Diversi modi di amare.

di Youreyes4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Los Angeles ***
Capitolo 2: *** Le cose possono cambiare no? ***
Capitolo 3: *** Scheletri che ritornano su e.... ***
Capitolo 4: *** Come se avessi vissuto un sogno ***



Capitolo 1
*** Los Angeles ***






-Jamie la smetti di cantare per favore?!-urlo dando una spallata a mio fratello per farlo smettere di cantare. E' stonato come una campana e si ostina a continuare a cantare.

-Laura capisco che la meta non è di tuo gradimento ma finiscila di fare l'acida-mi dice mio padre dai sedili anteriori ai nostri. Non è che sono acida per via del viaggio....bè si lo sono. Non solo mi hanno costretto a saltare l'ultima partita di campionato e a farmi circa dodici ore d'aereo, ma hanno anche deciso di mollarmi a casa di due loro amici. Più che altro si sono messi in testa di farmi passare un'estate, mentre loro vanno a fare un viaggio con i loro due amici, insieme ai due figli della coppia di cui uno dei due, è veramente odioso. Non l'ho mai sopportato e forse, non lo sopporterò mai. E' sempre stato uno di quei tipi sicuri di se e molto snob e io i tipi così non li sopporterò mai. Manca ancora un'ora all'atterraggio ed io proprio non ce la faccio più. Ho provato di tutto pur di soccombere il nervosismo e la noia ma qualsiasi tentativo è stato vano. Mio fratello gemello Jamie per quasi tutto il viaggio, ha ascoltato la musica ed è stato sul computer a  vedere non so che. Ovviamente a lui le vacanze non si guastano dato che va molto d'accordo con uno dei due figli.
-Ora però mi devi spiegare perchè ti sta antipatico Alex...- mio fratello se ne esce così. Senza un'inizio o un discorso precedente. Fà una di quelle domande dove si potrebbe rispondere con una miriade di parole ma mi limito a dire un "perchè si" ma lui continua ad insistere.
-No ora me lo spieghi. E' così simpatico....- gli vorrei infilare quelle cuffie in bocca per fallo stare zitto ma cerco di trattenermi dal torturarlo, altrimenti dovrò sentirmi ancora i miei genitori.
-Per te è simpatico!- dico voltandomi verso il finestrino e cominciando a fissare le nuvole -Non lo sopporto perchè è troppo...bè....-non riesco a finire la frase che mio fratello mi sovrasta parlando
-Perchè è troppo bello, sicuro di sè, affascinante..- mio fratello mi spaventa. Ma come cavolo se ne esce?! Bello?! Affascinante?! Bleah. Non ho mai pensato questo di lui e non lo penserò mai.
-Ma che cavolo dici! Ti sei bevuto il cervello?!- gli tiro uno scappellotto dietro al collo e scuoto la testa in senso di sconcerto
-Ehi! Evita di alzare le mani! E quando hai il ciclo che hai il ciclo ma ora...è inutile che ti incazzi se dico la verità- mi dice sbuffando e rimettendosi le sue Beats rosse. Odio quando fà così, specialmente se nel bel mezzo del discorso si isola rinfilandosi quelle dannate cuffie.
-E levati ste cose che stavamo parlando!- dico irritata togliendogli le cuffie in modo poco carino
-Ma se tu ti incazzi così e normale che io mi rimetto le cuffie no?- mi dice sbuffando - Comunque evita di farmi diventare questa vacanza insopportabile; perchè altrimenti ti ci rispedisco con un calcio a Londra- mi dice sistemandosi meglio sul sedile
-Tu dimmi, come mi dovrei sentire io? Tutte le mie compagne hanno già giocato l'ultima partita di campionato mentre io, la punta, sono stata costretta a saltare la partita, e ad andare a Los Angeles perchè i nostri genitori devono andare in vacanza con i genitori di Alex e James. A te non manca già la piscina?- gli chiedo continuando a guardare i grandi cumuli di nuvole su cui vorrei tuffarmi
-Ma a Los Angeles credo che ci saranno dei campetti da calcio come credo, che ci siano delle piscine per i tuffi. Tu sei sempre così negativa. Guarda che non è detto che quei due mesi e mezzo che passeremo a Los Angeles debbano essere brutti. Può darsi che Alex è cambiato, è possibile che voi andiate d'accordo ora-
-Ah non ci giurerei. E' da quando siamo piccoli che non ci sopportiamo e ora, ad un tratto c'è la possibilità di andare d'accordo?! Ma cosa ti sei fumato?!- mio fratello mi lascia ancora più perplessa. Non capisco perchè ora la pensa così. Non c'è possibilità che io e Pettyfer, tutto d'un tratto, andiamo d'accordo.
-Io nulla ma tu devi cominciare ad essere più positiva e meno acida e cinica. Ed ora, se vuoi farmi ascoltare la musica- mi dice rimettendosi le cuffie.
-Prima o poi con quelle cavolo di cuffie, ti si fonderà il cervello.- dico chiudendo gli occhi e abbandonandomi a quel poco di sonno che mi è rimasto.


