Nella mia penombra

di marig28_libra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui...ladro dei tuoi sorrisi, ladro del mio azzurro ***
Capitolo 2: *** CAP 2 - tremando nei tuoi occhi, morendo nel tuo respiro ***
Capitolo 3: *** CAP 3 - quando il buio annega ***
Capitolo 4: *** CAP 4 - aspettami oltre la bufera! ***
Capitolo 5: *** CAP 5 - voi, sposi della notte eterna ***
Capitolo 6: *** CAP 6 - maggio ad Arras ***



Capitolo 1
*** Lui...ladro dei tuoi sorrisi, ladro del mio azzurro ***


Questi personaggi non sono miei ma di Ryoko Ikeda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 
1
 
 
Lui…ladro dei tuoi sorrisi, ladro del mio azzurro.
 
 
 
Tolto m’ha il cuore, tolto m’ha me stesso,
e se stessa m’ha tolto, e tutto il mondo:
nulla, togliendomisi, m’ha lasciato
se  non desiderio e cuore  bramoso. “
 
(  B. de Ventadorn )
 
 
 
 
Perché dovrei uscire? Tanto non guadagnerei granché…
Ne ho abbastanza del sole che illumina gli alberi, i sassi del giardino, la fontana pavoneggiante e ridacchiante…
Che i versi degli uccelli, dei fiori, degli insetti andassero all’inferno! Che i cavalli delle carrozze si rompessero pure le gambe!
 
So come è fatto il giorno: è una spirale di minuti che muoiono, che si schiacciano come moscerini e che nella loro oscena brevità possono torturare oltre i cippi delle ore...Sono minuscoli magistrati che valutano perennemente i crimini che uno vorrebbe compiere, sono gendarmi che sbattono in una cella marcia la mente che non decide, sono buffoni che deridono a martellate l’inettitudine del silenzio.
 
Divento calma tempesta.
 
Non ho voglia di andare all’aria aperta e neppure di correre. Gira e rigira il cielo è un bel coperchio di ceramica tarocca e le strade sono piste per andarsi a ingarbugliare in paludi prive di bonifica.
 
E’ insopportabile quella voce così elegante, profonda, rinfrescante…
Riesco, purtroppo, a sentirla molto bene qui dall’atrio di casa…E’ curioso  che quando uno non voglia percepire certi suoni si ritrovi coi sensi odiosamente potenziati.
 
È la voce del tuo rapitore, Oscar e noto che s’intreccia, armoniosa,  col tuo splendido tono che sdrucciola più dolce e luccicante…
 
È Hans Axel Von Fersen, quel maledetto conte che ti ha fatto sussultare miriadi di volte, che ti ha tolto per primo la corazza militare.
Non mi sfuggirono le lacrime che lasciasti cadere quando partì per la guerra in America…Sei sempre stata in gamba a coprire le crepe che accarezzano ,  minacciose e fragili, le tue mura fortificate…Pensi di scamparla quotidianamente, vestendo l’uniforme e camminando inscurita di  duro cuoio.
 
Illudi pure gli altri, illudi te stessa.
Combatto da tempo al tuo fianco e ormai mi considero miniaturista delle parole che non lasci sgorgare…
 
Sono calma tempesta.
 
I tuoi occhi hanno un azzurro impossibile da mistificare o cangiare.
Si sono colmati di petali di diamante nel momento in cui è ricomparso lui…
Lui…Tutto il pentagramma dell'arcobaleno è proiettato su di lui: è sopravvissuto nelle trincee dell’inferno, è tornato qui e stai sognando di diventare la sua rosa schiudendo inedite fragranze…
L’hai ospitato nella villa e rimarrà per una settimana senza che io possa incendiare la sua stanza.    
 
Tu, figlia di Marte,  ti stai spogliando per mostrare il biancore di quella morbidezza che ti ha donato  madre Venere…
Ti stai svelando e non dinanzi a me, tra le pareti di una camera che ci appartiene…
 
“ Al cor gentil rempaira sempre amor”* scriveva uno di quegli antichi poeti italiani che ami leggere…
Certo.
L’amore vola nel petto , peccato che il mio cuore più che gentile sia un globo di piaghe che bollono, esplodono e affondano in un acido di rabbia.
 
- André! –chiami – che hai intenzione di fare?

- Arrivo! 

Ti rispondo , quiescente come un raggio primaverile,  raggiungendovi nel cortile della villa.
Sorrido al demone Fersen, ai suoi albeggianti occhi d’ametista che tu assapori e che io vorrei distruggere…
 
Sono calma tempesta.
Sono nella mia penombra: indegno di essere custodito dalle tenebre più autentiche, indegno di essere scaldato dalla luce più elevata.  
 
Comincio una patetica commedia…

 
                                                                          ----. §  ----

 
 
Schizzano in aria le scorie delle bottiglie.
Tanti triangoli deformi e lucidi che si stroncano nell’erba cruda.
 
Sparo e sparo.
Sparo e dentro quei contenitori  non ci sono i frammenti dell'anima di Fersen. Mi ostino a credere che presto o tardi li troverò tutti perché un falco non può dilaniare i campi che semino e nutro tra i miei casolari e i tuoi…
 
Nessuno può interferire tra me e te, Oscar…eppure perché i tuoi occhi sciano verso di lui uguali a una nuvola di colombe?
Mi sorridi di un celeste pacato mentre allo svedese sorridi mattine infiammate.
 
- Congratulazioni André – ride il maledetto – non vi credevo così abile nel tiro al bersaglio! Sono stupito.

- Semplice esercizio, Conte – fingo allegria- con il mio ufficiale è impossibile dormire sugli allori…

- Dovresti essermi grato – scherzi tu Oscar - Hai fatto grandi progressi…Vedi come sono stata abile nel disciplinarti?

- E la mia menzione d’onore, colonnello?

- Chiedi tanto, amico mio…

- Che avarastra che sei! Rifiuti di premiare un bravo e ubbidiente giovane come me?

- Bravo e ubbidiente? Hai una bella faccia tosta!  Sai  quante volte mi fai penare?

- Signori – interrompe spiritoso Fersen – propongo ciò: se André mi sconfiggerà nel tiro a volo* e in duello, voi Oscar lo promuoverete caporale.

- Benissimo! – approvo – darò il tutto per tutto! 

Mi dai una pacca sulla spalla.

 - Cerca di non montarti troppo la testa, eh. 

Rido simulando divertimento.
Potrebbe essere una di quelle poche mattine in cui siamo lontani da Versailles, in una fugace dimensione di serenità arborea senza oneri militari o reali…
 
Disgraziatamente sono calma tempesta.
Il fegato mi si contrae…
C’è quel figlio di  buona donna scandinava che sta caricando il fucile…
Sorride con luminosità, senza la minima e velenosa perfidia...Chiunque si fiderebbe di lui a prima vista…nondimeno lo odio.
 
Tu non smetti di gioire dentro il petto con le speranze che stanno risorgendo: ormai lui, allontanatosi in questi anni dalla Francia, si sarà dimenticato della regina, si sarà rassegnato a una relazione impossibile…Starà imparando ad accoglierti oltre i cancelli del suo animo…I suoi occhi si poggiano dissetanti sui tuoi…
 
Ieri sera avete discorso fino a tardi…Voi due…Solo voi due.
 
Preparo la carabina.
Giuro che mirerei a Fersen e gli farei saltare in aria il cuore così la smetterebbe di dislocarti via dalla mia penombra.
 
No…non posso realizzare quest’incubo stimolante…
Morirei nel vederti disperata, perduta per sempre…
 
No… Devo osservare questa regola.
Odiare e recitare.
Odiare e recitare…
 
Cominci a lanciare i piattelli.
Fersen li fa esplodere uno dopo l’altro, in spruzzate di giocose scaglie abbaglianti…tante pietre preziose che cadono al suolo omaggiandoti bei sogni.
Ogni proiettile si dilegua nel tuo sangue , succo di rubino che ti canta nello spirito.
 
Quel diavolo non fallisce un solo colpo…
Conclude lo spettacolo con una fontana di foglie di ceramica che si carbonizzano.   
 
È il mio turno.
Scagli in alto i piatti.
Li prendo e li distruggo di rosse fantasticherie credendo che siano i tuoi baci e i tuoi amplessi che mi canzonano…
Il rumore degli spari mi frusta il ventre, mi crea assuefazione, mi dona rabbia sublime…
 
Sto andando alla grande…sto catturando ogni desiderio…ma…dannazione! Ne manco uno!
Un secondo…un terzo!
 
Mi stabilizzo un attimo.
Riesco a colpire ancora un’altra sequela di dischi struggenti…
 
No! Fallisco un altro attacco!
 
Prepari l’ultimo piatto…
Per fortuna mi salvo da una ridicola figura frantumandolo di striscio…
 
Fersen ha vinto.
 
- Animo, André! – fa lui stringendomi un braccio – siete stato in gamba…avete colpito quasi tutti i bersagli. Vi manca pochissimo per raggiungere la perfezione! 

Il mio sorriso dovrebbe sembrare una smorfia nauseabonda…
Vorrei tanto tirare un pugno a questo dannato ma non lo faccio per te, Oscar.
 
Odiare e recitare.
Odiare e recitare.
La regola è questa.
 
Io e il tuo adorato nordico ci prepariamo a duellare con le sciabole.
 
Afferro saldamente la spada inoculandole  riflessi di fiele…
 
Mi avvento contro il nemico.
 
Scontriamo le nostre lame, emettiamo stridori di rapaci burrascosi…Il sole tenta di affilare i suoi artigli  intersecandosi  tra le scintille dei ferri che si erodono…
 
Fersen ha braccia e gambe davvero potenti: si scherma, affonda, indietreggia, avanza con le fiamme violacee dei suoi occhi che polverizzano qualsiasi muraglia.
Ha l’eleganza di un principe normanno che conosce la selvatichezza dei ghiacci e la depura con sinfonie di metallica elevatezza.
 
Io sembro un guerriero saraceno di deserti squaglianti che desidera saccheggiare porti nobiliari per abbandonare la fame che lo assedia.
Stringo i denti peggio di un barbaro, attacco, mi difendo facendo bollire allo stremo i miei muscoli  che si raggrinzano e sudano.
 
Riempiamo il cortile della villa d’urla di stoccate, bagliori accecanti che pulsano e si dileguano nelle piroette degli assalti.
 
Ci muoviamo forsennatamente e finiamo per saltare sul bordo della fontana.
 
Come se mi trovassi sospeso a più di mille metri dal suolo, continuo la mia lotta…
Mi innervosisco sempre di più…
Non riesco a fare breccia nella difesa del mio avversario.
 
Lui resta solido, sicuro di sé, insormontabile…
Temo che abbia individuato il granello della mia debolezza.
 Mi respinge, facendomi barcollare.
 
Riversa l’ultimo colpo e casco, come uno scemo, nell’acqua.
 
Fersen scoppia a ridere.
 
- Beh, André…Ci voleva proprio un bel bagno con questo caldo eh?
 
Porge la mano per aiutarmi a uscire dalla vasca marmorea.
Preso da una smania di vendetta infantile, lo imbroglio facendolo precipitare dove sto io: occhio per occhio, dente per dente.
 
- Per la miseria! – esclama lui – questo è stato un colpo basso! 

Godo troppo nel vederlo zuppo e scombussolato coi capelli appiccicati al viso come fossero alghe scure. 
 
- Allora, Conte – ghigno io – non è bello rinfrescarsi le idee assieme? 

Uno splendido riso dissipa la mia irritazione che gioisce.
 
Vedo te, Oscar che ti allieti come una bambina, come non fai mai…Non so quanto pagherei per assaporarti così annichilente, magnetica e innocente…
Sei evasa da ogni austerità, libera e tenera senza darti pensieri, controlli…
La tua regalità resta intatta colmandosi d’onde frizzanti, irriverenti, celesti.
 
- André – scherzi – non posso promuoverti caporale ma avrai la medaglia d’oro del divertimento! 
 
 
                                                                                   --- § ---

 
 
Il tramonto è uno squallido bagliore che s’incarta sul fondo di una tazza vecchia.
È un suono che muore come un insetto in una piccola pozza d’acqua…
 
Sono tre giorni che riporto i cavalli nella stalla intrappolato in queste chiazze di sole calvo di raggi e  sciupato…
Sono solamente tre giorni che per me equivalgono a una routine che dura da troppo tempo…
 
In questa calma tempesta, mi risuonano in testa gli zoccoli dei vostri destrieri…
Sì, Oscar…
Quando galoppavamo, mi sembrava proprio che la musica della tua corsa fosse in simbiosi con quella di Fersen…Un terribile canto corale…Un’unione di polveri dorate che si sollevavano nell’aria in polline rigoglioso…
 
Le vostre spade poi si sfregavano danzando, s’urtavano in zampilli di gocce argentate, si carezzavano lampeggiando schegge d’ali di farfalle…
Vi muovevate uguali a due angeli che dialogano all’ingresso dell'’Eden…
 
Forse sareste perfetti come sposi…
Lo so, Oscar che vorresti essere sua moglie, che vorresti avvolgerti in un abito da sirena per lui…
Per lui…non per me che conosco da una vita le ombre e le luci che ti nuotano tra i capelli, le piene e le secche che vivono nel silenzio dei tuoi occhi, i sussurri delle tue bellissime membra perennemente offuscate…
 
Voglio averti attaccata al petto, tra le mie braccia…Voglio che mi circondi, che mi lasci cadere sui declivi del tuo corpo…
Che colore assumerebbero le  parole che m’implorano d’invaderti con la bocca?
Come sarebbe la tenerezza delle tue dita che s’intrufola tra i miei capelli, che mi percorre la schiena, il petto,tutto il mio essere?
 
T’immagino distesa sul mio letto a offrirmi segreti che non mi hai mai rivelato, a mostrarmi delle luci che non hai mai dischiuso…
T’immagino solo mia.
 
Sogno di buttarmi a capofitto nell’oceano, incatenato assieme a te, e di poterti amare negli echi informi e pacifici degli abissi…
Saremmo io e te nel blu che si squama di luce e che si flette nella dolcezza della penombra…
 
- André.
 
Mi volto sorpreso.
Sei comparsa all’entrata della stalla…Stai finendo di mettere a posto le armi e hai sottobraccio la custodia delle pistole.
 
-Oh, Oscar…dimmi. 

Ti avvicini con un sorriso serio e ammonitore.
Mi analizzi con la freddezza di un chirurgo.
 
- Ti vedo strano…

- Strano? Perché?

- Ho notato delle tue espressioni…confuse…completamente atterrate…
 
Il sangue mi si blocca tra la gola e i polmoni.
 
- No – mento scioccamente – è…è una tua impressione…cosa potrei mai avere?

- Una voragine. 

L’azzurro del tuo sguardo si affila tremendamente…sento la sua lama nel torace.
 
- André – mi afferri il braccio – c’è  qualcosa che ti angoscia?

- Niente…non c’è nulla…stai  tranquilla…
 
Bugie…bugie…penose bugie.  
C’è Fersen che detesto, ci sono queste ore fradice delle mie visioni idiote , ci sei tu che non vuoi stringere  questo cuore deficiente che hai avanti!
 
 Non ho niente e ho tutto.
 
Sono calma tempesta e anche se desidero sbatterti in faccia  un’ asma che si smembra da anni, sto zitto.
Non voglio ridurre a pezzi la serenità che stai vivendo…non voglio scardinare questo strano equilibrio…Un equilibrio menzognero  ma che almeno scansa gli uragani…
 
- André …Se hai bisogno di parlarmi sono qui…

- Oscar, non c’è niente ti ripeto. Evita di preoccuparti inutilmente…

- Devo fidarmi?

- Lo metti in dubbio?

- Non lo so…
 
Scuoti il capo sospirando e ti allontani…
 
So che ti rivedrò tra diversi minuti ma…se un giorno  te ne andrai definitivamente col conte?
 
Che destinazione prenderò?
Come potrò ricominciare da zero?
 
Finirò per perdermi in un tempo senza mesi e stagioni, finirò su una strada che si spiana al di fuori delle città e dei cieli.
Sarò compagno inutile dell’inutile nulla.   
 
 
 
 
                                                                            --- § ---

 
 
E’ una giornata di pioggia ma le luci inzuccherano rassicuranti le pareti tappezzate della biblioteca …
Ogni pezzetto di muffa s’impasta di torbida acqua fuori, nel terreno che si affloscia e decade…
 
Qui dentro ogni calura si distende su di voi mentre io mi mimetizzo di calma tempesta.
Sopra quel  tavolinetto basso di legno , affianco ad autori  recenti come  Voltaire e Rousseau, continua a vivere l’antichità di Ovidio, Catullo e la raffinatezza degli stilnovisti italiani…
Non ho l’ampiezza della tua cultura, Oscar ma  sai che,  tra i pochi scrittori che sono riuscito a studiare, Alighieri è uno di quelli che apprezzo maggiormente.
 
Ho in mano il Canto V dell'Inferno e m’inviti a leggere gli ultimi versi…Quei versi che abbiamo sempre adorato commentare e che ora detesto profondamente.
 
C’è Fersen seduto affianco a te intanto che mi esibisco su una poltrona di fronte.
 
Quelle maledette terzine mi scorrono melodiose, perfette e obbrobriose.
Ho la nausea a recitare il racconto di Francesca.
Cerco di parere il più rilassato e concentrato possibile …
 
Noi leggiavamo un giorno per diletto 
di Lancialotto come amor lo strinse; 
soli eravamo e sanza alcun sospetto. 
       Per più fiate li occhi ci sospinse 
quella lettura, e scolorocci il viso; 
ma solo un punto fu quel che ci vinse. 

 
Sollevo un attimo lo sguardo dal libro…
Tu e lui non siete abbracciati ma so che la tua mente sta già plasmando questa visione…
Fersen si diletta nell’avvolgerti con il viola sconfinato dei suoi occhi.
 
