Blood Secret di Seagull83 (/viewuser.php?uid=31047)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mantelli nella nebbia ***
Capitolo 2: *** Ginevra ***
Capitolo 3: *** Risoluzione ***
Capitolo 4: *** Il patto ***
Capitolo 5: *** Contratti, tributi e dolore ***
Capitolo 6: *** L'inchiostro ricorderà per me ***
Capitolo 7: *** Altari di sabbia su cui soffiare...nessuna scelta. ***
Capitolo 8: *** Dopo il disgelo ***
Capitolo 9: *** Nulla da perdonare ***
Capitolo 10: *** AVVISO ***
Capitolo 11: *** Lunghi guanti grigi ***
Capitolo 1 *** Mantelli nella nebbia ***
Piovigginava appena, ma un freddo pungente rendeva quelle goccioline
come minuscole lamelle di ghiaccio che le arrossavano le guance. Il
pesante mantello nero le copriva tutto il corpo e infangato ai margini
le arrivava fino ai piedi, mentre il cappuccio calato sulla testa
nascondeva il suo viso agli occhi di chiunque.
Aspettava.
Appoggiata a quel tronco sudicio e spoglio, aspettava.
Un giorno soltanto ed era tornata indietro, con che cuore aveva sperato
di poter stare lontana da quel luogo?
Un brivido la pervase scendendo gelido lungo la schiena e schiantando i
suoi centri nervosi, rimase così per un attimo a tremare,
poi le ginocchia si fecero molli e si lasciò scivolare
giù.
Così sedeva immobile e fradicia sotto quell'albero morto,
non più ormai che un gelido fantasma invernale della sua
rigognosa controparte primaverile e davanti a lei oltre la nebbia,
oltre il lago, la scuola di magia dipingeva gli oscuri contorni del
luogo che per sette anni aveva chiamato casa.
Un giorno soltanto, un giorno da quel diploma tanto agognato, un giorno
dalla lode e dal plauso di tutti quelli che per lei avevano contato, un
giorno da quegli occhi tristi di cui il sorriso tirato le aveva
strappato l'anima.
Un giorno.
Avrebbe dovuto essere un addio eppure... Aspettava.
Iniziò ad avere freddo, ma si disse che se chi attendeva non
fosse giunto, forse...forse morire così in mezzo a quel
nulla non sarebbe stato così male. Si sarebbe lasciata
andare tra le braccia ghiacciate di quella notte, nell'umido bacio di
quelle gocce fredde, nell'oblio di un ostentato coraggio che fino al
giorno prima credeva di possedere e che poi in poche ore si era
sfaldato come i chilometri che aveva percorso lontano da lì
prima di tornare indietro.
Gli occhi si aguzzarono scorgendo un movimento in lontananza e tutti
quei pensieri macabri e non adatti ad una giovane donna come lei
sfiorirono, catturato invece il cuore in un gioco d'accelerazione
frenetico e così...vivo.
Un giorno e aspettava...ed avrebbe atteso tutta la sua giovane vita per
quell'ombra scura che lentamente risaliva la china verso di lei,
comparendo e scomparendo tra i banchi di nebbia bassa.
Non si mosse e nulla da fuori poteva destare l'attenzione sul languore
immenso che ora le attanagliava lo stomaco e le affrettava il respiro.
La seconda figura coperta dal mantello giunse a qualche metro da lei e
si fermò, attese qualche attimo e poi una mano diafana fece
scivolare la stoffa pesante, scoprendo purpuree e lisce lingue di fuoco.
-Ginny...- un nome sussurrato, adorato, implorato.
-Cosa fai qui?-
-Mi hai sentito...- di nuovo una voce così flebile e senza
forza.
-In sei anni ti ho ignorata una sola volta?- chiese l'altra
sorridendole appena.
-No mai...- Ginny si avvicinò e si sedette al suo fianco,
rimasero in silenzio per lunghi minuti prima che la rossa lo rompesse.
-Mi hai detto addio ieri...non renderlo più doloroso di
quanto già non sia, ti prego.- e qualcosa nel tono
assomigliava ad una supplica sofferta, di chi forse deve dire quel che
dice, ma non lo vuole.
-Ero oltre Diagon Alley...ero già tornata al mondo
Babbano...ero già nel mio futuro Ginny e poi...-
-Poi che è successo?-
-Non lo so...ho visto qualcosa, una luce, non so spiegartelo e mi sono
trovata a fare il percorso all'inverso...in fretta, più
veloce possibile. Dovevo tornare qui.-
-Non capisco...- scosse la testa Ginny.
-Neanch'io.-
Silenzio.
-Ron dov'è?-
-Ha importanza?- chiese irritandosi appena, ma era troppo stanca per
ribattere.
Silenzio ancora e Ginny si chiese che stava succedendo per l'ennesima
volta in quella serata, da quando camminando per i corridoi della
scuola aveva sentito quel conosciuto languore, quel richiamo solo per
lei, quel soffio gentile oltre l'orecchio sinistro, malizioso e unico.
-Che succede?-
-Nulla di grave credo...solo tienimi la mano.- e così
dicendo sottili dita bianche erano apparse in contrasto con il mantello
scuro, porgendosi a Ginny indifese e supplici.
La rossa non aveva esitato, anche se quel contatto non avrebbe fatto
altro che inasprire la ferita inferta qualche ora prima, un addio
odiato e necessario.
Strinse la mano che le si era offerta e la sentì fredda,
così prese a riscaldarla con le sue.
-Abbiamo deciso che non sarebbe andata avanti...abbiamo deciso che non
era giusto ne possibile!Abbiamo promesso che il tuo diploma sarebbe
stato il nostro addio...non puoi venire qui e...non puoi!- la voce si
era alzata appena, mentre cocenti lacrime le rigavano il volto.
-Lo so...lo so...ma io dovevo tornare.-
La voce appena sussurrata era diventata un sibilo e Ginny si era girata
per vedere che stava succedendo, anche perchè la stretta
sulla sua mano si era affievolita.
Aspettò ancora, ma nulla si mosse, nulla
fiatò...la mano fu più veloce del pensiero e con
uno scatto il cappuccio del mantello nero fu calato, scoprendo docili
boccoli nocciola.
-Hermione!- fu lesta ad accoglierla fra le braccia, mentre l'altra a
peso morto cadeva.
-Cosa c'è?Cosa è successo maledizione?!!-
urlò nella notte, trovando l'altra misteriosamente priva di
sensi.
Il mantello si aprì e una sottile linea rossa si fece largo
tingendo la camicia di seta e slabbrandosi in una macchia bruna. Le
pupille di Ginny si dilatarono quando riconobbe il sangue della sua
compagna.
La scosse violentemente, urlandole di svegliarsi e non smise
finchè gli occhi stanchi della mora non si aprirono a
mezz'asta.
-Guardami Mione!Guardami e rimani sveglia!Che diavolo hai fatto?-
L'altra sorrise continuando a sbattere le palpebre per ritrovare un
minimo di lucidità che invece le sfuggiva.
-Capisci...dovevo tornare da te.- biascicò.
-A fare cosa?A morirmi tra le braccia?Cos'è questo,
"un'Avada Kedrava" non schivato del tutto?Non chiudere gli occhi
Granger o non te lo perdonerò mai!Alzati!- aveva urlato e
nella sua voce qualcosa d'isterico, disperato, una nota che nemmeno
davanti ai Mangiamorte aveva mai avuto.
Aveva paura, una paura gelata e definitiva, mentre con la forza della
disperazione trascinava il corpo dell'altra lungo la china.
Eppure il castello non le era sembrato mai così lontano
dall'albero dove lei e la mora si incontravano di nascosto.
Cadde a ginocchioni e imprecò, perchè da sola non
sarebbe mai riuscita a portarla al sicuro, così
iniziò a piangere di rabbia e d'impotenza, poi la prese per
il bavero alzandola appena.
-Apri gli occhi dannazione!Da quant'è successo?Quanto sangue
hai perso?Perchè sei stata qua fuori tutto questo tempo?-
-Non lo so...aspettavo che mi sentissi e...-
-Sei una stupida!Tieni aperti quegli occhi Granger!Una stupida!-
così dicendo le aveva dato uno schiaffo, non troppo forte,
non troppo piano.
Hermione era parsa rianimarsi, ma forse era la sua immaginazione o
forse il rossore dello schiaffo su quella pelle troppo bianca. Poi le
braccia della mora si strinsero intorno a lei e le venne di nuovo da
piangere.
-Si, perchè ti ho lasciato andare ieri...una stupida si.
Ginny stringimi, non rimane molto tempo...-
-Stai zitta tesoro!Zitta!Non puoi farmi questo...- ma l'aveva stretta
perchè il freddo che sentiva dentro poteva essere scaldato
solo da quelle braccia.
-Ginny ti prego...puoi ancora salvare questa stupida...- la voce
tornò ad affievolirsi, mentre Ginny riacquistava speranza e
tamponava al meglio la ferita.
-Come?Dimmi come?- le urlò.
-Sai perchè sono tornata?- ci aveva messo molto per dire
quella frase, molta, troppa fatica...
-Ginny perchè sono tornata qui?- ma la rossa non rispondeva
e lei non aveva più tempo.
-Wesley per l'amor del cielo!-
-Amore...- sussurrò appena.
Hermione sorrise...
-Per la nostra promessa...sono legata a te...-
Silenzio.
-Eravamo della bambine...-
-Era il mio sangue con il tuo...è abbastanza.-
Silenzio di nuovo.
-Non possiamo farlo...il patto non è chiuso, non ha
validità magica!-
-Ginny ti prego...-
Il vento scivolò su di loro sprezzante, regalando ad
entrambe strali gelidi e miriadi di spine.
Sancisce il tempo ciò che non sancisce il sangue.
Sancisce il sangue ciò che non abbiamo il coraggio di
sigillare.
Ciao a tutti!Sono finalmente riuscita a modificare il testo
(html...scusate sono un po' tarda)rendendolo decente e più
leggibile...buona lettura, spero la storia vi piaccia!
Alyson
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Capitolo 2 *** Ginevra ***
Fece scoccare il mantello che piroettando turbinò nell'aria
e le ricoprì il petto.
I lungi capelli scarlatti vibrarono accarezzati dalla brezza frizzante
di quel mattino, mentre tutti gli allievi della scuola di magia di
Hogwart si giravano ad ammirare Ginevra Weasley.
Portamento fiero di chi ha visto molto più di quello che da
ad intendere, occhi nocciola capaci di freddare e di mandare a fuoco
chiunque, ramate ciocche ad incorniciare un viso più duro di
quanto fosse giusto per la sua età, lingua tagliente eppure
delicata, anima nera come la notte e pura come l’acqua.
Il polso destro marchiato da un segno di possesso biancastro e
indelebile.
Settimo anno, Grifondoro.
Eccellente studentessa, eccellente in volo, eccellente in campo,
eccellente in tutto e fredda come il ghiaccio perenne: le vittorie, i
bei voti, i sorrisi imbarazzati di ogni ragazzo della scuola, le lodi
di ogni ragazza e dei professori non scalfivano di nulla, quello
sguardo tremendamente triste infondo.
Il settimo anno per Ginevra fu il più fulgido,
perché dal nulla divenne l’eccelso esempio di
Hogwart e il più duro, perché il suo cuore
provò paura ogni singolo istante.
Elusa la folla, sgattaiolò oltre le mura e si diresse verso
la Foresta Proibita, poi scartò di lato e accertatasi che
nessuno l’avesse vista raggiunse il vecchio albero, ora
rifiorito.
Era marzo.
Erano passati sei lunghi mesi da quella notte di inizio ottobre.
Come l’autunno era giunto presto quell’anno
investendo i diplomandi con fredde folate di vento, ora
l’inverno non voleva andar via, come non se ne andava nel suo
cuore.
Faceva ancora fresco e la primavera stentava a sbocciare pienamente, ma
il suo albero fioriva e questo per lei era miele.
Si sdraiò nell’erba e si strinse un po’
di più il mantello addosso, poi chiuse gli occhi.
-Gi-ne-vra.- sorrise nel sentire quella voce scandire piano il suo
nome, con una dolcezza infinita.
Hermione comparve al suo fianco e si chinò in avanti
baciandola appena, prima che lei potesse riaprire gli occhi o
rispondere al bacio, l’altra era già tornata
seduta.
-Non mi piacciono le cose rubate.- sorrise ancora Ginny, un sorriso che
dall’anno precedente nessuno a scuola aveva mai rivisto.
Hermione si girò a guardarla e sorrise, di un sorriso
così bello e sincero che la rossa si alzò ad
accarezzarle la guancia.
-Oh, Mione sei così…bella.- e dicendo questo la
baciò con calma, lentamente e con dolcezza, venerandola
quasi.
Quando il bacio finì, Hermione era leggermente rossa e
sorrideva ma tristemente.
-Sei di nuovo qui bambina…-
-Dove pensi che possa andare…tu sei qui.- rispose stornando
lo sguardo la rossa.
Hermione iniziò a giocare con una ciocca di capelli
dell’altra in silenzio, punendo Ginny con
quell’assenza di dialogo ma non perdendo il contatto.
La rossa sapeva, la rossa era Ginevra Weasley, la rossa era sua e non
erano libere.
La mano di Hermione parve più trasparente tutto
d’un tratto, Ginny l’afferrò
impallidendo.
-Ti servo ancora…-
-Non stavolta…sto bene.- fece ferma la più grande.
Ginny la ignorò, tirando fuori dallo stivale un coltellino,
già pronta a pagare il suo tributo.
-Ti ho detto che non serve…- ripetè Hermione e
nella voce vibrò il nervosismo, perché Ginny
continuando ad ignorarla, alzando il maglione leggero della divisa e
avvicinando la piccola lama al suo ventre, là dove altri
graffi e tagli leggeri si intravedevano.
-Ginny!!- urlò prima che la lama affondasse nella carne e le
prese la mano.
-Non…voglio.-
Ginevra ora riservava all’altra lo stesso sguardo che donava
agli altri allievi, freddo e impenetrabile.
Diede il coltellino ad Hermione e poi mise la mano sulla sua restando
immobile nella posizione precedente con la lama appoggiata sulla pelle,
spinse e incise, prima che l’altra potesse opporsi.
Poco, quel che basta per far sgorgare stille scarlatte.
Hermione lasciò la presa e strinse i denti, sentendo il
dolore dell’altra e la sua colpa.
Ginny cercò di non macchiarsi la camicia e il maglione, poi
si stese lasciando il ventre e il taglio sanguinante scoperti.
Hermione chiuse gli occhi e si maledisse come ogni volta, poi
abbassò il viso e sfiorò con la lingua la ferita.
Ginny si irrigidì eccitata e brividi caldi scesero lungo la
sua schiena, mentre l’altra riversava i suoi morbidi boccoli
sul ventre e sul petto e accarezzava dolcemente le parti di pelle
scoperta con le dita, intanto allappava la linfa dell’altra
sempre con più fame.
Ginny strinse i capelli dell’altra con una mano ed Hermione
iniziò a piangere, non perchè le facesse male, ma
perché quel fuoco che sentiva salire dentro
l’altra non era suo, non era loro.
Quando il culmine raggiunse la rossa, Hermione smise di assaggiare il
suo sangue e la strinse forte, per tenerla lì con
sé e farla scendere da quel picco falso, sperando ogni volta
di non trovarsi davanti una Ginny un po’ meno Ginny e
un po’ più Ginevra, un po’
più fredda, più gelida e vuota.
Ma gli occhi che la raggiunsero quando la rossa smise di ansimare e si
allungò per baciarla, non le lasciarono dubbi, un altro
frammento era volato via.
Un'altra parte di quell’anima che amava tanto era sparito,
perso in meandri senza uscita, in labirinti privi di soluzione.
-Non voglio più…-singhiozzò dopo
averla baciata, ma Ginny, ora più lucida le prese la mano e
guardandola sorrise.
-Sei ancora qui…non lascerò mai che tu svanisca.-
Di fatto la trasparenza non c’era più, ma Hermione
si asciugò la bocca con il dorso della mano, disegnandosi
sul viso lunghi graffi rossastri.
-Ginny, non era questo che volevo…io non sapevo
che…-
-Lo so tesoro, lo so…- e rise vagamente ironica, ma
l’altra non ci fece caso, quando succedeva, Ginevra prendeva
il sopravvento cinica e spietata e ad Hermione non restava che
accettarlo.
-Devi salvarti…-
-No.-
La mora sospirò scuotendo la testa.
