Tornerò da te.

di fly90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Ciao a tutti sono tornata con una nuova storia.

Sarebbe la continuazione della precedente storia che ho pubblicato: “La piscina.”

Ricordate Maurizio, il bambino che Ilenia ha portato con sé diciamo nell'aldilà?

Ebbene qui si parla di lui e del conto in sospeso che crede di avere col fratello.

Spero che vi piacerà anche questa storia.

Buona lettura.

Un bacio da Fly90.



1



Dietro la nebbia che aveva attraversato insieme ad Elisabetta, Ilenia e Yuri, Maurizio aveva trovato un nuovo mondo.

Era simile all'altro eppure diverso.

Lì i colori erano più forti, i profumi più inebrianti, la serenità più tangibile.

Era come se in quel mondo tutto fosse più forte e limpido rispetto all'altro mondo, quello che aveva conosciuto prima di morire.

Si, perché lui come gli altri che incontrava erano morti.

Ognuno per cause diverse, ognuno con un età diversa, ognuno ne arrivava da un posto diverso eppure una cosa li accomunava: erano tutti morti.

Spesso Maurizio si divertiva a socializzare con altra gente e quando ci riusciva si faceva raccontare com'erano morte.

Era un passatempo assai triste per un bambino di sette anni eppure non c'era molto altro di cui parlare in quel nuovo mondo come lo chiamava lui.

Così amava sedersi ed ascoltare le varie tragedie di ognuno ma quando osavano porgergli la stessa domanda in cambio otteneva solo silenzio.

A differenza della gente lui non aveva ancora accettato il fatto di essere morto.

Con la mente tornava a quel giorno, vedeva suo fratello Michele entrare nella loro camera trafelato e mostrargli il fucile del padre.

Michele aveva tredici anni ed era sempre stato affascinato dalle armi da fuoco.

Spesso aveva pregato il padre di fargli provare almeno una delle innumerevoli armi che il padre collezionava ma non ottenne mai il permesso.

Però quel giorno il padre non era a casa e Michele aveva scoperto dove nascondesse la chiave della fuciliera così aveva preso il primo fucile sul quale aveva potuto mettere le mani ed era corso nella camera che divideva con Maurizio.

Hai visto che l'ho preso? Guarda che bello!” Gli aveva detto con il sorriso che si andava allargando sul volto.

Maurizio l'aveva osservato a lungo meravigliato.

Col ditino aveva percorso la lunga canna liscia facendosi sfuggire un risolino.

Ti piace eh?” Michele l'aveva allontanato di un poco e si era messo a imitare il padre quando prendeva la mira facendo finta di sparare.

Posso giocarci pure io?” Aveva chiesto il piccolo tirando per il braccio il fratello.

Ma Michele sembrava non ascoltarlo perso com'era a divertirsi e immaginare chissà quali prede.

Dapprima Maurizio era rimasto bravo a guardarlo giocare aspettando con ansia il proprio turno e sbuffando di tanto in tanto per ricordare la propria presenza al fratello, poi spazientito aveva deciso di usare le maniere forti.

Si era parato davanti a quel ragazzino molto più alto di lui e aveva afferrato la canna del fucile iniziando a tirarla verso il basso nella speranza di avere la meglio.

Smettila di fare così che lo rompi!” Gli aveva gridato Michele strattonandolo a sua volta.

Nessuno dei due voleva lasciare l'oggetto all'altro così che si misero a lottare tra loro sempre più irruenti.

Maurizio era ancora piccolo mentre Michele era già un ragazzino ed era facile che avesse la meglio ma non aveva fatto i conti con la tenacia del fratello che non voleva assolutamente mollare la presa e strattonava con tutte le sue forze urlando e piagnucolando per averla vinta.

Fu un attimo, un gesto fatto senza volerlo, una disattenzione, una tragica casualità.

La mano di Michele scivolò sul grilletto e partì un colpo.

Si sentì un boato che scosse i vetri della stanza.

Michele rimase impietrito mentre guardava il fratello con gli occhi sgranati mentre un foro si disegnava al centro della fronte e la pallottola si conficcava nel muro alle spalle di Maurizio.

In realtà accadde tutto in un secondo ma a Michele parvero ore.

Vide tutto nei minimi dettagli, gli occhi del fratello che lo guardavano quasi accusatori ed il suo corpo a terra privo di vita.

Il silenzio colpì le orecchie di Michele come il peggior rumore mai sentito.

Si gettò a terra e scosse Maurizio.

Maurizio non fare il cretino! Alzati! È tutta colpa tua, ti avevo detto che l'avresti rotto così!” E lo scuoteva nella speranza di vederlo respirare, di sentirlo piangere ma niente, non successe nulla.

Il sangue usciva dalla ferita copioso sporcando il tappeto azzurro che la madre aveva comprato per

l'ambiente.

Ora era quasi tutto rosso e zuppo.

Non si accorse del tempo che passava finché i genitori non tornarono a casa e trovarono i loro figli in un lago di sangue.

Il silenzio venne rotto dalle urla e dai pianti della donna mentre il padre si chiuse nel mutismo piangendo e dandosi la colpa per la morte del bambino.

Michele restò abbracciato al fratello finché qualcuno non lo trascinò via a forza portandolo in un altra stanza lontano da quel cadavere steso a terra che sembrava accusarlo.

Questo era quello che Maurizio riusciva a ricordare con lucidità.

Erano cose che gli tornavano alla mente a poco a poco col tempo, pensandoci.

I primi tempi non ricordava nulla soltanto il boato e il dolore alla testa ma poi erano arrivati gli altri ricordi a delucidare tutto di quella giornata dove lui, a soli sette anni, era morto.

Ma non amava raccontare la sua morte perché ogni volta che ci pensava provava rabbia, una rabbia cieca verso suo fratello.

Era colpa sua se ora era lì in quel mondo fatto di morte, lontano dalla sua famiglia, solo.

Ma presto non sarebbe più stato lo stesso per Michele.

Ci doveva essere un modo per tornare indietro e lui l'avrebbe scoperto prima o poi.

Tornerò da te.” Sussurrava spesso come se potesse parlare direttamente col fratello, come se vedesse chiaramente il viso di Michele davanti a sé.

E sarebbe tornato per fargliela pagare ne era certo.





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Capitolo 2
*** 2 ***


2



Maurizio passava la maggior parte del proprio tempo a pensare a un modo per tornare sulla terra.

Ci pensava intensamente come se ne andasse della propria vita anche se, ormai per la sua vita era troppo tardi.

Con amarezza si trovava a pensare a quante cose aveva perso morendo.

Al' età di sette anni era ancora tutto da scrivere il suo avvenire.

Magari sarebbe andato all'università laureandosi con il massimo dei voti oppure sarebbe stato uno scapestrato ribelle che se ne sarebbe andato di casa a sedici anni per cercare la propria strada.

Tutto poteva essere magari sarebbe diventato come suo padre, un uomo solido, con un buon lavoro e il suo posto nel mondo oppure una stella del rock multimiliardaria con milioni di donne ai suoi piedi.

Ci passava le giornate a fantasticare su come sarebbe stata la sua vita se non fosse morto tragicamente.

Più ci pensava e più cresceva l'odio verso Michele, la sete di vendetta verso quel fratello che l'aveva ucciso e aveva distrutto il suo futuro.

Non riusciva a sopportare il fatto che, a differenza sua, Michele si aggirava ancora sulla terra a condurre serenamente la propria vita mentre a lui era stata negata quell'occasione.

Malediceva il momento in cui aveva conosciuto Ilenia che l'aveva convinto a seguirla quando invece avrebbe dovuto restare dov'era vicino alla madre dove avrebbe potuto vendicarsi del fratello.

Ora invece era bloccato in quella specie di mondo parallelo dove tutti erano morti e senza la possibilità di tornare indietro destinati a “vivere” in eterno in quelle condizioni.

Gli pesava immensamente quella condizione.

Non poteva rimanere inerte mentre l'odio gli bruciava dentro come acido.

Inoltre gli mancava sua madre.

A volte quando si sentiva triste cercava un luogo tranquillo e chiudeva gli occhi portando alla mente ciò che di lei ricordava.

Ma sembrava sbiadire ogni volta un po' di più l'immagine che si formava nella mente.

Aveva paura che un giorno non sarebbe più riuscito a ricordarne il volto e questo gli faceva male, un male profondo che lo lasciava senza forze.

Era vero che nella nuova dimensione aveva smesso di sentire come sentiva prima da vivo.

Il dolore fisico non esisteva più ma le emozioni facevano ancora parte di lui ed erano ancora più intense, amplificate.

Si sentiva solo e abbandonato, sperduto in quel mondo così freddo e morto.

Ilenia e Yuri si prendevano cura di lui, è vero, però non gli bastava, non serviva a colmare la solitudine che sentiva schiacciarlo giorno dopo giorno.

Non riusciva a non provare rancore verso quella ragazza che credendo di fargli un favore lo aveva condotto lì privandolo della più remota possibilità di infliggere dolore a Michele.

Elisabetta era l'unica che pareva capirlo a fondo.

Si era confidato talvolta con lei e ne aveva ricevuto conforto e comprensione.

Sapeva che prima di arrivare lì lei aveva ucciso molte persone la sua fama l'aveva seguita anche in quel mondo.

