Natural Disaster

di Giulz95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Natural Disaster





Non sarebbe dovuto succedere così. Non era così che sarebbe dovuta finire. La sua vita avrebbe dovuto finire circondata da quelle poche persone che aveva a cuore, o in qualche meravigliosa avventura. Non sarebbe dovuta morire in una stupida catastrofe naturale a migliaia di chilometri di distanza da casa sua.
Il pavimento della stanza tremò sotto i suoi piedi lasciandola pietrificata per qualche secondo prima di infilarsi di corsa sotto la cornice della porta. Era cresciuta in mezzo ai terremoti, non erano nulla di speciale su a nord, ma le avevano assicurato che il Colorado non era zona sismica. I casi erano due: le avevano mentito, oppure questo era un colpo basso del destino.
Il suolo fece barcollare l’edificio, facendole perdere l’equilibrio e costringendola ad afferrare la cornice per tentare di mantenerlo.
Oh cavolo, pensò mentre la struttura iniziava ad oscillare pericolosamente, Sto per morire.
Riuscì a sentire il panico delle persone fuori dal suo appartamento all’unisono con uno spaventoso rumore di rottura. Alzò lo sguardò verso il soffitto e si accorse che stava per collassare. Cercando di non cadere, afferrò i beni essenziali più vicini a lei –medicinali, cibo in scatola, un cambio di vestiti.- , lì infilò in una borsa e scattò verso l’uscita. Ti prego, fa che ne esca viva.
Riuscì ad arrivare nei corridoio del condominio, scivolando e barcollando sopra il pavimento instabile, realizzando che l’intero edificio stava per cadere su se stesso.
Avanti, avanti, muoviti!
Era quasi arrivata alla porta quando il soffitto, mosso da un fremito, le collassò addosso, un grosso pezzo di muro la colpì sulla testa abbastanza forte da farle perdere i sensi.
Cazzo, è così che finisce.
La sua vista si appannò, il suo battito cardiaco a coprire i lamenti dell’edificio.
Sarebbe bastato solo un altro passo.
Solo uno.
Solo…
Un altro…
Passo…
L’oscurità la inglobò mentre le urla della gente oltre l’uscita si spegnevano in dissolvenza.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

Launa si svegliò lentamente. Le tempie le pulsavano causandole un forte mal di testa. Ma che diavolo è successo? Cos’è, l’effetto di una sbronza?
Non berrò ai più in vita mia.
Si costrinse ad aprire gli occhi e si diede un’occhiata attorno. Si sentiva stremata, come se avesse nuotato in un vasetto di miele. Si sarebbe aspettate di vedere l’interno della sua stanza, ma rimase scioccata quando si accorse che intorno a lei c’erano solo detriti e le rovine degli edifici sulla strada. “Ma cosa cazzo…?” Mormorò spalancando gli occhi in stato di shock. Cercò di alzare il braccio per controllare se aveva qualche taglio dietro la testa dove il calcinaccio l’aveva colpita, ma si rese conto che il suo intero corpo era coperto dalla carcassa di una parete.
No, no, no, non bene. Controllò ogni arto, sentendosi leggermente sollevata al pensiero che in qualche modo se l’era cavata senza nemmeno un osso rotto.
No, sei soltanto incastrata sotto il peso del muro del tuo condominio, e probabilmente morirai qui. Yay, positività.
Launa respinse il sarcasmo negativo nel retro della sua testa, ritornando a concentrarsi sul suo istinto di sopravvivenza.
Provò ad usare la forza ma senza l’ausilio delle braccia non sarebbe mai riuscita a sollevare il detrito sopra di lei. Cercò di alzare le ginocchia ma il suo stivale destro era rimasto incastrato in qualche modo, impedendole di muovere la gamba. Okay, devo solo liberare il piede, pensò, preparando una lista mentale di cose da fare per uscirne viva, e ritrovare la borsa che ho preparato prima. Pssh, buona fortuna.
Taci. Si riprese da sola duramente, mettendo effettivamente a tacere i pensieri negativi del suo cervello. Provò a muovere l’altro braccio, quasi piangendo per il sollievo quando scoprì di riuscire a muoverlo con facilità. Se qualcuno riuscisse a vedermi, forse potrebbe aiutarmi ad uscire da qua sotto.
Trattenne il fiato sperando di sentire qualcosa, ma fu inutile: nemmeno una mosca. “Ehi?” Chiamò, combattendo contro il dolore alla testa. Di nuovo inutile, comunque. Da quello che riusciva a vedere, non c’era nessuno nei paraggi. Probabilmente sono stati già tutti evacuati.
Improvvisamente si sentì ribollire di rabbia. Lei era viva, maledizione, ma probabilmente sarebbe morta adesso, perché chiunque sarebbe stato uno stupido a tornare indietro per cercarla. Urlò nella disperazione, scuotendosi contro il muro che la teneva a terra, sperando che la rabbia la aiutasse in qualche modo.
Voglio solo andare a casa, pensò, sentendo le lacrime lasciare i suoi occhi. Era terrorizzata all’idea di morire. Non era un’avventura per la quale era pronta. Voglio solo rivedere mia madre. Non voglio morire da sola.
Launa rimase immobile, appoggiando la testa sul suo avambraccio, cercando di calmarsi. Impazzire non sarebbe stato per niente d’aiuto. La paura la lasciò in uno stato di paralisi, e la ragazza chiuse gli occhi pregando quanto mai aveva fatto prima. Pregò chiunque, qualunque dio le venisse in mente, perché la aiutasse a salvarsi.
Ovviamente non funzionò, ma proprio quando la speranza cominciava ad abbandonarla, le sue orecchie raccolsero un suono impercettibile in lontananza. Trattenne nuovamente il fiato. Veniva dalla sua destra, oltre un altro ammasso di detriti. Passi. Passi pesanti, definitivamente umani e –data la cadenza e il tempo tra un passo e l’altro.- un uomo adulto. O una donna enorme.
