Al lupo

di Okimar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come se non fosse amore ***
Capitolo 2: *** Chi non muore si rivede ***
Capitolo 3: *** Potrei perdermi guardandoti ***
Capitolo 4: *** Complicità ***
Capitolo 5: *** Magari se insisto io ti avrò ***
Capitolo 6: *** Pensiero frequente che diventa indecente ***
Capitolo 7: *** Sei tutto ciò che ho ***



Capitolo 1
*** Come se non fosse amore ***


I personaggi presenti non mi appartengono (con l'eccezione di Claudia Giorgetti, inventata da me) i cui diritti appartengono alla Rai. Questa storia non è stata scritta per nessun scopo di lucro ma per puro amore per la scrittura.

-1

Le fauci della notte si spalancano lasciando spazio all'alba e quindi al mattino. La donna si agita nel sonno mentre l'uomo dall'altra parte non riesce a dormire.
...e nessuno è solo finché di notte ha chi lontano che non dorme per pensare a lui, e penserai a lei ancora...
-...Camilla...- ecco l'abbandono doloroso del mondo illusorio, non più di tanto rispetto a quello cosiddetto "reale", in fondo Bennato non ha torto quando scrive Non c'è gioco né finzione, perché l'unica illusione é quella della realtà, della ragione; ecco il saluto affettuoso al talamo e alle morbide coltrici... Ok, basta o sembro proprio Parini nel Giorno!
-'giorno Camilla-
-Buongiorno Renzo.- sorride e questo lo stupisce e non poco.
-Come mai così sveglie e allegre di prima mattina?-
-Non lo so, ho riposato particolarmente bene questa notte..- entrambi vanno a parare nella medesima direzione. In fondo l'atto dell'amplesso, anche se praticato senza amore puro, spesso funge da rilassante.
-Ancora ai cereali voi due? Dai che é tardi e devo vedere Greg!- daranno pure tanti problemi i figli e a volte desidererai essere andato a ballare invece che... però l'emozione viva dell'adolescenza poche altre cose possono restituirla.
-Arriviamo- dicono insieme, ricordando i bei tempi dove si divertivano a finire l'uno la frase dell'altro, parlavano di opere liriche, cantavano canzoni, ridevano, si amavano. Sorridono, ma sembra terribilmente uno scambio tra due amici che non si vedono da tempo, che non tra due coniugi.

Questo caso lo aveva fatto davvero snervare. Quei due uomini non gliel’avevano contata giusta fin dall’inizio, ma c’era voluto moltissimo tempo per fargli confessare il furto in quella rosticceria e l’assassinio della proprietaria, non casuale dato che era la sorella di uno dei due… Per quello precedente non aveva trovato il tempo di festeggiarlo come da tradizione con la sua professoressa del cuore, e questo lo seccava. Bisognava rimediare. Invitarla o no a prendere il suo alcolico preferito? Il rischio di ricevere un no era molto alto, probabilmente aveva una lezione in questo momento, o tornata a casa l’avrebbero accolta le braccia di suo marito (non le sue) e una Livietta ormai troppo grande per farlo. Lui invece se fosse andato a pranzare a casa sua sarebbe stato accolto da una sedia, un tavolo, un divano, un televisore ma nessun essere umano, nessun “Amore!” detto con quella voce un po’ roca, ma terribilmente sexy, ma neanche un “vabbuò” di un bambino che amava da morire. La sua ex moglie l’aveva portato via per un week end ma lui aveva tanta paura che non si sarebbe limitata a quello.

-..come vi dicevo, Pirandello è molto interessato al rapporto tra vita e forma nonché alle differenze tra persona e personaggio, che lui considera più autentico.- da un’occhiata in giro per la classe e vede Sabrina distratta –Mi sai dire, Migliasso, quale opera di Pirandello inizia con un uomo che si preoccupa del suo naso che pende da un lato?- silenzio a parte qualcuno che cerca di suggerire “Uno…” ma non arriva alla persona giusta. Sta per dire quel termine che terrorizza studenti di ogni parte del mondo, ma il solito suono salva la malcapitata giovane.
Intervallo, quindi può guardare il telefonino un attimo, così che possa vedere se Renzo le ha lasciato qualche messaggio, aveva quel maledetto colloquio con quel tizio del quale non ricordava il nome… in un attimo i ragazzi sono rientrati e la lezione deve ricominciare. E’ quasi dispiaciuta, le sembra di aver dimenticato qualcosa ma è abituata a essere smemorata per cui non ne fa un dramma.

Un singhiozzo interiore è quello che scuote l’uomo con la giacca grigia, un po’ retrò, come il suo stile galante nei confronti delle donne, o meglio di una donna.
Camilla, che per lui ancora nome non aveva, ma forse la sua anima conosceva da sempre, lo guardava con fare scocciato in attesa che aprisse la porta per entrare e verificare le cause e gli aspetti di quell’omicidio. Chi era il commissario tra i due? Molto spesso, da quel giorno in poi, si era sentito come sei lei fosse entrambe le cose: sia professoressa, perché gli insegnava moltissime cose, culturali e umane, sia commissaria. La immaginava benissimo vestita in divisa (magari aderente, aggiunge una parte non troppo remota del suo corpo) lei davanti alla scrivania con il suo fare sicuro e lui dietro, a quel mobile e a lei, a tormentarla con deduzioni stupefacenti.
Sistema le carte sulla sua scrivania, un caso appena risolto e senza di lei, un sacrilegio, una tortura non vederla passare “per caso” sul luogo del delitto, non vedere la sua amata testardaggine che nascondeva una profonda e umile conoscenza delle sue stesse capacità e un mix di sesto senso innato. Ogni caso era stato buono per gettarle qualche indizio
–Un po’ demodè…-
-Deliziosamente demodè…-
e le aveva lanciato uno di quegli sguardi chiari ma ambigui, poteva essere un semplice complimento ma era chiaro fosse ben di più. Dopo poco tempo (troppo!) aveva provato a baciarla e dopo ancora meno le aveva chiesto –Sei ancora innamorata di tuo marito?- ma lei aveva risposto con un anagramma, sgusciando abilmente, com’era solita, dalla tela del suo ragno. Un giorno non aveva retto e le aveva confessato tutta la verità sui suoi sentimenti, invitandola a casa e accogliendola in maglia bianca e pantaloni larghi, semplicemente com’era e aveva studiato tutto nei minimi sudati dettagli, lei non aveva intuito niente, preoccupata perché aveva ferito la sua amica Bettina… non aveva capito fino a quando non le aveva detto esplicitamente –Credo di essermi innamorato di te…- con un tono come se avesse confessato un delitto (quello del suo e del di lei cuore) come una cosa sbagliata, cosa che in fondo era, perché lei aveva un marito, una figlia, una famiglia e lui, niente. Si erano sfiorati per un attimo, aveva creduto quasi che sarebbe restata lì, in quel momento aveva pensato che lo amasse anche lei.
E poi senza una precisa ragione, un giorno, dopo la solita fretta che lo aveva portato a finire molti vermuth in solitudine, trattenuto dalla vergogna dal non aspirare il suo bicchiere dove si posavano le sue labbra, cosa che lui non poteva fare, track, era successo tutto. Un camioncino galeotto che la stava per investire, la sua pronta presa per salvarla, la vicinanza improvvisa, i loro visi si erano avvicinati a ralenti per poi fondersi in una passione repressa da troppi anni. E quindi, classico epilogo, lei era fuggita.
Ricordava ogni singolo abbraccio, quando a lei mancava la forza di fingere che andasse tutto bene, che un cadavere di una persona che conosceva fosse una cosa normale, accettabile; ogni volta che il suo corpo l’aveva sfiorato in carezze, baci (sulla guancia o al massimo sulla fronte), la sua schiena contro il suo petto, quando gli aveva permesso di prenderle le mani per qualche secondo, di sfiorarla, di stringerla, di dire che andava tutto bene e fingere per un attimo di essere lui l’eroe, il suo, il suo uomo e lei sua, niente Renzo o altro.
E un altro solo bacio in quegli anni di amore sofferto, anche questo non spinto esclusivamente dal desiderio di due persone che semplicemente si amavano ma da circostanze collegate a ciò che li aveva uniti, un’indagine, dove volevano che lui fosse il colpevole, ma così non era e lei lo sapeva e l’aveva aiutato a spiare quella casa dove non dovevano essere e allora.. –Vieni, mimetizziamoci- l’aveva presa per un braccio e lei era stata immobile tra le sue braccia, in sua balia, si era lasciata trascinare su quella panchina dove le cose si erano evolute velocemente e le aveva preso il viso tra le mani per baciarla con la solita passione… e quella volta lei non era scappata ma non appena i poliziotti erano spariti ecco che era tornata ciò che era, purtroppo, moglie (di un altro) e madre, di conseguenza responsabile e impegnata.
-Quanto mi hai fatto soffrire, professoressa…- si dice tra sé.
Tutte le volte che lo aveva abbandonato, lasciato solo, che l’aveva vista baciare suo marito o preoccupata per Renzo, quelle (per fortuna) rare occasioni che si erano ritrovati a parlare tra le righe del fatto che lei facesse l’amore con suo marito (che cosa strana!). Il non mostrarsi gelosa quando parlava di altre donne, quando lo vedeva con altre, tutti i suoi sforzi erano inutili, lei non reagiva. Non sapeva come sarebbe andato avanti ma in fondo ogni giorno se n’era preoccupato e quello dopo era ancora vivo, con la speranza di rivederla e non solo quello. Di lì a poco sarebbe entrato Torre e gli avrebbe detto “Dottò…” ma non era abbastanza concentrato per studiare un caso.

Lasciami fare come se non fosse amore, ma per errore chiudi gli occhi e pensa me…

Suona la campanella e i ragazzi sorridono alla prof prima di alzarsi dalle sedie e dire, in un coro in disaccordo -A domani!-. Camilla curva a sua volta le labbra in un piccolo sorriso, guarda l'ora, non è in ritardo, ma Renzo dovrebbe già essere arrivato. Guarda verso la strada alla ricerca della macchina ma ne vede una di un altro modello che ha avuto modo di conoscere già, nel suo soggiorno a Torino. Un uomo la sta guardando con un accenno di gioia ma molta più malinconia, lei non sa con certezza quali pensieri gli stiano scorrendo per la testa però potrebbe immaginarlo. Il suo nome suona sempre come un miracolo piovuto dal cielo, sulle labbra di lui.
-Camilla...- un breve scambio di sguardi, poi un sospiro.
-Gaetano..! Ma che ci fai qui?- l'inizio delle loro conversazioni sembra molto banale, ripetitivo, invece si tratta semplicemente dello stesso problema che non vogliono risolvere, anche per paura che dopo potrebbe cambiare qualcosa? La passione trattenuta potrebbe implodere e svanire? La donna si domanda questo quando il suo cuore manca il solito battito sentendolo.
-Pensavo a te...-
È stato un attimo ma è bastato. Si alza dalla sedia tra lo sconsolato e lo scocciato, cercando di cacciare l'idea di lui dalla sua testa... perché voleva vederlo? Basta, hanno avuto anni senza saperli sfruttare a dovere, occasioni infinite, eppure se non è successo nulla di concreto significa che non è destino, o, meglio ancora è destino che loro restino in questa sorta di stallo all'infinito. Si alza dalla sedia, prende distrattamente le sue cose e per poco non dimentica il telefono, ma eccolo qui e c'è qualcosa a attenderla.

sto pensando a te

Merda, dice nella sua testa automaticamente, gli antropologi dovrebbero dimostrarlo che non sia ha colpa di questi, che Pirandello definirebbe pensieri bastardi; sono automatici, diretti, inevitabili o quasi, come uno starnuto e come... pensare a lui. Sale sul tram, ormai ha rinunciato a aspettarlo (ma Renzo o l’altro? Non si risponde).

Silenzio totale, oscurità. Ansie, desideri trattenuti, paure, dolore, amore. Quelle mura racchiudevano tutto questo, e sarebbero state le silenziose testimoni di un possibile delitto, già commesso, tanti anni fa.
-Gaetano, per favore richiamami! Ho bisogno di parlare con te!- ma nessuno risponde, nessuno ascolta. Solo bianco e un piccolo raggio di sole, proiettato sulla parete.

       *Spazio autrice*:
questa storia è nata non appena è finita la serie televisiva e è stata scritta, soprattutto la prima parte, sui tram e le metro di Milano (gli unici momenti disponibili) in direzione Università xD col cellulare per poi incollare le varie parti sul pc e nelle "vacanze" avere modo di sistemarle... questo perché è rinato il mio amore per la scrittura e ho dovuto trovare un compromesso... detto questo...

Ho messo tra gli avvertimenti
-OOC perché per i personaggi, specialmente Gaetano, ho usato influssi provenienti anche dai libri di Margherita Oggero, che mi sono sembrati più crudi della versione televisiva, e influenze derivate dall'immagine-personaggio del suo attore, per cui ho approfondito la loro psicologia, cercando di partire dagli originali, ma non vorrei che a qualcuno paressero troppo diversi, per cui ho preferito avvertire ^^ specialmente, anticipo (tanto non è una gran sorpresa) che ci sarà un vicequestore particolarmente canterino xD
-Tematiche delicate perché nel corso della storia saranno trattati argomenti quali quelli che dovrebbe affrontare chi lavora dalla parte della giustizia, ovvero morte violenta (nel senso di non naturale) e riflessione dei personaggi sulla mentalità criminale, nonché rari momenti di descrizione dell'omicidio con tanto di note sulla causa della morte (in stile CSI) essendo la mia versione della storia un misto tra commedia d'amore/mistero.
Per finire, le citazioni presenti nell'ordine, sono tratte da:
*Già ti guarda Alice, di Tiziano Ferro
*Sono solo canzonette, di Edoardo Bennato (come già citato nel testo)
*Camilla a lezione parla di "Uno, nessuno e centomila", bellissima opera di Luigi Pirandello (citazione necessaria e giustificata, essendo Camilla una prof ^^)
*Maledetta primavera, di Loretta Goggi (da cui è tratto anche il titolo di questo capitolo)
*"pensieri bastardi" è un termine usato da Pirandello nell'opera teatrale "Ciascuno a suo modo"

Concludendo, la presenza di queste citazioni dipende da due fattori: nel caso delle canzoni, mi hanno ispirato nella composizione di alcune parti o dell'intera storia; nel caso della altre, come per Pirandello, derivano dai miei studi, quindi prossimamente troverete molte rimenescenze del mondo greco (esame Letteratura greca) e più avanti sul mondo del cinema (Storia e critica del cinema) xD per quanto riguarda l'autore siciliano sarà ampiamente citato essendo il mio drammaturgo preferito e argomento della mia tesi ^^

Al prossimo capitolo, e fatemi sapere cosa ne pensate, grazie ^^

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Capitolo 2
*** Chi non muore si rivede ***


