e interessante (o almeno credo xD). Spero vi piaccia ^^

Scattai subito. Mi nascosi dietro al muretto più vicino. Sentii degli spari, ma non vedevo Garrus. Erano altri a sparare: dei robot bianchi, piuttosto mingherlini, armati di pistola, sparavano sia contro la mia postazione sia contro quella di Garrus.
-Mi ero dimenticato di dirtelo: quelli sono Mech, robot programmabili. Questi sono programmati per sparare contro chiunque sia nel campo. Ovviamente anche loro sono dotati delle stesse clip speciali- mi comunicò via radio.
-La prossima volta, dimmelo più tardi!-
Mi alzai dalla postazione, mirai alla testa di un mech e sparai. Quello cadde a terra ed esplose. Sparai anche al secondo e così via, per potermi aprire la strada verso Garrus. Ero a pochi metri da lui quando si alzò e mi sparò. Non sentii dolore, ma percepii il colpo. Se fosse stato un colpo vero, sarei morta: era dritto, dritto alla testa.
-Stai più attenta- mi disse
-La fai facile, cecchino-
Lo sentii ridere.
Strisciai verso il muretto accanto. Non mi vide. Da quel punto potevo mirargli alla testa senza che si alzasse. Due colpi secchi. La sirena che aveva iniziato a illuminare la stanza a seguito dell’allarme, si spense. L’avevo ucciso. Beh, lo avrei ucciso se fossero stati colpi veri.
-Complimenti, Cameron- disse quando ci fummo rialzati.
-Grazie, Vakarian-
-Ora credo tu debba andare, Samara ti starà aspettando-
 
La lezione di Samara era nella sua stanza, l’osservatorio del ponte 3. Quando arrivai stava levitando.
-Ti aspettavo- disse con voce profonda. Tutte le volte che parlava sembrava parlasse di cose estremamente solenni.
-Si. Beh…eccomi- io invece sembravo solo una ragazzina stupida.
Smise di svolazzare per aria e delicatamente si posò a terra. Poi si voltò verso di me.
-Molto bene. Sai dirmi fino a che punto sono sviluppati i tuoi poteri biotici?-
-Ehm…in realtà io non sapevo nemmeno di averne-
-Come?- fece un respiro profondo –Immagino che dovrò andare ad informarmi- disse uscendo dalla stanza.
Poco dopo tornò. –Shepard dice che dovresti saper creare un’onda d’urto, una deformazione e un lancio-
La guardai con un’espressione del tipo “Ne so quanto prima” così lei continuò a spiegare.
-Onda d’urto è in grado di colpire chiunque si trovi sulla sua traiettoria e di farlo atterrare in modo per niente delicato. Deformazione ferisce il nemico su cui la mandi ed è in grado di fermare la rigenerazione dei suoi scudi e, nel caso dei Vorcha, della salute-
Vorcha. Quella parola mi fece rabbrividire.
-Lancio scaglia il nemico lontano, ma a differenza di onda d’urto, colpisce solo il nemico designato-
-D’accordo-
-Ognuno di questi poteri funziona sia su bersagli organici che sintetici, ma onda d’urto e lancio non funzionano se prima non elimini i loro scudi e le loro corazze-
-Capito-
-Mi raccomando, affinché il potere funzioni ti devi concentrare, devi concentrare tutta la tua forza su di essi-
I primi tentativi mi portarono a creare semplicemente una pallina di energia biotica. Man mano che provai però riuscii a lanciare un vaso contro il muro e a rompere un libro grazie a deformazione. Non riuscivo a fare l’onda d’urto però.
-Concentrati!- la voce di Samara sapeva essere davvero cattiva.
Chiusi gli occhi e me la immaginai, immaginai l’onda che si propagava davanti a me, caricai tutta la forza che avevo e ci riuscii: ribaltai la stanza di Samara.
-Bravissima- era piuttosto contenta per essere una a cui avevo appena messo sottosopra la camera.
 
Quella sera arrivai in camera stremata. Almeno mi ero divertita, anche se probabilmente in battaglia sarebbe stato diverso. Ero così stanca che non scesi nemmeno per cenare.
Più tardi entrò Shepard.
-Com’è andata?-
-Bene, direi. Piuttosto stanca, ma forse è per il fatto che ho dovuto sostenere il peso della corazza-
-Tranquilla, ti ci abituerai-
Ci fu un attimo di silenzio.
-Senti- ricominciò lei –so che hai iniziato oggi, ma sono convinta che il modo migliore per allenarti sia portarti sul campo-
-Sul campo? Intendi in una vera battaglia?-
-Beh, non proprio. Devo aiutare Grunt con la sua malattia e per farlo dobbiamo andare su Tuchanka, il suo pianeta natale.  Non tutti i krogan sono amichevoli, beh, nessuno di loro lo è, ne esistono solo di più ragionevoli e di meno. Diciamo che se un gruppo di krogan ci dovesse attaccare servirebbe per allenarti-
-Mh- non seppi che altro dire
-E poi potremmo incontrare qualche varrei addestrato male-
-Che cos’è un varren?- chiesi preoccupata
-E’ una specie di enorme cane, solo che ha gli occhi neri e vuoti, lunghe zanne e la pelle squamosa-
-Sembra…docile…-
Shepard rise. –Tranquilla, sono facili da uccidere. Comunque, ti spettiamo di sotto, dalla navetta-
Ecco. Dovevo uscire dalla nave. Avrei visto un pianeta nuovo. Un pianeta che non era il mio. Sentivo i nodi allo stomaco, nonostante si trattasse del pianeta natale di una razza bruta e dall’aspetto rude, ma comunque non era la terra.
Tuchanka si trovava nel sistema Aralakh, via Lattea. Già nel luogo in cui atterrammo con la navetta c’erano diversi krogan. Ci guardavano malissimo, ma non sembravano aver intenzione di farci del male. Uno di loro aveva vicino a loro una specie di enorme cane squamato: quello doveva essere un varren.
-Non avvicinarti, quello- disse Garrus, indicando il krogan che fissavo –è un soldato del branco sanguinario-
Non so perché, ma il nome “branco sanguinario” mi ricordava qualcosa.
In squadra, oltre a Garrus, avevamo anche Grunt. Dopotutto eravamo lì per lui. Io comunque mi tenevo a debita distanza perché continuava a farmi paura.
Appena scesi fummo subito bloccati da un membro del clan degli Urdnot. Shepard durante il viaggio mi aveva spiegato che esistevano due clan su Tuchanka: gli Urdnot, appunto, e i Weyrloc.
-Non so perché, ma Urdnot Wreaw vuole vedervi- ci disse la guardia.
Oltrepassammo la porta dietro di lui, scendemmo alcuni scalini e percorremmo un lungo corridoio, poi passammo per un'altra porta. Fu in quel momento che scoprii quanto brutto fosse Tuchanka. Era composto nientemeno che dalle macerie createsi dopo la guerra tra krogan. Mentre guardavo l’immenso numero di rottami che ci circondavano, ci passò davanti un animaletto color lilla.
-Ehi, un pyjack!- urlai, forse facendomi notare un po’ troppo.
-Esatto Cameron, ma non esaltarti troppo-
Era ovvio che avevo fatto un’enorme figura di merda.
Come se non fosse successo nulla, continuammo per la nostra strada e mi resi conto che non c’erano varrei liberi, ma solo ammaestrati. Uno però se ne stava solo soletto in un angolino. Mi faceva tenerezza e, nonostante l’aspetto poco amichevole, volli accarezzarlo.
-Magenta, ma che diamine…- Shepard aveva paura che mi sbranasse, ma io l’avevo domato in men che non si dica. Teneva la lingua a penzoloni e scodinzolava felice.
-Sembra che Urz abbia un nuovo amico- disse il krogan lì vicino che lavorava a un computer.
Wreaw (intuii che era lui perché stava su di un trono, anche se formato da delle macerie) non sembrava sorpreso di vederci, o forse non sapevo leggere la mimica facciale dei krogan…sempre che ne avessero una.
-Shepard, cosa ti porta qui?-
-Ho un krogan in squadra e ha qualcosa che non va, puoi aiutarlo?-
Il capoclan scrutò Grunt da cima a fondo, poi disse –Non ha nulla che non va, deve solo affrontare il suo rito di passaggio. Il suo clan è forse morto prima che gli insegnassero a sopravvivere?-
-Io non ho un clan- rispose Grunt prontamente –Io sono stato creato dal signore della guerra Okeer con i geni dei più grandi guerrieri krogan1-
Quello che sembrava essere il consigliere di Wreaw, si mosse di scatto verso di noi, come se Grunt avesse detto qualcosa di orribile.
-Un falso? Un prodotto di laboratorio? Non sei degno di effettuare il rito!- urlò indignato
-Io sono un krogan puro, dovreste essere stupiti-
-Ora basta- disse Wreaw ad entrambi –Se vuole affrontare il rito, lo farà. Vai dallo sciamano e lui ti porterà nel luogo designato-


Cherrie's notes ♥

1. In realtà nel gioco nomina guerriero per guerriero, ma tutti non me li ricordo e putroppo quel pezzo l'ho già rigiocato. Perdonatemi immensamente per la mia imprecisione u.u

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Capitolo 7
*** Rito di passaggio ***


Mi scuso immensamente. Dovevo postare una settimana fa come di consueto, ma nelle vacanze di pasqua sono stata dai nonni (che non hanno un computer ovviamente -.-) e appena tornata a scuola ho avuto un sacco da fare, in parte anche perchè ho cominciato a giocare a Mass Effect 3. Ma eccovi il settimo capitolo, direi più interessante dei due precedenti. Spero continuerete a seguirmi ^^


Ovviamente Grunt accettò. Dovevamo andare dallo sciamano, il quale ci avrebbe spiegato che fare. Gatatog Uvenk, il consigliere di Wreav, ci aveva preceduti. Non sembrava affatto contento.
-Non può farlo! E’ artificiale, non sappiamo nemmeno se le bestie lo attaccheranno-
-Le bestie sentono il sangue, di chiunque esso sia- disse lo sciamano. Poi si rivolse a Grunt –Hai già il tuo krannt?-
-Combatterò con Shepard e la mia squadra-
Cosa?!? Presi Shepard da parte per un momento –Non si era parlato di combattere bestie ignote!-
-Lo so, lo so- disse piano per non farsi sentire –Però Grunt ha bisogno del nostro aiuto e tu di allenarti-
Sbuffai. Sapevo che aveva ragione, ma avevo molta paura. A che sarebbe servito l’allenamento che io fossi morta?
Shepard era ormai tornata da Grunt, così fu Garrus a parlarmi.
-Avanti, sei brava-
-Si, contro degli stupidi mech!-
-Beh, ti ricordo che hai ucciso un bravissimo cecchino- esclamò ridacchiando.
Io però rimasi seria –Ok, ok. Ma immagino sarà diverso. Insomma, le bestie non cercano un riparo, ti attaccano e basta-
-Meglio per noi se non avranno copertura-
 
 Un enorme fuori strada (ovviamente tutto era a misura di krogan) ci portò nell’esatto centro di Tuchanka. Lo sciamano spiegò che dovevamo attivare la “chiave di volta” per poter affrontare il rito di passaggio, che consisteva in tre prove. Grunt era impaziente. Non appena fummo sul campo di battaglia, nel quale giacevano ancora i corpi di svariati krogan, iniziò a spazientirsi.
-Presto Shepard, attiva la chiave di volta-
La chiave di volta si attivava con un semplice pulsante. Shepard lo premette e, in mezzo alla tempesta che soffiava imperterrita su Tuchanka, si sentì una voce:
“In passato i krogan hanno conquistato Tuchanka e dominato il mondo naturale che ci spetta”.
Si sentì un rumore meccanico, poi un ringhio. I Varren arrivarono a ondate.
-Usa il fucile d’assalto Avenger- mi consigliò Shepard
Mi armai. Quando il Varren mi fu a quattro metri di distanza gli sparai una raffica. Un po’ mi dispiacque vederlo steso a terra, ripensando a Urz. Questo però mi distrasse dagli altri varren che avanzavano. Dovevo ricaricare e non c’era tempo. C’era una sola soluzione. Usai l’onda d’urto. Non era molto grande, ma i varren dopo tutto non erano creature molto potenti, così furono spazzati via.
-Wohoo!- gridò Garrus.
Dopo che anche lui e Grunt ebbero ucciso una mezza dozzina di quei cosi, dovettimo riattivare la chiave di volta. La prima prova era finita e io speravo che anche le altre fossero così facili.
“Poi i krogan si sono elevati verso le stelle per distruggere il terrore della galassia. Un nemico che solo noi potevamo affrontare”.
Di nuovo quel rumore metallico. Poi ci fu uno stridio nel cielo. Il sole fu coperto per un attimo da un’ombra gigante. Quel mostro somigliava a un enorme scorpione rosso munito di ali. Lasciò cadere a terra quelli che dovevano essere i suoi “piccoli”: enormi granchi cornuti dello stesso colore della madre.
-Che diamine sono quelli?- chiesi piuttosto inorridita.
-Sono klixen! Non farli avvicinare troppo o ti sputeranno del fuoco addosso- rispose Shepard. Seguendo il suo consiglio iniziai a sparare anche se erano piuttosto lontani. Quando venivano uccisi si accasciavano a terra emettendo uno stridio simile a quello della madre, poi esplodevano, infuocando tutto ciò che avevano attorno. Fu più complicato ucciderli e sembravano non finire mai.
Poi toccò alla terza ed ultima prova.
“Ora tutti i krogan affrontano la genofagia. La nostra ricompensa, la nostra maledizione. E’ una lotta per la sopravvivenza”.
Questa volta non ci fu nessun rumore metallico e nessun verso. Ma la terra tremò sotto i nostri piedi. Esattamente dal lato opposto alla chiave di volta e ai lati apparvero tre enormi vermi blu. Non avevano denti, ne occhi. Non avevano un muso. Se ne stavano lì e oscillavano. Troppo facile per essere la terza prova. Allora Shepard sparò contro uno di essi. Questi si irrigidirono per poi tornare sotto terra. Al posto di quello al centro sbucò un verme grosso il triplo e dotato di un massiccio esoscheletro. Capimmo che quei vermiciattoli azzurri non erano altro che la sua lingua e quella dei suoi amici la sotto.
-DIVORATORE!- urlò Shepard.
Non avevo idea di cosa fosse un divoratore, ma istintivamente mi nascosi dietro un muretto. Ricordai che Samara mi aveva detto che deformazione era potente contro le corazze. Quel coso di sicuro era corazzato. Presi coraggio, respirai profondamente e mi alzai dal nascondiglio per colpire. Riuscii a ripararmi nuovamente giusto in tempo perché quel coso aveva sputato una palla di bava verde. Io la evitai ma Shepard la prese in pieno e la sua barriera si rigenerò più lentamente, tanto che restò riparata per un bel po’. Il mostro tornò sotto terra, ma grazie alla sue enorme stazza potevamo capire i suoi spostamenti anche dalla superficie. Sarebbe arrivato da sinistra, così tutti ci riparammo dietro a muretti sulla destra. I nostri fucili non gli provocavano chissà quanto dolore, ma sicuramente lo stavamo uccidendo.
-Non serve ucciderlo- disse Grunt –Basta sopravvivere!-
-Ma noi facciamo sempre le cose al meglio- disse Shepard in tutta risposta mentre lanciava la sua deformazione contro il mostro.
La terza volta arrivò da destra e tutti ci spostammo a sinistra. Garrus non andò troppo lontano da lui e si riparò dietro a una colonna di metallo. Fu uno sbaglio perché la palla bavosa del divoratore gli fece crollare il riparo addosso. O quasi. Shepard bloccò i frammenti metallici con la sua singolarità. Aspettai che i suoi poteri biotici si ricaricassero poi la guardai con complicità. Contemporaneamente ci alzammo dal riparo e lanciammo deformazione. Il nostro colpo combinato stese quel coso una volta per tutte.
-Così si fa!- disse Shepard dandomi il cinque. Era bello vedere che i saluti consueti non erano cambiati.
Ancora ero incredula. Avevamo abbattuto un mostro alto almeno dieci metri.
Stavamo per tornare dallo sciamano, contenti di comunicargli che avevamo ucciso il divoratore (pare che nessuno ci fosse riuscito per dei decenni), quando Uvenk e gli altri soldato Gatatog ci si pararono davanti.
-Non dovresti sprecare le tue risorse a servizio di questa umana-
-E’ stata Shepard a portarmi fin qui- rispose il krogan
-Gli avete dato dell’artificiale e lo avete ritenuto indegno!- gridai inacidita dal loro atteggiamento ipocrita.
Shepard sembrava calma –La scelta sta a te Grunt-
Il nostro amico krogan si mise dietro di lei, come per dire “Sono con te”.
-Molto bene- disse Uvenk –hai fatto la tua scelta-
Uno dei soldati premette il grilletto del suo lanciarazzi, così tutti ci tuffammo dietro a un riparo, sfuggendo per un pelo al missile. Ormai però avevo capito come mescolare adeguatamente i colpi delle armi da fuoco con i miei poteri biotici. Usavo solo deformazione e lancio però, non ero ancora convinta che onda d’urto potesse farcela, non contro i krogan. Con la coda dell’occhio mi accorsi che uno dei krogan si stava avvicinando sempre di più. Gli sparai, ma lui mi stava caricando contro e i miei colpi sembrarono non scalfirlo affatto. Allora chiusi gli occhi e mi parai con le braccia, pronta al peggio. L’impatto però non ci fu. Quando riaprii gli occhi vidi davanti a me un minuscolo buco nero che manteneva in aria il krogan, ormai inerme. Era stata Shepard, solo un adepto poteva fare una singolarità.
-Grazie-
-Figurati- disse col fiatone, provocato dallo sforzo.
Uvenk era morto. Potevamo tornare sulla Normandy
 
Quando fummo di nuovo sulla nave, Shepard si scagliò su Garrus.
-Cosa ti è passato per la testa?!- disse colpendolo sul petto
-Di che parli?- chiese lui stupito
-Del fatto che dovevi parlarle dei krogan! Pensavi che lei- mi indicò –sapesse che caricano contro gli avversari? Pensavi che si fosse guardata un documentario? Ti avevo dato il compito di istruirla e oggi ha rischiato di morire schiacciata da un krogan!!!-
Per un attimo il comandante riprese fiato, poi furiosa prese l’ascensore per ritirarsi nelle sue stanze. Quel silenzio era orribile. Shepard aveva scaricato su Garrus la colpa della mia quasi morte.
-Garrus…-tentai di poggiargli una mano sulla spalla per rassicurarlo, ma lui si scansò e richiamò a sua volta l’ascensore, ormai libero, per andare nella sala della batteria primaria.
-Ehm…io…torno di sotto- disse Grunt imbarazzato.
Andai a cambiarmi, non riuscivo più a sostenere il peso della corazza. La guardai bene. C’era qualche scheggiatura, però stava bene: nessuno squarcio o crepa.
Dovevo assolutamente parlare con Garrus, dovevo fargli capire che lui non aveva nessuna colpa per quello che era successo. Quando entrai nella batteria primaria lui stava facendo qualcosa, ma solo lui ci capiva lì in mezzo.
-Garrus, possiamo parlare?-
-Ti dispiace? Starei lavorando-
-Scusa. Volevo solo dirti che non è colpa tua. Krogan o non krogan, non avrei dovuto lasciare che si avvicinasse perché era armato. E’ colpa mia se ho rischiato- così detto mi congedai.
Volevo riposare, qualcosa mi diceva che il giorno dopo avremmo avuto di nuovo da fare.





Cherrie's notes ♥

Direi che in questo capitolo non c'e nulla di particolar da dire, se non che ovviamente Shepard è un adepto perchè nel gioco le ho dato questo titolo. Adoro usare deformazione quando i krogan stanno per attaccarmi. Se avete qualche commenti dite pure u.u

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Capitolo 8
*** Tradimento ***


Di nuovo in ritardo lo so. E mi scuso nuovamente. In questi giorni la stanchezza mi distrugge e ho un sacco di roba da fare. Ma nello scrivere questo capitolo ho cercato di essere il più dettagliata possibile, spero vi soddisfi u.u (ho apportato una leggera modifica nella descrizione dei geth)

La mattina seguente, quando uscii dalla mia stanza, vidi Shepard parlare con Tali. Non potevo vedere l'aliena in faccia, ma capii, dal suo gesto di sfregarsi nervosamente le mani, che le era successo qualcosa. Poco dopo, il comandante prese l'ascensore, così ne approfittai per parlare con Tali. Non l'avevo mai fatto, ma il suo stato d'animo mi preoccupava, non volevo stesse male.
-Tutto bene Tali?-
Probabilmente era sorpresa di vedermi. Alzò la testa di scatto, sempre con quell'aria agitata.
-Oh...ehm...no, non esattamente-
-Non vorrei intromettermi, ma...posso sapere che ti è successo? Mi sembri molto preoccupata-
Lei si voltò dall'altra parte, come se quello che stava per dirmi potesse farla piangere. Non l'avrei vista comunque, ma capii il suo gesto.
-Ho ricevuto un messaggio dalla Flottiglia- fece un respiro profondo (o così mi sembrò) -Mi accusano di tradimento-
-Tradimento? E...cosa comporta?-
-Se verrò giudicata colpevole...subirò la pena...di esilio-
Capivo che era sconvolta. Avrebbe dovuto lasciare la sua casa. In un certo senso mi sentivo così; dopotutto, ero pur sempre lontana da casa e in un secolo a me sconosciuto.
-Tali- dissi poggiandole una mano sulla spalla - di qualsiasi cosa avrai bisogno, noi ci saremo, tutti quanti. Vedrai che Shepard metterà a posto le cose-
-Lo spero...e...grazie-
Intravidi un sorrido attraverso il casco.

Dovevamo partire di nuovo. Questa volta Garrus non venne. Non sapevo se fosse per evitare me o per evitare Shepard. In squadra, oltre a me e il comandate c'erano Tali, ovviamente, e Thane. Ero un po' inquietata da lui. Era sempre con lo sguardo fisso nel vuoto. Garrus mi aveva raccontato della sua triste storia. Aveva perso la moglie e solo da poco ritrovato il figlio, Kolyat. Però era bravo, un guerriero spietato.
Quando fummo nei pressi della Flotta Migrante fummo riconosciuti come Cerberus. Così, Tali dovette recitare una specie di poesia perchè ci facessero attraccare: "Dopo aver errato tra gli astri infiniti, sospinta da onde di luce, e attraverso fitte nebulose, tornerò dove tutto ha avuto inizio"
Dovevamo tenere il casco, per non inquinare immaginai. I Quarian dovevano vivere in ambienti sterili.
Ad accoglierci fu il capitano delle guardie. Informò Tali del suo arresto e le disse di andare a parlare con un certo ammiraglio Raan. Io non capivo come riuscissero a riconoscersi fra di loro, però erano in grado di farlo. Li guardavo e mi sembravano solo tanti cloni robotici.
-Sei stata accusata di aver portato Geth attivi sulla flotta- disse la guardia
Tali si difese prontamente, molto offesa da quell'accusa -Non è vero! Non ho mai portato geht attivi ho solo inviato parti e componenti-
L'arresto di Tali consisteva nel non potersi spostare dalla nave su cui eravamo. Così andammo nel salone centrale della nave-serra1. Lungo il tragitto, una quarian ci fermò e si rivolse a Tali-
-Tali'Zorah vas Normandy, sono lieta di averti qui. Non potevo temporeggiare ancora a lungo-
La nostra amica le andò incontro e la abbracciò -Zia Raan- poi si rivolse a noi per presentarcela -Lei è Shala'Raan vas Tonbay, è un'amica di mio padre...-
Per un momento notai perplessità in Tali. Era sovrappensiero. Quando si rivolse nuovamente a Shala capii perchè.
-Un momento...hai detto "vas Normandy"?-
-Temo proprio di si Tali. L'ammiragliato ha deciso di processarti con questo nome, considerata la tua partenza dalla Neema-
-Scommetto che l'appartenenza a una nave umana non è un buon inizio- osservò ironicamente Shepard.
-Comandante, ora Tali fa parte del tuo equipaggio, e ricordate gli imputati vengono sempre accompagnati dal capitano della loro nave-
-Quindi- chiese Tali rivolgendosi a Shepard -dovrai rappresentare la mia difesa?-
-Farò tutto il possibile per aiutarti Tali- rispose Shepard per tranquillizzarla
-Le nostre procedure sono molto semplici, illustra la verità meglio che puoi e non avrai problemi. Ora andiamo-
La piazza della nave era piena di piante ed erba e al centro di essa c'era una specie di piccolo anfiteatro, oserei dire un tribunale all'aperto. Shala'Raan salì su di un piedistallo insieme ad altri tre quarian, gli ammiragli supposi. Tali, accompagnata da Shepard, si piazzò al banco degli imputati e io e Thane dietro di loro. Portare il casco mi aiutava: nessuno poteva vedere l'espressione di insicurezza che mi tormentava in momenti come quelli.
-Il conclave è riunito- annunciò Shala -Gloria agli antenati che ci hanno tenuto in vita, sostenuto e consentito di raggiungere questa stagione. Keelah se'lai-
-Keelah se'lai- ripeterono tutti i quarian in coro.
Doveva essere una specie di "che Dio sia con voi", una preghiera, un incoraggiamento. Avevo sentito Tali pronunciare solo "Keelah" a volte, quasi come un'imprecazione.
-L'imputata Tali'Zorah vas Normandy si è presentata con il suo capitano per difendersi dall'accusa di tradimento-
Subito uno degli ammiragli prese la parola. Era probabilemente il più antipatico-
-Obiezione, gli umani non possono presenziare a un udienza su questioni militari riservate-
-Allora non doveva nominare Tali membro della Normandy ammiraglio Koris- ovsservò giustamente Shala -Essendo il capitano di Tali, Shepard ha il diritto di esserci-
Con aria da sconfitto l'ammirglio, che di nome completo faceva Zaal'Koris vas Qwib Qwib (avevo voglia di ridere al suono del nome di quella nave), disse che ritirava l'obiezione. Shepard fu fiera di rappresentare Tali e ammise che lei avrebbe scelto il capitano della Neema se avesse potuto. Mi accorsi della tensione che c'era tra gli ammiragli, era ovvio che non era stato facile nominare Tali membro della nostra nave.
-Tali sei accusata di aver introdotto Geth attivi all'interno della Flotta Migrante, come ti dichiari?-
Fu Shepard a rispondere per lei -Tali non avrebbe mai messo la flotta in pericolo, si proclama innocente- disse con aria di ovvietà.
-Delle squadre hanno raccolto parti e tecnologie trovate da me, come ordinato da mio padre, ma non avrei mai inviato geth attivi nella flotta- Tali aveva ricominciatoa sfregarsi nuovamente le mani, ma ora non potevo tranquillizzarla -Tutti quei materiali erano disattivati e innoqui-
-Allora spiegaci- disse Koris con insolenza- come i geth sono riusciti a catturare la nave scientifica di tuo padre-
Lo stupore fu generale. Tutti i quarian in sala iniziarono a parlottare tra loro e io e Thane ci guardammo, consapevoli del fatto che questo era un duro colpo per Tali.
-Di cosa state parlando?- chiese lei sconvolta -Cos'è successo?-
A risponderle fu l'altro ammiraglio maschio, Han'Gerrel vas Neema, che probabilemente cercò di tranquillizzarla,ma con scarso successo.
-Per quanto ne sappiamo i geth hanno ucciso tutti i membri dell'Alarei...compreso tuo padre-
Avrei voluto abbracciarla, perchè probabilmente era sul punto di piangere. Ma c'erano cose più importanti.
-Capisco l'importanza di questo processo- disse Shepard -ma ora la nostra priorità è la sicurezza della flotta migrante. La Normandy è pronta a fornire qualsiasi tipo d'aiuto-
-Grazie- disse Shala triste -Le squadre di assalto quarian hanno provato a riconquistare la nave, fin'ora senza successo-
-La soluzione più semplice- si intromise Koris -sarebbe distruggere la nave, ma se preferisci una morte onorevole all'esilio...-
Aveva davvero un bel coraggio quel tizio. Ma Tali non si lasciò intimorire-
-Andrò a cercare mio padre Bosh'tet!- gli disse Tali puntandogli il dito contro. Doveva essere un'offesa pesante, perchè fece si che tutta la sala si zittisse. Forse era una specie di "pezzo di merda" o "testa di cazzo".
-Se morirai durante questa nobile missione, faremo in modo di scagionarti da qualsiasi accusa- concluse Gerrel
-Ne discuteremo in seguito- commentò però Koris
-Allora andate. Siete autorizzati a lasciare la Rayya, una navetta vi porterà all'Alarei-
Ma la prima cosa che facemmo non fu prendere la navetta. Tali volle parlare con Shala.
-Come hai potuto Raan?-
-Mi dispiace Tali, il tuo stupore doveva sembrare sincero, o gli altri ammiragli non ti avrebbero mai lasciata andare-

Quando fummo sulla navetta, decisi che dovevo parlarle. Non avevo molto tempo.
-Come ti senti Tali?-
-Non...non saprei...speranzosa, ma anche molto spaventata-
-Vedrai che ce la faremo-
-Voglio solo ritrovare mio padre-
La tristezza dei suoi occhi si poteva carpire anche dietro il casco. Erano sempre stati luminosi, quasi visibili in un certo senso.
L'Alarei era silenziosa. Non era un buon segno, non per Rael'Zorah, il padre di Tali. Poco prima che arrivassero i geth, notai degli strani dipinti sulle pareti. Dovevano essere degli ideogrammi quarian. Non ci volle molto prima che ci attaccassero. I geth erano creature stranissime. Sembravano dei robot, ma Garrus mi aveva spiegato che erano entità sintetiche. Eran infatti in grado di agire di loro spontanea volontà e quando li colpivamo dal loro corpo fuoriusciva un liquido bianco, quasi avessero del sangue in circolo. Capii che erano diversi dai mech anche per via dei loro movimenti: avevano dei legamenti molto più snodati. Non era difficile ucciderli, avevano una salute molto bassa. Erano anche in tanti però. Oltretutto mi inquietavano: il corpo sembrava ricoperto da fasci muscolari, il collo terminava in una testa allungata occupata per la maggior parte dal loro occhio tondo e luminoso, simile alla "bocca" che i quarian avevano sul casco. All'improvviso ne apparve uno più grosso degli altri e decisi che era meglio disfarsi prima di lui, ma non feci in tempo a prendere la mira che era sparito. Sparì completamente. Anzi no. Il suo occhio luminoso rimase visibile. Così mirai in quel punto. Abbattuti i suoi scudi, questo tonrò visibile e io gli piantai un proiettile in testa, facendolo stramazzare al suolo. Nelle stanze successive trovammo quarian e geth morti. La battaglia era evidente. In una specie di infermeria, trovammo un componente di drone riparatore geth.
-Può aiutarti a capire cos'è successo qui?-
-No, non direi. Ho lasciato perdere ottimi componenti perchè in grado di riattivarsi o autoripararsi, non capisco come tutto questo sia potuto succedere-
Da diversi terminali capimmo che gli scienziati avevano in mente qualcosa di grosso, ma nessun video o registrazione faceva capire bene cosa fosse successo. Dovevamo continuare, dovevamo trovare il nucleo geth. La maggior parte di quei cosi era bianca, ma a volte se ne incontravano pure di rossi. Era segno che utilizzavano armi pesanti, come lanciafiamme e bazooka. Non mancava molto e più ci avvicinavamo al nucleo, più i terminali erano forniti di dati. Su uno di essi Tali scoprì che gli esperimenti del padre dovevano rìservire a contrastare il rifiuto di riporgrammazione da parte dei geth. Non potevamo usare nulla come prove, ma capimmo che forse i geth erano stati attivati deliberatamente. Una cosa terribile, a detta di Tali.
Ci fu ancora qualche scontro, poi scoprimmo l'orribile verità. Aperta la porta del corridoio che portava al nucleo, trovammo un quarian steso a terra. Forse fu l'intuito o forse il fatto che vidi Tali irrigidirsi, ma capii chi era. Era Rael, suo padre.
-Padre!- gridò Tali buttandosi su di lui -No, no, no! Tu avevi sempre un piano! Segni vitali nascosti, oppure un programma di stasi medica integrata. Tu, tu non...-
Era sconvolta, mai come prima. Non potevamo biasimarla. Suo padre era morto per uno sbaglio.
-Si sbagliano. Tu non moriresti mai in quuesto modo, non mi lasceresti pagare per i tuoi errori, non puoi farlo-
-Stava solo cercando di aiutarti- disse Shepard dolcemente -Non voleva abbandonarti-
-Invece l'ha fatto. Ogni volta che andava in battaglia, ogni volta che mi mandava via. Contava solo ciò che voleva lui- la sua voce era rotta ormai -Avrei voluto un padre che trascorresse le licenze con me e non mi mostrasse il volto sempre coperto da un casco-
Improvvisamente si ricompose e attivò il factotum del padre.
-Tali, se mi stai ascoltando significa che sono morto. I geth si sono attivati non mi resta molto tempo. Il loro nucleo centrale è sul ponte, devi distruggerlo per impedire ai loro processi IV di formare nuovi legami neurali. Fai in modo che Han'Gerrel e Daro'Xen vedano i dati. Devono...-
Il messaggio era finito. I geth lo avevano trovato.
-Grazie padre- disse la ragazza, fredda.
Il ponte era l'ultima stanza. Non mancava molto ormai, si trattava solo di distruggere un computer. Ma mi sbagliavo, mi sbagliavo di grosso. Il nucleo geth non era altro che un geth alto due metri e mezzo, dotato di scudi e perfino corazzato. Non sarebbe stato facile. Senza pensarci due volte, Tali lanciò il suo drone, Chachita, contro i soldati geth, così da poterci occupare del nucleo. Thane usò sovraccarico per abbassare gli scudi mentre noi continuammo a sparare. Poi io e Shepard usammo deformazione, una dopo l'altra. Quel coso però si stava avvicinando. Io, da stupida, non mi spostai, imegnata com'ero a sparargli. Lui allora riuscì a buttarmi a terra colpendomi con il fucile. Quando mi rialzai, un po' stordita, il geth puntava a Tali. Shepard e Thane erano occupati con gli altri due. Allora, leggermente dolorante e sempre stando a terra, mirai alla sua testa e colpii. Questo cadde in ginocchio e in pochi secondi esplose. Tali mi guardò per qualche minuto, quasi come un ringraziamento silenzioso, poi Thane mi aiutò ad alzarmi.
-Disattivando questo terminale- spegò Tali -è collegato al nucleo centale. Disattivandolo, disattiveremo tutti i geth. Pare che alcune registrazioni siano rimaste intatte-
Un video mostrava Rael parlare con altri due quarian. Stavano parlando di riattivare più geth in modo da risolvere il problema degli attacchi virali sistemici. La donna presente nel video proponeva di avvisare l'ammiragliato, ma il padre di Tali non voleva. Non voleva aspettare perchè aveva promesso a Tali di costruire una casasul loro pianeta natale, Rannoch.
-Tali deve restarne fuori- fu una delle frasi pronunciate da Rael.
Quando il video si spense Tali rimase a pensare.
-Non possiamo dirglielo, non agli ammiragli. La decisione spetta a te, ti chiedo solo di non rovinare la reputazione di mio padre-


Cherrie's notes ♥

1. Sono le navi quarian più grandi, le più importanti. Se non sbaglio sono quelle dove i quarian tengono le stanze sterilizzate per l'accoppiamento e le scorte di cibo.

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Capitolo 9
*** Fantasmi dal passato ***


Oh, questa volta ho scritto un po' prima, dato che domani non sarò a casa. Personalmente questo capitolo mi piace molto, soprattutto alla fine. Ma la vera sorpresa, se così si può dire, ci sarà con il prossimo capitolo. Diciamo che le cose verranno viste "con una nuova prospettiva" ^^

Così, una volta liberato l'Alarei, tornammo sulla nave-serra su cui si teneva il processo. Shepard voleva scagionare Tali mostrando le prove, nonostante lei non volesse infangare il nome di suo padre. Sulla strada verso il tribunale capimmo, dalle varie chiacchierate, che ormai ci davano per morti.
-Pare che l'udienza sia già ripresa- osservò Tali.
Quando fummo in piazza, Shala'Raan era pronta a chiedere un verdetto agli ammiragli. Fortunatamente però arrivammo giusto in tempo.
Con aria allegra Tali disse -Scusate per il ritardo-
Poi fu Shepard a parlare, seria, quasi incazzata.
-Tali'Zorah vas Normandy ha salvato l'Alarei, spero ciò dimostri la sua lealtà verso il popolo quarian-
-Non abbiamo mai dubitato della sua lealtà- rispose fredamente Koris -solo del suo giudizio-
-Forse Tali'Zorah può offrirci qualcosa per incoraggiarci a fidarci di più del suo giudizio- disse calma Shala
Ci fu un attimo di tensione e capii che dovevo fare qualcosa. Così, presi da parte Shepard.
-Non puoi farlo- dissi secca
-Come?-
-Pensaci bene. Rael è morto e se ora raconti quello che abbiamo scoperto, sarà visto per sempre come nemico della flotta. Tali invece è viva, potrà riscattare il suo nome se la esilieranno-
Tali mi sembrò sbalordità. Aveva smesso di sfregarsi le mani e mi fissava coi suoi occhi luminosi. Shepard non disse nulla, semplicemente si accomodò alla sbarra.
-Shepard, no...- disse Tali, flebile.
-Il capitano Shepard possiede nuove prove da sottoporre alla nostra attenzione?- chiese Raan
-Tali mi ha aiutato a sconfiggere Saren e i geth sulla cittadella. Questa è l'unica prova di cui avete bisogno. Se non vi basta, posso presentare la Normandy come prova. E' la nave che ha salvato dai geth, anche se è un po' troppo silenziosa per i suoi gusti-
-Ma ancora non sappiamo cosa è successo sull'Alarei- protestò Koris.
-E' vero ammiraglio, ma le avete dato il mio nome. Io sono il suo capitano e mi fido ciecamente di lei e vi dico...che è innocente-
-Perchè dovremmo fidarci dell'opinione di un'umana?-. Avrei voluto picchiare Zaal'Koris in quel momento.
-Abbiamo affidato la vita di Tali proprio a quell'umana- osservò Gerrel -dubiteresti di lei se fosse un capitano quarian?-
-N....no-
L'avevamo spiazzato, ormai non poteva più dire nulla contro di noi.
-Gli ammiragli sono pronti a emettere un verdetto?- chiese infine Raan
Non so bene perchè, ma pure io mi sentivo tesa in quel momento. Stavamo decidendo della vita di qualcuno. Poi, ecco. Venne il momento. Shala'Raan lesse dal suo factotum il verdetto finale.
-Tali'Zorah, considerato il tuo stato di servizio, non abbiamo prove sufficienti per condannarti. Sei assolta da ogni accusa-
Quasi sentii Tali tirare un sospiro di sollievo.
-Comandante Shepard, grazie per aver rappresentato un membro del nostro equipaggio-
Quel giorno, capii quanto Shepard tenesse a tutti noi anche quando non lo dava a vedere.
-Con il dovuto rispetto, ho rappresentato una mia amica-

Quella sera, cenai da sola nella mia cabina. Il cuoco della Normandy mi preparò gentilmente un'insalata fredda di polpo. Ero contenta di sapere che almeno il cibo non era cambiato poi così tanto. In ogni caso, non so bene per quale motivo, la mia stanza non restava mai vuota per molto. Bussarono e IDA aprì la porta prima che potessi dire "Avanti". Speravo fosse Garrus: volevo fare al più presto pace con lui, qualsiasi fosse stata la mia colpa. Invece fui sorpresa nel ritrovarmi davanti Tali.
-Oh...ciao- la salutai confusa
Lei non disse nulla, alzò la mano in segno di saluto.
-Tutto...tutto bene?- chiesi per incoraggiarla
-Io....- disse incerta -...volevo ringraziarti-
-Per cosa?-
-Per quello che hai fatto oggi. Per avermi aiutata contro il nucleo geth, ma anche perchè mi hai dimostrato di non essere affatto una ragazzina. Non mi importa se abbiamo, in un certo senso, mentito agli ammiragli, mi importa che mio padre sia ricordato come un eroe. Tu hai capito a cosa tenevo senza nemmeno vedere la mia espressione di dolore e preoccupazione-
-Vedere gli atteggiamenti mi aiuta. Sono brava a capire cosa prova la gente. Non mi serve guardare il tuo viso, mi basta sentire l'inflessione della tua voce-
Si stava ancora strusciando le mani, ma questa volta era per l'imbarazzo. Credo che sorrise, perchè i suoi occhi erano più luminosi del solito.
-Stasera con chi verrai?- chiese poi, cambiando completamente discorso
-Cosa? Venire dove?-
-Alla festa. Verrai con qualcuno?-
Già, la festa in mio onore. Me n'ero completamente dimenticata.
-Io...non credo...ma verrò sicuramente-
-Allora, ci vediamo là- disse uscendo dalla stanza, salutanto di nuovo con la mano, ma con un'aria decisamente più allegra.

Mi ci volle un'ora per prepararmi. I capelli non furono un problema, corti com'erano non potevo farci molto. Ma mi truccai più e più volte. Prima optai per l'effetto "natural", ma mi faceva schifo. Così riempii gli occhi di ombretto marrone, matita e mascara. Provai a mettere il rossetto, ma lo tolsi quasi subito. Il vestito mi stava perfettamente addosso e mi piaceva molto, ma più mi guardavo allo specchio, più mi convincevo che non mi donasse affatto. Non ero mai stata molto femminile dopotutto.
Ad un certo punto entrò qualcuno e io immaginai fosse Shepard, pronta a rimproverarmi per la mia lentezza.
-Lo so, lo so. Sono in ritardo, ma giuro che ora scendo-
Ma non era Shepard.
-Sei bellissima-
Era Garrus. Era vestito con un abito simile a quello dell'afterlife, solo un pò più elegante.
-Gra...grazie-
-Pensavo...siccome sono il tuo "istruttore", ti va bene se ti accompagno?-
-Certo- dissi sorridendo, contenta che non ce l'avesse con me -sarebbe un onore-
Ero molto ansiosa. Tutto l'equipaggio mi avrebbe vista. Ma l'ansia non era nulla in confronto a cio che avrei provato se avessi aputo cosa mi aspettava.

La sala utilizzata era enorme e le persone che lavoravano alla Normandy erano molte più di quanto pensassi. 
-Aspetta qui- mi disse il turian -Vado ad avvisare Shepard del tuo arrivo-
-D'accordo-
Fantastico, ora ero pure da sola.
Una volta ricevuto il mesaggio da parte di Garrus, Shepard, che per una volta era vestita da donna, andò a parlare al microfono.
-Buonasera a tutti. Oggi siamo qui a festeggiare l'arrivo di due nuovi membri sulla nave, reclutati tramite la grande scoperta della criogenesi-
Due mebri? A quanto pare c'era qualcun'altro.
-Queste due persone hanno valorosamente affrontato i Vorcha, quando essi hanno attaccato la terra, anni e anni fa. Hanno rischiato la morte. Oggi però sono qui, per affrontare con noi i Collettori e scommetto che saranno una coppia davvero affiatata-
Coppia? No, non poteva essere.
-Date il benvenuto a Magenta Cameron e Luke Gwyneplaine-
Merda!
La sala applaudiva mentre Luke, si prorpio lui, il ragazzo che credevo morto, si avvicinava al palco. Anche io avrei dovuto fare lo stesso, ma non ci riuscivo. Garrus mi chiamava, ma io ero in trance. Il mio ragazzo, il mio ragazzo era lì di fronte a me. Con lui sul palco, salì Miranda, infilata in un vestito attillato che le strizzava il seno.
Non potevo farcela. Stavo per crollare a terra, non mi reggevo più sulle gambe. Quando tutti si zittirono per osservare le mie intenzioni, io corsi via, prima che mi vedessero piangere, e il rumore dei miei tacchi rieccheggiò per tutta la sala. Mi infilai di fretta nell'ascensore ma la porta non si chiuse. Luke. Era stato lui a bloccarla.
-Magenta...-
Eccole, ecco le lacrime.
-No! Non cercare scuse, perchè non ne hai!-
-Mi avevano ordinato di non incontrarti-
-E tu ovviamente, non potevi fare uno strappo alla regola per me, vero? Come al solito-
-Ma l'ho fatto!-
-Oh, wow! Ti ho visto riflesso in un muro pensando di essere completamente impazzita! Questo si che è amore. Ma dopotutto, perchè avresti dovuto farlo, quando al tuo fianco avevi la bellissima Lawson?-
In quel momento apparve anche Garrus, subito dietro di lui.
-E tu!- gridai indicandolo -Come hai potuto?! Come hai potuto guardarmi piangere per la sua morte e non dirmi che era vivo?!!-
-Magenta, ti prego...-
-NO! Lasciatemi in pace, tutti e due! Non avete fatto altro che mentirmi! Solo perchè io combattessi! Siete tutti così in questo secolo o mi sono beccata io tutti gli stronzi?-
Premetti il pulsante, ma la porta non si chiuse.
-IDA! Chiudi questa cazzo di porta!-
-Certo, signorina Cameron-
Arrivai in camera e mi buttai sul letto. Credetti che avrei pianto per il resto della mia vita.

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Capitolo 10
*** Ciò che vedono gli occhi blu di un Turian ***


Bene, bene, bene. Eccoci a uno dei miei capitoli prefiriti. Immagino che dal titolo abbiate capito che è un pò speciale come capitolo. Allora io spero che vi piaccia, così come piace a me. E commentate, commentate ^^ (purtroppo è un pò corto)


Pensavo di aver passato tutto ormai. Dopo Saren, dopo aver pensato che Shepard fosse morta, ero convinto che nulla mi avrebbe più scalfito. Invece stavo lì, fuori dalla porta di Magenta, con il cuore che batteva a mille. Non avevo il coraggio di bussare. Io. Che avevo ucciso gente a sangue freddo senza pensarci due volte, non riuscivo a parlare a una ragazza. Forse perchè sapevo che in parte stava male a causa mia. Quando stavo per decidermi a bussare, qualcuno mi interruppe.
-Non risolverai nulla-
Era Luke, il suo ragazzo. O ex, dipendeva tutto da lei.
-E perchè no?- chiesi burbero. Io ero colpevole, ma anche lui e forse anche di più.
-Perchè lei si risolve le cose da sola-
-Hai mai pensato che forse non aspettava altro che il tuo aiuto e il tuo appoggio?-
-Pensi che non mi penta di quello che ho fatto? La amo e mi è costato caro starle lontano-
-Io so solo che lei stava male ed ero io ad abbracciarla-
Mi venne incontro, alzando la mano destra in un pugno, ma io gliela bloccai senza problemi.
-Non ti conviene picchiarmi se non vuoi la tua mano spappolata dal mio esoscheletro-
Qualcun'altro nel corridoio, si schiarì la voce, in segno di disapprovazione.
-Avete finito? O devo staccarvi io?-
Shepard ci fissava imbufalita. Subito Luke si ricompose e le fece il saluto.
-Stavo giusto per andarmene comandante. Devo allenarmi-
-Bravo, vai dalla tua amica Miranda- dissi acido
Mentre se ne andava, mi guardò torvo, come per dire "te la farò pagare".
-Cosa succede Garrus?-
Ecco. Quella voce. Così sensuale, così...irraggiungibile.
-Nulla- risposi dopo essermi calmato -Semplicemente, mi pento di una cazzata-
-Hai solo eseguito gli ordini-
-Santo cielo, Shepard! Gli ordini non sono tutto nella vita! Esistono i sentimenti delle persone! Come possono non interessarti i suoi di sentimenti?!- chiesi indicando la porta di Magenta
-Mi importa molto più di quanto pensi- disse flebile abbassando la testa
-Bene, allora...- dissi aprendole la strada verso la stanza -...hai la tua occasione per dimostrarlo-
Per diversi minuti dovetti sostenere i suoi occhi azzurri e penetranti. Non so come, ma non crollai. Ebbi la meglio. Senza dirmi nulla, varcò la porta.