“E-“ Iniziò, prima di soffocarsi con l’arsura della sua gola. Per quanto tempo era rimasta lì sotto? Ore? Giorni? “Ehi!!”
I passi esitarono prima di ricominciare più lentamente, e improvvisamente un paio di stivali neri comparvero nel suo campo visivo. Una voce riempì il silenzio, suonando definitivamente preoccupata, “E-Ehi? C’è qualcuno?” Chiunque fosse, era molto nervoso, come avesse paura di rompere il silenzio.
Launa agitò di nuovo il braccio, riacquistando la sensibilità nell’arto. “Qua! Sono bloccata sotto la parete!” Tastò il suolo tentativamente e quando si ritrovò in mano una roccia la lanciò alla cieca verso la sua direzione.
“Ow!”
Fantastico, Launa. “Cazzo! Scusa! Non volevo colpirti!”
Vide gli stivali avvicinarsi velocemente verso di lei. “Tranquilla.” La sua voce più chiara ora che era più vicino. “Credo… Credo di riuscire a vederti. Tutto bene? Qualcosa di rotto?”
“No.” Rispose lei, alzando il pollice “Tutto bene. Sono solo incastrata. Pensi di riuscire ad alzare i detriti, in modo che possa uscire da qua sotto?”
L’uomo esitò, prima di abbassarsi per guardarla in viso, il suo contornato dalla luce del sole. “Okay.” Sorrise, prima di alzare lo sguardo sulla parete sopra di lei. “Sì, dovrei farcela. Dimmi se ti fa male qualcosa.”
“Okay.” Lo guardò piegarsi sulle ginocchia e sollevare il peso dal suo corpo, ruggendo per la fatica. Si mosse non appena riuscì a muovere le gambe, sollevata nel ritrovare la borsa a pochi centimetri da lei, e strisciò da sotto i detriti prima di afferrarla e mettersela sulle spalle.
“Sei fuori?” Chiese lui, senza guardarla.
“Sì, sono fuori.” Lasciò cadere la parete a terra, sospirando e pulendosi le mani sui jeans, girandosi per guardarla alzarsi in piedi. “Grazie mille. Ti devo un grosso favore.”
Rise sommessamente, passandosi una mano tra i capelli scuri. Launa si prese un momento per studiarlo. Ah, però. Ringraziò chiunque stesse ascoltando innanzitutto per averle mandato un salvatore, e in secondo luogo per aver fatto sì che fosse anche attraente. Le sorrise caldamente, i suoi denti bianchi e allineati. “Non preoccuparti.” Disse, e lei notò la profondità della sua voce. Ah, però! “I dispersi devono rimanere uniti, no?”
Launa si scrollò di dosso la totalmente non necessaria e completamente inappropriata alla situazione ammirazione. “Sei svenuto anche tu?”
“No,” Rispose, passandosi una mano sul collo. “No, sono solo rimasto bloccato dietro ad un muro. Sono usciti tutti prima di me e… Beh.”
Si ritrovò a sorridere. “Hey, succede.” Ad un tratto la voce di sua madre le risuono nelle orecchie. Dove sono le tue buone maniere? “Oh, cazzo, scusa –Sono Launa.” Gli porse la mano e lui la strinse, ancora una volta con un largo sorriso.
“Avi. E’ un piacere conoscerti.”
Ritrasse la mano e rimase immobile per qualche secondo, risentendo della situazione imbarazzante. Cosa si dice a chi ti ha appena salvato la vita? “Allora… Bel clima, eh?”
La risata di Avi risuonò nel silenzio. “Oh, sì!” Annuì. “Apocalittico. E’ piacevole cambiare ogni tanto.”
Launa sorrise mentre iniziavano a camminare senza meta lungo quel che rimaneva della strada. Se questa doveva essere la grande avventura alla quale aveva sempre sognate di partecipare, allora era immensamente grata che la persona con cui la doveva condividere avesse un buon senso dell’umorismo.
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***





 
Il silenzio che impregnava l’aria era pesante e innaturale. In realtà non era mai stata una città molto caotica, ma vederla così faceva certamente un certo effetto. Launa e Avi camminavano per le strade, tenendo gli occhi ben aperti per qualsiasi segno di vita, chiamandolo occasionalmente a voce alta. Ma non c’era nessuno, la città era deserta e il silenzio che rispondeva mandava brividi lungo la sua spina dorsale. Non era abituata a tutto quel silenzio, e lo trovava soffocante
Pensarono di controllare una degli edifici, il che fu probabilmente la loro peggior decisione. Una parte del tetto era collassata all’interno, intrappolando uno sfortunato sotto di esso. Launa si allungò, provando a cercare il respiro e il battito, fermandosi a guardare lo sguardo vuoto fisso verso il soffitto e accettando silenziosamente la realtà della situazione. Avi lo realizzò più o meno nello stesso momento, e lo sentì voltarsi di schiena soffocando un conato di vomito alla vista della pozza di sangue sotto la vittima. La ragazza si allungò di nuovo verso il cadavere chiudendogli le palpebre e ringraziandolo anticipatamente per quello che avrebbero trovato dentro casa sua.
“Stai facendo razzia?” Avi le chiese una volta riacquistato il fiato, ancora pallido in volto.
“Sono sicura che non se ne lamenterà.” Aprì uno degli armadietti trovandoci dentro un barattolo di ostriche sott’olio. “Bleh.”
Si allontanarono dalla casa, costringendosi a non voltarsi di nuovo verso il cadavere. Launa aveva letto e guardato un sacco di cose riguardo a come sopravvivere ad un evento apocalittico, ma non avrebbe mai creduto che le sarebbero ritornate utili. Tutto sembrava avere un tono di grigio, una sensazione di polvere e sabbia, come se l’intera vita della città fosse stata risucchiata  dal terreno.  La mano di Avi le si posò su una spalla stringendola leggermente, salvandola dai suoi pensieri. “Stai bene?” Chiese, la sua voce impregnata di preoccupazione.