Ma lei non ne aveva mai voluto parlare come se avesse voluto dimenticare quello che era stata un tempo.

Lui dal canto suo non osava chiedere per il rispetto che sentiva nei confronti di quella ragazza.

Si andava dicendo di una leggenda che avvolgeva come un aura Elisabetta.

Aveva sentito dire che era morta suicida gettandosi in una piscina e annegando.

Il suo spirito era rimasto intrappolato sulla terra dal rancore che la ragazza sentiva per un uomo.

Un uomo di cui si era perdutamente innamorata e per il quale si era uccisa.

Da allora il suo spirito aveva ucciso tutti quelli che avevano osato entrare nell'edificio dove era avvenuta la sua morte.

A pensarci metteva i brividi ma non a Maurizio che ora cercava disperatamente di ottenere la propria possibilità di vendicarsi.

Non gli importava quanto ci sarebbe voluto ma sapeva che se c'era anche solo un modo per tornare indietro lui l'avrebbe trovato.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:


Ciao ragazzi!

Come va?

Spero che questa storia vi piaccia e che non vi stiate annoiando vi prometto che presto arriverà la parte horror abbiate pazienza.

Sapete che ogni mia storia contiene dell'horror e non vi farò aspettare tanto abbiate fede.

Grazie a chi legge questa mia nuova creazione:-)

Un bacione da Fly90

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Capitolo 3
*** 3 ***


3




Non aveva idea di quanto tempo fosse passato perché in quel mondo tutto era sempre uguale, le persone rimanevano sempre le stesse imprigionate nei loro corpi senza poter né crescere né invecchiare.

Nemmeno Maurizio era cresciuto o meglio, all'esterno era sempre il solito bambino di sette anni con un corpo adeguato alla propria età ma dentro era cresciuto, maturato.

Non sapeva quanto tempo fosse passato ma ora si rendeva conto di aver sviluppato una diversa mentalità, più acuta rispetto a quella di prima, ora non pensava più a giocare tutto il giorno ma pensava ad altro.

Non poteva sapere se il cambiamento era dovuto alla crescita o a qualcos'altro e non ne aveva parlato a nessuno se non con Gianni.

Gianni l'aveva conosciuto proprio lì in quello strano mondo.

Era un ragazzino di qualche anno più grande di lui ma l'età esatta non l'avrebbe saputa dire visto che non credeva affatto al ragazzino che sosteneva di avere quindici anni.

Maurizio poteva essere a volte ingenuo ma non era certo stupido e Gianni non dimostrava più di undici anni forse dodici ma non certamente quindici.

Nonostante tutto erano diventati amici.

Gianni lo portava in giro aiutandolo ad adattarsi a quel mondo che non sentiva affatto suo.

Aveva preso subito in simpatia quel ragazzino allampanato biondo peggio di uno svedese e con occhi chiari quanto il freddo ghiaccio dell'Alaska.

Una spruzzata di efelidi aggiungeva quel tocco che dava al tutto un'aria sbarazzina e monella.

Si, Gianni era dotato di una simpatia disarmante ma anche di una buona dose di intelligenza e astuzia.

Maurizio sapeva che per uscire da quel mondo avrebbe dovuto farsi aiutare da lui.

Se c'era un modo per uscirne lui l'avrebbe scoperto ne era certo, niente poteva fermare Gianni quando si metteva in testa qualcosa.

Con Gianni aveva fatto delle scoperte a dir poco esilaranti.

Anche Ilenia aveva ucciso proprio come Elisabetta.

Non si sapeva però che fine avessero fatto i “morti” a causa loro, questo nessuno lo sapeva e chiederlo agli adulti non avrebbe fatto differenza.

I primi tempi Maurizio non aveva osato chiedergli nulla ma alla fine la curiosità aveva vinto e si era fatto dire come era morto Gianni.

Senza alcuna esitazione lui gli aveva raccontato la sua storia come se stesse raccontando cos'aveva sognato l'altra notte.

Sembrava non fregargliene nulla.

Ma lui era così lo aveva conosciuto come uno adattabile.

Infatti con una scrollata del capo aveva detto di stare bene così che in fondo era cambiato poco dalla sua vita di allora a quella di adesso.

I suoi lo avevano abbandonato da piccolo ed era cresciuto in un orfanotrofio ma nessuno mai lo aveva adottato finché un giorno la cucina era andata a fuoco e lui, che si nascondeva nello sgabuzzino dopo l'ennesima marachella, non aveva trovato scampo ed era bruciato vivo.

Maurizio si era spesso chiesto come fosse il suo vero aspetto dopo il rogo ma questo non gli era dato di saperlo perché in quel mondo parallelo le persone tornavano ad avere le stesse sembianze di quando ancora erano vive e sane.

Anche il suo buco al centro della fronte era sparito e così anche tutti gli altri.

Erano come maschere, maschere senza scampo imprigionate per l'eternità in un posto che non era il loro.

“Ho sentito parlare due tizi prima. Dicevano che molto tempo fa una ragazza morta è riuscita a tornare sulla terra.” Gli comunicò Gianni una volta.

Maurizio si era fatto attento a quel punto.

“Si dice che oltre il confine ci sia una fitta nebbia che divide i due mondi e se si riuscisse ad attraversarla ci si ritroverebbe nel mondo dei vivi.” Aveva proseguito Gianni parlando fitto fitto per non essere scoperto.

“E come si esce dalla nebbia? C'è un percorso da seguire?” Gli aveva chiesto Maurizio eccitato.

“Ehi amico calma, è difficilissimo riuscire a uscire dalla nebbia.” Lo aveva ammonito lui guardingo.

“Hai detto che la ragazza è tornata sulla terra quindi è possibile che ci sia un modo per uscirne.” Ragionò Maurizio sempre più impaziente.

“C'è un rischio molto alto.” Lo avvertì Gianni addolorato.

Maurizio si limitò ad aspettare che continuasse mentre in testa aveva già pronto un piano per la fuga.

“Potresti rimanere per sempre perso nella nebbia senza poter né tornare indietro e né andare sulla terra.” Disse quello tutto d'un fiato con la voce tremante.

Nessuno dei due osò più parlarne.

Rimanere persi nella nebbia era una cosa ancor peggiore del dover restare in quel mondo in eterno.

Allo stesso tempo Maurizio sentiva di dover rischiare o l'odio e la sete di vendetta l'avrebbero corroso.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:


Ciao ragazzi sono tornata col terzo capitolo e lo so che non è ancora successo nulla ma abbiate fede perché questi primi capitoli servono solo per farvi entrare nella mentalità della storia e per trasportarvi a quelli che saranno i capitoli centrali e pieni di horror.

Non mi abbandonate ai primi capitoli e ne sarete contenti quando arriverà la parte importante.

Grazie mille a tutti quelli che leggeranno questo capitolo.

Un bacione da Fly90

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Capitolo 4
*** 4 ***


4



“Non è necessario che tu venga con me basta che mi dia le giuste indicazioni e farò da solo.”Disse calmo Maurizio a un dubbioso Gianni.

“Non ti lascerò andare da solo! Tu sei matto!” Fu la risposta dell'amico.

Aveva provato a spiegargli tutto quello che sentiva e gli aveva snocciolato i suoi piani una volta che fosse riuscito a tornare sulla terra.

Ora Gianni era l'unico insieme ad Ilenia a sapere com'era morto e si sentiva più leggero ad averne parlato con qualcuno di cui si fidava ciecamente.

A differenza di quanto aveva pensato l'amico non l'aveva giudicato ma bensì capito e appoggiato.

C'era solo un problema ora: Gianni non voleva lasciarlo andare da solo.

Questo sarebbe stato un grosso problema perché, ne era certo, Gianni gli avrebbe impedito di andare sino in fondo.

Aveva una gran paura della nebbia ma sentiva di doverlo fare a tutti i costi, quello era il suo destino a l'avrebbe assecondato.

“Senti, io non voglio costringerti a fare niente. So che questa situazione non ti piace per questo ho deciso di andarci da solo.” Gli disse per convincerlo della propria decisione.

Gianni scosse la testa testardamente.

“Niente da fare. Vengo con te. Sei l'unico amico che ho e non intendo perderti, questo mondo è noioso senza di te e non voglio restare qui da solo.”

A Maurizio quelle parole scaldarono il cuore perché anche lui senza Gianni sarebbe stato perso in quel mondo di morti.

Senza aggiungere altre parole si abbracciarono velocemente sorridendo.


Ilenia e Yuri erano gli unici contatti oltre Gianni ed Elisabetta che Maurizio aveva in quel nuovo mondo.

È vero che gli piaceva conversare con altre persone ma non aveva mai approfondito troppo le relazioni con gli altri.

Fu difficile trovare una scusa per giustificare il fatto che non l'avrebbero più visto in giro per lungo tempo dato che per raggiungere i confini non sapeva quanto ci volesse.

Non era una definizione campata per aria lì la gente chiamava “i confini” quella linea all'orizzonte che divideva la nebbia da quel mondo nitido quasi finto.

Ed era proprio quella la meta di Maurizio anche se era molto lontana ci sarebbe arrivato e una volta entrato nella nebbia avrebbe cercato di trovare la via.

Ilenia e Yuri non ebbero nulla da ridire all'idea di Maurizio e Gianni di esplorare il loro nuovo mondo.