-Domani non ci sarò e…- ma prima che potesse
finire la frase, Ginny le afferrò il polso destro, scoprendo
la cicatrice identica alla sua.
-La vedi questa?- chiese rabbiosa ed Hermione sentì freddo
dentro.
-Sei mia…non andrai da nessuna parte.- detto questo la
scansò freddamente per poi alzarsi e andarsene.
Silenzio e ghiaccio.
Tra loro e intorno, come se tutto il mondo non fosse stato altro.
-Sono stata tua prima di questo e lo sarò dopo.-
sussurrò vedendola sparire oltre la Foresta Proibita verso
la cinta muraria della scuola.
La sera stessa, tornata vagamente in sé, sarebbe tornata a
scusarsi, sarebbe tornata a piangere e avrebbero fatto piani per
sfuggire a quell’incubo e poi…poi sarebbe arrivata
la volta successiva e Ginny non si sarebbe tirata indietro e lei non
sarebbe riuscita a fermarla, così al posto della sua dolce
Grifondoro, si sarebbe fatto strada l’impeccabile esempio di
perfezione e freddezza, Ginevra Weasley.
Ginevra.
Ogni volta così meno sua.
Ginevra.
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Capitolo 3 *** Risoluzione ***
Volevo
ringraziare Tarja per
la bella recensione e, come vedi, sono riuscita a sistemare il testo!
Fatemi
sapere come vi sembra la storia...buona Lettura!
Alyson
La mattina era fresca, ma il clima iniziava a riscaldarsi e la
primavera esplodeva sui terreni di Hogwart, inondando i suoi orizzonti
di profumi meravigliosi e rinascite spettacolari. Il Picchiatore
scrollava le fronde risvegliandosi dal torpore dell'inverno e buttava
germogli gentili e di un verde brillante, voli di rondini costruivano
articolate evoluzioni aeree rendendo il cielo terso una dinamica
esplosione di figure.
Ginny appollaiata sotto un arco del portico interno, scriveva un
interminabile saggio di Pozioni, godendosi la brezza che le
scompigliava le ciocche scarlatte costruendo piroette sulla sua fronte.
Il mantello dei Grifondoro le copriva una gamba, mentre l'altra
penzolava dal muretto, il nodo della cravatta rossa e oro era allentato
e la penna scorreva veloce sul foglio di pergamena ingiallito, mentre
lei seguiva con gli occhi il movimento.
-CapoScuola Weasley!Come mai non è in classe?-
La rossa sussultò a quella voce burbera, ma con un tono
divertito e comprese questo doppio solo alzando lo sguardo e
incontrando gli occhi di Mark Davis, Corvonero, del settimo
anno come lei.
-Sono esentata dall'ultima ora, CapoScuola Davis!- gli rispose
affettata e con un sorrisetto meschino stampato in volto, ma il ragazzo
non si impensierì per nulla e anzi sbuffò
teatralmente.
-Non dirmi che hai superato anche il parziale del mese scorso,
assicurandoti l'accesso diretto ai M.A.G.O.??-
-Come se già non lo sapessi...- sospirò lei
scocciata dalla presenza dell'altro, ma in modo bonario,
così diversa la sua voce con quel ragazzo in confronto a
tutti gli altri.
-Touchè Weasley!Lo sapevo...e siccome io comune mortale, non
l'ho passato, ti chiederai che ci faccio qui?!!- fece lui sorridendo
apertamente.
-Veramente no...ma tanto so che me lo dirai ugualmente Mark...-
-Esatto!!!Come CapoScuola sono stato mandato da Hagrid per informarlo
di movimenti sospetti vicino al Pesco di vedetta...ricordi quel posto
su ai confini nord?-
Ginny sentì il sangue gelarsi, il suo pesco...Hermione.
-Quando...quand'è successo?- chiese pallida in viso.
-Non so di preciso...credo nelle ultime settimane. Ma a te che
importa?Dovresti gioire con il tuo amico per questo inatteso
contrattempo che mi permette di saltare Trasfigurazione!!-
cinguettò lui, ma quando si rese conto che l'altra non lo
stava ascoltando il suo sorriso si spense ed iniziò a
guardarla con occhi tristi.
-Di nuovo persa nel tuo mondo Ginevra...a volte mi chiedo se
potrò mai entrarci, così potrei capire cosa ti
succede.-
La ragazza si scosse sentendo quelle parole, così docili e
malinconiche, così in qualche modo dolorose, un modo che lei
non riusciva a comprendere.
-Ma no Mark...sono qui con te!E visto che ho terminato il saggio, se
vuoi ti accompagno da Hagrid!-
Il velo sugli occhi del ragazzo si disperse in un attimo e un radioso
sorriso comparve a illuminarlo, anche il perchè di questo a
Ginny non era ben chiaro, ma ormai era talmente abituata a quel suo
unico amico che ignorò la cosa.
-Certo!Vado in dormitorio ad appoggiare i libri, fra dieci minuti qui
Weasley?-
Ginny fece segno di si con la testa e alzò la mano per
salutarlo, mentre quello già correva verso Corvonero, poi
tornò con gli occhi sulla pergamena che era tutto
furchè conclusa. Doveva scoprire cosa sapessero i Professori
sul suo Pesco e se possibile avrebbe sviato Hagrid.
Una mano diafana sfiorò la sua guancia, poi dieci dita
iniziarono a districarle i capelli, dolcemente, esasperando il languore
che già percepiva.
Il cortile deserto, abbracciò l'immagine di Ginevra ad occhi
chiusi intenta ad assaporare le carezze sapienti di un altro studente
di Hogwart.
O così sembrava...la figura avvolta e nascosta dal mantello
invernale, ormai fuori stagione, dei Grifondoro continuò il
suo gioco.
-Un Corvonero...- sibilò Hermione, continuando a celarsi
sotto al cappuccio.
-Cosa?- fece la rossa non avendo inteso e girandosi verso
l'altra che le stava dietro.
-Nulla ...-
-Non dovresti essere qui, è pericoloso!Mark mi stava appunto
dicendo che...- ma Hermione non la fece finire, colta da un'improvvisa
sensazione.
-Ho sentito...andrai da Hagrid?-
Ginny rimase un po' spiazzata, ma si riprese prontamente esponendo le
sue elucubrazioni all'altra e propose di cambiare posto dove
nascondersi perchè il pesco non era più sicuro,
raccomandando all'altra di fare più attenzione.
-Ad esempio non è molto saggio venire qui, quando fra meno
di mezzora le lezioni si concluderanno.-
-E fra pochi minuti Mark sarà di ritorno...-
soffiò Hermione.
-E con ciò?-
-Non so bene come potrebbe reagire vedendomi, cara la mia
CapoScuola...- fece alzandosi in piedi e dandole le spalle, per evitare
che la sua espressione piccata venisse vista.
-Ah bè questo si...ma ho come l'impressione che intendessi
altro.- nel dirlo il sopracciglio di Ginny si era alzato.
Hermione sospirò appena poi si girò a guardarla
sorridendole, rassegnata e quasi vinta e quell'espressione a Ginny non
piacque per niente.
-Niente d'importante...mi fa piacere che con Mark le cose vadano bene.
E'
un buon amico?-
-L'unico che sopporto. I miei amici eravate voi.-
Fredda eppure sincera.
-Ora noi non ci siamo più.-
-Tu sei qui.-
Silenzio.
-Mione che cosa stai cercando di fare?-
La mora le fu di nuovo dietro, si sistemò il cappuccio per
coprire meglio il viso e poi le pose le mani sugli occhi.
-Signorina Granger?!??- chiese divertita.
-Forse il tuo futuro potrebbe essere nuovamente diverso...e libero.- le
sussurrò all'orecchio prima di liberarle gli occhi e sparire.
Quando riaprì gli occhi, Hermione non c'era più e
le sue parole le rimbombavano in testa, guardò in avanti e
vide Mark Davis avvicinarsi di corsa, trafelato e allegro come sempre.
Ginny vide
la figura dell'altro sfocarsi e la memoria la riportò a
spiacevoli episodi non troppo lontani.
"Spezzata sarà la
condizione
se il sangue
sarà versato
O un nuovo amore ne
avrà ragione
lasciando questo cuore
liberato."
Poi torturandola ancora la condusse più indietro, a distanza
di anni, ad una notte particolare che comprendeva anche Mark sebbene
marginalmente.
Là dove tutto era iniziato.
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Capitolo 4 *** Il patto ***
Hermione Granger
Secondo anno Grifondoro
Il bimbo piangeva in un angolo, nascondendo il viso tra le mani, mentre
i tre ragazzini più grandi lo schernivano ridendo di lui.
-Avanti Corvonero...un po' di dignità non guasterebbe!- rise
più forte il biondino.
-La dignità tu non sai neanche cos'è Malfoy...per
non parlare del rispetto!-
Una voce stridula e acerba ammutolì i tre Serpeverde che
girandosi si trovarono davanti Hermione che con le braccia sui fianchi,
una delle sue pose da maestrina più riuscita, li guardava
truce.
-Oh, guardate chi c'è...il peperoncino di Potter!-
ghignò cattivo il ragazzino, avvicinandosi a lei e
sostenendo il suo sguardo.
-Ho un nome lo sai...che cosa vi ha fatto questo poveretto?-
così dicendo aveva scansato l'altro e raggiungendo il
bambino lo aveva accarezzato sulla testa per consolarlo.
-E' vero un nome ce l'hai, Secchiona!Per quanto riguarda la femminuccia
che stai difendendo, esiste soltanto suppongo!-
-N-non s-ono una f-femminuccia...- piagnucolò l'interessato.
-Ah no?Hai bisogno di una donna per controbattere!!E poi della
Granger...come sei caduto in basso femminuccia!- rise più
forte Draco.
Hermione era diventata tutta rossa e la rabbia le aveva rimpicciolito
gli occhi.
Quando aveva visto quel povero malcapitato preda delle angherie di
Malfoy e dei suoi tirapiedi, aveva rivissuto tutte le volte in cui
l'anno precedente era toccato a lei e non c'aveva visto più.
-Ora basta Malfoy!Se non la smetti assaggerai la mia bacchetta e...-
-O meglio chiameremo Silente...- una terza voce si era insinuata nel
discorso, mentre Harry e Ron erano comparsi sulla scena.
Un po' spaventata e curiosa, attaccata al mantello del fratello stava
la più piccola dei Weasley.
-Tremate è arrivata la cavalleria!!- fece Draco alzando le
braccia.
-Malfoy stai esagerando...- sibilò Hermione, mentre i suoi
amici si schieravano davanti a lei e il bambino.
-Lo Sfregiato, Lenticchia, la Secchiona e...chi è quel
mostriciattolo rosso?Un'altra poveraccia della tua famiglia immagino
Weasley...di cosa dovrei aver paura?-
Prima che Ron o qualunque altro potesse ribattere all'offesa, Ginny si
staccò dal fratello e fronteggiò il Serpeverde.
-A chi hai dato del mostriciattolo?Brutto...brutta biscia!!- l'aveva
detto tutto d'un fiato, senza rendersi esattamente conto di quali
potessero essere le conseguenze e per concludere aveva
scagliato un calcio sullo stinco al malcapitato.
Hermione rise incredula di quel gesto e di quelle parole, pensando per
la prima volta che Ginevra Weasley non aveva di certo ereditato la fifa
di Ron e che forse quella piccola bimba era da ammirare. Un Grifondoro
degno di quel nome.
-Brutta piccola...- aveva urlato Malfoy, ma prima che qualcosa come una
zuffa si potesse realizzare, una luce nel corridoio aveva anticipato
l'arrivo di Gazza e di Piton che trovandoli tutti in fallo data l'ora
tarda, li aveva mandati a letto con dieci punti in meno per casata.
Ginevra Weasley
Primo anno Grifondoro
Mentre Severus Piton, il docente più inquietante
che fino ad allora le avessero presentato, sgridava i Serpeverde e i
Grifondoro del secondo anno per averli sorpresi fuori dalle sale comuni
a quell'ora tarda, Ginny si avvicinò al piccolo Corvonero
che ancora singhiozzava disperatamente.
-Perchè piangi?-
-Mi hanno preso in giro perchè sono un tappo...-
sussultò l'altro a quella domanda inaspettata.
-Sei solo piccolo...tutte e due siamo più piccoli di loro,
è normale essere più bassi no?- gli aveva sorriso
incoraggiante.
-S-si...- aveva balbettato mentre l'altra lo aiutava ad alzarsi.
-Io sono Ginevra, Grifondoro. Tu sei un Corvonero vedo, bella casata.
Qual'è il tuo nome?-
-Mark...Mark Davis.- aveva sussurrato continuando a guardare il piccolo
e dolce sorriso dell'altra.
A Ginny era piaciuto subito quel bambino, nonostante i sopprusi che
aveva subito non aveva urlato o chiamato aiuto ne tantomeno aveva
cercato di dire a Piton cos'era successo, denunciando così i
tre Serpeverde. Aveva affrontato da solo gli insulti e se anche aveva
pianto, dopotutto era un bambino, si era comportato da coraggioso. E a
lei piacevano i coraggiosi.
Gli pulì il mantello dalla polvere con qualche pacca e
sorrise ancora, come le capitava spesso i ragazzini le acuivano
l'istinto materno, anche se come Mark avevano la sua età.
-E non intendo trovarvi ancora in giro di notte per il castello!Malfoy
da te proprio non me lo aspettavo!Signorina Granger mi sta ascoltando?-
urlò Piton stizzito.
Quando Ginny si voltò, per una frazione di secondo le
sembrò che Hermione la stesse guardando, ma poi la mora
aveva stornato lo sguardo per rispondere contrita al professore che
ancora più furioso aveva tolto altri cinque punti a
Grifondoro.
Ginny si morse un labbro, la ragazza più grande non se lo
sarebbe perdonato facilmente.
-Ora filate nei dormitori!-
-Professor Piton...Mark è da solo...- aveva mugugnato la
bimbetta, cercando di intercedere per il suo nuovo amico a cui
altrimenti sarebbe toccato un solitario rietro in dormitorio per i
lugubri corridoi di Hogwart.
-Mark?- chiese esasperato l'adulto, mentre Gazza iniziava a
spazientirsi.
-Ah, il Signor Davis...va bene, va bene, visto che se ne preoccupa
tanto lo riaccompagnerà lei e prima che qualcuno abbia
ancora da dire...- li fulminò tutti con lo sguardo.
-...e allunghi questo tedioso incontro, Granger andrà con
loro!Ma poi signorine, filerete a letto immediatamente!!- detto questo
aveva preso per la collottola Malfoy e i suoi altri protetti per
condurli verso Serpeverde.
Ginny aveva sorriso soddisfatta a Mark, che le aveva risposto
arrossendo appena.
Mark Davis
Primo anno Corvonero
Si sentiva un po' confuso, le due ragazzine che gli
camminavano a fianco lo avevano salvato da Malfoy.
Questo da una parte lo sollevava enormemente, dall'altra gli faceva
rimbombare in testa il nomignolo che di lì in avanti Malfoy
gli avrebbe affibbiato di sicuro.
Femminuccia
Guardò Hermione che corrucciata probabilmente
ripensava ai punti persi e si disse che era bellissima,
perchè il colore dei suoi folti capelli era proprio uguale a
quello della sua mamma; la giovane Grifondoro era del secondo anno,
quindi per lui era quasi un'adulta e questo l'ammantava di
grandiosità e bellezza, dopo di che la sua fama di
studentessa perfetta non faceva altro che aumentare questa sua
ammirazione.
-Tu...tu sei figlia di Babbani, non è vero?- la
interpellò solo per dirle qualcosa, senza rendersi conto
dell'offesa velata e involontaria che aveva arrecato all'altra.
La mora si irrigidì colpita, ma prima che potesse rispondere
fu Ginny per lei a parlare.
-Si, si...pensa che bello, conosce a perfezione sia il Mondo Magico che
quello Babbano!Mio padre le chiede sempre un sacco di cose
interessanti, tipo...la lavastiratutto!-
Hermione scoppiò a ridere.
-Immagino tu intenda la lavastoviglie.-
Mark si rilassò così tanto a sentirle ridere che
involontariamente iniziò a fissare Ginny, così
allegra, così semplice e coraggiosa.
Infondo aveva dato un calcio a Malfoy per lui, non era da
tutti...anzi da nessuno.
E poi quei capelli rossi erano così brillanti, accesi e lo
ipnotizzavano, sapeva che avevano la stessa età eppure gli
sembrava che l'altra fosse più matura e questo lo
affascinava tantissimo.
