Love is unpredictable

di Altaria_18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamenti ***
Capitolo 2: *** Dubbi ***
Capitolo 3: *** Incominciano i guai ***
Capitolo 4: *** Confusioni ***
Capitolo 5: *** Uscita a quattro ***
Capitolo 6: *** Colpi di scena ***
Capitolo 7: *** Sarà amore? ***
Capitolo 8: *** Nuova coppia ***
Capitolo 9: *** Malcelato dolore ***
Capitolo 10: *** La strategia ***
Capitolo 11: *** Chi tra le due? ***
Capitolo 12: *** Che disastro ***
Capitolo 13: *** La svolta ***
Capitolo 14: *** Sollievo ***
Capitolo 15: *** Cervello o cuore ***
Capitolo 16: *** Chiarimenti (prima parte) ***
Capitolo 17: *** Chiarimenti(parte seconda) ***



Capitolo 1
*** Cambiamenti ***


                                                                 Cambiamenti

 

Il rumore di uno sparo risuonò nell'aria; si spinse con le gambe e le braccia, il suo corpo scattò in avanti, gli occhi color pece fissi su un punto di fronte a lui, il cuore che batteva velocemente per l'adrenalina, la stupenda sensazione dell'aria che gli agitava i folti capelli neri legati ad una coda, quel senso di libertà che provava ogni volta. Ce l'avrebbe fatta, ne era certo; sentì una presenza accanto a sé, che avanzava molto velocemente. No, non si sarebbe fatto battere di nuovo, questa era la sua rivincita!

Spinse le gambe al massimo, stringendo i denti; mancava poco, una decina di metri e avrebbe vinto.

Ma il suo avversario era molto più veloce di lui, e riuscì a superarlo negli ultimi cinque metri vincendo la gara.

-Complimenti Jiro-un uomo giovane e ben piazzato, con una zazzera di capelli rossissimi e degli occhiali da sole si avvicinò ai due ragazzi che, ansimanti, lo guardarono.

-Grazie Gilliam- rispose Jiro, scostandosi da davanti agli occhi azzurri una ciocca di capelli castano chiaro-Sta volta è stata dura, però-aggiunse, lanciando un'occhiata al ragazzo di fianco a lui, che osservava sconsolato il terreno rosso della pista.

-Sì ha ragione, sei stato molto bravo anche tu, Shu, stai migliorando tantissimo-disse Gilliam al ragazzo, sorrideno. Shu alzò il capo, lanciandogli un'occhiata insoddisfatta.

-Se lo dici tu-rispose sconsolato. Aveva perso di nuovo.

-Su coraggio, andate a fare qualche esercizio per sciogliere i muscoli e poi filate a farvi una doccia, per oggi l'allenamento è finito, a domani ragazzi!- Gilliam li salutò con un veloce gesto della mano e se ne andò, lasciando i due rivali da soli. Shu e Jiro si sedettero a terra, iniziando a fare i soliti esercizi di stretching che avevano imparato quasi otto anni prima.

-Sono sfinito- proruppe Jiro, stendendo la gamba destra e allungando il busto fino a toccare la punta del piede.

-Anche io, e pensare che oggi devo vedermi con Kluke per studiare! Non ne ho proprio voglia.-sbottò Shu, svolgendo lo stesso esercizio del compagno. Jiro gli lanciò un'occhiata veloce, per poi cambiare gamba.

-Dimmi, come va tra voi?-chiese, tentando di nascondere la gelosia che lo attanagliava; Kluke gli era sempre piaciuta molto, fin da quando era finito in classe con lei alle medie, ma la ragazza aveva sempre preferito Shu, il quale non si era mai particolarmente accorto di lei fino a qualche mese fa, durante il quattordicesimo compleanno di Kluke, in cui la ragazza aveva confessato i suoi sentimenti al moro e si erano fidanzati. Ciò che faceva davvero infuriare Jiro era il fatto che, in realtà, Shu considerava Kluke una sua grande amica, una sorella, e l'unico motivo percui aveva deciso di accettare la proposta della ragazza, diventando il suo fidanzato, era perché non voleva rovinare un'amicizia a cui teneva molto. Aveva confessato ciò a Jiro pochi giorni fa, e il ragazzo aveva dovuto sforzarsi enormemente per non mollargli un pugno; Shu non se la meritava!

-Tutto bene-rispose il moro distogliendo lo sguardo, osservando una figura sinuosa che si stava avvicinando a loro, con una sacca appoggiata sulla spalla; Shu sorrise, alzandosi in piedi e agitando con foga la mano.

-Chi si rivede! Ehi Zola, ciao!- gridò il ragazzino, con un enorme sorriso stampato in faccia; una ragazza alta e slanciata, dalla carnagione leggermente scura e con lunghi capelli color argento che incorniciavano un bellissimo viso, su cui splendevano due grandi occhi azzurro chiaro, si voltò verso i due ragazzi, accennando un leggero sorriso e avvicinandosi.

-Shu, Jiro, come state?-

-Benissimo, congratulazioni per la gara vinta!-le disse Jiro, guardandola con ammirazione.

-Ci hai riportato qualcosa da Parigi, vero?-chiese Shu impaziente, ricevendo un occhiataccia da Jiro.

-Certo, ecco prendete-disse Zola, estraendo dalla sua borsa una grande scatola di cioccolatini; i due ragazzi la fissarono leccandosi le labbra.

-Sono i più buoni di tutta la Francia, divideteli e non litigate,ne potrete mangiare abbastanza entrambi senza prendervi a pugni!-

-Grazie mille Zola!-esclamò Shu, afferrando la scatola di cioccolatini con sguardo sognante; Jiro, mantenendo il suo solito contegno, spinse da parte l'amico ancora in stato di catalessi e si rivolse alla donna.

-Quindi ora sei campionessa nazionale del lancio del giavellotto. La prossima volta gareggerai per un titolointernazionale- le disse osservandola con ammirazione

-Esatto,  però hanno già fissato la data per la gara internazionale, che si svolgerà fra sei mesi, quindi non ho neanche il tempo di riposarmi un pò o Nene mi squarta. A proposito, sapete dirmi dov'é? Non lo vedo in giro-

-L'avevo visto nel capannone mezz'ora fa-

-Grazie Jiro, ora scusatemi ragazzi ma devo proprio andare, godeteveli quei cioccolatini-

-Senz'altro Zola, grazie!- disse Shu, mentre la ragazza si allontanava, per poi rivolgersi a Jiro.

-Andiamo, se arrivo in ritardo Kluke si arrabbierà, li lascio a te e domani ce li dividiamo, d'accordo?-

-Sì come vuoi-disse Jiro, sbuffando e dirigendosi verso gli spogliatoi, seguito dal compagno che lo guardava confuso

*

-Chi si vede, la nostra campionessa! Bentornata!- un ragazzo giovane, dai lunghi capelli blu elettrico e gli occhi dello stesso colore si avvicinò a Zola, dandole una leggera pacca sulla spalla e sorridendole bonario.

-Grazie Lamere, sai dov'è finito Nene?-

-Vai nel suo ufficio, mi ha chiesto di dirti di raggiungerlo lì -

-Come mai non andiamo direttamente sul campo?-chiese Zola, confusa.

-Non ne ho la minima idea, comunque oggi mi è sembrato molto turbato, chissà cosa gli è successo. Scusa ma ora devo andare ad allenarmi, di nuovo complimenti per la vittoria- le sorrise allontanandosi e uscendo di fretta dal capannone.

Zola entrò in un piccolo studio, pieno di coppe poste su vari scaffali e foto appese ai muri, molte delle quali ritraevano lei e altri suoi compagni di allenamento. Seduto ad una scrivania un uomo anziano dai folti capelli bianchi stava osservando lo schermo di un computer con poco interesse; appena sentì la porta aprirsi alzò i suoi occhi arancione chiaro, osservando la ragazza appena entrata e sorridendo.