Tornare alle vecchie abitudini romane non é facile a Torino. Eppure, ne é convinto da quando l'ha rivista, questo cambio di città per entrambi, deve significare anche uno di prospettiva. Dovrei pensare al lavoro, non perennemente a lei! si rimprovera, ma lasciare che la mente scorra fino alla prof é un po' come pensare anche al suo mestiere, visti gli aiuti efficaci che da. Mi fará impazzire quella donna e non si può dire che io non abbia fatto tutto il possibile per aiutarla! Non potevo certo costringerla con la forza, anche se mi sarebbe piaciuto, farle la violenza di obbligarla... ma non é così che voglio stare con lei. Voglio una donna che mi ami e desidero lei, le due cose ho da poco l'impressione che coincidano maggiormente...se solo fosse qui io la bacerei, no, le direi l'unica cosa che non le ho detto fin'ora, ma non credo cambierebbe granché per questo.. Ma attenzione, i sogni son desideri.. e prima di diventare disincanti, alcuni si realizzano.
-Gaetano!-
-Ohi! Che ci fai qui?-
-Potrei farti la stessa domanda, ma entrambi conosciamo la risposta...- la donna sorride e si siede al suo tavolo con nonchalance. È bello avere un posto dove sai che sarai accettato per quello che sei, senza pregiudizi.
-Avevo voglia di bere qualcosa e stare lontano dal commissariato. Tocca a te.- Gaetano ridacchia.
-Avrei voluto stare un po' di tempo da sola.- dice seccamente, facendo non del tutto volontariamente sentire, nel posto sbagliato. Ma é stata lei a sedersi al suo tavolo. -Peró la compagnia non è male..- si sorridono a vicenda restando a guardarsi fino a quando non arriva una cameriera.
-Cosa vi porto?- ultimo sguardo, lei annuisce.
-Due vermuth, grazie.- la ragazza si allontana pensando che anche lei vorrebbe vivere l'amore intenso che é palese ci sia tra quei due, ai suoi occhi, sposi.
-Come mai fuggire dal commissariato, vicequestore?-
-Come mai scappare di casa, professoressa?- le risponde. È una sfida di fioretto, ma già persa in partenza o meglio invalidata: entrambi sono stati trafitti al cuore. -...mi sentivo addosso troppa pressione e avevo bisogno di cambiare aria- le fa un cenno, questo senza mai staccare gli occhi da quelli di Camilla, che solitamente riusciva a sgusciare via, ma questa volta é troppo magnetico.
-Non so, ogni tanto anche una donna ha bisogno di evadere.- risposta evasiva per l'appunto, c'era d'aspettarselo. Lui nei suoi occhi però, nel suo modo di fare e di porsi ha ormai imparato a leggere tutti i sottotitoli o sottotesti.  Stavolta vede una donna annoiata dalla vita che non conosce le ragioni di questo suo sentire, che vorrebbe lasciarsi andare nel baratro della passiva angoscia ma resta aggrappata alle spine. Annoiata anche da lui? si chiede.
-Camilla...- lei scuote la testa. Non ce n'é bisogno. -Io vorrei..- canonico, non finisce la frase che viene interrotta da un telefono. Cazzo, dovevamo nascere nel medioevo!

Renzo si aggira tra quella miriade di scatolette varie, alcune con nomi sconosciuti, ridicoli o anche sconci. Ridacchia tra sé, pensando a perché gli sia venuta questa stupida idea di andare lui al supermercato e non lasciare che fosse la moglie a svolgere quel compito. Cucinare, Jago, tu devi solo cu..ci..na..re! E proprio per questo si trova in quel supermercato, per cucinarle qualcosa di nuovo e strepitoso, per conquistarla per la gola... Mi serve... com'é che si chiamava? la memoria comincia a fare i suoi scherzi. Si aggira tra gli scaffali e poi la vede: quell'unica confezione di pasta, lì da sola. A distanza, con la coda dell'occhio vede sopraggiungere una signorina. Si appresta e si ritrovano a tenerla tra le mani in due. Come nella più epica delle sfide, eccoli lì a fronteggiarsi. Ma cade a entrambi quando si accolgono di un dettaglio in più.
-Renzo!-
-Pamela!- l'uomo le sorride e si ritrovano a un bar, a parlare delle novità. -Sono passati un bel po' di anni, sai, ora Livietta fa il liceo.- la bionda ci ripensa e l'ennesimo segno di felicità compare sul suo volto.
-E le cose con tua moglie come vanno?- scandaglia lei per prima cosa.

-...ma perché mi hai mandato quel messaggio?- domanda la riccia, sorseggiando il suo alcolico. Che non é mai stato abbastanza forte per spingerli a dichiararsi, a essere più espliciti, diretti.
-Perché era vero- le sorride ma poi diventa serio e la fissa attentamente in ogni dettaglio -Stavo mettendo a posto le carte e mi sei venuta in mente... quando ci siamo conosciuti e qualche altro momento... avevi lezione?- scuote la testa.
-Era appena finita.-
-E cosa hai spiegato questa mattina?- é davvero interessato o lo fa per cortesia, perché la conversazione langue?
-Pirandello.- dice senza tono.
-...mh... non è un autore che ti sta particolarmente a genio, vero?- Camilla fa spallucce.
-Non saprei, lo trovo strano ma non ne nego le capacità... solo che gli studenti si perdono quando ti metti a spiegare di quello che credono morto e allora rinasce ma non può essere vivo perché bloccato dalla mancanza di contatti con la società, burocratici e non solo..- Gaetano spalanca la bocca per dire qualcosa ma poi ci ripensa, le accarezza una guancia, poi ritrae la mano.
-Sí, me lo ricordo dal liceo.- si sistema la cravatta fastidiosa che lo costringe e soffoca. -Però, dal basso della mia ignoranza, l'ho trovato affascinante e non solo quello, anche altre opere, per esempio quella di quel regista pazzo che tratta gli attori come uno dei suoi tanti codici o il romanzo della donna creduta adultera che solo dopo lo diventa...- Camilla lo osserva stupita, sorpresa, esterrefatta.
-E da quando sei diventato critico letterario?- ride e si avvicina al suo viso come fa di solito per sottolineare le parole che dirà.
-Sono stato con una maniaca di Pirandello che mi portava a tutti gli spettacoli e mi raccontava tutti i libri e qualcuno me lo sono anche letto.- la donna lo applaude.
-Complimenti, ma più a lei che é riuscita a quanto pare a non fartene venire la nausea! Deve proprio essere una persona speciale...- gli occhi di Camilla si posano sul bicchiere vuoto.
-Mai quanto te- si limita a sottolineare lui avvicinandosi di più. Camilla resta immobile, né fugge né gli va incontro. -Tu sei molto speciale- le sussurra quasi direttamente sulle labbra.  Sente il suo fiato sul suo collo solleticarla. -A cosa pensi?- lei sussulta all'opera pirandelliana che hai citato per ultima, l'Esclusa.. l'ho letta anch'io... quanto mi colpisce che lui abbia letto così tante cose, non ne sembra il tipo! fa un sorriso che non lo tranquillizza affatto la trama potrebbe quasi adattarsi alla nostra storia... per la prima parte almeno e poi io e Marta siamo colleghe: lei maestra e io prof. Entrambe accusate più volte di aver tradito... con la differenza che Renzo non é Rocco, non mi ha sbattuto fuori e mio padre é già morto  -Ohi, ci sei?-
-Sí, cioè, volevo dire no.-
-L'ho notato... come mai? Qualcosa ti preoccupa?- la donna nega. -Per qualsiasi cosa tu avrai bisogno, io sarò qui...- le alza il mento con una mano, l'altra la accarezza, preparandosi al suggellarsi dell'atto finale: il bacio. Il campanello di fine spettacolo rompe però l'ennesimo incantesimo.

Torre avrebbe preferito morire che dover recare questo annuncio al suo capo. Incredibile pensarci, ma il vicequestore Gaetano Berardi era in pole position per essere iscritto nella lista degli indagati, per il rapimento di Roberta Marsigli e conseguentemente sospeso temporaneamente dal servizio.
-Comissà... intendevo vicequestore... perdonatemi!-

-Non é colpa tua. Sì, dopo arrivo- Camilla pensa che dovrebbe andarsene, ma l'espressione dell'uomo la trattiene. Sembra sul punto di prendere a testate il tavolino.
-Che succede, Gaetano?-
-...sono stato sospeso dal servizio...- si prende la testa tra le mani, poi si riscuote ricordando chi sia lui. Demoralizzarsi non serve a niente. Deve pensare a qualcun altro... ops, qualcos'altro da fare per occupare le giornate. -Perdonami ma non ho voglia ora di parlarne. Voglio solo stare ancora qualche minuto in silenzio con te.- serio e risoluto. Io però me ne dovrei andare a casa... ma non lo posso abbandonare in questo stato dopo tutto quello che ha fatto per me Gaetano la guarda negli occhi poi le prende la mano e se l'appoggia sulla guancia. Vuol farle capire quanto ha bisogno di lei in questo momento.

-Ah ah! Non ci credo!- la donna ride di gusto e allo stesso modo addenta la sua pietanza. Lui la guarda provando qualcosa di non solo sentimentale ma puramente fisico. É così bella e dannatamente sexy... Lui non sa cosa fare, sa che deve trattenersi come ha sempre fatto, neanche più di tanto bene, pensa, ricordando quel bacio così intenso che si sono scambiati, e le cene e gli sguardi, le allusioni anche da parte di lei che era la maggior colpevole... lei aveva iniziato tutto, lui si era solo ritrovato incasinato. Doveva andare a casa sua, da solo. Doveva alzarsi e dirle "Grazie di tutto ma ora io ho una specie di famiglia a cui badare" ma sollevarsi da quella sedia sembrava impossibile e lei così innocente mentre mangiava in silenzio senza pressarlo con domande e ansie varie.
-..senti Renzo.. mi ha fatto piacere vederti, ma se non hai intenzioni più serie, questa volta non mi chiamare, ok?- diretta come sempre. Pamela scrive qualcosa su una carta e gli sorride prima di andarsene e lasciargli la sua parte di conto sul tavolo.

-Ti amo, ti amo, ti amo!- risuona come una cantilena sulle labbra di quel ragazzo che solo qualche giorno fa non immaginava sarebbe stato così importante nella sua vita. A ogni sillaba lei lo bacia, contribuendo a creare quel loro ritmo di battiti impazziti e scomposti, spesso fuori tempo, come una relazione adolescenziale. Non sanno se le parole che dicono siano vere, se avranno un senso tra qualche mese né se in quella data loro saranno ancora insieme, però in questo momento, oggi valgono. Sarebbe sicuramente più appropriato un ti voglio bene ma non renderebbe l'idea. Sono entrati in quella fase per cui c'é una netta distinzione dallo scrivere tvb, un cuoricino o TI AMO.
-Cacchio Greg! É tardissimo!- dice lei con enfasi, un po' troppa, ma anche questo rientra nei canoni. Lui la prende per mano e insieme camminano allontanandosi da quell'edificio che li ha fatti conoscere, non troppo velocemente e ridono, spensierati. Forse un domani questo sarà solo un ricordo sfumato ma é bello per ora illudersi che possa durare per sempre.
...convinti che quell'istante durerà, di lì all'eternità...

-...Gaetano...- lo nomina lei con una voce che racchiude tutto il dolore del mondo, quello che lei prova vedendolo così sofferente e disperato.  La sua mano ancora sulla sua guancia, non se l'é sentita di toglierla anche se erano in un luogo pubblico.
-Camilla..- quegli occhi così belli sono sul punto di straripare ma un unico zampillo fugge. Un attimo, solo una frazione di secondo e poi non c'é più. Se l'é sognata o l'ha vista davvero? Vorrebbe stringerlo a sé forte, coccolarlo, cullarlo teneramente tra le sue braccia, rassicurarlo che tutto andrà bene e lui recupererà il suo lavoro.. ma non fa niente di questo, si limita a guardarlo con l'amore che prova, ma lui ha la vista troppo annebbiata per cogliere qualcosa.
-Gaetano ora io...- dovrei andare -...credo proprio che tu abbia bisogno di qualcosa di caldo- Tipo stare tra le tue braccia, o le tue labbra, o la profondità del tuo corpo, pensa soltanto lui, in una catena automatica di associazioni mentali.
-Non ce la faccio, Camilla- il suo dolore si scontra con la solita ingenuità di lei.
-Cosa? A ordinare?- lui scuote la testa.
-Ma no! A affrontare tutto questo da solo!- e lei a questo risponde in modo inaspettato per entrambi.
-Tu non sei solo- dice Camilla con decisione prendendogli le mani e fissandolo negli occhi. Lui fa un debole sorriso e le bacia la mano, chiude gli occhi per un secondo, o forse di più. Quando li riapre al posto della sua amata trova una cioccolata fumante e un bigliettino su cui cade un'unica gemma salata.
"Quando avrai bisogno di aiuto, supporto o anche solo una cioccolata ma fatta in casa, sai dove guardare. Dovevo proprio andare o mi linciavano! Scusa!"

Le lezioni sono finite da un pezzo, la campanella é ormai suonata e il suo eco svanito dai corridoi. Il ragazzo si aggira in quel negozio stranito e schiaffeggiato da numeri un po' troppo alti accanto a un simbolo ben conosciuto. Poi é sul punto di andarsene, deluso e amareggiato, ha perso tutta la sua convinzione nella sua missione E’ stata una cazzata fin dall'inizio e il fato me l'ha voluto dire così quando un'ultima visione lo blocca. Possibile? possibilissimo e così si ritrova l'ingombrante pacchettino in tasca a compensare il peso alleggerito del suo portafoglio nell'altra.

È un momento tragico quando il vice questore consegna il distintivo in totale silenzio, davanti ai suoi colleghi che incolpevoli vengono accusati dai suoi occhi azzurro ghiaccio. Torre non trova il coraggio neanche di guardarlo e Gaetano esce da quel posto che stava cominciando a sentire come casa sua. Ma ora c'è una sola persona, un solo posto dove potrebbe sentire di stare bene ed è tra la sue braccia. Come si dice però, non c'è limite al peggio e infatti la segreteria lampeggia rosso come un sonar nelle profondità dell'oceano. Lo ascolta quasi inconsapevolmente, disattento e per questo deve sentirlo più volte per esserne certo. Quindi si ritrova a parlare senza aver neanche fatto il numero, preso il telefono.
-Ho bisogno di te, Camilla-

Non avere il suo dottó al fianco é brutto ma Torre deve ancora scoprire che al peggio non c'è mai fine. Non che gli stia antipatico ma proprio il commissario Paolo De Matteis dovevano mandare? Sente che succederà qualcosa di brutto a breve. Ma ora deve concentrarsi sulle indagini. Per fortuna che c'é la Lucianona a ricordarglielo tra un manicaretto e l'altro, col suo accento torinese doc. Chi mai ci avrebbe scommesso che proprio un così fiero napoletano sarebbe crollato ai piedi di una polentona?
-Le indagini!-
-Sí sí, mi scusi dottó.- ma lui non era Gaetano. Non c'erano professoresse a ronzargli attorno. Non gli permetteva di mangiarsi i suoi panini, né ci finiva a cucinare insieme o lo ospitava per un'ingiusta accusa. In cosa vi siete inguaiato, stavolta, dottò pensa con amarezza prendendo quelle carte che Paolo gli ha chiesto.