Sono calma tempesta.
Ho freddo. Ho caldo.
Non percepisco nulla.
 
- Quando leggemmo il disiato riso 
esser basciato da cotanto amante, 
questi, che mai da me non fia diviso, 
      la bocca mi basciò tutto tremante. 
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: 
quel giorno più non vi leggemmo avante». 

 
In quale dimensione le vostre labbra si staranno incontrando?
Siete immobili e tranquilli ma io,  Oscar le redini della tua fantasia non le possiedo…
Non posso staccare  le ali del tuo spirito che sono sabbia ventosa che sguscia dalle dita…
 
- Mentre che l’uno spirto questo disse, 
l’altro piangea; sì che di pietade 
io venni men così com’io morisse. 
 
Fermo le parole di Dante ormai alla fine…
Manca un ultimo verso e non desidero leggerlo…
Per quale motivo devo dare verbo al mio annientamento?
 
No…non posso ammutolirmi  anche se v’è calma tempesta.
Voi mi guardate interrogativi: devo calare il sipario e sparire nella mia penombra.
 
Non sono lo scrigno del tuo cuore, Oscar. Non ne ho il diritto…
 
- E caddi…come corpo morto cade. 
 
 
                                                                                 --- § ---
 
 
 
Basta.
Questa bagnata  sinfonia di rantoli eccitati mi sta aprendo le interiora…
Sono due venti che si conficcano uno dentro l’altro…
Sono aquile che intrecciano le loro piume danzando follemente a bassa quota.
 
Basta.
Volo senza corpo, senza sostanza tra le pareti della vostra stanza.
Non mi trovo nella mia penombra ma sono penombra stessa.
Sono calma tempesta perché non posso urlare e uccidere.
Ho  bocca e membra di uno spettro inutile.
 
Basta.
Non voglio vedere i vostri fiati che si dimenano con la nudità della vostra pelle.
Sdraiato su di te, Fersen ti protegge, ti ammattisce …Si addentra nella misteriosa fioritura che celi tra le gambe e ti stringi di più al suo ventre, al suo petto, alle sue spalle…
Vuoi godere del tuo dio solare che ti donerà estati infinite.
 
Basta! Basta!
Dovrei essere io a espandermi nelle tue terre!
Dovrei essere io a possedere i tuoi fianchi, il tuo seno, la tua bocca!
 
Solo io sono il sacerdote che può bere il siero delle tue meraviglie!
La tua aurea divina appartiene a me! A me solo!
 
Basta! Basta! Basta!
 
Non posso rapirti! Non posso decapitare quel conte bastardo!
 
Non sono vuoto neppure come l’aria!
Sono penombra senza materia e origine!
  
 
 Mi sveglio di soprassalto.
Guardo a destra e a sinistra…
La mia camera è impressa nell’impassibilità  di scie nere, blu, grigie.
 
Non è ancora giorno…non è finito ancora nulla…
 
Il desiderio di rimettermi a dormire è svanito…Nel cervello e nello stomaco mi scorazzano le orripilanti immagini del sogno…Quelle orme carnali che  fluttuano con il ripugnante odore di labbra e cosce che si sfregano…
 
Abbandono il letto, con la testa scompigliata e la vecchia camicia arricciata…
Meglio che vada nelle cucine a bere un po’ d’acqua…Il vino non è l’ideale… potrebbe rendermi un ronzante moscone da sopprimere…
 
Esco nel corridoio per andare al piano di sotto…
Sul versante opposto mi accorgo che un’altra sagoma cammina insonne.
Per attimo, ancora stordito, penso che sia un mio riflesso proiettato su un lontano specchio perché  abbiamo la stessa altezza, la stessa corporatura, gli stessi capelli lunghi…
 
Alla luce della luna tutto si chiarisce: Fersen è in piedi.  
I suoi occhi  , indaco d’aurora,  mi paiono coperti di acquosa fuliggine.
La sua capigliatura è di un castano teneramente impallidito che ora assorbe il gelo degli astri.
 
I miei occhi sono verdi come foreste fitte di relitti e adesso saranno imbrattati di croste  catramose.
I miei capelli sono di un marrone bruciato che nella notte s’inchiostra e impreca in silenzio.
 
- André – sorride esangue lo svedese – non riuscite a dormire o avete fatto un incubo?

- Entrambe le cose, Conte…

- Capisco perfettamente…Anche a me succede spesso.

- Immagino che…che non sia facile scordare certi eventi terribili.
 
Fersen annuisce sospirando…Qualche secondo fa avrei voluto  buttarlo per le scale ma ora mi sto leggermente placando.
 
- Vorrei  rimuovere quegli odiosi rumori di cannoni – riprende lui – il tanfo della polvere secca o impregnata di pioggia…Le urla dei soldati che crollano a terra… 

Il conte corruga la fronte mordendosi un po’ le labbra.
 
- Sto cercando – replica con un pugnale in gola – sto cercando di scordare il sangue che non si lava bene dalle divise…Credo stupidamente che il sonno schiacci ogni cosa ma poi nelle orecchie sento di nuovo le grida delle trombe che ordinano l’assalto, la terra che trema con le esplosioni…Il terrore di non vedere più il tempo che scandisce la vita…Ci si ritrova in uno spazio  di fumo surreale.

- Sì…- ammetto con inaspettato dispiacere – è come se il mondo smettesse di ruotare e…l’attesa di morire non si compiesse perché tutto è distorto…

- Già…quando dormivo negli accampamenti era così…mi chiedevo se sarei riuscito ad arrampicarmi fino alla cima dei miei doveri. All’inizio la voglia di correre è frenetica ma poi…nel momento in cui si giunge a metà strada, ci si arena nel panico…per fortuna la mia salvezza è stata una. È stata una salvezza piena di dolore ma terribilmente tenera…Io…so che…non posso vivere liberamente  questa luce…Lei però non mi ha fatto annullare nella pazzia. 

Il Conte abbassa lo sguardo per nascondere la sua tremante commozione…
E’ un airone che plana tristemente su un fiume in secca…
Resto in religioso silenzio ad ascoltarlo…
Sfioro la sua limpidezza che prima non riuscivo stupidamente a cogliere.
 
-  Sapete, André – prosegue lui -  sono passati alcuni anni e…continuo ad amarla, continuo ad amarla con speranze irrealizzabili che mi permettono comunque  di andare avanti…Quando la vedrò di nuovo sul trono, lontana da me sono sicuro che morirò. Finirò di respirare come quando la conobbi la prima volta  a quel  ballo in maschera… Perché doveva nascere regina? 

Fersen lascia cadere una lacrima felpata, piena di penombra…
È disarmato e sento che dentro ha i polmoni affaticati.
Maria Antonietta non ha mai cessato di albergare negli antri del respiro vitale…
I sensi di colpa mi stanno prendendo a sprangate.
 
- Scusate se vi sto infastidendo…

- Non fatevi problemi, Fersen…gradite qualcosa da bere?

- Un po’ d’acqua va benissimo, André…. Vi ringrazio. 

Lo svedese si cancella dal viso il principio di un pianto frustrato…
Quante volte mi sono torturato di magoni, pensando a Oscar?
Io e lui siamo uguali.
 
Scendiamo le scale arrivando al primo piano.
 
- Conosco le vostre sensazioni – esco in avanscoperta – mi ritrovo anch’io ad amare uno spirito che ho vicino ma che concretamente non posso abbracciare sul serio… 

Il conte cerca di ridere per scrollarsi di dosso la mestizia.
 
- A quanto pare André condividiamo la debolezza di lasciarci devastare dai capelli biondi e dagli occhi azzurri…

- Chi non si ferisce gli occhi guardando la luce del sole?

- È vero…Noi amiamo glorificarci di sofferenze.

- È l’unica soluzione  per tenere in vita il cuore… anche se ho l’impressione che rischi di morire troppe  volte.
  
Entriamo in cucina e prendo dalla credenza due bicchieri e la brocca con l’acqua.
Ci sediamo ad un  tavolo l’ uno di fronte all’altro.
 
Nel silenzio la stanza galleggia come  un peschereccio su un mare congelato.
Sembriamo marinai che sperano di approdare a un porto e che bramano al tempo stesso di annegare nei fondali.
 
Fersen guarda il davanzale della grande finestra.
In un vaso di ceramica blu, inargentato dalla veglia lunare, dormono girelle di boccioli candidi.
 
- Vi piacciono le rose bianche, André? 

Fisso il conte e poi i fiori.
Nelle narici si materializza il profumo dei fruscii di Oscar.
 
-Sì – rispondo – per me sono le piante più belle.

- Avete ragione. Il loro pallore è tutto particolare…Pare che abbiano la durezza dei ghiacciai alpini, la freddezza dell'aria sui Fiordi eppure…sono come il latte, hanno il fulgore dell'acqua evaporata e diventano neve che si scioglie.

- È vero…ma sono soprattutto luce. Luce nella notte, che s’accende e si spegne. Luce insuperabile.

- Essa però viaggia a una velocità impossibile d’afferrare.

- Questo è perché il bianco non è un colore…Riflette e assorbe ogni tinta, ne comprende l’essenza ma resta puro. Il bianco è al di là degli arcobaleni, dell'oscurità. È una luna invincibile. 

Fersen mi squadra con  bonaria espressione di sfida.
 
- Riuscite a pungervi con le spine del bianco – riflette – le stringete forte tra le mani, sanguinando parecchio…Non avete pensato di lasciare la presa?

- No. Non mi azzarderei mai. Starò pure in silenzio ma adoro bruciarmi con la loro consistenza.

- La rosa bianca vi causa male ma essa è capace, malauguratamente, di pietrificare i propri petali…

- Lo so. Lo so come parla, come si nasconde, come brilla incosciente…

- I fiori profumano intensamente, hanno nettare dorato ma sono fragili. Bisogna curarli con dedita profondità e non tutti sono capaci di farlo con sincerità…André…Siete il coltivatore di rose più temerario e sorprendente che conosca. 

Rimango scosso dallo strano sorriso di Fersen…
Pare che  stia scomponendo lo scheletro sghembo dei miei pensieri…
 
- Oscar è una splendida donna – afferma un po’ abbattuto – è profonda, leale…bellissima. Il mio cuore appartiene a un’altra anima, a un’altra meraviglia ma…non sono rimasto indifferente a un’energia simile. 

Tiro  fuori gli aculei.
Torno calma tempesta sorridendo mendace e in silenzio.
 
-  Se il destino fosse stato differente – sospira il conte – se io…avessi incontrato Oscar in altre circostanze…Chissà…mi sarei infatuato di lei…una creatura così preziosa…Vi invidio, André. Siete l’unico uomo a conoscerla da tanto tempo, siete da sempre il suo insostituibile pilastro...Per Oscar contate più della presenza del sole…me lo ha detto molte volte. 
Il mio petto si colma di vento dolcemente glaciale…mi scorrono gli anni passati, rivedo me e lei compagni di gioco inseparabili, rivedo noi soldati alleati…
Vorrei sognare più spudoratamente, però poi penso che un affetto fraterno possa essere intenso quanto una passione amorosa…
Oscar mi vuole indubbiamente bene ma non mi ama.
…” Voler bene” e “amare” sono sinonimi che in realtà suonano diversi…anzi, più che suonano sono diversi.
 
Potrò mai sentire  un “ ti amo André “
 
- E’ una dura battaglia, conte – osservo depresso – ahimè non sono nessuno per imporre le mie leggi…è ripugnante violare i sentimenti dell'animo.

- Concordo pienamente…comunque vi suggerisco di trasmettere il vostro calore con…maggiore chiarezza.

- Che intendete dire? 

Fersen mi lancia uno sguardo d’inquietante profondità come fosse giunto a un punto per me ancora sconosciuto…
 
- André…spesso si va all’estero per cercare l’oro, la felicità e spesso ci si sbaglia…L’errore più doloroso è la presunzione di conoscere troppo bene la propria città natale…Si può partire per un lungo viaggio senza aver indagato con intensità i tesori che nasconde la quotidianità a cui ci si era abituati. Troppe sono le piccole cose che vengono date per scontate e  a volte la realizzazione vera è molto più vicina di quanto si creda…State attento con Oscar. E’ coraggiosa ma dentro ha molta paura. 
 
Osservo ansioso la notte che suda stelle…
Osservo ansioso la notte che si frappone tra me e Oscar…  
 
Continuo a provare  avversione per il Conte malgrado non lo meriti affatto.
So che è un uomo atrocemente onesto, fine che  ha dato preziosi aiuti…E’ veramente una persona degna di stima e reverenza e non c’è da meravigliarsi che le dame restino irretite dal suo carisma…
Potrei diventare suo amico ma  non riuscirei a farlo con sincerità.
 
Sono innamorato di una donna che lo adora : la mia migliore amica che sogno di possedere da un’eternità.
 
Non è vero che l’amore rende più nobili.
 
È follia irrinunciabile e immortale.    
 
 
 
 
                                                                                   --- § ---
 
 
 
Il sole del primo pomeriggio non riesce a sfiorare le tue ciglia che s’incrinano…
È da due giorni che Fersen ha lasciato la villa per ritornare a corte e arruolarsi nelle guardie reali.
 
Oggi, nel dedalo di specchiere, lampadari pigri e quadri aristocratici, non l’abbiamo visto.
L’hai agognato ovunque senza dare l’occhio, come una ladra immacolata…
Non hai trovato orme sulla gelida pianura dei pavimenti…Non c’era traccia del suo profumo tra il pulviscolo dei raggi che trapassano le finestre.
 
Eri  calma tempesta quando ti sei presentata davanti alla regina…
Lei è tua amica, crede ciecamente in te, ti onora al di sopra delle nuvole…Vi siete protette a vicenda, vi siete giurate affettuosa alleanza.
Ricordo che fosti stata la prima a comprendere la sua ingenuità, la fragilità con cui  precipitò in pericolosi errori…Nella tua fortificata riservatezza, con immensa discrezione, l’hai accompagnata ovunque più empatica e acuta delle dame di compagnia…
Per ironia della sorte avevi captato immediatamente l’innamoramento di lei per Fersen…
 
Fersen…l’uomo che hai finito per amare anche tu.
L’uomo devoto alla tua più preziosa amica.
 
Stavi crollando d’ansia e inconsci rimorsi quando le parlavi con la consueta imperturbabilità…
Sai bene che stai remando in un gorgo di venti violenti e che i tuoi sogni potrebbero distruggersi.
 
Mai vorresti causare dolore a Maria Antonietta.
Mai vorresti rinunciare alla felicità del cuore.
 
Cominci, tuttavia, a covare dubbi letali sulle tue speranze…Vorresti non pensare a te stessa…ma umanamente, Oscar riesci a sopportare le grida della tua anima che ama?
 
 - Andrè…- domandi piano, quasi imbarazzata – secondo te… Fersen si è davvero allontanato dalla regina?  Quando è stato da noi…ne ha parlato pochissimo…Era come se avesse voluto far credere che  i suoi sentimenti si fossero raffreddati…Io, però, in quei discorsi evasivi non ho percepito impassibilità…ma un dolore camuffato sotto acque fredde. 

Penso all’intensa commozione che ho visto emergere dagli  occhi del conte…
Guardo te.
Avverto pesante mortificazione ma anche meschina e sottile soddisfazione.
 
- Oscar – riconosco –  credo che il Conte sia ancora…profondamente legato alla sua sovrana.

- Hai ragione…l’ho pensato anche io, purtroppo…
 
Taci perdendoti nel verde falsamente rigenerante del giardino regio.
 
- Mi comporterò da sciocca forse – riprendi dopo un po’ – ma l’irragionevolezza non segue un’ottica sensata e né tantomeno si arrende…Voglio verificare concretamente se potrò continuare a volare o meno… 

Rimango ammutolito  mentre i tuoi occhi brillano duri di quarzo.
 
-  Domani sera ci sarà un ballo, qui a Versailles e il conte vi parteciperà sicuramente. Ho intenzione di andarci…e non in veste di colonnello. 

M’inquieto d’immensa freddura.
 
- André – domandi temeraria e un po’ intimorita – mi accompagneresti in carrozza?

- Certamente…
 
Ho la testa che frastorna stonata.
 
 
 
--- § ---
 
 
 
Un allegro e agitato rumore di passi scalpita nei corridoi.
Sento squillare una voce che canticchia entusiasta per i piani superiori.
 
Esco dalla mia stanza.
Vedo mia nonna più sorridente del sole che porta nella tua camera un  abito da sera.
 
- Finalmente! – esclama lei – non ci posso credere che lo indosserà! E’ da tantissimo che glielo conservo!
 
Un vestito da donna…
Rimango talmente esterrefatto che non so se ridere per l’assurdità o gelare per quel misterioso dono che riceverà Fersen…
Ho la testa tramortita e piacevolmente mescolata…E’ la prima volta che questa tensione muta in attesa atemporale,  in una tenera ed insonora foschia priva di pioggia carbonizzata…
 
Guardo scorrere i minuti negli orologi dorati.
Intanto provengono dalla tua stanza rimbrotti felici e secchi lamenti.
Sorrido immaginandoti offesa come una ragazzina che non vuole addobbarsi di gingilli…E’ stranissimo pensare che non uscirai con l’uniforme bensì adornata da signora…Ho i brividi e scherzo uguale a un bimbo stupido: forse sembrerai uno spaventapasseri impacchettato da un’enorme tovaglia…
 
Paziento col cuore che si strapazza tra due ante di  legno.
Trascorre un’ora e mezza.
 
Mia nonna esce trionfante dalla sala dei sofferti preparativi.
 
- André! Rendi omaggio alla principessa di questa dimora!

- Oh Marie…- brontoli esitando dietro la porta – è terribile per me…

- Piantala di dire baggianate! Mostrati al nostro giovane cavaliere!  

Ti decidi ad avanzare sotto i riflessi dei lampadari.
 
Ho un vuoto d’aria  meraviglioso.
Devo parere un perfetto imbecille siccome non riesco a sillabare qualcosa d’intelligente.
 