Peccato che avevano ben altro in mente i due ragazzini e presto si sarebbero pentiti della concessione fatta loro a cuor leggero.


Partirono senza nulla felici per una volta di essere morti e di non doversi portare dietro inutili cose come vestiti e vivande.

Gianni era ancora titubante e spesso cercò di fargli cambiare idea ma Maurizio non si fece intimorire dalle parole, lui sapeva cosa fare ed era sicuro e mosso da una sete di vendetta che tutto avrebbe vinto, anche le sue paure più folli.

Dopo tanto cammino finalmente arrivarono abbastanza vicini ai confini e ogni passo di Maurizio era più leggero del precedente mentre quelli di Gianni si facevano più incerti come se avesse voluto tornare indietro il più velocemente possibile.

Non lo fece, rimase stoicamente al fianco dell'amico per fargli coraggio anche se non ne aveva certo bisogno.

Alla fine Maurizio si mise a correre arrivando proprio alla barriera.

Davanti ai loro occhi si stendeva una coltre di nebbia che spuntava dal nulla gelida e bianca.

Tagliava il campo proprio a metà impedendo di vedere cosa vi fosse oltre.

Maurizio ricordava bene com'era trovarsi persi in mezzo a quel bianco freddo, disorientati.

Gianni invece non ricordava molto della traversata verso il nuovo mondo, era passato troppo tempo e la memoria dei morti tendeva a dimenticare con l'andare del tempo.

La traversata era una cosa che i morti facevano in automatico senza sapere come, semplicemente uscivano dalla nebbia e approdavano nel loro mondo per l'eternità.

Uscirne era tutto un altro discorso.

Non ci sarebbe stata la guida dell'istinto stavolta ma solo fortuna, determinazione ma nulla di più.

Per questo si diceva che chi osasse tornare sulla terra si sarebbe perso nella nebbia per l'eternità.

“Sicuro di volerlo fare?” La domanda di Gianni scosse l'amico dai pensieri.

“Si! Ne sono sicuro. Non c'è altra scelta.” Rispose risoluto Maurizio mentre guardava la nebbia stendersi davanti a lui.

“Va bene, allora andiamo.” Gianni fece un passo avanti ma venne prontamente bloccato dal ragazzino che lo tirò indietro.

“Tu non verrai con me. Torna indietro.” Gli disse semplicemente e vide il sollievo misto alla preoccupazione passare sul volto di Gianni.

“Ma io...” Provò a protestare poco convincente.

“Zitto! Ascolta questa è una cosa che riguarda me soltanto e non sarebbe giusto farti rischiare inutilmente.” Detto questo lo abbracciò sperando che da quel gesto trasparisse l'affetto e la gratitudine che provava nei confronti di quel “morto” come lo chiamava affettuosamente lui.

Gianni ricambiò ma nello sguardo che gli lanciò Maurizio vide paura, paura di non vederlo più tornare, di essere abbandonato lì.

“Tornerò.” Gli disse con il tono più tranquillo che riuscì a trovare.

Poi si girò e trattenendo il respiro entrò nella nebbia.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi! Eccomi con un altro capitolo.

Sono felice di annunciarvi che la parte horror sta arrivando precisamente nel prossimo capitolo.

Il viaggio di Maurizio non sarà semplice...

Un bacione da Fly90

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Capitolo 5
*** 5 ***


5



Non appena mise piede nella nebbia un freddo pungente lo fece rabbrividire.

Era come trovarsi improvvisamente dentro ad un freezer e la sensazione non era per nulla piacevole.

Non vedeva nulla se non quel candore bagnato che avvolgeva tutto quanto.

Non era possibile vedere oltre, intorno a lui soltanto nebbia e silenzio come in una tomba.

Mosse qualche passo incerto e titubante ma, a parte il proprio corpo non vedeva null'altro, provò a stendere una mano che venne inghiottita dalla cortina bianca.

Non sarebbe stato facile trovare la via in quelle condizioni.

Il pensiero volò a Gianni e alla promessa che il ragazzo gli aveva fatto prima di entrare nella nebbia.

Non poteva rimangiarsi la parola sarebbe tornato per lui.

In cambio Gianni si sarebbe nascosto per un po' per non far scoprire la bugia detta.

Scrollando il capo Maurizio avanzò piano cercando di orientarsi.

Non sapeva nemmeno dove andare ma ragionò che procedendo sempre dritto prima o poi ne sarebbe uscito.


Gli sembrava di camminare da un tempo lunghissimo quando un rumore lo fece sobbalzare.

Si fermò di scatto con le orecchie tese a captare qualsiasi altro rumore.

Per un po' non successe nulla poi un lamento lo colse di sorpresa.

Sembrava vicinissimo.

Per quanto sforzasse la vista non c'era modo di vedere oltre ma sentiva che il lamento si stava avvicinando.

Era un lamento roco e spezzato come di un animale ferito.

I peli della nuca si rizzarono non appena vide delinearsi una sagoma a pochissimi metri da lui.

Sembrava la sagoma di un uomo dalle spalle larghe, alto e piuttosto possente ma qualcosa nella sua postura era strana, deformata.

Continuava ad avanzare e Maurizio senza accorgersene retrocesse di qualche passo studiando quell'immagine.

La testa della sagoma pareva scomposta, storta.

Pendeva in modo impossibile verso destra e, ora che ci faceva caso anche il busto sembrava spostato come un manichino rotto.

Se avesse ancora avuto un cuore funzionante gli sarebbe schizzato in gola ne era certo.

Mentre si avvicinava la sagoma prendeva contorni nitidi e dalla nebbia uscì un ragazzo piuttosto giovane, un bel viso che l'avrebbe reso molto attraente se non fosse stato per il resto del corpo.

Maurizio provò un moto di repulsione mentre osservava il collo del ragazzo.

L'osso del collo chiaramente rotto sporgeva dalla pelle al lato sinistro del collo e la schiena pareva rotta in più punti tanto che il busto era a tratti gobbo e storto.

Era uno spettacolo raccapricciante da film dell'orrore se non fosse che era realtà.

Con disgusto Maurizio lo vide fissare gli occhi su di lui e un attimo dopo si ritrovò le mani del ragazzo sulle spalle e il viso a un niente dal suo.

“A-aiuta-mi...” Biascicò in un rantolo disperato.

Maurizio urlò cercando di divincolarsi.

Quell'essere cercò di ghermirlo ma non poteva muoversi velocemente nelle condizioni in cui era e alla fine Maurizio riuscì a scappare nella nebbia lontano da quell'orribile ragazzo.


Corse a perdifiato finché non riacquistò quel poco di lucidità che gli permise di ragionare.

Non sapeva che deviazione avesse preso né se fosse tornato indietro durante la fuga e ciò poteva aver compromesso tutto.

Prendendo un grosso respiro si calmò del tutto e decise di proseguire nonostante la paura che gli attanagliava lo stomaco.

Ora sapeva che non erano leggende quelle sulla nebbia.

In quella terra di mezzo che era la nebbia si trovavano le anime perdute, quelle che non erano riuscite ad arrivare nel mondo dei morti.

Pensò a quelle anime che vagavano così per l'eternità e la mente gli mostrò ancora l'immagine del ragazzo che gli chiedeva aiuto.

E se anche lui fosse rimasto intrappolato per l'eternità?



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi!

Finalmente Maurizio è entrato nella nebbia ed ora vaga alla cieca cercando di uscirne.

La domanda è: ne uscirà mai?

Per la risposta è ancora presto, ci saranno ancora diversi capitoli a formare questa storia.

Spero che l'incontro non sia stato troppo pauroso (scherzo, ci vuole ben altro per far paura).

Per chi avesse collegato le due cose vi dico che quel ragazzo nella nebbia era Gennaro una delle vittime di Ilenia.

Ringrazio chi ha letto anche questo capitolo:-)

Un bacione.

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Capitolo 6
*** 6 ***


6




Maurizio era di nuovo solo in quel bianco abbacinante, disperato e annichilito dalle nuove scoperte.

L'incontro con quell'anima perduta lo aveva shockato, non solo per l'aspetto inquietante che aveva ma per il semplice fatto che non sapeva dove andare.

Si chiese da quanto tempo quel ragazzo stesse vagando nella nebbia.

Un brivido gli percorse la schiena.

Cercò di mettersi nei panni di quel ragazzo, se avesse passato anni a tentare di trovare la strada?

E se non l'avesse mai trovata?

Si disse che avrebbe potuto aiutarlo in fondo non sembrava volergli fare del male ma solo essere aiutato.

Ma chi voleva prendere in giro?

La verità è che ne aveva avuto paura, una paura cieca.

Non sarebbe certo riuscito ad aiutarlo in quelle condizioni.

Il suo aspetto era terrificante con la testa piegata da una parte e il respiro che pareva un rantolo.

No, non sarebbe riuscito a essergli utile in nessun modo.

Ma se si faceva spaventare da un anima perduta come avrebbe fatto a vendicarsi del fratello?

Eppure, nonostante la paura sentiva la rabbia crescere ad ogni attimo tanto che aveva paura di scoppiare da un momento all'altro.

In fondo aveva solo sette anni...Beh, sette nell'aspetto perché in realtà di mentalità ne aveva molti di più.

“Ormai sei qui e non puoi certo startene fermo.” Si disse facendosi coraggio nonostante la fifa che provava.

Nonostante le gambe tremassero mosse finalmente qualche passo avanti.

