Metis Potter e il Ritorno degli Animaghi di Mary Evans (/viewuser.php?uid=86518)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - I Sei Animaghi Non Registrati ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Il Grosso Errore di Zia Marge ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Rivalutazioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Dissennatori ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Fondi di tè e allenamenti di coppia ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Prime lezioni e mollicci ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Incantesimi e cicatrici ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Ma quando sono cresciute? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Incubi ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Sentii
finalmente l’aria pulita investirmi
in pieno. Mi fermai per un attimo a godere di quella sensazione che
sapeva di
libertà, ma ero a conoscenza del fatto che fosse troppo
presto per cantar
vittoria. Dopo un attimo di esitazione, mi lanciai dalla scogliera dove
ero
riuscito ad arrivare sotto forma di cane e, al contatto con
l’acqua gelata, un
senso di esaltazione mi invase: ce l’avevo fatta!
Nuotai finchè non riuscii a raggiungere la
terra ferma e solo allora ritornai alla mia forma umana.
Mi accasciai sulla spiaggia con lo sguardo
rivolto verso il cielo. Era bello poter rivedere di nuovo le stelle
dopo dodici
anni.
Guardai da lontano la prigione di Azkaban
e mi scappò un ghigno che poi sfociò nella mia
tipica risata a latrato.
James
rimarrà a bocca aperta quando lo
saprà! pensai
con un sorriso malandrino, e questo
mi fece tornare alla mente che dovevo darmi da fare per la missione di
salvataggio. Bastava un semplice incantesimo e tutto sarebbe tornato
come
prima. E quel ratto l’avrebbe pagata cara.
Presi dalla tunica lurida che indossavo un
articolo di giornale bagnato che ero riuscito miracolosamente a non
perdere in
acqua e fissai quasi con sguardo vacuo le persone che ritraeva la foto
in
aggiunta ad un articolo: ritraeva l’intera famiglia Weasley
con l’aggiunta di
altri cinque elementi. Li sfiorai con un dito. Erano due ragazzi, due
ragazze e
una donna. Anche se non li vedevo da dodici anni li avevo riconosciuti
subito:
il mio figlioccio, mio nipote, le mie due principesse e la mia donna.
Marlene.
Il mio passato, il futuro che avevo perso
e che avevo tutte le intenzioni di recuperare. Spostai lo sguardo sui
due
gattini che avevano i gemelli Potter e sul topo di uno dei Weasley che
cercava
disperatamente di portarsi fuori dalla loro portata. Ci avevo messo
poco a fare
due più due, anche se la situazione aveva del comico: li
aveva trasformati
negli unici animali che sarebbero stati capaci di dargli la caccia e
mangiarselo per pranzo! Peter non era mai stato molto
brillante…
Con un nuovo spirito mi incamminai verso
la civiltà trasformandomi di nuovo in cane, ben conscio che
presto sarei stato
ricercato da mezzo mondo. Iniziai ad annusare l’aria e
immediatamente riconobbi
il suo odore. Sorrisi nel vedere che almeno per una volta aveva fatto
quello
che le avevo detto. Iniziai quasi a trotterellare e a scodinzolare
dalla
felicità.
Ero di nuovo libero.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 - I Sei Animaghi Non Registrati ***
Era
quasi fine luglio e, nella campagna
del Surrey, due ombre sgattaiolavano in piena notte fuori da
un’abitazione.
Erano figura minute, di due giovani, ma
ancora più strano fu quando a loro si aggiunse una terza
ombra, e poi una
quarta, una quinta e una sesta.
Non parlavano, nella notte si sentiva solo
il fruscio degli alberi e degli animali.
Il gruppo si allontanò dalle abitazioni
inoltrandosi nei boschi fino a giungere in un parco fatiscente.
Lì si fermò, e
i suoi membri si affrettarono a mettersi in cerchio.
Dopo qualche secondo di silenzio, uno dei
ragazzi parlò.
«Miseriaccia, non posso credere che stiamo
davvero per farlo!» esclamò tutto eccitato Ron
Weasley spezzando l’atmosfera si
tensione che si era venuta a creare.
Uno sbuffo divertito partì dal resto del
gruppo.
«Davvero Ron? Non credevo proprio che
rischiare di essere un animale a vita ti attraesse tanto.»
Tutti alzarono gli occhi al cielo.
Solo Evelyn Black poteva uscirsene con una
frase del genere.
Gideon scoppiò nella sua tipica risata a
latrato mettendole un braccio intorno le spalle.
«Questa è mia cugina, gente!»
esclamò
euforico, strappando un sorriso compiaciuto alla ragazza.
“Sono due idioti” pensò invece Metis
Potter con rabbia.
Per evitare discussioni inutili, prima
fosse ritornata a dormire meglio sarebbe stato per tutti.
Hermione Granger, al suo fianco, le diede
una gomitata leggera intuendo i suoi pensieri.
«Faremo meglio a sbrigarci prima che ci
scopra qualche babbano, piuttosto.» intervenne Harry
«Avete portato le
bacchette, vero?»
Tutti annuirono.
«Ok. Sapete già cosa dovete fare. Al mio
tre. Uno. Due. Tre: “Transfiguratus
animalibus”»
Cinque voci esclamarono l’incantesimo
mentre la sesta rimase a guardare soddisfatta i suoi amici illuminarsi
di una
luce bianca e lasciare il posto a cinque magnifici esemplari animali.
C’erano un lupo nero, una lupa rossa , un
orso dal pelo rosso, una leonessa e un cervo dal manto bianco. Non le
ci volle
molto capire chi erano: Gideon Black, Metis Potter, Ronald Weasley,
Hermione
Granger ed Harry Potter.
Vide il lupo e la lupa fissarsi qualche
secondo prima che lei voltasse la testa ed andasse dalla leonessa che
emise un
ruggito che sapeva tanto di risata repressa.
La lupa la colpì su un fianco ed iniziò a
ad emettere versi quasi stesse parlando.
Evelyn alzò gli occhi al cielo,
esasperata. Non le piaceva trovarsi invischiata in queste cose.
Vedendoli giocare tra di loro decise di
unirsi anche lei al gruppetto di animali, così chiuse gli
occhi concentrandosi
bene.
Pochi secondi dopo, al suo posto c’era un
bellissimo cane nero di razza.
Il lupo le si avvicinò subito ed iniziò a
giocare con lei e poi con gli altri per quelle che parvero ore.
Fu quando si iniziò ad intravedere l’alba
che, al posto degli animali ricomparvero i ragazzi.
Bastò uno sguardo per trasmettersi tutte
le sensazioni che provavano: esaltazione, euforia, paura,
aspettativa...
tuttavia capirono che ne avrebbero avuto di tempo per dirsi tutto
quello che si
dovevano dire e, poiché non dovevano essere scoperti, si
affrettarono a
raggiungere nuovamente il centro città.
Metis ed Hermione, però, prima di
separarsi definitivamente, si distanziarono un attimo dal gruppo.
«Ancora arrabbiata?» sussurrò la riccia,
anche se già conosceva la risposta.
«No.» rispose Metis, allontanandosi da lei
quasi di corsa ed entrando nel numero 4 di Privet Drive.
Hermione sospirò, e mentre veniva
ricondotta a casa dalla metro polvere le ritornarono a mente tutti gli
avvenimenti di pochi mesi prima.
Flashback
Metis Potter era stata portata nella Camera dei Segreti.
Nessuno
riusciva ancora a credere che una
cosa del genere fosse stata possibile.
Lei,
così forte, era stata rapita.
Quando
suo fratello Harry e Gideon Black
la ritrovarono, era quasi un cadavere.
Venne
guarita in un attimo da Madama
Chips, ma le ferite della mente rimanevano.
Nessuno
sapeva bene cosa quel diario
poteva averle fatto, e ne erano preoccupati. Più di tutti
Gideon Black, ma non
era abbastanza.
Litigarono
furiosamente una sera nella
torre di astronomia.
Hermione
riuscì ad ascoltare solo la parte
finale della conversazione, poco prima che lui uscisse arrabbiato dalla
porta.
Dentro la torre, Metis in lacrime.
Non
riuscì a farsi dire cosa era successo,
ma dopo aver promesso di non dire niente a nessuno l’amica le
confidò solenne
che Gideon Black ormai per lei non esisteva più.
A
nulla valsero i tentativi di tutti di
far fare loro pace.
Gideon
Black e Metis Potter erano
diventati due estranei.
Fine
Flashback
Mentre
si rintanava sotto le coperte del
suo letto, Hermione Granger sospirò. Prima quei due testoni
avessero capito
quello che provavano l’uno per l’altra, meglio
sarebbe stato per tutti.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 - Il Grosso Errore di Zia Marge ***
Harry
non capiva perché
dovesse cercare di lisciarsi i capelli, nè perchè
sua sorella Metis fosse
costretta ad indossare un vestito.
La sorella di zio Vernon, Marge, adorava criticarli, e quindi sarebbe
stata
contentissima se avessero trascurato il loro aspetto. Tutte le volte,
Harry
veniva paragonato a Dudley, e Metis veniva criticata per il suo aspetto
ossuto
e malconcio. L'ultima volta che era venuta a trovarli avevano entrambi
otto
anni, ed erano all'oscuro di qualunque cosa riguardasse la magia.
Adesso ne avevano tredici, e le cose erano cambiate: anche se erano
sempre dei
ragazzini ossuti, erano dei ragazzini MAGHI ossuti.
Inoltre, grazie alle riserve di cibo inviate loro dalla signora Weasley
tramite
la signora Figg, adesso non erano poi tanto ossuti.
«Vai alla porta!» sibilò zia Petunia a
Metis, e lei obbedí, anche se di
malavoglia.
Per
quella sera aveva
deciso di essere uguale a sua madre, modificando leggermente i suoi
lineamenti
e indossando un vecchio vestito che la zia aveva conservato in
soffitta. Si era
anche allungata i capelli.
Quando Petunia l'aveva vista era svenuta, ma Metis era stata
irremovibile: per
quella sera, voleva la sua mamma più vicina.
Sarebbe sembrata ad occhi esterni una presa di posizione sciocca, ma
quella
mattina aveva scoperto di essere finalmente diventata donna, e
l'indifferenza
della zia l'aveva fatta soffrire più di quanto le avrebbe
mai fatto piacere
ammettere.
Aperta la porta, sulla soglia c'era zia Marge. Somigliava molto a zio
Vernon:
larga, bene in carne e paonazza, aveva perfino i baffi, anche se non
cespugliosi come quelli dello zio. In una mano reggeva un'enorme
valigia, e
infilato sotto l'altro braccio c'era un vecchio bulldog dal pessimo
carattere.
«Dov'è il mio Dudders?» ruggì
zia Marge. «Dov'è il mio nipotino
tesorino?»
Dudley caracollò avanti, i capelli biondi incollati piatti
sul testone, il
cravattino appena visibile sotto molteplici strati di doppio mento. Zia
Marge
scagliò la valigia nello stomaco di Harry, mozzandogli il
respiro, sollevò da
terra Dudley, lo strizzò forte con il braccio libero e gli
stampò un grosso bacio
sulla guancia.
I gemelli sapevano benissimo che Dudley tollerava gli abbracci di zia
Marge
solo perché veniva ben ricompensato, ed erano certi che, una
volta sciolto
l'abbraccio, Dudley avesse una crocchiante banconota da venti sterline
ben
stretta nel pugno ciccione. Tuttavia si scambiarono un'occhiata
divertita per
la sua espressione soffferente, venendo ricompensati da uno
scappellotto di zia
Petunia.
«Petunia!» esclamò zia Marge, passando
davanti ai gemelli come se fossero degli
appendiabiti. Zia Marge e zia Petunia si baciarono, o meglio, zia Marge
urtò il
mascellone contro lo zigomo ossuto di zia Petunia. Zio Vernon
entrò, sorrise
gioviale e chiuse la porta.
«Tè, Marge?» chiese. «E
Squarta che cosa prende?»
«Squarta prende il tè dal mio piattino.»
disse zia Marge mentre entravano tutti
in cucina esclusi Harry e Metis, che si guardarono con una smorfia.
Quella donna era priva di ogni principio di igene personale se lasciava
ad un
cane quelle libertá. Ma beh, finchè continuava ad
ignorarli poteva fare quel
che voleva.
«Harry, ricorda il permesso.» gli
rammentó Metis, e con un sospiro lo
accompagnó al piano di sopra per posare la valigia della
"balenottera", come l'avevano soprannominata anni prima.
