Blood Secret

di Seagull83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mantelli nella nebbia ***
Capitolo 2: *** Ginevra ***
Capitolo 3: *** Risoluzione ***
Capitolo 4: *** Il patto ***
Capitolo 5: *** Contratti, tributi e dolore ***
Capitolo 6: *** L'inchiostro ricorderà per me ***
Capitolo 7: *** Altari di sabbia su cui soffiare...nessuna scelta. ***
Capitolo 8: *** Dopo il disgelo ***
Capitolo 9: *** Nulla da perdonare ***
Capitolo 10: *** AVVISO ***
Capitolo 11: *** Lunghi guanti grigi ***



Capitolo 1
*** Mantelli nella nebbia ***


Piovigginava appena, ma un freddo pungente rendeva quelle goccioline come minuscole lamelle di ghiaccio che le arrossavano le guance. Il pesante mantello nero le copriva tutto il corpo e infangato ai margini le arrivava fino ai piedi, mentre il cappuccio calato sulla testa nascondeva il suo viso agli occhi di chiunque.
Aspettava.
Appoggiata a quel tronco sudicio e spoglio, aspettava.
Un giorno soltanto ed era tornata indietro, con che cuore aveva sperato di poter stare lontana da quel luogo?
Un brivido la pervase scendendo gelido lungo la schiena e schiantando i suoi centri nervosi, rimase così per un attimo a tremare, poi le ginocchia si fecero molli e si lasciò scivolare giù.
Così sedeva immobile e fradicia sotto quell'albero morto, non più ormai che un gelido fantasma invernale della sua rigognosa controparte primaverile e davanti a lei oltre la nebbia, oltre il lago, la scuola di magia dipingeva gli oscuri contorni del luogo che per sette anni aveva chiamato casa.
Un giorno soltanto, un giorno da quel diploma tanto agognato, un giorno dalla lode e dal plauso di tutti quelli che per lei avevano contato, un giorno da quegli occhi tristi di cui il sorriso tirato le aveva strappato l'anima.
Un giorno.
Avrebbe dovuto essere un addio eppure... Aspettava.
Iniziò ad avere freddo, ma si disse che se chi attendeva non fosse giunto, forse...forse morire così in mezzo a quel nulla non sarebbe stato così male. Si sarebbe lasciata andare tra le braccia ghiacciate di quella notte, nell'umido bacio di quelle gocce fredde, nell'oblio di un ostentato coraggio che fino al giorno prima credeva di possedere e che poi in poche ore si era sfaldato come i chilometri che aveva percorso lontano da lì prima di tornare indietro.
Gli occhi si aguzzarono scorgendo un movimento in lontananza e tutti quei pensieri macabri e non adatti ad una giovane donna come lei sfiorirono, catturato invece il cuore in un gioco d'accelerazione frenetico e così...vivo.
Un giorno e aspettava...ed avrebbe atteso tutta la sua giovane vita per quell'ombra scura che lentamente risaliva la china verso di lei, comparendo e scomparendo tra i banchi di nebbia bassa.
Non si mosse e nulla da fuori poteva destare l'attenzione sul languore immenso che ora le attanagliava lo stomaco e le affrettava il respiro.
La seconda figura coperta dal mantello giunse a qualche metro da lei e si fermò, attese qualche attimo e poi una mano diafana fece scivolare la stoffa pesante, scoprendo purpuree e lisce lingue di fuoco.
-Ginny...- un nome sussurrato, adorato, implorato.
-Cosa fai qui?-
-Mi hai sentito...- di nuovo una voce così flebile e senza forza.
-In sei anni ti ho ignorata una sola volta?- chiese l'altra sorridendole appena.
-No mai...- Ginny si avvicinò e si sedette al suo fianco, rimasero in silenzio per lunghi minuti prima che la rossa lo rompesse.
-Mi hai detto addio ieri...non renderlo più doloroso di quanto già non sia, ti prego.- e qualcosa nel tono assomigliava ad una supplica sofferta, di chi forse deve dire quel che dice, ma non lo vuole.
-Ero oltre Diagon Alley...ero già tornata al mondo Babbano...ero già nel mio futuro Ginny e poi...-
-Poi che è successo?-
-Non lo so...ho visto qualcosa, una luce, non so spiegartelo e mi sono trovata a fare il percorso all'inverso...in fretta, più veloce possibile. Dovevo tornare qui.-
-Non capisco...- scosse la testa Ginny.
-Neanch'io.-
Silenzio.
-Ron dov'è?-
-Ha importanza?- chiese irritandosi appena, ma era troppo stanca per ribattere.
Silenzio ancora e Ginny si chiese che stava succedendo per l'ennesima volta in quella serata, da quando camminando per i corridoi della scuola aveva sentito quel conosciuto languore, quel richiamo solo per lei, quel soffio gentile oltre l'orecchio sinistro, malizioso e unico.
-Che succede?-
-Nulla di grave credo...solo tienimi la mano.- e così dicendo sottili dita bianche erano apparse in contrasto con il mantello scuro, porgendosi a Ginny indifese e supplici.
La rossa non aveva esitato, anche se quel contatto non avrebbe fatto altro che inasprire la ferita inferta qualche ora prima, un addio odiato e necessario.
Strinse la mano che le si era offerta e la sentì fredda, così prese a riscaldarla con le sue.
-Abbiamo deciso che non sarebbe andata avanti...abbiamo deciso che non era giusto ne possibile!Abbiamo promesso che il tuo diploma sarebbe stato il nostro addio...non puoi venire qui e...non puoi!- la voce si era alzata appena, mentre cocenti lacrime le rigavano il volto.
-Lo so...lo so...ma io dovevo tornare.-
La voce appena sussurrata era diventata un sibilo e Ginny si era girata per vedere che stava succedendo, anche perchè la stretta sulla sua mano si era affievolita.
Aspettò ancora, ma nulla si mosse, nulla fiatò...la mano fu più veloce del pensiero e con uno scatto il cappuccio del mantello nero fu calato, scoprendo docili boccoli nocciola.
-Hermione!- fu lesta ad accoglierla fra le braccia, mentre l'altra a peso morto cadeva.
-Cosa c'è?Cosa è successo maledizione?!!- urlò nella notte, trovando l'altra misteriosamente priva di sensi.
Il mantello si aprì e una sottile linea rossa si fece largo tingendo la camicia di seta e slabbrandosi in una macchia bruna. Le pupille di Ginny si dilatarono quando riconobbe il sangue della sua compagna.
La scosse violentemente, urlandole di svegliarsi e non smise finchè gli occhi stanchi della mora non si aprirono a mezz'asta.
-Guardami Mione!Guardami e rimani sveglia!Che diavolo hai fatto?-
L'altra sorrise continuando a sbattere le palpebre per ritrovare un minimo di lucidità che invece le sfuggiva.
-Capisci...dovevo tornare da te.- biascicò.
-A fare cosa?A morirmi tra le braccia?Cos'è questo, "un'Avada Kedrava" non schivato del tutto?Non chiudere gli occhi Granger o non te lo perdonerò mai!Alzati!- aveva urlato e nella sua voce qualcosa d'isterico, disperato, una nota che nemmeno davanti ai Mangiamorte aveva mai avuto.
Aveva paura, una paura gelata e definitiva, mentre con la forza della disperazione trascinava il corpo dell'altra lungo la china.
Eppure il castello non le era sembrato mai così lontano dall'albero dove lei e la mora si incontravano di nascosto.
Cadde a ginocchioni e imprecò, perchè da sola non sarebbe mai riuscita a portarla al sicuro, così iniziò a piangere di rabbia e d'impotenza, poi la prese per il bavero alzandola appena.
-Apri gli occhi dannazione!Da quant'è successo?Quanto sangue hai perso?Perchè sei stata qua fuori tutto questo tempo?-
-Non lo so...aspettavo che mi sentissi e...-
-Sei una stupida!Tieni aperti quegli occhi Granger!Una stupida!- così dicendo le aveva dato uno schiaffo, non troppo forte, non troppo piano.
Hermione era parsa rianimarsi, ma forse era la sua immaginazione o forse il rossore dello schiaffo su quella pelle troppo bianca. Poi le braccia della mora si strinsero intorno a lei e le venne di nuovo da piangere.
-Si, perchè ti ho lasciato andare ieri...una stupida si. Ginny stringimi, non rimane molto tempo...-
-Stai zitta tesoro!Zitta!Non puoi farmi questo...- ma l'aveva stretta perchè il freddo che sentiva dentro poteva essere scaldato solo da quelle braccia.
-Ginny ti prego...puoi ancora salvare questa stupida...- la voce tornò ad affievolirsi, mentre Ginny riacquistava speranza e tamponava al meglio la ferita.
-Come?Dimmi come?- le urlò.
-Sai perchè sono tornata?- ci aveva messo molto per dire quella frase, molta, troppa fatica...
-Ginny perchè sono tornata qui?- ma la rossa non rispondeva e lei non aveva più tempo.
-Wesley per l'amor del cielo!-
-Amore...- sussurrò appena.
Hermione sorrise...
-Per la nostra promessa...sono legata a te...-
Silenzio.
-Eravamo della bambine...-
-Era il mio sangue con il tuo...è abbastanza.-
Silenzio di nuovo.
-Non possiamo farlo...il patto non è chiuso, non ha validità magica!-
-Ginny ti prego...-
Il vento scivolò su di loro sprezzante, regalando ad entrambe strali gelidi e miriadi di spine.
Sancisce il tempo ciò che non sancisce il sangue.
Sancisce il sangue ciò che non abbiamo il coraggio di sigillare.




Ciao a tutti!Sono finalmente riuscita a modificare il testo (html...scusate sono un po' tarda)rendendolo decente e più leggibile...buona lettura, spero la storia vi piaccia!
Alyson

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Capitolo 2
*** Ginevra ***



Fece scoccare il mantello che piroettando turbinò nell'aria e le ricoprì il petto.
I lungi capelli scarlatti vibrarono accarezzati dalla brezza frizzante di quel mattino, mentre tutti gli allievi della scuola di magia di Hogwart si giravano ad ammirare Ginevra Weasley.
Portamento fiero di chi ha visto molto più di quello che da ad intendere, occhi nocciola capaci di freddare e di mandare a fuoco chiunque, ramate ciocche ad incorniciare un viso più duro di quanto fosse giusto per la sua età, lingua tagliente eppure delicata, anima nera come la notte e pura come l’acqua.
Il polso destro marchiato da un segno di possesso biancastro e indelebile.
Settimo anno, Grifondoro.
Eccellente studentessa, eccellente in volo, eccellente in campo, eccellente in tutto e fredda come il ghiaccio perenne: le vittorie, i bei voti, i sorrisi imbarazzati di ogni ragazzo della scuola, le lodi di ogni ragazza e dei professori non scalfivano di nulla, quello sguardo tremendamente triste infondo.
Il settimo anno per Ginevra fu il più fulgido, perché dal nulla divenne l’eccelso esempio di Hogwart e il più duro, perché il suo cuore provò paura ogni singolo istante.
Elusa la folla, sgattaiolò oltre le mura e si diresse verso la Foresta Proibita, poi scartò di lato e accertatasi che nessuno l’avesse vista raggiunse il vecchio albero, ora rifiorito.
Era marzo.
Erano passati sei lunghi mesi da quella notte di inizio ottobre.
Come l’autunno era giunto presto quell’anno investendo i diplomandi con fredde folate di vento, ora l’inverno non voleva andar via, come non se ne andava nel suo cuore.
Faceva ancora fresco e la primavera stentava a sbocciare pienamente, ma il suo albero fioriva e questo per lei era miele.
Si sdraiò nell’erba e si strinse un po’ di più il mantello addosso, poi chiuse gli occhi.
-Gi-ne-vra.- sorrise nel sentire quella voce scandire piano il suo nome, con una dolcezza infinita.
Hermione comparve al suo fianco e si chinò in avanti baciandola appena, prima che lei potesse riaprire gli occhi o rispondere al bacio, l’altra era già tornata seduta.
-Non mi piacciono le cose rubate.- sorrise ancora Ginny, un sorriso che dall’anno precedente nessuno a scuola aveva mai rivisto.
Hermione si girò a guardarla e sorrise, di un sorriso così bello e sincero che la rossa si alzò ad accarezzarle la guancia.
-Oh, Mione sei così…bella.- e dicendo questo la baciò con calma, lentamente e con dolcezza, venerandola quasi.
Quando il bacio finì, Hermione era leggermente rossa e sorrideva ma tristemente.
-Sei di nuovo qui bambina…-
-Dove pensi che possa andare…tu sei qui.- rispose stornando lo sguardo la rossa.
Hermione iniziò a giocare con una ciocca di capelli dell’altra in silenzio, punendo Ginny con quell’assenza di dialogo ma non perdendo il contatto.
La rossa sapeva, la rossa era Ginevra Weasley, la rossa era sua e non erano libere.
La mano di Hermione parve più trasparente tutto d’un tratto, Ginny l’afferrò impallidendo.
-Ti servo ancora…-
-Non stavolta…sto bene.- fece ferma la più grande.
Ginny la ignorò, tirando fuori dallo stivale un coltellino, già pronta a pagare il suo tributo.
-Ti ho detto che non serve…- ripetè Hermione e nella voce vibrò il nervosismo, perché Ginny continuando ad ignorarla, alzando il maglione leggero della divisa e avvicinando la piccola lama al suo ventre, là dove altri graffi e tagli leggeri si intravedevano.
-Ginny!!- urlò prima che la lama affondasse nella carne e le prese la mano.
-Non…voglio.-
Ginevra ora riservava all’altra lo stesso sguardo che donava agli altri allievi, freddo e impenetrabile.
Diede il coltellino ad Hermione e poi mise la mano sulla sua restando immobile nella posizione precedente con la lama appoggiata sulla pelle, spinse e incise, prima che l’altra potesse opporsi.
Poco, quel che basta per far sgorgare stille scarlatte.
Hermione lasciò la presa e strinse i denti, sentendo il dolore dell’altra e la sua colpa.
Ginny cercò di non macchiarsi la camicia e il maglione, poi si stese lasciando il ventre e il taglio sanguinante scoperti.
Hermione chiuse gli occhi e si maledisse come ogni volta, poi abbassò il viso e sfiorò con la lingua la ferita.
Ginny si irrigidì eccitata e brividi caldi scesero lungo la sua schiena, mentre l’altra riversava i suoi morbidi boccoli sul ventre e sul petto e accarezzava dolcemente le parti di pelle scoperta con le dita, intanto allappava la linfa dell’altra sempre con più fame.
Ginny strinse i capelli dell’altra con una mano ed Hermione iniziò a piangere, non perchè le facesse male, ma perché quel fuoco che sentiva salire dentro l’altra non era suo, non era loro.
Quando il culmine raggiunse la rossa, Hermione smise di assaggiare il suo sangue e la strinse forte, per tenerla lì con sé e farla scendere da quel picco falso, sperando ogni volta di non trovarsi davanti una Ginny un po’ meno Ginny e un  po’ più Ginevra, un po’ più fredda, più gelida e vuota.
Ma gli occhi che la raggiunsero quando la rossa smise di ansimare e si allungò per baciarla, non le lasciarono dubbi, un altro frammento era volato via.
Un'altra parte di quell’anima che amava tanto era sparito, perso in meandri senza uscita, in labirinti privi di soluzione.
-Non voglio più…-singhiozzò dopo averla baciata, ma Ginny, ora più lucida le prese la mano e guardandola sorrise.
-Sei ancora qui…non lascerò mai che tu svanisca.-
Di fatto la trasparenza non c’era più, ma Hermione si asciugò la bocca con il dorso della mano, disegnandosi sul viso lunghi graffi rossastri.
-Ginny, non era questo che volevo…io non sapevo che…-
-Lo so tesoro, lo so…- e rise vagamente ironica, ma l’altra non ci fece caso, quando succedeva, Ginevra prendeva il sopravvento cinica e spietata e ad Hermione non restava che accettarlo.
-Devi salvarti…-
-No.-
La mora sospirò scuotendo la testa.
-Domani non ci sarò e…- ma prima che potesse finire la frase, Ginny le afferrò il polso destro, scoprendo la cicatrice identica alla sua.
-La vedi questa?- chiese rabbiosa ed Hermione sentì freddo dentro.
-Sei mia…non andrai da nessuna parte.- detto questo la scansò freddamente per poi alzarsi e andarsene.
Silenzio e ghiaccio.
Tra loro e intorno, come se tutto il mondo non fosse stato altro.
-Sono stata tua prima di questo e lo sarò dopo.- sussurrò vedendola sparire oltre la Foresta Proibita verso la cinta muraria della scuola.
La sera stessa, tornata vagamente in sé, sarebbe tornata a scusarsi, sarebbe tornata a piangere e avrebbero fatto piani per sfuggire a quell’incubo e poi…poi sarebbe arrivata la volta successiva e Ginny non si sarebbe tirata indietro e lei non sarebbe riuscita a fermarla, così al posto della sua dolce Grifondoro, si sarebbe fatto strada l’impeccabile esempio di perfezione e freddezza, Ginevra Weasley.
Ginevra.
Ogni volta così meno sua.
Ginevra.