Non sa ancora bene di preciso le ragioni che lo hanno spinto a dirle quella cosa ma ora è consapevole soltanto che lui ha bisogno di lei e dopo tutto quello che aveva sopportato, dopo tutto il dolore che gli aveva inflitto, si meritava almeno questo.
-Pronto Renzo?- si accorge che per la fretta e l'ansia non ha nemmeno lasciato lo spazio aereo per la virgola. -No...- recupera -Non pranzerò a casa, ho un impegno... dopo ti spiego- e ora finalmente può accorrere da lui, solo quando Eva aveva minacciato di portare via Tommy lo aveva sentito così disperato anche se era riuscito a mantenere la sua compostezza solita.
Ma questa volta era diverso. Lo era lui, lo era la situazione, lo era il problema.
-Gaetano!- esclama quando lui le apre la porta, uno zombie; gli occhi incavati, scavati come se non dormisse da mesi, la bocca viola come i funghi che crescono il giorno dei morti, il naso rosso e lo sguardo febbricitante di chi non é affatto nel pieno delle proprie facoltà mentali. Ha quasi paura e per un attimo è tentata di scappare, l'ha fatto quando lui era dolce e totalmente innamorato, perché non ora che sembra un mostro di rabbia?-Ci sei? Mi senti? Stai male?-
-Secondo te???- grida lui e sembra rianimarsi, la vede, le si avvicina e la scuote tanto forte da farle male. Lei però tace, un condannato al quale non è concesso un ultimo desiderio. Sarà propria quel suo totale abbandono a spingerlo a smettere e guardarla fisso senza riuscire a chiedere scusa, ma con occhi disperati, questa volta in un senso positivo.
-Raccontami- dice lei e lui sembra sciogliersi.
-Mi hanno accusato di sequestro di persona… non una qualsiasi… Roberta... la mia ex te la ricordi? ...non so non ricordo bene di preciso ma sono tornato a casa dopo aver consegnato le mie cose, quindi ufficialmente ora non sono più un cazzo- lei non sa se rimanere colpita in positivo o negativo di quella parola che poche volte ha sentito uscire da quella bocca, ma che lo rende macho e vero, non volgare. -arrivo a casa dicevo e trovo un fottuto messaggio sulla segreteria, lei- la trafigge e pronuncia quella parola con odio -che mi chiede aiuto eccetera. Non so perché ti ho chiamata ma so che non ho sbagliato- ora sorride quasi sereno, ma è uno spiraglio di luce nelle tenebre. Tra le cose che più la colpiscono di lui c'è sicuramente il suo modo spontaneo, sincero e pulito di dire cose pesanti che solitamente le persone occultano, con l'innocenza di un bambino.. di un..
-Il fanciulletto di Pascoli!- esclama davanti allo straniamento dell'uomo che non comprende. -Scusa, roba da prof- sorride e lo incinta a proseguire ma Gaetano non sa se ha ancora qualcosa da dire.
-Camilla, non so come cavarmela questa volta. L'indagine per ora é nelle mani di Torre ma presto scopriranno il nostro legame e quindi passeranno il caso a chissà chi. Sono disperato, non ho modo di difendermi e non ho un alibi...- lei guarda per un attimo altrove per poi concentrarsi su quello sguardo.
-Mi stai chiedendo di indagare per te?- ricorda bene gli esiti dell'ultima indagine che lo vedeva coinvolto dall'altra parte delle sbarre e non le erano affatto dispiaciuti.
-No!- scatto verso la donna, l'afferra per le spalle ma questa volta con più delicatezza. -Non voglio che tu sia coinvolta in questa faccenda. Te l'ho detto bene già una volta, l'unica cosa che puoi fare per me è starmi vicina.- le accarezza una guancia ma poi lo sguardo passa al collo, alle spalle che la maglietta che indossa lascia intravedere... e vede quei segni e sa di essere stato lui a provocarli. Non può guardarsi specchiato nel vetro di un tavolino senza provare imbarazzo, no, vergogna. Non è mai stato un uomo violento perché cominciare ora?
-Tranquillo, non è niente- intuisce il motivo dello sbiancare dell'uomo; vede affacciarsi qualche piccola gocciolina e per questo lo stringe con la forza che lui ora non ha, con quella che lei necessita per dimostrargli il suo amore. Quell'abbraccio è tutto ciò di cui ha bisogno lui, è casa sua, è la protezione, mamma che lo veste da cowboy e gli prepara i biscotti, corrisponde alle rare volte che ha sfiorato le labbra di quella donna che ora lo tiene tra le braccia come se fosse suo figlio.  Si separano e gli sembra di non essere mai stato in nessun altro luogo in vita sua. Non è una divisione netta ma graduale, per un po’ Camilla resta con la testa tra le spalle e il petto di Gaetano quasi fosse lei quella alla quale occorreva supporto. Poi lui le alza il mento con la mano verso il suo viso e le lascia un solo bacio a stampo. Lei non si ritrae né ricambia, neanche volendo avrebbe potuto, in un attimo è lì di nuovo sola, distante da lui qualche centimetro ma in questo momento troppo. Non trova la forza di sollevarsi e reagire, poi alza gli occhi e incontra quelli di un perfetto emulatore di Potti che vogliono dire in pochi secondi "scusa, ne avevo bisogno, ma non me ne pento, non ho rovinato tutto vero?". Gaetano sospira ma poi riparte all'attacco dopo minuti interi di silenzi:
-Camilla io non ce la faccio più davvero, vorrei però... sono disperato... ti adoro da lontano da troppo... tempo- sembra far fatica a parlare, l'emozione o altro? -però voglio stare con te anche solo come amico... no... amico no... Renzo!- nel pronunciare quel nome grida come un pazzo scappato dal manicomio. -tu... hai lui... Livietta... hai una famiglia... hai un marito dal quale tornare... dopo che finisce il nostro teatrino... quando rimetti la maschera... tu hai qualcuno! ...io... Io ora ho Tommy, per fortuna! Grazie a te!- sorride ebete e le bacia la fronte come a una bambina sotto lo sguardo a metà tra il comprensivo e lo sconvolto di lei. Camilla si fa forza e avvicina una mano alla sua fronte ma lui male interpreta; vuole verificare se sia, come teme, una scena deja vu e così è.
-Ma tu... sei bollente! Hai la febbre...- lui sembra per un attimo capire e quel poco di sensato che è rimasto in Gaetano esce fuori e vuole approfittarsi della situazione corrente.
-Sìsì scotto tremendamente, mi curi tu Camilla? Ti prego!-

-Bene, ricapitolando, per quando é prevista l'interrogazione del teste?- l'agente non poteva farcela a svolgere il suo compito questa volta, ma era obbligato perché era l'unico dalla parte del commissá. Se il temporaneo sostituto del vicequestore se ne fosse accorto lo avrebbe seduta stante dimesso dal caso e lui non avrebbe più potuto combinare niente.
-Mercoledí alle 9.30.- risponde al suo posto l'agente Lucianona.
-Bene, potete andare.- li invita non troppo gentilmente De Matteis, mentre tempera un mozzicone di matita per poi buttarlo nel cestino e sotto lo sguardo stranito dei suoi sottoposti, ma non quello di Torre, che  è piuttosto divertito, guarda per qualche secondo di troppo e recupera, pensando qualcosa tipo puoi ancora servire.

   Spazio autrice:

Citazioni:
-opere di Pirandello (nell'ordine): Il fu Mattia Pascal, Questa sera si recita a soggetto, l'Esclusa
(questa specialmente mi è venuta subito in mente e aiuta, per chi conosce anche solo la trama, a capire la scelta del titolo della storia xD)
-Lo strano percorso, Max Pezzali


Bene, sono felice che il mio "secondo" battesimo sia andato bene... erano anni che non scrivevo più niente! Ringrazio Cinzia_72 e Soul of Paper per i bellissimi complimenti, mi fa piacere che il mio modo di scrivere crei delle immagini mentali... :) poi complimenti dall'autrice migliore di questa sezione, hanno ancora più valore! continua a seguirla se vorrai :)

Come avevo anticipato, da questo capitolo in poi vedrete un Gaetano con qualche caratteristica in più rispetto a quelle del personaggio originale, (per esempio il fatto che abbia letto alcuni libri) ho cercato di approfondire il personaggio, ma non so se ci sono riuscita senza renderlo totalmente diverso! Fatemi sapere il vostro parere ^^ e ecco che ha preso avvio la seconda storia (quella sul mistero) e sono ricomparse alcune nostre vecchie conoscenze...
al prossimo capitolo,
*Angy*

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Capitolo 3
*** Potrei perdermi guardandoti ***


Era tornato a casa così come tutti gli altri giorni,  sfinito dal lavoro, non solo fisicamente ma più che altro mentalmente essendo il suo un mestiere che richiedeva il contatto anche con, per fortuna raramente, menti provenienti da quell'abisso che Nietzsche diceva se guardato troppo a lungo avrebbe fatto lo stesso con te. E questo succedeva, quando incontrava una di quelle anime perdute che gli risolvevano il caso velocemente con una confessione vomitata addosso alle sue spalle, un passaggio del testimone indesiderato. Si era buttato sul divano ma poco dopo era stato raggiunto da un ragazzino di quasi otto anni che lo aveva accolto come l'essere più importante della sua vita, chiamandolo in quel modo a cui non si era ancora abituato.
-Papà!- non se lo ricordava così grande...lo abbraccia -La mamma è di là che corregge i compiti...- resta stranito, confuso, non ricordava che lei l'avesse avvisato del suo arrivo, si prepara alla solita manfrina ma stavolta anche per ricambiare i rimproveri a quella donna tanto bella quanto fredda così come ha voluto la sua terra natale. Non nota piccoli cambiamenti nel bambino, di un biondo un po’ più scuro e una fisionomia leggermente diversa. Così rimane ore, o così gli pare, a guardare quella donna irraggiungibile che ora sta tranquillamente scarabocchiando segni rossi su alcuni fogli, sulla sua scrivania, di casa sua. Che ci mette un po' a rendersi conto della sua presenza e sorride, di gioia e non scappa, non si allontana quando lui prova a baciarla ma ricambia e in più l'abbraccia. Ma è sempre la sua prof.
-Qualcosa non va, amore?- aveva sempre sognato di sentirsi chiamare in quel modo. Lei si è accorta della sua sorpresa, ma lui cerca di dissimulare.
-No... volevo solo dirti che ti amo da morire- finalmente aveva potuto togliersi questo peso dal cuore, ma molte cose non sembrano avere senso. Lei sorride, gli occhi a cuoricini come nei film, amore, vero, totale.
-Se dopo dieci anni di matrimonio mi corteggi ancora così vuol dire che sono proprio la donna più fortunata del mondo!- ridacchia ma... come? Ha detto 10 anni, 10... e dov'era lei quando aveva bisogno, e Renzo...
-E Potti?- si chiede a voce un po’ troppo alta.
-Sta dormendo, quel pigrone!- esclama lei con tono sarcastico ma dolce. Gaetano si guarda la mano istintivamente e vede una fede, guarda quella di lei e ne vede una dello stesso stampo. Allora é vero. Poi sente un verso, no è dispregiativo, un suono strano, a cui non è abituato. Un pianto. Infantile. Prima che lei dica qualcosa segue il rumore come si trattasse di un criminale da catturare e arriva a una stanza, quella che usava da palestra. Ma dentro non ci sono né pesi, né altri attrezzi simili. C'è un lettino, giocattoli sparsi un po’ ovunque e un orsetto consumato, il suo di quando era piccolo, per terra. Lo prende e con cautela si avvicina. Dopo, prima, per non fare un torto a nessuno, insomma, vede la creatura più bella sulla quale si siano mai posati i suoi occhi, insieme a Camilla.
Una bambina bellissima che avrà avuto meno di un anno, i capelli di un castano tendente al rossiccio appena accennati, gli occhi verd’acqua, uno sguardo pieno di salute e vita ma il pianto continua e lo scuote dal momento di adorazione.
-Che c'è, Alice?- come fa a non ricordarsi di essere sposato (e con chi poi) né di avere una figlia, ma sapere, il termine corretto è sentire, di conoscere il suo nome?
Gli piacerebbe ancora chiedere che fine abbia fatto Renzo, se lo conoscono, se lei lo frequenta, e tante altre domande ma un pensiero seppellisce gli altri.
-Ma Livietta?- Camilla è arrivata alle sue spalle e lo ha osservato in silenzio.
-Tesoro, tutto bene? Livia l'ho già pagata io, per questa settimana siamo a posto.- sorride -Gaetano?-
-... ah ma mi sono dimenticato di riferirle una cosa...- la donna gli si avvicina e lo abbraccia per i fianchi, gli massaggia le spalle. Per un attimo dimentica tutto -Mm...-
-Vuoi il numero vero? Ma se proprio uno sbadatone! Poi dai a me della smemorata...- si separa da lui sempre sorridendo quindi gli passa il telefono e se ne va. Gaetano resta a fissare quel numero, poi guarda le informazioni, la vede, una foto della ragazza.
Ogni scelta comporta un prezzo non sempre equilibrato.


Sarà vero quel detto per cui non sai di amare una persona fino a quando non passi un'intera notte a guardarla dormire? Le tornano in mente le parole di un gruppo dei suoi tempi.

Potrei stare ore e ore qui… ad accarezzare… la tua bocca ed i tuoi zigomi… senza mai parlare… senza ascoltare altro, nient’altro che, il tuo respiro crescere, senza sentire altro che noi, nient’altro che noi… potrei perdermi guardandoti mentre stai dormendo… col tuo corpo che muovendosi, sembra stia cercando… anche nel sonno di avvicinarsi a me, quasi fosse impossibile, per te sentire altro che noi, nient’altro che noi…

E’ vero, sì. Si convince, perché se nei primi anni era stata solo attrazione, una cotta seria ma non troppo, un pretesto per liberarsi dai canoni della quotidianità, una tentazione, una trasgressione... Oddio sembro Umberto Eco quando attacca con le sue infinite e molteplici descrizioni ne Il nome della rosa, pensa. Insomma, se prima non era amore, adesso invece lo era. Tre anni fa capitava di sognarlo, ora tutte le notti. Ma soprattutto tre anni fa amava suo marito, voleva salvare il loro rapporto e ne aveva anche le ragioni, ora non più.
-Mamma mia quanto è tardi!- ma la forza di lasciarlo non ce l'ha, così prende la strada giusta, quella della vigliaccheria e manda un messaggio a Renzo.

Non c’è niente al mondo… che valga un secondo… vissuto accanto a te, che valga un gesto tuo o un tuo movimento… perché niente al mondo… mi ha mai dato tanto… da emozionarmi come quando siamo noi, nient’altro che noi…

È proprio bello mentre sorride, chissà cosa sta sognando, si domanda sperando di essere nei suoi pensieri. Sembro proprio una adolescente innamorata strappata da uno di quegli scadenti telefilm che però un sorriso te lo rubano.

Gaetano apre lentamente gli occhi sentendo un peso strano sul petto. Alice, è il suo unico pensiero. Ma la donna su di lui non porta quel nome bensì un altro eppure è felice comunque anche se il sogno che aveva fatto gli era proprio piaciuto. Sposato con Camilla senza rinunciare a Tommy, con un angelo di bambina, Potti... ma a lei sarebbe mancata Livietta, ecco perché il sogno si era interrotto bruscamente. Di muovermi non ci penso minimamente! pensa e automaticamente ha già disattivato tutte le sveglie, messo sul silenzioso i cellulari, annullato qualsiasi interferenza che possa provenire dall'esterno.
Una sera, per una sola, dopo quello che ho passato, me la merito e ne ho bisogno per cui fanculo le responsabilità. Così si limita a guardarla e sorridere ma si fa più attento quando la sente balbettare nel sonno -...oh... Renzo!- ci rimane male che lei nomini proprio quel nome ma poi si accorge del tono che usa, dispregiativo. E non è finita: -...oh Gaetano... Renzo! No Gaetano... non posso...- lo sta sognando e forse anche qualcosa di erotico a giudicare dalle espressioni che fa, dai suoni che emette, anche qualche gridolino e lui vorrebbe quasi gettarsi su di lei e concretizzare il mondo onirico di entrambi.