«Se solo Gideon fosse qui... »
Metis fece una smorfia a quel nome. Non parlava con Gideon da quel
maledetto giorno
sulla torre di astronomia ma, dopo quello che aveva visto, come poteva
far
finta di niente e continuare ad essere sua amica? E poi per lui lei non
era
importante. Non piú, almeno. Non da quando era entrata nella
sua vita quella
Evelyn…
Ci misero quanto piú tempo potevano, e quando tornarono in
cucina, a zia Marge
erano stati serviti tè e torta alla frutta e Squarta, in un
angolo, leccava
rumorosamente il piattino. Videro zia Petunia rabbrividire
impercettibilmente
notando le gocce di tè e bava che macchiavano il pavimento
pulito. Zia Petunia
odiava gli animali.
«Chi ti cura gli altri cani, Marge?» chiese zio
Vernon.
«Oh, c'è il Colonnello Fubster che si occupa di
loro.» esclamò zia Marge. «Ora
è in pensione, ed è contento di avere qualcosa da
fare. Ma non ho proprio
potuto lasciare a casa il povero vecchio Squarta. Quando è
lontano da me piange.»
Squarta prese a ringhiare mentre i gemelli si sedevano. Per la prima
volta da
quando era arrivata, l'attenzione di zia Marge si concentrò
su di loro.
«Allora!» abbaiò. «Siete
ancora qui!»
«Sì.» disse Metis, sfidandola con lo
sguardo.
«Non dire sì con quel tono ingrato,
ragazzina.» ringhiò zia Marge afferrandole
il colletto del vestito. Harry si alzó di scatto, inviperito.
Nessuno poteva toccare sua sorella.
«Vernon e Petunia sono stati maledettamente gentili a
tenervi. Io non l'avrei
fatto. Sareste andati dritti all'orfanotrofio se vi avessero
abbandonato sulla
porta di casa mia.»
Metis moriva dalla voglia di dire che avrebbe preferito stare in un
orfanotrofio invece che con i Dursley, ma il pensiero del permesso per
Hogsmeade la fermò. Lo stesso non accadde con Harry.
«Lasci immediatamente mia sorella!»
sibiló al suo indirizzo, e una forza
invisibile la fece allontanare da Metis.
Zia Marge fece una smorfia.
«Vedo che non siete affatto migliorati dall'ultima volta.
Speravo che la scuola
vi avrebbe ficcato in testa un po' di buone maniere.»
Prese una gran sorsata di tè, si asciugò i baffi
e disse: «Dove hai detto che li
hai mandati, Vernon?»
«A San Bruto.» rispose prontamente zio Vernon,
mentre costringeva i gemelli a
sedersi nuovamente a tavola.
«È un istituto di prim'ordine per casi senza
speranza.»
«Ho capito.» disse zia Marge. «Usano la
frusta a San Bruto, ragazzini?» abbaiò.
«Ehm...» Zio Vernon fece sì con la testa
dietro la schiena di zia Marge, e
anche se ancora arrabbiato per prima fu Harry a rispondere.
« Sì.» disse
«Certamente.»
L'ironia era palese, ma Marge non sembró accorgersene visto
il modo in cui
annuiva.
«Ottimo.» disse zia Marge «Io non la
capisco, questa mania di non darle alla
gente che se lo merita. È da smidollati, da mollaccioni. Una
bella battuta è
quello che ci vuole in novanta casi su cento. E te, ti picchiano
spesso?» disse
rivolta a Metis.
«Oh, sì.» rispose lei, scambiandosi
un'occhiata con il gemello «Un sacco di
volte.»
Zia Marge socchiuse gli occhi.
«Il vostro tono continua a non piacermi,
ragazzini.» profferì.
«Se usate quei toni svagato per parlare delle frustate che
prendete, è chiaro
che non ve ne danno abbastanza. Petunia, se fossi in te scriverei una
lettera
al direttore. Per ribadire che approvi l'uso delle maniere forti con i
ragazzi.»
Prima che l'argomento divenisse troppo spinoso, per fortuna, zio Vernon
cambiò
bruscamente discorso porgendo un bicchiere colmo di vino alla sorella.
«Hai sentito il telegiornale stamattina, Marge? Di quel
prigioniero evaso? Che
storia...»
I gemelli si scambiarono un sorriso. Gli mancava davvero tanto Sirius.
Era un
peccato che non avessero potuto passare con lui piú tempo,
in seguito alle
feste in Egitto con i Weasley, ma lui era pur sempre un fuggitivo.
Marlene e
Evelyn erano sotto sorveglianza speciale, cosí dopo una
breve visita Sirius era
stato costretto alla latitanza.
Peró, almeno, non era solo: Nefer e Lilith erano voluti
andare con lui, non
avevano voluto sentir ragione.
Nel frattempo, Marge aveva ripreso a criticarli.
«Non devi rimproverarti per come sono venuti su i ragazzi,
Vernon. Se c'è
qualcosa di marcio dentro, uno non può farci
niente.»
I gemelli cercarono di concentrarsi sui loro piatti, ma tremavano loro
le mani
ed erano rossi di rabbia.
«È una delle regole base
dell'allevamento» disse. «Con i cani è
sempre così. Se
c'è qualcosa che non va nella madre, anche i cuccioli
avranno qualcosa che non...»
In quel momento, il bicchiere esplose in mano a zia Marge. Frammenti di
vetro
volarono in tutte le direzioni e zia Marge prese a sputacchiare e a
strizzare
gli occhi, il faccione rosso grondante di vino.
«Marge!» squittì zia Petunia.
«Marge, va tutto bene?»
«Non è niente.» grugnì zia
Marge, asciugandosi la faccia col tovagliolo «Devo
averlo stretto troppo. Mi è successa la stessa cosa l'altro
giorno a casa del
Colonnello Fubster. Non agitarti, Petunia, è solo che ho una
presa molto
salda...»
Ma zia Petunia e zio Vernon lanciarono ai gemelli occhiate sospettose.
Poi zia
Petunia fece il caffè e zio Vernon tirò fuori
anche una bottiglia di brandy, ma
zia Marge aveva già bevuto parecchio. Il suo faccione era
molto rosso. A Metis
si rivoltó lo stomaco dal disgusto, al punto che perse la
concentrazione e
ritornó al suo aspetto originale.
«Ma sì, appena appena.» disse
ridacchiando.
«Un po' di questo, un po' di quello... come il
ragazzo.»
Dudley stava facendo sparire la quarta fetta di meringata.
Zia Petunia beveva il caffè con il mignolo teso. Harry e
Metis avrebbero tanto
voluto eclissarsi in camera loro, ma incontrarono lo sguardo furioso di
zio
Vernon e capirono di dover resistere.
«Aah.» disse zia Marge schioccando le labbra, e
posò il bicchiere vuoto «Che mangiata,
Petunia. Di solito la sera mi faccio due cosette veloci, con dodici
cani a cui
badare...»
Ruttò sonoramente e si batté il grosso stomaco
ricoperto di tweed.
«Scusate. Ma mi piace vedere un ragazzo sano.»
riprese, strizzando l'occhio a
Dudley.
«Diventerai un bell'omone, Dudders, proprio come tuo padre.
Sì, ancora un po'
di brandy, Vernon... Ma quello lì...»
piegò il capo verso Harry, che alzó il
sopracciglio.
«Quello lì ha l'aria poco sana, è
così piccolo. Succede anche con i cani. Il
Colonnello Fubster l'anno scorso me ne ha annegato uno. Una specie di
topo,
ecco cos'era. Debole. Malnutrito. E anche lei.»
indicó con il mento Metis «Ha
cambiato aspetto, mi sembra. Ma rimane sempre una spostata.»
Metis dovette stringere i denti per non rispondere, e allo stesso tempo
fermare
Harry che era giá pronto a buttarsi sopra quella balenottera
spiaggiata per
aver insultato sua sorella.
«Dipende tutto dal sangue, cattivo sangue non mente. Ora, non
sto dicendo che
la tua famiglia ha qualcosa che non va, Petunia.» e
batté sulla mano ossuta di
Petunia con la sua, simile a un badile «Ma tua sorella era la
mela marcia.
Capita anche nelle migliori famiglie. Poi è scappata con un
buono a nulla ed
ecco il risultato.»
«Quel Potter.» disse zia Marge ad alta voce
afferrando la bottiglia di brandy e
versandone ancora, un po' nel bicchiere un po' sulla tovaglia
«Non mi avete mai
detto che lavoro faceva.»
Zio Vernon e zia Petunia erano molto tesi. Perfino Dudley
alzò gli occhi dalla
torta per osservare i genitori.
«Lui... non lavorava.» disse zio Vernon, lanciando
ai gemelli un'occhiata
obliqua. «Era disoccupato.»
«Lo immaginavo!» disse zia Marge buttando
giù una gran sorsata di brandy e asciugandosi
il mento con la manica «Un fannullone, un mangiapane a ufo,
uno sfaticato
che...»
«Non è vero.» disse Harry
all'improvviso. Tutti tacquero. Harry tremava. Non
era mai stato così arrabbiato.
«ANCORA UN PO' DI BRANDY!» strillò zio
Vernon, che era impallidito. Svuotò la
bottiglia nel bicchiere di zia Marge.
«Tu, ragazzo.» sibilò rivolto a Harry
«Vai a dormire, vai...»
«No, Vernon.» disse zia Marge. Le era venuto il
singhiozzo. Tese una mano per
interrompere il fratello, gli occhietti iniettati di sangue fissi su
Harry «Va'
avanti, ragazzo, va' avanti. Sei fiero dei tuoi genitori, vero?
Figurati, due
che si ammazzano in un incidente d'auto. Saranno stati
ubriachi...»
«Non sono morti in un incidente!»
esclamò allora Metis scattando in piedi.
Zia Marge rispose colpendola forte in volto con la sua mano grassoccia.
Quando il corpo di Metis colpí il pavimento nessuno ebbe il
coraggio di dire
niente. Zia Petunia e Zio Vernon erano allibiti, ed Harry era sotto
shock.
Metis aveva le lacrime
che premevano di uscire ma si costrinse a non piangere.
Zia Marge, nel frattempo, continuó a parlare:
«Sono morti in un incidente,
piccola perfida bugiarda, e vi hanno scaricato come un fardello sulle
spalle
dei loro bravi, operosi parenti!» strillò zia
Marge furiosa «Sei un' insolente,
ingrata mocciosa...»
Ma zia Marge all'improvviso tacque.
Lo shock era scomparso, ed Harry l'aveva fatta volare contro la parete
opposta
con una magia volontaria senza bacchetta. Gli occhi verdi brillavano di
rabbia
repressa mentre aiutava la sorella a rialzarsi.
Nessuno si mosse. Gli zii e Dudley sembravano affetti da un pietrificus
perchè
non corsero affatto ad aiutare zia Marge. Riguardo lei, per un attimo,
fu come
se le mancassero le parole. Sembrava gonfia di una rabbia
inesprimibile, una
rabbia che continuava a premere, a premere da dentro. Il suo faccione
rosso
cominciò ad allargarsi, i suoi occhietti presero a sporgere
e la sua bocca si
stirò a tal punto da impedirle di parlare. Un attimo dopo,
parecchi bottoni
saltarono dalla giacca di tweed e rimbalzarono sulle pareti. Si stava
gonfiando
come un pallone mostruoso, con lo stomaco che esplodeva dalla gonna di
tweed e le
dita simili a salsicce.
A quel punto, il pietrificus sparí.
«MARGE!» gridarono zio Vernon e zia Petunia in
coro, mentre il corpo di zia
Marge cominciava a sollevarsi dalla sedia e a librarsi verso il
soffitto. Ormai
era completamente rotonda, un'enorme boa di salvataggio con gli occhi
porcini,
e le mani e i piedi sporgevano in modo bizzarro mentre navigava a
mezz'aria,
con uno scoppiettio soffocato. Squarta entrò a scivoloni,
abbaiando
furiosamente. Zio Vernon afferrò un piede di zia Marge e
cercò di tirarla giù,
ma rischiò a sua volta di sollevarsi da terra. Un istante
dopo, Squarta fece un
balzo e affondò i denti nella gamba di zio Vernon.
I gemelli scattarono prima che qualcuno potesse fermarli, diretti nella
loro
camera al piano di sopra. Raccattarono i bauli e il resto delle loro
cose in
fretta e furia senza parlarsi, precipitandosi di nuovo dabbasso proprio
mentre
zio Vernon usciva dalla sala da pranzo, la gamba del pantalone ridotta
a
brandelli sanguinolenti.
«TORNATE SUBITO QUI!» strillò.
«NON SO CHI DI VOI DUE MOSTRI É STATO A RIDURLA
IN QUEL MODO MA RIMETTETELA SUBITO A POSTO!»
Ma Harry, preso da una rabbia incontenibile, memore dello schiaffo alla
sorella, aprí con un calcio il baule, afferrò la
bacchetta magica e la puntò
contro lo zio.
«Se l'è meritato.» disse respirando
affannosamente «Se l'è proprio meritato. E
stai lontano da me. Stai lontano da entrambi.»