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Capitolo 3
*** Risoluzione ***


Volevo ringraziare Tarja per la bella recensione e, come vedi, sono riuscita a sistemare il testo! Fatemi sapere come vi sembra la storia...buona Lettura!
Alyson




La mattina era fresca, ma il clima iniziava a riscaldarsi e la primavera esplodeva sui terreni di Hogwart, inondando i suoi orizzonti di profumi meravigliosi e rinascite spettacolari. Il Picchiatore scrollava le fronde risvegliandosi dal torpore dell'inverno e buttava germogli gentili e di un verde brillante, voli di rondini costruivano articolate evoluzioni aeree rendendo il cielo terso una dinamica esplosione di figure.
Ginny appollaiata sotto un arco del portico interno, scriveva un interminabile saggio di Pozioni, godendosi la brezza che le scompigliava le ciocche scarlatte costruendo piroette sulla sua fronte.
Il mantello dei Grifondoro le copriva una gamba, mentre l'altra penzolava dal muretto, il nodo della cravatta rossa e oro era allentato e la penna scorreva veloce sul foglio di pergamena ingiallito, mentre lei seguiva con gli occhi il movimento.
-CapoScuola Weasley!Come mai non è in classe?-
La rossa sussultò a quella voce burbera, ma con un tono divertito e comprese questo doppio solo alzando lo sguardo e incontrando gli occhi  di Mark Davis, Corvonero, del settimo anno come lei.
-Sono esentata dall'ultima ora, CapoScuola Davis!- gli rispose affettata e con un sorrisetto meschino stampato in volto, ma il ragazzo non si impensierì per nulla e anzi sbuffò teatralmente.
-Non dirmi che hai superato anche il parziale del mese scorso, assicurandoti l'accesso diretto ai M.A.G.O.??-
-Come se già non lo sapessi...- sospirò lei scocciata dalla presenza dell'altro, ma in modo bonario, così diversa la sua voce con quel ragazzo in confronto a tutti gli altri.
-Touchè Weasley!Lo sapevo...e siccome io comune mortale, non l'ho passato, ti chiederai che ci faccio qui?!!- fece lui sorridendo apertamente.
-Veramente no...ma tanto so che me lo dirai ugualmente Mark...-
-Esatto!!!Come CapoScuola sono stato mandato da Hagrid per informarlo di movimenti sospetti vicino al Pesco di vedetta...ricordi quel posto su ai confini nord?-
Ginny sentì il sangue gelarsi, il suo pesco...Hermione.
-Quando...quand'è successo?- chiese pallida in viso.
-Non so di preciso...credo nelle ultime settimane. Ma a te che importa?Dovresti gioire con il tuo amico per questo inatteso contrattempo che mi permette di saltare Trasfigurazione!!- cinguettò lui, ma quando si rese conto che l'altra non lo stava ascoltando il suo sorriso si spense ed iniziò a guardarla con occhi tristi.
-Di nuovo persa nel tuo mondo Ginevra...a volte mi chiedo se potrò mai entrarci, così potrei capire cosa ti succede.-
La ragazza si scosse sentendo quelle parole, così docili e malinconiche, così in qualche modo dolorose, un modo che lei non riusciva a comprendere.
-Ma no Mark...sono qui con te!E visto che ho terminato il saggio, se vuoi ti accompagno da Hagrid!-
Il velo sugli occhi del ragazzo si disperse in un attimo e un radioso sorriso comparve a illuminarlo, anche il perchè di questo a Ginny non era ben chiaro, ma ormai era talmente abituata a quel suo unico amico che ignorò la cosa.
-Certo!Vado in dormitorio ad appoggiare i libri, fra dieci minuti qui Weasley?-
Ginny fece segno di si con la testa e alzò la mano per salutarlo, mentre quello già correva verso Corvonero, poi tornò con gli occhi sulla pergamena che era tutto furchè conclusa. Doveva scoprire cosa sapessero i Professori sul suo Pesco e se possibile avrebbe sviato Hagrid.
Una mano diafana sfiorò la sua guancia, poi dieci dita iniziarono a districarle i capelli, dolcemente, esasperando il languore che già percepiva.
Il cortile deserto, abbracciò l'immagine di Ginevra ad occhi chiusi intenta ad assaporare le carezze sapienti di un altro studente di Hogwart.
O così sembrava...la figura avvolta e nascosta dal mantello invernale, ormai fuori stagione, dei Grifondoro continuò il suo gioco.
-Un Corvonero...- sibilò Hermione, continuando a celarsi sotto al cappuccio.
-Cosa?- fece la rossa  non avendo inteso e girandosi verso l'altra che le stava dietro.
-Nulla ...-
-Non dovresti essere qui, è pericoloso!Mark mi stava appunto dicendo che...- ma Hermione non la fece finire, colta da un'improvvisa sensazione.
-Ho sentito...andrai da Hagrid?-
Ginny rimase un po' spiazzata, ma si riprese prontamente esponendo le sue elucubrazioni all'altra e propose di cambiare posto dove nascondersi perchè il pesco non era più sicuro, raccomandando all'altra di fare più attenzione.
-Ad esempio non è molto saggio venire qui, quando fra meno di mezzora le lezioni si concluderanno.-
-E fra pochi minuti Mark sarà di ritorno...- soffiò Hermione.
-E con ciò?-
-Non so bene come potrebbe reagire vedendomi, cara la mia CapoScuola...- fece alzandosi in piedi e dandole le spalle, per evitare che la sua espressione piccata venisse vista.
-Ah bè questo si...ma ho come l'impressione che intendessi altro.- nel dirlo il sopracciglio di Ginny si era alzato.
Hermione sospirò appena poi si girò a guardarla sorridendole, rassegnata e quasi vinta e quell'espressione a Ginny non piacque per niente.
-Niente d'importante...mi fa piacere che con Mark le cose vadano bene. E' un buon amico?-
-L'unico che sopporto. I miei amici eravate voi.-
Fredda eppure sincera.
-Ora noi non ci siamo più.-
-Tu sei qui.-
Silenzio.
-Mione che cosa stai cercando di fare?-
La mora le fu di nuovo dietro, si sistemò il cappuccio per coprire meglio il viso e poi le pose le mani sugli occhi.
-Signorina Granger?!??- chiese divertita.
-Forse il tuo futuro potrebbe essere nuovamente diverso...e libero.- le sussurrò all'orecchio prima di liberarle gli occhi e sparire.
Quando riaprì gli occhi, Hermione non c'era più e le sue parole le rimbombavano in testa, guardò in avanti e vide Mark Davis avvicinarsi di corsa, trafelato e allegro come sempre.
Ginny vide la figura dell'altro sfocarsi e la memoria la riportò a spiacevoli episodi non troppo lontani.

"Spezzata sarà la condizione
se il sangue sarà versato
O un nuovo amore ne avrà ragione
lasciando questo cuore liberato."

Poi torturandola ancora la condusse più indietro, a distanza di anni, ad una notte particolare che comprendeva anche Mark sebbene marginalmente.
Là dove tutto era iniziato.

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Capitolo 4
*** Il patto ***


Hermione Granger
Secondo anno Grifondoro

Il bimbo piangeva in un angolo, nascondendo il viso tra le mani, mentre i tre ragazzini più grandi lo schernivano ridendo di lui.
-Avanti Corvonero...un po' di dignità non guasterebbe!- rise più forte il biondino.
-La dignità tu non sai neanche cos'è Malfoy...per non parlare del rispetto!-
Una voce stridula e acerba ammutolì i tre Serpeverde che girandosi si trovarono davanti Hermione che con le braccia sui fianchi, una delle sue pose da maestrina più riuscita, li guardava truce.
-Oh, guardate chi c'è...il peperoncino di Potter!- ghignò cattivo il ragazzino, avvicinandosi a lei e sostenendo il suo sguardo.
-Ho un nome lo sai...che cosa vi ha fatto questo poveretto?- così dicendo aveva scansato l'altro e raggiungendo il bambino lo aveva accarezzato sulla testa per consolarlo.
-E' vero un nome ce l'hai, Secchiona!Per quanto riguarda la femminuccia che stai difendendo, esiste soltanto suppongo!-
-N-non s-ono una f-femminuccia...- piagnucolò l'interessato.
-Ah no?Hai bisogno di una donna per controbattere!!E poi della Granger...come sei caduto in basso femminuccia!- rise più forte Draco.
Hermione era diventata tutta rossa e la rabbia le aveva rimpicciolito gli occhi.
Quando aveva visto quel povero malcapitato preda delle angherie di Malfoy e dei suoi tirapiedi, aveva rivissuto tutte le volte in cui l'anno precedente era toccato a lei e non c'aveva visto più.
-Ora basta Malfoy!Se non la smetti assaggerai la mia bacchetta e...-
-O meglio chiameremo Silente...- una terza voce si era insinuata nel discorso, mentre Harry e Ron erano comparsi sulla scena.
Un po' spaventata e curiosa, attaccata al mantello del fratello stava la più piccola dei Weasley.
-Tremate è arrivata la cavalleria!!- fece Draco alzando le braccia.
-Malfoy stai esagerando...- sibilò Hermione, mentre i suoi amici si schieravano davanti a lei e il bambino.
-Lo Sfregiato, Lenticchia, la Secchiona e...chi è quel mostriciattolo rosso?Un'altra poveraccia della tua famiglia immagino Weasley...di cosa dovrei aver paura?-
Prima che Ron o qualunque altro potesse ribattere all'offesa, Ginny si staccò dal fratello e fronteggiò il Serpeverde.
-A chi hai dato del mostriciattolo?Brutto...brutta biscia!!- l'aveva detto tutto d'un fiato, senza rendersi esattamente conto di quali potessero essere le conseguenze  e per concludere aveva scagliato un calcio sullo stinco al malcapitato.
Hermione rise incredula di quel gesto e di quelle parole, pensando per la prima volta che Ginevra Weasley non aveva di certo ereditato la fifa di Ron e che forse quella piccola bimba era da ammirare. Un Grifondoro degno di quel nome.
-Brutta piccola...- aveva urlato Malfoy, ma prima che qualcosa come una zuffa si potesse realizzare, una luce nel corridoio aveva anticipato l'arrivo di Gazza e di Piton che trovandoli tutti in fallo data l'ora tarda, li aveva mandati a letto con dieci punti in meno per casata.

Ginevra Weasley
Primo anno Grifondoro

Mentre Severus Piton, il docente più inquietante che fino ad allora le avessero presentato, sgridava i Serpeverde e i Grifondoro del secondo anno per averli sorpresi fuori dalle sale comuni a quell'ora tarda, Ginny si avvicinò al piccolo Corvonero che ancora singhiozzava disperatamente.
-Perchè piangi?-
-Mi hanno preso in giro perchè sono un tappo...- sussultò l'altro a quella domanda inaspettata.
-Sei solo piccolo...tutte e due siamo più piccoli di loro, è normale essere più bassi no?- gli aveva sorriso incoraggiante.
-S-si...- aveva balbettato mentre l'altra lo aiutava ad alzarsi.
-Io sono Ginevra, Grifondoro. Tu sei un Corvonero vedo, bella casata. Qual'è il tuo nome?-
-Mark...Mark Davis.- aveva sussurrato continuando a guardare il piccolo e dolce sorriso dell'altra.
A Ginny era piaciuto subito quel bambino, nonostante i sopprusi che aveva subito non aveva urlato o chiamato aiuto ne tantomeno aveva cercato di dire a Piton cos'era successo, denunciando così i tre Serpeverde. Aveva affrontato da solo gli insulti e se anche aveva pianto, dopotutto era un bambino, si era comportato da coraggioso. E a lei piacevano i coraggiosi.
Gli pulì il mantello dalla polvere con qualche pacca e sorrise ancora, come le capitava spesso i ragazzini le acuivano l'istinto materno, anche se come Mark avevano la sua età.
-E non intendo trovarvi ancora in giro di notte per il castello!Malfoy da te proprio non me lo aspettavo!Signorina Granger mi sta ascoltando?- urlò Piton stizzito.
Quando Ginny si voltò, per una frazione di secondo le sembrò che Hermione la stesse guardando, ma poi la mora aveva stornato lo sguardo per rispondere contrita al professore che ancora più furioso aveva tolto altri cinque punti a Grifondoro.
Ginny si morse un labbro, la ragazza più grande non se lo sarebbe perdonato facilmente.
-Ora filate nei dormitori!-
-Professor Piton...Mark è da solo...- aveva mugugnato la bimbetta, cercando di intercedere per il suo nuovo amico a cui altrimenti sarebbe toccato un solitario rietro in dormitorio per i lugubri corridoi di Hogwart.
-Mark?- chiese esasperato l'adulto, mentre Gazza iniziava a spazientirsi.
-Ah, il Signor Davis...va bene, va bene, visto che se ne preoccupa tanto lo riaccompagnerà lei e prima che qualcuno abbia ancora da dire...- li fulminò tutti con lo sguardo.
-...e allunghi questo tedioso incontro, Granger andrà con loro!Ma poi signorine, filerete a letto immediatamente!!- detto questo aveva preso per la collottola Malfoy e i suoi altri protetti per condurli verso Serpeverde.
Ginny aveva sorriso soddisfatta a Mark, che le aveva risposto arrossendo appena.

Mark Davis
Primo anno Corvonero

Si sentiva un po' confuso, le due ragazzine che gli camminavano a fianco lo avevano salvato da Malfoy.
Questo da una parte lo sollevava enormemente, dall'altra gli faceva rimbombare in testa il nomignolo che di lì in avanti Malfoy gli avrebbe affibbiato di sicuro.
Femminuccia
Guardò Hermione che corrucciata probabilmente ripensava ai punti persi e si disse che era bellissima, perchè il colore dei suoi folti capelli era proprio uguale a quello della sua mamma; la giovane Grifondoro era del secondo anno, quindi per lui era quasi un'adulta e questo l'ammantava di grandiosità e bellezza, dopo di che la sua fama di studentessa perfetta non faceva altro che aumentare questa sua ammirazione.
-Tu...tu sei figlia di Babbani, non è vero?- la interpellò solo per dirle qualcosa, senza rendersi conto dell'offesa velata e involontaria che aveva arrecato all'altra.
La mora si irrigidì colpita, ma prima che potesse rispondere fu Ginny per lei a parlare.
-Si, si...pensa che bello, conosce a perfezione sia il Mondo Magico che quello Babbano!Mio padre le chiede sempre un sacco di cose interessanti, tipo...la lavastiratutto!-
Hermione scoppiò a ridere.
-Immagino tu intenda la lavastoviglie.-
Mark si rilassò così tanto a sentirle ridere che involontariamente iniziò a fissare Ginny, così allegra, così semplice e coraggiosa.
Infondo aveva  dato un calcio a Malfoy per lui, non era da tutti...anzi da nessuno.
E poi quei capelli rossi erano così brillanti, accesi e lo ipnotizzavano, sapeva che avevano la stessa età eppure gli sembrava che l'altra fosse più matura e questo lo affascinava tantissimo.
-Ah si e a cosa serve?-
-Che cosa la lavastoviglie?-
Era una bambina intelligente e piena di forza, una forza che lui spesso non trovava, lo aveva difeso e protetto, non aveva permesso nemmeno tornasse a Corvonero tutto solo e di questo le era grato. Non che fosse un vigliacco, ma quei corridoi bui avrebbero fatto paura a chiunque.
-Serve a lavare i piatti, le pentole...le posate!-
-E le scarpe no?-
Lo aveva difeso facendosi un temibile nemico, Draco Malfoy, nonostante non si conoscessero affatto. A dire il vero Mark l'aveva notata quel primo giorno in Sala Grande e aveva gioito per lei quando il Cappello Parlante l'aveva assegnata ai Grifondoro, da sempre la casata della sua famiglia. Aveva gioito involontariamente, perchè Ginny aveva sorriso e quel sorriso gli era rimasto impresso, così fresco, così bello.
Era rimasto incantato il primo giorno ad Hogwart.
-Le scarpe?Ginevra...ma cosa dici?-
-Chiamami Ginny.-
Stavano ridendo le sentiva e ormai il loro percorso insieme era finito, ma si fermò ancora un momento ad assaporare quel sorriso.
Stregato da una Strega a undici anni.
Se qualcuno gli avesse detto prima che si sarebbe innamorato di Ginevra Weasley così giovane, non gli avrebbe creduto.