-Ah si e a cosa serve?-
-Che cosa la lavastoviglie?-
Era una bambina intelligente e piena di forza, una forza che lui spesso
non trovava, lo aveva difeso e protetto, non aveva permesso nemmeno
tornasse a Corvonero tutto solo e di questo le era grato. Non che fosse
un vigliacco, ma quei corridoi bui avrebbero fatto paura a chiunque.
-Serve a lavare i piatti, le pentole...le posate!-
-E le scarpe no?-
Lo aveva difeso facendosi un temibile nemico, Draco Malfoy, nonostante
non si conoscessero affatto. A dire il vero Mark l'aveva notata quel
primo giorno in Sala Grande e aveva gioito per lei quando il Cappello
Parlante l'aveva assegnata ai Grifondoro, da sempre la casata della sua
famiglia. Aveva gioito involontariamente, perchè Ginny aveva
sorriso e quel sorriso gli era rimasto impresso, così
fresco, così bello.
Era rimasto incantato il primo giorno ad Hogwart.
-Le scarpe?Ginevra...ma cosa dici?-
-Chiamami Ginny.-
Stavano ridendo le sentiva e ormai il loro percorso insieme era finito,
ma si fermò ancora un momento ad assaporare quel sorriso.
Stregato da una Strega a undici anni.
Se qualcuno gli avesse detto prima che si sarebbe innamorato di Ginevra
Weasley così giovane, non gli avrebbe creduto.
Tanti giorni e tante notti erano seguite a quella e l'amicizia tra le
due Grifondoro era aumentata proprio come la luna in fase crescente,
limpida, di riflesso l'una per l'altra.
Un affetto profondo le legava e la sera del patto a nessuna delle due
venne in mente che quel che stavano per fare forse coinvolgeva forze
più oscure, più arcane e decisamente pericolose
di quel che credevano.
-Ginny non so se è una buona idea...- obbiettò la
mora.
-Sei mia amica?-
-Certo...sei la mia Migliore amica!-
-Allora di che ti preoccupi?George e Fred lo fanno sempre.- sorrise
Ginny.
-Si ma un patto di sangue tra due fratelli e nullo per forza!- rise di
rimando.
-Oh avanti...non essere puntigliosa!E' solo un gioco...tanto
più che noi siamo come sorelle no?-
Già su questo, proprio sui loro sentimenti avrebbero dovuto
fermarsi, ma non lo fecero e ingenuamente si fidarono di un affetto
ancora così tanto acerbo.
"In nome della bacchetta
che mi ha preferito
con il sangue di questo
mio cuore
insieme al mio compagno
non sarò smarrito
sancisco un patto di
puro amore.
Vene contro vene
vita per vita
per sempre legati insieme
fino a che non
sarà finita."
All'unisono proclamarono il testo dell'incantesimo trovato da Ginny in
un vecchio baule di Fred e nel mentre si praticarono due tagli sul
polso destro, unendo il loro sangue con magia potente e antica, di cui
ancora non potevano immaginare le conseguenze.
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Capitolo 5 *** Contratti, tributi e dolore ***
Eccomi di nuovo qua!Grazie mille a chi mi ha recensito e
anzi fatelo ancora, ho visto che avete letto in molti, fatemi sapere
che ne pensate!Buona lettura!
Un contratto, un vincolo, un legame, una corda
tesa a stritolare i loro polsi già violacei da un pezzo.
Hermione sentiva il fiato spezzarsi, fare male nel petto, un petto che
grazie a quel dolore si alzava ancora.
Delle bambine incoscienti, inesperte e ingenue nel credere che un
incantesimo che si basa sul sangue non sia importante, non sia
pericoloso.
Sangue...linfa di vita, linfa di respiro...il sangue è il
denaro che paga il traghettatore all'ultimo viaggio.
Quelle parole e quelle stille scarlatte mischiate, avevano sancito un
legame viscerale fra loro e da quasi sette anni ormai, tutti gli anni
di Ginevra a Hogwart, ne portavano il marchio sotto la forma biancastra
di una cicatrice.
Le loro vite legate fino alla morte, il loro destino congiunto fino
alla dipartita e mai si sarebbero attese finisse a quel modo, si
complicasse a quel modo, mai si sarebbero aspettate di soffocare in una
sola maledetta promessa.
Protetta dalla Foresta Proibita, calò il cappuccio
ravvivandosi
con una mano i boccoli cioccolato, inoltrandosi tra gli alberi senza
perdere di vista i due studenti che proprio ora stavano sorpassando il
Platano Picchiatore per scendere giù verso la casa di Hagrid.
All'inizio non avevano notato nessun cambiamento e con gli eventi
legati al Signore Oscuro che si erano susseguiti in quegli anni, si
erano accorte tardi del portentoso avvicinamento emotivo che si era
creato.
Quasi telepatiche, quasi sempre empatiche, si potevano sentire e
comprendere a miglia di distanza e questo più di una volta e
con
più di un motivo le aveva messe in imbarazzo o le aveva
confuse.
Una nuova connessione che impararono a gestire con non poco
sforzò, ma che infin dei conti alle due allora quattordici e
tredicenni non preoccupò più di tanto.
Avrebbero dovuto invece capire la portata di quell'unione ed
immaginarne le conseguenze e soprattutto non tacere a tutto il mondo
quel segreto di sangue...così facendo si erano precluse un
aiuto
futuro che forse le avrebbe salvate.
Mark e Ginny scendevano lentamente i larghi gradini in sasso che
conducevano alla casa di Hagrid e dai grandi gesti delle braccia del
ragazzo, Hermione si trovò a pensare che fosse lui ad
animare la
conversazione, mentre Ginevra con le mani in tasca e lo sguardo a
terra, assentiva solo con il capo.
Un colpo basso quello che le aveva inferto poco prima, ma se conosceva
l'altra ancora non aveva inteso o non aveva voluto intendere.
Un colpo basso che si era autoinferta, perchè proporre un
altro
alla persona che si ama fa più male che pugnalarsi e poi
lasciare la lama all'interno del corpo.
I due raggiunsero il portone della loro meta e vide Mark aprire la
porta ed entrare, Ginevra invece ristette un attimo guardando dalla sua
parte e si, sapeva che l'aveva vista, sapeva che l'aveva sentita.
Durò un attimo, poi la rossa prese la porta ed
entrò.
Il distacco da lei, anche solo attraverso quelle esili mura, la fece
rabbrividire e si ricordò più vividamente
ciò che
spesso tentava di sopire.
Ogni cosa ha un prezzo, per ogni cosa va pagato il suo tributo.
Il suo essere viva adesso, doveva esser pagato e loro...loro
conoscevano quel tributo crudele molto bene.
Legate al sangue dell'altra, avevano contratto una nuova clausola
proprio quella notte d'inizio ottobre qualche mese prima, vincolandosi
strettamente più di quanto non fossero già.
Per il suo sangue scorso, per il sangue perduto quella notte,
Ginny le doveva un tributo purpureo per mantenere vivo il suo corpo che
altrimenti sarebbe già stato sette piedi sotto terra.
Alla stregua di una sanguisuga le era fondamentale e
necessario
placare la sua sete con la linfa dell'altra e di contrappasso ogni qual
volta assaporava Ginevra, ella perdeva una parte d'anima.
Se il tributo non fosse stato pagato il suo corpo si sarebbe dissolto,
se al contrario il vincolo fosse stato perpetuamente rispettato
lentamente la rossa avrebbe perso la sua umanità.
Si sentì debole nel pensare a tutto questo e pian piano si
lasciò scivolare contro il tronco dell'albero più
antico
della foresta.
Ginny sentì un brivido percorrerle la schiena, era tardi e
lei doveva far presto.
-Salve Hagrid.- fece allegro Mark, mentre Ginny diveniva Ginevra, certa
di stare per ferire un vecchio e caro amico con la sua freddezza.
Oltre al Corvonero nessuno a Hogwart era esente da quel suo
voltafaccia...le sembrava come di non dover più a nessuno
cortesia e cordialità, riservava tutto quello che le restava
per
Hermione e occasionalmente a Mark.
Sapeva che tutto questo dipendeva dal suo tributo, ma aveva accettato
quel sacrificio per il bene di Hermione e non sarebbe tornata indietro.
Di vittime ce ne erano e ce ne sarebbero state e i vecchi amici non
erano risparmiati, nemmeno il buon Hagrid.
L'omaccione uscì dalla stanza da letto con in mano una tazza
di
the o almeno lo spacciò come tale ai due, iniziando
immediatamente a raccontare pettegolezzi e storielle divertenti, con il
solo obbiettivo di strappare un sorriso alla Grifondoro che
però
nemmeno quella volta gli diede soddisfazione.
-Bè Hagrid, a parte gli scherzi, sono qui per portarti un
messaggio della Mc Granitt...- smise di ridere Mark, con grande
sollievo di Ginny che iniziava ad innervosirsi guardando in
continuamente fuori dalla finestra.
Il Corvonero spiegò la situazione al guardiano che per tutto
il
tempo si arruffò la barba e mandò strani sguardi
in
direzione della rossa.
-Stasera farò una bella passeggiata, se c'è
qualcosa qui
la troverò. Controllerò tutto il perimetro!-
L'attenzione di Ginny fu catturata dall'ultima frase e per la prima
volta da quando era entrata rivolse la parola all'altro.
-Pensavo saresti andato solo al pesco...-
-Se c'è davvero qualcosa, sono sicuro che di notte fai dei
bei giretti per tutta la scuola...-
Appoggiò la testa al tronco e chiuse gli occhi, si
sentì debole di nuovo, ma non osò guardarsi le
mani.
Aspettò soltanto che quella spiacevole sensazione passasse e
tentò in ogni modo di non farla percepire a Ginny.
Doveva fare qualcosa, doveva trovare una soluzione per quanto male
facesse, presto la vita scolastica di Ginevra sarebbe terminata e
abbandonato Hogwart cosa avrebbero fatto?
Nessuno sapeva di loro e nessuno sapeva che l'apprendista Auror
Hermione Granger era ancora viva...ma soprattutto nessuno avrebbe mai
accettato quel loro patto.
Non poteva riservare a Ginny una vita nascosta e probabilmente
pericolosa...senza anima per di più.
Spezzata sarà
la condizione
se il sangue
sarà versato
O un nuovo amore ne
avrà ragione
lasciando questo cuore
liberato
Nostante l'apparente e ovvia conclusione, le ci era voluto
del tempo, mesi, per capire cosa davvero quel ritornello intendesse.
Se il patto si basava sul sangue e sull'amore, le uniche soluzioni
possibili per spezzarlo erano la morte di uno o di entrambi i
contraenti oppure...oppure un nuovo amore che spazzasse il primo, un
amore che vincesse su quello iniziale.
E se la morte fa paura al più coraggioso degli eroi,
è poca cosa in confronto allo spegnersi muto dell'amore per
una diciannovenne.
Eppure Hermione amava oltre se stessa, eppure preferiva lasciar libera
Ginevra e capiva distintamente che questo le avrebbe spezzato il cuore,
forse per lei cosa peggiore della morte.
Ma lo voleva, per quanto ogni fibra del suo corpo e tutto il suo
egoismo la pregassero di accettare quella strana vita, lo voleva e per
questo quella mattina aveva insinuato quel tarlo nell'altra, conscia
che Mark fosse l'unico possibile.
Ginny non ne era ancora consapevole, ma il ragazzo da sempre le aveva
ispirato qualcosa, lei così riservata, lei così
timida, con lui si era aperta e anche ora che il suo cuore si inaridiva
trovava ancora spazio per quel Corvonero così attraente e
gentile.
Hermione questo lo sapeva bene e anche prima di quella storia, il tarlo
della gelosia l'aveva messa sul chi vive su Mark, ma non aveva voluto
ascoltarlo...altri problemi come la battaglia contro Voldemort o le
avances di Ron avevano scosso la loro storia.
Per anni si era resa conto che oltre a lei qualcuno aveva un posto
speciale nel cuore della rossa e quel qualcuno ora avrebbe potuto
salvarla.
Si sarebbe tirata indietro per Ginny, si sarebbe fatta da parte per
Ginny...lo avrebbe fatto per salvare la sua felicità.
Infondo...quell'amore non aveva portato che dolore ad entrambe.
Sapeva che non era vero, sapeva che c'era ben altro da dire su di loro,
ma si disse che non era così per non impazzire.
Avrebbe retto allo schianto di vedere Ginevra fra le braccia di un
altro, come aveva fatto due anni prima quando Harry aveva potuto godere
di quello che a lei alla luce del sole era proibito.
Ma quella era un'altra storia e lei sapeva di aver vinto contro l'amico
fin dal principio, che la coppia tra Ginny ed Harry era solo una
reazione, era solo un falso fuoco, perchè il loro era molto
più grande e intenso.
Ora invece sarebbe stata lei a incoraggiare Mark e Ginevra...sarebbe
stata lei a strapparsi il cuore con le proprie mani.
Era giusto così e lei sarebbe stata forte abbastanza.
Adesso era Ginny a dover essere convinta.
-Quindi credi che un qualche mostriciattolo si aggiri intorno al
castello?- chiese Mark con sguardo disgustato mentre l'odore
nauseabondo del "the" di Hagrid gli pungeva le narici.
-Vacci piano ragazzino...io non chiamerei nessuno
"mostriciattolo"...sarà un cucciolo e...- rispose l'omone
addolcendosi sul finale.
-Io invece andrei cauta nel dare giudizi...visto che sui tuoi
"cuccioli" più d'uno avrebbe da dire. Con tutti i guai che
hanno provocato...comunque sia fai il tuo giretto e controlla pure, io
ho perso abbastanza tempo.- così dicendo con un misero cenno
di saluto la ragazza prese la porta.
Una folata di vento gelido sferzo l'atmosfera e Hagrid e Mark sentirono
ancora una volta il freddo di Ginevra Weasley, pungente e insensato e
non poterono fare altro che prenderne atto.
Dal canto suo Ginny non aveva di certo per la testa la loro reazione e
anzi, appena fu fuori dalla loro visuale iniziò a correre a
per di fiato verso la Foresta Proibita.
Aveva sentiro Hermione debole, nient'altro le poteva interessare ora.
Il prezzo andava pagato.
Mentre le guance le si arrossavano per la corsa e il fiato le si
spezzava in gola, tirò fuori dalla tasca del mantello un
piccolo pugnale e scoprendosi un braccio lo incise quel tanto che
bastava a far sgorgare qualche goccia di sangue.
Doveva far presto.
Superò i primi alberi trafelata e con il pugnale ancora in
mano, ci mise un attimo a trovare Hermione, anche se non si aspettava
certo di trovarla tranquillamente in piedi appoggiata ad un tronco
secolare.
L'altra di suo si era accorta di lei da subito e lentamente si
girò ad accoglierla con un ampio sorriso.
Sorriso che sparì non appena vide il braccio bianco
sfregiato dal taglio.
-Ginny, cosa?!??- sibilò appena.
-Pensavo che...io ho sentito che...- farfugliò l'altra
coprendosi il braccio frettolosamente.
-Pensavi male.- la voce di Hermione le giunse fredda e distante.
-Va bene...è poca cosa, meglio così no?- fece la
rossa, ripreso fiato e improvvisamente serena.
Hermione scosse la testa e le diede le spalle.
-Cos'hai Mione?- chiese andandole vicino, di certo non si sarebbe
aspettata quella reazione quando le sfiorò il braccio.
-Non mi toccare, capito?Non...mi...toccare!- sillabò con
poco garbo ritraendo l'arto.
-Che diavolo ti prende?-
-Ora lo fai anche quando non ne ho bisogno, oltre a farlo quando non
voglio?- le urlò in faccia.
-Scusami, la prossima volta ti lascerò morire, tanto cosa
vuoi che me ne importi!-
Silenzio.
-Mione...mi dispiace...non volevo dire questo...guardami.- fece Ginevra
sinceramente pentita di quelle parole non vere, ma l'altra dopo averla
guardata con occhi feriti si era allontanata.
-Avanti!Sai che non è vero!- perse la pazienza.
-E invece lo è!!-
-Ah non me ne importerebbe niente?Faccio tutto questo
così...un bel gioco, anche se di bello non ci vedo nulla!-
sbottò, ma l'altra non la guardò neppure,
così con i nervi a fior di pelle le andò davanti
e solo allora si accorse degli suoi occhi lucidi.
-Io ti amo...non lo senti?- fece addolcendosi.