-Ce l'hai fatta mocciosa-

-Pare di sì vecchio-rispose Zola, sedendosi su una sedia davanti al suo allenatore, che la guardò cupo.

-C'è qualcosa che non va?- gli chiese la ragazza scrutandolo a fondo. Nene rimase in silenzio per qualche minuto, osservando la superficie lignea della sua scrivania. Dopo un pò alzò gli occhi e decise di parlare.

-So che non prenderai bene la mia decisione, ma ormai non vedo altra soluzione. La verità, mia cara, è che io non ho più nulla da insegnarti. Sono diventato troppo vecchio e stanco e tu sei una ragazza con straordinarie capacità che io non sono più in grado di farti tirare fuori-

-Ma cosa dici vecchio rimbambito!-sbottò Zola, leggermente stupita dalle parole del maestro, che la ignorò completamente.

-Hai ventidue anni e sei già diventata campionessa nazionale; credimi, sono certo che riuscirai a vincere anche la prossima gara, ma non con il mio aiuto. Hai bisogno di un allenatore migliore di me-

-Non esiste qualcuno più bravo di te Nene-

-Ti ringrazio per i complimenti ma tu mi sopravvaluti. Io ho fatto il mio tempo e ti ho portata fino a un certo livello, al mio livello. Anzi, ormai sei anche più brava di me, non posso insegnarti altro. Per questo ho chiamato un nuovo bravissimo allenatore che arriverà tra pochi minuti-

-Cosa?! Ma stai scherzando? E perché non mi hai informato prima di questo cambiamento? Perché me l'hai detto all'ultimo momento?!-sbottò Zola alzandosi in piedi di scatto e guardandolo in cagnesco; non voleva lasciare Nene. Ormai si allenava insieme a quel vecchio da nove lunghi anni, se era diventata tanto forte il merito era solo suo, e l'idea di non poter più allenarsi con lui la stava terrorizzando. Non ce l'avrebbe fatta, non senza la sua guida. Lo vide sospirare, guardandola atono.

-Ti fidi di me, mocciosa?- le disse all'improvviso, e Zola lo guardò titubannte, per poi annuire con decisione; lo vide sorridere stancamente.

-Allora fa come ti dico e non controbattere. Ho preso la mia decisione e così sarà, ora smettila di battere la fiacca e vai fuori a scaldare i muscoli. Cerca di fare bella figura mi raccomando- Zola non seppe cosa dire, ma se Nene aveva deciso di cedere il posto a un altro lei l'avrebbe accontentato, per quanto sarebbe stato duro separarsi da lui, dall'unica persona che aveva sempre creduto nelle sue capacità. Gli lanciò un'occhiata veloce, per poi alzarsi e uscire dalla stanza, avviandosi verso il prato destinato ai lanci.

Non gli disse nulla, odiava mostrare i suoi sentimenti, quando lo faceva si sentiva una debole, ma dentro di lei sentì il suo cuore versare lacrime che i suoi occhi non erano in grado di mostrare.

*

Jiro stava tornando a casa, fissando il marciapiede e con la mente persa nei suoi pensieri; in quel momento Shu era sicuramente arrivato a casa di Kluke. L'immagine della ragazza gli attraversò la mente facendolo sospirare.

"Kluke, cos'ha Shu che io non ho?"pensò sconsolato. All'improvviso, voltando un angolo, sentì qualcosa, anzi, qualcuno venirgli addosso; cadde a terra sbattendo la schiena, mugugnando dal dolore e pronto a mangiarsi vivo l'infame che lo aveva atterrato, ma la voce gli morì in gola quando si accorse che il suo aggressore era una ragazzina della sua età, con lucidi capelli neri legati in due lunghe codine che le ricadevano ai lati del volto. La ragazza alzò il viso dal petto di Jiro, puntando due grandi occhi viola su quelli azzurri del ragazzo, che arrossì leggermente.

-Oh mi spiace tanto!- esclamò la ragazza, rizzandosi in piedi-Sono così maldestra, ti ho fatto male?-porse una mano a Jiro, che la afferrò titubante, raccogliendo la sua sacca e sperando che la scatola di cioccolatini non si fosse danneggiata, altrimenti Shu l'avrebbe ucciso.

-No non preoccuparti, sto bene-le rispose, rosso in volto. Era davvero carina; la vide sorridere amabilmente.

-Io mi chiamo Bouquet!-

-Jiro-rispose il ragazzo, accennando a un sorriso, che la ragazza ricambiò.

-Piacere Jiro, se non hai nulla da fare vorresti venire con me? Ti offro una cioccolata calda per scusarmi- per un attimo Jiro fu tentato di rifiutare; dopotutto quella Bouquet era una sconosciuta, e a causa dell'allenamento massacrante di quel giorno aveva le gambe a pezzi e voleva solo stendersi sul letto e riposare. Eppure una parte di lui lo spingeva insistentemente ad accettare l'invito della ragazza, avendo alla fine la meglio sul suo cervello.

-D'accordo!-esclamò Jiro seguendo Bouquet in un bar.

*

"Maledetto Nene e i suoi ragionamenti da vecchio pensionato nulla facente!" pensò Zola con rabbia, mentre muoveva le braccia per scaldare i muscoli e prepararsi all'allenamento "Mi ha fatto vincere il titolo di campionessa nazionale e all'improvviso pensa di non essere più in grado di aiutarmi? Non ha senso! E come gli è venuto in mente di chiamare un altro allenatore senza consultarmi? Non so neanche chi sia!"

Afferrò un giavellotto che si trovava a terra; aprì le gambe, portando la mano che reggeva il bastone all'indietro e l'altra avanti. Scattò con rabbia e, una volta arrivata sul limite del campo, lo lanciò con tutta la forza che aveva in corpo, ringhiando per il nervosismo. Era finito davvero lontano, aveva sicuramente fatto un nuovo record. Con uno sbuffo andò a recuperare l'arma infilzata sul prato e una volta tornata indietro si sedette a terra, posando il giavellotto accanto a se e osservando il cileo azzuro, cercando di sbollire la rabbia. Sapeva benissimo com'era fatto Nene, quando prendeva una decisione non c'era modo di fargli cambiare idea; avrebbe dovuto abituarsi a questo suo nuovo allenatore e per prima cosa doveva calmarsi, o avrebbe fatto una pessima figura a causa del nervosismo che aveva in corpo. Il rumore della sua suoneria la distrasse e osservò la sua sacca; non avrebbe dovuto rispondere, ma dopotutto per il momento non aveva nulla da fare; aprì la sua borsa e afferrò il cellulare, osservando lo schermo e sorridendo lievemente, per poi rispondere.

-Pronto?-

-Tesoro, sono io-le rispose una voce maschile e allegra.

-Conrad, dimmi-

-Sei al campo?

-Sì, è successo qualcosa?-

-No no tranquilla, mi chiedevo se questa sera volevi uscire con me, che ne dici? Dopotutto non ci vediamo da una settimana-

-Ci siamo visti due giorni fa-rispose Zola, sorridendo leggermente.

-Ah già è vero! Ma solo per pochi minuti...dai dimmi che sei libera!-

-Avevo già detto a Delphinium e a Chintya che sarei uscita con loro, vieni anche tu se vuoi-ci fu un attimo di silenzio, poi Conrad parlo di nuovo.

-Delphinium?-chiese con astio. Zola alzò gli occhi al cielo; chissà quando sarebbe finita quella stupida rivalità fra la sua migliore amica e il suo ragazzo, che andava avanti da due anni ormai.

-Sì, lei Conrad-il ragazzo non parlò per qualche secondo, e alla fine, prima che la ragazza si spazientisse e gli riattaccasse in faccia, le rispose.

-D'accordo vengo, l'importante è che ci sei tu-Zola, leggermente in imbarazzo, fece finta di non aver sentito le ultime parole pronunciate dall'uomo.