L’architetto Ferrero, chiamato in causa, non è troppo preoccupato. Saputo che, fortunata coincidenza!, Livietta sarà a casa di un’amica (o forse di Greg, ma è il primo ragazzo di cui non sente di doversi preoccupare) senza tante remore accetta l’implicito invito di Pamela e la raggiunge seguendo le indicazioni che gli ha dato per messaggio. Il cuore pare volergli fuggire dal cuore, emozionato come un ragazzino o meglio, visto che si tratta di lui, come davanti a una giuria per un concorso.
La porta si apre senza troppi problemi e i suoi occhi si posano su una donna fantastica, i capelli color grano sono sciolti liberamente sulle spalle e le incorniciano parte del viso. Gli anni che sono passati non sembrano averla segnata minimamente, è ancora fresca come una rosa. Ma non le dice niente di tutto questo, si limita a una cazzata, come suo solito.
-Ciao… hai visto, sta per piovere…- lei apre leggermente di più gli occhi guardandolo stranita e sorride, mentre le sue pupille si dilatano leggermente.
Prima che lui entri in quella casa, sanno già entrambi cosa accadrà, ma il pentimento lasciamolo come contorno.

Una vibrazione, qualcosa gli dice di guardare il telefono della donna che ama. Lo prende e infatti... riconosce subito il tipo di numero. Merda, pensa. Non riflette neanche un secondo prima di rispondere al posto di Camilla che sta riposando così bene... lasciate dormire questa povera Aurora.
-Pronto?- voce sicura, coi caramba non si scherza, specie quando sapranno che sono un poliziotto, c'è una tale futile rivalità tra questi due corpi!
-Pronto, parlo con il signor Renzo Ferrero?- smorfia. Per fortuna non sono in grado di vederlo altrimenti colossale figura di m... da mentecatto.
-No- identificarsi o meno? Sì, non è mai stato un bugiardo o uno che omette -Sono Gaetano Berardi.- non specifica grado o altro, né perché si trovi lì o risponda al telefono di una donna sposata, con un altro (dettagli).
-Ah, buon giorno vice questore!- merda, la sua fama l'aveva preceduto così come accadeva nei telefilm -La signora Ferrero c'è?- non solo quella, pensa, pare che i miei sentimenti e affari personali siano usciti dal privato del commissariato... se no non l'avrebbe nominato per forza il cognome dell’ex coniuge.
-...- riflettere in fretta. Svegliarla voleva dire rompere tutto, mandare a puttane qualsiasi possibilità, ma non farlo equivaleva a doverne spiegare le ragioni e magari a metterla in qualche brutta situazione. -Sì, attenda un attimo che la chiamo- merda, (il terzo oggi) sono le 6.00 del mattino, deve essere qualcosa di grave se chiamano a questi orari! Allontana l'aggeggio e la chiama dolcemente ma non ottiene alcuna reazione, indi le da un semplice bacio sulla bocca, quale migliore risveglio?
-...Gaetano!- esclama lei, per fortuna non troppo forte, l'uomo le passa il telefono dicendole solo con il labiale "caramba". Camilla sospira e cerca di entrare nella modalità "non è presto, non stavi dormendo, sei sveglissima e nel pieno delle tue facoltà mentali". -Pronto?-
-Buongiorno signora, perdoni l'orario e il disturbo ma avremmo bisogno che si rechi nel distretto centrale il prima possibile per un controllo...-

Spazio autrice:
eccomi qua, allora, prima di tutto rispondo alle recensioni:

love4fiction: grazie per i complimenti, benvenuta. Sono contenta che ti piaccia come storia, non so che corso di studi stai facendo, comunque io sono al secondo anno, quindi non è che sia poi molto avanti... semplicemente mi piace molto fare da spugna e quello che immagazzino per dovere (studio) mi piace metterlo (meglio dire: sono le cose stesse che comandano su di me e mi obbligano a inserirle, xD) in quello che scrivo. Anche perché in questa storia faccio una cosa che invece ogni giorno mi dicono di non fare, ovvero cerco di rendere i personaggi il più reali possibili nel senso che spero sembrino due persone qualunque (non ci sono draghi o principesse) che fanno parte della nostra stessa realtà, di conseguenza le citazioni sono necessarie per creare questo contesto e sono cose che noi stessi possiamo trovare nella nostra vita (perdona il mio modo di esprimermi, è sempre e solo colpa dei corsi che seguo, gli artisti sono quasi sempre pazzi ^_^ ) Io amo scrivere, penso sia tra le cose più belle che ci siano, anche se studio l'arte in tutte le sue accezioni, la scrittura è fantastica perché permette di evocare immagini, idee e lascia spazio alla fantasia del lettore, diversamente dalla pittura o dalla televisione (che pure apprezzo) ok, tutto questo sproloquio per arrivare a dire che quando e se riuscirai a mettere per iscritto le tue idee, vedrai che sarà fantastico ;)

Cinzia_72: sono felice che anche a te piaccia Pirandello, purtroppo ultimamente dagli stessi studiosi di teatro (ne sono in mezzo, per questo lo dico) è svalutato perché considerato troppo pesante, e pesante per me significa complesso (richiede troppo sforzo), il personaggio di Pamela resterà pressoché quello della fiction, mentre Paolo avrà piano piano una propria parte autonoma dagli altri, insomma, ho cercato di non fare parti tanto per distaccare quelle solo di Gaetano/Camilla (che poteva risultare noioso e poi ho seguito lo schema della fiction, non so se si nota) quindi De Matteis ho provato a approfondirlo secondo una mia idea, non so se ti piacerà o risulterà OOC, ma era funzionale al senso profondo di questo primo caso (anticipo quindi che saranno un tot di capitoli per ogni caso, fin quando avrò ispirazione :) )

Soul of Paper: grazie per i complimenti e consigli, ne approfitto per spiegare una cosa, anche se non so se c'entra con quello che hai scritto, ovvero per esempio quando c'è il passaggio da una scena di Camilla/Gaetano a una dove non vengono specificati i personaggi, ma solo si allude a una cena ecc (che poi si rivelano essere Renzo e Pamela...) in quel caso, come sarà in altri, è un rendere sfocato intenzionale, per far credere che siano sempre loro due che proseguono la giornata e invece... (è sempre colpa dei miei studi, mi insegnano come provocare emozioni non solo piacevoli nei frutitori ^^ ) sono felice che Gaetano non ti risulti OOC, per sicurezza lo mantengo anche perché potrebbero risultarlo altri personaggi, il personaggio che meno mi preoccupa è quello della prof anche se su di lei ho trasferito alcune mie esperienze che potessero sembrare sensate, che Camilla cita ripensando a momenti della sua giovinezza e poi perché quasi tutti i personaggi principali, in primis Camilla e quello inventato da me, si faranno portatori di alcune mie teorie su vari temi che mi sono sembrate adatte alla storia :) continua a recensire chilometricamente, mi raccomando! xD
p.s. per le mie storie precedenti, ognuna può avere uno stile differente, ma sostanzialmente mi rendo conto da sola che le prime sono cose che adesso mi paiono inguardabili... potendo citare un'artista tedesca, Kate Kollwitz, riguardando le opere della propria gioventù nota quanto sia facile ora cogliere delle "manchevolezze"

Citazioni:

*sia titolo che altre parti sono tratte dalla canzone Nient'altro che noi di Max Pezzali
*Il nome della rosa, Umberto Eco

al prossimo capitolo,
Angy ^^

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Capitolo 4
*** Complicità ***


Prospettava proprio male. In quel postaccio, cosi diverso dal commissariato di Gaetano che lasciava sempre e ovunque un suo segno personale, l'aveva accolta un ragazzo probabilmente da poco attivo che l'aveva trattata con rigida formalità, ma il peggio era stato incontrate il capo di tutta la baracca che le aveva chiesto se aveva un alibi per la sera del giorno precedente, l’8 dicembre, tra le ore 19.00 e le 23.00, tutto puzzava di delitto ma non avevano voluto dirle niente, nessuna spiegazione, solo domande e toni di voce aspri e alti più del dovuto. Ora era in ritardo, abitudine ormai. Passa quindi dal preside, che per fortuna non è Mazzeo, chissà se sta ancora con Susi, dovrei chiamarla.
Quel giorno però, Nanni era particolarmente nervoso e non prese bene le sue giustificazioni. Non aveva voglia di insegnare, che cosa e per fare se tanto tutto quello che diceva entrava da una parte e usciva dall'altra...? Era proprio una brutta giornata, nonostante fosse iniziata molto bene, pensa sfiorandosi le labbra. Bene, l'Ungaretti è andato, ma domani devo per forza affrontare Montale e so che ai ragazzi di solito non piace.
Ora però l'aspetta qualcosa di peggiore rispetto a ossi di seppia e limoni; affrontare Renzo, non Tramaglino ma Ferrero. Sta per salire in macchina quando suona il telefono, ancora quei caramba, ma questa volta non ci va da sola e la rubrica è già sulla G.

Carte, scontrini in ogni antro, scarpe e vestiti sotto il letto, panni asciugati e piegati da chissà quanto; non era uno di quegli uomini sul genere dei fattoni o sciatti, solitamente era ordinato e infatti era stata la prima cosa che aveva detto lei quella volta che l'aveva invitata a casa sua, a Roma, per dichiararle i suoi sentimenti e tentare di baciarla. Ora però regnava il caos, tra quelle cose sarebbe stato difficile trovare un telefonino che suonava come un grido d'aiuto, di un naufrago su un'isola deserta, di qualcuno caduto dalla nave, seppellito da onde salate e calzini al formaggio.

Era dovuta andare da sola, lui non le aveva risposto e c'era rimasta davvero male, ma questa volta le era stato chiarito il motivo: accusata di complicità nell'omicidio di Giuseppe Marchi; movente: amante o per lo meno complice dell'ex fidanzato/quasi marito di una parente o amica (mica gliel’avevano specificato, l’aveva dovuto dedurre da sola) del defunto. Non ha ancora messo piede a casa, ridicolo pensa, ora che vive a Torino abitano l'una di fronte all'altro, avrebbero potuto fare la strada insieme un sacco di volte e invece ognuno per conto proprio... che un uragano la travolge con insulti e improperi vari. Livietta non è a casa, deduce lei.
-Mi vuoi spiegare come sia possibile che sto via tre giorni, torno e scopro che non solo sei coinvolta in un omicidio ma ne sei l'artefice, indoviniamo con chi? Ma con il poliziotto super più!-
-Renzo, per favore calmati!- l'uomo, ormai aveva una certa età, non sapeva neanche perché se la prendeva tanto; non per amore certamente, quel sentimento non lo provava da un bel po' verso "sua moglie". Per dieci anni era stato un matrimonio corretto, entrambi si amavano e rispettavano, ma poi qualcosa era cambiato. Un amore può finire senza che questo debba essere interpretato diversamente da quello che è stato. Il loro era declinato dapprima lentamente finendo tra una routine fastidiosa per entrambi e le responsabilità da genitori. Un po' prima di quando avevano conosciuto altre persone che diversamente da quella con la quale erano sposati, avevano attirato la loro attenzione e non solo. Amarsi e stare insieme non sono affatto la stessa cosa e non sempre coincidono, nel corso della storia questa era stata una cosa normale, ma anche ai nostri tempi accadono cose del genere, colpa però i falsi valori della gente. Lui aveva avuto una cotta che era degenerata per la supplente di merengue di Livietta e quindi aveva conosciuto Carmen e si era innamorato.  Ora l'aveva rincontrata, Pamela, bella come sempre e diretta, e decisa.
Quindi se non era per amore, perché gli stava tanto a cuore? Un po' sicuramente per orgoglio, per ego personale ferito, peculiarità non sua ma di tutto il genere umano. E poi perché c'era sempre e comunque in mezzo una figlia, che poteva vedere arresto più adulterio (pacchetto completo) male e trarne un trauma che da adolescenti non è che la goccia che farà traboccare il vaso.
-Ma l'hai vista la tv? Il telegiornale?- un po' recita, è finto, non riesce più a essere in pensiero come le prime volte e anche questo è un segno indelebile. Renzo prende il telecomando, la tv si accende su uno dei tanti e vari telegiornali della rete nazionale e ecco la sua foto, presa dall'annuario scolastico dell'anno scorso, per fortuna, nella patente e carta d'identità era venuta malissimo, affiancata a quella di Gaetano. Due scritte in grassetto e maiuscolo: COMPLICITA' e AMANTI. Ancora una volta. Il peggio era accaduto. 
-Mi dispiace, Camilla...- ora il tono dell'uomo si fa accomodante e comprensivo. -Ma non so se sia un bene che quando Livietta torni, tu sia qui!- ecco il prezzo da pagare per essersi innamorati di una persona con la quale non ci si è uniti di fronte a Dio.

Andreina era sempre sembrata una donna dura e rigida ma come avevano testimoniato le storie d'amore che aveva/stava vivendo, non era solo così. Quando aveva saputo la situazione, non avendo letto il giornale, né ascoltato radio o visto tg, si era precipitata dalla figlia e se l'era trovata in casa, a prendere a testate il muro, a momenti.
-Amore mio! Smettila, mi scrosterai tutta la parete!- scherza lievemente.
-Renzo mi ha cacciato di casa, mamma.- dice Camilla quasi senza tono di voce, come se le fosse indifferente. Ma una madre conosce istintivamente la creatura che ha tenuto in grembo per ben nove lune. L'anziana signora la prende per le spalle e la obbliga a sedersi sul divano. Le sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando lei era piccola e fragile, ma nonostante questo era talmente testarda già all'epoca che non chiedeva spesso il suo aiuto. Ma tutto sommato ho fatto un buon lavoro.
-Camilla, calmati e spiegami, perché non ci ho capito niente.- la figlia le racconta le indagini in corso, i sospetti, la reazione di Renzo ma tralascia di elencare i suoi sentimenti cambiati e l'aiuto che le ha dato Gaetano. -Vuoi venire a stare da noi?- pausa, le da il tempo di pensarci un attimo prima di sottoporla a un'altra opzione: -O preferiresti se mi trasferissi per un po' qui, nello studio con te?- la donna scuote la testa, no, nessuna variante va bene al momento, prima deve fare una cosa.
-No mamma, avevo solo bisogno di dirtelo... non saresti dovuta venire qui solo per questo.- l'altra si mette quasi a ridere per l'assurdità della cosa che ha detto.
-Solo? Non per metterti ansia ma è una cosa piuttosto grave.-
-Grazie, mamma- sospira roteando gli occhi, per avermi tranquillizzato così efficacemente.