Mentre camminava facendo attenzione ad ogni singolo rumore si trovò a ragionare sul fatto che il ragazzo apparisse esattamente come quando era morto.

Nel mondo dei morti però gli spiriti avevano tutti un aspetto normale come se ossa rotte, bruciature, ferite si fossero rimarginate.

Un orribile sospetto lo colse di sorpresa.

E se anche il suo aspetto fosse tornato quello di prima?

Con mano tremante si portò la mano alla fronte in cerca di quel segno che tanto odiava.

Le sue dita toccarono i contorni slabbrati del foro al centro della fronte.

Se avesse potuto ancora piangere lo avrebbe fatto senza dubbio.

Non sopportava mettersi di fronte al fatto che era morto e quel foro dove il suo dito stava sprofondando glielo dimostrava con evidenza.

Con un gesto di stizza si obbligò ad allontanare il dito dalla ferita.

Per distrarsi si concentrò ancora una volta sui rumori intorno a sé.

Forse se fosse stato attento avrebbe evitato di fare altri incontri spiacevoli.

Ad ogni paio di passi si fermava ad ascoltare.

Gli giungevano rumore di passi e gemiti, lamenti provenienti dalla nebbia.

Di conseguenza si spostava il più possibile e procedeva per la propria strada e, per un po' parve funzionare, finché davanti a lui non emerse un altra sagoma.

Era una sagoma più piccola rispetto a quella di prima ma sembrava girata di schiena.

Non emetteva alcun suono e restava immobile.

Cercò di fare il minor rumore possibile mentre retrocedeva ma un suono sembrò giungere comunque all'orecchio della sagoma che si girò di scatto.

Gli occhi di Maurizio si incollarono a quel volto devastato come attratti da una calamita.

In realtà voleva solo distoglierli ma la curiosità non glielo permise.

Sembrava un ragazzo ma era difficile dirlo con chiarezza.

Il viso era sfigurato da bruciature e bolle purulente che gli coprivano tutto il volto fino alla fronte.

I capelli fino a metà testa erano assenti così come la pelle che si apriva in crateri rosso sangue con i lembi bruciacchiati e neri.

Ma la cosa che più lo agghiacciò furono quegli occhi bianchi e vuoti, immobili.

Erano fissi su di lui eppure non sembravano vederlo davvero.

E forse non lo vedevano perché ciechi.

Il ragazzo rimase immobile come a percepire qualcosa ma Maurizio fece attenzione a non muovere nemmeno un muscolo.

Avrebbe voluto urlare ma se l'avesse fatto sarebbe stato scoperto.

Un urlo acuto e confuso uscì da quelle che dovevano essere le labbra del ragazzo.

Parlare di labbra era azzardato perché, in realtà, sopra il mento escoriato vi era un semplice buco scavato nella carne sanguinolenta.

Quel buco doveva essere la bocca dalla quale uscivano solo suoni confusi e urla di dolore e paura.

Maurizio però tenne duro e nonostante si sentisse morire dalla paura non si mosse.

Il ragazzo mosse alcuni passi verso di lui sempre urlando poi si fermò a pochi passi dal raggiungerlo.

Mosse piano la testa di lato e allungò le mani tastando davanti a sé.

Maurizio guardò con orrore le mani avvicinarsi al proprio corpo e fu costretto a retrocedere per non essere scoperto.

Riuscì ad evitare la mano del ragazzo per un soffio spostandosi appena in tempo.

Quell'essere parve confuso e smise di cercare.

Dopo un attimo di immobilità totale lanciò un altro urlo da far accapponare la pelle, si girò e si incamminò verso sinistra.

Solo quando il ragazzo fu abbastanza lontano da risultare invisibile tra la nebbia, Maurizio si lasciò andare accucciandosi a terra e prendendosi la testa tra le mani.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi!

Piaciuto il nuovo capitolo?

Spero proprio di si e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate...

Il povero Maurizio riuscirà ad uscirne “Vivo”?

Un bacione da Fly90


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Capitolo 7
*** 7 ***


7



Accucciato per terra con la testa tra le mani Maurizio dimostrava i sette anni che il suo corpo mostrava.

Si sentiva abbandonato e solo.

La disperazione gli attanagliava il petto lasciandolo inerte e confuso.

Era giusto proseguire?

Non voleva rimanere bloccato in eterno in compagnia di quelle anime paurose e altrettanto disperate.

Ora pensava che la sua sete di vendetta l'avesse in realtà fregato condannandolo per sempre.

Dopo un tempo lunghissimo trovò la forza in se stesso quindi si tirò su con stizza.

Era davvero così debole?

Come sperava di poter uccidere suo fratello se si lasciava scoraggiare da un paio di anime mostruose?

Decise che non doveva più scappare d'ora in poi.

Avrebbe affrontato quelle anime che in fondo erano come lui, già, perché anche lui era un mostro.

Pensò a Gianni e a quanto gli mancava forse, avrebbe dovuto farlo venire con lui.

In due il viaggio sarebbe stato più semplice e si sarebbero dati la forza ed il coraggio l'un l'altro.

Rimpianse di aver preso una scelta diversa.

Eppure anche da solo decise di continuare perché la vendetta andava compiuta e nessuno poteva fermarlo.

Si sentì di nuovo grande e lucido com'era giusto che fosse.

Procedette per un po' diritto sempre stando attento ai rumori delle altre anime così da evitarle, era si coraggioso, ma non c'era il caso di essere spavaldi.

Si fermò a pensare che se fosse stato ancora vivo il suo corpo sarebbe stato indolenzito e affamato.

Per fortuna, se così la si voleva chiamare, era morto e il suo fisico poteva reggere qualsiasi cosa non avendo più bisogno ne di acqua ne di cibo ne di riposo.

In un certo senso essere morti era una forza, ti rendeva quasi invincibile confronto ad un vivo pieno di debolezze.

Se però il fisico era più forte la mente non lo era.

Lui provava ancora tutte le emozioni che poteva provare da vivo impedendogli di dimenticare la sua vita terrena.

Mentre faceva queste considerazioni, quasi senza accorgersene, vide qualcosa alla sua sinistra con la coda dell'occhio.

Trasalì rendendosi conto che era un'altra anima.

A differenza di quelle che aveva visto fin ora, questa era seduta a terra a gambe incrociate, la testa bassa.

Non sembrava intenzionata a cercare di uscire da quel luogo maledetto.

Trovandola inoffensiva decise di avvicinarsi con cautela.

La ragazza non si mosse di un millimetro.

“Ehi!” La chiamò Maurizio cercando di farle alzare il volto ma quella non si mosse.

“Perché te ne stai seduta lì?” Le chiese cocciuto.

“Perché sarebbe inutile cercare di uscire da qui.” Una voce gracchiante gli rispose.

Nonostante avesse parlato la ragazza continuava a tenere il capo chino con i lunghi capelli a coprirgli il volto per intero.

“Non vuoi uscire dalla nebbia?” Le chiese ora incuriosito Maurizio.

“No, io non merito la pace. Ho fatto cose che non avrei dovuto fare, a causa mia sono morte delle persone.” Spiegò lei scuotendo piano il capo.

Maurizio rimase interdetto da quella frase.

Com'era possibile che quell'anima non agognasse andare in pace?

Si accorse che la paura era scemata sostituita dalla curiosità.

Con calma si sedette davanti alla ragazza intenzionato a saperne di più.

“Cos'è successo?” Le chiese speranzoso.

Ci fu un momento di silenzio poi la ragazza riprese lo accontentò.

“Un giorno con i miei amici si era fatta una scommessa stupida. Chi avrebbe avuto il coraggio di andare alla piscina abbandonata avrebbe vinto la scommessa.

Devi sapere che su quel posto aleggiava una leggenda.

Si diceva che un fantasma infestava il luogo della propria morte e uccideva chiunque si fosse permesso di disturbare il suo riposo.

Così tirammo a sorte e uscì il mio nome ma io ero troppo spaventata per andarci così Yuri, un mio amico, si offrì di andarci al posto mio.

Cercai di fargli cambiare idea ma non volle ascoltare e alla fine presa dall'ansia la sua ragazza decise di andare con lui.

Quella notte videro il fantasma ma riuscirono ad uscire incolumi.

Purtroppo il fantasma continuò a perseguitarli finché una notte un auto falciò Yuri uccidendolo.

Ilenia, la sua ragazza, morì schiacciata dal crollo della piscina stessa.

Capisci? Io ho ucciso i miei amici.”

Maurizio stette un attimo in silenzio riordinando le idee.

Quindi quella ragazza c'entrava con la storia della morte di Ilenia e Yuri ma la cosa che lo gelò fu collegare l'immagine di Elisabetta a quella del fantasma della piscina.

Era davvero lei?

La voce della ragazza lo scosse dai suoi pensieri.

“Come vedi non merito di passare oltre.” Disse addolorata.

“Non è vero. Non è certo colpa tua se loro sono morti. Devi cercare di uscire da qui! Io li conosco e ora sono in pace te lo posso assicurare. Ilenia non ce l'ha con te. Elisabetta è con loro, l'hanno perdonata.” Le confessò cercando di convincerla.

“Io non merito il loro perdono.” Cercò di contestare lei sempre a capo chino.

“Smettila di piangerti addosso. Come sei morta?”