Rimasi fuori ad aspettare, appoggiato al muro. Mi sembrò di aspettare un'eternità, ma passò solo una mezz'ora terrestre1. Quando uscì, Shepard disse solo "E' il tuo turno” e se ne andò. Entrai a fatica. Lei era seduta sul letto con un cuscino tra le braccia. Mi fissava. Gli occhi rossi e gonfi, il mascara tutto colato sulle guance. Cazzo!
-Ciao- disse
-Ciao- risposi
Era imbarazzante e doloroso. Ma dovevo parlare. Così sbiascicai qualche parola.
-Immagino che “mi dispiace” non sera a niente…-
-Diciamo che aiuta, poco, ma aiuta-
Mi sedetti acanto a lei, prendendo più sicurezza. Non sapevo che fare. La fissavo consapevole che le rigature sul suo viso era in parte causa mia. Mi sorprese qulle che fece pochi istanti dopo. Mi strinse. Mi strinse forte e cominciò a piangere.
-Non mi ama più- disse tra i singhiozzi
-Non è vero. Lui ti ama. Probabilmente è ancora traumatizzato. Gli ci vorrà un po’ a riprendersi-
-Oh, si è ripreso benissimo invece, grazie a “Miranda fisico perfetto”-
-Scommetto che lui è più maturo di quanto pensi. Insomma, pensi davvero che lascerebbe una ragazza intelligente come te, carismatica e forte, per una dal bell’aspetto?-
Lei ridacchio, ma poco. Qui risolini che si fanno quando si è tristi e qualcuno prova invano a tirarti su di morale.
-Magenta- dissi staccandola gentilmente da me –Io…non voglio allontanarti da lui. Se lo ami, quello che posso dirti è di parlargli. Di provare a capire cosa sente-
-Lo so. La mia paura è che non mi voglia più. Non dopo quello che è successo nel nostro secolo-
-Perché? Che è successo?-
Capii che stava per dirmi qualcosa di importante. Qualcosa che richiedeva un grosso sforzo.
-Garrus…io avevo una bambina. Una bambina di pochi mesi. Era la figlia di Luke. Volevamo farci una nuova vita, diventare una famiglia. Ma poi arrivarono quei maledetti Vorcha- respirò profondamente, quel nome doveva provocarle ancora i brividi –Luke voleva che io stesi a casa con lei, che me ne prendesi cura-
-Ma non l’hai fatto, vero?-
-No…io volevo combattere. Fare qualcosa per la terra, fare la differenza. Lasciai la bambina a un’amica fidata e mi buttai nella mischia. Nonostante fossi piuttosto brava, Luke non approvava. Abbiamo passato gli ultimi giorni della nostra vita odiandoci. A causa mia la bambina è vissuta senza una vera famiglia….o forse non è vissuta affatto-
-Io…Magenta non so che dire- lo sapevo bene invece –Ma non essere pessimista...io so che…cioè…scommetto che è stata bene e che non si è pentita di nessuna tua scelta-
-Come puoi dirlo? Come fai a sapere che non mi ha odiata per tutta la sua vita?- pianse ancora
Così tornai sull’argomento Luke.
-Sta di fatto che Luke non ti odia. Altrimenti non ti avrebbe rincorsa. Ti avrebbe lasciata andare. E poi come potrebbe odiare la madre di sua figlia? Scommetto che Miranda non è il suo tipo. Insomma pensaci, anche tu ti sei affezionata a me, ma io non ti piaccio. Lei è la sua tutrice, così come io sono il tuo. Per lui è la persona che lo ha guidato quando si è ritrovato qui-
In quel momento di calmò. Avevo detto la cosa giusta probabilmente.
-Per quanto riguarda me…- dissi consapevole delle mie colpe -…io volevo dirtelo, ma non volevo deludere Shepard- in realtà, non riuscivo a deluderla, non era nelle mie capacità.
-Lei è molto importante per te, vero?-
-Si, beh, ne abbiamo passate tante. Mi ha tirato fuori dall’SSC e mi ha fatto sentire un eroe della galassia. La ammiro molto- o forse non era solo ammirazione?
Improvvisamente capii. Guardai Magenta dritta negli occhi e capii. Lei non aveva i suoi occhi. Aveva molto di lei, ma non quei suoi occhi penetranti, che mi davano sicurezza e al tempo stesso mi distruggevano. Il cuore smise di battere all’impazzata. Volevo bene a Magenta, ma non la amavo, no. La mia era un’illusione. Lei era la mia sostituta.
Abbassai la testa.
-Tu non sei lei-
Capì subito di cosa parlavo.
-Intendi Shepard vero? Ho visto come la guardi. Pensavi di amarmi perché le somiglio. Trovavi più facile conquistare un soldato semplice piuttosto che un capitano-
Riuscii solo ad annuire. La conoscevo da così poco, eppure aveva già capito tutto di me. Non la amavo, ma era comunque una grandissima amica per me.
-Allora facciamo un patto- aggiunse –Io parlerò a Luke, se tu parlerai con Shepard-
Mi ricordava mia sorella: dolcissima, ma sempre pronta a spronarmi.
-Affare fatto- dissi stringendole la mano. Fui felice di notare che le mie tre dita non la impressionavano più.
Poi, alzatomi dal letto per tornare fuori, feci il serio, scherzosamente.
-Ti conviene andare in fretta da lui. Molto probabilmente ci sarà presto un’altra discesa in campo. Non ti voglio distratta, Cameron-
-Certo che no, signor Vakarian- rispose lei facendomi il saluto.
Uscii facendole l’occhiolino. Mi aspettava la missione più complicata di tutta la mia vita.

Cherrie's notes ♥
1. Ecco, immagino che i turian possano avere una loro unità di misura temporale, così ho preferito specificare.

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Capitolo 11
*** Baci rubati, baci tanto sospirati ***


Bene, bene. Spero che vi sia piaciuto sapere cosa pensa il bel Garrus Vakarian, perchè da adesso i suoi pensieri spunteranno qua e la. Se vedete delle linee tratteggiate significa che sono passata dal pensiero di Magenta a quello di Grrus o viceversa. Fatemi sapere cosa ne pensate ^^

Piansi. Non ricordo quanto. Ricordo che quando mi risvegliai avevo ancora il vestito addosso e il cuscino era macchiato di mascara. Restai un’infinità di tempo a fissare il muro, poi entrò…Shepard.
-Cosa vuoi?- le chiesi in modo cattivo. Dopotutto era stata lei a ordinare di non dirmi niente.
Per un po’ non disse nulla e si guardò intorno. Poi si accorse che la guardavo male e abbassò la testa imbarazzata. Non l’avevo mai vista in quelle condizioni. Era come…una bambina che si scusava con sua madre…
-Volevo scusarmi. Vederti stare male mi ha fatto capire che avresti dovuto sapere-
-Fai sul serio?- pensavo fosse una strategia militare per tenersi stretti i propri soldati, o cose del genere.
Lei mi sembrò offesa.
-Ma certo che faccio sul serio- disse raggiungendomi sul letto. Da quando avevamo tutta quella confidenza?
-So di…apparire molto fredda, ma sono il comandante, non posso andare in giro abbracciando la gente e distribuendo fiori-
Riuscì a farmi ridere, nonostante quasi non ci conoscessimo.
-Comunque- concluse –ti assicuro che ci sono comandanti anche peggiori di me. Io sono già troppo fuori dalla norma. Ho molta confidenza col mio equipaggio perché sono convinta di dovermi guadagnare la loro fiducia a pieno. Per questo svolgo missioni anche private, perché so che così capiranno quanto mi fido di loro e quanto possono fidarsi di me-
Diamine. Non avrei mai pensato. Effettivamente era molto amichevole come comandante. E poi non aveva tutti i torti.
-Ti ringrazio. Accetto le tue scuse-
-Sono felice. Ora riprenditi con calma. Io vado, devo organizzare un paio di missioni. Inoltre Garrus aspetta di poterti parlare-
Uscì ghignando, come se dal turian si aspettasse un’enorme figura di merda in confronto al bellissimo discorso che mi aveva fatto lei.
Lui entrò lentamente, molto indeciso sul da farsi. Per un po’ di tempo ci fissammo. Era sicuramente sconvolto dal mio aspetto. Se c’era una cosa che odiavo di più del farmi vedere senza trucco, era farmi vedere col trucco colato. Era la prova tangibile del fatto che avevo pianto a dirotto.
-Ciao- gli dissi per fargli capire che non ero arrabbiata
-Ciao- rispose lui. Non l’avevo mai visto così spaventato, nemmeno sul campo. Anzi sul campo era molto più a suo agio.
-Immagino che “Mi dispiace” non serva a niente…-
Era così carino. Sembrava un bambino colpevole di aver rubato le caramelle a un amichetto.
-Diciamo che aiuta, poco, ma aiuta-
Si sedette sul bordo del letto, dove poco prima era stata Shepard. Mi venne spontaneo. Lo abbracciai, forte, forte. E cominciai a piangere. Stavo male, male da morire, e lui era l’unico di cui mi fidassi davvero per potergli parlare di una cosa del genere.
-Non mi ama più- fu l’unica cosa che riuscii a dire.
Lui ovviamente riuscì a farmi stare meglio. Era certamente un eccellente soldato, ma anche come amico se la cavava meglio di molti altri. Mi aiutò, riuscì a farmi capire come l’unica soluzione fosse parlare con Luke. Fu in quel momento che capii di doverglielo raccontare, almeno lui doveva saperlo, non potevo tenermelo dentro. Gli parlai di Hope. Hope, la mia piccola speranza di vita. Hope era mia figlia, mia e di Luke. Nacque poco prima del mio diciannovesimo compleanno. Certo, fu un errore, ma non potevo non amarla. Quando fummo attaccati dai Vorcha, Luke mi ordinò di stare a casa con lei e, nonostante i suoi occhietti vispi e dolcissimi, nonostante il suo viso paffutello e adorabile, io volevo aiutare la terra a resistere, così la lasciai ad un’amica fidata e andai, mi buttai nella mischia. Fu così che scoprii di essere brava, un soldato provetto. Luke però mi odiava per questa mia scelta. E sicuramente mi avrebbe incolpata perché non avevamo passato la nostra vita con lei.
Garrus mi sembrò meno sorpreso di quanto mi sarei aspettata. Scoprii quanto mi piacesse passare del tempo con lui, quanto la sua presenza mi rasserenasse. Si scusò per non avermi detto di Luke, spiegando che lo aveva fatto solo per non deludere Shepard. Shepard. Nominarla fu come resettare la testa di Garrus. La sua espressione cambiò.
-Garrus, tutto bene?-
-Tu…tu non sei lei-
Capii subito cosa intendeva. Era quello che pensavo fin dall’inizio.
-Intendi Shepard vero? Ho visto come la guardi. Pensavi di amarmi perché le somiglio. Trovavi più facile conquistare un soldato semplice piuttosto che un comandante1
Lui annuì. Aveva capito che ci volevamo bene, ma che non aveva mai realmente provato amore per me. Eravamo come…fratelli. Lo convinsi a parlare con Shepard. Se lo avesse fatto, io avrei dovuto parlare con Luke.
 
Lo fissavo da un angolino. Stava davanti alla porta del comandante e non riusciva a bussare.
-Muoviti!- lo incitai.
Lui sussultò, spaventato dal mio gridolino. Prese un lungo, lunghissimo respiro e bussò. Io mi nascosi e guardai la scena da lontano. Shepard aprì e in un primo momento sembrò sorpresa della visita, forse perché Garrus passava la maggior parte delle sue giornate a ricalibrare nonsobenecosa nella batteria primaria. Poi sorrise, un sorriso illuminato dalla gioia, gioia vera e sincera. Per qualche minuto chiacchierarono sulla porta, poi lei gli chiese di entrare. Io cominciai a saltellare dalla gioia e ad emettere stupidi gridolini, sperando che nessuno passasse abitualmente davanti alla cabina del capitano. Purtroppo però qualcuno ci passò.
-Oh…ciao- dissi mentre piano, piano la gioia svaniva.
Lui stava lì e mi fissava.
-Ciao- rispose dopo un po’.
Ci guardavamo negli occhi. Adoravo i suoi occhi. Per qualsiasi altra persona non avrebbero avuto alcuna particolarità, ma io li trovavo…speciali. Non sapevo che dirgli in quel momento, quindi, anche se avevo fatto una promessa a Garrus, decisi di dirigermi verso l’ascensore per tornare ala mia stanza. Lui però mi bloccò prendendomi per un polso. Mi tirò a se finché non ci trovammo petto contro petto. E io non mi opposi. Non mi opposi perché non riuscii, o forse perché non volevo. Sta di fato che mi lasciai baciare. E non fu un bacio a stampo, fu un bacio profondo, lungo e dolce, di quelli che io proprio adoravo. Quando ci staccammo, sentii il cervello come…resettato. Ero vuota. Passarono diversi secondi, forse anche minuti, prima che riuscissi a riprendermi. Quando ricapitolai quello che era successo, lo spinsi via.
-No…io…non posso- sussurrai.
E corsi via. Ero crollata. E non avrei dovuto.
 
---
 
La sua camera era molto più spoglia di quanto pensassi. Di solito le donne riempiono le stanze di cose inutili. Ma dopotutto Shepard non era una donna usuale. La cosa che mi piacque di più, furono i modellini di navi che teneva in una teca di vetro: la Sovereing, la Destiny Ascension e , proprio al centro, in mezzo a tutte le altre, la vecchia Normandy SR1.
-Ti manca?- chiesi guardandola.
-Un po’…questa Normandy non vale nemmeno metà della prima. Ma l’equipaggio mi fa credere che non sia cambiato nulla-
Sorrisi. Come ai vecchi tempi.
-Shepard…- avevo paura ma dovevo tentare -…pensavo…ne abbiamo passate tante insieme. Sono uno dei pochi turian nella galassia a non avere problemi con gli umani, in particolare non ne ho con te, anzi…-
Ecco, successe quella cosa strana che succede agli umani: le sue guancie diventarono prima rosee, poi rosse.
-Ti…ti senti in imbarazzo?- chiesi senza pensarci
Lei, che era seduta alla scrivania, saltò in piedi e si coprì il viso.
.Cosa…cosa dici? Sono solo accaldata. Devo chiedere a IDA di controllare il sistema di riscaldamento-
Capii che dovevo tranquillizzarla, farle capire che andava tutto bene. Allora la presi delicatamente perché i girasse verso di me, presi le sue mani, che teneva ancora sul viso, e gliele scostai dolcemente. In tutto questo continuai a sorriderle per rassicurarla. Poi le spostai una ciocca di capelli dal viso.
-Ti dona questo colorito…è in tinta con i tuoi capelli-
Credo che la vide come una battuta perché ridacchiò. Non avevo mai visto Shepard in imbarazzo. Lei era il comandante, era sempre stata decisa e spavalda. Ma in quel momento, in quell’imbarazzo c’era la vera lei ed era ancora più bella. Era una cosa che avevo visto solo nei film sulla Cittadella, ma sperai con tutto il mio cuore che anche nella vita reale funzionasse così. Era il momento. Con la mano ancora poggiata sul suo viso, mi avvicinai per baciarla. Quando toccai le sue labbra fu bellissimo. Erano morbide, calde. Non era affatto come baciare una turian, no. Era molto più bello. Quando le nostre labbra si staccarono, ci fissammo a lungo. Avevo paura che non le fosse affatto piaciuto e sapevo che, corazza o non corazza, esoscheletro o non esoscheletro, non si sarebbe fatta problemi a schiaffeggiarmi.
-E’ stato…strano…- disse -…ma bello. Molto bello-
Sorridemmo entrambi. Ero troppo felice. Ma continuavo ad essere imbarazzato.
-Ora…ehm…- dissi staccandomi da lei -…torno alla batteria primaria a…finire delle cose-
-Si…giusto-
Mi allontanai guardandola, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
 
---
 
Era ormai un quarto d’ora che calciavo la colonna al centro della mia stanza. Per il mio piede non era un gran cosa, dato che era completamente in titanio. Ma non sentivo dolore, non al piede. Ero troppo furiosa. Il fracasso attirò Shepard: dovevo essere molto rumorosa, perchè, anche se la sua camera era esattamente sopra alla mia, c'era comunque il ponte due a separarle. Entrò con impeto e mi tirò via a forza.
-Si può sapere che cavolo fai?- mi chiese arrabbiata
-Mi sfogo!- le gridai in faccia, spingendola via
-Non osare rivolgerti così a me! Io sono il tuo comandante!-
-E credi davvero che me ne freghi qualcosa??? Qui si tratta della mia vita! I miei sentimenti!-
-No! Qui si tratta della sopravvivenza dell’universo, perché se non lo salviamo rimarrà ben poco dei tuoi sentimenti. Se è a quelli che vuoi pensare, tornatene sulla terra o su qualche colonia umana a piagnucolare e lasciaci lavorare!-
Improvvisamente mi ricordai perché ero lì. Ero lì perché un secolo prima non avevo voluto starmene con le mani in mano a guardare la terra che bruciava. E non lo avrei di certo fatto questa volta. Abbassai la testa, delusa da me stessa e dal mio comportamento.
-Calmati ok? Se proprio vuoi sfogarti, vai nella sala d’allenamento e spara a non finire-
Feci solo di si con la testa, non aprii bocca.
-E tieniti pronta, la prossima missione potrebbe cominciare da un momento all’altro- 

Cherrie's notes ♥
1. nel capitolo prima ho scritto capitano senza pensarci. Sinceramente il grado di Shepard non lo so, perchè il grado di Comandante viene dato quando uno è a comando di una nave, ma in realtà quel qualcuno si tiene il suo titolo a discapito di questo.

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Capitolo 12
*** L'Ombra ***


Mi scuso per il ritardo, ma queste ultime settimane scolastiche mi stanno devastando. Ho fatto in modo di essere il più dettagliata possibile, spero apprezzerete ^^

Avevo già sparato a circa una cinquantina di mech e stavo continuando, quando entrò Garrus. La clip termica era ormai surriscaldata, il che significava niente più colpi, ma io continuavo a premere il grilletto contro un mech che avanzava. Siccome non funzionava, gli scaraventai contro Deformazione. Quello rantolò, poi esplose.
-Dovresti calmarti- disse lui
-Provaci tu a calmarti in una situazione del genere. Non posso farci niente se ho un fuoco che mi brucia dentro-
-Addirittura un fuoco? Sei così arrabbiata?-
-No, non parlo di un fuoco rabbioso, ma di uno passionale. Fa male se non arriva nessuno a placarlo, ma se c’è solo chi ci butta sopra benzina-
-Io non capisco. Perché non puoi perdonarlo e basta?-
-Perché no! Perché sarebbe dovuto venire da me nonostante il divieto. Invece lui è sempre stato così, non ha mai rischiato nulla per me. Prendi te ad esempio. Tu ti butti nella mischia per proteggere Shepard-
-Beh, io mi butto nella mischia perché mi piace combattere, ma se vuoi vederla così…-
-Il punto è che vorrei che fosse lui a venire da me. E non per baciarmi, ma per parlare. Parlare di tutto quello che è successo. Dannazione siamo in un altro secolo come può non importargli?-
-Magari sta solo cercando im modo, le parole giuste-
-Lo spero per lui-
-Comunque, sono qui perché Shepard mi ha mandato a chiamarti. Dobbiamo aiutare una vecchia amica, te la senti?-
-Certo. Almeno ammazzerò qualcuno- dissi voltandomi per uscire.
Lui però mi bloccò. Sembrava arrabbiato.
-Ehi. Non devi mai trovare piacere nell’uccidere. Mai-
Abbassai lo sguardo. Aveva pienamente ragione. Ero così arrabbiata che avevo perso di vista tutto, perfino il motivo per cui ero lì: salvare la galassia.
-Lo so. Scusa è solo che sono davvero arrabbiata. Ci sto male-
-L’importante è non accumulare tutta questa rabbia-
-Certo. Ora andiamo, sennò Shepard ci fa il culo-
 
La corazza continuava a pesarmi un po’, ma sapevo di dover sopportare. Mentre eravamo in viaggio sulla navetta, stavo seduta abbracciandomi le gambe: i viaggi turbolenti mi davano fastidio allo stomaco e nei cieli di quel pianeta c’era decisamente un vento forte. La squadra era composta da me, ovviamente Shepard, Garrus e…Luke. Era la prima missione con lui e non mi aiutava averlo vicino. Non so perché, ma qualcosa mi diceva che Shepard l’aveva scelto apposta. Avrei voluto usare la mia pistola Carnifex contro di lui, ma dovevo dimostrare di sapermi trattenere. Oltre alla solita squadra composta di membri dell’equipaggio della Normandy, c’era anche qualcun altro. Era un’Asari, come Samara, però il colore della sua pelle era più chiaro, tendente all’indaco. E si capiva che era più giovane. Ed era anche molto bella.
-Di che si tratta?- chiesi a Shepard
-Liara mi ha chiesto aiuto per sconfiggere l’Ombra. Stiamo raggiungendo la sua nave, situata qui nei cieli di Hagalass-
-Cos’è…l’Ombra?-
-E’ il più grande informatore della galassia- rispose Liara –Ma per fare il suo lavoro uccide un po’ troppe persone- si alzò dal suo posto per guardare fuori –L’hangar delle navette è chiuso-
Come faceva a saperlo?
-Dovremo atterrare sulla nave e cercare un portellone-
Anche Shepard guardò fuori.
-Ma non potremmo stare fuori a lungo- osservò l’asari –Dove aria calda e fredda collidono, si forma una tempesta elettrica costante-
Il cielo che ci circondava era diviso a metà. Una era soleggiata e pacifica, l’altra piena di nuvole. E dove queste due metà si toccavano, proprio in mezzo ai fulmini, stava una nave enorme. Così indossammo il casco e la navetta ci lasciò nel punto più vicino in cui riusciva ad arrivare. Liara spiegò a Shepard dove dovevamo arrivare. Io, che non avevo capito una parola di quello che aveva detto, mi limitai a seguirle.
-Cosa sono quelli?- chiesi indicando delle strutture luminose simili ad antenne
-Condensatori di fulmini- spiegò la nostra amica blu –Accumulano l’energia dei fulmini perché possa essere utilizzata dalla nave-
Quella nave era decisamente sorprendente, ma anche spaventosa. Potevamo essere spazzati via da un momento all’altro a causa della tempesta. Per pochi minuti nessuno ci attaccò, finchè, a un certo punto, non apparvero dei soldati con addosso corazze grigie. Subito ci riparammo e iniziammo a sparare. Loro però erano troppo lontani per poterli mirare bene con tutto quel vento. Fu allora che mi venne un’idea: poco lontano da lì c’era uno di quei condensatori carico di elettricità.
-State giù!- gridai alla squadra
Senza fare domande, mi ascoltarono e si accucciarono dietro ai loro ripari e io colpii il condensatore, che in risposta liberò una scarica di fulmini, friggendo tutte le guardie nei dintorni.
-Sparate ai condensatori!!!- gridò allora Shepard
Utilizzando questa nuova tecnica, riuscimmo ad avanzare più facilmente. Arrivare al portellone fu comunque molto difficoltoso: la strada era lunga, non sapevamo dove andare e, quando capitava di trovarci contro vento, eravamo ulteriormente rallentati. Il momento in cui ebbi più paura, fu quello in cui dovettimo attraversare un ponte lunghissimo, non dotato di parapetto. Anche Shepard lo notò.
-Non c’è nemmeno un parapetto. Scommetto che gli agenti dell’Ombra adorano pattugliare lo scafo-
-Perlomeno la vista è piacevole- cercò di sdrammatizzare Liara.
Superato il ponte, trovammo finalmente un portellone. Purtroppo però il pulsante olografico era rosso, brutto segno.
-Aspetta, ho qui un programma di bypass che può aprirlo- ci comunicò
-Quanto ci vorrà?- le chiese il comandante
-Non lo so Shepard, non mi sono mai infiltrata nella base dell’Ombra prima d’ora…beh, non in questa perlomeno-
Potevamo solo aspettare dunque. Sperai che l’attesa sarebbe stata tranquilla, invece fummo attaccati nuovamente. C’erano agenti di ogni tipo: soldati semplici, ingegneri salarian e anche guardie con armi pesanti. Una di queste puntò contro Luke. Ero arrabbiata certo, ma non potevo lasciarlo morire. Così scivolai velocemente fuori dal mio riparo e lanciai un onda d’urto contro quella guardia. Non ero ancora molto brava e l’onda d’urto risultò poco potente, ma riuscii a fargli sbagliare il colpo.
-Grazie- disse Luke flebile
Gli agenti erano diminuiti così andai in avanscoperta. Fu un grosso sbaglio. Un soldato che non avevo visto, sbucò dal suo riparo e mi prese come ostaggio, tenendomi al collo con un braccio e puntandomi il fucile alla testa con l’altro. Si bloccò tutto quanto. Nessuno sparò più. La mia squadra saltò fuori dai ripari per tenerlo sotto tiro e gli altri agenti fecero lo stesso con loro. Se qualcuno dei miei sparava, io morivo.
-Garrus!- gridai –Sovraccaricalo! Sovraccarica il condensatore!-
Lui guardò l’enorme antenna che distava poco più di un metro da me, poi poggiò nuovamente lo sguardo su di me
-Non posso! Ti fulminerei-
-Dannazione, fallo e basta!-
La guardia mi strinse più forte. Sapevo bene che Garrus non ci sarebbe mai riuscito, non se significava fare male a qualcuno a cui voleva bene. Con una mano cercavo di allentare la presa della guardia, ma l’altra era libera ed armata. Allora puntai la pistola. Esitai per un momento, poi chiusi gli occhi e sparai. La scarica che si liberò colpì chiunque in un raggio di due metri, compresa me. Per un attimo, solo un attimo, il mio cuore cessò di battere, lo scudo si disattivò e mi accasciai al suolo. Mi ripresi quasi subito, anche se ero un po’ intontita. Provai a riprendere la pistola, che mi era caduta, perché la guardia accanto a me si stava a sua volta risvegliando. Mi puntò il fucile contro e io sentii lo sparo. Ma lo sparo non era suo. Era di Shepard, che lo aveva colpito dritto in testa.
-Fatto, il portellone è aperto- disse subito dopo Liara
Era il momento di entrare e affrontare l’Ombra.
Pensammo che , con tutti gli agenti abbattuti all’esterno, la situazione interna sarebbe stata più tranquilla. Invece fummo accolti subito da tre di loro. Pare che si divertissero parecchio con i lanciamissili. Controllai le mie armi: la pistola era vuota e il fucile aveva un unico colpo. Dovevo puntare sui poteri biotici. Mentre tutti puntavano al soldato e al salarian, io usai lancio contro la donna con il lanciamissili. Lei fluttuò per un po’ e, quando le cadde l’arma, la feci scontrare violentemente al muro. Quando il lungo corridoio fu libero, potemmo avanzare e sulla strada trovai una clip termica. Non rischiavamo di perderci, dato che c’era solo un lunghissimo ed eterno corridoio.
-Ho scaricato le planimetrie della nave. Siamo diretti verso il blocco detentivo…e verso Feron-
Non sapevo chi fosse questo Feron, ma da come lo nominò sembrava piuttosto importante per lei. Dopo esserci liberati di qualche altro agente, trovammo una porta da bay passare. Io, Luke, Garrus e Liara stavamo di guardia, mentre Shepard si occupava di aprirla.  Al di là di essa c’era un piccolo corridoio con due pareti di vetro. Una si affacciava sulla stanza da cui eravamo arrivati, l’altra sul blocco detentivo di cui parlava poco prima l’asari. Dentro c’era un Drell dal colorito giallo.
-Feron- sussurrò Liara in un fremito
Lui, che era accasciato sulla poltrona che lo intrappolava, con gli occhi chiusi per la rassegnazione, si svegliò.
-Liara?-
La nostra compagna corse verso il terminale che controllava la stanza.
-Tieni duro. Ora ce ne andremo da qui-
Quando, però, Feron si accorse del suo tentativo di bay passarlo, disse qualcosa. Mi sembrò un flebile “No”. Subito dopo capii perché. Dalla sedia che lo intrappolava si diramò una scarica elettrica che lo avvolse completamente. Liara ripetè il suo nome, come a volergli chiedere scusa.
-Che diavolo sta cercando di farti l’Ombra?- gli chiese Shepard
-Le apparecchiature sono sensibili alla manomissione. Questa sedia è collegata alla rete informativa dell’ombra. Dovrete disattivare l’energia. Se mi libererete ora…mi friggerà il cervello-
-Sai dove possiamo disattivare l’energia?- chiese Liara in preda alla disperazione
-Non sarà facile, dovrete raggiungere i comandi centrali-
-Come funziona questa gabbia?-
-Io non…-
Il Drell non riuscì a finire perché un’altra scossa lo colpì. Ma Liara era praticamente un genio e rispose per lui.
-E’ una messa a terra neurale. Le apparecchiature mediche servono a far si che lui…non muoia-
Quindi era una camera per le torture. Più lui ci aiutava, più l’Ombra lo fulminava.
-I comandi centrali si trovano in fondo al corridoio. Sapete che l’Ombra vi sta aspettando, vero?-
-Ci contavo proprio- rispose Shepard
Ovviamente l’Ombra sapeva tutto della nostra chiacchierata con Feron e pensò fosse bene mandarci contro altri agenti. Ma ormai noi eravamo preparati. Garrus si occupava degli ingegneri, poiché erano protetti da scudo. Luke, Liara e Shepard puntavano ai soldati e io stordivo chiunque mi capitasse a tiro.
Era ormai il momento di affrontare il nostro nuovo nemico. Mi aspettavo qualcosa di cattivo anche solo dal nome “Ombra”, ma non avrei mai pensato di ritrovarmi davanti qualcosa di così orripilante. Se al mio risveglio mi aveva spaventata vedere Garrus, la visione di quel…coso, mi terrorizzò a morte. Era un bestione enorme, molto più di un krogan. La sua pelle era lucida, come quella di un anfibio, ed era nera e rossa a macchie. Sulla testa c’erano due enormi corna e al centro del muso stava la bocca. Un’enorme bocca triangolare. Ovviamente tutti lo tenevamo sotto tiro.
-Siete qui per il Drell?- fu la prima cosa che chiese.
La sua voce sembrava quella modificata delle telefonate anonime: particolarmente profonda.
-Avventato- continuò –Persino per lei comandante-
-Non avventato, solo determinato. Chiedilo al tuo spettro asari-
Garrus, durante il viaggio, mi aveva spiegato che Liara era stata tradita da un’asari.
-Vasir- quello era il nome della asari morta –era sacrificabile. La sua morte mi è costata soltanto qualche ritardo-
-Sacrificabile come Feron?- s’intromise Liara
-Dottoressa T’soni, è stata la sua ingerenza a causare tutto questo. Feron mi ha tradito quando le ha consegnato il corpo di Shepard. Il Drell sta semplicemente pagandone il prezzo-
-Prima o poi qualcuno sarebbe venuto a cercarti per il tuo lavoro con i collettori- riprese Shepard
-Si trattava di una collaborazione utile per entrambi.  Ma basta chiacchiere, le mie operazioni sono troppo cruciali per essere compromesse da un traditore-
-Sembri piuttosto sicuro per essere uno con le spalle al muro- osservò la nostra asari
-Viaggia insieme a dei compagni interessanti, dottoressa. La taglia su Archangel è ancora valida-
Garrus strinse più forte il fucile, pronto a proteggersi.
-Non metterai le mani su nessuno!-
-E’ inutile sfidarmi Asari. Conosco ogni suo segreto, mentre lei brancola nel buio-
-Ma davvero?- chiese in tono di sfida –Sei uno Yagh, una specie antecedente ai voli spaziali, costretta in quarantena sul proprio pianeta natale per aver massacrato le prime squadre di contatto del consiglio. Questa base è più vecchia della scoperta del vostro pianeta, il che probabilmente significa che hai ucciso l’ombra originale sessant’anni fa, prendendone il posto. Immagino che fossi stato portato via dal tuo pianeta da un cacciatore di trofei in cerca di uno schiavo…o di un animaletto da compagnia. Come sto andando?-
Aveva toccato il tasto dolente. Il muso del mostro si dilatò a pieno quando spalancò la bocca in segno di sdegno. Lentamente si alzò dalla sedia, mostrando di essere alto si e no due metri. Poi, inaspettatamente, colpì la scrivania con un pugno, rompendola in due metà, una delle quali lanciò davanti a se. Shepard protesse prontamente Liara e io mi buttai a terra. Luke e Garrus invece furono colpiti in pieno e svennero. Era armato, ma soprattutto era enorme.
-Io mi occupo dei suoi scudi! Tu distrailo!- mi gridò Shepard.
Così, per farmi inseguire lo colpii. Purtroppo era più veloce di quanto pensassi e almeno uno dei suoi colpi mi beccava ogni volta che mi spostavo da un riparo all’altro e dovevo fermarmi per il ripristino della barriera. Liara e Shepard riuscirono ad indebolirlo, ma lui era preparato. Innalzò una barriera cinetica, che poteva essere intaccata solo con colpi diretti. Serviva per rialimentare gli scudi abbattuti. Shepard non si fece problemi ad avvicinarsi e colpirlo dritto in faccia. Ma non bastava, ci voleva qualcosa di più. Liara guardò verso l’alto: c’era un altro di quei condensatori per l’elettricità, molto più grande di quelli esterni.
-Se riuscirai ad annullare nuovamente quegli scudi, avrei un’idea-
Riuscii a distrarlo nuovamente e quando lui si bloccò, Shepard abbatté i suoi scudi. Io, che avevo capito cosa voleva fare Liara, mi piazzai davanti a lui perché si spostasse esattamente al centro della stanza. Mi corse contro e per evitarlo feci una capriola.
-Liara, ora!- le urlò Shepard.
Lei usò attrazione contro l’enorme condensatore e con uno sforzo immane, gli scaricò tutti i fulmini addosso. Lo Yagh provò a resistere, ma dopo pochi secondi esplose in mille pezzi che svolazzarono per tutta la stanza.
Era finita?
-Ombra, qui è l’agente Murat. Abbiamo avuto un errore momentaneo di connessione. Può confermare le sue condizioni?- chiese qualcuno tramite un terminale di comunicazione.
La parete dietro Liara ne era stracolma e tutti iniziarono ad illuminarsi come un albero di natale.
-L’agente Shora chiede un aggiornamento. Siamo ancora online?-
-Ombra, ho perso il collegamento. Siamo online e i attesa di istruzioni-
L’asari  guardava gli schermi senza sapere cosa fare. Poi fece un respiro profondo e si avvicinò ad essi. Aprì un modulo di modifica della voce e parlò.
-E’ l’ombra che parla. Situazione sotto controllo. Abbiamo riscontrato una fluttuazione energetica durante l’aggiornamento dell’hardwere-
In quel momento Feron irruppe nella stanza, libero grazie alla mancanza di energia, e puntò la sua arma contro Liara, inconsapevole del fatto che fosse lei a parlare.
-Ad ogni modo siamo nuovamente online. Riprendiamo le procedure standard. Voglio un resoconto di tutte le operazioni entro il prossimo giorno solare. Ombra, passo e chiudo-
-Dea degli oceani- imprecò Feron –Sei tu? Tu! Ma come…-
-Beh, tutti quello che lo hanno visto di persona sono morti e perciò…-
-Sarai la nuova ombra?-
-E’ davvero una buona idea prendere il posto dell’ombra?- le domandò Shepard
-Se non lo faccio perderemo tutto. I suoi contatti, le sue risorse commerciali, ci aiuteranno parecchio. Con la rete informativa dell’ombra, potrò…fornirti…potrò…-
Ormai era distrutta.
Il Drell si allontanò, seguito da Garrus e Luke, che si erano ripresi. Anche io li seguii, capendo che volevano stare sole, come due vecchie amiche. Varcai la porta poco dopo che Liara aveva iniziato a piangere. Lo faceva per noi, lo faceva perché ci fosse un’Ombra a nostro servizio e non a quello dei Razziatori.

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Capitolo 13
*** Incubi e promesse ***


Perdono, perdono, chiedo perdono. Sono stata sommersa dagli impegni in queste settimane perchè sono alla fine della scuola. Ora però sono a posto e posso dedicarmi alle mie storie. Devo ammettere che, a parte una scena particolare, questo capitolo non dice moltissimo, ma il prossimo arriverà il più presto possibile.

Ero ancora un po’ stordito dalla battaglia con lo Yagh, anche se io non avevo effettivamente combattuto. Però, ricevere una scrivania in testa non era certo salutare, soprattutto perché la mia faccia rischiava di distruggersi da un momento all’altro a causa del missile. Non sapevo esattamente cos’era successo mentre me ne stavo svenuto a terra, perciò decisi di andare da Magenta per esser informato. Adoravo parlare con lei, perché trovava strane e meravigliose tutte le cose del ventiduesimo secolo. Non dovetti nemmeno bussare: aveva preso più confidenza e lasciava che la sua porta si aprisse da sola come quelle degli altri.
-Ehi- dissi entrando.
Lei se ne stava seduta sul letto a gambe incrociate, con la testa china su un….libro? Non vedevo qualcosa di cartaceo da…da mai. Lei alzò la testa e mi sorrise dolcemente.
-Cos’è quel coso?-
-Un quaderno- disse lei come se fosse normalissimo.
-E per quale motivo stai usando una cosa di carta?-
-Beh, per disegnarci sopra-
-Puoi comprarti un datapad-
-Sinceramente, preferisco i miei vecchi oggetti-
-Se lo dici tu. Cosa disegni?- chiesi sedendomi accanto a lei per sbirciare il piccolo squadernino.
-Le specie incontrate fino ad ora-
Infatti sulla pagina aperta stava prendendo forma la vecchia Ombra, ormai sconfitta.
-Bello…realistico-
-Grazie- disse continuando a disegnare.
-Posso vedere il resto?-
Lei poggiò la matita e cominciò a sfogliarlo all’indietro. C’era Liara, poi Tali e ancora Grunt. C’era pure Samara, avvolta dal solito alone blu di energia biotica. Poi, in prima pagina, c’ero io.
-Sei la prima cosa che ho visto, ho pensato fosse giusto disegnarti per primo-
Sorridere mi venne automatico. Però sapevo che c’erano cose più importanti di cui parlare.
-Senti…con Luke?-
La sua espressione cambio radicalmente. Il sorriso gli scivolò via dalle labbra e subito abbassò la testa.
-Lui…mi ha baciata-
Sbarrai gli occhi, anche se forse non lo vide date le loro minuscole dimensioni.
-E???- chiesi curioso.
-E niente. Me ne sono andata. Non può pensare che un bacio aggiusti tutto-
-E questo lo capisco, ma la promessa?-
-Ci parlerò Garrus, lo giuro. Solo non adesso-
-Guarda che non devi farlo per me. Almeno fallo per Hope-
Le tornò immediatamente il sorrido. Credo che, nonostante non l’avesse mai realmente conosciuta, adorasse quella bambina.
Quella sera rimasi con lei a parlare. Mi raccontò della sua vecchia vita. Era una brava studentessa con molti sogni e speranze. Si era innamorata di Luke in prima liceo e da quel momento erano sempre stati assieme, appoggiandosi l’un l’altro. Poi tutto era cambiato inaspettatamente, tanto che si ritrovò a fare l’ultimo impiego a cui avrebbe mai pensato: il soldato. L’arrivo dei Vorcha aveva distrutto ogni piano per il futuro.
Per ricambiare, io gli parlai della mia vita. Le raccontai di quando lavoravo nell’SSC e di come Shepard mi aveva fatto praticamente convinto a lasciare quel lavoro così poco adatto a me. Tra le varie cose le mostrai una foto in cui ero con mia sorella e accennai al brutto rapporto che avevo con mio padre.
-Hai passato molto tempo da solo?-
-Si, per noi turian è fondamentale imparare a vivere per conto nostro-
-E non hai mai voglia di cambiare?-
-Beh, in fondo credo di averlo già fatto- dissi pensando a ciò che era successo con Shepard
A forza di chiacchierare si fece molto tardi e Magenta si addormentò, con la testa dal lato dei piedi. Così tolsi il suo quaderno e le sue matite dal letto, poggiandole sul suo comodino e feci in modo di farla girare dalla parte giusta senza svegliarla. Dopodiché uscii. Fuori dalla porta c’era Shepard, che mi fissava con un sopracciglio alzato.
-Io…ehm...non…cioè…non è come sembra- balbettai alzando le mani in segno di resa.
Per un po’ continuò a fissarmi in malo modo, poi scoppiò a ridere.
-Stai tranquillo, non ti sparo. So che le vuoi bene-
Tirai un sospiro di sollievo e riabbassai le mani.
-Grazie-
Lei, mi si avvicinò lentamente, con fare dolce.
-Come stai mio valoroso turian?-
-Oh…ehm…bene. Un leggero mal di testa-
Premurosamente, mi baciò sul lato destro della faccia, quello che stava insieme a fatica. La dolcezza di quel momento mi fece riflettere.
-Posso fare una cosa?- le chiesi
-Dipende da cosa-
-Posso…marcarti?-
-M…marcarmi?- chiese incredula, quasi ridendo.
-Ecco…tra turian, quando si forma una coppia, ci si marca a vicenda, mordendosi1-
-Oh…e io come faccio a marcare te?-
-Non saprei. Penso che i baci che mi dai valgano uguale-
-Però non sono indelebili come un morso-
-Per me lo sono…non li scorderei mai-
Arrossì di nuovo. Era così bella quando succedeva.
-Se ci tieni, per me va bene-
-Sicura? Come hai detto tu, poi sarà indelebile-
-Lo so…-
Aveva detto si. Presi un respiro profondo, spostai leggermente la manica della sua divisa e, lentamente, affondai i denti nella sua spalla. Lei tremò un po’. Durò pochi secondi: non potevo lasciare che il suo sangue inondasse la mia bocca, perché rischiavo uno shock anafilattico. Così non appena sentii il sapore ferroso, mi staccai. Lei si fissò la spalla, da cui gocciolava un po’ di sangue.
-Carino- disse divertita –Brucia un po’-
-Scusa- premetti la ferita con un fazzoletto –Tienilo premuto, non dovrebbe sanguinare ancora per molto-
-Quindi ora…sono tua?-
-Pensavo lo fossi già-
-Signor Vakarian, lei mi sorprende sempre di più-
Poggiai la mia fronte sulla sua e ci fissammo profondamente negli occhi.
 

---

 
Quella sera sognai. Era un sogno confuso, ma distinsi bene un Vorcha minaccioso che ringhiava. Fu quando lo vidi che mi risvegliai di soprassalto, tutta sudata. Dovevo aver dormito parecchio, perché, nonostante fosse l’alba non avevo sonno. Indossai i vestiti con sopra l’emblema di Cerberus, non potevo certo gironzolare per la nave con addosso il pigiama. Presi l’ascensore per scendere al piano tre. Là stava la dispensa. Il cuoco non c’era. In realtà…nessuno c’era. La nave di prima mattina faceva paura. Gli unici ad essere svegli erano Joker e la Dottoressa Chackwas. Poi, dopo che mi fui preparata la colazione di latte e cereali, sbucò Thane, che proveniva dritto dal supporto vitale. Stava lì perché aveva bisogno di un luogo poco umido a causa della sindrome di Kepral.
-Ciao- gli dissi a bocca piena.
-Buon giorno-
Non sorrideva davvero mai. Era sempre cupo a fissare il vuoto. Ero quasi tentata di fare la buffona per farlo divertire, ma sapevo che l’unica cosa che avrei ottenuto sarebbe stato uno sguardo serio e vuoto.
Ingoiai il boccone –Come mai in piedi a quest’ora?-
-Vecchi ricordi- rispose
Giusto. La sua memoria eidetica.
-Tu?- mi chiese
-Incubi-
Calò il silenzio, piuttosto imbarazzante. Poi si sedette davanti a me a mani giunte. Non lo conoscevo quasi, come poi non conoscevo la maggior parte dell’equipaggio, ma dovevo chiederlo a qualcuno.
-Thane…i Vorcha…sono potenti?-
-Oh, no. Affatto. Certo, la loro rigenerazione può creare problemi, ma basta un colpo di deformazione per bloccarla quanto basta per farli fuori-
-Grazie-
-Hai paura?-
-Non tanto di loro, quanto di ricordare-
Lentamente si alzò e, mentre se ne andava, disse: -Ritieniti fortunata a non essere un drell-
 
Bastò un’ora perché la nave si riempisse. Tutti chiacchieravano, molti di cose poco allegre.
-E così tu dovevi essere assegnato a Horizon?-
-Già, per fortuna che ho rifiutato-
A quanto pare sul pianeta Horizon era successo qualcosa di molto spiacevole.
Tornai in camera, pronta a riposare ancora un po’, ma fui subito accolta da IDA.
-Signorina Cameron, il comandante Shepard vuole l’equipaggio nella sala Breifing-
-Adesso?-
-Immediatamente-
Mi stavo voltando per tornare fuori, ma IDA concluse: -Le consiglio di indossare la sua corazza-
-Ci avrei scommesso-
 
La sala comunicazioni era sul ponte due. Non era molto grande, ma ci stava la squadra al completo. Prontamente mi piazzai accanto a Garrus, evitando lo sguardo di Luke. Senza farmi sentire cercai di carpire informazioni dal mio amico.
-Come mai ci ha convocati?-
-Ha appena ricevuto novità sui Collettori da parte dell’Uomo Misterioso-
-Del tipo?-
-Pare che abbia captato una richiesta di aiuto da una nave Turian. Sono incappati in una nave dei Collettori oltre il sistema Corlus. Ovviamente la nave li ha annientati, ma fortunatamente sono riusciti a danneggiarla-
Mi sembrava poco convinto delle sue parole.
-Che hai?-
-Non lo so. Capisco che noi turian siamo bravi in battaglia, ma stiamo parlando di una nave dei Collettori, Magenta. Mi sembra strano che l’abbiano spenta-
Non potemmo continuare la chiacchierata perché Shepard arrivò, munita di corazza N7.
-Bene. Ho bisogno che due persone vengano con me a esplorare la nave, abbiamo bisogno di carpire più informazioni possibili finchè quella nave non viene riparata. Magenta…-
Di scatto io alzai il capo.
-Si?-
-Tu verrai, a prescindere da chi saranno gli altri due membri-
-Oh…d’accordo…-
Perché toccava sempre a me? Perché Luke poteva scegliere?
-Io vengo- disse Garrus
Lo guardai sorridendo. Sapevo che in parte lo faceva per non lasciarmi sola.
-Vengo anche io- disse Luke quasi di rimando.
-Molto bene. Partiremo subito. Più ce le stiamo qui, più rischiamo che arrivino altri Collettori in soccorso-
 
Mentre ci avvicinavamo IDA analizzava la nave. Pare che fosse intatta, ma completamente spenta.
-Quella cosa è enorme- fu la prima osservazione di Joker –Come diavolo hanno fatto i Turian a fermarla?-
Anche Shepard era poco convinta.
Anche se usammo la navetta, Joker dovette avvicinarsi moltissimo, per trovare un punto in cui farci entrare. Per stare la sopra dovevamo nuovamente indossare i caschi. Quella nave era davvero grande. Sembrava una roccia con dei motori attaccati. Non sentivo la sensazione di paura, ma appena toccai terra un brivido mi percorse non solo la schiena, bensì l’intero corpo.