-Laura svegliati!- apro gli occhi e vedo mio fratello che mi scuote per farmi svegliare
-Ed ora cosa vuoi?!- chiedo sbadigliando. Ho talmente tanto sonno che potrei dormire per un giorno intero ma puntualmente ogni volta che riesco a prendere sonno, c'è mio fratello che viene a rompermi le scatole.
-Stiamo per atterrare; allacciati la cintura per favore- mi dice allandosi la sua cintura
-Ma non potevi svegliarmi prima?- dico cercando velocemente la cintura sul sedile, presa dal totale panico.
-E che palle che sei!- sbuffa e si volta dall'altro lato. Forse sto diventando un po' troppo insopportabile ma Los Angeles, mi fà quest'effetto. Uno è molto diversa da Londra due, c'è quell'odioso Alex Pettyfer. Scendiamo dall'aereo e ci dirigiamo al ritiro bagagli. Ho portato solo una valigia ma è tanto grande, da non riuscire a portarla. Mio padre chiama Richard, il padre di Alex, e gli chiede dove siano ad aspettarci. Ci dirigiamo verso Richard, che cordialmente, ci aiuta con i bagagli. Qui sono le quattro di pomeriggio ed ora in Inghilterra credo sia mezzanotte. Le mie compagne di squadra sono già scese in campo e hanno giocato la partita, anche senza di me. Guardo fuori da finestrino e comincio a gustarmi il paesaggio molto estivo. Il celo è di un'azzurro stupendo ed il sole risplende, al centro di esso. E' tutto così stupendo ma puntualmente, i miei pensieri vanno all'Inghilterra, a Londra e alla partita già giocata. Dopo circa dieci minuti, arriviamo davanti una bellissima villetta con un grande cancello lavorato. E' tutto come ricordo; ci siamo venuti molte volte qui a trovarli e non è cambiato quasi nulla. Percorriamo un vialetto, circondato ai lati con degli alberi molto curati. La villa è grandissima ed è tutta bianca con un grande terrazzo sulla parte destra dell'ingresso. C'è un giardino curatissimo con moltissimi fiori che fanno risaltare i vari colori. Fuori vicino alle scale ci aspettano Lee, Alex e James con un sorriso stampato sul volto. Scendo dalla macchina e saluto sia James che Lee ma quando arriva il turno di Pettyfer non so cosa fare. Non lo abbraccerò mai come ho fatto con James, ma non posso neanche non salutarlo.
-Ciao Laura- mi dice sorridendo e fà per abbracciarmi ma io mi limito ad allungare solo la mano.
-Ciao Alex-dico stringendogli la mano e guardandogli la faccia che dal mio gesto, è rimasta un po' perplessa.
-Dai Alex- dice Lee -Aiuta Laura con la sua valigia- lui cerca di prendere la valigia lilla ma io, non gliela faccio prendere.
-Dai Laura, non fare la testarda. Già hai il borsone quindi, la valigia te la porto io- mi dice cercando di riprenderla ma non glielo permetto. Continua ad insistere così decido, di lasciarglielo fare. Entriamo ed è tutto come ricordavo. Il lungo corridoio con le foto di famiglia appese con le scale di marmo alla fine del corridoio. Il salotto color pesca con tutti quei mobili moderni e color ciliegio e quella cucina così moderna che fà contrasto con il salotto. Sono due ambienti grandissimi che non sono separati da nessun tipo di porta. Vicino la porta d'ingresso, a sinistra, c'è una grande vetrata che fà entrare molta luce in tutto il salone mentre in cucina, c'è solo una grande finestra.
-Vieni- mi dice Alex salendo le scale, come se io non mi ricordassi dove sono le stanze. Saliamo al piano di sopra e anche qui, è rimasto tutto uguale. La stanza dove dormirò, è rimasta quella affianco a quella di Alex. E' color panna con un il letto dello stesso colore e delle lenzuola molto carine con la scritta "LOVE" circondata da un cuore di perle disegnate. Come ricordavo, di fronte a me c'è il grande balcone con le tende panna con un'altro leggero strato sopra, di un colore molto tenue ma che non riesco a decifrare. Il lampadario e di cristallo ed è molto grande mentre di fronte al letto, c'è un grande tappeto bianco e un grande armadio che occupa quasi tutto il muro. Vicino l'armadio, a destra, c'è una porta che se non ricordo male, credo che sia quella del bagno e vicino l'entrata, sempre a sinistra, appoggiata al muro c'è una scrivania di vetro con una sedia particolare color avorio con un cuscino color pesca sopra.
-Bè credo che la tua stanza te la ricordi- mi dice poggiando la valigia a terra
-Si è rimasto tutto uguale- dico con tono indifferente poggiando il borsone del Chelsea, la mia squadra, sul letto. Vedo che lui mi scruta attentamente ed io lo guardo come guardo "il nemico"; con disprezzo.
-Sempre molto femminile tu è?- mi dice con un sorriso da stronzo. Mi guardo e noto che sono vestita come sempre. Jeans, t-shirt cobalto con la bandiera dell'inghilterra formata da tante paillettes e le converse bianche. Non capisco cosa c'è che non vada.
-E tu sempre un rompi scatole vero?!- dico in tono cinico aprendo il borsone e cominciando a sistemare le cose.
-Sai non sei cambiata molto da due anni fà-mi volto e lo vedo avvicinarsi -Ti sono cresciute solo le tette e hai messo le curve al punto giusto- dice con un sorriso malizioso. Ma come si permette! D'istinto gli tiro un ceffone in pieno volto e lo vedo sorridere ancora di più.
-E ora cosa cazzo ti ridi?!- sono irritata e arrabbiata. Non solo fà lo sbruffone e si permette di dire certe cose, ma ora ride anche.
-Niente è che nessuna ragazza ha mai reagito così ad un mio complimento- mi dice sicuro
-Bè ficcatelo in testa Pettyfer, io non sono una di quelle gallinelle che ti sbava dietro come una lumaca- gli dico guardandolo minaccioso
-Bè non sai cosa ti perdi- dice continuando a mantenere quel sorriso stronzo e malizioso, che vorrei togliergli a suon di schiaffi.
-Si che lo so! Non mi perdo un bel niente. Mi perdo solo uno stupido arrogante e cafone!- quasi glielo urlo in faccia ma lui non cambia umore. Rimane lì, immobile continuando a sorridere.
-Va bè pensala come ti pare ma mettiti il costume, che dopo ti porto in spiaggia- mi dice come se fossi una di quelle che obbedisce, appena lui le ordina qualcosa
-E se non volessi venire?- dico sbuffando
.Bè verrai in ogni caso. Scendi tra quindici minuti.- mi dice uscendo e chiudendo la porta alle sue spalle. Oh cavolo quanto odio quel ragazzo. Per tutta la conversazione, avrei solo voluto affogarlo o ucciderlo a mani nude. I suoi modi di fare mi fanno solo saltare i nervi. Spero solo che in spiaggia, tutto questo nervosismo e questa voglia di ucciderlo mi passi. 


SPAZIO AUTRICE:

Ciao  tutte!! Spero che questo primo capitolo vi possa piacere. Sono nuova qui su EFP ed è da un po' di tempo che volevo pubblicare una Fan Fiction ed ora, eccomi qui. Spero di avervi presentato bene i personaggi principali e i loro caratteri. Cercherò di aggiornare molto presto e fatemi sapere tutto quello che vi passa per la mente ^_^

Ci vediamo al prossimo capitolo!! Laura.

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Capitolo 2
*** Le cose possono cambiare no? ***





Sono in spiaggia da circa mezz'ora e sto cercando di rilassarmi ascoltando la musica. Mi perdo nelle parole di "Unconditionally" di Katy Perry mentre il sole mi scalda la pelle. Non mi sono mai sentita così rilassata e tranquilla. In Inghilterra poche volte, anche d'estate, c'era un sole così. Di solito pioveva a dirotto rovinando, qualsiasi progetto all'aperto. Resto così per un po' perdendomi nella musica e nel caldo dell'aria ma ad un certo punto, uno scroscio violento d'acqua fredda mi colpisce. Mi alzo lentamente e tolgo le cuffiette ormai inzuppate d'acqua. Quando schiudo gli occhi mi ritrovo davanti Pettyfer che ride. Il mio istinto è di urlargli contro ma cerco di contenermi il più possibile, per non farmi notare da tutta la spiaggia.
-Ma sei cretino o cosa?!- cerco di non urlare ma non mi riesce molto bene. Lui continua a ridere incessantemente e a me viene solo voglia, di affogarlo nel blu del mare.-E ora cosa cazzo ti ridi?! C'è dimmi tu! Hai 23 anni e sei peggio di un bambino e....- ma non mi fa finire di parlare che mi tappa la bocca velocemente. 
-Ma sei scema?! Ci guardano tutti!-mi dice mentre toglie la mano davanti la mia bocca. Solo in quel momento mi ricordo che lui è una star mondiale ma in fondo, a me che me ne frega?!
-Non me ne importa un bel niente!- dico prendendo il cellulare e sperando, che almeno lui, non sia intriso d'acqua. Per fortuna non è bagnato così decido di rivestirmi. Prendo i pantaloncini, il top e mi rinfilo le converse per poi prendere la borsa e incamminarmi verso la strada.
-Dai Laura!- mi urla forse raggiungendomi ma non mi volto. Continuo a camminare cercando di evitare, le sue parole e i suoi tentativi di farmi voltare. Non mi importa proprio un bel niente di lui e di quello che mi dice. Non lo sopporto e basta. Non l'ho mai sopportato e le cose di certo non cambieranno. Non so come farò a passarci un'estate ma ci proverò; lo farò soprattutto per non rovinare le vacanze a mio fratello. Lui ed Alex sono sempre andati d'accordo anche se, lui ha passato sempre più tempo con James che è di un anno più grande di noi. Continuo a camminare verso casa Pettyfer, che non è molto lontano dalla spiaggia, cercando di asciugare le cuffiette. Spero solo per lui, che non si siano rotte altrimenti questa è la volta buona che lo uccido.
-Papà?- rispondo al cellulare che ha appena squillato
-Laura ti volevo dire che noi stiamo per prendere l'aereo per il viaggio- la voce di mio padre, mi risuona nella mente
-Cosa?! Di già?! Ma non dovevate...-non riesco a finire la frase, perchè lui sovrasta la mia voce
-Guarda Richard si era sbagliato, nel dirci la data di partenza.- ecco la sfortuna mi perseguita anche qui. Dovevano partire tra una settimana ma no.... ora salta fuori che la data era sbagliata. Ma perchè dico io; perchè? Cosa ho fatto di male?-Ti volevo anche dire che James e Jamie sono fuori. Vedi di non combinare guai con Alex- 
-Ma che?! C'è dovrò passare la sera con quell'essere di poco cervello? Papà no ti prego!! Io già non lo sopporto ed ora ci dovrei passare la sera senza Jamie e James?!- ma dai. La sfortuna colpisce ancora.- Bè se sul giornale troverete scritto un articolo su un omicidio a casa Pettyfer non vi meravigliate!- dico acida e chiudo la telefonata. Sono qui da due ore e già non ce la faccio più! Non so se resisterò a lungo e non so se ce la farò a non  uccidere quel deficiente.