Launa riuscì a fingere un sorriso. “Sì.” Si sfregò le braccia. “Voglio dire, sono viva e in compagnia. Direi che sto relativamente bene. Tu?”
Avi sorrise di riflesso. “Circa lo stesso, direi.”
Continuarono uscendo dalla zona residenziale. “Dovremmo procurarci altri medicinali, se ne troviamo.” Disse lei, puntando ad un supermercato. “Vieni?”
Lui annuì. “Qualcuno dovrà pur guardarti le spalle.”
“Dubito che ci sia qualcuno o qualcosa lì dentro che mi sbucherà davanti.” Ironizzò.
“Hey, non sottovalutare i film horror. Secondo le loro regole, ora che hai detto così sarai la prima a morire.”
Launa non riuscì a fare a meno di sentire una punta di paura. Odiava gli horror, specialmente quelli che trattavano paesaggi apocalittici infestati dagli zombie. “Sì, d’accordo.” Sospirò, avvicinandosi all’edificio instabile. “Non sfiderò il fato.”
“Stai sfidando il fato anche mettendo piede qua dentro, lo sai questo vero?” Disse lui, fissando l’ingresso.
“Grazie, mamma.”
Avi rise. “Prego. Fai attenzione, okay?”
Launa gli sorrise guardandolo da dietro la spalla. “Tu guardami le spalle.”
Si fecero largo con cautela attraverso i detriti al reparto medicinali e iniziò a riempire la sua –fortunatamente spaziosa- borsa di antidolorifici e bende. Mormorò qualcosa in merito al dover trovare un’altra borsa e lui si allontanò alla ricerca di essa.
“Allora,” fu lei a rompere il silenzio. “Avi.”
“Hmm?” Rispose lui, infilando degli spazzolini da denti nel nuovo zaino.
“Chi è che chiama il proprio figlio Avi?” Lui la guardò quasi offeso, e lei si affrettò a spiegarsi meglio. “Voglio dire, è un diminutivo?”
Lui aggrottò la fronte prima di voltarsi di nuovo.
“Avriel.”
“Avriel?” Ripeté, pronunciando il suo nome correttamente e guardandolo attentamente. Gli si addiceva. “E’ carino. Sembra un nome uscito da una fiaba per bambini. O un angelo, o qualcos’altro.”
“Smettila.” Rise lui, dandole la schiena e Launa sorrise notando la punta delle sue orecchie assumere un tono di rosso chiaro. Era veramente attraente: i capelli scuri erano lunghi abbastanza da coprire il suo collo e sembravano contornare il suo viso assieme alla barba curata che correva lungo la sua mascella, infoltendosi sul mento e sopra il labbro superiore, mentre i suoi occhi erano di un verde brillante. Guardò la linea delle sue spalle mentre si allungava verso una bottiglietta di qualcosa prima di ritornare in se stessa. La fine del mondo non era il momento adatto per pensare a quel genere di cose.
“E Launa? E’ un diminutivo?”
“Nah. Solo Launa.” Scosse la testa provocando la caduta di alcune ciocche di capelli rossi sui suoi occhi. Nota per me: trovare degli elastici per capelli.
Stavano per uscire dal negozio quando un cigolio li obbligò a fermarsi. Alzarono gli occhi al soffitto contemporaneamente e Launa riuscì a sentire la paura dell’uomo rispecchiare la sua mentre osservavano una crepa correre lungo il soffitto. Le prese la mano e la trascinò vero l’uscita. Cazzocazzocazzo!
Si fermarono ad una distanza di circa dieci metri dall’edificio, girandosi per vederlo collassare su se stesso in una nuvola di polvere. Rimasero perfettamente immobili e in silenzio, le mani ancora strette l’una nell’altra, fino a che non lo sentì ridacchiare nervosamente.
“Beh.” Iniziò. “Almeno abbiamo finito di fare compere prima che il negozio chiudesse.”
Launa si piegò in due tenendosi colta da una risata rumorosa. Wow, l’adrenalina fa cose pazzesche al corpo umano. “Amico,” disse, asciugandosi le lacrime dagli occhi. “Questo sì che è sdrammatizzare.”
Avi le sorrise. “Hey, a che serve vivere se non hai intenzione di godertelo?”
Rimosse la mano dalla sua per posargliela sulla spalla. “Non hai tutti i torti, ragazzo.”
“Ragazzo?” Aggrottò di nuovo la fronte. “Ho 24 anni.”
“Sei più grande di me.” Disse ricominciando a camminare. “Io ne ho 21.”
“Hai a malapena il permesso di bere?”
“E me lo sto godendo.”
 
Launa appoggiò la schiena contrno un muro, sospirando e cercando di rilassare le spalle liberandosi dalla pesante borsa che cadde a terra con un tonfo. “Bene, e adesso?” chiese senza aspettarsi una risposta.
Lui alzò le spalle avvolto da un lungo trench marrone che aveva trovato all’interno di una vetrina distrutta. “Beh,” Iniziò lentamente, la sua profonda voce riempiendo il silenzio attorno a loro. “Credo che mi dirigerò verso Ovest. Ho amici e famiglia in California, e probabilmente gli altri superstiti si staranno dirigendo verso una fonte d’acqua.”
“Probabilmente sì.” Il suo cuore si strinse alle parole dell’uomo. Non sapeva dove andare, anche se fossero rimasti insieme. Cosa avrebbe fatto senza di lui?
Avi si sedette accanto a lei, osservandola intrecciare i suoi capelli alla francese. “Vuoi venire con me?”
Launa si voltò verso di lui. “Davvero?”
Lui sorrise di nuovo –sorrideva molto, la ragazza aveva notato.- “Si, davvero. A meno che tu non abbia un altro posto dove andare.”