Sei la decima musa che Febo, per gelosia, non vuol mai far scendere dal suo regno?
Sei mutata in una silfide che  scomparirà oltre la luna e le mie ridicole poesie?  
 
I tuoi capelli sono raccolti sul capo, in una soffice nube di mezzodì…Due ciocche solitarie ti accarezzano le guance, uniche onde indomite e guerrescamente infantili.
È bellissimo il tuo collo, liscio come una crema nevosa, è magnifica la leggerezza del tuo seno da vergine sibilla , è frustrante la perfetta sottigliezza del tuo busto che non posso toccare.
Le tue gambe restano un ardente mistero sotto gli immensi petali bianchi dell'abito…Mi domando se stiano tremando in quella penombra setosa…Vorrei tanto sentire la loro febbre impaurita per cancellarla con scie di baci.
 
Scendi adagio le scale tenendo in mano, regale e imbarazzata, un flabello.
 
Non so più come contemplarti…
Mi sentirei il più depravato degli uomini se osassi rapirti tra le braccia…
Mi sentirei il più deficiente degli uomini se non ti chiedessi di sposarmi in seduta stante.
 
Provo una vergogna terribile se penso a tutte le notti in cui ho sognato di far l’amore con te…Sei di un celeste così fatale e purissimo che chiunque non meriterebbe di sfiorarti.
Non posso fare a meno d’infiammarmi e infiammarmi.
 
- Oscar – faccio con tono spezzato – sei stupenda.
 
Vorrei saper dire di meglio ma non riesco ad aggiungere altro.
 
Sorridi con la bocca e con gli occhi…
Sei truccata lievemente e questo basta a far diventare le tue ciglia ancora più scintillanti e le tue labbra più soavi e invitanti.   
 
- Grazie, André – mormori un po’ scherzosa – il tuo parere mi rassicura tanto. 

Ti porgo il braccio e assieme attraversiamo l’atrio per uscire nel giardino.
Stringi il mio polso emozionata, leggermente intimorita…E’ un’avventura per te mostrare la tua essenza intensa, favolosa…La tua luce di donna.
M’illudo, in questo lasso di brevi minuti, d’essere il tuo cavaliere, il tuo consorte.
Stai pensando al Conte ma io sto viaggiando in ogni calura e , anche se il risveglio ucciderà,  adesso sono il solo a nutrirmi  del tuo profumo.
 
Ti aiuto a salire sulla carrozza.
 
Offri la visione devastante della tua schiena scoperta e cristallina…il gusto di quella pelle che voglio incidermi sulla bocca, sulla lingua, nel sangue della mente.
 
Muoio se realizzo che devo lasciarti al ballo senza gioire di un solo lembo della tua morbidezza.
 
 
 
 
 
--- § ---
 
 
Potrei diventar un buon botanico: ho imparato a memoria le specie di piante che decorano il giardino reale…
Potrei diventar anche un discreto geometra: penso di saper definire il perimetro dell’area del palazzo.
 
Per non impazzire, in questa marea straziante di secondi interminabili , ho preso a contare in modo idiota tutti gli elementi della realtà esterna…Adamo si sarà ammazzato di noia nel guardare gli animali dell'Eden senza la sua Eva da esplorare…
 
Non  ho idea di che diamine fare per evitare di  avvelenarmi con l’immagine di Oscar e Fersen che ballano…
Il cocchiere è simpatico ma non troppo acuto e dopo un po’ è difficile continuare un discorso normale… Certo , non mi reputo un oratore da salotto illuminista, però mi sono insopportabili quelle banalità che fanno cascare le braccia. Mi sento già abbastanza scimunito con le mie paranoie, se poi mi metto appresso alle cretinate altrui , è la fine.
 
Meglio spezzettarsi in una calma tempesta  che non spiega nulla dell'angoscia…
 
Guardo per la novantesima volta l’ingresso della reggia. Probabilmente il cancello si starà  usurando a furia di essere corroso dai miei occhi…
 
Pare che non esca nessuno ma…ecco che scorgo una sagoma…
Slanciata, esile, bianca…
Si ferma per un istante davanti ad una fontana. Guarda l’acqua affannata, come per cercar qualcosa che non trova.
Si solleva di nuovo e cammina in fretta verso me.
Pare che brami dileguarsi dalle stelle e dalla notte.
 
Il cuore mi va a terra.
Oscar…stai piangendo.
 
A mano, a mano che ti avvicini distinguo i tuoi occhi che sfavillano delusi e che singhiozzano piano per la paura di essere scoperti.
 
Ti vengo in contro stringendoti le braccia.
Sono più magre di quanto immaginassi…
 
-  Oscar ….- domando sottovoce – che…cos’è successo?
 
Rivolgi lo sguardo al suolo timida e  determinata a ritrovare un contegno.
 
- Fersen…- rispondi – Fersen rimarrà mio amico…solo mio amico. 

Afferri il fazzoletto che ti porgo.
 
- Lo dovevo immaginare – sorridi distrutta – nel suo cuore c’è sempre la Regina…non l’ha mai abbandonata…E’ troppo nobile per farlo…troppo grande. 

Mi appoggi piano la fronte sul petto mentre io ti accarezzo i capelli.
Se lasciassi trionfare l’egoismo esulterei ma sto davvero male a vederti così…
Mi sento un guerriero vincitore  che  torna da una battaglia senza bottino.
 
- Torniamo a casa, André – dici sollevando la testa – non vedo l’ora di rimettermi la camicia e i pantaloni.

- Peccato...questo vestito è da sogno…

- Già…da sogno. Per questo non lo indosserò più. 

Saliamo sulla carrozza.
Mi siedo di fronte a te che  non resisti alla tentazione di liberare i capelli sulle spalle.
 
Guardi ,  spettinata sublimemente,  il paesaggio abbrunato di case e alberi russanti…
Il tuo viso continua a essere imperlato di lacrime anche se tenta di indurirsi…
 
Sta notte vorrei farti dormire tra le mie braccia, tranquillamente, mettere le mani tra i tuoi capelli e offrirti un sonno più cullante di una ninna nanna.
 
Chissà se potrebbe mai servire…
 
Ti prendo soltanto una mano e tu non la ritrai.
 
- Vedrai, Oscar – rassicuro – domani ci sarà un sole bellissimo.
 
Mi fissi sorridendo stanca e trasparente.
 
- Per fortuna mi hai  accompagnato…Grazie…questo viaggio sarebbe  insopportabile  senza di te.
 
Abbassi lo sguardo diventando più dolce dei riflessi lunari.
 
Mi stai intrappolando più di prima.
Sono nel tuo silenzio di calma tempesta.
Pronto a sguainare la sciabola e a farti avanzare nella giornata di domani e nelle giornate che verranno.
 
Ti guarderò quando attraverserai l’alba montando a cavallo, quando ti spingerai testarda e lucidamente incerta in un recinto di rinnegamento.
Adesso avrai più paura e magari mi farai infuriare perché vorrai cancellare la rosa che ti porti nel ventre…
 
Sappi che ti attendo e non mi muoverò di qui.
Ti attendo cadendo, combattendo.
Ti attendo nel gorgo del mio respiro, dove tutto si consuma e rinasce.
 
Muoio nella marea dei tuoi occhi.
Rivivo nell’azzurro dei tuoi voli… Dall’alba al tramonto…
Dalla sera, all’ombra luminosa e ultima delle fantasie impazzite.  
 
 
 
 
Note esplicative:
 
“ Al cor gentil rempaira sempre amor”* : Guido Guinizzelli
 
“ tiro a volo” * : questo sport viene fatto risalire alla seconda metà dell'Ottocento, ma poiché nell’anime si vedono i personaggi che mettono in atto questo esercizio ho deciso di concedermi una pseudo licenza…( non credo proprio che storicamente tale tipo di “ allenamento” fosse  sconosciuto )
 
 
Note personali:
 
Ciao a tutti!! ^^ questa è la prima storia su Lady Oscar che ho scritto perché “ albergo “ più che altro nel circolo “ Saint Seiya” ( I cavalieri dello zodiaco ) XD
L’occasione per stendere,  finalmente, una fic su questo fandom mi è stata data dal contest degli ossimori…Sono stata davvero contenta di prendere in mano i personaggi di questa serie che amo tanto…Mi sono attenuta all’anime perché l’ho visto due volte ( è inutile dire che adoro i character design S.Araki e M.Himeno che sono gli stessi di Saint Seiya XD ) e perché ho sofferto due volte…( il manga non l’ho ancora letto…conto di farlo)…La seconda è stata peggio della prima XD
In questa storia, che verrà aggiornata settimanalmente, ho desiderato narrare in modo specifico il rapporto tra André  e Oscar, descrivendone i tormenti, le dolcezze e l’evoluzione…Compariranno anche altri personaggi importanti ma ovviamente ho tralasciato diverse cose per concentrarmi sugli aspetti che ho descritto prima…
Il “ what if” l’ho messo per sicurezza in quanto ho cambiato ( nei capitoli che leggerete ) la successione cronologica di qualche avvenimento ( niente di radicale, però) e ho inventato delle scene per mettere in luce elementi che non sono stati raccontati…
 
Spero di essere riuscita a svolgere questo racconto in modo efficace e spero che possa essere di vostro gradimento ^^
 
Alla prossima settimana!!  
 
 
 

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Capitolo 2
*** CAP 2 - tremando nei tuoi occhi, morendo nel tuo respiro ***


Tremando nei tuoi occhi, morendo nel tuo respiro.

 

“ Fanciulla: è questo il termine raggiunto?
E per l’addietro non l’ho maturato
E  non l’ho poi distrutto delusa,
Offesa in ogni volontà ?
 Che vuol dire fanciulla
se non superamento di coscienza?
Era questo di me che non volevo:
condurmi, trascurando ogni mia forma, 
al vertice mortale della vita…”


( A. Merini

 


 “ Una rosa è sempre una rosa che sia bianca o rossa…Una rosa non potrà mai essere un lillà…”

Che cosa volevi mostrare, André ?
Che cosa vuoi da me?!

Ieri sera stavo per gridare aiuto.
Mi sono sentita più magra che mai, ho avvertito la repellenza del terrore che mi beffeggiava…Ero  imprigionata ad un letto di nefasto e incognito erotismo…

Non ho potuto contare sul tuo intervento perché l’assalitore sei stato tu.

I miei polsi sono ancora infiammati dal male: non credevo che me li potessi stritolare fino a farmi sentire le lacrime delle ossa…non credevo che le tue mani potessero trasformarsi in tenaglie arroventate e soffocare ogni movimento…

Hai fatto scontrare le tue labbra con le mie sotterrando il mio fiato che non ha avuto tempo di disertare…
Conosco le movenze dei tuoi discorsi, le curvature dei tuoi sorrisi, le stirature delle tue ansie…
Non conoscevo però la salatura esasperata, dolce e aggressiva della tua bocca che ha devastato la mia aura che giudicavo inaffondabile.

Non ti ho mai visto così.
Non mi hai mai suscitato un terrore adirato e fragile.

Per la prima volta mi sono resa cosciente del divario tra il tuo corpo e il mio : quando mi hai bloccata sotto di te  temevo che il torace e le gambe mi si potessero frantumare.

Ero nella tua morsa.
Hai avuto la possibilità di schiavizzarmi perché non ricoprivo più il ruolo di colonnello.

Mi hai strappato la camicia, hai visto il mio petto pallido, piccolo e gelato che mi vergogno di palesare persino al calore dei candelabri…

Potevi divorarmi, André…Dopotutto piangevo.
Piangevo paralizzata, non riuscivo più a cogitare una via di scampo, non capivo dove si stesse sciogliendo la mia anima.

Ti sei ritratto con il tuo unico occhio sano bagnato di sgomento.
Neanche tu  ti riconoscevi ma penso che dentro  hai sempre saputo che l’inverno degli istinti finisce per incendiarsi e attaccare.

Hai chiesto perdono, mi hai coperto come fossi una bambina inviolabile e…hai scagliato la tua ultima fiamma.
La più tremenda, la più mortale.

Hai detto “ ti amo”.

Ora ho un’ascia piantata nella carne che non riesco più a togliere…Va sempre più a fondo e sta toccando il sangue più recondito del respiro…

Hai vinto la prima battaglia, mio infernale amico ma non la guerra contro di me.

Ti dimostrerò come una rosa possa smettere di sbocciare e scomparire nel buio.
Vivrò di calma tempesta.

Questa è la mia penombra, dove il grigio è l’unione pietrificata del nero e del bianco: la luce si sorregge con le ombre, le ombre allattano la luce per farla folgorare. 

Questa è la mia penombra  e io sono sovrana del silenzio vergine, armato e inconfutabile.

 

--- § ---



Sarà impossibile annoiarsi nel reggimento delle Guardie Francesi.
La giornata di oggi è stata splendida :  i soldati non si sono presentati per la  parata d’accoglienza.

Con sommo raggelo  l’unico a darmi il benvenuto è stato un militare che conosco bene e che non desideravo rincontrare.

André.
Come un apocalittico angelo custode mi ha seguito per annunciare che non demorderà e che mi sorveglierà uguale a un’imperitura stella cometa.

Sono restata calma tempesta per affermare la mia autorità alle milizie…
Non appena sono entrata all’interno degli alloggi, alcuni uomini mi hanno fissato in cagnesco, altri mi hanno lanciato sorrisi canzonatori, altri hanno fatto scivolare espressioni sudice sulle mie membra…

Porto la divisa ma non hanno certo equivocato la mia identità.
Dentro m’infurio col mondo e con me stessa: ho giurato sul mio nome da maschio di cessare d’ ammalarmi, di tremare come ho fatto con Fersen, di gridare come ho fatto con André…
Non è il momento di cedere.

Calma tempesta…calma tempesta…permanere calma tempesta…

Uno dei soldati ha voluto sfidarmi in duello per farmi capire che era l’unica via di uscita.
Ho accettato, colma di bruma, la proposta e mi sono battuta…
L’avversario era fisicamente il doppio di me ed era anche abbastanza veloce…Alla fine però sono riuscita a disarmarlo e a ottenere la parata dell’esercito…

Sì… ho ricevuto l’esiguità  di una norma ma non ancora il rispetto e la fiducia autentici…

Mi sono accorta benissimo che quelle guardie mi esecravano come una divinità marina distruttrice di vascelli di libertà…
Appartengo al ceto nobiliare, loro al popolo.

In questo pianoro , abbrutito di conflitti e mestizie, mi sedimento imprigionata.

Mi hanno insegnato a guerreggiare e  in realtà non sopporto l’odore macilento e gridante dell'agonia che proviene dalle strade periferiche…
Non sopporto quest’insano disequilibrio che mi chiedo in che modo trionfi dai tempi più remoti…

Mi sento in colpa a guardare, adesso, la villa della mia famiglia…
Il sole morente la rende un tempio arcadico, alieno, impenetrabile… ciononostante qui sono stata allevata e  cresciuta con André senza percezioni di distanze, differenze…

Entro…
Mi sembra troppo strano che lui ora, trascorrerà le notti nei dormitori militari…

- Oscar!

Con sorpresa vedo una donna sobria ed elegante venirmi in contro dal salone dei ricevimenti.
Ha quieti tornado di capelli castani, due occhi azzurro scuro dolcemente nuvolosi e fruscianti di tepore. 
Il mio cuore si colma di gioia.

- Madre!

Corro ad abbracciarla teneramente…E’ da diversi giorni che non la vedo.

- Figlia mia – sorride – è difficile che io riesca a discorrere tranquillamente con te…

- È così sfortunatamente…ma sapete che appena posso vengo a farvi visita…

- Lo so, lo so…ormai sono abituata a vederti scappare via…

- Su, non vi crucciate…adesso abbiamo un mucchio di tempo a disposizione. Non siete contenta?

Lei declina lentamente il sorriso.

- Oscar…sei la mia contentezza e la mia ansia più grande…Tuo padre mi ha detto che hai abbandonato la Guardia Reale per ricevere il comando delle Guardie Francesi.

- Sì...desidero intraprendere un altro percorso, cominciare una carriera che mi fornisca una tempra differente da quella sperimentata fino ad ora.

- Capisco…ma…parevi soddisfatta degli incarichi che svolgevi a Corte…ti sei  costruita una strada di meritato onore rischiando anche la vita… Ora vuoi metterti ancora più a repentaglio? Ti trovi a contatto con persone completamente diverse, sei in una dimensione più spietata.

- Sono sicura che il modo di fare guerra sia sempre lo stesso: cambiano le scacchiere, i giocatori ma le regole della selvatichezza perdurano immutate in qualunque luogo e tempo.

- Non posso darti torto e allora… ti chiedo se adoperi la stessa selvatichezza anche nelle guerre contro te stessa.

Nonostante mia madre non sia un cecchino è riuscita a spararmi e farmi cadere da cavallo.
Mi ammutolisco cercando di non apparire a disagio…

- Oscar…c’è qualche altro motivo per cui hai lasciato il tuo ruolo precedente?

Penso a Fersen, al mio unico ballo da donna…Penso a come ho posto fine alla nostra amicizia…
Prima di distogliere il cuore da lui e di tumulare lacrime troppo corrodenti, gli ho domandato se l’amore rappresentasse una felicità completa  o una lenta agonia…

Con gli occhi annegati, mi ha risposto “ una lenta agonia”.
Già… un’agonia…un’agonia non nutrita per me ma per la Regina…l’amica che devo difendere e servire…l’amica a cui sono legata da una vita…

Non voglio ammorbarmi…
Non voglio sentire le vene del mio animo smembrarsi…

André però vuole contribuire a spodestarmi…

- Non c’è bisogno che v’impensierite – tento di rasserenare mia madre – la mia è stata una decisione ragionata anche se può apparire shoccante…Mi occorre una svolta.

- Che tipo di svolta?