-Bene, passami a prendere alle nove, a dopo-

-Ciao piccola-riuscì a dire Conrad prima che Zola chiudesse la conversazione e lanciasse il cellulare nella sacca, con un leggero sbuffo. Odiava a volte il modo in cui Conrad la trattava. Era troppo dolce e protettivo, e per una come lei quei suoi modi erano soffocanti. 

-Pelandrona che stai facendo per terra? In piedi forza! Non farmi fare brutta figura-Zola riconobbe immediatamente quella voce autoritaria e, ancora leggermente stizzita, si voltò verso Nene pronta a dirgliene quattro, ma le parole le morirono in gola. Accanto al suo vecchio allenatore, infatti, c'era un'altra persona.

Un uomo molto alto, con lunghi capelli biondissimi e occhi azzurri come i suoi, con un viso angelico, la stava guardando con curiosità; la maglia nera aderente metteva in risalto i pettorali scolpiti e i muscoli torniti delle braccia. Al solo guardarlo Zola sentì una strana scarica elettrica attraversarle la spina dorsale, facendola tremare. 

Nene osservò la sua allieva rimanere immobile a terra mentre fissava il nuovo arrivato con la bocca spalancata e con un'espressione da ebete in faccia; notando che sembrava essere stata fulminata sul posto, decise di parlare al posto suo, sorridendo sotto i baffi.

-Zola, ti presento Logi, il tuo nuovo allenatore, spero lavorerete bene insieme-

 

 

 


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Capitolo 2
*** Dubbi ***


                                                                                        Dubbi

 

Dopo aver attraversato l'intera città spingendo il suo Scarabeo nero al massimo, Shu riuscì a raggiungere la casa di Kluke; dopo aver parcheggiato nel piazzale di fronte al condominio il ragazzo si precipitò al citofono, suonando il campannello; dopo pochi secondi una dolce seppur imperiosa voce femminile gli rispose.

-Sei in ritardo di dieci minuti!-

-Perdonami Kluke, abbiamo finito tardi l'allenamento-rispose Shu, torturandosi le mani per l'agitazione; era certo che questa volta Kluke gli avrebbe mollato un bel ceffone. La ragazza rimase in silenzio per qualche minuto, poi la porta d'ingresso si aprì con un forte scatto.

-Dai entra, e muoviti altrimenti non finiremo in tempo!- Shu sorrise, ed entrò correndo per le scale.

*

-Hai la mia età? Oh, mi sembravi molto più grande!-esclamò con un sorriso Bouquet, addentando un biscotto al cioccolato e fissando il ragazzo di fronte a lei che, completamente rosso in viso, beveva lentamente la sua cioccolata calda.

-G..grazie per il complimento-balbettò Jiro, cercando di evitare di guardare l'ampia scollatura della ragazza che metteva in risalto il suo seno prosperoso.

"Accidenti ma come ho fatto a non accorgermi di...quelle cose!? Eppure mi è anche caduta addosso!"pensò con stizza il ragazzo, afferrando anche lui un biscotto con la marmellata di fragole dal piatto che aveva di fronte. La guardò di sottecchi, chiedendosi cosa poterle domandare; dopotutto era lui l'uomo ed era suo dovere cercare di intavolare una conversazione!

-Dimmi Bouquet, tu...di che segno sei?-dopo aver pronunciato quelle parole si diede mentalmente dell'idiota; ma che razza di domanda era quella? Bouquet lo guardò con un leggero sorriso in volto.

-Non sei abituato ad uscire con delle ragazze vero?-Jiro la fissò diventando più rosso di prima e, abbassando gli occhi, annuì lentamente.

-Strano-continuò la ragazza-Eppure sei proprio un ragazzo carino-a quelle parole Jiro sollevò la testa, perdendosi negli occhi viola di lei; un sorriso ebete gli apparve in faccia.

-Grazie-le disse.

-Non c'è di che-rispose Bouquet, lanciandogli un'occhiata provocatoria.

*

Dopo i primi venti minuti di allenamento Zola non potè fare a meno di pensare che il suo nuovo allenatore fosse tanto bello quanto stronzo.

Non appena Nene li aveva lasciati Logi l'aveva squadrata da cima a fondo in silenzio,  per poi fare un cenno verso il giavellotto che si trovava a terra dicendo semplicemente:

-Lancialo-

Zola, ripresasi dal suo stato di catalessi e non facendo caso al fatto che l'uomo non si fosse nemmeno presentato, afferrò l'oggetto e si preparò; prese la rincorsa scattando e lanciò il giavellotto più forte che poteva; non fu una prova negativa, tutt'altro! Aveva fatto davvero un ottimo lancio. Eppure, quando si girò, notò che Logi la guardava storto.

-Hai una pessima rincorsa-le disse tranquillamente; Zola sgranò gli occhi.

-Come?-chiese scettica; Nene e molti altri le avevano sempre detto che la velocità con cui compiva la rincorsa era la qualità principale che le permetteva di lanciare tanto lontano, e ora questo tipo spuntato dal nulla mandava in frantumi quella sua enorme certezza?

-Ho detto che hai una pessima rincorsa e per di più i tuoi lanci sono fiacchi, probabilmente perché non hai molta forza nelle braccia-Zola non ebbe neanche il tempo di protestare che Logi le si avvicinò, prendendole il braccio destro e osservandolo.

-Incorda il muscolo-la ragazza lo fissò di sottecchi, ubbidendo; Logi osservò il suo braccio, per poi lanciarle un'occhiata severa.

-Questo è il tuo massimo?-

-Sì, e con questi muscoli ho vinto il campionato nazionale-le rispose lei con astio, facendolo leggermente sorridere. L'uomo la lasciò andare, continuando a fissarla per qualche minuto, poi alla fine decise di parlare.

-Fammi sei scatti sul campo e poi vai a prendere due pesi da dieci e portali qui, vediamo cosa poter fare per migliorare qualcosa-Zola lo guardò storto ma non disse niente e andò a prepararsi per gli scatti. Lei e quel tipo non sarebbero mai andati d'accorto, ne era certa.

***

-Shu ciao!-esclamò una ragazza dai lunghi capelli rossi legati a coda di cavallo, aprendogli la porta e invitandolo ad entrare.

-Ciao Kluke, scusa il ritardo. Tuo padre non c'è?- chiese il ragazzo, guardandosi intorno.

-No è a lavoro. Su coraggio abbiamo tantissimi compiti per domani!-esclamò trascinando Shu in un piccolo salotto con al centro un grande tavolo di legno bianco; si sedettero e presero i libri, iniziando a svolgere vari esercizi di matematica.

-Eri con Jiro vero?-chiese Kluke all'improvviso, osservando con i suoi grandi occhi verdi la figura del ragazzo che stava leggendo svogliatamente un problema di geometria.

-Sì certo, continuiamo ad allenarci insieme-rispose lui, giocando con una penna.

-Io non lo vedo dall'inizio della scuola, perché un giorno non gli chiedi di uscire con noi? Sarebbe bello poter parlare di nuovo con lui-

-Certo glielo dirò senz'altro!-esclamò Shu con un sorriso, che si spense subito non appena vide la faccia seria e anche leggermente arrabbiata di Kluke.

-C'è qualcosa che non va?-le chiese.

-No niente, solo che credevo non avresti voluto far venire Jiro con noi-

-E perché no?-Shu non riusciva a capire cosa avesse Kluke e per quale motivo avesse reagito tanto male quando aveva accettato entusiasta la sua proposta.

-Non sei geloso di me?-

-Cosa c'entra questo con Jiro?-

-Non te ne sei mai accorto Shu?-gli chiese Kluke, osservandolo con attenzione; il ragazzo non riusciva a capire per quale motivo Kluke avesse tirato fuori il discorso della gelosia, ma era certo di non voler continuare quella conversazione che sarebbe sicuramente finita male.

-Io e Jiro siamo amici, è un bravo ragazzo e non mi sento minacciato da lui, quindi non preoccuparti. Se vuoi rivederlo posso anche chiedergli di uscire con noi, va bene?-

-D'accordo-rispose Kluke, incupendosi leggermente; Shu, con un leggero sbuffo, si sporse verso di lei dandole un leggero bacio sulla guancia.