“No,” Disse legando la fine della sua treccia con un elastico. “in realtà no. L’unico posto dove potrei andare è a NordOvest, quindi in ogni caso faremmo la stessa strada.”
“Un lunga strada.”
“Fortunatamente Il Signore Degli Anelli mi ha preparata per questo durante la mia infanzia.”
Lui annuì saggiamente. “Oh, Tolkien, grazie per averci istruito in vista per l’apocalisse in cui le nostre giovani persone si sarebbe ritrovate dopo una decina d’anni, ricordandoci che camminare è sempre una parte fondamentale per la sopravvivenza.”
“Sei divertente.” Gli disse, tirando fuori una bottiglietta d’acqua. “E’ un punto a tuo favore.”
“Ti piace Il Signore Degli Anelli,” Rispose lui, alzando un sopracciglio. “Anche questo è un punto a tuo favore.”
Ridacchiarono per un momento prima di tornare in silenzio. Era facile andare d’accordo con lui e si ritrovò di nuovo a ringraziare il fatto di essersi ritrovata un compagno di viaggio così piacevole. “Si sta facendo buio.” Accennò al cielo che stava assumendo una sfumatura di blu scuro.
“Dovremmo cercare di dormire.”
“Sì, ma dove?”
“Beh,” Avi si alzò dal terreno spazzandosi la sabbia dai pantaloni. “Potremmo cercare un luogo riparato qua fuori, oppure tentare in qualche casa abbandonata.”
Launa annuì, alzandosi e scrocchiandosi la schiena. “Buona idea.” Disse, prima di aggiungere. “Speriamo soltanto che non ci sia un’altra persona sventrata o decapitata al suo interno.”
“Grazie tante.” Rabbrividì lui.
“Prego.” Canticchiò la ragazza prima di camminargli di fianco.
 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***





 
Launa si svegliò lentamente, colpita dalla luce del sole che entrava nella stanza. Ugh, detestava i mattini. Allungò il braccio verso la sua sinistra per controllare l’ora sul suo telefono, ma invece del duro legno del comodino, la sua mano entrò a contatto con una superfice morbida e decisamente animata. Saltò leggermente dalla sorpresa chiedendosi il motivo per cui un uomo russava nel suo letto, ma poco un secondo tutte le tornò alla mente come un elastico. Il terremoto, la paura, l’essere rimasta incastrata sotto la parete,  l’aiuto di Avi e la razzia della città in cerca di qualunque cosa avesse potuto tenerli in vita. E i corpi senza vita. Launa rabbrividì alla memoria.
Gesù,  pensò passandosi il palmo delle mani sugli occhi, ne ho vista di roba. Si alzò aggiustandosi i jeans che si erano stortati durante la notte, soffermandosi su come solitamente avrebbe ripudiato anche solo l’idea di dormire nel letto di uno sconosciuto. Ma cosa avrebbero dovuto fare? Avevano litigato per un po’, entrambi insistendo perché l’altro prendesse il letto, ma in realtà erano troppo spaventati per rimanere soli, anche se nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso. E quindi si erano ritrovati a dormire nella camera matrimoniale della casa.
Launa si stirò la schiena, ammirando il modo in cui le onde scure dei suoi capelli si sparpagliavano sul cuscino. Si concesse un piccolo sorriso prima di ritornare a concentrarsi sulla situazione. Devi smetterla, ragazzina, si riprese, Ragnarok non aspetta per nessuno –specialmente per le cotte adolescenziali. Sospirò e sentì il suo stomaco lamentarsi. Ugh. Cibo.
Si abbassò cercando nella sua borsa qualcosa che potesse avvicinarsi ad una colazione ma l’unica cosa che le capitò in mano fu una lattina di spaghetti in scatola.
“Bingo.” Mormorò, uscendo dalla stanza e scendendo le scale verso la cucina sperando che il forno a microonde funzionasse ancora. Tirò un sospiro di sollievo quando l’elettrodomestico si accese con un ‘bip’. Aprì la scatola riversando il suo contenuto in una ciotola che aveva trovato in precedenza e la infilò nel fornetto.
“Caffè.” Canticchiò sussurrando. “Caffè caffè caffè. Dove sei caffè…?” Aprì tutti gli sportelli che riusciva a vedere, ma della bevande non c’era traccia. Proprio quando si sentì abbattuta, uno sbadiglio spaventoso la fece salta leggermente e voltandosi trovò Avi dietro di lei. Le sorrise arruffandosi i capelli.
“Giorno.” La voce ancora impastata dal sonno. “Stai facendo razzia anche in casa loro?”
“Sto cercando di qualsiasi cosa che contenga caffeina.” Rispose lei, arrossendo leggermente alla sua accusa –per quanto essa potesse essere vera. “Caffè, tè… Pasticche di caffeina.”
“Ugh.” L’espressione di disgusto che comparve sulla sua faccia la costrinse a reprimere una risata. “Detesto il caffè.”
“Detesti il caffè?!” Lui annuì, la comica espressione accigliata ancora sul suo viso. Launa alzò il dito verso la porta. “Fuori di qua. Non possiamo essere amici.”
Lui rise prima di accennare al microonde. “Come diavolo è possibile che ci sia ancora elettricità?” Si chiese. “Pensavo che la rete elettrica si fosse fermata.”
“Non ho intenzione di chiedere, ne tantomeno di lamentarmi.” Disse, aprendo lo sportello prima che suonasse di nuovo. “So soltanto che se dovremo giocare a Sam e Frodo fino in California, non sarà sempre così facile. Spaghetti?” Finì offrendogli la ciotola.
Avi scrollò le spalle. “Certo. C’è un’altra lattina?”
Lei gli passò la ciotola con un cucchiaio, prima di iniziare a scaldarne un’altra.
“Mmm. Salsa di pomodoro e finti noodles che puzzano di vomito. La colazione dei campioni.”