Tanti giorni e tante notti erano seguite a quella e l'amicizia tra le due Grifondoro era aumentata proprio come la luna in fase crescente, limpida, di riflesso l'una per l'altra.
Un affetto profondo le legava e la sera del patto a nessuna delle due venne in mente che quel che stavano per fare forse coinvolgeva forze più oscure, più arcane e decisamente pericolose di quel che credevano.
-Ginny non so se è una buona idea...- obbiettò la mora.
-Sei mia amica?-
-Certo...sei la mia Migliore amica!-
-Allora di che ti preoccupi?George e Fred lo fanno sempre.- sorrise Ginny.
-Si ma un patto di sangue tra due fratelli e nullo per forza!- rise di rimando.
-Oh avanti...non essere puntigliosa!E' solo un gioco...tanto più che noi siamo come sorelle no?-
Già su questo, proprio sui loro sentimenti avrebbero dovuto fermarsi, ma non lo fecero e ingenuamente si fidarono di un affetto ancora così tanto acerbo.
"In nome della bacchetta che mi ha preferito
con il sangue di questo mio cuore
insieme al mio compagno non sarò smarrito
sancisco un patto di puro amore.
Vene contro vene
vita per vita
per sempre legati insieme
fino a che non sarà finita."
All'unisono proclamarono il testo dell'incantesimo trovato da Ginny in un vecchio baule di Fred e nel mentre si praticarono due tagli sul polso destro, unendo il loro sangue con magia potente e antica, di cui ancora non potevano immaginare le conseguenze.

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Capitolo 5
*** Contratti, tributi e dolore ***


Eccomi di nuovo qua!Grazie mille a chi mi ha recensito e anzi fatelo ancora, ho visto che avete letto in molti, fatemi sapere che ne pensate!Buona lettura!

Un contratto, un  vincolo, un legame, una corda tesa a stritolare i loro polsi già violacei da un pezzo.
Hermione sentiva il fiato spezzarsi, fare male nel petto, un petto che grazie a quel dolore si alzava ancora.
Delle bambine incoscienti, inesperte e ingenue nel credere che un incantesimo che si basa sul sangue non sia importante, non sia pericoloso.
Sangue...linfa di vita, linfa di respiro...il sangue è il denaro che paga il traghettatore all'ultimo viaggio.
Quelle parole e quelle stille scarlatte mischiate, avevano sancito un legame viscerale fra loro e da quasi sette anni ormai, tutti gli anni di Ginevra a Hogwart, ne portavano il marchio sotto la forma biancastra di una cicatrice.
Le loro vite legate fino alla morte, il loro destino congiunto fino alla dipartita e mai si sarebbero attese finisse a quel modo, si complicasse a quel modo, mai si sarebbero aspettate di soffocare in una sola maledetta promessa.
Protetta dalla Foresta Proibita, calò il cappuccio ravvivandosi con una mano i boccoli cioccolato, inoltrandosi tra gli alberi senza perdere di vista i due studenti che proprio ora stavano sorpassando il Platano Picchiatore per scendere giù verso la casa di Hagrid.
All'inizio non avevano notato nessun cambiamento e con gli eventi legati al Signore Oscuro che si erano susseguiti in quegli anni, si erano accorte tardi del portentoso avvicinamento emotivo che si era creato.
Quasi telepatiche, quasi sempre empatiche, si potevano sentire e comprendere a miglia di distanza e questo più di una volta e con più di un motivo le aveva messe in imbarazzo o le aveva confuse.
Una nuova connessione che impararono a gestire con non poco sforzò, ma che infin dei conti alle due allora quattordici e tredicenni non preoccupò più di tanto.
Avrebbero dovuto invece capire la portata di quell'unione ed immaginarne le conseguenze e soprattutto non tacere a tutto il mondo quel segreto di sangue...così facendo si erano precluse un aiuto futuro che forse le avrebbe salvate.
Mark e Ginny scendevano lentamente i larghi gradini in sasso che conducevano alla casa di Hagrid e dai grandi gesti delle braccia del ragazzo, Hermione si trovò a pensare che fosse lui ad animare la conversazione, mentre Ginevra con le mani in tasca e lo sguardo a terra, assentiva solo con il capo.
Un colpo basso quello che le aveva inferto poco prima, ma se conosceva l'altra ancora non aveva inteso o non aveva voluto intendere.
Un colpo basso che si era autoinferta, perchè proporre un altro alla persona che si ama fa più male che pugnalarsi e poi lasciare la lama all'interno del corpo.
I due raggiunsero il portone della loro meta e vide Mark aprire la porta ed entrare, Ginevra invece ristette un attimo guardando dalla sua parte e si, sapeva che l'aveva vista, sapeva che l'aveva sentita.
Durò un attimo, poi la rossa prese la porta ed entrò.
Il distacco da lei, anche solo attraverso quelle esili mura, la fece rabbrividire e si ricordò più vividamente ciò che spesso tentava di sopire.
Ogni cosa ha un prezzo, per ogni cosa va pagato il suo tributo.
Il suo essere viva adesso, doveva esser pagato e loro...loro conoscevano quel tributo crudele molto bene.
Legate al sangue dell'altra, avevano contratto una nuova clausola proprio quella notte d'inizio ottobre qualche mese prima, vincolandosi strettamente più di quanto non fossero già.
Per il suo sangue scorso, per il sangue perduto quella notte, Ginny le doveva un tributo purpureo per mantenere vivo il suo corpo che altrimenti sarebbe già stato sette piedi sotto terra.
Alla stregua di  una sanguisuga le era fondamentale e necessario placare la sua sete con la linfa dell'altra e di contrappasso ogni qual volta assaporava Ginevra, ella perdeva una parte d'anima.
Se il tributo non fosse stato pagato il suo corpo si sarebbe dissolto, se al contrario il vincolo fosse stato perpetuamente rispettato lentamente la rossa avrebbe perso la sua umanità.
Si sentì debole nel pensare a tutto questo e pian piano si lasciò scivolare contro il tronco dell'albero più antico della foresta.

Ginny sentì un brivido percorrerle la schiena, era tardi e lei doveva far presto.
-Salve Hagrid.- fece allegro Mark, mentre Ginny diveniva Ginevra, certa di stare per ferire un vecchio e caro amico con la sua freddezza.
Oltre al Corvonero nessuno a Hogwart era esente da quel suo voltafaccia...le sembrava come di non dover più a nessuno cortesia e cordialità, riservava tutto quello che le restava per Hermione e occasionalmente a Mark.
Sapeva che tutto questo dipendeva dal suo tributo, ma aveva accettato quel sacrificio per il bene di Hermione e non sarebbe tornata indietro.
Di vittime ce ne erano e ce ne sarebbero state e i vecchi amici non erano risparmiati, nemmeno il buon Hagrid.
L'omaccione uscì dalla stanza da letto con in mano una tazza di the o almeno lo spacciò come tale ai due, iniziando immediatamente a raccontare pettegolezzi e storielle divertenti, con il solo obbiettivo di strappare un sorriso alla Grifondoro che però nemmeno quella volta gli diede soddisfazione.
-Bè Hagrid, a parte gli scherzi, sono qui per portarti un messaggio della Mc Granitt...- smise di ridere Mark, con grande sollievo di Ginny che iniziava ad innervosirsi guardando in continuamente fuori dalla finestra.
Il Corvonero spiegò la situazione al guardiano che per tutto il tempo si arruffò la barba e mandò strani sguardi in direzione della rossa.
-Stasera farò una bella passeggiata, se c'è qualcosa qui la troverò. Controllerò tutto il perimetro!-
L'attenzione di Ginny fu catturata dall'ultima frase e per la prima volta da quando era entrata rivolse la parola all'altro.
-Pensavo saresti andato solo al pesco...-
-Se c'è davvero qualcosa, sono sicuro che di notte fai dei bei giretti per tutta la scuola...-

Appoggiò la testa al tronco e chiuse gli occhi, si sentì debole di nuovo, ma non osò guardarsi le mani.
Aspettò soltanto che quella spiacevole sensazione passasse e tentò in ogni modo di non farla percepire a Ginny.
Doveva fare qualcosa, doveva trovare una soluzione per quanto male facesse, presto la vita scolastica di Ginevra sarebbe terminata e abbandonato Hogwart cosa avrebbero fatto?
Nessuno sapeva di loro e nessuno sapeva che l'apprendista Auror Hermione Granger era ancora viva...ma soprattutto nessuno avrebbe mai accettato quel loro patto.
Non poteva riservare a Ginny una vita nascosta e probabilmente pericolosa...senza anima per di più.
Spezzata sarà la condizione
se il sangue sarà versato
O un nuovo amore ne avrà ragione
lasciando questo cuore liberato
Nostante l'apparente e ovvia conclusione, le ci era voluto del tempo, mesi, per capire cosa davvero quel ritornello intendesse.
Se il patto si basava sul sangue e sull'amore, le uniche soluzioni possibili per spezzarlo erano la morte di uno o di entrambi i contraenti oppure...oppure un nuovo amore che spazzasse il primo, un amore che vincesse su quello iniziale.
E se la morte fa paura al più coraggioso degli eroi, è poca cosa in confronto allo spegnersi muto dell'amore per una diciannovenne.
Eppure Hermione amava oltre se stessa, eppure preferiva lasciar libera Ginevra e capiva distintamente che questo le avrebbe spezzato il cuore, forse per lei cosa peggiore della morte.
Ma lo voleva, per quanto ogni fibra del suo corpo e tutto il suo egoismo la pregassero di accettare quella strana vita, lo voleva e per questo quella mattina aveva insinuato quel tarlo nell'altra, conscia che Mark fosse l'unico possibile.
Ginny non ne era ancora consapevole, ma il ragazzo da sempre le aveva ispirato qualcosa, lei così riservata, lei così timida, con lui si era aperta e anche ora che il suo cuore si inaridiva trovava ancora spazio per quel Corvonero così attraente e gentile.
Hermione questo lo sapeva bene e anche prima di quella storia, il tarlo della gelosia l'aveva messa sul chi vive su Mark, ma non aveva voluto ascoltarlo...altri problemi come la battaglia contro Voldemort o le avances di Ron avevano scosso la loro storia.
Per anni si era resa conto che oltre a lei qualcuno aveva un posto speciale nel cuore della rossa e quel qualcuno ora avrebbe potuto salvarla.
Si sarebbe tirata indietro per Ginny, si sarebbe fatta da parte per Ginny...lo avrebbe fatto per salvare la sua felicità.
Infondo...quell'amore non aveva portato che dolore ad entrambe.
Sapeva che non era vero, sapeva che c'era ben altro da dire su di loro, ma si disse che non era così per non impazzire.
Avrebbe retto allo schianto di vedere Ginevra fra le braccia di un altro, come aveva fatto due anni prima quando Harry aveva potuto godere di quello che a lei alla luce del sole era proibito.
Ma quella era un'altra storia e lei sapeva di aver vinto contro l'amico fin dal principio, che la coppia tra Ginny ed Harry era solo una reazione, era solo un falso fuoco, perchè il loro era molto più grande e intenso.
Ora invece sarebbe stata lei a incoraggiare Mark e Ginevra...sarebbe stata lei a strapparsi il cuore con le proprie mani.
Era giusto così e lei sarebbe stata forte abbastanza.
Adesso era Ginny a dover essere convinta.