Sono già le otto e mezzo di sera ed io devo ancora asciugarmi i capelli. Non so se Alex sia già rientrato o no ma sinceramente, non mi interessa più di tanto. Sono ancora molto stordita dal fuso orario ma la dormita in aereo a qualcosa è servita. Asciugo i capelli nero corvino e mi metto le mie amate lenti che fanno risaltare ancor di più i miei occhi color cobalto. Mi vesto velocemente e scendo al piano inferiore. Il mio stomaco comincia a brontolare e quindi devo mangiare assolutamente qualcosa. Mi dirigo verso la cucina ma è ancora tutto buio e spento. Decido di aprire il frigo ma sento dei rumori venire dal salotto. Credo sia Alex ma è buio anche lì; così decido di avanzare cautamente. Arrivo nel salone, accendo la luce ma non c'è nessuno. Vago di qua e di là cercando di capire se mi sono sbagliata ma noto, delle luci nel retro della casa. Decido di uscire e mi ritrovo nel bel mezzo di un grandissimo prato verde. A destra, a circa 300 metri da dove sono io, c'è una piscina stupenda da una forma irregolare. Il retro è talmente grande, che sembra un campo da calcio. Mi avvio verso la piscina e trovo un piccolo tavolo apparecchiato e il barbecue quasi pronto. Ok Alex è tornato ma dov'è ora? In teoria potrei anche mangiare da sola ma decido di aspettarlo; non mi va di sentirlo dopo. Mi fermo ad osservare la piscina assorta dai miei pensieri ma sobbalzo di colpo, a causa di qualcuno che mi ha scosso da dietro.
-Ma sei deficiente?!- dico portandomi una mano sul cuore -Mi hai fatto prendere un colpo!- lui inizia a ridere e non la smette più. Ma ora cosa si ride? Oddio quanto lo odio! Ho una voglia matta di affogarlo nella piscina ma cerco di trattenere il mio istinto omicida.
-Dai che il barbecue è quasi pronto- mi dice dirigendosi verso il cibo. Non so cosa fare e di certo non mi metterò a parlare con lui del più o del meno. Mi guardo intorno e scorgo un pallone da calcio in una parte remota vicino le sdraio della piscina. Vado a prendere il pallone e comincio a palleggiare. Amo farlo e mi rilassa anche molto. Essendo inglese, ho sempre amato il calcio sin da piccola e lo adoro tutt'oggi. Mia madre non è mai stata d'accordo sul fatto di farmi giocare a calcio ma mio padre mi ha sempre appoggiato tanto che ora, gioco nella squadra femminile del Chelsea. Con i piedi c'ho sempre saputo fare anche se fino ai 15 anni, praticavo come mio fratello i tuffi. Ero entrata nella nazionale ma sinceramente, mi ero seriamente rotta di tutta quell'acqua e di tutti quegli allenamenti snervanti; così decisi di provare seriamente con il calcio e bè....ce l'ho fatta.
-Da quanto tempo è che giochi a calcio?- mi chiede voltandosi
-Uhm?- dico cercando di bloccare i palleggi
-Mi hai sentito bene....ho capito che non ti sto molto simpatico, ma almeno potresti rispondere- mi dice sistemando i piatti colmi di cibo sul tavolo
-Ho iniziato a giocarci a 8 anni- dico sedendomi al tavolo- Ma seriamente ho cominciato a 15 anni- dico addentando un pezzo di carne. Restiamo in silenzio per tutta la durata della cena e ci lanciamo solo varie occhiate molto veloci. Non ho mai notato, come ora, i suoi occhi di un verde stupendo. Mi sono sempre piaciuti gli occhi verdi ma questi, battono tutti quelli che ho visto in 19 anni di vita. La cena è buonissima ed io,tra un boccone e un altro, continuo a perdermi in quei occhi. E' strano perchè io ho sempre visto Alex in un'altra maniera ma questa sera, è diverso.
-Vorresti fare quattro passaggi?- quelle parole mi risvegliano da tutte le domande e i pensieri che tormentavano la mia testa
-S...si-rispondo alzandomi e andando a recuperare il pallone. Ovviamente non è che io abbia cambiato giudizio su quel tricheco; solo che oggi o meglio, questa sera, lo trovo diverso. Non è più quell'Alex Pettyfer antipatico, altezzoso e arrogante che conoscevo fino a un'ora prima. Era diverso e non so da cosa si poteva capire ma so solo che era diverso e non era quel solito ragazzo che conosco ormai da svariati anni. Da piccolo era molto dispettoso e di certo non credo sia cambiato molto. Inizio a palleggiare e ripenso alla mia squadra, all'allenatore e a quanto mi manchino tutte le mie amiche. Ormai la mia squadra è diventata la mia seconda casa, il secondo posto in cui vivo con quella massa di scalmanate e scalmanati. Inizio a palleggiare come sempre mentre aspetto che Alex finisca di parlare a telefono. Lo osservo e sembra molto irritato tanto che fa su e giù e continua ad alzare la voce. Non so chi sia ma da come parla, sembra che si rivolga ad una ragazza. Continuo a guardarlo ma quando si gira di colpo, abbasso lo sguardo diventando anche un po' rossa. Ma cosa mi sta succedendo? Non capisco perchè questa sera mi fa questo effetto. Non me lo ha mai fatto e pure ora, è come se cominciassi a sentire il bisogno di guardarlo ed osservarlo in ogni movimento. 
-Scusa se ho alzato un po' la voce- mi dice raggiungendomi ed infilandosi il telefono in tasca. 
-Non fa nulla-non capisco perchè si sia scusato. Non lo ha mai fatto, in nessuna occasione. Gli passo la palla e noto che palleggia decentemente; in fondo anche lui è inglese e diciamocelo, noi inglese il calcio ce l'abbiamo nel sangue.
-Sei brava sai?-mi dice ripassandomi la palla
-Anche tu te la cavi-
-Si ma non ho mai giocato a calcio- mi dice sedendosi sul prato soffice. Io continuo a palleggiare senza interruzione. Non mi importa se le mie Convers diventano nere. Amo palleggiare e una volta che comincio, difficilmente smetto subito. -Pensavo a una cosa...- dice guardandomi così decido di lasciare li il pallone e mi siedo anche io.
-A cosa?-chiedo senza pensare. Forse sono stata un po' indiscreta....aspetta; ma perchè mi faccio tutti questi problemi?
-Al fatto che sei cambiata molto. Non solo d'aspetto...- dice guardandomi negli occhi e io mi perdo nei suoi, di un verde particolare.
-In che senso?- ok sono un'idiota. Ma che razza di domande faccio? E poi perchè sto sudando freddo? Oh cavolo! Questo effetto me lo faceva solo Mark e bè...sono finita per innamorarmi di lui e poi è andata a finire nei modi peggiori; mi ha lasciato per una delle solite puttanelle che vanno in giro. Non devo assolutamente innamorarmi di lui; perchè l'amore fa schifo e fa solo soffrire. 
-Bè sei diversa anche caratterialmente. Prima eri una piagnucolona ed ora....bè per quel piccolo scherzo si ti sei messa ad urlare, ma non hai fatto "una scenata" come facevi circa due anni fà- dice continuando a fissare i miei occhi senza staccarsi. Bè in effetti in passato mi mettevo ad urlare come una pazza e cominciavo a menargli.
-Ti ricordo che ho quasi 20 anni. E' normale che non faccio più la bambina al contrario di te, che a 23 anni ancora si diverte a fare scherzi scemi.- dico cominciando a giocherellare con un sassolino vicino al mio piede e sorridendo
-Scemi?! Così mi offendo- dice alzandosi e andando un po' più lontano da me; vicino la piscina.
-E poi sarei io quella che si comportava da bambina?!- dico alzandomi 
-Tu lo sei- dice con un sorriso stronzo
-Ah si?!- dico avvicinandomi sempre di più -Bè la bambina sta per colpire- sorrido e lo spingo. Lui cade all'indietro dentro la piscina ed io comincio a ridere di gusto. Ha una faccia troppo buffa; un misto di rabbia e nervosismo.
-Stronza- lo sento mugugnare e appena lo vedo avvicinarsi al bordo cerco di allontanarmi ma non faccio in tempo. Lui mi afferra per una gamba, ed io cado dentro la piscina. In un secondo mi ritrovo sommersa sotto litri d'acqua e cerco di risalire a galla. 
-Sei uno scemo!- gli urlo appena risalita a galla
-Guarda che quella che ha cominciato qui sei tu!- mi dice ridendo
-Ah pure?- vado sott'acqua per poi aggrapparmi alla sua caviglia e tirarlo sott'acqua. Lui cerca di afferrarmi ma per fortuna, mi sfiora solamente. Continuiamo a giocare come due bambini e sento il cuore leggero. E' come se fossi tornata a quando avevo 8 anni, a quando io e Alex ci facevamo gli scherzi dentro l'acqua come ora. Non voglio che finisca questo momento perchè mi sento d'avvero un'altra persona. 
-Eh mo! Sai anche tuffarti dal trampolino?- mi dice sorridendo mentre io ci salgo sopra
-Pur di farti affogare!- dico urlando e buttandomi nell'acqua con l'intento di affogarlo ma lui, non so con quale forza e in che modo, mi prende a mo di principessa. Rimango spiazzata ed inizio a fissare le sue iridi verde smeraldo. Sarà l'acqua, sarà la luce dei lampioncini intorno a noi, ma i suoi occhi brillano e sono stupendi. Non so se sono diventata rossa ma l'unica cosa che so, è che devo cercare di sgattaiolare via da quella situazione. Non so cosa fare e non riesco neanche a pensare. E' come se il mio cervello fosse andato in stand-by e non volesse più saperne nulla, di riaccendersi.
-Allora ti arrendi?- mi dice facendo spuntare sul suo volto, un sorriso divertito
-Mai!- urlo. Sono troppo orgogliosa per pronunciare quelle parole
-Ah allora per me possiamo rimanere così per sempre- mi dice lasciando stampato sul volto quel sorriso divertito.
-Io non ho nessun problema!-
-Ah si?! Quel rossore sulle guance  dice il contrario invece- cavolo... Se n'è accorto. Mi conosce troppo bene e questo non viene a mio favore. Non so cosa fare o cosa dire ma devo farmi venire un'idea, molto velocemente.
-Quale rossore scusa?- cerco di nascondere che le guance mi stanno andando a fuoco senza che io lo ordini ma ormai, la frittata e fatta
-Non serve che neghi! Da piccola arrossivi allo stesso modo- mi dice continuando a guardarmi negli occhi. Cerco di trovare parole, frasi che possano farmi uscire da questa imbarazzante situazione
-Pensala un po' come ti pare- svio e cerco di liberarmi dalla sua presa ma lui, la stringe ancora più forte -Alex vorresti lasciarmi per favore?- dico alquanto irritata.
-No- dice deciso -Fin quando non sento quelle due parole- 
-Sento freddo e non vorrei prendermi un malanno quindi, lasciami andare-
-Ma dai! Ci saranno ventiquattro gradi! Non cercare di cambiare discorso-
-Va bene- cavolo sto pronunciando davvero quelle parole -Mi arrendo; contento?!- sbuffo.
-Non sai quanto- sorride e mi poggia seduta, sul bordo della piscina. Cerco un asciugamano e me lo avvolgo intorno al corpo e ai vestiti, inzuppati. Mi siedo su una delle tante sdraio sul prato e comincio a fissare la luna e le stelle. Il cielo è di un blu stupendo e la luna risplende al centro e regala un po' di luce. Chiudo gli occhi cercando di prendere sonno e quando li riapro, mi ritrovo dentro il letto con Alex di fianco. Continuo a far finta di dormire e noto che mi lascia un leggero bacio sulla fronte.
-Sai non credevo mi saresti mai stata simpatica- dice quasi in un sussurro, mentre io continuo a tenere gli occhi chiusi -Ma le cose possono sempre cambiare no?-



SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutte e vi ringrazio moltissimo per aver letto sia il primo, che questo capitolo. Ringrazio di nuovo la ragazza che ha commentato la storia, ma ringrazio anche le lettrici "silenziose". Spero che questo capitolo vi piaccia. Un bacione e al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Scheletri che ritornano su e.... ***


Mi sveglio con la luce che entra dalla finestra. Odio quando la luce mattutina entra dalla finestra svegliandomi ma questa volta, stranamente, non mi da fastidio. Mi alzo trascinandomi come uno straccio, verso il bagno. Ho il mascara sbavato e una maglia nera, grande, che profuma di uomo. Oh merda! Laura cosa hai combinato ieri sera?!?! Cavolo; non voglio saperlo. Preferisco non saperlo. Il solo pensiero mi fa rabbrividire. Di ieri sera non ricordo molto. Ricordo solo di essermi addormentata su una delle tante sdraio a bordo piscina e poi ricordo un sussurro, dolce, quasi amichevole. Mi butto letteralmente dentro la doccia e mi lascio cullare dalle goccie d'acqua, che scivolano sulla pelle. Infilo un paio di short e una maglia bianca dell'Hollister, e scendo le scale velocemente. Spero che lui non sia di sotto perchè, altrimenti, non so proprio che fare. Invece lo ritrovo lì, davanti ai fornelli, cercando di cucinare dei pancakes. E' così buffo!