Launa fece un verso di disgusto. “Parli come mia madre.”
“Ed è una buona o una cattiva?”
Gli sorrise leggermente. “Di solito sarebbe buona. Fino a che non si parla di spaghetti in scatola. Ha sempre detto che puzzano di vomito.”
Avi grugnì ingoiando a fatica. “Beh, ha ragione.”
Lo colpì leggermente sulla spalla prima di recuperare la sua colazione. “Come ti pare, amico.”
 
Riunirono le loro cose velocemente prima di allontanarsi dalla casa e osservare la posizione del sole per decidere quale fosse la direzione giusta da prendere, incamminandosi verso ovest, ognuno di loro con una borsa in spalla.
“Sai,” Disse lei, rompendo il silenzio che si era venuto a creare fra i due. “Penso che dovremmo trovare un fiume e seguirlo. Ce ne dovrebbe essere uno che porta in California.”
Avi la adocchiò per un secondo prima di frugare nella tasca dell’ampio cappotto ed estrarne una mappa. “Buona idea.”
“Scusami?!” Si lamentò. “Ma ce l’hai sempre avuta?”
Scrollò le spalle. “No, l’ho recuperata dal negozio prima che crollasse.”
Molto velocemente individuarono più o meno il punto in cui si trovavano in Colorado e cambiarono direzione verso un corso d’acqua. Decisero di seguire quello al posto della strada poiché, oltre a portarli dove dovevano andare, avrebbe fornito loro tutta l’acqua di cui avevano bisogno. “Potremmo farla bollire prima di usarla.” Disse Launa, anche se non sapeva se quello sarebbe bastato a liberarsi dei batteri. Sperò soltanto di non sbagliarsi.
Una volta d’accordo, iniziarono a camminare verso il fiume Gran Hudson, facendosi strada tra detriti e increspature del terreno. Fu semplice trovarlo, fortunatamente, e continuarono a seguirlo verso Marble Canyon, in Arizona. Era un percorso relativamente dritto, cosa di cui Launa era grata.
Per l’ora di mezzogiorno, entrambi si erano liberati delle loro giacche e stavano sudando sotto il sole. “Ugh.” Si lamentò lei. “Possiamo fermarci un secondo?”
Avi mormorò un ‘oh, grazie a Dio’ prima di lasciar cadere il suo zaino a terra e piegarsi in avanti con le mani appoggiate alle ginocchia. “Hey,” la chiamò, “Hai ancora quei cosi per i capelli?”
Launa annuì, cercando nella sua borsa prima di lanciargli un pacchetto di elastici. Si lasciò andare contro il terreno, e una pietra colpì il retro del suo cranio. “Ow!” Lanciò il sasso dentro il fiume. “Fanculo i sassi.” Avevo già camminato per numerose ore ed erano arrivati solo a Fruita, o per lo meno a quel che ne restava. Sentì Avi sospirare in sollievo e girandosi per guardarlo sorrise al modo in cui aveva raccolto i capelli che gli cadevano sulla fronte in una mezza coda dietro la testa. Non riuscì a trattenere un risatina silenziosa.
“Cosa c’è di divertente?” Chiese, alzando il resto dei capelli permettendo al suo collo di raffreddarsi.
“E’ uno chignon.”
L’espressione accigliata occupò nuovamente il suo viso. “Hey, per me va più che bene. È meglio che continuare a farmi girare il cervello per togliermeli dagli occhi.”
Lei si girò sul suo stomaco, appoggiando il mento sulle mani. “E’ uno chignon.”
Avi sospirò in frustrazione prima di sedersi nella terra e tirare fuori una bottiglietta d’acqua dal suo zaino. Launa si spostò dal punto in cui era sdraiata quando sentì il calore della sabbia rovente passare oltre la sua maglietta e bruciarle la pelle sensibile. “Sarà sempre più caldo.” Le disse senza guardarla. “Sei sicura di voler continuare a viaggiare con me?”
La ragazza incrociò la braccia sbuffando. “Certo che ne sono sicura.”
“Non farlo per testardaggine.”
“Non lo sto facendo per testardaggine.” Lui si girò fissandola sospettosamente, sollevando un sopracciglio. “Non lo sto facendo per testardaggine!”
L’angolo delle sue labbra si alzò in un mezzo sorriso. “Okay.”
“Okay!”
Il silenzio tornò a farsi pesante tra i due e Launa decise di controllare le loro scorte. Cibo in scatola? C’è. Bottigliette d’acqua? Ci sono. Qualsiasi altro tipo di oggetto che le sarebbe inevitabilmente tornato utile dato che questo viaggio sarebbe probabilmente durato più di un mese? C’è e doppio c’è. “Hey, Avi?” Lui si voltò di nuovo a guardarla. “Dovremmo cercare un negozio che venda attrezzatura da campeggio, prima di avventurarci nel deserto, specialmente se vogliamo provare a bere dal fiume. Dobbiamo procurarci quelle pastiglie per purificare l’acqua.”
“Sì, giusto.”
Rimasero seduti per qualche minuto ancora, cercando di rinfrescarsi anche nel più esile soffio di vento che passasse, prima di riprendere il cammino lungo il fiume. “Vuoi passarmi qualcosa?” Chiese Avi, porgendogli la mano.
Launa scosse la testa. “Sono un’Irlandese ragazza di campagna, posso farcela da sola.”
“Irlandese, eh?”
“E Scozzese.” Aggiunse puntando alla treccia color rosso scuro. “E sono cresciuta con una nonna Norvegese, quindi mi dispiace per la cocciutaggine.”
Ciò lo fece ridere silenziosamente “Ho un sacco di amici a dir poco testardi. Penso di poter sopravvivere anche a te.”
“E tu?”
“Cosa? Se sono testardo?”
“No, no” Disse, spostando la sua treccia su una delle sue spalle. “Io sono Irlandese, blah blah blah… tu?”