- Una svolta che mi serva a migliorare, madre , a non contemplare delusioni…Una svolta…che porti a perfezionarmi.

Lei inarca le sopracciglia osservandomi come se fossi impazzita.
Muove leggermente la testa sconsolata e indagatrice.

- Oscar…penso che la lista di pene che taci sia piuttosto lunga, vero?

Questo è l’aspetto che amo e che m’infastidisce maggiormente di lei: sembra la persona più flemmatica del mondo ma in realtà è un’ arciera irriducibile…Riesce a scagliare frecce precise e terribili anche d’angolazioni scomode. Preferisco scioccamente gli schiaffi di mio padre che per lo meno restano soltanto sulla pelle e non penetrano nella mente.

- Madre – sorrido un po’ inalberandomi – vi assicuro che non dovete porvi problemi.

- Tu hai lo straordinario e terrificante talento di nascondere brividi e uragani.

- Anche voi siete spaventosa.

Mutando in calma tempesta, raggiungo le scale che portano alla mia stanza.
Mia madre mi segue con  passo leggero, raffinato e intenso.

- Figlia – dice triste e ferma – non ho mai osato invadere lo spazio delle tue azioni, né tantomeno delle tue idee… i tuoi silenzi, però, mi stanno diventando insopportabili…I tuoi occhi parlano, anche se le tue labbra non lo fanno.

Mi fermo afflitta voltandomi verso di lei.
Le accarezzo le braccia.

- Madre…l’ultima cosa che voglio è essere una rovina per voi.

No…mai le dovrò creare ulteriori tormenti…Ha fatto una fatica immane a concepire la scelta di allevarmi da militare, tra l’altro ha perso cinque bambine prima che nascessi. La prima morì per un aborto spontaneo al settimo mese di gravidanza, le altre due furono gemelle e  vissero per pochi mesi, la quarta perì venendo alla luce, la quinta fu stroncata da una polmonite a quattro anni.
L’unica sopravvissuta sono io e credo che mio padre mi abbia cresciuto come un maschio anche per annullare la maledizione nefasta delle figlie femmine.

- Oscar – riprende mia madre – sono stata veramente felice di aver avuto tra le braccia una bimba sana e bellissima…Io…non ho mai condiviso la scelta di François…Lui e il suo incomprensibile orgoglio…non sai quanto abbiamo litigato…Non è servito a nulla tentare di fargli capire che avremmo potuto crescere una ragazza dal valore inestimabile e farla diventare donna concedendole una vita serena…

- Vi capisco…tuttavia non credete che se mio padre non mi avesse posto su questa via, non sarei diventata quella che sono?

- Trovi sempre un modo per giustificare il tuo generale…da una parte ti rimprovero, dall’altra…non posso negare questa verità. I nobili di corte si complimentano sempre con me  per la magnificenza della mia fanciulla.

Sorrido a mia madre riflettendo con tenera tristezza  sul suo rapporto con mio padre… Non è stato e non è un matrimonio facile…Loro hanno caratteri opposti, quasi inconciliabili eppure sono congiunti da un amore strano, sofferente, eternamente teso su un baratro…Sono complici e nemici, uniti e dicotomici, entrambi possiedono un’inconscia e timida voglia di affrontarsi e trovare un sentiero  inerpicante che risolva le loro asprezze.

- Per fortuna – continua ridendo lei – mio marito non mi ha impedito qualche volta di cullarti di nascosto…

Raggiungiamo il corridoio superiore …Su una parete spicca un quadro che di tanto in tanto adoro ammirare…Non lo guardo troppo spesso per il timore di rimpicciolirmi e sciogliermi irrimediabilmente.
È una tela non eccessivamente grande, dipinta con accurata e delicata maestria: raffigura me a sei anni e i miei genitori. Mia madre è seduta su una sedia ed io sono abbracciata a lei con mio padre alle spalle, insolitamente disteso, che concede quell’attimo di vezzeggiamento.

- Madre – dico a bassa voce – ricordate quel venticinque dicembre quando dovevo compiere nove anni?

- Certo…ti feci trovare sotto il cuscino del letto l’unica bambola che tu abbia mai desiderato.

- Già…mi ci divertivo nei momenti in cui ero sola… Un giorno, purtroppo,  André mi scoprì , si mise a fare lo stupido e strappò, per sbaglio, la gonna del giocattolo. Mi arrabbiai molto e per un giorno e mezzo non gli rivolsi la parola! Alla fine per farsi perdonare fece trovare il vestito ricucito…Mi spiegò che l’aveva riparato con l’aiuto della nonna.

Mia madre ride lieve e opaca.

- Su una cosa io e tuo padre siamo stati  immediatamente d’accordo…- confessa- non abbiamo mai esitato ad affiancarti quel ragazzo…Lo stimiamo molto…Sono rare le persone leali come lui…Per lo meno mi ha sempre consolato che fosse il tuo attendente.

Ritorno calma tempesta entrando nella mia camera.
Non so se condannare i miei genitori o eriger  loro un enorme altare d’oro.

- Oscar…André si è arruolato nelle Guardie Francesi?

Mi tolgo la giacca della divisa, evitando di guardare il letto dove lui mi ha buttato.

- Sì,  madre – rispondo evasiva – alla fine ha desiderato seguirmi nonostante io gli abbia detto che posso cavarmela da sola…

Mi siedo di fronte allo specchio della toeletta slacciandomi il nastro che chiude il collo della camicia.
Cerco di falsificare la ruvidezza del respiro appiattendo i tremori.

- Figlia…non pretendo assolutamente delle risposte chiarificatrici…però…qualche volta evita di serrarti nel tuo mondo. Te lo dico per esperienza.

È vero…ho ereditato da lei l’attitudine a placare gli dei del dolore sterminando dialoghi e interrogativi.

- Madre…non sarà facile comandare le guardie francesi…Oggi non è stata una passeggiata imporsi agli uomini…Questo, comunque, è l’obiettivo che io ho scelto e le salite consentono di arrivare in alto seppure siano ripide. Abbiate fiducia in me, ve ne prego.

- Non ho dubbi su questo…vorrei solo che…non avessi paura a indossare nuovamente un abito da donna.

Scatto piena d’imbarazzo.

- Marie vi ha riferito…

- Tranquillizzati, cara…non pretendo da te risposte chiarificatrici…Mi attengo ai patti.

Mia madre comincia a pettinarmi i capelli.
Ammutolisco puerilmente estraniandomi al tocco leggero, calorifero e sibilante della spazzola che mi coccola ogni onda bionda e ansiosa…

Non voglio immaginare il ballo illusorio con Fersen…
Non voglio pensare alla guerra iniziata con André…

Non so che odio provare per lui, non so a che amore votarmi …
Dove mi condurrà questa penombra?


--- § ---



- Ti sei aggiudicata  una bella mandria…

Dentro l’ufficio che gestisco, mio padre studia schifato i soldati a riposo in cortile…
La luce di mezzogiorno si spiana argillosa sulle vetrate della finestra che lui infrange con lo spessore rigido della propria altezza.
Il suo viso ha sempre qualche scanalatura che gli intorpidisce aridamente la signorilità della fronte, del naso, delle labbra.
I suoi occhi blu sono sassosi e arsi e non tollerano alcuna goccia che possa creare sussulti.
La parrucca bianca , che gli orna il capo,  ingentilisce fittizia la sua imponenza da colonizzatore.          

- Si presentano ancora problemi d’insubordinazione ?  -  domanda seccamente.

- Non posso affermare miglioramenti radicali – rispondo – tuttavia sto riuscendo a compiere esercitazioni e giri d’ispezione nella città…devo avanzare prudentemente se non voglio aumentare la precarietà della situazione.

- Confido nelle tue capacità, Oscar anche se francamente non riesco  a capacitarmi della  rinuncia al comando della Guardia Reale…Ti mancava poco per ottenere il grado di Generale…E’ pazzesco…comunque non sei una ragazzina e se hai ritenuto opportuno cambiare percorso  non posso ostacolarti.

Sono seduta alla mia scrivania di calma tempesta.
Figuriamoci se mi metto a raccontare i patimenti per Fersen, le offensive inaspettate di André e la mia anima che sfugge alle indagini che compio….
Scorro gli occhi sull’inventario delle attrezzature e delle armi per evitare di scontrarmi con lo sguardo di mio padre…
Dice che non può ostacolarmi ma se mi azzardassi a far tremare l’onore di famiglia scatenerebbe il finimondo…

- Risolleverò  questo reggimento – affermo risoluta -  occorre marciare con durezza ed evitare al tempo stesso di adoperare inutili torture…La diplomazia non è mai sufficiente e neanche impazzare con le fucilate è la migliore delle alternative…

Mio padre si rivolge scettico:

- Non fantasticare troppo con l’indulgenza…Di questi tempi è piuttosto pericolosa…Per le strade non ci si fa problemi a sfondare il cranio a un nobile.

- La forza è un’arma a doppio taglio e può portare benissimo dalla padella alla brace. Se ci divertiamo a giocare col sangue caschiamo in uno stupido circolo vizioso. E non è questa la via di scampo.

- Hai paura della tua spada, Oscar?

- Non ho mai sostenuto i buonismi padre, però intendo collaborare con i miei uomini, non calpestarli.

- Pensi di poter viaggiare contemporaneamente su due strade diverse? Li hai visti quei soggetti?!

- Esigo l’ordine, non l’inutilità di un potere demente.

- Le bilance con i piatti uguali non esistono e non sono mai esistite, figlia mia.

- Questo è perché lasciamo trionfare i riparatori incapaci.

- No…questo è perché semplicemente il mondo non è una radura pianeggiante…C’è gente che abita i colli e gente che abita i bassi piani…non tutti possono stare in alto… questa è la legge dell'equilibrio e l’equilibrio non sopravvive nell’immobilità della piattezza.

Mi alzo in piedi avvicinandomi a lui.
Trovo odiosamente illogici quei surrogati di teorie aristoteliche…

- Vorreste dire che la schiavitù è un fatto naturale?!

- L’umanità si è evoluta in questo modo…La sopravvivenza varia da persona a persona e non è possibile stabilire un’uguaglianza di prospettive…C’è chi riesce ad ottenere in modo più efficace e chi non è in grado.

- Allora è normale che vi siano uomini che muoiono perché non possono pagare un medico o comprare cibo?

- Cos’è Oscar?! Sei rimasta anche tu instupidita dai discorsi di Robespierre?!

- Ho ben presente come vivono i contadini che lavorano per i vostri latifondi di Arras!

Mio padre mi afferra violentemente un braccio indicando  le milizie nel cortile.

- Fai alzare la testa a questi pidocchiosi e vedrai dove andremo a finire!  

Mi spinge via dirigendosi verso la porta.

- E André,  padre? – chiedo gelida – E André ?!

Si ferma minaccioso con le mandibole serrate.
Mi fissa laminato di testarda distruzione.

- Sei una de Jarjayes, Oscar. Ricordatelo. Ricordatelo.     

 
--- § ---



Il sole sta scendendo nelle mute e rastremate catacombe della sera…
La giornata si accinge a esaurire strascichi d’usurata e monotona brillantezza…
Rimescolo nella mente, come un infausto fluido , le parole di mio padre, il terreno franabile che circonda André, la mia corsa che si snoda troppo frenetica e lenta…

Comincio a imbrigliare il mio cavallo ma  mi accorgo di una sagoma robusta e alta che si avvicina.
Ha un’andatura vagamente molle ed energica, una rilassatezza felina e una vivacità prepotente e adolescenziale.
È un giovane coi capelli neri, lisci, un po’ scompigliati, ha occhi a mandorla da falco e da volpe e un sorriso impertinente che viene sottolineato da un mento pronunciato.
Porta in modo sgangherato e spensierato la divisa, lasciandosela sbottonata sciattamente sul petto…
Si è contraddistinto subito per la sua ingovernabile briosità e quella seraficità seccante e analizzatrice  che viene  elogiata dai suoi compagni…

E’ il nuovo amico di André , quel gradasso con cui lo vedo chiacchierare e scherzare nei momenti di pausa…Sicuramente è grazie al suo supporto che è riuscito ad arruolarsi nelle Guardie Francesi…l’avrà incontrato in una di quelle bettole di periferia  magari nel bel mezzo di un rituale di bevute pesanti.

- Buonasera comandante! – saluta burlescamente – tornate alla vostra reggia?

- La tua insolenza è inconfondibile, Alain de Soissons. Ti disgusta tanto attenerti alle semplici e chiare regole del protocollo?

- È una causa persa, credetemi.

- T’invito caldamente a cambiare gli atteggiamenti inopportuni se non vuoi ricevere note di biasimo ed essere espulso dal corpo delle Guardie.

- Perdonatemi! Non volevo urtare maggiormente il vostro umore…Vi trovate in una situazione difficile, adesso.

Sarebbe bello riempirgli la faccia di ceffoni ma non voglio dare questa soddisfazione.
Rimanendo calma tempesta, salgo sul cavallo.

- Dovrei sanzionarti de Soissons – dico ghiacciata e pietrosa – ma si dà il caso che oggi sia in vena di magnanimità…Nei prossimi giorni non garantirò l’integrità della mia pazienza.

Lui si mette a ridere.
Io non muovo un solo muscolo del volto, anche se dentro sto bollendo.

- Siete una creatura bizzarra, comandante ! Potrebbe essere divertente sottoporsi agli ordini di un bel faccino dai capelli biondi ma… i miei compagni non lo trovano plausibile…Non basta un’uniforme per diventare un demone che non si è. Notate per caso che la vostra magrezza sia cambiata?

- De Soissons…sei ancora in tempo a ritirarti.

- Povero André…ci massacrerete come state facendo da anni con lui?

- Domani sera sarai di ronda fino all’alba senza rancio…. Buona serata e vedi di usare con più consapevolezza quella lingua.

Alain fa una smorfia tracotante e adirata.
È uno scienziato scapestrato, troppo sicuro delle sue teorie…

Parto al galoppo…
Quel tipo non mi sta simpatico, però non ho provato piacere ad affibbiargli una   punizione…L’arroganza dei suoi occhi trasudava una stramba genuinità, un fastidioso interesse a smantellare le mie cuciture di penombra.

 


--- § ---

 


Il cielo è un’acqua callosa di grigiore, una distesa spumosa con arterie bianche che sfregiano nuvole sfiammate e appallottolate…
Minuscole briciole d’ostie polari cascano lentamente dalle cisterne dei paradisi vacanti…

Nevica sulla Senna, discarica di stracci caliginosa…
Nevica sui miasmi dei fori delle fogne…
Nevica sulle case che tentano di scaldarsi con legna consunta e bucherellata…

Parigi si sta cospargendo di cristalli biancastri che hanno la densità mortifera e sfilacciata di tele d’aracnidi vetrosi…

In questo clima invernale ,André, abbiamo terminato un giro di ronda per i quartieri popolari della città…
Ci siamo addentrati nei viottoli di pareti spellate, di finestre impolverate, odori effimeri di pane cotto, tanfi di rifiuti imputriditi…
Alcune persone ci hanno fulminato con diffidenza, alcune ci hanno guardato con infelice  ammirazione, altre ci hanno coperto di insulti,  altre ancora per poco non ci linciavano.

Abbiamo scampato qualche lancio di verdura marcia, qualche bottiglia e siamo stati costretti a difenderci da degli esaltati…

Come fossimo pellegrini apolidi, adesso attraversiamo Pont Neuf…
Dalla sponda opposta s’intravede Ill de la Cité che lascia troneggiare  la Cattedrale di Notre Dame intarsiata di venature gotiche e ghiacciate…Le due torri della facciata sono guardie gemelle che vegliano l’ossigeno cimiteriale che espande il freddo…Il rosone è una cicatrice di petali neri che occhieggia tra le schiere austere delle statue dei santi, è una bussola dai punti cardinali sbiaditi d’onirismo.

Il tuo cavallo bruno e il mio bianco camminano afflitti in un contrasto fuligginoso di manti…

Noi tacciamo avvolti in mantelli scuri  e coi capi coperti da cappelli neri.
Sembriamo tetri indovini cui nessun vuol dare ascolto, un po’ come Lacoonte e Cassandra…

- La città sta tremando – interrompi il silenzio – a poco a poco i piccoli incendi si allargheranno formando un braciere di lava.

- Sì…- annuisco – l’esasperazione del popolo sta raggiungendo livelli critici…è un fiume che romperà gli argini…E’ un destino obbrobrioso e ironico che si debba garantire un equilibrio aumentando il divario tra le ville e le dimore popolari…Mi auguro ardentemente che i nostri sovrani sappiano fronteggiare questi tumulti…

Ridi raucamente con vago rancore.

- Oscar…non sei un po’ troppo fiduciosa e ottimista nei confronti della monarchia? Credi che per loro sia comodo trovare una maniera per sparpagliare benessere al di fuori della reggia? Finché non ci si trova veramente nella melma, è facile promettere con belle parole…

- André, bisogna prevenire uno sfocio di massacri…La libertà non ha come corollario la distruzione. E’ il centro del nostro regno che deve garantire questo principio. Se non c’è un centro tutto il sistema crolla.

- Il nostro sistema si sta già avviando verso il crollo! Come può sussistere la libertà in mano ad un’oligarchia? Io ho smesso di credere alle favole dei re buoni e giusti! Se l’albero è malato bisogna abbatterlo!

- Qual è la tua soluzione? La repubblica?

- Il potere sarebbe in mano ad un organo più vasto e non esisterebbero cariche derivate da un potere divino…i ruoli si rinnoverebbero periodicamente per evitare odiosi sbilanciamenti.

- Anche questa è una bella favoletta. Repubblica coincide per forza con uguaglianza? È l’incantesimo che potrà dare più diritti? Pensa all’inquietante ciclicità della storia: nonostante l’antica Grecia fosse formata da polis democratiche e indipendenti questo non impediva l’emergere di individui come Pericle…Come è andato a finire questo meccanismo? Sotto l’impero di Alessandro Magno…Per non parlare di Roma…dopo la cacciata dei re etruschi si è istituita la Repubblica e dopo? E’ sorta l’età imperiale con Augusto e i suoi eredi.