-Lo sento e...mi fa paura.-
-Perchè?-
-Perchè questo amore ti sta uccidendo.-
-Ne abbiamo già parlato...smettila!-
-Prima non scherzavi...non ti importa, non ti importa più di
nulla...sei così fredda che stento a riconoscerti a volte.-
-Fredda?-
-Il patto ricordi?Ogni volta che lo facciamo, ogni volta che succede
tu...tu perdi un po' di umanità.-
-Per adesso mi ha solo fatto concentrare di più sullo studio
e in campo...- cercò di sdrammatizzare, sorridendole appena,
ma non era tempo di scherzi per Hermione e Ginny se ne accorse presto.
-Credi di esserlo solo con gli altri?Gelida intendo...e già
di per sè questo sarebbe abbastanza triste. Lo sei anche con
me cosa credi!!Quando non ci pensi o non te ne accorgi mi rispondi come
se io fossi un'estranea e...anche quando facciamo l'amore, si insomma
non è come prima...io ti sento...sento il tuo gelo, sento
che non ti importa!-
Ginny impallidì vistosamente per poi arrossire in modo
inverosimile, la rabbia crebbe in lei talmente forte da farla agire
sconsideratamente, così prese le spalle dell'altra e strinse
forte scrollandola.
-Ah si?Non credo di averti mai lasciata insoddisfatta!Quando scopiamo
io ti sento venire e sono lì con te!Dovresti sapere cosa
sento e si hai ragione, tu mi senti quando sono dentro...- l'altra se
la scrollò di dosso e si chiuse le orecchie.
-Basta!-
-Ti sembro fredda adesso?- sorrise cattiva e trionfante, ma lo sguardo
che Hermione le rifilò la pietrificò all'istante.
Ed era amarezza, tristezza la sua, nulla che potesse curare una ferita
così impietosa.
-Ghiaccio...ti ho fatta diventare di ghiaccio.- sibilò per
poi allontanarsi.
Ginny avrebbe voluto correrle dietro e abbracciarla e scusarsi fino
alla mattina dopo, ma non lo fece, si limitò soltanto ad
accompagnarla a qualche metro di distanza nella Foresta.
Erano passati parecchi minuti e il silenzio fra loro era denso e
pesante.
-Hagrid pattuglierà stanotte...non è sicuro
nessun luogo.- sussurrò continuando a guardarsi i piedi.
-Non preoccuparti...troverò riparo.-
-So io dove...-
Hermione sospirò appena e si fermò per poi
fronteggiarla.
-Dove?-
-Nella mia stanza.-
La più grande sgranò gli occhi.
-All'interno del castello??- e Ginny non potè non vedere una
scintilla di felicità e nostalgia nello sguardo dell'altra,
questo la incoraggiò.
-Certo!Se facciamo attenzione nessuno ti vedrà, entreremo a
Grifondoro durante la cena e poi mi aspetterai in camera mia!- sorrise
apertamente.
Ginevra sapeva quanto mancasse Hogwart, quella vera, ad Hermione e quel
contrattempo inaspettato le dava la possibilità di esaudire
un desiderio dell'altra.
-Non sarà pericoloso?- fece dubbiosa la mora.
-Non più del resto!- e così dicendo fece
spallucce.
-Già...non più del resto...- disse
tristemente, si tirò su il cappuccio e fece per
andarsene, poi si fermò ancora un attimo.
-Ti aspetterò appena fuori dalle mura, ora vai le lezioni
stanno per ricominciare e tu non hai neppure mangiato.-
-Mione...-
La più grande la guardò con occhi stanchi e un
sorriso tirato.
-Scusa per prima...-
-Non fa niente.-
Ginny le andò vicino e le accarezzò un guancia
poi si sporse in avanti per un bacio a fior di labbra.
-Troveremo una soluzione, te lo prometto. Non mi succederà
niente vedrai e cercherò di tenere a bada questo
caratteraccio!- detto questo le fece l'occhiolino e se ne
andò di corsa, davvero era in ritardo.
Hermione la guardò sparire tra gli alberi.
-Una soluzione l'ho già trovata amore mio...-
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Capitolo 6 *** L'inchiostro ricorderà per me ***
Ciao a
tutti...chiedo scusa per il ritardo pazzesco, tra le feste, il poco
tempo e tante altre cose poco piacevoli, ci si è messo anche
un fastidioso blocco(non riuscivo a trovare il modo giusto di
continuare)...ma ora va meglio, spero che il nuovo capitolo vi
piaccia!Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e fatelo
ancora!!Aspetto commenti...
N.d.a -Non ho letto tutti i libri, non c'è nessuno spoiler(e
se c'è è una coincidenza), è la mia
storia, come volevo che andasse...quindi più o meno non sono
molto aderente al mondo "reale" di Harry Potter, ad ogni modo spero vi
piaccia lo stesso!Detto questo...Buona Lettura!!-
Manca poco alla fine di questa giornata e questa cena
sembra non finire mai...o forse sono io che non riesco a percepire il
tempo nel modo giusto, lo sento così dannatamete lento, si
trascina non scorre.
Ti ho lasciato in camera mezzora fa, abbiamo fatto tutto con
attenzione, nessuno ha visto il fantasma più che umano di
Hermione Granger attraversare i corridoi verso Grifndoro; sono corsa
indietro in sala grande per non destare sospetti con un ritardo
eccessivo e per lo stesso motivo non posso alzarmi in anticipo, anche
se è l'unica cosa che vorrei fare.
Correre da te adesso è l'unico pensiero coerente e la fame
è passata, cosa ci sto a fare qui?Tutti ridono, mangiano e
io sono qui, con il sangue che sfreccia nelle mie vene, pompato da un
cuore che corre velocissimo facendomi quasi male. Voglio venire da te,
amore...voglio che questa notte sia memorabile, voglio solo stringerti
fra le braccia e...sentire.
Si, sentire.
Solo con te è possibile ormai...tutto il resto è
ghiaccio, tutto il resto è niente. Ho bisogno di sentire.
Da mesi la tavolata in cui mi siedo, i Grifondoro tutti, mi
ignorano...so di essere scostante, sgradevole persino, so di non volere
nessuno di loro al mio fianco però.
Così lentamente sono finita infondo a questo vecchio tavolo
di legno, con un posto vuoto a fianco...e non mi lamento,
perchè l'ho voluto io, nessuno mi gira più
intorno e io posso pensare, ricordare e scrivere come sto facendo
adesso. Se non mangio nessuno mi chiede il perchè, se non
parlo nessuno tenta d'ingranare una conversazione, se non rido nessuno
osa sorridermi...a parte Mark.
Per fortuna è un Corvonero...altro tavolo, lontano
abbastanza. So però che ha iniziato a sedersi infondo anche
lui in modo da potermi raggiungere almeno con lo sguardo e a volte
sorridermi.
Non mi da fastidio, a volte nelle giornate buone rispondo con
un'occhiata e lui capisce e mi sembra mangi più contento; ma
nei giorni cattivi, mi siedo dandogli le spalle e anche se sento i suoi
occhi su di me, lo ignoro...ma lui sa che questo è il
segnale, deve starmi alla larga e lo fa. E' un bravo ragazzo, un buon
amico, per lui riesco a sentire ancora affetto...chissà
perchè...
E stasera gli do le spalle, voglio scrivere in pace, voglio scrivere
questa lettera tesoro, perchè il tempo passi più
velocemente e perchè ho un peso sul cuore che non riesco ad
ignorare.
Oggi abbiamo litigato ancora su questa storia...ti ho mentito, ho fatto
finta di non avere paura e non è così...
Questo freddo risale ogni mio muscolo, ossa, fibra e tendine, si
insinua nelle vene e rende il mio sangue ghiacciato, pietrifica ogni
ciglia e capello, trafigge ogni pensiero...ogni giorno è
peggio, mi sta mangiando da dentro.
Ho paura...
Non sono più Ginevra Weasley...non sono più
Ginny...sono lo spettro di ciò che ero e a volte mi chiedo
perchè tu ancora mi ami, non sono la persona di cui ti sei
innamorata, non più.
Ma tutto questo è per te...il patto è il nostro
legame, è il filo sottile quanto la tela di ragno che ci
lega ed è forte, nonostante io stia facendo marcire la mia
anima, è il mio amore per te che muove il tutto.
Non posso avere paura, la vedo già nei tuoi occhi e odio
scorgercela...devo essere io quella forte...per noi.
E lo sarò, l'ho promesso...non ti lascerò morire,
a costo di perdermi del tutto.
Ne abbiamo passate così tante, sono sicura di non ricordarle
tutte...non possiamo lasciare che finisca così.
La prima volta che mi hai baciato, ho sentito qualcosa graffiarmi la
schiena e il mio cuore si è sciolto...semplicemente.
Ti ricordi?
Piangevi...
Ho bisogno di raccontare questa storia, la nostra storia...ho bisogno
di sentire di nuovo...
Piangevi e io non sapevo perchè...sentivo attraverso la
nostra connessione che qualcosa era stato violato, tradito, ma non
capivo ancora. Singhiozzavi talmente forte da non riuscire a parlare e
il mio cuore era disperato nel vederti così, tu la mia
migliore amica, raggomitolata in un angolo della Sala Comune deserta.
Ti ho stretta tra le mie braccia e tu ti sei aggrappata come se ne
dipendesse la tua vita e io ho sentito caldo, un caldo mai provato ed
eri tu.
Mi hai chiesto scusa e io ancora non capivo...poi mi hai raccontato una
storia, una storia che mi ha fatto male più di un "Crucio",
ma non sapevo ancora perchè...
Un bacio...mio fratello...una scommessa...un errore di sicuro.
Mi sono sentita morire e a dodici anni ho creduto di impazzire.
Draco vi aveva provocato, Draco vi aveva imposto quel bacio, eravate
alle strette, cinque Serpeverde contro due Grifondoro...per un bacio.
Quanto sono crudeli i bambini e anche Malfoy lo era, un bambino
crudele, al di là di tutto quello che è successo
poi, la sua era solo infantile cattiveria...di una piccola serpe.
Non ricordo bene la storia, l'ho sentita solo una volta e tra le tue
lacrime...dopo quel giorno non una volta abbiamo ripreso l'argomento,
è stato già abbastanza difficile sopportare il
passaggio da gioco e scherzo ad amore vero da parte di Ron. Questa
storia non la sa nessuno, nemmeno Harry...non ho mai capito
perchè Draco non abbia mai spifferato nulla, non mi stupirei
se tu gli avessi fatto un incantesimo in modo che scordasse.
Comunque...a fine racconto io ero una bambola molle fra le tue braccia,
sconvolta e tu continuavi a dire che ti avevano rubato quel bacio, lo
avevano estorto ed era il tuo primo bacio.
Ho odiato Malfoy con tutte le mie forze quella notte e se non fosse
successo quel che è successo, lo avrei ucciso.
Anni dopo mi hai detto che con Ron c'era stato solo un bacio a fior di
labbra e che quindi, fu il nostro il tuo vero primo.
Mi hai chiesto scusa di nuovo e io che avevo gli occhi lucidi e la voce
rotta ti ho chiesto perchè...tu mi hai guardato male, come
se fosse assurdo non capissi e poi è successo.
Dovevi essere parecchio sconvolta, dovevi essere davvero disperata per
fare quello che hai fatto così senza pensare.
Mi hai posato una mano sulla guancia e con l'altra mi hai lisciato i
capelli dietro l'orecchio, poi mi hai fatto chiudere gli occhi.
Ho sentito quel tocco sulle labbra e le ho sentite bruciare...mi hai
baciato lentamente, delicata e gentile, quasi in imbarazzo...e poi le
labbra si sono dischiuse ed è iniziato qualcosa che non so
descrivere, molto più veemente e passionale e quel graffio
eccitante mi ha sfiorato le scapole per scendere giù, mentre
il cuore svaniva sciolto in un lago di miele.
Ricordo solo che quando ho riaperto gli occhi ansimavo e tu con me...il
nostro bacio sapeva di sale per le tue lacrime, ma sapeva ancor
più di noi, di te e per la prima volta ho avuto il tuo
sapore addosso e qualcosa infondo alla mia anima ha scalciato per
averne ancora. Allora non sapevo non mi sarebbe mai bastato.
Poi la ragione è tornata, abbiamo finalmente visto quello
che eravamo e ci ha fatto paura...quanti mesi a non parlare?Quanto
tempo sprecato...prima di capire che nulla di male c'era nell'amarci.
Ma eravamo bambine anche noi...un anno intero per riavvicinarci...un
anno.
La ricordo ancora perfettamente quella mattina, l'ultimo giorno ad
Hogwart del mio terzo anno...il giorno dopo compivi quattordici anni e
io non ti rivolgevo parola da troppo.
Ho sceso le scale per giungere alla Sala Grande e tu eri lì.
Non hai detto una parola, mi hai solo guardato e io...io mi sono
sentita così leggera.
Ti ho sorriso e ti ho abbracciato, la cosa non deve essere durata
più di venti secondi, poi ti ho sussurrato "Auguri...domani
ti manderò un gufo."e sono corsa via.
Quell'estate i gufi tra la Tana e la tua casa sono stati più
di mille...ed è forse in quelle lettere che è
nata la consapevolezza di cosa saremmo state.
Infondo è da quell'abbraccio che si può dare il
via ufficialmente alla nostra storia, anche se noi due abbiamo sempre
detto che è stato quel bacio, in sala comune, quella sera
del mio secondo anno ha unire i nostri cuori.
Poi le cose si sono complicate...tu eri sempre Hermione Granger, il
braccio destro del Bambino Sopravvissuto e ormai da tempo combattevate
il Signore Oscuro, anch'io iniziai a farlo e fummo insieme nella lotta.
Già così le nostre vite sarebbero state
abbastanza complicate, ma il destino non ci ha mai favorite...Ron ti ha
amato dal primo momento e negli anni la tua amicizia per lui non gli
è più bastata.
Mio fratello...il mio adorato fratellone, era innamorato della mia
ragazza...quante volte è venuto da me raccontandomi quel che
sentiva, quante volte abbiamo litigato per la mia gelosia?
Tutto ciò che ci riguardava era segreto, anche la prima
volta che abbiamo fatto l'amore, abbiamo dovuto fare in fretta, in
silenzio...eppure è stato come sentirsi sbalzare da un onda
gigantesca e volare nell'aria contro al sole e morire bruciati da un
amore così dannatamente perfetto.
Il solo sfiorarti è indescrivibile...e Ron, per quanto lo
amassi e lo amo, non avrebbe dovuto mai osare sfiorarti.
Ma qualcosa ha rotto l'incanto...qualcuno ha intuito qualcosa, qualcuno
ha iniziato a sussurrare e i muri di Hogwart sono diventati la nostra
condanna.
Reagire era l'unica soluzione...non saremmo state mai accettate e
questo lo sapevamo.
Harry si è fatto avanti...Harry il tuo migliore amico e il
mio eroe...Harry mi ha notato, Harry mi ha amato sinceramente e
noi...si noi, abbiamo deciso che sarei stata la sua ragazza.
Non ho mai visto tanta rabbia nei tuoi occhi, tanto dolore, come tu non
sai quanto ho pianto io, quanto mi sarei volentieri strappata il cuore
dal petto per non sentirlo più.
Le voci si sono zittite e Hogwart ha smesso di essere un'enorme
trappola per noi...
E' stato il turno di Ron...
Quanti anni di miseria e feroce dolore abbiamo sopportato?Tra la guerra
e le mani di due uomini su di noi, due uomini che amavamo, ma come
fratelli, quanto vomito abbiamo dovuto ingoiare?
Di notte scappavamo nella Foresta Proibita e urlavamo fino a farci
scoppiare i polmoni, piangevamo e facevamo l'amore
disperatamente...salvavamo quel poco che era rimasto.
Alla fine del tuo settimo anno, la battaglia tra Harry e Voldemort
è arrivata al culmine e avete dovuto lasciare la scuola...vi
ho seguiti e ho combattuto con voi.
Harry ha pensato che fossi lì per lui...
Il mio eroe l'ha sconfitto ed è corso verso di me per
abbracciarmi, ma io ero tra altre braccia, le tue...ha capito
all'istante.
Ricordi non ha detto una parola...ti ha baciato su una guancia e se
n'è andato senza fiatare, è scomparso dal mondo
magico così come c'era arrivato.
Lo abbiamo tradito per salvarci...lui lo ha solo accettato.
Mi manca a volte...a modo mio l'ho amato, è e
rimarrà sempre il mio eroe.