“Mi hanno strangolata. Ilenia mi ha uccisa per vendetta.” Ammise lei con un brivido.

La rivelazione della ragazza lo schioccò ma decise di continuare a dialogare.

“Beh, direi che siete pari allora. Devi andare oltre. Non puoi autopunirti per sempre.” Le disse Maurizio accorato.

“Tu perché sei qui?” Gli chiese lei a bruciapelo.

“Per vendicarmi. Devo tornare sulla terra.” Rispose lui dopo un po'.

“Io so la strada. Per molto tempo sono rimasta al margine e non mi sono spostata di molto imprimendomi la via nella mente. Se vuoi posso accompagnarti.” Gli disse semplicemente.

Maurizio sorrise nonostante lei non potesse vederlo con il capo chino.

Si sentì una gioia nel petto infinita.

“Ne sarei felice.”

Ora sarebbe finalmente arrivato dove voleva.


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Capitolo 8
*** 8 ***


8




La ragazza piano piano sollevò il capo.

Maurizio rimase incantato davanti alla fine bellezza del suo viso.

Sembrava un angelo, i tratti delicati della mascella, le fossette ai lati della bocca, gli occhi di un azzurro splendente.

Il tutto contornato da lunghissimi capelli castani e serici.

Sarebbe stata davvero bellissima se soltanto non avesse portato i segni dello strangolamento subito.

La pelle era di uno strano grigio e il bianco dell'occhio era completamente rosso di sangue.

Inoltre, intorno alla gola, aveva chiari segni violacei di mani.

Non si poteva dire che era terrificante come le altre anime ma certamente quei segni danneggiavano quello che un tempo doveva essere un volto da batticuore.

Nonostante tutto Maurizio rimase colpito e per un lungo momento non riuscì a dire nulla.

“Mi chiamo Barbara.” Gli disse lei dolcemente notando l'imbarazzo del ragazzino.

“Io sono Maurizio.” Le rispose balbettando un po'.

Come se fosse la cosa più naturale del mondo le loro mani si unirono e da fuori apparivano come una sorella con il fratellino.

Non sapeva perché ma sentiva di potersi fidare fino in fondo di lei.

Così, mano nella mano, procedettero nella nebbia fitta.


“Ci pensi mai a come sarebbe stata la tua vita se non fossi...Beh, morta?” Sceglieva con cura le parole terrorizzato all'idea di poterla ferirla.

Barbara rimase in silenzio per quella che gli parve un eternità poi con un profondo sospiro rispose.

“Mi sarebbe piaciuto diventare un medico come mia madre. Ma non credo ci sarei riuscita dato che sono sempre stata debole e facilmente impressionabile.”

“A me sarebbe piaciuto fare il pilota di aerei.” Le confidò sentendosi un po' stupido.

Ma lei non parve per nulla divertita dalla sua affermazione anzi sorrise dolcemente come se provasse pena per il fatto che non avrebbe mai potuto realizzarlo.

“Non provare pena per me, non la merito. Sto per fare una cosa molto brutta.” Le confessò con un moto di rabbia verso Michele.

“Non sono d'accordo con te sul fatto che sia giusto e necessario vendicarsi ma ognuno decide per sé. Non potrei in nessun caso impedirti di commettere un errore. A mio tempo anche io ho commesso i miei, e il fatto di non aver ucciso personalmente Yuri e Ilenia non mi scagiona.”

Sul suo viso comparve un espressione addolorata e Maurizio capì che non si sarebbe mai perdonata la loro morte.

Non capiva perché quella ragazza continuasse a colpevolizzarsi nonostante la sua stessa morte per mano di Ilenia.

Sembrava non avercela nemmeno con lei per quanto le aveva tolto.

Pensò che era incredibile e nel profondo del cuore si promise che se mai fosse tornato l'avrebbe portata con sé.


Il resto del viaggio lo trascorsero in silenzio cercando di schivare i possibili incontri con le anime perdute.

Non servì che Maurizio le comunicasse la paura e l'orrore che avrebbe provato vedendone altri perché Barbara parve capirlo da sé.

“Siamo arrivati. La vedi quella luce laggiù?” Gli disse d'un tratto fermandosi.

Maurizio scrutò dinanzi a sé e vide che la nebbia si stava diradando lasciando intravedere un piccolo scorcio di mondo.

“Si, la vedo. Vedo la terra!” Sussurrò con l'emozione che lo investì.

Barbara sciolse piano la stretta e lo spinse leggermente in avanti incitandolo ad uscire dalla nebbia.

Maurizio rimase un attimo a guardarla, non riuscì a ringraziarla a voce ma i suoi occhi parlarono per lui e lei capì.

“Spero che alla fine non farai ciò che hai pianificato. Ti aspetterò.” Gli disse speranzosa.

“Tornerò te lo prometto.” Le disse prima di girarsi e uscire dalla nebbia.

Non le poté promettere che non si sarebbe vendicato però.

La rabbia ora crepitava nel suo cuore all'idea che presto avrebbe raggiunto suo fratello.

“Sono tornato per te.” Sussurrò mentre un largo sorriso gli si apriva sul volto.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi!

Eccomi con un altro capitolo per nulla spaventoso lo so...

tuttavia vedrete che nei prossimi darò il meglio di me

abbiate fede nella vostra Fly90 ;-)

Un bacione!

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Capitolo 9
*** 9 ***


9



Maurizio si guardava intorno come se ogni immagine lo stupisse.

Era avido.

Continuava a girarsi a destra e a sinistra per non perdersi nemmeno un movimento di quel mondo così diverso da quello da cui era uscito.

Era vivo il mondo che aveva attorno.

Si era quasi dimenticato come fosse il mondo dei vivi.

Osservò l'acqua limpida della fontana nel parco, quanto avrebbe voluto poter sentire la freschezza e la sensazione di bagnato sulla mano.

Ma forse poteva...

Lentamente si avvicinò alla fontana e vi immerse la mano.

Era una sensazione strana, sentiva il freddo a contatto con il palmo, ma quando la tolse non era bagnata.

Pensò che essere morti faceva schifo.

Fu allora che la rabbia lo invase più forte che mai.

E tutto lo riportava a Michele.

Se lui non avesse trovato il fucile del padre ora sarebbe ancora vivo, avrebbe avuto ancora un futuro, avrebbe avuto la possibilità di crescere.

La rabbia gli deformò i lineamenti delicati del viso da bimbo.

Michele l'avrebbe pagata cara, con la sua stessa vita.


Riconoscendo la città si avviò con passo deciso verso casa.

Nel cammino si perse a guardare tutti i luoghi che gli ricordavano qualcosa.

In quella città aveva vissuto per sette anni.

Si ritrovò fermo davanti alla pizzeria dove con la famiglia andava a mangiare il sabato sera.

Era un abitudine la loro, ogni sabato sera andavano a mangiare una pizza, prenotavano lo stesso tavolo, il “loro” tavolo e poi si recavano o al cinema o al teatro.

Alla mamma piaceva tanto assistere alle opere mentre papà e loro due amavano invece i film d'azione.

Una fitta di nostalgia lo indusse ad andare avanti e lasciar perdere i ricordi.

Erano tempi andati che non sarebbero tornati mai più.

Inoltre lui era lì per vendicarsi e l'avrebbe fatto ad ogni costo.

Ascoltando solo la propria rabbia si diresse verso quella casa dov'era cresciuto.


Quando si ritrovò davanti al cancelletto malandato rimase pietrificato.

La casa era trascurata, le mura rovinate perdevano l'intonaco e lo sgargiante giallo era diventato ora un beige deprimente.

Lasciò vagare lo sguardo sul giardino seguendo il percorso dell'erba rampicante che infestava la facciata.

L'erba incolta arrivava quasi alle finestre.

Strano, suo padre curava sempre il giardino e mamma era famosa nel vicinato per le sue meravigliose rose di ogni colore possibile.

Ma ora tutto questo sembrava lontano.

Con passo incerto entrò in casa e, dopo aver girato tutte le stanze vuote si rese conto che la casa era disabitata.

Non vi era nemmeno un mobile, nessun quadro, niente in quella casa.

Rimanevano solo le pareti spoglie e il pavimento sporco.

Quello rimaneva della sua vita passata: niente.

Tornò in quella che era stata la stanza sua e di suo fratello.

Osservò a lungo quella camera vuota poi i suoi occhi si fermarono su un disegno sul muro.

Era una piccola scimmietta sorridente.

L'aveva disegnata lui un mese prima di morire e si era beccato una lavata di capo non indifferente dal padre.

Un'altra fitta al cuore lo convinse ad uscire da quella casa spoglia ma piena di ricordi.


Si ritrovò ancora una volta a vagare per la città senza una meta precisa.

Se la sua famiglia non viveva più lì dove l'avrebbe cercata?

E se si fossero trasferiti?

Non poteva aver superato la nebbia per poi non potersi vendicare.

No, non lo accettava.

Determinato a trovare la sua famiglia si sedette su una panchina per raccogliere le idee.

Forse pensandoci bene poteva arrivare con la logica a capire dove vivessero ora.

Ricordò che al padre sarebbe piaciuto trasferirsi in campagna lontana dal caos.

Ma il dubbio era in quale paese?


ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi!

Sono tornata con il nono capitolo.

Come avete letto Maurizio si trova a dover cercare la sua famiglia.

La troverà?