Fece andare Metis dietro di lui e le fece aprire la porta.
«Ce ne andiamo.» disse Harry
«Addio.»
E un attimo dopo erano fuori, lungo la strada buia e tranquilla,
trascinando il
baule, con la gabbia di Edvige sottobraccio.
Senza parlarsi, giá sapevano dove andare.
Camminarono fianco a fianco fino alla casa della signora Figg che,
quando aprí,
sembró quasi felice di vederli con i mano i loro bagagli,
anche se erano quasi
le undici e mezzo di sera.
Prima che loro potessero dire qualcosa, li anticipó.
«Era ora che decideste di andarvene da quel luogo.»
sbottó la signora Figg
facendogli segno di entrare velocemente «Anche se, devo dire,
potevate scegliere
un momento piú appropriato.»
Metis la guardó sorpresa.
«Ma come...»
«Come facevo a saperlo?» completó la
vecchia Arabella. «Le urla di quella
grassona si sentono anche da qui, sapete?»
Effettivamente, ascoltando bene, la voce di zia Marge era facilmente
riconoscibile.
Harry e Metis si scambiarono un'occhiata.
«Siete nei guai ragazzini, fatevelo dire, ma dubito che una
predica sia quello
che vi ci vuole al momento.»
Si alzó un momento per andare a pendere un contenitore pieno
di polvere che
porse ai gemelli.
Ne presero entrambi un mucchio borbottando un "grazie" alla vecchia
signora per aver subito compreso la situazione, e si strinsero nel
camino
insieme a tutte le loro cose.
«E salutate Gideon da parte mia!»
esclamó la vecchia signora, appena un attimo
prima che i gemelli le sorridessero e dicessero a gran voce:
«Casa Black,
Claremont Square» e sparissero in un turbinio di fiamme verdi.
Mentre in una casa non molto lontano due donne e un ragazzo venivano
svegliati
dall'improvviso arrivo di due ospiti, in quella che era stata la casa
della sua
famiglia per secoli, Grimmuld Place numero 12, Sirius Black spulciava
libri
nella biblioteca.
Ad assistere all'assurditá dell'evento, un uomo e due gatti.
«Non provarci nemmeno, Remus.» sibiló
Sirius.
Remus Lupin sorrise.
«Non ho detto niente.» ribatté lui
avvicinandosi «Stavo solo pensando che
questa é la prima volta che ti vedo entrare di tua
volontá in una biblioteca
per leggere addirittura.»
L'ironia era evidente, ma il bel Black si limitó a
sogghignare.
«James ha visto una scena simile quando stavamo studiando per
diventare
animaghi.» lo informó. Poi si rivolse a Nefer
accarezzandolo.
«Vero, amico?»
Il gatto miagoló in risposta, mentre Lilith
sembró alzare gli occhi al cielo e
balzó giú dal tavolo per fare le fusa a Remus.
Lui sorrise per un attimo, prima
che uno specchietto familiare nella sua tasca iniziasse a parlare.
«Amore, so che non puoi parlare,» disse la voce di
Marlene Black, «Volevo solo
informarti che Harry e Metis sono scappati da casa Dursley dopo aver
gonfiato
la zia con della magia accidentale. Adesso sono qui a casa con i loro
bagagli,
hanno usato la metropolvere di Arabella.»
I due uomini e i due gatti si guardarono in silenzio per qualche minuto
prima
di scoppiare a ridere.
Per quanto due gatti possano scoppiare a ridere, ovviamente.
«Hanno davvero gonfiato quella balena di Marge
Dursley?»
Sirius non riusciva davvero a smetterla di ridere.
«Giá.» commentó Remus
«Sono riusciti in quello in cui avete fallito tu e James
il giorno del matrimonio del fratello. Sará meglio che vada
a vedere come
stanno. Dubito che la magia involontaria sia avvenuta senza una
ragione.»
Salutó ancora con un sorriso l'amico e i due gatti prima di
smaterializzarsi.
Sirius Black si rivolse ai due gatti.
«Eravate voi i geni in trasfigurazione e incantesimi:
perché non mi date una
mano invece di stare solo lí a guardare?»
esclamò con un sopracciglio inarcato.
Al che Nefir e Lilith scattarono in due direzioni diverse, e quando
Sirius si
ritrovó a correr loro dietro cercando di decifrare i loro
miagolii sulla
posizione dei libri da prendere sullo scaffale, si rese conto che,
forse,
chiedere aiuto a due gatti non era stata la cosa piú
intelligente da fare.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 - Rivalutazioni ***
Pov
Gideon
Erano mesi che non riuscivo a dormire
bene, piú precisamente da quando avevo litigato con Metis.
Non riuscivo proprio a capire la sua
avversione nei confronti di Evelyn.
Era vero che da quando avevo scoperto di
avere una cugina l’avevo un po’ trascurata, e che
mi ero maledetto mille volte
per quello dal momento che era stato a causa di questa mia
disattenzione e di
quella di Harry che lei era stata posseduta da Voldemort, ma le avevo
chiesto
scusa.
La sua testardaggine nel non volermi
ancora perdonare era stoica.
Ero arrivato persino a pregarla, perché
non potevo davvero immaginare la mia vita senza lei ed Harry, ma non
era
servito a nulla.
Neanche dopo che Harry le aveva parlato si
era risolto qualcosa.
Poi dopo che Evelyn aveva fatto sgamare
che era un animagus naturale la situazione era degenerata.
Metis si era intestardita nel volerlo
diventare anche lei e tanto aveva fatto che era arrivata a coinvolgere
anche
gli altri malandrini.
La cosa che mi aveva sorpreso era stato
senza dubbio scoprire che gli animali in cui ci trasformavamo erano
uguali, e
che secondo i libri che avevo letto sulla trasformazione animagus se
due
persone che si conoscevano avevano la stessa forma di animagus era
perché erano
destinate a stare insieme, come le loro controparti animali che si
completavano.
Era un discorso che mi imbarazzava
enormemente, anche perché non avevo mai visto Metis sotto
quell’aspetto,
tuttavia avevo deciso di non pensarci e cercare semplicemente di
riconquistare
la sua fiducia.
Avevo appena fatto questa considerazione
quando sentii il rumore del camino che si attivava e mia zia
affrettarsi a
controllare chi fosse arrivato.
Incuriosito, decisi di uscire dalla mia
stanza, ma quando fui sull’uscio del salotto mi impietrii
davanti al camino per
la scena che mi si presentò.
Harry stringeva tra le braccia una Metis
piangente, mentre spiegava a zia Marlene il motivo per cui erano stati
costretti a scappare da casa Dursley.
Appena entrai nella stanza Metis voltò il
suo sguardo verso di me e, oltre ai suoi occhi verdi lucidi per le
lacrime,
potei vedere distintamente la sua guancia sinistra tumefatta.
In quel momento, mi sembrò che il tempo si
fosse fermato.
E non mi importava piú di nulla, né dei
nostri litigi, né della sua testardaggine o del mio orgoglio.
Harry si fece da parte, capendo le mie
intenzioni, ed io non persi un secondo per stringere a me quello
scricciolo dai
capelli rossi che, dopo qualche secondo di resistenza, si
abbandonò tra le mie
braccia piangendo tutte le sue lacrime.
In un attimo colsi lo sguardo indurito di
Harry e lo ricambiai, stringendo Metis più forte.
Quei Dursley l’avrebbero pagata cara.
Nessuno poteva fare del male a Metis senza
ripercussioni.
Nemmeno io.
Pov
Metis
Era passata una settimana da quando io e
Harry eravamo piombati in casa Black, e per fortuna Marlene ci aveva
ospitati
senza porre troppe domande.
Mi era stata anche molto vicina, come la
mamma della quale non avevo mai potuto sperimentare
l’affetto, dopo che aveva
scoperto che avevo avuto il mio primo ciclo mestruale.
Zia Petunia non mi aveva mai detto niente,
ed io non avevo mai chiesto nulla, quindi tutto quel sangue mi aveva
spaventata.
Non sapevo come comportarmi e cosa fare,
quindi appena entrata in una delle camere di casa Black per la notte,
dopo aver
iniziato a sporcare i miei vestiti e le lenzuola ero stata presa dal
panico e
mi ero chiusa dentro fino alla sera del giorno dopo, facendo
preoccupare a
morte mio fratello.
Per fortuna, alla fine Marlene era riuscita
a convincermi a lasciarla entrare e mi aveva rassicurata che non era
successo
niente di male e che a tutto c’era una soluzione.
Con un colpo di bacchetta aveva fatto
evanescere tutto il sangue e poi mi aveva fatto il tipico discorso
donna a donna
accarezzandomi i capelli come solo una mamma poteva fare.
I giorni successivi avevo iniziato ad
uscire di più dalla stanza, ma a causa degli ormoni e dei
dolori forti per non
far capire agli altri della mia condizione parlavo solo con Marlene, e
svincolavo
quando i ragazzi mi proponevano qualche attività.
Harry e Gideon cercavano di capire cosa
non andasse in me, e solo Evelyn che sembrava aver capito qualcosa
sorprendentemente mi aiutava nel cambiare discorso.
Un giorno, il mio quarto giorno di ciclo per
la precisione, me la vidi piombare in camera mentre ero trasformata in
lupo e
restammo a fissarci per qualche secondo prima che lei si decidesse a
parlare.
«Credo di sapere perché tu ce l’abbia
con
me, ma sappi che fra me e Gideon non c’é nulla.
Stiamo cercando semplicemente
di cucire un rapporto tra cugini, e sappi che non
c’é stato giorno da quando vi
siete litigati che lui non mi parlava di te chiedendomi consigli su
come
comportarsi. Io non voglio prendere il tuo posto o portartelo via,
voglio semplicemente
stringere un rapporto con mio cugino. E a mio cugino piacerebbe che noi
due
andassimo d’accordo quindi se a te sta bene io seppellirei
l’ascia di guerra.»
Il giorno dopo avevo iniziato a parlare
sempre piú tempo con Evelyn, scoprendo alla fine che non era
poi tanto male
come avevo pensato all’inizio.
Con Gideon, invece, le cose erano cambiate
di poco.
Continuavo ad essere fredda con lui, e
praticamente era l’unico della casa con cui non parlavo
normalmente e
liberamente.
Sapevo che ci era rimasto male, perché
dopo il nostro abbraccio e dopo avermi vista andare più
d’accordo con Evelyn
doveva aver pensato che tra di noi le cose si fossero sistemate, ma la
verità
era che non ero ancora pronta a perdonarlo per avermi messa da parte
tanto
facilmente.
Il giorno del compleanno mio e di Harry
ricevemmo la visita del mio padrino, con un regalo straordinario da
parte sua e
di Sirius Black, il padrino di Harry, nonché padre di Evelyn
e zio di Gideon: i
loro permessi firmati per le visite ad Hogsmeade.
Ovviamente ricevemmo anche dei veri
regali, ma sorprendentemente Remus ci disse solo di aprirli sul treno,
e che ci
sarebbero stati utili.
Marlene ci aveva fatto una torta, e Gideon
aveva regalato ad Harry un boccino per fare pratica e a me una
collanina a
forma di cuore. Eravamo arrossiti entrambi, ma quel gesto mi fece
piacere e fu
solo per quello che decisi di cambiare il mio atteggiamento nei suoi
confronti,
anche se non del tutto.
Verso i primi di agosto andammo tutti a
Diagon Alley per comprare i libri per la scuola, e lí io,
Harry e Gideon ci
incantammo davanti alla vetrina per gli articoli del Quidditch per
guardare la
nuova Firebolt.
Incontrammo anche Hermione, che aveva
deciso di comprarsi un gatto come regalo di compleanno, e Ron, che si
era
comprato una nuova bacchetta visto che la precedente si era spezzata a
causa
del nostro scontro col platano picchiatore.
Riavere i Malandrini riuniti fu un
toccasana per me, e per la prima volta i miei pensieri non volavano a
Voldemort
e alla sua possessione.
Ero stata davvero una stupida, una debole
ragazzina, e quella cosa sarebbe dovuta cambiare quest’anno.
A qualunque costo.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 - Dissennatori ***
Il
soggiorno a casa Black durò tutta
l’estate e, per Harry e Metis, quella fu l’estate
migliore di sempre.
Marlene aveva raccontato loro delle storie
di quando andava ad Hogwarts, e le liti dei loro genitori li avevano
fatti
morir dal ridere.
Chiesero informazioni anche su Sirius,
naturalmente, e su dove si fosse nascosto per sfuggire al Ministero, ma
sfortunatamente la donna non si fece sfuggire niente, se non che suo
marito era
al sicuro, e che molto presto sarebbe stato riabilitato davanti a tutta
la
comunità magica.
