The hardest part of ending is starting again

di Dark life
(/viewuser.php?uid=325870)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** More than this ***
Capitolo 2: *** Surprise! ***
Capitolo 3: *** Ready or not ***
Capitolo 4: *** Aiutami ad aiutarti ***
Capitolo 5: *** Don't lie ***
Capitolo 6: *** She's crying ***
Capitolo 7: *** Quel che nasce dalle ceneri ***
Capitolo 8: *** Forse è ora di fare il padre ***
Capitolo 9: *** Errore ***
Capitolo 10: *** Il mio mondo ***



Capitolo 1
*** More than this ***


Non ci stavo più. Mi ero stufata di tutta quella situazione ed era arrivato il momento di conoscere la verità, che mia madre mi aveva tenuto nascosta per troppo tempo.

-Voglio sapere chi è.- dissi piantando i piedi per terra di fronte a lei. -Te l'ho già detto più volte. No!- -Andiamo, mamma. Prima o poi sai che verrà fuori quel nome! Io devo sapere come si chiama. Voglio sapere il nome di mio- -Taci! Non osare chiamarlo in quel modo.- e ancora non capivo perché non potevo dire la parola "padre" davanti a lei, ma questa volta saeri andata fino in fondo. -di mio padre.- Sentita quella parola mi guardò con uno sguardo che non le avevo mai visto sul volto. -Va a prepararti. Faremo tardi se non ti sbrighi.- cercò di concludere in fretta, ma di certo non avrei rinunciato così facilmente a sapere il nome di quell'uomo. L'uomo che sarebbe dovuto essere l'uomo più importante della mia vita. -No.- -Va a prepararti, Sun.- -No, mamma. Non mi muovo di qua finchè non ti sarai decisa a dirmi quel nome!- Non uscì parola dalla sua bocca per circa un quarto d'ora, poi finalmente si decise a parlare. -E' il nome che vuoi?- -Si.- Davvero stava per dirmelo? Davvero avrei finalmente conosciuto il nome di mio padre? -Solo il nome, non altro...- cercò dentro di sé la forza di parlare, e quando l'ebbe rovata aprì bocca: -Michael.- -...Michael?!- Ovvio. Non mi avrebbe mai e poi mai detto il cognome, avrei dovuto saperlo. -Che razza di risposta è Michael?! Non ha un cognome?!- Avevo cominciato ad urlare. Non mie era mai capitato di urlare davanti a mia madre, figurarsi urlare a mia madre! -Non urlare!- -Urlo quanto mi pare! Dimmi quel cavolo di cognome! Perché non vuoi dirmelo?! Cosa ti ha fatto di così orribile questo poveraccio?!- -Beh, prima di tutto questo poveraccio mi ha lasciata che ero incinta di te!- -E oltre a questo?!- Quella risposta sarebbe dovuta bastarmi per smetterla, ma no. Non avevo intanzione di perdere ancora. -Perché diavolo non vuoi dirmi il suo nome?!- -Perché non posso!- -Non puoi?- -No...- -E sentiamo. Perché non puoi?- Ero proprio arrabbiata. -Non farebbe altro che farti soffrire ulteriormente.- -E secondo te non soffro di più a non sapere nemmeno chi è? Secondo te non sto male ad avere solo un misero nome tra le mani? Secondo te- mi bloccai. Una reazione insolita di mia madre mi sconvolse. Si era accucciata a terra con le mani sul viso per coprire le lacrime. Mia madre, piegata in due con le lacrime agli occhi, con un dolore interno atroce, forse più grande del mio, e non me ne ero mai resa conto.

Corsi in contro a lei e mi accucciai al suo fianco. -Mamma, io non- -Non devi scusarti.- mugolò. -Non volevo farti stare peggio...Perdonami.- parlai lo stesso. -No, sono io a doverti chiedere scusa. Hai ragione, devi sapere chi è tuo...pa..padre. E se davvero ne senti il bisogno per stare in pace una volta per tutte alora te lo dirò.- -Non devi mamma, non- lei disse qualcosa, ma non capii. -Cosa? Che hai detto?- -Shinoda.- -Cosa c'entra Mike adesso?- -Lui.- -Lui cosa? Cosa c'entra Mike Shinoda, mamma?!- Stavamo bisbigliando tutte e due, come se non dovessimo far sentire la nostra conversazione a nessuno. -Ora dovresti stare meglio, piccola mia.-

Alzò lo sgardo e mi guaredò negli occhi, e io vidi nei suoi un barlume di gioia. Ma cosa voleva intendere? Cosa c'entrava Mike in quella storia? Che diavolo coleva dirmi mia madre? E perché non capivo?

-Mamma cosa vuol dire?- -Qual è il nome di Mike?- -Michael Shinoda.- -E qual è il nome che ti ho detto prima?- -Michael.- -E adesso pensaci un po'.- -Ma che stai dicendo?-

Non disse nulla e restò a guardarmi, con un sorriso appena accennato. Ci ripensai, e solo poi capii.

-Mamma. Non puoi prendermi per il culo così!- Iniziai a piangere pure io. -Non ti sto raccontando balle.- -Mamma...Tu mi stai dicendo che Mike Shinoda è...- mi si spezzò la frase in gola. -Tuo padre. Si, tesoro. Lo so, non è facile da credere. Ma devi credermi!- -E' una pazzia!- -Lo so...lo so, amore mio ma devi credermi. Proprio per questo non ho mai voluto dirti nulla su di lui. In più lo conosci già, ce l'hai in mente tutti i giorni. Sai praticamente tutto su tuo padre.- -Ma lui non conosce me. Senti, ormai ci siamo. Parlami del perché ti ha lasciata.- -Perché non si sentiva pronto ad avere un figlio, era giovane e sarebbe stato troppo impegnato con la band per poter starci accanto.- -Ma se ha un figlio!- -Si, ma è passato del tempo.- -Mamma, non giustificarlo. Solo perché è Mike Shinoda, solo perché è famoso, solo perché è il io idolo. No.- -Va bene. Non ho mai creduto a quelle parole. Sapevo che non srebbe stato in grado di starci vicino e di avere un bambino. Ma sai che ti dico? Non sa cosa si è perso!-

Mi prese la testa fra le mani e mi sorrise dolcemente, con le lacrime che scorrevano veloci sulle sue guance. -Mamma...- Afferrai la sua mano e mi gettai fra le sue braccia. Mi baciò la fronte e mi dise una cosa che mi lasciò di stucco: -Lo andremo a trovare, un giorno o l'altro. Così, se non vuoi incontrarlo come padre lo incontrerai come tuo idolo, insieme a tutti gli altri.- -Chester compresoo?- -Oh si. Non può mancare il buon vecchio Chester! Ahahaha!-

Finalmente quelle lacrime tristi si trasformarono in lacrime di gioia.
    

Ciaoo!!:D scusate se ci sono errori, a me non sembra ma non si sa mai... Volevo dire che è la mia primissima ff e che non sarà il massimo, coraggiosi chi la legge! Ahahaha beh buona lettura, e se fa schifo riempitemi(?)di recensioni negative >_<
 

shin98  

  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Surprise! ***


E siamo al secondo capitolo!:D Se recensite mi fate contentissima! E segnalatemi gli errori, se ce ne sono:)
Questo capitolo è sempre corto, ma meno dell'altro. Spero vi piaccia!

Come dice il titolo ci sarà una sorpresina niente male per la nostra Sun e non anticipo altro...buona lettura!
P.S. Forse riesco ad aggiornare lunedì prossimo, in caso contrario giovedì della prossima settimana...
Dark life


-Suuuuun!!!- Era mia madre. Alle 6 mi svegliò urlando dalla cucina al piano di sotto.

La casa era abbastanza ampia e aveva 3 piani, più il garage in cui tenevamo un'auto e molti oggetti che forse non sapevamo nemmeno di possedere.

-Arrivo...- dissi, con la faccia schiacciata contro il cuscino. Probabilmente non mi sentì, perché la sentii arrivare a passi veloci verso camera mia. Infatti. Aprì la porta di scatto e mi chiamò nuovamente:

-Sun. Sei sveglia?- Ma dai! Con la voce squillante che aveva avrebbe potuto svegliare anche gente dall'altra parte del mondo!

-Si mamma. Adesso scendo.- Mi sentivo uno straccio. Non ricordavo quasi niente di quello che era successo il giorno prima. O forse ero troppo assonnata per poter ricordare in quel momento.

-Dai, sbrigati. Ho una bella notizia da darti...- mi disse con un tono di dolcezza inaudito. Di mattina era solitamente scorbutica, ma quella mattina no. Aveva qualcosa di strano...

-Okay, vengo subito.- risposi io, mettendomi a sedere sul letto. Che sonno, accidenti! Mi sembrava di aver preso una sbronza, con un mal di testa incredibile e i capelli che sembrava avessi fatto l'elettroshock!

-Ti aspetto giù.- Chiuse la porta e tornò giù, sempre di corsa.

Dopo alcuni istanti decisi di reagire e di andare giù. Presi i jeans e la maglietta che mi aveva regalato lei qualche tempo fa. Andai nel bagno al piano superiore alla velocità di una lumaca, e non appena entrai notai la mia pessima cera guardandomi allo specchio.

-Ammazza! Sembro uno zombie in cerca di cervelli... Devo farmi una doccia...- dissi a me stessa prima di entrare nella vasca.

Chiusi l'acqua e uscii avvolta dall'asciugamano. Mi asciugai velocemente e mi vestii. Avevo fatto aspettare molto mia madre e non volevo che quella giornata finisse male, visto anche com'era cominciata.

Scesi le scale quasi saltellando e raggiunsi di corsa mia madre.

-Buongiorno!- dissi prima di sedermi al tavolo. Aveva preparato le frittelle, e aveva già posto i bicchieri di latte sopra al tavolo.

-Buongiorno amore.- Che dolcezza. Qualcosa non andava, o aveva ricevuto una notizia meravigliosa! Non l'avevo mai vista così di domenica mattina.

-Che succede?- chiesi per capirci qualcosa di più.

-Beh, ho una bella notizia da darti!- Si girò verso di me con in mano un piatto ricolmo di frittelle e con un sorrisone sul volto.

-Sarebbe?-

-Mmh...Non so come cominciare.- Si portò la mano al mento e cominciò a pensare.

-Allora, intanto che ci pensi, porta qui le frittelle che ho una fame da lupi!- le dissi sorridendo e indicando il piatto.

-Oh si, scusami.- e scoppiò a ridere. Posò il piatto al centro del tavolo e io presi subito le prime due frittelle.

Vedendo la mia impazienza si rimise a ridere, sempre con quel filo di dolcezza e amore. I suoi occhi accentuavano ancora di più le sue emozioni. Aveva degli occhi così espressivi e belli, da fare invidia a chiunque! Verdi con la parte più interna appena più azzurra, grandi e perfetti. Io, al contrario, avevo occhi marrone scuro, quasi nero. Ovvio che non li avevo presi da lei, ma dal padre.

-Dai racconta!- la istighai.

-Si, certo. Allora...stamattina ho acceso il computer e ho cominciato a guardare qualche sito a caso. E indovina? Ho scoperto che i Linkin Park faranno il loro concerto a Los Angeles tra non molto. Non è un tour, è un concerto di beneficenza.-

Io cambiai espressione in un batter d'occhio.

-Stai scherzando, mamma?!- Non era possibile! Non ci credevo! Mancava solo che se ne uscisse con una cosa del tipo "e ho i biglietti!". Sarebbe stato il colmo!

-Secondo te scherzo se - si fermò, si alzò e andò in soggiorno di fretta. Che diavolo, aveva davvero i biglietti?! Finalmente, dopo pochi minuti, tornò con una mano dietro la schiena e si sedette di nuovo.

-Secondo te scherzo se ho...- mi fece attendere, solo per farmi morire, poi tirò fuori la mano da dietro lo schienale. -Questi?- Ed erano lì, a pochi centimetri dal mio naso, nella mano di mia madre. I biglietti, e se non sbaglio c'era qualcos'altro.

-I...i biglietti?!- Non potevo crederci!

-Più i passi per il backstage!- Sorrise di nuovo, ma si preoccupò vedendo che il mio sorriso si spense e si trasformò in una smorfia strana, come di dolore.

-Che succede?- mi chiese.

-Mam...mamma, i..io non so che cosa d..dire!- E le labbra cominciarono a non obbedirmi più.

-Beh, credo che un bacio alla tua mamma basterebbe!- mi sorrise ancora. Cavolo, anche i suoi denti erano perfetti e bianchissimi! E risaltavano con i capelli neri, lunghi e perfettamente lisci.

Mi lanciai letteralmente su di lei e la baciai almeno una trentina di volte, mentre lei se la rideva di gusto.

-Mamma non sai quanto sono felice! Grzie, grazie, grazie!!!- e la baciai di nuovo.

-Tutto per te e per il tuo sorriso! In più, se ci pensi bene, ti presento tuo padre!- A quell'affermazione mi bloccai. Un battito perso.

-Mio..padre? Mike...!- Giusto. Il mio povero cervello non aveva ancora realizzato del tutto il fatto di essere figlia di Mike. Quel Mike.

-Si. E sai quand'è?-

-Quando?- Cosa poteva interessarmi quand'era?! Avrei conosciuto mio padre!

-11 agosto.- Perfetto... Niente di meglio che quel giorno!

-Il...Il mio compleanno?! Mamma!- Evviva! Non fa bene a nessuno impazzire di prima mattina, men che meno a me!

-Si! Non sei felice?- Ma che domande!

-Certo che si, mamma! Oddio... Ma che domande fai?! Ahahaha!- Ero proprio impazzita.

-Okay, okay! Ahahahahaha!-

A quel punto si alzò e, abbracciandomi, mi mise in mano i biglietti. Io restai a fissarli, immobile. Non respiravo quasi più, le vene sulle tempie battevano e le lacrime cominciarono a scendere. A causa dei lacrimoni non ci vedevo molto, perciò cercavo in qualche strano modo di leggere. Niente, avevo la vista oscurata. Che fastidio!

Mia madre mi baciò sulla guancia destra. Sentii le sue calde labbra sulla pelle. Non avevo mai notato quanto dolci erano quelle sue labbra e quanto calore trasmettevano. A dir poco perfetta!

-Ti voglio bene, mamma.- Staccò le sue labbra dalla mia guancia e mi guardò.

-Anche io, tesoro.- Si commosse e mi scompigliò i capelli con la mano.

-Ah! Mamma!- e cacciai la sua mano, non troppo violentemente.

-Ahahaha! Dai, devi insegnarmi un po' di cose!- Insegnarle un po' di cose?! Ma che stava dicendo?

-E cosa?!-

-Beh, devi insegnarmi delle cosuccie sui Linkin Park! Non vorrai mica farmi arrivare lì impreparata?- Quindi sarebbe stata lei ad accompagnarmi. Peccato, in un certo senso.

-Oh. Beh..cosa vuoi sapere? Dipende da cosa conosci già!-

-Mmh...Su Mike so un po' di cosette. E Chester ho avuto modo di conoscerlo, ma non molto bene. Gli altri è come se non li avessi mai visti!- Disastro! Avrei dovuto insegnarle tutto di tutti in poco tempo. Il concerto sarebbe stato 3 settimane dopo. Ancora non capivo come aveva fatto a trovare quei biglietti!

-Preparati, mamma. Saranno le tue peggiori settimane! Sarò spietata come non mai. Porta pazienza e impegnati! Ahahaha!- Per fortuna la prese bene.

-Ahahaha! Sono pronta! Agli ordini, signora! Ahahaha!- Quando voleva sapeva avere anche lei un buon senso dell'umorismo. E a volte anche troppo!

-Okay, cominciamo.- Andai a prendere delle foto in cui ci sono loro tutti assieme e delle foto singole. Prima di tutto doveva imparare a distinguerli!

-Eccomi. Allora... Dimmi i loro nomi.- Cominciai a passarle delle foto e cominciò abbastanza bene. Ma solo finchè non le mostrai le foto di Rob, Brad, Joe e Phoenix.

-Questo è...?- le chiedevo. Ma un caso più disperato non lo avevo mai visto. Mai.

-Brad? No, aspetta. E' Rob! Anzi, Joe!- Se non è zuppa è pan bagnato! Ovvio...

-No, mamma. E' Phoenix! Forza impegnati!-

-Ma sono tutti uguali! Come faccio?!- Certo! Chi riesce a distinguere quelle due goccie d'acqua di Joe e Phoenix!

Passai il pomeriggio intero a spiegarle chi fossero, cosa suonavano e raccontarle alcune curiosità su di loro.

Arrivò presto anche la notte.

-Per oggi può bastare. Hai fatto progressi, mamma! Ora sei in grado di distinguere Joe dal resto del gruppo! I miei complimenti.- La presi in giro. Ma infondo era la verità.

-Okay, domani imparerò a riconoscere Brad. Ahahaha! Buona notte cucciola mia.- Mi baciò la fronte e spense la luce di camera mia. Mi girari e rigirai sotto le coperte, senza riuscire a prendere sonno.

-Devo calmarmi...- Cominciai a cantare una canzone che mi calma sempre quando sono agitata.