Mi guardi derisorio e irritato.

- Insomma…mi stai facendo il lavaggio del cervello affinché mi convinca che la monarchia sia cosa santa e giusta!

- Non sto dicendo cosa sia giusto! – ribatto con l’ira che inizia a sgorgare – mi limito a costatare…Guarda la situazione dell'Italia adesso! È una terra splendida, le persone riconoscono il loro comune patrimonio di tradizioni e storia e in che modo vivono? In ducati o in principati, senza trovare un nucleo realmente stabile e unificatore.

- Complimenti Oscar. Da perfetta aristocratica, ti riveli un’eccelsa oratrice. La fedeltà ai tuoi principi è ammirevole…

Vorrei prenderti a schiaffi.

- André – esclamo – che si parli di monarchia o di repubblica sono gli spiriti di ferro quelli che occorrono! Ancora non hai capito?! Ci vogliono cuori onesti che non devono aver terrore di maneggiare la democrazia!

- Il re e la regina stanno facendo qualcosa?! Sono stati capaci di arginare la fame?!

- Ammazzare uomini come quel fanatico di Saint - Just è una soluzione sensata?!

Faccio avanzare il cavallo lasciandoti alle spalle.
Giungo al piazzale della cattedrale.

- Oscar!

Mi raggiungi velocemente alle spalle.
Io mi volto…

Il tuo occhio destro vibra di buia lucentezza…sta quasi per lacrimare…è affilatissimo d’angoscia…

- Oscar – riprendi tentando di non cadere –  non sono nobile e non diventerò sordo alle voci esauste del popolo…C’è una cosa, però, che mi demolisce ancora di più: se si dovesse attraversare questo caos…da che parte saresti?

Una lancia mi trapassa la gola.
Stringo le briglie del cavallo per reprimere il pianto che vuole scoppiare.

- André…io…ho  dei doveri…dei giuramenti…ho scelto di seguire questa strada e vorrei andare fino in fondo.

- Fino in fondo…dove? L’incertezza è una decisione? La fuga da te stessa è un obiettivo da realizzare?

Sono stufa di restare calma tempesta.
Guardo i fiocchi di neve appassire sul terreno di pietra.
Guardo il portale del Giudizio Universale della Chiesa, quell’architrave di spine dorsali concentriche, ossute, cesellate…
La Senna ronza scoraggiata e ignava.

Il cuore mi s’ingrandisce d’ansia e collera.
Smonto dal mio destriero.
Sguaino la sciabola dal fodero lasciandola fischiare.

- Scendi da cavallo, André.

Aggrotti la fronte.
Bruci l’aria fredda col verde indiavolato del tuo sguardo.

- Ai vostri ordini, comandante.

Salti a terra come una fiera di penombra.
Snudi la tua lama fronteggiandomi simile a un mago che lancia maledizioni.

Attacco per prima, di punta.
Ti difendi mandando in fumo il mio tentativo.

Scaglio sequenze di tagli ululanti che rovesci con polso d’acciaio e assali facendo leva sul tuo decollo massiccio.

Sei dannatamente forte, Andrè ma questa battaglia non la vincerai…
Le tue braccia e le tue gambe sono corazzate di piombo  ma so bene come annichilirle…
Volteggio con grinfie di vento e lampi, deturpo le frecciate del tuo ferro, pattino su una distesa d’acqua leggera, lacerando i tuoi mulinelli ustionanti.

I nostri caldi fiati escono dalle bocche come lamenti spettrali d’incenso…
I nostri mantelli si agitano e si sbrindellano ai tuffi ingordi delle spade…

Siamo corvi che si tagliano a vicenda per l’ultima spiga di grano in  un campo sterile…

È inconfondibile la tua spartana raffinatezza, il tuo impeto oceanico ed esotico da corsaro fuorilegge…Abbiamo imparato assieme la scherma ma tu hai sempre mantenuto intatta l’irregolarità temibile e netta dei tuoi affondi…

Le nostre armi si accapigliano tra di loro in echi acuti, inaciditi di brina…è come sentire il lavoro furibondo di un fabbro che non riesce plasmare  la daga più spietata della sua esistenza…

Spingiamo le sciabole l’una sul dorso dell'altra, avvicinando i nostri volti che stringono tuoni tra i denti.
Sento  la tua travolgente energia che costringe ad arretrare…
Provo la medesima sensazione di quando mi hai spinta sul letto…

No…sta volta non perderò…
Riesco a svincolarmi da te spingendoti bruscamente…

Torno all’assalto cercando di seppellirti con il fulgore assiderato della mia sciabola.
Ti ostini a resistere travolgendo i cigolii della mia arma con le urla della tua…

Sto di nuovo in bilico ma scorgo un piccolo foro nella tua barriera…

Contraendo i tendini e le ossa della mano mi lancio.
Fai lo stesso anche tu.

Uno strappo.

Ci blocchiamo.
Abbiamo le nostre uniformi sdrucite al fianco sinistro. 

Pari…siamo pari…
Non abbiamo terminato nulla.

Ripongo gelidamente la spada nel fodero avvicinandomi al mio cavallo.

- Oscar…

- Torniamo in caserma.

Sgrani l’occhio artigliandomi collerico per il bavero del mantello.

- Perché hai paura di buttarti? – gridi – Perché non vuoi capire che ci sono io?!

Ti tiro un pugno.

- Ho detto… torniamo in caserma.

Mi guardi ubbidiente e truce col marchio della mia mano sul volto…

Prova a scaraventarmi  nel fuoco, André…
Questa è la mia penombra e non la puoi invadere.

    
   

   --- § ---




 La taverna dei miei sogni sta diventando più spaventosa e caotica…Strane visioni bevono al bancone scricchiolante dei sentimenti che mi s’ impastano e s’ infettano nella mente…
In molte notti sono vestita da donna con abiti bianchi e azzurri perché Fersen è il mio promesso sposo e non dovrò più celarmi in una divisa militare…
Sono terribilmente felice, in quegli istanti, di non aver paura a vivere come non ho mai fatto…Il Conte mi fa sentire la dama più splendente del mondo, mi fa persino sentire l’amazzone più imbattibile delle selve…Potrebbe essere una completezza dolcissima e inestimabile, tuttavia….non comprendo la ragione per cui cucio una vita parallela a questo tesoro elargito.
Di nascosto fuggo dal palazzo che abito con Fersen mascherandomi da uomo e andando nella città vecchia di Parigi…Lì c’è un povero bandito che conosco da tempo…c’è André che vado sempre a incontrare…Corriamo a cavallo, duelliamo e inevitabilmente finiamo per baciarci e progettare fughe  clandestine…
Resto mortalmente in bilico tra una dimora di purezza principesca e un sensuale dedalo d’antiche avventure…
Le scene più inquietanti sono quelle dei balli di penombra, in cui non riesco più a distinguere se mi trovo sotto un cielo d’alba o di tramonto, se respiro a Versailles o nella campagna di Arras…
Danzo con Fersen che poi, lentamente, si trasforma in André…i suoi occhi viola sfumano nel verde di foglie acquatiche, i suoi capelli castano chiaro diventano di un intenso e cupo marrone rovente…
Quando poi mi rifugio nella stanza da letto non so davvero con chi faccio l’amore , se ho sul corpo  il conte o il mio araldo…Le loro bellezze e i loro effluvi si sovrappongono, si sfocano in un disegno dipinto da una mano ebbra e perfidamente giocherellante…

Mi sveglio vergognosa e con la testa pesante, attentata dall’ansia di rimettermi a dormire e non trovare una soluzione ai miei cataclismi…

C’è un sogno in particolare che non mi sta dando tregua…
Qui non vi è nessuna ambiguità ma un’orrenda sorpresa…

Sono sul mio cavallo, completamente nascosta da un’armatura medievale argentata…
Vago in un’ Arras  deserta, con le case vuote e disfatte  attorcigliate da un’arida lanugine di rovi…
C’è soltanto una piccola e intensa  boscaglia che rifulge all’estremità delle abitazioni: una costellazione di cespugli di rose bianche.

Mi trasmette un doloroso fastidio e preferisco non avvicinarmi…
Desidero avanzare oltre ma qualcuno mi ferma.

Un guerriero, dall’elegante corazza nera, in groppa al suo cavallo color cenere , sbarra la strada…
Non so la sua identità…L’elmo gli occulta il capo e il volto…

Sono costretta a battermi.
Io e lui ci scontriamo con le nostre alabarde spronando gravemente  i corsieri…
Lampeggiamo scintille metalliche, arrugginite, sinfoniche…
Emettiamo un madrigale di guerra limpido e pieno di nubi…

Continuiamo il duello smontando dai destrieri.

Il mio avversario pare che non voglia uccidermi ma intrappolarmi nel  cespuglio di rose…
Terrorizzata, cerco di impedirglielo e , dopo una sequela di faticosi colpi, gli trafiggo il torace facendolo cadere supino.

Liberandomi dal copricapo che mi protegge il viso, mi chino su di lui.

Gli tolgo l’elmo restando stravolta.
André mi fissa con occhi allibiti e disperati.

- Perché hai paura di buttarti? – balbetta stremato - Perché non vuoi capire che ci sono io?!

Lo abbraccio brutalmente per non far fuggire la sua anima che gli  sta uscendo dalle labbra.
È la tragedia di Tancredi e Clorinda all’inverso, con la differenza che  le mie lacrime urlanti non daranno un battesimo salvifico al mio amato antagonista.

- Oscar…una rosa è sempre una rosa…

Lui sputa sangue spirando con lo sguardo spalancato…
Il suo verde è lì che mi castiga: il colore della natura che adoro più di tutti…

Mi desto con la schiena pregna di sudore e qualche volta tossico violentemente…
Capita che le mie mani siano cosparse di macchioline rosse…

 


--- § ---




La penombra dell'aurora si sta ritraendo  alle reti  arancioni e gialle del sole nascente e ferito.

Sopraggiungo in città prendendo la strada che porta alla sede delle Guardie Francesi.
Mi sovviene la scena dell’incubo in cui colpisco a morte, te André…

No…non posso causarti questo…
Non mi puoi punire gettandomi in un precipizio privo della tua presenza …
Ho un brutto presentimento che mi trascino dalle lenzuola pesanti del letto…

Arrivo  a destinazione nell’aria stagnante di questa calma tempesta. 
Scendo da cavallo e vedo che due soldati si sono presentati in anticipo nel piazzale della caserma.

Siete tu e Alain e mi accorgo, con spiacevole sgomento, che zoppichi leggermente…
Hai la divisa impolverata e stropicciata, un labbro tagliato e gonfio e un ematoma violaceo sulla tempia.
Parli gravemente col tuo amico, quasi gli volessi esprimere il tuo desiderio di non rovesciare dai polmoni aria franata e martoriata.
Pari un grifone spiumato che non vuole desistere malgrado non riesca ed ergersi sulle zampe…

Mentre il tuo amico ti risponde,  improvvisamente serri i denti e copri l’occhio destro…

Io m’angoscio.
Qualche volta osservavo che lo stringevi, sforzandolo…

- André! Alain!

- Comandante.

Mi salutate drizzando la schiena anche se tu, André stai patendo.

- Che cos’è successo? – domando.

Tu stai zitto, in una corrucciata soggezione, senza abbassare lo sguardo…
E’ Alain a fornirmi sottovoce una spiegazione:

- Ieri sera diversi compagni lo hanno pestato e ci è mancato un pelo che non sia rimasto secco…Io ero da mia madre e mia sorella e non sono potuto ovviamente intervenire…Per fortuna che André non è uno scricciolo d’uomo, se no sarebbe già all’altro mondo…

- Perché questo linciaggio ?

Insisti nel tuo silenzio.
Alain si guarda attorno con fare circospetto…Esita a rispondermi…
Alla fine, sospirando, rivela:

- Ascoltate comandante…non posso deludere i miei compagni…però vi dico che continuano a non vedervi di buon occhio…Sto cercando di sistemare questa faccenda come posso perché , anche se vi ritengo una persona incomprensibile, avete l’audacia di mandare avanti questa casermaccia…

- André cosa c’entra? – taglio corto .

- Ecco…penso che i soldati…lo vedano troppo legato a voi. Non vorrei che credessero fosse una spia alle vostre dipendenze.

Scuoto il capo afflitta e nervosa…
Non mi sono sfuggite, nei giorni addietro, delle battutacce mormorate  su me e André…

- Questi spettacoli indecenti non si dovranno ripetere – fremo – prenderò immediatamente dei provvedimenti…

- No! – irrompi tu, agitato – si peggiorerebbe la situazione!

- Che idiozie dici?! – sibilo io – siamo un esercito di soldati, non di animali!

- Ha ragione lui, comandante – afferma Alain – se agirete in questo modo finirete per inimicarvi maggiormente le truppe e confermare i falsi sospetti su di voi…

Sbuffo per raggelare l’ira che mi arde…

- D’accordo…- approvo con rammarico- però, tu André non puoi restare in queste condizioni…Alain. Vai a chiamare subito un medico.

- Agli ordini.

Sorridendo serio e deciso, Alain abbandona il cortile…
Credo di non essermi sbagliata riguardo alla sua onesta impertinenza…Non ha timore a essere pericolosamente schietto, ma non gli si può negare una certa fiducia…

- Oscar – sussurri tu – temevi che potessi finire polverizzato?

Ridi un po’ traballante e illividito.
Io ti stringo le braccia cercando di alleggerirmi.

- Cerca di non montarti troppo la testa…


 

--- § ---




La sera inizia a sbadigliare rubando ogni striatura dorata delle ditate del giorno.
Prima di prendere la strada di casa e abbandonare la caserma mi fermo con te.

- André…che ti ha detto il dottore?

- Sono coperto di lividi da cima a fondo ma non ho nulla di rotto…solo due costole leggermente incrinate…dovrò evitare di compiere sforzi eccessivi per i prossimi giorni…comunque non ho problemi ad effettuare i giri di perlustrazione…

- E l'occhio? In che condizioni sta?

- L’occhio…sta bene…bisogna non affaticarlo tanto…

Colgo una fragile oscillazione nelle tue parole…come se volessero scappare e nascondersi al mio animo  ansioso.

- André…riesci a vedere abbastanza bene?

- Abbastanza bene? Io ti vedo benissimo, Oscar! Sarei in grado di riconoscere i tuoi occhi e i tuoi capelli anche nell’ombra più nera.

Sorridi disintegrando la mia calma tempesta…
Vorrei tanto abbracciarti ma ora nel cortile della caserma non posso farlo…
Vorrei tanto arrabbiarmi perché mascheri la tua sofferenza e se io non vedessi più il tuo sguardo seguirmi sanguinerei…
Ero sul punto di uccidere Bernard perché ti aveva reso cieco all’altro occhio…e tu però mi fermasti trovando  il coraggio di andare oltre e perdonare quel cavaliere nero che aiutava i poveri.
 
- André se hai qualche complicazione non esitare a chiamarmi. È un ordine, chiaro? 

- Non temere, Oscar…è impossibile che tu svanisca dalla mia vista. Abiti da troppo tempo in me.

Sorrido salendo sul mio cavallo…Provo un affanno allucinante a lasciarti lontano…
Spero che questa mia penombra  ti protegga tra la culla delle tenebre e il velluto degli abbagli lunari.

Una tremenda strozzatura ai polmoni mi assale.
Tossisco con i muscoli dell’addome che si ribaltano.
Sulla mia mano  chiazze scarlatte sussurrano funeree e silenti.

 

--- § ---



In questo scrosciare infuocato e tormentoso di giorni, non abbiamo avuto neppure un momento d’isolamento…gli avvenimenti di questo mondo esterno,  che vortica come la trottola di un bambino demoniaco, ci hanno travolto…
Abbiamo vigilato sulle strade vacillanti di Parigi, abbiamo ricevuto il pericoloso compito di proteggere il principe di Spagna in visita  con la famiglia…Ci siamo scontrati con i rivoluzionari capitanati da Saint-Just che attentano alla vita degli aristocratici e a tutta la sicurezza pubblica… Mio padre è finito proprio in una di queste trappole ma per fortuna si è salvato…

Una cosa che mi ha reso felice è aver finalmente ottenuto la fiducia delle Guardie: è stato un dramma che per lo meno si è concluso con un finale pseudo lieto…Questo percorso non è stato e non è un itinerario di soffice pianura…Non ho tuttavia nutrito un solo istante di ripensamento o rimorso…
Giorni fa è venuto fuori, durante un controllo, che un soldato aveva venduto il proprio fucile violando le norme…E’ stato arrestato per ordine del tribunale militare e io sono riuscita a intercedere per liberalo opponendomi a mio padre e agli altri superiori…Prima che accadesse questo,  Alain si era infuriato con me credendo che avessi venduto il suo compagno…
Sono restata sconvolta da quella lealtà disperata che gli frantumava gli occhi, che lo rendeva spaventoso e venerabile pari ad un Vercingetorige…
Per provare la mia innocenza e ottenere il comando nel modo più autentico, ho dovuto affrontare de Soissons  e batterlo…
Pare che la verità e l’onore siano così aspri e immacolati che, per poterli afferrare,  occorre lottare coi ferri…È dalla violenza delle lame terrene che si tenta di alzarsi in volo…

È incredibile di quante prospettive possa offrire un’anima…è come una statua che va osservata da più punti di vista in quanto le ombre e luci non si sparpagliano allo stesso modo in tutti gli angoli delle membra…

Dal cortile osservo Alain che parla con la sorella minore Diane…Ha sempre sul volto volitivo un sorriso sfrontato che ora assume tutta un’altra colorazione: è rassicurante, dolce , quasi angelico…Lui scherza, raccomanda qualcosa, accarezza…il contrasto tra la sua poderosa figura e quella graziosa e minuta della ragazza è di una tenerezza perfetta. E’ un’asimmetria calorosa che non concepisce un dominatore e una subordinata, ma un grande astro che discorre ad una stella in fase di germogliazione…

I due fratelli si salutano abbracciandosi…
Diane, accorgendosi della mia presenza, s’inchina timida e deferenziale e sgattaiola via…

Alain ride.