-Coraggio, cerchiamo di finire questa roba-disse, mentre Kluke diventava sempre più rossa in viso.

*

-Non eri costretto ad accompagnarmi a casa-disse Bouquet, estraendo un mazzo di chiavi dalla sua borsetta.

-Volevo farlo-le rispose Jiro con un sorriso-Senti, che ne diresti se uscissimo qualche altra volta? Mi sono trovato davvero bene con te-

-Certo!-esclamò Bouquet con un sorriso a trentadue denti; i due si scambiarono i numeri di cellulare e, dopo essersi dati un paio di baci sulla guancia, si salutarono. Bouquet entrò a casa sua mentre Jiro si allontanò. Era leggermente confuso. Bouquet era una ragazza molto bella e simpatica, eppure non poteva evitare di pensare a Kluke; non era mai riuscito a dimenticarla, ma forse era giunto il momento di farlo. Dopotutto lei stava con Shu, e sebbene al ragazzo non importasse molto di quella relazione lui, Jiro, non poteva intromettersi; era pur sempre il suo migliore amico e Kluke lo aveva preferito a lui, doveva farsene una ragione. Vivere nel passato non sarebbe servito a niente, doveva dimenticarsi di lei e guardare avanti. Soddisfatto dei suoi ragionamenti accellerò il passo, con le immagini dei volti di Kluke e Bouquet che si alternavano nella sua mente.

*

-Basta accidenti, non ce la faccio più!- sbottò Zola impegnata nell'ennesima flessione mentre, sulla sua schiena, Logi aveva appoggiato un peso da dieci chili e lo teneva stretto con le mani per non farlo cadere.

-Non lagnarti, te ne mancano cinque, su coraggio-la ragazza si abbassò e rialzò nuovamente, sentendo i muscoli delle braccia tendersi con forza. Nene le aveva sempre fatto sollevare dei pesi, ma mai in quel modo! Sentiva le braccia diventare via via più molli e un dolore lancinante attraversarle la schiena; era stanchissima. Logi l'aveva costretta a fare esercizi assurdi per le braccia per un'ora intera e sentiva ogni parte del corpo fremere per il dolore.

-Coraggio Zola te ne manca una-la incoraggiò Logi; quando la ragazza ebbe finito l'uomo le tolse il peso dalla schiena e Zola cadde di faccia a terra, ansimando.

-Forse non te ne sei accorto-disse dopo essere riuscita a riprendere un pò di fiato, alzando la testa da terra e guardando Logi con astio-ma io sono una donna!

-Nene non ti ha mai fatto usare i pesi?-chiese Logi col suo solito tono tranquillo; Zola, con un immane sforzo, si sedette.

-Certo ma mai in maniera così dura-vide l'uomo avvicinarsi e sedersi di fronte a lei, osservandola attentamente negli occhi, e per un attimo Zola si sentì risucchiare da quello sguardo e deglutì.

-Mi è stato chiesto di renderti idonea per la gara che dovrai affrontare tra qualche mese ed intendo farlo. Ora come ora non saresti in grado di vincere; sei brava, molto brava, ma non abbastanza per le internazionali. Ho visto i tuoi risultati; ti sei distaccata di soli due metri dalla seconda classificata e questo non va affatto bene perché, se ti trovi in difficoltà addirittura con persone simili, mi chiedo come te la caverai con le grandi campionesse del nord. Non voglio assolutamente offenderti ma, credimi, così come sei adesso non arriveresti nemmeno tra le prime dieci quindi hai due opzioni Zola: o mi ascolti e fai quello che ti dico, o preparati al peggio-

La ragazza lo fissò cercando di rimanere ugualmente impassibile, ma quel discorso l'aveva spiazzata, soprattutto perché aveva capito che l'uomo aveva ragione.

-Va bene, farò quello che dici- rispose con uno sbuffò.

-Brava-le disse Logi con un tono che a Zola sembrò leggermente suadente, ma era sicuramente stata una sua impressione.

-Allora domani alla stessa ora mi raccomando-disse Logi, facendole l'occhiolino e allontanandosi. La ragazza rimase leggermente pietrificata sul posto e non si mosse fino a che non lo vide sparire dalla sua vista. Guardò l'orologio e si accorse che era tardi; fra tre ore sarebbe dovuta uscire e doveva ancora farsi una doccia e tornare a casa per indossare qualcosa di decente al posto della tuta che si era portata come ricambio. Prese la sua borsa e si allontanò, le braccia ancora doloranti per lo sforzo.

Avrebbe tanto preferito rimanere a casa quella sera.

Prima di tutto perchè era davvero stanca e aveva voglia di dormire.

In secondo luogo perché non riusciva a capire cosa fosse quella specie di fuoco che si era acceso dentro di lei non appena aveva visto Logi e che continuava a bruciarla lentamente.

 

                                                                                       ***

 

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Capitolo 3
*** Incominciano i guai ***


Buonsalve a tutti! So che non vi aspettavate un capitolo ora, ma visto che la prossima settimana avrò vari problemi ho deciso di anticiparmi il lavoro; vi lascio alla storia, buona lettura!Ah, il titolo del capitolo è orribile, chiedo perdono! XD 


                                                                  Incominciano i guai                  

 

-Devo andare a casa, ho promesso al nonno che sarei tornato presto. Spero non ti dispiaccia-

-Non preoccuparti Shu vai pure, ci vediamo domani a scuola-Kluke gli si avvicinò con un dolce sorriso, e accostò le labbra a quelle del ragazzo, che rimase rigido come una statua di pietra, muovendo solo leggermente il braccio destro per toccarle la schiena. Il solito copione che adottava ogni volta. Quando la ragazza si staccò Shu le sorrise leggermente e la salutò con un gesto veloce per poi correre via. Uscito all'aria aperta fece un profondo respiro e rimase immobile a fissare il cielo notturno, sconsolato.

"Cosa devo fare?"pensò con rammarico; la sua amicizia con Kluke era in bilico:se l'avesse lasciata il rapporto fra loro si sarebbe rovinato per sempre, ma si stava rendendo conto che quella relazione non era ciò che voleva. Ogni volta che stava con lei si sentiva fuori posto e costretto a comportarsi diversamente dal solito, il suo era un atteggiamento forzato; Kluke era una ragazza davvero molto bella, non affermava certamente il contrario, ma per lui sarebbe rimasta sempre quella tenera bambina con cui giocava nel fango e che si portava sempre dietro dei cerotti e del disinfettante per curare i graffi che si procurava bazzicando tra i rovi. Forse la sera del suo compleanno, quasi tre mesi fa, avrebbe dovuto rifiutare la proposta, ma cosa sarebbe successo poi?

"Ma dovevo piacergli proprio io?" si chiese e, ricordandosi che suo nonno lo stava aspettando a casa, prese le chiavi del motorino dal giubbotto e partì, la mente ancora persa nei suoi pensieri.

*

Jiro e Bouquet si scambiarono messaggi per tutta la serata e il ragazzo era felice come non mai. L'idea che ci fosse qualcuno che lo apprezzasse e lo considerasse bello lo riempiva di orgoglio, soprattutto dopo lo smacco ricevuto con Kluke. Era tutto perfetto. Lui si sarebbe dimenticato della rossa grazie a Bouquet e tutto sarebbe filato liscio come l'olio. Eppure, per qualche strana ragione quei suoi pensieri invece che tirarlo su di morale stavano aumentando sempre più il peso che gli schiacciava il petto.