Non si sbilanciò oltre, ma rassicurò i
gemelli che i loro gattini, Nefer e Lilith, erano al sicuro con lui e
che gli
stavano tenendo compagnia nella sua reclusione forzata.
Evelyn e Metis, dopo la titubanza
iniziale, erano diventate amiche e fu grazie ad una confidenza
involontaria
della prima che la metamorfomagus fece la scoperta
dell’esistenza della Stanza
delle Necessità.
Un piano iniziò a delinearsi nella mente
della ragazzina, e lei si ripromise di lavorarci su non appena messo
piede ad
Hogwarts.
Non aveva piú tolto la catenina regalatele
da Gideon, e questo aveva fatto piacere al ragazzo se pur ancora non
riuscisse
a capire le motivazioni della ragazza che la spingevano a tenerlo
ancora a
distanza.
Neanche Harry aveva saputo dirgli qualcosa
in merito, perché da quando Metis era piombata in casa Black
non si comportava
piú come al solito.
Era piú irascibile, e sembrava mal
tollerare persino la sua presenza preferendo quella femminile di
Marlene e, in
seguito, quella di Evelyn.
Harry ne aveva parlato con Marlene, ma lei
gli aveva semplicemente sorriso dicendo di portare pazienza,
perché sua sorella
era appena diventata una donna, e le adolescenti in preda agli ormoni
erano
intrattabili nei loro periodi.
Harry aveva riportato il discorso a
Gideon, ma nessuno dei due ci aveva capito qualcosa se non che Metis
era
cambiata.
E questo cambiamento si era rivelato
ancora di piú verso la fine di agosto, quando Marlene
dovette accompagnarla
d’urgenza a Diagon Alley per rifarle il guardaroba quasi
interamente.
Il primo settembre arrivò piú in fretta
del previsto, e alla stazione Marlene raccomandò a tutti e
quattro di fare i
bravi, nonostante sapesse bene che erano parole sprecate con quei
Malandrini.
Sul treno Harry, Metis e Gideon si
riunirono con Ron ed Hermione, mentre Evelyn se ne andò a
cercare la sua amica
Ginny.
Il viaggio fu divertente, perché i
Malandrini avevano molto su cui aggiornarsi, e tutto
proseguí per il meglio
finché d’improvviso il treno prese a rallentare.
Si fissarono tutti interdetti.
«Non è possibile che ci siamo
già.» disse
Hermione guardando l'orologio.
«E allora perché ci fermiamo?»
esclamò
Metis con una nota preoccupata nella voce.
Harry, che era il più vicino alla porta,
si alzò e dette un'occhiata in corridoio dove
notò numerose teste curiose che
spuntavano dagli scompartimenti.
Il treno si arrestò con uno scossone e una
serie di tonfi lontani annunciò loro che i bagagli erano
caduti dalle
reticelle.
Poi, senza alcun preavviso, tutte le luci
si spensero e cadde la più completa oscurità.
«Che cosa succede?»
La voce di Gideon risuonò alle spalle di
Harry mentre anche Ron si alzava a tentoni.
«Ahia!» strillò Hermione «Ron,
quello era
il mio piede!»
Dopo un paio di tentativi riuscirono a
risedersi tutti, e dopo qualche secondo al buio Metis,
cacciò la bacchetta ed
illuminò lo scompartimento.
Fecero appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo che si
udì un rumore
stridente, e Ron iniziò a pulire con un fazzoletto un
pezzetto di finestrino
cercando di guardare fuori.
«C'è qualcosa che si muove
laggiù.» disse
Ron con la voce che tremava appena «Credo che qualcuno stia
salendo a bordo...»
La porta dello scompartimento si aprì all'improvviso e
qualcuno inciampò nelle
gambe di Harry.
Metis ed Hermione urlarono e lo
scompartimento ripiombò nell’oscurità.
«Scusa... sapete che cosa succede? Ahia...
scusate...»
«Ciao, Neville.» disse Gideon con un
sorriso divertito, lanciando un’occhiata di scherno alle
ragazze.
Evocò la luce con la sua bacchetta e
furono di nuovo tutti visibili.
«Harry? Gideon? Siete voi? Che cosa
succede?»
«Non lo sappiamo... siediti...»
«Vado a chiedere al macchinista che cosa succede.»
disse Hermione.
Si udì la porta aprirsi di nuovo, poi un
tonfo e tre strilli.
«Chi è là?»
«Chi sei tu?»
«Chi siete voi?!»
«Hermione?»
«Ginny? Evelyn? Che cosa state facendo?»
«Vi stavamo cercando...»
«Coraggio entrate… »
Ma mentre Hermione si allontanava, le due
ragazze fecero appena in tempo ad entrare chiudendo la porta dietro di
loro
prima che questa si aprisse nuovamente.
In piedi sulla soglia, illuminata dalla
luce della bacchetta di Gideon, c'era una figura ammantata che
torreggiava fino
al soffitto. Aveva il volto completamente nascosto dal cappuccio ed una
mano
spuntava dal mantello, scintillante, grigiastra, viscida e rugosa, come
una
cosa morta rimasta troppo a lungo nell'acqua... Ma fu visibile solo per
un
attimo.
La creatura sembrò sondare l’intero
scompartimento, finché la sua attenzione non venne catturata
da Metis, che la
osservava con uno sguardo stranamente impassibile.
Allora la sua mano si ritrasse
all'improvviso nelle pieghe nere della stoffa, e trasse un lungo,
lento,
incerto sospiro, come se cercasse di respirare qualcosa di
più dell'aria. Un
freddo intenso calò su di loro.
Metis sentì il respiro mozzarsi nel petto,
e il freddo penetrarle fin sotto la pelle, fino al cuore… ed
i suoi occhi si
rovesciarono. Non vedeva più niente. Annegava nel gelo.
Sentí un rumore come
uno scroscio d'acqua, e poi fu trascinata verso il basso, e il rombo
diventava
più forte... E poi, da molto lontano, sentì
urlare. Urla terribili, di orrore,
di supplica. E poi Voldemort che le sorrideva.
Ancora lui.
Sempre lui.
«Harry! Metis!! Vi sentite bene?»
Metis aprí di scatto gli occhi.
Si girò verso la sua destra e vide il
fratello disteso per terra.
Era svenuto anche lui.
C'erano luci sopra di loro, e il pavimento
vibrava.
L'Espresso di Hogwarts era di nuovo in
movimento ed era tornata la luce.
I loro amici erano inginocchiati vicino a
loro, mentre fuori lo scompartimento, accanto ad Hermione,
sorprendentemente
videro la figura di Remus Lupin.
L’uomo sembrava molto preoccupato, e
subito si affrettò a sincerarsi delle loro condizioni mentre
i loro amici li
aiutavano a mettersi seduti.
«State bene?» chiese nervosamente,
scoccando un'occhiata in piú a Metis che tuttavia faceva di
tutto per evitare
il suo sguardo.
«Sì.» rispose Harry, guardando in fretta
verso la porta.
La creatura incappucciata era sparita.
«Che cosa è successo? Dov'è quella...
quella cosa? Chi è stato a urlare?»
Metis fu sorpresa che anche il fratello
avesse sentito le urla di quella donna, ed abbassò lo
sguardo evitando quello
degli altri.
«Nessuno ha urlato.» disse Gideon
preoccupato.
Harry si guardò intorno nello
scompartimento illuminato cercando di capire se lo stessero prendendo
in giro.
«Ma io ho sentito gridare...»
Un colpo secco li fece sobbalzare tutti
quanti. Remus stava spezzando un'enorme tavoletta di cioccolato.
«Tenete, ragazzi.» disse ad Harry e Metis,
e porse loro due pezzi grossi di cioccolato «Mangiate. Vi
farà bene.»
Harry prese il cioccolato ma non lo
mangiò, a differenza di Metis.
«Che cos'era quella cosa, Remus? E che ci
fai qui sul treno?» chiese a Lupin, ma prima che
quest’ultimo potesse anche
solo aprire bocca Metis rispose al posto suo con un filo di voce che
tremava
appena.
«Era un Dissennatore… Uno dei Dissennatori
di Azkaban. Perlustravano il treno per Sirius…
Black…»
Tutti la guardarono a bocca aperta, compreso
il suo padrino, che dopo un primo momento di smarrimento prese il
controllo
della situazione distribuendo cioccolato anche agli altri occupanti
dello
scompartimento.
«Sarò il vostro insegnante di Difesa
contro le Arti Oscure, quest’anno. Silente mi ha assegnato la
carica.» disse
Remus, ma prima che i ragazzi potessero esprimere il loro entusiasmo si
rivolse
in fretta alla sua figlioccia «Metis
potresti…»
«No.» rispose la ragazzina categorica, e
sotto lo sguardo preoccupato di tutti uscí quasi di corsa
dallo scompartimento.
Pov
Metis
No.
Non poteva succedere di nuovo.
Dovevo controllarmi.
Dovevo controllarmi.
Vomitai la colazione interamente e
trattenni a stento un urlo.
La voce di Voldemort riprese a risuonarmi
nella testa.
Continuava a ripetermi che per Gideon ero
solo un peso, che Evelyn era migliore di me e che presto mi avrebbe
rimpiazzata
anche nei malandrini.
Mi diceva che Harry sarebbe stato meglio
senza di me, perché io gli creavo solo preoccupazioni.
Mi diceva che non ero abbastanza.
Poi rimisi anche l’anima, finché non ebbi
piú la forza nemmeno per reggermi in piedi, e mi accasciai
contro il water del
bagno del treno perdendo i sensi.
Sentii il treno fermarsi e la porta del
bagno aprirsi grazie ad un incantesimo.
Vidi dei lunghi capelli biondi e un
sorriso gentile, che presto vennero sostituiti dalle braccia di un
ragazzo che
dai colori della divisa supposi essere un Tassorosso.
Mi sentii prendere in braccio, ma prima di
poter dire qualcosa persi di nuovo i sensi.
Pov
Harry
Dopo l’attacco da parte dei dissennatori,
Metis era scomparsa nel nulla.
Remus ci aveva praticamente rinchiusi
nello scompartimento impedendoci di uscire, e quando il treno si
fermò fummo
sommersi da tutti gli studenti.
Ci ritrovammo alle carrozze trainate prima
ancora di chiederci come potevamo trovarla.
Io e Gideon ci scambiavamo occhiate
preoccupate ogni due secondi, e a nulla valsero i tentativi di
distrarci degli
altri perché anche loro erano visibilmente preoccupati per
mia sorella.
Eravamo entrati ad Hogwarts e di Metis
nessuna traccia.
Decisi che appena entrato in Sala Grande
sarei andato da Silente per far partire le ricerche della mia
sorellina, ma ero
appena entrato che una voce mi fece scattare sull’attenti:
«Potter! Granger!
Voglio vedervi subito!»
Mi voltai sorpreso verso la professoressa
McGranitt, insegnante di Trasfigurazione e direttrice della Casa di
Grifondoro,
che stava chiamando me ed Hermione al di sopra della folla.
Mi feci largo verso di lei con un vago
presentimento, e feci segno a Gideon e Ron di venire con noi.
«Avete trovato Metis?!» esclamai preoccupato, e
l’espressione della
professoressa tradí il suo nervosismo.
Annuí lentamente, prima di rivolgersi
verso Ron e Gideon.
«Voi andate pure avanti, Weasley e Black…
».
«Se si tratta di Metis veniamo anche noi.»
la interruppe subito Gideon mentre
Ron annuiva alle sue parole.
La McGranitt strinse le labbra prima di
annuire severamente, poi iniziò a spingerci via dalla folla
rumorosa e insieme
attraversammo la Sala d'Ingresso, salimmo le scale e ci incamminammo
lungo un
corridoio. Giunti nel suo ufficio, una stanzetta con un gran camino
acceso, la
professoressa McGranitt ci fece segno di sederci.
Si sedette dietro la scrivania ed esordì
senza preamboli: «Metis Potter é stata trovata
priva di sensi nel bagno del
treno. Adesso si trova in Infermeria sotto le cure di Madama
Chips.»
Il panico prese possesso di me, ma prima che potessi replicare
qualcosa,
qualcuno bussò piano alla porta e Madama Chips stessa,
l'infermiera, entrò con
aria affaccendata.
«Dov’é mia sorella? Che cosa
é successo?!»
mi ritrovai ad urlarle contro, sentendo le lacrime premere per uscire.
Tuttavia l’infermiera non parve
infastidita, al contrario della McGranitt.
«Siediti, Potter.» ordinò, e mal
volentieri fui costretto ad obbedire.
«Tua sorella é stata trovata da Luna
Lovegood, una Corvonero del secondo anno. Per fortuna il signor
Diggory, uno
dei prefetti di Tassorosso del quinto anno, stava finendo di
controllare il
treno e le ha dato una mano a trasportarla fino in
Infermeria.» disse la
professoressa, cedendo poi la parola all’altra donna che
iniziò ad esporci le
condizioni della mia sorellina.