“Oh.” Rispose, riaggiustandosi lo zaino sulle spalle. “Ebreo Russo.”
“Vedi?” Sorrise, colpendolo leggermente con il gomito. “Un’altra cosa che sappiamo su di noi.”
Avi rispecchiò il sorriso annuendo. “E un’altra cosa che sappiamo è che nessuno di noi due è stato fatto per questo genere di temperatura.”
“Cazzo, no.”
Se avessero continuato con questi amichevoli argomenti di conversazione, questo viaggio avrebbe potuto rivelarsi più che tollerabile, a dispetto delle bruciature da sole. Launa si ritrovò a sentirsi leggermente eccitata riguardo al resto del viaggio.
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***





 
Quando decisero di fermarsi per la notte si accamparono in una curva del fiume. Launa si lascio andare a terra, trovando quasi piacevole il dolore proveniente dalle sue gambe, dovuto allo sforzo incredibile durato un’intera giornata. Avi posò la sua borsa di fianco a lei e si allontanò osservando il terreno. “Dove vai?”
“A cercare della legna per il fuoco.”
La ragazza si schiari la gola per catturare la sua attenzione. “Che ne dici di questo?” Tirò fuori un accendino e un blocknotes dal suo zaino.
Avi aggrottò la fronte. “Non è sicuro, e non durerà a lungo.”
“Beh, è meglio che cercare qualcosa che non c’è.”
Dopo qualche minuto passato a costruire un riparo per le fiamme con delle rocce, Launa si ritrovò davanti una manciata di quegli strani cespuglietti che avevano incontrato lungo la strada. “Questi dovrebbero funzionare.”  Avi si inginocchiò accanto a lei, iniziando a preparare l’esca per il fuoco al posto della ragazza.
“Grazie.” Launa disse sottovoce, passandogli l’accendino e guardandolo intensamente accendere la pianta per posizionarla tra le altre già nel cerchio. Si morse il labbro e si maledisse mentalmente per aver ammirato la lunghezza delle sue ciglia troppo a lungo, il riflesso del fuoco acceso nei suoi occhi verdi. Smettila. Ti devi concentrare sul viaggio e su nient’altro.
“Tutto bene?” Le chiese Avi, alzando gli occhi sul suo viso. Lei chiuse gli occhi passandosi le mani sul viso.
“Sì, sì,” Mentì a metà. “Sono solo stanca. E ho mal di testa. Sono in crisi d’astinenza da caffeina.”
“Dovremmo avere dell’ibuprofene, no?” Lo sentì sporgersi dietro di lei e frugare nella sua borsa. “Aha. Ecco.” Riaprì gli occhi per trovarsi la bottiglietta davanti.
Launa lo ringraziò con un sorriso e lui annuì di risposta, tirando fuori dalla borsa la loro unica pentola e una lattina a caso.
“Va bene?” Chiese, tenendo la lattina alla luce per leggere il contenuto alla luce del fuoco. Dopo aver ricevuto l’approvazione della ragazza, iniziò a scaldare la pentola.
“Posso pensarci io.” Protestò Launa, sentendosi improvvisamente inutile. “Lasciami-“
“Ahh! No.” Avi la interruppe subito. “Tu prenditi cura del tuo mal di testa. Cerca di riposare, ti chiamo appena è pronto.” Si voltò di nuovo verso il fuoco, fino a quando non si accorse dei pugnali che gli occhi di lei gli stavano conficcando nella schiena. “…Cosa?”
“Mi sto sentendo inutile. Perché non vuoi che ti aiuti?” Rispose lei con espressione scocciata.
“Perché non stai bene.” Le spinse la spalla cercando di farla sdraiare. “Ora smettila di lamentarti e riposa. Ci penso io, non preoccuparti.”
Launa gli fece una smorfia prima di sdraiarsi dandogli la schiena.
“Ti ho vista.”
“Non hai visto niente. Cucina e basta.” Lo sentì ridacchiare a bassa voce.
Il loro vecchio amico silenzio tornò ad occupare il suo posto, accompagnato dal solo scorrere del fiume e dagli schiocchi delle fiamme. Launa non era abituata al suono della natura. Era senza dubbio una ragazza di città. I soli suoni della natura ai quali era abituata erano il silenzio della neve mentre cadeva e l’incessante gracchiare dei corvi e delle gazze che avevano fatto il nido dietro casa di sua nonna. Sorrise al pensiero della vecchia donna sporta dal balcone, urlando ai volatili di tacere, e improvvisamente sentì un’enorme onda di nostalgia pervaderle la mente.
“Non sei di queste parti, vero?” Avi chiese quasi sottovoce.
Launa scosse la testa. “No, vengo dal nord.”
“Hai detto,” Si fermò per un secondo, girando il contenuto della pentola che stava mantenendo sul fuoco. “Nord-Ovest. Quanto Nord-Ovest?”
“In che senso?”
“Voglio dire, sei di Washington, o più a Nord?”
“Oh, diavolo, no. Fanculo Washington.” Imprecò involontariamente. Odiavo quello stato, o meglio, odiava una particolare persona che ci viveva. “Molto più a Nord. Tipo Alaska.”
“Porca troia,” Imprecò sorpreso. “Cosa ci fai quaggiù?”
Launa sospirò girandosi sull’altro fianco, verso di lui. “Stavo facendo visita ad un amico, ho finito i soldi e non ho potuto tornare a casa.” Fece una piccola pausa prima di continuare. “Tu invece? Non parli come la gente di qui.”
Avi sorrise leggermente. “No, sono cresciuto in California. Vivo a Los Angeles.”
“Che culo.”
Alzò le sopracciglia, mescolando di nuovo. “Potrei dirti la stessa cosa. Non sono un grande fan del caldo estivo. Non è malaccio, ma preferisco di gran lunga l’inverno.”