Riuscirà a vendicarsi del fratello?

Rivedrà i suoi genitori?

Continuate a seguirmi e lo saprete presto.

Un bacione da Fly90

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Capitolo 10
*** 10 ***


10



Maurizio passeggiava senza una meta, osservava un bambino che prendeva a calci una lattina di coca-cola vuota e desiderava poterlo fare anche lui.

Peccato che non sarebbe stato normale per la gente osservare una lattina che si muoveva da sola.

Con un lungo sospiro tornò a pensieri ancor più tetri.

La sua famiglia non era più lì e la speranza di trovare Michele ormai era vana.

Al solo pensiero la consueta rabbia tornò ad infestargli il petto e la mente.

Non era possibile che, con tutta la fatica che aveva fatto per giungere fin lì, tutto finisse così.

Non poteva essere arrivato sulla terra per poi non potersi vendicare.

Ma che poteva mai fare?

Sconsolato e più infuriato che mai si sedette su una panchina accanto ad un anziano.

Stranamente il vecchio parve improvvisamente nervoso, come se avesse captato un pericolo nell'aria.

Maurizio si chiese se potesse sentirlo in qualche modo.

In effetti ora che ci pensava, mentre camminava, si era reso conto che la gente passandogli accanto pareva per un attimo all'erta, come se sentissero che qualcosa non tornava.

Il pensiero andò alla sua mamma.

Quando Ilenia l'aveva trovato era morto da poco e non aveva mai osato allontanarsi dalla madre.

In quel periodo lei era apparsa più nervosa, più triste proprio come se potesse sentire che il suo bambino era ancora con lei.

Quando la toccava a volte si girava verso di lui che incoraggiato le parlava nella speranza di essere visto.

Scuotendo il capo scacciò quel nostalgico pensiero.

Dov'era la madre?

Per smettere di pensare decise di fare un esperimento.

Con mano decisa si sporse in avanti e toccò il braccio del vecchio.

Sentì i peli rizzarsi sul braccio dell'uomo e lo vide sobbalzare violentemente impaurito.

Gli scappò un sorriso quando il vecchio in tutta fretta si alzò e se ne andò a passo molto più spedito di quello che ci si sarebbe aspettati da uno della sua età.

Si alzò e prese a camminare ancora.

Lo sguardo si bloccò su un vecchio giocattolo esposto in vetrina.

Si trattava di una piccola trottola uguale a quella che il fratello gli aveva regalato per i suoi sei anni.

In quel momento un uomo gli passò ad un nulla facendolo trasalire.

L'uomo preso da una strana sensazione si fermò girandosi indietro.

Maurizio lo guardò attentamente.

Il viso era famigliare, era giovane e con un principio di barba.

Un immagine apparve nella mente di Maurizio come un flash, la voglia a forma di mezzaluna sul collo del fratello.

Lo sguardo gli cadde in quel punto e un moto di soddisfazione lo colpì quanto vide quella piccola voglia spuntare dal colletto della camicia.

Aveva davanti Michele.

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Capitolo 11
*** 11 ***


11




Dopo il primo momento di sconcerto Michele si incamminò per la propria strada e, ovviamente, Maurizio lo seguì.

Ora che l'aveva trovato non se lo sarebbe mai lasciato scappare.

Ben presto si ritrovarono davanti ad un condominio piuttosto grande.

Michele entrò quindi prese le scale fino al quarto piano dove si fermò davanti alla porta di un appartamento.

Mentre chiudeva la porta Michele sobbalzò come se qualcosa l'avesse sfiorato ed in effetti era stato Maurizio mentre lo seguiva in casa.

Si guardò intorno mentre il fratello spariva nella stanza in fondo al corridoio, presumibilmente il bagno.

Passò di camera in stanza in stanza guardandosi attorno incuriosito.

Non era molto grande l'appartamento ma confortevole.

Vi era una cucina piuttosto piccola con un tavolino al centro e i ripiani in marmo scuro, un salottino con tv, una libreria e un divano ad angolo nero di pelle, una camera da letto e infine il bagno.

Si fermò ad osservare le foto sul mobiletto in salotto.

Ce n'erano diverse sul ripiano, Michele sorridente in mezzo agli amici, Michele con una ragazza dai capelli rossi, un gatto bianco e infine una foto di Maurizio con i genitori.

Fu quest'ultima a bloccare Maurizio.

Sapere che Michele teneva una sua foto in casa lo fece infuriare come non mai.

Il rumore della chiave nella toppa lo fece voltare di scatto.

Per qualche secondo si aspettò di vedere entrare sua madre ma la speranza scemò quando una giovane donna dai capelli rossi fece il proprio ingresso.

Doveva essere la ragazza della foto anche se dal vivo era molto più bella e visto che era lì doveva essere la fidanzata di Michele.

Passando accanto al mobiletto la donna sistemò la foto che lo ritraeva trovandola fuori posto.

Michele uscì dal bagno e si avvicinò lentamente quindi prese la ragazza da dietro baciandole il collo.

“Sei tornata prima.” Le sussurrò nell'orecchio mordicchiandola.

“Deduco che qualcuno abbia voglia di giocare.” Civettò lei girandosi per abbracciarlo.

“Attenta Laura, non mi provocare.” La canzonò Michele sollevandole la maglietta.

“Che maniaco, appena puoi mettermi le mani addosso lo fai.” Brontolò per nulla convincente lei.

Un miagolio arrivò dal balcone a rompere il momento di effusioni.

“Non pensarci ora, la faremo entrare dopo.”

Continuarono a baciarsi con più veemenza ma un altro lungo miagolio proruppe dalla finestra chiusa.

“Dai poverina!” Disse Laura e spinse via Michele dirigendosi alla finestra chiusa.

Appena l'ebbe aperta un grosso gatto bianco balzò direttamente in braccio alla ragazza.

“Accidenti a te Maya! Sempre nei momenti meno opportuni!” La sgridò Michele accarezzandola dietro l'orecchio.

Maurizio guardava il fratello, lo studiava.

Era un ragazzo sui vent'anni con un fisico asciutto ma muscoloso, capelli neri e occhi di un azzurro magnetico proprio come i suoi si trovò a pensare Maurizio.

In quel momento odiò il modo in cui i loro occhi si somigliavano come se non avesse voluto avere niente in comune con quella persona che era a pochi metri.

“Beh, ora che Maya ha rotto l'incantesimo ne approfitto per farmi la barba.” Comunicò Michele baciando ancora la ragazza prima di dirigersi nuovamente al bagno.

La gatta lo seguì fulminea.

Maurizio rimase a guardare Laura ancora qualche minuto poi si diresse verso il bagno.

Appena entrò la gatta inarcò la schiena e soffiò nella sua direzione.

Maurizio di rimando ghignò cattivo provocando un soffio ancora più forte da parte dell'animale.

“Che ti prende?” Borbottò Michele mentre risciacquava la lametta.

Maurizio balzò in avanti con un ghigno e la gatta schizzò contro la porta aggrappandosi con le unghie al legno della porta.

“Ma che diavolo fai?” Sbraitò e aprì la porta per farla uscire cosa che l'animale fece velocemente.

Michele scosse la testa stupito poi tornò a radersi dopo essersi guardato in giro per la stanza.

Sorridendo Maurizio si avvicinò di un poco e nello specchio apparì per un istante una sagoma indefinita.

A Michele cadde la lametta di mano e si girò di scatto.

Era chiaramente teso e non era certo di cos' avesse visto veramente.

Non vedendo nulla di strano tornò a radersi guardandosi di lato di tanto in tanto.

Risciacquò la lametta e quando sollevò lo sguardo stavolta lo vide.

Maurizio stava dietro di lui abbastanza vicino da poterlo toccare.

Lo fissava con gli occhi spiritati e un enorme foro nella fronte pallida, profonde occhiaie gli solcavano il viso e un sorriso maligno si aprì a schernirlo prima che l'immagine sparisse.

Michele strinse convulsamente la lametta nella mano tagliandosi il palmo.

Il sangue prese a scorrere nel lavandino macchiando la ceramica bianca.

Michele dovette sedersi un attimo tremante sul water incapace di stare in piedi.

Aveva davvero visto Maurizio nello specchio?

“Amore va tutto bene? Ti ho sentito urlare.” La voce di Laura lo scosse.

“S-si va tutto bene, mi sono solo tagliato.” Riuscì a rispondere mentre si alzava e si lavava il viso togliendo la schiuma rimasta sul viso.

Maurizio poco distante da lui sorrise sadico.

Il divertimento era appena cominciato.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti, se avete letto anche questo capitolo ve ne sono grata.

Spero che Maurizio vi faccia rizzare i capelli almeno un po'.

Un bacione da Fly90

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Capitolo 12
*** 12 ***


12



Maurizio cercava in tutti i modi di far impazzire Michele.

Gli appariva ogni volta che sembrava tranquillo, una volta sul divano, un altra sulla porta della camera, un altra nella vasca.

Non gli dava tregua da ormai una settimana e ciò cominciava a dare i suoi frutti.

Michele era diventato troppo nervoso, si aggirava per casa guardingo e i suoi occhi scrutavano ogni angolo nell'ombra sicuri di trovarci un bambino che lo osservava.

Ogni volta l'aspetto di Maurizio era sempre più macabro.

Inutile dire che Laura aveva cominciato ad osservare Michele in modo strano e preoccupato come se capisse che c'era qualcosa che non andava.