-Oooh...I'm swimming in the smoke of bridges I have burned. So don't apologize, I'm losing what I don't deserve...what I don't deserve!-

Mi addormentai quasi subito. Strano, ma non così tanto... Infondo, chi non si calmerebbe sentendosi cullati da quelle parole tristi e da quella voce struggente? Non lo sapevo, e non lo volevo sapere. Mi bastava sapere che mancava pochissimo al nostro incontro. Finalmente avrei conosciuto i miei idoli e mio padre. Ma dentro me cresceva una strana paura. E se non fossimo riuscite a convincere Mike? E se non avessi avuto il coraggio di parlare? E se ci avessero preso solo per delle pazzoidi? Paura. Ma non avrei perso la voglia di incontrare quei sei uomini che portavano avanti la mia vita assieme a mia madre. No. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ready or not ***


Scusate il ritardo astronomico! Mi dispiace da morire, sono desolata. Questo capitolo non è nulla di speciale, ma ho inserito il punto di vista di Mike. E' un po' più lungo degli altri, quindi spero in recensioni positive...RECENSITE PER FAVORE!!! E ora me ne vado..buona lettura e al prossimo capitolo! Dark life

READY OR NOT
MIKE

Quella sera non riuscivo a dormire, qualcosa mi teneva sveglio.

-Che ci fai in piedi a quest'ora?- Chester mi aveva raggiunto in corridoio, forse a causa dei miei passi pesanti.

-Potrei farti la stessa domanda.-

-Mi hai svegliato. Hai la grazia di un elefante!- Solito simpaticone. Almeno io ero vestito, mentre lui era in pigiama. Ovvero in mutande. Chissà cosa ci prova ad andarsene in giro in mutande. Forse è solo per farsi notare, o per mettere in mostra i suoi tatuaggi...

-Tu, invece? Cosa ti affligge?- Ancora non mi spiego come faccia a sapere quando c'è qualcosa che mi tormenta...

-Nulla. Non riesco a dormire, tutto qui...-

-Mike, dimmi la verità.- Quale verità? E' quella la verità, non c'è nient'altro da aggiungere!

-Forse ho solo mangiato pesante a cena...- Speravo con tutto me stesso che se la bevesse e che quella conversazione finisse lì, pur sapendo che non sarebbe mai successo.

-Capisco...- Si andò a sedere sulla poltrona poco distante di fronte a me e iniziò la sua tortura. -Come sta Anna? E' da un po' che non la vedo...-

-Bene. Sta bene. Dovremmo organizzare una cena a quattro. Che ne dici? Io, Anna, te e Talinda.- Tentavo di portarlo fuori da quel discorso, ma sapevo che quando si puntava su qualcosa non mollava finchè non otteneva quello che voleva.

-Buona idea. Cosa mi racconti? Perché non mi vuoi dire quello che ti passa per la testa? Se parlassi forse riusciresti a risolvere i tuoi problemi!-

-Non ho nessun problema! E non parlo di quello che mi passa per la testa con uno in mutande!-

-Hai qualcosa in contrario ai miei muscoli, per caso?!- La sua risata attenuava la tortura, e sapevo che avendoglielo detto sarebbe andato a vestirsi.

-No, nulla. Ma sei in mutande, seduto in un corridoio di un hotel!- Ormai lo avevo convinto. Avrei guadagnato qualche minuto per poter pensare ad una scusa migliore da dirgli. Sperando ovviamente che se la bevesse, cosa alquanto discutibile.

-D'accordo. Vado a vestirmi, ma fatti trovare qui. Dobbiamo finire il discorso. E non pensare di raccontarmi una balla, tanto poi lo scopro lo stesso!- E aveva ragione.

Si alzò, tornò in camera e non lo rividi più per 10 minuti buoni. Ci metteva sempre tantissimo a vestirsi, anche se si trattava solo di mettersi una semplice maglia e un paio di jeans.

-Allora? Hai trovato una scusa da rifilarmi?- Annunciò il suo ritorno urlando.

-Abbassa la voce, cretino! Sono le due di notte se non te ne sei accorto!- Non sembrava farsene un problema, visto che non abbassò la voce e tornò a sedersi pesantemente sulla poltrona.

-Davvero? E allora perchè non siamo a letto, visto che sono le due?!- Sapevo dove voleva arrivare. Mi staccai dal muro e iniziai a camminare avanti e indietro per un paio di metri.

-Magari perchè qui qualcuno si fa problemi per il cazzo?!- Speravo funzionasse, ma ovviamente...

-O magari perchè qui qualcuno si alza alle due quando c'è qualcosa che non va, e solitamente è qualcosa di grave...- E anche lì aveva ragione. Era inutile provarci, avrebbe vinto sempre e solo lui.

-E magari quel qualcuno non vuole far altro che starsene un po' da solo per capire meglio cos'è che lo tiene sveglio?-

-Ok, ti aiuto.-

-No! Non hai capito che voglio starmene da solo?- Non volevo il suo aiuto, non ho mai avuto bisogno del suo aiuto per capire cosa non andava. Perchè avrei dovuto averne allora? Ma aveva terribilmente ragione, magari mi avrebbe solo tolto un peso inutile...

-No, non ti lascio qua a camminare come un elefante mentre ti scervelli per capire cosa cazzo ti tormenta!- Non risposi. Non sopportavo l'idea di lasciargliela vinta anche quella volta, ma aveva ragione, porca miseria!

-E cosa pensi di fare?-

-Non lo so. Se mi dici cosa ti passa per la testa magari posso aiutarti davvero!-

-Nulla, ho solo un brutto presentimento.-

-Riguardante? Pensi al concerto?-

-Si, ma nulla di brutto. O almeno penso... Non saprei proprio cosa dirti!-

-Che cosa pensi possa succedere?- Che voce strana aveva...

-Non lo so proprio... Spero niente. Spero sia solo uno stupido presentimento infondato; spero che sia solo agitazione.-

-Agitazione? Per un concerto del cavolo? Dopo anni di tour mondiali e quant'altro, ti agiti per un concerto?!-

-Si. Si, e il fatto che non riesco a capire cosa mi fa star così mi innervosisce ancora di più.- Mi fermai e restai in piedi di fronte a lui, che mi guardava stralunato.

-Dai, prova a non pensarci e torna a dormire. Stai sotto alle coperte e non pensare a niente, con me funziona. Vedrai.-

-Pensi che non ci abbia già provato?-

-Non lo so! Fatti una camomilla allora! Basta che ti calmi un po'. Vorrei tornare a dormire...Sai, abbiamo un concerto domani.-

-Ma hai il coraggio di lamentarti, quando sei stato tu a chiedermi di restare qua?! Torna a dormire, vado giù al bar.- Lo lasciai lì seduto ed entrai nell'ascensore.

Che fastidio...Iniziai a tormentarmi le dita, spellandomi le dita e mangiucchiandomi le unghie. C'era qualcosa che non tornava. Cosa sarebbe potuto succedere? Nulla. Dovevo solo trovare il modo di convincermi davvero.

Passando per le varie stanze dell'albergo, arrivai al bar. Lo tenevano aperto tutta la notte, forse per gente come me che non riesce a dormire e che ha bisogno di una camomilla. Arrivai al bar e una ragazza sulla ventina mi fece un sorriso a 32 denti, magari era una fan. Ma si limitò solo a chiedere di cosa avessi bisogno, così ordinai una camomilla. La stessa ragazza me ne portò una dopo poco, sempre sorridendo. Era molto bella, occhi azzurri, capelli biondi, un bel fisico. E iniziai a pensare se avessi ancora un certo magnetismo con le ragazze. Sarebbe stato sbagliato provarci? Infondo aveva dai 20 anni in su, e se fosse stata una fan sarebbe stato meglio.

-Scusami...- Attirai la sua attenzione. Stava messaggiando con qualcuno, forse il fidanzatino.

-Si? Le serve qualcosa?- Mi sorrise ancora. Era una ragazza molto solare e cordiale.

-Oh, ti prego dammi del "tu".-

-...D'accordo...Ti serve altro?- Era un po' imbarazzata.

-Si...- Cosa potevo chiedere?! Stupido, dovevi organizzarti prima! -Dello zucchero...-

-Oh, ma c'è già nella camomilla. Ben 3 cucchiaini.-

-Beh, ma a me piace molto dolce.-

-Ok, te lo porto subito.- A passo svelto andò a prendere lo zucchero e tornò quasi di corsa. Mi sentivo uno stupido a fare tutto ciò, ma non riuscivo a distrarmi e quello sembrava un buon modo.

-Grazie mille...Come ti chiami?- Sperando che non mi pensi un maniaco.

-Camille. Piacere.- Mi porse la mano e io porsi la mia. Aveva una stretta forte, molto decisa.

-Mike-

-Shinoda. Si, lo so. Conosco il vostro gruppo, mi piace la vostra musica.- Non mi lasciò finire di parlare. Mi capitò una fan. Perfetto.

-Soldier?-

-Come?- No, mi sono sbagliato.

-Nulla. Non sei una fan, vero?-

-No, non proprio. Mi piace la vostra musica e basta.- Continuava a sorridere. Capii che non era del tutto sincero quel sorriso, pur sembrando vero. Nel mio tono di voce c'era una leggera delusione, ma sembrò non notarla.

-Capisco... Canzone preferita?-

-Mmh...In the end.- Peggio di prima.

-Ok... Ma come fai a lavorare qui a quest'ora?- Decisi di provarci lo stesso.

-Non lo so. Non ho sonno. Tu, pittosto, come mai sveglio a quest'ora?- Appoggiò i gomiti sul bancone di fronte a me.

-Non lo so. Non riuscivo a dormire. Qualcosa mi tiene sveglio.-

-Io quando non riesco a dormire prendo una camomilla oppure suono un po' la chitarra.-

-Sai suonare?-

-Si, quando ero piccola ho preso lezioni e ogni tanto strimpello qualcosa, ma nulla di eccezionale.-

-Mi piacerebbe sentire...Magari vado a prendere la mia in camera. Che ne dici?-

-Ho la mia qui, non serve.-

-D'accordo. Sentiamo, dai.- Sempre con quella fretta inutile, andò a prendere la chitarra dentro allo sgabuzzino poco distante dal bar. E, ovviamente, ritornò correndo. Non la teneva in una custodia, però ea tenuta molto bene. Prese uno sgabello e si sedette con in braccio la chitarra acustica. La teneva molto bene. Chiunque le avesse insegnato, lo aveva fatto bene.

-Ti avverto che non sono il massimo, perciò non ridere se sbaglio!-

-No, tranquilla.-

Iniziò a suonare. Era molto brava, riusciva a fare accordi molto difficili. Esperta si potrebbe dire.

-Sei molto brava!-

-Non rendermi in giro.-

-E chi lo fa? Sei davvero molto brava. Posso darti solo un consiglio?-

-Certamente!- Attraversai il bancone e mi portai vicino a lei. Le mostrai un accordo in barrè che aveva sbagliato e le spiegai che doveva schiacciare meglio la corda.

-Ok, ci provo.- Nulla da fare. Il barrè non era il suo forte.

-Prova a suoare qualche accordo e passiamo in barrè. Ti aiuto io.- Mi avvicinai ancora di più e sentii ilsuo profumo. Troppo forte per i miei gusti.

Finalmente riuscimmo a fare quell'accordo e scoppiammo a ridere. Riprovammo di nuovo, tanto per ridere ancora un po'.

-Michael! Mike, cosa stai facendo?!- Chester...

-Nulla. Le sto insegnando a fare il barrè.-

-Torna a dormire, amico. Te lo devo rubare Camille.-

-Aspetta. La conosci?!-

-No, c'è scritto il nome sulla targhetta. Non dirmi che non lo sapevi!-

-No...- Vidi Camille arrossire e Chester mi prese per un braccio e mi portò via.

-Mike, cosa pensavi di fare?-

-Nulla!-

-Ti conosco bene. Non è la prima volta che ci provi con una ragazzina per vedere se fai ancora colpo! Sei il solito scemo!-

-Accidenti. Ma non posso nemmeno fare amicizia con quella del bar adesso?!-

-No, tu non stavi facendo amicizia!-

-Ma mica volevo portarmela a letto! Sono sposato, se non te n'eri accorto!-

-Lo so che non te la saresti mai portata a letto. Non sei una puttanella. So che stavi flirtando con lei per far colpo. Non credere che non lo sappia.-

-Chester...- Non sapevo che dire. Accidenti, aveva ragione!

-Non facevo nulla di male!-

-Saresti sembrato un maniaco se non fossi arrivato io!-

-Chi te lo dice?!-

-Lo so e basta! Meno male che ti ho fermato subito.- Meno male che era solo una camomilla.

-Come mai sei sceso?-

-Non posso stare calmo sapendoti a piede libero.-

-Però se vengo a prenderti io tu mi dai del pazzo, giusto?- Si fermò, sempre tenendomi il braccio. La sua presa si fece più forte e il suo sguardo sembrava volermi fulminare.

-Io non ho bisogno di sapere se riesco ancora a far colpo sulle donne! Lo so e basta.-

-Sai cosa? Che ormai sei decrepito e nessuna ti viene più dietro?- Non sopportava di essere stuzzicato in quel modo.

-Decrepito un cazzo! E se non sbaglio tu hai un anno in meno di me, non c'è questa gran differenza, no? E non sai quante desidererebbero stare con me anche solo per una notte!- E fu così che la battaglia iniziò.

-Davvero? Chi mi dice che non mi stai raccontando una balla?!- Aspettai la parolina magica...

-Scommettiamo?!- E arrivammo al punto di non ritorno. Qunado lui si metteva in testa di dover vincere una scommessa niente e nessuno poteva fermarlo.

-D'accordo. Convinci Camille a farti dare il suo numero.-

-Sarà un giochetto da ragazzi.- O almeno lo credeva...

Sun

Le settimane passarono svelte e il giorno del concerto si avvicnò pericolosamente.-

Le 2 di notte. Ed ero sveglia. Perché dormire mi risultava impossibile non mi era affatto estraneo: il gran giorno era arrivato!

-Ehi! Cosa ci fai qui?!- Mia madre. La svegliai, come al solito.

-Non riuscivo a dormire. Ti ho svegliata?- Stropicciò gli occhi e cercò di sistemarsi i capelli.

-Tranquilla, ormai sono abituata a sentirti camminare e giù per la casa...-

-Scusami...E' che sono agitata.-

-Per domani?- Azzeccato. Non dissi nulla e mi limitai a sorriderle. -Lo immaginavo...-

-Senti...che cosa pensi di fare, o dire, quando lo incontriamo?-

-Non lo so...tu piuttosto cosa pensi di fare?-

-Non lo so, dipende se me la sento di dire tutto. Non sono sicura...-

-Mh...hai deciso cosa metterti?-

-Si!- saltai sulla sedia e mi illuminai. -Maglietta con il soldato di Hybrid Theory, jeans neri e superga bianche. Tu? Cosa pensi di metterti addosso?-

-Boh, pensavo a..- la fermai subito con un "ALT!" e ricominciai a parlare.

-Ti vesto io. Non serve nulla di estremo, credimi. Jeans, maglietta sexy e scarpe normali..le Nike.-

-Maglietta...sexy?-

-Ehm...- arrossii. -Si...nel caso Mke ti riconosca e pensi di tornare con te...magari anche solo per una serata!-

-Sun! Che stai dicendo?! Non provarci nemmeno, capito? Mi fai arrossire...- e scoppiò a ridere dopo di me.

-Sul serio mamma. Immagina se Mike ti chiedesse di passare la serata con lui...- mi lanciò un'occhiata fulminante. -Intendo per una cena, o una semplice chiacchierata...- lasciai intendere che intendevo anch il seguito, ma tralasciò. -Che cosa fai? Dici di si?-

-Non saprei...sarebbe alquanto imbarazzante, non pensi?-

-Come sarà imbarazzante mentre mi dirà che sono pazza a dire che sono sua figlia! Mamma ti prego parlagli.-

-Dipende, se sarà ragionevole si. Non ho bei ricordi di lui.-

-Non potrei capirti. Io lo amavo già prima di sapere che fosse mio...padre. E ora che lo so, non so perchè ma sento che in un certo senso lo sapevo. Guardandolo, sentendolo...ho immaginato moltissime volte questa situazione. Certo, un po' diversa, ma questa...-

-Sei proprio persa eh?-

-Si, sono irremovibile...Ahahahah!-


Dopo una lunga chiacchierata e una bella tazza di camomilla bollente torniamo a letto, per quelle poche ore che ci restano.

-Mamma!- per una volta fui io a svegliarla. La stavo aspettando ai piedi delle scale già bella e pronta. -Sbrigati!-

-Arrivo! Un secondo solo!-

-Dai, mamma! Oggi è IL giorno!- Non ero sicura di averlo ancora realizzato bene... Avevo i miei dubbi.

-Si, si. Ho capito! Sono pronta, hai fatto colazione?-

-Si! Sbrigati!- E dopo averle letteralmente infilato in bocca il suo cornetto alla marmellata e il suo caffé, la portai in soggiorno per un'ultima revisione.

-Allora, dimmi. Ti ricordi tutti i nomi?-

-Sissignora!- Di nuovo quel suo umorismo. Iniziava a darmi sui nervi...