-Quindi credi che un qualche mostriciattolo si aggiri intorno al castello?- chiese Mark con sguardo disgustato mentre l'odore nauseabondo del "the" di Hagrid gli pungeva le narici.
-Vacci piano ragazzino...io non chiamerei nessuno "mostriciattolo"...sarà un cucciolo e...- rispose l'omone addolcendosi sul finale.
-Io invece andrei cauta nel dare giudizi...visto che sui tuoi "cuccioli" più d'uno avrebbe da dire. Con tutti i guai che hanno provocato...comunque sia fai il tuo giretto e controlla pure, io ho perso abbastanza tempo.- così dicendo con un misero cenno di saluto la ragazza prese la porta.
Una folata di vento gelido sferzo l'atmosfera e Hagrid e Mark sentirono ancora una volta il freddo di Ginevra Weasley, pungente e insensato e non poterono fare altro che prenderne atto.
Dal canto suo Ginny non aveva di certo per la testa la loro reazione e anzi, appena fu fuori dalla loro visuale iniziò a correre a per di fiato verso la Foresta Proibita.
Aveva sentiro Hermione debole, nient'altro le poteva interessare ora.
Il prezzo andava pagato.
Mentre le guance le si arrossavano per la corsa e il fiato le si spezzava in gola, tirò fuori dalla tasca del mantello un piccolo pugnale e scoprendosi un braccio lo incise quel tanto che bastava a far sgorgare qualche goccia di sangue.
Doveva far presto.
Superò i primi alberi trafelata e con il pugnale ancora in mano, ci mise un attimo a trovare Hermione, anche se non si aspettava certo di trovarla tranquillamente in piedi appoggiata ad un tronco secolare.
L'altra di suo si era accorta di lei da subito e lentamente si girò ad accoglierla con un ampio sorriso.
Sorriso che sparì non appena vide il braccio bianco sfregiato dal taglio.
-Ginny, cosa?!??- sibilò appena.
-Pensavo che...io ho sentito che...- farfugliò l'altra coprendosi il braccio frettolosamente.
-Pensavi male.- la voce di Hermione le giunse fredda e distante.
-Va bene...è poca cosa, meglio così no?- fece la rossa, ripreso fiato e improvvisamente serena.
Hermione scosse la testa e le diede le spalle.
-Cos'hai Mione?- chiese andandole vicino, di certo non si sarebbe aspettata quella reazione quando le sfiorò il braccio.
-Non mi toccare, capito?Non...mi...toccare!- sillabò con poco garbo ritraendo l'arto.
-Che diavolo ti prende?-
-Ora lo fai anche quando non ne ho bisogno, oltre a farlo quando non voglio?- le urlò in faccia.
-Scusami, la prossima volta ti lascerò morire, tanto cosa vuoi che me ne importi!-
Silenzio.
-Mione...mi dispiace...non volevo dire questo...guardami.- fece Ginevra sinceramente pentita di quelle parole non vere, ma l'altra dopo averla guardata con occhi feriti si era allontanata.
-Avanti!Sai che non è vero!- perse la pazienza.
-E invece lo è!!-
-Ah non me ne importerebbe niente?Faccio tutto questo così...un bel gioco, anche se di bello non ci vedo nulla!- sbottò, ma l'altra non la guardò neppure, così con i nervi a fior di pelle le andò davanti e solo allora si accorse degli suoi occhi lucidi.
-Io ti amo...non lo senti?- fece addolcendosi.
-Lo sento e...mi fa paura.-
-Perchè?-
-Perchè questo amore ti sta uccidendo.-
-Ne abbiamo già parlato...smettila!-
-Prima non scherzavi...non ti importa, non ti importa più di nulla...sei così fredda che stento a riconoscerti a volte.-
-Fredda?-
-Il patto ricordi?Ogni volta che lo facciamo, ogni volta che succede tu...tu perdi un po' di umanità.-
-Per adesso mi ha solo fatto concentrare di più sullo studio e in campo...- cercò di sdrammatizzare, sorridendole appena, ma non era tempo di scherzi per Hermione e Ginny se ne accorse presto.
-Credi di esserlo solo con gli altri?Gelida intendo...e già di per sè questo sarebbe abbastanza triste. Lo sei anche con me cosa credi!!Quando non ci pensi o non te ne accorgi mi rispondi come se io fossi un'estranea e...anche quando facciamo l'amore, si insomma non è come prima...io ti sento...sento il tuo gelo, sento che non ti importa!-
Ginny impallidì vistosamente per poi arrossire in modo inverosimile, la rabbia crebbe in lei talmente forte da farla agire sconsideratamente, così prese le spalle dell'altra e strinse forte scrollandola.
-Ah si?Non credo di averti mai lasciata insoddisfatta!Quando scopiamo io ti sento venire e sono lì con te!Dovresti sapere cosa sento e si hai ragione, tu mi senti quando sono dentro...- l'altra se la scrollò di dosso e si chiuse le orecchie.
-Basta!-
-Ti sembro fredda adesso?- sorrise cattiva e trionfante, ma lo sguardo che Hermione le rifilò la pietrificò all'istante.
Ed era amarezza, tristezza la sua, nulla che potesse curare una ferita così impietosa.
-Ghiaccio...ti ho fatta diventare di ghiaccio.- sibilò per poi allontanarsi.
Ginny avrebbe voluto correrle dietro e abbracciarla e scusarsi fino alla mattina dopo, ma non lo fece, si limitò soltanto ad accompagnarla a qualche metro di distanza nella Foresta.
Erano passati parecchi minuti e il silenzio fra loro era denso e pesante.
-Hagrid pattuglierà stanotte...non è sicuro nessun luogo.- sussurrò continuando a guardarsi i piedi.
-Non preoccuparti...troverò riparo.-
-So io dove...-
Hermione sospirò appena e si fermò per poi fronteggiarla.
-Dove?-
-Nella mia stanza.-
La più grande sgranò gli occhi.
-All'interno del castello??- e Ginny non potè non vedere una scintilla di felicità e nostalgia nello sguardo dell'altra, questo la incoraggiò.
-Certo!Se facciamo attenzione nessuno ti vedrà, entreremo a Grifondoro durante la cena e poi mi aspetterai in camera mia!- sorrise apertamente.
Ginevra sapeva quanto mancasse Hogwart, quella vera, ad Hermione e quel contrattempo inaspettato le dava la possibilità di esaudire un desiderio dell'altra.
-Non sarà pericoloso?- fece dubbiosa la mora.
-Non più del resto!- e così dicendo fece spallucce.
-Già...non più del resto...- disse tristemente, si tirò su il cappuccio e fece per andarsene, poi si fermò ancora un attimo.
-Ti aspetterò appena fuori dalle mura, ora vai le lezioni stanno per ricominciare e tu non hai neppure mangiato.-
-Mione...-
La più grande la guardò con occhi stanchi e un sorriso tirato.
-Scusa per prima...-
-Non fa niente.-
Ginny le andò vicino e le accarezzò un guancia poi si sporse in avanti per un bacio a fior di labbra.
-Troveremo una soluzione, te lo prometto. Non mi succederà niente vedrai e cercherò di tenere a bada questo caratteraccio!- detto questo le fece l'occhiolino e se ne andò di corsa, davvero era in ritardo.
Hermione la guardò sparire tra gli alberi.
-Una soluzione l'ho già trovata amore mio...-

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Capitolo 6
*** L'inchiostro ricorderà per me ***


Ciao a tutti...chiedo scusa per il ritardo pazzesco, tra le feste, il poco tempo e tante altre cose poco piacevoli, ci si è messo anche un fastidioso blocco(non riuscivo a trovare il modo giusto di continuare)...ma ora va meglio, spero che il nuovo capitolo vi piaccia!Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e fatelo ancora!!Aspetto commenti...

N.d.a -Non ho letto tutti i libri, non c'è nessuno spoiler(e se c'è è una coincidenza), è la mia storia, come volevo che andasse...quindi più o meno non sono molto aderente al mondo "reale" di Harry Potter, ad ogni modo spero vi piaccia lo stesso!Detto questo...Buona Lettura!!-



Manca poco alla fine di questa giornata e questa cena sembra non finire mai...o forse sono io che non riesco a percepire il tempo nel modo giusto, lo sento così dannatamete lento, si trascina non scorre.
Ti ho lasciato in camera mezzora fa, abbiamo fatto tutto con attenzione, nessuno ha visto il fantasma più che umano di Hermione Granger attraversare i corridoi verso Grifndoro; sono corsa indietro in sala grande per non destare sospetti con un ritardo eccessivo e per lo stesso motivo non posso alzarmi in anticipo, anche se è l'unica cosa che vorrei fare.
Correre da te adesso è l'unico pensiero coerente e la fame è passata, cosa ci sto a fare qui?Tutti ridono, mangiano e io sono qui, con il sangue che sfreccia nelle mie vene, pompato da un cuore che corre velocissimo facendomi quasi male. Voglio venire da te, amore...voglio che questa notte sia memorabile, voglio solo stringerti fra le braccia e...sentire.
Si, sentire.
Solo con te è possibile ormai...tutto il resto è ghiaccio, tutto il resto è niente. Ho bisogno di sentire.
Da mesi la tavolata in cui mi siedo, i Grifondoro tutti, mi ignorano...so di essere scostante, sgradevole persino, so di non volere nessuno di loro al mio fianco però.
Così lentamente sono finita infondo a questo vecchio tavolo di legno, con un posto vuoto a fianco...e non mi lamento, perchè l'ho voluto io, nessuno mi gira più intorno e io posso pensare, ricordare e scrivere come sto facendo adesso. Se non mangio nessuno mi chiede il perchè, se non parlo nessuno tenta d'ingranare una conversazione, se non rido nessuno osa sorridermi...a parte Mark.
Per fortuna è un Corvonero...altro tavolo, lontano abbastanza. So però che ha iniziato a sedersi infondo anche lui in modo da potermi raggiungere almeno con lo sguardo e a volte sorridermi.
Non mi da fastidio, a volte nelle giornate buone rispondo con un'occhiata e lui capisce e mi sembra mangi più contento; ma nei giorni cattivi, mi siedo dandogli le spalle e anche se sento i suoi occhi su di me, lo ignoro...ma lui sa che questo è il segnale, deve starmi alla larga e lo fa. E' un bravo ragazzo, un buon amico, per lui riesco a sentire ancora affetto...chissà perchè...
E stasera gli do le spalle, voglio scrivere in pace, voglio scrivere questa lettera tesoro, perchè il tempo passi più velocemente e perchè ho un peso sul cuore che non riesco ad ignorare.
Oggi abbiamo litigato ancora su questa storia...ti ho mentito, ho fatto finta di non avere paura e non è così...
Questo freddo risale ogni mio muscolo, ossa, fibra e tendine, si insinua nelle vene e rende il mio sangue ghiacciato, pietrifica ogni ciglia e capello, trafigge ogni pensiero...ogni giorno è peggio, mi sta mangiando da dentro.
Ho paura...
Non sono più Ginevra Weasley...non sono più Ginny...sono lo spettro di ciò che ero e a volte mi chiedo perchè tu ancora mi ami, non sono la persona di cui ti sei innamorata, non più.
Ma tutto questo è per te...il patto è il nostro legame, è il filo sottile quanto la tela di ragno che ci lega ed è forte, nonostante io stia facendo marcire la mia anima, è il mio amore per te che muove il tutto.
Non posso avere paura, la vedo già nei tuoi occhi e odio scorgercela...devo essere io quella forte...per noi.
E lo sarò, l'ho promesso...non ti lascerò morire, a costo di perdermi del tutto.
Ne abbiamo passate così tante, sono sicura di non ricordarle tutte...non possiamo lasciare che finisca così.
La prima volta che mi hai baciato, ho sentito qualcosa graffiarmi la schiena e il mio cuore si è sciolto...semplicemente.
Ti ricordi?
Piangevi...
Ho bisogno di raccontare questa storia, la nostra storia...ho bisogno di sentire di nuovo...
Piangevi e io non sapevo perchè...sentivo attraverso la nostra connessione che qualcosa era stato violato, tradito, ma non capivo ancora. Singhiozzavi talmente forte da non riuscire a parlare e il mio cuore era disperato nel vederti così, tu la mia migliore amica, raggomitolata in un angolo della Sala Comune deserta.
Ti ho stretta tra le mie braccia e tu ti sei aggrappata come se ne dipendesse la tua vita e io ho sentito caldo, un caldo mai provato ed eri tu.
Mi hai chiesto scusa e io ancora non capivo...poi mi hai raccontato una storia, una storia che mi ha fatto male più di un "Crucio", ma non sapevo ancora perchè...
Un bacio...mio fratello...una scommessa...un errore di sicuro.
Mi sono sentita morire e a dodici anni ho creduto di impazzire.
Draco vi aveva provocato, Draco vi aveva imposto quel bacio, eravate alle strette, cinque Serpeverde contro due Grifondoro...per un bacio. Quanto sono crudeli i bambini e anche Malfoy lo era, un bambino crudele, al di là di tutto quello che è successo poi, la sua era solo infantile cattiveria...di una piccola serpe.
Non ricordo bene la storia, l'ho sentita solo una volta e tra le tue lacrime...dopo quel giorno non una volta abbiamo ripreso l'argomento, è stato già abbastanza difficile sopportare il passaggio da gioco e scherzo ad amore vero da parte di Ron. Questa storia non la sa nessuno, nemmeno Harry...non ho mai capito perchè Draco non abbia mai spifferato nulla, non mi stupirei se tu gli avessi fatto un incantesimo in modo che scordasse.
Comunque...a fine racconto io ero una bambola molle fra le tue braccia, sconvolta e tu continuavi a dire che ti avevano rubato quel bacio, lo avevano estorto ed era il tuo primo bacio.
Ho odiato Malfoy con tutte le mie forze quella notte e se non fosse successo quel che è successo, lo avrei ucciso.
Anni dopo mi hai detto che con Ron c'era stato solo un bacio a fior di labbra e che quindi, fu il nostro il tuo vero primo.
Mi hai chiesto scusa di nuovo e io che avevo gli occhi lucidi e la voce rotta ti ho chiesto perchè...tu mi hai guardato male, come se fosse assurdo non capissi e poi è successo.
Dovevi essere parecchio sconvolta, dovevi essere davvero disperata per fare quello che hai fatto così senza pensare.
Mi hai posato una mano sulla guancia e con l'altra mi hai lisciato i capelli dietro l'orecchio, poi mi hai fatto chiudere gli occhi.
Ho sentito quel tocco sulle labbra e le ho sentite bruciare...mi hai baciato lentamente, delicata e gentile, quasi in imbarazzo...e poi le labbra si sono dischiuse ed è iniziato qualcosa che non so descrivere, molto più veemente e passionale e quel graffio eccitante mi ha sfiorato le scapole per scendere giù, mentre il cuore svaniva sciolto in un lago di miele.
Ricordo solo che quando ho riaperto gli occhi ansimavo e tu con me...il nostro bacio sapeva di sale per le tue lacrime, ma sapeva ancor più di noi, di te e per la prima volta ho avuto il tuo sapore addosso e qualcosa infondo alla mia anima ha scalciato per averne ancora. Allora non sapevo non mi sarebbe mai bastato.
Poi la ragione è tornata, abbiamo finalmente visto quello che eravamo e ci ha fatto paura...quanti mesi a non parlare?Quanto tempo sprecato...prima di capire che nulla di male c'era nell'amarci.
Ma eravamo bambine anche noi...un anno intero per riavvicinarci...un anno.
La ricordo ancora perfettamente quella mattina, l'ultimo giorno ad Hogwart del mio terzo anno...il giorno dopo compivi quattordici anni e io non ti rivolgevo parola da troppo.
Ho sceso le scale per giungere alla Sala Grande e tu eri lì.
Non hai detto una parola, mi hai solo guardato e io...io mi sono sentita così leggera.
Ti ho sorriso e ti ho abbracciato, la cosa non deve essere durata più di venti secondi, poi ti ho sussurrato "Auguri...domani ti manderò un gufo."e sono corsa via.
Quell'estate i gufi tra la Tana e la tua casa sono stati più di mille...ed è forse in quelle lettere che è nata la consapevolezza di cosa saremmo state.
Infondo è da quell'abbraccio che si può dare il via ufficialmente alla nostra storia, anche se noi due abbiamo sempre detto che è stato quel bacio, in sala comune, quella sera del mio secondo anno ha unire i nostri cuori.
Poi le cose si sono complicate...tu eri sempre Hermione Granger, il braccio destro del Bambino Sopravvissuto e ormai da tempo combattevate il Signore Oscuro, anch'io iniziai a farlo e fummo insieme nella lotta.
Già così le nostre vite sarebbero state abbastanza complicate, ma il destino non ci ha mai favorite...Ron ti ha amato dal primo momento e negli anni la tua amicizia per lui non gli è più bastata.
Mio fratello...il mio adorato fratellone, era innamorato della mia ragazza...quante volte è venuto da me raccontandomi quel che sentiva, quante volte abbiamo litigato per la mia gelosia?
Tutto ciò che ci riguardava era segreto, anche la prima volta che abbiamo fatto l'amore, abbiamo dovuto fare in fretta, in silenzio...eppure è stato come sentirsi sbalzare da un onda gigantesca e volare nell'aria contro al sole e morire bruciati da un amore così dannatamente perfetto.
Il solo sfiorarti è indescrivibile...e Ron, per quanto lo amassi e lo amo, non avrebbe dovuto mai osare sfiorarti.
Ma qualcosa ha rotto l'incanto...qualcuno ha intuito qualcosa, qualcuno ha iniziato a sussurrare e i muri di Hogwart sono diventati la nostra condanna.
Reagire era l'unica soluzione...non saremmo state mai accettate e questo lo sapevamo.
Harry si è fatto avanti...Harry il tuo migliore amico e il mio eroe...Harry mi ha notato, Harry mi ha amato sinceramente e noi...si noi, abbiamo deciso che sarei stata la sua ragazza.
Non ho mai visto tanta rabbia nei tuoi occhi, tanto dolore, come tu non sai quanto ho pianto io, quanto mi sarei volentieri strappata il cuore dal petto per non sentirlo più.
Le voci si sono zittite e Hogwart ha smesso di essere un'enorme trappola per noi...
E' stato il turno di Ron...
Quanti anni di miseria e feroce dolore abbiamo sopportato?Tra la guerra e le mani di due uomini su di noi, due uomini che amavamo, ma come fratelli, quanto vomito abbiamo dovuto ingoiare?
Di notte scappavamo nella Foresta Proibita e urlavamo fino a farci scoppiare i polmoni, piangevamo e facevamo l'amore disperatamente...salvavamo quel poco che era rimasto.
Alla fine del tuo settimo anno, la battaglia tra Harry e Voldemort è arrivata al culmine e avete dovuto lasciare la scuola...vi ho seguiti e ho combattuto con voi.
Harry ha pensato che fossi lì per lui...
Il mio eroe l'ha sconfitto ed è corso verso di me per abbracciarmi, ma io ero tra altre braccia, le tue...ha capito all'istante.
Ricordi non ha detto una parola...ti ha baciato su una guancia e se n'è andato senza fiatare, è scomparso dal mondo magico così come c'era arrivato.
Lo abbiamo tradito per salvarci...lui lo ha solo accettato.
Mi manca a volte...a modo mio l'ho amato, è e rimarrà sempre il mio eroe.
Ron invece non ha visto nulla di tutto questo...era svenuto, colpito da un incantesimo e tu mi hai detto che se glielo avessimo detto sarebbe morto di dolore.
Sei rimasta con lui...anche se non credo non avesse percepito niente...Ron sapeva di non sapere qualcosa...
Siete diventati Auror...io ho iniziato il mio settimo anno ad Hogwart senza di te.
Gli occhi di Harry quella notte, avevano strappato il nostro legame...fino a quel momento lo avevamo anteposto a tutto, ma questo era troppo, dovevamo farci da parte.
Ron era diverso...Ron è mio fratello...Ron è stato il tuo compagno.
E' finita...
O almeno lo credevo.
Non tutti i Mangiamorte sono stati catturati...e uno ti ha raggiunto quel giorno, il giorno in cui mi hai detto addio.
E ora siamo inchiodate qui e io ricordo benissimo gli occhi di Ron al tuo finto funerale, degli occhi vuoti, degli occhi persi...e io che lo amo, non ho potuto dirgli che eri viva o quasi.
E' partito...mia madre non sa dirmi dove sia adesso e io non posso salvarlo dalla sua disperazione.
Non possiamo mollare adesso...non permetterò al destino di strapparti da me ancora, non dopo tutto quello che abbiamo pagato e fatto pagare a Ron e Harry...non avere paura Mione, io ti amerò sempre e ti salverò ogni giorno.
Ecco la cena sta terminando e io sorrido...ho rivissuto tutto da capo, il bello e il brutto di noi...ti amo...l'ho sentito di nuovo.
Nasconderò questa lettera, non dirò nemmeno a te dove, perchè il bacio che mi hai dato prima che scendessi a cena non mi è piaciuto...stai preparando qualcosa e so che non mi piacerà.
Non fare cose avventate amore mio...troveremo una soluzione insieme te lo prometto.
Nasconderò questi fogli per poterli rileggere ogni volta che il nostro patto mi succhierà un po' d'anima e in queste parole la ritroverò...
Ti amo Mione...ti amo.
G.