-Renzo mi ha cacciata di casa!- quasi non ha fatto in tempo a stringere il pomello della porta, che lei si è già buttata addosso a lui con tutte le sofferenze, il dolore, la sopraffazione che prova. Gaetano accoglie quel pacco imprevisto ma desiderato, accettando, come in un matrimonio segreto di proteggerla e amarla "in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia". Non le chiede di sedersi ma la conduce direttamente al divano, lei si lascia guidare e sprofonda, con gli occhi fuori dalle orbite e rossi per quelle lacrime trattenute troppo a lungo, che stanno per esplodere, travolgendoli come un fiume in piena. Ma lui è pronto, ha da tempo rinforzato gli argini, lasciando un canaletto, un'apertura per lei, perché non ha intenzione di abbandonarla a sé stessa, ma di accompagnare il suo cammino lungo la rinnegazione, l'accettazione, l'interiorizzazione del dolore. -Tu non mi hai risposto e loro mi hanno divorata, altro che le Peliadi o Tantalo!- lo attacca -Mi hanno accusato di aver ucciso un certo Giuseppe Marchi grazie alle conoscenze derivate dalla nostra amicizia- e per enfatizzare il concetto, lo spinge a lato, allontanandolo. Gaetano si chiede chi diavolo sia adesso questo, e teme che possa c’entrare qualcosa con la scomparsa di Roberta. -Vado a casa mia- sottolinea terribilmente quell'aggettivo possessivo, sì caro Renzo, perché te la do vinta ma solo per un po' e perché sono in torto, ma quando mi sarò rinsavita ricorderò che è per il 60% mia, avendo mia madre contribuito come al solito all'acquisto  -e invece che ricevere una giusta accoglienza "tesoro ce la faremo insieme", ma andava bene ugualmente un falso e ipocrita "andrà tutto bene"...- prende fiato perché stavolta sente che non riuscirà a sfogare tutto con l'implosione. Sì perché tra esplodere e implodere ha sempre preferito la seconda, perché più intima, privata, contenuta e quindi, seguendo il pensiero di Pascoli "dolore è più dolore, se tace". -...invece grida, ingiurie, un abbandono totale e irrispettoso nei confronti dei giuramenti nuziali!- Gaetano avrebbe già da dire qualcosa ma tace, consapevole che ci sia dell'altro. -Mi ha sbattuto fuori come un clandestino, un reietto e io glielo permesso! Tutto perché ha toccato il punto debole di ogni donna.- lui annuisce.
-Livietta.-
-... Gae...tano... non sono in grado di affrontare tutto questo da sola.- finalmente l'aveva confessato, perché come le aveva ricordato tempo fa esistono persone forti che a volte diventano deboli e non c'è nulla di male in questo, specie se c'è lui dall'altra parte a raccoglierla. -Ah, dimenticavo, mi hanno anche accusata di essere la tua amante.-
Gaetano a quel pensiero sorride. Amante non deve per forza essere identificato con l'altra, il terzo incomodo o il rovina famiglie.. può anche essere visto come "colui che ama" e questo lui era sempre stato verso di lei... Camilla... beh lei gli era stata amica, da sempre, e madre talvolta ma amante... questo no. Purtroppo, a malincuore gli costava ammettere che non era mai sembrato possibile tra loro. Lui non era una persona di quelle che riescono a mentire e tenere su una farsa... anche se non essendo sposato o vincolato, avrebbe dovuto dire bugie solo per coprire lei. Che non era a sua volta il tipo che tradisce il marito coi fatti, come Renzo aveva invece compiuto. No, se fosse mai nato qualcosa di concreto tra loro entrambi sapevano che sarebbe stato alla luce del sole, senza temere giudizi ma entrambi regolari davanti alla legge, politica e sociale. Camilla lo guarda come se fosse impazzito e probabilmente dev'essere così, ma non gli interessa ora. La donna che ama ha bisogno del suo aiuto, l'ha ammesso, e lui farà il suo dovere ma un po' di humor non guasta.. per sdrammatizzare. Non riusciva nemmeno a immaginarsi una di quelle tipiche scene da commedia borghese "Oh no, mio marito sta arrivando, nasconditi nell'armadio!" Chissà poi perché gli uomini negli armadi e le donne sotto il letto... c'era dietro un qualche significato psicologico? Le sorride.
-Cosa c'è?- chiede lei con quel tono tra il preoccupato e il dichiaratamente scazzato. Continua a guardarla.
-Nulla, solo non capisco come non riesci ancora a comprendere come ti vedo e come penso.- Camilla fa spallucce, quindi le nasce un sorrisetto di quelli da ragazzina colta in fallo.
-Forse lo so... ma mi piace sentirtelo dire.- magari era la volta buona che erano crollate tutte le barriere se così apertamente (cosa che era solito fare lui e non lei) confessava certe sue pulsioni. Ti prego, dimmi che mi vuoi baciare, che hai sempre sognato di poter passare tanto tempo con me, che vorresti anche tu avere Alice e andare a fare passeggiate con Potti e me. Non voglio che rinneghi il tuo passato, che cancelli Renzo. Mi basta sapere che desideri anche tu stare con me, seriamente, perché non sono più in grado di sopravvivere con qualche sorriso, baci sulla guancia (rari), abbracci sporadici... ho bisogno di una prova ma non glielo avrebbe mai detto davvero, sarebbe sembrata un'ingiusta presunzione. 
-...ah, Camilla!- si limita a esclamare scuotendo appena la testa e provando ancora un po' di dolore, residuo dell'infortunio causato dall'incendio in casa sua. Lei se ne accorge e lo accarezza e come nei cliché dei film gli domanda:
-Ti fa molto male?- non ci giurerebbe, ma ha tutta l'aria di chi è consapevole di ciò che sta facendo e di cosa ne otterrà in cambio, sembra stia recitando. A lui sta bene, sta al gioco.
-Sí, avrei proprio bisogno di un massaggio, peccato che non ho il tempo di andare in uno di quei centri con donne dalle mani fatate...- l'allusione sessuale iscritta nell'atto stesso di immaginare un massaggio, più quella che opportunamente creano le parole così accostate, unite a un ricordo dell'ultimo episodio di The client list e della bellissima Jennifer Love Hewitt ma non potevi startene a far salotto coi fantasmi? fanno in modo che invece di arretrare come avrebbe volentieri fatto prima, accetti silenziosamente, per vivere quel momento rubato, solo loro. Sorridendo per l'imbarazzo per tutti i miti greci, fa che almeno non sia diventata rossa come Afrodite nel vedersi specchiata mentre suonava il flauto... anche in questo pensiero può esserci un doppio senso, ma lei non lo coglie perché troppo impegnata a guardarlo togliersi lentamente la camicia, sicuramente per esasperarla, effetto ottenuto, Camilla freme sul posto e gliela strapperebbe pur di velocizzare la cosa, ma non lo da a vedere.
Tuttavia anche lui ogni tanto guarda la tv e si è appassionato specialmente del Dr Lightman... quindi: pupille dilatate, siccome non ha armi, buon segno... finalmente a petto nudo, lei si perde tra mille fantasie sul quel corpo atletico e inconsapevolmente si trova a accarezzare lievemente qualche cicatrice, senza chiedergli come se le sia procurate. Gaetano si limita a godersi quel momento, un trillo fastidioso potrebbe riportarlo violentemente alla realtà in qualunque momento.
Il massaggio vero e proprio nessuno dei due sa quando sia cominciato, fatto sta che si ritrovano vicini, lei e il suo fiato sul collo di lui che è in modalità massima resistenza. Crolla sotto quelle mani che raramente ha avuto modo di sentire su di sé, quando gli ha accarezzato la guancia, per l'unico bacio passionale che si siano mai concessi, quando lo teneva tra il viso e il collo, nei infinitesimali abbracci che si sono scambiati...  troppo poco! Ora invece è il paradiso che si rivela, con coro d'angeli e compagnia bella, se questo è il massimo che può pretendere per ora, se lo farà andare bene, sono almeno tre passi in avanti da quando si conoscono. Camilla non sa di preciso cosa stia facendo, un mix di quello che ha visto, sentito come tutti, sull'interessante argomento, più l'esperienza maturata con Renzo, il quale si è dimostrato ben più abile di lei in materia... ecco perché l'ho sposato pensa ridendo e questo gesto spacca il loro attimo riportandoli alla realtà. Non osa chiedere come sia venuto, ma vorrebbe sinceramente saperlo. Così attende che sia Gaetano a prendere parola. I problemi legati al possibile arresto, calunnia e mortificazione personale, sembrano nemmeno sfiorarli ora.
-È stato..- finge di pensarci su un attimo, per torturarla -...sei stata davvero...- brava, incompetente, deficiente...? -...molto sexy.- ancora quella parola che solo lui aveva mai usato riferita a lei, in un momento in cui ne aveva proprio bisogno, quando la routine di coppia l'aveva fatta sentire noiosa, qualunque, non sicuramente bella né tantomeno sensuale. Non ricordava che Renzo l'avesse mai definita così, ma forse era la sua mente a farle scherzi simpatici.
-Grazie...- risponde mestamente e modestamente e forse anche per questo ama questa donna invece di un'altra, di tante altre che ha avuto. Lei ha bisogno di un uomo che le ricordi costantemente la sua bellezza e se non lo fa Renzo, a lui non spiace sobbarcarsi questo grave compito. Ricordava benissimo una delle volte più significative che gliel'aveva detto
-Qui aspettavi Livietta? ...Madonna, quant'eri bella...- ma lei aveva ribattuto -Quant'ero grassa..!- con tono quasi aggressivo verso sé stessa -Ho detto che eri bella.. e lo sei tutt'ora...- sembrava non volerlo accettare, probabilmente all'87% era vera modestia, il restante, orgoglio.
-Grazie a te, ora mi sento meglio..- anche io, ma verso un altro punto di vista..pensa Camilla.
Ma avrei voluto essermi ferito a una gamba, o ai fianchi... per scoprire altre abilità nascoste..
-...- il suo prego è un sorriso silenzioso alla chi me l'ha fatto fare.

Spazio autrice:
Le citazioni presenti riguardano:
-argomenti di letteratura italiana (Ungaretti, Montale, I promessi sposi)
-poesia di Pascoli
-programmi "The client list" (espressamente citato) e "Ghost whisperer" dove è protagonista J.L. Hewitt
-Dr Cal Lightman da Lie to me

Al prossimo capitolo,
Angy

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Capitolo 5
*** Magari se insisto io ti avrò ***


De Matteis non è affatto contento di dover  perdere tempo in riunioni col tenente Giorgetti, in più deve essere un uomo maleducato visto che è già in ritardo di ben un quarto d’ora… a questo pensa il vicequestore quando la porta si spalanca per fare passare una donna che sembra allo stesso tempo uscita da una copertina di una rivista di moda che da uno studio legale… giacca e pantaloni perfettamente abbinati, capelli ordinatissimi che sembrano tagliati col righello… le scarpe lucidatissime e un tono deciso nel chiedere scusa per l’arrivo tardivo. Davanti agli occhi improvvisamente sognanti del suo capo, l’ispettore Torre non può fare a meno di pensare se questi si mettono insieme creano un mostro!
-Possiamo cominciare?- domanda De Matteis cercando di mantenere il contegno che lo caratterizza. –Mi hanno riferito che ci sarebbero alcune affinità tra due nostri casi che fanno pensare che questi siano collegati.-
-Esatto.- dice annuendo lei, prendendo alcune carte. All’antica nota con piacere il poliziotto. –Queste sono le foto del luogo del delitto e del cadavere. Le prego di notare come i due modus operandi si somiglino, per quanto mi è stato riferito dal vostro medico legale.- il tono, il lessico che usa sono così diversi da quello dei suoi sottoposti e colleghi, decisa e ordinata.
Un bar tappezzato di macchie rosse e blu, per il resto particolarmente banale, era diventato teatro dell’omicidio di un uomo, tale Giuseppe Marchi, di 47 anni, divorziato senza figli, con qualche precedente per reati minori. La morte era dovuta, secondo le perizie del medico, a più fattori. La colonna vertebrale era stata spezzata tra i due anelli superiori, atlante e epistrofeo, ma la rottura era avvenuta, con pochi dubbi, sicuramente successivamente alla pugnalata nel polmone sinistro e cavazione del bulbo oculare destro, probabilmente la prima tortura a cui era stata sottoposta la vittima. Tagli più superficiali erano visibili lungo tutto il corpo, ma nemmeno un livido; ossa, articolazioni, muscoli e organi erano per il resto in buona condizione. Non presentava segni di uso di droga, fumo anche leggero, alcool. Il decesso era avvenuto intorno alle 22.00 del 8 dicembre, dopo una lenta agonia.
La dottoressa, gentilmente lo (No!) li informa dei possibili sospettati che avevano vagliato fin’ora. Avevano chiaramente indagato prima di tutto sulla sua vita privata: essendo divorziato la prima sospettata era l’ex moglie, Vanda Baldini, residente a Stuppingi, che aveva però un alibi perfetto essendo impegnata in quel momento a coordinare il compleanno della figlia, avuta da un nuovo matrimonio, in un locale piuttosto rinomato; i genitori erano entrambi morti ed era figlio unico. Nell’ambito lavorativo i colleghi e il capo si erano comportati piuttosto banalmente, ripetendo che era una brava persona, del tipo che gli presti quasi anche i soldi, un diligente uomo, è una vera disgrazia che l’abbiano ucciso, posso andare ora? Occupava una semplice posizione di impiegato alle poste centrali di Torino da un certo numero di anni. Probabilmente non frodava neanche il fisco, a parte non preoccuparsi se il commerciante presso il quale acquistava gli desse lo scontrino, perché viveva in una casa modesta, in linea con quanto dichiarato.
Ma che un uomo apparentemente qualsiasi fosse stato ammazzato brutalmente non era una grande novità, da scioccarli più di tanto; le modalità dell’esecuzione erano però abbastanza particolari da far presupporre a un professionista e non quindi uno che spara perché quello gli ha tagliato la strada o non l’ha lasciato attraversare. La travolgente routine urbana era infatti un perfetto meccanismo a orologeria puntato su ogni suo cittadino, mirato a far impazzire quei pochi rimasti sani.
 