-Cos'è, ora ci dilettiamo anche nel cucinare?-

-Perchè cosa hai in contrario?-

-Ah io?! Nulla. Solo che mi preoccupo per la mia incolumità. Sai, non vorrei morire prima del tempo. Quindi invece di sentirmi male mangiandomi quelle, mangerò queste- dico aprendo il frigo e prendendo le fragole con la panna

-Per tua informazione io sono un cuoco provetto- dice cercando di girare una fritella

-Si si, come no. Siccome non voglio assistere alla tua morte precoce, vado in giardino a gustarmi le fragole-

Esco fuori in giardino è il sole risplende nel cielo. Rispetto all'Inghilterra fa un caldo da morire e devo ancora abituarmici e poi, le fragole con la panna sdraiata in giardino, sono il massimo. Mi perdo nel sapore dolce delle fragole quando una presenza "estranea" si siede affianco a me.

-Ancora non ti sei sentito male?-

-Guarda che non sono male-

-Chi tu o i pancakes?-dico ridendo mentre sul suo volto compare un sorriso sbilenco

-I pancakes, anche se io non sono male-

-Ma smettila!-dico dandogli un colpetto sulla spalla

-Non capisco perchè sei così...così maledettamente acida con me...-

-Eppure dovresti saperlo.-

Non mi piace molto ricordare ma a volte, questa fa parte di una di quelle, devo. Diciamo che Alex di particolare non mi ha fatto nulla.....bè...solo baciarmi e poi andare con la prima che gli è capitata a tiro. Come ogni ragazzina ero stramaledettamente innamorata di quel coglione di Alex. Non so perchè ma so solo che ogni suo sguardo, ogni sua carezza mi faceva rabbrividire di piacere. Ricordo ancora il sapore aspro delle sue labbra, il profumo dolce della sua pelle, il modo forte e protettivo di abbracciarmi; insomma, ricordo ogni singola cosa di quell'estate in cui ho scoperto cos'è il vero amore. Non sono mai stata la ragazza da trucco e parrucco, e il fatto che io sia una calciatrice professionista parla da solo, ma lui diceva che gli piacevo così; o almeno così credevo io. Dopo quell'estate semplicemente da sogno, sono stata mollata per quell'oca rifatta di Emma Roberts. Ci sono stata malissimo. Ho pianto per settimane, per mesi interi ma ora mi è passata. Me la sono fatta passare. D'altronde non potevo deprimermi ancora di più. Forse doveva andare così ma io lo amavo davvero e credo che non riuscirò mai a dimenticarlo. Purtroppo credevo e forse credo, nel principe azzurro; nella persona che un giorno mi farà innamorare follemente scontrandosi lungo il mio cammino, e mi porterà nel suo "castello" e mi farà vivere una favola. Ok, no. Ma credo che comunque, un giorno, incontrerò una persona davvero speciale che mi farà dimenticare tutto il resto. Forse quei ricordi mi fanno ancora male perchè senza accorgermene, delle lacrime mi scorrono involontare sul viso e Alex, come una volta, me le asciuga con il pollice.

-Laura io....-

-No Alex; davvero. Non so neanche perchè sto piangendo.-

-Io non volevo. Credevo di aver trovato il vero amore e invece....-

-Davvero Alex. Non ce n'è bisogno....non devi-

Non so perchè ma ora l'unica cosa che voglio fare, è raggiungere la mia stanza il prima possibile. Non voglio dimostrare di essere ancora fragile, debole ma questa corsa a mo di Bolt verso le scale, mostra tutto il contrario. Non voglio far sembrare che i ricordi abbiano ancora la meglio sulla ragione, ma purtroppo non è così. Semplicemente, non ci riesco. Per mesi, anni, ci ho provato ma nulla. Mi ritrovo sul letto a piangere lacrime amare che ormai, non servono più a niente.

-Laura, ti prego, apri!-

Lo sento urlare queste parole da dietro la porta; ma lo ignoro. Deve aspettare che mi passi. Deve aspettare che, ancora una volta, io dimentichi quell'estate che ora come ora, sa d'amaro. Forse la cosa che ci vuole è un bello sfogo con il mio pallone da calcio. Prendo la borsa del Chelsea e ci infilo dentro tutte le cose utili per il mio antistress personale. Mi metto i miei leggings fino al ginocchio neri, la maglia di Torres e aspetto che lui la smetta di bussare e se ne vada. Per fortuna la mia richiesta, per così dire, non tarda ad arrivare perchè ad un certo punto, non sento più nessuno al di là della porta. Apro con cautela la porta e faccio uscire la mia testolina; pare che non ci sia nessuno. Esco di soppiatto e raggiungo, diciamo in poco tempo, uno dei campetti vicino a casa Pettyfer. E' perfetto. Erba curata, porte nuove; insomma un paradiso. Mi chiedo come un campetto così non sia a pagamento; ma mi sono stufata di pormi domande, a cui difficilmente riuscirò a rispondere. Corro negli spogliatoi femminili e mi infilo le mie adorate scarpette che ormai, hanno fatto la terza guerra mondiale. Quante vittorie e quante sconfitte accompagnate da queste scarpe. Prendo il mio pallone firmato da tutto il Chelsea, stranamente ho portato solo questo qui a Los Angeles, e mi avvio verso il campetto. Oh no! Non sono sola. Spero solo che quell'estraneo non si accorga di me. Comincio a sfogarmi nella zona "pre rigore", come solo un'attaccante di tutto rispetto sa fare. Ora che ci ripenso ricordo quasi perfettamente le parole di Alex di ieri sera: " Sai non credevo mi saresti mai stata simpatica; ma le cose possono cambiare...."  Oh mio Dio!! Lui non si ricorda! Oh no....ditemi che è uno scherzo; ditemi che è un fottuto scherzo.                                                                                                                                                                              -Sai forse io la smetterei di prendermela con un pallone-

-Uhm?-

Mi volto e mi ritrovo davanti un ragazzo alto, con la carnagione abbronzata che ha un qualcosa di familiare.

-Dico, io la smetterei di prendermela con un povero pallone-

-E a te cosa importa?-

-Nulla...Sei molto familiare- dice con un sorriso sbilenco

-Anche tu; ma sarai solo un sosia di qualcuno della tv-dico voltandomi e riprendendo a palleggiare

-Forse è meglio vederti giocare che sentirti parlare-

-Cosa?-

-Si, decisamente vederti giocare. Hai un'accento così buffo-

-Ah il mio sarebbe buffo?! Il tuo non si capisce proprio.-

-Bè perchè forse  parlo circa tre lingue diverse. E comunque anche io ho quelle scarpe-

-Ok e allora?!-

-Dico che anche io le ho col nome; guarda.- dice sedendosi sul prato e invitando a  seguirlo

Mi metto ad osservare le scarpe ed hanno qualcosa di ancora molto familiare.

-N Jr 11?- non riesco ancora a capire.