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Capitolo 7
*** Altari di sabbia su cui soffiare...nessuna scelta. ***


Eccomi di nuovo!Qui mi sa di essere scaduta un po', fatemi sapere!
Grazie mille per le stupende recensioni, davvero troppo buone!!Buona lettura!


Salì le scale circospetta e silenziosa, il dormitorio non era ancora pieno e molti dei Grifondoro ciondolavano ancora in Sala Comune per fortuna, così fissò per un attimo la porta della sua stanza e poi si diresse dalla parte opposta.
Era a qualche passo dalla porta del bagno femminile dei Caposcuola, per quell'anno solo per lei praticamente, quando si pietrificò nel sentire una voce che la chiamava.
-Ginevra?-
La rossa si girò lentamente con la faccia di un bambino colto con le mani nella marmellata, ma quando vide chi era rilasciò il respiro e ricompose la teatrale e asettica figura di Ginevra Weasley.
-Ruth Brendan...hai bisogno di qualcosa?- l'esile bruna che imbarazzata all'inverosimile le stava davanti si torturò le mani.
-Mi chiedevo se potessi darmi ripetizioni di...- deglutì e Ginny iniziò a essere impaziente.
-Di cosa?-
-Pozioni...- sussurrò.
Ginny sorrise senza calore e scosse il capo, anche se nel suo tono non c'era nessuna nota seccata, a Ruth sembrò triste e sincera.
-Non sarei una buona insegnante...non ho pazienza. Ti conviene chiedere a qualcun altro e lo dico per te.- detto questo si girò.
-Ci sono stati dei rumori in camera tua prima!- tentò l'altra e a Ginny si gelò il sangue nelle vene.
-Arnold avrà corso un po'...sono così le Puffole Pigmee...ti crea problemi?- fece freddamente dandole comunque le spalle e senza aspettare risposta si infilò nel bagno.
A Ruth Brendan non rimase che chinare la testa e rietrare nella sua stanza, non c'era possibilità di istaurare un rapporto con quella ragazza.
Si chiuse la porta alle spalle e tirò un sospiro di sollievo, stroppicciando involontariamente i fogli della lettera che aveva tenuto in mano fino a quel momento.
C'era qualcosa di strano nell'aria, lo sentiva forte pulsare nelle vene, tutte sensazioni e non altro, eppure un presagio negativo continuava a stuzzicarla; si disse che doveva solo far presto e correre da Hermione, sapeva che nel solo vederla tutto sarebbe scomparso, pacificata si sarebbe accoccolata fra le sue braccia e il mondo le sarebbe parso più buono e meno violento, così e solo così quel velo d'ombra si sarebbe infranto.
Salì sulla vasca di porcellana e in punta di piedi arrivò al quarto mattone dall'alto, con una lieve pressione riuscì a staccarlo, infilò in quel piccolo anfratto la lettera e lo richiuse, poi afferrò la bacchetta custodita tra le pieghe del mantello, mormorò qualcosa a bassa voce e piccole scintille scaturirono dalla punta del rametto incantato, così sigillò il suo nascondiglio a prova d'intrusi.
Scese dalla vasca e piano aprì la porta, si sincerò che in quel momento nessuno la vedesse uscire e tirato un profondo sospiro di sollievo si incamminò verso la sua stanza.
Il clic della serratura la fece sobbalzare, ma senza ulteriori indugi si infilò nella sua camera immersa in un buio totale.
-Mione?- chiamò a bassavoce, ma nessuno le rispose.
Iniziò ad innervosirsi.
-Hermione?Dove sei?- ancora il buio non accennava a schiarirsi e nessuna voce la salvava dall'opprimente sensazione che le diceva sempre più forte che qualcosa non andava.
-Non mi piacciono questi scherzi...amore vieni fuori...- mormorò ancora e tutta la tensione sembrò scemare non appena due esili e gentili braccia la circondarono da dietro.
Chiuse gli occhi e si appoggiò con tutto il peso al corpo dietro di lei, lasciò anche che la testa sprofondasse all'indietro nell'incavo tra collo e spalla dell'altra, così che i boccoli cioccolato della sua ragazza solleticassero la sua guancia.
-Dov'eri?- sussurrò mentre l'altra le baciava lascivamente il collo e con la coda dell'occhio vide Arnold sgattaiolare verso la sua cuccia.
-Ho sentito movimento in corridoio...mi sono nascosta.- disse Hermione accarezzandole l'addome e a quelle parole Ginny si innervosì un poco.
-Una ragazza del sesto mi ha fermata prima che potessi andare nel bagno dei prefetti...-
-Nel bagno dei prefetti?Come mai non sei venuta qui?-
-Non ha importanza...credo.- rispose nervosamente, mentre l'altra le sfilava il mantello lasciandolo cadere ai suoi piedi.
-Profumi di buono lo sai?- fece la bruna aspirandone il profumo e sfiorandole il collo con la punta del naso e Ginny chiuse gli occhi di nuovo, mentre la sua cravatta rossa e oro veniva da prima allentata e poi sciolta del tutto.
-E' tanto tempo che noi non...- iniziò.
-Zitta tesoro...zitta.-
La mano di Hermione le slacciò i bottoncini della camicia e le accarezzò la pelle nuda, provocandole un fremito, a quel punto Ginny si girò e prendendole il viso tra le mani la baciò castamente, venerando le labbra della compagna e assaporandone il sapore ancora una volta.
-Ti amo...-
Hermione le sorrise e le sfilò il maglione, mentre la rossa iniziava a spogliarla a sua volta; pochi minuti ed entrambe giacevano nude sul letto della Caposcuola.
La bocca di Ginevra scese lungo il flessuoso collo della sua amante, lasciando vermigli segni di possesso lungo un sentiero segreto per loro due sole e baciando gli ormai maturi seni dell'altra, che a sua volta tra velati lamenti di piacere, con le mani stringeva i capelli purpurei come fiamma della più giovane.
Tornarono a baciarsi sulle labbra con passione e fremente desiderio, mentre le dita delle mani sinistre si intrecciavano tremanti, Hermione rovesciò la compagna e la guardò negli occhi, occhi carichi di amore e velati di lussuria e scese giù lungo il corpo armonioso di Ginevra, fino all'interno coscia dove tutto ciò che l'altra voleva sarebbe stato esaudito.
Ginny si morse il labbro per non urlare quando l'altra la fece sua e le sue pupille si dilatarono, finalmente calme, finalmente compiute e Ginevra tornò ad essere la piccola Weasley, pura e felice, così dannatamente felice perchè il suo amore era suo soltanto e questo bastava.
Fecero l'amore lentamente, assaporandone ogni sfumatura, senza fretta ed Hermione fu ligia a questo portando più volte e senza mai stancarsi la sua compagna al culmine, baciò ogni lembo di pelle, soddisfò ogni muscolo e fibra lasciando Ginny totalmente sfiancata ma completa.
Era notte inoltarata quando la rossa si addormentò tra le sue braccia e la guardò in quella pace per molte ore, finchè non si rese conto che l'alba era vicina, doveva far presto.
Le accarezzò i capelli, ora un po' scomposti, e la baciò dolcemente sulla bocca prima di sorriderle, poi si districò dall'abbraccio.
Quando Ginevra riaprì gli occhi, tutto era buio nella stanza, tranne una sottile lama di luce proveniente da sotto la porta del bagno, se ne chiese il motivo e provando a muoversi si rese conto di essere legata, non stretta ma saldamente, poteva muoversi ma non troppo.
-Mione?- chiese leggermente allarmata, ma si tranquillizzò non appena l'altra uscì dal bagno con addosso solo una sua vecchia maglietta.
-Sono qui amore.-
-Cos'è questo?Un nuovo gioco?- chiese maliziosamente, eppure guardando gli occhi dell'altra il cattivo presagio di quella sera tornò prepotente.
Si gli occhi di Hermione erano strani, così tristemente celati e non più limpidi, determinati e doloranti, definitivi e seri.
-Che succede?- chiese innervosendosi e dando uno strattone ai lacci che le impedivano di alzarsi.
-Nulla...ho bisogno di te.- e detto questo la bruna tirò fuori da dietro la schiena il coltellino di Ginny.
-Bè potevi dirmelo...perchè mi hai legato?-
-Non mi avresti ascoltato altrimenti...-
-Ascoltarti?Certo che ti avrei ascoltato!-
-Non stavolta...-
-Mi fai paura Hermione...-
La bruna si avvicinò sedendosi sul letto e la guardò rassicurante, accarezzandole una coscia.
-Non ti farei mai del male lo sai?-
-Si...- fece con la voce malferma.
-Sbagli.-
Ginny impallidì vistosamente, che l'incantesimo avesse conseguenze anche per l'altra?Che la stesse trasformando in un'assassina?Deglutì.
-C-cosa?-
-Ti sto facendo del male...da sempre.- e così dicendo la bruna si accoccolò sul suo seno.
-Che dici?-
Hermione sentì il cuore dell'altra decelerare mentre le disegnava con le dita piccoli cerchi sul ventre.
-Da quando mi hai conosciuta, per un motivo o per l'altro, ti ho fatto soffrire. Ma ti ho amato e ti amo tanto su questo non dubitare mai.-
-Perchè mi dici questo?- chiese la rossa baciandole i capelli, si sentiva strana, un po' intorpidita.
-Perchè voglio che tu sappia che ogni gesto, ogni parola, ogni mio respiro è stato speso per te in tutti questi anni.-
Poi la bruna si alzò di scatto e facendo vedere la lama chiese il consenso all'altra che prontamente assentì con il capo.
Non era mai successo che Hermione fosse la fautrice di quei tagli e Ginny si convinse che tutta quella situazione fosse un modo per l'altra di chiederle scusa; forse non se n'era accorta, forse l'altra aveva bisogno di lei da tempo e aveva resistito fino allo stremo per non chiederglielo. Come aveva fatto a non accorgersene?
L'aveva legata per paura che reagisse ad un taglio?Era assurdo, eppure la sua mente trovò pace in quella spiegazione, perchè un'altra le si era insinuata nel cuore e non voleva ascoltarla.
Hermione appoggiò la lama sulla pelle calda e premette quel poco per romperne la resistenza, così piccole stille vermiglie colorarono quel candore, mischiando piccole lacrime di sudore con il sangue.
Disegnò un taglio poco più lungo di qualche centimetro, superficiale ma sufficiente, mentre Ginny si irrigidiva e i suoi occhi diveniva sofferenti insieme al corpo dell'amante, di riflesso.
-Grazie amore...- sussurrò piano, prima di chinarsi sulla ferita e succhiare.
Ginevra chiuse gli occhi e iniziò a sentire quel calore innalzarsi comprendendole ogni fibra d'essere, ansimò quando arrivò ad un nuovo culmine, meno intimo e intenso di quelli che aveva percepito quella notte, meno vero ma altrettanto soddisfacente.
Sospirò pesantemente nel rilascio e sorrise all'altra, che però stranamente ancora non si staccava.
Si disse che probabilmente Hermione quella volta aveva bisogno di qualcosa in più, ma la suzione continuò precisa e costante e lei iniziò a sentirsi debole.
Il taglio si slabbrò un poco, sgorgando nuovo sangue e la rossa si morse un labbro iniziando a sentire disagio.
-Mione...- sussurrò, ma l'altra la trettenne per i fianchi e invece che staccarsi morse più violentemente la ferita, assaporando quel sapore ferreo fino all'ultima goccia.
Ginny sgroppò, ma l'altra la mantenne.
-Mi fai...male!- disse la rossa, iniziando a spaventarsi e a quelle parole la bruna si staccò per un secondo.
-Ancora un po' ti prego e poi...sarà finita.- sussurrò leccandosi le labbra e riprendendo il suo lavoro.
Ginevra cominciò a sudare e si chiese che cosa stesse succedendo, perchè una perdita di sangue così lieve le stava provocando un malessere così grande?
Roteò gli occhi nel sentirsi venir meno, poi il suo sguardo cadde sulla bacchetta di Hermione abbandonata fra le coltri.
-La magia...hai usato la magia?Hermione cosa?- cercò di gridarlo, ma dalla bocca le uscì solo un sibilò strozzato.
Hermione continuava a succhiare, nonostante non avesse più fiato e la nausea le ferisse la gola, teneva gli occhi serrati per non vedere la donna che amava soffrire, ma era necessario lo sapeva.
L'incantesimo funzionava, il corpo di Ginny non riusciva a coagulare e lei poteva assurgere da quella ferita per tutto il tempo necessario, non doveva che fermarsi in tempo in modo da accumulare abbastanza sangue e forza vitale senza ucciderla.
Il momento era quasi giunto, mancava poco, strinse i fianchi dell'altra che ora si dimenava un po' meno e lì lasciò segni bluastri, succhiò ancora e ancora, sempre ad occhi chiusi, percependo il terrore nell'animo di Ginny.
Poi si staccò di colpo ricadendo all'indietro ansante.
Ginevra, pallida e immobile giaceva davanti a lei ad occhi chiusi.
Si precipitò su di lei e iniziò a scuoterla, nel tentativo di svegliarla, prese la bacchetta e con qualche parola latina fermò la piccola emorragia sul ventre della compagna.
-Ginny!Ginny!Svegliati amore...-
L'altra debolmente si mosse e Harmione sorrise vedendole aprire gli occhi, mentre dai suoi sgorgavano cocenti lacrime.
-Mione...che cosa hai fatto?- chiese la rossa, ancora confusa e molto debole, l'altra allora le prese il viso fra le mani e la baciò, da prima sulle labbra e poi sulla fronte.
-Questo amore mio, questo mi permettere di resistere per un po'...-
Ginny chiuse e riaprì gli occhi, assentendo ma senza capire del tutto, mentre iniziava a riprendere un po' di lucidità.
-Resistere per un po'...?- biascicò.
-Si tesoro...ricordi quando ci baciammo la prima volta?- chiese continuando a piangere, ma senza smettere di sorriderle, di nuovo un assenso con la testa.
-Pensavo di aver baciato Ron per primo...per colpa di Draco.-
Ginny le sfiorò i capelli con le dita ancora imprigionate dai lacci e sorrise appena.
-Liberami...-
La bruna scosse la testa e le accarezzò la guancia.
-Draco non disse mai niente, non una parola, lo sai e anche Ron se ci pensi non ne ha mai riparlato.-
Ginny iniziava a sentirsi meglio e strattonò le corde.
-Slegami Mione.-
-No-
Silenzio.
-Non ti sei mai chiesta come mai?- nel dirlo recuperò la bacchetta con la destra, mentre altre lacrime scivolavano a sfregiarle il viso.
-La McGranitt mi insegnò un incantesimo al secondo anno...non so perchè, non l'ho mai capito...serviva a fare spazio nella memoria, un po' come il pozzo di Silente, più definitivo però.-
Ora Ginny era perfettamente lucida, nonostante il suo corpo fosse molto debole, sgranò gli occhi e la guardò.
-Lo hai usato su di loro?- e l'altra assentì alzando un poco la bacchetta.
-Io...io l'ho sempre immaginato...- fece confusamente.
-E' un incantesimo complicato...cancella solo determinati ricordi, è selettivo. Ricorderai tutto il resto...-
-Ricorderò?- fece Ginny con urgenza nella voce, guardandola interrogativa.
Hermione deglutì.
-Slega queste corde Hermione!- le urlò contro e l'altra sussultò iniziando a piangere più forte.
-Che diavolo pensi di fare?-
-Io ti amo...-
-E mi leghi per questo?-
-Devo salvarti...da noi.-
-Che cosa dici?Che cosa vuoi farmi?Hermione non fare cazzate!Slegami e parliamone!- ora iniziava a spaventarsi e ad arrabbiarsi sul serio.
-Ci sono solo due modi per risolvere il patto...per spezzarlo e lasciare che tu viva!Quando ti ho chiesto di salvarmi tu lo hai fatto, non posso tirarmi indietro...mi dispiace così tanto, io non sapevo ti avrebbe fatto questo- fece fra i singhiozzi.
-Hermione liberami!!- urlò l'altra con gli occhi lucidi.
-Non mi permetteresti mai di morire, così la prima soluzione è andata...rimane l'altra. Ma non ci riusciresti mai se io fossi qui, se io fossi nel tuo cuore perciò...-
-Hermione!!- tirò i lacci con tutta la forza che in quel momento le era possibile.
La bruna ristette per un attimo intero, persa negli occhi di Ginny che la supplicava con lo sguardo, le si avvicinò e le sfiorò il naso con il suo, poi la guancia bagnandola con le sue lacrime e infine la baciò.
-Troveremo un'altra soluzione, te l'ho promesso...amore ti prego...non togliermi la possibilità di scegliere...non togliermi la possibilità di amarti...ti prego...- sussurrò Ginny quando il bacio finì, con la voce impastata dalle sue prime lacrime, una voce piena di supplica e di tristezza.
Hermione le sorrise e continuò a piangere, alzò la bacchetta e stornò lo sguardo.
-Ti amo...-
-Hermione ferma!!-
-Obliviscere!!- un bagliore accecante le abbagliò entrambe e poi ci fu solo silenzio.