*

Una volta tornata a casa Zola si lanciò sul letto sfinita. Aveva fatto più veloce che poteva, e per fortuna era riuscita a tornare a casa alle otto. Conrad sarebbe passato a prenderla tra un'ora, doveva iniziare a prepararsi ma era esausta e non aveva neanche voglia di alzarsi per andare ad aprire l'armadio alla ricerca di qualcosa di decente da mettersi. Mentre pensava ai vestiti adatti per quella sera non potè fare a meno di pensare a Logi e alle parole che le aveva rivolto; doveva ammetterlo, quel tipo sapeva il fatto suo e non era un incompentente. Non poteva esprimere un giudizio completo su di lui visto che l'aveva conosciuto quel giorno stesso e non avevano neanche parlato tanto (anzi non si erano detti praticamente nulla, addirittura non si erano nemmeno presentati in maniera decente) ma doveva ammettere che non era tanto male.

"Deve sicuramente essere un atleta, lo si nota da come ragione e anche da quel fisico da urlo che si ritro...ma che vado pensando?!" Zola scosse violentemente la testa, cercando di togliersi dalla mente quell'ultimo suo pensiero e, per distrarsi, si alzò e infilò la testa nell'armadio alla ricerca di qualcosa da mettersi.

                                                                                      ***

-Nonno sono a casa!-esclamò Shu entrando in un piccolo appartamento che si apriva su un semplice salottino poco arredato.

-Figliolo vieni in cucina, è pronta la cena!-il ragazzo ubbidì e raggiunse una stanzina che si apriva sul lato sinistro del salotto, nella quale un uomo di circa settant'anni, con un'ispida barba bianca e i capelli dello stesso colore stava mangiando una frittata.

-Ho una fame!-esclamò Shu con un sorriso, sedendosi a tavola e addentando la sua parte di frittata, aggiungendoci anche qualche fetta di pane.

-Raccontami com'è andata la tua giornata, ti va?-chiese il vecchio, puntando i suoi occhi color carbone su quelli identici del nipote che, dopo aver ingoiato con un grande sforzo un boccone abbastanza grande, iniziò a raccontare cosa fosse accaduto a scuola e all'allenamento, evitando però di parlargli di Kluke. Suo nonno non ne sapeva nulla e Shu voleva che le cose rimanessero così.

-E quindi Jiro ti ha battuto ancora-

-Sì-disse aspramente Shu-Ma sta volta per poco, ero quasi riuscito a vincere!-

-Ce la farai ragazzo, tu continua ad allenarti-

-E dimmi nonno, come sono andati gli esami?-chiese Shu guardandolo leggeremente preoccupato. Il vecchio gli sorrise, con uno sguardo bonario e facendo una posa buffa.

-Benissimo naturalmente! Niente e nessuno sarà mai in grado di battere questa macchina da guerra!-esclamò indicandosi il petto, facendo ridere il ragazzo.

Quando il vecchio fu andato a dormire, Shu andò a frugare in un piccolo comodino accanto alla televisone, che in quel momento era sintonizzata su un film dell'orrore che il ragazzo stava guardando. Aprì il cassetto e individuò immediatamente una busta gialla; la aprì lentamente tirando fuori il contenuto senza fare rumore. In alto lesse "Risultati Chemioterapia". Sì era quello il documento.

"Tumore aggressivo alla pelle, secondo stadio" non serviva essere medici per capire; Shu sentì una stretta al cuore e, dopo aver messo a posto i fogli si sedette sul divano; fu allora che calde lacrime iniziarono a rigargli le guance, e alla fine il ragazzo si addormentò sul sofà col viso bagnato.

*

Kluke mangiò la pizza che aveva ordinato e pulì la cucina. Anche quella sera suo padre sarebbe tornato tardi; decise di provare ad aspettarlo in piedi, così prese un libro a caso da uno scaffale, "Cime tempestose", e iniziò a leggerlo, ma non le ci volle molto a capire che non sarebbe mai riuscita ad andare oltre il primo paragrafo; la sua mente era concentrata sull'immagine fredda e distaccata di Shu. Perché si comportava in quel modo? Era sempre stato un ragazzo allegro ed espansivo ma da quando si erano fidanzati era notevolmente cambiato. Parlava poco, faceva meno battute e cercava sempre di allontanarla; Kluke non riusciva a capire il perché. Forse avrebbe dovuto chiederglielo ma aveva paura che finisse tutto. Per anni aveva provato un grande attaccamento nei confronti di Shu, qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia e ora che il suo sogno si era realizzato non aveva alcuna intenzione di rovinare tutto. Per qualche motivo inspiegabile le venne in mente Jiro, col suo sorriso spontaneo, il leggero rossore che gli imporporava sempre le guance e la sua adorabile timidezza; sì, sperava davvero di poterlo rivedere presto. Era stato un suo grande amico dopotutto ed era certa che avrebbe potuto aiutarla con la storia di Shu.

*

Zola sentì il citofono suonare; abbandonò la matita nera sul lavandino e corse a rispondere.

-Conrad? Ora scendo-

-Ok piccola, ti aspetto- la ragazza corse in bagno per darsi un ultima aggiustata al trucco e lanciare una veloce occhiata allo specchio. Era bella. Molto bella, soprattutto grazie a quella maglia nera e ai jeans attillati che le mettevano in risalto le curve perfette del corpo. 

"Che sbruffona" pensò scuotendo il capo, per poi prendere la giacca e uscire di casa. Accanto al portone un uomo alto, con lunghi capelli castano chiaro e un viso dolce, a forma di cuore, la stava aspettando e quando la vide le sorrise.

-Sei bellissima, come sempre-le sussurrò all'orecchio prima di baciarla; Zola ricambiò il bacio ma si allontanò pochi secondi dopo.

-Da andiamo è tardi-disse, prendendogli la mano e trascinandolo verso un alfa grigia parcheggiata poco lontano. Il ragazzo rise e si lasciò trascinare senza oppose resistenza; saliti in macchina Conrad la bombardò di domande, e Zola non fece altro che rispondergli a monosillabi.

-Tutto bene?-chiese il ragazzo, guardandola preoccupato.

-Sì scusami, sono solo stanca-gli rispose Zola, guardando fuori dal finestrino le macchine che le sfrecciavano accanto, mente sentiva la mano di Conrad passarle lentamente sul collo e tra i capelli, accarezzandola leggermente; no, non andava bene per niente! Per qualche motivo incomprensibile non poteva fare a meno di pensare a Logi. Mentre si malediva mentalmente per quei suoi pensieri senza senso Conrad accostò in un piazzale pieno di auto e parcheggiò.

-Ci siamo piccola, dove sono Chintya e quell'altra?-pronunciò le ultime parole con un'acidità che non si addiceva ad un uomo con quel viso angelico.

-Dovrebbero essere qui, dai scendiamo- Zola saltò giù dalla macchina e non fece in tempo a muoversi di qualche metro che qualcosa, anzi qualcuno, le saltò praticamente addosso seguito da un'altra persona, che urlò il suo nome rompendole i timpani; ciò che Zola potè vedere in quella posizione furono un cesto di capelli fucsia alla sua destra e una chioma lilla alla sua sinistra. Sforzando i suoi muscoli già provati riuscì a staccarsi le due sanguisughe di dosso.

-Sì sono felice anche io di vedervi ma lasciatemi respirare!-sbottò allontanando le sue assalitrici, due ragazze davvero molto belle. Una, quella coi capelli lilla, era molto pallida e aveva due bellissimi occhi azzurro scuro, suadenti e provocatori. L'altra, la ragazza dai capelli fucsia, aveva anche lei gli occhi azzurri, che trasmettevano però un senso di superiorità e superbia, che mostrava con spavalderia.

-Siamo solo felici di vederti non essere sempre così scontrosa!-esclamò la ragazza dai capelli fucsia spostandosi altezzosamente i capelli dal viso.

-Chintya, non penso fosse necessario saltarmi addosso no?-chiese Zola sorridendo, ma lo sguardo indurito della ragazza dai capelli lilla la lasciò leggermente basita; quando capì chi stesse fulminando, fece un sonoro sbuffo.

-Dedy, puoi evitare di litigarci almeno per questa sera?- Delphiniumo la guardo biecamente, poi annuì.