-Sei vestita come ti avevo detto, il trucco è ok...Pronta?-

-Pronta. Tu, piuttosto?!-

-Certamente, o almeno lo spero!- 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Aiutami ad aiutarti ***



Ciao, sono tornata dopo secoli. Scusatemi tantissimo... Ho sempre qualche impegno e in più la scuola, gli amici, il parrucchiere e la connessione internet... Vabbe. Questo capitolo non mi convince molto, come gli altri, ma siccome è da troppo che non aggiorno dovevo metterlo. Lo avrò modificato 287557636878 volte minimo... BUONA LETTURA e spero vi piaccia. LASCIATE UNA RECENSIONE, ANCHE NEGATIVA SE FA SCHIFO, MA FATELO. Diciamo che mi ispirano e quindi scrivo di più;)    

Dark life


Aiutami ad aiutarti

  


  Mike:

Ero uno zombie. Avevo un aspetto spaventoso, le occhiaie solcavano il mio viso, gli occhi mi bruciavano e riuscivo appena a tenerli aperti. In più ero pallido e la mia espressione non dev'essere stata di certo delle migliori! Perché ero così? Per il mancato sonno, ovviamente. Ma non era come le altre volte, in cui stavo sveglio per molto più tempo, ma era diverso. Avevo ancora quella strana sensazione delle sera prima e temevo non mi avrebbe più lasciato.

E l'ora del concerto ormai era vicina...troppo vicina. Avevamo già cominciato a firmare gli autografi e mi ritrovai di fronte una ragazzetta, circa di 16 anni. Mi stava a fissare in un modo strano, come se volesse chiedermi qualcosa ma non ne avesse il coraggio. Le firmai il CD ma non mi ringraziò nemmeno; era muta. Allora tentai io:

-Ehi, come va?- Sussultò leggermente quando parlai. Non capivo... Era una fan e resta pietrificata così davanti a me? Sua madre le stava dietro e mi semrava di averla già vista da qualche parte. Le teneva le spalle e mi lanciò un'occhiata strana. Direi quasi che mi fulminò. Ma perché?

-Scusala... E' leggermente scossa.- La sua voce mi è familiare...

-Si figuri...- Ritornai a guardare la ragazza. Tentai l'ultima volta e allungai la mano. Lei restò a fissarmi. Mi faceva quasi paura, e quella sensazione tornò a montarmi dentro, mi stava mangiando vivo.

-Come ti chiami, splendore?- Intervenne Chester, seduto affianco a me.

-S..Sun...- E invece con lui parlava!

-Piacere, Sun. Che c'è? Mike ti spaventa?- Ridacchiò e io gli tirai una gomitata sulle costole in risposta. Sbuffò, ma poi tornò a parlare con la ragazzina.

-N..no. E' che...- mi fissò per un istante e arrossì leggermente abbassando la testa.

-Tranquilla, Sun. E' innocuo! Ahaha dai vieni avanti che quelli dietro si arrabbiano.- disse, anche un po' seccato.

Sua madre mi sorrise gentilmente e io ricambiai con un sorriso tirato, ancora sconvolto da quella ragazzina. Aveva qualcosa negli ochi, nella voce... Qualcosa che mi ha sconvolto, ma non so perché. Chester se n'era accorto, ma non disse nulla a riguardo.

Solo quando tutti i fan se ne furono andati mi parlò seriamente.

-Ti assomigliava molto, sai?- Dritto, preciso e secco.

-Chi?-

-Quella ragazzina. Sun, giusto?-

-Si. Dici davvero? A me non sembra molto.. Insomma, possono starci solo gli occhi, ma non mi assomiglia. No? O almeno a me sembra così, non ho notato nulla...- In realtà si che me ne ero accorto, e Chester sapeva che stavo mentendo. Divento logorroico quando sono nervoso.

-Mike, era identica a te. Mancava solo il sorriso a 32 denti che sai fare solo tu e si potrebe dire che quella era tua figlia!- Sussultai. Perché mi faceva quell'effetto? Quando ha detto "tua figlia" ho perso un battito.

-C..che cosa?! No, ti stai sagliando..non può essere mia figlia! No!-

-Mike calmati! Perché sei impazzito?!-

-N..non lo so!- mi passai la mano sul viso, ero troppo agitato per cominciare subito il concerto. Avevo un brutto presentimento.

-Sai cosa mi a chiesto quella bambinetta?- Si intromise Brad, freddo come al solito.

-Chi?-

-Quella che hai fermato prima. Mi ha chiesto del suo occhio.- indicò Chester con l'indice, nonostante fosse accanto a lui.

-E te che hai risposto?-

-Ho detto che non ne sapevo nulla. A proposito, che cazzo hai combinato?!- chiese a Chester.

-Nulla di importante...- sogghignai.

-Solo una barista con un gancio destro incredibile.- E scoppiai a ridere. Brad inizialmente era sconvolto, ma poi si mise a ridere pure lui, mentre Chez metteva il broncio.

-Ridi pure, stronzo.- Sputò rivolto a me. -Non sono io quello che ha trovato la figlia perduta!- Brad smise all'istante di ridere e mi guardò sconvolto. Avrei strangolato Chester se non fosse che avevamo un concerto poco dopo.

-Che?! La figlia perduta?- ripetè Brad.

-Nulla. Una ragazzina che mi assomigliava un po'.-

-La stessa che mi ha chiesto di Chez? Solo un po'? E' identica ora che mi ci fai pensare!-

-Ma che dici? Solo perché mi assomiglia non significa che è mia figlia!- Mi allontanai da loro sbuffando, Chester mi guardò soddisfatto dopo essersi vendicato. Brad invece mi rideva dietro e sarebbe andato a dirlo al resto del gruppo, lo conosco.

Ma volevo davvero capire perché quella ragazzina sembrava terrorizzata nel vedermi, e anche perché mi sembrava così familiare sua madre.

Sun:

Non so percé mi irrigidii in quel modo. Mi ero preparata psicologicamente! Forse non era bastato... Beh poco importa, ora li vedrò sul palco a cantare e suonare le loro canzoni. Il sogni della mia vita realizzato, finalmente! Non avrei mai pensato che sarei riuscita a vedere loro e ad incontrare mio padre! E per di più lo stesso giorno! Forse per questo non sono riuscita a parlargli, l'ho visto come mio padre. Non saprei che dire a mio padre, non saprei che dire a Mike! E mi pareva pure strano chiamarlo Mike, ma anche chiamarlo papà era piuttosto ambiguo!

-Tutto apposto?- mi chiese mia madre, con la sua solita dolcezza quando mi vedeva pensierosa.

-Si. Più o meno...-

-Perché non gli hai parlato?- Arrivò al sodo senza tanti giri di parole.

-Non lo so. Ero...ero terrorizzata! Mi si è formato un nodo in gola e...non so...-

-Lo hai visto come padre e non come il solito Mike, vero?- Il luogo era piuttosto isolato, non c'era gente che ascoltava il nostro discorso. Meglio così.

-Penso di si...- abbassai la testa e mi strinse fra le sue braccia. Sentii il suo profumo, dolciastro e delicato. Il suo profumo preferito.

-Tranquilla...ti rifarai più tardi. Adesso non intristirti che inizia!-

La gente iniziò ad invadere l'arena e tutti si schiacciarono cpontro le transenne e urlarono quando entrarono i 6 uomini più importanti della mia vita. Tra cui uno, il più importante. Mio padre...

***

-Aspettami qui, ok?- mi disse mia madre prima di chiudermi in auto con un paio di CD autografati dei Linkin Park.

-D'accordo. Fa presto.- mi baciò la fronte e la guardai allontanarsi, per poi sparire.

-Ok...Hybrid Theory o Meteora?- dissi tra me e me scegliendo il CD da ascoltare per primo. -E Hybrid Theory sia!-

Lo infilai nel portadischi e iniziai a cantare a squarciagola insieme a Chester su In the end, quando vidi mia madre tornare assieme a qualcuno. Non riuscii a mettere a fuoco bene la sua figura finchè non si avicinò: miopia.

Con le chiavi aprì l'auto e io saltai fuori letteralmente. Era tornata con uno di loro: Chester.

-Mamma?- chiesi in preda al panico.

-Sun, dobbiamo spiegargli meglio le cose.-

-E perché lui?-

-Perché io posso convincere il nostro Mike a incontrarvi!- si intromise, con il suo splendido sorriso.

-Ho parlato con Mike, ma non ha voluto sentir ragione.-

-Sun, vorrei poter capire meglio la storia. Così posso aiutarvi.- mi si avvicinò e io gli sorrisi timidamente.

-O..ok.- Mi scioglievo vedendo il suo sorriso.

-Grazie. Dai raccontate...-

-Parli tu?- mi chiese mia madre.

-V..va bene. Allora... Da dove comincio?-

-Intanto presentati, poi spieghi meglio il resto.- sussurrò mia madre, con il sorriso.

-Ok. Io sono Sun, ho 16 anni e...sono una Soldier. Ehm...Lei è mia madre, non ho mai conosciuto mio padre, o meglio, lo conosco fin troppo bene ma ho saputo chi era solo poco tempo fa. Il fatto che lui sia mio padre è alquanto strano, perché l'ho sempre visto com il mio idolo...e...-

-Quindi lui è tuo padre? Ma quando è successo? cioè..- Mi fermò, ma mia mamma a sua volta lo bloccò e finì lei per me.

-Io e Mike stavamo insieme, prima che sposasse Anna. Molto prima... Quando gli ho detto di lei, mi ha liquidata dicendo che sarebbe stata una pazzia perché doveva cominciare il suo progetto, e con i concerti non sarebbe riuscito a starmi vicino. E mi ha lasciata.-

-Porca puttana! Non è da lui... Ma non me l'ha mai raccontato.-

-Forse se n'è dimenticato...- intervenni.

-No.-Risposero all'unisono.

-Non puoi dimenticarti di un figlio così. E poi si sta parlando di Mike!- disse Chester.

-Forse non lo ha voluto fare perché si vergognava...- dissi io, cercando in qualche modo di difenderlo dalle possibili accuse che potevano uscirne.

-Ma è Mike! Sarebbe esploso, cazzo!- Sbottò lui. Tutto invano, non c'era modo di convincerlo. Mia madre ci guardava parlare, e lui si inginocchiò davanti a me.

-Proverò a parlargli di questa storia, ok? No assicuro niente, però.- mi fece l'occhiolino e abbracciò mia madre. Ci salutammo e si allontanò.

-Grazie, mamma.- Rientrammo in automobile.

Chester:

-Mike?- la mia voce fece eco nella sala vuota. Lui si girò di scatto, vedendomi preoccupato.

-Si? Cosa è successo?-

-E' successo che tu non mi ha raccontato una cosa.-

-Che cosa?- Non ci arrivava da solo?!

-Dobbiamo parlare...di tua figlia!- 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Don't lie ***


Heilà!!! Buonsalve a tutti, lo so faccio schifo cc

Non ho aggiornato per mesi, e mi sento in colpa. Ma dovete sapere che quella gentildonna della mia prof mi ha dato una valanga (non esagero) di compiti e liri da leggere. Perciò non ho più avuto modo si pensarci...

Ma ora, sono tornata. Ultimo avviso: parto il 9 settembre con la scuola, quindi non potrò aggiornare. Torno il 22.

Spero di non deludervi. Ho cercato di allungare il capitolo, e sinceramente mi fanno uno più schifo dell'altro... Coooomunque, qui Mike affronta la realtà. E finalmente si scopre come diavolo si chiama la madre di quella disgraziata di Sun c: Non voglio dire altro.

E...un'ultima cosa: LASCIATE UNA RECENSONE! Per favore, è molto importante per me, anche negativa. Fatelo, perché così capisco cosa sbaglio e cosa no, posso imparare molto. Grazie se lo fate!

BUONA LETTURA xx

 

EMILY

Decisi di portare mia figlia dentro. Dovevamo parlare con Micahel, e chiarire un paio di cose. L'avevo portata fin lì, non potevo certo andarmene via a mani vuote. Avrei fatto di tutto pur di vederla sorridere e vedere quel suo bellissimo sorriso, che illuminava le mie giornate come nient'altro!

Mentre camminavamo lungo quel corridoio monotono e bianco, le cingevo le spalle. Le dovevo far forza per affrontare ciò che aveva aspettato per molti anni. Desiderava moltissimo scoprire chi fosse il padre e ora che lo sapeva, quest'ultimo non aveva recato altro che delusioni e dolore. Ogni tanto alzava lo sguardo e cercava un mio cenno o sguardo, per avere un po' di sostegno e per sapere se veramente dovevamo arrivare fino in fondo a questa impossibile storia.

-Mamma?- si fermò d'un tratto.

-Che cosa c'è, piccola?- Si voltò verso me e automaticamente mi accucciai. Il suo viso... Non l'avevo mai vista così addolorata, impaurita, scossa... Mi si spezzò il cuore, davvero. Non potei non fare una smorfia di compassione. Infondo la capivo benissimo. Come potevo biasimarla se non era abbastanza forte per tutto ciò? Ma ormai eravamo arrivate e la reazione a catena era partita, non si poteva fermare.

-Mamma... Non sono sicura di voler andare fino in fondo.- Le si spezzò la voce in ultima. Per quanto forte o severa possa essere una madre, nessuna può resistere nel vedere la propria figlia così.

La presi tra le mie braccia e la strinsi forte contro il mio petto. Il cuore mi batteva fortissimo, temevo potesse notare la mia paura. Paura, si. Avevo paura di aver sbagliato tutto, fin dall'inizio. Paura di perdere tutto, compresa lei. Paura di aver commesso l'errore più grande della mia vita.

-Oh, piccola mia. Non aver paura, non succederà nulla. Lo so che hai paura e che sei insicura, ma non devi. Ci sono io qui e farò tutto il possibile perché non succeda nulla. Te lo prometto, ti sarò accanto.- Iniziò a singhiozzare sulla mia spalla. Le accarezzavo i capelli scuri, e la schiena. Dovevo riuscire a rassiucurarla, non potevamo aprire quella porta così insicure e impaurite. Così feci forza anche a me stessa.

-Mamma...io..- balbettò a fatica, cercando di ricominciare a respirare normalmente.

-Dimmi..- le spostai i capelli dietro l'orecchio, accarezzandole leggermente la guancia.

-Andiamo.- Mi alzai. I suoi occhi, freddi e decisi, mi costrinsero a fare il primo passo. Le presi la mano, poco più piccola della mia. Solo ora notavo le grandi differenze che ci distinguevano. Era tutta suo padre, era vero: capelli scuri, occhi scuri e un leggero accenno orientale, la pelle olivastra e le guance paffute, per non parlare del nostro fisico. Io ero alta, magra e vestivo sempre abbastanza elegante, mentre lei era bassa, un po' robusta e vestita sempre allo stesso modo: felpe e pentaloni. Non voleva proprio saperne di comperare una gonna o una camicia! Ma nonostante ciò ero molto fiera di lei, e la amavo indistintamente. Come avrei potuto non farlo? Era una ragazzina forte, perché affrontava tutti i giorni le persone che glieli rendono difficili. Quante volte è tornata a casa in lacrime a causa loro, e io non potevo fare nulla. Quante volte è rimasta chiusa in camera per giorni, con gli occhi gonfi di pianto e con lo stereo sempre al volume massimo. Quante volte saltava il pasto, per causa loro! E io, impotente, restavo a guardare mia figlia distruggersi per poi rialzarsi da sola i giorni seguenti.

Ci avvicinammo alla porta che dava alla stanza in cui incontrammo la band, e sentimmo delle urla. Era Chester. Ma non si udiva risposta, forse era preso da uno dei suoi momenti d'ira in cui è meglio non contraddirlo. O forse aveva solo ragione.

Guardai mia figlia che stava immobile guardando davanti a sè, rigida.

-Sun..- Rivolse gli occhi verso i miei. -Forse è meglio aspettare. Che dici?- Accennai un sorriso, ma nulla la smuoveva più. Anzi, aprì la porta di scatto.

Restai scioccata vedendo Chester in piedi davanti al divano su cui era seduto Michael, con il volto tra le mani. Era molto arrabbiato, la vena sul collo gli pulsava ed era visibile a distanza, era con le braccia alzate ed era tutto sudato. Ma gli occhi dicevano tutt'altro. Era dispiaciuto, infondo, di trattare così Mike, si vedeva.

Anche lui restò paralizzato e sbiancò quando ci vide sulla soglia.

MIKE

Chester si bloccò, smise di urlarmi contro la verità. Aveva finito? Impossibile.

Infatti, capii il perchè quando alzai la mia faccia lo vidi pallido con lo sguardo rivolto alla porta, ormai aperta dalla ragazza di poco prima.

No, non poteva essere. Perché tutto mi si stava rivoltando contro? Che cosa avevo sbagliato? "Oh, Mike, lo sai che cosa!" La mia coscenza mi tradiva e non osavo nemmeno immaginare che cosa sarebbe successo se avessi lasciato parlare anche il mio cuore che, ormai, era impazzito. Batteva fortissimo, quasi scoppiava. Ero in preda al panico più totale, tra Chester che mi stava rinfacciando tutto, la mia coscenza sporca e le due figure femminili sulla porta!