Slegò piano i polsi della sua amante che ora sembrava dolcemente addormentata, la rivestì con cura e la adagiò più comodamente nel letto rimboccandole le coperte, poi si rivestì lei stessa senza staccare per un solo attimo lo sguardo da Ginny.
Dopo di che andò verso la cuccia di Arnold, che un po' spaventato dagli avvenimenti appena accorsi era rintanato in un angolo, lo prese in braccio e lo accarezzò fino a calmarlo.
-Ciao amico mio...credo che questo sia un addio. Prenditi cura di lei.-
Lo rimise nella cesta e si avvicinò alla porta, lanciò un ultimo sguardo all'altra e uscì, con le lacrime che le bruciavano gli occhi impietosamente, ma doveva resistere, non tutto era compiuto.
Si diresse sicura verso il bagno dei prefetti e costatato che nessuno fosse in giro a quell'ora, vi entrò furtivamente.
Mentre quella sera aspettava Ginny, qualcuno in corridoio si era messo a parlare a qualche metro dalla stanza della Caposcuola e quando aveva riconosciuto la voce dell'altra si era affacciata con cautela per vedere che stesse accadendo. Nulla del dialogo tra Ginny e l'altra studentessa l'aveva interessata, la sua attenzione si era incentrata su dei pezzi di carta che Ginny stringeva convulsamente in mano.
Da dentro, attraverso la loro connessione si era resa conto che quei fogli erano importanti, eppure quando poi Ginny era rientrata non ne aveva fatto cenno.
Sapeva che erano importanti, ne era sicura.
Richiusasi la porta del bagno alle spalle si guardò intorno, poi tirò fuori la bacchetta e alzatala la fece brillare. Cercò tracce di magia e le trovò proprio dietro quel quarto mattone.
Salì sulla vasca e proprio come aveva fatto Ginny qualche ora prima cercò di forzarlo, ma non ci riuscì.
Sorrise, Ginny era diventata brava, così mosse la bacchetta e l'incantesimo della rossa scomparve.
Lei era Hermione Jane Granger, un'apprendista Auror...di certo un altro livello.
Tirò fuori i quattro fogli di pergamena e scese dalla vasca, ci si sedette in cima, ma dopo poche righe non riuscì a proseguire.
Pianse disperatamente per molti minuti, cercando di non fare troppo rumore, poi quando una piccola parte del suo dolore scivolò via insieme alle lacrime, prese la lettera e la bruciò alla fiamma di una delle candele d'illuminazione, poi la gettò nella vasca.
Guardò la carta stridere e contorcersi bruciata dal fuoco e il suo cuore proprio in quel momento fece lo stesso o almeno le parve così.
Soffiò sulle ceneri che si sparsero nerastre e illegibili, si tirò su il cappuccio e se lo calò per bene sulla fronte.
Ora non rimaneva che sparire.

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Capitolo 8
*** Dopo il disgelo ***


Eccomi di nuovo!
Grazie mille per le stupende recensioni, davvero troppo buone!!Buona lettura!


A volte, la mattina, quando non sai se stai ancora dormendo oppure no, proprio in quell'attimo vedi qualcosa di talmente chiaro da farti male.
Un ricordo, un'immagine, solo un frammento o un profumo, una sensazione gelida e calda...qualcosa di etereo e fugace.
Qualcosa.
Preciso e netto, morto nell'istante esatto in cui lo afferri.
C'è di che essere frustrati quando aprendo gli occhi perdi quell'unico legame con qualcosa di te, con cui altrimenti non hai contatto.
Qualcosa.
E hai le mani vuote, di un vuoto che non sapevi di conoscere e hai la gola secca, arida come non l'hai mai avuta e invece gli occhi sono lucidi, non sai se di sonno o di dolore.
Poi un suono, forse la persona al tuo fianco si è mossa tra le lenzuola. Ti giri e non c'è nessuno.
Ma ora sei sveglio, completamente.
Non c'è memoria, eppure c'è rimpianto.
Spezzato, incompleto e ti sorprendi a chiederti come mai percepisci questa sensazione, vuol dire solo che c'è stato un tempo in cui sapevi di preciso qual'era la tua completezza.
Perciò se sei lì fuori, fatti vedere.
Resta con me un attimo di più, in modo che io possa vedere.
Ti accetterò comunque tu sarai, qualunque cosa tu sarai.
Qualunque.


-Un anemia molto forte e senza causa, la Signorina Weasley non ne ha mai sofferto, è come se avesse perso molto sangue, ma non c'è ferita di tale entità che possa confermarlo. In più su entrambe le braccia e il ventre ci sono tagli e segni vecchi di mesi. Crede che tutto questo possa essere colpa del Quidditch?-
La voce della vecchia infermiera era irritata, lo percepì dal timbro e dal tremore.
-Ginevra ha sempre giocato duro!E' una delle migliori in campo, qualche caduta o escoriazione non hanno mai ammazzato nessuno!-
Questo era Sigfrid Maylander, il nuovo allenatore dei Grifondoro, il suo allenatore, pareva proprio che stesse per dichiarare guerra aperta a Madama Chips.
-Il fatto che una studentessa venga ritrovata nella sua stanza priva di sensi dopo uno dei suoi massacranti allenamenti le sembra poco?-
-Ieri non ci siamo allenati!!-
Ginevra aprì un occhio per poi richiuderlo frettolosamente, ferita dalla chiara luce mattutina, si mosse appena nel letto e i due si precipitarono al suo capezzale.
-Ginevra come stai?- chiese Maylander dimostrando un'apprensione e un affetto che Ginny registrò alquanto strano da parte del suo burbero coach, si tirò a sedere massaggiandosi la testa.
-Bene...credo...solo un po' debole.- detto questo ribiombò sul cuscino pervasa da un giramento di testa.
-Forse ecco...forse il bolide dell'altra settimana ti ha colpito più duro del previsto e...- cercò di giustificarla Maylander.
-Lo sapevo!Lei è un pazzo, un...- ma l'uomo fulminò Madama Chips con lo sguardo prima di tornare a parlare con Ginny.
-E credo che per questa settimana tu possa saltare gli allenamenti!Riposati e guarisci, ricordati che sei il nostro miglior cacciatore!- detto questo le diede una pacca sulla spalla e le fece l'occhiolino, poi uscì dalla stanza.
-Sportivi...- bofonchiò Madama Chips guardandolo uscire.
-Siete tutti uguali!Anche tu Signorina!-
Ginny l'ascoltava appena, si sentiva confusa e molto debole, così non le ci volle troppo per riaddormentarsi.
Nel dormiveglia in cui passò quell'infinita giornata in infermeria, le sembrò di tanto in tanto di riconoscere qualche voce in sottofondo.
Sicuramente sentì l'inflessione preoccupata di Mark che dolcemente le aveva accarezzato la fronte, quasi con riverenza e lei gli aveva sorriso sempre tenendo gli occhi chiusi, per poi ripiombare nel suo sonno senza sogni. Poi fu la volta della McGranitt, anzi si stupì non fosse venuta prima.
-Quindi non sa cos'ha causato l'anemia Madama Chips?- le aveva sentito bisbigliare.
-No mi dispiace e la cosa mi impensierisce.- aveva detto grave l'altra, ma prima che la preside potesse ribattere un vocione preoccupato e gentile l'aveva preceduta.
-Ma non è in pericolo vero?Le ho portato i suoi fiori preferiti!- e ne aveva sentito il profumo, si profumo di ginestre e aveva saputo che Hagrid le voleva ancora bene, nonostante il gelo di quei mesi.
-Crede che sia per quella cosa, Professoressa?- lo aveva sentito proseguire, ma poi la conversazione si era spostata lontana da lei e non aveva più dato importanza a quelle parole.
Da ultimo brandelli di conversazione le erano giunti la sera tardi, di nuovo la McGranitt e un'altra voce che però non aveva riconosciuto subito.
Il timbro caldo e gentile le ricordava una persona importante, ma la sua mente confusa e debilitata non era riuscita ad inquadrarne il proprietario.
-Sono arrivato appena ho potuto...mi racconti ogni cosa Minerva.-

Si svegliò del tutto quando il sole era già alto la mattina seguente e si guardò intorno ancora un po' intontita dalla lunga dormita, una luce chiara entrava dalle finestre spalancate e la primavera la salutava in tutto il suo splendore.
-Buongiorno dormigliona!- seguì il suono di quella voce e si trovò davanti il più bello dei Corvonero, con uno stupendo sorriso stampato in faccia e una margherita di campo nella mano destra.
-E' per me?- arrossì appena.
-Si...e anzi scusami è poca cosa, ma come sai qui non ci sono molti fiori normali e il mio voleva essere solo un pensiero, non un incantesimo!- si schernì Mark.
-Grazie...- fece lei prendendo il piccolo fiore fra le dita e sorridendo apertamente, come raramente da tempo faceva.
-Mark, mi spieghi che è successo?- chiese mettendosi seduta.
-Non ricordi molto è?Ruth ti ha trovato priva di sensi nel tuo letto ieri mattina, ti hanno portato subito qui. La Chips dice che sei molto debole, come se avessi perso molto sangue, probabilmente i massacranti allenamenti di Quiddicth che fai e qualche taglio mal curato ne sono la causa.- spiegò.
-Che ci faceva Ruth in camera mia?-
Mark alzò le spalle.
-Visto che non scendevi, sarà venuta a cercarti. Sai che ha un'ammirazione sconfinata per te, ma tu non la guardi nemmeno...-
-Oh...mi spiace, le chiederò scusa.- disse senza pensare.
Mark alzò un sopracciglio e poi scoppiò a ridere.
-Stai scherzando vero?- disse tornando serio.
-No, affatto...perchè dovrei?-
-Bè perchè non è da te...o meglio non è da Ginevra Weasley!- la prese in giro lui.
Ginny si grattò la testa senza capire.
-Cosa vuoi dire?-
-Non importa...sei sicura di non aver preso una botta in testa?Lascia perdere...allora ci vedremo a pranzo o meglio ci intravedremo tra i tavoli?-
-Perchè non possiamo mangiare insieme?-
-Pronto?Tu Grifondoro, io Corvonero!Sei proprio confusa amica mia.- rise lui -Al massimo posso mettermi dietro di te, ma saremo comunque in due tavoli diversi.- concluse.
-Fallo per favore, ho bisogno di vedere un po' di facce amiche...mi sento un po' stordita sai?-
-Si vede...non preoccuparti, andrà tutto bene.- e dicendo questo si azzardò a baciarle la fronte e la mancata reazione della ragazza, che invece visibilmente apprezzò il gesto, lo spiazzò non poco.
-A-a dopo.- balbettò uscendo dalla stanza.
Ginny sorrise contenta che Mark si prendesse un po' cura di lei.

Madama Chips la fece tornare in dormitorio solo in tarda mattinata e quando Ginny entrò nella sua stanza tirò un sospiro di sollievo.
Arnold sbucò da sotto un mobile e le corse incontro, felice finalmente di rivederla.
-Amico mio...che è successo qua dentro?- si chiese sbalordita dalla confusione che regnava nella stanza.
-Anche se manco per un po' non devi mettere tutto in disordine. Pare sia passato un uragano!- così dicendo lo rimise a terra e lo guardò male, poi si avvicinò al letto e cercò fra le coltri in disordine un qualche segno di cosa potesse essere successo due notti prima.
Non è che fossero stati molto esaustivi sul suo presunto malore e questo non le piaceva, le era già arrivata una strilettera di sua madre in cui le era parso, dal tono sopra di un'ottava dal comune urlare, che fosse leggermente preoccupata.
Cosa poteva risponderle, se nemmeno lei sapeva?
Trovò solo qualche macchia di sangue, ma talmente piccola che non si poteva certo credere fosse la prova della sua presunta emorragia.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione: un laccio pendeva dalla testata in legno del letto. Era una corda di pelle opaca, color muschio.
-Molto strano...- si trovò a mormorare tra sè e senza rendersene conto, la slacciò e se la legò al polso, facendo due giri. Non sapeva perchè ma quel nuovo e insolito braccialetto le piaceva ed era convinta che il suo posto fosse proprio il suo polso, come a monito di qualcosa che in quel momento proprio le sfuggiva.
Mentre pensava questo, bussarono alla porta.
-E' aperto!-
-Ginevra?Scusami ero solo passata a controllare che tu stessi bene.- fece timidamente Ruth restando sulla porta.
-Oh Ruth, sarei venuta da te più tardi!-
-Perchè mai?-
-Vieni avanti su, non mordo mica. Volevo ringraziarti, mi hai salvato!- le sorrise e la ragazzina più piccola avvampò.
-Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque Ginevra...-
-Smettila, chiamami Ginny!Si è fatto tardi, andiamo a pranzo insieme?- chiese affabile e la Grifondoro più giovane fu talmente felice di quell'invito e della cordialità dell'altra che si offrì di accompagnarla per tutta la giornata, sempre per controllare che stesse bene.
-Credo che vedrò Mark più tardi, ma fino alle lezioni pomeridiane puoi farmi da guardia del corpo!-
Il pranzo fu piacevole e molti suoi compagni di casata si chiesero se il malore improvviso non avesse cambiato di nuovo la più giovane dei Weasley.
Mark dal canto suo gioiva nel vedere di nuovo la sua Ginny conversare e sorridere, così continuava a guardarla di sfuggita dal suo tavolo e quando i loro occhi si incrociavano per caso entrambi arrossivano felici delle attenzioni dell'altro.
-Dovresti star male più spesso...- le disse nel pomeriggio sendendosi al suo fianco nell'aula di Trasfigurazione.
-Perchè?-
-Perchè sei molto più simpatica adesso!E anche carina...- la risposta di Ginny fu una gomitata in pieno stomaco che il povero Mark dissimulò con stoica convinzione, dato che la McGranitt proprio in quel momento era entrata in classe.
-Bentrovati settimo anno di Grifondoro e Corvonero!E bentornata Signorina Weasley, spero si senta meglio.- fece l'anziana strega, guardando con affetto la sua piccola allieva.
-Mai stata meglio, Professoressa, la ringrazio.-
-Ne sono felice. Ora iniziamo la lezione.-
Eppure, nonostante il tono cordiale e l'interesse sincero, negli occhi della McGranitt Ginny aveva scorto qualcos altro, forse la ricerca disperata di qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che data l'ultima espressione riservatale, tra il deluso e il triste, la donna non aveva trovato.
Ginny si fece pensierosa fino a che Mark non la distrasse con una stupida battuta.