Ron invece non ha visto nulla di tutto questo...era svenuto, colpito da
un incantesimo e tu mi hai detto che se glielo avessimo detto sarebbe
morto di dolore.
Sei rimasta con lui...anche se non credo non avesse percepito
niente...Ron sapeva di non sapere qualcosa...
Siete diventati Auror...io ho iniziato il mio settimo anno ad Hogwart
senza di te.
Gli occhi di Harry quella notte, avevano strappato il nostro
legame...fino a quel momento lo avevamo anteposto a tutto, ma questo
era troppo, dovevamo farci da parte.
Ron era diverso...Ron è mio fratello...Ron è
stato il tuo compagno.
E' finita...
O almeno lo credevo.
Non tutti i Mangiamorte sono stati catturati...e uno ti ha raggiunto
quel giorno, il giorno in cui mi hai detto addio.
E ora siamo inchiodate qui e io ricordo benissimo gli occhi di Ron al
tuo finto funerale, degli occhi vuoti, degli occhi persi...e io che lo
amo, non ho potuto dirgli che eri viva o quasi.
E' partito...mia madre non sa dirmi dove sia adesso e io non
posso salvarlo dalla sua disperazione.
Non possiamo mollare adesso...non permetterò al destino di
strapparti da me ancora, non dopo tutto quello che abbiamo pagato e
fatto pagare a Ron e Harry...non avere paura Mione, io ti
amerò sempre e ti salverò ogni giorno.
Ecco la cena sta terminando e io sorrido...ho rivissuto tutto da capo,
il bello e il brutto di noi...ti amo...l'ho sentito di nuovo.
Nasconderò questa lettera, non dirò nemmeno a te
dove, perchè il bacio che mi hai dato prima che scendessi a
cena non mi è piaciuto...stai preparando qualcosa e so che
non mi piacerà.
Non fare cose avventate amore mio...troveremo una soluzione insieme te
lo prometto.
Nasconderò questi fogli per poterli rileggere ogni volta che
il nostro patto mi succhierà un po' d'anima e in queste
parole la ritroverò...
Ti amo Mione...ti amo.
G.
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Capitolo 7 *** Altari di sabbia su cui soffiare...nessuna scelta. ***
Eccomi di
nuovo!Qui mi sa di essere scaduta un po', fatemi sapere!
Grazie mille per le
stupende recensioni, davvero troppo buone!!Buona lettura!
Salì le scale circospetta e silenziosa, il dormitorio non
era
ancora pieno e molti dei Grifondoro ciondolavano ancora in Sala Comune
per fortuna, così fissò per un attimo la porta
della sua
stanza e poi si diresse dalla parte opposta.
Era a qualche passo dalla porta del bagno femminile dei Caposcuola, per
quell'anno solo per lei praticamente, quando si pietrificò
nel
sentire una voce che la chiamava.
-Ginevra?-
La rossa si girò lentamente con la faccia di un bambino
colto
con le mani nella marmellata, ma quando vide chi era
rilasciò il
respiro e ricompose la teatrale e asettica figura di Ginevra Weasley.
-Ruth Brendan...hai bisogno di qualcosa?- l'esile bruna che imbarazzata
all'inverosimile le stava davanti si torturò le mani.
-Mi chiedevo se potessi darmi ripetizioni di...- deglutì e
Ginny iniziò a essere impaziente.
-Di cosa?-
-Pozioni...- sussurrò.
Ginny sorrise senza calore e scosse il capo, anche se nel suo tono non
c'era nessuna nota seccata, a Ruth sembrò triste e sincera.
-Non sarei una buona insegnante...non ho pazienza. Ti conviene chiedere
a qualcun altro e lo dico per te.- detto questo si girò.
-Ci sono stati dei rumori in camera tua prima!- tentò
l'altra e a Ginny si gelò il sangue nelle vene.
-Arnold avrà corso un po'...sono così le Puffole
Pigmee...ti crea problemi?- fece freddamente dandole comunque le spalle
e senza aspettare risposta si infilò nel bagno.
A Ruth Brendan non rimase che chinare la testa e rietrare nella sua
stanza, non c'era possibilità di istaurare un rapporto con
quella ragazza.
Si chiuse la porta alle spalle e tirò un sospiro di
sollievo,
stroppicciando involontariamente i fogli della lettera che aveva tenuto
in mano fino a quel momento.
C'era qualcosa di strano nell'aria, lo sentiva forte pulsare nelle
vene, tutte sensazioni e non altro, eppure un presagio negativo
continuava a stuzzicarla; si disse che doveva solo far presto e correre
da Hermione, sapeva che nel solo vederla tutto sarebbe scomparso,
pacificata si sarebbe accoccolata fra le sue braccia e il mondo le
sarebbe parso più buono e meno violento, così e
solo
così quel velo d'ombra si sarebbe infranto.
Salì sulla vasca di porcellana e in punta di piedi
arrivò
al quarto mattone dall'alto, con una lieve pressione riuscì
a
staccarlo, infilò in quel piccolo anfratto la lettera e lo
richiuse, poi afferrò la bacchetta custodita tra le pieghe
del
mantello, mormorò qualcosa a bassa voce e piccole scintille
scaturirono dalla punta del rametto incantato, così
sigillò il suo nascondiglio a prova d'intrusi.
Scese dalla vasca e piano aprì la porta, si
sincerò che
in quel momento nessuno la vedesse uscire e tirato un profondo sospiro
di sollievo si incamminò verso la sua stanza.
Il clic della serratura la fece sobbalzare, ma senza ulteriori indugi
si infilò nella sua camera immersa in un buio totale.
-Mione?- chiamò a bassavoce, ma nessuno le rispose.
Iniziò ad innervosirsi.
-Hermione?Dove sei?- ancora il buio non accennava a schiarirsi e
nessuna voce la salvava dall'opprimente sensazione che le diceva sempre
più forte che qualcosa non andava.
-Non mi piacciono questi scherzi...amore vieni fuori...-
mormorò
ancora e tutta la tensione sembrò scemare non appena due
esili e
gentili braccia la circondarono da dietro.
Chiuse gli occhi e si appoggiò con tutto il peso al corpo
dietro
di lei, lasciò anche che la testa sprofondasse all'indietro
nell'incavo tra collo e spalla dell'altra, così che i
boccoli
cioccolato della sua ragazza solleticassero la sua guancia.
-Dov'eri?- sussurrò mentre l'altra le baciava lascivamente
il collo e con la coda dell'occhio vide Arnold sgattaiolare verso la
sua cuccia.
-Ho sentito movimento in corridoio...mi sono nascosta.- disse Hermione
accarezzandole l'addome e a quelle parole Ginny si innervosì
un poco.
-Una ragazza del sesto mi ha fermata prima che potessi andare nel bagno
dei prefetti...-
-Nel bagno dei prefetti?Come mai non sei venuta qui?-
-Non ha importanza...credo.- rispose nervosamente, mentre l'altra le
sfilava il mantello lasciandolo cadere ai suoi piedi.
-Profumi di buono lo sai?- fece la bruna aspirandone il profumo e
sfiorandole il collo con la punta del naso e Ginny chiuse gli occhi di
nuovo, mentre la sua cravatta rossa e oro veniva da prima allentata e
poi sciolta del tutto.
-E' tanto tempo che noi non...- iniziò.
-Zitta tesoro...zitta.-
La mano di Hermione le slacciò i bottoncini della camicia e
le accarezzò la pelle nuda, provocandole un fremito, a quel
punto Ginny si girò e prendendole il viso tra le mani la
baciò castamente, venerando le labbra della compagna e
assaporandone il sapore ancora una volta.
-Ti amo...-
Hermione le sorrise e le sfilò il maglione, mentre la rossa
iniziava a spogliarla a sua volta; pochi minuti ed entrambe giacevano
nude sul letto della Caposcuola.
La bocca di Ginevra scese lungo il flessuoso collo della sua amante,
lasciando vermigli segni di possesso lungo un sentiero segreto per loro
due sole e baciando gli ormai maturi seni dell'altra, che a sua volta
tra velati lamenti di piacere, con le mani stringeva i capelli purpurei
come fiamma della più giovane.
Tornarono a baciarsi sulle labbra con passione e fremente desiderio,
mentre le dita delle mani sinistre si intrecciavano tremanti, Hermione
rovesciò la compagna e la guardò negli occhi,
occhi carichi di amore e velati di lussuria e scese giù
lungo il corpo armonioso di Ginevra, fino all'interno coscia dove tutto
ciò che l'altra voleva sarebbe stato esaudito.
Ginny si morse il labbro per non urlare quando l'altra la fece sua e le
sue pupille si dilatarono, finalmente calme, finalmente compiute e
Ginevra tornò ad essere la piccola Weasley, pura e felice,
così dannatamente felice perchè il suo amore era
suo soltanto e questo bastava.
Fecero l'amore lentamente, assaporandone ogni sfumatura, senza fretta
ed Hermione fu ligia a questo portando più volte e senza mai
stancarsi la sua compagna al culmine, baciò ogni lembo di
pelle, soddisfò ogni muscolo e fibra lasciando Ginny
totalmente sfiancata ma completa.
Era notte inoltarata quando la rossa si addormentò tra le
sue braccia e la guardò in quella pace per molte ore,
finchè non si rese conto che l'alba era vicina, doveva far
presto.
Le accarezzò i capelli, ora un po' scomposti, e la
baciò dolcemente sulla bocca prima di sorriderle, poi si
districò dall'abbraccio.
Quando Ginevra riaprì gli occhi, tutto era buio nella
stanza, tranne una sottile lama di luce proveniente da sotto la porta
del bagno, se ne chiese il motivo e provando a muoversi si rese conto
di essere legata, non stretta ma saldamente, poteva muoversi ma non
troppo.
-Mione?- chiese leggermente allarmata, ma si tranquillizzò
non appena l'altra uscì dal bagno con addosso solo una sua
vecchia maglietta.
-Sono qui amore.-
-Cos'è questo?Un nuovo gioco?- chiese maliziosamente, eppure
guardando gli occhi dell'altra il cattivo presagio di quella sera
tornò prepotente.
Si gli occhi di Hermione erano strani, così tristemente
celati e non più limpidi, determinati e doloranti,
definitivi e seri.
-Che succede?- chiese innervosendosi e dando uno strattone ai lacci che
le impedivano di alzarsi.
-Nulla...ho bisogno di te.- e detto questo la bruna tirò
fuori da dietro la schiena il coltellino di Ginny.
-Bè potevi dirmelo...perchè mi hai legato?-
-Non mi avresti ascoltato altrimenti...-
-Ascoltarti?Certo che ti avrei ascoltato!-
-Non stavolta...-
-Mi fai paura Hermione...-
La bruna si avvicinò sedendosi sul letto e la
guardò rassicurante, accarezzandole una coscia.
-Non ti farei mai del male lo sai?-
-Si...- fece con la voce malferma.
-Sbagli.-
Ginny impallidì vistosamente, che l'incantesimo avesse
conseguenze anche per l'altra?Che la stesse trasformando in
un'assassina?Deglutì.
-C-cosa?-
-Ti sto facendo del male...da sempre.- e così dicendo la
bruna si accoccolò sul suo seno.
-Che dici?-
Hermione sentì il cuore dell'altra decelerare mentre le
disegnava con le dita piccoli cerchi sul ventre.
-Da quando mi hai conosciuta, per un motivo o per l'altro, ti ho fatto
soffrire. Ma ti ho amato e ti amo tanto su questo non dubitare mai.-
-Perchè mi dici questo?- chiese la rossa baciandole i
capelli, si sentiva strana, un po' intorpidita.
-Perchè voglio che tu sappia che ogni gesto, ogni parola,
ogni mio respiro è stato speso per te in tutti questi anni.-
Poi la bruna si alzò di scatto e facendo vedere la lama
chiese il consenso all'altra che prontamente assentì con il
capo.
Non era mai successo che Hermione fosse la fautrice di quei tagli e
Ginny si convinse che tutta quella situazione fosse un modo per l'altra
di chiederle scusa; forse non se n'era accorta, forse l'altra aveva
bisogno di lei da tempo e aveva resistito fino allo stremo per non
chiederglielo. Come aveva fatto a non accorgersene?
L'aveva legata per paura che reagisse ad un taglio?Era assurdo, eppure
la sua mente trovò pace in quella spiegazione,
perchè un'altra le si era insinuata nel cuore e non voleva
ascoltarla.
Hermione appoggiò la lama sulla pelle calda e premette quel
poco per romperne la resistenza, così piccole stille
vermiglie colorarono quel candore, mischiando piccole lacrime di sudore
con il sangue.
Disegnò un taglio poco più lungo di qualche
centimetro, superficiale ma sufficiente, mentre Ginny si irrigidiva e i
suoi occhi diveniva sofferenti insieme al corpo dell'amante, di
riflesso.
-Grazie amore...- sussurrò piano, prima di chinarsi sulla
ferita e succhiare.
Ginevra chiuse gli occhi e iniziò a sentire quel calore
innalzarsi comprendendole ogni fibra d'essere, ansimò quando
arrivò ad un nuovo culmine, meno intimo e intenso di quelli
che aveva percepito quella notte, meno vero ma altrettanto
soddisfacente.
Sospirò pesantemente nel rilascio e sorrise all'altra, che
però stranamente ancora non si staccava.
Si disse che probabilmente Hermione quella volta aveva bisogno di
qualcosa in più, ma la suzione continuò precisa e
costante e lei iniziò a sentirsi debole.
Il taglio si slabbrò un poco, sgorgando nuovo sangue e la
rossa si morse un labbro iniziando a sentire disagio.
-Mione...- sussurrò, ma l'altra la trettenne per i fianchi e
invece che staccarsi morse più violentemente la ferita,
assaporando quel sapore ferreo fino all'ultima goccia.
Ginny sgroppò, ma l'altra la mantenne.
-Mi fai...male!- disse la rossa, iniziando a spaventarsi e a quelle
parole la bruna si staccò per un secondo.
-Ancora un po' ti prego e poi...sarà finita.-
sussurrò leccandosi le labbra e riprendendo il suo lavoro.
Ginevra cominciò a sudare e si chiese che cosa stesse
succedendo, perchè una perdita di sangue così
lieve le stava provocando un malessere così grande?
Roteò gli occhi nel sentirsi venir meno, poi il suo sguardo
cadde sulla bacchetta di Hermione abbandonata fra le coltri.
-La magia...hai usato la magia?Hermione cosa?- cercò di
gridarlo, ma dalla bocca le uscì solo un sibilò
strozzato.
Hermione continuava a succhiare, nonostante non avesse più
fiato e la nausea le ferisse la gola, teneva gli occhi serrati per non
vedere la donna che amava soffrire, ma era necessario lo sapeva.
L'incantesimo funzionava, il corpo di Ginny non riusciva a coagulare e
lei poteva assurgere da quella ferita per tutto il tempo necessario,
non doveva che fermarsi in tempo in modo da accumulare abbastanza
sangue e forza vitale senza ucciderla.
Il momento era quasi giunto, mancava poco, strinse i fianchi dell'altra
che ora si dimenava un po' meno e lì lasciò segni
bluastri, succhiò ancora e ancora, sempre ad occhi chiusi,
percependo il terrore nell'animo di Ginny.
Poi si staccò di colpo ricadendo all'indietro ansante.
Ginevra, pallida e immobile giaceva davanti a lei ad occhi chiusi.
Si precipitò su di lei e iniziò a scuoterla, nel
tentativo di svegliarla, prese la bacchetta e con qualche parola latina
fermò la piccola emorragia sul ventre della compagna.
-Ginny!Ginny!Svegliati amore...-
L'altra debolmente si mosse e Harmione sorrise vedendole aprire gli
occhi, mentre dai suoi sgorgavano cocenti lacrime.
-Mione...che cosa hai fatto?- chiese la rossa, ancora confusa e molto
debole, l'altra allora le prese il viso fra le mani e la
baciò, da prima sulle labbra e poi sulla fronte.
-Questo amore mio, questo mi permettere di resistere per un po'...-
Ginny chiuse e riaprì gli occhi, assentendo ma senza capire
del tutto, mentre iniziava a riprendere un po' di lucidità.
-Resistere per un po'...?- biascicò.
-Si tesoro...ricordi quando ci baciammo la prima volta?- chiese
continuando a piangere, ma senza smettere di sorriderle, di nuovo un
assenso con la testa.