-Sun..- sussurrò Chester. Era senza fiato, aveva perso la voce d'un tratto e lessi nei suoi occhi scuri che si sentiva colpevole. Di che cosa? Non capivo più nulla, ma vedevo che era molto dispiaciuto per quella brutta situazione creata anche dal suo temperamento eccessivo. Anche se questa volta aveva fottutamente ragione, ed era solo colpa mia se si era messo ad urlare: continuavo a negare tutto, anche se ormai ero stato scoperto.

Squadrai la ragazzina e notai che mi stava fissando. I suoi occhi erano gonfi, lucidi e per lo sforzo di trattenere le lacrime stavano diventando rossi. Un buco, nello stomaco. Non so come, nè perchè mi si formò quella strana sensazione, ma vedendo in lacrime quella piccola ragazza mi si formò quel buco. Mi sentivo una merda, e ora era tempo che ammettessi le mie colpe e chiedessi scusa alla madre, ma soprattutto a lei. Ero codardo, perché tutto ciò faceva così male? Certo, è uno schifo che io abbia abbandonato la mia ex incinta, abbandonandola a sè stessa, per poi non volerla nemmeno più rivedere, nonostante mia figlia fosse nel suo grembo e lasciando quella piccina senza un padre.

D'istinto mi alzai e mi avvicinai alla donna dietro di lei. Mi lanciò un'occhiata supplichevole, per poi abbassare la testa arrossendo. Anche lei era molto provata da tutta questa storia. Incredibile, è stata forte per tutto questo tempo e ora si mostra così: debole, sensibile e vulnerabile. Magari si era rifatta una vita, trovata un uomo che la accettasse e tenesse al sicuro da tutto e tutti lei e la piccola.

Mi scostai e spostai la mia attenzione verso la ragazza. Dovevo rompere il ghiaccio in qualche modo. Mi riusciva bene con tutti, ora invece, con una ragazzina, non riesco nemmeno a respirare regolarmente!

-Ti chiami Sun?- dissi con la voce un po' incrinata. Va bene che ero un uomo, ma ero anche io sensibile.

-Si..- rispose timidamente, abbassando la testa.

-E'...è davvero un bel nome.- Cercai di alleviare la tensone che si era formata. Timidamente abbozzai un leggero sorriso e ricerca il suo sguardo. Volevo vedere quegli occhi, che tanto assomigliavano ai miei. Dovevo vederli, per sapere che davvero era sangue del mio sangue. Avevo bisogno di una riconferma, e l'avrei avuta solo guardandola negli occhi.

-Grazie...- balbettò. Mi voltai implorante verso Chez, il quale capì al volo. Grazie a Dio avevo lui.

-Ehi, Sun...- la richiamò. -Ti va se..andiamo a parlare con gli altri ragazzi del gruppo?- le sorrise.

In risposta lei annuì timidamente e corse verso lui, che le cinse le spalle con il braccio sinistro e la portò fuori da quella stanza. Sembrava che la mia presenza, lamia persona la spaventasse. E Chester riusciva a legare con lei come se niente fosse. Beh, certo, bisogna ricordare che era il suo idolo quindi si fidava di lui ciecamente. Ma, io? Anche io ero il suo idolo, e ora aveva solo paura. Faceva un male assurdo, e sentivo di aver deluso tutti, me compreso. Insomma, non era certo da me tutto questo, e nessuno se lo sarebbe mai aspettato da Michael Kenji Shinoda! Solitamente tutti si fidavano di me, ora invece nemmeno io potevo fidarmi di me stesso. Ero in panico e potevo solo dire una cosa: scusa. E anche se era il minimo, era più difficile di quel che pensavo.

-Michael..- mi chiamò la donna. Il cuore accellerò ancora di più quando sentii la sua voce. Non era cambiata di una virgola da quando eravamo fidanzati. Ricordavo quel periodo benissimo, ma per tanto tempo era rimasto nascosto che nemmeno io ricordavo di averlo vissuto! Ricordavo di quando mi disse che aspettava un bambino. Il mondo mi crollò addosso. La presi troppo male, perchè il gruppo stava per essere lanciato e lo vedevo solo come un peso e un ostacolo per la mia carriera. Non stavo fermo un secondo e non avrei mai potuto mantenere bene quel bambino. Ero stato meschino, forse, ma avevo paura. E, inoltre, ero piccolo. Non ero pronto per un passo così grande! Era davvero una paura grandissima quella che mi prese quel giorno. E non potei far nulla, se non scappare, per quella ragazzina che piangeva alla mia risposta inaspettata, e mentre correvo lungo la strada verso la mia auto mi sentivo la terra crollare sotto i piedi, la pioggia mi cadeva addosso, quasi a volermi punire per ciò che avevo appena fatto. Esattamente come percepivo quelle lacrime, che solcavano il viso fresco e bianco della ragazzina, ormai donna, che mi voleva un bene immenso. Forse amava più me che sè stessa, e si fidava di me. Perciò, come il senso di colpa mi logorava dentro, il dolore e la delusione la stavano uccidendo. Un'ultima volta lanciai un'occhiata alla finestra illuminata e la vidi, lì in piedi a guardarmi, le lacrime scendevano e cadevano a terra, mentre la sua espresione vuota e amareggiata mi scrutavano in cerca di una soluzione. In cerca di un'ultima possibilità. Ed io resi quel vuoto incolmabile.

Ero certo che anche lei ricordava perfettamente quel giorno.

-E' incredibile, come possa succedere tutto così in fretta, non trovi?- parlai, con la voce rotta dai sospiri.

-Già. E' un po' strano tutto questo. Insomma... Il giorno prima nemmeno pensi più al nostro passato, poi d'un tratto esso ti assale e non puoi far nulla per fermarlo. Non si può dimenticare, Michael.- Colpito e affondato.

-Si, hai ragione.- annuii, e mi spostai verso il divano, per poi farle cenno di accomodarsi. -Immagino che tu non abbia dimenticato nulla, vero?-

-Vero.- si spostò dalla soglia e si avvicinò a me e, passandomi davanti, si sedette affianco a me. Era splendida. Non me la ricordavo così bella, accidenti. Di lei avevo solo un ricordo sfocato e confuso. E amaro.

-Perchè siete venute? Che cosa avevate intenzione di fare?-

-Lei è una vostra grande fan, siete tutto per lei. Siete il suo mondo. Voi e la vostra musica. Non puoi nemmeno immaginare quanto mi ha parlato di voi, e quanto io abbia dovuto resistere per non dirle "Non serve che mi racconti tutto! Tanto molte cose le so molto bene su di loro e su Mike." E infondo ho fatto bene a non dirle tutto. O almeno credo.-

-Prchè le hai detto la verità allora?- il suo tono di voce era calmo, piatto e cercava di mantenere la calma il più possibile, cosa che a me riusciva male in quel momento.

-Perchè era stufa di vivere così. Non sopportava più tutto quello che la circondava, aveva bisogno di sapere.-

-Che cosa le cambiava? Ora peggio, non credi?! Ora ha paura! Paura di me.- dissi alzandomi e iniziando a muovere le braccia in aria. La mia voce si stava alzando e la vedevo abbassare la testa, cercando di trattenere la rabbia, la frustrazione.

-Non puoi capire. Per lei era molto importante sapere chi fosse suo padre. Non le ho mai parlato del passato tra me e te e... E lei è sempre stata paziente, senza mai chiedere nulla.- Iniziava a faticare.

-Se avete vissuto bene fino a poco fa, perchè un giorno si sveglia e ti chide chi è? Potevate non rovinarvi la vita, e non venire a rompere a me!- iniziavo a parlare come Chester, brutto segno. Ma lei smise di trattenersi, era stata fin troppo educata.

-Tu pensi che abbiamo avuto una vita tutta rose e fiori? Pensi che abbia dormito tutte le notti? Pensi che lei non sia stata male tutti i giorni a causa loro?- il labbro inferiore le tremava e le lacrime scesero veloci lungo le sue guance liscie. Loro?

-Loro chi?- abbassai il tono della voce, vedevo che non ce la faceva più. Era la più provata tra tutti.

-Loro. Nonmi ha mai detto chi di preciso, sono dei ragazzini che la prendono in giro e non la fanno vivere. E' assediata in continuazione.-

-Avete risolto? O ci avete provato?- mi avvicinai e accucciai di fronte a lei, cercando in qualche modo di consolarla e farla smettere di piangere.

-No. Dio mio, tu non puoi immaginare che cosa abbiamo passato! Non c'era un singolo giorno in cui non tornava a casa in lacrime o, nel peggiore dei casi con dei lividi. Tu non puoi sapere quello che io ho passato vedendola distrutta, a pezzi e...- scoppiò in un singhiozzo. Portò una mano alla bocca, cercando di soffocare quel pianto. Le posai una mano sul ginocchio, e la strinse. Guardai i suoi occhi rossi, e vidi che infondo a quella rabbia mi implorava di aiutarla.

-E, cosa?- cercai di capire che cosa intendesse.

-Una volta..- riprese a parlare, con difficoltà. -Una volta la trovai in bagno, non capii subito che cosa stesse facendo, ma vidi solo lei seduta per terra accanto al termosifone. Le sue gambe erano..- strinse gli occhi. Soffriva molto a ricordare l'accaduto. E il mio cuore stava andando in frantumi, poteva passarmi un camion sopra che non avrei sentito nulla. Non era nulla in confronto. Non sapevo bene perchè tutto ciò mi stesse facendo così male, e fosse così difficile affrontarlo. Le strinsi la mano, accarezzandone il dorso dolcemente per incitarla a parlare.

-Che cosa avevano le sue gambe?- mi tremava la voce.

-In mano aveva...aveva un coltellino o una lametta, non l'ho visto bene. Era rannicchiata lì, a terra e mi guardava con quegli occhi. Io non sapevo che cosa fare, insomma. Non me lo aspettavo, non potevo immaginare che fosse arrivata a tanto!-

-Si...si è tagliata?- balbettai, quasi parlassi con me stesso.

-Si. Io...io ho fatto il possibile per farla smettere, ora penso che abbia smesso. Ma ho ancora paura. Michael, ti prego...- mi implorò guardandomi negli occhi.

-Perchè la prendono in giro?-

-Per vari motivi. Non credo che mi abbia deto tutto, ma tutto ciò che son riuscita a farle dire è che viene presa in giro perchè ha il modo di fare e di vestirsi da maschiaccio e in più il fatto che non è magra e alta le crea svantaggio. Ci sono ragazzi capaci a fare del male anche a una ragazza. Non posso sopportare tutto questo, mia figlia viene derisa, insultata per ogni piccola cosa, ogni piccolo errore. E i suoi amici si stanno staccando da lei. E' sola prticamente! E fa male perchè pensi di aver sbagliato qualcosa, e non capisci cosa.- stava tremando, un po' per rabbia e un po' per il pianto.

-L'importante ora è che abbia smesso di tagliarsi, poi si risolverà anche questo problema. L'unica cosa è starle vicina.- tremavo anche io.

-Michael, non lo capisci? Ha bisogno di un padre. Ha bisogno di te!- E di nuovo, quell'orribile sensazione. La terra mi mancò sotto ai piedi e pensai di cadere per un secondo. Davvero, quella ragazza, quella bambina che ho lasciato, mi voleva? Voleva avermi indietro?

-Io, ho bisogno di te.- finì la donna seduta davanti a me. Come potevano volermi, come poteva riavolermi come padre di sua figlia dopo tutto quello che le ho lasciato sopportare?

-Non so se posso aiutarti, non so se posso tornare. Ho anche Anna e Otis, non posso lasciarli.-

-Non ti chiedo di lasciarli, sarebbe egoista da parte mia. Voglio solo che tu sia presente anche per Sun. Significherebbe molto per noi.- Sono stato un egoista e un verme e ora sono loro a tornare da me per chiedermi di essere presente nella loro vita. Non mi capacitavo di quello che stava succedendo, di quello che stava dicendo!

-Io...io ti prometto che arò il possibile. Non so come andrà a finire questa storia, ma farò del mio meglio. Ti do la mia parola. Ho capito che vi ho lasciate sole, che avete passato sei momenti terribili anche a causa mia. E tutto quello che ho fatto è stato dimenticare sperando che anche tu mi dimenticassi e ti facessi una vita.-

-Io non ho dimenticato, Mike. Io non dimenticherò mai. Hai sbagliato a lasciarci e lo sai. Non potrò mai perdonarti di quello che hai fatto, ma puoi sempre darmi una buona ragione per smettere di darti tutta la colpa. Devi solo esserci per lei.-

-Senti, lo so. Ho sbagliato a mollarti nel momento peggiore. Cosa vuoi che ti dica? Avevo paura, ero piccolo- tolsi la mano dalla sua gamba e lasciai andare la sua. -e non ero pronto. E' stato tutto un errore. Se non fosse stato per lei non sarebbe finita così!- Vidi la rabbia salire e prendere il controllo di lei.

-E' stato un errore? Mia figlia è stato un errore?!- soffiò a denti stretti.

-Si.- dissi sicuro.

-Oh no, qui ti sbagli.- si alzò in piedi e mi puntò il suo indice contro facendomi alzare a mia volta. -Non osare nemmeno pensare che mia figlia sia stato un errore! Lei non lo è! Sun non è un errore. E' stata la cosa migliore che mi sia capitata nella vita. L'ho tenuta e sebbene fossi da sola l'ho cresciuta e l'ho amata ogni giorno di più. Non si può certo chiamare "errore" quella creatura! Non puoi! Non devi. Io sono fiera di lei, sono orgogliosa che nonostante tutti i problemi, tutto il dolore e tutti gli scompensi sia cresciuta così! E' generosa, umile e altruista. Non può stare a guardare qualcuno che soffre, deve per forza aiutarlo, non sta con le meni in mano se ci sono problemi. Lei va e li risolve, costi quel che costi! E anche se io non sono stata capace a compensare il vuoto di suo padre, è cresciuta forte, bella e sana. E' cresciuta senza mai odiare nessuno. Non ti ha mai odiato, anche conosciendo il fatto che te ne sei andato mentre io ero incinta. Non ti ha odiato e non ti odia tutt'ora. Abbi ancora il corggio di chiamarla errore! L'unico errore, in tutta questa storia, sei tu.- Sbam. Un colpo al cuore, mi ha atterrato. Diceva sul serio, non poteva scherzare. E, cosa peggiore, aveva fottutamente ragione.

-Io? Io sarei stato l'errore?- il mio orgoglio mi difendeva, non ero più io a parlare e non potevo fermare quella parte di me. Non così debole.

-Si, tu! Sei stato tu a creare questo casino, tu a scappare non appena le cose si sono complicate, mentr in realtà era solo la cosa più bella che ci fosse mai capitata! Tu, adesso ne paghi le conseguenze. Dimmi, ti piace vederla così? Ti piace sapere che ha sofferto e probabilmente soffre ancora di autolesionismo? Ti piace sapere che ogni maledetto giorno torna a casa in lacrime? Eh, ti piace il fatto che ora ha paura di te?-

-SMETTILA! NO NON MI PIACE, NON MI PIACE PER NIENTE! MA COSA CI POSSO FARE? NON E' COLPA MIA SE PIANGE, SE LA PRENDONO IN GIRO, SE SI TAGLIA! NON E' COLPA MIA!- non mi piaceva interrompere le persone, ma non potevo certo lasciarla parlare così di me.

-AH, NO?- iniziò ad urlare e non mi piaque per niente. La sua voce era molto potente, ti rimbombava dentro, non potevi certo non notarla. Molto pacata nei termini, ma di volume poteva competere con Chester! E quello mi fece paura. -INVECE SAI CHE TI DICO? E' PROPRIO COLPA TUA SE STA COSì! ED E' COLPA TUA SE LA MIA FAMIGLIA SI STA FRANTUMANDO! MI E' RIMASTA SOLO LEI, E TU TI STAI DI NUOVO TIRANDO INDIETRO!-

Indietreggiai, sia per le urla, sia per l'accusa. Mi stavo tirando indietro, ancora una volta. Perchè continuavo a scappare da loro, da lei? Che cosa mi spingeva a lasciare tutto di nuovo?

-Eppure me lo hai appena promesso...- continuò, ma abbassando notevolmente la voce, quasi a un sussurro.

-Emily, io...- sbuffai, al diavolo. Non potevo rinnegarle ancora. Era giunto il momento di chiedere scusa, e per davvero. -Mi dispiace, sono stato uno schifoso. Non mi tirerò indietro.-

-Chi mi dice che non lo farai? Chi me lo assicura? Lo hai appena fatto, hai dimostrato di non mantenere la promessa, che oltre tutto devi a mia figlia. Chi?-

-Io. Ti prego, fidati.- mi avvicinai, ma lei indietreggiò. Come biasimarla? Infondo avev solo ragione. Come potevo assicurarle che non mentivo, quella volta?