Cerco di sforzarmi, di ricordare ma nulla. Poi però la  mia mente, si accende  come una lampadina. Carnagione scura, accento brasiliano; come ho fatto a non pensarci.

-Neymar?Neymar Jr?! Il grande e solo paragonato a Pelè?- sono euforica.

-Si sono io. E tu sei Laura Grace. La nuova Messi al femminile-

-Dai...come fai a sapere il mio nome?-

-In poche vengono paragonate a Messi e poi, sei d'esempio a tutte le ragazze del Barça-

-Bè in effetti diciamo che non hanno sbagliato a paragonarmi alla pulce; peccato però che io sia una ragazza-

-E sprecare una bellezza così?! No, no. Preferiamo, anzi preferisco che tu sia femmina-

-Cos'è un nuovo modo di voi calciatori per rimorchiare?-

-Può darsi- dice con quel suo sorriso sbilenco, che mi fa quasi svenire.

-Non sono in vena di molti complimenti oggi....-

-Qualcosa che ti turba? Sai ho un modo per fartela passare-

-E sarebbe?-

-Un bel gelato. O sei una di quelle fissate con la linea?-

-E perchè; dovrei esserlo?-

-Assolutamente no. Ma tutte le ragazze che conosco lo sono.-

-Bè Neymar Da Silva Santos Junior hai sbagliato persona-

-Qui fuori tra 5 minuti?-

-Qui fuori tra cinque minuti-

***

Siamo usciti e abbiamo preso un gelato e notizia bomba, i calciatori mangiano come bufali. Diciamo che la cosa non mi sorprende dato i riscontri  dell'accoppiata Torres\Luiz al Chelsea. E' davvero molto simpatico e mi sono divertita da morire con lui tutto il pomeriggio. Abbiamo scherzato e parlato per tutto il pomeriggio e ora mi ritrovo fuori casa, con il suo numero tra le mani, e con un "a domani" che spero arrivi presto.


NOTE AUTRICE:

Salve a tutte e mi scuso per l'immenso ritardo; causa, come sempre, la scuola. Gli esami stanno per arrivare e mi sto letteralmente facendo addosso dalla paura. Non vi annoiero molto con i vari convenevoli ma volevo solo ringraziare le lettrici e le ragazze che hanno commentato e anche le ragazze che hanno aggiunto la storia tra le seguite, i preferiti ecc. Grazie mille. Siete voi la mia forza per continuare.

Detto questo:

Laura ha tirato fuori un  grosso scheletro dall'armadio. Cosa ne pensate? Vale la pena soffrire?

A quanto pare Alex pare essere caduto in un vortice che chiamo "amnesia da paraculismo". Preferisce non ricordare o davvero non ricorda? Io opterei per la prima ma non si sa mai.

E poi Neymar, Neymaruccio;  riuscirai a far dimenticare a Laura il nostro AlexamnesicoparaculoPettyfer?! Chi lo sa. In questa gabbia di pazzi tutto può succedere!

Spero che commenterete in molte e un bacione a tutte. ps. cercherò di aggiornare presto!!

Questo è Neymar!!!

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Capitolo 4
*** Come se avessi vissuto un sogno ***


Quando sono rientrata a casa Alex non c'era. Non sapevo dov'era e sinceramente, neanche volevo saperlo. Il solo pensiero che era andato con una delle tante mi dava i brividi ma quel Neymar, stranamente, mi aveva fatto cambiare idea. E' un ragazzo così dolce e simpatico e poi c'è da dire, che è pure un vero schianto; ma questi son dettagli. Ho cenato da sola ed ora, che mi sono svegliata da poco, non ho idea se sia rientrato; ma neanche mi interessa. L'unica cosa che importa è che questo pomeriggio vedrò di nuovo Neymar. Dovremmo andare a correre, ma non so se riuscirò mai a concentrarmi nella corsa, con lui affianco. Scendo con l'unica voglia di andare in spiaggia a rilassarmi, quando sento una macchina fermarsi e una porta aprirsi. Bene, il profugo è tornato!

-Dove sei stata ieri?-

Boom! Non entra ancora in casa che già vuole farmi il terzo grado? Ma dai!

-Io? Tu dove sei stato tutta la notte-

Cerco di marcare la parola notte per fargli capire che forse, quello che ha fatto l'errore, è lui. Ma nulla. Non parla e rimane alla porta con quel sorriso sbilenco che gli leverei dalla faccia con uno schiaffo.

-Rispondi. Dove sei stata ieri?-

-E a te cosa importa? Non sei la mia guardia del corpo!-

-A me importa perciò rispondi!- dice alzando il tono di voce. Mamma che nervoso....

-No! E ora se mi fai il favore di spostarti...-

Cerco di passare scostandolo da davanti la porta ma con uno scatto lui mi prende e in un batter d'occhio, mi ritrovo con la schiena contro il muro e con le sue mani che stringono i miei polsi. Mi da fastidio; un'enorme fastidio. Ma perchè deve essere rompipalle a un certo livello?

-E ora cosa vuoi eh?-

-Chi era quello?-il suo tono è molto duro

-Quello ha un nome!- capisco subito a chi allude

-Chi era?!-

-Non sono affari tuoi!- dico alzando la voce

-Oh si che lo sono!-

-Oh si?! E sentiamo! Tu nella mia vita non sei e non sarai mai nessuno! Quindi non sono affari tuoi nè di sapere con chi esco, nè di sapere cosa faccio! Perciò lasciami andare Alex! Perchè io...."

Non riesco a finire la frase che le sue labbra si posano sulle mie. Rimango come folgorata da quel tocco così forte ma allo stesso tempo dolce, che anni prima mi aveva fatto uscire di testa. Vorrei reagire, scostarlo ma non ci riesco. La mia mente vorrebbe, ma il mio corpo si ribella. Non so come, ma i suoi baci mi fanno ancora lo stesso effetto. Le sue labbra calde continuano a premere sulle mie e io davvero non so che fare. Sono inerme ma subito dopo, riesco a prendere in mano la situazione. La mia mente finalmente riesce ad abbandonare di nuovo quei pensieri dolci su un possibile futuro con lui, e riesco a scostarlo dandogli anche un bel ceffone. Mi ha già fatto soffrire una volta e non glielo permetterò di nuovo. Esco dalla casa con le lacrime che scendono a fiume mentre tutti gli attimi passati, scorrono come un film appena montato. Mi sono stufata delle sue azioni,  mi sono stufata di soffrire per un coglione. Non voglio essere trattata come una bambola che quando serve viene usata e quando no, viene gettata come un fazzoletto già usato. Continuo a camminare a passo veloce verso una meta non precisa, sperando di non incontrare nessuno. Non voglio parlare con nessuno. Voglio solo riflettere, pensare. Raggiungo uno dei tanti parchi di Los Angeles e mi siedo su una delle tante panchine davanti un piccolo lago, pieno di anatre e con una fontana. Vorrei essere come loro; nessun pensiero, nessuna paura. Sono libere, libere come l'aria mentre io, sono incatenata in una vita che comincia ad essermi stretta; che non sopporto più. Continuo a perdermi nei miei pensieri e a fissare il vuoto quando sento una voce dirmi -E' libero?-. Nè mi volto nè rispondo.