Cherrie's notes ♥
1. Questa cosa l'ho presa da un fumetto visto da Deviantart. Lo scrivo intanto per specificare che non volevo rubare nulla a nessuno, semplicemente mi piaceva l'idea. Inoltre volevo specificare che non è una cosa acertata della cultura Turian u.u

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Capitolo 14
*** La nave dei Collettori ***


Ed eccoci qui con il quattordicesimo capitolo. Ammetto che non è niente di speciale per chi ha già giocato a mass effect, in fin dei conti è solo una ripresa dell'episodio del videogioco. Comunque spero vi piaccia.

Avevo paura di posare i piedi su quella nave. Era orribile ed inquietante. Non appena mi ritrovai là dentro sentii una sensazione di paranoia percorrermi tutta.
-Adoro come hanno arredato questo posto- scherzò Garrus.
-Sembra un enorme alveare di insetti- osservò Luke.
Ed era proprio così. Sembrava che un’ape gigante dovesse spuntare da un momenti all’altro.
-La scansione interna…- ci comunicò IDA tramite contatto radio -…ha rilevato un nodo d’accesso per collegarsi ai database dei computer. Sto trasferendo la posizione al computer della sua tuta. Shepard, ho confrontato la scansione AM ai profili noti dei collettori, corrisponde alla nave che hai incontrato su Horizon-
-Forse le torrette difensive l’hanno indebolita un po’ per i Turian- osservò Shepard.
-Se posso chiedere- mi intromisi –Che cos’è successo su Horizon?-
-Horizon è l’ultima colonia attaccata dai collettori. Siamo riusciti a cacciarli, ma abbiamo salvato solo metà della popolazione-
A terra, sparse qua e là, c’erano strane capsule. Sembravano dei bozzoli enormi, formato uomo.
-I colletori li usavano su Horizon- disse Garrus –Ma questi sono vuoti-
-Dev’essere stato terribile- aggiunse Luke –Intrappolati in quelle capsule, impotenti, completamente alla mercé dei collettori-
Io non riuscivo  a parlare. Era come se il mio corpo seguisse automaticamente Shepard, mentre il mio cervello era annullato da quelle orribili visioni. Poi la situazione peggiorò. Poco più avanti, sulla destra del nostro percorso, trovammo una pila di cadaveri. Erano stati ammassati senza ritegno.
-Mio Dio- furono le uniche parole che pronunciai.
-Cos’è successo qui?- domandò Luke.
-Perché i collettori hanno lasciato qui tutti questi cadaveri?- disse poi Garrus.
-Devono averli usati per dei test- ipotizzò Luke –Se erano un gruppo di controllo, li avranno scartati al termine dell’esperimento-
-Ci sono cose peggiori della morte…- concluse Shepard -…ad esempio venir usati come cavia da alieni pazzi-
Sapevamo di essere in minoranza rispetto ai collettori e quell’orribile scenario non ci aiutava di certo.
Superammo un altro corridoio, finchè non raggiungemmo una sala contenente altre capsule. Quelle però non erano state usate per trasportare gli umani. Al loro interno c’erano degli orribili alieni insettiformi.
-E’ un collettore- disse Garrus risolvendo così ogni mio dubbio –Facevano esperimenti sui propri simili?-
Shepard nel frattempo analizzava un terminale lì accanto.
-IDA- disse via radio – ti sto inviando i dati di questo terminale. Vedi se riesci a scoprire cosa stavano combinando-
-Dati ricevuti, analisi in corso-
Non ci volle molto prima di ricevere una risposta.
-I collettori stavano eseguendo un confronto genetico base tra la loro specie e l’umanità-
-Stanno cercando…somiglianze???- chiesi io, convinta di non poter avere nulla a che fare con degli orribili mostri che volevano la fine della galassia.
-Non ho alcuna ipotesi sulle loro motivazioni, ho soltanto i risultati preliminari. Rivelano qualcosa di straordinario-
Eravamo tutti con il fiato sospeso, finalmente avremmo scoperto da dove venivano questi fantomatici alieni che si pensavano essere solo frutto di immaginazione.
-Una struttura genetica a quattro filamenti…identica ai resti trovati nelle antiche rovine-
Ovviamente per me le sue parole erano completamente prive di significato. Così aspettai un’ulteriore spiegazione.
-Solo una specie è nota per questa struttura…i Prothean-
Un momento. Ma Garrus mi aveva detto che si erano estinti!
-Oddio- esclamò Shepard –I prothean non sono scomparsi…lavorano per i razziatori!-
-Questi- continuò IDA –non sono più dei prothean, Shepard. I loro segni mostrano chiari segni di vasta riscrittura genetica. I razziatori li hanno adattati alle proprie necessità-
-Di certo qualcuno se ne sarebbe dovuto accorgere-
-Nessuno ha mai avuto l’opportunità di studiare in dettaglio il codice genetico dei collettori. Ho già confrontato duemila alleli con i frammenti registrati. Probabilmente questo collettore discende da una colonia prothean nell’ammasso Stix Theta, ma ci sono segni di drastiche alterazioni: tre cromosomi in meno; la riduzione nella struttura dell’eterocromatina; l’eliminazione delle sequenze superflue-
-I razziatori non hanno annientato i prothean, li hanno trasformati in mostri e schiavizzati. Tuttavia ora lavorano per i razziatori e noi dobbiamo fermarli-
-Nessuna specie dovrebbe subire tutto questo- disse Luke.
Ero contenta di vedere che il suo razzismo alieno era diminuito.
-Cerchiamo quello che ci serve prima che i collettori arrivino a salvare questa nave. Muoviamoci-
Mi ci volle un po’ per riprendermi del tutto, ma una volta usciti da quella stanza, impugnai nuovamente il mio fucile d’assalto, pronta a difendermi. Più andavamo avanti, più il numero di capsule aumentava.
-Guarda- esclamò Luke –sul soffitto. Altre di quelle strane capsule-
-Saranno centinaia- osservò poi Garrus –Mi chiedono quante siano…occupate-
-Troppe- sussurrò il comandante.
-Non rilevò alcun segno vitale dalle capsule- ci informò IDA –E’ probabile che le vittime al loro interno siano morte quando la nave a perso potenza-
Sapevo che IDA era solo un intelligenza artificiale, ma non sopportavo sentire il tono che usata nel parlare di quelle cose. Sembrava fossero…normali.
Continuammo a spostarci per diversi corridoi, finchè a farsi sentire fu Joker.
-Comandante questa devi sentirla. Per sicurezza ho chiesto a IDA di analizzare quella nave-
Poi la voce metallica si vece di nuovo viva.
-Ho confrontato il profilo EM con i dati registrati dalla Normandy originale due anni fa…corrisponde perfettamente-
-La stessa nave mi segue da due anni? Non può essere una coincidenza-
-Qualcosa non torna comandante- continuò il pilota –Guardati le spalle-
A quelle parole strinsi di più il mio fucile. Poi, poco più avanti, ci si presentò lo spettacolo peggiore del mondo. Eravamo arrivati a quella che doveva essere la stanza principale, lo capii dal fatto che era immensa. E le sue pareti erano ricoperte, centimetro per centimetro, da quelle orribili capsule.
-Potrebbero rapire tutti gli umani dei sistemi terminus…e avere delle capsule ancora vuote- disse Garrus inorridito quanto me.
-Intendono colpire la terra- conclusi io.
-Non se li fermeremo!- gridò Shepard convinta.
Ci vollero pochi secondi prima di scorgere il pannello di controllo. Fu in quel momento che Garrus fece una giusta osservazione.
-Dove sono i corpi dell’equipaggio dei collettori? Attenta Shepard…c’è qualcosa di strano qui--
Era vero, se la nave era distrutta, dov’erano tutte le vittime?
Shepard non si curò molto di ciò che Garrus aveva detto e si concentrò subito sul terminale.
-IDA, sto impostando una connessione tra te e la nave dei collettori. Vedi se riesci a trovare qualcosa di utile nei loro database-
-Ricerca dati in corso, Shepard-
E così aspettammo. Finchè all’improvviso non sentimmo uno strano rumore via radio e poi perdemmo la connessione. L’ultima cosa che sentii dal mio auricolare, fu Joker che esclamava “Ah…non è un buon segno”.
Il terminale da cui ci eravamo collegati alla Normandy si spense e la piattaforma su cui ci trovavamo iniziò a vibrare. Poi si fermò.
-Stiamo tutti bene, Joker- gli disse il comandante –Cos’è successo?-
-Una forte scarica energetica. Si è spento tutto, ma ora siamo a posto-
-Sono riuscita a deviare il grosso del sovraccarico ai sistemi secondari. Shepard, non è stato un malfunzionamento. Era una trappola-
Subito tornammo in posizione di difesa, perché sapevamo che quelle parole significavano una cosa sola. Sentii qualcosa muoversi poco più su di noi e sperai che fosse stata la mia immaginazione. Ma fu proprio in quel momento che la piattaforma ricominciò a muoversi. Girava su se stessa e si stava sollevando. Non era facile stare in piedi.
-Ci serve una mano qui, IDA-
-E’ difficile mantenere la connessione. C’è qualcun altro nel sistema-
La piattaforma si bloccò di colpo. Garrus cadde. Io, Luke e Shepard riuscimmo a stare in piedi per un pelo. E mentre aiutavo Garrus a tornare su, la vidi. Vidi una seconda piattaforma. E non era vuota. A bordo c’erano quei…cosi, i collettori. Quelli però erano vivi.
-Connessione ripristinata- disse nel frattempo IDA –Devo completare il download prima di poter baypassare i sistemi-
-Allora farai meglio a muoverti, IDA- fu la risposta di Shepard.
-E quello che diamine è?- chiese Luke indicando una seconda piattaforma su cui stava un mostro deforme e pieno di pustole.
-E’ una progenie- gridò Shepard –State giù!!!-
Senza sapere che cosa fosse esattamente una Progenie, la ascoltai e mi misi al riparo. Lei si riparò stando più avanti rispetto a noi. Quei mostri erano potenti, ogni colpo incassato faceva abbassare di metà le nostre barriere. Non sparavo se non ero certa di aver preso la mira contro la loro testa. Della progenie era Shepard a occuparsene. I colpi di quell’obrobrio erano i peggiori: oltre a disattivare del tutto la barriera, ne rallentavano la ricarica, lasciandoci completamente scoperti. Shepard fu colpita un paio di volte, ma questo non sembrò preoccuparla. Era brava. Diamine se era brava. Riuscì a stendere alcuni collettori a mani nude. Certo, usava i pugni biotici, ma era pure sempre pugni.
Durante lo scontro IDA ci informava dei suoi progressi con il download.
Poi, sentii una voce, una voce cupa.
-Assumo il controllo- disse.
Uno dei collettori stava fluttuando in aria, illuminato dall’interno. Una volta tornato a terra, fu capace di lanciare strane palle infuocate. Puntava a Shepard. Lei però non poteva difendersi in quel momento, altrimenti la progenie l’avrebbe fatta fuori. Così le scivolai accanto e iniziai a sparare al collettore posseduto. Cazzo, non voleva morire.
-Noi siamo l’Araldo del vostro destino- disse poi.
Ne avevo abbastanza.
-Prendi questo!!!- gridai, colpendolo con deformazione.
Si incenerì completamente, dalla testa ai piedi.
Le ondate erano finite, almeno per quel momento. Shepard mi tese la mano perché la aiutassi ad alzarsi.
-Complimenti Cameron- disse dandomi alcune pacche sulla spalla.
Poi si rivolse a Luke.
-Gwyneplaine, bravo, ma velocizzati un po’-
Io lo guardai con un sorrisino compiaciuto: per una volta ero stata brava in qualcosa più di lui. Smisi di sorridere quando mi accorsi che lui non era affatto divertito.
Il comandate tornò al terminale, da cui sbucò l’ologramma di IDA.
-Ho ripreso il controllo della piattaforma, Shepard-
-Sapevo che non ci avresti delusi IDA-
-Opero sempre a capacità ottimale- fu l’ultima cosa che disse prima di scomparire dall’olocomputer.
Tornammo a parlarle tramite radio e subito il comandante andò al sodo.
-Hai trovato quello che ci serve?-
-Ho individuato dei dati che potrebbero aiutarci a raggiungere il portale di Omega4. Ho anche trovato la richiesta di soccorso turian che fungeva da esca per la trappola. Proveniva dai collettori-
Ed ecco di novo quella specie di bulbo oculare storto davanti a noi.
-E’ insolito- disse per concludere.
-A me sembra logico che abbiano inviato il messaggio iniziale come esca-
-No, è insolito perché i canali di emergenza turian possiedono una cifratura secondaria. Nel messaggio era corrotta. Non è possibile che l’uomo misterioso abbia ritenuto attendibile tale richiesta-
-Perché ne se tanto sicura?-
-Ho trovato tale anomalia nei protocolli di rilevamento di Cerberus…li ha scritti lui-
-Sapeva che era una trappola? Perché mandarci in trappola?- disse Joker.
-Non c’è tempo di incolpare qualcuno- concluse Shepard –Quando saremo fuori di qui, indagheremo-
-Ehm…comandante, abbiamo un altro problema-
Che altro poteva succedere???
-La nave dei collettori si sta riattivando. Dovete uscire da lì prima che le loro armi siano attive, non voglio perdere un’altra Normandy-
Era tempo di correre. Dovevamo seguire le indicazioni di Ida per uscire vivi da lì. Grazie alla connessione con la nave infatti, poteva aprirci alcune vie d’uscita. Dovevamo darci una mossa e non era facile con i collettori che occupavano ogni stanza. E non erano i soli. In un salone entrò uno strano robot insettiforme, simile a un collettore gigante.
-Che cosa…?-
-Se vedi i suoi occhi che si accendono, buttati giù. E’ un Praetorian- gridò Garrus da qualche riparo più in là.
Sapere il suo nome non mi aiutava, ma sicuramente avrei seguito il consiglio. Quando riuscimmo a liberarci da quell’ondata ero ormai esausta, ma sapevo che non era finita. Più e più collettori ci attaccarono ancora, finchè non ci ritrovammo nel corridoio da cui eravamo entrati. Mancavano pochi passi e…
-Mutanti!!!- urlò Shepard.
Degli strani alieni blu sbucarono dal nulla. Sembravano zombie dotati di impianti cibernetici. Capii che non erano troppo pericolosi quando mi accorsi che non avevano nemmeno un arma.
-A che specie appartengono?- chiesi a Garrus riparandomi accanto a lui.
-Quelli…beh, quelli erano umani una volta-
Non volevo crederci. Non potevo.
-Ehm…comandante, detesto metterti fretta, ma quelle armi stanno per riattivarsi. Vi consiglio di correre. Sai com’e, così possiamo andarcene prima che distruggano la Normandy- comunicò Joker.
Shepard li attaccò con la sua singolarità, che ne bloccò non più di cinque. Ma non bastava. Ne avanzavano troppi. Sapevo di dover intervenire, dovevo provarci. Presi un respiro profondo, raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste e lanciai un’onda d’urto, la più grande fino a quel momento. Tutti volarono indietro e ai lati, morendo sul colpo.
Poi mi sentii svenire e caddi pure io. Ricordo che fui caricata da qualcuno. L’ultima cosa che sentii fu una discussione fra IDA e Joker.
-Non posso evitarlo per sempre Ida, portaci via da qui!-
-Indichi una destinazione, Signor Moreau-
-Ovunque, ma non qui!!!-

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Capitolo 15
*** Terrore ***


E la mia lentezza si fa sempre più viva.......colpa del caldo e del fatto che scrivo tre FF in contemporanea (brava idiota, penserete). Comunque il finale di questo capitolo i lascerà con qualche nuovo punto interrogativo in testa...spero vi piaccia, muahuahuah xD

Mi svegliai a fatica, qualche ora più tardi. Accanto al mio letto c’era Garrus.
-Ben svegliata. Hai fatto in fretta per essere la prima volta-
-La prima volta?-
-L’onda d’urto crea sempre problemi, così come gli scudi1. Era la prima volta che ne creavi una così grande-
Ero ancora frastornata e quando mi portai a sedere mi girò un po’ la testa.
-Mh…- gemetti tenendomi il capo -…mi hai portato tu qui?-
-No, è stato Luke. All’inizio è rimasto lui qui, poi ci siamo dati il cambio-
Luke era stato lì con me, per vedere se stavo bene. Mi immaginai la scena. Se solo mi fossi svegliata prima.
-Pensavo che ormai non gli importasse più nulla di me-
-Fa solamente il prezioso. E io penso che dovresti essere tu a farla-
-Lo so, ma non me la sento. Ogni volta che lo guardo mi sciolgo come un ghiacciolo-
Garrus faceva tanto il duro, ma in realtà era dolce e premuroso. Si sedette accanto a me e mi cinse le spalle con un braccio.
-Non ti abbattere. Scommetto che puoi essere forte come lo sei in battaglia-
-Il mio cuore è fragile, Garrus. Sono stanca di farlo combattere-
Fu forse la prima volta che notai un reale cambio di espressione in lui. La sua era comprensione.
Non disse più nulla. Mi strinse e basta.
Poi, poco dopo, si alzò dal letto e tornò ad essere il soldato di sempre.
-Shepard sta parlando con l’Uomo Misterioso per quanto riguarda l’inganno subito. Ci aspetta in sala conferenze-
-Dammi qualche minuto e arrivo-
Dopo che fu uscito, aspettai qualche minuto per assicurarmi che i miei movimenti non mi facessero girare eccessivamente la testa. Dopodiché mi cambiai, indossai la divisa di Cerberus.
In sala conferenze c’erano tutti. Shepard aveva appena finito di parlare con l’Uomo Misterioso e si apprestava a parlarci. Era emerso che l’unico motivo per cui l’Uomo Misterioso non ci aveva detto la verità era renderci più credibili per i Collettori.
-Dunque l’uomo misterioso non ci ha traditi. Ci ero quasi cascato- disse Jacob.
-Ci ha mentito, usati. Serviva accesso a database di Collettori. Rischio necessario- osservò Mordin.
-Non c’era altra scelta. Speriamo solo che questo segnale di riconoscimento funzioni-
-Le mie analisi sono precise, Shepard- si intromise IDA –Inoltre ho determinato la posizione approssimativa del pianeta dei Collettori basandomi sui dati di navigazione della loro nave-
Davanti ai nostri occhi si aprì una mappa galattica, simile a quella nella sala tattica, su cui si muoveva un cursore. Questo si fermò esattamente al centro della nebulosa. Non appartenevo a quel secolo, ma sapevo cosa c’era nel nucleo galattico di una nebulosa.
-Non è possibile- esclamammo io e Miranda all’unisono, per poi lanciarci una strana occhiata.
-Meglio lanciare la diagnostica, Joker- osservò Shepard –Sembra che la nostra IA abbia un Bug nel software-
-I miei calcoli sono corretti. Il pianeta dei colletori è situato all’interno del nucleo galattico-
-Non può essere!- mi intromisi io –Il nucleo è formato da buchi neri e soli instabili. Non possono esserci pianeti abitabili laggiù2-
-Potrebbe essere costruzione artificiale. Stazione spaziale protetta da potenti campi di forza e scudi antiradiazione- ipotizzò Mordin.
-Neanche i collettori possiedono una simile tecnologia- rispose Miranda.
-I collettori sono solo i servitori del vero nemico- disse il comandante –E abbiamo visto tutti di cosa sono capaci i loro padroni. Hanno costruito i portali galattici e la cittadella, chi ci dice che non possano costruire una stazione spaziale circondata da buchi neri? Non mi stupisce che nessuno sia mai tornato da un viaggio nel portale di Omega4-
-La conclusione logica è che esiste una piccola zona sicura dall’altra parte del portale- comunicò l’IA –Una regione in cui le navi possono sopravvivere. I protocolli standard di transito dei portali non sono sicuri; deviare di qualche chilometro è molto comune e risulterebbe fatale dentro il nucleo galattico. E’ probabile che il segnale di riconoscimento del razziatore attivi dei protocolli criptati e avanzati nel portale-
-Solo perché possiamo seguire i Collettori attraverso il portale non significa che possiamo anche distruggerli. Non voglio attaccarli finchè non saremo pronti-
-Prima o poi ci servirà quel segnale di riconoscimento…perché attendere?- protestò Jacob.
-E’ un relitto di Raziatore…e se i Collettori ci stessero aspettando?- era la prima volta che Miranda mi sembrava insicura –Faremo meglio a potenziare la squadra prima di correre un tale rischio-
-Miranda a ragione, prima risolveremo ciò i membri hanno in sospeso, poi ci occuperemo del segnale3-
-La decisione è tua comandante- riprese Jacob –In entrambi i casi saremo con te-
Detto ciò ci congedammo, ma giusto prima che potessi raggiungere la porta Shepard mi bloccò.
-Ehi, Cameron, te la senti di affrontare un’altra missione?-
Non sapevo che dire. Quella mattina ero svenuta e ancora mi sentivo debole…ma non volevo starmene sulla nave a non fare nulla.
-Ehm…certo, di che si tratta?-
-Dobbiamo tornare su Tuchanka. Mordin ha perso i contatti con un suo vecchio studente, pare che sia stato catturato…dal…branco sanguinario- me lo disse con cautela, come se la cosa potesse turbarmi.
-Ok…ma perché me lo dici così? Non mi farò certo spaventare da un nomignolo ridicolo-
-Magenta…il branco sanguinario è per lo più capitanato dai krogan, ma i suoi plotoni sono composti…dai vorcha-
Mi si raggelò immediatamente il sangue. Un’immagine mi si creò in testa. Ricordavo quegli orribili corpi formati da nodi di nervi. Ricordavo le facce, con gli occhi rossi come il fuoco. E la bocca. Dio, quella bocca. Senza labbra, formata da denti aguzzi, quasi sempre sporca di sangue. Li avevo visti mangiare delle loro vittime, persone che conoscevo.
-Magenta, non sei costretta…-
La fermai con un gesto della mano.
-No. Io…voglio venire…solo, ti consiglio di portare qualcuno in più. Potrei svenire di nuovo, a prescindere dall’uso di onda d’urto-
Uscii con lo sguardo volto a terra, ancora sconvolta.
 
Tuchanka. Di nuovo quel posto orribile. Mi chiesi come diamine facevano a viverci. Quella volta dovevamo trovare il capo dei ricognitori Urdnot, lui aveva visto per ultimo Maelon, l’amico salarian di Mordin.
 -Che vuoi umana?- chiese non appena Shepard si rivolse a lui
-Sto cercando un salarian. Il branco sanguinario lo ha catturato ed è stato visto da queste parti-
Il krogan non parlò subito. Prima si girò dall’altra parte e percepii il suo sospiro: probabilmente parlarci poteva costargli caro.
-Ho sentito parlare del salarian. Poveraccio. Se è stato il branco sanguinario allora è in mano al clan Weyrloc. Ho mandato uno dei miei ricognitori a controllare…ma non è mai tornato. Immagino abbiano catturato anche lui. Il capo mi ha detto di darti un trasporto. Segui la strada fino alla base di Weyrloc, sempre che tu abbia il fegato per affrontare lui e il branco sanguinario-
 
La base del clan Weyrloc era un vecchio ospedale krogan, ma per arrivare all’entrata dovevamo superare alcune zone completamente distrutte. Mi sembrava quasi di sentire il cuore di Luke. Andava alla stessa velocità del mio. Non avevamo paura, eravamo terrorizzati. Un vorcha poteva spuntare in qualsiasi momento: eravamo nel territorio del branco sanguinario. Il primo nemico che incontrammo, però, furono i klixen. Nonostante la paura, mi concentrai per poterli uccidere prima che fossero stati troppo vicini. Non avrei mai pensato che Mordin fosse bravo anche in battaglia, fino a quel momento non l’avevo mai visto in azione. Probabilmente la velocità cognitiva dei salarian lo aiutava nella strategia. Forse si accorse che lo osservavo, perché improvvisamente esclamò qualcosa tipo “Pensavi che io fossi innocuo, eh?”.
Più avanti, affrontammo anche qualche varren. Poi accadde. Il cuore mi si fermò. Tutto diventò più lento attorno a me. Era venuto il momento. Davanti a noi, a bloccare il passaggio, c’erano i vorcha. Mi sentii mancare, ma non caddi a terra. Però non riuscivo a puntare le armi. Una scena stava invadendo la mia mente.
 
-Andiamo, andiamo, andiamo!-
Tutti gridavano. La gente fuggiva.
Quei mostri non risparmiavano nessuno. Alcune vittime venivano perfino sbranate.
Ero inorridita, ma dovevo combattere.
-Cameron! Stanno arrivando!- gridò il comandante.
Uscii dal mio riparo e sparai. Sparai per un tempo che mi parve interminabile. Sparai finchè i miei colpi non si esaurirono. Eppure il mio bersaglio era ancora in vita, grondava di sangue dappertutto, ma non moriva. Quei cosi sembravano non morire mai.
L’incredulità che provai nei confronti di ciò che era appena accaduto, mi distrasse abbastanza a lungo perché mi potessero sparare. Fui colpita al braccio, poco più giù della spalla. Il dolore che provavo era lancinante.
Sapevo che dovevo resistere, ma non volevo. Non volevo perché la scena che mi si parò davanti fu orribile. Lo vidi. Vidi che Luke incassò un colpo dritto in testa. E io non volevo vivere se lui non poteva vivere con me.”
 
Qualcuno mi scosse da quel ricordo. Era lui, era Luke.
-Guardami Magenta! Guardami!- gridò.
Ero ancora sotto shock, ma i suoi occhi, quegli occhi, così scuri eppure così luminosi.
-So a cosa pensi. Ormai è successo, ma ora siamo qui. Vivi! E insieme!-
Aveva ragione. Quei mostri ci avevano quasi distrutti,ma ora eravamo là.
-Samara te lo ha detto, vero? Ti ha detto che con deformazione puoi bloccare la loro rigenerazione? Tu puoi ucciderli Magenta! Tutti noi possiamo ucciderli ora!-
Così mi ripresi. Corsi subito dietro un muretto per ripararmi e, fatto un respiro profondo, mi rialzai per colpire uno di loro con deformazione. Dopodiché gli sparai in testa. Era morto. Era morto come un qualsiasi altro essere vivente colpito da un proiettile. E così erano morti gli altri, grazie ai colpi deformanti di Shepard. Presa da una vampata di rabbia mi lanciai contro il corpo di quello che avevo ucciso io.
-Voi, luridi mostri bastardi! Ci avete tolto tutto! TUTTO!-
Luke mi cinse con forza il bacino per tirarmi via da lì.
-Calmati Magenta, ti prego-
-ME L’HANNO PORTATA VIA! MI HANNO TOLTO LA MIA BAMBINA!-
A quelle parole mi lasciò andare. E io mi accasciai a terra, piangendo.
-Rivoglio la mia Hope…la rivoglio indietro- dissi singhiozzando.
Non so se lo immaginai, ma sul viso di Shepard vidi scorrere una lacrima.
 
 Cherrie's notes 
1. In realtà è una cosa che mi sono inventata. Ci ho pensato perchè nel finale, quando l'esperto biotico crea lo scudo, arriva allo stremo se non hai la sua lealtà.
2. Ho rubato questa frase a Jacob, ne sono consapevole, ma volevo mostrare quanto è brillante la giovane Magenta xD
3. In realta nel gioco Shepard dice che vuole continuare a comporre la squadra prima di andare avanti, ma come sapete qui la squadra è già al completo u.u

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Capitolo 16
*** Legami di sangue ***


Lo so che sono di una lentezza indiscussa e per questo mi scuso. Ma è una fortuna che io abbia trovato una rete wireless libera qua in montagna u.u dunque ecco a voi un nuovo capitolo ^^

Mi ci volle un po’ per riprendermi, ma lì non si trattava di me. Dovevamo aiutare Mordin. Incontrammo altri vorcha sul nostro cammino, ma non mi lasciai più scoraggiare. Anzi il mio odio verso di loro mi dava la carica per ucciderli con più facilità. A capitanare ogni truppa c’erano uno o più krogan: quella volta non lasciai che si avvicinassero.
Dopo diversi campi di battaglia devastati, trovammo l’entrata dell’ospedale, se così si poteva ancora chiamare.
-Ospedale krogan riadattato- disse Mordin –Solido. Fatto per resistere-
Fortunatamente non ci accolse nessuno. Avevo bisogno di respirare un secondo. La prima cosa che trovammo in quel luogo orribile e tetro, fu un corpo. Un umano.
-Quel cadavere. Umano. Devo dare occhiata-
Mordin si chinò su di esso e lo analizzò con il suo factotum. Praticamente effettuo un autopsia senza doverlo aprire in due.
-Piaghe. Infiammazioni. Segni di costrizione su polsi e caviglie. Lividi per ripetute iniezioni. Cavia di laboratorio, vittima di sperimentazione-
-Immagino che non ci sia modo di stabilire l’identità di questo poveraccio, mh?- chiese Shepard.
-Niente tatuaggi o identificazione, forse schiavo o prigioniero. Forse mercenario o pirata. Ora irrilevante. Chiaramente, parte di test krogan per curare genofagia. Umani utili come cavie di test, geneticamente diversi. Permette sperimentazione di modalità di cura-
Ero inorridita da come Mordin fosse….troppo professionale. Non traspariva alcuna emozione dall’analisi di quel corpo privo di vita.
-Ora abbiamo due ragioni per fermare queste ricerche- concluse Shepard prima di proseguire.
Scendemmo così una scala, la quale ci condusse ad un nuovo portone. Là incontrammo i primi krogan nell’ospedale. Questi apparvero da una porta dall’altra parte della stanza. Erano in tre. Fu quello al centro, vestito diversamente dagli altri due, a parlare.
-Sono il portavoce del clan Weyrloc, stranieri. Avete versato il nostro sangue, per legge dovreste essere già morti. Ma Weyrloc Guld, il capo dei capi, ha ordinato di lasciarvi fuggire per diffondere la notizia del nostro arrivo-
-Solitamente i krogan non lasciano andare nessuno. Che intenzioni ha il clan Weyrloc?-
-Se te ne vai potrai raccontare ai tuoi nipotini di aver visto il clan Weyrloc prima che il nostro branco sanguinario conquistasse le stelle. Credi che gli Urdnot siano qualcosa? Sono pietosi! Weyrloc Guld li distruggerà. Il salarian curerà la genofagia e il clan Weyrloc si diffonderà per la galassia in un mare di sangue-
-Sembra abbiamo scoperto lavoro si Maelon, peccato- sussurrò Mordin.
-Non deve per forza andare così. Capisco il voler curare la genofagia…-
-No umano, tu non capisci niente. Non hai visto le cataste di bambini che non hanno mai vissuto-
Una leggera fitta mi prese il cuore, ripensando alla mia Hope, ma riuscii a trattenere le lacrime. Dovevo mostrarmi forte o i krogan mi avrebbero fatta a pezzi.
-I krogan sono stati trattai ingiustamente, noi sistemeremo le cose. E poi avremo la nostra vendetta-
-Mezza galassia ritiene che i krogan siano delle vittime! Se darete inizio a una guerra, perderete il loro appoggio-
-Abbiamo il branco sanguinario e abbiamo il salarian. Quando il nostro clan avrà milioni di membri non avremo bisogno di appoggio. Quando cureremo la genofagia, Weyrloc Guld dominerà tutti i krogan. La rivolta dei krogan diventerà l’impero krogan! Le specie superstiti spaventeranno i loro figli raccontandogli ciò che il branco sanguinario fece ai Turian! Le Asari urleranno mentre la loro cittadella si schianterà contro il sole! Terremo i salarian in schiavitù e mangeremo le loro uova come dessert! Se non sei abbastanza saggia da fuggire, allora sarai il primo di milioni ad essere annientato dalla nostra poten…-
-Tu parli troppo-
Shepard, ormai stanca del suo parlare a vanvera, sparò un colpo al serbatoio ai loro piedi, che riportava il simbolo “infiammabile”. I krogan si spaventarono per il rumore, ma si ripresero vedendo che nessuno era ferito.
-Ah! Guardate, l’umana non sa nemmeno colpire un semplice bersaglio-
Di lì a poco si accorse dell’enorme fuoriuscita di gas ai suoi piedi, ma per lui era troppo tardi. Il comandante mi fece un cenno e io, con un leggero sorrisino di compiacimento, sparai. L’esplosione provocata, incendiò completamente il krogan, che morì poco dopo essersi rotolato a terra. Ovviamente questo gesto fece si che gli altri krogan, seguiti da alcuni vorcha, ci attaccassero. Sapevamo che non erano gli ultimi, ma la porta, che prima era alle loro spalle, portava a corridoi vuoti, quelli che una volta dovevano essere una sorta di laboratori. C’era una gran puzza di disinfettante, che Mordin chiamò più finemente “antisettico”. Secondo lui era indizio di “carne morta”. E come dargli torto vedendo un corpo coperto da un telo. Era troppo grande per essere umano e troppo piccolo per essere krogan. Lì accanto c’era un datapad, così Mordin lo lesse.
-Krogan morta, femmina. Tumori indicano sperimentazione. Niente segni di costrizione…volontaria- per un attimo rimase in silenzio, fissando il corpo –Femmina Weyrloc sterile, disposta a rischiare trattamento. Sperava in cura. Inutile, inutile spreco di vita-
-Non pensavo che la vista di una krogan morta ti avrebbe disturbato- disse Shepard sorpreso dal comportamento, come forse anche me e Luke.
-Cosa? Perché?- chiese lo scienziato incredulo –Per lavoro su genofagia? Irrilevante. No. E’ proprio causa. Mai sperimentato su krogan vivi, mai ucciso con medicina! Sua morte non opera mia, solo reazione a essa. Obbiettivo era stabilizzare popolazione, non volevamo questo. Capisco logica, ma comunque inutile. Stupido spreco di vita…detesto vederlo-
Sembrava parecchio turbato, così decidemmo di proseguire.
Non sapevamo bene dove fosse la nostra meta, dunque dovevamo aprire ogni porta. All’interno di una stanza trovammo un krogan, il primo in quell’avventura ad avere un’aria innocua. Mordin ci spiegò che non apparteneva al clan Weyrloc.
-Sono un ricognitore del clan Urdnot. I Weyrloc mi hanno catturato…e portato qui-
-Il capo dei ricognitori ci ha chiesto di cercarti- disse Shepard –Abbiamo eliminato le guardie, torna dagli Urdnot-
-Non posso. I Weyrloc mi hanno fatto delle cose…droghe…iniezioni. Hanno detto che mi stavo sacrificando per il bene di tutti i krogan. Gli sperimenti per curare la genofagia…è tutto confuso. E’ difficile pensare…devo restare-
-Mordin, puoi rimetterlo in sesto? Magari con degli stimolanti, qualcosa che rinforzi il suo sistema immunitario-
-Tu non capisci- continuò il ricognitore –Non sto troppo male per andarmene, ma devo restare. Stanno curando la genofagia, sistemeranno tutto. Devono continuare i loro test-
-Attenzione Shepard- la avvisò Mordin –Paziente instabile, suscettibile. Lavaggio di cervello-
In effetti sembrava strano da parte di un krogan smettere di lottare così. Dopotutto il clan Weyrloc avrebbe usato la cura per dominare su Tuchanka. Fu così che Shepard lo convinse a riprendersi. Capimmo che lo avevano ingannato. Quella donna sapeva davvero farsi rispettare, aveva le palle.
Finalmente, potemmo proseguire indisturbati. O quasi. Le orde restanti di branco sanguinario, ci attaccarono. Molti vorcha, ma anche parecchi krogan. Erano davvero troppi. Se le difese erano così pesanti, dovevamo essere vicini a Maelon. La fine di quella battaglia, fu decretata dalla morte di Weyrloc Guld, il capoclan. Fu in quel momento che trovammo Maelon, in uno stato del tutto inaspettato. Stava lavorando ad un computer, con tanto impegno che si accorse di noi solo quando Mordin parlò.
-Maelon. Vivo, incolume-
Sembrava non gli importasse nulla del nostro arrivo.
-Nessun segno di costrizione, nessuna tortura evidente. Non capisco-
Poi finalmente, ci degno della sua attenzione. Era acido, non sembrava affatto un prigioniero.
-Per essere un uomo così intelligente, professore, hai sempre avuto difficoltà ad accettare le prove che smentiscono i tuoi preconcetti. Quanto ci metterai ad ammettere che sono qui di mia volontà-
Non parlava come il nostro amico salarian. Certo, la parlata era comunque più veloce del normale, ma i suoi discorsi erano comunque fluenti.
-Non è stato rapito, è venuto volontariamente per curare la genofagia-
Maelon fece cenno di si con la testa. Mordin però, non voleva crederci.
-Impossibile- disse indispettito –Intera squadra concordava, progetto necessario-
-Come avrei potuto oppormi al grande dottor Solus? Ero un tuo studente…TI AMMIRAVO!-
-Esperimenti eseguiti qui, cavie vive, prigionieri, torture ed esecuzione, opera tua?-
-Abbiamo già le mani macchiate del sangue di milioni di esseri, dottore, se ne occorrerà qualcun altro per riparare le cose, lo accetterò-
-Chiaramente Maelon non ha bisogno di essere salvato, che vuoi fare?-
-Devo porvi fine-
Il giovane salarian, ci puntò contro l’arma, prima verso Mordin, poi Shepard, poi me e Luke.
-Non puoi accettare la verità, eh? Non puoi ammettere che la tua brillante mente ti ha portato a commettere un’atrocità?!-
Fece giusto in tempo a finire la frase, che Mordin lo scaraventò verso il muro, giusto dietro all’oloschermo, puntandogli la pistola alla testa.
-Esperimenti inaccettabili. Obbiettivi inaccettabili. Non cambierà, nessuna scelta. Devo ucciderti-
Fortunatamente esitò un attimo, attimo in cui Shepard prese le redini della situazione.
-Aspetta, non sei costretto a farlo, Mordin. Non sei un assassino-
Maelon fece di si con la testa, sperando di salvarsi.
-No…non un assassino- disse il professore –Grazie, Shepard-
-Finita Maelon, vattene. Non restano Weyrloc, progetto finito-
-Hai sentito il professore? Vattene di qui prima che cambi idea-
-Dove dovrei andare professore?-
-Non interessa. Prova Omega, sempre comodo altra clinica-
-I krogan non meritavano ciò che gli abbiamo fatto, professore. La genofagia deve finire-
-Non in questo modo- sussurrò Mordin –Mie scuse, comandante. Frainteso parametri di missione. Nessun rapimento, sbagliato. Grazie-
-Non preoccuparti per me, Mordin. Tu come stai?- adoravo il modo in cui Shepard sapeva essere dura, ma anche comprensiva. Un po’ come Garrus.
-Avrei dovuto ucciderlo, volevo farlo. Più facile che ascoltare. Più facile anche per lui. Esperimenti indicano quanto caduto in basso. Me lo aspettavo da krogan, non da mio simile-
-Forse la prossima volta che parlerai dell’etica della genofagia te lo ricorderai-
Ora però rimaneva un problema. Che farcene dei dati? Erano pericolosi certo, ma davvero valeva la pena cancellarli completamente? Dopo tutti gli esperimenti e le morti che erano servite per arrivarci. Decidemmo dunque di tenerlo, cancellando la copia da quel computer. In futuro magari ci sarebbero serviti.
 
Quella giornata era stata devastante. Pensavo di non poter affrontare tutte quelle emozioni in un giorno solo. Avevo bisogno di relax. E di una bella doccia. Fu forse la più lunga della mia vita. Quasi mezz’ora sotto il getto d’acqua a ripensare all’accaduto. Una volta uscita, mi avvolsi in un asciugamano e con un altro iniziai a strofinarmi i capelli. Quasi mi venne un infarto, quando tornando in camera vidi che c’era Luke.
-Oh…ciao…- dissi imbarazzata.
-Ciao. Ti andrebbe di parlare?-
Voleva parlare? Strano da parte sua.
-Intendi…riguardo a oggi?-
-Riguardo a tutto, Cam-
Cam. Solo lui mi chiamava così. Era bello sapere che qualcosa, per quando insignificante, non era cambiata. Istintivamente, poggiai lo sguardo sul mio book di disegni, su cui da poco avevo iniziato a disegnare un Vorcha. Lui seguì il mio sguardo e comprensivo mi prese per mano.
-Come stai?-
-Io…non lo so. Sto provando troppe cose assieme-
-Quei bastardi non possono più nulla contro di noi. Ormai sappiamo come fermarli-
-Combatterli non mi riporterà la mia Hope-
Lo stringermi la mano divenne un abbracciarmi dolcemente.
-Lo so, ma possiamo solo sperare che abbia vissuto una vita meravigliosa e che sia morta felice di raggiungere suo marito-
Mi scappò un sorriso. Era quello che avevo sempre sognato per me stessa. Mentre ero immersa in quel pensiero, iniziò a baciarmi sul collo. Sapeva quanto mi piacesse.
-Luke…- dissi per fermalo.
-Shh…non parlare-
L’unica cosa che ricordo con chiarezza è che mi tolse di dosso l’asciugamano e chiese a IDA di bloccare la mia porta.

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Capitolo 17
*** La normalità di Shepard ***


Come ormai faccio di consueto, mi scuso per la lentezza, ma ormai credo che i tempi saranno questi (e mi dispiace davvero tanto). Di positivo c'è che questo capitolo è di mia pura invenzione, quindi dovrebbe piacervi. Non rivela cose importanti, ma esprime alcuni sentimenti del nostro amico Garrus. Ho tentato di fare più descrizioni possibili anche se non estremamente dettagliate (ho paura di ricadere nel noioso). Inoltre, se vi interessa, questa è la pagina Facebook di Unexplored: http://www.facebook.com/pages/Unexplored/339109472780359
Per ora è piuttosto spoglia, ma se volete potete inviarmi disegni (se siete capaci xD), scrivermi di tanto in tanto per gli aggiornamenti e magari a volte potrei chiedervi consigli :)
Godetevi questo nuovo capitolo.


Erano stati via quasi un’intera giornata. Sapevo che erano andati a battersi nel territorio dei Vorcha e avevo paura che Magenta non stesse bene; volevo accertarmene. Così raggiunsi la sua camera, ma quando provai ad entrare, IDA mi informò che era stata bloccata dall’interno. Per un attimo pensai che Magenta stesse piangendo per il trauma subito, ma quando chiesi perché era stata bloccata, la risposta di IDA mi sorprese. Positivamente.
-Il signor Gwyneplaine ha richiesto la chiusura, su approvazione della signorina Cameron-
Mi fu spontaneo farmi scappare un sorriso. Era finalmente riuscita a sistemare le cose?
Sapevo che per una risposta dovevo aspettare. Decisi dunque di andare da Shepard. Lei dopotutto era il comandante, perciò era costantemente sotto pressione.
La porta della sua cabina si aprì automaticamente quando ci fui davanti.
-E’ permesso?- chiesi cortesemente.
Lei era assolta nei suoi pensieri. Leggeva alcuni dati presenti su diversi datapad. Probabilmente si trattava delle missioni già svolte e di quelle mancanti. Tutti sulla nave le chiedevano aiuto, perché nessuno voleva dei conti in sospeso prima di una missione suicida.
Per attirare la sua attenzione dovetti ripete la domanda.
-Oh….ciao, Garrus-
-Com’è andata?-
-Magenta era un po’ stravolta, ma se l’è cavata egregiamente. Forse deve imparare a gestire la rabbia nei loro confronti, ma non la biasimo, dopotutto…-
-Shepard…-
Smise di blaterare a vanvera e finalmente mi guardò in faccia.
-…io volevo sapere come stai tu-
Percepii chiaramente un sospiro quando si alzò dalla sedia e quando parlò sentii che c’era un nota di malinconia.
-Beh…come al solito: con un enorme peso sulle spalle-
Volse lo sguardo in alto, verso l’oblò della cabina. Io, che ero sempre stato un osso duro, uno che non si lascia intenerire da nulla, non potei resistere nel vederla scoperta anche solo per un momento. Non sembrava nemmeno lei. Era così…fragile? Ero abituato a vederla sempre come una donna con le palle e forse era stato quello a farmi innamorare di lei. Ma era il suo essere “normale”, una donna soggetta alle debolezze di tutti i giorni, che mi faceva impazzire. Così la abbracciai da dietro e le poggiai la nuca su una spalla.
-Oh, andiamo...tu sei il Comandante Shepard, il fallimento non è contemplato nei tuoi geni-
Riuscii a farla ridere, il che era un’impresa quasi sempre.
-Vakarian, così mi fai arrossire-
Era bello poter essere felici anche in quelle situazioni. Solo perché eravamo insieme.
-Garrus…-
-Si?-
-Mi devi promettere una cosa. Una sola…-
-Certo-
-Non abbandonarmi. Perché in questi momenti, sei l’unico motivo per cui riesco a restare lucida nonostante tutto quello che accade-
-Non lo farei comunque, tu sei troppo importante-
 
Quella sera rimasi nella sua cabina. Mi disse che, se fossi rimasto, forse non avrebbe fatto incubi. Avrebbe voluto guardare un film, ma io preferii di no. Preferii passare la serata a chiacchierare. Mi dispiacque molto quando mi offrì uno snack: dovetti rifiutare a causa del mio DNA. I Turian sono destro-DNA, vale a dire l’esatto opposto degli uomini…e della maggior parte delle specie. Questa cosa ci rende comuni solo ai Quarian.
Io non dormii. Non avevo sonno. Lei invece crollò senza che nemmeno me ne accorgessi. A volte mi chiedevo come facesse a restare sveglia così spesso dopo tutti gli anni di addestramento nel programma N7.
La sua “normalità” era ancora più evidente mentre dormiva. Nonostante la mia presenza, credo che fece lo stesso qualche incubo. Lo immaginai dal muoversi concitato dei suoi occhi sotto le palpebre. Inoltre, le sue sopracciglia erano corrucciate, quasi sempre.
Dopo qualche ora, la spallina sottile del suo pigiama lasciò scoperta la spalla, mostrando il segno che le avevo lasciato. Era ben definito e mancava poco alla cicatrizzazione completa. Poi non se ne sarebbe più andato.
 
Erano le sette del mattino (HT1) quando si svegliò. Ormai ero abituato a vederla con gli occhi contornati dall’ombretto e le labbra ricoperte di rossetto nero2, ma vederla così, struccata e con i capelli scompigliati, non mi sconvolse affatto. Era a dir poco meravigliosa.
-Sei bellissima- sospirai senza pensarci.
-Ooohh, stai zitto, Vakarian- disse coprendosi con le lenzuola e colpendomi con un cuscino.
-Va bene, va bene. Lascerò che ti prepari. Ma fai in fretta, ti aspetto fuori- risposi ridacchiando.
Mentre me ne stavo fuori dalla cabina di Shepard, iniziai a pensare quanto fossi stato stupido a dichiararle il mio amore solo ora. Amore. Che parolone. Non sapevo se la amavo. Magari il mio desiderio di averla tutta per me derivava solo dal fatto che entrambi rischiavamo la morte, oppure derivava dal fatto che l’avevo persa già una volta. Mentre vagavo tra i miei pensieri, lei uscì dalla sua stanza, con uno sguardo tutto diverso. Capii che era tornata ad essere il mio comandante, così le feci il saluto.
-Riposo, Vakarian- disse, lasciandosi sfuggire un leggero sorriso.
 