«È stato a causa del Dissennatore.»
spiegò
Madama Chips.
«La sua reazione é stata eccessiva, ma
dopo tutto quello che ha passato non mi sorprende piú di
tanto. Adesso sta
riposando in Infermeria e domani sarà pronta per le lezioni.
Non sono qui per
lei, comunque. Il professor Lupin ha mandato un gufo per avvertire che
sei
stato male anche tu sul treno, Potter.»
Mi sentii arrossire.
Era già abbastanza spiacevole che fossi
svenuto, senza che tutti si agitassero tanto.
«Sto bene.» dissi seccamente «Non ho
bisogno di niente… Se non di vedere mia sorella.»
«Mettere tutti quei Dissennatori attorno
alla scuola.» mormorò Madama Chips ignorando le
mie parole e spingendomi
indietro i capelli per sentirmi la fronte «Non è
certo il primo a svenire. Sì,
è tutto appiccicoso. Sono terrificanti, davvero, e l'effetto
che fanno su
persone che sono già di per sé
cagionevoli… »
«Io non sono cagionevole!» esclamai
imbronciato, mentre sentivo le risatine di Gideon e Ron.
Sapere che Metis stava bene ci aveva
rilassati tutti, anche se io non sarei stato tranquillo
finché non l’avessi
vista con i miei occhi.
«Ma certo che no.» disse Madama Chips
distrattamente, mentre mi sentiva il polso, non facendo altro che
aumentare il
divertimento degli altri.
«Di cosa ha bisogno?» chiese la McGranitt asciutta
«Riposo? È meglio se
stanotte dorme in infermeria?»
«Sto bene!» dissi categorico.
«Voglio solo vedere mia sorella, adesso.
Ci porti da lei, Madama, la prego.»
«Be', come minimo dovrebbe mangiare un po' di
cioccolato.» disse Madama Chips,
scrutandomi negli occhi ed ignorando la mia affermazione.
«Ne ho già mangiato un po'.» mi
affrettai
a dirle «Me l'ha dato Remus. L'ha dato a tutti.»
«Davvero?» disse Madama Chips in tono
d'approvazione «Vuol dire che finalmente
abbiamo un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che conosce il
suo
mestiere?»
Tutto quel ciarlare mi stava dando alla
testa, e stavo per iniziare a sbraitare di farmi vedere mia sorella
quando la
McGranitt mi interruppe bruscamente sul nascere.
«Sei sicuro di stare bene, Potter?»
«Sì.» risposi una volta per tutte.
«Molto bene, allora. Chips accompagna i signorini in
Infermeria dalla signorina
Potter. Miss Granger li raggiungerà piú tardi,
devo scambiare due parole con
lei sui suoi orari.»
Pov
Gideon
Finalmente, Madama Chips ci stava
accompagnando in Infermeria.
Quel tragitto mi stava riportando a galla
brutti ricordi, ed affrettai il passo.
Ancora una volta Metis stava male, ed io
non ero riuscito a fare nulla per impedirlo.
Con il morale sotto terra e la
preoccupazione a mille entrai in Infermeria dietro ad Harry.
C’era piú di uno studente disteso, ma non
mi fermai a vedere se ci fosse qualcuno che conoscevo.
Madama Chips ci accompagnò fino all’ultimo
lettino prima di tornare ad occuparsi degli altri pazienti.
Lí, proprio dietro al paravento, vidi
Metis con i capelli di un grigio spento che osservava con un sorriso
stanco una
ragazza al suo fianco dai lunghi capelli biondi.
Non aspettai un secondo di piú e mi
fiondai sul suo letto, prendendole il volto tra le mani.
«Stai bene? Ti prego dimmi che stai bene.»
Le chiesi ansiosamente, fregandomene di
sembrare uno squinternato in quel momento.
Colsi distrattamente gli sguardi stupiti
di Harry e Ron.
Metis arrossí leggermente, presa alla
sprovvista sia dal nostro arrivo che dal mio comportamento.
Mise le sue mani sulle mie e me le fece
togliere dal suo volto pur continuando a stringerle.
Mi sorrise cosí dolcemente che sentii
qualcosa smuoversi dentro, ma non feci in tempo a dare un nome a quella
sensazione che Harry mi fece cadere giú dal lettino con un
movimento veloce
della sua bacchetta.
Mi voltai verso di lui un po’ arrabbiato,
stupendomi di vedere sul suo volto un sorrisetto divertito.
«Stai dando spettacolo, Gid.» mi disse
ghignando e, voltandomi, potei vedere di essere osservato
dall’intera
Infermeria.
Cercai di darmi un tono schiarendomi la
voce, e sentii Metis trattenere una risata.
«Beh… Come ti senti, Metis?» le chiesi
con
una vocetta acuta non mia che fece scoppiare a ridere tutti.
Io arrossii.
A salvarmi da ulteriore imbarazzo ci pensò
la figura di Hermione, che sopraggiunse proprio in quel momento
correndo verso
di noi.
Mi spinse da parte senza tanti complimenti per sedersi sulla
sponda del letto, e iniziò a guardare ansiosa
l’amica.
«Come stai, Metis? Mi dispiace di non
essere venuta con gli altri ma la McGranitt mi ha trattenuta. Oh, sono
cosí
dispiaciuta! Avrei voluto correrti dietro ma il professor Lupin ci ha
bloccati
nello scompartimento. Mi sento cosí in colpa! Per fortuna
c’era Luna.»
Spostò lo sguardo verso la ragazzina
bionda e la ringraziò, e lo stesso fece Harry.
Tuttavia, lei rispose qualcosa come «Un
raggruppamento tale di gorgosprizzi non poteva essere
ignorato» e, dopo averci
salutati dicendo che ormai Metis non aveva piú bisogno di
lei, se ne andò
saltellando lasciandoci tutti a bocca aperta.
«Quella Corvonero é proprio strana.»
commentò Ron a bassa voce, ed io non potei che concordare
con lui.
«Per quel che mi riguarda, invece.»
esordí
Harry, sedendosi di fianco alla sorella e prendendole una mano
«Credo che le
sarò debitore a vita per aver salvato la mia
sorellina.»
In un attimo, vidi i capelli di Metis
cambiare dal grigio spento al suo rosso usuale.
«Guarda che io non avevo alcun bisogno di
essere salvata! Non sono una bambina!» la sentii protestare,
vedendola poi
assumere un broncio che ci fece scoppiare tutti a ridere.
Le tenemmo un po’ compagnia mangiando
tutti insieme la cena che gli elfi ci avevano fatto comparire davanti.
Di tanto in tanto la guardavo di sottecchi:
rideva e scherzava con tutti, ma vedevo un’ombra nei suoi
occhi che mi
preoccupava.
Indossava ancora il mio ciondolo, ed
un’idea mi balenò in testa.
Avrei dovuto studiare duramente ma, se
fossi riuscito a realizzarla, sarei riuscito a proteggere Metis.
La vidi sorridermi per un attimo prima di
prestare attenzione alla filippica di Ron su non so bene quali
attrazioni di
Hogsmeade.
Ricambiai il sorriso, non visto.
Proteggere Metis.
Era solo quello l’importante.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 - Fondi di tè e allenamenti di coppia ***
Quando
i Malandrini entrarono nella Sala Grande per la
colazione, la mattina dopo, la prima cosa che videro fu Draco Malfoy
impegnato
a intrattenere un folto gruppo di Serpeverde con una storia molto
divertente.
Mentre
passavano, Malfoy si esibì in una
ridicola imitazione di uno svenimento che fece scoppiare tutti a ridere.
Con un semplice movimento degli occhi
quasi impercettibile, Harry fece scoppiare tutte le ciotole dei
Serpeverde
contenenti porridge, sporcando tutti i membri della tavolata.
Mentre la Sala Grande rideva e i
Serpeverde si lamentavano, trattenendo a stento dei sorrisetti, i
Malandrini
presero tutti posto al tavolo dei Grifondoro.
Hermione iniziò subito a studiare il suo
orario, apparsole davanti in quel momento, ignorando tutto e tutti, Ron
e Harry
iniziarono a mangiare come se non ci fosse un domani, Metis aveva lo
sguardo
perso nel vuoto, Gideon la guardava preoccupato ed Evelyn squadrava
tutti con
sguardo corrucciato.
Una mattina come tante altre insomma.
La sala cominciava a svuotarsi mentre i
ragazzi si avviavano alla prima lezione, quindi Ron consultò
il suo orario.
«Meglio andare, guardate, Divinazione è in
cima alla Torre Nord, ci vogliono dieci minuti per
arrivarci...»
Salutarono Evelyn e si diressero tutti
verso la Torre Nord. Fu una vera fatica arrivarci, ma finalmente
sbucarono su
un piccolo pianerottolo, dov'era già radunata gran parte
della classe. Non
c'erano porte intorno, ma Gideon diede un colpetto a Harry indicando il
soffitto, sul quale si apriva una botola rotonda con una targa di
ottone al
centro.
«Sibilla Cooman, insegnante di
Divinazione» lesse Harry.
«Come facciamo a salire?»
Come in risposta alla sua domanda, la
botola si aprì all'improvviso, e una scala argentata
calò fino ai piedi di
Harry. Tutti tacquero.
«La cosa si sta facendo un po’
inquietante.»
mormorò Metis, e intorno a lei si levarono un po’
di risatine. Appena giunti in
aula, tuttavia, rimasero tutti interdetti: vi erano almeno venti
tavolini
rotondi, tutti circondati da poltroncine foderate di chintz e piccoli,
grassi
sgabelli. Il tutto era illuminato da una bassa luce scarlatta; le tende
alle
finestre erano tirate, e le numerose lampade erano drappeggiate con
sciarpe
rosso scuro. C'era un caldo soffocante, e il fuoco che ardeva nel
camino
lambendo un grosso bollitore di rame emanava un profumo intenso, quasi
malsano.
Gli scaffali che correvano tutto attorno ai muri circolari erano
stipati di
piume dall'aria polverosa, mozziconi di candele, scatole di vecchie
carte da
gioco, innumerevoli sfere di cristallo argentate e una gran
varietà di tazze da
tè. Una voce uscì all'improvviso dall'ombra, una
voce dolce e misteriosa, che
spaventò tutti scatenando qualche urlo da parte di alcune
ragazze.
«Benvenuti.» disse la voce «È
bello
vedervi in carne e ossa, finalmente.»
La prima impressione che Harry ne ebbe fu
quella di un grosso insetto luccicante. La professoressa Cooman diede a
tutti
l’impressione di un grosso insetto luccicante:
avanzò nel cerchio di luce del
fuoco, e videro che era molto magra; gli spessi occhiali le rendevano
gli occhi
molto più grandi del normale, ed era avvolta in uno scialle
leggero, tutto
ricamato di perline. Innumerevoli catene e collane le pendevano dal
collo
esile, e le mani e le braccia erano cariche di braccialetti e anelli.
«Sedete, ragazzi miei, sedete. Benvenuti a
Divinazione.» disse la Cooman, che aveva preso posto in
un'ampia poltrona
davanti al fuoco «Io sono la professoressa Cooman.
Può darsi che non mi abbiate
mai visto. Ritengo che scendere troppo spesso nella confusione della
scuola
offuschi il mio Occhio Interiore. Allora, avete deciso di studiare
Divinazione,
la più difficile di tutte le arti magiche. Devo
però dirvi subito che se non
avete la Vista, potrò insegnarvi assai poco. I libri possono
farvi progredire
solo fino a un certo punto in questo campo. Molte streghe e molti
maghi, per
quanto talento possano avere nel campo delle esplosioni e degli odori e
delle
sparizioni improvvise, non sono tuttavia in grado di penetrare i
misteri velati
del futuro. È un Dono concesso a pochi. Tu,
ragazzo» disse improvvisamente rivolta
a Neville, che quasi cadde dallo sgabello «Sta bene tua
nonna?»
«Credo di sì» rispose Neville con voce
tremante.
«Non ne sarei così sicuro se fossi in te,
caro.» disse la professoressa Cooman mentre il fuoco traeva
riflessi dai suoi
lunghi orecchini di smeraldo.
Neville deglutì.
Gideon, Harry e Ron si fecero
sfuggire una risatina ma la professoressa non li sentì e
riprese
tranquillamente.
«Quest'anno ci occuperemo dei metodi base
della Divinazione. Il primo trimestre sarà dedicato alla
Lettura delle Foglie
di Tè. Nel prossimo passeremo alla Lettura della Mano.
Comunque, mia cara.»
disse, rivolgendosi d'un tratto a Calì Patil
«Guardati da un uomo coi capelli
rossi.»