-Lo prendo come un si- continua la persona che si è appena accomodata

-Non mi pare di aver risposto- dico voltandomi

Quello che vedo avanti a me di sicuro non mi dispiace affatto. Almeno una cosa a dovere. C'è Neymar, tutto sudato, che cerca di riprendere fiato scrutando le anatre che vagano intorno alla piccola fontana posta al centro. Devo dire che è sexy anche così.

-Acida anche oggi?-

-Lasciamo perdere che è meglio...-

-Qualcosa di brutto?-

-Meglio non parlarne; davvero....- dico buttando sassi nell'acqua

-Ok....com'è sveglia già a quest'ora?-

-Volevo godermi il mare di mattina presto-

-E come mai sei finita in un parco vuoto?-

-Storia lunga...-

Non mi va di parlarne; tanto meno con lui. Alex è e sarà un ricordo del passato. Non voglio più rivederlo. Bè devo dividerci la casa, ma lui nel suo spazio e io nel mio. Non mi interessa se la convivenza, se si può definire tale, sarà dura. Non mi interessa se al ritorno i nostri genitori avvertiranno un clima di lotta; si sa. Io sono così, lui è uno stronzo patentato per cui non c'è neanche da farsi domande. Tutti sanno cosa è successo e tutti sanno quanto ho sofferto; non mi serve altra compassione. Anzi non la voglio proprio. Dopo minuti interminabili dove nessuno ha spiccicato parola, è lui come la prima volta a parlare.

-Vuoi fare colazione?-

Guardo il telefono. In effetti sono le 9 e 30 e io avrei un certo languorino. Ma si vada per la colazione così forse, con un bel cappuccino e una dolce e fragrante brioche riuscirò a dimenticare un certo coglione.

-Ma si vada per la colazione.-

Camminiamo fianco a fianco come vecchi amici ma senza parlare. Fissiamo l'orizzonte, così azzurro e sconfinato. Mi è sempre piaciuto il cielo azzurro, con alcuni batuffoli di nuvole. Da piccola sognavo di saltarci sopra o semplicemente di accoccolarmici. Ma poi una sua frase mi riporta alla realtà.

-Uhm?- dico non avendola sentita

-Ti ho chiesto se puoi accompagnarmi da una parte prima-

-Va bene...ma dove?-

-A casa- io mi volto e lo guardo interrogativa del tipo "mica vuoi violentarmi?" -No no ma che hai capito!- dice smentendo i miei pensieri

-E cosa ho capito? Sentiamo-dico alzando un sopracciglio

-Non voglio farti mica del male! Vorrei solo cambiarmi dato che ho appena finito di correre- con fare malizioso, forse, mi avvicino un po' e cerco di annusargli la pelle

-Cos'è sei uscito da una fogna?- non ha un odore sgradevole ma pur qualcosa dovevo dire

-Io a differenza di qualcuno mi alleno per la nuova stagione invece di spassarmela- dice sorridendo

-Spassarmela io?!-

-Bè c'era il tuo ragazzo ieri...- dice forse un po' amareggiato

-Ragazzo?! Ahahaha no è il figlio di amici di famiglia. Tra me e lui non ci sarà mai nulla...- almeno spero

-Stai scherzando? Bè io.....forse dovevo stare zitto....-

-Ma no tranquillo- dico dandogli una leggera spallata

Dopo pochi minuti di cammino mi ritrovo davanti una casa molto carina. E' tutta bianca in classico stile americano, proprio carina.

-Non sapevo avessi casa qui-

-Nah è in affitto.-dice aprendo il cancello che da sul prato -L'ho presa per rilassarmi prima della confederation cup-

-E' davvero molto carina e anche...grande- dico entrando all'interno

Appena entro rimango con la bocca aperta. E' una casa davvero stupenda. C'è un salone arredato in stile classico tutto in bianco e argento, la cucina è di un bianco luminoso accostato al legno e poi ci sono le scale in legno che salgono facendo angolo.

-Mia sorella-

-Cosa?-

-L'ha scelta mia sorella. Lei ha tutti questi gusti....come dire strani e allucinanti-

-Ma dai! E' stupenda-

-Lascia stare...a me non piace, ma non mi sarebbe piaciuto di più sentirla lamentarsi...-

-Quanto sei lamentone. E' davvero molto molto bella; assomiglia a casa mia, in Inghilterra.-

-Comunque fai come se fossi a casa tua. Rafaella dovrebbe tornare a momenti; sarà uscita a fare spesa.-

-Va bene lamentone ma muoviti o dovrò pensare che qualcuno ti abbia rapito- dico sorridendo

So che di solito non si fa ma sono curiosa. Questa casa mi ispira davvero e quando una cosa mi ispira, bè devo scavare a fondo. Comincio a scrutare la casa e mi piace sempre di più. I mobili sono di uno stile così raffinato e semplice che mi fanno davvero impazzire. Amo le cose classiche. Continuo a girovagare tra le stanze, quando mi ritrovo in una stanza tutta blu, con decorazioni abbastanza infantili per uno di 21 anni. Non dovrei farlo ma entro e trovo un bambino a dormire rannicchiato in un letto. E' biondo e davvero dolce. Non amo particolarmente i bambini ma esistono quei cuccioli che appena li vedi, ti fanno addolcire come marshmellow. Lo guardo dormire e mi viene d'istinto sedermi su quel letto così morbido e così grande per un bambino che avrà si e no 2 anni e mezzo. Lo continuo a guardare ed è davvero dolce. Ma una porta che cigola mi fa sobbalzare.

-Scusa io...- ma mi zittisce

-No tranquilla. Stai pure seduta.-

-Lui è...-

-Mio figlio-

-Tuo figlio?- cavolo credevo fosse il fratello o al massimo il nipote

-Si; è complicata come storia. Forse un giorno te la racconterò- mi dice venendo accanto a me

-Sai è così...-

-Dolce?- dice guardando il figlio che dorme e accarezzandogli una guancia

-Si. Io non amo particolarmente i bambini ma esistono quei pochi che mi fanno sciogliere.-

-Invece sei così bella con loro accanto-

Non so se ho sentito male io ma quello che ha appena detto mi fa sciogliere. Non credevo che un calciatore tutto "donne e divertimento" potesse  cacciare frasi così dolci. Insomma diciamocelo; è pur sempre Neymar. Tutte le ragazzine lo vogliono e tutti i ragazzini vorrebbero essere al suo posto. Perciò devo smettere di viaggiare con la fantasia. Devo dare un taglio alla mia mente. Stiamo zitti, nessuno di noi parla. Continuiamo a fissare il bambino come se qualcosa ci unisse, come se lui ci unisse ma non è e non sarà mai così. Anzi sinceramente preferirei rimanere zitella; almeno non soffrirò. Sarà che il mio passato mi ha giocato brutti scherzi, sarà che dopo oggi preferisco non vedere più nessuno, ma il mio pensiero verso gli uomini forse sta cambiando.

-Uhm.....-fa una pausa schiarendosi la voce -Vogliamo andare?-

-Eh...si, andiamo-

Ero così presa da quel bambino che ho perso di vista tutto il resto. E' così bello, così innocente. Quando scendiamo le scale troviamo la sorella alla porta con delle buste in mano. E' poco più bassa di Neymar ma si somigliano da morire. Ha quasi il suo stesso viso e le sue stesse labbra; e che labbra. Oh ma che dico! Laura riprenditi.