-Va bene, ma solo perché non ti vedo da una settimana e mi sei mancata da morire-intanto Conrad si era avvicinato alle ragazze, passando un braccio attorno alle spalle di Zola.

-Salve Chintya-disse con un sorriso che si trasformò in un espressione corrucciata quando si rivolse alla seconda-Delphinium-disse atono.

-Anche per me è un vero piacere vederti, Conradino-disse la donna sarcastica, ricevendo un occhiata da parte di Zola. Chintya, abituata da tempo a risolvere quel tipo di situazioni richiamò l'attenzione su di sè.

-Vogliamo muoverci? Lameire ci sta aspettando al Roxi-

-Vai ancora dietro a quel tizio?- chiese Delphinium, guardandola storto.

-Ma certo! E dove lo trovi uno figo come quello? A proposito Zola ci hai parlato?-

-Ancora no, l'ho visto oggi all'allenamento ma non ho avuto tempo perché...ci sono stati dei problemi-

"Grandi e bellissimi problemi"pensò, maledicendosi per la quindicesima volta in un'ora. Stava impazzendo.

-Ah capisco, non fa niente! Su coraggio andiamo!-esclamò Chintya seguita dagli altri tre.

Il Roxi era un piccolo bar che aveva aperto pochi anni prima dove si riunivano ragazzi, di solito dai diciotto anni in su; un posto accogliente, dove si mangiava bene e si ascoltava buona musica. Appena entrati Chintya iniziò a gridare come una pazza per attirare l'attenzione di un ragazzo dai lunghi capelli azzurri che stava chiacchierando con un pallido ragazzo biondino, molto più basso e mingherlino di lui. Lamere si voltò, avvicinandosi con un sorriso e salutando amabilmente le ragazze, per poi rivolgersi a Zola.

-Non ti piace proprio rimanere dentro casa, vero?-chiese con un sorriso.

-No, preferisco una vita movimentata, come te dopotutto-rispose Zola dando al ragazzo una leggera spintarella scherzosa; poco dopo Lamere salutò Conrad con una stretta di mano e si sedettero tutti ad un tavolo.

-Ragazzi, lui è mio cugino Schneider-disse indicando il ragazzo biondo che salutò gli altri con un cenno di mano. La serata iniziò all'insegna di alcool; Zola, che non aveva avuto il tempo di cenare, divenne brilla dopo i primi due bicchieri di vodka; a Delphinium ne bastarono quattro. Chintya non faceva altro che provarci con Lamere mentre Conrad parlava con Schneider e si teneva una Zola particolarmente allegra stretta al petto per paura che potesse commettere qualche imprudenza insieme alla sua compare dai capelli lilla, che con grande probabilità era la più ubriaca tra loro.

Alla fine fu una serata breve, già a mezzanotte tutti tornarono a casa; Zola era talmente confusa che non si ricordava molto bene cosa fosse successo; sapeva solo che lei e Delphinium avevano passato la serata a ridere, parlare di chissà che e per un attimo avevano tentato di correre in pista, ma Conrad e Schneider le avevano fermate; era certa di averle detto qualcosa riguardo Logi, ma i suoi ricordi erano leggermente confusi e, considerando che Conrad era proprio dietro di lei mentre parlavano, sperava di essere riuscita a tenere la bocca chiusa. Non che avesse paura di dire qualcosa che avrebbe compromesso la sua relazione ma Conrad era un tipo geloso, e sicuramente se l'avesse sentita parlare di un nuovo e bellissimo allenatore non l'avrebbe presa tanto bene.

"Ci risiamo, devo smetterla di pensare a quel tipo!" si disse Zola con uno sbuffo.

Il suo ragazzo aveva riportato a casa Delphinium, che invece di ringraziarlo aveva fatto uno dei suoi soliti commentini acidi ed era sparita nel cortile di casa sua barcollando, dopo aver salutato Zola con un bacio.

-Vuoi che salga?-chiese Conrad una volta arrivati a casa della ragazza, che lo fissò attentamente per poi sorridere.

-Perché no?-le disse, facendogli l'occhiolino. Conrad parcheggiò e salì le scale aiutando la ragazza, per poi entrare in casa con lei e baciarla con passione, chiudendosi lentamente la porta alle spalle.

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Capitolo 4
*** Confusioni ***


 

Chiedo scusa per il ritardo ma purtroppo ho avuto più problemi di quanto mi aspettassi! Spero che il capitolo possa piacervi, buona lettura!

 

                                                                           Confusioni 

 