-No. Io non mi fiderò ancora di te. Se ci tieni davvero allora dimostralo. Dimostralo a me, a mia figlia! Non mi interessa più niente di te. Mi hai deluso profondamente e non vale la pena stare dietro ai tuoi cambiamenti di idea e chissà che altro. Non ne ho più voglia...- mi si avvicinò, mi baciò la guancia delicatamente. Era da anni che non avevo quella sensazione. Quelle labbra, quelle delicate labbra rosee. Mi erano mancate più di qualsiasi altra cosa e solo ora me ne rendevo conto. Si scostò e si avviò verso la porta alle mie spalle, la stessa dalla quale era entrata poco fa e da dove era iniziato il nostro litigio. Il peggiore della mia vita. Si fermò, senza voltarsi mi disse -Arrivederci, Michael. Infondo è stato un piacere rivederti. E sappi che non volevo rovinarti nè la giornata, nè la vita. Ma non potevo non dire la verità. Qualcuno mi ha insegnato ad essere onesto, leale e giusto. Speravo di poter accontentare tutti, te compreso, ma a quanto pare ho solo peggiorato la mia situazione. Mi dispiace.- e sparì lungo il corridoio bianco di quell'edificio. Potei solo guardare la sua figura snella sparire lentamente. Di nuovo quella fottuta sensazione mi portò via la terra da sotto i piedi, e questa volta le gambe cedettero e mi lasciai cadere in ginocchio. Le lacrime bollenti iniziarono a scorrere e mi bruciarono gli occhi. Strozzai un singhiozzo per cercare di non abbattermi del tutto e lasciarmi prendere dal pianto imminente. Mi sedetti pesantemente per terra, vicino al divano, senza curarmi troppo di ciò che avevo attorno. Mi coprii gli occhi e la faccia con le mani e lasciai scorrere le lacrime silenziosamente. Ogni tanto permettevo a un sospiro di lasciare la mia bocca. Ma non mi accorsi che Chester era lì, dietro di me e si era accorto del mio stato.

-Mike?- si accucciò e delicatamente mi sfiorò la spalla. Sobbalzai, e mi girai di scatto facendo spaventare anche lui, che cadde all'indietro, sedendosi anche lui.

-Scusami...- mi asciugai le lacrime velocemnete. Pensavo davvero di deviare tutto?

-Mike, che diavolo è successo? Si sentivano le vostre urla fino all'altra parte di Los Angeles!- abbozzò una risatina, per alleviare tutto. E ci riuscì, sebbene per poco.

-Nulla. E' solo che...ora devo fare tutto da solo. Devo sistemare tutto con Sun, e cercare di aiutarla e sistemare un po' di cose.- la voce mi tremava ancora, ma vedere Chester e potermi sfogare on lui era liberativo. Era la mia tisana rilassante, coe io ero per lui. O almeno pensavo.

-E con Emily.- Ancora quel nome. Solo sentirlo pronunciare mi bruciava tutto dentro, fino alle ossa.

-No.- risposi secco. -Non ne vale la pena.-

-No? Mike, stai scherzando? Come pensi di aiutare Sun se non risolvi anche con lei?-

-Ti ho detto che non vale più la pena. Non vuole, ok? Non si fida di me, non più! L'ho delusa, l'ho ferita e non credo mi rivolgerà più la parola.- dico tutto velocemente, come se aspettasse solo di uscire dalla mia bocca.

-Non vuole? Ma se ti adora! Non capisci un cazzo, tu! Non ti ha detto addio, non può averlo fatto così. E anche se fosse non lo farebbe mai per davvero. Ho parlato con Sun, non sai nemmeno quanto mi abbia parlato di lei. Quanto la stima, quanto stima te! Sei suo padre, cazzo, lo vuoi capire?! E ha solo un fottuto bisogno di te.- si alzò e mi aiutò ad alzarmi a mia volta. Mi guardava negli occhi, e vedevo nei suoi la speranza di un ragazzino che spera con tutto sè stesso di aver fatto la cosa giusta, dopo anni di errori e incubi.

-E ora...qualcuno vorrebbe parlarti.- disse indicando la porta con la mano.

E lì, mi sentii morire.


***
Lasciate una recensione :)
***

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** She's crying ***


E, signore e signori...eccomi tornata!

Sono stata veloce nel scriverlo e l'ho lasciato lì per un paio di giorni, perciò non è nulla di speciale. Che novità...

Comunque, in questo capitolo non si vedrà più Mike, ma Chester e Sun. Non vi dico nulla, tranne che è un capitolo fatto praticamente solo di dialogo.

Vi prego, vi supplico: LASCIATE UNA RECENSIONE! Ho già detto che è importante perché così so che cosa sbaglio e cosa devo cambiare.

Vi anticipo una cosuccia sul capitolo 7: continuerà il dialogo fra Sun e Chester, e forse si vedrà l' "incontro" fra Mike e sua figlia.

Un bacione, grazie in anticipo se recensite.

BUONA LETTURA xx

Dark life

SUN

Ero leggermente scossa per via delle urla di mia madre e le risposte di...Mike.

Faticavo ancora a chiamarlo "papà", non perchè non lo considerassi tale, ma piuttosto perchè dovevo ancora abituarmi all'idea di avercene uno e di poter finalmente pronunciare quella parola rivolgendomi a una persona e non più all'ignoto. Mi risultava difficile pensarlo, pensare a Mike, in maniera diversa: prima era il mio idolo, colui che con la voce mi faceva rilassare, passare la rabbia anche verso me stessa, colui che illuminava le giornate con il suo sorriso, anche se attraverso uno schermo o una foto di un poster, colui che quando cantava mi portava via da questo mondo e mi aiutava. Si potrebbe pensare che mi era sempre stato vicino infondo; ma era un rapporto idolo-fan. Nemmeno sapeva della mia esistenza. Ora invece era colui che mi avrebbe fatta addormentare cantando, che mi avrebbe abbracciata nel momento stesso in cui una lacrima scendeva dai miei occhi, che mi avrebbe dato forza parlandomi di persona anzichè attraverso un paio di cuffiette ripetendo i versi di una canzone. Sarebbe stato tutto così strano, così...impossibile!

-Sun...- Chester mi risvegliò dai miei pensieri.

-Mh?- mugolai appena. Ero attenta a tutto ciò che si sentiva dalla stanza vicina. Non avevo mai sentito mia madre così, non aveva mai urlato. Non la riconoscevo in quelle urla, non era lei. O almeno così speravo...

-Ti va di andare a prendere un gelato?- Non ero del tutto sveglia, fissavo un punto impreciso sul muro di fronte a me. Ero seduta su una poltroncina abbastanza comoda e Chester si era accucciato al mio fianco, e mi teneva una mano. Nonostante i miei sforzi, non riuscivo a capire cosa dicevano, era tutto ovattato e giungeva solo un suono confuso, un brusio. Nulla di più.

-Sun...Sun!- mi scosse leggermente e solo ora mi ridestai totalmente, ma ancora un po' confusa.

-Che c'è?- chiesi, forse leggermente scortese, ma non potevo controllare perfettamente le mie reazioni. Insomma...chi ci sarebbe riuscito?

-Andiamo a prendere questo gelato si o no?- chiese un po' scocciato. Chi te lo aveva chiesto? Mica stavi facendo un piacere a me!

-Non ho molta voglia.- abbassai lo sguardo. Sentivo i suoi occhi su di me, si stava preoccupando. Era gentile da parte sua, cercava solo di distrarmi e di non farmi sentire la discussione dei miei genitori. Che strana parola, al plurale. Era tutto così nuovo per me, anche se si trattava solo di semplici parole. Non che non le abbia mai usate rima, ma ora che sapevo di averceli anche io, che non c'era solo mia madre, che non era più sola. Troppo complicato da spiegare...

-Non vuoi niente?- insistì, cambiando tono. Sembrava molto dolce e sembrava provasse pietà. In risposta feci solo cenno di no con la testa. Sospirò.

-Dove sono gli altri?- chiesi timidamente. Mi dispiaceva lasciar fare tutto a lui, lasciare che mi intrattenesse, seppur inutilmente, da solo. In 5 magari combinavano qualcosa.

-Non lo so. Andiamo a cercarli?- si tirò su in piedi. In tutta risposta gli sorrisi cercando di mimare una certa impazienza. Poco brava, infatti capì subito, ma non disse nulla e mi porse la mano dopo essersi stirato la schiena.

-Allora muoviamoci, dai.- presi la sua mano, poggiando la mia delicatamente. Ripensai a quando non facevo altro che stare sdraiata a letto, stringendo un cuscino, ad immaginare il momento in cui li avrei incontrati, e magari abbracciati. E ora erano lì, tutti per me. Per un attimo mi sembrò un sogno, ma un altro urlo di mia madre mi ricordò che era la, solita e triste, verità. Ci avviammo verso la porta che dava su un altro corridoio che conduceva a varie stanze e, infine, all'uscita.

-Dopo di te, madame.- Mi tenne la porta, facendo un mezzo inchino e ciò mi fece ridere e capii dal suo sospiro di sollievo che era proprio quello che sperava. Sentirmi ridere...

-Molte grazie, monsieur.- e accennai anche io un inchino altezzoso. Ridemmo entrambi e mi fece piacere sentire la sua risata. La amavo, era una delle poche cose che riusciva a farmi sorridere in certe giornate.

Mentre percorrevamo il lungo corridoio grigio e bianco, illuminato da luci al neon molto fredde e per niente accoglienti, mi avvicinò al suo fianco cingendomi le spalle con un bracio. Lo guardai, non capendo cosa intendesse fare, ma poi mi sorrise e capii che stava solamente cercando di infondermi coraggio e calma. Ma era più agitato di me, lo vedevo. Era coinvolto emotivamente in tutta questa faccenda, poichè Mike per lui significava molto. Erano diventati migliori amici fin dall'inizio di tutto. E la loro amicizia si era consolidata sempre di più man mano che gli anni passavano. Alcuni pensavano adirrittura che fossero una coppia... A me non interessava a dire la verità: anche se lo fossero stati non sarebbe cambiato nulla, erano sempre i miei idoli. Coppia o meno, gay o no, poco importava. Per me restavano semplicemente "Chester e Mike". L'importante era quello, che non si separassero o rovinassero la loro amicizia (o amore). Erano perfetti insieme.

-Chester, posso farti una domanda?- mi fermai. Mi guardò e non capii bene se pensava a qualcosa di catastrofico o meno. Conoscendolo, molto probabilmente si..

-D..dimmi.- balbettò leggermente.

-Tu e Mike siete così...- cercai il termine adatto e non trovai altro che quello -..diversi!- nell'attesa lo avevo visto impallidire. Cosa pensava?!

-Come avete fatto a diventare così uniti, così amici?- continuai. Chester si tranquillizzò e la sua pelle ritornò del suo rosa naturale. Un sorrisetto gli spuntò sulle labbra, non lo avevo ma visto un sorriso così e, da brava scema che ero, mi persi sulle sue labbra. Anche quando si inginocchiò davanti a me non riuscii a staccare gli occhi da quelle labbra tanto perfette.

-Beh..- e iniziai a perdermi anche nella sua voce. Era bassa, calda e con un velo di malinconia. Come poteva essere così perfetto, un uomo? Mi resi conto che mi ero incantata solo quando abbassò la testa chiudendo gli occhi, rendendomi impossibile la vista di quelle labbra. Arrossii di colpo, ma per fortuna non se ne accorse.

Dopo poco, senza rialzare la testa, mi fece cenno di sedermi accanto a lui e senza esitazioni obbedii. Lo fece anche lui, seguendomi a ruota, e iniziò a parlare con quella sua voce. Era come un flashback per lui, e me lo raccontava come se fosse successo il giorno precedente. E lo ascoltai attentamente e, alternando, guardavo i suoi occhi, le sue mani e la sua bocca.

-Vedi, devi sapere che Mike è una delle poche persone a cui ho raccontato del mio passato, all'inizio. Ora quasi mezzo mondo lo sa...non mi piace molto questo fatto, è una cosa molto privata e di cui non mi piace parlare. Comunque sia- sospirò. -stavo dicendo che Mike è l'unico che ha saputo ascoltarmi, senza dire nulla di troppo o guardarmi e trattarmi in modo diverso, come chiunque avrebbe fatto. Questa è una delle cose che adoro di lui. Non ti fa sentire diverso, anche dopo avergli mostrato il lato peggiore di te, dopo avergli dimostrato di essere diverso, dopo avergli fatto vedere e scoprire il lato debole e fragile di te. Riesce a toccare quel lato di te senza farti male, senza lasciarti altre ferite, senza mai dimenticare l'altro lato, quello forte. Riesce a curare quelle ferite, a non far sanguinare più quelle cicatrici che non si chiudono e mai si chiuderanno. Mai le dimenticherai... E' stato l'unico a riuscire a tirarmi su dal fondo che avevo toccato con tutto il mio corpo. Forse sto parlando troppo "profondamente" per farti capire?- mimò le virgolette con le dita e mi guardò con un mezzo sorriso che non lasciava intravedere i denti bianchi. Io scossi la testa e risposi.

-No, capisco benissimo. Non è troppo profondo, per niente. Insomma, sarò solo un'adolescente ma queste cose le capisco fin troppo bene.-

-Davvero? Ci...ci sei passata?- mi chiese preoccupato.

-In un certo senso...- abbassai la testa e iniziai a giocherellare con i lacci delle scarpe. Un brivido leggero mi passò per la schiena quando la sua mano si poggiò delicatamente sulla mia spalla. Mi voltai per guardarlo e lo vidi sorridere in maniera dolce, comprensiva. Lui poteva capire quello che provavo, lui sapeva che tutto quello che ho passato può far male, tanto male.

-Vuoi..vuoi parlarne?- mi chiese quasi sussurrando. Era davvero capace a farti sentire protetta anche in quei momenti in cui vorresti rimangiarti tutte le parola, in cui vorresti prendere e scappare lontano da tutto e tutti, in cui il coraggio ti abbandona.

-Non so se capiresti...insomma, tu hai passato di molto peggio e non sarebbe tanto giusto lamentarsi di quello che mi è successo con te.- ritornai a giocare con i lacci, arrossendo leggermente.

-Fidati, è proprio perchè ne ho passate di peggio che posso capirti benissimo. Ma non sei costretta a parlarne, se non vuoi...- la mano sulla spalla si spostò sempre con quella delicatezza che faceva rabbrividire, e arrivò all'altra per poi stringermi al suo petto. Sentivo il suo cuore battere regolarmente, forse un po' più veloce del normale. Il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, mi rilassava e la sua presa mi diede la sicurezza che mi serviva per parlare di me.

-Se lo dici tu...Non mi piace parlare di me con le persone di solito. Mi sembra di fare la "vittima" e mi sembra di annoiare gli altri.-

-Ma è proprio per parlare che siamo qui seduti, in mezzo a un corridoio per chissà quale motivo.- sorrise, e mi fece sorridere sringendomi leggermente più forte.

-Ok...Beh, come posso cominciare?- Il mio cuore non si stava limitando a battere, stava per scoppiarmi!

-Mh..inizia dal spiegarmi che cosa ti fa star male, poi il resto verrà da se. Nel caso in cui non riesca ad andare avanti non preoccuparti...- abbassò il tono di voce, che suonava rassicurante e quasi paterno. Si, paterno. Era quel tono di voce che ha un padre quando viene a rimboccarti le coperte in una notte d'inverno, quando ti da il bacio della buona notte, quando ti racconta una favola per farti addormentare o semplicemente quando hai il broncio e fa di tutto, anche mettersi in ridicolo davanti al resto della famiglia, per farti riavere quel bel sorriso da bambina felice. Quella voce che ha un padre quando ride se la sua bambina ha fatto una faccia buffa o ha combinato qualcosa di divertente, o ha semplicemente raccontato quella barzelletta a cui solo lui ride. Ecco, la sua voce era proprio quella, o così sembrava.

-Va..va bene. Non ho raccontato mai a nessuno tutto questo. Nemmeno a mia madre ho detto tutta la verità, non volevo farla preoccupare. So che ho sbagliato a non parlare, so che avrei dovuto reagire, ma non ce la faccio. In più non voglio farla star male più di quanto non stia già.- feci una pausa e presi un respiro profondo. Dovevo calmarmi, mi stavano già bruciando gli occhi e le lacrime non ci avrebbero messo molto a scendere. Se c'ea una cosa che non sapevo fare era proprio tattenere le lacrime.

Ne scese una lungo la mia guancia e mi morsi il labbro inferiore per trattenere la seconda. Ricordare certi momenti faceva male, certo, ma non credevo così tanto. Sentivo la mia pelle andare a fuoco, un nodo in gola mi si formò e deglutii per cercare di farlo sparire.

-Ehi...stai tranquilla.- disse, per poi baciarmi la fronte e iniziò a culllarmi. Sentiva che iniziavo a far fatica a respirare, succedeva sempre così quando piangevo. Una volta mia madre dovette portarmi al pronto soccorso per una crisi respiratoria. Non riuscivo a smettere e pian piano diventai blu per la mancanza di aria.

-Scusami...- dissi, ricominciando molto lentamente a respirare meglio. -Stavo dicendo...non ho mai detto a mia madre certe cose perchè ha già sofferto troppo. Non voglio che soffra ancora di più a causa mia, perciò ti chiedo di non dire niente a nessuno. Non voglio che le persone sappiano e inizino a trattarmi-

-In maniera diversa, lo so.- finì lui. Questo mi lasciò senza parole. Sapeva esattamente quello che intendevo ed era la prima volta che qualcuno lo dimostrava. Lo guardai e, come poco prima, mi sorrise di nuovo. Bastava quel sorriso per ridarmi la forza per continuare.

-Esatto...- iniziai a fissare il pavimento grigio quasi come per trovare l'ispirazione per continuare. E non la trovai, ma ci pensò Chester a farmi parlare.