Era dimagrito di qualche chilo ed era sempre pallido e teso.

Maurizio si chiedeva per quanto ancora avrebbe retto prima di impazzire del tutto.


“Tesoro, perché sposti sempre la foto?” Gli aveva chiesto Laura passando davanti al mobile e sistemando la foto con Maurizio per l'ennesima volta.

Michele aveva sgranato gli occhi e aveva borbottato qualcosa di incomprensibile in risposta.

Mentre si allontanava Michele, con orrore, vide Maurizio spostare nuovamente la foto di lato sorridendogli maligno.


Michele si svegliò di soprassalto nel cuore della notte sudato e con il cuore a mille.

Si guardò intorno e poi il suo sguardo cadde su Laura che dormiva serena al suo fianco.

La guardò per un paio di minuti mentre il cuore rallentava ed il respiro tornava regolare.

Un movimento colto con la coda dell'occhio lo fece voltare in direzione della porta.

Lì però non c'era nulla.

Cercando di calmarsi si sfregò la fronte con la mano chiudendo gli occhi.

Non ne poteva più di quelle inquietanti apparizioni.

Lo vedeva continuamente, in ogni angolo della casa c'era Maurizio.

Sembrava assurdo ma lui lo vedeva nonostante fossero ormai passati diversi anni dalla sua morte.

Forse stava impazzando non lo sapeva.

Mentre pensava a ciò aprì gli occhi e un movimento dal fondo del letto catturò la sua attenzione.

Attese trattenendo il respiro incapace di distogliere lo sguardo da quel punto.

Come in un incubo da dietro la testiera del letto vide un ciuffo di capelli spuntare lentamente.

Con il cuore in gola guardò spuntare la fronte e gli occhi, quegli occhi contornati da scure occhiaie con la pupilla lucida persa in quel bianco iniettato di sangue, erano fissi su di lui.

Per un attimo tutto rimase così finché l'intero volto venne fuori di scatto e Michele se ritrovò a guardare la bocca del bambino.

Una bocca orrenda dai denti marci e neri.

Dal buco di un dente mancante vide far capolino un raccapricciante verme bianco latte che prese a strisciare sul labbro inferiore fino a scendere verso il mento.

Un conato di vomito gli squassò le viscere.

Così com'era apparso Maurizio sparì.

Michele tremante si alzò dal letto dirigendosi in cucina.

Aprì il frigo e si versò un bicchiere d'acqua gelata.

Al buio si aggirò per il salottino finché finì col piede su qualcosa di bagnato.

Era una sostanza viscosa e calda.

“Ma che diavolo...” Borbottò mentre accendeva la luce.

Il bicchiere gli sfuggì di mano mentre guardava il suo piede insanguinato e con gli occhi andava alla pozza di sangue ai piedi del ripiano in marmo.

Una lunga scia segnava il legno e, adagiato sul marmo scuro, giaceva il corpo di Maya.

Il pelo candido della gatta era intriso di sangue, il conato trattenuto in precedenza stavolta ebbe sfogo dopo aver visto la zampina della gatta aperta in due come una mela.

Dal tessuto fuoriuscivano brandelli di tendini ed ossa mentre il sangue scendeva copioso gocciolando a terra.

A lettere cubitali scritta col sangue c'era una frase:

“Sono tornato per te.”




ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi!

Piaciuto questo capitolo?

Vi ringrazio in anticipo per le recensioni che lascerete e per la pazienza che avete nell'attendere i miei aggiornamenti.

Siete fantastici.

Un bacione da Fly90.

Ps: grazie a chi legge!

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Capitolo 13
*** 13 ***


13




Michele non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine di Maya orribilmente mutilata sul ripiano della cucina.

Aveva lanciato un urlo strozzato facendo accorrere Laura in cucina.

Lei era rimasta basita davanti a tale spettacolo ed era andata nel panico.

Era impossibile spiegare la situazione in modo credibile così Michele nemmeno ci aveva provato.

Si era deciso alla fine a spiegare nell'unico modo possibile quella situazione.

Disse a Laura che probabilmente un pazzo era entrato in casa loro ed aveva ucciso la gatta forse per spaventarli o forse per semplice cattiveria.

Più difficile fu rispondere quando Laura gli chiese come avevano fatto a non sentire nulla e come mai quel pazzo non se la fosse presa anche con loro.

La scritta l'aveva mandata nella disperazione in quanto la minaccia non si sapeva se fosse indirizzata a lei o al fidanzato ma in qualunque modo era una cosa che la riempiva di paura.

Non si sentiva più sicura in quella casa e per diversi giorni decise di andare dai genitori almeno finché non si fosse scoperto qualcosa sul pazzo che aveva fatto una cosa simile.

Ma come Michele immaginava la polizia non trovò alcuna traccia e il caso si concluse in un nulla di fatto.

Lui però sapeva chi si nascondeva dietro quell'atto: Maurizio.

Ma a chi poteva dirlo?

Chi gli avrebbe creduto se avesse detto che era stato il fratello defunto anni addietro?

Era costretto al silenzio.

Maurizio lo perseguitava ininterrottamente, qualunque cosa facesse se lo trovava davanti.

Anche se non lo vedeva si sentiva costantemente spiato come se non avesse più una vita propria e ciò stava cominciando a dargli problemi sia sul lavoro che a casa e anche il rapporto con Laura si stava deteriorando.

Scattava per nulla ed era così teso che bastava un minimo rumore per farlo scoppiare, la situazione era insostenibile.


Era venerdì sera e Michele aveva chiesto a Laura di tornare a casa da lui perché solo stava dando di matto.

Così erano usciti a cena e una volta rientrati si erano coccolati sul divano davanti ad un vecchio film.

Maurizio aveva “vegliato” su di loro facendo balzare Michele di tanto in tanto dal divano.

Gli piaceva da morire tormentarlo in quel modo e non dimenticava mai di spostare la solita foto in modo che Laura la potesse aggiustare brontolando.

Ovviamente Michele non osava mai confessare che non era lui a spostare quella maledetta foto.

Lentamente Maurizio si avvicinò a Laura che ignara di tutto osservava lo schermo.

Michele aveva quasi smesso di respirare guardandolo con orrore mentre allungava una mano pallida verso la testa di Laura.

All'ultimo momento la ragazza si spostò come percependo qualcosa.

“Che diavolo è?” Sussultò la giovane scompigliandosi i capelli come per scacciare un insetto.

“N-nulla tesoro, solo una farfalla che si è posata sui capelli.” Mentì Michele mentre guardava il punto dove fino a poco fa c'era Maurizio.

Con un lungo respiro chiese a Laura di andare a letto.


Una volta sotto le coperte la giovane si strinse a lui calda e invitante.

Era diverso tempo che non facevano l'amore e lei gli stava facendo capire che ne aveva voglia.

Iniziò a baciarlo sul collo mentre la mano sinistra tastava gli addominali scivolando verso il basso sensualmente.

Con impeto le tolse la maglietta e si adagiò sopra di lei baciandola con ardore.

Le accarezzò i fianchi mentre ricopriva il suo corpo di baci caldi e umidi sussurrandole parole dolci ed eccitanti.

Lei si aggrappò alle sue spalle gemendo come a pregarlo di andare oltre, di non torturarla e darle ciò che voleva da lui.

Ad un tratto la temperatura diminuì e la pelle di Laura divenne glaciale sotto al corpo di Michele.

“Hai freddo tesoro?” Le sussurrò tra un respiro ansante e l'altro ma non ottenne risposta.

Si sollevò un poco per guardarla negli occhi ma quando potè guardarla non vide Laura.

Al posto del viso delicato e stupendo della ragazza la faccia pallida e putrida di Maurizio lo accolse.

Allontanandosi da lui come se scottasse Michele gridò.

Maurizio sorrise beffardo storcendo la bocca deteriorata in un ghigno infernale.

Michele non riusciva a distogliere lo sguardo da quel viso agghiacciante.

Il buco al centro della fronte sembrava ancor più profondo e un liquido nauseabondo e marrone gocciolava sulla coperta e lungo il volto che portava segni evidenti di decomposizione.

Un osso giallo spuntava dalla carne della mascella.

“Lasciami stare! Cosa vuoi da me?” Urlò Michele e in preda all'orrore prese il cuscino spingendolo contro la faccia del fratello schiacciandolo contro il materasso con tutto il peso del proprio corpo.

Il fratello si agitava sotto al cuscino, cercava un appiglio per liberarsi, gli graffiava le braccia e la faccia con le unghie.

Ma Michele non cedeva e premeva il cuscino con più forza finchè non riconobbe la voce di Laura provenire debole da sotto la presa.

Immediatamente lanciò il cuscino contro la parete sollevando la testa della ragazza che cercava di riprendere fiato.

Il volto paonazzo lo spaventò mentre cercava di scusarsi e di farla calmare così che potesse riprendere a respirare.

Dopo qualche istante lei parve riprendersi allontanandolo impaurita e arrabbiata.

“Che diavolo fai? Vuoi uccidermi?” Gli urlò contro.

Michele fece per avvicinarsi ma lei lo respinse in malo modo.

“Non mi toccare! Tu sei pazzo!” E detto questo corse all'armadio a prendere la sua roba.

“Che fai?”