Il rumore di qualcosa che si infrangeva a terra la fece sobbalzare; si sedette sul letto di scatto guardandosi bene intorno alla ricerca di qualcuno e, dopo aver udito varie imprecazioni
provenire dall'esterno, capì che la sua anziana vicina doveva aver fatto cadere di nuovo il vaso di fiori che avevano sulle scale. Fece un grosso sbadiglio e si voltò alla sua destra, 
ritrovandosi accanto la figura di Conrad che dormiva placidamente. Sì alzò senza far rumore, iniziando a rattaccare i suoi vestiti da terra; l'occhio le cadde sull'orologio-sveglia. 
Erano le 10. Perfetto, aveva perso un'altra lezione e avrebbe dovuto sostenere l'esame tra una settimana, doveva ricordarsi di farsi portare gli appunti da Conrad.
Si sentiva ancora la testa pesante per tutto quello che aveva bevuto ieri e aveva molta fame; si fiondò in cucina e si preparò due toast, mentre per il ragazzo lasciò sul tavolo un
pacco di fette biscottate e un barattolo di marmellata. C'era cascata di nuovo; eppura sapeva che quando Delphinium iniziava a bere era meglio non assecondarla. 
L'idea che le avesse parlato di Logi con Conrad accanto la tormentava, sebbene fosse certa che il suo ragazzo, qualora le avesse sentito dire quanto fosse bello e affascinante
il suo nuovo allenatore, avrebbe preferito tornare a casa e mettere il broncio piuttosto che fare quello che avevano fatto, e ciò la consolava, ma da una parte pensava che forse sarebbe 
stato meglio dire a Conrad che Nene aveva deciso di ritirarsi e al suo posto era venuto un nuovo, giovane allenatore, naturalmente senza soffermarsi troppo sull'aspetto dell'uomo.
I suoi pensieri furono interrotti dal fruscio delle coperte e dal rumore di passi; Conrad entrò in cucina con uno sbadiglio, stiracchiandosi; Zola lo trovava semplicemente
adorabile quando faceva così.
-Buongiorno-le disse sorridendo e dandole un bacio sulla fronte, per poi sederle affianco e iniziare a cospargere di marmellata una fetta biscottata.
-Buongiorno; sono le 10, abbiamo perso la lezione-Conrad la guardò un attimo confuso, masticando, poi capì a cosa si riferiva.
-Ah è vero! Mi spiace è colpa mia avrei dovuto mettere la sveglia! Scusami-esclamò con tono rammaricato.
-Non fa niente, tanto oggi sarei andata soltanto per farmi prestare qualche appunto, ma...-
-Te li porto io-la interruppe Conrad-Possiamo studiare insieme per il nostro esame, che ne dici? Oggi ti va bene?-
-Certo, ma alle sei ho allenamento-
-Ti ci porto io non preoccuparti-le diede un bacio sulla guancia e tornò a mangiare felicemente la sua colazione, senza notare l'espressione terrorizzata di Zola alla notizia che
l'avrebbe accompagnata all'allenamento.
*
-Allora Shu, molto bene sono soddisfatta, stai migliorando davvero molto, continua così- disse gracchiando una donna paffuta, con capelli neri e scompigliati e un naso adunco
dove erano appoggiati in bilico un paio di occhiali spessi e rotondo.
-Certo, professoressa-rispose il ragazzo per poi tornare a posto.
-Visto? Stai migliorando-le disse Kluke con un sorriso.
-Solo grazie a te- le disse Shu di rimando, prendendo il libro di geometria senza vederlo davvero; nella sua mente le parole che aveva trovato scritte sul foglio d'ospedale
continuavano a tormentarlo. L'idea che suo nonno potesse morire lo terrorizzava; se fosse accaduto lui che fine avrebbe fatto? Non aveva nessun parente al di fuori di lui,
sarebbe finito in mezzo a una strada?
-Tutto bene? Mi pari preoccupato-la ragazza vicino a lui attirò la sua attenzione sfiorandogli il braccio.
-Ma no tranquilla, sto solo pensando all'ora di storia che abbiamo dopo, non so niente-mentì lui
-Mi avevi detto di averla ripassata prima dell'allenamento!-soffiò a bassa voce Kluke, infuriata.
-Ho mentito, dai tranquilla, male che vada mi giustifico- la ragazza sbuffò esasperata e lasciò il ragazzo solo con i suoi pensieri.
*
-Mamma io vado!-
-D'accordo, buona scuola!-Jiro uscì di casa trafelato, dirigendosi verso il motorino; aveva promesso a Bouquet che quel giorno l'avrebbe accompagnata a scuola.
"Consideralo un pretesto per rivederci" gli aveva scritto in un messaggio, e lui si era trovato d'accordo con lei. Avrebbe dovuto fare un giro un pò lungo; lui e Bouquet 
non abitavano molto distanti, in cinque minuti sarebbe arrivato da lei ma la scuola della ragazza era davvero lontana. eppure non gli importava fare un pò di strada
in più, bastava vederla di nuovo.
Salì sul suo Liberty bianco e partì a tutta velocità verso la casa della ragazza; una volta arrivato la vide sul marciapiede con lo zaino in spalla, mentre scrutava la strada.
La fece voltare con un leggero colpo di clacson, per poi accostarsi al marciapiede e porgerle un casco, che lei afferrò con un sorriso e indossò, per poi salire in sella.
Jiro partì subito dopo.
-Allora come va?-le chiese Bouquet, urlando per farsi sentire.
-Benissimo, tu?-rispose di rimando Jiro.
-Bene bene, allora hai pensato alla mia proposta?-
-Ma certo, appena riuscitò a ritargliarmi un angolino usciremo per un intero pomeriggio!-Sentì la stretta di Bouquet farsi leggermente più forte sulle sue spalle.
-Ok!-esclamò con enfasi la ragazza, facendo sorridere Jiro che accelerò.
*
Zola si mordicchiava ansiosamente le dita, torturando con i piedi la sacca che aveva messo sotto il sedile. Non era solo l'idea che Conrad scoprisse e, soprattutto, vedesse
Logi a renderla così inquieta ma anche il fatto di dover passare di nuovo il pomeriggio con lui quando sarebbe stato meglio per la sua sanità mentale stargli alla larga per
sempre. Accidenti a Nene che le aveva messo un fotomodello a farle da istruttore.
-Zola, si può sapere che cos'hai? Ti comporti così da quando siamo partiti-le disse Conrad spazientito dall'ennesimo sbuffo della fidanzata.
-Non è niente davvero, solo che...-forse sarebbe stato meglio informarlo prima della situazione, oppure si sarebbe arrabbiato di più scoprendolo sul momento.
-Solo che?-chiese lui, alzando un sopracciglio.
-Solo che con tutto quello che è successo ieri e oggi non ho avuto il tempo di dirti che Nene ha deciso di ritirarsi-disse senza nemmeno riprendere fiato.
-Ah mi spiace, sapevo quanto ti eri affezionata a lui. E ora chi ti allena?-eccola la domanda scomoda.
-Un uomo che ha scelto Nene, è bravo-vide Conrad lanciarle un'occhiata.
-Un uomo-disse semplicemente.
-Ehm...sì...-rispose Zola titubante.
-E quanti anni ha?-
-Non lo so, l'ho visto ieri per la prima volta, ma non penso che raggiunga i trent'anni-
-Capisco, ed è un atleta?-
-Sicuramente, è molto bravo come allenatore-
-Ed è bello?-
-Ma che razza di domande fai?-Zola, presa in contropiede dalla domanda, si mise sulla difensiva e lo guardò con una faccia scandalizzata-Non ho fatto tanto caso al suo aspetto,
è il mio allenatore-
-Va bene, ti spiace se allora gli do un'occhiata io?-
-Ancora con questa storia Conrad? Ti ho detto di fidarti di me e smetterla di essere geloso-
-Non fraintendermi Zola, io non mi fido degli altri; dai che ti costa? Ti giuro che rimarrò solo dieci secondi e poi volerò via-
-Ok come vuoi, dai scendiamo-Conrad parcheggiò e scese insieme a Zola, che già aveva in mente la reazione del ragazzo una volta visto Logi. 
Arrivati al campo Conrad iniziò a guardarsi intorno.
-Dov'è?-
-Non lo so-rispose Zola.
-Cerchi me?-disse una voce profonda dietro di loro; Zola si voltò e sentì di nuovo quel maledetto fuoco accendersi dentro di lei e incenerirla. Come facesse quel tipo 
ad essere tanto sexy anche con una tuta addosso era un mistero per lei; sebbene per un attimo fosse rimasta incantata dalla figura quasi celestiale del suo allenatore, non potè
fare a meno di notare che Conrad era irriggidito.
-Ehm...sì, ti stavo cercando, andiamo?-era meglio portarlo via prima che accadesse il peggio.
-Certo-rispose Logi con la sua solita aria tranquilla-Comunque, posso chiederti chi è questo tuo amico che mi sta fulminando?-
-Sono Conrad, il suo FIDANZATO-disse il ragazzo calcando bene l'ultima parola-L'ho accompagnata, ora vado, vi auguro un buon allenamento-baciò Zola sulla nuca e, 
dopo aver lanciato uno sguardo di fuoco a Logi, si allontanò.
-Scusalo, è geloso-l'uomo rise debolmente, facendo fare una capriola al cuore di Zola. "Maledizione perché ha questo strano effetto su di me? E pensare che lo conosco da ieri!"si disse mentalmente,
irritata.
-L'avevo notato. Su coraggio non battiamo la fiacca e andiamo, come stanno i tuoi muscoli?-
-Abbastanza bene-disse Zola muovendo le braccia senza difficoltà; lo sguardò che Logi le lanciò non le piacque per niente. Prevedeva fatica. Tanta, tanta fatica.
"Almeno così non avrò il tempo di fissargli il sedere come sto facendo ora" pensò affranta.
*
-Ciao Shu!-
-Ehi Jiro come butta?-i ragazzi si scambiarono il cinque, per poi iniziare il solito riscaldamento correndo attorno al campo.
-Tutto bene grazie, e tu?-gli disse Jiro.
-Si tira avanti, questa scuola mi sta facendo impazzire-
-A chi lo dici, continuo a non capire il latino e tra poco abbiamo anche un compito in classe-
-Noi tra due giorni abbiamo quello di chimica, e prevedo che farò un disastro-
-Beh tu hai pur sempre la fortuna di poter studiare con una brava come Kluke. no?
-Sì certo questo è vero, con il suo aiuto sono riuscito a salvarmi le chiappe un paio di volte. A proposito ieri mi ha chiesto se uno di questi giorni ti andrebbe di 
venire a fare un giro con noi-a quelle parole Jiro si fermò di scatto e Shu lo guardò confuso.
-Che ti prende? Dai muoviti, se Gilliam ci vede fermi a parlare dopo sono dolori-
-Kluke lo ha proposto?-chiese confuso, ignorando le parole del moro.
-Sì ha detto che vorrebbe rivederti, allora ci stai?-Jiro non sapeva proprio cosa dire; ora che aveva iniziato a dimenticare Kluke e
aveva trovato un'altra ragazza gli veniva proposto questo incontro? Poi ebbe l'illuminazione. Avrebbe usato quella loro uscita come prova per dimostrare a se stesso che
ormai era Bouquet la ragazza che gli piaceva, e Kluke era solo un vecchio ricordo.
-Va bene vengo, ma posso portare un'amica?-disse infine, titubante.
-Sì certo, non penso ci siano problemi-
-Perfetto, quando?-
-Questo sabato, appena decidiamo cosa poter fare ti dico meglio, ora muoviti!- esclamò Shu sorridendo, iniziando a correre.
-E aspettami scemo!-sbottò Jiro inseguendolo.
*
-Ahi! Non mi sento più le braccia!-esclamò Zola, stesa a terra dopo aver fatto nuovamente le flessioni coi pesi sulla schiena.
-Dai non lamentarti-le disse Logi, inginocchiandosi accanto a lei-Sai, avresti dovuto iniziare a fare queste cose minimo due anni fa, Nene ti ha proprio trattata coi guanti di lattice-
-E immagino che tu abbia intenzione di usare quelli di ferro-le disse con uno sbuffo, fulminandolo; Logi le sorrise.
-L'idea è quella, su dammi la mano-la aiutò ad alzarsi-Ce la fai a stare in piedi?-
-Sì certo-
-Perfetto; bene è tardi, immagino che il tuo fidanzatino venga a prenderti-quelle parole, che per un attimo infastidirono Zola a causa della gran dose di sarcasmo usata
da Logi, la lasciarono perplessa-
-Sono le otto?-
-Sì-
-Ogi è martedì-
-Vero anche questo-
-Maledizione è a lavoro!-sbottò Zola-E poi oggi ha la giornata piena e uscirà alle dieci! Accidenti a me che gli permetto sempre di fare di testa sua, dovevo venire qui da sola-
-Non agitarti posso riportarti io-Zola smise di disperarsi e lo fissò come se fosse un fantasma.
-Cosa?-chiese flebilmente.
-Non ho nulla da fare quindi posso anche riportarti a casa, a meno che tu non voglia aspettarlo qui, anche se ormai la segreteria e la sala d'attesa sono state chiuse e temo anche gli
spoiatoi; dunque? Cosa vuoi fare?-Zola soppesò bene la situazione: se rimaneva lì si sarebbe presa un malanno e non era il caso in quel periodo, ma se fosse andata in macchina
con Logi...
"Un momento non vedo quale sia il problema! Cosa potrebbe succedere tra me e lui? Assolutamente nulla!"pensò, cercando di autoconvincersi.
-Se potresti riportarmi sarebbe fantastico-gli disse alla fine, titubante.
-Bene, allora andiamo- lo seguì in silenzio fino al parcheggio, ma non potè fare a meno di contenere un "Oh" meravigliato quando lo vide avvicinarsi ad una Porche carrera gt bianca
bella da far paura.
-Sei uno coi soldi tu-le venne spontaneo dire; Logi rise di gusto.
-Diciamo che non sono messo male, dai sali-Zola si precipitò all'interno della macchina, toccando i sedili di pelle come un'ossessa.
-Ancora non ci credo di essere dentro ad una carrera gt-mormorò, mentre Logi dall'altra parte saliva e accendeva.
-Abiti lontano?-chiese.
-Sì abbastanza, tu vai ti guido io-
-D'accordo-con una manovra fluida la macchia uscì dal parcheggio e partì velocemente.
-Mi spiace di averti dato questo disturbo, avrei anche potuto chiedere uno strappo a qualche mia amica- disse Zola squardandolo di sottecchi; portava la macchina senza problemi,
ed era semplicemente stupendo anche allora-
-Non ti preoccupare, così facciamo quattro chiacchiere. Allora, Nene mi ha detto che vai anche all'università. Cosa studi?-
-Psicologia-
-A che anno sei?-
-Al terzo, e tu? Vai all'università?-Logi rise debolmente.
-Cara ragazza grazie per avermi considerato ancora un universitario, ma ormai ho ventisette anni e mi sono laureato tre anni fa in architettura-
-Sei un architetto?-chiese Zola stupita.
-Certo, per comprare Porche carrera gt non basta far solo l'allenatore- le disse lanciandole uno sguardo divertito, che lasciò momentaneamente Zola in apnea. 
Le sembrava così strano parlare del più e del meno con lui senza preoccuparsi di nulla; si sentiva bene, ed era felice, interessata e tranquilla.
Si trovava bene con Logi, era davvero simpatico ed erudito, uno dei pochi con cui stava facendo discorsi sensati.
-Gira qui e sono arrivata-
-Vivi da sola o con Conrad?..
-Da sola, per adesso penso sia meglio così-
-La casa come la paghi?-
-Non la pago, apparteneva a mia zia e da quattro anni ci vivo io-detto ciò uno strano silenzio cadde nella macchina, ma per fortuna Logi lo ruppe poco
dopo.
-Bene, ci vediamo giovedì alle sei-
-D'accordo-disse Zola, aprendo la portiera dell'auto- Grazie del passaggio Logi, buonanotte-
-Buonanotte Zola- rispose lui di rimando prima che lei chiudesse lo sportello e si allontanasse.