-Inizia a parlarmi delle conseguenze, se ce ne sono state. Ti aiuto io, visto che non sai da dove iniziare.- mi strinse un po' e mi accoccolai meglio fra le sue braccia.

-D'accordo. Allora...le conseguenze ci sono state, certo. Alcune sono state...significative diciamo.- Detto ciò iniziai ad alzare la parte inferiore dei pantaloncini neri, che arrivavano fino al ginocchio. Quando lo sentii irrigidire mi voltai e vidi i suoi occhi puntati sulla mia gamba, lucidi e stupiti. Non mi stupiva il fatto che reagisse così, tutti lo facevano quando vedevano quelle cicatrici.

CHESTER

Restai colpito, o meglio, scioccato a vedere quelle gambe rovinate da cicatrici e lividi. Lividi...la picchiavano a scuola, fuori? Come poteva reagire così quella ragazzina? Come faceva a non far trasparire nemmeno un po' della sua tristezza e, forse, paura.

Deglutii per far scendere il nodo alla gola che si era formato. Persi un battito nel vedere i tagli. No, anzi, credetti di morire per alcuni istanti: il respiro si era fermato, e così anche il cuore, e prima di ricominciare a parlare ne passò di tempo.

Ma vedendo la mia reazione, Sun non si era offesa o preoccupata, era come se già sapesse quale sarebbe stata la mia reazione, e come se le avesse già mostrate ad altre persone.

Una domanda iniziava a crescere dentro di me, sempre più insistente: come ha fatto? Come cazzo ha fatto a resistere, a lottare e a non far vedere la tristezza dietro a quegli occhi scuri?

-S..Sun.- sospirai, senza fiato. Velocemente nascose la sua gamba con i pantaloncini neri e girò il capo verso la parte opposta. Percepivo benissimo lo sforzo gigantesco per mostrarmele, per aver iniziato quel discorso che bruciava, la bruciava dentro. Sospirò e la sentivo tremare, stava trattenendo ancora le lacrime e i singhiozzi. Era così fragile, debole e delicata. Era un povero cucciolo impaurito dal mondo che c'è fuori, che non riesce a trovare un luogo in cui rifugiarsi, ma che continua a lottare per trovarlo.

-Ehi, piccola...- le sussurrai, cercando di calmarla e portandola più vicina. Non voleva saperne di lasciarsi andare, di liberarsi un po', di fidarsi dell'abbraccio di qualcuno. Teneva ancora le gambe distese davanti a sè, con le mani in grembo, tremanti. Ogni tanto si asciugava una lacrima che scappava lungo la sua guancia rossa.

-Ehi...fidati di me.- le baciai il capo, e tentai di uovo di portarla vicina. -Lasciati andare, se tieni tutto dentro finirai per scoppiare.- iniziai ad accarezzarle il braccio delicatamente, e questa volta si lasciò fare. Finalmente incominciava a fidarsi e a liberarsi. Tentai di nuovo:

-Sun, piccola mia...Ci sono qui io, fidati di me. Ti prego...- chiusi gli occhi appoggiando il mento sul suo capo, e, come per miracolo, iniziò a tremare più forte. Testarda, si teneva tutto dentro ancora. Non avrebbe retto a lungo in quelle condizioni. Infondo era simile a me, non volevo mai mostrarmi debole, con le lacrime agli occhi. Cercavo sempre di nascondere il pessimismo e la voglia di morire che mi circondavano.

D'un tratto smise di tremare, smise di singhiozzare, smise di respirare. Preso dal panico mi scostai e la vidi osservarmi e...mi sorrideva. Sorrideva!

-P..perchè sorridi?- balbettai, incredulo.

Non rispose, tutto quel che fece fu abrracciarmi e avvicinare le sue ginocchia al corpo. Il suo viso sprofondò nel mio petto, e sentii la maglietta bagnarsi sempre di più: stava piangendo. Restai immobile, trattenendo il fiato per qualche secondo, poi mi decisi a reagire e realizzai una cosa: ero riuscito a farla piangere, ero riuscito a convincerla a lasciarsi andare.

Presi da sotto le sue gambe e la porta sopra alle mie. Era seduta in braccio a me, e finalmente si stava liberando davvero di tutte le lacrime che non voleva mostrarmi. Quella ragazzina, che si poteva ritenere una donna, in questo momento, era davvero nelle mie mani. Da me, ora, dipendeva e solo io avrei potuto deidere se ferirla o aiutarla. Si era completamente data a me, con tutta sè stessa e io le ero grato, perchè si era fidata di uno "sconosciuto". Ed ero fiero di lei.

-Sun.- la richiamai.

-Mh?- mugolò appena, visto che le era difficile respirare normalmente.

-Sun, potresti parlarmi di tua madre? Prima, in parcheggio, vi siete presentate e avete raccontato la storia a grandi linee. E volevo solo conoscervi meglio, ecco...- balbettai leggermente. Non ero sicuro della risposta, ma tentar non nuoce, perciò mi feci coraggio. Volevo sapere che cosa pensava di sua madre, di come la vedeva. E come reagiva a tutto ciò.

-Va...va bene.- si risistemò per stare un po' più comoda. -Ti peso?- mi domandò poi. Pesarmi?

-In che senso?- non capivo cosa volesse intendere.

-Ti peso? Sulle gambe, ti sto schiacciando?- si lasciò sfuggire una risatina tirata e finta, per il dispiacere che pensava di portarmi.

-Stai scherzando? Sei una piuma!- Inarcò le sopracciglia alla mia affermazione e rise. Ma non era una vera risata, una di quelle che mi sarebbe davvero piaciuto sentire!

-Oh, certo, una piuma! La pensassero tutti come te...- Abbassò lo sguardo.

-Chi ti ha detto il contrario?-

-Oh, semplicemente l'intera scuola.- Bastardi... -Nonostante io sia dimagrita ancora non smettono di darmi soprannomi e altre cazzate varie.-

-Soprannomi?- sbottai, incazzato. -Del tipo?!-

-Del tipo: balenottera, elefante marino, orca assassina..- rise delicatamente a quell'ultimo nome. -Orca assassina...mi hanno etichettata così quando per sbaglio feci cadere un ragazzino dalle scale. Josh, questo è il suo nome, si ruppe la spalla e restò fermo a casa per settimane. Non so che cavolo abbia a che fare l' "assassina" con questa storia, ma così decisero di chiamarmi...- continuò a parlare sotto il mio sguardo stupefatto. Porca puttana, era magra, bella e gentile e si permettevano di prenderla in giro e, peggio, di picchiarla?!

-Stronzi...- mi scappò, ma a quanto pare così riuscii a farla ridere. Rideva, nonostante alcune lacrime continuavano a scorrere per aver ricordato...

E con lei risi anche io. Aveva la risata di suo padre, era bellissima!








***
RECENSITE :)
***

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Quel che nasce dalle ceneri ***


CHESTER

Rideva. Era bellissima e mi si strinse il cuore a vederla così. Aveva gli occhi lucidi, il sorriso stanco e addolorato e le sue risate erano alternate a singhiozzi. Doveva avere la tempesta dentro e, ripnsandoci, capii che era più simile a me di quanto sembrasse.

Me la coccolai ancora per un po' prima di ritornare al discorso, sul punto cruciale, su quella ferita ancora aperta. Non avrei mai voluto ma non potei fare altrimenti: era l'unico modo per aiutarla. Doveva liberare un po' di quella tempesta che la stava lentamente uccidendo dentro.

Mi sentivo in colpa, mi sentivo un po' debole, stanco, triste. Mi sentivo un po' papà. Non dovevo essere io a coccolarla, a farla parlare. Doveva esserci Mike al mio posto, e stava dimostrando il peggio di sé, il mostro che teneva chiuso dentro.

Non glielo avrei mai perdonato. Non me lo sarei mai aspettato da lui, mai. Non potevo nemmeno crederci.

Quella situazione stava cambiando tutto tra me e lui. Sapevo già che sarebbe andato un po' tutto a puttane, provavo già risentimento nei suoi confronti. Non lo avrei più guardato come prima, non gli avrei più rivolto la parola come prima, non lo avrei più considerato come prima. Mai più.

-Sai, dovrei odiarlo per tutto questo..-  la voce tremante di Sun interruppe i miei pensieri e iniziò a parlare di suo padre. -Ma nonlo odio, anzi. Ho sempre pensato epenso tutt'ora che sia fantastico..-

Il suo respiro era piuttosto irregolare, nonostante si fosse calmata.  -Lo stimo molto.-  continuò.

-Anche se ha abbandonato tua madre incinta di te, continui a stimarlo?-  mi sfuggì, ma non sembrò infastidirla o metterla in dubbio, anzi.

-Si.-  rispose sicura per poi continuare.  -Inoltre non lo biasimo: siamo spuntate dal nulla dopo annidicendo che ci ha abbandonate nel momento peggiore. Era spaventato oggi come quella sera, e si sa che quando si è presi alla sprovvista, specialmente se parliamo di errori del passato, si cerca sempre di evitare il problema o di rinnegarlo nella speranza di farlo sparire. E' naturale, è umano.-  La sua maturità era fin troppa per una ragazzina della sua età. Mi sembrava di parlare con una donna vissuta, e invece era solo un'adolescente fra le mie braccia.

-Davvero la pensi così? Davvero non provi nemmeno un po' di odionei suoi confronti?- chiesi sbigottito.

-Certo, un po' di rabbia c'è. Ma odio no, non potrei mai odiarlo. Infondo mi è sempre stato più vicino di quello che si pensa. Non ho nessun risentimento verso di lui e non sono venuta qui per rinfacciargli niente. Ero venuta per vedere il mio idolo, per essere fiera e orgogliosa di mio padre e per trnare a casa felice almeno per una volta nella mia vita.- Delle lacrime leggere scesero lungo la sua guancia senza che lei se ne accorgesse.

-E riguardo quella sera?- chiesi cuorioso, stupito e incredulo. Non poteva essere una ragazzina a parlare, doveva essere un sogno. Lei non meritava tutto questo.

-Riguardo quella famosa sera... Beh, non ho nulla da dire se non che era giovane, aveva paura e non sapeva che cosa fare, così l'unica via che gli era rimasta era quella di scappare con la scusa della band. Non si può dire che è stato vigliacco perché molti altri avrebbero fatto la stessa cosa...-  Mi lasciò di merda. E ancora la stessa domanda tornava a rimbombare nella mia testa: "Come può essere?". Non ci credevo, non volevo crederci che ne avesse passate tante e che fosse cresciuta così in fretta. Perché non sono le parole di un'adolescente quelle che escono dalla sua bocca.

-Di tutto il dolore che ho provato non gliene addosso di certo la colpa.-  finì. Un colpo solo, dritto al cuore. Eppure era così calma. Aveva assunto il controllo delle sue emozioni e parlava senza cedere ad esse, mentre io, stupido, piangevo come una fottuta fontana. Ero commosso, commosso dalle sue parole, dal suo coraggio e dalla sua fora. Una guerriera.

-E tua madre?- chiesi a fatica per via del nodo in gola che mi si era formato. Dentro me maledicevo Mike per aver creato tutto questo casino, perché se avesse reagito nella giusta maniera fin dal principio tutto si sarebbe risolto più facilmente.

-Penso che sia la più forte fra tutti noi. Lo è perché è riuscita a crescere un disastro come me da sola, è riuscita a superare i momenti peggiori e nel frattempo si prendeva cura di me come meglio poteva. Ha mantenuto tutt'e due senza mai che qualcuno l'aiutasse.-  Si fermò un momento per degluitire, probabilmente un nodo alla gola, e riprendere il controllo di sé stessa.
-Vorrei essere come lei, almeno per un po'. E' bellissima, dolce e forte e ha una forza di volontà che non ho mai visto in nessun'altro. Penso anche che non sia facile vedere la propria figlia tornare a casa ogni giorno in lacrime e piena di lividi o trovarla nel bagno in un lago in una pozza di sangue.-  Le si strozzarono le ultime parole in gola e la vidi portarsi velocemente la mano alla bocca per soffocare il pianto imminente. E ancora una volta la vidi con una tale forza riprendere il controllo.  -Non credi anche tu?-  mi chiese tremando, con la voce che la tradiva.

E prima che perdesse il controllo e iniziasse a piangere la strinsi un po' di più e cercai delle parole per esprimere quello che pensavo e provavo.

-Sei fantastica.- fu l'unica cosa che riuscii a dire.

 

SUN

Dopo tutto quello che ho detto, dopo aver ammesso il disastro che sono, dopo aver sputato fuori tutti i miei pensieri, tutto quello che riuscì a dire fu "Sei fantastica." C'era forse qualcosa dietro che non riuscivo a percepire? O era davvero una di quelle risposte che si danno quando non si sa cosa dire? Speravo in qualcosa di più, ma speravo anche fosse più profondo di così. Lo immaginavo un tantino diverso...

E io, ancora con il cuore in gola e le lacrime che non smettevano di scendere, aspettavo. Aspettavo una sua reazione, ma non accennava a muoversi o dire qualcosa. Mi sembrava impossibile, doveva per forza dire qualcos'altro altrimenti sarei scoppiata! Forse non si rendeva conto della situazione, o forse aspettava una mia reazione anche lui, ma quello a dover fare il primo passo era lui.

E come al solito, da brava scema, fui io a fare la prima mossa. Tanto non avevo nulla da perdere e tutto da rischiare. Ho sempre rovinato tutto in questo modo ma in fin dei conti preferivo così, preferivo rischiarmela.

-Fantastica. Sicuro di aver sentito quello che ho detto?- ecco fatto. Rovinata l'atmosfera da funerale, anche se dolce, e rovinato tutto il resto. Come al solito.

-Certo che ho sentito, perché?- Risponde un po' stupito mentre si volta a guardarmi con un sopracciglio alzato.

-Mi prendi in giro?- dico un po' alterata. -Ti ho appena detto che sono una catastrofe, sono un disastro. Ho appena detto che non sono quello che tutti si aspettano, non sono bella, non so fare niente e sono continuamente depressa e mi lamento di tutto! Sembra che tu non abbia ascoltato niente di tutto ciò, sembra che tu sia come le altre persone che dopo averti chiesto "come va?" non ascoltano più perché non gliene importa niente! Pensavo mi avessi ascoltata e pensavo tu foddi diverso dagli altri.- la mia voce tremava, iniziavo ad urlare e lui sembrava sconvolto, triste e...deluso. Bene, ecco il risultato per aver fidato il mio istinto.

-Sul serio pensi questo?- mi chiede con la voce leggermente incerta. -Sul serio pensi che non ti abbia acoltata? Sul serio pensi che io non abbia capito che sei una persona orribile che fa male a sè stessa e alle persone che le stanno intorno?- Un colpo. Dritto al cuore. -Sul serio pensi che io non abbia capito che sei una di quelle persone che si lamentano e non reagiscono, che sei un disastro come persona- un altro colpo al cuore. Mi manca il respiro.

-come amica- un altro ancora. Un coltello fra le costole.

-come studente- ancora. E quel coltello va sempre più a fondo e sanguino.

-e come figlia.- ecco. Il coltello ha toccato il cuore, basta è finita. Mi ha uccisa, letteralmente. Non mi ero nemmeno accorta che avevo ricominciato a piangere più di prima mentre lo guardavo, guardavo il mio carnefice, colui che mi avrebbe dovuta salvare e che invece mi si è rivoltato contro. Guardo lui, le sue labbra tese, le sue sopracciglia incrociate e i suoi occhi, scuri e impenetrabili, e mi ci persi per un po' sperando che tutto ciò fosse solamente un terribile ed infinito incubo. Purtroppo non era così e ora il senso di colpa, unito alle cose che Chester mi aveva appena rinfacciato, mi stavano divorando viva.

-Chester, io...- volevo, dovevo dire qualcosa ma non sapevo cosa. Tutto sembrava sbriciolarsi sotto di me e mi sentivo cadere in un vuoto che non sarebbe mai stato ricolmato. Probabilmente sarei morta così.

Le parole non mi venivano, lui non si muoveva e speravo che tutto ad un tratto si alzasse sorridente, e i dicesse che era tutto un maledettissimo scherzo. E per un attimo pensai che le mie preghiere si fossero avverate, quando lo vidi rilassare i muscoli del viso e sorridermi placidamente scuotendo la testa.

-Sei tu quella che non ha capito un cazzo qui.- stop, alt, fermi tutti. Cosa? Sono io che non ho capito qui? Che cosa c'era da capire? Mi si è rivoltato contro, tutto quello che gli ho detto lo ha usato per uccidermi e sarei io a nn aver capito.

-Ma come?!-

-Non hai capito che tutto ciò che ti ho appena detto è quello che pensi tu. Credi che tutti gli altri ti vedano così perché sei tu a credere di esserlo, quando non sai che cosa può nascere dalla cenere.-  (*)

 

_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

* Scusate, volevo specificare che queste sono le parole (più o meno) che dice Mendez a Will in una scena di "The Butterfly circus - il circo della farfalla" che vi consiglio di guardare, se non lo avete già visto, perché è molto bello. Specifico anche che so che non c'entra assolutamente niente con la mia storia ma mi sembrava semplicemente la frase adatta per la situazione :)

_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Non mi ricordo più se sono in ritardo o meno, comunque eccomi tornata dopo tanto :)

Questo capitolo non ha niente di speciale, lo so, ed è pure cortissimo e noioso perché parla solo di cose deprimenti (come me) ma abbiate pietà di me! Ahahah perdonatemi

Vado molto a rilento con i capitoli quindi vi annuncio che non sarò in grado, ovviamente, di aggiornare regolarmente. Però tenterò il possibile per farlo.