- Diane  è buffissima! Non è cambiata tanto da quando era piccola…

- Sembra proprio una ragazza deliziosa – sorrido io.

- Già…non ci credo che tra poco si sposerà…è davvero strano…sono abituato a vederla come la mia bambina…sapete le ho un po’ fatto da papà per aiutare mia madre…

- Sei geloso e impensierito?

- Beh…come potrei non esserlo? Lei per me è un fiore intoccabile. Se qualcuno prova solo a infastidirla lo faccio a pezzi…

- La tua Diane ti vedrà come un eroe!

- Mi scende una tristezza terribile comandante, se immagino che lei se ne andrà col suo fidanzato e non sentirò più le sue chiacchiere…Mi fa un sacco di domande su di voi! Vi reputa una specie di santa guerriera, una Giovanna d’Arco…

- Addirittura?  - rido io – crede che io possa compiere miracoli?

- In effetti un po’ vi mitizza…ma André è insuperabile.

Arrossisco bruscamente guardando interdetta Alain.

- E’ un tipo strano il mio amico – prosegue lui -  anche se molto spesso tace è un libro aperto e riesco a leggere chiaramente le poesie che dedica a voi…

- Ecco che la tua insolenza si fa sentire…mi stavo preoccupando.

Alain si allontana ridacchiando.

- E’ un peccato che io non sia un letterato  ma almeno  ho il fiuto per riconoscere le meraviglie vere e…impossibili.

Si ferma  sorridendomi  buffonesco e afflitto…  Prima di rientrare in caserma fa in tono mogio e intenso:

- Lasciatemelo dire, comandante…Sono un uomo e non resto insensibile alle squisitezze che nasconde una ragazza sotto la veste…Ci sono delizie che si divorano col fuoco in corpo ma ci sono bellezze rare che non si trovano nelle strade basse…Sono creature che fanno terrore, che sono irripetibili…Sì, comandante è doloroso avere davanti un fiore bianchissimo che non si può strappare via…Sono un uomo ma soprattutto un amico. L’amico di un guerriero che si ammazza da secoli per la sua dea.  
    


--- § ---



La famigliarità è una creatura singolare e struggente: ha un’indole così discreta, mite e solida, come un lago di montagna, che la si sottovaluta in modo ingrato. La sua stabilità appare una cosa  indistruttibile  e perciò parecchie volte  la si abbandona credendo di poterla sempre trovare al solito posto. Solamente quando essa viene incendiata ci si accorge dell'immensa foresta d’amore che ha  cresciuto nell’anima  nel corso del tempo.
André…
Abbiamo rischiato la pelle miriadi di volte, ci siamo salvati a vicenda e…i miei timori e il mio stupido orgoglio  hanno rischiato di allontanarmi da te.
Ho dato per scontate troppe cose. Il fatto che tu mi sia stato vicino da quando ero piccola, che siamo cresciuti come fratelli , che ti ho considerato sempre il mio alleato intramontabile.
Non mi ero mai accorta di come i tuoi occhi fissassero realmente i miei…o forse ho finto di non accorgermene per la paura di rovinare questa stasi.
Per la paura di vedere te uomo ed io donna.

La  serata di oggi  è stata orribile.
Siamo usciti in carrozza e una folla di facinorosi ci ha assalito con gli occhi iniettati di sangue.
Per poco non siamo rimasti uccisi: ci hanno scaraventato fuori  e io sono stata calpestata mentre tu condotto alla forca…
Ho urlato che non eri nobile, che non c’entravi nulla ma ti hanno travolto in uno scroscio di menate bestiali e inebetite.

Grazie al Cielo, Fersen ci ha tratto in salvo…Non so quante offerte dovrò fare  ai Santi del Paradiso.
Quando lui mi ha soccorsa ho gridato: “ Dov’è il mio André ?! Dov’è il mio André?! “
Ero stordita, stracciata ma quelle parole sono uscite bruciate, consumate, naturalissime…Il terrore mi faceva ragionare, mi fustigava con l’incubo di ritrovarti cadavere…

Non appena il Conte ha attirato su di sé la massa che ti stava per impiccare, sono corsa immediatamente da te…
Avevo le gambe che traballavano piene di unti formicolii, stavo avendo collassi e infarti che si amalgamavano in un pantano di secondi irreali, la tosse ha continuato ad affondarmi facendo disperdere gocce di sangue….

Ti ho sorretto tra le  braccia, ti ho stretto forte nella mia penombra terremotata, con la testa sul tuo petto, sul cuore…

Ora ci troviamo a casa.
Tua nonna  e mia madre sono terree e angosciate e stanno riempiendo di domande il dottore che ci ha visitato. Siamo malconci ma poteva andare decisamente peggio visto che non ci hanno polverizzato le ossa…
Mio padre parla intanto con  Fersen che è riuscito a restare quasi illeso e a riportarci al sicuro.
  
- Nonna! – ti lamenti – vuoi darti una calmata? Io e Oscar siamo già abbastanza rimbambiti dalle mazzate che abbiamo ricevuto…

- Guardate come vi hanno ridotto! – ribatte Marie -  secondo te, c’è da stare tranquilli?!

Mia madre mi abbraccia con tormentata dolcezza.

- Oscar – sussurra con addolorata rassegnazione – vorrei che non andassi in giro di sera…vorrei che abbandonassi tutto questo…ma tanto so che è inutile, vero?

- Madre...certe disavventure bisogna prevederle di questi tempi…le strade della città sono insicure…ti volti e qualcuno ti colpisce alle spalle…però…se la paura travolge e rinchiude,  l’animo non può comprendere i pericoli e avanzare…Nel male più nero la coscienza si fa più acuta…

Sorrido voltandomi lentamente verso di te, André…
Ricambi la mia espressione come fossi lo specchio dei miei muti pensieri…

- Oscar – mia madre s’ introietta nei miei occhi – sarai scomparsa nell’inferno quando hai visto André in pericolo…

Annuisco senza parlare…delle lacrime sottili iniziano a bruciarmi lo sguardo…

- E’ successo anche a me – continua lei – è la stessa orribile sensazione che ho sperimentato quando tuo padre è stato ferito da quel Saint-Just che lo aveva scambiato per un altro generale…

- Già – ricordo ansiosamente – abbiamo passato ore bruttissime…Pareva che il mondo dovesse precipitare da un istante all’altro…per fortuna papà era fuori pericolo di vita…

Resto un po’ sbigottita dai miei termini…Rarissimamente uso “ papà”  per la paura di risultare pericolosamente tenera…

- Oscar – si avvicina il mio generale – domani sarà il Colonnello Dagout a sostituirti in caserma…

Fa un piccolo sorriso che nasconde timidamente una scongiurata angoscia, un bizzarro e soppresso desiderio d’affetto…

- Tu e André rimarrete qui – spiega – occorre che vi rimettiate in sesto.

- State tranquillo, padre…non oseremo muoverci.

Lui mi stringe le spalle con severa tenerezza e io resto quasi basita, amareggiata se rimembro quella mattina in caserma quando mi ha stritolato il braccio o le volte che mi ha schiaffeggiato quando non voleva sentire ragioni…

- Oscar, André – soggiunge Fersen – mi auguro con tutto me stesso che il ricordo di questo incidente non vi tormenti a lungo…Sarò sempre disposto ad aiutare.

- Vi dobbiamo la vita Conte – rispondi tu, André con un sorriso leggermente screpolato come se temessi il mio abbandono.

Guardo il Conte: nonostante abbia il mantello e la giacca  sporcati dagli assalti della folla, mantiene integra la sostanza della sua magnificenza, quella positività splendente e malinconica, quella purezza di sguardo irresistibile e immensa…
È impossibile restargli indifferente ma con te , André,  ho un codice di segni unico, antico, impareggiabile…Potremmo buttarci in una discesa scavezza collo a bordo di una biga scambiandoci continuamente i ruoli di auriga e arciere…Non abbiamo bisogno di troppe parole per consultarci su l’entità di una minaccia.  

- Grazie di cuore, Fersen – pronuncio– grazie per il vostro appoggio e soprattutto per avermi fatto avvicinare a una verità che ho nascosto troppo a lungo…

Continuo a rimirarti , André,  affinché tu possa ascoltare il mio caldo che ti raggiunge.

- Sono felice, Oscar – ride sottovoce il Conte – finalmente avete concluso un lungo viaggio e siete tornata a casa per riprendere in mano i gioielli che avete lasciato in una confusa penombra…Sapete, tempo fa, dissi…al vostro André che spesso non occorre cercare l’oro in chissà quale terra esotica…Basta saper contemplare con occhi profondi ciò che la città natale dona in modo dolce e intenso.

Resto piacevolmente sbalordita con il cuore che martella commozione.
Fersen si congeda, gentile e tenuemente enigmatico, immergendosi nella notte opaca.


--- § ---



È la seconda volta che indosso l’alta uniforme bianco ghiaccio, bianco pietroso con queste linee blu serpeggianti e sinuose che m’irrigano il centro del busto…
Vestita così ballai con la regina per evitare di compromettere Fersen e sta sera mi reco ad un ricevimento di militari con in miei genitori e con te , André,  che devi rappresentare il Corpo delle Guardie Francesi…

Sento delle voci esasperate che provengono dalla tua camera…

- André ! Sei uno strazio! – ti sgrida la nonna – vuoi stare fermo? Ti devo aggiustare la giacca!

- La vuoi piantare?! – esclami – mi hai già inamidato abbastanza! Sembro un cicisbeo effeminato!

- Non capisci niente…

- Cos’è ?! Devo essere il principino del ballo?

- Vuoi fare sfigurare madamigella Oscar ?! Un bel giovanotto che vuole presentarsi a un' importante riunione come uno zotico….bah!

Mi metto a ridere curiosa di vederti imbellettato…

- Oscar cara! – chiama Marie – che ne pensi del mio…addolorante capolavoro?

- Tsé – borbotti – capolavoro…certo, certo…

Tua nonna ti scaraventa spazientita fuori dalla stanza tra una lagna e l’altra.

- André! – sorrido ammaliata – ma stai benissimo! Ti scambierei per un barone inglese…

Cambi subito atteggiamento, gonfiando il petto e ostentando la tua giacca nera decorata ai bordi con fini ricami argentati…Dei pantaloni grigi  e un gilet blu scuro completano la tua eleganza ombrosa e lucente che ti pone in rilevo l’ardente statura e le gambe temprate e incrollabili. 

- Sono lietissimo di essere avvenente per il mio ufficiale – scherzi- Posso sperare in una promozione?

- Perché no? Anche più di una se continuerai a lasciarmi senza parole.


--- § ---



Tra gli ufficiali hanno serpeggiato parole di calma tempesta, osservazioni astiose e preoccupate sui fomenti popolari, affermazioni dure di supremazia, qualche divergenza d’opinione, discorsi di scetticismo e incertezza sulle posizioni di Robespierre…
È emersa l’allarmante e speranzosa notizia di un’ imminente riunione di tutte le classi del Regime…
Non si sa ancora con quali disposizioni accogliere un simile evento…Vi sono atteggiamenti favorevoli e diplomatici ma altrettanti  pareri ostili e contrastanti…

Abbiamo ascoltato il tutto con animo movimentato e teso e , malgrado ti sia mantenuto fermo, ho sondato la cupezza delle tue elucubrazioni…

Nel palazzo in cui siamo ospiti, è cominciato un ballo raffinato e austero, dove l’eleganza dei candelabri, delle suppellettili e dell’arredamento non rappresenta una frivola ilarità quanto  un’ammonizione volta a sottolineare una potenza oscillante…

Siamo affacciati al terrazzo del salone principale…

I pioppi e i cedri del cortile ci guardano  con orbite vuote come se pretendessero da noi un paio di occhi per scrutare il levante che appare e si estingue nel perenne duello tra la notte e il giorno…
Son desideri inutili, imperativi infantili che non ci liberano da questa calma tempesta di eclissi lunari e solari che si limitano a coprire luce, dare tenebre e a non risolvere alcunché…

- Oscar – chiedi affossato – tu…vorrai comandare un reggimento che dovrà respingere la folla che protesta? Vorrai dare a noi soldati l’ordine di fare fuoco?

Temevo questa domanda ma in fin dei conti me la dovevo aspettare.

- André…odio trovarmi in questa situazione. Mi fa ribrezzo la violenza gratuita, sparare proiettili che massacreranno persone…Togliere tutto a tutti nel banale giro di alcuni secondi come fossi l’onnipotente Padre Eterno…

Mi tocco la fronte per calmare i pensieri che si agitano.

- Ho avuto un’educazione militare – continuo – ma non per questo gioisco nell’infilzare con una spada e nell’usare la pistola…L’ordine e la disciplina si mettono in atto con la coscienza, non con l’ottusità e l’arroganza di calpestare la dignità altrui…La severità non deve coincidere con la crudeltà…Le armi, per quanto possano essere assassine, devono essere maneggiate con intelligenza…

- Già…le armi…- sospiri guardando il buio – mi domando se siano state la creazione più geniale o idiota del genere umano…Con la scusa della difesa personale, diventano giocattoli che ti fanno credere un dio guerriero…Si parla d’arte della guerra…ma che razza di arte è? La bellezza di una lama che riluce? La levigatura di una pistola snella e potente? Devo ammettere che in tutto questo provo un certo fascino…il rumore della spada è alto, sottile magnifico come un falco, il proiettile che parte si lancia come un lampo…Però questi suoni celesti s’imbrattano di sangue…
- Le armi stimolano la bestialità e l’abbiamo già costatato quella sera in cui per poco non siamo rimasti uccisi da una folla di rivoltosi…

Ridi un po’ tirato per stemperare la negatività del ricordo…

- Cielo…è vero…se non ci avesse soccorso Fersen, io starei allegramente a penzolare da una forca e tu saresti annegata sotto le pedate delle persone…

Sorrido piano per non sentire troppo male al cuore.

- Quando le persone sono esasperate e in gruppo si comportano selvaggiamente senza più veri obiettivi in cui credere…Vogliono distruggere e basta. Io non intendo fomentare quest’incubo. L’ultima cosa che voglio compiere è una disgustosa carneficina…Non  voglio mai più vederti sparire in mezzo ad una calca d’indemoniati…No…Non lo voglio mai più. Sono stata malissimo…

Ti guardo felice di poterti parlare, vedere, sentire il tuo odore dolce e caldo.
Ti guardo angosciata e piena di freddo se rimembro tutte le volte in cui ho rischiato di perderti…Il terrore mi pare più forte adesso, giacché sto toccando finalmente me stessa.

Riesco a studiarmi dentro slegandomi  da sciocche esitazioni.

- André…perdonami. Perdonami se ti ho mentito.

M’interroghi muto, con espressione confusa e tenera.

- Non…- balbetto leggermente – non è vero che non avrò più bisogno di te…Quando ho deciso di lasciare la guardia reale dicendoti ciò…ho commesso un’emerita idiozia. La mia paura più grande è combattere  accanto al vuoto restando piccola e cieca.

Taccio.
Un imbarazzo da bambina mi fa correre troppo il cuore che forse scapperà via nella notte stellata.
Non ho il coraggio di guardare il tuo viso che sto amando sempre di più…
Preferisco volgere gli occhi alle ombre rassicuranti e inespressive del giardino.

Un lieve soffio interrompe il silenzio.
È il sospiro che emetti quando tenti di scacciare via il carbone che hai dentro.
Osservi la luna e poi torni da me…Vuoi prendere fiato.

- Oscar…so che il tenente Girodel vorrebbe...sposarti.

Pare che  non tremi mentre l’animo ti si sta attorcigliando in gola.
Vedo comparire tante ustioni nel tuo petto e nella tua mente.
Ti accarezzo la mano rendendomi conto di quanto sia più grande della mia.

- Andrè…- rido- Non ci sarà nessun matrimonio con Girodel…non ti sono arrivati gli echi furibondi di mio padre? Lui, sicuramente persuaso da mia madre , si è scosso di colpo : ha desiderato che io scegliessi un fidanzato…

- Tuo padre?! – domandi esterrefatto.

- Già…un buon partito, molto spasimato da lui, era Girodel…Povero papà! Mi aveva organizzato una serata piena di giovani facoltosi, raccomandandomi di indossare un abito da sera e come mi sono presentata? In uniforme!

- Sei incorreggibile – scoppi a ridere – e che faccia ha fatto Girodel?

- Ha confermato la sua classe…E’ un uomo onesto, elegante e intelligente…L’ho respinto ma troverà sicuramente una donna  in grado di amarlo…

Le nostre dita si intrecciano ma sei ancora impensierito:

- Credi che si dimenticherà di te tanto facilmente? Guarda come mi hai ridotto in questi anni…Non riesco a vivere senza uccidermi coi tuoi pensieri…Credo che le aurore esistano solo perché ci sei tu e anche se l’autunno e l’inverno seccano i fiori ,  non li temo. I veri fiori vivono sempre in te e non hanno bisogno della primavera per sbocciare. 

Mi sembra che la notte sbiadisca alla luce delle tue parole.
Vorrei infilarmi dentro la tua giacca, nel calore che la tua anima emette.

- Sai…- mormoro – anche se la nostra Arras è lontana…la vedo tutti i giorni in te. Può anche fare freddissimo, qui a Parigi, ma se mi fermo a guardarti o a sentire i tuoi passi che seguono i miei, ho la certezza che il sole  mi proteggerà ovunque…   

 Il cuore batte pesante, forte…Mi soffoca di rossore…
Ti stringo la mano e torno a osservare il giardino.