Siccome lei aveva da fare, come di consueto, decisi che forse era il momento buono per andare da Magenta. Dopotutto, era passata una notte intera.
Proprio mentre mi dirigevo verso la sua cabina, la porta si aprì. A uscirne fu Luke, seguito da lei. Stavano lì, sulla porta, a parlare. Avevano due enormi sorrisi stampati in viso, tanto che mi venne spontaneo sorridere a mia volta. Raramente avevo visto Magenta davvero felice e mai era stato per Luke. Il ragazzo si congedò dandole un lungo bacio, così lungo che mi sentii in dovere di togliere lo sguardo per un po’. Quando se ne fu andato, Magenta tenne la testa bassa, fissando il pavimento e sfiorandosi le labbra con le dita. Rialzando la testa, fui la prima cosa che vide.
-Oh! Ciao. Da…da quanto sei qui?-
-Abbastanza- dissi lasciando intuire che avevo visto ogni cosa.
-Capisco…-
La sua faccia diventò rossissima, quasi quanto le decorazioni della corazza N7 di Shepard. Non riuscii a resistere e scoppiai a ridere.
-Cosa? Che ho fatto?-
-La tua faccia. Sei tutta rossa-
Lei, comportandosi da falsa offesa, mi colpi al petto con un pugno, come per rimproverarmi. Il problema era la mia corazza. Era fatta per sostenere i danni dei proiettili, figuriamoci quelli di un pugno. Magenta si fece male alla mano sinistra. E non poco.
-Merda!- gridò, stringendosi immediatamente la mano.
Io smisi immediatamente di ridere e controllai che non fosse nulla di grave, ma ero un soldato, non un medico. Soprattutto non sapevo nulla di anatomia umana.
-Devo portarti dalla dottoressa Chackwas.
-No, ti scongiuro. Shepard mi ammazza se lo scopre-
-E pensi di poter combattere con una mano rotta?!-
-Io…Garrus, ti prego-
-Non insistere-
 
Aspettai preoccupato fuori dall’infermeria, poggiato sul tavolo della sala mensa. E se a causa mia non avesse più potuto combattere?
La prima cosa che notai quando fu fuori, fu che non aveva alcuna ingessatura, ma solo delle bende.
-Le ho applicato del medigel- spiegò la Chackwas –e le ho messo delle stecche alle dita. Basterà lasciar passare una notte e sarà guarita-
-Una notte???!!! Ma tra poco c’è una missione!- gridò Magenta.
-Non verrai- dissi con il tono più protettivo che riuscivo ad avere.
Era piccolina e aveva l’aria fragile, ma quando mi guardava male sembrava pronta ad uccidermi.
-Io devo allenarmi. Ne ho bisogno!-
-Devi riposare quella mano, Magenta- la ammonì la dottoressa, rientrando in infermeria.
-La Chackwas ha ragione-
-Questo lo so anch’io, ma se non partecipo Shepard mi fa fuori!-
-Le parlerò io, tranquilla-
Sapevo che non lo era affatto.
 
Il comandante era già nell’hangar navette ad aspettarci.
-Shepard-
Ero pronto a tenere una voce ferma e decisa, quasi a parlarle male pur di convincerla a non portare Magenta con se, ma i miei sforzi divennero vani quando si voltò e mi guardò dritto negli occhi.
-Si?- mi chiese.
-Magenta…Magenta non può venire-
-Scusami?????- disse per poi rivolgersi a lei –E perché no?-
La scrutò da cima a fondo, notando la mano bendata.
-Io…ecco…mi sono fatta male alla mano-
-Questo lo vedo, Cameron. Voglio sapere come-
Magenta mi guardò negli occhi. Non potevamo dirle che si era infortunata tirandomi un pugno, così, tanto per giocare.
.Mi stava aiutando- mentii, in modo pessimo.
-Già- mi sostenne lei –Eravamo nella batteria primaria e…mi è caduto un attrezzo sulla mano.
Per qualche minuto, Shepard ci scrutò a fondo, ma noi resistemmo. Fu lei a cedere, alla fine.
-D’accordo-
Sospirammo, cercando di non farci sentire.
-Ma verrà comunque- le lanciò una pistola pesante –Sparerà con una mano se necessario-
Rassegnata, Magenta salì sulla navetta a testa bassa. Presi un paio di clip termiche per il mio fucile e feci per seguirle, ma Shepard mi bloccò.
-No, tu non vieni-

Cherrie's notes 
1. con HT voglio indicare "Ora terrestre" dove necessario
2. ovviamente qui è descritta la mia Shepard :)

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Capitolo 18
*** Suono di risate ***


So che non ci ho messo proprio pochissimo a scrivere di nuovo, ma se contate che una settimana sono stata al mare senza pc, sono stata molto più veloce ^^ Il capitolo è un po' cortino, siccome un'intera parte coincide con quella del capitolo precedente (e ovviamente non l'ho riscritta u.u). Vi ricordo del sito FB http://www.facebook.com/pages/Unexplored/339109472780359 nel caso ve lo foste persi la scorsa volta :)

Il mattino dopo mi svegliai presto, ma non volevo assolutamente aprire gli occhi. E se il mio fosse stato solo un sogno? Ma proprio mentre stringevo gli occhi per non guardare, la sua meravigliosa voce si fece sentire.
-Buongiorno amore mio-
Dopo quelle parole, riaprii gli occhi senza problemi. E lui era lì. Esattamente di fronte a me. C’era davvero. C’erano i suoi capelli castani, corti e scompigliati; c’era il suo viso lungo e meraviglioso; c’erano i suoi occhi marroni, così scuri eppure così brillanti.
-Sei davvero qui- furono le prime parole che riuscii a dire.
-Eggià- rispose ridacchiando –In carne ed ossa-
-Ti prego giurami che questa volta non mi lascerai-
-Non me ne andrò mai più, lo giuro-
Lo strinsi forte a me e lo baciai. Quanto amavo le sue labbra. Erano sempre morbidissime, non come le mie che dopo dieci minuti senza burro cacao diventavano secche.
Notai che fu un po’ brusco quando si staccò dal bacio.
-Tutto bene?-
-Si, amore. E’ solo che…ho bisogno di sapere una cosa-
-Lo sai che puoi chiedermi qualunque cosa- dissi tranquilla sorridendogli.
-Bene. Allora sarò diretto e conciso…cosa c’è tra te e Garrus?-
Lo fissai per qualche secondo, cercando di capire se ero io idiota e avevo capito male o se mi aveva chiesto davvero una stronzata simile. Ebbi la necessità di sentirlo di nuovo.
-Come hai detto?-
-Ho chiesto: cosa c’è tra te e Garrus?-
L’aveva detto davvero. Non me l’ero immaginato.
-Tra…tra me e Garrus? Scherzi vero?- chiesi leggermente divertita e parecchio incredula.
-So che ha provato a baciarti. Me lo ha detto Miranda-
Ecco spiegato tutto. Miranda.
-E suppongo che ti abbia anche detto che io l’ho allontanato impedendogli di farlo, vero?-
-Ehm…no. Questo particolare lo ha omesso-
-Immaginavo. Senti, le cose stanno così. A Garrus piace Shepard, anzi io penso che ne sia follemente innamorato. Quando ci ha provato con me è stato solo perché pensava che lei non lo avrebbe mai visto come qualcosa di più che il cecchino della squadra. Ma è finita lì, con quel bacio mai dato. Ci vogliamo solo bene. Dopotutto lui è la prima persona che ho visto al mio risveglio-
-Quel coso non è una persona-
Subito mi scansai dal suo abbraccio. Mi misi a sedere sul letto tenendomi le lenzuola contro il petto.
-Scusami??!!-
-E’ un alieno, educato solo per combattere-
-E cosa vorrebbe dire? Credi che non abbia dei sentimenti?-
Non rispose. Restammo lì a fissarci, lui con sguardo serio. Io decisamente incazzata. Poi, dopo qualche istante capii.
-E’ stata ancora lei vero? Quella puttana da quattro soldi ti ha messo in testa che tutti gli alieni sono creature inferiori, non è forse così?-
-Non chiamarla così, ti prego-
-Io la chiamo come mi pare, chiaro? E se proprio vuoi saperlo, ormai Garrus è un mio grande amico, non permetto a nessuno di mancargli di rispetto, tanto meno a quella bambolina geneticamente perfetta-
Mi accorsi che ormai stavo gridando e pregai che nessuno potesse sentirci. Mi ero perfino alzata dal letto, ma senza mollare la presa del lenzuolo. Luke invece si alzò senza preoccuparsi minimamente del fatto di essere nudo. Una volta non ci facevo caso, ma dopo quello che era successo, mi creò un leggero imbarazzo. Forse fu per quello che non lo respinsi quando mi abbracciò.
-Calmati Cam, ti prego. Scusami, non volevo. Ma prova a capirmi. Miri è stata il mio punto di riferimento per delle settimane, non potevo vedere nessun altro-
Miri. Cazzo che nervi. Però era vero quello che aveva detto.
-Lo so. Ma pensavo che gli alieni ti piacessero-
-Non se girano attorno alla mia ragazza-
Mi fece ridere. Mi fece ridere dopo tanto tempo.
-Sai, anche se in tutti questi anni abbiamo dormito, mi sei mancato-
-Anche tu-
Mi baciò sulla fronte, poi iniziò a vestirsi.
-Ora purtroppo devo andare. Pare che io faccia molto schifo con i poteri biotici e Miranda vuole che li perfezioni-
-Ah, allora è per questo che non ti ho mai visto usarli- dissi tornando a sedere sul letto.
-Già. Tu invece sei molto brava…e sexy, quando li usi-
-Si, beh, quando riesco a farlo senza svenire-
Quella volta fui io a far ridere lui. Quanto mi piaceva quella sua risata. Era raro che scoppiasse a ridere fragorosamente per qualcosa detto da me, quindi le poche volte che lo faceva, mi metteva ancora più di buon umore. Però non volevo andasse via da lì. Avevo paura che ogni momento con lui potesse essere l’ultimo.
-Fai attenzione ok?-
-Certo amore-
Mi rivestii così da poterlo accompagnare alla porta.
-Ah. Magenta…- disse quando ci trovammo sull’uscio.
-Si?-
-Ti amo-
Avrei voluto urlare. Avrei voluto che tutta la Normandy sapesse se mi amava ancora. Ma mantenni il mio contegno.
-Ti amo anche io Luke-
Lentamente mi si avvicinò, appoggiò una mano sulla mia guancia destra e mi diede un dolce e lunghissimo bacio. Fu un bellissimo dejavù, uno di quelli che vorresti rivivere all’infinito.
Quando fu lontano mi toccai involontariamente le labbra. Stavo cercando di fissare quel momento, per non dimenticarlo mai. Quando alzai la testa, la mia espressione cambiò immediatamente: da felice e gioiosa quale era, diventò imbarazzata. Garrus era a pochi metri da me e mi fissava.
-Oh! Ciao. Da…da quanto sei qui?-
 
Vi risparmio i noiosi dettagli della nostra conversazione, vi basti solo sapere che quando mi imbarcai sulla navetta per la successiva missione, avevo una mano fasciata, causata da una collisione tra la mia mano e la corazza di Garrus.  La mia stupidità aveva superato ogni limite. Inoltre, credo a causa mia, Shepard non l’aveva fatto venire, quindi mi mancava il mio unico punto di riferimento.
Ero così presa dai miei pensieri che notai la presenza di Samara quando stavamo per atterrare. Non sembrava tranquilla come al solito.
-Di che si tratta?- chiesi sia riferita alla missione, sia allo stato d’animo della mia compagna.
-Samara ha bisogno di un favore- rispose Shepard.
E chi non ne aveva?
-Devo trovare mia figlia Morinth-
-L’hanno rapita?-
Samara scosse la testa, poi guardò il finestrino della navetta.
-Devo ucciderla-

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Capitolo 19
*** L'Ardat-Yakshi ***


Sono davvero lentissima lo so, ma ho cominciato da due settimane la quinta liceo e oggi è stato il primo giorno in cui non ho dovuto studiare nulla. Questo capitolo potrà sembrarvi piuttosto inutile dato che è ovviamente preso dal gioco, ma (c'è un ma) c'è un minuscolo particolare che forse nessuno di voi noterà. Se lo notate vi prego di non sbandierarlo ai quattro venti perchè è davvero importante alla finalità della FF u.u hope you like it :) 

-Cosa???- chiesi sconcertata da quell’affermazione.
-Magenta- disse Shepard più tranquilla che mai –la figlia di Samara non è una normale asari. E’ un’Ardat-yakshi-
La guardai con una faccia che diceva “Hai presente che vengo dal secolo scorso?”.
Samara iniziò a spiegarmi tutto.
-Ardat-Yakshi significa “demone dei venti notturni”. Morinth riesce a persuaderti con la sua voce soave, nessuno può sfuggirle. E non appena ti lasci andare è la fine-
-Quindi…dobbiamo uccidere una ragazza perché è brava a conquistare la gente?-
-Cameron, le asari per accoppiarsi si legano al sistema nervoso del partner. Quando Morinth lo fa, ti spappola il cervello- mi spiegò poi Shepard.
Okei, quella ragazza era decisamente da uccidere.
-E come mai proprio ora? Voglio dire, se è così pericolosa perché non l’hai uccisa prima?-
-Lei non è la mia unica figlia. Ne ho altre due. Quando sono diventate adulte sarebbero dovute andare in un monastero adatto per la loro condizione. Morinth però ha rifiutato ed è fuggita, perché ama fare quello che fa- abbassò per un momento la testa –Ora l’ho localizzata e non posso lasciarmela scappare-
Diamine, essere obbligata ad uccidere la propria figlia. Doveva sentirsi davvero malissimo in quel momento. Ma capivo che era necessario.
-Qual è il piano?- chiesi infine.
-Per ora nessuno- rispose Shepard –Andiamo su Omega e indaghiamo sulla morte di una ragazza che sembra stata causata da Morinth-
 
Non appena mettemmo piede su Omega, IDA ci informò sul da farsi.
-La media dei morti quotidiani di Omega è troppo alta per individuare la posizione dell’Ardat-Yakshi. Tuttavia, data la reputazione delle Ardat-Yakshi fra le asari, Aria T’Loak potrebbe aver seguito i suoi spostamenti-
-Grazie- le disse Samara.
Dunque la prima tappa era l’Afterlife. Mi venne in mente la sera passata là con Garrus e quello che era successo dopo. Mi scrollai quel pensiero di dosso quando Shepard mi chiamò per dirmi di non allontanarmi.
Omega faceva davvero schifo. Forse anche più di Tuchanka. Il pianeta krogan era malridotto per via delle guerre tra clan che affrontava da secoli. Il meteorite su cui ci trovavamo non aveva scuse.
Ovviamente entrammo senza badare alla fila. Tutti ci fissavano, forse perché avevamo le corazze, o forse perché eravamo al seguito del Comandante Shepard, che tutti conoscevano e di cui tutti parlavano. Per raggiungere Aria bisognava attraversare la pista da ballo e salire una piccola scala. Io e Samara fummo bloccate appena in cima da una guardia batarian e una turian. Anche da quella posizione però riuscivamo a sentire tutto.
-Cosa ti serve?- chiese l’asari, con aria scocciata, non appena Shepard si fu seduta sul divanetto accanto a lei.
-Qui si nasconde una fuggitiva asari. E’ un’Ardat-Yakshi, dobbiamo trovarla-
-Lo sapevo. Solo un’Ardat-Yakshi può lasciare un corpo così…svuotato-
Le uniche asari che avevo visto fino a quel momento erano Liara e Samara. La prima aveva un aria molto dolce, nonostante la sua cattiveria nel combattere. La seconda non lasciava trasparire molto di se. Aria era la prima a sembrarmi davvero incazzata. Sembrava quasi che la nostra presenza la infastidisse.
-Non hai ordinato di ucciderla?- le chiese Samara con ovvia sorpresa nella voce.
-Perché dovrei? Non ha cercato di sedurmi-
Mi sembrava ovvio: essere la regina di Omega significava pensare solo ai propri affari. Finchè nessuno le dava fastidio, Aria lasciava i criminali a se stessi.
-La sua ultima vittima- continuò Aria –è stata una ragazzina, molto carina. Viveva negli edifici qui vicino. Inizierei a cercare proprio da lì-
-Grazie per l’aiuto- disse Shepard alzandosi.
-Vi auguro di trovarla…ma catturarla sarà tutta un’altra storia-
Per tutto il tempo, dovetti sostenere lo sguardo della guardia batarian, che mi fissava la fasciatura. Il fatto che non provò nemmeno a rivolgermi la parola, mi fece pensare che forse riuscivo a intimidirlo un minimo.
Dopo quel simpatico augurio, uscimmo dal locale e ci dirigemmo dove Aria ci aveva consigliato. L’appartamento era davvero piccolino.
Ad accoglierci  fu la madre della ragazza. Era distrutta poverina. Si sedette subito sul divano e ci guardò speranzosa.
-Sei qui per pia figlia?- chiese rivolta a Shepard –La mia Nef è morta una settimana fa, ma nessuno sembra interessarsene. I medici hanno parlato di un’emorragia celebrale, ma non ci credo…è stata uccisa, qualcuno ha ucciso la mia povera Nef-
-Anch’io credo sia stata uccisa e sto cercando il suo assassino-
-Oh, grazie!- esclamò la donna alzandosi –E’ difficile quando nessuno vuol crederti. Sono stata abbandonata da tutti. Tu…lavori per Aria?-
-Sono qui per aiutare, non importa chi mi ha mandato-
-La morte della mia Nef non sembra interessare a nessuno in questa dannata stazione. Se puoi fare qualcosa, cercherò di aiutarti come posso-
Parlando con la donna scoprimmo che Nef era una ragazza generalmente tranquilla e che solo ultimamente aveva cominciato a uscire. Era inoltre un’artista e Samara ci spiegò che era il genere di persona che Morinth preferiva.
-Posso controllare la stanza di Nef?-
-Non ho voluto toccare niente…i suoi vestiti, le sue cose, le sue sculture…è tutto come lei l’ha lasciato e resterà sempre così- si fermò per un momento e poi scoppiò in lacrime –Mia figlia non c’è più-
Shepard mostrò nuovamente il suo lato tenero e dolce. Io stavo per scoppiare a piangere come la donna, perché mentre parlava, ripensavo alla mia Hope. Sapevo esattamente come stava.
-Grazie- disse quando Shepard le fu accanto –Scusami, ma lei mi manca tantissimo-
-Va tutto bene. Tutti abbiamo perso qualcuno-
Forse era una delle mie solite allucinazioni, ma mi sembro che Shepard sottolineò particolarmente quella frase.
-So cosa significa perdere una figlia- disse poi Samara –La vendicherò-
-Grazie. Se ti aiuterà a trovare il suo assassino, controlla pure tra le sue cose-
-Saremo rispettose- aggiunse infine l’asari.
La stanza della ragazza era molto piccola, ma anche molto…espressiva. Sulla scrivania c’era una scultura, sparsi qua e là dei fogli e sul suo letto c’era un olocomputer. Shepard iniziò ad esaminare le varie cose, cercando di non metterle in disordine. Samara ne approfittò per parlarmi.
-So riconoscere l’espressione di una donna che ha perso la propria figlia-
Stava parlando di me, ovvio.
-E’ diverso. Sia dalla tua situazione che da quella della madre di Nef-
-E’ comunque la perdita di una figlia-
-Una figlia che conoscevo a malapena-
-Eppure ti manca molto, non è così?-
Abbassai lo sguardo e ripensai al meraviglioso visino di Hope. Era così tondo e liscio. Le sue labbra erano meravigliosamente carnose per essere quelle di una bambina di solo un mese di vita. E i suoi occhi…di un meraviglioso azzurro derivante da non so quale gene della famiglia. Stava per scorrermi una lacrima giù per la guancia, ma mi trattenni. Eravamo in missione.
-Guardate qui- ci disse Shepard.
Quello che avevo pensato essere un semplice computer era in realtà un diario, di cui si potevano ancora leggere le ultime tre voci.
-Ciao diario. Ciclo 34, orbita 671. Ho molto da raccontarti. Ho fatto il nome di Jaruut e mi hanno fatta entrare nella stanza VIP dell’Afterlife. Ero sicura che tutti mi stessero guardando. Poi, una splendida asari inizia a ballare accanto a me. Si muove come l’acqua: la sua forma e la sua massa mutano continuamente. Sono in trance. Poi mi ritrovo a ballare con lei. Più tardi abbiamo bevuto un drink e domani dovrei rivederla-
­-Riproduci la voce intermedia- disse poi il comandante.
-Ciclo 36, orbita 671. Sono un mostro. Morinth è una ragazza come me e sicuramente non è umana. Solo che, mentre stiamo ballando e l’hallex scorre dentro di me…il modo in cui mi guarda, con desiderio, brama…nessuno mi aveva mai guardata così. Sta sera ci siamo baciate-
Notai che, rispetto al primo messaggio, Nef sembrava più…ipnotizzata. Che l’effetto di Morinth fosse così forte e visibile?
-Ciclo 42, orbita 67. Sta sera mi porterà nel suo appartamento. Qualunque cosa succederà, so che voglio restare con lei per sempre. Lei potrà vendere le mie sculture. Potremmo vivere in un posto splendido, come le donne di Vaenia, in quell’olofilm che piace a Morinth. Com’è possibile che una cosa del genere sia successa proprio a me? Io sono una nullità di Omega-
-Chiudi l’olodiario- disse infine Shepard.
-Questo è il lavoro di Morinth- spiegò Samara –Lei è attratta dagli artisti e dai creatori, qualcuno di speciale che spicchi tra i suoi simili. Affascina con una personalità sofisticata e con il sex-appeal, poi colpisce. La caccia le interessa quanto la conquista-
-Caccia esseri senzienti da più di quattrocento anni con successo, quindi ci vuole una certa dose di prudenza-
-Morinth ti parla su molti livelli. Il suo corpo racconta al tuo che saprà regalarti un estasi senza fine, il suo profumo risveglia emozioni da tempo assopite, i suoi occhi promettono cose che hai sempre avuto paura si chiedere a qualcun altro, la sua voce continua a sussurrare anche dopo che ha finito di parlare…-
La sua descrizione mi fece rabbrividire dalla testa a i piedi e quello che successivamente disse Shepard, diede voce ai miei pensieri.
-Sembra più un’assassina molto evoluta che una con dei difetti genetici-
-La condizione esiste da quando la mia gente si radunava attorno al fuoco la notte…forse è simbiotico più che un difetto. Attaccare il suo covo sarebbe un errore, avrebbe centinaia di vie di fuga. Si nasconderà e sparirà per cinquant’anni o più. Non c’ero mai arrivata tanto vicina-
-Quindi dobbiamo stanarla-
-Esatto. Shepard, tu mi leggi nella mente. La sezione VIP dell’Afterlife sembra essere il suo terreno di caccia preferito. Devi andarci da sola e disarmata-
-Mi darà la caccia-
-Aspettate, aspettate…cosa???- chiesi sconceratata –Non può essere l’unica soluzione-
-Sul campo di battaglia lei è un’artista, ha quella scintilla vitale che la attrae. Il suo potere la porterà a se-
Il piano consisteva nel far entrare Shepard, disarmata e senza aiuto, nella sala VIP. Là avrebbe dovuto trovare Morinth e convincerla a farsi portare nel suo appartamento, dove poi noi l’avremmo stanata.
-Io entro con lei-
Le due donne mi guardarono sorprese.
-Morinth non mi conosce. Inoltre sono solo una ragazza di diciannove anni, non sospetterà mai che sono con Shepard. Basterà che entriamo separate. Io terrò un auricolare e ti avviserò se qualcosa non va, così tu non dovrai nemmeno entrare e potremmo evitare completamente che ti veda-
-Sono d’accordo- disse Shepard –Ma nessun gesto avventato-

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Capitolo 20
*** Trappola scattata ***


Dite che ormai è scontato se mi scusi per i ritardi? Mi spiace, ma putroppo non posso fare altro che scusarmi. Sono piena fino al collo di roba da fare. Voglio solo che sappiate che potrò anche essere più lenta di una lumaca, ma che non smetterò mai di scrivere. Perciò siate fiduciosi, magari avrò un periodo in cui non farò che scrivere xD Vi ricordo che ora esiste https://www.facebook.com/pages/Unexplored/339109472780359 , la fantastica (e un po' spoglia) pagina di Facebook dedicata ad Unexplored :) Spero vi piaccia questo capitolooooo ^^

Io e Shepard dovettimo cambiarci. Ci togliemmo le corazze e lei tenne la divisa della Normandy. Io indossai dei vestiti miei, così Morinth non avrebbe capito che eravamo assieme.
-Ricorda. Finchè sarai sola con Morinth, correrai un grande pericolo-
Il piano consisteva prima di tutto nell’attirare l’attenzione di Morinth. Dopodiché, Shep doveva trovare il modo di farsi invitare nel suo appartamento e una volta là avrebbe aspettato me e Samara. Per entrare nella sala VIP bastò, come aveva detto la povera Nef, fare il nome di Jaruut. Entrammo assieme, ma ci separammo subito. Io tirai dritto e mi sedetti al bancone. Shepard invece continuò a camminare con calma. Sull’entrata la fermò un ragazzo. Potei sentire i loro discorsi grazie all’auricolare.
-Ehi, sai come procurarti dei biglietti per gli Expel 10? Ho sentito una splendida asari dire che sono il suo gruppo preferito. Voglio…voglio tutto quello che vuole lei. Devo trovare i biglietti. Gli Expel 10 suonano domani-
-Che genere di musica suonano?-
-Sono un gruppo sensorio. Quando suonano è come se entrassero dentro di te, ti fanno provare emozioni. E a questa asari piacciono da impazzire. Potrei fare colpo su una fuori dalla mia portata, capisci?-
-Sembra meravigliosa. E’ qui?-
-Era qui due giorni fa e parlava del gruppo. Viene spesso. Quando tornerà, io avrò i biglietti-
Shepard ovviamente non aveva i biglietti, ma aveva assecondato il ragazzo perché dal suo fare perso doveva aver capito che parlava di Morinth.
Dopo che si fu allontanata da lui entrammo nel vivo della missione. Da un momento all’altro Morinth poteva arrivare. In realtà per un po’ non successe proprio nulla. Shepard girava a vuoto e si comportava come una normale persona in discoteca. Per avere trent’anni (non che fosse un’età da vecchi decrepiti, ovvio) era molto giovanile. Si fece poi vedere la sua solita abilità nel convincere la gente quando riuscì a far offrire al barista un giro gratis.
Tutto cambiò quando beccò due turian che parlavano del piano per una rapina in un vicolo.
-Ehi, cos’hai da guardare?- disse uno dei due, quando lei si avvicinò senza pensarci due volte.
-Sparite immediatamente-
Si può dire che provò a essere diplomatica.
Dopo un paio di “chiacchiere”, li fece innervosire e i due si alzarono. Lei, senza farsi molti problemi, li prese a pugni entrambi. Io ero divertita, ma anche un po’ gelosa, se ripensavo che a causa di un innocuo pugnetto a Garrus mi ero rotta una mano.
Stavamo per perdere ogni speranza, quando un’asari in tuta nera, appoggiata a un muro, la fermò.
-Mi chiamo Morinth. Ti ho tenuto d’occhio…sei la persona più interessante di tutto il locale-
Volevo alzarmi e fermarla finchè potevo, ma sapevo di dover restare seduta e guardare la scena da lontano.
-Ho un separè qui dove c’è poca luce, perché non vieni a sederti con me?-
Non aspettò nemmeno la sua risposta. Cambiai posto così che il raggio dell’auricolare fosse rispettato, ma non potevo entrare con loro. Mi limitai a d ascoltare.
-Alcune notti vengo qui e non c’è nessuno di interessante con cui parlare. Altre notti c’è solo una persona. Sta notte ci sei tu…perché?-
-Tu ed io vogliamo le stesse cose-
-Dici?-
-Cosa ne pensi della musica locale?-
-Ritmi oscuri, vibrazioni violente…smuove qualcosa di primordiale in me-
Pensai che avrebbe tirato in ballo gli Expel 10, ma non lo fece. Forse aveva paura che Morinth avrebbe scoperto che fingeva. Riuscì però a sfruttare molte delle cose scoperte nella camera di Nef e a convincerla che erano davvero simili. Dopo una mezz’ora buona di chiacchiere, in cui pensavo che avrei solo ascoltato un’asari con gusti oscuri che ci provava con Shep, successe qualcosa.
-Che ne dici di andarcene da qui? Il mio appartamento è qui vicino. E…voglio restare sola con te-
Nessuno disse più nulla. Li vidi uscire dal separè e poi dal locale, così avvisai immediatamente Samara. Da quel preciso istante, Shepard era in pericolo di morte.
 
Samara stabilì che dovevamo seguirle da molto lontano, altrimenti una fuga di Morinth avrebbe significato non rivederla più per quasi un secolo. Nel frattempo dagli auricolari potevamo sentire ogni cosa. Stavano parlando di alcune opere esposte nell’appartamento e l’asari faceva velatamente capire di averle “ereditate” dai suoi vari spasimanti. Shepard doveva essere sempre più convincente, così decise di fare la donna sensuale. Sentii improvvisamente il fiato di qualcuno attraverso la cuffietta. Morinth doveva essersi seduta sulle sue gambe e ora le parlava all’orecchio.
-Ci siamo quasi- disse Samara indicando un palazzo vicino a noi. Corremmo a più non posso, ma Morinth abitava davvero in alto.
-Guardami negli occhi e dimmi che mi vuoi. Dimmi che uccideresti per me, che faresti qualsiasi cosa-
Pensai che fosse finita. Che ora lei avrebbe ceduto e che saremmo arrivate in tempo per uccidere Morinth, ma non per salvare il comandante. Shepard però era forte in tutto, anche nell’animo.
-Non contarci- fu tutto quello che disse.
-Ma tu…chi sei?-
Ci fu un momento di silenzio, poi l’asari riprese a parlare.
-Oh, no. Ora capisco. Quella cagna si è trovata un’aiutante!-
Fu in quel momento che entrammo.
-Morinth!- disse Samara sbattendola contro una finestra tramite i poteri biotici.
-Madre?-
-Non chiamarmi così!- rispose insistendo sulla presa.
-Non posso scegliere di non essere più tua figlia, madre!-
-Hai fatto la tua scelta molto tempo fa!-
Morinth riuscì a liberarsi, scaraventando anche la madre a terra. Sapevo di non centrare molto, ma non potevo starmene impalata. Mirai con la pistola su Morinth, solo con la mano sana ovviamente, e sparai. Lei però si protesse con uno scudo e sbatté contro il muro, facendomi perdere i sensi.
 
Mi risvegliai nell’infermeria della Normandy. Accanto a me c’era Luke.
-Oh, grazie al cielo!- gridò stringendomi, quando riuscii ad alzarmi.
-Che…che cosa è successo?-
-Sei stata scaraventata contro una parete da una potente biotica asari-
-Si, si, quello lo ricordo. Intendo dire, dopo? Come sta Shepard?-
-Oh, ma certo. Sta bene. Mi è solo sembrata un po’ scossa-
-E Samara?-
-Lei…ha spezzato il collo a sua figlia, non penso stia troppo bene. Ma almeno ora si sente in pace-
Dunque ci era riuscita. Aveva ucciso la potente e pericolosa Ardat-Yakshi. Presa da quei pensieri non mi accorsi nemmeno che poggiavo su entrambe le mani per stare seduta.
-E’ guarita! Ma…un momento…vuol dire che ho dormito tutta la notte!-
-Tranquilla, Cam. Non hai perso nessuna missione- disse sorridendomi.
-Oh, bene- scattai subito in piedi, anche se la testa mi faceva ancora male –Io vado un momento da Shepard. Ti va se dopo ci alleniamo insieme?-
Credo che rimase un po’ spiazzato dalla mia richiesta, poi però fece un gran sorriso.
-Certo. Ma ti avverto, son piuttosto bravo-
-Non è un problema, io ho sparato in testa a un cecchino professionista- mi vantai mentre uscivo.
 
Quando bussai alla porta di Shepard ero un po’ riluttante. Non sapevo se le andasse di parlare di ciò che provava. Invece aprì quasi subito e sembrò anche felice di vedermi.
-Oh, ciao. Sono contenta che ti sia ripresa del tutto-
-Beh, quasi. Ho ancora mal di testa e credo di avere un bernoccolo enorme- risposi tastandomi la testa.
-Più che altro- continuai –ho saputo di Morinth-
-Già. Samara non vuole proprio parlarne, ma credo che in fin dei conti si senta più leggera-
-Tu, invece, mi sembri turbata-
-E’ solo che…mi chiedevo se mia madre sarebbe in grado di uccidermi così, a sangue freddo-
-Perché dovrebbe? Sei un soldato, non un’assassina-
-Vero. Ma a volte sento di essere una pessima figlia-
-Pessima? Come puoi dirlo? Shepard, tu stai salvando la galassia! Se tua madre potrà sopravvivere sarà solo grazie a te-
-Oh, no. Lei è capacissima di difendersi da sola-
-Da qualcuno dovrai aver preso-
Sorrise. Quel sorriso che le avevo visto in viso solo quando guardava Garrus.
-Dai, non preoccuparti. Scommetto che è fiera di te-
-Se lo dici tu, mi fido-

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Capitolo 21
*** Chiarimenti ***


Scommetto che mi credevate morta, eh? E invece no! Come vi ho detto non vi abbandonerò mai u.u putroppo erano le ultime settimane del trimestre, ciò significava ore di studio a non finire (ho finito di studiare quasi sempre a mezzanotte e iniziavo alle quattro del pomeriggio). Però ho già in serbo un regalo per farmi perdonare: la settimana prossima posterò già il nuovo capitolo, ovvero il 22 :) gioite miei cari! 
Vi ricordo sempre, sempre, sempre la pagina fb:
 https://www.facebook.com/pages/Unexplored/339109472780359 e aggiungo anche che a Natale, siccome non dovrei andare da nessuna parte, cercherò di scrivere il più possibile. Buuuuona lettura ^^

Passai la mattinata in armeria per tingere la mia corazza. Il bianco iniziava ad annoiarmi. Avrei voluto farla gialla, perché il giallo mette allegria, ma anche quella di Shepard era così. Dunque optai per l’azzurro, che comunque non era male. Era divertente tingere con l’aerografo e inoltre la tintura si asciugò in fretta. La indossai per poi avviarmi nella sala allenamenti. Fremevo all’idea di scontrarmi con il mio ragazzo: finalmente potevo mostrargli le mie abilità belliche senza che lui le criticasse. Ovviamente l’allenamento aveva anche un secondo fine per me. In mezzo ad esso sarei riuscita a parlargli con tranquillità.
Quando arrivai nella stanza, non lo trovai solo. Con lui c’era…Garrus? Il mio ragazzo e il mio migliore amico turian erano nella stessa stanza e non stavano per uccidersi. Non potevo credere ai miei occhi. Sembravano addirittura felici.
-Ehilà, Magenta- mi salutò allegramente il mio amico –Ti stavo giusto cercando-
Mi avvicinai, ancora sorpresa e un po’ impaurita da quella scena. Lui mi porse qualcosa. Un’arma.
-E’ un piccolo pensierino per te-
Le armi si compattavano così da poter essere trasportate più facilmente, così dovetti aprirla per capire cos’era. Anche se ero sicura di averla già vista. Rimasi a bocca aperta, anche più di prima. Era un fucile di precisione. Un bellissimo fucile di precisione.
-E’ un fucile di precisione Viper, il migliore in circolazione…beh, il migliore che un soldato non N7 possa permettersi-
-E’ uguale al tuo- osservai, rigirandolo tra le mani.
-Già. Bello vero?-
-Bello? E’ fantastico!- gridai abbracciando forte Garrus –Grazie, grazie, grazie!-
-Se sapevi colpire così bene alla testa con una pistola, immagina cosa farai con quello- osservò Luke.
Quando mi staccai dall’abbraccio, mi venne spontanea una domanda.
-Perchè questo regalo?-
-Shepard ha stabilito che io e Miranda potevamo regalare una nuova arma a scelta a te e Luke. Data la tua bravura, ho pensato al fucile di precisione-
Dunque possedevo una pistola pesante, un fucile d’assalto e uno di precisione. Erano solo armi, ma io mi sentivo come se un pezzo mancante di un puzzle fosse stato messo al suo posto.
-E tu?- chiesi rivolta a Luke –Che hai ricevuto?-
-Un fucile a pompa Scimitar- rispose tutto contendo, mostrandomelo.
-Carino. Direi che abbiamo scelto il giorno perfetto per allenarci-
-Io ora vi lascio soli, allora- disse Garrus –Ricordatevi di usare le cartucce speciali-
Raggiungemmo l’armadietto delle clip termiche e caricammo le armi, il tutto in un estremo silenzio. Dopodiché impostammo l’allenamento. Luke insisteva nel dire che io dovevo avere più mech alleati di lui, per via del mio sesso. Gli ricordai che in battaglia ero sempre stata meglio di lui e che inoltre i suoi poteri biotici lasciavano parecchio a desiderare, così non ribatté. Tempo di controllare che le armi sparassero senza incepparsi e avviammo il programma. Dopo tutti gli allenamenti fatti, conoscevamo a memoria le posizioni dei ripari e andammo a collocarci dietro a due di essi prima ancora che apparissero in campo.
Non era probabilmente il momento più adatto, ma dovevo parlargli e sparando mi sentivo a mio agio.
-Luke, devo dirti una cosa- dissi mentre i nostri mech entravano in campo.
-Ora?-
-Si, ora- presi un respiro profondo –Io…mi dispiace, Luke. Mi dispiace per quello che è successo nel 2013-
Lui non rispose. Mi alzai in modo da poggiare il fucile sul riparo. Mirai e sparai in testa a uno dei suoi mech. Il suono del Viper era fenomenale. Quando lo sentii un brivido mi percorse la schiena. Il corpo senza testa dell’automa cadde a terra ed esplose, rivelando la posizione di Luke, che per non ferirsi dovette rotolare fuori dal riparo cercandone un altro. Rimase scoperto per colpire uno dei miei alleati, che per il colpo venne sparato di almeno due metri indietro, se non di più. La comodità del mio nuovo fucile stava nel non doverlo ricaricare a ogni singolo colpo, così potei sparargli. Lo colpii alla spalla, non alla testa. Non so se per distrazione o per mancanza di coraggio.
-Luke- continuai quando fui di nuovo al riparo –parlami-
Lo sentii sparare ad altri mech e così feci anche io. Poi finalmente si decise.
-Io non ti incolpo di nulla, amore mio. Ammetto, però, che avrei voluto passare più tempo con lei-
Sentii una fitta al cuore e le lacrime che rischiavano di affiorare, appannandomi la vista. Ormai i mech dovevano essere vicini, così cambiai arma. Presi la pistola e, alzandomi, mi sbarazzai di ogni mech rimasto. Merda, fu il grido flebile che sentii provenire qualche riparo più in là. Quei pochissimi istanti bastarono a farmi tornare un leggero sorriso e cambiare arma. Presi nuovamente il fucile di precisione e rotolai più avanti. Sempre più avanti, sempre di più, finchè alzandomi non mi trovai a puntare il fucile direttamente sul petto di Luke, cose che lui stesso stava facendo.
Silenzio. Sentivo solo i nostri respiri affannati. E’ incredibile come somigliassero a quelli di due notti prima, nonostante le origini completamente diverse.
Nessuno dei due si decideva a riporre le armi, così parlai.
-Davvero non ce l’hai con me?-
-Non ci riuscirei nemmeno volendo-
Ci guardammo intensamente negli occhi e in contemporanea abbassammo le armi. Ci stringemmo forte, come non mai. Fare l’amore non era bastato, c’era bisogno di parole. Era sempre stato così fra noi. E come ogni volta, stare fra le sue braccia mi rese più facile cedere alle lacrime.
-Non volevo finisse così, non volevo. Speravo di poterle dare un futuro migliore uscendo a combattere, dimostrando che lo facevo per lei-
-Lo so, Magenta, lo so. Il fatto che io sia triste perché non è qui non significa che io te ne faccia una colpa. Penso che ora l’unica cosa da fare sia andare avanti, sperando che abbia vissuto una vita meravigliosa-
-Non vorrei essere qui…così distante…vorrei essere là con lei, nel mio mondo- dissi fra i singhiozzi.
-Questo è il tuo mondo, solo non nel tempo in cui lo conosci-
 
Ed era vero. Nel tempo in cui vivevo io, dopo una discussione, una litigata e una riappacificazione, io e Luke avremmo passato del tempo insieme per condividere le nostre passioni. Quella volta no. Ormai eravamo soldati, veri soldati. Il nostro compito era far si che il mondo, anzi la galassia non venisse distrutta davanti ai nostri occhi. Perché c’era anche questo di nuovo. Combattere non significava più farlo per il proprio popolo, ma per il mondo intero se non di più.
E infatti fummo convocati da Shepard. Voleva che io, Luke e Garrus la raggiungessimo nell’hangar navette. Rispetto a quella mattina, l’espressione di Garrus era completamente cambiata. Ormai avevo imparato a riconoscere le sue quasi impercettibili espressioni facciali e quella mi era nuova. L’avevo visto deciso, sdolcinato, imbarazzato, felice. Quella volta…si, quella volta era rabbia.
-Ben arrivati- disse il comandante interrompendo i miei pensieri e riportando il mio sguardo su di lei –Ci attende una missione sulla Cittadella-
Ovviamente non c’ero mai stata, come in molti altri posti, ma Garrus me ne aveva parlato abbastanza. Pare che fosse stata costruita dai prothean e che le varie specie vi si fossero insediate col tempo. Si poteva considerare il luogo comune di tutte le specie. Gli umani, che noi avevamo sempre reputato come “più evoluti”, arrivarono per ultimi sulla Cittadella così come nel Consiglio, che solo due anni prima era composto unicamente da Asari, Turian e Salarian.
-Come mai?- chiesi incapace di frenare la mia curiosità e di darmi un tono professionale.
-Garrus ha…un conto in sospeso-
Il mio grande amico aveva qualcosa che lo preoccupava, qualcosa che aveva scaturito in lui rabbia. Sembrava qualcosa di molto serio.
 

---

-Shepard, sono contento che tu sia qui-
Non avevo pensato che Kelly l’avrebbe mandata da me così in fretta. Non ero pronto a parlarle di ciò che era successo.
-Ho un problema…potrei aver bisogno del tuo aiuto. Quando mi hai trovato su Omega ero solo, ma in realtà avevo cominciato con una squadra. Avevo undici bravi uomini con me, ma dieci di loro sono morti-
Era la prima volta che parlavo così tanto con lei senza che replicasse. Dopotutto in quel momento le stavo chiedendo un favore da soldato, non da turian che ha perso la testa per lei. La cosa mi metteva ancora più a disagio.
-L’undicesimo uomo…li ha traditi. Tutti quanti. E il problema è che è sparito nel nulla. Ma…ho trovato una pista-
Facevo pause interminabili. Un po’ per cercare le parole adatte, un po’ per sperare che avesse qualcosa da dire a riguardo.
-C’è uno specialista sulla Cittadella, si chiama Oblio. E’ esperto nel far sparire la gente. Sidonis, l’uomo che ha tradito la mia squadra, è stato visto in sua compagnia-
-Dove troviamo questo Oblio?- disse finalmente.
-Ho organizzato un incontro- risposi piuttosto fiero –Lo troveremo in un magazzino nei pressi del mercato Neon, nell’agglomerato Zakera-
Capii che stava per andarsene senza dire nulla, così la fermai.
-Grazie Shepard, apprezzo che tu abbia trovato del tempo per aiutarmi-
Rischiai di svenire, nonostante la rabbia che provavo in quel momento, a causa del meraviglioso sorriso che sfoggiò. Non ero in vena di dolcezze, ma non guastavano in ogni caso.
 

---

La Normandy attraccò in modo da farci scendere al livello 27 dell’agglomerato Zakera. Ero davvero curiosa. La Cittadella era il perfetto esempio di tecnologia avanzatissima di quel secolo e io non volevo perdermi nulla. Cercai comunque di nascondere la mia agitazione piuttosto bambinesca: ero in servizio e soprattutto lo ero per Garrus. Il mercato Neon era al livello 26, perciò dovettimo scendere. Sorprendentemente non usammo alcun ascensore, ma solo le scale, cosa che io pensavo non esistesse nemmeno più.
-Là, quello è il magazzino- ci indicò Garrus.
Andavano attraversate due porte per entrarvi. Là ci attendevano due krogan pressoché identici, appoggiati ad alcune scatole impilate. Avevano l’aria di essere guardie del corpo. Ma Oblio dov’era?
Sentimmo dei piccoli passi, piuttosto pesanti, provenire dal lato sinistro della stanza. Molto lentamente ne uscì un alienuncolo tutto tondo, alto circa un metro e ricoperto interamente da una tuta, come i quarian. Le tute dei quarian però erano belle ed eleganti, la sua era orribile e soprattutto piena di tubi. Il suo respiro era lentissimo e molto udibile. Quella pulce grassa e con l’asma era il falsario?
-Oblio?-

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Capitolo 22
*** Occhio per occhio ***


Promessa mantenuta :) ecco a voi il capitolo, postato solo dopo una settimana. Ammetto che non è un capitolo fantasmagorico, nel senso che si tratta per lo più di discorsi e battaglie. L'interesse ci sarà con il prossimo capitolo, in cui Garrus ci esporrà ciò che gli passava per la testa durante l'incontro con Sidonis. Cercherò di fare la brava e di non postarlo troppo tardi. Nel frattempo ditemi cosa ne pensate delle mie descrizioni (eh si qua ce ne sono e ce ne saranno anche in futuro, perchè ho scoperto che mi soddisfa molto di più inserirle che scrivere molti avvenimenti nello stesso capitolo u.u). Siate buoniiiiii xD Come sempre vi ricordo https://www.facebook.com/pages/Unexplored/339109472780359, la pagina fb in cui potete sempre tenervi aggiornati :) Sappiate inoltre che siete dei lettori fantastici. Buon Natale a tutti (nel caso non riuscissi a scrivere prima) :)

-Non sei esattamente come ti avevo immaginato- osservai io.
-*inspira profondamente* L’aspetto può ingannare *inspira profondamente* Dunque *inspira profondamente* chi di voi vuole sparire?-1
-Preferirei che tu facessi riapparire qualcuno- rispose Garrus.
-Ma noi non forniamo *inspira* questo servizio-
-Fa un’eccezione- continuò il turian, tirando fuori subito dopo la sua postola.
Era chiaro che quel barile con i piedi non poteva essere un falsario talmente famoso da essere conosciuto perfino dalla polizia. Il mio amico voleva che si cagasse sotto, così avrebbe parlato.
-Dannazione *inspira* svelti sparategli! Sparategli, stupidi bestioni!- ordinò ai due krogan.
Questi puntarono le armi, ma noi fummo altrettanto lesti. Io, Luke e Garrus puntammo verso di loro, Shepard tenne sotto tiro il piccoletto. Quelli furono i krogan più fifoni visti fino a quel momento. Ci basto guardarli male con le armi puntate perché si allontanassero..
-Tutto qui? *inspira* Non verrete pagati per questo *inspira* Che senso ha assumere delle guardie *inspira* se non ti proteggono?-
-Stiamo cercando qualcuno. Un tuo cliente- insistette Shepard.
-*inspira* Non è mio *inspira* Non sono Oblio-
“Ma davvero?” pensai.
-Lavoro solo per lui *inspira* più o meno-
-Lo sapevo- esclamò il comandante.
Garrus si avvicinò lentamente alla pulce e gli si chinò di fronte.
-Beh, forse allora potresti dirci dove trovarlo-
-Si, certo *inspira* è nel quartiere industriale *inspira* Opera fuori dalla vecchia fonderia prefabbricata *inspira*-
-Conosco il luogo-
-Ha con se parecchi mercenari *ispira* I sole blu. Harkin ritiene che lo proteggano *inspira*-
-Harkin?-
Il mio amico sembrava turbato da quel nome e non poco.
-Chi diamine è Harkin?- chiesi dunque.
-Sta nell’SSC. Abbiamo lavorato insieme, più o meno-
Shepard stava annuendo. Non era la prima volta che lo sentiva nominare. Comunque non c’era tempo per ripensare a cose passate. Dovevamo andare a cercare quell’uomo. Lasciamo il piccoletto con una minaccia: se non avessimo trovato Harkin, saremmo tornati da lui.
 