Inoltre qui a casa ci sono lavori grossi in corso e io devo dare una mano, oltre a studiare, compiti, chitarra (ho ricominciato finalmente**) e altre piccole cose che portano via tempo, quindi iltempo è pochino..

Un piccolo annuncio poi vi lascio stare, lo giuro: il prossimo capitolo sarà più interessante e finalemnte alzeranno le chiappe da quel pavimento.

Con questo ho finito, spero vi sia piaciuto e aspetto come sempre recensioni (anche negative, non finirò mai di ripeterlo) e ringrazio chi segue la mia storia.

Un bacio.

Dark life

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Forse è ora di fare il padre ***


SUN

-Quel che nasce dalle ceneri?- chiesi un po' balbettando. E vallo a capire!

Un momento prima mi uccide, mi fa tornare nel buio più totale, e il momento dopo mi viene a dire che sono più di quel che ho detto e che ho sempre creduto. Ma perché?

-Si. L'esempio vivente ce l'hai davanti!- mentre diceva così mi fece accoccolare stretta a lui, cullandomi. -Avanti, hai appena 16 anni, hai già vissuto tutto il dolore di questo mondo! Anzi, te ne aspetterà ancora molto, perché quello che c'è lì fuori è un mondo molto brutto, pieno di gente cattiva. Sono poche, molto poche le persone come te..- e mi lasciò un bacio dolce sul capo, per poi continuare.

-E nessuno se lo merita tutto quel dolore. Nessuno, mi hai capito? E penso, anzi, ne sono convinto: tu sei forte abbastanza per capirlo, accettarlo e magari anche combatterlo, perché col carattere che ti ritrovi non manderai mai giù tutto questo. E so anche che uscirai dai problemi ogni volta più forte.-

Finì e io, ancora senza fiato per la sfuriata di prima, a quelle parole così importanti e incoraggianti sorrisi e basta. Solo lui era riuscito ad aprirmi gli occhi e a farmi capire, anche se in maniera dolorosa, che il male maggiore me lo stavo facendo io.

-E..- ritornò a parlare con voce più tranquilla. -Mi scuso se ti ho fatta star male dopo l'elenco dei tuoi presunti "difetti", ma era l'unico modo per farti capire..-

-Grazie.- non gli lasciai il tempo di finiri e girandomi, in qualche modo, mi aggrappai al suo collo dopo avergli baciato timidamente la guancia ancora bagnata di lacrime.

Mi scostò da lui facendomi sussultare e, guardandomi negli occhi, mi lasciò un sorriso dei suoi. E a mia volta sorrisi, abbassando lo sguardo come al mio solito.

-Che ne dici se ci alziamo e...torniamo da Mike per parlare?- mi propose. Era inevitabile, dovevo affrontare tutti i miei incubi peggiori ed aprire bocca con lui.

Annuii molto insicura, e vedendomi così mi baciò la fronte leggero, facendomi arrossire.

-Tranquilla. Ci sono io, ma se ancora non te la senti o non riesci a reggere dimmelo, che usciamo un attimo a prendere una boccata d'aria, ok?- mi sussurra roco facendomi correre un brivido lungo la schiena.

Annuii ancora, un po' più sicura però. In realtà sapevo di non essere in grado di parlare, dopo tutto quello che era stato detto...

 

MIKE

Ero ancora seduto per terra a piangere dopo il discorso con Emily e non mi accorsi nemmeno che la porta era stata aperta e qualcuno era entrato.

Infatti me ne resi conto solo quando una mano mi toccò la spalla, facendomi spaventare. Era Chez. Sembrava allibito della mia reazione e anche della mia condizione. Insomma, vedermi rannicchiato su me stesso a tremare e piangere non era mica da tutti i giorni! Dovevo essere proprio uno spettacolo orribile.

-Mike?- mi voltai di scatto non appena sentii la sua voce facendolo cadere a terra. La sua espressione era spaventata e incredula, forse pensava che non fossi davvero io.

-Scusami...- mi affrettai a dire e ad asciugarmi le lacrime, inutilmente.

-Mike...ma che diavolo è successo?!- tentò un sorriso innocente, come se non sapesse nulla, tanto per alleviare il tutto.

**

Dopo avergli spiegato del litigio e tutto il resto, cercando di non piangere ancora, altrimenti gli occhi non mi si sarebbero più sgonfiati, dissi:

-Ora devo fare tutto da solo. Devo sistemare con Sun, cercare di aiutarla e sistemare un po' di cose.- Mi tremava la voce e ancora qualche singhiozzo mi faceva sussultare, ma aver Chester con cui parlare, sfogarsi e piangere era rilassante. Riusciva a rilassarmi anche solo con la sua presenza...

-E anche con Emily.- aggiunse lui. No, quel nome sarebbe stato la mia rovina! Solo a sentirlo mi bruciava le ossa e la pelle.

-No, non ne vale più la pena. Non più.-

-No? Stai scherzando, vero? Come pensi di aiutare Sun se non risolvi le cose con Emily?!- era ancora arrabbiato con me allora... Ma come biasimarlo? Ero un fottutissimo codardo ed ero una contraddizione vivente!

-Ti ho detto che non ne vale più la pena! Lei non vuole! Non si fida più di me e l'ho delusa...- mi mancò per un attimo la voce. Cazzo, mi facevo schifo da solo e solo a pensare che cosa pensavano gli altri di me mi faceva rabbrividire. -..l'ho ferita a morte! E probabilmente non mi rivolgerà più la parola!- Sfogai le ultime parole con le lacrime agli occhi come se la colpa non fosse mia ma di Emily. Eppure, in fondo, sapevo benissimo di chi era quella fottuta colpa. L'unico ad avere torto marcio ero io.

Lui sbuffò, si alzò e iniziò a sgridarmi e io a guardarlo dal basso come un bambino.

-Non vuole? Tu non capisci proprio un cazzo! Ho parlato con Sun finora e non sai quanto mi abbia parlato di lei e di te! Tu non immagini nemmeno quanta stima ha di voi due. Tu sei padre, lo vuoi capire?! E quella ragazzina ha solo un fottuto bisogno di te!- mi prese le mani e mi alzò mentre mi guardava negli occhi. Ero totalmente perso fra i suoi occhi e le sue parole.

Leggevo nelle sue pupille la parola "SPERANZA" scritta a caratteri cubitali. La stessa speranza di un ragazzino che spera con tutto sè stesso di aver fatto la cosa giusta per una volta, dopo anni di incubi ed errori fatali.

-E ora...- continuò più calmo, facendomi calmare a mia volta. Chester aveva un potere assurdo su di me. -...qualcuno vorrebbe parlare con te.- e mi indicò la porta e ancora una volta quella sensazione di merda di vuoto sotto di me.

In piedi sulla porta c'era Sun, in lacrime. Aveva sentito tutto? No, non poteva...non avrebbe dovuto sentire quelle cose. Ma una cosa peggiorò, o migliorò, la situazione. Per la prima volta riuscimmo a guardarci negli occhi, leggendoci paura e gioia a vicenda, e mi scappò un sorriso che probabilmentela rese ancora più tesa e impaurita. Stupido, stupido...

-Sun..- mi sfuggì in un sospiro, immerso nei miei pensieri, nelle mie preoccupazioni e nei miei complessi.

-M..Mike.- balbettò timida in risposta. Dio mio, quanto era bella. Perché doveva esserle capitato tutto quello?

Restammo alcuni minuti fermi a fissarci imbarazzati ed emozionati, ma Chester, stanco di aspettare, cmi prese per un braccio e mi trascinò fino alla pota con la sua solita delicatezza da elefante. Dopo avermi sbattuto fuori, ci trascinò pure la ragazzina che sembrava divertita.

-E ora parlate, porca troia!- urlò prima di sbatterci la porta in faccia. Che maniere delicate.

Mi voltai a guardare la ragazza e la vidi sorridere timida guardandomi. Lentamente mi stavo innamorando di quella piccoletta, del suo soriso che somigliava al mio, ai suoi occhi scuri, alla sua timidezza. Forse era proprio arrivato il momento di fare il padre.

_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Buongiorno! O meglio..Buonasera! Ahahah

Sono tornata (prima del previsto) per un motivo preciso. Ho intenzione di pubblicare verso Natale il prossimo capitolo, visto che sarà più emozionante (o almeno lo spero)  :)

So che non è bello questo capitolo (lo dico sempre ma mi sembrano uno peggio dell'altro ogni volta) e voglio ringraziare chi segue, chi lascia recensioni e chi legge in silenzio.

Grazie per l'attenzione e, mi raccomando, lasciate una recensione!

Un bacione, ci vediamo a Natale

Dark life

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Errore ***


Ritardo, come al solito. Scusate. Però ho una buona scusa: i cenoni in famiglia. Ahahahah

Comunque, ecco il capitolo (sempre corto) più emozionante, secondo me. Come sempre io non ci vedo niente di che quindi lascio a voi il giudizio ;)

Doveva essere un "regalo" per Natale..uffi

Colgo l'occasione per ringraziare chi legge questa storia, chi la mette nelle seguite :)

Ringrazio in particolar modo Kebabbara e Alessia_ni <3

Come sapete le recensioni aiutano a continuare e magari a tirar fuori il meglio di sé.

Detto ciò, spero che il capitolo vi piaccia, mi scuso in anticipo per eventuali errori e alla prossima (in teoria fine gennaio) :)

Dark life

________________________________________________________________________________________________________

SUN

Silenzio. Non uscì una singola parola dalle nostre bocche e lui ancora mi dava le spalle.

Ero in bilico, non sapevo che fare. "Parlo o non parlo?" pensavo. Cazzo, perché non potevo essere un po' più istintiva? Le cose sarebbero andate per il verso giusto, e invece mi toccava restare lì, immobile a chiedermi cosa fare.Il cuore mi scoppiava nel petto e l'ansia mi stava consumando viva, come se tutto ciò fosse colpa mia e avessi dovuto porvi rimedio. Accidenti, se davvero voleva sistemare tutto, perché non iniziava? Perché non si girava e non muoveva quella cazzo di bocca? Dovevo essere io? Sempre e solo io? Come al solito dovevo chiedere io scusa anche se la colpa non era mia? Si?

No, basta.

Ma era davvero giusto così? Lasciare che sia lui a chiedere scusa? Magari si stava facendo questi ragionamenti pure lui... Incredibile. No, impossibile. Come poteva? Insomma, spettava a lui voltarsi e parlare! Non dovevo essere io a richiamare la sua fottuta attenzione, solo perché sei debole quanto me. No.

Ma nella testa avevo due vocine: una urlava "Aspetta che sia lui." e l'altra "CHIAMALO! Reagisci, fa qualcosa!". Chi ascoltare? Mi scoppiava la testa a furia di ragionamenti simili e il cuore se ne stava andando per i cazzi suoi, assieme al respiro. Tutto a puttane. Eppure mi sentivo ancora così in colpa...di cosa, poi? Di essere nata?

-Sun.-  improvviso. Probabilmente morii per qualche secondo, o forse minuto. Aveva parlato, finalmente.

-Sun...-  ripetè, ma sembrava più un singhiozzo. Piangeva? No, non poteva. Non così, non ora.

-Mike, io non..-  cercai in fretta una scusa per farlo smettere e per provare a discolparmi. Perché? Mi sentivo ancora in colpa, per tutto quello che ha passato. Che abbiamo passato tutti.

-No, Sun. Fammi parlare...-  rispose secco, voltandosi. Pensai "Bene, ora posso morire." Gli occhi rossi, le lacrime che scorrevano lungo le sue guance, i suoi singhiozzi e il respiro affannato. Il vuoto, dentro me, proprio all'altezza del petto, mi stava risucchiando. Non riuscivo a vedere altro che una cosa: mio padre in lacrime.

Non risposi più delle mie azioni, la mia mente era distaccata da tutto ciò che facevo e il mio povero cuoricino sembrava aver preso il comando della situazione. Mossi pochi passi veloci e lo abbrcciai.

Diamine. Da anni sognavo questo fottuto abbraccio, da quando ero piccolina, da quando potevo ricordare. E fu subito elettricità.

Sentivo il sorriso, la gioia rinascermi dentro, come mai avevo provato prima. Mai sentii un calore simile, mai.

Subito strinse le braccia attorno al mio corpo e sentii il suo cuore battere forte, fortissimo, e il suo respiro calmarsi così come il mio. Le sue braccia, il suo corpo, il suo respiro mi trasmettevano tutto: sicurezza, amore, paura, dolcezza, debolezza, protezione, fiducia, sincerità e calore.

Fu l'abbraccio migliore di tutta la mia vita. Era come se non fossi mai stata abbracciata prima, come se nessuno mi avesse mai trasmesso quelle emozioni e paure. Era un miscuglio disordinato di emozioni contrastanti fra loro e non mi sarei mai più voluta staccare da quel rifugio, trovato fra le sue braccia.

Iniziai a piangere, ma sorridevo. Erano lacrime di gioia, di amore, e finalmente mi sentii a casa dopo tanto vagare.

Mi baciò il capo mentre i suoi singhiozzi facevano sussultare il suo torace. E avrebbe dovuto parlarmi?

-Sun, ormai tu hai sentito tutto e sembrerebbe inutile ripetere che io ci sarò da ora in poi, per te e tua madre, ma mi sento un dovere, mi sento qualcosa che mi opprime e dirti tutto ancora una volta mi libererebbe.-  iniziò a parlare a macchinetta, come suo solito in certe situazioni. Decisi allora di restarmene zitta zitta ad ascoltare e basta, anche perché non mi sarebbe uscito niente di costruttivo da quella boccaccia.

-Permettimelo, per favore...-   sussultò ancora e sentii vibrare il suo petto. Riprese.

-Mi vergogno di tutto quello che ho combinato, perché se tu e tua madre siete in queste condizioni è solo colpa mia. Mi dispiace per quello che hai passato tu fino ad ora e di certo non te lo meritavi, e probabilmente le cicatrici ti resteranno per un bel po', forse alcune nemmeno scompariranno del tutto...ma una cosa ora è certa: io ti aiuterò. Vi aiuterò. Mi sono comportato da bastardo per troppo tempo e, anche se tardi, ho capito che persona schifosa sono...-   Gli tremava la voce, come a me tremava il cuore per le sue parole. Se solo sapesse il bene che mi ha fatto in tutti quegli anni solo con la sua voce.   -e io voglio fare qualcosa per voi, perché non mi piace sentirmi così. Non sopportrei un singolo giorno con questa sensazione di sporco addosso e...e so anche che non se ne andrà mai via totalmente, perché mi resterà per sempre la coscienza sporca. Ma sono pronto ad accettare i miei errori e provare a rimediare, fosse l'ultima cosa che faccio. Non potrò mai chiedervi perdono abbastanza, e io mai mi sentirò perdonato abbastanza, se mai lo vorrete fare. Anzi, lo capirei.. Però sono qui, pronto a tornare indietro sui miei passi, a cercare di riparare il riparabile. So pure io che alcuni tagli sono troppo profondi per essere chiusi, ma proverò a cucire pure quelli. Se me lo permetterete. Mi starai prendendo per un cretino, lo so, ma cosa posso farci? Sono un cretino, uno stupido...vedi? Non mi accorgo di quello che faccio, delle conseguenze. E specialmente di quello che dico, perché le parole fanno più male di qualsiasi altra cosa...-   Alcune sue lacrime caddero sulla mia fronte, arrivando vicino ai miei occhi, a congiungersi con le mie per poi scendere lungo il mio viso e bagnare la sua maglia.

-Sun..ho detto delle cose terribili su te e su tua madre e se non le dicessi ora non potrei sentirmi davvero libero del peso che ho dentro, ma devi capire che non le pensavo davvero. Non potrei mai.-  fece una pausa per riprendere fiato e io mi preparai al peggio. Sapevo già che le parole che stavano per uscire da quelle labbra non sarebbero state una passeggiata.

-Sun..tua madre mi ha detto di averla lasciata sola nel momento peggiore, penso tu lo sappia già, solo perché non mi volevo prendere una responsabilità così importante a quell'età. In effetti non ha tutti i torti, anzi..ma la verità è che io ero solo un vigliacco, avevo paura e non pensavo davvero a cosa significava avere un bambino. Tu per me eri solo uno stupido errore. Un errore che non avrei mai dovuto commettere, un errore che mi avrebbe solo rovinato la vita, un errore fatale. Pensavo che anche tua madre fosse spaventata e quando le ho proposto di...-  Sentii il suo torace contrarsi addosso a me, mentre io mi sentivo le gambe inutili, inesistenti. Era lui a tenermi in piedi, altrimenti sarei caduta, morta forse.  -quando le ho proposto di abortire mi ha chiesto se fossi pazzo e in quel momento ho visto anche in lei un errore terribile. Insomma, ero piccolo, impaurito e non sapevo ancora niente del mondo. E non sapevo niente nemmeno dei bambini. Dai, come si può chiamare "errore" un bambino? Non si può, non si deve. E ora che ci penso, chiedere di abortire a una ragazza che con le lacrime di gioia è venuta a dirmi che aspettava un bambino da me...come cazzo ho potuto? Come?!-

Si appoggiò al muro senza lasciarmi, si lasciò scivolare a terra preso da sussulti e singhiozzi che non lo lasciavano più respirare. Mi lasciò andare non appena toccò terra e io restai in piedi, probabilmente per via di un miracolo.