-Mi sa che ora non ho più scuse per non andare a combinare qualcosa...- Gaetano ride ed è così bello che gli salterebbe addosso subito, così puro e naturale, privo di qualsiasi archetipo, se lui vorrebbe morire sul suo collo a lei non dispiacerebbe farlo sul suo petto. -E tu, niente studenti oggi?- lo chiede normalmente, senza problemi. Quella spensieratezza di cui lei avrebbe, ha, tanto bisogno.
-Il preside mi ha "temporaneamente invitato a passare più tempo a casa"- sottolinea le virgolette anziché col gesto, con il tono di voce. -Praticamente sono a piedi. Niente marito, niente casa, niente lavoro.- sembra sul punto di scoppiare a piangere e lui vuole che Camilla stia bene per cui ha una trovata delle sue.
-Solo perché sei tu ti mostrerò una delle cose più umilianti e difficili che io abbia mai fatto- le piacciono gli uomini che azzeccano verbi e tempi -una cosa che faccio da solo solitamente, mai saputo niente Roberta o le altre- ha una fitta di dolore ma è una briciola nel mare di nulla. Lei è molto curiosa di sapere cos'è che lo imbarazza così tanto, ma si limita a sorridere in modo un poco maligno, pregustando il piatto. -Aspetta un attimo.- Gaetano si alza dal divano e lei resta da sola, ma non per molto. Le note di una canzone della sua giovinezza l'avvolgono dolcemente, ma anche melanconicamente afferrandola con i loro tentacoli.
Non dai modo di trovarti mai, sincera… magari hai voglia e dici no… Camilla si stupisce non tanto per quanto le parole siano azzeccate ma per la voce di Gaetano, terribilmente bella e travolgente, una pelle in più che la fa innamorare di quel maledetto uomo, sommata al resto dovrebbe saltargli addosso immediatamente, invece si limita a stringersi sul divano mentre lui si siede accanto a lei continuando a cantare Quanti bagni mozzafiato insieme e poi di sera… le sorride dolcemente ma anche un po’ scherzoso in una delle numerose pause vicino vicino a me tremi un po’…
Le passa un braccio intorno alle spalle abbracciandola e avvicinandosela, lei non si oppone, forse perché teme che smetterebbe e invece lei desidera solo addormentarsi tra le sue braccia ascoltandolo Non cercare di negare che stasera… magari se insisto io ti avrò riduce lo spazio aereo tra i loro visi dicendo l’ultima parte con grande forza ma gettandogliela direttamente sulle labbra, portandola a guardare fisso in quel punto e a pendere dalla sua bocca, in attesa di qualcosa che volontariamente non compie anche se potrebbe, e già questa sensazione di potenza può bastargli Così piccola e fragile… mi sembri tu e sto sbagliando di più… certo, lei è una donna forte ma lui ricorda bene ogni volta che lo ha accolto gettandosi in un suo abbraccio istantaneo prima di dire altro oltre che nominarlo, quanto l’ha beccata a piangere  Così piccola… accanto a me… e fragile… oh… ma soprattutto quando sveniva e lui la prendeva al volo prima che rischiasse di farsi male, e nel farlo matematicamente il cattivo di turno riusciva a avere la meglio, per fortuna che i suoi collaboratori erano attenti e pronti e risolvevano la situazione, però… ma in fondo sei molto più forte di me Camilla pensa più o meno le stesse cose di Gaetano e questo la porta a allontanarsi perché non le fa piacere sentirsi priva di difese o vulnerabile, se l’è sempre cavata da sola e con tenacia è riuscita a superare ogni momento negativo, specie la morte del padre…
L’apparenza gioca contro me… lo vedo… figurati se ci stai tu con me…  questo pensiero oscura il volto della donna e lui se ne rende conto ma non può conoscerne la ragione, quindi continua e sospira riflettendo su quanto tristemente abbiano ragione le parole che sta cantando non sei cosa che può diventare mia… davvero… però se ci filo io dietro te… ma dentro di sé lo nega, perché lui ci spera che un giorno possa essere sua seriamente Così piccola… e fragile.. mi sembri tu.. e sto sbagliando di più.. così piccola… accanto a me.. e fragile… ooh… ma in fondo sei molto più forte di me decide di smettere di pensare e cantare solamente, come facevano i poeti nell’antica Grecia, novello Polifemo che canta per la sua Galatea, anche se di aspetto sicuramente migliore e lei è qui e non lo prende in giro dandogli dell’ausiliare del traffico E con la voce che hai sensazioni mi dai, mi innamoro! Fragile sei tu… Sottovoce tu mi esponi i tuoi… problemi… poi ridi e ti neghi a me, mentre io… ho bisogno delle fresche mani tue, ci credi…
 
In effetti le affinità, se così bisogna chiamarle, ci sono eccome.
De Matteis in una quasi riproposta delle azioni della “collega” prende alcune carte porgendole ai suoi collaboratori e a quelli di Giorgetti, che se li passano a vicenda, ma è attento che sia lui stesso a dargliele, sfiorando così (in)volontariamente le sue mani, lisce e allo stesso tempo dure al contatto.
La donna osserva prima di tutto le stampe, essendo dotata di memoria fotografica, una cosa che a quanto pare non è più un gran talento, essendo sbandierata da troppe persone.
E’ sempre stata forte e abbastanza da non lasciarsi coinvolgere troppo nelle indagini. Ma questa volta è veramente impossibile. Nelle immagini che sta osservando con riluttanza c’è la stessa bambina, prima sorridente come solo un regalo azzeccato o l’innocenza infantile si può permettere, poi, nelle successive, con un profondo taglio che l'attraversa dai lati della bocca alla gola, scavando in profondità, formando un cerchio quasi perfetto. Sui polsi segni di legature che non sembrano molto recenti, ma il patologo ha constatato che non presenta fratture gravi o lividi che possano far pensare a anni di violenze domestiche o meno. Nonostante la morte fosse stata causata com’era ovvio dallo sgozzamento, la presenza di altre ragioni, quali frattura cervicale e mancanza di un occhio, rendevano l’omicidio molto più inquietante.
Per De Matteis era il primo vero e proprio confronto col Male, fin’ora si era imbattuto in quello minore, il male casalingo, mondano della nostra civiltà, per cui un piccolo errore portava alla più grande catastrofe, la morte, perché definitiva, cosa poco chiara… dato lo scarso valore che in generale si dava al concetto di Vita stessa. Mai però aveva incontrato una mente torbida fino a questo punto, che tanto sarebbe piaciuta a quelli di Criminal Minds.
-La vittima si chiamava Lisa Pontevecchio, di anni quattro- quel numero troppo piccolo per figurare da solo spiazza tutti, ci si può abituare e magari anche comprendere la sofferenza che troppo facilmente si regalava al proprio prossimo per ragioni futili, ma non qualcosa di così insensato –residente a Torino dalla nascita, è sparita lunedì nel primo pomeriggio, i genitori, si trovavano al parco con lei, dopo un’ora di ricerca disperata ne hanno denunciato la scomparsa alle autorità competenti. Mercoledì sera è stato ritrovato il suo cadavere fuori una discoteca frequentata principalmente da omosessuali.- Paolo e il capitano si guardano negli occhi, un po’ come gli altri. Non c’è niente da aggiungere.

Spazio dell'autrice:
per la serie "a volte ritornano"... rieccomi. 
La canzone presente è Così piccola e fragile di Drupi.
Questo è uno dei primi capitoli "macabri", dove inizierà il caso investigativo vero e proprio. 
Ringrazio Soul of Paper per il supporto :)

Angy

 

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Capitolo 6
*** Pensiero frequente che diventa indecente ***


Pensiero frequente che diventa indecente

 

Camilla resta in silenzio e cerca di mantenere un certo contegno, ma è difficile e si sente in debito. Per questo, in una sorta di trance decide di ricambiarlo. -Cosa fai?- domanda l'uomo stupito mentre la guarda dirigersi in direzione di dove tiene i dischi, scandagliarli per poi esultare:
-C'è!- quindi toglie quello su cui lui le aveva aperto la propria anima per mettere il suo. Appena sente quella musica vorrebbe ridere, ma si trattiene perché non vede l'ora di vederla Donatellarsi. Nonostante la sua voce, a tratti roca, ma forse per questo più sexy non sembri buona per cantare, il suo pensiero (forse l’unico segno che non la vedeva come dea scesa in terra, ma essere umano da amare per ogni sua sfumatura) viene smentito.
Camilla ha preso la prima cosa della giusta lunghezza che ha trovato e si è buttata in questa farsa-follia come l'adolescente che partecipava anche alle realizzazioni teatrali con vivo entusiasmo (anche se principalmente le interessava quello dei miti greci). Attenzione ai dettagli prima di tutto. E via l'imbarazzo, mima il balletto, neanche troppo male, che lei e la sua migliore amica avevano appositamente creato con fare ironico e l'innocenza di chi ancora sa troppo poco. Rifarlo a più di quarant'anni (diciamoci la verità: cinquanta) d'età è una cosa fuori dal normale.
Il cobra non è un serpente, ma un pensiero frequente, che diventa indecente Gaetano ora non ride più ma é concentratissimo sulla figura snella di quella donna e sui suoi movimenti che sarebbero potuti venire kitsch, in fondo la tematica sessuale è stata per tutti fin da subito chiara, che invece riesce a rendere nella sua (adatta a lei) accezione tipica di sexy, allusivo ma mai volgare quando vedo te, quando vedo te, quando vedo te, quando vedo te... nel cantarlo la donna lo guarda attentamente negli occhi, quindi, con la cravatta, maledizione, é uguale a quella del sogno! che prima si era fatta abilmente scorrere addosso, rendendosi conto di aver catalizzato l'attenzione del pubblico, gliela passa con leggerezza tra spalle e collo, tirandolo un po' verso di sé. ah! Gaetano é finito già tempo fa, ma con quel verso, sospiro gemito? non può fare a meno di chiedersi il suo inconscio, crolla definitivamente, tutte le barriere (fisiche) più che altro, si frantumano in quel suono di desiderio assoluto, che, ne é sicuro, Camilla volutamente sottolinea con tono tra il sensuale e il comico-provocatorio. L'attrice, altro che insegnante...!
Il cobra non é una biscia, ma un vapore che striscia, con la traccia che lascia... ha doti innate per questo numero: per dare l'idea dell'aria o meglio il profumo di questo cobra multiforme, finge di annusare nella sua direzione, poi sorride, prima di continuare a cantare dove passi tu, dove passi tu, dove passi tu, dove passi tu e di nuovo gioco di sciarpa, sostituita alla cravatta, troppo corta attenta che i cobra mordono e sono velenosi... almeno credo, non é che sia mai stato esperto di biologia o zoologia... Camilla non è quasi più nemmeno imbarazzata, presa com'è dal suo passato che sta rinnovando e adattando per l'occasione Il cobra col sale, se lo mangi fa male, perché? Non si usa così! all'atto di "mangiare" lei si sfiora le labbra con un dito, le schiude appena e poi scuote la testa Il cobra ha un blasone, di pietra e ottone, è un nobile servo che vive in prigione... fa freddo, fuori ci saranno meno chissà quanti gradi, ma stranamente non é una cosa che lo preoccupi, la stufa si é dimenticato di accenderla ma l'atmosfera é comunque bollente. Camilla prosegue la scenetta sullo stesso registro, facendo il segno delle manette gli ricorda involontariamente il suo lavoro che ha temporaneamente accantonato. Nananana, natanana, dadadadada, dadadada
-Perché non vai a fare un provino a X factor?- non riesce a trattenersi dal domandarle, ma lei non si fa distrarre dalla semi battuta. uoh uoh Camilla ripete un altro suono di quelli che gli fanno immancabilmente pensare a cose che non dovrebbe, ma vorrebbe... ripresa la sciarpa se la fa scorrere dietro la schiena e sorridendo seria, l'avvolge al proprio corpo offrendogli i lembi. Se volesse tirando la potrebbe fare sua. Ma Gaetano é un uomo d'altri tempi e per questo decide di sospendere come gli stoici il giudizio e fare finta di niente. Come posso distinguere una provocazione scherzosa da una voluta e intenzionale? Se Camilla ci rimane male, non lo da a vedere.
Il cobra si snoda la sciarpa si scioglie magicamente dall'abbracciarle i fianchi si gira, mi inchioda si blocca improvvisamente e lui ci giurerebbe, trattiene anche il respiro mi chiude la bocca, mi stringe, mi tocca! mima di essere stata catturata e che il losco figuro le tappi la bocca, ma sempre in toni che non possono che far pensare più a un letto, che non a una malfamata strada di periferia; quindi si dimena come nel tentativo di liberarsi, con toni che vanno dal "non voglio" al "non devo, però..." Uoh uoh, il cobra! rieccoci all'orgasmo mimato Ah! Uoh uoh, il cobra! Ah! se é brava nella realtà, la metà di quello che é fingendo... meglio che non finisca il pensiero
Il cobra non è un vampiro, ma una lama, un sospiro, che diventa un impero... quando vedo te, quando vedo, quando vedo te, quando vedo te... ecco che il mostro oscuro dalla Transilvania arriva a casa sua per morderla, il sensuale Nosferatu disposto a morire aspettando l'alba insieme alla donna della quale si é innamorato Il cobra non è un pitone, ma un gustoso boccone, che diventa canzone... dove passi tu, dove passi tu, dove passi tu, dove passi tu... la sciarpa diventa improvvisamente lunghissima e come un nastro crea tante onde di scorrimento; la canzone evidenziata con gesti eloquenti... poi si volta a guardare intorno a sé e all'ultimo guarda Gaetano negli occhi.
Il cobra col sale, se lo mangi fa male, perché? Non si usa così! toni da bambina, toni sexy, contrasti costruttivi ma distruttivi per le resistenze di un uomo così innamorato. Il cobra ha un blasone, di pietre e ottone, è un nobile servo che vive in prigione... stavolta quando lei ondeggia i polsi incrociati a mimare un arresto, non resiste e si alza in piedi cercando di prenderla, ma lei riesce a sgusciargli dalle mani e, forse prendendolo per un gioco che ben si intona alla canzone, continua a cantare Ta-tanana, tatanana, tananana, tananana.. dadadadadada da oh nanana oooh arretrando senza guardare dove mette i piedi, destinata a cadere, se non che lui l'afferra prontamente per quella sciarpa e così é inevitabile che quando lei dica Il cobra si snoda al contrario lui aumenti la morsa si gira, mi inchioda la faccia ruotare per usare quel mezzo per legarle i polsi mi chiude la bocca le tappi espressamente quella bocca maledetta mi stringe, mi tocca! Lei sta al gioco, lasciando che sia lui a condurlo, almeno per un po' il cobra! Ah! Uoh uoh il cobra! Ah! in realtà Camilla ha ben altro in mente; un sogno che dal mondo onirico si fa verità concreta, se solo lui le baciasse il collo... ma non lo fa, e per fortuna, perché sente già una scarica così, senza bisogno di rinforzi!
Il cobra non è un serpente, ma un pensiero frequente, che diventa indecente, quando vedo te, quando vedo, quando vedo te... quando vedo te! quando amo...! il giochino dura pochissimo, piace a entrambi ma Gaetano le permette di muoversi e cantare per finire lo spettacolo Ta-tanana, tatanana, tananana tananana...tarararara tatatata
-È stato tanto orrendo?- domanda visto che l'uomo non pronuncia una parola quando la musica finisce. Gaetano vorrebbe dirle che ha sempre desiderato, senza saperlo fino ad oggi, legarla, ma a sé, un po' come quando li avevano imbavagliati e messi nell'armadio nella sua camera da letto. Però non può dirlo, quindi tace e si limita a sorridere e scuotere la testa.