-Pensavo di aver baciato Ron per primo...per colpa di Draco.-
Ginny le sfiorò i capelli con le dita ancora imprigionate
dai lacci e sorrise appena.
-Liberami...-
La bruna scosse la testa e le accarezzò la guancia.
-Draco non disse mai niente, non una parola, lo sai e anche Ron se ci
pensi non ne ha mai riparlato.-
Ginny iniziava a sentirsi meglio e strattonò le corde.
-Slegami Mione.-
-No-
Silenzio.
-Non ti sei mai chiesta come mai?- nel dirlo recuperò la
bacchetta con la destra, mentre altre lacrime scivolavano a sfregiarle
il viso.
-La McGranitt mi insegnò un incantesimo al secondo
anno...non so perchè, non l'ho mai capito...serviva a fare
spazio nella memoria, un po' come il pozzo di Silente, più
definitivo però.-
Ora Ginny era perfettamente lucida, nonostante il suo corpo fosse molto
debole, sgranò gli occhi e la guardò.
-Lo hai usato su di loro?- e l'altra assentì alzando un poco
la bacchetta.
-Io...io l'ho sempre immaginato...- fece confusamente.
-E' un incantesimo complicato...cancella solo determinati ricordi,
è selettivo. Ricorderai tutto il resto...-
-Ricorderò?- fece Ginny con urgenza nella voce, guardandola
interrogativa.
Hermione deglutì.
-Slega queste corde Hermione!- le urlò contro e l'altra
sussultò iniziando a piangere più forte.
-Che diavolo pensi di fare?-
-Io ti amo...-
-E mi leghi per questo?-
-Devo salvarti...da noi.-
-Che cosa dici?Che cosa vuoi farmi?Hermione non fare cazzate!Slegami e
parliamone!- ora iniziava a spaventarsi e ad arrabbiarsi sul serio.
-Ci sono solo due modi per risolvere il patto...per spezzarlo e
lasciare che tu viva!Quando ti ho chiesto di salvarmi tu lo hai fatto,
non posso tirarmi indietro...mi dispiace così tanto, io non
sapevo ti avrebbe fatto questo- fece fra i singhiozzi.
-Hermione liberami!!- urlò l'altra con gli occhi lucidi.
-Non mi permetteresti mai di morire, così la prima soluzione
è andata...rimane l'altra. Ma non ci riusciresti mai se io
fossi qui, se io fossi nel tuo cuore perciò...-
-Hermione!!- tirò i lacci con tutta la forza che in quel
momento le era possibile.
La bruna ristette per un attimo intero, persa negli occhi di Ginny che
la supplicava con lo sguardo, le si avvicinò e le
sfiorò il naso con il suo, poi la guancia bagnandola con le
sue lacrime e infine la baciò.
-Troveremo un'altra soluzione, te l'ho promesso...amore ti prego...non
togliermi la possibilità di scegliere...non togliermi la
possibilità di amarti...ti prego...- sussurrò
Ginny quando il bacio finì, con la voce impastata dalle sue
prime lacrime, una voce piena di supplica e di tristezza.
Hermione le sorrise e continuò a piangere, alzò
la bacchetta e stornò lo sguardo.
-Ti amo...-
-Hermione ferma!!-
-Obliviscere!!- un bagliore accecante le abbagliò entrambe
e poi ci fu solo silenzio.
Slegò piano i polsi della sua amante che ora sembrava
dolcemente addormentata, la rivestì con cura e la
adagiò più comodamente nel letto rimboccandole le
coperte, poi si rivestì lei stessa senza staccare per un
solo attimo lo sguardo da Ginny.
Dopo di che andò verso la cuccia di Arnold, che un po'
spaventato dagli avvenimenti appena accorsi era rintanato in un angolo,
lo prese in braccio e lo accarezzò fino a calmarlo.
-Ciao amico mio...credo che questo sia un addio. Prenditi cura di lei.-
Lo rimise nella cesta e si avvicinò alla porta,
lanciò un ultimo sguardo all'altra e uscì, con le
lacrime che le bruciavano gli occhi impietosamente, ma doveva
resistere, non tutto era compiuto.
Si diresse sicura verso il bagno dei prefetti e costatato che nessuno
fosse in giro a quell'ora, vi entrò furtivamente.
Mentre quella sera aspettava Ginny, qualcuno in corridoio si era messo
a parlare a qualche metro dalla stanza della Caposcuola e quando aveva
riconosciuto la voce dell'altra si era affacciata con cautela per
vedere che stesse accadendo. Nulla del dialogo tra Ginny e l'altra
studentessa l'aveva interessata, la sua attenzione si era incentrata su
dei pezzi di carta che Ginny stringeva convulsamente in mano.
Da dentro, attraverso la loro connessione si era resa conto che quei
fogli erano importanti, eppure quando poi Ginny era rientrata non ne
aveva fatto cenno.
Sapeva che erano importanti, ne era sicura.
Richiusasi la porta del bagno alle spalle si guardò intorno,
poi tirò fuori la bacchetta e alzatala la fece brillare.
Cercò tracce di magia e le trovò proprio dietro
quel quarto mattone.
Salì sulla vasca e proprio come aveva fatto Ginny qualche
ora prima cercò di forzarlo, ma non ci riuscì.
Sorrise, Ginny era diventata brava, così mosse la bacchetta
e l'incantesimo della rossa scomparve.
Lei era Hermione Jane Granger, un'apprendista Auror...di certo un altro
livello.
Tirò fuori i quattro fogli di pergamena e scese dalla vasca,
ci si sedette in cima, ma dopo poche righe non riuscì a
proseguire.
Pianse disperatamente per molti minuti, cercando di non fare troppo
rumore, poi quando una piccola parte del suo dolore scivolò
via insieme alle lacrime, prese la lettera e la bruciò alla
fiamma di una delle candele d'illuminazione, poi la gettò
nella vasca.
Guardò la carta stridere e contorcersi bruciata dal fuoco e
il suo cuore proprio in quel momento fece lo stesso o almeno le parve
così.
Soffiò sulle ceneri che si sparsero nerastre e illegibili,
si tirò su il cappuccio e se lo calò per bene
sulla fronte.
Ora non rimaneva che sparire.
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Capitolo 8 *** Dopo il disgelo ***
Eccomi di
nuovo!
Grazie mille per le
stupende recensioni, davvero troppo buone!!Buona lettura!
A volte, la mattina,
quando non sai
se stai ancora dormendo oppure no, proprio in quell'attimo vedi
qualcosa di talmente chiaro da farti male.
Un ricordo, un'immagine, solo un frammento o un profumo, una sensazione
gelida e calda...qualcosa di etereo e fugace.
Qualcosa.
Preciso e netto, morto nell'istante esatto in cui lo afferri.
C'è di che essere frustrati quando aprendo gli occhi perdi
quell'unico legame con qualcosa di te, con cui altrimenti non hai
contatto.
Qualcosa.
E hai le mani vuote, di un vuoto che non sapevi di conoscere e hai la
gola secca, arida come non l'hai mai avuta e invece gli occhi sono
lucidi, non sai se di sonno o di dolore.
Poi un suono, forse la persona al tuo fianco si è mossa tra
le lenzuola. Ti giri e non c'è nessuno.
Ma ora sei sveglio, completamente.
Non c'è memoria, eppure c'è rimpianto.
Spezzato, incompleto e ti sorprendi a chiederti come mai percepisci
questa sensazione, vuol dire solo che c'è stato un tempo in
cui
sapevi di preciso qual'era la tua completezza.
Perciò se sei lì fuori, fatti vedere.
Resta con me un attimo di più, in modo che io possa vedere.
Ti accetterò comunque tu sarai, qualunque cosa tu sarai.
Qualunque.
-Un anemia molto forte e senza causa, la Signorina Weasley
non
ne ha mai sofferto, è come se avesse perso molto sangue, ma
non
c'è ferita di tale entità che possa confermarlo.
In
più su entrambe le braccia e il ventre ci sono tagli e segni
vecchi di mesi. Crede che tutto questo possa essere colpa del
Quidditch?-
La voce della vecchia infermiera era irritata, lo percepì
dal timbro e dal tremore.
-Ginevra ha sempre giocato duro!E' una delle migliori in campo, qualche
caduta o escoriazione non hanno mai ammazzato nessuno!-
Questo era Sigfrid Maylander, il nuovo allenatore dei Grifondoro, il
suo allenatore, pareva proprio che stesse per dichiarare guerra aperta
a Madama Chips.
-Il fatto che una studentessa venga ritrovata nella sua stanza priva di
sensi dopo uno dei suoi massacranti allenamenti le sembra poco?-
-Ieri non ci siamo allenati!!-
Ginevra aprì un occhio per poi richiuderlo frettolosamente,
ferita dalla chiara luce mattutina, si mosse appena nel letto e i due
si precipitarono al suo capezzale.
-Ginevra come stai?- chiese Maylander dimostrando un'apprensione e un
affetto che Ginny registrò alquanto strano da parte del suo
burbero coach, si tirò a sedere massaggiandosi la testa.
-Bene...credo...solo un po' debole.- detto questo ribiombò
sul cuscino pervasa da un giramento di testa.
-Forse ecco...forse il bolide dell'altra settimana ti ha colpito
più duro del previsto e...- cercò di
giustificarla
Maylander.
-Lo sapevo!Lei è un pazzo, un...- ma l'uomo
fulminò
Madama Chips con lo sguardo prima di tornare a parlare con Ginny.
-E credo che per questa settimana tu possa saltare gli
allenamenti!Riposati e guarisci, ricordati che sei il nostro miglior
cacciatore!- detto questo le diede una pacca sulla spalla e le fece
l'occhiolino, poi uscì dalla stanza.
-Sportivi...- bofonchiò Madama Chips guardandolo uscire.
-Siete tutti uguali!Anche tu Signorina!-
Ginny l'ascoltava appena, si sentiva confusa e molto debole,
così non le ci volle troppo per riaddormentarsi.
Nel dormiveglia in cui passò quell'infinita giornata in
infermeria, le sembrò di tanto in tanto di riconoscere
qualche voce in sottofondo.
Sicuramente sentì l'inflessione preoccupata di Mark che
dolcemente le aveva accarezzato la fronte, quasi con riverenza e lei
gli aveva sorriso sempre tenendo gli occhi chiusi, per poi ripiombare
nel suo sonno senza sogni. Poi fu la volta della McGranitt, anzi si
stupì non fosse venuta prima.
-Quindi non sa cos'ha causato l'anemia Madama Chips?- le aveva sentito
bisbigliare.
-No mi dispiace e la cosa mi impensierisce.- aveva detto grave l'altra,
ma prima che la preside potesse ribattere un vocione preoccupato e
gentile l'aveva preceduta.
-Ma non è in pericolo vero?Le ho portato i suoi fiori
preferiti!- e ne aveva sentito il profumo, si profumo di ginestre e
aveva saputo che Hagrid le voleva ancora bene, nonostante il gelo di
quei mesi.
-Crede che sia per quella cosa, Professoressa?- lo aveva sentito
proseguire, ma poi la conversazione si era spostata lontana da lei e
non aveva più dato importanza a quelle parole.
Da ultimo brandelli di conversazione le erano giunti la sera tardi, di
nuovo la McGranitt e un'altra voce che però non aveva
riconosciuto subito.
Il timbro caldo e gentile le ricordava una persona importante, ma la
sua mente confusa e debilitata non era riuscita ad inquadrarne il
proprietario.
-Sono arrivato appena ho potuto...mi racconti ogni cosa Minerva.-
Si
svegliò del tutto quando il sole era già alto la
mattina seguente e si guardò intorno ancora un po' intontita
dalla lunga dormita, una luce chiara entrava dalle finestre spalancate
e la primavera la salutava in tutto il suo splendore.
-Buongiorno dormigliona!- seguì il suono di quella voce e si
trovò davanti il più bello dei Corvonero, con uno
stupendo sorriso stampato in faccia e una margherita di campo nella
mano destra.
-E' per me?- arrossì appena.
-Si...e anzi scusami è poca cosa, ma come sai qui non ci
sono molti fiori normali e il mio voleva essere solo un pensiero, non
un incantesimo!- si schernì Mark.
-Grazie...- fece lei prendendo il piccolo fiore fra le dita e
sorridendo apertamente, come raramente da tempo faceva.
-Mark, mi spieghi che è successo?- chiese mettendosi seduta.
-Non ricordi molto è?Ruth ti ha trovato priva di sensi nel
tuo letto ieri mattina, ti hanno portato subito qui. La Chips dice che
sei molto debole, come se avessi perso molto sangue,
probabilmente i massacranti allenamenti di Quiddicth che fai e
qualche taglio mal curato ne sono la causa.- spiegò.
-Che ci faceva Ruth in camera mia?-
Mark alzò le spalle.
-Visto che non scendevi, sarà venuta a cercarti. Sai che ha
un'ammirazione sconfinata per te, ma tu non la guardi nemmeno...-
-Oh...mi spiace, le chiederò scusa.- disse senza pensare.
Mark alzò un sopracciglio e poi scoppiò a ridere.
-Stai scherzando vero?- disse tornando serio.
-No, affatto...perchè dovrei?-
-Bè perchè non è da te...o meglio non
è da Ginevra Weasley!- la prese in giro lui.
Ginny si grattò la testa senza capire.
-Cosa vuoi dire?-
-Non importa...sei sicura di non aver preso una botta in testa?Lascia
perdere...allora ci vedremo a pranzo o meglio ci intravedremo tra i
tavoli?-
-Perchè non possiamo mangiare insieme?-
-Pronto?Tu Grifondoro, io Corvonero!Sei proprio confusa amica mia.-
rise lui -Al massimo posso mettermi dietro di te, ma saremo comunque in
due tavoli diversi.- concluse.
-Fallo per favore, ho bisogno di vedere un po' di facce amiche...mi
sento un po' stordita sai?-
-Si vede...non preoccuparti, andrà tutto bene.- e dicendo
questo si azzardò a baciarle la fronte e la mancata reazione
della ragazza, che invece visibilmente apprezzò il gesto, lo
spiazzò non poco.
-A-a dopo.- balbettò uscendo dalla stanza.
Ginny sorrise contenta che Mark si prendesse un po' cura di lei.
Madama Chips la fece tornare in dormitorio solo in tarda mattinata e
quando Ginny entrò nella sua stanza tirò un
sospiro di sollievo.
Arnold sbucò da sotto un mobile e le corse incontro, felice
finalmente di rivederla.
-Amico mio...che è successo qua dentro?- si chiese
sbalordita dalla confusione che regnava nella stanza.
-Anche se manco per un po' non devi mettere tutto in disordine. Pare
sia passato un uragano!- così dicendo lo rimise a terra e lo
guardò male, poi si avvicinò al letto e
cercò fra le coltri in disordine un qualche segno di cosa
potesse essere successo due notti prima.
Non è che fossero stati molto esaustivi sul suo presunto
malore e questo non le piaceva, le era già arrivata una
strilettera di sua madre in cui le era parso, dal tono sopra di
un'ottava dal comune urlare, che fosse leggermente preoccupata.
Cosa poteva risponderle, se nemmeno lei sapeva?
Trovò solo qualche macchia di sangue, ma talmente piccola
che non si poteva certo credere fosse la prova della sua presunta
emorragia.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione: un laccio pendeva
dalla testata in legno del letto. Era una corda di pelle opaca, color
muschio.
-Molto strano...- si trovò a mormorare tra sè e
senza rendersene conto, la slacciò e se la legò
al polso, facendo due giri. Non sapeva perchè ma quel nuovo
e insolito braccialetto le piaceva ed era convinta che il suo posto
fosse proprio il suo polso, come a monito di qualcosa che in quel
momento proprio le sfuggiva.
Mentre pensava questo, bussarono alla porta.
-E' aperto!-
-Ginevra?Scusami ero solo passata a controllare che tu stessi bene.-
fece timidamente Ruth restando sulla porta.
-Oh Ruth, sarei venuta da te più tardi!-
-Perchè mai?-
-Vieni avanti su, non mordo mica. Volevo ringraziarti, mi hai salvato!-
le sorrise e la ragazzina più piccola avvampò.
-Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque Ginevra...-
-Smettila, chiamami Ginny!Si è fatto tardi, andiamo a pranzo
insieme?- chiese affabile e la Grifondoro più giovane fu
talmente felice di quell'invito e della cordialità
dell'altra che si offrì di accompagnarla per tutta la
giornata, sempre per controllare che stesse bene.