“Mai stato ai confini del mondo?” Chiese lei, prendendo in giro il soprannome della sua terra natia. Lui assunse un’espressione delusa e scosse la testa.
“No, ma mi piacerebbe molto visitarla.”
Anche a me piacerebbe molto che tu la visitassi. Ignorò l’idiota nella sua testa. “In realtà può risultare piacevole,” Disse. “sai, se ti interessano la neve, gli alci, e un fottio di montagne.”
Avi annuì. “Infatti.” Si fermò avvicinando la pentola a sé. “A tavola.”

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Avi stirò gli arti sdraiandosi sulla schiena e Launa dovette resistere all’impulso di sorridere quando lo vide girarsi su un fianco. “Stai già andando a dormire?”
“Mmmmmmsì, penso proprio di sì.” Sbadigliò a lungo e rumorosamente prima di appoggiare la testa al suo gomito.
Launa si sporse all’indietro tenendosi su facendo leva sulle le mani appoggiate al terra, abbandonandosi alla sensazione di sonno da digestione. “Forse dovremmo stabilire dei turni di guardia. Più che altro per gli zaini.”
“Non penso sia necessario.” Disse girandosi verso di lei, facendo attenzione a non infilare un piede sulla pira accanto a lui. “Non abbiamo incontrato nessuno da quando ci siamo messi in viaggio. Dovremmo essere al sicuro dai ladri.”
“L’hai detto: stasera verremo derubati.” Rise lei, stirandosi la schiena e guardando verso l’alto. Il cielo era limpido e si abbandonò alla meraviglia guardando le costellazioni. Almeno quelle sono sempre le stesse. Riconobbe Orione e il Grande Carro, seguendole con il dito.
Dopo qualche secondo, Launa si voltò verso l’uomo sdraiato accanto a sé. Aveva gli occhi chiusi ma non stava ancora dormendo. Sospirò leggermente prima di sdraiarsi su un fianco, rivolta verso di lui. “Hai nostalgia di casa.” Osservò lui, e lei quasi sussultò quando si ritrovò a guardarlo negli occhi all’improvvisa. Cavolo, amico, vacci piano con la profondità.
Si ritrovò ad annuire osservando la preoccupazione appropriarsi dello sguardo dell’uomo. “Torneremo a casa,” Disse Avi, stringendole leggermente la mano per un secondo. “Te lo prometto.”
“Te lo prometto.” Ripeté lei, guadagnando un altro sorriso. Lui ritrasse la mano prima di chiudere gli occhi.
“Buona notte.”
“Buona notte, Avi.”

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Durante la notte, Launa si svegliò a causa freddo. Stronzo di un clima. Non puoi cuocermi durante il giorno e congelarmi di notte. Mi hai preso per un pasto precotto?  Cercò di riaddormentarsi, ma lo trovò difficile con il battere dei suoi denti.
Uno spesso tessuto le si posò sopra e improvvisamente qualcosa di caldo si pressò sulla sua schiena. Si girò guardando oltre la sua spalla per scoprire che Avi aveva coperto entrambi con il suo cappotto e che ora era sdraiato decisamente più vicino a lei, le loro schiene a contatto. Inizialmente si sentì a disagio –odiava che si invadesse il suo spazio personale.-, ma non poté che sentirsi grata per il calore. Ma perché i ragazzi sono sempre così caldi?, pensò un secondo prima di addormentarsi, cullata dal silenzioso russare accanto a lei.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Launa si svegliò al suono dei passi leggeri di Avi sul terreno arido. Fu meno uno shock ritrovarsi in quella situazione, probabilmente anche a cause del sonno leggero dovuto ai suoi arti indolenziti. Sospirò strofinandosi la faccia e si alzò a sedere.
“Buongiorno,” Avi la salutò, sedendosi accanto a lei. “Dormito bene?”
“Considerando che ho dormito per terra e non vado in campeggio da quando avevo undici anni, sì, ho dormito piuttosto bene.” Stiracchiandosi si accorse dell’ampia giacca attorno alle sue spalle. “Grazie, comunque.”
“Di nulla,” Sorrise. “Non è il caso che tu vada in ipotermia.”
Launa alzò lo sguardo verso est, osservando l’alba. “Non so. Se questo stronzo ha le stesse intenzioni di ieri potrei anche accogliere con piacere un po’ di freddo.”
“Andiamo,” Rise lui. “Dobbiamo incamminarci.”
Launa annuì e si alzò da terra.
 
La giornata proseguì bene o male come quella precedente: camminarono con il fiume alla loro destra, fermandosi a mezzogiorno per una pausa e ringraziando il cielo per il minimo soffio di vento. Il terreno sabbioso non rendeva le cose più facile, ma Launa disse qualcosa riguardo alle sue gambe che ‘alla fine di tutto questo schifo saranno favolose’. Avi rise e le disse che sembrava un suo amico.
 
Le risate sembravano l’unica cosa che potesse in qualche modo alleviare lo stress del viaggio. Passarono ore a chiacchierare raccontandosi a vicenda, fino a quando Launa non sospirò in sollievo quando il ragazzo menzionò il suo amore per la musica. “Grazie a Dio, adoro la musica.”
Avi sorrise ampiamente. “Di tutto ciò che mi è più caro la musica è in cima alla lista, accanto ad amici e famiglia,” si fermò, pensando alle sue parole. “E al cibo. Uccidere per un cheeseburger.”
Lei sospirò qualcosa riguardo a patatine e formaggio fuso.
“Oddio,” le diede una lieve spinta facendola inciampare e provocando una leggera risata da parte sua. “Non farmici pensare.”
Fu solo quando si fermarono per la notte che il relativo clima di pace fu disturbato.
 
Si sedettero sul terreno accanto al fiume ed Avi tirò subito fuori la mappa, segnando il punto dove si trovavano. “Dovremmo essere nei dintorni di Monticello,” disse, masticando l’estremità della penna che aveva trovato nella borsa di Launa, “Forse ci sono dei superstiti.”