-In effetti non si vedono molti casi qui a Torino, ma neanche generalmente dove la morte sia stata così violenta.- ammette a malincuore De Matteis, per essersi sbagliato a giudicare, senza che nessuno lo sapesse fortunatamente, troppo frettolosamente quella possibile connessione.
-Già, per fortuna qui non siamo in America…- dice Torre a bassa voce alla sua fidanzata, senza farsi beccare, ma solo perché i due capi, De Matteis specialmente, si trovano in una situazione complessa.
-Si sa se le violenze sono state inferte prima della morte o successivamente?- domanda riluttante l’uomo. L’espressione di lei è emblematica e lui conosce già la risposta, in fondo.
-Prima.-

-Va beh, io vado che ti ho già fatto perdere troppo tempo...-
-E dove vai?- botta e risposta molto concitato.
-Non lo so, dovrò arrendermi a tornare nel nido materno...- sorride a sua volta, rassegnata.
-Perché non ti fermi qui, piuttosto?- propone lui, tranquillamente.
-...a pranzo? No, dai... ti ho già angosciato troppo con i miei problemi...- Gaetano le prende la mano e la pone tra le sue, preparandosi quasi a una dichiarazione improvvisata.
-Non per pranzo, non solo- tono serio, sguardo penetrante, fibrillazione, pericolo mortale, perdita di più di un battito. -Potresti fermarti a casa mia per il tempo che ti serve, senza alcun disturbo, anzi, ricambio il favore tuo e di Renzo...- Camilla lo guarda e non sa che cosa dire perché in fondo non vede l'ora di fare a gara per vedere chi é dei due il più imbranato tra i fornelli. Però... non dovrebbe, non é corretto... incasinerà sicuramente le cose. Li hanno accusati di essere amanti e lei che fa? Ci va a vivere insieme! Complimenti, davvero geniale.
-Gaetano... io non so più cosa dire..- lui le sorride, interpretando la sua decisione come un buon segno. Meglio un forse che un no diretto che lo avrebbe messo al tappeto.
-Allora dì di sí.- la fissa contemporaneamente con sguardo innamorato, disperato, supplicante... erotico. Vorrebbe accarezzarla, abbracciarla ancora, ma in questo momento sa di non potere, deve attendere la sua risposta.
-Non so, non credo che sia una mossa furba..- a questo punto Gaetano decide di giocarsi il tutto per tutto. O la va o la spacca. Si avvicina a lei e senza nessunissimo preavviso comincia a baciarle il collo. Lei sente il suo naso freddo e ha un brivido. Sta male in fondo, avrà ancora qualche linea di febbre, pensa lei per giustificarlo. Ma Gaetano questa volta non ha bisogno di dare spiegazioni. Non trovando nessun blocco da parte sua, prosegue il suo viaggio su quel collo maledetto e sente di essere morto, finalmente riposa in pace. Mille scie, mille terminazioni nervose si animano tutte insieme mandandola in completa fusione.
-Se mi dicessi di sì potresti sentirti così ogni giorno..- le sussurra nell'orecchio, staccandosi solo per un attimo da quella parte così intima di Camilla. E importante perché il collo é tra quelle parti che se si rompono... buonanotte. Troppe cose ci stanno lì: vertebre, midollo spinale, trachea, giugulare, carotide... tutta la sua vita é in quella piccola parte di lei. Ecco perché quando gli animali mostrano pancia e collo vuol dire che si sono arresi o che si fidano dell'altro fino al punto di mettere la loro esistenza tra le mani/zampe di un altro. Come sta facendo lei che non dice niente e lo lascia ispezionare quel nuovo mondo che non aveva mai avuto più a portata di mano di così. Poco più su, le labbra; poco più giù, il seno. Fatemi pure il funerale, io sono a posto così.
-Non..- fa fatica a parlare lei. -penserai che con questi trucchetti ce la farai?- l'uomo sorride. Ce l'ha già fatta, ma a lei servirà ancora tempo per ammetterlo. Finalmente termina la sua tortura.
-Facciamo finta che questo sia un caso, tu devi decidere quale pista sia meglio seguire.- Camilla annuisce, già intrigata e dimentica di aver voluto tirargli uno schiaffone in piena guancia. -La donna accusata deve decidere se restare col coniuge che l'ha scacciata, dove troverà solo disprezzo a ingratitudine- lei lo vorrebbe interrompere come per difendere Renzo, riflesso automatico? -oppure recarsi dal suo migliore amico che in qualche modo la tirerà su e essendo mezzo avvocato può anche indicarle quale sia la migliore via da seguire.- nell'esporre il "caso" Gaetano resta perfettamente serio nel suo ruolo di sbirro/azzeccagarbugli. La donna non prolifera niente perché ha già capito che l'ha fregata, come quando il primo mette una in X centrale giocando a tris. -Quindi, se tu fossi un poliziotto, dove cercheresti questa donna?- Gaetano sorride malignamente, da palese bastardo e lei glielo dice.
-Sei un bastardo. Cosa si mangia oggi?- gli chiede rassegnata. Lui sta per esultare ma Camilla lo ferma. -Alt, ho detto che mangio qui, non che mi ci trasferisco. Ci vuole ben altro per spingermi a compiere una simile follia.- l'uomo sospira.
-E va bene.- ora lei é soddisfatta e tutto sommato anche lui. Deve solo aver pazienza e ascoltare le parole di Balù che gli ricorda cantando suo figlio o guardando il cartone Basta un minimo lo stretto indispensabile e i tuoi malanni puoi dimenticar... Che pensiero assurdo! si dice ridacchiando tra sé. -Che c'é?-
-Allora? Siamo in attesa del menú.- allo sguardo stranito di lui probabilmente per l'uso del plurale, lei risponde indicandosi la pancia, Gaetano spalanca gli occhi e il primo pensiero é Ma non l'abbiamo ancora fatto! Camilla ride dicendo -Io e il mio stomaco chiaramente.-
-Sai essere parecchio str... strabiliante anche tu- si corregge all'ultimo, non é nel suo stile usare quel termine verso di lei.
-Lo so- ghigna lei.
-...iniziamo questa puntata di master chef allora.- dice l'uomo recandosi in cucina con lei al seguito. Immergendosi tra quei vari prodotti, più preconfezionati che altro, si ritrovano entrambi a immaginarsi il bianco, la farina e il rosa... -Facciamo semplici spaghetti al pomodoro?- lei annuisce, ma ha avuto una bimba piccola a sua volta e quindi si é sorbita la dose di cartoni molto prima di lui per questo non può fare a meno di pensare a Lilli e il vagabondo. Gaetano e Camilla si guardano e scoppiano a ridere.
-Ma perché stiamo ridendo?- chiede lei a un tratto. Lui scuote le spalle come a dirle Ci deve per forza essere una ragione precisa?

L’espressione addolorata seppur dietro una maschera abilmente costruita, del vicequestore sostituito De Matteis, le resta in testa per molto tempo, dopo che hanno smesso di discutere e deciso di unire i due casi. Certo questa teoria scagionerebbe la professoressa Baudino, perché non se la si vede proprio a ammazzare un tizio in quel modo e anche una bambina così piccola…
La cosa migliore sarebbe stata affidare a qualcun altro la direzione del caso, essendo un argomento tabù per lei. In questi anni di lavoro le era andata sempre bene, al massimo violenze domestiche risolte con affidamenti e servizio sociale, madri disperate ma troppo succubi del marito o compagno per poter reagire, o scolastiche con insegnanti negligenti, non interessate a proteggere i più deboli. Questo però era un caso diverso. Va bene che principalmente riguardava la polizia, essendo stati i primi a essere chiamati, ma ora che avevano deciso di collaborare… se ne sarebbe dovuta occupare e la cosa non le piaceva per niente. Ma nonostante questo aveva messo ancora una volta il dovere davanti al piacere.
Il volto di un’altra creatura innocente avrebbe popolato i suoi sogni, o incubi, questa notte.

Non finiscono a baciarsi ma consumano il piatto con grande voracità, lui non solo di cibo. Ha un modo di mangiare davvero erotico, cazzo! pensa il poliziotto automaledicendosi. Mai un pranzo era stato così interessante e non era il primo che consumavano insieme. Consumare..ecco un termine adatto, continua a riflettere. Si guardano per tutto il tempo negli occhi in silenzio, tv appositamente spenta e nessuno parla con la bocca piena, scambiandosi pensieri che vorrebbero fossero concreti. "Facciamolo qui sul tavolo!" le sta dicendo l'uomo quando il suo sguardo passa velocemente dal viso di lei alla tovaglia, immaginando di buttare per aria tutto e appoggiarla lì per averla. Lei anche solo guardandolo fugge da lui, fissando verso il basso e lasciando scorrere pensieri proibiti a ciò che sta sotto al tavolo. Ma é una donna sposata e non può permettersi certe cose!
...No is a dirty word never gonna say it first, No is just a thought that never crosses my mind..
Sto letteralmente facendoci l'amore cogli occhi così come diceva Bukowski (o era Palahniuk?) ed é bello ma lo sarebbe di più farlo seriamente. Quando hanno finito di mangiare restano qualche attimo seduti. Agli occhi di qualche sconosciuto parrebbero due coniugi o se proprio, fidanzati che hanno finito di pranzare insieme, in una giornata qualsiasi della settimana. Ma non lo sono e l'apparenza é una fottuta mentitrice. Proprio ciò che sembrava (loro amanti) ma non era li aveva fatti riunire ma anche gli aveva incasinato non poco la vita.
Ecco, ma perché amanti? Questa volta non ci aveva capito veramente niente. Avevano accusato lei di complicità nell’omicidio di questo Marchetti, e Gaetano del rapimento di Roberta… ma cosa c’entravano, cos’avevano in comune i due casi, per spingere le televisioni a dipingerli come i futuri Paolo e Francesca, o meglio forse Bonnie & Clyde? In più quello suo era gestito dai caramba, mentre quello di Gaetano dalla pula. Sempre sbirri erano, le ricorda la voce della sua professoressa, con la quale ogni tanto si sorprende ancora a parlare, nella sua mente.
Pur se impegnata con pensieri dello stesso tenore, che per una volta decide di non esternare con lui, Camilla si alza per prima dirigendosi verso il lavandino con un po' di stoviglie miste ma Gaetano le blocca la mano che sta per aprire l'acqua, rischiando di far cadere tutto e frantumarsi sul pavimento. -Lascia almeno che lavi i piatti, sono tua ospite, mi dovrò pur sdebitare in qualche modo- lo dice innocentemente ma ormai l'uomo é indirizzato verso un unico lido e non riesce a fermarsi. Non é che la desidera solo in quel modo ma... So io come vorrei che mi ripagassi ma non perché io lo desideri significa che non sappia che è per lo meno in parte sbagliato.. però Camilla, ti prego! Non fare così o non risponderò di me. Pensa a Torre con la calzamaglia, pensa a Torre in pigiama, si ripete cercando di deconcentrarsi dal suo punto fisso. Ignara, la donna lava piatti & co con le maniche fin sui gomiti, dandogli le spalle (e non solo, pensa Gaetano per poi da solo darsi del maniaco).



Spazio autrice:
ecco un capitolo che è più una scommessa. Un Gaetano particolarmente "attivo" a livello mentale, una Camilla un po' troppo stuzzicante... tutto frutto dell'unione delle aspirazioni dei personaggi di PAP (5a serie), con i pensieri molto più espliciti dei personaggi della Oggero.
La canzone che canta Camilla è ovviamente il Kobra di Donatella Rettore.
Le successive citazioni provengono da: Lo stretto indispensabile (Il libro della giungla), S.E.X. dei Nickelback.
Spero di non aver troppo stravolto i personaggi (ora è comprensibile la scelta di aver messo OOC tra gli avvertimenti ;) ) ho cercato di immaginare le dinamiche di sviluppo del loro rapporto in una situazione in cui entrambi si sento braccati e un po' di leggerezza (cantare) non può che essere ben accetta. Confesso che io stessa mi sentivo strana a scrivere la parte di Camilla canterina (e che canterina!) ma spero di esserne uscita decentemente. Dopo tutto, certi suoi sogni, non erano meno spinti, solo che restavano nella sua testa...

Angy

 

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Capitolo 7
*** Sei tutto ciò che ho ***


Sei tutto ciò che ho

 

-Bene, ma adesso che facciamo?- domanda lei frenetica.

-Ma tu non ti riposi mai?- chiede lui disperato. Camilla smania dalla voglia di risolvere questo caso, tuttalpiù il fatto che sia direttamente coinvolta. -No, Camilla- le dice con tono quasi paterno ma non gli riesce bene. Lei si limita a sbattere le ciglia con fare indifferente, quindi lo fissa.

-Ci siamo dentro insieme ma io voglio uscirne- puntualizza con tono deciso.

-Io invece no, voglio rimanerci invischiato completamente!- scuote la testa -Camilla, se ci beccano a indagare é la volta buona che mi mandano a spasso... e ti deportano.- sospira scocciato sedendosi sul divano, lei fa lo stesso sul tavolino perfettamente davanti a lui. -Non possiamo, non dobbiamo e non dovremmo neanche volerlo.-

-Anche altre cose non avremmo potuto, dovuto volerle...- gli rinfaccia direttamente -...non ho bisogno del tuo aiuto, me la caverò da sola.- Gaetano ride di quella ragazzina troppo orgogliosa con la passione del giallo. -Che c'è? Sei tu che hai spesso usufruito del mio aiuto e non il contrario!- lui non dice niente ma lei nei suoi occhi vede il trailer che sta scorrendo nella sua mente: lei che lo abbracciava disperata, lui che la consolava, la sopportava e l'aspettava...

-...Un po' mi mancano i tempi in cui dopo aver detto qualcosa ti scusavi dandomi del lei... almeno ero un'autorità.- Camilla non risponde, non é neanche sicura che ci sia un'allusione, vede solo il dolore dell'uomo per l'accusa (e la conseguente perdita del ruolo) e in parte anche per lei.

-Gaetano, stai tranquillo! Recupererai il tuo lavoro e tornerai a essere il commiss... vicequestore Berardi, tu poliziotto e io la professoressa...-

-Basta, chi vogliamo prendere in giro? Non saremo mai solo il poliziotto e la prof, non almeno in tempi brevi.- Camilla abbassa gli occhi come colta in fallo. -...promettimi che non indagherai su questo caso, solo questo.- le prende le mani ma lei le ritrae immediatamente. -Niente dita incrociate dietro la schiena... Camilla, io non sono tuo marito- contemporaneamente dispiacere, ironia, rimprovero in questo ordine.

-Non ti posso promettere niente. Non dipende solo da me! Hai presente Eracle, Edipo...? Non dipende solo dal povero sfigato di turno ma anche dal Fato, Zeus, destino, Dio o come lo si voglia chiamare! Io posso provare a non indagare ma loro verranno a cercare me quasi sicuramente. C'è qualcosa di superiore dietro a ciò che ci succede? Non lo so, ma tu stesso hai ripetuto molte volte che non credi nelle coincidenze... ecco! Prendi questa come prova che io sono legata al giallo senza per forza che ciò mi conduca a te: quando eri via e io sono tornata dalla Spagna single- Gaetano si maledice mordendosi le labbra per trattenere ingiurie contro sé stesso che non avendo il dono dell'onniscienza non ha potuto saperlo per cogliere l'unica possibilità concreta che ha avuto in questi anni. Non ricorda subito alcuni particolari: Eva, Tommy. -insomma, ho trovato un altro al tuo posto (in tutte e due i sensi) e ho conosciuto Marco- più rimpianto o gelosia? -eppure anche senza il tenebroso Berardi, le indagini hanno continuato a far parte della mia vita.-

-Ok, Camilla, lo posso capire ma io vorrei solo proteggerti, proteggere entrambi. Lo capisci?- lei annuisce decisa.

-Certo che lo capisco, l'ho sempre capito che ti piace fare l'eroe dall'armatura splendente, senza macchia e senza paura.- Gaetano dovrebbe prendersela ma sorride immaginandosi in calzamaglia.

-Mi stai prendendo in giro?- domanda retorica.

-Dai, smettila. La finiamo con questo interrogatorio, comiss..- lui la guarda ridendo.

-Proprio non ti entra in testa, eh?-

-No- scuote la testa -per me resterai sempre il mio commissario.- si rende conto di quello che ha detto e vorrebbe cambiare versione, ma è troppo tardi e sarebbe troppo ridicolo. Gaetano fa quella cosa che la manda fuori di testa, avvicinandosi al suo viso le sussurra sulle labbra:

-Tuo?- lei non respira guardandolo e a voce appena percettibile, quasi ultrasuono, risponde:

-Mi sono sbagliata...- lui fa segno di no con il dito.

-Eh no, volevi proprio dire tuo commissario... comunque anche tu sei la mia prof prediletta.- sussulta a quell'aggettivo perché è lo stesso usato dal suo primo fidanzatino serio la prima volta che l'ha vista. L'uomo si accorge di questo sbalzo e le accarezza affettuosamente la spalla. -Non hai niente da fare?- le chiede con fare pensieroso.

-Direi di no, e tu?- ribatte lei rapidamente e con fare ironico.