L’unico modo per raggiungere la vecchia fonderia era prendere un taxi. Io e Luke sedemmo dietro, Garrus e Shepard stavano davanti. Quando chiesi perché Shepard stava al posto di guida, lei mi spiegò che i taxi erano automatizzati da tempo, almeno per quanto riguardava mete prestabilite. Ne approfittai inoltre per chiedere informazioni sull’alieno-barilotto.
-Ehi, cos’era quel coso basso e tondo?-
-Era un Volus- rispose Garrus.
-E come mai è tutto coperto? Anche i volus sono cagionevoli come i quarian?-
-No, la loro è una tuta tutta diversa. E’ depressurizzata, serve perché la pressione dei pianeti non li uccida, sono abituati a una pressione piuttosto bassa. Purtroppo però la respirazione non è ottimale-
-E io che pensavo avesse l’asma- dissi tornando al mio posto.
 
Quando raggiungemmo la fonderia, trovammo Harkin fuori da essa. Si bloccò non appena ci vide.
-Shepard?-
Accanto a lui c’erano dei mercenari. Dovevano essere i sole blu, quelli di cui ci aveva parlato il volus. Lo capii anche grazie alle loro corazze: erano blu, decorate con un enorme sole bianco al centro.
-Non state lì impalati- disse poi alle guardie –Fermateli. Fermateli!-
L’uomo riuscì dunque a entrare all’interno dell’edificio, mentre noi dovettimo occuparci di loro.
-Corri quanto vuoi Harkin- gridò Garrus –Ti troveremo!-
Le guardie là fuori erano solamente due e ucciderle non fu un problema. Qualcosa però mi disse che se là ce n’erano così poche, all’interno saremmo stati braccati parecchio. E così fu. Giusto il tempo di superare due porte e ci trovammo di fronte altri Sole Blu accompagnati da diversi mech. La protezione era favorita da grossi scatoloni, alcuni dei quali in metallo e impilati fra di loro. Ma potevano essere sfruttati da entrambe le parti. Più avanti alcuni mech arrivarono perfino dall’alto, trasportati da alcuni carrelli che immaginai essere calamitati. Era così fastidioso il modo in cui quei robot avvisassero di ogni singolo cambiamento del loro stato. Ogni colpo li portava ad avvisare che c’era un “fallimento di sistema”. Dopo diversi minuti iniziai a infervorarmi più per la voglia di liberarmi di loro che per evitare di essere colpita a mia volta. Shepard si occupava per lo più dei mercenari con armi pesanti. Era incredibile come ogni volta saltasse fuori dal suo riparo schivando per un pelo i missili lanciati. Io avrei voluto usare il mio nuovo fucile di precisione, ma non era ancora il momento. Troppi soldati ci stavano venendo addosso, avrei rischiato che uno di essi mi si fosse parato accanto senza nemmeno farsi notare.
A un certo punto arrivammo in una stanza nella quale stava un pannello di controllo. Sopra di esso stava un’enorme finestra dalla quale probabilmente avremmo visto il nostro nemico.
-Che diavolo starà combinando Harkin?- si chiese il mio amico Turian.
Tutti eravamo curiosi, così lasciammo che il comandante premesse un pulsante per aprirci la visuale sulla prossima stanza. Lei e Garrus farfugliarono qualcosa e immaginai che fossero questioni personali, così mi avvicinai a  Luke, notando che sembrava piuttosto agitato.
-Tutto bene?-
-Io? Oh, si certo. Credo…credo di non essere abituato a così tanto trambusto. Perfino i collettori sono stati più buoni con noi- disse scherzoso.
-I Collettori si organizzano, fanno mosse pianificate. Questi mercenari saranno anche tanti, ma non pianificano. Vedrai che sarà facile sbarazzarci di loro-
In quel momento Shepard ci fece un cenno. Qualcosa nella stanza successiva, apparentemente vuota, si era mosso. Era una stanza davvero strana, formata da diverse piattaforme rialzate piene di altre scatole simili a quelle precedenti. In basso trovammo altri mech e mercenari. I soldati con le armi pesanti però se ne stavano sui piani rialzati. Noi ci dividemmo di conseguenza. Luke e il comandante sarebbero rimasti in basso e io e Garrus avremmo liberato la strada dai lanciamissili con l’ausilio dei fucili di precisione. Mi veniva voglia di gridare “Headshot!!!” ogni volta che colpivo qualcuno, ma sarebbe stato poco adatto a quel momento pieno di tensione. Mentre avanzavamo per la stanza, Harkin ci parlava tramite un microfono. Si trovava in fondo alla stanza, in una torre di controllo. Sembrava che per lui esistesse solo il nostro compagno turian.
-Non entrerai mai, Garrus-
Forse non sapeva che quelle provocazioni servivano soltanto a rafforzare l’animo del mio amico. Più sentiva la sua voce, più la sua adrenalina saliva e gli facilitava il combattimento. A pochi passi dalla torretta, tutto tacque. Avevamo fatto fuori ogni singolo soldato e mech in quel posto. Ma il silenzio era davvero troppo per risultare normale.
-Oh, merda- disse improvvisamente Garrus.
Stava guardando in alto, così tutti facemmo lo stesso. Due dei magneti che prima trasportavano i piccoli mech loki, stavano portando sulle nostre teste due robot decisamente più grandi.
-Due mech pesanti!-
Facemmo giusto in tempo a ripararci prima che i due mech si aprissero e iniziassero a sparare. Le raffiche dei loro mitra duravano un’eternità e, non appena ne concludevano una, lanciavano un missile. Poi riprendevano con i mitra. L’unico momento in cui potevamo stare scoperti era il nano-secondo tra una raffica e il lancio del missile. Ci serviva un altro piano.
-Garrus!- gridò Shepard –Sono muniti di scudi, quindi sovraccaricali. Dopo che lo avrà fatto, io e te, Magenta, li colpiremo con deformazione. Infine Luke, stendili con il tuo Scimitar-
Annuimmo tutti nello stesso istante.
-Dovremmo occuparci di un mech alla volta, quindi preparatevi a spostarvi spesso se non volete finire male-
Appoggiai la schiena al mio riparo, cambiai il fucile di precisione con l’avenger e mi preparai. Non appena la raffica di uno dei mech si fermò, sentii l’inconfondibile sovraccarico e capii che era giunto il mio momento. Distratto da quel colpo il mech non riprese a sparare, così io e Shepard, quasi in sincronia, lanciammo deformazione. Si capiva perfino dall’aspetto quanto la sua fosse più potente. Eravamo riusciti a sbarazzarci dei suoi scudi e della sua corazza, tanto che a Luke bastarono pochissimi colpi in sequenza per poterlo stendere. Come ogni mech anche quello esplose. Era un’esplosione maggiore di quella di un loki, ma comunque niente di esagerato. Era arrivato il momento di pensare al secondo robot in giro per la stanza. Mi sporsi alla sinistra del mio riparo per capire dove fosse, ma vi tornai immediatamente perché quel bestione era proprio a due passi da me. Rotolai di qualche riparo più in là e fu in quel momento che vidi delle scintille colpire il nemico. In qualche modo mi ritrovai Shepard accanto e ci bastò un solo sguardo per capire che dovevamo fare la nostra mossa. Quella volta ci fu sincronia perfetta e il mech vacillò parecchio.
-Ho finito i colpi!- ci comunicò però Luke.
Che fare? Il mech stava puntando verso di lui e io non potevo certo starmene impalata. Tempo di tirare fuori il mio Viper, mirare e…colpo dritto in testa. Non ero a conoscenza però di cosa poteva provocare.

Cherrie's notes

1. lo so che non è divertente leggere tutti gli *inspira*, ma mi sembrava di dare l'idea. Nel caso non si fosse capito, trovo che i volus, per quanto piccoli e carini, siano davvero insulsi xD

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Capitolo 23
*** Bianco o Nero ***


Ragazzi miei, ce l'ho fatta. Anche se significa andare a letto tardissimo per l'ennesima volta, ho scritto il nuovo capitolo. E pensate, mi sembra pure ben venuto (o almeno più di quanto avessi immaginato). Lo so che per l'ennesima volta ho usato i dialoghi già fatto, ma il perchè ve l'ho già spiegato :) Spero che le mie descrizioni ravvivino la cosa u.u
Mi rrrrraccomando non scordatevi mai di Unexplored, la mia pagina facebook ^^


-Spostatevi da lì!- gridò Garrus, rivolto a me e Shepard.
Sentii un bip ripetuto in tono ascendente, ma non feci in tempo a ricollegarlo al mech, che mi ritrovai Shepard sopra. Mi riparò dall’enorme esplosione che avevo provocato colpendo il mech Ymir alla testa. Ogni mech, se colpito in testa, esplodeva, ma non avevo pensato che essendo più grandi avrebbero conseguentemente creato un’esplosione maggiore. I mech Loki non mi avevano mai messa in pericolo di vita.
-Non…farlo…mai…PIU’!- disse Shepard quando ci fummo rialzate da terra.
Abbassai la testa in segno di scusa, ma lei non lo notò nemmeno.
Una volta controllato che nessuno fosse gravemente ferito, potemmo dirigersi verso il piccolo centro di comando in cui si trovava Harkin. Il tempo di sparare agli ultimi mech Loki e lo raggiungemmo. Io, Luke e Shepard entrammo dalla porta sulla sinistra, ma Garrus non ci seguì. Cercammo di essere silenziosissimi, ma l’uomo ci notò subito. Non avendo visto i nostri corpi nel magazzino, aveva tenuto i sensi all’erta. Immediatamente tentò di fuggire dalla seconda porta.
-Ci è mancato poco- esclamò –ma non abbastan…-
Proprio da quella porta sbucò il nostro amico Turian, che prontamente lo colpì in faccia con il calcio della pistola. Harkin ebbe giusto il tempo di coprirsi il naso che Garrus lo sbatté forte contro il muro, parandosi davanti a lui per evitarne la fuga.
-Allora…”Oblio”, non sei riuscito a scomparire, eh?-
Dovetti ammettere a me stessa che Garrus, nel ruolo del duro, era piuttosto affascinante. Ma esattamente come quando l’avevo conosciuto, non lo ritenevo più che un amico.
-Suvvia Garrus, possiamo trovare un accordo. Cosa volete?-
L’uomo sembrava piuttosto tranquillo per essere appena stato messo con le spalle al muro da un turian, anzi, un turian incazzato nero.
-Sto cercando qualcuno-
-Beh, sembra che entrambi abbia qualcosa che l’altro vuole-
Harkin non era furbo, questo l’avevo capito. Garrus, che per essere un turian era parecchio docile, quella volta si lasciò andare. Si girò nuovamente verso di lui e, senza pensarci due volte, gli tirò un calcio nelle palle. E dire che quando mi ero rotta la mano mi era sembrato non ne sapesse di anatomia umana.
-Non siamo qui per chiederti un favore, Harkin- disse Shepard, come per avvertirlo che se avesse continuato così sarebbe finita molto, molto male.
-Ma non mi dire-
Eppure era così odioso che perfino io avrei voluto picchiarlo.
-Hai aiutato un mio amico a sparire. Devo trovarlo-
-Temo…che avrò bisogno di qualche informazione in più-
-Si chiama Sidonis, Sidonis Alkura. E’ un turian, viene da…-
-So chi è, ma non vi dirò nulla-
-Harkin, non deve per forza finire male- continuò Shepard.
Lei e Garrus sembravano il poliziotto buono e quello cattivo, molto cattivo. Nonostante la gravità della situazione, era una scenetta piuttosto esilarante.
-Fottiti!-
Harkin, così come Aria, sembrava uno dei pochi a fregarsene della reputazione di Shepard. E’ vero che in quel momento era particolarmente buona, ma conoscendola si poteva incazzare facilmente.
-Non rivelo mai informazioni sui miei clienti. Nuoce agli affari-
Ecco. Aveva esagerato. Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Garrus lo picchiò ancora, facendolo cadere a terra. Poi lo minacciò, premendogli un piede sul collo.
-Sai cos’altro nuoce agli affari? Un collo spezzato- disse con malefica ironia.
L’uomo iniziò finalmente a preoccuparsi. Più precisamente iniziò a divincolarsi, preso dal panico.
-D’accordo, d’accordo! Ma toglimi le mani di dosso!-
Sembrava che quelle suppliche non importassero molto a Garrus. Ripensai a quando mi aveva detto che non dovevo provare piacere nell’uccidere: lui in quel momento sembrava piuttosto esaltato dalla cosa. Fu Shepard che lo fece desistere. Gli poggiò una mano sulla spalla e la cosa bastò per farlo tornare in sé.
-Terminus ti ha davvero cambiato, eh Garrus?- domandò l’uomo rialzandosi.
-No, ma…Sidonis mi ha aperto gli occhi. Ora organizza un incontro-
Il rischio di perdere la vita fece subito cambiare idea ad Harkin, che senza aggiungere altro si avvicinò a un terminale e avviò una chiamata.
-Si, sono io. E’ possibile che la tua identità sia compromessa-
Mentre lui parlava con il nostro bersaglio, Garrus tirò fuori la pistola. Iniziò a rigirarla su se stessa, guardandola quasi con ammirazione.
-E’ per questo che ti chiamo. Ti manderò un agente. Dove vuoi incontrarlo?- continuò Harkin.
Shepard aveva capito le intenzioni di Garrus. Lo guardava in viso con aria di supplica. Era davvero necessario?
-D’accordo, non preoccuparti. Ho tutto sotto controllo- concluse infine “Oblio”.
-E’ fatta- disse poi rivolto a Garrus –Vuole incontrarti di fronte al Salone Orbitale, a mezzogiorno. Dunque, se abbiamo finito, andrò a…-
Garrus fu attraversato nuovamente da un impeto di violenza. Lo afferrò per la maglia tirandolo a se.
-Non credo proprio. Ora sei un criminale, Harkin-
-Allora? Vorresti uccidermi? Non è il tuo stile, Garrus-
No, difatti non lo era. Io, Shepard e Luke guardavamo, leggermente tesi dalla situazione. Davvero voleva farlo? Garrus, il mio grande amico Garrus voleva uccidere un uomo per pura vendetta?
Sembrarono interminabili i secondi in cui si fissarono. Ma quelle parole lo fecero desistere.
-Ucciderti? No. Ma non mi dispiacerebbe rallentarti un po’-
Tirò fuori la pistola e puntò alle gambe di Harkin, pronto a sparare. Ma Shepard fu fulminea. Nell’esatto momento in cui Garrus premette il grilletto fece in modo che l’arma mancasse il colpo.
-Non ce bisogno di sparargli- sottolineò –Ora non sarà in grado di nascondersi dall’SSC-
-Pare che sia il tuo giorno fortunato- disse Garrus rivolto ad Harkin.
-Già- replicò l’uomo asciugandosi il sudore freddo dalla fronte –Spero di rivedervi molto presto-
Tutti ci voltammo verso la porta da cui eravamo entrati, pronti a raggiungere Sidonis. Ma mentre non guardavamo sentimmo un colpo, come quello di due cose che collidono. Due teste per la precisione. Poi ci fu un lieve grido di dolore. Garrus gli aveva dato una testata. Nessuno di noi si girò per guardare, però. Il notro amico concluse ironizzando ancora un po’.
-Non gli ho sparato-
 
Prendemmo un trasporto rapido per raggiungere il posto dell’incontro. Per tutto il viaggio Garrus guardò fuori dal finestrino. Non provai nemmeno a rivolgergli la parola, data la rabbia che sicuramente non aveva ancora sbollito. Harkin magari si divertiva a far incazzare i turian, ma io non ci pensavo nemmeno. Quando arrivammo sul posto non scendemmo subito, almeno non tutti. Shepard e Garrus rimasero per un po’ nell’auto, parlando di ciò che era successo prima probabilmente.
Il piano era abbastanza semplice. Shepard avrebbe fatto finta di essere l’agente mandato da Oblio, mentre Garrus sarebbe rimasto in una postazione con buona visuale per sparare a Sidonis al momento giusto. Io e Luke saremmo rimasti al parcheggio. O almeno così si era deciso.
-Cameron, andrai tu al mio posto-
Shepard pronunciò quelle parole quando ormai me ne stavo tornando all’auto. Nessuno di noi se lo sarebbe aspettato.
-Come?- chiesi rivoltandomi indietro.
-Sai, non vorrei che il turian mi riconoscesse, dato che ultimamente capita spesso. Così è meglio se vai tu-
-Ma Shepard, io…-
-Mi dispiace, niente “ma”-
Ero nella merda. Io non ero convincente, non sapevo fingere! Ma ovviamente non potevo dire no al mio comandante. Dopo aver dato una veloce occhiata in “richiesta d’aiuto” a Luke e Garrus, mi diressi verso lo spiazzo in cui Sidonis mi aspettava. Perlomeno Garrus mi avrebbe detto cosa fare tramite comunicazione radio.
-Bene, eccolo lì. Fagli segno di avvicinarsi e fallo parlare-
Non appena Sidonis alzò lo sguardo gli feci un cenno, cercando di essere il più naturale possibile e di tremare in modo poco visibile.
-Facciamola finita- mi disse lui, forse più agitato di me.
-Sei sulla linea di tiro- mi avvisò il mio amico –Spostati di lato-
Eppure non volevo. Avevo appreso, passando il mio tempo con Garrus, che le espressioni emotive dei turian erano difficili da percepire. Eppure gli occhi di Sidonis non nascondevano nulla. Quello che avevo scambiato per agitazione, non era altro che dolore. Rimorso. Così non lo ascoltai, non mi spostai di lato, sapendo che, furioso o meno, non mi avrebbe mai sparato.
-Ascoltami Sidonis- dissi prendendo coraggio –Sono qui per aiutarti-
-Non pronunciare più quel nome-
Anche quella volta scambiai una cosa per un’altra. Il suo nome non lo voleva sentire perché richiamava il passato, non per paura di essere scoperto. Così parlai fuori dai denti.
-Sono un’amica di Garrus. Ti vuole morto, ma io spero che non sia necessario-
-Garrus? E’ uno scherzo?-
-Dannazione Magenta, se si muove gli sparo!-
-Non stai scherzando, vero?-
Cosa potevo dirgli per convincerlo? Non avevo più idee. Cosa c’era più della sincerità.
-Al diavolo- disse spazientito dal mio silenzio –Non resterò qui a scoprirlo. Dì a Garrus che avevo i miei problemi-
Stava per allontanarsi, ma sapevo che se lo avesse fatto sarebbe morto. Decisi di fermarlo, facendolo voltare nuovamente verso di me.
-Fermo!- dissi prendendolo per un braccio.
-Toglimi le mani di dosso!-
Decisi di puntare al drastico, di farlo spaventare così da potergli poi parlare in tranquillità.
-Sono l’unica cosa che ti spara da un bel buco in testa- esclamai fissandolo dritto negli occhi.
-Merda- disse lui abbassando lo sguardo –Ascolta…io non volevo farlo. Non avevo scelta-
-Tutti hanno una scelta-
-Mi avevano scoperto. Mi avrebbero ucciso se non li avessi aiutati. Cosa potevo fare?-
-Lascia che io gli spari, Magenta. E’ un dannato codardo!-
-Tutto qui?- continuai il discorso –Stavi solo cercando di salvarti la pelle?-
-So che cosa ho fatto. So che sono morti a causa mia. E dovrò accettare questo peso-
Avevo ragione. Era logorato dal rimorso. Era strano, eppure mi sembrava di sentire il mirino sulla mia testa. Era strano essere dall’altra parte quando era Garrus a mirare.
-Mi sveglio ogni notte. Nauseato, sudato…i loro volti mi guardano severi, accusandomi. Sono già un uomo morto. Non dormo, il cibo non ha sapore. Ci sono giorni in cui vorrei solo farla finita-
Garrus però non desisteva.
-Dammi solo la possibilità-
Controllando di non lasciare Sidonis scoperto, mi voltai verso la postazione del mio amico, sperando che potesse guardarmi in viso.
-Sta già pacando per il suo crimine, Garrus. Lascialo andare-
-Ha ancora molto da pagare. Dieci uomini sono morti per colpa sua!-
-E uccidere l’undicesimo- domandai pregando che un po’ di sentimentalismo gli facesse cambiare idea –li riporterà in vita?-
-Loro…loro meritavano di meglio-
In quelle parole percepii qualcosa. Percepii che Garrus stava tornando ad essere se stesso. Che l’odio stava smettendo di accecarlo.
-Dì a Garrus…- continuò Sidonis -…immagino di non poter dire niente per sistemare le cose-
E per un po’ fu silenzio. Nessuno di noi parlò. Sentivo solo il rumore della folla, ignara di tutto. Poi il mio amico parlò di nuovo.
-Va’. Digli di andarsene-
-Ti sta offrendo una seconda possibilità, Sidonis. Non sprecarla-
-Ci proverò, Garrus. In qualche modo sconterò le mie colpe-
Era contento, ma la malinconia non se ne andava. Quegli uomini gli mancavano davvero.
-Grazie- concluse poi rivolto a me –per averlo convinto-
 

---

Fu inutile. Non ci riuscii. Ero arrivato là per uccidere una persona, ma, come aveva detto Shepard, non era nel mio stile. Difatti bastò Magenta a farmi cambiare idea. Era convinta di non essere pronta per quel compito, eppure lo svolse egregiamente. Mi fu difficile guardare Sidonis che se ne andava sulle sue gambe, ma in un certo senso ero sollevato.
Una volta raggiunta l’auto, vi trovai gli altri e subito mi rivolsi a Magenta e, indirettamente, a Shepard.
-Lo so che vorresti parlarne…ma io no, non ancora-
-So che non è andata come pensavi, ma credo che sia stato meglio così- mi disse la mia amica.
-Non ne sono così sicuro-
E non lo ero. Per quanto le parole di Magenta e lo sguardo di Sidonis mi avessero convinto, sentivo ancora qualcosa dentro, qualcosa che mancava.
-Lascia passare del tempo- disse poi Shep.
-Si…forse basterà. Devo sapere di aver fatto la cosa giusta. Non solo per me, ma per i miei uomini. Meritavano la vendetta, ma quando mi sono trovato davanti Sidonis non ho potuto farlo-
-Il confine tra il bene e il male si fa confuso quando si tratta di persone che conosciamo- disse Magenta per confortarmi.
Aveva ragione. Errore o non errore, anche Sidonis era stato un mio uomo e in lui non avevo potuto vedere un nemico.
-Già. C’era ancora del bene in lui. L’ho visto-
Quella missione mi era sembrata fin dal primo momento una stronzata. Una di quelle cose per cui basta prendere un’arma in mano e sparare per togliersi un peso di dosso. Eppure no. Mi aveva fatto riflettere. Parecchio. Mi ero comportato d’impulso e, se non ci fosse stata Magenta tra me e Sidonis, probabilmente non avrei mai esitato, pentendomi di un gesto per il resto della mia vita, proprio come lui.
-E’ molto più facile vedere il mondo in bianco e nero. Il grigio? Non so cosa fare con il grigio-

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Capitolo 24
*** Insubordinazione ***


Scommetto che vedere un nuovo capitolo così presto vi sorprende xD Il fatto è che in questi giorni ho avuto parecchi sbalzi d'umore, che mi hanno portato ispirazione. Premetto subito che non è un capitolo particolarmente necessario ai fini della trama, è più uno sfogo, ma credo potrebbe piacervi comunque :)
Come sempre vi ricordo la pagina Unexplored nel caso qualcuno se la fosse persa ^^


Di solito veniva lui da me. Veniva lui perché ero sempre io quella piena di problemi. Ma quella volta toccava a me. Non è che non volessi andarci perché mi dava fastidio, molto semplicemente sapevo di far schifo con le parole.
-Che vuoi?- chiese quando bussai.
-Sono…sono io. Sono Magenta. Vorrei parlare-
Aprì la porta e, nel vederlo, sussultai leggermente. Si vedeva che era furioso. Emanava rabbia da ogni poro (ammesso che i turian avessero i pori). Ma non era solo la sua espressione a farmelo capire, lo capivo anche dalla gomma piuma sparsa per tutta la stanza: aveva rotto un sacco per la boxe.
-Non sono in vena- disse secco.
-Ma io ho bisogno di farti le mie scuse-
-Scuse per cosa?-
-So che volevi ucciderlo. E so che lo vorresti ancora. Ma sei stato tu a dirmi che non devo provare piacere nell’uccidere, eppure sembra che oggi fosse sempre la miglior soluzione contemplata da te-
-Era questione di giustizia-
-No!- gridai –Era questione di vendetta, ed è ben diverso. Tu non l’hai guardato negli occhi. Non hai visto il rimorso che lo consumava! Voleva solo pararsi il culo. Non lo sto giustificando, so che ha sbagliato. Sto solo dicendo che si è pentito. Quando si è accorto che era in vita mentre tutti gli altri erano morti, ha riconosciuto l’enorme stronzata che aveva fatto. Non credi che sia una punizione peggiore lasciarlo in vita con un rimorso perenne piuttosto che ucciderlo e farlo riposare in pace?-
Garrus mi fissò in silenzio. La sua espressione non cambiò minimamente. Ma ci riuscii, riuscii a sostenere il suo sguardo. Lo sostenni per talmente tanto tempo che mi accorsi che non indossava il suo solito visore. Ora riuscivo a vederli, riuscivo a vedere a pieno i suoi occhi. La rabbia non lasciava spazio a nulla. No, a qualcosa lo lasciava. Al dolore.
-Hai finito?- chiese poi.
Dolore o meno, avrei voluto schiaffeggiarlo e anche forte, ma mi sarei procurata soltanto un’altra mano rotta. Forse con uno schiaffo l’avrei addirittura spappolata. Mi limitai a spingerlo in segno di scherno e senza aggiungere altri, me ne andai.
“Cocciuto…cocciuto, cocciuto, COCCIUTO!” pensai. La verità era che non riuscivo a vederlo così. Lui che aveva sempre la battuta pronta, che mi aveva aiutata in ogni difficoltà, che era diventato quasi un fratello in così poco tempo. E io non riuscivo a scalfirlo.
E come se non bastasse già quello a farmi girare le palle, mi toccò anche incontrare Miranda in sala mensa.
-Ehi, piccola Cam- esordì.
Ma bene, Luke le aveva perfino detto il mio soprannome.
-Non sono dell’umore, “Miri”-
-E come mai?-
-Credo proprio non siano affari tuoi-
-Oh, andiamo Cam. Non scaldarti troppo. Non dirò a Luke che eri con Vakarian-
-Puoi anche dirglielo, non ho nulla da nascondere. Io e Garrus siamo solo buoni amici-
-Siete molto attaccati per essere solo amici-
-Garrus ed io siamo entrambi impegnati-
-Oddio, chi è la pazza che vorrebbe quel turian?-
Non sapeva. A pensarci bene, Garrus e Shepard non si erano mai fatti vedere insieme. Se io ero a conoscenza della loro relazione, era solo perché Garrus mi aveva chiesto aiuto. Mi resi conto che forse nessuno sapeva.
-Io…io non lo so. Mi ha solo detto che è fidanzato-
-Dev’essere un fidanzato meraviglioso quello che prova a baciare un’altra, mh?-
-Quell’episodio è stato prima che si fidanzasse-
Merda, grosso sbaglio. Miranda era bella, frivola e odiosa, ma non era di certo stupida. A meno che Garrus non fosse stato un casanova in grado di fidanzarsi con qualcuno durante una battaglia, era ovvio che l’interessata fosse sulla nave.
-Mhh…quindi mi sembra di capire che sta con qualcuno sulla Normandy-
-Non…non ne ho idea. Può darsi-
-Cameron, non prendermi in giro. Magari tu e Garrus non andate a letto insieme, ma tu di sicuro sai chi è la sua ragazza-
-Anche se fosse, non lo direi a te-
-Uhhh, non essere gelosa, piccolina. Per quanto Luke sia affascinante, non ha mai mostrato interesse per me. Io ci ho provato a convincerlo, ma nulla. E’ la prima volta che qualcuno mi rifiuta-
Mi sarei dovuta comportare da ragazza matura. Avrei dovuto dimostrarle che io ero migliore di lei, che non mi abbassavo a certi livelli. Ma non ci riuscivo. Mi faceva troppo incazzare, soprattutto perché Luke non aveva voluto credermi quando parlavo male di lei. Sentivo il sangue ribollirmi. Era il suo gioco, ma io volevo giocare.
-I ragazzini non hanno mai suscitato il mio interesse, ma cavoli, lui è…bollente-
-Cosa vuoi saperne tu?- chiesi a denti stretti.
-Essere seconda in comando ha i suoi vantaggi. Se escludiamo la camera di Shepard, io posso avere i filmati di ogni singola stanza. Sai, dalle immagini sembra proprio bravo a fare sesso…-
Scoppiai. Non potei evitarlo, dannazione! Non mi bastava picchiarla, sarebbe stato troppo clemente. La rabbia fece si che mi caricassi di energia biotica, tanto da venire avvolta da un’intensa luce blu. E quell’energia la indirizzai a lei. Inizialmente la sollevai solo da terra. Non stavo usando uno specifico potere su di lei, sfruttavo solo l’energia per muoverla.
-Non azzardarti a dire un’altra parola, brutta stronza-
All’inizio mi sembrò divertita, ma il suo sorrisino idiota le si cancellò dalla faccia non appena iniziai a rivolgere l’attenzione al suo collo. Concentrai lì tutto il mio potere e cominciai a strozzarla. E forse l’avrei uccisa, se Tali non fosse passata di lì.
-Ferma, Magenta!-
Mi afferrò da dietro, distraendomi abbastanza perché mollassi la presa. Miranda cadde a terra senza farsi troppo male, ma il suo naso cominciò a sanguinare.
-Stai bene Miranda?- chiese Tali, mantenendo la presa su di me.
Se non mi ribellai fu solo per non rischiare di ferire la quarian.
-Si…si, non è niente. Basterà una piccola applicazione di medigel-
-Prova a prenderne tanto- dissi acida -Non sia mai che guarisca la tua indole da puttanella-
Ero dannatamente stronza quando si trattava di Luke. Nessuno poteva toccarlo, non se era solo per del semplice sesso o per darmi fastidio. Non appena “miss-fisico-perfetto” sparì in infermeria, Tali mi lasciò andare.
-Perché mi hai fermata?!-
-Volevi davvero ucciderla?-
-Certo che no! Sarebbe stato un favore per tutta l’umanità, ma io volevo solo spaventarla-
-Beh, stavi esagerando, Magenta. Inoltre non vorrei che…-
-Cameron- comunicò IDA –Il comandante vuole vederla immediatamente in sala breafing-
-…troppo tardi-
“Merda!”
 
Stava camminando avanti e indietro quando la raggiunsi. Non sembrava affatto contenta.
-Cameron…dovresti spiegarmi una cosa-
Premette un tasto olografico e partì un filmato. Era ovviamente il video del mio litigio con Miranda. Ero impressionante: perfino i miei occhi erano diventati blu quando mi ero caricata. Come succedeva a Samara.
-Per quanto i tuoi poteri siano formidabili, pensi che sia normale strozzare la mia seconda in comando?-
-No, signora-
-Bene. Quindi…perché lo hai fatto o, quantomeno, hai tentato di farlo?-
-Mi ha provocata-
-Non è un buon motivo-
-Io trovo che lo sia, se una donna ti dice che sfrutta la sua posizione per procurarsi i video che ritraggono te e il tuo ragazzo mentre scopate solo per vederlo nudo- dissi con un tono dannatamente irriverente.
Lei smise di camminare e rivolse lo sguardo verso di me. Mi sentii fulminata.
-Mi sembrava di averti già spiegato che non me ne frega dei tuoi problemi personali, non se intralciano la mia missione-
-Con tutto il dovuto rispetto, Comandante, Luke è l’uomo che amo, nonché padre di mia figlia e, se Miranda vuole farselo solo per darmi fastidio, è lei che intralcia la missione-
Shepard alzò un sopracciglio. Credo che rimase sbalordita dalla mia insubordinazione, ma non in senso negativo.
-La figlia di cui parli- disse cambiando discorso ed espressione –è quella per cui hai pianto su Tuchanka?-
Abbassai la testa e persi quella sensazione di fierezza che la chiacchierata mi aveva provocato. Non avrei dovuto nominare Hope.
-Si…si, parlavo di lei-
-Le volevi bene?-
-No…gliene voglio ancora-

Okei, di solito non scrivo in fondo al capitolo, ma sta volta l'ho ritenuto necessario. Spero vivamente che nessuno di voi ami Miri alla follia xD Io non la odio davvero così tanto, ma è un po' l'incarnazione della ragazza mercificata per eccellenza, categoria che a me non va a genio. E poi insomma, si era capito che Magenta non la adorava, no?

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Capitolo 25
*** Anche una divinità morta può sognare ***


Eccomi! E Buon Compleanno ad Unexplored! E' ormai un anno che scrivo questa storia ^^ So che non è molto originale, dopotutto ho solo aggiunto due personaggi a una storia già bell'e fatta, ma è la mia prima storia. Non è l'originalità che cerco ormai, ma la capacità di ricreare le emozioni che ho provato durante il gioco. Certo, la presenza della giovane Magenta a volte può cambiare le cose (e vi assicuro che sto pensando da mesi a un finale mozzafiato), però so di non essere troppo brava a farlo :( Ma voi siete sempre rimasti "al mio fianco" e ve ne sono grata. Non smettete mai di avere fiducia in me, perchè è grazie a voi che sto ancora scrivendo ^^
Ricordatevi anche della paginetta Unexplored ;)


Me la cavai con un solo ordine: scusarmi con Miranda. Fortunatamente, però, non dovevo farlo subito. Non me la sentivo e sapevo che vederla in quel momento avrebbe potuto portarmi a picchiarla di nuovo. E in ogni caso Shepard aveva immediato bisogno per una nuova missione. Dalla missione sulla nave dei Collettori avevamo scoperto di aver bisogno di un sistema di identificazione per passare il portale di Omega 4, un sistema presente solo sulle loro navi o sui Razziatori. Una squadra era stata mandata dall’Uomo Misterioso sul relitto di un Razziatore vecchio millenni, colpito da un’arma altrettanto antica e ormai distrutta, ma aveva smesso di rispondere poco dopo l’arrivo. Il nostro compito era quindi duplice: trovare il sistema di identificazione, ma anche scoprire cosa fosse successo agli scienziati1.
 
Shepard decise di portare me e Mordin. Io ormai la seguivo ad ogni missione, lo scienziato invece le serviva in caso di feriti ancora salvabili. Inoltre saremmo andati in tre perché non sapevamo cosa aspettarci.
Joker ci avrebbe portati direttamente a contatto con uno dei portelloni, anche a causa delle raffiche di vento create dalla nana marrone presso cui si trovava il relitto. Arrivavano fino a 500 chilometri orari a detta del pilota. Tutta la nave sobbalzava, una navetta non avrebbe sicuramente retto. Mentre stavamo in cabina di pilotaggio sentii anche che diceva a Shepard qualcosa di preoccupante.
-C’è una seconda nave accanto al Razziatore. Non trasmette alcun segnale, ma il radar la identifica come geth-
Geth. Erano la specie sintetica creata dal popolo di Tali. E da quel poco che sapevo non erano affatto amichevoli. Secondo il Comandante era il motivo per cui la squadra non rispondeva più.
Improvvisamente la nave tornò tranquilla. Niente più vento. Avevamo appena superato il perimetro del campo di forza del relitto, lo stesso campo di forza che lo manteneva sospeso seppur inattivo. E fu in quel momento che lo vidi. Sospeso proprio sopra di noi, in tutta la sua imponenza. Doveva essere lungo chilometri. Ricordai di aver visto un modellino simile, se non identico, nella camera di Shepard. Teneva davvero un ricordo di quelle orrende bestie? Ne rimasi davvero stupita, data la reazione che ebbe quando anche lei notò la nave: gli occhi fissi su essa e nemmeno un’espressione facciale.
Ad accoglierci, appena aperto il portellone creato dai ricercatori di Cerberus, trovammo un cadavere. Doveva essere morto da settimane ormai, visto il suo aspetto e la pozza di sangue ormai secca. La sua morte, però, non doveva essere avvenuta subito dopo l’arrivo sulla nave, poiché molte strutture erano già state costruite. Per capire bene cosa aspettarci, decidemmo di controllare tutti i file che incontravamo sugli olocomputer degli scienziati. C’era un registro aperto già nella prima stanza e l’uomo che parlava doveva essere il dottor Chandanà2.
E’ stato installato un portellone a tenuta stagna per isolare la sezione dello squarcio. Abbiamo avviato la pressurizzazione per poter lavorare senza le tute. La squadra è nervosa…ma li ho rassicurati che è solo questione di coraggio. E’ una reazione superstiziosa a ciò che questo scafo rappresenta: il cadavere di un’enorme forma di vita ancestrale. In confidenza, non posso negare una certa atmosfera. Gli angoli delle pareti sembrano pesarci addosso. A volte mi ritrovo a stringere i denti…”
Ascoltando quelle parole mi venne automatico guardarmi attorno. Se non avessi saputo di essere all’interno di una creatura e non di una nave qualunque, non sarei mai stata percorsa da brividi. Ma quell’uomo aveva ragione, c’era parecchia soggezione nell’aria.
Trovammo un altro registro dopo pochissimi passi, ma quella volta non era il capo delle ricerche a parlare, era uno degli scienziati.
Abbiamo finito di catalogare i campioni da A203 a B016. Nessuna traccia di nanotecnologia attiva. Il dottor Chandanà ritiene che sia decaduta negli ultimi 37 milioni di anni. I dati a supporto di questa ipotesi sono insufficienti. E’ convinto che la verità sia…”palesemente ovvia”. Io sono preoccupato…Chandanà fissa i campioni per ore. Dice che può…ascoltarli”
-Siamo sicuri che siano i geth la causa della mancanza di comunicazioni?- chiesi a quel punto.
Ricordai di aver letto qualcosa riguardo all’indottrinamento dei Razziatori. Non ero andata nei dettagli, ma sentir dire che un uomo sosteneva di poter parlare con dei campioni di tecnologia, mi bastò per pensare che forse quella nave poteva ancora avere effetti su di noi.
Non ottenni risposta, perché appena varcammo la porta successiva la nave fu scossa.
-Normandy a squadra d’esplorazione- disse Joker.
-Cos’è successo?- gli chiese Shepard.
-Il Razziatore ha eretto delle barriere cinetiche. Non credo che riusciremo a passare da questo lato-
Fui presa da un momento d’ansia, ripensando che in teoria l’enorme bestia doveva essere morta.
-Barriere cinetiche? Questo “coso” è morto! Come diamine ha fatto?-
-Non ne ho idea, ma dovremo disattivare da qui i generatori della barriera- disse Shepard –Hai idea di dove si trovino?- chiese poi rivolgendosi a IDA.
-Al momento dell’attivazione- comunicò la sua voce robotica –ho rilevato un picco di calore in  ciò che sembra essere il nucleo di forza del relitto. Sto inviando le coordinate. Attenzione: questo nucleo serve anche a mantenere il Razziatore in quota-
-Dunque…- disse quasi esasperata il Comandante -…quando disattiveremo la barriera per fuggire, il relitto precipiterà verso il nucleo del pianeta-
-E questo significa che moriremo tutti. Si, ho capito- esclamò Joker dall’altro lato.
-Se esiste un pilota in grado di tirarci fuori da questa cosa prima che la pressione diventi eccesiva, quello sei tu-
 