-Credo che vedrò Mark più tardi, ma fino alle
lezioni pomeridiane puoi farmi da guardia del corpo!-
Il pranzo fu piacevole e molti suoi compagni di casata si chiesero se
il malore improvviso non avesse cambiato di nuovo la più
giovane dei Weasley.
Mark dal canto suo gioiva nel vedere di nuovo la sua Ginny conversare e
sorridere, così continuava a guardarla di sfuggita dal suo
tavolo e quando i loro occhi si incrociavano per caso entrambi
arrossivano felici delle attenzioni dell'altro.
-Dovresti star male più spesso...- le disse nel pomeriggio
sendendosi al suo fianco nell'aula di Trasfigurazione.
-Perchè?-
-Perchè sei molto più simpatica adesso!E anche
carina...- la risposta di Ginny fu una gomitata in pieno stomaco che il
povero Mark dissimulò con stoica convinzione, dato che la
McGranitt proprio in quel momento era entrata in classe.
-Bentrovati settimo anno di Grifondoro e Corvonero!E bentornata
Signorina Weasley, spero si senta meglio.- fece l'anziana strega,
guardando con affetto la sua piccola allieva.
-Mai stata meglio, Professoressa, la ringrazio.-
-Ne sono felice. Ora iniziamo la lezione.-
Eppure, nonostante il tono cordiale e l'interesse sincero, negli occhi
della McGranitt Ginny aveva scorto qualcos altro, forse la ricerca
disperata di qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che data l'ultima
espressione riservatale, tra il deluso e il triste, la donna non aveva
trovato.
Ginny si fece pensierosa fino a che Mark non la distrasse con una
stupida battuta.
Erano passate quasi due settimane e la nuova Ginny aveva fatto
innamorare tutta la scuola, era addirittura più brillante e
affascinante di prima e poi così cordiale e gentile da far
quasi scordare Ginevra e il suo gelo.
Quando i suoi compagni gli ricordavano quei lunghi mesi di ascetismo
volontario, Ginny alzava le spalle e diceva semplicemente di non
ricordare bene, ma che le dispiaceva molto.
Ruth e Mark erano diventati i suoi compagni preferiti, nonostante il
ragazzo rimanesse il suo unico e vero confidente insieme ad Hagrid e
ormai tutta la scuola era più che convinta che tra la bella
Grifondoro e lo splendido Corvonero, presto sarebbe nato del tenero.
Di certo non era sconosciuto a nessuno il debole di Mark per la sua
coetanea e il comportamento arrendevole e accondiscendente di
quest'ultima, non faceva che presagire ad una fulgida capitolazione.
Eppure non succedeva.
Ginny adorava passare il suo tempo con Mark e ultimamente si
accoccolava spesso tra le sue braccia, volentieri si faceva proteggere
da quel ragazzo buono e sinceramente affezionato a lei, riusciva a non
farla fissare su una piccola piega nella sua giovane vita, su quei mesi
vuoti e senza colori nella sua mente, i mesi in cui tutti la
descrivevano come distaccata e gelida.
Come se la sua esistenza le si fosse arrotolata addosso, non aveva
praticamente memoria dei giorni precedenti al malore...e questo la
spaventava.
In un pomeriggio fresco e ventilato, lei e Mark erano sdraiati
all'ombra dell'albero di pesco ora in fiore.
-Senti che profumo...- esclamò il ragazzo aspirando a pieni
polmoni.
-Già...mi ricorda qualcuno, ma non so chi.- fece lei
schernendosi.
Mark si girò a guardarla e Ginny si chiese cosa volesse fare.
-Davvero non ricordi chi?-
-No, te l'ho appena detto.-
Il ragazzo tornò a sdraiarsi con le braccia incrociate
dietro alla testa.
-Mi sembra difficile tu ti possa essere scordata di lei...-
sussurrò.
-Sai benissimo che ci soffro, ma proprio non ricordo gli ultimi
mesi!Dai non farti pregare di chi parli?- fece lei iniziando a fargli
il solletico.
-Smettila ti dico!Ginny piantala!- fece lui difendendosi alla meglio,
preso alla sprovvista.
-Parlo di roba più vecchia di qualche mese fa. E' stata la
tua migliore amica da quando ci siamo conosciuti io e te!-
Ginny si fermò di scatto e lo fisso intensamente.
-Il nome Mark...- sussurrò quasi senza fiato.
-Ah smettila!Qui mi stai prendendo in giro. Alzati va, stiamo facendo
tardi!- detto questo il ragazzo si alzò in piedi e corse
verso la scuola.
-No, Mark davvero...- ma le parole di lei si persero nel vento e non
potè altro che seguirlo.
La Sala Grande era gremita, la McGranitt aveva convocato un'assemblea
per quel pomeriggio e nessuno sapeva il perchè,
così un brusio di sottofondo riempiva l'immensa stanza.
-Bene ci siamo tutti?- chiese la McGranitt alzandosi in piedi,
immediatamente tutti gli studenti chiusero la bocca e si girarono a
guardarla.
-Mi spiace aver dovuto sospendere le lezioni pomeridiane, ma sono
sicura di aver fatto un favore a qualcuno!- un generale sorriso
riempì la sala.
-Ma ci tenevo a farvi partecipe della mia gioia di oggi, della gioia di
tutta Hogwarts!Tra noi oggi è tornato uno dei migliori
studenti della scuola, di cui posso fregiarmi essere stata insegnante.
E' con grande affetto che do il bentornato a...-
La sala si allungò verso la porticina sulla destra della
tavolata dei docenti che con un cigolio si era aperta e tutti
trepidanti aspettarono di vedere chi era questo esimio ex alunno e di
sapere il suo nome dalla preside.
La McGranitt però venne preceduta.
-Harry!-
Una voce sottile e dolce, aveva scandito quelle due sillabe con
nostalgia e sorpresa e con una nota più che eccitata.
-Si, Signorina Weasley...Harry Potter. Lo presentavo a quelli
più giovani di lei che non lo hanno potuto conoscere o
combattere al suo fianco come lei.- si riprese un po'
infastidità l'insegnante.
-Bè diciamo che la Weasley ha fatto molto di
più...- si sentì sibilare dalla tavolata dei
Serpeverdi.
-Le vipere non si smentiscono mai vedo!- la voce del nuovo arrivato,
calma e profonda inondò la sala, come il primo raggio di
sole illumina la mattina.
Un giovane dai capelli scuri e arruffati, con lineamenti segnati eppure
dolci, squadrava la sala attraverso sottili lenti squadrate e tra i
ciuffi sulla fronte si intravedeva la famosa cicatrice. Era alto e ben
fatto e Ginny sorrise guardando come si era fatto ancora più
bello di quanto lo ricordasse.
-Buon pomeriggio Hogwarts...è un piacere tornare qui.- e i
suoi occhi neri nel dirlo si erano appoggiati alla figura ancora in
piedi della giovane Grifondoro, addolcendosi di colpo.
Cos'è che mi
manca, se non l'ho mai avuto?
Il sole cala e io ancora non l'ho capito...forse non afferro un'ombra
terribilmente importante, eppure credo che se fosse così
notevole me ne ricorderei.
Dannati i miei ricordi flebili...ho voglia di conoscermi di nuovo, di
urlare il mio nome e sapere cosa lo lega a te...tu che sei
ciò che mi scivola dalle mani.
Trovarsi sempre a sera, incompleti e insoddisfatti.
Perchè mi sfuggi?
Ok, come avete
fisto di Hermione non c'è traccia...per ora.
E' un capitolo veloce di transizione, ma non volevo essere noiosa e
quindi perchè non inserire qualcosa di pepato?
Spero vi sia piaciuto!Altrimenti la prossima volta farò
meglio!
Grazie a tutti quelli che recensiscono(di nuovo!)e anche a quelli che
leggono soltanto, ho visto che siete in tanti!Grazie davvero!
Alla prossima!
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Capitolo 9 *** Nulla da perdonare ***
Ed eccomi di
nuovo, un po' più rapidamente del solito, so che i miei
tempi sono particolarmente esasperanti!Ringrazio ancora chi mi continua
a seguire e recensire, siete davvero carini!Rispondo a Prince Myskin,
si il primo pezzo è mio, mi piacciono molto i flussi di
pensiero e soprattutto in questi capitoli diciamo di "amnesia" per
Ginny, voglio mantenerli come anello di congiunzione tra "ricordo e non
ricordo" o almeno per ora l'idea è questa!Poi si
vedrà...con
questo, Buona lettura!
Sopra al mio letto,
sulla testata di legno, nascosto dal tessuto del baldacchino
c'è un acchiappasogni...
Il cerchio di questo oggetto così deliziosamente pagano e
magico in modo primitivo, è ampio quasi un palmo e ricoperto
da una sottile striscia di pelle cobalto, dalla parte inferiore pendono
due lunghe strisce dello stesso materiale con in fondo due lunghe piume
di corvo, nere come la pece e leggere come aria. La ragnatela che
abbraccia il cerchio, disegna i caratteristici giochi di corda che in
ogni mente risvegliano immagini diverse; al centro della ragnatela una
pietra scalfita a punta, come le freccie degli indiani e in una cella
formata dalla corda sfila un piccolo turchese, così che i
sogni si innamorino di lui e rimangano imprigionati nella tela nel
tentativo di raggiungerlo.
Ti tendo una trappola si...dato che non ascolti la mia supplica, dato
che non affranchi la mia fame...ti tendo una trappola frammento di vita
che colori i miei sogni e sbianchi alle prime luci, lasciandomi
così assetata.
Perchè non ti lasci prendere?Ogni nuovo giorno mi sveglio e
so di averti perso ancora, ogni volta per così poco...
Ho bisogno di te in modo così carnale che a volte mi
spaventa l'agognarti tanto.
Memoria che vai via da me, come una goccia su un vetro scivola
lasciando la sua scia umida e effimera, come una lacrima spazzata dalle
dita, memoria che vieni e mi travolgi di notte facendo presa sul mio
cuore e stringendolo cattiva tra le dita, fino a farlo sanguinare,
urlare, per poi lasciarlo libero e in gabbia, una gabbia di vuoto e
silenzio.
Tutto è pace alla luce del sole, altra cosa è la
notte, come se qualcosa lottasse per liberarsi, come se tu che sfuggi
fossi più vicino...
Chi sono stata?Chi ero?
Ti tendo una trappola da bambina e spero tu sia talmente sciocco da
caderci...ti terrò fra le mani come si tiene una briciola di
luce, ti terrò sul mio cuore come il più prezioso
dei pensieri...vieni, vieni da me.
Ancora.
Il vento baciava i capelli cremisi, facendoli ballare una
danza sconosciuta ed orientale, affascinante nel suo melodioso
disordine e a Mark parve una dea seduta sul muretto del chiostro della
scuola, a naso in sù annusava l'aria di primavera con
sguardo perplesso e nostalgico, come se davvero quel profumo di
boccioli in fiore le aprisse orizzonti dimenticati. Il mantello della
divisa abbandonato come docile contorno alle sue anche e il maglione
grigio appoggiato alle spalle con una morbidezza strordinaria, casuale
e stupefacente, mentre la cravatta allentata permetteva alla camicetta
candida di sgualcirsi appena. La guardò a lungo prima di
avvicinarsi, come se avesse paura di infrangere qualcosa di quasi
creato...
-Aspetti lui?- chiese guardando anche lui le veloci nubi bianche sopra
alle loro teste e un'ombra sottile strinse il suo cuore quando la
ragazza con un sorriso raggiante gli rispose di si.
-E' così tanto che manca...è così
tanto che non parla con me.- disse tornando a guardare il cielo.
-Credevo non sarebbe più tornato.- fece sommessamente il
Corvonero.
Ginny si voltò a guardarlo perplessa.
-Volevi che non tornasse?-
-No, non mi tocca più di tanto per la
verità...dico solo che dal modo in cui se n'è
andato, non credevo sarebbe riapparso.- si schernì lui.
La rossa assentì e sorrise appena.
-Tieni ancora molto a lui Ginny?- chiese titubante guardandola in
faccia.
-Certo. Abbiamo vissuto cose insieme che non passano...è una
persona molto importante per me.-
-Si vede...ti brillano gli occhi.- e nel dirlo un fiotto di dolore lo
scosse.
-Se tu te ne andassi dicendo che non tornerai, alla tua ricomparsa mi
brillerebbero allo stesso modo.- fece lei sorridendogli e Mark si
sentì avvampare.
Un rumore di passi li interruppe ed entrambi si girarono nella
direzione di quel suono.
-Mark Davis, giusto?- fece Harry porgendo la mano all'altro e
sorridendo appena.
Un lungo tabarro nero lo avvolgeva, un tabarro da viaggio, un tabarro
da stregone, un tabarro da viandante, nero come la pece e morbido come
il burro, di lana cotta, fermato da un'unica spilla inneggiante a
Grifondoro all'altezza della spalla destra.
Mark intimorito dalla figura e dalla fama del ragazzo più
grande, tese la mano e afferrò quella dell'altro.
-Si...- biascicò.
-Felice di rivederti, è più di un anno e sei
cresciuto molto.- fece Harry sorridendogli con fare fraterno.
Non si conoscevano molto, quando Harry era diventato il ragazzo di
Ginny, Mark si era fatto rispettosamente da parte, guardando solo da
lontano le loro avventure e la loro storia, perciò per
Potter l'altro era solo un amico di Ginny e uno studente di Corvonero.
Certo si erano visti per anni, probabilmente sapevano l'uno dell'altro
più cose di quanto immaginassero, ma la conoscenza era
puramente superficiale e per Mark quel ragazzo aveva rappresentato
l'ideale da raggiungere per essere all'altezza di Ginny, quindi il suo
sentimento per lui si divideva tra ammirazione e invidia.
-Grazie...anche tu sei diverso. Ti trovo bene.- cercò di
rispondere a tono.
Poi gli occhi di Potter si spostarono su Ginny e il suo sorriso perse
d'intensità per dare spazio ad iridi da sogno e ad una molle
nostalgia.
Mark si sentì sparire, come se non ci fosse stato, proprio
l'unica cosa che poteva ferirlo così crudelmente da
sembrargli intollerabile, eppure non si mosse e guardò la
rossa rispondere all'altro con un sorriso splendente ed occhi lucidi.
Rimasero così per qualche secondo.
-Ciao strega...- disse lui riprendendosi da quell'attimo di stordimento
e poi allargò le braccia, braccia che gli sembravano buone
solo per quel gesto, per quella persona.
La ragazza camminò lentamente verso di lui e ancora
più lentamente si accoccolò sul suo petto,
aspirando il suo profumo così familiare, così
sicuro...si le era mancato da morire.
-Harry.- sussurrò mentre lui la stringeva più del
dovuto per un secondo soltanto, come a volerla tenere con sè
e il tabarro scese a coprire Ginny come fosse l'armatura scintillante
di un cavaliere e il contrasto tra il nero della stoffa e il vermiglio
dei capelli di lei accecarono Mark che in silenzio se ne
andò con il cuore in gola e un dolore cattivo in fondo al
cuore.
-E' un bel posto questo...- sussurrò lui appoggiandosi al
pesco, mentre Ginny si sedeva poco lontano.
-Belle giornate, belle persone...giorni spesi bene per quanto mi
riguarda.-
Lei assentì rimettendosi il maglione, visto che una brezza
un po' più fresca si era alzata.
-C'è profumo di noi quasùu.- concluse, ma quando
vide Ginny arrossire si schernì.
-Non intendevo solo noi due, voglio dire noi tutti. Siamo stati
ragazzini anche noi dopo tutto.-
-Bè sei tu il vecchio, io sono ancora giovane!-
-Si, come no...due anni non sono niente!Vedrai vedrai...- risero
insieme e fu bello, perchè da tanto non capitava e come
tutte le cose ritrovate si sente qualcosa in fondo al cuore che rinasce
e un calore languido investe le nostre anime.
-Come mai ad Hogwarts?- chiese lei, mentre Harry si sedeva al suo
fianco.
-Bè tornare a casa fa bene qualche volta.-
-Dove sei stato per tutto questo tempo?-
-Il mondo babbano è vasto e quello magico ancora di
più...un anno è ti assicuro che ho visto ben
poco.-
-Un giramondo allora!-
-Si...mi piace. Harry Potter il giramondo!Mi hanno chiamato in
così tanti modi spiacevoli che questo mi piace molto!- rise
lui.
Silenzio per un attimo e sentirono il vento accarezzare le foglie e
cantare la sua canzone.