Erano passate quasi due settimane e la nuova Ginny aveva fatto innamorare tutta la scuola, era addirittura più brillante e affascinante di prima e poi così cordiale e gentile da far quasi scordare Ginevra e il suo gelo.
Quando i suoi compagni gli ricordavano quei lunghi mesi di ascetismo volontario, Ginny alzava le spalle e diceva semplicemente di non ricordare bene, ma che le dispiaceva molto.
Ruth e Mark erano diventati i suoi compagni preferiti, nonostante il ragazzo rimanesse il suo unico e vero confidente insieme ad Hagrid e ormai tutta la scuola era più che convinta che tra la bella Grifondoro e lo splendido Corvonero, presto sarebbe nato del tenero.
Di certo non era sconosciuto a nessuno il debole di Mark per la sua coetanea e il comportamento arrendevole e accondiscendente di quest'ultima, non faceva che presagire ad una fulgida capitolazione.
Eppure non succedeva.
Ginny adorava passare il suo tempo con Mark e ultimamente si accoccolava spesso tra le sue braccia, volentieri si faceva proteggere da quel ragazzo buono e sinceramente affezionato a lei, riusciva a non farla fissare su una piccola piega nella sua giovane vita, su quei mesi vuoti e senza colori nella sua mente, i mesi in cui tutti la descrivevano come distaccata e gelida.
Come se la sua esistenza le si fosse arrotolata addosso, non aveva praticamente memoria dei giorni precedenti al malore...e questo la spaventava.
In un pomeriggio fresco e ventilato, lei e Mark erano sdraiati all'ombra dell'albero di pesco ora in fiore.
-Senti che profumo...- esclamò il ragazzo aspirando a pieni polmoni.
-Già...mi ricorda qualcuno, ma non so chi.- fece lei schernendosi.
Mark si girò a guardarla e Ginny si chiese cosa volesse fare.
-Davvero non ricordi chi?-
-No, te l'ho appena detto.-
Il ragazzo tornò a sdraiarsi con le braccia incrociate dietro alla testa.
-Mi sembra difficile tu ti possa essere scordata di lei...- sussurrò.
-Sai benissimo che ci soffro, ma proprio non ricordo gli ultimi mesi!Dai non farti pregare di chi parli?- fece lei iniziando a fargli il solletico.
-Smettila ti dico!Ginny piantala!- fece lui difendendosi alla meglio, preso alla sprovvista.
-Parlo di roba più vecchia di qualche mese fa. E' stata la tua migliore amica da quando ci siamo conosciuti io e te!-
Ginny si fermò di scatto e lo fisso intensamente.
-Il nome Mark...- sussurrò quasi senza fiato.
-Ah smettila!Qui mi stai prendendo in giro. Alzati va, stiamo facendo tardi!- detto questo il ragazzo si alzò in piedi e corse verso la scuola.
-No, Mark davvero...- ma le parole di lei si persero nel vento e non potè altro che seguirlo.

La Sala Grande era gremita, la McGranitt aveva convocato un'assemblea per quel pomeriggio e nessuno sapeva il perchè, così un brusio di sottofondo riempiva l'immensa stanza.
-Bene ci siamo tutti?- chiese la McGranitt alzandosi in piedi, immediatamente tutti gli studenti chiusero la bocca e si girarono a guardarla.
-Mi spiace aver dovuto sospendere le lezioni pomeridiane, ma sono sicura di aver fatto un favore a qualcuno!- un generale sorriso riempì la sala.
-Ma ci tenevo a farvi partecipe della mia gioia di oggi, della gioia di tutta Hogwarts!Tra noi oggi è tornato uno dei migliori studenti della scuola, di cui posso fregiarmi essere stata insegnante. E' con grande affetto che do il bentornato a...-
La sala si allungò verso la porticina sulla destra della tavolata dei docenti che con un cigolio si era aperta e tutti trepidanti aspettarono di vedere chi era questo esimio ex alunno e di sapere il suo nome dalla preside.
La McGranitt però venne preceduta.
-Harry!-
Una voce sottile e dolce, aveva scandito quelle due sillabe con nostalgia e sorpresa e con una nota più che eccitata.
-Si, Signorina Weasley...Harry Potter. Lo presentavo a quelli più giovani di lei che non lo hanno potuto conoscere o combattere al suo fianco come lei.- si riprese un po' infastidità l'insegnante.
-Bè diciamo che la Weasley ha fatto molto di più...- si sentì sibilare dalla tavolata dei Serpeverdi.
-Le vipere non si smentiscono mai vedo!- la voce del nuovo arrivato, calma e profonda inondò la sala, come il primo raggio di sole illumina la mattina.
Un giovane dai capelli scuri e arruffati, con lineamenti segnati eppure dolci, squadrava la sala attraverso sottili lenti squadrate e tra i ciuffi sulla fronte si intravedeva la famosa cicatrice. Era alto e ben fatto e Ginny sorrise guardando come si era fatto ancora più bello di quanto lo ricordasse.
-Buon pomeriggio Hogwarts...è un piacere tornare qui.- e i suoi occhi neri nel dirlo si erano appoggiati alla figura ancora in piedi della giovane Grifondoro, addolcendosi di colpo.


Cos'è che mi manca, se non l'ho mai avuto?
Il sole cala e io ancora non l'ho capito...forse non afferro un'ombra terribilmente importante, eppure credo che se fosse così notevole me ne ricorderei.
Dannati i miei ricordi flebili...ho voglia di conoscermi di nuovo, di urlare il mio nome e sapere cosa lo lega a te...tu che sei ciò che mi scivola dalle mani.
Trovarsi sempre a sera, incompleti e insoddisfatti.
Perchè mi sfuggi?





Ok, come avete fisto di Hermione non c'è traccia...per ora.
E' un capitolo veloce di transizione, ma non volevo essere noiosa e quindi perchè non inserire qualcosa di pepato?
Spero vi sia piaciuto!Altrimenti la prossima volta farò meglio!
Grazie a tutti quelli che recensiscono(di nuovo!)e anche a quelli che leggono soltanto, ho visto che siete in tanti!Grazie davvero!
Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Nulla da perdonare ***


Ed eccomi di nuovo, un po' più rapidamente del solito, so che i miei tempi sono particolarmente esasperanti!Ringrazio ancora chi mi continua a seguire e recensire, siete davvero carini!Rispondo a Prince Myskin, si il primo pezzo è mio, mi piacciono molto i flussi di pensiero e soprattutto in questi capitoli diciamo di "amnesia" per Ginny, voglio mantenerli come anello di congiunzione tra "ricordo e non ricordo" o almeno per ora l'idea è questa!Poi si vedrà...con questo, Buona lettura!


Sopra al mio letto, sulla testata di legno, nascosto dal tessuto del baldacchino c'è un acchiappasogni...
Il cerchio di questo oggetto così deliziosamente pagano e magico in modo primitivo, è ampio quasi un palmo e ricoperto da una sottile striscia di pelle cobalto, dalla parte inferiore pendono due lunghe strisce dello stesso materiale con in fondo due lunghe piume di corvo, nere come la pece e leggere come aria. La ragnatela che abbraccia il cerchio, disegna i caratteristici giochi di corda che in ogni mente risvegliano immagini diverse; al centro della ragnatela una pietra scalfita a punta, come le freccie degli indiani e in una cella formata dalla corda sfila un piccolo turchese, così che i sogni si innamorino di lui e rimangano imprigionati nella tela nel tentativo di raggiungerlo.
Ti tendo una trappola si...dato che non ascolti la mia supplica, dato che non affranchi la mia fame...ti tendo una trappola frammento di vita che colori i miei sogni e sbianchi alle prime luci, lasciandomi così assetata.
Perchè non ti lasci prendere?Ogni nuovo giorno mi sveglio e so di averti perso ancora, ogni volta per così poco...
Ho bisogno di te in modo così carnale che a volte mi spaventa l'agognarti tanto.
Memoria che vai via da me, come una goccia su un vetro scivola lasciando la sua scia umida e effimera, come una lacrima spazzata dalle dita, memoria che vieni e mi travolgi di notte facendo presa sul mio cuore e stringendolo cattiva tra le dita, fino a farlo sanguinare, urlare, per poi lasciarlo libero e in gabbia, una gabbia di vuoto e silenzio.
Tutto è pace alla luce del sole, altra cosa è la notte, come se qualcosa lottasse per liberarsi, come se tu che sfuggi fossi più vicino...
Chi sono stata?Chi ero?
Ti tendo una trappola da bambina e spero tu sia talmente sciocco da caderci...ti terrò fra le mani come si tiene una briciola di luce, ti terrò sul mio cuore come il più prezioso dei pensieri...vieni, vieni da me.
Ancora.


Il vento baciava i capelli cremisi, facendoli ballare una danza sconosciuta ed orientale, affascinante nel suo melodioso disordine e a Mark parve una dea seduta sul muretto del chiostro della scuola, a naso in sù annusava l'aria di primavera con sguardo perplesso e nostalgico, come se davvero quel profumo di boccioli in fiore le aprisse orizzonti dimenticati. Il mantello della divisa abbandonato come docile contorno alle sue anche e il maglione grigio appoggiato alle spalle con una morbidezza strordinaria, casuale e stupefacente, mentre la cravatta allentata permetteva alla camicetta candida di sgualcirsi appena. La guardò a lungo prima di avvicinarsi, come se avesse paura di infrangere qualcosa di quasi creato...
-Aspetti lui?- chiese guardando anche lui le veloci nubi bianche sopra alle loro teste e un'ombra sottile strinse il suo cuore quando la ragazza con un sorriso raggiante gli rispose di si.
-E' così tanto che manca...è così tanto che non parla con me.- disse tornando a guardare il cielo.
-Credevo non sarebbe più tornato.- fece sommessamente il Corvonero.
Ginny si voltò a guardarlo perplessa.
-Volevi che non tornasse?-
-No, non mi tocca più di tanto per la verità...dico solo che dal modo in cui se n'è andato, non credevo sarebbe riapparso.- si schernì lui.
La rossa assentì e sorrise appena.
-Tieni ancora molto a lui Ginny?- chiese titubante guardandola in faccia.
-Certo. Abbiamo vissuto cose insieme che non passano...è una persona molto importante per me.-
-Si vede...ti brillano gli occhi.- e nel dirlo un fiotto di dolore lo scosse.
-Se tu te ne andassi dicendo che non tornerai, alla tua ricomparsa mi brillerebbero allo stesso modo.- fece lei sorridendogli e Mark si sentì avvampare.
Un rumore di passi li interruppe ed entrambi si girarono nella direzione di quel suono.
-Mark Davis, giusto?- fece Harry porgendo la mano all'altro e sorridendo appena.
Un lungo tabarro nero lo avvolgeva, un tabarro da viaggio, un tabarro da stregone, un tabarro da viandante, nero come la pece e morbido come il burro, di lana cotta, fermato da un'unica spilla inneggiante a Grifondoro all'altezza della spalla destra.
Mark intimorito dalla figura e dalla fama del ragazzo più grande, tese la mano e afferrò quella dell'altro.
-Si...- biascicò.
-Felice di rivederti, è più di un anno e sei cresciuto molto.- fece Harry sorridendogli con fare fraterno.
Non si conoscevano molto, quando Harry era diventato il ragazzo di Ginny, Mark si era fatto rispettosamente da parte, guardando solo da lontano le loro avventure e la loro storia, perciò per Potter l'altro era solo un amico di Ginny e uno studente di Corvonero. Certo si erano visti per anni, probabilmente sapevano l'uno dell'altro più cose di quanto immaginassero, ma la conoscenza era puramente superficiale e per Mark quel ragazzo aveva rappresentato l'ideale da raggiungere per essere all'altezza di Ginny, quindi il suo sentimento per lui si divideva tra ammirazione e invidia.
-Grazie...anche tu sei diverso. Ti trovo bene.- cercò di rispondere a tono.
Poi gli occhi di Potter si spostarono su Ginny e il suo sorriso perse d'intensità per dare spazio ad iridi da sogno e ad una molle nostalgia.
Mark si sentì sparire, come se non ci fosse stato, proprio l'unica cosa che poteva ferirlo così crudelmente da sembrargli intollerabile, eppure non si mosse e guardò la rossa rispondere all'altro con un sorriso splendente ed occhi lucidi.
Rimasero così per qualche secondo.
-Ciao strega...- disse lui riprendendosi da quell'attimo di stordimento e poi allargò le braccia, braccia che gli sembravano buone solo per quel gesto, per quella persona.
La ragazza camminò lentamente verso di lui e ancora più lentamente si accoccolò sul suo petto, aspirando il suo profumo così familiare, così sicuro...si le era mancato da morire.
-Harry.- sussurrò mentre lui la stringeva più del dovuto per un secondo soltanto, come a volerla tenere con sè e il tabarro scese a coprire Ginny come fosse l'armatura scintillante di un cavaliere e il contrasto tra il nero della stoffa e il vermiglio dei capelli di lei accecarono Mark che in silenzio se ne andò con il cuore in gola e un dolore cattivo in fondo al cuore.