- E’ strano…ti conosco da una vita e…e…ora…non   so che altro dire…Siamo sempre noi, Andrè e Oscar…eppure…siamo cambiati…Certo, il tempo fa maturare le cose e non giochiamo più come bambini… Allora non intuivo le nostre differenze che ho continuato a trascurare anche dopo…anzi…le ho falsificate …in realtà mi sono sempre pesate…

- Ti nascondi inutilmente e la devi smettere.

Mi squadri accigliato per poi avvolgermi il tuo braccio attorno alle spalle.

- Sei una sciocca – mi dici a un orecchio – non sai che l’uniforme ti rende più donna delle altre dame eleganti ?  Tu sei una regina anche se risulteresti ugualmente stupenda pure con  un sacco di tela addosso.

- Adori tanto lusingarmi?

- Sto semplicemente affermando la verità.

Mi scosto un po’ da te.
Sicuramente sarò paonazza e per fortuna c’è  penombra.

- André – ti rimprovero malferma – non so proprio che pensare…devo abituarmi a vederti in questo modo…Mi sento…tanto spaesata…felice…Davvero…io…io…

Mi s’inceppano le parole e mi arrabbio perché dovrei parere una ragazzetta imbranata e svenevole…
Mi accorgo che stai ridacchiando…

- Insomma ,  ti sembro tanto comica?!

- Sì – rispondi dispettoso – sei troppo divertente…E’ strano che tu assuma atteggiamenti da principessa languente!

- Quanto sei stupido…

- Su, non fare quella faccia. Ti ho detto che parevi una principessa mica una strega!

Il tuo sorriso, umido di scherzo, spicca tra le ombre del cortile e le luci della sala.
Alla fine non posso fare a meno di lasciarmi fasciare dalla leggerezza.
Voglio i tuoi occhi che brillano, non che precipitano.

- Beh…- arrossisco augurandomi che non mi sgami – devo ammettere…che  anche tu mi sembri un principe…Ti sta divinamente quest’abito…E dire che hai fatto impazzire tua nonna e ti sei lagnato peggio di un bimbo!

Assumi una posa fiera e maliziosa aggiustandoti i colletti della giacca.

- Allora, madamigella capitano… consentite di farvi una proposta galante?

- Che  proposta?

Mi prendi la mano baciandola.

- Cara Oscar – sorridi – che ne dici se diamo una scrollata a questa serata danzando assieme?

- Non potremmo farlo  in teoria…però…la cosa mi alletta parecchio. Che ci sarebbe di male in fin dei conti?

Mi porgi il braccio e rientriamo nel salone vicini…Troppo vicini  per essere un soldato semplice e un superiore.
Scandalosi per essere concepiti come uomini in divisa.

Cala leggermente la musica dei flauti e dei violini.
Diverse coppie si fermano fissandoci attonite. I vecchi generali cominciano a parlottare tra loro indicandoci con burbera indignazione…
Non stiamo facendo un’eccelsa figura…specialmente io che mi sono guadagnata una reputazione più che ferrea…comunque  sono felice.
Non me ne importa nulla delle medaglie militari.
Voglio solamente  annullarmi con te, priva di pesi e di congetture demenziali.
 
Mio padre interrompe i discorsi con i suoi colleghi. Ci guarda impallidito augurandosi che non improvvisiamo qualche strano numero. Non ho mai trovato quell’espressione , terribilmente arcigna,  così dolce e quasi esilarante.
Mia madre è l’unica creatura ad avere un’aria angelica e guardiana.

Ti poni davanti a me, André.
T’inchini spiritoso, gentile e complice.

- Comandante de Jarjayes …posso avere l’onore di questo ballo?

- Accetto volentieri il vostro invito, messere Grandier.

Mi guidi tra la boscaglia  degli invitati…
Ci fermiamo  uno di fronte all’altra con la distanza dei corpi sopita quasi del tutto.
Siamo in una radura di lumi fantomatici, disegnati da vetrai privi di noie e pensieri.

Da imbarazzati laghetti risalgono le note degli strumenti…
Con la mano sul mio fianco, cominci a decollare con decisa delicatezza…Attendiamo il vento propizio che trascinerà via le schiume delle nostre battaglie oltre queste nuvole aguzze di lampadari goccianti…

Mi spingi a mulinare su un pavimento d’acque risanatrici…
Mi spingi a mulinare sopra un prato di farfalle che si sollevano in palpiti cristallini…

Le pareti del salone mescolano le loro decorazioni  in dipinti di macchie astratte e insensate…
Le sagome della gente si scontornano come aloni di fantasmi in maschera o confusi volatili variopinti…
I riverberi delle grandi lampade si deformano in impronte di graffi soffici e acquosi che ci circondano…

Solo i tuoi capelli scuri e tormentosi sono nitidi.
Solo la tua espressione verde che mi culla.
Solo il tuo sorriso che mi lancia in alto dove neanche le stelle riescono ad arrampicarsi.

- Sei un ballerino eccezionale, André! – rido – hai finezza da vendere!

- Merito della nonna e delle sue legnate! Lo sai che non ha mai voluto un buzzurro con movenze scimmiesche!

- Non tutto il male viene per nuocere! Sei un talento!

- E tu un angelo che finalmente s’illumina.

Vortichiamo al centro delle melodie scombussolate degli archi e dei fiati…
Vortichiamo al centro dello stupore che non ci cattura…

La notte resta fuori le finestre di questa doratura…
Il giorno può giacere per oltre un secolo sotto ali di letargo e pallore.

Restiamo noi.
In uno spazio ebbro di luci di birra.
Restiamo noi.
Guerrieri che deridono i becchi gelati delle baionette.

 

 

Note personali:
ciao a tutti e a tutte!! ^^ questo è  il capitolo più lungo della storia! Mi è piaciuto tanto scriverlo perché finalmente è la nostra Oscar la protagonista e la voce diretta dei propri tormentati sentimenti…Di solito, quando narro in prima persona, assumo un punto di vista maschile…quasi mai, paradossalmente, parlo come “ donna” XD questo episodio è stato il più duro di tutti da realizzare ma almeno mi sono deliziata XD oltre alla centralità della figura di André , che rappresenta la faticosa e sublime realizzazione dell'’amore, ho desiderato mettere in rilievo il rapporto di Oscar coi suoi genitori per evidenziare l’antitesi tra la figura materna ( purtroppo rimasta marginale nella serie originale ) e il padre, una sorta di “”padrone”” che nasconde tuttavia delle incertezze…
Malgrado non sia un coprotagonista, Alain non potevo proprio tralasciarlo e così è stato giusto dedicargli alcune scene…Anche se non compare costantemente mi auguro di essere riuscita a renderlo bene con poche pennellate…
Ricompare un’ultima volta Fersen ^^ ….neanche lui si poteva trascurare completamente XD

Spero che abbiate gradito il seguito della trama!! ><
Ringrazio di cuore le lettrici/ autrici di questo fandom che mi hanno accolto e le mie vecchie e adorate seguaci lady dreamer, Sara992 ( e Banira quando si farà viva XD XD)

Grazie a chi vorrà seguire questa storia!!

Alla prossima settimana!! :***
                                                                           


 

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Capitolo 3
*** CAP 3 - quando il buio annega ***


Quando il buio annega

 

“ Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,
dimentica quel sapore di zolfo
 e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un’acqua lapidata ;
forse il cuore ci resta, forse il cuore…”


( S. Quasimodo )

 

      
Parigi sta ergendo una pira di legno per darsi fuoco e urlare…
Le fiamme hanno fustigato il cielo uguali a vele stracciate di navi che vorticano con  cannocchiali rotti e timoni incagliati a mostri  gonfi di sangue.
La disperazione di questi tempi è benedetta e impregnata dalla volontà di ribaltare l’insano bilancio di un benessere concesso a pochi…Essa, tuttavia, diventerà il cavallo nero e pestilenziale di una biga di destrieri bianchi trascinando,  in un inferno di bitume,  un auriga giusto poiché le mareggiate della bile non seguono i cicli della luna ma la logica anarchica degli istinti animali.
L’auriga potrebbe non fare nulla per riportare il proprio carro in alto…anzi… vi è la probabilità che consideri più semplice sfruttare la furia degli animi per poi sedersi su un trono e iniziare a mietere condanne senza processi... Ahimè non ci vuole tanto per passare da discorsi eroici a editti d’arbitrario terrorismo, da dialoghi diplomatici a dichiarazioni di guerra.
Mi auguro con tutta me stessa che Robespierre sappia reggere le redini di questa pericolosa situazione…Non me la sento di farmi accecare dalla fiducia, anche se ho ben presente la sua intelligenza e le lecite obiezioni all’aristocrazia…Appartengo anch’io a quest’ambiente e non mi sono sfuggite le grettezze di taluni individui e i vergognosi sprechi che accadono quando la maggior parte della gente muore di fame.
E’ una realtà che ho imparato a conoscere in questi anni di servizio e non sono rimasta indifferente nell’assorbire l’aria inquinata di stenti e malattie.
Siamo cristiani ma ci crediamo veramente? Il Clero è il Primo Stato e non penso sappia leggere sul serio le parole di Dio e gli insegnamenti trasmessi dagli apostoli…
Dov’è tangibile il precetto secondo cui tutti sono uguali? Dovremmo attendere solo la Morte per entrare nel Regno dei Cieli  senza fare confronti tra uno che porta una giacca di seta e un altro che si arrangia con una vecchia casacca di lana?
Perché la cultura è in mano ad un’elite quando le bellezze dell’ingegno devono essere un diritto concesso all’umanità intera?
Perché esiste il Terzo Stato? Perché deve esistere un ghetto quale sinonimo d’immondezzaio da lasciare annegare? Si creano gerarchie per ordinare la società e alla fine , più che gerarchie, si producono micro mondi  separati da troppe leghe e trincee in attrito. Si sta perdendo il senso della misura ed io ho deciso di rinnegare il mio nome…

Ho  rifiutato di far sgomberare il Terzo Stato dalla Sala della Pallacorda, ho rifiutato di sparare ai loro rappresentanti…Sono stata accusata di alto tradimento e se non fosse intervenuta la regina, mio padre mi avrebbe ucciso per questo disonore…Con l’animo demolito, ho dovuto poi  porre fine ad un’amicizia che durava da anni in quanto sono nate differenze che non si possono più sanare .

Nella luce sonnolenta della mia stanza asciugo il sangue che ti cola dalla tempia, André… Siamo sfuggiti per l’ennesima volta a un attacco di rivoltosi e siamo rientrati in villa…
Lascio che le mie dita ti tratteggino calore  sul viso…
Guardo il tuo occhio che si avvinghia a me e balugina di fatica, di un verde mosso, accartocciato…

- André…- mormoro – perché non hai detto che la tua vista è peggiorata?

Mi fissi terreo, sgamato, restando zitto…

- Me l’ha riferito il medico ieri l’altro – insisto – e ne ho avuta la conferma quando ti ho chiesto che ne pensavi del mio ritratto che ha concluso il pittore di famiglia…

Sollevi lo sguardo sorridendo rassegnato…

- Allora…- sospiri affranto – non è vero che tu porti la corona d’alloro sui capelli e che sei circondata da rose bianche?

- No…sono corazzata come un condottiero romano e sono in groppa a un cavallo.

- Peccato…e dire che quei particolari mi sembravano più chiari del sole…

- Se fossi stato un pittore, avresti realizzato un capolavoro…

Le lacrime si smontano dalla mente dell'animo…Il mio fiato finalmente si libera per davvero…Non nutro alcun dubbio, alcun timore…Ho le chiavi di un mondo che entrerà completamente nel mio…

- André…ti amo.

Mi getto a capofitto tra le tue braccia…
Mi stringi senza permettere al mio respiro di fuggire, scomparire…
Le nostre labbra si fondono, si confondono, eludono la fiochezza delle candele che moriranno, fendono ogni requiem di tenebra…Si congiungono in un sapore d’umida penombra che lampeggia e s’incendia…
Ci liberiamo a vicenda delle nostre divise, di questi tessuti ingrigiti, ruvidi che permeano gelo arso sulla pelle…
Ci avventiamo sul letto privi di stoffe infeltrite e io, sulle lenzuola che mutano in latte fumante,
t’ accolgo come un nuovo cielo…Sono la tua terra, l’orizzonte che potrai sempre bere, illuminare, flettere.
Comincio ad avvertire un dolore dolcissimo e scombinante tra le gambe….Sembra troppo caldo e crudele ma voglio che continui a pervadermi…Non temo nulla…Ho nella mia bocca le nubi colorate del tuo respiro…ho, su tutto il corpo, le scie delle tue mani che mi coltivano, che mi fanno rabbrividire e affondare in turbini sconosciuti…
Dalle nostre gole escono suoni scarmigliati, arrossati, implacabili…
Mi approprio delle alture delle tue spalle, graffio di dolcezza la tua schiena d’infinito fuoco, assecondo le ondate dei tuoi fianchi e i tremiti delle tue gambe.

Tutto il buio annega…sto morendo di vita.
  

--- § ---


L’alba non sopraggiunge ancora…
Dalla finestra della camera lumeggia la cenere bluastra del cielo ancora chiuso…

Non so dove finisca il mio odore e dove cominci il tuo,Oscar…È un’ubriachezza da cui non voglio riprendermi perché le gocce dei nostri sudori sono rugiada sconfinata e refrigerante sull’accaldato e sensuale affanno del letto…
Siamo intrecciati l’uno all’altra scomposti, eterei, spettinati  con le braccia e le gambe che si scambiano carezze immobili…
Quante volte avremo fatto l’amore? Due? Tre? Non ricordo nitidamente…Ero talmente ustionato dalla voglia di mostrarti tutte le forme dei miei sogni che non ho più percepito barriere tra un bacio e l’altro…
Le mie labbra avrebbero desiderato ingoiare in eterno il gusto bianco della tua pelle…Sono in grado d’incendiarmi ancora se si concretizza sulla mia lingua la levigatezza del tuo ventre, delle tue gambe, del tuo seno che ho coccolato…E’ stato un gioco tormentante toccare ogni tua sfumatura, scenderti sotto l’ombelico, percorrerti il dorso e afferrare la sofficità di miele delle tue natiche…
Tu mi hai lambito, più dorata del sole, il collo, il petto…Sei stata una ragazzina confusa e curiosa che si è affaticata a sperimentare incantesimi sul mio corpo per vedere scintille folli e irrefrenabili…
Immergo le dita tra le ventose scanalature dei capelli…
Hai un piccolo guizzo, una scossa…
Cominci a respirare con fatica…Vedo il tuo busto sottile che si contrae…
Mi prende l’angustia.
Ti svegli cupamente indolenzita sciogliendoti dal mio abbraccio.
Ti massaggi la gola e lo sterno. Abbandoni in fretta il letto e prendi un piccolo panno di stoffa.

Inizi a tossire convulsamente con l’anelo che t’esplode in mille pezzi, con il sangue che ti s’ingarbuglia nelle viscere.
Un enorme groppo pieno di aghi mi soffoca i polmoni…Ti ho già visto preda della febbre ma non ti ho visto vacillare così brutalmente.

Ti afferro con delicatezza le spalle…
Ti calmi…
Vedo sul tuo fazzoletto spruzzi rossi e sfatti…

- Oscar – rimprovero raggelato – tu…tu sei malata?

Mi guardi con occhi sbriciolati stringendomi forte.
Attendo trepido d’orrore la tua risposta…

- André…- farfugli- ho…ho…la tisi…Il dottore ha detto…che se non comincio a curarmi…potrò morire entro sei mesi…

- Razza di stupida! – mi arrabbio stringendoti le braccia- perché diamine sei stata zitta?!

- Anche tu lo hai fatto con me…

- Non potrai guidare le Guardie Francesi!

- Ce la farò invece…sono sopravvissuta fino ad ora e continuerò…

-  Se te ne andrai , mi ammazzerò!

Mi baci accarezzandomi il volto.
 
- André…Questo caos non proseguirà all’infinito…Tutto terminerà e saremo solo noi…

Ti stringo colmo di calma tempesta…

- Oscar…quando ce ne andremo ad Arras non lotterai più…Guarirai…Guarirai, sicuramente.

 

--- § ---

 

- Padre…non combatterò più sotto il vostro stendardo.

Appoggio sulla scrivania le medaglie che ho ottenuto nel corso di questi anni...
Il mio generale, assiso su una grande sedia bordò, tace come un’antica statua dimenticata sui fondali marini.
Nel suo studio, l’arazzo del leone rampante dei de’ Jarjayes troneggia abbattuto di calma tempesta.

Tu mi stai affianco André…
Sei diritto, imperscrutabile, granitico. Annulli ogni abisso.

Il silenzio schiaccia i colori lievi e cristallini dell’aurora…
Si respira polvere di ferro…

- Allora– si ossida mio padre – devo considerare…che tutto finisca così?

Inspiro questa cenere e rispondo marmorea:

- Parigi sta morendo con le sue persone e  voglio far rinascere ogni cosa…Ho capito il mio cuore e ho trovato la vita che sta qui, accanto a me. 

Lui ci guarda teneramente torvo, logorato di tristezza.
Dai suoi occhi non si sprigiona alcuna lacrima ma sa che è diventato un re senza regno e sudditi.

- Bene, André e Oscar…spiccate il volo. Sparite.

Si alza dallo scranno pesantemente e ci dà le spalle guardando la finestra.

Tu sospiri piano, raffreddato. Mi guardi con muto cordoglio e ti dirigi verso l’uscita della stanza.
Ti faccio cenno d’aspettarmi…
Ripongo un foglio bianco sul banco di lavoro di mio padre…
M’incanto a guardarlo…Mi balena una strana idea…Vorrei piangere e mi trattengo…Non dovrei aver vergogna a compiere questo gesto poiché dovrebbe essere normalissimo, soave, semplice…
Per me è una complicazione immensa ma lo voglio fare…Forse è troppo tardi ma lo voglio fare…

Incedo prudentemente e…abbraccio mio padre posando il viso sulla sua schiena imponente.
Lui non si volta a guardarmi, baciarmi o sgridarmi però…resta fermo, vibrando impercettibile…

Mi stacco lentamente con le lacrime che mi mangiano gli occhi.
Tu mi accarezzi le spalle e assieme usciamo dalla villa.