-Mi sei mancato...tanto.- fece lei guardandolo e Harry rimase
interdetto per qualche istante prima di sorriderle.
-Anche tu...ma non allo stesso modo temo.-
Ginny avvampò ancora.
-Senti possiamo evitare di arrossire ogni due secondi?Ho finito le
pezze e sai bene cosa voglio dire!Non preoccuparti, la ferita
è rimarginata...ma tu rimani sempre tu. Non potrò
mai esserti indifferente.- fece lui tentando di essere convincente.
-Avevo paura che non volessi nemmeno parlarmi...- fece lei con gli
occhi lucidi.
-Non sarei venuto, se non fossi stato pronto...davvero.-
-E' imbarazzante per me...io non ricordo molto. Gli ultimi mesi sono un
vuoto totale, ma anche eventi antecedenti sono come avvolti nella
nebbia...non ricordo perchè è finita, ma so che
era giusto.- fece lei abbassando gli occhi.
-Minerva mi ha parlato della tua amnesia...- rispose Harry pensieroso.
-Ma comunque non sbagli...era giusto così.- concluse dandole
le spalle.
Ginevra avrebbe voluto chiedere di più, farsi raccontare, ma
evito dato che il dolore negli occhi del moro era più che
evidente.
-Dimmi il vero motivo per cui sei qui!- cercò di cambiare
discorso.
-Non ti si può nascondere nulla vero?- fece lui ridendo
appena e tornando a guardarla.
-Tu sei Harry...io sono Ginny. Nessun segreto ricordi?- fece lei
scherzando, ma si bloccò non appena un'ombra
sfarfallò sul viso del ragazzo, fu questione di un secondo
poi Harry si alzò in piedi e tutto sembro passato.
-Robe del Ministero, robe pesanti...sono ancora un Auror in fondo!E poi
dovevo portarti questa...- detto questo si frugò nella tasca
dei pantaloni e tirò fuori una lettera ingiallita dal tempo.
-Cos'è?- chiese Ginny prendendola in mano.
-Ron...- fu poco più di un sussurrò e Ginny
drizzò la testa e si girò a guardarlo incredula.
-Sai dov'è?Dimmelo, mia madre sta impazzendo!- fece
afferrandogli un lembo del mantello.
-Tre mesi fa era in Danimarca...ci siamo incontrati per caso, forse la
settimana più bella negli ultimi mesi, mi ha lasciato questa
per te, poi è sparito. Non so di più davvero.-
disse sinceramente affranto.
-Tre mesi?-
-Mi dispiace...prima non sarei riuscito ad affrontarti...- si
scusò lui abbassando lo sguardo e Ginny capì e
non riuscì ad insistere, poi guardò la lettera.
-Ti dispiace se non...- ma Harry la prevenne.
-Certo che no!E' tuo fratello, leggila con calma in dormitorio. La mia
dose di Ronald l'ho avuta di persona!- e nei suoi occhi vide commozione
e tanta nostalgia di un'amicizia purissima ed un affetto
indimenticabile.
Harry si guardò intorno e vide la sera calare su di loro.
-Ginny forse è il caso che tu vada.-
-E' presto...-
-La cena è fra poco.-
-Resterai?-
Harry la guardò e Ginny capì la risposta senza
che venisse pronunciata.
-Una notte Potter, non ti chiedo di più.-
-Un tempo sarei morto per accontentarti...ma ora...il Ministero ha
bisogno di me.-
-Quanta abnegazione...- fece lei innervosita.
-Credimi, la questione è più nostra che loro.-
-Che vuol dire?-
Harry scosse la testa e le accarezzò la guancia.
-Segreto...Ginevra Weasley la tua curiosità è
sempre la stessa.- poi la baciò sulla fronte e si
calò il cappuccio nero sulla testa.
Ginny ebbe un flash-back di quel gesto e rimase per un secondo
confusa...quel luogo, un mantello...dove e quando nella sua memoria?
-Ginny?-
-Cosa?- biascicò presa dai suoi pensieri.
-Se avrai bisogno di me...voglio dire, per te dev'essere stato molto
difficile...-
-Di che parli?-
-La morte non è mai facile da accettare...io ci
sarò quando vorrai ricordalo.-
-Harry così mi spaventi, morte?-
Gli occhi di Harry profondi e tristi la fissarono così
complici e comprensivi, così colmi di un dolore davvero
troppo grande, come se una parte della propria vita si staccasse per
non tornare e poi eccolo, scintillante e veloce e Ginny lo vide
chiaramente, il dubbio.
-Non c'è niente che tu debba dirmi?-
-No...credo di no...non capisco di cosa tu parli, c'è
qualcosa che dovrei sapere?-
-E' solo che pensavo ne avresti voluto parlare,
lascia perdere...a scuola qualche mese fa si è mosso
qualcosa...magia vecchia, magia distorta. Stai attenta tutto qui.-
-E tu questo come lo sai?- chiese lei, ma lo sguardo di lui le fece
capire che nemmeno a quella domanda avrebbe risposto.
-Ora vado, voglio partire prima che faccia buio e devo ancora salutare
Hagrid!Ah, Ginny...- fece intanto che si incamminava.
-Si?- fece lei.
-Davis è un bravo ragazzo...rassicuralo che non
c'è stato nessun ritorno di fiamma!Anche se io dovrei essere
l'ultimo dei suoi pensieri...-
-Ma cosa dici!Non...- fece lei arrossendo completamente.
-Non sono mai stato cieco...e so che vuol dire essere innamorato di
Ginevra Weasley.- fece lui dandole le spalle e alzando la mano in segno
di saluto, lasciandola lì esterefatta e sola con la lettera
di Ron fra le mani.
Cara Ginny,
così tanto tempo e comunque le mie parole sono poche e
avide...qualche mese e ancora non so come respiro ancora. Tutti questi
posti e nemmeno una speranza, tutto questo vuoto che so tu condividi mi
accompagna come la notte segue il giorno. Impossibile dimenticare...
Eppure è servito tutto questo tempo, se non a lenire il
dolore, a svelare pensieri torbidi e a comprendere cose che erano
davanti a me, ma che non riuscivo a vedere.
Il mio lutto è il tuo lutto...e so che comprendi.
Non so come io sia potuto essere così cieco e se
c'è stato rancore ormai è svanito. Sei mia
sorella, non posso e non voglio odiarti. Tanto più che ho
sempre saputo di non essere la strada giusta per lei.
Bacia la mamma per me e sappi che non ho niente da perdonarti, posso
solo piangere insieme a te.
Tuo fratello
Ron
La
rossa la rilesse fino a consumarne la grana e l'inchiostro...
E l'unica parola che confusa bruciava come fuoco era..."lei".
L'acchiappasogni
è vuoto anche in quest'alba e io ora so che esisti, lo so
per certo.
Perdonami.
Perdona questo pezzo di carne che non riesce, non è capace
di ricordare...mi sembra di impazzire e piango lacrime assurde e
inconsolabili, perchè fuori sorrido e dentro muio.
Non posso darmi pace, fino a che non potrò vedere, fino a
che non saprò la verità e so che tutto intorno a
me urla il tuo nome...perchè ora so che ne hai uno che
nessuno ha il coraggio di dirmi...tutti sanno tranne me e io sparisco
su quel nome e sospiro sulle sue lettere.
Spasimo su quella parola...netta, chiara, assoluta...e so che
è marchiato su di me, eppure io non la vedo.
Qual'è il tuo nome?
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Capitolo 10 *** AVVISO ***
Ciao a tutti!
Volevo solo rendervi partecipi del fatto che non sono morta, ma che mi sto solo laureando(spesso le due cose mi sembrano coincidere!)datemi il tempo di dare l'ultimissimo esame e di affrontare le ultime cose burocratiche e a metà giugno sarò da voi con un nuovo capitolo!!!Promesso! |
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Capitolo 11 *** Lunghi guanti grigi ***
E dopo un
periodo
lunghissimo(scusate)eccomi di nuovo con l'ultimo capitolo!!Finalmente
cambio di scena, finalmente ritroviamo l'altra metà della
storia!Recensite mi raccomando, così vedo se continuo ad
avere
smalto!Grazie a tutti quelli che mi seguono e commentano!!Buona lettura.
Sentì lo schiaffo arrivare, lo sentì sibilare
nell'aria,
gonfiarsi, prendere forza e poi esplodere sul suo zigomo, forte, duro e
dannatamente umiliante.
-Sono stufo delle tue stranezze!Mi fai scappare i clienti!- le
urlò contro l'uomo sudato e grassoccio che la sovrastava
almeno
di venti centimentri in altezza.
Digrignò i denti e strinse i pugni, ringraziando di non
avere la
bacchetta con sè, altrimenti il suo viscido datore di lavoro
se
la sarebbe vista brutta.
Raccolse i pezzi del bicchiere che si era infranto al suolo cadendo dal
suo vassoio dopo lo schiaffo e fissò per un secondo il suo
titolare.
L'uomo sentì freddo e un brivido gli corse sulla nuca,
mentre il
caldo nocciola di quegli occhi mutava in un grigio glaciale e il
cliente che lo aveva chiamato per lamentarsi della sua cameriera,
scappava urlando e incespicando tra le sedie del suo squallido locale
babbano.
-Hermione...- sibilò irato, ma prima che un secondo colpo a
mano
chiusa venisse scagliato, la ragazza girò sui tacchi e
sparì in cucina.
-E poi...ti ho già detto di toglierti quei guanti!!!- si
sentì urlare dietro, ma ignorò tutto e
scaraventato il vassoio a caso, uscì dalla porta sul retro
guardata male dai pochi e altrettato viscidi dipendenti di quella
bettola.
L'aria umida la investì e la fece respirare, avvolgendola
come un panno fradicio, chiuse gli occhi e si strinse in un abbraccio
solitario e dannatamente comprensivo.
Cos'era pena quella?
Pena per se stessa?
In fondo aspettare una fine certa, non rende più coraggiosi
o virtuosi.
Solo qualche tempo e una manciata di altre umiliazioni così
e sarebbe finito tutto...tutto.
Alla fine non le interessava, non le interessava dormire su lenzuola
pulite, un lusso che non poteva permettersi, non le interessava ridere,
non le interessavano gli occhi suini e inniettati d'ignoranza di Frank
Beshop, il suo fetido e volgare padrone...aveva
accettato quel lavoro, pur non avendo per niente attitudine, pur
dovendo subire angherie fisiche e morali, solo per non svanire sotto un
ponte o in fondo ad un vicolo sporco e maleodorante come un ratto.
Dignità.
Ne aveva ancora un briciolo in fondo all'anima.
Riaprì gli occhi e si guardò le mani e le
braccia, ricoperte da lunghi guanti grigi e non ebbe la forza di
sfilarli ancora una volta per vedere la consistenza naturale che la sua
pelle perdeva ogni giorno, lentamente ma inesorabilmente.
Era iniziato.
Ma contro ogni sua più rosea previsione, la sua agonia era
lunga ed esasperate.
Non che la giovane e brillante mente della miglior studentessa della
scuola di Hogwarts nell'ultimo decennio, non avesse calcolato
minuziosamente il tempo necessario al suo corpo per sparire, ma dei
numeri non potevano certo darle la misura esatta della morte e lei se
ne sentiva addosso l'alito e l'odore, come fosse un cadavere ancora in
piedi, come se il gatto con la falce giocasse con la sua preda
divertendosi con la sua paura.
Eppure era lei ad aver volutamente strappato quel lembo di tempo,
così umiliante e sudicio, era lei ad aver allungato
quell'agonia , così straziante e roca, era lei che aveva
bevuto il sangue del suo unico amore per collezionare minuti e attimi
in più, nutrendo così il suo dolore.
E, lo sapeva bene, un motivo c'era...un'ultima tappa in quella manciata
d'anni che erano la sua vita o ciò che ne rimaneva, un
ultimo misero capitolo, un ultimo atroce respiro...oh si, un motivo
c'era per quel tempo rubato e lo aspettavo pur avendone paura.
Quegli occhi ancora nei suoi, occhi felici e inconsapevoli, ecco quello
che doveva ancora vedere prima di andarsene.
E sarebbe stato il sollievo di saperla felice e svincolata da quel
segreto sanguigno, a renderle la pace e a spezzarle il cuore per essere
stata dimenticata.
Sapeva di dover tornare per guardarla, per guardare Ginny e sapere che
avrebbe vissuto oltre lei...ma continuava a rimandare, per paura, paura
di vedere che sarebbe successo.
Eppure non rimaneva molto tempo, eppure rischiava di non poterlo
più fare.
Una nuvola azzurrina e maleodorante le fece arricciare il naso e
girandosi si trovò davanti la cuoca, se così si
poteva chiamare, del suo piano bar.
-Oh...Abby...non dovresti fumare.- fece sorridendo appena alla grossa
donna di colore, l'unico essere umano in quel posto, l'unica che ancora
l'avvolgeva con un solo sguardo facendola sentire più di una
squallida cameriera in minigonna, adibita troppo spesso a pungiball per
le sudicie avances dei clienti.
-Bambina, sono troppo vecchia per preoccuparmi di questo!- fece
smentita immediatamente da un colpo di tosse cattiva.
-Piuttosto tu, possibile che riesca a fare incazzare Hank ogni sera?-
Hermione rise di gusto visto che sapeva che l'ingombrante donnone,
così tanto somigliante alla Mamy di Via col vento, ma con
gli occhi più furbi e la parlata di un camionista norvegese,
apprezzava quella sua caratteristica fino a ritenerla una
virtù.
-Se ti tocca un'altra volta lo infilzo con il forchettone!Gliel'ho
già detto sai!?- fece l'altra con negli occhi una scintilla
di sadismo.
-Non preoccuparti...so difendermi se voglio.- fece Hermione tornando a
guardare il cielo nuvoloso.
-Oh su questo non ho dubbi...hai qualcosa infondo allo sguardo...e lui
lo sa, è per questo che non ti ha ancora buttato fuori e non
cerca di scoparti.-
-Cosa?-
-Che credi che non sia la norma?Io sono troppo vecchia e ho a portata
troppi coltelli, ma con qualunque donna sia passata di qui, quel
vecchio porco si è dato da fare.-
Hermione sgranò gli occhi fissandola e un fiotto di nausea e
rabbia la prese, così per l'ennesima volta si chiese come
aveva potuto accettare quella fine in quel posto.
Poi lo ricordo e i suoi occhi tornarono a terra tristi.
-Ecco bambina...proprio un momento fa. Avevi il fuoco in quello sguardo
e poi...poi si è spento.- fece la donna avvicinandosi
preoccupata.
-Non so di cosa parli.-
-Invece credo tu lo sappia bene Hermione. C'è
così tanto orgoglio e dignità sul tuo viso,
così tanto fuoco e poi...scompaiono, come se li rinchiudessi
in una stanza buia e sopporti in silenzio, ingoi merda e taci,
perchè?-
-Non è così credimi...- fece la ragazza sentendo
freddo.
-Tu sei rassegnata!E porca miseria lo capirei in un'ottantenne, ma in
te?Sei solo all'inizio, cosa ti ha ridotto così?Non
c'è niente in questa vita schifosa che valga questo!Con il
tempo lo capirai...-
Hermione scoppiò a ridere, una risata cattiva e vitrea,
quasi senza vita.
-Il tempo...è sopravvalutato lo sai?- lo disse ghiacciata e
neutra, così maledettamente lontana.
Abby si irrigidì per un secondo, poi scosse la testa.
-Ecco...questo è il gelo che tiene lontano Hank...e il resto
del mondo.-
Hermione la fissò per un momento colpita, poi fece per
rientrare.
-Tu vieni da Hogwarts non è vero?-
Il sangue le si gelò nelle vene, Abby era una Babbana che ne
sapeva della scuola di magia?
-La prima sera, quando arrivasti qui, indossavi quella mantella fuori
moda. So che è la divisa di quella scuola privata a qualche
miglia da qui...-
-Settantasette miglia...ci sono stata per caso...l'ho rubata io...non
ne so molto in verità.- rispose in fretta.
Abby ghignò passandole a fianco, dopo aver buttato lontano
la sigaretta con una manata.
-Se tu sapessi rubare io sarei nata bianca come la Regina!Torna a casa
bambina, qui fuori è un brutto mondo...- detto questo era
sparita all'interno.
Hermione ancora confusa era rimasta per un attimo interdetta, dopo di
che aveva sorriso tristemente per poi rientrare.
-Non c'è più nessuna casa a cui
tornare...eppure...eppure si torna sempre a casa almeno un'ultima
volta.-
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