-E' un bel posto questo...- sussurrò lui appoggiandosi al pesco, mentre Ginny si sedeva poco lontano.
-Belle giornate, belle persone...giorni spesi bene per quanto mi riguarda.-
Lei assentì rimettendosi il maglione, visto che una brezza un po' più fresca si era alzata.
-C'è profumo di noi quasùu.- concluse, ma quando vide Ginny arrossire si schernì.
-Non intendevo solo noi due, voglio dire noi tutti. Siamo stati ragazzini anche noi dopo tutto.-
-Bè sei tu il vecchio, io sono ancora giovane!-
-Si, come no...due anni non sono niente!Vedrai vedrai...- risero insieme e fu bello, perchè da tanto non capitava e come tutte le cose ritrovate si sente qualcosa in fondo al cuore che rinasce e un calore languido investe le nostre anime.
-Come mai ad Hogwarts?- chiese lei, mentre Harry si sedeva al suo fianco.
-Bè tornare a casa fa bene qualche volta.-
-Dove sei stato per tutto questo tempo?-
-Il mondo babbano è vasto e quello magico ancora di più...un anno è ti assicuro che ho visto ben poco.-
-Un giramondo allora!-
-Si...mi piace. Harry Potter il giramondo!Mi hanno chiamato in così tanti modi spiacevoli che questo mi piace molto!- rise lui.
Silenzio per un attimo e sentirono il vento accarezzare le foglie e cantare la sua canzone.
-Mi sei mancato...tanto.- fece lei guardandolo e Harry rimase interdetto per qualche istante prima di sorriderle.
-Anche tu...ma non allo stesso modo temo.-
Ginny avvampò ancora.
-Senti possiamo evitare di arrossire ogni due secondi?Ho finito le pezze e sai bene cosa voglio dire!Non preoccuparti, la ferita è rimarginata...ma tu rimani sempre tu. Non potrò mai esserti indifferente.- fece lui tentando di essere convincente.
-Avevo paura che non volessi nemmeno parlarmi...- fece lei con gli occhi lucidi.
-Non sarei venuto, se non fossi stato pronto...davvero.-
-E' imbarazzante per me...io non ricordo molto. Gli ultimi mesi sono un vuoto totale, ma anche eventi antecedenti sono come avvolti nella nebbia...non ricordo perchè è finita, ma so che era giusto.- fece lei abbassando gli occhi.
-Minerva mi ha parlato della tua amnesia...- rispose Harry pensieroso.
-Ma comunque non sbagli...era giusto così.- concluse dandole le spalle.
Ginevra avrebbe voluto chiedere di più, farsi raccontare, ma evito dato che il dolore negli occhi del moro era più che evidente.
-Dimmi il vero motivo per cui sei qui!- cercò di cambiare discorso.
-Non ti si può nascondere nulla vero?- fece lui ridendo appena e tornando a guardarla.
-Tu sei Harry...io sono Ginny. Nessun segreto ricordi?- fece lei scherzando, ma si bloccò non appena un'ombra sfarfallò sul viso del ragazzo, fu questione di un secondo poi Harry si alzò in piedi e tutto sembro passato.
-Robe del Ministero, robe pesanti...sono ancora un Auror in fondo!E poi dovevo portarti questa...- detto questo si frugò nella tasca dei pantaloni e tirò fuori una lettera ingiallita dal tempo.
-Cos'è?- chiese Ginny prendendola in mano.
-Ron...- fu poco più di un sussurrò e Ginny drizzò la testa e si girò a guardarlo incredula.
-Sai dov'è?Dimmelo, mia madre sta impazzendo!- fece afferrandogli un lembo del mantello.
-Tre mesi fa era in Danimarca...ci siamo incontrati per caso, forse la settimana più bella negli ultimi mesi, mi ha lasciato questa per te, poi è sparito. Non so di più davvero.- disse sinceramente affranto.
-Tre mesi?-
-Mi dispiace...prima non sarei riuscito ad affrontarti...- si scusò lui abbassando lo sguardo e Ginny capì e non riuscì ad insistere, poi guardò la lettera.
-Ti dispiace se non...- ma Harry la prevenne.
-Certo che no!E' tuo fratello, leggila con calma in dormitorio. La mia dose di Ronald l'ho avuta di persona!- e nei suoi occhi vide commozione e tanta nostalgia di un'amicizia purissima ed un affetto indimenticabile.
Harry si guardò intorno e vide la sera calare su di loro.
-Ginny forse è il caso che tu vada.-
-E' presto...-
-La cena è fra poco.-
-Resterai?-
Harry la guardò e Ginny capì la risposta senza che venisse pronunciata.
-Una notte Potter, non ti chiedo di più.-
-Un tempo sarei morto per accontentarti...ma ora...il Ministero ha bisogno di me.-
-Quanta abnegazione...- fece lei innervosita.
-Credimi, la questione è più nostra che loro.-
-Che vuol dire?-
Harry scosse la testa e le accarezzò la guancia.
-Segreto...Ginevra Weasley la tua curiosità è sempre la stessa.- poi la baciò sulla fronte e si calò il cappuccio nero sulla testa.
Ginny ebbe un flash-back di quel gesto e rimase per un secondo confusa...quel luogo, un mantello...dove e quando nella sua memoria?
-Ginny?-
-Cosa?- biascicò presa dai suoi pensieri.
-Se avrai bisogno di me...voglio dire, per te dev'essere stato molto difficile...-
-Di che parli?-
-La morte non è mai facile da accettare...io ci sarò quando vorrai ricordalo.-
-Harry così mi spaventi, morte?-
Gli occhi di Harry profondi e tristi la fissarono così complici e comprensivi, così colmi di un dolore davvero troppo grande, come se una parte della propria vita si staccasse per non tornare e poi eccolo, scintillante e veloce e Ginny lo vide chiaramente, il dubbio.
-Non c'è niente che tu debba dirmi?-
-No...credo di no...non capisco di cosa tu parli, c'è qualcosa che dovrei sapere?-
-E' solo che pensavo ne avresti voluto parlare, lascia perdere...a scuola qualche mese fa si è mosso qualcosa...magia vecchia, magia distorta. Stai attenta tutto qui.-
-E tu questo come lo sai?- chiese lei, ma lo sguardo di lui le fece capire che nemmeno a quella domanda avrebbe risposto.
-Ora vado, voglio partire prima che faccia buio e devo ancora salutare Hagrid!Ah, Ginny...- fece intanto che si incamminava.
-Si?- fece lei.
-Davis è un bravo ragazzo...rassicuralo che non c'è stato nessun ritorno di fiamma!Anche se io dovrei essere l'ultimo dei suoi pensieri...-
-Ma cosa dici!Non...- fece lei arrossendo completamente.
-Non sono mai stato cieco...e so che vuol dire essere innamorato di Ginevra Weasley.- fece lui dandole le spalle e alzando la mano in segno di saluto, lasciandola lì esterefatta e sola con la lettera di Ron fra le mani.

Cara Ginny,
così tanto tempo e comunque le mie parole sono poche e avide...qualche mese e ancora non so come respiro ancora. Tutti questi posti e nemmeno una speranza, tutto questo vuoto che so tu condividi mi accompagna come la notte segue il giorno. Impossibile dimenticare...
Eppure è servito tutto questo tempo, se non a lenire il dolore, a svelare pensieri torbidi e a comprendere cose che erano davanti a me, ma che non riuscivo a vedere.
Il mio lutto è il tuo lutto...e so che comprendi.
Non so come io sia potuto essere così cieco e se c'è stato rancore ormai è svanito. Sei mia sorella, non posso e non voglio odiarti. Tanto più che ho sempre saputo di non essere la strada giusta per lei.
Bacia la mamma per me e sappi che non ho niente da perdonarti, posso solo piangere insieme a te.
Tuo fratello
Ron

La rossa la rilesse fino a consumarne la grana e l'inchiostro...
E l'unica parola che confusa bruciava come fuoco era..."lei".

L'acchiappasogni è vuoto anche in quest'alba e io ora so che esisti, lo so per certo.
Perdonami.
Perdona questo pezzo di carne che non riesce, non è capace di ricordare...mi sembra di impazzire e piango lacrime assurde e inconsolabili, perchè fuori sorrido e dentro muio.
Non posso darmi pace, fino a che non potrò vedere, fino a che non saprò la verità e so che tutto intorno a me urla il tuo nome...perchè ora so che ne hai uno che nessuno ha il coraggio di dirmi...tutti sanno tranne me e io sparisco su quel nome e sospiro sulle sue lettere.
Spasimo su quella parola...netta, chiara, assoluta...e so che è marchiato su di me, eppure io non la vedo.
Qual'è il tuo nome?

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Capitolo 10
*** AVVISO ***


Ciao a tutti! Volevo solo rendervi partecipi del fatto che non sono morta, ma che mi sto solo laureando(spesso le due cose mi sembrano coincidere!)datemi il tempo di dare l'ultimissimo esame e di affrontare le ultime cose burocratiche e a metà giugno sarò da voi con un nuovo capitolo!!!Promesso!

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Capitolo 11
*** Lunghi guanti grigi ***


E dopo un periodo lunghissimo(scusate)eccomi di nuovo con l'ultimo capitolo!!Finalmente cambio di scena, finalmente ritroviamo l'altra metà della storia!Recensite mi raccomando, così vedo se continuo ad avere smalto!Grazie a tutti quelli che mi seguono e commentano!!Buona lettura.

Sentì lo schiaffo arrivare, lo sentì sibilare nell'aria, gonfiarsi, prendere forza e poi esplodere sul suo zigomo, forte, duro e dannatamente umiliante.
-Sono stufo delle tue stranezze!Mi fai scappare i clienti!- le urlò contro l'uomo sudato e grassoccio che la sovrastava almeno di venti centimentri  in altezza.
Digrignò i denti e strinse i pugni, ringraziando di non avere la bacchetta con sè, altrimenti il suo viscido datore di lavoro se la sarebbe vista brutta.
Raccolse i pezzi del bicchiere che si era infranto al suolo cadendo dal suo vassoio dopo lo schiaffo e fissò per un secondo il suo titolare.
L'uomo sentì freddo e un brivido gli corse sulla nuca, mentre il caldo nocciola di quegli occhi mutava in un grigio glaciale e il cliente che lo aveva chiamato per lamentarsi della sua cameriera, scappava urlando e incespicando tra le sedie del suo squallido locale babbano.
-Hermione...- sibilò irato, ma prima che un secondo colpo a mano chiusa venisse scagliato, la ragazza girò sui tacchi e sparì in cucina.
-E poi...ti ho già detto di toglierti quei guanti!!!- si sentì urlare dietro, ma ignorò tutto e scaraventato il vassoio a caso, uscì dalla porta sul retro guardata male dai pochi e altrettato viscidi dipendenti di quella bettola.
L'aria umida la investì e la fece respirare, avvolgendola come un panno fradicio, chiuse gli occhi e si strinse in un abbraccio solitario e dannatamente comprensivo.
Cos'era pena quella?
Pena per se stessa?
In fondo aspettare una fine certa, non rende più coraggiosi o virtuosi.
Solo qualche tempo e una manciata di altre umiliazioni così e sarebbe finito tutto...tutto.
Alla fine non le interessava, non le interessava dormire su lenzuola pulite, un lusso che non poteva permettersi, non le interessava ridere, non le interessavano gli occhi suini e inniettati d'ignoranza di Frank Beshop, il suo fetido e volgare padrone...aveva accettato quel lavoro, pur non avendo per niente attitudine, pur dovendo subire angherie fisiche e morali, solo per non svanire sotto un ponte o in fondo ad un vicolo sporco e maleodorante come un ratto.
Dignità.
Ne aveva ancora un briciolo in fondo all'anima.
Riaprì gli occhi e si guardò le mani e le braccia, ricoperte da lunghi guanti grigi e non ebbe la forza di sfilarli ancora una volta per vedere la consistenza naturale che la sua pelle perdeva ogni giorno, lentamente ma inesorabilmente.
Era iniziato.
Ma contro ogni sua più rosea previsione, la sua agonia era lunga ed esasperate.
Non che la giovane e brillante mente della miglior studentessa della scuola di Hogwarts nell'ultimo decennio, non avesse calcolato minuziosamente il tempo necessario al suo corpo per sparire, ma dei numeri non potevano certo darle la misura esatta della morte e lei se ne sentiva addosso l'alito e l'odore, come fosse un cadavere ancora in piedi, come se il gatto con la falce giocasse con la sua preda divertendosi con la sua paura.
Eppure era lei ad aver volutamente strappato quel lembo di tempo, così umiliante e sudicio, era lei ad aver allungato quell'agonia , così straziante e roca, era lei che aveva bevuto il sangue del suo unico amore per collezionare minuti e attimi in più, nutrendo così il suo dolore.
E, lo sapeva bene, un motivo c'era...un'ultima tappa in quella manciata d'anni che erano la sua vita o ciò che ne rimaneva, un ultimo misero capitolo, un ultimo atroce respiro...oh si, un motivo c'era per quel tempo rubato e lo aspettavo pur avendone paura.
Quegli occhi ancora nei suoi, occhi felici e inconsapevoli, ecco quello che doveva ancora vedere prima di andarsene.
E sarebbe stato il sollievo di saperla felice e svincolata da quel segreto sanguigno, a renderle la pace e a spezzarle il cuore per essere stata dimenticata.
Sapeva di dover tornare per guardarla, per guardare Ginny e sapere che avrebbe vissuto oltre lei...ma continuava a rimandare, per paura, paura di vedere che sarebbe successo.
Eppure non rimaneva molto tempo, eppure rischiava di non poterlo più fare.
Una nuvola azzurrina e maleodorante le fece arricciare il naso e girandosi si trovò davanti la cuoca, se così si poteva chiamare, del suo piano bar.
-Oh...Abby...non dovresti fumare.- fece sorridendo appena alla grossa donna di colore, l'unico essere umano in quel posto, l'unica che ancora l'avvolgeva con un solo sguardo facendola sentire più di una squallida cameriera in minigonna, adibita troppo spesso a pungiball per le sudicie avances dei clienti.
-Bambina, sono troppo vecchia per preoccuparmi di questo!- fece smentita immediatamente da un colpo di tosse cattiva.
-Piuttosto tu, possibile che riesca a fare incazzare Hank ogni sera?-
Hermione rise di gusto visto che sapeva che l'ingombrante donnone, così tanto somigliante alla Mamy di Via col vento, ma con gli occhi più furbi e la parlata di un camionista norvegese, apprezzava quella sua caratteristica fino a ritenerla una virtù.
-Se ti tocca un'altra volta lo infilzo con il forchettone!Gliel'ho già detto sai!?- fece l'altra con negli occhi una scintilla di sadismo.
-Non preoccuparti...so difendermi se voglio.- fece Hermione tornando a guardare il cielo nuvoloso.
-Oh su questo non ho dubbi...hai qualcosa infondo allo sguardo...e lui lo sa, è per questo che non ti ha ancora buttato fuori e non cerca di scoparti.-
-Cosa?-
-Che credi che non sia la norma?Io sono troppo vecchia e ho a portata troppi coltelli, ma con qualunque donna sia passata di qui, quel vecchio porco si è dato da fare.-
Hermione sgranò gli occhi fissandola e un fiotto di nausea e rabbia la prese, così per l'ennesima volta si chiese come aveva potuto accettare quella fine in quel posto.
Poi lo ricordo e i suoi occhi tornarono a terra tristi.
-Ecco bambina...proprio un momento fa. Avevi il fuoco in quello sguardo e poi...poi si è spento.- fece la donna avvicinandosi preoccupata.
-Non so di cosa parli.-
-Invece credo tu lo sappia bene Hermione. C'è così tanto orgoglio e dignità sul tuo viso, così tanto fuoco e poi...scompaiono, come se li rinchiudessi in una stanza buia e sopporti in silenzio, ingoi merda e taci, perchè?-
-Non è così credimi...- fece la ragazza sentendo freddo.
-Tu sei rassegnata!E porca miseria lo capirei in un'ottantenne, ma in te?Sei solo all'inizio, cosa ti ha ridotto così?Non c'è niente in questa vita schifosa che valga questo!Con il tempo lo capirai...-
Hermione scoppiò a ridere, una risata cattiva e vitrea, quasi senza vita.
-Il tempo...è sopravvalutato lo sai?- lo disse ghiacciata e neutra, così maledettamente lontana.
Abby si irrigidì per un secondo, poi scosse la testa.
-Ecco...questo è il gelo che tiene lontano Hank...e il resto del mondo.-
Hermione la fissò per un momento colpita, poi fece per rientrare.
-Tu vieni da Hogwarts non è vero?-
Il sangue le si gelò nelle vene, Abby era una Babbana che ne sapeva della scuola di magia?
-La prima sera, quando arrivasti qui, indossavi quella mantella fuori moda. So che è la divisa di quella scuola privata a qualche miglia da qui...-
-Settantasette miglia...ci sono stata per caso...l'ho rubata io...non ne so molto in verità.- rispose in fretta.
Abby ghignò passandole a fianco, dopo aver buttato lontano la sigaretta con una manata.
-Se tu sapessi rubare io sarei nata bianca come la Regina!Torna a casa bambina, qui fuori è un brutto mondo...- detto questo era sparita all'interno.
Hermione ancora confusa era rimasta per un attimo interdetta, dopo di che aveva sorriso tristemente per poi rientrare.
-Non c'è più nessuna casa a cui tornare...eppure...eppure si torna sempre a casa almeno un'ultima volta.-

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