Mentre saliamo sui cavalli, mi accorgo che mia madre sta uscendo dall’atrio piena di panico…

Sorrido, con l’animo sanguinante di brandelli,  e le mando un bacio da lontano…

Sproniamo i cavalli al galoppo…
Devo combattere…
Indietro non si torna. Indietro si perisce in una dolcezza carnefice.



--- § ---



La testa mi turbina in una pesante e rigonfia leggerezza…Ho nel cervello le immagini sfocate del nostro scontro con i militari e il proiettile di quella sentinella che mi ha colpito…Sono caduto nel buio dopo aver guardato te, Oscar e poi Alain…

Non capisco perché il mio sangue si stia raggrumando in ghiaccio…
Il medico mi ha tolto la pallottola dal petto…
Ti sta dicendo che non ci sono più speranze…

No. Non è vero, non dargli retta. E’ un’eresia!

Ti precipiti su di me lacrimando e domandi:

- André…riesci a vedere?

- Sì…- rabbrividisco – non ho…non ho mai visto così bene…I  colombi stanno volando e…e…il cielo del tramonto è rosso e viola…

Sto gelando…Sto gelando sempre di più…ma il buio sta meravigliosamente annegando…
Mi prendi la mano tra le tue…Tremi, sei ghiacciata come me…Hai una morbidezza devastante…

- Io – bisbigli – diventerò  tua moglie e ci sposeremo in una bella chiesetta…Una di quelle nelle campagne di Arras…

- Certo, Oscar, certo…Avrai un matrimonio splendido ma…ricorda che sono già tuo marito…

Il ghiaccio sta invadendo gli occhi ma io sento il buio che annega…
La morte non può esistere…Non può esistere ora, quando mi sento così vivo anche in un blocco di marmo…
Se la tua luce è infinita , le tenebre sono una sporca menzogna.

- André!

Perché ti agiti in questo modo?
La morte non può esistere.
Sto tessendo il tuo vestito bianco e mi è impossibile  risponderti...

- André!

Le tue lacrime devono cessare…Il tuo viso e i tuoi occhi sono troppo belli…Questo freddo enorme non durerà in eterno…Le lame si tolgono dalla carne.

Ora taci terrorizzata.

No, Oscar! Non crollare!

La morte non può esistere!
Non deve esistere!

Io ti amo.
Ti sto amando più che mai…

 

--- § ---

 

Non sono da nessuna parte.
Non sono connessa a niente.

Voglio che la tisi mi spacchi i polmoni per rovesciare sul laido suolo ogni goccia di sangue.
Questo rosso che mi scorre dentro è ormai disintegrato, è una fenice liquida,evaporata che si è dimenticata dell’incantesimo della resurrezione.

André…non prenderti gioco di me.
Vieni a svegliarmi.
Questo silenzio di calma tempesta è talmente putrido e grande che deve essere finto.

Perché continui a tenere gli occhi chiusi? Ci dobbiamo sposare, ce lo siamo promesso.

Sono seduta sui gradini del vuoto, che non pulsano, non respirano…
Questo freddo, che dilapida l’aroma delle stelle,  è un mostro fantasioso, sfinito.

André! Mostrami la verde estate dei tuoi occhi e il tuo sorriso perché solo lo splendore autentico ha ragione di gioire ed esistere…

André…portami mia.
Vedo i brandelli trucidati della mia mente sparsi nella penombra ammalata…
Dov’è che il buio annega?

Voglio essere la tua eternità.

 


 

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Capitolo 4
*** CAP 4 - aspettami oltre la bufera! ***


Aspettami oltre la bufera!

 

“ Avremo letti pieni d'aromi leggeri,
e divani profondi come tombe,
e sparsi sulle mensole strani fiori
per noi sbocciati sotto cieli più belli.

A gara consumando i loro ultimi ardori,
i nostri cuori saranno due grandi doppieri
che rifletteranno il duplice fulgore
dentro i nostri spiriti, specchi gemelli.”


( C. Baudelaire

 

 

I neri ruggiti dei cannoni mi giungono lontani, nebbiosi…
Le torri titaniche della Bastiglia sono distanti dal mio sguardo…
I miei ordini di battaglia echeggiano ancora nell’anima come nibbi , prima inferociti, che ora sorvolano lietamente mari placidi…

Le urla si sentono ma ormai qualunque tuono d’artiglieria si arena su arcipelaghi alieni…
Ho il petto sconquassato, crivellato da proiettili fumanti, divoratori, misericordiosi…
La mia divisa blu è insanguinata, però almeno tutte le cellule deformi della tisi sono sgrondate via…
Non ho più bisogno di polmoni per respirare…

Vedo Alain che mi sta urlando qualcosa…Non riesco ad afferrare con chiarezza nulla…Lo ringrazio solo per avermi spronato a lottare oltre le tenebre e il dolore…Lui ha perso la sorella e la madre e ha continuato a camminare con lo spirito annientato…
Vedo anche la cara Rosalie e suo marito Bernard…Neppure il senso delle loro frasi è più comprensibile…

L’unica immagine che scorgo tersa , nel fumo della battaglia,  è una colomba…
Una colomba che vola oltre il vento tarlato e maciullato…
Finalmente tutto si aggiusterà…Sta scomparendo ogni cosa dalla mia vista…Ho un freddo enorme nel sangue spirato, nelle membra, nella gola intirizzite…

Non sento più nulla.

Ora…ora però  un bellissimo bruciore  mi sta rapendo…
Non sono più calma tempesta ma calma pura, che non piange più…calma felice.

Due occhi verdi mi aprono un sorriso…Gli occhi di una vita, di un mondo, di una meravigliosa realtà che mi sono rifiutata a lungo di capire…

André , guardami.
Saremo nella penombra senza troppa oscurità, né troppa luce…Saremo nella penombra che non ci farà più tornare nel tempo e nello spazio che complottano.

André , aspettami…
Vivremo veramente.
Nell’invisibilità che fugge lontana…Lontana dalle mete dei giorni e dai sogni che muoiono.

 

 

Note personali:
Ciao a tutti e a tutte! ^^ ormai siamo giunti quasi alla fine!
Ho fatto un doppio aggiornamento perché i cap 3 e 4 sono brevi…Entrambi sono dedicati alla Morte, alla morte che rapida, crudele e anche liberatrice fa crollare i sogni dei nostri protagonisti…Le scene sono state più brevi in quanto le parti dedicate all’evoluzione dei pensieri sono stati i cap 1 e 2 e qui si vede il compimento di un percorso…Tragico ma…comunque speranzoso!
Quando ho deciso di stendere questi due capitoli, l’intento era l’ incisione e l’ “ intensità” dell' epilogo terreno di un amore che non può che trovare una via di fuga oltre la morte…

Spero che abbiate gradito!^^
Prima di questo fine settimana la fic si concluderà definitivamente con i cap 5 e 6…Assisterete a…dei “ cambiamenti di prospettiva” ;)

Un mega grazie alle lettrici che mi stanno seguendo e a quelle che vorranno seguire!!

A prestissimo!!

 

 

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Capitolo 5
*** CAP 5 - voi, sposi della notte eterna ***


Voi , sposi della notte eterna



Ma voce più profonda
 sotto l’amor rimbomba,
par che al desio risponda :

                                                                                                                                                                                        la voce della tomba. “


( G. Pascoli )




 


Caro padre,
non serbo alcun rancore nei vostri confronti anche se abbiamo vissuto sempre negli uragani.

Vi devo un’infinità di cose.
È crescendomi da uomo che mi avete fatto comprendere la bellezza e l’audacia di essere donna. Ho avuto un’ educazione  diversa dalle altre fanciulle e sono orgogliosa di ciò.
È stato un sentiero lancinante, ho covato il tetro sogno di diventare guerriero, ho pensato di rinnegare follemente la mia essenza più intima.
È stata questa prova a farmi rinascere ed evolvere.

Ho amato e sto amando tanto.
Mi sono dannata per il Conte di Fersen e alla fine ho capito che l’uomo della mia vita è André, l’attendente che mi avete affiancato  quando ero bambina.
È grazie a voi che ho ricevuto un tesoro simile, questa sofferenza di felicità che mi è più sacra del cielo…Io e lui siamo sempre stati vicini ma ora ci apparteniamo veramente.

Grazie, padre. Grazie di tutto.
Anche se non sarò più una de’ Jarjayes e combatterò col popolo, non rinnegherò il mio sangue.
Sarò la vostra eterna debitrice.
Vostra figlia.

Non lo dimenticate mai. Mai.

Con affetto
Oscar



Vorrei stracciare questa lettera ma le mani tremano troppo ogni volta che mi prometto di farlo.
Non so se sia più mortale il silenzio di calma tempesta che insanguina ora Parigi, o questa dolcezza soleggiata che pervade le vostre tombe…
Le vostre tombe  lucenti, due riflessi di cuore…

Che voi siate maledetti Oscar e André!

Quando io e mia moglie abbiamo dovuto riconoscere le vostre salme…non sapevamo se sentirci  ancora vivi o  piombati improvvisamente nella morte.

Se Juditte, Oscar,  non fosse svenuta tra le mie  braccia mi sarei sparato in fronte…
Non l’ho fatto perché non potevo lasciarla esaurire da sola…
Lei non vuole credere a tutto questo vuoto…Pensa che tornerai con André e che finalmente ti sposerai e metterai su famiglia…
Non le voglio ricordare nulla: ho il terrore a gettarle in faccia la realtà…Tua madre non riesce più a contare le ore, i mesi...E’ dimagrita parecchio, chiamo in continuazione il medico ma…non esiste una cura per risanare le emorragie oceaniche dell'anima.
Sono io che vi ho fatto seppellire qui ad Arras perché ricordavo che amavate tanto questo posto…
La vecchia Marie non è mai riuscita a rassegnarsi a questa visione e il suo cuore non ha retto. Se portassi al cimitero Juditte farebbe la stessa fine….

Lei ha bisogno di me ed io di lei.
Rifugiati qua in Normandia tentiamo di ricucire i pezzi della mente che non si riescono a saldare…Siamo due agricoltori senza più nulla da coltivare ed è come se fossimo già giunti alla soglia dei novant’anni…

Vorrei non avervi mai fatto incontrare, ma alla fine penso che questa sia stata l’azione più gloriosa e immensa che abbia mai compiuto….
  
Che tu André possa rendere felice la mia Oscar.
Che tu Oscar possa correre nel vento con André…
Senza indossare uniformi, senza impugnare spade.

Non avrete bisogno di aspettare nulla da nessuno.
Siete con i vostri abbracci, con i vostri pensieri, col vostro dannato amore.

Voi che avete osato sognare nel gorgo sanguinoso delle rivolte.
Voi che vi siete fatti trafiggere da proiettili di polvere, tuoni, assurdità. 
Voi, sposi della notte eterna,  che non avete mai assaporato l’incenso della chiesa e non avete mai giurato davanti ad un altare…

Riposate in pace.

Non c’è granché da vedere su questa terra… Solo il Terrore che divora le speranze e i bei progetti delle ribellioni.

Siete stelle che appaiono nel buio e scompaiono alle luci dell'aurora forse sorridendo, forse parlando, forse pregando in silenzio.

Riposate in pace.

Il sonno non vi appesantisce. Gli occhi non vi si appannano più. I polmoni non muoiono di febbri gelate.
Non vi bagnerete sotto piogge unte di aridità, né sverrete per mano dell’afa di un sole infame.

Bruciate in pace.

Io me ne torno nella penombra, anche se non voglio misurare i minuti e i giorni che mi separano dai domani alluvionali e disciolti.

Vergine Maria…
Evita di farmi fissare il cielo.

Le nuvole sono troppo bianche… bianche come le rose che Oscar amava e che io sapevo solo incendiare .

Lei, la mia unica figlia…Il sole che ho lasciato tramontare senza domandare l’ultimo bacio dei suoi raggi. 

Resta una nebbia avvizzita d’autunno con foglie d’oro avariato e tronchi sventrati di sporcizia.
I miei piedi si muovono in silenzio…La forza di far rumore non l’hanno più.  

 

 

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Capitolo 6
*** CAP 6 - maggio ad Arras ***


Maggio ad Arras

 


“ Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave. “

( G. Leopardi )

 


Echi di rustico ottone s’espandono nel vento aromatizzato di roseti…
Le campane della cattedrale d’Arras danzano come squillanti gonne annunciando l’uscita di due sposi: un maestoso giovane dal crine castano scuro e una splendida fanciulla dalla chioma dorata si tengono per mano  rifulgendo in candidi ed eleganti abiti  da cerimonia…
I raggi del sole si accoccolano tra le pieghe fresche dei tessuti bagnandole d’orme adamantine…

Vasi  di rose bianche contornano la via che percorre la coppia acclamata dai paesani che frizzano commozione e festosità.

- André! Qui vediamo meglio!

- Aspetta, Oscar! Sto arrivando!

Due ragazzini di undici e dodici anni si fanno largo tra la folla accostandosi a un cespuglio di bocciolo…Sembrano cherubini fuggiti da una tela di Raffaello: il primo , esile e pallido,  ha fronde mosse di capelli biondi con occhi acquatici e lampeggianti ; il secondo ,  un po’ più robusto,  è dotato di una capigliatura marrone e ingarbugliata e di uno sguardo verde denso d’ombreggiature estive…
Sembra che siano entrambi maschi ma il biondino è in realtà una bambina che indossa pantaloni e gilet. 

- Guarda che bel vestito! – sussurra lei – è tutto ricamato di fiori…sembra  sia stato cucito da una fata…

L’amico ridacchia facendo la voce grossa:

- Insomma! Preferisci ammollarti come una femminuccia piuttosto che studiare storia militare romana?

- André! Non cominciare…

- Ma abbiamo abbandonato Annibale e Scipione!

- Oh! C’è tempo per stare sui libri…

- Signorino de Jarjayes!  – si finge scandalizzato André – voi preferite essere una leggiadra pulzella piuttosto che un feroce condottiero! Avete mentito al vostro scudiero!

- Scemo!

André prende una rosa bianca e la infila tra i capelli dell’amica.

- Ehi! Che fai?! 

- Siete adorabile madamigella Oscar – cantilena in falsetto lui- corro a procurarvi il vestito che voi desiderate! Le dame di corte v’invidieranno!

- Sta notte dormirai coi cavalli!

Scherzosa e indignata , Oscar rincorre l’amico con il candido virgulto tra i capelli.
 Lui ride fiero di aver ornato quella marea aurea di un diadema così brillante…

Il bianco è l’esplosione dei raggi solari, è polline lunare che lascia fiorire le musiche stellari della notte…
Il bianco è calma tempesta di penombra, passione d’iridi verdi e azzurri …

André non  sa  ancora  tutto ciò ma l’ animo già sogna nel suono profumato dei passi di Oscar…

È  maggio e la primavera si sta per dissolvere nel prologo fruttato dell'estate.

 

 

 

Note personali:
Carissimi lettori e lettrici, la storia è giunta al termine >.< 
Con il triste monologo del Generale de Jarjayes, uomo ostinato e rigido ma padre profondamente lacerato, ho inquadrato sotto un altro punto di vista l’eternità di Oscar e André…Ho desiderato fare emergere l’abisso che ormai separa il genitore e da una figlia ma anche il legame problematico e tenero che li univa…Il generale si ritrova ad affrontare da solo le proprie debolezze e la depressione di una moglie che ama e che lo fa soffrire…tutto ricade su di lui…una sorta di buia espiazione e…in un certo senso la “ maledizione delle figlie” che si compie nella drammatica dipartita di Oscar…

Il sesto e ultimo capitolo è un flashback e quindi si ritorna indietro, nella lindezza della tarda  infanzia…E’ una parte “ gioiosa”  che mostra un’amicizia che maturerà scatenandosi nell’amore…Insomma, si potrebbe interpretare come…un lieto fine alternativo anche se personalmente fa una tristezza immensa XD  se pensiamo al futuro e a come sono andate le cose… >___<  volevo creare un effetto dolce e…un po’ struggente e mostrare i nostri protagonisti ragazzini ancora spensierati ma…con i prologhi delle loro personalità che si congiungeranno…

Io ho concluso! ^^
Ringrazio calorosamente le lettrici che mi hanno accolto con entusiasmo in questo fandom e che mi hanno sostenuto e…ovviamente un grazie speciale alle mie fedelissime lady dreamer, Sara992 ( e banira quando verrà a leggere perché adesso so che non può XD )

Ringrazio anche chi vorrà cimentarsi nella lettura di questa fic!!

Un affettuoso saluto!! :***

p.s tornerò sicuramente a scrivere in questa sezione anche se in questi mesi sarà molto difficile…ho ( oltre lo studio universitario ) due long fic impegnative da mandare urgentemente avanti in Saint Seiya e perciò…sarà più probabile che ricompaia come recensore!! XD ma tornerò a scrivere…tornerò!!

 http://libra-marig.deviantart.com/gallery/#/art/Fire-Blossoms-419729578?_sid=1e711080
http://libra-marig.deviantart.com/gallery/42852838#/art/Lovers-in-the-ice-Fersen-and-Maria-Antoinette-421203211?_sid=6fe94a7e

http://libra-marig.deviantart.com/gallery/

a proposito, questi tre link che ho lasciato riguardano deviant art!! I primi due disegni sono delle illustrazioni delle coppie OscarX André e Fersen e la regina che ho realizzato per due mie care amiche e la terza…è il file generale delle cartelle di tutti i miei disegni! ( L’altra grande passione che coltivo fin da bimba è il disegno e il fumetto…la scrittura l’ho scoperta al liceo XD )

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