In conclusione, avremmo fatto un giro sperando di trovare superstiti e pregando perché il segnale di riconoscimento fosse davvero lì. Non avevo intenzione di spiaccicarmi contro un pianeta in seguito ad una missione a vuoto. Quello che trovammo dopo fu ancora più inquietante. A parte altri corpi decomposti come il primo, trovammo un terzo registro. Quello però non era volontariamente filmato come i primi due, ma sembrava la registrazione di una telecamera di sicurezza. Ritraeva due uomini che chiacchieravano…
-Sei sposato? Non me l’avevi mai detto-
-Katy soffriva di scatti d’ira. Al matrimonio di mio fratello il testimone ci ha provato con lei. Katy l’ha fatto rotolare giù dai gradini della chiesa-
-Cosa? Katy è miamoglie. Avrei dovuto raccontartelo io…-
-N..no. Conosco mia moglie. R…ricordo che quella è stata l’unica volta che l’ho vista portare le calze-
-Si! Quelle con le cuciture dietro…lo ricordo anche io-
-Che storia è mai questa? Come facciamo a ricordare la stessa cosa?-“
Quella discussione mi sconvolse. La nave mi spaventava sempre di più e quello che disse Mordin non mi aiutò di certo.
-Alterazione mnemonica. Razziatore influenzato loro menti-
Come facevamo a essere certi che non avrebbe fatto lo stesso con noi? Inoltre non c’erano ancora state tracce di geth nonostante la loro nave. Ero sempre più preoccupata. E come se non bastasse fummo anche attaccati dall’ultima cosa che mi aspettavo di vedere: mutanti. Fummo preavvisati dai loro versi, solitamente impercettibili. In quel silenzio però udimmo benissimo i lamenti che facevano mentre si sollevavano da sotto la passerella. Assieme a loro c’erano anche degli abomini, dai quali era meglio stare lontani. Mordin fortunatamente era in grado di effettuare un’esplosione criogena e almeno avremmo evitato le fiamme. Ci fece anche notare che erano sparsi qua e là serbatoi e casse infiammabili, utili nel caso di attacchi multipli. E i loro attacchi erano solamente multipli. Inizialmente pensammo di essercene liberati con poco, ma bastarono pochissimi passi per incontrarne altri. Affrontammo tre o quattro ondate, una più numerosa dell’altra, ma ce la cavammo unendo armi e poteri biotici. Ma eravamo sicuri che non fossero gli ultimi.
Là dove avevamo ucciso gli ultimi, trovammo un altro registro ancora. Erano gli stessi uomini del video precedente a parlare, quelli soggetti all’alterazione mnemonica, e si trattava nuovamente di un video di sicurezza. Fu molto più corto, ma anche in quei pochi secondi fu davvero inquietante.
“-Terzo giorno con questo mal di testa, Chandanà dovrebbe concedermi qualche ora di riposo…dannazione!-
-Cosa c’è?-
-Quella cosa che…quella cosa grigia! E’ sparita non appena l’ho guardata! E’ uscita dalla dannata parete, da dove abbiamo tolto quel pannello!-
-Io non ho visto niente. Dovresti riposarti…-
-Ti assicuro che questa nave non è morta. Sa della nostra presenza-
-Calmati, o il mal di testa verrà a me-”
Quella nave non era morta. Ecco cosa aveva detto uno degli scienziati. E il fatto che loro fossero spariti e si fosse riempita di mutanti ne era la prova. Il nucleo di forza, lo stesso che aveva eretto le barriere, lo stesso che ci teneva in orbita, la teneva in vita. Non poteva attaccarci, ma sicuramente aveva modo di ucciderci. Come se non bastasse, accadde anche qualcos’altro. Mentre continuavamo il nostro “viaggio” verso il nucleo, due mutanti ci caddero davanti, morti. Uccisi per la precisione, da due colpi che sicuramente provenivano da un fucile di precisione. Non eravamo soli.
-Qualcuno ha sparato a quei mutanti…- osservai.
Nessuna risposta. Credo che anche Mordin e Shepard fossero piuttosto spaventati dalla faccenda. Eravamo su una nave, su un Razziatori, c’era il rischio di incontrare mutanti ad ogni angolo e c’era anche qualcuno di armato oltre a noi. Il problema era capire se fosse un alleato o meno. Uno scienziato supersite? O uno dei geth arrivati con la nave?
Non ebbi tempo per farmi altre domande o per cercare una risposta a quelle che già avevo, perché ci trovammo ancora circondati da mutanti. Mutanti, mutanti e sempre più mutanti. Salivano da ogni angolo dell’enorme piattaforma costruita da Cerberus. La porta che dovevamo superare era alla nostra destra, ma raggiungerla e trovare anche il tempo di bypassarla era impensabile data la situazione. Inoltre quella volta non arrivarono a ondate, ma tutti assieme, accompagnati anche da una progenie. C’era dunque un problema: non potevamo ripararci perché altrimenti saremmo stati alla mercé dei mutanti, ma dovevamo farlo se non volevamo essere ripetutamente colpiti dagli attacchi della progenie. Optammo per lo stare scoperti a nostro rischio e pericolo e io e il Comandante ci occupammo della progenie sferrando una deformazione dopo l’altra, rotolando via quando colpiva. Mordin congelava qualche abominio e incendiava qualche mutante, ma da solo non poteva certo fermarli tutti.
-Comincio a pensare che venire in pochi non sia stata una buona idea- esclamai suscitando una leggera risata da parte di Shepard.
Stavamo per atterrare la progenie, quando improvvisamente sentii un intenso bruciore al braccio. Distolsi lo sguardo dall’orrendo mostro e mi accorsi che un mutante mi aveva raggiunta. Non ne avevo mai avuto uno così vicino: i suoi occhi erano bianchi e vuoti, la sua bocca spalancata e buia; le vene dell’uomo che una volta era stato erano ormai rimpiazzate da tubi cibernetici che brillavano di energia. Si lamentava e provava a colpirmi di nuovo, ma io usavo il fucile d’assalto come scudo. Poi glielo diedi in testa e cadde morto a terra. Erano fragili, ma anche potenti. E, come sempre, dannatamente numerosi. Per sconfiggerne uno avevo perso tempo, lasciando che altri tre mi raggiungessero. Sfoderai così la pistola, che a corto raggio era più efficace e mi permetteva di colpirli alla testa. Uno dopo l’altro, caddero senza problemi, ma sembravano non finire mai. Me li trovai di nuovo vicinissimi, pronti a graffiarmi crudelmente, quando vennero tutti risucchiati. Shepard aveva lanciato la sua singolarità e insieme a Mordin aveva iniziato a fare piazza pulita.
-Grazie- dissi ansimante.
-Graffio non infetta. Medigel aiuterà- fu tutto quello che disse il dottore.
Mentre mi spalmavo il medigel sul braccio ferito, facendo qualche smorfia di dolore, ci avvicinammo all’ennesimo terminale attivo. Ormai non sapevo più cosa aspettarmi. La tipologia di video era analoga alle prime due: un uomo parlava alla videocamera, raccontando. Questa volta però era sporco di sangue e aveva le pupille dannatamente dilatate, come fosse sotto l’effetto di droghe. Perlopiù, dopo alcune parole sensate, sembrò parlasse a vanvera. Capimmo solo una cosa: ormai amava il Razziatore.
“Chandanà aveva detto che la nave è morta. Ci siamo fidati! E aveva ragione…ma anche una divinità morta può sognare.
Una divinità, una vera divinità! E’ un verbo! Non un vecchio con poteri magici…è una potenza! La sua presenza distorce la realtà. Non deve esprimere una volontà, non deve pensarci! Lo fa e basta! Chandanà lo ha capito solo alla fine, quando era troppo tardi. Sono rimasti i sogni della divinità, non la sua mente. Ora lui lo sa, si è sintonizzato con i nostri sogni. Se chiudo gli occhi posso sentirlo…e lui può sentire tutti noi”
Restammo fermi, immobili. Fissavamo lo schermo impietriti. Ogni dubbio ci era stato tolto: quella nave era morta, ma la sua anima non lo era affatto. Sapeva che eravamo al suo interno e i mutanti, gli abomini e le progenie erano la sua risposta. Ci guardammo negli occhi, preoccupati, speranzosi di non dover fare la stessa fine. Poi Shepard si focalizzò su qualcos’altro, qualcosa che non avevo notato fino a quel momento. La passerella costruita dagli scienziati si concludeva prima di alcune…strutture. Erano affilate, sembravano degli enormi aghi. E la cosa davvero sconvolgente era che su alcuni di essi c’erano degli scienziati. Li riconobbi dalla tenuta tipica di Cerberus e mi fu istintivo portarmi una mano alla bocca.
-Ma che diamine…-
-I denti di drago…li vidi la prima volta su Eden Prime. Servono a trasformare le persone in mutanti…-
Ecco, ecco la verità. Gli scienziati non erano morti a causa dei geth, erano stati trasformati. La nave in un qualche modo li aveva indotti ad adorarla e loro si erano lasciati manipolare senza problemi. Gli scienziati erano i mutanti che poco prima avevamo sterminato.
-Vedi com’è disposta la sala?- mi chiese Shepard –Consideravano questa cosa come una specie di altare…-
-Com’è possibile? Chi vorrebbe questo per se stesso e i suoi compagni?-
-Hai sentito i registri- si, li avevo sentiti eccome –Soffrivano di allucinazioni, sentivano voci-
-Sono stati indottrinati- dissi senza lasciarla finire.
-Ormai non possiamo più aiutare questi poveracci- continuò –Ma non lasceremo che le macchine usino così i loro corpi-
Rimasi ancora a fissare quegli apparecchi, mentre Shepard e Mordin raccoglievano qua e là clip termiche per le armi. Avrei preferito sapere che gli scienziati erano stati uccisi dai geth, piuttosto che scoprire la verità dell’indottrinamento. Non riuscivo a staccare gli occhi dai corpi ancora infilzati…che destino orribile. Strinsi la pistola più forte istintivamente. Fino a quel momento non avevo capito nulla, non avevo percepito la vera minaccia. Ma quell’orrenda visione mi aiutò a rafforzare l’animo, a darmi un obbiettivo preciso, lo stesso dei miei compagni: liberare l’universo da una minaccia catastrofica.
-Cameron, andiamo-
Il Comandante bypassò senza problemi la porta precedentemente inaccessibile. Conduceva a un piccolo corridoio che si concludeva con un’ulteriore porta. Quando la aprimmo una voce automatica parlò. Non capii molto, se non che stava adattando la pressione esterna e quella interna e che, a detta sua, erano cinque giorni che non si verificava una morte sul lavoro. Ironico.
La stanza successiva era silenziosa. Dannatamente silenziosa. Shepard ci fece segno di controllare lato destro e sinistro, ma io sentivo che il pericolo si teneva ben nascosto. E mentre perquisivo il mio lato della stanza, sentii due spari seguiti da un eco, proprio come quelli che precedentemente avevano atterrato i mutanti. Un cecchino. Aveva sparato ad altri mutanti che stavano per attaccare il Comandante alle spalle. Fu così che lo vedemmo: se ne stava in un punto rialzato, munito di fucile di precisione. Era un Viper, come il mio, e non c’era dubbio che sapesse usarlo. Ma pensavo che l’avrebbe usato contro di noi data la razza a cui apparteneva. Era un geth, proprio come quelli sull'Alarei. Anzi no. Avrebbe dovuto essere bianco, invece era grigio. Inoltre fece una cosa che gli altri geth non sapevano fare: parló.
-Comandante Shepard- disse.
In quel momento lo notai. Quando si alzò in posizione perfettamente eretta, notai che sul braccio destro portava un pezzo di corazza N7, quella di Shepard. Ero assolutamente sicura che i geth non potessero comunicare se non fra loro, con dei versi incomprensibili. Io però non me l’ero sognato.
-Cecchino era geht. Geth non parlano- disse Mordin cancellando ogni mio dubbio.
Perché quello però poteva farlo?
Un’altra domanda a cui non ebbi tempo di rispondere. Altri mutanti si preparavano ad attaccarci. Dopotutto la squadra scientifica era numerosa. E ovviamente non mancarono gli abomini e la progenie. Anzi, le progenie. Lungo tutto il tragitto ne incontrammo sei e mi sembrarono una più potente dell’altra. Immaginai che fossero la stanchezza e lo sfinimento. Quelle bestie erano davvero troppe. Più e più volte ci trovammo ad affrontarli nel corpo a corpo e anche gli altri si procurarono diversi graffi, come me. Pensavo che sarei svenuta o addirittura morta, dopo tutte le ondate che affrontammo. Ero sfinita, ma sapevo di dover resistere ancora. Nonostante i mutanti fossero apparsi a fiotti, sapevo che non potevano essere finiti. Sarebbe stato troppo facile.
Riuscii a riposarmi solo mentre Shepard bypassava un’altra porta. Secondo le coordinate di IDA mancavano pochissimi passi al nucleo: quella porta e poi un’altra. Una volta disattivato dovevamo correre. In quel momento mi venne in mente un’altra cosa: e il sistema di identificazione? Non avevamo trovato nulla di simile nei computer precedenti. Sperai solo che inviarlo a IDA non fosse un’operazione complessa.
E non lo fu affatto. A quanto pare infatti, gli scienziati erano riusciti a svolgere il loro lavoro prima di essere indottrinati e uccisi. Avevano raccolto i dati sul sistema di riconoscimento in un computer e a noi bastò “premere invio”. Pensai che almeno non erano morti invano.
La parte più difficile, comunque, doveva ancora venire. Quando aprimmo l’ultima porta ci trovammo effettivamente davanti al nucleo, ma eravamo separati da esso tramite una spessa lastra di vetro. Dall’altra parte, il geth stava maneggiando un terminale e contemporaneamente provava a difendersi da altri mutanti. Fece giusto in tempo ad aprirci la via che uno di quei mostri lo colpì dritto in testa (se così si poteva chiamare la parte finale del suo lungo collo). Il faro al centro di essa si spense e lui smise di muoversi. Anche il terminale a cui stava lavorando non dava più segni di vita, quindi c’era solo un modo per distruggere il nucleo: sparare.
I mutanti e gli abomini arrivavano da ogni angolo e non c’era tempo di farli fuori tutti. L’importante era pensare al nucleo. Si apriva a intervalli di qualche minuto e rimaneva aperto solo per pochi secondi. Solo Shepard era munita di armi pesanti e quindi solo lei poteva occuparsene, mentre io e Mordin avremmo tenuti impegnati i mostri. Adottammo la tattica schiena-contro-schiena così da non essere presi di sorpresa da qualcuno di loro. Sapevo che se avessi usato un’onda d’urto ne avrei neutralizzati parecchio, ma avevo paura di finire K.O. come l’ultima volta. Ne lanciai alcuni e ne colpii altri con deformazione, ma contro nemici numerosi non erano attacchi efficaci.
Fallo Magenta, fallo!” mi dicevo.
Respirai profondamente, mi concentrai. Provai a sentire l’energia com’era successo con Miranda quella mattina. Tornai a illuminarmi allo stesso modo, ma, invece che concentrare l’energia in un punto, visualizzai un’onda d’urto nella mia mente. Non ricordo quanti mutanti volarono in aria, ma furono parecchi. Giusto in tempo per la distruzione del nucleo.
Bastarono pochi secondi perché la nave iniziasse a tremare. Non c’era più nulla a tenerci stabili in orbita. La nana marrone avrebbe cominciato lentamente ad attirarci verso di se. Dovevamo correre, ma Mordin si diresse verso il geth privo di sensi.
-Aspetta. Geth ancora intatto, senza precedenti. Dovremmo portare con noi-
-Scherzi, vero?- chiesi sconvolta –Non sappiamo cosa potrebbe farci!-
Il Comandante si fermò a pensare, mentre la guardavo per farle capire che era una pazzia. Non li conoscevo a fondo, ma mi bastava sapere cosa avevano fatto alla gente di Tali per capire che non avevano buone intenzioni verso le altre specie. E poi si erano alleati con i Razziatori due anni prima, mi aveva detto Garrus. Ma altri mutanti stavano iniziando ad apparire e Shepard non aveva tempo di ragionare. “Meglio averlo e non averne bisogno” aveva detto a Mordin su Tuchanka.
-Tali ha detto che nessuno ne ha mai trovato uno intatto. Forza!-
Ci munimmo di caschi, perché saremmo dovuti uscire all’aperto. Joker doveva venire a prenderci in un altro punto, il più vicino possibile al nucleo. Aiutai Shepard a portare il corpo del sintetico, mentre Mordin sparava agli ultimi mostri.
-Apri il portellone- comunicò Shepard a Joker.
-Agli ordini-
La nave non poteva venire troppo vicina a noi, ma potemmo sfruttare l’assenza di gravità per lanciare il geth e poi lanciarci a nostra volta. Provai una strana sensazione quando fu il mio turno.
Shepard ovviamente fu l’ultima ad entrare.
-Siamo a bordo, parti!- gridò.
Vero, eravamo di nuovo a bordo. E con noi c’era un ospite che non sarebbe stato gradito a molti.Ma dopo tutto quello che avevo visto sul Razziatore, non ebbi né tempo né voglia di pensarci.

Cherrie's notes 
1. so che dopo questa missione è meglio non farne altre, ma quello succede nel gioco u.u 
2. non ho idea di come si scriva xD Spero vada bene così...

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Capitolo 26
*** Il mio nome è Legione, poichè siamo in molti ***


Eccolooo, il nuovo capitolo ^^ Non è molto emozionante, ma spero di aver descritto bene l'incontro con il nuovo amico geth :) Mi sono anche resa conto di aver parlato di un "finale mozzafiato", senza pensare che in realtà mi riferivo al finale di quello che sarà "Unexplored 2" ^^ Eggià, la storia non può essere completa senza ispirarsi anche a Mass Effect 3 u.u Godetevi questa lettura e fatemi sapere cosa ne pensate anche sulla pagina fb di Unexplored :)

-Stai bene? Sanguini molto? C’è qualche grave rischio?-
Luke era apparso in infermeria in maniera a dir poco impetuosa, sparando domande non-stop. Aveva una faccia terrorizzata e si muoveva in modo davvero concitato. Io e la Dottoressa Chackwas ci spaventammo in un primo momento, poi ridacchiammo, leggermente divertite dalla scena.
-Calmati Gwyneplaine- disse lei –sono solo i graffi di un mutante-
-La dottoressa ha ragione- aggiunsi –Bruciano un po’ e me li deve fasciare perché non si sporchino, ma non rischio assolutamente nulla. Al massimo perderò un po’ di pus, ma non sono mai morta per un graffio-
Lo guardai sorridente e mi sembrò sorpreso. Forse era per il mio comportamento nel passato: per un graffio del genere avrei probabilmente pianto a dirotto. Fare il soldato, anche per poco, ti cambia nel profondo.
-Non volevo essere troppo apprensivo, scusa. Volevo solo accertarmi che stessi bene-
Evitando di toccare le ferite, mi poggiò le mani sulle braccia, chinò la testa sulla mia e mi guardò dritta negli occhi.
-Mi piace questa premurosità, ma non viziarmi-
Rise leggermente. Stava per baciarmi e io ero pronta a uno di quei baci lunghi ma dolcissimi. La dottoressa, però, si schiarì la voce, ricordandoci che non eravamo soli. Diventammo entrambi rossi in viso e ridemmo un po’: era da tempo che non apparivamo come stupidi ragazzini. Mi accontentai, dunque, di una carezza e di un bellissimo sorriso, prima che uscisse salutandomi con la mano.
 

---

-Sei proprio sicura?-
-IDA dice di poter erigere una barriera per trattenerlo nel caso mi fosse ostile. E comunque avrebbe potuto spararmi in qualsiasi momento mentre eravamo sul relitto, invece mi ha perfino protetta da diversi mutanti-
-Vero, ma rimane sempre un geth. Come sappiamo che non si è comportato così proprio per salire sulla Normandy e lanciare qualche strano virus?-
-Non lo sappiamo, motivo in più per riattivarlo e parlargli-
Shepard era testarda, senza dubbio, ed era strano che per una volta fosse pienamente d’accordo con Miranda. Eppure non potevo negare che avesse ragione. Quel geth aveva parlato con lei e nessun’altro di quella specie era in grado di farlo. Inoltre, se non fosse stato per lui, sarebbero probabilmente morti.  Se era davvero amichevole come sembrava, sarebbe stato un degno alleato. Ma la domanda davvero importante che in quel momento frullava in testa a tutti in quel momento era una: cosa avrebbe pensato Tali di tutto ciò?
 

---

-E’ vero quello che dicono?-
Tali era sbucata dal nulla. Ero andata nella mia stanza a riposare su consiglio della dottoressa e, nemmeno il tempo di chiudere gli occhi una volta sdraiatami, l’aliena era silenziosamente arrivata.
-Di cosa parli?-
-Del geth. E’ vero che è a bordo? E’ vero che Shepard vuole riattivarlo per parlargli?-
Me ne ero dimenticata. Avevo completamente dimenticato il tipo di rapporto che Tali aveva con i geth; rapporto che probabilmente dopo gli avvenimenti dell’Alarei era perfino peggiorato. Avevo pensato alla sua reazione da quanto Mordin aveva deciso di prendere l’alieno sintetico fino a quando avevamo raggiunto la nave portandolo a bordo, ma una volta in infermeria l’avevo come rimosso.
Attraverso il casco potevo, come sempre, vedere i suoi occhi luminosi. Erano immobili, fissi su di me, e non batteva le palpebre nemmeno di un millimetro in attesa di una risposta. Mi sembrava perfino che non respirasse.
-Tali…io…-
-Non provare a mentirmi, non cercare una scusa. Quel coso è a bordo?-
Iniziò ad alzare la voce. Non pensavo nemmeno che ne fosse capace.Inoltre iniziò a tremare per l’agitazione. No, non era proprio il caso di dirle una bugia.
-Si. Si, è a bordo. Shepard e Mordin hanno pensato fosse giusto portarlo qui perché era ancora intatto. Tu stessa hai detto che non se ne sono mai visti di inattivi ma integri. Ho provato a far cambiare loro idea, ma non c’è stato verso. Non pensavo che avrebbe voluto parlarci-
Lentamente la quarian raggiunse i piedi del mio letto e si sedette come se stando in piedi rischiasse di cadere a terra. Poi appoggiò la testa fra le mani e iniziò a scuoterla a desta e a sinistra.
-Non è possibile. Prima mi dicono che al fianco di Joker c’è una IA. E ora questo. Come può fidarsi? Come può Shepard pensare che un geth sia diverso dagli altri della sua specie solo perché parla?-
In un certo senso volevo bene a Tali. Dopo che eravamo stati sulla Flotta Migrante qualcosa si era rafforzato tra di noi. Certo, non avevo lo stesso legame che avevo con Garrus, ma sentivo di poterle parlare a cuore aperto. Come con Shepard, ma senza il rischio di insubordinazione. Inoltre capivo il suo dolore: se il Comandante avesse portato un vorcha a bordo mi sarei sentita esattamente come lei. Ma avevo visto quel geth in azione e aveva davvero poco in comune con quelli che ci avevano attaccati sulla nave scientifica di suo padre.
-Tali, quando Shepard lo attiverà io sarò presente. Sarò armata per evitare che lui le faccia del male nel caso fosse ostile e ti assicuro che, se provasse anche solo a sfiorarla senza il suo consenso, non esiterò a piantargli un proiettile dritto in quella sua specie di testa. Ma se si comporterà in modo…”umano”- mai avevo usato parola più inadatta –non sarò io ad andare contro gli ordini del Comandante-
Ed ero sincera. Se la natura di quel geth si poteva racchiudere nelle poche cose che avevamo appreso sul relitto, allora sarebbe stato davvero prezioso per noi. Era un cecchino formidabile e, per quanto la cosa avrebbe potuto infastidire il mio amico turian, ci avrebbe aiutati. Si era perfino liberato di alcuni mutanti. Le persone avrebbero potuto pensare “L’ha fatto per salvare se stesso”, ma lui non era in pericolo. Lui aveva sparato a dei mutanti che mettevano in pericolo solo Shepard, me e Mordin. Si, lui ci aveva decisamente salvato le chiappe.
-Io l’ho visto. Non sembrava affatto un geth qualunque-
 
Scesi al ponte 3 e raggiunsi l’infermeria. Là ad aspettarmi c’era il Comandante, pronta ad aprire la porta del nucleo IA, vale a dire il punto della nave in cui “alloggiava” IDA. Mi ero armata di pistola e, per sicurezza, anche di corazza. Shepard aprì la porta, ma io fui la prima ad entrare. Lei non portò armi per non agitare il geth: voleva parlargli ed era convinta che, presentandosi disarmata, lui non avrebbe fatto gesti avventati. Io ero lì per ogni eventualità, come, ad esempio, uno scatto d’ira improvvisa da parte del sintetico.
-Sto per attivare questa cosa, stai pronta-
-Sissignora-
Per prima cosa circondò il geth con una barriera (volevamo essere dannatamente sicuri), poi IDA ci comunicò che aveva protetto i vari sistemi della nave perché il sintetico non vi potesse accedere, rischiando di causare chissà quali danni interni. Shepard si avvicinò ancora un po’ al corpo inerme e iniziò a premere tasti qua e là nel suo factotum. Prima il geth fu attraversato da una leggera scossa, poi iniziò a contrarre le dita della mano sinistra. Strinsi più forte la pistola, nonostante fossi convinta della sua innocenza. Dopo si accese la luce che aveva esattamente in mezzo alla testa e iniziò a muoverla: si stava guardando attorno. Si alzò a sedere sul lettino in cui stava, facendo i soliti versi che fanno i geth. Per un momento ebbi paura che stesse diventando come i suoi simili. Quando si alzò in piedi, il Comandante indietreggiò leggermente. Fu un momento di silenzio interminabile, poi Shepard parlò.
-Riesci a capirmi?-
-Si- rispose il geth facendo anche un leggero segno con la testa.
-Hai intenzione di attaccarmi?-
-No-
Abbassai l’arma che, istintivamente, avevo puntato contro di lui quando si era alzato.
-Hai pronunciato il mio nome a bordo del Razziatore, ci siamo già incontrati?-
-Noi ti conosciamo-
-Vuoi dire che ho affrontato molti geth-
-Non ci siamo mai incontrati-
-No, non di persona, ma ho incontrato altri geth-
-Siamo tutti geth e non ti abbiamo mai incontrato-
Iniziavo a capirci davvero poco.
-Tu sei Shepard, Comandante, Alleanza, Umana. Affrontato gli eretici, ucciso dei collettori. Riscoperta sull’Antica Macchina-
-Antica Macchina…intendi il Razziatore?-
-Razziatore, un nome superstizioso che ha origine con i Prothean. Noi chiamiamo tali entità “Antiche Macchine”-
-Cosa intendi con “eretici”?-
-I geth si creano il proprio futuro, gli eretici hanno chiesto alle Antiche Macchine di crearne uno per loro. Non fanno più parte di noi. Stavamo studiando l’hardware dell’Antica Macchina per proteggere il nostro futuro-
-Dunque…non siete alleati con i Razziatori?-
Lo sapevo, quel geth non poteva essere come gli altri che avevamo incontrato fino a quel momento. Non poteva essere come quelli che, così mi aveva detto Garrus, avevano seguito Saren due anni prima.
-Noi ci opponiamo agli eretici. Ci opponiamo alle antiche macchine. Il Comandante Shepard si oppone alle antiche macchine. Il comandante Shepard si oppone agli eretici. La cooperazione favorisce gli obiettivi comuni-
-Mi stai chiedendo di unirti a noi?-
-Si-
Notai che, quando parlava, una parte della sua testa si muoveva. Sembravano le branchie di un pesce.
­-In tal caso- disse Shepard abbassando la barriera –come dovrei chiamarti?-
-Geth-
Risposta ovvia.
-Intendo te, nello specifico-
Quando il Comandante fece per indicarlo, lui la imitò nel gesto. Non ero sicura che conoscesse tutta la mimica di noi viventi.
-Siamo tutti geth-
Okei, non ero sicura che ci stesse del tutto con la testa.
-Come si chiama l’individuo d’innanzi a me?- insistette Shepard.
-Non c’è alcun individuo, noi siamo i geth. Attualmente ci sono 1183 programmi attivi in questa piattaforma-
Forse cominciavo a capire. I corpi dei geth erano sintetici, ma al loro interno c’erano delle IA. Da come parlava quel geth, probabilmente al suo interno i programmi di intelligenza artificiale erano parecchi ed era, forse, il motivo per cui riusciva a ragionare pur essendo solo. Tali una volta aveva detto che i geth stavano in gruppo perché solo così erano in grado di ragionare a un livello superiore di intelligenza. Quel geth non era diverso solo perché non seguiva gli ordini dei Razziatori, ma anche perché nella sua testa erano inclusi “più geth”.
In quel momento IDA s’intromise, recitando quello che doveva essere, secondo la mia scarsa memoria in fatto di religione, un passo del vangelo.
-Il mio nome è legione, poiché siamo in molti-
-Mi sembra appropriato- esclamò il Comandante.
E lo era. Descriveva perfettamente la natura di quel geth.
-Bibbia cristiana, il vangelo di Marco, capitolo 5, verso 9. Riconosciamo come adeguata tale metafora. Noi siamo Legion, un terminale dei geth. Ci integreremo nella Normandy-
Shepard allungò la mano per stringere quella di Legion. Lui imitò il gesto, ma rimase immobile. Fu il Comandante a fargli capire cosa doveva fare, a integrare una volta per tutte il nostro nuovo compagno sintetico.

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Capitolo 27
*** Psicoterapia amichevole ***


Bene, bene, bene, bene...e così tra due giorni parto e me ne vado a Berlino. Che ci crediate o no ci sono sia pro che contro: sarà una città fantastica, con tante cose da fotografare e tanti musei che accenderanno la mia curiosità, ma al tempo stesso dovrò pregare che i miei simpatici compagni non facciano cagate da bambini (putroppo non tutti nella mia classe si comportano da diciannovenni come dovrebbero u.u). E soprattutto non potrò postare nulla :( Ed è per questo che ho scritto questo capitolo che devo dire mi è venuto meglio del previsto. Non vi prendo altro tempo se non per ricordavi della pagina fb di Unexplored nel caso non l'abbiate ancora visitata ^^ Buona lettura :)

-Legion, eh?-
Garrus ci aveva aspettate in mensa, proprio fuori dall’infermeria. Aveva voluto sapere com’era andata ed era rimasto sorpreso dalla scelta di Shepard di ammettere un geth in squadra. Al tempo stesso sembrava, però, contento che uno di loro fosse dalla nostra, anche perché, potente com’era, era meglio come amico che come nemico.
-Già- risposi –IDA ha proposto il nome e lui ha stabilito che è appropriato-
-Vuole che lo aiuti a disfarsi degli eretici, i geth alleati con i Razziatori. Pare che vogliano lanciare un virus ai programmi di Legion affinché li segua, ma noi lo impediremo- aggiunse Shepard.
Ero già convinta di doverla seguire nell’ennesima missione, invece…
-Magenta, tu riposati. Per questa volta andrò con qualcun altro-
Automaticamente io e Garrus ci guardammo, molto sorpresi da quella scelta del Comandante. Ovviamente lei se ne accorse, forse per via delle nostre bocche leggermente socchiuse e gli occhi spalancati.
-Cosa? Che c’è?- chiese.
-No…nulla- rispose il turian –Siamo solo…sorpresi-
-Non credere che non le darò un compito, Garrus. Dovrai parlare con Tali- disse rivolgendosi di nuovo a me –Convincila che Legion non rappresenta un pericolo per nessuno se non per i nostri nemici. Al mio ritorno mi aspetto di trovarla allegra e sorridente-
La verità è che non c’era bisogno di dirmelo, né di ordinarmelo: sarei andata comunque a parlare con lei.
 
Se ne stava in sala macchine, come sempre. Più precisamente era nella stanza del nucleo motore, ma, invece di premere tasti qua e là come faceva di solito per aiutare Donnelly e Daniels, se ne stava seduta e si abbracciava le gambe.
-Ehi- dissi sedendomi accanto a lei –Come va?-
Sentii solo un leggero mugugno che probabilmente significava “Come prima”.
-Ci ho parlato, sai? Odia i Razziatori quasi quanto noi, perciò ci aiuterà-
La quarian continuava a non spiccicare parola. Se Shepard avesse portato un Vorcha sulla nave, cosa avrebbe dovuto dirmi per convincermi della sua innocenza?
-So che vi hanno fatto del male, so che vi hanno cacciati dal vostro pianeta e che a causa loro hai perso tuo padre, ma pensaci bene: tutti gli uomini odiano i turian? Tutti i turian odiano gli umani? Tutti i krogan sono diffidenti? Appartenere a una determinata specie non rende un individuo uguale ad essa in tutto e per tutto. Hai idea di quante guerre noi uomini abbiamo combattuto fra di noi? Un esempio è Koris! Mentre tutti cercavano disperatamente di crederti, lui non faceva che dubitare. Oppure ricorda Saren: Garrus l’ha odiato con tutto se stesso, eppure era un turian. E’ vero, Legion è un geth. E’ una macchina che ragiona solo grazie ad un software che voi gli avete dato, ma ha deciso di ragionare diversamente da tutti gli altri appartenenti alla sua specie, tanto da volerli eliminare con l’aiuto di Shepard-
Rimase impassibile per diversi minuti. Stavo per perdere le speranze, quando decise di muoversi. Lasciò andare le gambe, uscendo dal suo “nido sicuro”.
-Immagino che tu abbia ragione. E’ solo che…è difficile. E’ difficile guardarlo e non pensare a tutto quello che i suoi simili hanno fatto-
-Lo so. Ma tu sai essere forte, per questo lo supererai-
-Lo credi davvero?-
-Assolutamente-
 
Più tardi quel giorno, Shepard mi chiamò nella sua cabina. Già pensai che avesse cambiato idea sul non portarmi con se nella prossima missione. Quando arrivai da lei, mi rispose come leggendomi nel pensiero.
-Tranquilla. Domani è ancora il tuo giorno libero. Ti ho chiamata per un altro motivo-
-Oh…d’accordo. Dimmi pure-
Sembrava pensierosa. Preoccupata. Rimase in silenzio per un po’ girando per la stanza e sospirando. Poi si sedette alla scrivania.
-Non manca molto- disse tutto d’un fiato.
-Di…di che parli?-
-Della missione…la missione finale. IDA sta esaminando e installando il sistema di riconoscimento e, quando l’avrà testato, sarà il momento-
Non capii bene perché ne parlava con me, ma non mi tirai indietro. Mi era sempre piaciuto tentare di aiutare le persone. Mi appoggiai al muro, di fronte a lei, proprio accanto all’acquario.
-Sarà dura, lo sappiamo tutti- dissi.
-Non è solo questo. Rischiamo di non tornare, di vedere gente morire…rischiamo di fallire-
Non l’avevo mai vista così: era insicura.
-Non falliremo. Non possiamo. Non se al comando ci sei tu-
Sorrise. Era un sorriso piccolo, che passò veloce, ma era sincero.
-Ci sono così tante variabili. Potremmo morire nell’attraversamento del portale, potremmo entrare e non poter più uscire successivamente, potremmo essere ammazzati mentre tentiamo di raggiungere la base, o potremmo entrare, riuscire a muoversi e venire fatti fuori dalle schiere di collettori-
Sospirò più forte e si passò le mani tra i capelli in segno di disperazione. Non credevo nemmeno che Shepard valutasse le parti negative di una missione. La nostra forza derivava dal suo spronarci sempre, dal suo continuo farci pensare “Ce la faremo”.
-Potremmo…ma non è detto- fu tutto ciò che mi venne in mente.
La sua faccia si alzò di scatto verso la mia e, dopo qualche minuto, smise di essere avvolta da un alone di preoccupazione e paura. Si illuminò di convinzione come era solitamente. Sembrava anche sorpresa della mia reazione, forse credeva che mi sarei cagata sotto.
-Abbiamo potenziato la nave, abbiamo una potente IA a bordo, abbiamo una squadra composta dalle specie più potenti della galassia e dagli umani più straordinari e…abbiamo te-
Sorrise di nuovo, questa volta per più tempo. Ero riuscita a ridonarle un po’ di forza.
-Ti ringrazio, Magenta. Sei davvero più che una semplice ragazzina di diciannove anni. Sei un soldato nato-
-Così esageri, Comandante-
Altro silenzio, silenzio più rilassato. Poi si rialzò dalla sedia e mi poggiò una mano su una spalla.
-Mi raccomando, però, devi ancora concludere una cosa-
Stavo per dirle che con Tali avevo già risolto, poi mi resi conto che non si riferiva a quello. Miranda. Avevo promesso di scusarmi.
-S…si. Certo-
Uscii da quella stanza più insicura di come c’ero entrata. Avevo dimostrato a Shepard e a me stessa di essere migliore di quanto pensassi, ma non avevo idea di cosa dire a Miranda.
 
La porta si aprì automaticamente, nonostante Miranda fosse impegnata in una telefonata.
-L’importante è che tu stia bene-
-Grazie a te sto benissimo, davvero-
Si accorse di me in poco tempo e assunse un’aria cupa. Io invece, per la prima volta con lei, ero in imbarazzo.
-Oriana ora ti devo lasciare, questioni di lavoro-
Doveva essere sua sorella. Avevo sentito dire in giro per la nave che Shepard la aveva aiutata a nasconderla dal padre, un uomo crudele il cui unico fine era avere una prole perfetta. Prima di quella missione Oriana non sapeva nemmeno di avere una sorella.
-Mi dispiace averti interrotta-
-Faccio fatica a crederlo-
Stranamente la rabbia non mi pervase. Probabilmente perché vidi qualcosa di nuovo nei suoi occhi. Teneva la faccia corrucciata, ma serviva a nascondere qualcos’altro. Era…triste.
-Tutto bene?- chiesi d’istinto.
Fu in quel momento che cedette. La tristezza dei suoi occhi si espanse su tutto il viso, confermandomi che le cose non andavano bene.
-Non sono affari tuoi-
Ci provava, voleva con tutta se stessa simulare la rabbia, ma tutto quello che le uscì fu una voce tremante e insicura. Non era da lei. Si era voltata verso il vetro della finestra e io sapevo perché. Lo sapevo perché anche io lo facevo sempre quando ero sul punto di piangere di fronte a qualcuno con cui non ero in intimità.
-Miranda…ero venuta per scusarmi. Sono stata davvero…una bastarda a strozzarti in quella maniera. Il mio problema è che quando si parla di Luke non resisto. Lo amo e lo amerò sempre. Ne ho avuto la certezza quando è nata Hope, il risultato di ciò che proviamo l’uno per l’altra. Lei era bellissima. Avevo sempre guardato i bambini appena nati con disgusto, ma lei mi è parsa bella dal primo istante. Era allegra e non stava ferma un minuto: mangiava, piangeva, rideva, ma dormiva davvero pochissimo. Mi chiedo se sia rimasta così per tutta la sua vita-
Notai un sorriso riflesso nel vetro. L’avevo davvero fatta sorridere?
-Forse ho esagerato- disse con la voce ferma di sempre –La verità è che non mi importa più di tanto di Luke…e non ho nemmeno mai visto quei video: IDA spegne sempre le telecamere in occasioni “speciali”. Voglio bene al tuo ragazzo, questo si. Dopotutto l’ho addestrato io. Ma, per quanto io abbia un’indole da stronza, non potrei mai distruggere una famiglia. L’ho fatto con la mia per buone ragioni e non ho intenzione di farlo mai più-
Silenzio. Dannato silenzio. Eppure non sentivo l’imbarazzo. Sentivo di aver appena scoperto com’era fatta davvero Miranda Lawson.
-Miranda…se qualcosa ti preoccupa, se hai bisogno di parlare…beh, io domani non ho nulla da fare-
Continuava a non guardarmi in faccia, ma io potevo vederla nel vetro. La tristezza tornò a solcarle il viso, ma questa volta era più una nota di malinconia.
-Ho paura per Oriana- disse –Se non dovessi mai tornare dal portale di Omega 4…lei sarebbe sola-
Due sedute da psicoterapeuta in una sola giornata. Non mi era mai capitato.
-La famiglia che le hai trovato la ama…non sarà mai sola-
-Ma mio padre ha molti mezzi. Per quanto la sua famiglia le voglia bene, c’è sempre il rischio che non riescano a proteggerla-
-Se ha preso dalla sorella, si saprà difendere da sola-
Non se l’aspettava ovviamente. Prima la sua faccia divenne la perfetta espressione della sorpresa, poi si volse nuovamente verso di me. Era spiazzata, sorpresa e forse anche un po’ imbarazzata.
-Tu…tu lo credi davvero?-
-Senti…parlando a cuore aperto: non ci siamo certo amate alla follia appena ci siamo viste e sicuramente siamo molto dissimili, ma questo non vuol dire che dobbiamo per forza odiarci. Facciamo parte di una squadra e siamo qui per combattere una minaccia davvero potente. Se non ci sopportiamo a vicenda rischiamo di litigare al momento meno opportuno. Io credo che perfino Jack ti voglia bene in fondo, in fondo-
-Molto in fondo- disse ridacchiando.
Aveva ragione. Anche a me scappò un sorriso.
-Il punto è…che solo lavorando insieme ce la faremo. Solo lavorando insieme potremmo fare si che ognuno torni dai propri cari e che tu torni da Oriana-
Rimasi spiazzata come non mai in quella mia avventura. Da quando mi avevano scongelata ne avevo affrontati di gesti strani: il quasi bacio di Garrus, le così diverse reazioni di Shepard nei miei confronti, l’apparizione del mio ragazzo che credevo morto. Ma nessuna di quelle cose mi spiazzò come il gesto di Miranda. Mi raggiunse e mi abbracciò forte. Sentivo che stava sorridendo, che aveva sospirato come si fa quando ci si toglie un grosso peso. E finalmente capii che la sua freddezza derivava dal dolore e dalla preoccupazione.
-Non dire a Jack che in realtà ho un cuore- sussurrò.
Ridemmo insieme, cosa che credevo non avrei mai fatto con lei. Ma dopotutto le persone con cui avevo stretto amicizia erano quelle con cui pensavo non l’avrei mai fatto: Garrus mi aveva spaventata non appena l’avevo visto, Tali mi era sembrata strana e isolata e Shepard era il mio comandante. Forse stringere amicizia con una ragazza un po’ bastarda non era poi così strano.
-Puoi stare tranquilla-
-E comunque- disse una volta concluso l’abbraccio –Non scherzavo quando ho detto che Luke non ha mai mostrato interesse. Quel ragazzo ti ama davvero tanto, più di quanto possa mostrare all’esterno. Tienitelo stretto-
-Ci puoi giurare-
Solo quando tornai nella mia stanza mi resi conto che mancavano pochi giorni a una missione suicida, che dopo quei pochi giorni non ci sarebbe stata certezza di sopravvivenza per nessuno di noi, che avrei dovuto affrontare di nuovo una guerra all’ultimo sangue.

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Capitolo 28
*** Un segreto ***


Eeeeecco un nuovo capitolo ^^ Niente sparatorie, niente battaglie, ma solo qualche sana chiacchierata tra compagni d'equipaggio. Forse però verrà fuori qualcosa di importante, dopotutto siamo sempre più vicini alla fine, no? Leggete, leggete e fatemi sapere :) E se non volete perdervi nemmeno un aggiornamento, andate pure su Unexplored, la pagina facebook ;) 

 
 -E' inutile, non ci credo-
-Ma è così!-
Luke non riusciva a credere che Miranda mi avesse abbracciata. Non riusciva in generale a credere che potesse non odiarmi. E in effetti, con tutto quello che era successo tra me e lei, aveva senso.
-Dai, non ha mai abbracciato nemmeno me!-
-Beh, mi spiace. Eppure è successo-
Mi guardò squadrandomi da cima a fondo: cercava di capire se mentivo o meno.
-Mh...forse sei sincera-
-Certo che lo sono, perchè dovrei mentire?-
Ancora qualche secondo con quello sguardo indagatore addosso, poi iniziò a sorridermi. Era contento, contento che finalmente io e Miranda avessimo cessato ogni ostilità. La sua ragazza e la sua mentore erano finalmente amiche. Ma qualcosa non andava nella sua espressione. Sorrideva, certo, ma in quel sorriso si poteva notare una certa tristezza.
-Amore, cosa c'è che non va?-
Sbuffò leggermente, scocciato dal fatto di non potermi nascondere mai nulla. Ma ormai era così, riuscivamo a leggerci l'un l'altra.
-Pensavo che non sarebbe mai arrivato il momento della battaglia finale, ma ormai ci siamo quasi. Non potrei sopportare di perderti di nuovo-
Ero abituata al mio ragazzo, a un ragazzo che generalmente mi diceva che emozione stava provando, ma che raramente mi spiegava il perchè o cercava di conversare a riguardo. Aveva sempre risolto da solo ogni cosa, a volte con l'aiuto della musica, altre con quello della natura. Ma mai aveva fatto affidamento su di un essere umano per confidarsi. Quella “confessione” era davvero un passo avanti e io, che ero abituata a voler aiutare le persone, mi trovai spiazzata nel dover aiutare lui. Mille frasi mi giravano in testa, mille parole con cui avrei potuto confortarlo, ma ciò che dissi fu davvero banale.
-Oh, Luke...giuro che non mi perderai mai più. Tu, però, devi fare lo stesso-
-Ma certo, è ovvio. E chissà, magari in futuro potremo ripartire da capo, farci una nuova vita assieme-
E poi arrivarono. Le parole giuste da dire si trasferirono dalla mia testa direttamente alle mie labbra e nemmeno me ne accorsi, finchè non le pronunciai.
-Combatterò per avere quel futuro-
 
Entrambi avevamo la giornata libera, perciò decidemmo di non sprecarla e di passarla sulla Cittadella. Avremmo voluto girarla tutta, ma era davvero impossibile in un giorno solo. Chiesi a Garrus di indicarci il nome dei posti più interessanti, così da non perdere tempo a cercarli. Trovammo perfino il tempo per andare al cinema. Proiettavano “Citadel”, un film che raccontava la storia di Shepard precedente all'attacco della Normandy. Inizialmente volevamo vedere “Blasto”, il cui protagonista era una specie di enorme medusa rosa armata fino ai denti, ma, quando scoprimmo che c'era un film su Shepard, Luke non poté fermarmi dall'andare a vederlo. Ovviamente ne uscii parecchio delusa, per diversi motivi. Primo fra tutti, il fatto che non si parlasse minimamente dei Razziatori, quando ormai chiunque avrebbe dovuto sapere della loro esistenza. E poi gli attori scelti non riuscivano a ricreare minimamente la vera essenza dei miei compagni: Shepard sembrava una donna qualunque, senza nemmeno una traccia di eroismo; la ragazza che faceva Tali aveva un accento completamente diverso e ciò mi fece pensare che probabilmente un'umana si era travestita da quarian; per non parlare di Garrus, che era reso come un povero idiota sovversivo nei confronti dell'SSC, invece che come il fantastico cecchino e soldato che era.
 
Tornammo sulla Normandy comunque soddisfatti: ci eravamo abbuffati e divertiti a scoprire la società senza che qualcuno dovesse raccontarcela. Avevamo anche trovato una pasticceria specializzata in destro-amino dolci, quelli che potevano mangiare Garrus e Tali. Ormai loro due erano miei amici a tutti gli effetti, così decisi di dimostrarlo con un regalino. Avevo comprato una mini torta al cioccolato per entrambi.
-Spero ti piaccia- dissi a Garrus una volta nella batteria primaria -perchè non sapevo che altro prendere. L'avrei fatta io, ma non ho tempo e pare che il sergente Gartner non lasci toccare a nessuno i fornelli. Dovrai accontentarti-
-Grazie- disse prendendola tra le mani -Ma come mai questo regalo?-
-Perchè sei mio amico e ti voglio bene- ci pensai un momento -E...perchè non so quanto tempo potremo ancora passare assieme-
Appoggiò con delicatezza la scatolina accanto alla console dei comandi, per poi abbracciarmi. L'ultima volta che eravamo stati così a contatto era convinto di amarmi e vedere che non ci eravamo allontanati nonostante tutto mi scaldò il cuore. Era così simile ai miei vecchi amici. Normalmente avrei pianto, pensando al fatto che avrei potuto perderlo, ma avevo detto al Comandante di essere fiduciosa, non potevo predicare bene e razzolare male.
-Saremo grandiosi- disse
-Lo spero davvero-
 
Tali non fece domande quando le consegnai l'altra torta, la accettò con immensa gioia, quasi fosse la cosa più preziosa del mondo. Non osai chiederle se aveva superato la storia di Legion, perchè era così felice che quasi mi sembrava di vedere i suoi denti attraverso il casco e non volevo essere io a interrompere quell'emozione.
 
Quella giornata si concluse con qualche chiacchiera tra me e Luke davanti al mio blocco da disegno. Avevo scoperto due nuove specie, gli Hanar, ovvero le meduse giganti rosa, e gli Elcor, degli strani energumeni che, prima di pronunciare una frase, comunicavano il tono o lo stato d'animo con cui lo facevano. Il Codex diceva che tra di loro comunicavano con i feromoni e che quindi non sapevano simulare alcun tono vocale. Luke continuava a prenderli in giro, ma lo lasciai fare perchè sapevo che stava scherzando. L'avvicinarsi della battaglia finale lo faceva comportare in modo insolito: normalmente non faceva l'idiota con me, lasciava che fossi io a farla. Tra parole e risate ci addormentammo. Un giorno in meno ci separava dal portale di Omega 4.
 
Il mattino dopo vidi per la prima volta Shepard da quando era partita per la missione di Legion. E purtroppo non fu per cause piacevoli. IDA ci aveva avvisati di un problema tra Tali e il geth proprio nel suo nucleo. A dire il vero nessuno aveva richiesto il mio intervento, ma avevo sentito il messaggio dall'interfono e non avevo intenzione di starmene con le mani in mano.
-Cameron- disse severamente il Comandante quando fummo in infermeria -che cosa...-
-Voglio entrare- fu la mia risposta secca.
Tentò di dissuadermi guardandomi male, ma non ottenne alcun risultato. Alzò gli occhi al cielo, poi aprì la porta capito che, lamentele o no, sarei entrata comunque. La quarian stava puntando la pistola contro Legion e non appena entrammo ci spiegò le sue motivazioni.
-Shepard, per fortuna sei qui. Ho sorpreso Legion ad analizzare il mio factotum. Voleva inviare i dari riguardanti la flottiglia ai geth-
Legion però non perse tempo a giustificarsi.
-I creatori- così chiamava i quarian -hanno eseguito test bellici e pianificano per attaccarci. Abbiamo ritenuto necessario avvertire i nostri simili-
-Abbiamo già reso i geth più forti, riscrivendo quelli che adoravano i Razziatori, non permetterò che Legion metta in pericolo la flotta fornendogli altre informazioni-
Il geth stava per riaprire bocca, ma non glielo permisi. Pur rischiando un richiamo da parte di Shepard, sentii il dovere di intervenire.
-Tali, hai perfettamente ragione, ma credi valga davvero la pena ucciderlo? Tu stessa mi hai impedito di strozzare Miranda, non puoi cadere al mio livello-
-Ma...è diverso-
-No, non lo è. Si può parlare civilmente-
Il Comandante prese la parola, sostenendomi.
-Cameron ha ragione. Tali, se tuo padre avesse condotto esperimenti su degli umani, puoi stare certa che avrei avvertito l'alleanza. E, Legion, in ogni caso non è un buon momento per rivelare alla tua gente certe cose, altrimenti scoppierebbe una guerra e voi rimarreste scoperti all'arrivo dei Razziatori-
Silenzio. I due “nemici” si guardarono, ma non sembravano ancora pienamente convinti.
-Non credete che dovreste smetterla?- continuai io -Questa guerra continua tra di voi non giova a nessuno. Siamo una squadra e dobbiamo comportarci come tale se vogliamo sopravvivere-
Fu Legion il primo a cedere.
-Per facilitare la coesione dell'unità non trasmetteremo i dati riguardanti i piani dei creatori-
Ciò suscitò la resa di Tali, che lentamente abbassò l'arma.
-Grazie, Legion. Io...comprendo le tue intenzioni. Forse potrei darti alcuni dati non riservati...-
-Te ne saremmo grati-
Tali cominciò a lavorare al factotum e salutò me e Shepard con uno sguardo che faceva capire la sua gratitudine. Avevamo evitato che facesse una stupidaggine.
Fuori dal nucleo IA Shepard mi rivolse un'altra occhiataccia, che, però, si trasformò velocemente in uno sguardo di fierezza.
-Complimenti, Cameron. Io non avrei saputo fare di meglio-
-Non serve esagerare, Comandante. Comunque, grazie-
-La prossima missione è domani. Riposa: ti voglio sul campo-
-Sissignora-
 
La giornata trascorse in maniera particolarmente veloce e arrivò, così, il momento di dormire. La nave era silenziosa, si potevano sentire a malapena i motori. Forse sul ponte due Joker chiacchierava tra sé e sé, ma di sotto, sul ponte 3, non potevo sentirlo. Chissà, magari Shepard era con Garrus, ma non osai immaginare cosa stessero facendo. Io, comunque, ero sola perchè dovevo dormire. E ovviamente faticai a farlo. Ero sempre stata così: ogni tanto sentivo lo stomaco annodato, senza sapere il perchè, e non riuscivo a dormire. Quella volta, come in passato, mi girai e rigirai per più di un'ora, senza alcun risultato. Mi rassegnai e, sperando che il sonno venisse poco a poco, mi sdraiai su di un fianco per guardare fuori dall'oblò.
-Signorina Cameron- disse IDA proprio quando iniziavo ad assopirmi.
-Dimmi- sbuffai leggermente.
-La signorina Zorah chiede di poter entrare-
-Certo, apri pure-
Come faceva sempre quando era impaurita e agitata, Tali si strusciava le mani. Si fermò a pochi passi dalla porta e questa si richiuse dietro di lei.
-Puoi avvicinarti, sai?-
-Io...io, ecco...grazie. Di nuovo-
Le sorrisi. Era uno di quei sorrisi che si fanno quando si vuole rassicurare qualcuno. Non potevo vedermi, ma ne ero certa. Doveva capire che non era necessario sentirsi in colpa, aveva reagito come avrebbe fatto chiunque. L'importante era che avesse capito e che non l'avrebbe fatto più.
-Non serve che mi ringrazi-
-Gli avrei sparato, sai? Se tu e Shepard non foste arrivate, non avrei esitato a sparargli-
-Beh, immagino non sarà facile legare con lui-
-Per niente-
-Noi però crediamo in te-
Mi tolsi la coperta di dosso per poi sedermi a lato del letto con le gambe che pendevano fuori e lei mi raggiunse. Smise di muovere le mani a quello strano modo: si era calmata. Non sapevo bene cos'altro aggiungere. Poi, dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, mi venne in mente che forse poteva aiutarmi riguardo una cosa.
-Tali...Shepard ha perso qualcuno?-
-Beh, due anni fa è morta Ashley Williams, una compagna di squadra-
-No, no. Io parlo di un familiare-
-Non che io sappia, perchè?-
-Quando siamo stati su Tuchanka per aiutare Mordin, è successa una cosa strana. Forse l'ho immaginato, ma, quando mi sono accanita sul corpo di un Vorcha per ciò che era ccaduto nel 2013 e per il fatto che a causa loro non sono più riuscita a vedere mia figlia, lei...ha pianto. Si tratta solo di qualche lacrima che le rigava il viso e basta, però...-
-Sicuramente l'hai immaginato- disse irrigidendosi e agitandosi nuovamente.
-Tali...-
-Oppure si è commossa-
-Sarò anche qui da poco, ma penso che anche dopo due soli secondi si potrebbe capire che non è una che si commuove facilmente-
Scattò in piedi e, riprendendo con quel movimento concitato delle mani, iniziò a gironzolare avanti e indietro. Lei sapeva, ne ero certa. Sapeva quella cosa che tutti mi stavano nascondendo da quando ero arrivata, qualsiasi cosa fosse. Quando smise di camminare, posò i suoi luminosi occhi nei miei, per poi passarsi una mano sul casco come per sfregarsi la fronte.
-Magenta...non voglio mentirti, perchè mi hai aiutata già in un paio di occasioni e direi che siamo amiche. Si, c'è qualcosa, ma nessuno di noi può dirtelo ad eccezione di una persona-
-Shepard...-
-Esatto. Non sono nemmeno certa che lei sappia che noi sappiamo. E' una cosa che ha detto a Joker in totale confidenza, ma si sa, non è bravissimo a tenere la bocca sigillata. Te lo direi, davvero, ma è troppo importante perchè te lo dica una persona qualunque-
Dunque non ero pazza e nemmeno megalomane. C'era davvero qualcosa, un segreto. Quel giorno Shepard aveva davvero pianto. Il problema era che l'unica persona in grado di svelarmi tale segreto era anche l'unica a cui non avrei mai avuto il coraggio di chiederlo. E se poche ore prima no n ero riuscita ad addormentarmi, ora avevo un buon motivo per non farlo.