“Me ne vado! Non ti voglio più vedere! Non so cosa ti sia successo ultimamente ma sappi che non ho intenzione di stare con un pazzo!” Gli urlò tremante mentre chiudeva la valigia e si dirigeva all'ingresso.

“ Laura aspetta ti prego, ti posso spiegare!” Cercò di pregarla senza toccarla per paura di spaventarla ancor di più.

Lei si voltò e incrociando le braccia gli fece segno di parlare.

“Ascolta, so che può sembrare una cosa strana ma io da un paio di settimane vedo...” Non riuscì a terminare la frase, lo avrebbe preso per pazzo.

Lei continuava a guardarlo come se sperasse di sentirsi dire qualcosa che l'avrebbe aiutata a capire.

“Io vedo Maurizio, mi perseguita. Te lo giuro Laura, non ti sto mentendo, io lo vedo sul serio!” Continuò perdendo la voce sulle ultime parole.

Lei parve impietrita mentre abbassava lo sguardo piangendo sommessamente.

“Tu sei pazzo. Per il tuo bene vai da qualcuno che ti possa aiutare. Fra noi finisce qui.” E detto questo prese la valigia e uscì di corsa.

Michele si lasciò cadere a terra mentre la vista si appannava dietro al velo delle lacrime.

Ora era solo e ne era certo sarebbe davvero impazzito.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi!

Come vi sembra il capitolo?

Spero vi sia piaciuto nonostante sia un po' confuso.

Grazie a tutti quelli che leggeranno anche questo capitolo.

Un bacione grande da Fly90.

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Capitolo 14
*** 14 ***


14



Da quando Michele era stato abbandonato da Laura si era lasciato completamente andare, mangiava poco, non si cambiava abiti da giorni, non si curava minimamente, era l'ombra di se stesso.

Ormai era diventato il giocattolo di Maurizio che non mancava di tormentarlo in ogni modo possibile portandolo alla follia.

Non era nemmeno più andato a lavoro, si limitava a starsene sul divano con le gambe strette al petto e lo sguardo attento ad ogni piccolo spostamento attorno a sé.

Ogni tanto gli parlava anche, lo implorava di andarsene e lasciarlo in pace.

Aveva anche provato a chiedergli scusa ma era evidente che Maurizio non era interessato alle sue scuse e non era intenzionato ad andarsene, non prima di averlo ucciso.

Bastava poco a farlo impazzire del tutto, lo sentiva, era disperato e non poteva certo andare avanti molto senza mangiare né dormire prima di perdere la ragione.

Era esattamente lì che Maurizio voleva arrivare.

Mentre guardava il fratello terrorizzato si sentiva forte e finalmente in pace, la rabbia spariva e il peso si sollevava dal petto.

Forse essere morto aveva i suoi vantaggi in fondo.


Michele era ranicchiato al centro del divano e guardava a terra da ormai un ora, senza sollevare mai lo sguardo, perso in chissà quali pensieri.

Dondolava leggermente avanti e indietro emettendo di tanto in tanto qualche suono inarticolato.

Maurizio osservò per l'ennesima volta quella foto che tanto odiava e che lo ritraeva in un momento felice e lontano della sua vita terrena, con un moto di stizza la scaraventò giù dal mobile.

Non appena la cornice si scontrò con il pavimento una miriade di schegge volò in ogni direzione.

Michele sobbalzò sul divano guardando quel che rimaneva della foto.

Prese a tremare visibilmente mentre vagava con lo sguardo alla ricerca di Maurizio che, tuttavia, non si manifestò.

Gli girò attorno arrivandogli alle spalle soffiando sulla pelle nuda del collo di Michele.

“Perché mi fai questo?” Chiese quello disperato cercando di indietreggiare senza sapere bene dove fosse Maurizio.

Ridendo come un pazzo il bambino decise di lasciarlo in pace per un paio di minuti in modo che la tortura fosse poi più divertente.

Fu in quel momento che a Michele venne un idea.

Forse Maurizio era legato a qualcosa e se lui fosse scappato se ne sarebbe liberato.

Erano solo ipotesi ma dar credito alle leggende a volte poteva essere l'unica speranza possibile.

Poteva essere così visto che, tempo fa, non avrebbe mai nemmeno creduto che i fantasmi esistessero.

Guardandosi intorno si mosse di qualche passo verso il corridoio e, vedendo che non succedeva nulla, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.

Lentamente uscì da casa e si chiamò l'ascensore pregando che salisse in fretta.

Fare le scale non gli sarebbe stato possibile viste le gambe deboli che a malapena sorreggevano il corpo.

Ogni attimo che passava l'ansia si impossessava del suo cuore facendolo battere all'impazzata come a voler uscire dal petto.

Quando finalmente le porte si aprirono si precipitò all'interno.

Per fortuna Maurizio non l'aveva seguito.

Respirando profondamente si appoggiò alla parete con la testa all'indietro.

Improvvisamente l'ascensore si arrestò di colpo e fu tutto buio.

“Cazzo!” Si lasciò sfuggire mentre l'ansia tornava ad opprimerlo.

“Calmati!” Si disse premendo il tasto dell'emergenza, qualcuno sarebbe arrivato e tutto sarebbe andato bene.

Nonostante cercasse di calmarsi non credeva davvero che tutto sarebbe andato bene.

Come a conferma di ciò Maurizio comparve al suo fianco rivolgendogli un ghigno spaventoso.

Con un balzo Michele si portò il più lontano possibile dal fratello con il respiro mozzato in gola e gli occhi sbarrati.

Il bambino si fece più vicino e con la mano gelata toccò la sua, gli prese un dito e lo torse con un movimento secco spezzandolo.

Michele urlò e si strinse il dito con l'altra mano guardando sempre Maurizio negli occhi, occhi sanguigni e folli che sembravano perforarlo.

Con disperazione Michele cercò di forzare le porte nonostante il dolore al dito si facesse terribilmente acuto.

Dopo diversi tentativi riuscì ad aprire le porte notando che l'ascensore si era bloccato in un punto che poteva garantirgli la fuga.

Si era fermato a metà tra un piano e l'altro in modo che, se fosse riuscito a passare in mezzo alle porte, sarebbe approdato sul pavimento del terzo piano e da lì sarebbe caracollato giù per le scale fino ad uscire dall'edificio.

Guardandosi indietro vide Maurizio avvicinarsi con la mano destra protesa verso di lui.

Non ci pensò due volte e infilò la testa nella fessura spingendosi in avanti con i piedi, purtroppo l'apertura non era abbastanza larga da permettere alle spalle di uscire e rimase incastrato con la testa all'esterno e il resto del corpo all'interno.

Provò a spingere con tutte le forze ma la mano di Maurizio gli ghermì una caviglia tirandolo verso di sé.

La luce tornò improvvisamente e l'ascensore prese a muoversi con orrore di Michele che cercò di rientrare velocemente.

Una risata alle sue spalle lo agghiacciò mentre il bordo del piano ormai si faceva più vicino.

Con uno schiocco tremendo la testa si staccò dal corpo rotolando sul pavimento del terzo piano in un lago di sangue mentre il corpo di Michele continuava la sua discesa verso il pianoterra.

Una ragazza aspettava impaziente l'arrivo dell'ascensore ma quando le porte si aprirono, sul pavimento dell'ascensore, vide un corpo senza testa, dal collo uscivano ossa e tendini completamente tranciati dal quale zampillava sangue caldo e rosso vivo, una scritta sullo specchio in fondo alla cabina citava: “La mia vendetta è compiuta.”

L'urlo della ragazza riecheggiò in tutto il palazzo.


Soddisfatto Maurizio aveva deciso di trattenersi fino al funerale solo per capire che fine avessero fatto i genitori.

Li vide comparire su due macchine diverse segno che il loro matrimonio doveva essere in qualche modo finito, forse proprio a seguito della sua morte.

Appena i loro sguardi si incatenarono la donna si lanciò tra le braccia dell'uomo disperata.

Restò a lungo a guardarli mentre cercavano forza l'uno nell'altra.

Forse sarebbero tornati insieme, magari il dolore della perdita del secondogenito li avrebbe riavvicinati.

Era ora che lui tornasse a casa.


All'ingresso nella nebbia trovò Barbara e l'abbracciò così forte che se fosse stata ancora viva probabilmente l'avrebbe spezzata.

Poi con un sorriso le diede la mano ed insieme tornarono nel mondo dei morti dove ad aspettarli c'era Gianni.

Maurizio si guardò ancora una volta indietro ripensando a quello che aveva vissuto in quelle settimane e che mai avrebbe creduto davvero possibile.

Un pensiero fece capolino nella sua mente: e se un domani da quella nebbia fosse uscito Michele?

Si mise a ridere così forte all'idea che Barbara e Gianni lo guardarono come fosse impazzito poi insieme a loro tornò da Ilenia e Yuri.



FINE.



ANGOLINO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti.

Anche questa storia giunge al termine che ne pensate?

Come seguito di “La piscina” può andare?

Grazie a tutti quelli che hanno recensito o anche solo letto questa storia, a chi l'ha messa tra le preferite, a chi l'ha messa tra le seguite e chi l'ha messa tra le ricordate.

Ma sopratutto grazie a SoGi92 per il costante sostegno e i consigli che mi hai dato.

Un bacione dalla vostra Fly90.

Tornerò presto con una nuova storia.

Alla prossima.

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