Calì scoccò uno sguardo stupito a Ron, che
era dietro di lei, e allontanò la sedia. Questa volta furono
Hermione e Metis a
ridere, osservando le espressioni stranite dei ragazzi.
«Nell'ultimo trimestre.» proseguì la
professoressa Cooman, come se niente fosse successo
«Passeremo alla Sfera di
Cristallo, se avremo finito con i Presagi di Fuoco, naturalmente.
Purtroppo, a
febbraio avremo la classe decimata da una brutta epidemia di influenza.
Io
stessa perderò la voce. E attorno a Pasqua, uno di noi ci
lascerà per sempre.»
Un silenzio carico di tensione seguì
questa dichiarazione, nel quale i Malandrini furono gli unici ad alzare
gli
occhi al cielo, ma la professoressa Cooman parve non notarlo.
«Tu, cara.» disse a Lavanda Brown, che era
la più vicina e si ritrasse sulla sua sedia «Ti
dispiace passarmi la teiera
d'argento, quella grande?»
Lavanda, sollevata, si alzò, prese
un'enorme teiera dallo scaffale e la pose sul tavolo davanti alla
professoressa
Cooman.
«Grazie, cara. Ah, fra l'altro, quella
cosa che temi... succederà venerdì sedici
ottobre.»
Lavanda prese a tremare.
«Ora voglio che formiate delle coppie.
Prendete una tazza dallo scaffale, venite da me e io la
riempirò, poi sedetevi
e bevete; bevete finché non rimangono solo i fondi. Fateli
roteare attorno alla
tazza per tre volte con la mano sinistra, poi rovesciate la tazza sul
piattino,
aspettate che il tè rimasto coli via e passate la vostra
tazza al compagno per
la lettura. Interpreterete i disegni consultando le pagine 5 e 6 di
Svelare il
Futuro. Io girerò fra di voi e vi darò una
mano.»
Hermione e Metis si misero in coppia,
mentre Harry, Gideon e Ron lavorarono in tre.
«Bene.» disse Ron, mentre aprivano i libri
alla pagina 5 «Che cosa vedi nella mia, Gideon?»
«Un mucchietto di roba marrone bagnata.»
rispose Gideon storcendo il naso per l’odore delle erbe.
«Aprite le vostre menti, cari, e lasciate
che i vostri occhi vedano al di là del concreto!»
disse la professoressa Cooman
nella penombra.
Hermione e Metis si scambiarono uno
sguardo divertito e iniziarono a sfogliare i loro libri per dare un
senso a
quei disegnini strambi.
«Nella tua c'è una specie di croce tutta
storta...» disse Harry analizzando la tazza di Gideon
«Vuol dire che dovrai
affrontare 'prove e sofferenze', mi dispiace, ma c'è una
cosa che potrebbe
essere il sole... aspetta... vuol dire 'grande gioia...' quindi
soffrirai ma
poi sarai molto felice...»
I tre si guardarono seri per qualche
secondo.
«Il tuo Occhio Interiore ha bisogno di una
bella visita, dammi retta» disse Ron, e le risate del gruppo
vennero soffocate
a malapena mentre la professoressa Cooman guardava dalla loro parte.
«Ora tocca a me...» Hermione scrutò
l'interno della tazza di Metis, la fronte aggrottata per lo sforzo.
«C'è un grumo che assomiglia a una
bombetta. Forse andrai a lavorare al Ministero della
Magia...» rigirò la tazza
dall'altra parte «Però visto da qui assomiglia
più a una ghianda... cosa vuol
dire?» Studiò il libro «'Una fortuna
inaspettata, oro a sorpresa'. Ottimo, così
puoi prestarmene un po'... e qui c'è un'altra cosa che
sembra un animale... sì,
se questa è la testa... sembra un ippopotamo... no, una
pecora...»
La professoressa Cooman si avvicinò mentre
Metis scoppiava a ridere, ed Hermione le inviava un sorrisetto
divertito a sua
volta.
«Fammi vedere, cara.» disse a Hermione in
tono di rimprovero, curvandosi per prendergli la tazza di Metis. Tutti
tacquero, in attesa. La professoressa Cooman guardò dentro
la tazza, facendola
ruotare in senso antiorario.
«Il falco... cara, tu hai un nemico
mortale.»
«Ma questo lo sanno tutti» disse Hermione
in un sussurro un po' troppo forte.
La professoressa Cooman la fissò.
«Be', è così.» insistette
Hermione «Tutti
sanno di Harry, Metis e Lei-Sa-Chi.»
Harry, Ron, Metis e Gideon la guardarono
con un misto di stupore e ammirazione. Non avevano mai sentito Hermione
rivolgersi in quel tono a un professore.
La professoressa Cooman decise di non
ribattere.
Abbassò i grandi occhi sulla tazza di
Metis e riprese a farla ruotare.
«Il bastone... un agguato. Oh, cara,
questa non è una tazza benigna... Il teschio... pericolo sul
tuo cammino,
cara...»
Tutti fissavano esterrefatti la
professoressa Cooman che fece roteare la tazza un'ultima volta,
trattenne il
respiro e infine gettò un grido. Sprofondò in una
poltrona vuota, con la mano
scintillante posata sul cuore e gli occhi chiusi.
«Cara ragazza... povera cara ragazza...
no... è meglio non dire niente.... no... non
chiedermi...»
Metis alzò un sopracciglio.
«Che cosa c'è, professoressa?» chiese
Dean
Thomas all'improvviso.
Si erano alzati tutti e lentamente avevano
circondato il tavolo dei Malandrini, avvicinandosi alla professoressa
Cooman
per guardare nella tazza di Metis.
Gli occhi dell'insegnante si spalancarono
in maniera teatrale.
«Mia cara.» disse «È il
Gramo.»
«Il cosa?» chiesero Ron, Harry e Gideon
all’unisono. Hermione incrociò le braccia al petto
e alzò lo sguardo al cielo.
«Il Gramo, miei cari, il Gramo!» esclamò
la professoressa Cooman «Il cane fantasma gigante che infesta
i cimiteri! Cara
ragazza, è un presagio... il peggior presagio di
morte!»
Gideon sentì una stretta allo stomaco e si
voltò verso Metis, trovandola tuttavia impassibile
nell’espressione.
«Non mi sembra che assomigli a un Gramo.»
disse la ragazza con voce piatta.
La professoressa Cooman fissò Metis con crescente
antipatia «Mi perdonerai se te lo dico, cara, ma sento
pochissima Aura attorno
a te. Pochissima sensibilità agli echi del futuro. E lo
stesso vale per la tua
amica purtroppo… Credo che per oggi ci fermeremo
qui.» disse la professoressa
Cooman con la sua voce più velata
«Sì... vi prego di portar via le vostre
cose...»
In silenzio, i ragazzi riportarono le
tazze all'insegnante, presero i libri e li riposero nelle borse, poi si
diressero alla lezione di Trasfigurazione della professoressa McGranitt.
Metis
Pov
La lezione di Divinazione era stata
ridicola al punto che avevo proposto ad Hermione di lasciare il corso,
pur
sapendo che non avrebbe potuto farlo a causa
dell’accordo stretto
con la McGranitt riguardo la giratempo.
Le altre lezioni le avevo affrontate
apaticamente, anche se quella con la McGranitt mi aveva entusiasmata,
nonostante tutto.
Camminai avanti e indietro per tre volte
davanti alla parete del settimo piano e la porta della Stanza delle
Necessità
comparve davanti a me.
Quando entrai, rimasi stupita nel vedere
un ragazzo già dentro.
Rimasi pietrificata sulla porta ma, quando
si accorse della mia presenza, fu lui ad avvicinarsi a me.
«Ciao!» mi salutò con un sorriso
smagliante. Era più grande di me, e indossava lo stemma dei
Tassorosso sulla
maglia sportiva.
«Sono Cedric Diggory… il ragazzo che ti ha
aiutata quando sei stata male sul treno.»
Non sapevo cosa rispondere, e stavo
seriemente pensando di ritornarmene in dormitorio per quella sera,
quando lui
riprese a parlare, stupendomi.
«Immagino tu sia venuta qui per allenarti,
ti va di farlo insieme?»
Soppesai per un momento le sue parole: sembrava
essere più capace di me, e un po’ di aiuto non mi
avrebbe fatto male di certo.
Sorrisi.
«Con molto piacere.»
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 - Prime lezioni e mollicci ***
Remus
pov
Era la mia prima lezione di Difesa contro
le Arti Oscure: Grifondoro e Serpeverde del terzo anno.
Guardai i miei alunni, soffermandomi
qualche secondo in più sulla mia figlioccia, seduta in
disparte con Hermione.
Metis mi preoccupava.
Era così simile a Lily e James che non
avevo alcun dubbio che, qualunque problema avesse, la stesse logorando
dall’interno, ma che nonostante tutto avrebbe continuato nel
suo proposito di
risollevarsi da sola.
Anche se ultimamente la vedevo molto
spesso con quel Cedric Diggory del quinto anno di Tassorosso,
abbastanza da
sperare che stesse chiedendo aiuto almeno a qualcuno…
«Buon pomeriggio.» dissi, decidendo fosse
giunto il momento di iniziare la lezione «Vi prego di
rimettere i libri nelle
borse. Oggi faremo una lezione pratica. Vi occorrono solo le bacchette
magiche.
Seguitemi.»
Guidai i ragazzi fuori dalla classe, lungo
il corridoio deserto e oltre un angolo, dove la prima cosa che vedemmo
fu Pix
il Poltergeist che fluttuava a mezz'aria a testa in giù e
ficcava una gomma
masticata nella toppa più vicina.
«Se fossi in te, Pix, toglierei quella
cicca dalla toppa.» dissi in tono amabile «O Mastro
Gazza non riuscirà a
prendere le sue scope.»
Pix però non prestò attenzione alle mie
parole e, anzi, fece una fragorosa pernacchia spruzzando saliva
dappertutto.
A quel punto sospirai ed estrassi la
bacchetta magica, sogghignando internamente al ricordo di quando avevo
contribuito a creare l’incantesimo che stavo per usare.
«Ecco un piccolo, utile incantesimo.»
dissi rivolto alla classe e puntando la bacchetta verso Pix
«Vi prego di
osservare attentamente. Waddiwasi!»
Con la forza di un proiettile, la
pallottola di gomma da masticare schizzò fuori dalla toppa e
s'infilò su per la
narice sinistra di Pix, che sobbalzò e filò via
imprecando.
«Forte, signore!» mi disse Dean Thomas
stupefatto.
«Grazie, Dean» gli risposi con un certo
orgoglio, mettendo via la bacchetta e scoccando un’occhiata
ad Harry e Gideon
che stavano ridendosela alla grande. Immediatamente fecero silenzio.
«Procediamo.»
Li guidai lungo un secondo corridoio e mi
fermai davanti alla porta della sala professori.
«Entrate, prego.» dissi aprendola e
radunando la classe verso l'altro capo della stanza, occupato solo da
un
vecchio armadio in cui gli insegnanti tenevano i mantelli di ricambio.
Mentre
mi avvicinavo, l'armadio ondeggiò all'improvviso, sbattendo
contro il muro, e
alcuni ragazzi balzarono indietro, spaventati.
«Niente paura.» commentai con la massima
calma «C'è un molliccio lì dentro. I
mollicci amano i luoghi chiusi e oscuri:
gli armadi, gli spazi sotto i letti, le antine sotto i lavandini... Una
volta
ne ho incontrato uno che si era insediato in una pendola. Questo si
è
trasferito lì dentro ieri pomeriggio, e ho chiesto al
preside di lasciarcelo
per poter fare un po' di pratica con voi del terzo anno. Allora, la
prima
domanda che dobbiamo porci è questa: che cos'è un
molliccio?»
Vidi Hermione alzare la mano e le feci un
cenno per incitarla a parlare.
«È un Mutaforma, può assumere l'aspetto
di
quello che ritiene ci spaventi di più.»
«Esattamente! Quindi il Molliccio che sta
lì al buio non ha ancora assunto una forma e non sa ancora
che cosa spaventerà
la persona dall'altra parte della porta. Nessuno sa che aspetto ha un
molliccio
quando è solo, ma quando lo farò uscire,
diventerà immediatamente ciò di cui
ciascuno di noi ha più paura. Questo significa che abbiamo
un grosso vantaggio
sul Molliccio prima di cominciare. Hai capito quale, Ron?»
Lo vidi sobbalzare come se fosse stato
appena beccato a fare qualcosa che non doveva.
«Ehm... forse... siccome siamo in tanti,
lui non sa che forma prendere?» balbettò lui un
po’ incerto, e io gli sorrisi
incoraggiante.