-Lascia le prendo io-

Neymar prende le buste posate a terra mentre la sorella rimane a guardarmi. Non so se voglia sbranarmi o cosa. Mi sento in soggezione, spaesata ma devo almeno presentarmi; è buona educazione. Forza Laura muoviti; vedi di non fare la fifona.

-Piacere...- allungo la mano ma lei mi precede

-Laura Grace giusto?- cosa? Sa il mio nome? No vabbè questo mi spaventa

-Tu.....come fai....insomma come fai a sapere il mio nome?- sono scioccata infatti la guardo con gli occhi sbarrati e forse sembrerà che io sia una pazza

-Vieni- mi fa cenno di seguirla in salotto -Ti dirò una cosa, ma devi giurare di non dire nulla...- annuisco senza pensare, anche se non so cosa stia per dirmi -Mio fratello stravede per te. Da quando lui era al Santos, essendo anche io una tifosa, guardavamo le partite insieme; anche quelle femminili. Tanto per vedere cosa c'era di diverso. E' sempre stato il nostro passatempo e un giorno, guardando una partita  del Chelsea femminile, lui ti ha vista spiccare. Essendo lui un'attaccante tu puoi solo immaginare cosa fa quando uno sta per segnare e beh, davanti ad un tuo goal è rimasto esterrefatto; un po' tutti siamo rimasti senza parole. E da quel giorno sei diventata una specie di idolo per lui oltre a Pele ovviamente. Pensa che ha anche una tua foto nel computer incastrata ad una sua; una specie di collage. Dice che gli piace quel tuo stile "raffinato" ma molto simile allo street soccer. E quando ieri mi ha detto che ti ha incontrata ci sono rimasta sorpresa-

Non so cosa dire davanti a tutte quelle parole che mi ha appena detto. Insomma non credevo di essere un idolo per qualcuno; tanto meno per uno come Neymar. Casomai è proprio il contrario. Mi limito a farmi uscire uno -Wow- dalla bocca e al rimanere quasi impietrita da quelle parole che rimbombano ancora nella mia mente.

-Io davvero non so che dire- faccio una pausa -Non me lo aspettavo proprio-

-Lo so è strano. Non lo ha mai detto con nessuno; lo sappiamo solo io e lui ed ora anche tu-

-Cosa confabulate voi due?- mi volto e ritrovo Neymar appoggiato sullo stipite della porta in modo sexy e con un sorriso sbilenco

-Cose da donne- diciamo all'unisono cercando di non scoppiare a ridere

-Cavolo, vi conoscete da soli cinque minuti e già fare comunella? Dove mi sono cacciato...-

Scoppiamo a ridere alla sola vista della faccia sconvolta di Neymar e dopo, tra una risata e l'altra usciamo. Rafaella già mi è molto simpatica e Neymar bè, il fatto che mi è molto simpatico era palese no? Facciamo colazione in un piccolo bar vicino la spiaggia e continuiamo a parlare di cose infantili e sciocche ridendo come matti. Mi piace un sacco parlare con lui e mi fa dimenticare tutte le cose passate. Lo conosco da circa un giorno e mezzo e già comincio a volergli bene. Dire che sembriamo due 11enni è un'eufemismo. Scherziamo, ridiamo e ci rincorriamo qua e là. Lui continua a fare battute di tutti i tipi e io continuo a stuzzicarlo in tutti i modi possibili. Poco dopo in spiaggia,  ci raggiungono anche Rafaella e David il figlio di Neymar. E' un biondino con gli occhi diciamo azzurri ed è davvero dolcissimo. Anche se mi conosce da tipo cinque minuti, già mi abbraccia o scherza con me. Assomiglia molto a Neymar tranne per la carnagione; la sua è leggermente più chiara.

-Sai sei la prima ragazza che piace a David- dice mentre camminiamo lungo il bagno asciuga

-Davvero?-

-Praticamente tutte le ragazze che ha conosciuto, che io le frequentassi o no, non le sopportava. Invece tu....sei diversa-

-Diversa in che senso?-

-Bè sei....diversa-

-Lo so che rispetto alle altre sono uno schianto- dico ridendo e spingendolo nell'acqua

-Anche molto modesta- dice tirandosi su e ridendo

-Ha parlato il sex simbol brasiliano- dico marcando "sex simbol brasiliano" imitando la sua voce

-Ah vuoi la guerra? Non me lo faccio ripetere sue volte!-

In meno di un secondo mi sento caricata sulle sue spalle  come un sacco di patate e due secondi dopo, sono già sott'acqua. Cominciamo a scherzare nell'acqua come due bambini e il mio solo intento, è cercare di affogarlo almeno un po' dato che per tutto il tempo mi ha fatto bere acqua a non finire. Continuo senza arrendermi cercando di portarlo giù ma senza accorgermene, mi ritrovo davanti a lui. I suoi occhi, il suo sguardo, la sua mano dietro la schiena che mi stringe. Non riesco a ragionare, la mia mente si spegne e non capisco più nulla. Vedo solo lui, lui davanti a me e nient'altro. Non so che fare, che dire. E' come se il suo tocco e i suoi occhi mi avessero pietrificato.

-Forse sarà troppo presto, forse non dovrei farlo ma i tuoi occhi dicono il contrario-

Non riesco a capire il senso delle parole, non ho il tempo di farlo che le sue labbra si poggiano sulle mie. Non capisco più nulla, non riesco più a ragionare. E' come se mi avesse stregata, messa sotto incantesimo. Sono dolci, morbide e sanno letteralmente di dolce. Mi fanno viaggiare sulle nuvole. Mi fanno raggiungere  un "mondo" parallelo. Mi sento strana e il fatto che nessuno dei due accenna a staccarsi mi fa rimanere ancora più pietrificata. Lo conosco da quasi due giorni e mi sembra già una vita. Mi sembra di conoscerlo da molto tempo e mi sembra di aver vissuto già tutto questo solo che questa volta è....è strano. Le nostre lingue cominciano a rincorrersi e tutto mi sembra più bello, più vero e quando mi stacco, mi sembra di aver vissuto un sogno.


NOTE AUTRICE:

Scusate davvero l'assenza ma tra gli esami e la vacanza non ho toccato il pc per un po' di tempo. Però oltre lo stress e tutto il resto per fortuna, tutto è andato per il verso giusto. Spero che questo capitolo varrà l'attesa. Non ho molto da dire sul capitolo anche perchè questa sera mi è venuta l'ispirazione da un pomeriggio di pioggia, e l'ho scritto tutto d'un fiato.

Allora detto ciò:

Cosa ne pensate di Laura e delle sue azioni? Se foste state al suo posto come avreste reagito?

Alex; caro Alex. Bè che dire. Gelosone! No vabbè. Cosa ne pensate della sua mezza pazzia e del suo comportamento? Come vi è sembrata la sua reazione?

E Neymar (non lo nascondo; amo questo calciatore) cosa ne pensate? Troppo affrettato e precipitoso? O troppo dolce e "premuroso"?

Non so ditemi voi! Fatemi sapere il vostro pensiero come avete fatto fino ad ora. Ringrazio di cuore le lettrici perchè siete davvero tante. Vi ringrazio per il vostro sostegno e per la grande pazienza nell'aspettare! Grazie davvero! Siete troppo dolci! Spero che commenterete anche questo capitolo e che mi farete sapere cosa ne pensate! Cercherò di aggiornare a breve; baci!

Questo è il figlio di Neymar!       E questa la sorella!
                     
 

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