“Concordo.” Lei si guardò attorno, improvvisamente preoccupata. “Le scosse sono arrivate anche qui.”
“Sì, beh,” Rispose, ritappando la penna e riponendola insieme alla mappa nella tasca della sua giacca. “E’ stato piuttosto forte.”
Launa avrebbe voluto discutere sul fatto che non le pareva normale che le scosse fossero arrivate così lontano dall’epicentro, ma si morse le labbra frenandosi. Potrebbe aver ragione. Magari era semplicemente in linea sismica. Si portò le ginocchia al petto guardando Avi iniziare ad accendere il fuoco per la notte. Ma il Colorado non è noto per le sue linee sismiche. L’aerea a rischio più vicina è quella del Grand Canyon, e non è nemmeno così pericolosa.
“Mia madre diceva sempre ‘Se continui a fare quella faccia rimarrai bloccata così’,” Avi la tirò fuori dai suoi pensieri. “A cosa stai pensando?”
“A nulla di importante.” Scrollò le spalle per non farlo preoccupare, ma non lo convinse. Il ragazzo la fissava mettendola quasi a disagio e facendola arrossire. “Davvero, è tutto a posto. Piantala di guardarmi così.”
Avi la guardò e annuì. “Okay,” sussurrò, voltandosi di nuovo verso la brace. “Se vuoi parlarne, sono qui per ascoltarti.”
Rimasero in silenzio per un lungo periodo di tempo fino a quando esso non venne interrotto dalla voce profonda del ragazzo. “Allora,” disse “Cos’è che non ti piace di Washington?”
“Mio padre vive lì.”
Sentì i suoi occhi sulle sue spalle. “Non andate d’accordo?”
“Non molto.”
Avi si morse il labbro inferiore, domandandosi se stesse esagerando. “Non ti va di parlarne?”
“Urlava parecchio, andava a donne e ne ha sposata una.” Launa rispose tutto d’un fiato, sperando di liquidare la conversazione in fretta.
“Mi spiace.” Parlò piano. “E tua madre?”
“E’ sul al Nord con mia nonna.” La ragazza girò velocemente la domanda lontano da sé. Non le piaceva essere al centro dell’attenzione. ”E tu? I tuoi stanno ancora insieme?”
Guardò la sua bocca allargarsi in un ampio sorriso. “Sì,” si voltò verso di lei. “Hai fratelli o sorelle?”
“No. Figlia unica. Tu?”
“Un fratello e una sorella. Sono il più piccolo.”
SI misero a loro agio a vicenda, in una conversazione ricca di informazione su di loro e sulle loro vite, condita con qualche fatto divertente a loro riguardo: Launa scrocchiò ogni articolazione del suo corpo, cosa che fece un po’ senso al ragazzo, mentre Avi riuscì ad emettere una nota così bassa che la rossa sentì più nelle ossa che nelle orecchie. “E’ impressionante, amico.” Disse sorridendo. “Ti prego, dimmi che canti perché sarebbe assurdo non usare quella voce.”
Rise nervosamente passandosi una mano sulla nuca. “Sì. Solo per hobby comunque.”
Un rumore sordo risuonò nell’aria, seguito dal movimento destabilizzante della terra. Launa si sentì nauseata, ricordandosi istantaneamente del giorno della prima scossa. Rimasero seduti senza saper bene cosa fare.
“Questa non è zona sismica.” Launa rispose tremando leggermente, “Non dovrebbero esserci scosse qui.”
La paura le scivolò come un cubetto di ghiaccio nello stomaco quando lo spezzarsi del terreno le arrivò alle orecchie, seguito dallo scroscio del fiume. Si sta aprendo il terreno. “Dobbiamo muoverci! Alzati!” Urlò, afferrando la sua borsa e tirando Avi per la giacca. “Muoviti!” Lo aiutò a rialzarsi e corsero allontanandosi dalla crepa che stava correndo dietro ai loro piedi. Il ragazzo spinse entrambi di lato, cadendo accanto a Launa e guardano con orrore il fiume riempire la nuova falda. Non è per niente una buona cosa.
La terra si fermò, e il silenziò fu interrotta nuovamente da Avi. “Beh, è stato divertente.” Cercò di sdrammatizzare mentre Launa gattonò verso la sponda del nuovo fiume. “Attenta. Potrebbe esserci una scossa di assestamento.
“Lo so.” Launa guardò il nuovo corso d’acqua e sospirò guardando la pentola che poco fa conteneva la loro cena galleggiare a pochi metri da lei. “E possiamo salutare la cena.”
“Forse riusciamo a recuperare almeno la pentola.”
Dopo aver fatto ciò decisero di non sprecare altro cibo fino al mattino seguente e si spostarono di qualche metro dalla riva, temendo una nuova scossa.
Si sdraiarono come la notte precedente: schiena a schiena, coperti dalla giacca di Avi, e si augurarono la buonanotte.
Dopo mezz’ora l’adrenalina scorreva ancora nelle vene di entrambi, impedendo loro il sonno. Launa non sentì Avi russare, dunque lo chiamò sussurrando. “Sei ancora sveglio?”
“Sì.” Sospirò. “Non riesci a dormire?”
“No. Il mio cervello non vuole tacere.” Lo sentì girarsi sullo stomaco.
“Whoa.” Sospirò il ragazzo prima di toccarle la schiena con il gomito. “Launa, da un’occhiata.”
Si voltò parzialmente sulla schiena seguendo la direzione del suo braccio e si sentì mancare il fiato alla visione davanti a lei.
Anche nell’oscurità del nord, le luci della città impedivano quasi completamente la luce delle stelle. Non aveva mai visto un cielo così tempestato di stelle, quasi come una distesa di velluto ricoperto di diamanti.
Guardarono il cielo per un po’, fino a che non si addormentarono meravigliati come i ragazzi di città che erano.

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