Avevo smesso di piangere ma lo stesso non respiravo, ero in apnea, lo sguardo perso davanti a me e ogni tanto avvertivo il battito del mio cuore mentre il resto intorno a me era tutto così ovattato e spento.

Puntai lo sguardo verso Mike che aveva le mani davanti al viso per coprirsi la faccia e mi chiesi se davvero valesse la pena di soffrire così tanto per me. Lo ha detto anche lui, infondo sono solo uno stupido e fastidioso errore come ho sempre pensato. Sorrisi e allungai le braccia davanti a me, presi le mani di Mike bagnate dalle lacrime e le strinsi. Notò incredulo che stavo sorridendo ma non smise di piangere.

Ancora una volta avevo ragione, ancora una volta mi era stato dimostrato che non posso essere che inutile. E allora perché Chester aveva fatto tutta quella fatica per farmi pensare il contrario? Perché darsi tanta pena per una persona come me? Perché vedeva qualcosa di giusto in me?

-Mike non devi pensare di essere una persona disgustosa per aver detto delle cose giuste. Io l'ho sempre saputo, sai? Si, me lo sentivo nel profondo di essere un errore, uno scherzo della natura, un disastro, qualcosa che porta solo dolore e nient'altro. E guarda un po', non è così? Guarda come sei ridotto a causa mia. Non devi stare in pena per avermi detto cose che sapevo già.-

-No, no, no tu non devi dire queste cose. No! Merda, io non le penso queste cose, non lo farei mai!-  Mi strinse ancora più forte le mani sussurrando quelle parole con voce tremante, incerta e disperata.

-Mike, ti prego. Lo sai anche tu che è così e basta. Io non ce l'ho con te, non ce l'ho più con nessuno perché il problema sono solo io.-  Mi guardava negli occhi mentre gli sorridevo, mi sembrava di essere in pace. In realtà era solo confusione, non sapevo più quello che provavo, che sentivo. Ero totalmente persa.

-No, Sun...Per favore, smettila. Non devi nemmeno pensarlo, ok? Non sei un errore, non sei tu il problema. No.-  si mise in ginocchio e i suoi occhi erano all'altezza dei miei.  -Hai capito? Tu non sei un errore, sei una delle cose più belle che potessero accadermi. Se solo fossi rimasto, ora tu non saresti qui a dire queste scemenze, non avresti quei tagli sulle gambe, non saresti in lacrime, non saresti con quel sorriso di finta pace interiore. Non penseresti che probabilmente sarebbe meglio finirla e smettere di dare fastidio a tutti, non avresti mai pensato a morire, non saresti mai tornata a casa con lividi o senza sorriso, non saresti così fredda. Perché è così che ti sento. Sei fredda dentro, non capisci più cosa provi. Ora ho capito e giuro su Dio che farò di tutto, anche morire, pur di scaldarti. Perché sei mia figlia, cazzo.-

Il mio sorriso stava mutando in qualcosa di incerto, le lacrime scendevano copiose e tutto quello che volevo era solo sparire di nuovo in quel maledettissimo rifugio. E aprì le braccia, attirandomi a sè. Caddi fra le sue braccia in un pianto terribilmente rilassante. Di quelli che ti sfiniscono, quelli che solitamente si fanno di notte fra le coperte e che ti fanno addormentare sopo averti sfinita.

Ora nella mia mente, libera, piatta, vagava solo una parola che valeva per più di mille altri pensieri, però: papà.

-Mike..- dissi fra una convulsione e l'altra.

-Dimmi, piccola.- rispose affettuosamente mentre mi coccolava.

-Io...- Dai Sun, pensavo. "Dai devi dirglielo o non la finirete mai" una voce gridava dentro me e, in qualche modo riuscii a seguirla. Balbettai qualcosa di insensato e Mike aspettava che ripetessi in silenzio.

-Mike, io...- ripetei ancora. Dai cazzo.  -Papà.-  sospirai prima di lasciarmi cadere totalmente addosso a lui, che incredulo, mi tenne continuando a coccolarmi.

Le ultime cose che sentii prima di addormentarmi furono delle parole, "amore mio", e un bacio sulla fronte.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Il mio mondo ***


CHESTER

-Emily?-

Stavo correndo su e giù per l'intero edificio urlando quel nome, senza trovare nemmeno l'ombra di quella donna. Possibile si fosse volatilizzata così nel nulla? Dio, speravo solo che non le fosse successo nulla. Ci mancava solo quello...

Poi, all'imporviso, un lampo di genio: fuori. Doveva essere fuori, per forza. Forse era tornata in auto per aspettare Sun e dopo una "chiacchierata" come quella di prima me ne sarei andato anche io. Non aveva tutti i torti.

Iniziai a correre come un pazzo verso l'uscita accompagnato da un' insensata angoscia, o meglio, terrore. Avevo un brutto presentimento, orribile. Ma perché, cazzo, perché?

Raggiunsi la porta e sempre correndo uscii lasciandola aperta alle mie spalle. Mi voltavo da ogni parte in cetca della sua auto, sperando di ricordarmela, senza speranze. Ancora una volta corsi su e giù attraverso le file di auto guardando dentro ad ognuna, sperando di trovarci quel viso, quella donna, quella povera donna cresciuta in fretta proprio come sua figlia. Infondo avrà avuto si e no 16 o 17 anni quando scoprì di aspettare quella creatura. Un "disastro" dopo l'altro a quella poverina.

**

Finalmente la mia corsa finì e mi accasciai affannato alla portiera dopo averla vista e, probabilmente spaventata dal mio aspetto, saltò fuori dall'auto per venire a tirarmi su.

-Chester!- urla con la voce un po' rotta. Stava piangendo, ha le guance arrossate come gli occhi. -Chester, che diavolo stai facendo? Sei fradicio! Hai corso?-

-Si..posso...sedermi? Non..ce la faccio..più..- risposi col fiatone. Non speravo proprio di vederla piangere, ma sapevo che toccava di nuovo a me mettere a posto le cose.

Mike, fanculo.

-Siediti, su. Perché stavi correndo come un pazzo?- mi chiese non appena ci fummo seduti.

Notai un sacco di CD sui sedili posteriori, un pacchetto di fazzoletti vuoto (sicuramente finito pochi minuti prima) e un pacchetto di sigarette quasi vuoto. Restai ad osservare quel pacchetto per un po' prima che Emily se ne accorgesse.

-Ne vuoi una?-

-Magari dopo, grazie. Non sapevo fumassi, non sembri il tipo.-

-Infatti, è raro vedermi fumare. Solitamente lo faccio quando sono troppo stressata o agitata.- Ne prese una dal pacchetto assieme all'accendino e se la portò alla bocca. -Ti dispiace se ne fumo una qui dentro?-

-No, certo che no. Fa pure...-

La osservai mentre accendeva la sigaretta e inspirava profondamente, per poi rilasciare il fumo chiudendo gli occhi. Osservandola meglio notai che dimostrava meno anni di quelli che aveva in realtà, nonostante qualche volta le si formava una piccola rughetta vicino agli occhi e le profonde occhiaie di quel momento. Era molto bella, oggettivamente parlando.

-Mi risponderai prima o poi?- mi disse sorridendo. Quanta tristezza in quegli occhi, quanta stanchezza in quelle labbra tirate, quante lacrime in quelle occhiaie.

-Si, scusami. Ti stavo cercando.-

-Per cosa?- avvicinò nuovamente la sigaretta e ripetè gli stessi gesti di prima.

-Dobbiamo parlare. Di tua figlia e di Mike.-

La vidi irrigidirsi un attimo per poi voltarsi e squadrarmi come se fossi stato un pazzo. Accennò una risatina prima di appoggiare i gomiti alle ginocchia e fissare il volante.

-Cosa devo dire ancora?- la sua voce tremava, mentre i suoi occhi iniziavano ad inumidirsi. -Non ti è bastata la scenata? Vuoi dirmi qualcosa anche tu su come abbia rovinato la mia vita e quella di tutti?-

Iniziò a ridere ma ben presto quelle risate si trasformarono in lacrime che iniziarono a rigarle il volto e a rendere ancora più marcate quelle occhiaie sulla sua pelle candida.

Buttò fuori il fumo ancora una volta.

-No, Emily. Non sono qui per giudicare nessuno.- risposi più freddo di quanto pensassi. -Vedi, ho parlato con tua figlia di un paio di cose. Mi ha parlato di Mike, di te, delle sue cicatrici...- aspettai un momento per vedere la sua reazione e, come previsto, si voltò a guardarmi. Sapeva che mi aveva raccontato più di quanto avesse mai raccontato a lei. E lei non voleva altro che sapere.

-Ti..ha mostrato le sue cicatrici?- le sue mani iniziarono a tremare e le sue pupille restavano fisse nelle mie come se volessero leggerci qualcosa dentro di incomprensibile.

-Si. Ha le gambe totalmente rovinate. Mi ha mostrato quello che non è mai riuscita a mostrare a te. Ah, volevo chiarire anche che non ti ha mai detto tutto non perché non si fidasse di te, ma perché non voleva farti soffrire. Mi è sembrata una ragazza molto forte e convinta, ma allo stesso tempo debole e fragile. E' una situazione difficile, la vostra, ma si può uscirne con un po' di tempo e forza. E a voi di certo non mancano queste cose, sbaglio?- mi fissava come incantata e aspettò un po' prima di rispondere e per assimilare tutte le mie parole.

-No.. Non sbagli.- si voltò dall'altra parte e si portò la sigaretta alle labbra. Inspirò e lasciò il fumo, come se tutte le sue paure e il suo dolore, assieme ai mostri che teneva nacosti dentro, potessero uscire attraverso quel fumo.

-Già. Sai quanto ti ama quella ragazzina?- aspettai la sua reazione, che non tardò ad arrivare. Tornò seduta normale sempre con la sigaretta tra le dita. -Mi ha detto che vorrebbe essere come te, o almeno un po'. Sei il suo modello di vita, sei tutto quello che ha, anche se ora può contare su di noi, sei la sua forza. Non ti arrendere, ormai siamo a buon punto. Mike e Sun stanno parlando proprio ora e credimi, non ho MAI visto Mike in quelle condizioni. Mai. E' distrutto, vorrebbe solo mettere a posto le cose nel migliore dei modi anche se alla fine gli riesce male. E' terrorizzato-

-Perché noi siamo tranquille secondo te?!- grida voltandosi a guardarmi. -Beh, notizia dell'ultima ora: non lo siamo affatto!- finì di gridare per poi voltarsi e mormorare una cose che suonò come "Sapevo che non dovevo portarcela qui".

-Lo so che siete sconvolte, non sto cercando di difenderlo o di giustificarlo, anzi! Sto facendo praticamente tutto io, se non fosse per me quella ragazzina non sarebbe lì dentro con suo padre! Si stanno riappacificando e manchi solo tu, non puoi tirarti indietro.-

-Non voglio più averci a che fare con lui.- il suo tono di voce era cambiato totalmente, quasi sussurrava.

-E' il padre di tua figlia, ci avrai sempre a che fare con lui. Non puoi fare nulla, se non sotterrare l'ascia di guerra assieme a loro. Farà male, ma dovrai passare oltre tutto, oltre tutte le sofferenze e provare ad essere felice con tua figlia.- inaspettatamente iniziò a piangere e mi lasciò spiazzato. Non volevo farla piangere, non ero lì per farla star male.

-Come puoi chiedermi tanto?- mi chiese guardandomi, mentre la sigaretta ormai si consumava sprecata. -Come puoi chiedermi di superare tutto quello che è successo, tutto quello che è stato detto?-

-Ci sono cose che non so? Sun mi ha accennato a quella sera in cui Mike ti ha liquidata ma non ha detto altro...-

-E' perché non sa altro. E non voglio lo sappia mai, non farebbe altro che aggravare tutto.-

-Puoi spiegarmi cosa è successo esattamente quella sera?- chiesi addolcendo il più possibile la mia voce e piggiando la mia mano sul suo ginocchio.

-D'accordo..- fece l'ultimo tiro da quella sigaretta prima di spegnerla del tutto e ricominciare a parlare. -Quella sera avevo chiamato Mike perché venisse a casa mia. Dovevo dirgli una cosa importante e al telefono sembrò contento di venire... Gli preparai il suo piatto preferito e tutto andò bene finchè non gli dissi che dovevamo parlare e che avevo una sorpresa fantastica.-

Sorrise e chinò la testa per nascondere altre lacrime. -Sai, ero così felice di aspettare un bambino da lui. Ha sempre amato i bambini perciò pensai che sarebbe stato felice anche lui di quella notizia, ma mi sbagliavo. Terribilmente. Mi chiese se stessi scherzando e quando confermai che era tutto vero iniziò a sbuffare e ad agitarsi. Mi chiese più volte dove avevamo sbagliato, mi disse che non doveva andare così. Non era quella la vita che si aspettava. Non era lui quello. Pensò anche che non fosse suo il bambino, quindi mi chiese anche con chi fossi stata a letto oltre a lui. E non me ne fregava niente, io ero lì e speravo fosse solo l'agitazione e che passasse presto per poter iniziare a vivere con lui. A crescere quel bambino con lui, ma lui non voleva. Non voleva vivere con me, non voleva passare la sua vita con me, non voleva quel bambino. Mi chiese se avessi mai pensato di abortire. Essendo giovane non potevo certo tenerlo. La verità è che io quel bambino lo volevo, lo volevo tantissimo. Quando ho scoperto di essere incinta ho subito immaginato a come sarebbe stato crescere e avere una famiglia con Michael, ho pensato a che bravi genitori saremmo diventati. A quanto felici saremmo stati insieme, insieme a quella creaturina che sarebbe nata. Invece no, lui sembrava quasi schifato da tutto ciò. Aveva paura, lo so, ma anche io ne avevo. Sapevo che la cosa sarebbe andata bene o male, e quella era la mia paura più grande. Lui se ne andò, lasciandomi da sola a crescere con mia figlia.-

-In tutto questo tempo non sei mai riuscita a trovare un uomo che potesse essere la figura maschile che è sempre mancata a Sun?- chiesi un po' stralunato.

-Mai. Ma sai qual è la cosa buffa? E' il perché. Non sono mai riuscita a trovare un altro uomo...In realtà non ho mai voluto, perché io amavo alla follia Mike. Lo amavo come non mai, l'ho amato più della mia stessa vita. Avrei dato qualsiasi cosa pur di vederlo sorridere, era il mio tutto. Era il mio mondo, capisci? E ho continuato ad amarlo riufiutando l'idea di rifarmi una vita per me e per mia figlia. Non sopportavo l'idea di amare qualcun'altro, ormai amavo lui e basta. Lui e Sun. Poi quando è nata l'ho suito amata con tutta me stessa. Come potevo non amarla, era ed è identica a lui. Ogni volta che la guardo vedo anche lui, vedo la vita che non ho avuto, vedo quello che lui si è perso. Vedo il mio mondo.-

-Emily, tu lo ami ancora, non è così?- gli chiesi, sapendo già la risposta.

-Che domanda stupida, certo. Hai sentito quello che ti ho detto fin'ora? E' stato tutta la mia vita, mi ha dato la cosa più bella che mi potesse mai capitare, mi ha amata anche lui. Sono stata ricoverata una volta per aver tentato il suicidio. I miei genitori mi hanno cacciata di casa subito dopo e in quel momento ho incontrato lui. E' stato come ritrovare la luce infondo ad un tunnel troppo buio e lungo. Ho sempre pensato di essergli di peso, ma lui mi faceva sempre ridere, mi distraeva quando ero un po' troppo fredda o triste perché sapeva che non c'era niente di buono nella mia testa, mi portava a mangiare il gelato come se fossi la sua bambina ed era proprio così che mi chiamava. Ci amavamo e sapeva che se mi avesse abbandonata sarebbe sicuramente successo qualcosa di terribile. Forse sarei riuscita nel mio intento. Lui mi ha salvato la vita, come potrei non amarlo?-

 

 

 

_________________________________________________________________________________________________________________________________

Sono tornataaaaa! Pensavate fossi sparita, eh! E invece no!...

Ok, avete il mio permesso per lapidarmi all'istante!

Non potrò mai scusarmi abbastanza per il ritardo abnorme. Oltretutto ho avuto il coraggio di pubblicare questa oscenità.. ewe

Crocifiggetemi!

*si frusta* ma vi prego abbiate pietà per questa povera ragazza con due o tre materie da recuperare! *faccia d'angelo*

Comunque sia, vi prego di lasciare una recensione, anche negativa e se ci sono degli errori mi scuso in anticipo e magari segnalate.

Ringrazio chi legge, segue e recensisce questa sottospecie di cacchetta (che sta per giungere al termine mi sa..)

Detto ciò, un bacione e ci vedremo..non so quando.

Addio. *scappa*

Dark life

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1684838