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Capitolo 29
*** Attacco alla Normandy ***


Ma guardate un po' chi è tornata! Eggià, sono proprio io u.u Mi scuso davvero tanto con voi, ma dopo l'esame non ho fatto altro che vacanze (parte di esse perfino indesiderate -.-) e o non avevo internet o non avevo il pc :( Ma ora sono qui e sono intenta a scrivere il più possibile, soprattutto perchè...Unexplored sta per arrivare al termine! Non so bene quanti capitoli mancano, ma sicuramente saranno pochi e intensi. Sto già pensando ad Unexplored 2, ma prima ho intenzione di continuare "2203", l'altra FF su Mass Effect. Comunque...questo capitolo tratta della famosa scena il cui protagonista è Joker, ovviamente con qualche modifica (si, come sempre queste non sono molte, saranno molte di più in Unexplored 2). Se, una volta finita questa storia, vorrete leggere 2203, potete trovarla qui --> 2203

-Cambio di programma-
La mattina dopo Shepard ci accolse così.
-Cameron, oggi starai qui-
Ero ancora leggermente assonnata a causa della notte precedente e solo a quelle parole mi ripresi.
-Cosa? Perché?- chiesi sorpresa.
-IDA deve testare il sistema di identificazione e ti voglio qui nel caso accadesse qualcosa, dato che noi altri saremo impegnati-
Un modo gentile per dirmi “Si vede che non hai affatto dormito, perciò non venire ad intralciarmi”. Per un momento provai ad immaginarmi diverse frasi per farle cambiare idea, ma mi resi subito conto che nessuna di esse avrebbe funzionato.
-Sissignora-
Salutai Luke con lo sguardo, facendogli capire di stare attento, ed andai a togliermi la corazza.
Certa che non avrei mai recuperato le ore di sonno e desiderosa di non starmene da sola a non fare nulla, decisi di raggiungere Joker in cabina di pilotaggio.
-Ah, Cameron-
-Ti prego,- dissi sedendomi nel secondo posto di pilotaggio -chiamami Magenta. Non mi offendo-
-D'accordo, Magenta. Come mai ti trovi qui?-
-Noia- senza toccare nulla, iniziai a guardare i vari pulsantini presenti vicino a me.
-Mi dispiace che Shepard ti abbia lasciata per farmi da babysitter-
-Non è colpa tua, credo si sia accorta del fatto che non ho dormito molto la notte scorsa. Piuttosto, perché tutto questo tempo per installare il sistema di identificazione?-
-IDA preferisce fare un controllo completo...non si può mai sapere. Pare che questo sistema non sia “propriamente compatibile con la nave”, dice-
-Meglio prevenire che curare, diceva mia madre. Trovo sia giusto non rischiare, ma non ti chiedo di annoiarmi con i dettagli. Non capirei nulla di più-
Entrambi sorridemmo, poi lui tornò al suo lavoro.
Il mio stratagemma per non annoiarmi non funzionò molto: mi ritrovai a girarmi sul sedile come fanno i bambini in ufficio dai genitori e a tentare, inutilmente, di contare le stelle che vedevo fuori dall'oblò. Ero all'apice della noia quando Joker e l'IA di bordo iniziarono una nuova discussione.
-Ti sto dicendo, IDA, che le tue rilevazioni sono sbagliate. Sono solo radiazioni...-
-Ho rilevato un segnale nascosto nei disturbi statici. Stiamo trasmettendo la posizione della Normandy-
Immediatamente tornai a sedermi composta e notai che, come me, Joker si irrigidì leggermente. Fu lui a porre la domanda più ovvia.
-Trasmettendo? E a chi?-
L'ologramma non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che, proprio accanto a noi, apparve un'enorme nave. Non era la prima volta che la vedevamo: si trattava dei Collettori.
-Ah, merda!- disse il pilota.
Io, invece, mi sentii momentaneamente paralizzata. Shepard non c'era. Nessuno c'era. Sulla nave erano rimasti solo soldati semplici il cui lavoro non li aveva abituati ad una vera battaglia. La loro più grande speranza? Io, una ragazza diciannovenne catapultata in quel secolo contro volontà, e Joker, un pilota costretto a sedere per via di una malattia alle ossa1.
-Andiamocene!- gridò a IDA.
La risposta, però, non fu quella aspettata.
-I sistemi di propulsione sono disattivati. Rilevo un virus nel computer della nave-
-Dal segnale di riconoscimento? Perché non l'hai eliminato?-
-I sistemi difensivi principali sono offline. Possiamo salvare la Normandy, signor Moreau, ma deve aiutarmi...mi affidi la nave-
Collettori alle porte e un'IA libera? Certo, come no?
-Cosa? Sei pazza? Ci manca solo che tu cominci a cantare Daisy Bell2-
Avrei voluto ridere a quella battuta, ma non era proprio il momento. Dovevamo trovare una soluzione e in fretta. O meglio, avrei dovuto farlo, ma il mio corpo non me lo permetteva. Riuscivo solo a guardare la gigantesca nave, ormai sopra di noi. Joker e IDA continuavano a parlare, ma io non me ne curavo affatto. Stavo disperatamente provando a lottare contro il mio corpo; cercavo di convincermi che ero in grado di affrontare la cosa, che Shepard non sarebbe stata sempre al mio fianco per dirmi cosa fare e che dovevo dimostrare di saper mantenere il sangue freddo. Ma in fondo, sapevo di essere terrorizzata. Fu una frase della IA a farmi rinsavire: “I Collettori hanno abbordato la nave”. Alcune luci guida si erano accese per terra e, quando Jeff si alzò dal suo posto, capii che aveva deciso di ascoltare IDA. Ma no, non poteva andare da solo. Vidi che zoppicava e mi resi conto di aver trovato uno scopo: dovevo proteggerlo. Mi alzai e, estratta la pistola, lo fermai.
-Vado avanti io-
Non avevo idea di cosa servisse per sbloccare IDA e, quindi, solo lui poteva farlo. Io, però, potevo comunque evitargli di morire lungo il tragitto. Non provò nemmeno a bloccarmi e cominciammo subito a muoverci. La sua condizione ci rallentava, ma non potevo assolutamente provare a trascinarlo: poteva costargli caro. Secondo le istruzioni di IDA, dovevamo per prima cosa raggiungere il laboratorio di Mordin, nel quale avremmo trovato una scala di emergenza che portava al ponte tre. Mi sentii leggermente rassicurata nel vedere che diversi soldati, seppur meno esperti della nostra squadra, avevano preso posto davanti all'ascensore. Quando, però, da essa uscì un Preatorian, potei solo fare cenno a Joker di affrettarsi, sapendo che solo un'arma pesante avrebbe potuto batterlo. Facemmo giusto in tempo ad attraversare la prima porta che il bestione colpì uno dei soldati: il grido da lui emesso mi fece capire che probabilmente sarebbe morto.
-Merda!- gridò Joker.
Lo lasciai andare avanti mentre bloccavo la seconda porta, ma dovetti tornare da lui quando lo sentii ribadire il concetto.
-Merda, merda, merda, merda, MERDA!-
Dall'apertura che dava sul motore si presentò un altro Praetorian, pronto a colpire. Senza pensarci, gli sparai diversi colpi. Non lo scalfirono affatto, ma almeno ritardarono il suo attacco abbastanza da permetterci di scivolare nel condotto.
Questo ci condusse nella stanza dove alloggiava Thane, nella quale trovammo un altro soldato.
-Joker, il ponte brulica di quelle cose. Stammi vicino, ti proteggerò io-
Ci precedette, ma, fatti pochi passi, lo vedemmo tornare indietro, scaraventato in aria da uno dei nemici. Ormai la nave era piena di alieni e capsule per contenere gli umani. Una progenie trascinò brutalmente Kelly Chambers nell'ascensore e io non potei fare nulla, se non guardarla dimenarsi e sentirla gridare. Il pilota, sebbene fosse disarmato e debole, non si fermava un momento: tirava dritto verso il nucleo IA, mentre io controllavo che nessun estraneo ci seguisse. Superata la porta dell'infermeria, la bloccai repentinamente e riuscii finalmente a stendere i nervi. Sudavo freddo e tremavo; inoltre, iniziava a mancarmi il respiro. Non ero nemmeno sicura di poter fornire protezione a Joker a quel punto. IDA gli spiegò cosa fare e lui, obbedendo, blaterò qualcosa riguardo alla “Connessione della dominatrice”. La nostra maggior preoccupazione, al momento, erano i Collettori, ma pregai perché IDA non diventasse pericolosa come HAL in “2001: Odissea nello spazio”3. L'ologramma della IA si espanse in tutta la stanza, per poi tornare visibile, comunicando che aveva accesso ai sistemi difensivi. Noi, però, dovevamo ancor aiutarla, raggiungendo il ponte macchine e riattivando il nucleo del motore che i Collettori erano riusciti a spegnere grazie al virus.
-Vuoi che torni a strisciare in questi condotti?- le chiese Joker.
-Mi piace vedere voi umani in ginocchio-
Per un momento strinsi forte la pistola, pronta a sparare al nucleo di IDA nel caso fosse impazzita, e Joker la fissò stupito. Poi, però, lei ci rassicurò.
-Era uno scherzo-
IDA non era in grado di usare tatto nel comunicare le più gravi situazioni, però sapeva scherzare. Buono a sapersi.
Mi sarei dovuta tranquillizzare per essere utile alla nostra sopravvivenza, ma le grida che rimbombavano nei condotti non aiutavano. L'equipaggio veniva scaraventato in giro senza pietà ed emetteva urli lunghi ed agghiaccianti.
Ci ritrovammo nell'alloggio di Jack, la stiva, ma IDA ci informò della presenza di altri nemici. Per vederli ci bastò salire qualche scalino: trasportavano una capsula verso il corridoio principale. Ci schiacciamo contro la parete per non essere notati e tornammo a muoverci solo dopo aver sentito la porta chiudersi ed aver avuto il via libera dalla IA che, oltretutto, trovò un modo elaborato di dirci che dovevamo muovere il culo verso la sala macchine. Quest'ultima era vuota, non c'era più nessuno e toccò nuovamente a Joker occuparsi di tutto.
-Attivi i motori- ordinò IDA -e io aprirò tutti i portelloni mentre acceleriamo. Tutti i nemici saranno eliminati-
-Cosa? E che ne sarà dell'equipaggio?-
-Joker ha ragione- esclamai, leggermente rinsavita.
-Non ci sono più...i Collettori li hanno presi-
Il pilota ripeté per l'ennesima volta quello che aveva detto per tutto il tempo: “Ah, merda!”. Io, invece, mi sentii quasi svenire e persi nuovamente la capacità di parlare. Pochi secondi e la nave effettuò una brusca accelerata, scaraventandoci al suolo.
-Epurazione completata- ci avvisò poi IDA -Nessun'altra forma di vita a bordo. Chiusura portelloni e stiva in corso-
Ero frastornata e sconvolta, ma mi affrettai comunque a tirare su Jeff, sperando che non si fosse fatto nulla. Sembrava molto dolorante, ma ancora tutto intero.
-Invia un messaggio alla navetta di Shepard- ordinò alla IA -Dille cos'è successo-
-Ehi, ti senti bene?- domandai.
-No- rispose dopo un tempo quasi interminabile -Ma grazie per avermelo chiesto-
 
Una volta tornata, Shepard convocò me e Joker nella sala briefing. Insieme a noi c'era anche Jacob e, a minuti, sarebbe dovuta arrivare Miranda. Il comandante camminava avanti e indietro, silenziosa; Jeff sedeva al bordo del tavolo con i gomiti appoggiati sulle gambe e le mani incrociate; io e Taylor stavamo appoggiati entrambi a una parete della stanza, ma io tenevo lo sguardo basso e, probabilmente, sembravo spiritata. La sala si “animò” con l'arrivo della seconda in comando.
-Tutti quanti???- disse rivolta a Joker -Hai perso tutti quanti? E hai quasi perso anche la dannata nave?!-
Ormai non avevo più nulla contro Miranda, ma non poteva accusare così il pilota. Lei non sapeva cosa avevamo passato; non sapeva che avevamo fatto il possibile. Non avevo più aperto bocca da quando eravamo stati in sala macchine, ma ero sempre stata una che non sa stare zitta.
-Miranda, con tutto il rispetto, tu non hai la minima idea di cosa è successo qui. Jeff è stato coraggioso e assolutamente fondamentale per salvare la Normandy. Io e lui siamo qui e la nave non è a pezzi, questo è già tanto-
Lei non sembrava molto contenta del mio intervento, ma il sorriso che mi rivolse Joker in segno di ringraziamento mi fece capire che avevo fatto la cosa giusta. Inoltre, anche Jacob lo appoggiò.
-Nessuno di noi se n'era accorto-
-Il signor Taylor ha ragione- disse IDA aggiungendosi alla conversazione -I dati nocivi contenuti nel nucleo dei Collettori erano ancora più sofisticati del virus a scatola nera inviato dal Razziatore-
-Ho sentito che è stata dura- disse finalmente Shepard -Come ti senti?- chiese a Joker.
-Ci sono un sacco di sedili vuoti qui-
-Abbiamo fatto tutto il possibile, Jeff-
-Già...grazie “mamma”-
-La nave è pulita?- chiese, preoccupata, Shepard -Non possiamo rischiare che succeda ancora-
-IDA e io abbiamo ripulito i sistemi. Il sistema di riconoscimento del Razziatore è online, possiamo varcare il portale di Omega 4 quando vuoi-
-Non voglio neanche discutere sulla liberazione di una dannata IA- riprese Miranda.
-Cosa potevo fare contro i Collettori?- replicò il pilota -Spezzarmi il braccio contro di loro? IDA ha ripulito la nave, è a posto-
Feci un cenno a Miranda con la testa, per farle capire che la IA non aveva tentato nulla da quando era stata liberata.
-Vi assicuro che sono ancora vincolata dai miei protocolli di programmazione. Anche se non lo fossi...voi siete il mio equipaggio-
-IDA ha avuto diverse occasioni per ucciderci- aggiunse il comandante -Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile-
 
Parlarono ancora per un po', quasi senza notare la mia esistenza. Alla fine Shepard stabilì che saremmo partiti in poco tempo, così da avere maggiori speranze per l'equipaggio. Tutto era pronto, non c'era motivo di aspettare. Agitazione o meno, quel giorno avrei dormito il più possibile. Mi diressi verso la mia cabina, ma, una volta sul ponte di controllo, mi fermai. Era vuoto e silenzioso. Nessuno si occupava di niente, c'era solo Joker che tornava alla sua postazione per prepararsi all'attraversamento del portale. Avrei voluto piangere, ma per fortuna arrivò Luke a distrarmi. Senza nemmeno farsi sentire, mi abbracciò forte.
-Non hai idea di quanto fossi in pensiero quando Shepard ha letto l'inizio del messaggio. Ho trattenuto il respiro fin quando non ha letto che tu e Joker stavate bene-
Mi girai per guardarlo in faccia e gli sorrisi. Non ero sicura di poter avere quello stretto contatto liberamente: eravamo pur sempre parte dello stesso equipaggio. Ma mancava poco alla “missione suicida” ed ero certa che Shepard sarebbe stata comprensiva.
-Io ero solo felice che tu non fossi qui. Non mi sono mai sentita così inutile in tutta la mia vita-
-Inutile? Probabilmente sei tu ad aver permesso a Joker di salvare la nave-
-No, Luke. Non sai com'è andata. Jeff si è praticamente mosso per i fatti suoi. Giuro, ho provato a fare qualcosa: continuavo a pensare “spara”, oppure “corri”, ma il mio corpo non voleva ascoltarmi. Hanno trascinato via tutti senza pietà, non hanno nemmeno usato gli sciami per paralizzarli...hanno provato a lottare, ma inutilmente-
Sapeva che non mi stavo sminuendo, sapeva che mi ero davvero trovata in difficoltà, ma non disse nulla. Mi strinse a se abbastanza perché potessi nascondere la mia testa sul suo petto. Sarei rimasta così tutto il tempo, certa che mi avrebbe anche aiutata a dormire, ma il comandante ci raggiunse. Ci staccammo repentinamente, ma la sua faccia mi fece capire che non le importava affatto.
-Cameron...ho urgente bisogno di parlarti-
Ero certa di non aver infranto nessuna regola. Iniziai ad agitarmi, poi ricordai una cosa: forse era arrivato il momento di svelarmi quell'oscuro segreto.

Cherrie's notes 
1. Joker "Jeff" Moreau, per chi non lo sapesse, è affetto dalla sindrome di Vrolik, che causa una grave osteoporosi alle ossa, rendendole fragili fragili come grissini (o quasi)
2. Nel film "2001: Odissea nello spazio" il computer-intelligenza virtuale HAL9000 inizia a cantare Daisy Bell, l'equivalente del nostro Giro Giro Tondo, quando impazzisce (detto molto in parole povere xD)

3.Per l'appunto, tale computer impazzisce nel film e tenta di uccidere tutti u.u

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Capitolo 30
*** La rivelazione ***


Vi starete chiedendo perché una lenta come me sia già riuscita a pubblicare. Ebbene, ho questo capitolo in mente, più o meno, da quando ho iniziato a scrivere questa FF, per cui non è stato difficile scriverlo u.u Inoltre, tra pochi giorni partirò e, per una decina di giorni, sarò senza pc e comunque senza internet, perciò ho preferito lasciarvi qualcosa da leggere. E' un po' corto, sì, ma spero che vi piaccia perché c'ho messo tutta me stessa (o quasi, dai) ^^

- Se riguarda gli avvenimenti di oggi, voglio solo che tu sappia che Jeff è stato fantastico. Io ero armata, certo, ma non sono riuscita a fare quasi nulla, paralizzata dal terrore. Perciò se per questo...
- Non è per questo – disse lei secca.
Alzai la testa, che avevo tenuto bassa fino a quel momento per non farle vedere il mio imbarazzo. Sembrava preoccupata, là, seduta sul divanetto della sua cabina. Non mi stava nemmeno guardando: fissava un punto sul pavimento, probabilmente guardando qualcosa che solo lei vedeva. Poi, con una mano mi fece cenno di sedermi accanto a lei. Ero un po' titubante e penso se ne accorse.
- Cameron, non mordo...
Così, con un sorriso un po' imbarazzato, mi sedetti accanto a lei. Eravamo sole: io, curiosa come non mai, lei, tesa in maniera innaturale.
- C'è qualcosa che devi sapere. Qualcosa a cui probabilmente farai fatica a credere, eppure, voglio tu sappia che sto per dirti tutto con estrema sincerità, seppur con tanta paura.
Dunque era il momento. Non era solo una mia speranza, era proprio vero. Il Comandante Shepard stava per svelarmi un grande segreto. Non ero impaziente tanto perché era un segreto, quanto perché ero certa mi riguardasse profondamente. Mi avvicinai un po' di più, per essere certa di recepire ogni singola parola e, proprio in quel momento, lei alzò lo sguardo e incrociò il mio. Era ovvio che Garrus si fosse innamorato di lei, era così bella. Così mascolina, forte, indomabile, eppure bellissima. Forse era grazie ai capelli tutti rossi, forse grazie alla pelle quasi perfetta (le cicatrici di Cerberus erano praticamente sparite), o forse grazie agli enormi occhi azzurri contornati da un trucco perfettamente azzeccato. In ogni caso era davvero bella. Non solo sensuale, intrigante o cose simili, no. Era proprio quella donna che chiunque, pure una donna da sempre eterosessuale1 come me, avrebbe potuto giudicare bellissima.
- Dunque – disse allora – non saprei proprio da dove cominciare. Beh, forse dovrei cominciare dal principio e andare in ordine.
Prese in mano una cartellina che teneva accanto a sé e ne estrasse un foglio. Quando me lo mise davanti agli occhi fui presa da un momento di tristezza e gioia mescolate assieme. Il vecchio foglio era ancora perfettamente leggibile e riportava scritto:
 
Certificato di nascita di
 
Hope Gwyneplaine
 
11-4-2013”
 
e un sacco di altre scritte che non riuscii a rileggere a causa delle lacrime negli occhi. Era questo il segreto? Il Comandante possedeva le cose di mia figlia?
- Comandante...ti ringrazio. E' un gesto davvero bello da parte tua volermi ridare ciò che era di mia figlia.
- Oh, no. Non è finita qui. Sarebbe troppo facile altrimenti – disse sorridendo amichevolmente e facendomi cenno di poggiare il foglio sul tavolo.
Mi passò un altro foglio, accompagnato da una cornice elettronica. La foto ritraeva una ragazza sorridente, con i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri e, al suo fianco, un uomo vestito da militare, altrettanto sorridente. Il foglio invece era un certificato di adozione: la persona adottata era mia figlia e l'adottante era un uomo di nome Mark Shepard. Subito guardai il Comandante negli occhi e, senza pensarci due volte, le chiesi spiegazioni.
- Un tuo vecchio parente ha adottato mia figlia? Quindi sai cosa le è accaduto? Ti prego, dimmi che è stata bene per tutta la sua vita.
Un altro sorriso. Quella volta mi sembrò quasi commossa...ma anche leggermente divertita. Quel sorriso era il tipico sorriso nervoso che appare sul volto di una persona quando sa che stai per avvicinarti alla soluzione, ma che ancora non ce l'hai fatta.
- Preferisco darti un'ultima cosa, piuttosto che provare a spiegarti.
Così mi diede un altro foglio e un'altra foto: questa ritraeva lo stesso uomo di prima, visibilmente invecchiato, e una donna. Quella volta era lei quella vestita da militare e, anche se non portava il trucco e non aveva gli stessi capelli, la riconobbi: era il Comandante. L'ultimo foglio datomi riportava una richiesta di cambio cognome. La lessi ad altra voce, incredula.
- Si certifica che è avvenuto con successo il cambio di cognome da Hope Gwyneplaine a....Hope Shepard...
La guardai di nuovo. La guardai più attentamente. Le tolsi il trucco, le tolsi il colore rosso dai capelli, le tolsi l'uniforme e le pochissime cicatrici rimaste. Guardai bene a fondo quegli occhi e capii. Era strano, praticamente impossibile, ma la donna che avevo davanti altri non era che mia figlia. Quella figlia che pensavo non avrei mai più rivisto, quella figlia che mi pentivo di aver lasciato sola, quella figlia per cui mi ero tanto accanita su di un Vorcha. Fu in quel momento che ricordai.
- Non l'avevo immaginato. Stavi piangendo quel giorno, su Tuchanka. Quando ho inveito sul corpo del Vorcha, stavi davvero piangendo. Piangevi perché sapevi che lo stavo facendo per te.
Ed eccole di nuovo. Quelle lacrime di gioia. Ma furono molto più copiose in quell'occasione, perché nessuno poteva vederci e perché era il nostro momento. Con un po' di riluttanza allungai la mano verso il suo viso per asciugargliele e ripensai a tutte le volte che l'avevo fatto nei suoi primi mesi di vita. Era così diversa, seppur così uguale. Pochi secondi e mi tirò a sé per abbracciarmi forte, per darmi tutti quegli abbracci mancati. Scoppiammo in singhiozzi che sembrarono non finire più e, ad ognuno di essi, ci stringevamo più forti, quasi a voler essere sicure di non perderci più.
- Avrei voluto dirtelo prima, ma non dovevano esserci coinvolgimenti emotivi. Per avere le capsule in cui vi trovavate tu e Luke ho dovuto stringere un accordo con Cerberus ed era questo: non dirti nulla fino a poco prima della missione finale – disse sempre stringendomi.
In tutta risposta le accarezzai i capelli e la rassicurai. Non mi importava. Ero solo felice che fosse lì, viva. Ero felice di sapere che non era morta in seguito all'attacco dei Vorcha.
- Non mi importa. Mi importa solo dirti che ti voglio bene, un bene che nemmeno immagini.
 
Restammo insieme nella sua cabina fino a sera. Mi spiegò con precisione come era finita in quel secolo e come mai era arrivata ad avere, biologicamente, dodici anni più di me.
- Lydia, l'amica a cui mi avevi affidata prima di iniziare a combattere, mi ha cresciuta a dovere, senza mai nascondermi chi fossero i miei parenti biologici. Non faceva altro che raccontarmi di come vi eravate conosciuti, di come, in realtà, non avreste mai voluto un figlio a quell'età e di come, dopo la mia nascita, aveste subito cambiato idea. Mi disse anche dell'esperimento di criogenesi a cui eravate stati sottoposti in seguito alle ferite riportate. Così, raggiunta la maggiore età, scelsi un solo regalo di compleanno: volevo essere congelata, così da potervi rivedere nel futuro. Purtroppo però, farsi congelare senza aver riscontrato nessuna menomazione o ferita quasi mortale, costava parecchio. Il prezzo si alzava in base agli anni che si volevano far passare. Le vostre capsule erano già state settate per aprirsi circa 172 anni dopo la data del vostro congelamento e io non potevo permettermi tutto quel tempo. Con i soldi che avevo, mi dissero, avrei potuto farmi scongelare al massimo nel 2174. Accettai, fiduciosa. Essendo maggiorenne da poco, compilai un modulo per essere affidata a qualcuno e a scegliermi fu Mark. Inizialmente mi spaventava diventare la figlia di un militare vicino al congedo: pensai che fosse un tipo burbero e assolutamente dedito alle regole, ma bastarono poche parole di presentazione per farmi capire che era un uomo fantastico. Da subito mi introdusse al nuovo mondo che mi attendeva: alieni, navi spaziali, viaggi intergalattici. Mi fece appassionare tanto che, solo un anno dopo, decisi di iscrivermi all'accademia militare dell'Alleanza, scoprendo anche di essere parecchio portata. Una volta, come regalo di compleanno, Mark mi regalò un impianto biotico e mi insegnò ad usare i poteri: stabilimmo che sarei diventata un adepto. Anni e anni di addestramento mi portarono poi a partecipare al programma N7. Dato il livello di quel programma e il tempo che avrei dovuto passare via da casa, feci un regalo a Mark, cambiando ufficialmente il mio cognome. Fu in quel periodo che cambiai il colore dei capelli e che iniziai a truccarmi pesante, in seguito anche a un netto cambiamento di personalità. Diventai una persona distaccata, a volte fredda e, soprattutto, per niente femminile nel comportamento. Ma non abbandonai mai gli insegnamenti di Mark: sarei diventata un soldato complice dei suoi compagni, sempre pronta ad essere loro amica seppur entro certi limiti. Fu un vero colpo quando, tornata dall'addestramento a Rio2, mi dissero che Mark era morto. E' grazie a lui se ci metto l'anima in tutto quello che faccio ed è grazie a lui se oggi sono qui, in grado di abbracciare la mia madre biologica.
La guardai con ammirazione mentre raccontava quella storia. Sembrava quasi proiettata nel passato. Ero felice che avesse trovato qualcuno di speciale e che ora fosse la figlia migliore che potessi desiderare. Certo, era in costante pericolo di vita, ma dopotutto lo eravamo tutti in quel momento.
- Ma dimmi – le chiesi curiosa – come mai io e Luke eravamo nelle mani di Cerberus?
- Pare che l'uomo misterioso avesse trovato in voi delle ottime “reclute da plasmare”. E' stato un caso trovarvi. Ormai avevo perso la speranza, siccome mi avevano detto che eravate stati, appunto, “rapiti”. Ma la prima cosa a cui ho pensato ritrovandomi qui era che i vostri corpi, vivi o morti che fossero, dovevano essere miei. A questo punto avrai capito che so essere molto persuasiva.
Fu bello ridere insieme. Continuava a essere strano vedere che mia figlia era più grande di me, ma ero troppo felice per farne un dramma. Non vedevo l'ora di raccontarlo a Luke, di fargli vedere come fosse diventata nostra figlia, di fargli sapere che non era morta, che era viva e vegeta. Non mi interessava che tutti avessero mantenuto quel segreto: ne era sicuramente valsa la pena.

Cherrie's notes 
1. Non sono omofobica, sappiatelo, ma ho voluto far capire il concetto inserendo questo dettaglio u.u
2. Per chi non lo sapesse, il programma N7 si svolge a Rio de Janeiro :)

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Capitolo 31
*** Vicini alla fine ***


Eccoci eccoci, un nuovo capitolo :) La fine è sempre più vicina e io sono davvero emozionata perché questa è la prima storia che finirei ^^ Ringrazio tutti voi lettori, perché è grazie a voi che sono andata avanti e non ho mai abbandonato la voglia di scrivere. Una ragazza che legge questa storia mi ha anche spedito dei bellissimi disegni (che metterò non appena capirò come diamine si fa xD) riguardandi Magenta, Luke e Shepard u.u Sono a dir poco fantastici, giuro, e hanno perfettamente colto l'essenza della mia storia. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e del fatto che il viaggio con Unexplored sta per finire, qui o sulla pagina facebook di Unexplored (dove potrete trovare i disegni nel caso non riuscissi a caricarli qui). 

Volevo raggiungere Luke il prima possibile e fui così veloce a correre che quasi mi sembrava di volare. Tenevo Hope per mano (ancora non potevo crederci) e la trascinavo con me, sorridendo e piangendo lacrime di gioia a più non posso. Nemmeno notavo quelli dell'equipaggio fissarci sbalorditi. I nostri amici però, la nostra squadra, con cui eravamo state più a stretto contatto, sorrisero leggermente vedendoci, consapevoli di ciò che era successo.
Bussai forte alla cabina di Luke e, non appena ebbe aperto, lo abbracciai come, forse, non avevo mai fatto. In un primo momento lui non ricambiò e credo che fissò perplesso Hope, che per lui era ancora solo il Comandante. Poi sentii le sue braccia attorno a me e la sua testa sulla mia spalla sinistra.
- Si può sapere cosa succede? - chiese sussurrando.
Solo dopo avermi lasciata andare si accorse che piangevo.
- Oddio, che hai?
- Io...ecco...come dirtelo? - dissi completamente frastornata e con la gioia che evidenziava ogni nota della mia voce.
Mi guardò in maniera interrogativa e, ogni tanto, riportava lo sguardo su Hope.
- Nostra figlia sta bene – cominciai – E ho potuto abbracciarla.
Sicuramente mi credette pazza, perché la sua faccia diventò incredibilmente strana. Ero certa che avrebbe detto qualcosa come “Amore, vai a dormire, è meglio”. Così, prontamente, presi Hope per un braccio e la feci spostare di fronte a me. Lei aveva un nervosissimo sorriso dipinto sulla faccia.
- Saluta...nostra figlia.
Ed ecco che di nuovo il suo sguardo passò da me a Hope, questa volta ad una velocità spaventosa. Poi fu accompagnato da un sorriso di incredulità.
- Oh andiamo...mi prendete in gi...
Non finì la frase. Si bloccò a fissare Hope come io avevo fatto io quel pomeriggio. Sapevo che anche lui era arrivato a vedere sotto il trucco e i capelli colorati. Dopotutto nessuno di noi era mai stato abbastanza vicino a lei da rendersi conto di chi fosse realmente. Ed erano bastati pochi centimetri in meno a dividerci per poterla guardare nel profondo, attraverso quegli occhi azzurri come il cielo limpido, come l'acqua del mare. Luke allungò una mano per sfiorarle il viso e subito la ritrasse, come se non credesse di averla potuta toccare. Il sorriso di nostra figlia era passato da nervoso a commosso ed ora pareva ancora più bella di prima.
- Ma...non è possibile...
Lei gli raccontò esattamente quello che aveva raccontato a me e, anche con la mancanza di documenti, ero certa che lui le credesse. Forse tra di loro fu più imbarazzante: un po' perché nessuno dei due era una persona particolarmente emotiva, un po' perché rivedere sua figlia dodici anni più vecchia di lui lo turbava come uomo. Nonostante ciò si abbracciarono, anche se lo fecero senza la fontana di lacrime che c'erano state tra di noi.
Passammo la serata a chiacchierare insieme. Eravamo così curiosi di sapere tutto ciò che aveva affrontato nostra figlia che ce ne fregammo dell'imminente missione suicida. Per quella c'era tempo, per noi forse ne rimaneva davvero poco. Ci raccontò cosa esattamente era successo due anni prima, prima che i Collettori la attaccassero e la facessero “morire”. Da Garrus avevo saputo poco di Saren: era un Turian, si era alleato con i Geth per far tornare i Razziatori e Shepard gli aveva spaccato il culo. Ma in realtà c'era molto di più. In realtà Saren non aveva agito di sua spontanea volontà, bensì era stato indottrinato dalla Sovereing, il Razziatore con cui Shepard aveva parlato e che, alla fine, aveva sconfitto. Saren, in pratica, era diventato la Sovereing: faceva quello che lei voleva facesse. Così aveva raggruppato i Geth, che veneravano i Razziatori come dei, così come ci era stato detto da Legion, e fece di loro il suo esercito, non solo perché erano potenti, ma anche perché, lavorando di nascosto, chiunque avrebbe incolpato loro e soltanto loro di ciò che stava accadendo. E quello era il vero motivo per cui ci ritrovavamo a combattere al fianco di Cerberus: l'Alleanza, il corpo militare della terra, non era convinto dell'esistenza dei Razziatori. Chiunque nell'universo, tranne la squadra di Shepard e, a quanto pareva, Cerberus, era convinto che gli avvenimenti di due anni prima fossero solo ed esclusivamente attacchi dei Geth per motivi a tutti oscuri.
- E se anche tornassimo vivi dal portale di Omega 4 – disse poi Hope – non è detto che ci crederanno. Anzi, molto probabilmente verremo visti come sovversivi e nient'altro.
Ci fu un momento di silenzio. E così, noi eravamo lì a rischiare la morte per salvare il mondo, ma a nessuno sarebbe importato?
-E allora? - fu la prima cosa che mi venne da dire – Ci importa davvero un riconoscimento? Io credo che salvare l'universo sarà un premio più che sufficiente.
E dopo un attimo di sconforto, dopo un attimo in cui Luke e Hope probabilmente stavano pensando “bello schifo”, si voltarono verso di me e sorrisero, d'accordo con il mio ragionamento. E tutti su quella nave lo erano, a nessuno fregava di rischiare il proprio posto se era per salvare la vita nella galassia. E sorrisi anche io. Non solo per quello che avevo detto, ma anche perché avevo davanti le due cose che nella mia vita avevo amato più di tutto: il mio ragazzo, il mio primo e unico ragazzo, e mia figlia, la mia bellissima e fantastica figlia.
 
Quella sera, la sera prima della missione finale, i nostri compagni organizzarono una festicciola. A quanto pare tutti non vedevano l'ora che Shepard ci rivelasse il suo segreto. Tali sembrava imbarazzata ma felicissima al tempo stesso. Samara, forse per via del problema con sua figlia, seppur felice, sembrava piuttosto ingelosita dalla situazione. Jack se ne stava in disparte, appoggiata ad un muro con le braccia incrociata, ma notai che, guardandoci, sorrideva. Miranda, nonostante io e Luke non bevessimo e Tali e Garrus non potessero farlo per via del loro DNA, propose di fare un brindisi. Mordin disse solo “Contento che voi ritrovati. Niente più sforzo per dare vita a piccolo nuovo umano”, frase a cui io e Luke reagimmo guardandoci imbarazzati. Grunt pensava solo a mangiare il più possibile, non che mi aspettassi molto da lui. Jacob, un po' come Samara, sembrava geloso del nostro rapporto, ma ero certa che fosse contento che Shepard avesse un padre per niente simile al suo. Thane se ne stava seduto con i gomiti appoggiati al tavolo e le mani incrociate, ma, guardandoci, aveva il sorriso più largo che gli avessi mai visto. Kasumi era proprio accanto a lui e, allo stesso modo, ci sorrideva. Legion, ovviamente, non poteva mostrare alcuna espressione, ma, da come muoveva la testa, sembrava non capisse assolutamente nulla di quello che stava accadendo (dai festeggiamenti al brindisi). Joker era sceso apposta per la festa e non faceva altro che vantarsi con gli altri dicendo che lui l'aveva sempre saputo che sarebbe finita così bene. Poi c'era Garrus che approfittò dell'occasione per non nascondersi più agli altri. Si avvicinò a Hope e la cinse per i fianchi. Lei non si scompose minimamente, mentre tutti gli altri passarono dalle loro reazioni disparate a un'unica reazione comune: calò il silenzio più totale e tutti li fissarono a bocca aperta. Garrus, a differenza di Hope, sembrava piuttosto imbarazzato dalla situazione, ma, fortunatamente, intervenne Miranda.
- Oh, andiamo! Davvero nessuno di voi se n'era accorto?
Scoppiammo tutti in una fragorosa risata e, così, il mio amico Turian tornò ad essere spavaldo come sempre. Doveva essere tardi quando tutti tornarono nei loro alloggi per dormire. A rimanere fummo solo io, Luke, Hope e Garrus.
- Dunque – esordì il Turian – ora che lo sanno posso chiamarti per nome? - chiese rivolto a Hope.
- Ci devi solo provare – lo sgridò lei – E anche voi due – aggiunse poi – non azzardatevi a chiamarmi Hope se volete che sia buona con voi. Il massimo che vi concedo è “Shep”.
Ridemmo leggermente e pensai a quanto mi assomigliava. Non avevo mai sopportato il mio nome, ma, a differenza sua, non avevo un bel cognome con cui rimpiazzarlo. Purtroppo i nostri pensieri si spostarono in fretta su ciò che ci aspettava il giorno seguente e tutti ci incupimmo.
- Sarà dura, eh? - chiesi.
- Già... - rispose Luke, affranto.
Poi di nuovo silenzio.
- Di positivò c'è – disse Garrus – che, anche se dovessimo morire tutti per coprire le chiappe a Ho...Shepard, lei riuscirebbe sicuramente a portare a termine la missione e salvare tutta la dannata galassia.
Prima Hope sorrise, imbarazzata dal complimento. Poi tornò seria e pensierosa. Sapeva, nonostante le sue incredibili abilità, di essere umana. Di essere mortale.
- Spero tanto che tu abbia ragione, sai? Non è che io non voglia morire perché l'idea mi spaventa, è solo che non sopporto l'idea di morire senza aver fatto fuori quelle orrende creature. Non voglio che abbiano campo libero.
 
Dopo un altro po' di tempo, ci decidemmo ad andare a dormire come anche gli altri avevano fatto. Salutai Garrus con un lungo abbraccio e lo stesso feci con Hope. Pensai che avrei dovuto salutare anche Luke, ma lui mi prese alla sprovvista. Quando fummo davanti alla porta della mia cabina, mi afferrò per un polso e mi fece poggiare al muro, per poi baciarmi.
- Non ho intenzione di dormire senza di te stanotte – disse tra un bacio e l'altro.
No, aveva ragione. Nemmeno io volevo. Non volevo lasciargli solo un bacio e un abbraccio prima di una missione da cui potevamo non tornare, volevo tenerlo stretto a me tutta la notte e aprire gli occhi vedendolo davanti a me il mattino seguente.
Così venne con me, nella mia cabina, continuando a baciarmi e trasportandomi con sé per fare l'amore. Poteva essere una volta come un'altra, ma poteva essere anche l'ultima.
 
---
 
- Fai sul serio? - chiese guardandomi con aria divertita.
- Ehm...pensavo di festeggiare ancora un po'. Solo noi due. Purtroppo questo vino è un po' scadente, ma sai, facendo il vigilante, è l'unica cosa che potevo permettermi.
- Anche io voglio stare sola con te – disse avvicinandosi e poggiando le sue mani al mio viso dolcemente – Ma non c'è bisogno del vino o della musica. Bastiamo noi due – concluse togliendomi la bottiglia di mano e poggiandola sulla scrivania.
Cercò di trascinarmi verso il letto, ma la fermai. Mi guardò preoccupata, forse perché credeva che non ricambiassi le sue intenzioni. Ma non era così, semplicemente volevo parlare, prima di arrivare al sodo.
- Aspetta. Sediamoci – dissi indicando il suo divano.
Mi sorrise e assecondò la mia richiesta.
- Sai, non pensavo che sarei mai arrivato qui. Ti ho sempre e solo...sognata, per così dire. Eri una specie di idolo per l'intera galassia e io ero in soggezione. Poi ho scoperto che eri una persona normale, seppur molto speciale. Non pretendevi mai nulla di eccessivo da noi e da te stessa e al tempo stesso ci trattavi tutti come tuoi grandi amici. Noi siamo sempre stati più che semplici soldati per te. E la mia ammirazione, il mio desiderio di essere un buon soldato ai tuoi occhi si sono trasformati in attrazione e, poi, amore. Ho visto molte cose andare storte: ho lasciato il lavoro all'SSC, ho perso la mia squadra su Omega. Vorrei che qualcosa andasse giusto, solo per una volta.
Credo fosse la prima volta che parlavo così tanto con una persona con il cuore totalmente aperto. E lo sguardo con cui lei ricambiò i miei sentimenti mi fece sentire subito sollevato.
- Non facciamo nulla sta sera – aggiunse poi – Parliamo e dormiamo insieme, niente di più.
Per un momento pensai che avesse paura di me, poi capii. Rimanevamo comunque due individui di diversa specie e non potevamo sapere cosa ne sarebbe uscito, perciò era meglio lasciare la serata com'era. Se dovevamo morire l'avremmo fatto ripensando a quella serata perfetta.

Cherrie's notes 
Avrete notato (per chi già la conosceva) che ho voluto leggermente modificare la scenetta romantica tra Garrus e Shepard :3
 

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Capitolo 32
*** Il portale di Omega4 ***


Sempre più vicini alla conclusione di questa avventura. Come già detto, Unexplored 2 è già nella mia mente come prima bozza, ma non sarà disponibile finché non avrò concluso qualche mia altra FF u.u Spero comunque che l'attesa ne varrà la pena: vi assicuro che ho tante, se non troppe, idee. Inoltre, come ho già scritto sulla pagina facebook Unexplored, i giorni 1 e 2 novembre sarò al Lucca comics & games. Se ci sarete fatemelo sapere, perché mi piacerebbe davvero poter dare un volto a chi legge la mia storia, dato che sono arrivata fin qui solo grazie a voi lettori ^^

Non so come, ma quella notte riuscii a dormire.  Forse fu grazie alla presenza di Luke, forse grazie al ritrovamento di Hope. Forse, ormai avevo trovato tutto ciò che mi mancava e non mi importava rischiare.
Quando aprii gli occhi, Luke era già sveglio e mi sorrideva. Ricambiai, guadagnandomi un bellissimo bacio. Ma bastarono pochi secondi per realizzare effettivamente che giorno fosse. I nostri visi mutarono, mostrando emozioni completamente diverse da quelle del risveglio: dolore, ansia, paura, angoscia e, perché no, anche incredulità.
- E ora, vero? – mi chiese.
- E’ ora.
---
Era già sveglia da un pezzo, ne ero certo. Stava seduta ai piedi del letto con i palmi delle mani appoggiati su di esso e le gambe a penzoloni. Era sicuramente sexy in biancheria intima, ma non mi importava granché in quel momento. Cosa si dice alla persona che ami, poco prima di una missione suicida? Come fai a farla stare meglio, se anche tu riesci a malapena a pensare positivo? Stavo per avvicinarmi, quando si voltò e mi vide. Si impose di sorridermi, ma chiunque avrebbe notato la falsità di quel sorriso. Certo, avevamo passato una serata insolita e meravigliosa, abbracciati stretti per aiutarci a dormire, ma, data la situazione, era comunque difficile essere felici nel profondo.
- Buongiorno.
- E che buon giorno – risposi istintivamente.
Fece una faccia come per dire “Già”, poi tornò a guardare il resto della stanza.
- Devo darmi una mossa – disse, poi, alzandosi – C’è da avvisare Joker, controllare che gli altri si sveglino, che tutti i sistemi…
Prima che si chiudesse in bagno per prepararsi, la fermai per poterla guardare negli occhi. Cazzo, quegli occhi. Se fossi morto, sarei morto pensando ai suoi occhi.
- Shep, non spremerti troppo. Non ci sei solo tu, ci siamo tutti dentro. Ci siamo tutti quanti assieme a te, ricordalo.
Pensai che si sarebbe ritratta, fingendo di non aver sentito nulla, e invece sorrise, per davvero. Mi abbracciò con una dolcezza, che non credevo nemmeno sapesse esprimere, e mi baciò sulla guancia che stava insieme a fatica.
- Grazie Garrus, davvero.
Si congedò con quella frase: ora sapevo che era pronta.
---
Quando Shepard ordinò a Joker di dirigersi verso il portale, lui rispose che ci volevano almeno due ore all’arrivo. Ormai tutta la squadra era in piedi, perciò ci trovammo qualcosa da fare: Luke e Jacob controllarono le armi e le munizioni per ogni membro; Miranda comunicò a Cerberus (cioè all’Uomo Misterioso) la situazione; Tali, assieme a Donnelly, Daniels, Legion e Kasumi, controllò il nucleo della nave, il carburante e tutti i sistemi di propulsione; Garrus calibrò e ricalibrò i nuovi cannoni della nave; Samara, Jack e Grunt rimasero nei loro alloggi come sempre; Thane verificò lo stato delle varie armature, mentre io, poco più in là, ricoloravo la mia. L’azzurro mi piaceva molto, ma, a parer mio, era troppo allegro per quella situazione e, soprattutto, poco mimetico.  Optai, perciò, per un colore più neutro: il nero. Mentre spruzzavo la vernice, mi soffermai su alcuni graffi e buchi: ognuno di essi sarebbe potuto costarmi caro, eppure ero ancora lì. Tutti quei segni erano come cicatrici che mi ricordavano quanto brava (o fortunata) ero stata fino a quel momento.
 