«Precisamente. È sempre meglio avere
compagnia quando si ha a che fare con un molliccio. Così lo
si confonde. Che
cosa diventerà, un cadavere senza testa o una lumaca
carnivora? Una volta ho
visto un molliccio commettere l'errore di cercare di spaventare due
persone
contemporaneamente. Alla fine si è trasformato in mezza
lumaca. Nemmeno
lontanamente spaventoso. L'incantesimo per respingere un
molliccio.» continuai
«È semplice, ma richiede una grande forza mentale.
Sapete, ciò che sconfigge un
molliccio sono le risate. Quello che dovete fare è
costringerlo ad assumere una
forma che trovate divertente. Ora proveremo l'incantesimo senza le
bacchette
magiche. Dopo di me, prego... Riddikulus!»
«Riddikulus!» ripeterono tutti in coro.
«Bene. Molto bene. Adesso però vorrei che
tutti voi ora vi soffermaste a pensare qual è la cosa che
più vi fa paura, e a
immaginare come fare per renderla comica...»
Nella stanza scese il silenzio, e io
attesi qualche minuto prima di riprendere il mio discorso.
«Siete pronti? Ron sarà il primo e noi
tutti faremo un passo indietro. Sarò io a chiamare il
prossimo... ora tutti
indietro, così Ron può vedere bene...»
Si ritrassero tutti lungo le pareti,
lasciando Ron solo di fronte all'armadio. Era pallido e spaventato, ma
si era
rimboccato le maniche del mantello e teneva pronta la bacchetta magica.
«Al tre, Ron.» gli dissi fiducioso,
puntando la bacchetta verso la maniglia dell'armadio «Uno...
due... tre...
ora!»
Un getto di scintille sprizzò dalla punta
della mia bacchetta di Lupin e colpì la maniglia. L'armadio
si spalancò e
qualcuno urlò: un ragno gigante, alto due metri e coperto di
peli avanzava
verso Ron, agitando le tenaglie, minaccioso.
«Riddikulus!» gridò Ron con rabbia, le
zampe del ragno scomparvero e la bestia prese a rotolare su se stessa.
I
ragazzi scoppiarono a ridere, il molliccio si fermò,
confuso, e urlai:
«Gideon! Tocca a te!»
Gideon avanzò con fare deciso. La sua
somiglianza con Sirius era davvero sorprendente. Udii uno schiocco e al
posto
del ragno di Ron comparve Metis stesa a terra priva di vita, come seppi
l’avevano trovata nella Camera dei Segreti. Lo vidi
spalancare gli occhi
sconvolto, ma non fu il solo. Faticai io stesso a
mantenere il
contegno, e fui orgoglioso di lui quando, dopo essersi voltato verso la
vera
Metis per qualche secondo, ebbe il coraggio di alzare la bacchetta e
urlare
l’incantesimo: immediatamente la ragazza si alzò
in piedi con abiti colorati e
iniziò a fare pernacchie in giro.
I ragazzi risero e sospirai sollevato
anch’io mentre lo vedevo allontanarsi dall’armadio
e accostarsi alla parete.
«Harry! Tocca a te!»
Dopo il molliccio di Gideon, Harry aveva
perso parte della sua sicurezza, ma si avvicinò ugualmente
con la bacchetta
alzata: un dissennatore si materializzò davanti a lui e la
classe urlò per lo
spavento. Alcuni studenti si erano già accalcati contro la
porta della sala
insegnanti quando un Harry dalla voce affannata e gli occhi lucidi
esclamò la
formula: il dissennatore si trasformò in un giocattolo
babbano, un pagliaccio a
molla in una scatola, e mentre lui si avvicinava a Gideon contro la
parete
chiamai il nome di Metis, anche se a quel punto non ero poi tanto
sicuro di voler
sapere quale fosse la più grande paura della mia figlioccia,
dopo aver visto
quella dei due ragazzi prima di lei.
Metis aveva un’espressione impassibile
quando si avvicinò al pagliaccio, quasi sapesse cosa sarebbe
uscito. La vidi
però molto pallida in viso, e stavo appunto decidendo se
fosse il caso di non
permetterle di farle affrontare il molliccio quando questo si
trasformò: era
Lord Voldemort.
Immediatamente si scatenò il caos, ma io,
Gideon, Harry, Ron e Hermione eravamo troppo scioccati per poter anche
solo
pensare di muoverci.
Metis rimase immobile davanti a lui,
mentre il molliccio iniziò a parlare con voce serpentina:
«Non sei abbastanza
forte per opporti a me, Metis Potter. E perderai ogni cosa a te
cara.»
Vidi Metis tremare leggermente, ma la sua
voce era ferma quando esclamò l’incanto, e
Voldemort iniziò a cambiare pelle
come il serpente a cui somigliava: in poco tempo la sua pelle era
diventata blu
e lui era in preda al panico.
Metis fece un sorrisetto, poi un passo
indietro: guardò prima me, poi i suoi amici e suo fratello,
e infine scappò
fuori dall’aula scansando i suoi compagni di classe.
Dopo qualche secondo di silenzio, ripresi
a parlare.
«Ehm… molto bene, un'ottima lezione. Per
compito, siete pregati di leggere il capitolo sui Mollicci e di farne
il
riassunto... consegna lunedì. È tutto.»
Vidi Gideon ed Harry iniziare a correre
immediatamente verso l’uscita e sospirai.
La mia figlioccia mi aveva dato molto a
cui pensare.
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 - Incantesimi e cicatrici ***
Sirius
Pov
Il
cuore mi batteva fortissimo. Talmente
tanto da impedirmi di concentrarmi su altro.
Chiusi gli occhi per un secondo, e quando li riaprii senza esitazione
alzai la
bacchetta verso i due gatti seduti sulle sedie davanti a me, proprio
dietro il
calderone pieno di pozione trasfigurante.
Iniziai a mormorare la litania in latino senza fermarmi mai.
Con un movimento di bacchetta la pozione iniziò a
volteggiare intorno ai due
gatti, e per la successiva ora continuai questo processo, nonostante la
fatica
magica e fisica che richiedeva.
Allo scoccare dei sessanta minuti, al posto dei due gattini Nefer e
Lilith,
c’erano gli ologrammi addormentati di James e Lily Potter.
Gideon Pov
Erano
giorni che vagavo in biblioteca
senza riuscire a trovare la soluzione al mio problema.
Harry non sapeva niente, ovviamente, ma ero sicuro che avrebbe
approvato il mio
comportamento, soprattutto considerato ciò che era successo
durante la prima
lezione di Remus.
Metis non aveva mai parlato di quello che l’aveva spinta a
rifugiarsi nel
diario, non nel dettaglio almeno.
In ogni caso, di certo non aveva mai
parlato di quello che Tom Riddle aveva detto per soggiogarla.
Ero davvero molto preoccupato, come tutti d’altronde.
Remus ci aveva chiesto di tenerla d’occhio e, grazie alla
mappa del malandrino,
avevamo scoperto che passava gran parte del suo tempo con un tale
Cedric
Diggory.
Avevo provato un fastidio non indifferente nel vedere come Metis
preferisse la
sua compagnia alla mia.
Ci parlavamo ancora a malapena, e l’unica consolazione, se
così la si poteva
chiamare, era che parlava a malapena anche con Harry e Ron.
Permetteva solo ad Hermione, e a volte ad
Evelyn e Ginny Weasley, di avvicinarla.
Non la capivo davvero più, e questa cosa non mi piaceva.
Una scritta sul libro catturò la mia attenzione: come
proteggere la persona
amata.
Che lei lo volesse o meno, avevo deciso di proteggerla.
Il molliccio non aveva fatto altro che confermare quello che pensavo
già da un
po’ di tempo…
Scossi la testa e mi misi le mani nei capelli, chiedendomi quale
diamine di
incantesimo mi avesse fatto quella ragazzina.
Metis
pov
Erano
ormai passate tre settimane da
quando io e Cedric avevamo iniziato ad allenarci insieme, ed era
passata una
settimana dalla prima tragica lezione di Remus di difesa contro le arti
oscure.
Avevo iniziato ad evitare i ragazzi del gruppo per scappare dalle loro
domande,
e la cosa mi stava ferendo molto, nonostante fossi io stessa la causa
del mio
male.
Non ero ancora pronta ad affrontare l’argomento
“Lord Voldemort” con loro.
La cicatrice a forma di saetta sulla mia spalla sinistra aveva iniziato
a
bruciare a partire dall’anno scorso, e io sapevo che stava ad
indicare
“pericolo imminente”.
Cedric aveva iniziato ad allenarmi nel combattimento corpo a corpo in
seguito
alle mie richieste, e a gennaio avremmo iniziato con gli incantesimi
avanzati
di attacco e difesa.
Era un bravo ragazzo, e non mi aveva fatto domande indiscrete su quello
che mi
spingeva ad allenarmi con questi ritmi.
Avevamo iniziato a vederci anche al di fuori dei nostri incontri di
allenamento
e avevamo scoperto di apprezzare la reciproca compagnia, nonostante la
differenza d’età e tutto ciò che questo
comportava.
Era davvero il ragazzo perfetto di cui innamorarsi… peccato
solo che non fosse
Gideon.
Harry
pov
La
cicatrice sulla fronte mi bruciava
dalla prima lezione di difesa contro le arti oscure di Remus. Sapevo
perfettamente cosa significava: pericolo imminente.
Ne avevo parlato con Remus e anche lui mi era sembrato preoccupato,
anche se
aveva cercato di nasconderlo.
Gli avevo chiesto il motivo per il quale i dissennatori facessero
più effetto
su di me e su Metis che su altri. La risposta era stata scontata,
ovviamente: a
causa del nostro passato.
Gli avevo fatto promettere che avrebbe insegnato a me, Metis e Gideon
l’Incanto
Patronus, utile a respingere quelle bestie mangia anima.
Le lezioni sarebbero cominciate il mese prossimo, e non vedevo
l’ora.
Sperando che tali incontri mi avrebbero permesso ricominciare a capire
la mia
gemella come prima, sprofondai in un sonno senza sogni.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Capitolo
un po’ breve di transizione.
Cercherò di rimediare con il prossimo. Vi anticipo
già che stavo pensando di
far comparire Lily e James in carne e ossa nella scena alla stamberga
strillante, quindi dovrete pazientare ancora un po’. A
presto, Mary Evans
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 - Ma quando sono cresciute? ***
«Che
cosa significa che non verrai con
noi ad Hogsmeade?!»
Harry, Ron e Gideon fecero questa
esclamazione praticamente all’unisono, e con un tono di voce
tale da far girare
molte persone nella Sala Comune di Grifondoro.
Metis scoccò loro un’occhiataccia ed
Hermione trattenne a stento un sorrisetto, nascondendosi ancora di
più dietro
il libro che fingeva di leggere, e osservando Gideon con particolare
attenzione.
«Esattamente quello che ho detto.»
ribattè Metis seccamente. «Sono stata
invitata… da Cedric Diggory. Quindi sarà
con lui che passerò la giornata.»
Hermione dovette trattenere una grassa
risata alla vista delle espressioni dei suoi tre amici: sembrava che
avessero
preso un bolide in testa tanto era il loro stupore! Lei, ovviamente,
già era a
conoscenza di tutto. Metis l’aveva informata la sera prima,
ed era stata
contenta che si fosse confidata. Le aveva detto che
dall’inizio dell’anno si
vedeva in segreto con Cedric nella Stanza delle Necessità,
dove lui l’allenava
nella lotta fisica e con gli incantesimi. Poi avevano iniziato a
vedersi anche
al di fuori delle loro ore di allenamento, e si erano trovati talmente
bene che
era stato naturale per lei accettare il suo invito per la prima uscita
ad
Hogsmeade.
Hermione aveva spalancato la bocca a
quella confessione, ed ebbe abbastanza coraggio da porle la fatidica
domanda:
«E Gideon?»
Metis era arrossita e aveva abbassato lo
sguardo, per poi risponderle con un secco:« Io e Gideon siamo
solo amici.» che
non convinse nessuna delle due, prima di iniziare a confrontarsi con
Hermione
su cosa avrebbe dovuto indossare per quello che era a tutti gli effetti
il suo
primo appuntamento.
La riccia era stata sul punto di
prendere il muro a testate: era tra le streghe più brillanti
della sua età, eppure
davvero non riusciva a capire come delle menti brillanti come Gideon e
Metis
non riuscissero a vedere quanto fossero innamorati l’uno
dell’altra. E nessuno
dei due che si decidesse a fare il primo passo, santo cielo!
Però, suppose in
seguito, forse Cedric Diggory era quello che ci voleva per smuovere un
po’ le
acque.