-Nemmeno. Quindi...- quei puntini di sospensione sono pericolosi eppure magici come l'attimo prima di un bacio, ma anche di essere investito da un tram. -...se ce ne andassimo a fare un giro?- la prima reazione di Camilla é un sorriso divertito. Meglio di niente! pensa lui.

-E dove, vicequestore?- sottolinea apposta il grado. Gaetano ridacchia, sembrano due diciottenni poco tempo prima o dopo la maturità. Risponde con qualcosa di totalmente inaspettato. -Rotta per casa di Dio, stiamo volando alla festa!- canta a cappella perfettamente intonato.

-Ehm... cosa dovrei dedurre da questo?- domanda lei imbarazzata al posto suo. Lui le prende la mano e gliela apre, all'altra chiude due dita quindi le mostra il risultato -8...- lo ripete -...8...- poi di colpo capisce e prima che lui agisca esclama -3. 883.-

-Vedi che sei perfetta come investigatrice, commissaria Baudino?- Camilla ride e poco tempo dopo, superata la questione del poter allontanarsi dalla città in quanto non ancora ufficialmente iscritti nella lista degli indagati, sono sull'auto di Gaetano, musica a palla, overdose di 883/Pezzali.

-Ma come hai fatto a sapere che ci sarebbe stato anche Max?- chiede lei ancora stranita dal corso degli eventi. Era davvero tornata ragazzina e si stava dirigendo a un concerto di uno tra i suoi cantanti preferiti col suo fidanzatino. Si sentiva in questo modo. -Ma l'hai mai visto il video?- domanda canticchiando benvenuti al dream hotel! Gaetano non fa altro che ridacchiare felice e spensierato con accanto la persona che ama. -É una figata pazzesca! Direbbe mia figlia.- si appresta a correggersi.

-Sí, l'ho visto...- risponde dolcemente lui, violando le norme di sicurezza e guardandola per un attimo in questa nuova veste. Lei sorride imbarazzata.

-...scusa, non so cosa mi stia succedendo! È che le sue canzoni sono così pure e naturali che mi riportano indietro a quei tempi...-

-Non devi scusarti di niente! Sei ancora più bella quando ti sciogli dalla formalità... che facevi nel lontano 1995?- domanda poi, lei resta stupita che conosca addirittura l'anno Allora é un estimatore anche lui!

-Non avevo ancora Livietta ma ero giá sposata... era ancora quel magico periodo dei primi anni, quando ti trovi davanti delle difficoltà pensi al cavaliere che sconfigge il drago per liberare la principessa e non gridi addosso all'altro anche solo per tensione!- Camilla sospira e Gaetano, fermo al semaforo, le posa una mano sulla sua come segno di conforto. In questi momenti dovrei esultare perché sta praticamente dicendo che il suo matrimonio é k.o. ...invece mi sale il dispiacere pensando a quanto sia stata male lei, indipendentemente da noi -Tu?- l'uomo assume un'aria pensosa.

-Sai che non me lo ricordo? Sono passati 18 anni... mi sa che ero agli inizi... la prima promozione seria.-

-Ti sei distinto subito dalla massa!- lo prende in giro lei. Gaetano sorride, non sta facendo altro da quando sono partiti, eppure non ha problemi... anche se può sembrare banale continuare a farlo.

-Ce l'hai una foto di quei tempi?- domanda a bruciapelo.

-Mia? Qui?- dopo l'iniziale stordimento la donna, riprendendosi, cerca nella borsa il portafoglio e da quest'ultimo estrae un quadratino piuttosto consumato. -Te lo faccio vedere alla prossima sosta, però.- sentenzia con tono tutt'altro che serio, ma continuando a prenderlo in giro.

-Miseria quanto eri già bella!- sarebbe stato più appropriato un "ammazza quanto eri figa!" ma non é nel suo stile.

-Ho fame.- Camilla deve aver bevuto qualcosa che le ha dato la testa, oppure il loro sugo era drogato. -Quanto manca?- chiede con tono leggermente scocciato.

-Tanto- risponde solamente lui per fortuna così posso stare più tempo con te! Altrimenti non posso mai stare con te. Non eravamo mai stati così tanto tempo insieme senza che un telefonino suonasse, qualcuno precipitasse da altezze, mariti o amanti sparse qua e là..

-...non hai elaborato nessuna ipotesi sul nostro caso?- Eccola! lo guarda innocentemente in attesa.

-No e neanche tu dovresti... ma possibile che dobbiamo avere sempre come terzo incomodo il mio mestiere?- a questo sfogo di Gaetano, lei reagisce in uno dei grandi classici femminili. Vedendola muta che guarda in basso immediatamente si pente. -Lo sai cosa intendevo!-

-Anche tu come Renzo odiare questo mio vizio, non l'avrei mai immaginato!- esclama con tono deluso.

-Odiare, Camilla?- se fosse diverso avrebbe le lacrime agli occhi, ma il suo dolore é privato e resta dentro di lui. -No! Io non odio affatto la tua passione- la corregge -io la amo. La amo, prima di tutto perché senza di questa non so se ti avrei mai conosciuto, in secondo luogo mi hai sempre aiutato moltissimo e io spero di averti dimostrato in tutti i modi la mia gratitudine.- lei sorride, non é abituata a sentirgli dire così tante cose insieme, i discorsi lunghi sono inusuali per Gaetano. -Non sono geloso della tua capacitá. Vorrei averla? Certo, mi sarebbe utile. Ma se per averla dovessi sacrificare te, allora no. Penso di non essere un agente completo proprio perché, le tue abilità, tu, mi completi.- é una specie di dichiarazione, la migliore che abbia ricevuto dopo quella per il suo matrimonio. É commossa ma le lacrime non sono mai state il suo forte, forse ne ha versate troppe in gioventù.

-...grazie... mi spiace ma non mi viene altro da dire... mi fai sentire che ancora valgo qualcosa proprio mentre tutto il resto cerca di persuadermi del contrario.- lui sorride ma fa molta più fatica di lei a trattenere le lacrime, allora furbescamente conoscendo più o meno l'ordine delle canzoni, ne cerca una finché non la trova.

Avrei voluto essere un bravo studente, un bravo figlio, un bravo fidanzato... o almeno uno dei tre... avrei voluto andare via quando questa cittadina l'ho sentita stretta addosso, non la credevo più mia... Gaetano canta con una tale malinconia che Camilla non può fare a meno di leggerci il dolore che ha provato nel corso della sua vita e qualche lacrima scorre sulle sue guance. Per fortuna lui sta guardando fisso verso la strada e quindi non può notare la sua reazione. O questo é per lo meno quello che crede la donna, in realtà lui si é accorto ma non sa di preciso cosa sarebbe la cosa migliore da fare.. o forse sì: continuare a cantare. Avrei voluto stare anch'io in un posto dove il mio destino non fosse già scritto... poi ho capito che dovunque andassi io c'ero sempre, ero sempre con me...

-Gaetano... l'altro giorno te l'ho detto, non so neanche perché... forse sono rimasta troppo sorpresa, ma canti veramente bene. Hai una bellissima voce, un'ottima dizione... e un'affascinante accento. - forse non gli aveva mai fatto tanti complimenti in vita sua come quel giorno, lui invece non faceva che dirle o farla sentire sia bella che intelligente, arguta, speciale... importante. E anche se solo in debito della loro amicizia, pure lei avrebbe dovuto cominciare a fargli provare queste sensazioni, perché sono veramente un balsamo per la vita, un appiglio a cui aggrapparsi nei momenti di oscurità come questo...

Intanto la canzone sta per arrivare alla fine... Camilla mentre sente quell'uomo cantare metabolizza un pensiero che come succede spesso, da un po' le galleggiava nella mente senza avere la minima intenzione di affondare. Se sono giusto oppure no, se sono a posto o pessimo, se sono il primo o l'ultimo, ma sono tutto ciò che ho... se sono bravo oppure no, se se sono furbo o stupido, se sono scuro o limpido, ma sono tutto ciò che ho... tutto ciò che ho... comprende da un lato la profonda solitudine che ha vissuto Gaetano e si rende conto di tutte le volte che le l'ha abbandonato, del suo egoismo giustificato, di quando era scappata dopo che lui l'aveva consolata, o l'aveva illuso. Sì, perché deve almeno ammetterlo a sé stessa: non può pensare di dire la verità se pensa di essersi sempre comportata come moglie madre irreprensibile. Una madre irreprensibile non sarebbe andata a casa sua sospettando cosa volesse dirle e farle, o se ci fosse andata non sarebbe restata immobile fino all'ultimo sperando in quel maledetto bacio per poi togliersi dopo essersi lasciata sfiorare... sembrava un po' il gioco del vedo-non vedo, producente ma poco concreto. No, una donna coi piedi nelle sue sole scarpe gli avrebbe detto, vedendolo avvicinare "Mi spiace Gaetano ma non posso" e si sarebbe alzata subito. E se anche non fosse subito balzata in piedi per lo meno sarebbe fuggita immediatamente, non sarebbe rimasta a guardarlo guardarla sentendosi in colpa e soprattutto non avrebbe risposto sul perché non potesse baciarlo con "Non lo so" ma chiarendo che era sposata, aveva una figlia... un'altra vita che non lo comprendeva... Ma tutti questi se, se, e questo spropositato uso del condizionale e del congiuntivo! Chi voglio prendere in giro, lui o me stessa? Non me ne sono andata subito e ho reagito poco bruscamente perché temevo che se avessi fatto la cosa giusta l'avrei sicuramente perso...

Ma il suo pensiero fisso non era questo, seppur c'entrasse. Anche nei pensieri riusciva a perdersi per strada, anzi, peggio ancora, non c'è labirinto intricato quanto i meandri della propria mente. Insomma, sentendolo cantare quella canzone che aveva sentito moltissime volte si rende conto di una cosa nuova (é proprio vero che la nostra percezione funziona a livelli e ogni nuovo approccio rivela qualcosa di nuovo): la prima parte, tra vari pentimenti e desideri di essere diverso da quello che é, verteva sull'accettare sé stessi perché in fondo, l'unica compagnia che avremo sempre, per forza di cose, é la nostra. Infatti la compagnia più difficile da sopportare é la propria, che sia l'io in tutto e per tutto, coscienza o grillo parlante, inconscio, subconscio; succederà più di una volta nella vita di desiderare che quella vocina si spenga ma quando accadrà, sporadicamente, ci sentiremo persi. Questa si riassume in un modo semplice: solitudine. Quello che Camilla aveva sperimentato in università, quando era stata costretta a scegliere tra l'amicizia (ma nemmeno un'Amicizia con la A maiuscola) e lo studio che l'avrebbe portata a raggiungere i suoi obiettivi e l'indipendenza. Aveva preferito la solitudine e i risultati non erano poi così negativi. Si mette a ridere perché il filo dei suoi discorsi mentali le ricorda una frase di Oscar Wilde... "Spesso sostengo lunghe conversazioni con me stesso e sono così intelligente che a volte non capisco nemmeno una parola di quello che dico" sentendola ridere e non comprendendone la ragione, Gaetano si interrompe un attimo, ma è solo un attimo, appunto.

Avrei voluto in passato essere meno innamorato di chi non ha avuto alcun riguardo per me, e avrei voluto dare a te tutto quello che ho dentro e che io troppe volte ti ho negato senza sapere il perché, avrei voluto e solo Dio sa quanto ho cercato di tirare fuori ciò che sento... avrei voluto dirti che prego che qualsiasi cosa accada tu ci sia sempre, tu sia sempre con me... Contemporaneamente Camilla e Gaetano si rendono conto che quelle parole dovrebbe cantarle, dirle lei in ogni caso, così l'uomo tace per un attimo e in questo modo si rende conto che lei a bassissima voce gliele sta dicendo, guardandolo con la coda dell'occhio.

Riprende a cantare nel ritornello sentendo l'eco di ciò che dice: è la voce del suo amore che lo accompagna. Se sono giusto oppure no, se sono a posto o pessimo, se sono il primo o l'ultimo, ma tu sei tutto ciò che ho... se sono bravo oppure no, se se sono furbo o stupido, se sono scuro o limpido, ma tu sei tutto ciò che ho... tutto ciò che ho... tutto ciò che ho.. tu sei tutto ciò che ho... ecco il benedetto pensiero di Camilla: la prima parte dice "sono" la seconda "sei" (tu, l'altro)! Questo non può che significare che prima bisogna amare sé stessi per essere in grado di amare qualcun altro. Quante volte l'ha pensato e non ha avuto il coraggio di dirlo, questo perché sapeva che se si fosse chiesta "e io mi amo?" si sarebbe risposta negativamente... ma ora, adesso si ama davvero, ha imparato a corteggiarsi talmente bene che Dostoevskij sarebbe proprio fiero di lei!

-Questa canzone sarebbe proprio adatta per una ninna nanna... la parte finale intendo... cioè, forse non sarebbe il massimo per certe parole però... però deve essere bello sentirselo dire!- Gaetano non può sapere che lo sproloquio della donna dipende da un dibattito interno avvenuto in lei.

-Sei tutto ciò che ho..- dice con quel tono di voce deciso, fermo, eppure con sfumature di dolcezza e amore vero. Camilla però lascia che sia la parte raziocinante di lei a rispondere e come direbbe sempre il grande scrittore russo, non potrebbe fare cosa peggiore, perché in fondo la sua mente complotta per distruggerla. -Bugiardo.-

-Perché?- le domanda lui rimanendoci male. Possibile che anche a fare esplicitamente ciò che una donna chiede si fallisca ugualmente?

-Hai Tommy, é lui tutto ciò che hai!- l'uomo resta spiazzato.

-Peró...- lei lo blocca definitivamente com'è solita fare, come ha fatto qualche giorno fa quando stavano per baciarsi in casa sua, con Renzo fuori dai piedi, suo figlio e Potty che dormivano sul divano... e per fortuna che quel batuffolo di pelo li aveva interrotti, se no, date condizioni e umori, chissà cosa avrebbero rischiato di fare, davanti a quel piccolo innocente! Ecco, lui aveva preso il bambino in braccio per portarlo a letto e aveva detto "...e dopo" sperando di continuare il discorso ma lei lo aveva respinto dolcemente, come al solito. "Dopo vai a dormire anche tu, é meglio." Meglio? Ma chi può saperlo davvero cos'è meglio? Tanto ogni scelta comporterà la rinuncia più o meno consapevole a qualcosa. Io a lei però, non rinuncio!

-Nessun però, é lui la tua vita e l'unico perché che ti deve spingere all'azione...- Questo perché non stai con qualcuno da amare con la stessa quantità... pensa.

-Non discuto sul fatto che Tommy sia la priorità, ma deriva da me, é mio in un senso anche scientifico genetico, mentre l'amore per la donna della mia vita o quello per gli amici.. com'è che si dice? La famiglia te la ritrovi, gli amici te li scegli.. boh, non ricordo. Quello che vorrei dirti é che non ho solo Tommy... lui é la mia vita razionale ma tu...- ha paura di sentirgli dire quello che teme -tu sei tutto ciò che ho al di fuori della normalità, della logica ... e sei la cosa più bella..- ma lei non gli permette di concludere la frase.

-No, non lo dire.- sospira quasi scocciata. -Meglio se continui a cantare...-

-L'hai voluto tu.- le risponde come se fosse una minaccia, un avvertimento poco amichevole, conoscendo perfettamente l'ordine delle canzoni.


Angolo dell'autrice:
La canzone è ovviamente Tutto ciò che ho degli 883; la citazione che pensa Camilla è invece di Oscar Wilde

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