Dopo due ore esatte, Joker si fece sentire di nuovo.
- Ci avviciniamo al portale di Omega4. Tenetevi pronti…
- Procediamo pure – lo esortò Shepard.
Lei e Miranda stavano in cabina con lui, mentre noi altri ultimavamo i preparativi indossando le corazze e attivando scudi e barriere. Jacob si spostò in sala motori, mentre tutti gli altri tornavano ai loro posti. Tutti tranne me e Luke, che raggiungemmo Shep, pur tenendoci a distanza per non infastidirla. Volevamo vedere l’attraversamento, volevamo sapere cosa c’era dall’altra parte e, soprattutto, volevamo essere con Hope nel caso ci fosse successo qualcosa.
- Segnale di riconoscimento del Razziatore attivato e confermato – comunicò IDA.
- Comandante – le disse Jacob dalla sala macchine – il nucleo motore si è appena acceso come un albero di Natale.
- Carica elettrica del motore – continuò IDA – a livelli critici.
- Sto reindirizzando – rispose Joker che iniziava a sembrare agitato.
In sostanza il passaggio era identico a quello degli altri portali, ma, a quanto pareva, l’energia emessa da quello di Omega4 non era particolarmente positiva per la nave. L’accelerazione fu decisamente più brusca e così anche la decelerazione. Ci appendemmo dove capitava, pur di evitare una rovinosa caduta. E, come se non bastasse, dall’altra parte non ci aspettava nulla di meglio. Ciò che ci apparve davanti furono tantissimi rottami, che di certo non erano comodi per il passaggio della Normandy. Il pilota inziò a spingere freneticamente diversi pulsanti, non prima di aver esclamato “Oh merda!”, come suo solito. La nave frenò ancora di più e si inclinò verticalmente. Furono i secondi più lunghi della mia vita e trattenni il respiro come non avevo mai fatto, ma, alla fine, Joker dimostrò di meritarsi il suo posto da pilota, tirandoci fuori da lì.
- Fiuu, ci è mancato poco.
Raggiungemmo tutti la stessa conclusione: i rottami che ci avevano sbarrato la strada dovevano essere le altre navi che avevano tentato l’attraversamento e non avevano avuto la nostra stessa fortuna. Il pilota osservò che alcune erano antiche, ma a me sembravano tutte piuttosto recenti, seppur rotte e arrugginite. Anche io, però, ero in grado di capire cosa intendesse: si notava benissimo la differenza tra quelle e la nostra Normandy.
- Ho rilevato una fonte energetica vicino al bordo del disco di accrescimento.
Non ricordavo molto di astronomia, ma sapevo bene cosa fosse il disco di accrescimento: è il punto di un buco nero da cui, una volta superato, non puoi più tornare indietro. E, infatti, il buco nero al centro di quella galassia era visibilissimo, non solo per via del suo aspetto particolare, ma anche per via di tutti i rottami che avevano ormai superato il disco e che andavano ad alimentarlo. Poco più in là, nel punto indicato da IDA, stava un’enorme stazione spaziale. Se la nave dei Collettori era grande cinquanta volte circa la Normandy, quella stazione era grande cento navi dei Collettori e più.
Lentamente iniziammo ad avvicinarci. Era tutto troppo silenzioso. Così silenzioso che, quando IDA ci comunicò il pericolo, rischiammo di fare un salto di diversi metri.
- Jeff, abbiamo compagnia.
Il pilota riprese a spingere diversi tasti e notai che evitammo un raggio rosso quasi per miracolo. A colpirci, però, dovevano essere più nemici, perché, nonostante le tante manovre evasive, riuscirono comunque a colpirci. Fortunatamente avevamo migliorato il rivestimento della nave e anche i suoi scudi. I colpi fecero traballare la nave, ma non la rovinarono più di tanto. Il problema si presentò quando IDA comunicò la presenza di uno dei nemici giù nella stiva: era entrato e l’unico modo per liberarcene era andare di persona.
- Luke, resta qui nel caso si presentassero altri problemi. Tu, Magenta, vieni con me: occupiamoci di questo problema. Joker, semina gli altri!
Seguii Shepard senza esitare. Lungo il tragitto si aggiunse a noi Garrus, furioso come non mai. Ma, dopotutto, chi di noi non lo era?
Giù nella stiva pensai di dover indossare un casco a causa di uno squarcio, ma gli scudi della nave erano fatti apposta per evitare la perdita di ossigeno. Ad aver creato quello squarcio era stato una specie di enorme occhio robotico fluttuante, che lanciava gli stessi raggi rossi che ci avevano colpiti prima. Dovevano essere quei cosi ad averci attaccati.
Non sapendo cosa fossero e cosa esattamente potessero fare, ci rannicchiammo dietro il bancone dei pannelli di controllo in maniera istintiva. Fu una mossa intelligente, dato che, subito dopo, un raggio rosso colpì nel punto in cui si trovavano poco prima le nostre teste. Pareva, dunque, che sapesse solo sparare quel raggio. Il problema stava nel capire quanto tempo utilizzava per ricaricarsi.
- Dunque, io rimango qui per colpirlo più facilmente con un’arma pesante, ma ho bisogno che voi due lo teniate occupato. Magenta, vai alla sua sinistra. E tu, Garrus, alla sua destra. Fatevi vedere, ma non colpire. Chiaro?
Io e il mio amico turian facemmo cenno di sì, prontamente, e, non appena il nuovo raggio che aveva sparato si fermò, saltammo fuori dal nascondiglio pronti per fare il nostro compito. La fortuna non era dalla mia parte, dato che l’enorme occhio decise di seguire me. Seppur riparata dietro a una struttura, sentii il forte calore del raggio evitato per un pelo. Al tempo stesso sentii il rumore dell’arma pesante di Shepard: un lanciagranate. Rassicurata da quel suono e dal fatto che il calore era cessato, mi sporsi per sparare a mia volta, ma l’occhio-robot era sparito. Eppure la cosa non mi faceva stare meglio.
Come se la situazione non fosse già abbastanza tesa, Joker ci disse via interfono che sarebbe dovuto rientrare nel campo di detriti, perché là fuori eravamo troppo esposti. Non avevo mai sentito la Normandy muoversi in maniera tanto concitata. Facevamo su e giù, destra e sinistra. Più volte andammo a strisciare contro alcuni detriti, ma dal varco aperto notai che la mossa era stata efficace contro i nemici: diversi occhi robotici andarono a schiantarsi, esplodendo.
Non appena le cose sembrarono migliorare, IDA ci avvisò nuovamente della presenza di uno di quei cosi all’interno della stiva. Entrò aprendo un nuovo squarcio e fummo costretti a spostarci verso il fondo della stanza. Ormai però sapevamo cosa fare, si  trattava solo di resistere per più tempo. Lottammo per quelle che sembrarono ore e che probabilmente erano solo pochi minuti. Garrus ed io avevamo il fiatone a forza di correre qua e là per farci inseguire e al contempo non farci friggere dal raggio. Fu un vero sollievo quando Shepard lanciò la granata decisiva e l’occhio esplose in mille pezzi. Sentii un forte fischio nelle orecchie per diversi minuti, ma ne era valsa la pena.
Avevamo fatto giusto in tempo, perché poco dopo Miranda e Joker ci dissero di tornare di sopra: stavamo uscendo dal campo di detriti. La base era nuovamente davanti ai nostri occhi e sembrava ancora più immensa. Tornai al fianco di Luke, che mi sorrise, contento perché ero ancora viva e vegeta. Ma quel sorriso durò davvero poco. Non era bastato il brusco attraversamento del portale, la presenza di detriti difficilmente superabili e l’attacco di occhi-robot: la nave dei Collettori, la nostra vecchia amica, quella su cui eravamo stati, convinti che fosse distrutta, e su cui avevamo rischiato di morire a causa di un’imboscata, era di nuovo davanti a noi, pronta per l’ennesimo attacco. Ma non sapeva che quella volta eravamo pronti. 

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Capitolo 33
*** Fine della corsa ***


Ed eccomi di nuovo! Sono abbastanza certa che questo sarà il penultimo capitolo: il prossimo, infatti, sarà il più lungo, ansioso e speciale di tutti. Quest'avventura sta dunque giungendo al termine, ma, di nuovo, vi ricordo che avrà un seguito che sarà molto meglio :) Ricordo anche che una volta finita questa FF, ricomincerò a pubblicare 2203, altra storia du Mass Effect, ma totalmente di mia invenzione (la trama si intende). Godetevi questo penultimo capitolo, allora!
 
Tra le varie modifiche apportate alla Normandy c’era anche il cannone Thanix. Era un potentissimo cannone alimentato da un nucleo di ferro, uranio e tungsteno liquidi sospesi in un campo elettromagnetico dall’elemento zero. In pratica i tre metalli, fusi insieme, venivano sparati fuori grazie all’eezo, raggiungendo una velocita quasi pari a quella della luce e solidificandosi poco prima del momento dell’impatto1. Grazie a queste caratteristiche e alle calibrazioni fatte da Garrus era impossibile sbagliare. Joker riuscì ad evitare il loro raggio con facilità, mentre loro non furono altrettanto fortunati: la Normandy era più piccola e, quindi, più leggera; ciò le permetteva di virare velocemente, mentre l’enorme nave dei Collettori non ebbe nemmeno il tempo di spostarsi dalla nostra traiettoria. Già il primo colpo provocò un’esplosione non indifferente, ma, quando Shepard ordinò a Joker di scagliare il colpo di grazia, lui decise di avvicinarsi ancora di più, per essere sicuro. La mossa però, non poté essere più sbagliata. Avvicinarsi aiutò, sì, a farla finita con quella nave nemica, ma provocò anche un’esplosione ben più grossa della prima. L’onda d’urto che questa provocò ci investì in pieno e iniziammo a traballare in maniera incontrollabile.
- I generatori del campo di forza sono off-line. IDA, dimmi qualcosa – gridò Joker mentre cercava di riprendere il controllo della nave per poter atterrare sulla stazione spaziale, alla quale ci avvicinavamo sempre di più.
- I generatori non rispondono. Prepararsi all’impatto.
La Normandy non smise di dondolare. Prima andammo a sbattere con un alettone, per poi finire senza controllo sulla superficie della stazione. La nave strisciò a lungo, finché l’attrito non ci fece rallentare e, successivamente, fermare.
Eravamo finiti tutti sul pavimento. Tutti, tranne Joker, che, però, doveva comunque passarsela male. Aveva sbattuto sul bracciolo della sua sedia con il torace e sicuramente aveva rischiato grosso. La IA di bordo ci comunicò che diversi sistemi primari si erano sovraccaricati e che, perciò, ci sarebbe voluto del tempo per ripristinarli. Subito Miranda pensò al peggio.
- Sapevamo tutti che poteva essere un viaggio di sola andata.
- Il nostro obiettivo primario – replicò Shep – consiste nel distruggere la stazione e fermare i Collettori. A ogni costo.
 
Dopo aver stabilito che non c’era il rischio che la nave fosse trovata dai Collettori, che, a quanto pareva, non avevano alcun sistema di rilevamento, fu il momento di organizzare la missione nei dettagli. Aspettammo Shepard in sala briefing, caricando le armi e controllandole tutte un’ultima volta. Quando ci raggiunse, ognuno lasciò in sospeso ciò che stava facendo, pronto ad ascoltarla.
- Non è andata come avevamo previso, ma la situazione ormai è questa. Non possiamo preoccuparci se la Normady riuscirà o meno a riportarci a casa, siamo venuti qui per fermare i Collettori e questo significa elaborare un piano per distruggere questa stazione. IDA, mostraci la tua scansione.
Al centro del tavolo apparve un ologramma della stazione spaziale che mostrava anche il suo interno: le porte, i condotti, le stanze.
Venne fuori che , per raggiungere la stanza che la IA aveva indicato come centro di controllo principale, dovevamo prima superare la sala centrale della stazione, nella quale dovevamo anche soffermarci, perché probabilmente era là che tenevano i coloni e il resto del nostro equipaggio. Per raggiungere tale sala, però, c’erano due strade e le avremmo percorse entrambe per confondere i collettori. Al tempo stesso c’era il problema delle porte: entrambe le strade da percorrere presentavano, alla fine, delle porte sbloccabili solo dall’interno. Fu deciso che un tecnico esperto sarebbe passato da un condotto dell’aria che correva parallelo alla prima strada e che sbucava proprio nella sala centrale, dalla quale le porte potevano essere facilmente violate. Per questo compito era stata scelta Tali: era un tecnico perfetto e Shepard si fidava ciecamente di lei. Alla fine della nostra discussione rimaneva un problema: serviva qualcuno che guidasse la seconda squadra. Miranda si era subito proposta, ma Jack ci aveva fatto notare che non tutti avrebbero seguito i suoi ordini (o almeno, lei non lo avrebbe fatto). Ciò che decise Shepard mi sconvolse come non mai.
- Andrai tu…Magenta.
Mi stavo scervellando insieme agli altri per proporre qualcuno e, quando alzai la testa sentendo il mio nome, trovai tutti a fissarmi.
- Cosa? Io??? No, no, no.
Il Comandante mi prese da parte, in un angolino della stanza.
- Devi farlo.
- No! Non è vero! Ora che so di te, speri che accetti tutto quello che mi chiedi? Questa è già una missione suicida, senza che tu mi mandi a dirigere una squadra! Hai dimenticato tutte le cagate che ho fatto in questi mesi? Il krogan che mi ha quasi caricata, la volta che sono svenuta a causa di un’onda d’urto, quella in cui mi sono rotta una mano perché dall’altra parte del pugno c’era la corazza di Garrus…
- Si, è vero, ma tutti questo ti è capitato perché affrontavi una cosa nuova. Ciò non toglie che qui in mezzo ispiri fiducia a tutti. Luke è il tuo ragazzo, Garrus è il tuo migliore amico, Miranda ti odiava e ora avete fatto amicizia. Questo non vuol dire nulla per te?
- E gli altri dove li metti?
- Jack sicuramente preferirà te a Miranda e tutti gli altri sono persone abbastanza mature da capire quello che ho visto in te: sei speciale Magenta. E di certo non perché sei mia madre. Credi che tutti quello che fa sì che io sia io provenga dal mio patrigno? Io ho il tuo DNA e senza di esso non avrei mai scelto di sfidare la sorte facendomi congelare e non sarei mai arrivata qui. Se sono una leader e perché ho preso dalla mia famiglia.
Ero frastornata. La figlia con cui non ero mai riuscita a passare del tempo aveva un’enorme ammirazione per me e mi considerava la causa primaria del suo “essere il Comandate Shepard, eroina dell’Alleanza”. Io, però, non ero mai stata speciale. Anche se, a pensarci bene, da quando avevo iniziato a combattere, avevo sentito di aver trovato il mio posto. Dalla prima volta che ero diventata soldato avevo sentito di potercela fare, fino alla fine. Certo, avevo perso la speranza quando avevo visto il buio portarmi via dalla mia vita, ma, quando mi ero risvegliata sulla Normandy, quando mi era stato detto che ero stata scelta per le mie doti in battaglia, ero tornata a vivere davvero. Forse, dopotutto, Hope aveva ragione.
- D’accordo. Lo faccio.
Il sorriso che vidi sulla sua faccia aumentò ancor di più la mia autostima, la mia convinzione di potercela fare.
- Molto bene. Sarà Cameron a guidare la seconda squadra.
Anche gli altri mi sorrisero. Mi sentivo pronta.
- Non so cosa troveremo lì dentro e non voglio mentirvi, non sarà facile – disse poi Shepard – Abbiamo perso dei validi compagni, potremmo perderne altri. Non sappiamo quante persone i Collettori abbiano rapito. Migliaia, centinaia di migliaia, non ha importanza. Ciò che importa è questo: non ne rapiranno altre. E’ questo che faremo, qui e oggi. Finirà qui. Vogliono scoprire di cosa siamo fatti? Io dico di mostrarglielo, ma a modo nostro. Riporteremo a casa la nostra gente!
 
Shepard scelse la mia squadra basandosi su coloro che mi avrebbero ascoltata e coloro che si sarebbero trovati meglio con lei. Così, alla fine, io mi ritrovai con Luke, Garrus, Jack, Miranda e Legion, mentre lei guidò Kasumi, Thane, Jacob, Grunt, Mordin e Samara2. Scesi dalla nave, ci demmo un ultimo sguardo, prima di oltrepassare gli ingressi che dividevano le due strade. Io e la mia squadra non potevamo vedere Tali, ma tutti potevamo sentirla con la comunicazione radio. Disse, quando Shepard le chiese se era in posizione, che era tutto a posto, semplicemente la temperatura del condotto era leggermente alta.
- Seconda squadra, siete in posizione?
- In posizione – comunicai.
Tutta la mia squadra aveva già estratto le armi ed era pronta ad avanzare. Luke e Garrus mi posarono una mano sulla spalla e mi fecero un ultimo sorriso di incoraggiamento.
La base dei Collettori aveva lo stesso stile della nave su cui eravamo stati, le stanze erano solo molto più grandi: il soffitto era talmente in alto che sembrava di stare all’aria aperta. Fu proprio osservando il soffitto che notai l’arrivo dei primi nemici. Svolazzando arrivarono da tutte le parti, così feci cenno agli altri di ripararsi in diversi punti della stanza per coprire un raggio più ampio.  Era arrivato il momento di combattere, eravamo al punto di non ritorno. Mi riparai a mia volta, pronta a quell’ultima sfida.
- Cominciamo.

Cherrie's notes 
1. informazioni trovate su Mass Effect Wiki: volevo essere precisa ^^
2. so che Shepard non si porta mai più di due compagni, ma questa è una storia, non potevo lasciare Magenta con quasi una decina di membri xD

 

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Capitolo 34
*** Stavano arrivando ***


Eccolo. Eccolo qui. Magari per voi non significa molto, ma per me ha un grandissimo significato. E' la mia prima FanFiction conclusa. Perciò ecco a voi. So che vi è sembrata banale e non voglio spacciarvela per qualcosa di unico e originale, ma qui c'è il mio cuore. Grazie di avermi accompagnata. Vi aspetto con Unexplored 2 e, se l'attesa non vi piace, potrete leggere 2203, altra FanFiction su Mass Effect ma ambientata nel futuro rispetto alla guerra finale contro i Razziatori. Vi voglio bene. Grazie di tutto!

Bastarono pochi secondi perché iniziassi a sudare freddo. I Collettori sembravano davvero sciami di insetti e tutte le volte che ci pareva di poter avanzare indisturbati, ci ritrovavamo a ripararci in punti scomodissimi per ricaricare le armi ed evitare i colpi. Eppure, nonostante l’enorme fatica, riuscivamo ad avanzare. Pensavamo che i nemici più difficili da sfidare fossero i Collettori muniti di raggio particellare, ma non erano nulla in confronto a chi veniva posseduto dall’Araldo. Quando la situazione iniziava ad essere a nostro favore, uno a caso tra i nemici iniziava a fluttuare a mezz’aria, per poi essere invaso da una potente luce gialla. “Assumo il controllo” era tutto ciò che si poteva udire. Successivamente il Collettore designato diventava molto più duro da fare fuori e anche potentissimo negli attacchi. Miranda fu colpita da quello che sembrava essere una specie di attacco biotico e i suoi scudi rimasero inattivi per diversi minuti. Il rischio di perdere qualcuno sembrava alzarsi ad ogni passo che facevamo.
Come se la difficoltà di ciò che stavamo fronteggiando non fosse già abbastanza alta, venne fuori che il condotto che Tali doveva percorrere per raggiungere le due porte bloccate presentava diverse grate che le impedivano di continuare. A Shepard bastò trovare il loro terminale di attivazione, ma non era così facile usarlo in mezzo ai colpi dei nemici. Sta di fatto che, per via di questo piccolo problema, quando raggiungemmo le porte, Tali e la squadra di Shepard erano ancora indietro.
- Siamo in posizione, attendiamo che le porte si aprano – comunicai.
Dall’altra parte non ebbi alcuna risposta: sentii solo una miriade di spari in successione. Restammo col fiato sospeso per diversi minuti, con le schiene contro le porte e la mente pronta all’arrivo di altri nemici. Non era affatto bello avere le spalle al muro, nel vero senso della parola. Avevamo diversi ripari, certo, ma rimaneva il fatto che non c’erano vie di fuga, perciò dovevamo per forza farli fuori tutti, senza lasciare che si avvicinassero. Fu un sollievo sentire Tali che ci comunicava di essere arrivata finalmente al punto di randez vous. Vedere il suo casco dall’altra parte delle porte fu una gioia per tutti, ma non era ancora finita. Il punto da cui eravamo entrati faticava a richiudersi e nel frattempo Shepard e gli altri erano arrivati al loro portone.
- Va’, ti copriamo noi! – gridai a Tali.
Non potevo lasciare la squadra di Shep in pericolo. Anche Legion era in grado di richiudere la porta, così ci bastò sostenere qualche altro colpo nemico mentre lui si occupava della cosa. Superato questo ostacolo, dovemmo spostarci per aiutare l’altra squadra: erano riusciti ad entrare, nonostante la loro porta fosse guasta, ma anche in quel caso ci volle tempo per richiuderla. Ovviamente Tali fu impeccabile e, finalmente, riuscimmo a prendere fiato. Mi appoggiai istintivamente a un muro e mi afferrai la milza che, a forza di correre, mi pareva spappolata.
- Tutto bene? – mi chiese Hope.
- Sì – dissi ancora ansimando – Tutto bene. Solo un po’ di ansia mista ad adrenalina – conclusi ridacchiando.
- Shepard – disse poi Miranda –Questo devi vederlo.
Ci spostammo verso l’interno della stanza che avevamo raggiunto. Era piena di capsule, ma quella ormai era una costante negli “alloggi” dei Razziatori. Ciò che ci incuriosì furono i tubi che partivano dalla cima di queste capsule. Si ricongiungevano tutti in tubi più grandi che andavano a finire in un’altra stanza chissà in che punto della nave. Cosa raccoglievano dagli umani rapiti?
- Sembra una dei coloni scomparsi – continuò Miranda guardando una delle donne dentro le capsule più vicine.
Sfiorai la capsula e la donna si mosse leggermente, come se l’avessi accarezzata nel sonno. Dormivano? Kasumi notò che più avanti c’erano altre persone conosciute: erano quelli dell’equipaggio. Non conoscevo tutti, ma riconobbi la dottoressa Chakwas e Kelly Chambers, nonché le uniformi che gli altri indossavano. Mentre fissavamo quei corpi, incuriositi dal loro stato, da diverse capsule iniziò a fuoriuscire uno sbuffo. La pelle della colona che avevo davanti iniziò a presentare dei puntini rossi. Si stava…sgretolando? Lei aprì gli occhi e iniziò a dimenarsi.
- Sono vivi! Sono ancora vivi! – gridai presa dal panico.
Non volevo vederli morire. Non così e non quando potevo fare qualcosa.
- Tirateli fuori! – ordinò Shep, iniziando a colpire un altro dei contenitori.
Colpii con foga il vetro, ma la donna non smise di gridare e perdere sangue. Infine, si accasciò a terra e venne trascinata in basso, come se qualcosa la stesse risucchiando. Fortunatamente, i miei compagni ebbero più successo e riuscirono a liberare l’equipaggio della Normandy. Erano scossi, ma vivi. Ma, mentre Shepard e gli altri si accertavano che non ci fossero gravi danni e pensavano a una soluzione per non doverseli portare dietro nella battaglia finale, io sentivo le gambe cedermi.  Dopo tutto quello che avevo passato non ero ancora abituata? Non riuscivo ancora a guardare la morte in faccia ed evitare il dolore? Quella ragazza si era sgretolata davanti ai miei occhi, gridando in una maniera agghiacciante e la sua espressione e le sue grida non si toglievano dalla mia testa.
- Magenta?
Non notai nemmeno Shepard che si avvicinava a me. Alzai il viso di scatto e subito mi ritrovai nei suoi occhi. La abbracciai più forte che potevo, non solo per evitare di cadere a terra, ma anche per evitare di perdere completamente la testa.
- Non ce la faccio. Non mi abituerò mai a vederli morire – fu tutto quello che riuscii a dire.
- Nemmeno io.
- Ma che stai dicendo? Tu non hai fatto una piega.
- Ciò non significa che non mi tocchi. Muoio dentro ogni volta ed ogni volta sembra più doloroso. Non ci si abitua mai a vederli morire. Mai.
- E come si sopravvive allora?
- Pensando a chi non se n’è andato.
 
Il nuovo piano era un po’ più complesso del primo. Due corridoi paralleli partivano dalla stanza in cui eravamo: uno era relativamente libero, ma la porta in fondo ad esso era bloccata; l’altro presentava una porta priva di blocchi, ma era completamente invaso da sciami cercatori. Una soluzione, per quanto rischiosa, c’era. Un biotico avrebbe creato uno scudo per proteggere una squadra ristretta e farla muovere attraverso gli sciami, mentre gli altri si sarebbero mossi nel corridoio “pulito” e avrebbero aspettato l’apertura della porta. I membri dell’equipaggio liberati da poco, infine, sarebbero stati portati alla nave da qualcuno. Andavano solo stabiliti i ruoli.
- Dunque, chi porta indietro gli altri? – chiese Shepard.
Io non volevo. Non che non tenessi a quelle persone, ma volevo arrivare fino alla fine, accompagnare Hope fino in fondo. Fortunatamente, Jacob si propose. Joker li avrebbe aspettati con la nave nel punto più vicino raggiungibile, dato che la Normandy era tornata operativa.
- Come biotico esperto io proporrei Samara o Jack, sono le migliori in questo campo.
Samara era un’asari molto abile e lo sapevo perché senza di lei non sarei mai riuscita a sfruttare i miei poteri biotici. Eppure, qualcosa mi diceva che Jack sarebbe stata più adatta per quel lavoro. Ripensai alla barriera che mi fece vedere uno dei primi giorni sulla Normandy: l’aveva creata in pochissimo tempo e quasi sembrava che non si fosse sforzata.
- Credo che dovrebbe farlo Jack – dissi istintivamente – Sempre se te la senti – conclusi rivolgendomi a lei.
Tenne gli occhi puntanti verso il basso per qualche secondo, poi rialzò lo sguardo mostrandosi piena di coraggio come non mai. Non aveva il solito sguardo spaccone, l’aria che usava per proteggere se stessa dal passato. Era davvero convinta.
- Perfetto, vado io.
Infine, serviva sapere chi sarebbe stato sotto la sua barriera e chi avrebbe formato la seconda squadra.
- Dunque, non possiamo mandare troppe persone con Jack, perché più sarà grande la barriera, meno riuscirà a mantenerla. Io guiderò la seconda squadra – disse Shepard – proprio perché sarà la più numerosa. Chi se la sente di andare con Jack?
Ormai mi sembrava di non conoscermi più. Una volta, posta una domanda del genere, mi sarei nascosta dietro ai più grossi sperando di non essere notata, mi sarei fatta piccola, piccola pur di evitare ogni ritorsione. Eppure volevo andare, volevo affrontare quel pericolo e dimostrare che potevo farcela. In tutta la mia vita non mi ero mai sentita così a mio agio come in battaglia.
- Io ci sto- dissi, dunque.
- Anche io – esclamò Luke.
- Io non mi tiro indietro – concluse Garrus.
Shepard non sembrò affatto preoccupata. Le persone più legate a lei sarebbero entrate in un corridoio pieno di sciami cercatori e nessun’altra protezione contro di essi a parte una barriera, eppure lei sembrava quasi felice. Ma sapevo che non era per il nostro gesto: era perché volevamo farlo insieme.
- Bene, direi che può bastare. State attenti a non allontanarvi mai troppo da Jack e ovviamente ricordatevi che dovrete proteggerla, dato che sarà impegnata.
Dovevamo separarci di nuovo dai nostri compagni. Jacob tornò indietro, mentre noi ci separavamo ad un bivio. La barriera che Jack creò era comunque piuttosto grande, dato che dovevamo avere spazio per muoverci, ripararci e trovare i punti migliori da cui sparare. Fu davvero strano addentrarsi in mezzo agli sciami: svolazzavano attorno a noi, intenti a pungerci, ma la barriera impediva loro di avvicinarsi. Vi sbattevano contro, probabilmente consapevoli che, sforzandola, potevano romperla, eppure Jack non sembrava infastidita. Forse erano troppo piccoli per creare danni consistenti.
- Qui…epard…ci…viamo.
Forse non potevano sfondare la barriera di Jack, ma, a quanto pareva, la loro presenza in massa interferiva con le comunicazioni. In ogni caso, la nostra priorità era arrivare sani e salvi dall’altra parte della porta alla fine del lungo corridoio. Voltato il primo angolo, però, arrivarono i primi veri problemi. Altri Collettori arrivarono volando e, ovviamente, Jack fu costretta a ripararsi in attesa che noi liberassimo il passaggio. Sarebbe stato tutto più semplice se ad attaccarci non ci fossero stati, come al solito, Collettori armati di raggio particellare, il quale riusciva ad eliminare barriere e scudi più velocemente di qualsiasi altra arma, e il solito Collettore posseduto dall’Araldo.
Le munizioni avrebbero scarseggiato di lì a breve e usare i poteri iniziava a stancarci sempre di più. Anche Jack, man mano che avanzavamo e che le varietà di nemici aumentavano, sembrava piegarsi sotto il peso della barriera. Il suo era sudore per la fatica, non solo per la paura e l'ansia.
- Forza, ormai ci siamo quasi! - la spronai.
Quando ormai credevamo che i Collettori ci avrebbero circondati, vidi la porta. Era vicina, ci separava solo una discesa. Iniziammo a sparare alla cieca per poter correre verso di essa e, raggiuntala, lasciammo che fosse Garrus ad aprirla. Sarebbe bastato un bypass semplice, di quelli che chiunque poteva effettuare, ma un minimo di tempo serviva lo stesso. Gli sciami si avvicinavano sempre di più e ormai ero certa che avrebbero preso uno di noi. Proprio in quel momento, però, Jack riuscì a concentrare le sue ultime forze. La barriera divenne così una potente onda d'urto, che spazzò via sciami, Collettori e qualsiasi altro essere nemico. Il familiare suono di apertura di una porta aumentò ulteriormente la mia sensazione di sollievo. Lasciando che Jack appoggiasse il suo braccio attorno alle mie spalle, superai la porta, che finalmente ci separò definitivamente dagli sciami. Diedi a Garrus una pacca sulla spalla per la velocità con cui aveva aperto la porta e mi congratulai con Jack per l'egregio lavoro. Non potemmo, però, soffermarci troppo sulla gioia del momento: i nostri compagni erano ancora dall'altra parte della seconda porta. Per aprirla ci volle un po' più di tempo e, quando vidi Shepard sbucare, mi sentii per un momento il cuore in gola. Si accasciò subito contro una parete tenendosi un fianco e io pensai il peggio. Fortunatamente mi sbagliavo. Non appena mi avvicinai a lei, alzò lo sguardo e mi sorrise, pronta a ripartire come se nulla fosse. Allora controllai che anche tutti gli altri ci fossero. Passai in rassegna tutti i loro volti e alla fine mi sentii meglio. Non avevamo subito alcuna perdita.
 
- Che fare, dunque?
- Non abbiamo molte alternative, vista la mole di Collettori che stanno tentando di aprire quelle porte. O decidiamo di darci una mossa e sperare che questa missione finisca prima che loro raggiungano questa sala, o preghiamo perché una trincea ci salvi le chiappe.
Shepard aveva totalmente ragione. Non c'erano molte alternative. Eppure ero certa che la prima fosse la migliore: con mutanti, progenie e quant'altro, una battaglia di trincea ci avrebbe fatto subire gravi perdite.
- Io voto per il darci una mossa.
Molti nel gruppo fecero cenno di sì e, comunque, chi non lo fece non pareva essere contrario.
- Bene. Sicuramente avrete capito che non posso portarvi tutti, anzi, potrò portare una piccolissima squadra. Non solo perché in pochi ci muoveremo meglio, ma anche perché, se dovesse succederci qualcosa in quella stanza, non voglio far rischiare la pelle a tutti voi più di quanto non lo stia già facendo. Motivo per cui, sarete voi a scegliere se venire con me.
Ecco, un'altra scelta. Ma, quella volta, si trattava di scegliere se arrivare fino in fondo o se ritirarmi all'ultimo come spesso avevo fatto nella mia vita. Il primo a scegliere di andare con lei fu Garrus. Tutti lo sapevano, tutti sapevamo che non l'avrebbe mai lasciata sola, nemmeno in quel momento.
- Solo un altro, poi andremo.
Era il momento. Luke avrebbe provato a farmi desistere, ma io mi sentivo in dovere di farlo. Era mia figlia ed ero stata con lei solo un mese o due dopo la sua nascita. Nascita che ci aveva portati a tutto questo. Sì, perché, se non avessi mai avuto una figlia, quel giorno non avrei deciso di combattere per darle un mondo migliore, ma sarei rimasta a casa con Luke, sperando che qualcun altro liberasse la terra per noi. E, se non avessi deciso di combattere, non avrei rischiato la morte finendo in una capsula criogenica. E, se non ci fossi finita, non mi sarei risvegliata un secolo più tardi per scoprire che non eravamo soli nella galassia e che mia figlia, pur di conoscermi ,si era fatta congelare a sua volta. Dunque lei era la causa di tutto questo. Era grazie a lei se potevi sentirmi viva, perché quella, dopo la decisione di innamorarmi, era la più grande avventura che io potessi mai chiedere di affrontare.
- Vengo io - furono, quindi, le mie parole.
Vederla sorridere mi diede la conferma di aver preso la giusta decisione. E, anche se Luke mi guardò con in viso tutta la tristezza e la paura che non gli avevo mai visto provare prima, mi sentivo fiera di me stessa.
- Tornerò, amore mio - gli dissi.
- Lo so - disse prendendomi la mano e posandosela sul viso - Ma concedimi un po' di preoccupazione. È un mio diritto, dato che ti amo.
Mi saluto dandomi un bellissimo bacio sulle labbra e regalandomi un sorriso leggermente rattristato. Ero pronta ad affrontare ogni cosa.
 
Eppure, ciò che trovammo era al di là di ogni immaginazione. Dopo altre orde di Collettori e mostri vari, raggiungemmo finalmente la sala di controllo centrale. Appesa, sopra le nostre teste, c'era una macchina con le sembianze di uno scheletro umano. Dalle braccia gli veniva iniettato qualcosa, che, solo pochi secondi dopo, capii essere il materiale genetico ottenuto dalla disgregazione dei coloni rapiti.
- È un Razziatore umano - osservò Shepard.
Ne sapevo poco di Razziatori. Avevo sentito parlare di loro solo quando IDA ci aveva informato del fatto che i Collettori non erano altro che un'antica specie tramutata da questi. Di sicuro, però, ne sapevo abbastanza da capire che quell'essere andava distrutto.
- Pare - ci comunicò IDA - che quei tubi siano una debolezza strutturale.
Quindi ci bastava sparare a quei tubi e quella mostruosità sarebbe stata distrutta? Eppure mi sembrava troppo semplice. Ovviamente la stanza non rimase vuota per molto. I Collettori che non erano impegnati nel tentativo di aprire le porte che li separavano dai nostri compagni, vennero a tenerci impegnati. Il problema della loro presenza stava nel fatto che i tubi contenenti il materiale genetico non erano sempre in una condizione di debolezza. Quando lo stantuffo al loro interno si abbassava per iniettare il liquido, era molto più difficile scalfirli. Dovevamo, perciò, aspettare che si riempissero nuovamente e, al tempo stesso, tenere a bada i nemici. Due persone avrebbero tenuto a bada i nemici, mentre la terza pensava ai tubi. Siccome Shepard e Garrus avevano iniziato a uccidere gli alieni insettoidi, immaginai toccasse a me sparare ai tubi. Pur essendo lontani, non era necessaria un arma di precisione, anzi un fucile d’assalto era molto meglio: avrebbero ceduto prima sotto tutti quei colpi. Ci fu un momento, mentre sparavo, in cui un colpo mi sfiorò la testa. Quando mi voltai a destra per vedere da dove proveniva notai il fucile di precisione di Garrus, ancora fumante.
- Stai più attento Vakarian!
- Credi l’abbia fatto per sbaglio? Guarda alla tua sinistra.
A pochi passi da me c’era un Collettore morto con un colpo che gli adornava la fronte. Quel turian era dannatamente bravo.
I tubi, comunque, necessitarono di pochi minuti per essere definitivamente distrutti. “Bene, i nostri compagni dovrebbero stare ancora bene” fu la prima cosa che pensai quando il Razziatore-umano crollò. Ce l’avevamo fatta. Ciò per cui i Collettori avevano rapito intere colonie umane era finalmente distrutto e potevamo distruggere la loro base, lasciandoci alle spalle il loro arrivo e la distruzione che avevano portato.
Il Comandante disse ai nostri compagni che potevano tornare alla Normandy: avremmo fatto esplodere la base. Jokeri ci avrebbe aspettato con gli altri già a bordo. Eppure, quando pensavamo che il compito fosse facile, facile, il pilota ci avvisò dell’arrivo di un messaggio da parte dell’Uomo Misterioso. Raramente portava buone notizie.
- Shepard, hai fatto l’impossibile.
- Ero parte di una squadra.
- Sto esaminando i diagrammi inviati da IDA. Un impulso radioattivo dovrebbe uccidere i Collettori rimasti, ma lasciare le macchine e la tecnologia intatta. E’ la nostra occasione, Shepard. Stavano costruendo un Razziatore…quelle conoscenze, quella struttura, potrebbero salvarci.
- Scomponevano le persone- disse Shepard alzandosi e dirigendosi verso l’ologramma - le riducevano in qualcosa di orribile. Dobbiamo distruggere la base.
- Non essere così limitata. Rivolgere le risorse dei Razziatori contro di loro potrebbe essere la nostra unica possibilità…
La cosa che mi sconvolse della situazione, fu che Garrus appoggiò l’idea dell’Uomo Misterioso. Fortunatamente, Hope rimase della sua idea: usare quella base era sbagliato, perché era nata distruggendo gran parte dell’umanità. Non potevamo abbassarci a tanto. Piazzò la bomba, settata per esplodere dopo dieci minuti. Così, fieri di aver distrutto quell’orrore e di aver mantenuto la nostra posizione, ci dirigemmo verso l’uscita.
Nemmeno due passi, ne sono sicura. Nemmeno due passi che la base tremò. Istintivamente ci girammo e lui, quel coso, era lì. Il mostro che poco prima avevamo visto cadere in fondo alla stanza e schiantarsi al suolo, si era appeso ad alcuni dei pannelli mobili e si era tirato su. Era vivo. Vivo e armato. Aprì la bocca e uno strano raggio, pieno di sciami cercatori, iniziò a caricarsi. Il da farsi era ovvio: ci buttammo dietro diversi ripari, pregando perché bastassero a proteggerci. In un certo senso, quel raggio era interessante: sparava in diverse direzioni, ma lasciava intatto tutto ciò che non era organico. Non scalfì nemmeno uno dei muretti dietro cui ci eravamo posizionati. Ma sapevamo di non poter semplicemente stare chinati e sperare che se ne andasse.
- IDA, cosa puoi dirmi su questo mostro? – chiesi via radio.
- E’ dotato di diverse debolezze strutturali, a dire il vero. Una è il centro del suo petto.
Buttai un occhio: sembrava un cuore artificiale, alimentato da tutto quel liquido che gli era stato iniettato.
- Altrimenti, potete puntare ai suoi occhi, ma il danno sarà molto minore.
- Ti ringrazio.
Il problema del petto era che non stava mai scoperto per troppo tempo. Andare sul sicuro, puntando agli occhi, ma rischiando di metterci ben più di dieci minuti, o sparare al suo petto ogni volta che si trovava sulla linea di fuoco?
- Non dobbiamo mancare un colpo – gridò Shep, che aveva capito le mie intenzioni.
Io e Garrus le facemmo cenno di sì con la testa ed entrambi tirammo fuori i Viper. Non avevo mai sparato a un bersaglio che si muoveva così tanto. Certo, non che le persone stessero ferme, ma era diverso. Il Razziatore si muoveva a scatti e così anche il suo centro.
- Fai un respiro profondo – mi disse Garrus – E vedrai che sarà più facile di quanto credi.
Il Comandante si occupò dei nuovi Collettori che arrivarono all’attacco. Il fatto che fossero molti, però, non si rivelò un problema: il raggio di quella macchina non distingueva tra noi e loro, così ci bastava chinarci quando caricava. I Collettori, l’avevamo capito, non erano particolarmente svegli, essendo corpi svuotati e riempiti della volontà di qualcun altro. A ogni colpo, le loro orde venivano stese. Ma rimaneva il problema delle debolezze strutturali. All’inizio, Garrus si occupò di puntare al cuore mentre io riempivo di colpi gli occhi finché quel coso non si nascondeva per ricaricarsi.
- Non basta! Ci metteremo una vita! Devi aiutarmi a colpirlo al petto!
- Non credo di esserne capace.
- Magenta, datti una mossa e ascolta quello che ti dice Garrus.
Inspira. Espira. Lo feci diverse volte prima di mirare. Aspettai che il Razziatore si trovasse in un momento di stabilità e colpii. Incredibilmente, centrai il colpo. Nonostante la paura di morire, nonostante la sensazione di sentire lo scorrere del timer della bomba e il fatto di essere circondata da orde di Collettori, colpirlo mi veniva più facile di quanto pensassi. Mi sembrò di vedere Garrus sorridere.
Il tempo che passò mi sembrò molto più di dieci minuti. Eppure, quando io e Shepard ci alzammo dal riparo per colpire con una deformazione il Razziatore, che ormai era allo stremo, mancavano ancora due o tre minuti. Non so come ci riuscimmo. Ero talmente sollevata, felice di averlo definitivamente distrutto, che non notai cosa la sua morte (o disattivazione, ancora non ne ero sicura) stava comportando. Con una mano colpì la base fluttuante su cui mi trovavo e io mi ritrovai a scivolare verso il basso sempre più velocemente. Se non ci fosse stata Shepard, che prontamente si tuffò per prendermi, sarei morta insieme a quell’abominio. Ma il crollo che provocò era inarrestabile. Presto ci ritrovammo nel buio più totale, svenuti.
 
Era la seconda volta che mi svegliavo da uno svenimento vedendo Garrus. A liberarmi dalla lastra metallica che mi schiacciava la cassa toracica, però, fu Hope. Eravamo messi maluccio tutti e tre. Ma non c’era tempo per controllare le ferite. Mancava poco più di un minuto all’esplosione. Jokeri urlava talmente forte attraverso l’auricolare di Shepard, che riuscii a sentirlo. Capii che gli altri stavano bene. Mancavamo solo noi. E potevamo solo correre: uno sciame cercatore gigantesco iniziò a inseguirci e, a ogni angolo che svoltavamo, apparivano altri Collettori. Per tutta la stazione riecheggiava la voce dell’Araldo, ma a noi, o almeno a me, importava ben poco. Corsi come non avevo mai fatto prima, fregandomene del cuore che sentivo in gola. E quando vidi Joker aprire la porta della Normandy e sparare per pararci il culo, nonostante il farlo gli costasse un dolore atroce, sentii davvero di avercela fatta. Saltai con tutta la potenza che mi era rimasta nelle gambe e così Garrus dopo di me. Shepard, però, era rimasta indietro. Come se non bastasse, la piattaforma sospesa, grazie alla quale avevamo raggiunto l’entrata della nave senza troppo sforzo, crollò a causa del tremore che scossava tutta la base dei Collettori. Ma Hope non si lasciò scoraggiare. Corse, corse e corse sempre più velocemente, fino a spiccare un salto che sembrava impossibile. Pensai che sarebbe caduta nel vuoto, ma lei era il Comandante Shepard. Con le ultime forze rimaste si aggrappò al bordo dell’entrata e io, evitando il fuoco nemico, la presi per un braccio.
- Aiutami, Vakarian! – gridai.
Un braccio io, un braccio lui. E Hope fu definitivamente salva. La porta ci separò dagli spari.
Mettemmo piede nella nave giusto in tempo per sentire IDA che iniziava il countdown per la detonazione.
- 10…9…8…
- Sì, ho capito IDA – la rimproverò Joker – Tenetevi forte!
Non mi importava. Potevo anche cadere e sfracellarmi al suolo. La mia priorità era vedere la base esplodere, per avere la certezza che nulla di quella specie abominevole restasse. Prima un esplosione, poi un’altra e un’altra ancora. Le fiamme avvolsero la base e velocemente si avvicinarono alla Normandy. Ma prima che potessi vederle mangiare la nostra nave, quel posto da incubo scomparve dietro il nostro salto spaziotemporale.
 
EPILOGO
Quei buchi mi mettevano un po’ di inquietudine. La Normandy era squarciata in diversi punti, ma diversi tecnici mi avevano assicurato che le barriere da loro innalzate ci impedivano di perdere ossigeno. Come spesso mi era successo davanti a qualcosa di nuovo, qualcosa appartenente a quel nuovo secolo, non mi fidavo. Eppure respiravo.
Aspettavamo tutti il Comandante. Era andata a parlare con l’Uomo Misterioso, pronta a dare le dimissioni dopo quello che ci aveva ordinato. Era stata l’ultima goccia. Avevamo capito che la sua malvagità non era solo una facciata, ma il suo vero modo di essere. Nell’attesa alcuni ricontrollavano le armi, altri spostavano i detriti e altri ancora correvano di qua e di là per aiutare il più possibile. Io me ne stavo seduta. “Riposati” aveva detto la Chakwas “E per davvero questa volta”.
- Sembra impossibile eh - disse Luke sedendosi accanto a me.
- Dici? Io mi ci sto abituando.
- Mh, ci vorrà un po’ – aggiunse sorridendo.
- Per via degli alieni, delle guerre o del fatto che nostra figlia è viva e biologicamente più grande di noi?
Scoppiò in una lieve risata. Ce la meritavamo un po’ di tranquillità. Non solo per quello che avevamo affrontato pochi minuti prima, ma anche per quello che avremmo dovuto affrontare poi. Le previsioni, infatti, non erano buone.
Quando Shepard finalmente arrivò, guardò noi tutti, i membri della sua squadra, sorridendo. Eravamo tutti vivi. Joker le porse un datapad. Non avrebbe voluto distruggere quel suo momento di gioia, ma sapeva di non poter aspettare. Era una questione a dir poco prioritaria dirle quello che aveva detto a tutti noi e che, presto o tardi, avrebbe dovuto sapere tutta la galassia.
Stavano arrivando.

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