Era convinta, tuttavia, che dopo la
bomba sganciata da Metis ci sarebbe stato da divertirsi, e la scena che
in quel
momento si presentava davanti ai suoi occhi stava decisamente
soddisfacendo le
sue aspettative: Harry e Ron avevano occhi e bocca spalancati a
mò di pesce
rosso, ed erano rimasti così sorpresi da non essere ancora
riusciti a
spiaccicare parola; Gideon, invece, era arrabbiato al punto che la sua
faccia
era diventata rossa quasi come i capelli di Ron.
In quel momento entrarono Evelyn e Ginny
nella Sala Comune, appena in tempo per vedere Harry iniziare a
discutere con Metis
riguardo al fatto che fosse troppo piccola per avere un ragazzo, Ron
dargli man
forte e Gideon alzarsi di scatto e sorpassarle per attraversare il
ritratto, il
tutto senza nemmeno vederle. Poco dopo, alzatasi dalla poltrona con uno
sguardo
infuriato, anche Metis lasciò la Sala Comune, rifugiandosi
però nel proprio
dormitorio, e Ginny ed Evelyn decisero di avvicinarsi ad Hermione per
capire cosa
fosse successo.
Con uno sguardo divertito, la ragazza
spiegò loro ogni cosa, e avevano appena iniziato a sorridere
divertite anche
loro che il sorriso di tutte e tre si congelò sulle loro
facce.
«Malandrini a rapporto!» esclamò Harry
con voce grave alzandosi in piedi «Domani, missione
sabotaggio appuntamento!»
Ron iniziò pure ad annuire, dando il suo
appoggio all’amico, ed Hermione, Evelyn e Ginny non ci videro
più dalla rabbia.
«COME OSATE DIRE UNA COSA DEL GENERE?!»
urlò Ginny indignata.
«STATE SCHERZANDO, VERO?» esclamò Evelyn
allibita.
«NON PROVATECI NEMMENO!» tuonò infine
Hermione, alzandosi e torreggiando sui suoi due amici che finirono per
rannicchiarsi sul divano, quasi spaventati da quella furia.
«Metis è abbastanza grande per uscire
con chi ritiene più opportuno uscire, e non sarete voi due a
rovinare il suo
primo appuntamento, sono stata chiara? E se proverete anche solo a pensarlo di nuovo la nostra
vendetta,» e
qui indicò lei, Evelyn e Ginny che annuirono concordi
«sarà così tremenda da
farvene pentire per il resto della vita, chiaro?? E poi,»
aggiunse infine con
un sorrisetto che non prometteva niente di buono, iniziando ad avviarsi
verso
le scale dei dormitori femminili «domani uscirò
con Fred Weasley, quindi
nemmeno io mi unirò a voi.»
Poi scappò subito su per le scale,
raggiunta poco dopo da Evelyn e Ginny che, euforiche, pretendevano di
conoscere
ogni dettaglio sul come, quando e perché avesse iniziato a
frequentare quel
Weasley in particolare.
Harry e Ron rimasero a fissare a bocca
aperta il punto in cui erano appena scomparse le ragazze.
«Ma quando sono cresciute?» sussurrò un
Harry ancora senza parole.
Non sentendo risposta dal suo amico,
dopo un po’ si girò verso di lui, spalancando
ancora di più gli occhi nel
vederlo svenuto sul pavimento.
Il colpo era stato troppo forte.
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Buonsalve
a tutti! Sì, lo so che avevo
detto che avrei aggiornato presto, ma ormai penso che siate abituati
alla mia
incostanza… tra i commenti mi era stato suggerito di
mantenere un unico stile
di scrittura, senza passare dalla terza persona alla prima persona in
quanto
più scorrevole da leggere, quindi ho deciso di cercare di
mantenere la storia
con lo stile in terza persona. Tutti i consigli e le critiche sono
sempre bene
accetti! Ieri ho dato un esame all’università (ho
preso 26 anche se avrei
meritato 30, purtroppo la prof è stata stronza) e
poiché è andato bene oggi mi
è venuta voglia di scrivere, quindi eccomi qua. Non so come
sia uscito fuori
questo capitolo, sinceramente, però mi è sembrato
carino smuovere un po’ le
acque, facendo in primis confidare Metis con Hermione (insomma, in
quante
riescono a mantenere un segreto con la propria migliore amica troppo a
lungo?
XD). Oltre a questo momento tra ragazze, vediamo comunque una Metis
più rilassata
(la lotta fisica aiuta, e lo so per esperienza) che si impone sul
fratello e
sui suoi amici per fare quello che vuole. Gideon lo vedremo
direttamente all’appuntamento,
e ci sarà da divertirsi! Quanto ad Hermione e Fred,
personalmente adoro questa
coppia, ed ho pensato che fosse una cosa appropriata in quanto nella
mia storia
Hermione è comunque una malandrina, anche se ligia alle
regole il più delle
volte, e ho pensato che come aspetto e personalità Fred
potesse essere attratto
da lei e quindi muoversi in questa direzione. Ron l’ho sempre
visto poco adatto
per Hermione sinceramente, e mi sono divertita nello scrivere del suo
svenimento in quanto ho ipotizzato che, vedendo Metis ed Hermione come
sue
sorelle, il fatto che una di loro uscisse addirittura con uno dei suoi
fratelli
maggiori fosse stato un colpo davvero difficile da digerire!
Insomma, Harry e Ron si reputano come dei
fratelli maggiori e si comportano di conseguenza, mentre Gideon si
sente come
tradito da Metis e ne combinerà un’altra delle sue.
In ogni caso, nel prossimo capitolo
vedremo come andrà la prima uscita ad Hogsmeade di tutti
loro, e se ne vedranno
delle belle!
Scusatemi ancora per l’incostanza nell’aggiornare,
vi mando un grosso abbraccio come sempre, con affetto, Mary Evans.
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 - Incubi ***
Era
passato un mese
dall’inizio del suo secondo anno, e già Metis non
ce la faceva più. Decisamente,
Hogwarts non le regalava quella serenità che aveva
contraddistinto l’anno
precedente: Gideon era sempre impegnato appresso a sua cugina Evelyn,
ed Harry
e Ron lo seguivano a ruota. Ormai non si parlava d’altro nel
loro gruppo se non
di come fosse bella, simpatica e malandrina Evelyn Black. Non si
riusciva ad
intavolare un discorso senza che il nome di quella ragazzina entrasse
nell’argomento,
e sempre più spesso Metis si era ritrovata in sua compagnia
anche senza volerlo,
dal momento che nessuno dei tre ragazzi riusciva a fare più
a meno di lei.
Hermione le aveva
confidato che aveva accettato il corteggiamento di Fred Weasley, quindi
era
poco il tempo che passava con i Malandrini, troppo presa dallo studio e
dalla
novità amorosa.
E Metis era rimasta
sola.
Sempre più spesso si
trovava a vagare per i corridoi senza compagnia, e ormai si sentiva
esclusa da
ogni conversazione e faceva colazione in silenzio.
Quando era con Hermione
era di nuovo se stessa, ma era troppo in collera con i ragazzi per
poter fare
altrettanto con loro, considerato che l’avevano rimpiazzata
così facilmente e in
così poco tempo.
Ormai persino la loro
vista le dava fastidio, al punto che utilizzava le sue doti di
metamorfomagus
per cambiarsi i lineamenti del volto quando vedeva il gruppo formato da
Harry,
Ron, Gideon e Evelyn.
Non voleva stare con
loro, e aveva iniziato persino a pensare che il suo rapporto con Harry
ormai
fosse compromesso a vita.
E Gideon ormai la
ignorava sempre più spesso da quando aveva mostrato di non
gradire la presenza
di sua cugina.
I pensieri le
affollavano la mente al punto che, una sera, quando trovò un
diario vuoto con
una rilegatura in pelle tra i suoi libri di scuola, intinse la piuma
nell’inchiostro
e iniziò a scrivere.
Aveva un disperato
bisogno di sfogarsi con qualcuno, e quel diario faceva decisamente al
caso suo.
“Caro diario, mi
chiamo Metis Lily Potter e ho
dodici anni.”
Si
interruppe un
momento, e spalancò gli occhi nel vedere come le lettere
scomparissero davanti
ai suoi occhi, come risucchiate dalla pagina. E rimase ancora
più sorpresa
quando le sue parole vennero sostituite da altre.
“Ciao
Metis Lily
Potter, è un vero piacere conoscerti. Il mio nome
è Tom Orvoloson Riddle.”
Le
labbra di Metis si
curvarono in un sorriso e, quasi non avvertendo il dolore alla spalla
sinistra
provocato dalla cicatrice, ricominciò a scrivere
freneticamente su quel diario,
certa di aver finalmente trovato un amico e confidente che non
l’avrebbe mai
tradita.
Metis
si svegliò di soprassalto nel suo letto a baldacchino con le
tende tirate.
Affacciandosi,
dalla finestra del dormitorio potè vedere che la luna era
ancora alta in cielo
e quindi, con un sospiro, provò a prendere di nuovo sonno,
sperando che quegli
incubi che la perseguitavano ormai
dalla
fine dell’anno scorso smettessero di tormentarla.
Appena
ci riuscì, tuttavia, il terrore si impadronì di
nuovo del suo corpo.
Metis
vide se stessa
camminare per i corridoi con le mani sporche di sangue. Si vide mentre
cercava
di nascondere le tracce del suo passaggio.
Vide Harry, Ron ed
Hermione iniziare a capire che qualcosa in lei non andava, mentre
Gideon
affermava che si stavano preoccupando inutilmente, e che era solo una
fase causata
dalla gelosia di non essere più al centro delle attenzioni
del gruppo. Diceva che
presto tutto sarebbe tornato come prima, anzi meglio, perché
adesso anche
Evelyn sarebbe stata con loro.
Tom era l’unico che
riusciva a capirla davvero, e l’unico con cui riusciva a
confidarsi.
E tutta la rabbia
iniziò a sparire, insieme al resto delle emozioni e alla sua
forza fisica,
finchè un giorno non vide l’immagine di un ragazzo
materializzarsi davanti a
lei che, troppo debole per fare altro, svenne tra le sue braccia.
Sempre più
lontana dalla realtà…
«Metis!
METIS! Sono le nove e mezza! Devi iniziare a prepararti!»
Fu
la voce di Hermione a svegliarla quella seconda volta, e Metis non fu
mai così
felice di sentirla. Era molto stanca, ma si stropicciò gli
occhi e cercò di
apparire serena quando decise che fosse venuto il momento di smetterla
di
dormire.
Alzandosi
dal letto solo con il busto, aprì le tende del letto con un
pigro movimento
della bacchetta, e venne sommersa immediatamente dalla pila di vestiti
che la
sua migliore amica le aveva gettato addosso.
«Provali
tutti! Dovrai essere perfetta oggi per il tuo primo appuntamento con
Cedric
Diggory!» esclamò Hermione con un sorriso
gigantesco in volto.
Metis
si tolse i panni dalla faccia e la guardò con una smorfia in
volto: la sua
amica era già vestita e truccata, il che stava a significare
che si sarebbe
dedicata interamente a lei.
Si
lasciò cadere nuovamente sul letto con un tonfo, trattenendo
a stento la disperazione:
prima gli incubi, poi la tortura a cui l’avrebbe sottoposta
Hermione… quella
giornata non era per niente iniziata come si aspettava, e sperava solo
che il
seguito fosse migliore.
Non
sapeva quanto le sue aspettative fossero vane.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Buongiorno
a tutti! Allora, mi è stato fatto notare che, non avendo
scritto del secondo
anno, c’era un po’ di confusione sul
perché della rottura tra Gideon e Metis…
Raga, i ragazzini vengono presi dalle novità, e non solo
loro, in verità proprio!
XD Gideon ha vissuto la sua vita con la certezza di non avere parenti
di sangue
al mondo, quindi appena ha scoperto di avere una cugina e una zia in
pratica ha
dimenticato tutto il resto, troppo preso dalla cosa. Già
fantasticava di vivere
con loro, delle vacanze in famiglia, ecc… e non è
che avesse smesso di volere
bene a Metis, semplicemente aveva messo tutto quello che non riguardava
Marlene
ed Evelyn in secondo piano. È un comportamento sbagliato, ma
dobbiamo pur
sempre ricordarci che a dodici anni se ne fanno di sbagli! Se Metis
avesse
accettato la compagnia di Evelyn come avevano fatto Harry e Ron,
probabilmente
Gideon sarebbe stato più pronto ad accorgersi dei suoi
problemi, ma così non è
stato. Lui ci era rimasto male che Metis non avesse accettato la cugina
nel
gruppo, quindi semplicemente aveva deciso di aspettare che lei
rinsavisse.
Insomma,
un bel casino!
Metterò
altri flashback in merito, comunque spero che la situazione sia un
po’ più
chiara.
Ringrazio
come sempre chi segue, recensisce o anche solo legge la mia storia. A
presto, Mary
Evans
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