 

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Capitolo 5
*** Uscita a quattro ***


                                                                               Uscita a quattro        

 

Sabato pomeriggio arrivò davvero in fretta; Jiro, seduto sul letto, si stava infilando le scarpe, la mente persa nei suoi pensieri. Forse non avrebbe dovuto accettare l'invito di Shu, non si sentiva ancora pronto per rivedere Kluke. Era pur sempre vero che negli ultimi mesi era riuscito a dimenticarla parzialmente e l'arrivo di Bouquet era stato davvero un colpo di fortuna. Teneva molto a lei ma la conosceva solo da pochi giorni; il suo era stato un tipico colpo di fulmine ma, spesso, ciò che può sembrare un grande amore si rivela un misero fuoco di paglia, e Jiro aveva il terrore che, rivedendo Kluke, si sarebbe reso conto che per Bouquet provava solo una forte infatuazione.

"Che farò se mi accorgo di essere ancora innamorato di lei?"pensò con uno sbuffo, ma la suoneria del cellulare attirò la sua attenzione. Era Bouquet. Doveva passare a prenderla ed era in ritardo. Saltò giù dal letto e corse via salutando la madre e la sorella e precipitandosi a prendere la ragazza, sperando che la situazione non degenerasse.

*

Kluke e Shu si erano seduti su una panchina di fronte alla gelateria che avevano scelto come luogo dell'incontro.

-E quindi Jiro verrà con la sua ragazza?-chiese Kluke.

-Ha detto che si tratta di una sua amica e poi se si fosse fidanzato me l'avrebbe detto. Forse è una ragazza con cui ha iniziato a sentirsi di recente-rispose Shu osservando irritato l'orologio. Erano in ritardo.

-A ho capito-mormorò Kluke abbassando la testa pensierosa. Il fatto che Jiro avesse trovato una ragazza la rendeva felice e dispiaciuta allo stesso tempo e non riusciva a capire perché. Sapeva quanto avesse sofferto Jiro quando aveva scelto Shu al suo posto, ricordava bene la dichiarazione che le aveva fatto qualche giorno prima del suo fidanzamento con Shu e il suo sguardo triste quando lo aveva rifiutato. Aveva sempre voluto bene a Jiro ma solo come amico. Però ora l'aveva dimenticata e si era innamorato di una nuova ragazza. Tutto ciò la infastidiva parecchio e le provocava una fastidiosa e sconosciuta morsa allo stomaco.

-Eccoli sono arrivati-disse Shu, indicando un motorino bianco che si fermò poco lontano da loro. Kluke sobbalzò leggermente e si alzò come un'automa, seguendo il suo ragazzo che sorridendo la prese per mano, trascinandola verso i due ragazzi che stavano smontando dal veicolo.

-Finalmente!-esclamò Shu dando una leggera pacca alla schiena di Jiro.

-Scusa è colpa mia, non mi ero reso conto dell'ora e ho fatto tardi-disse Jiro sfilandosi il casco.

"Si è alzato molto" pensò Kluke, osservando con attenzione il suo fisico slanciato, per poi soffermarsi sul viso. Quello non era cambiato, aveva sempre quei due grandi e bellissimi occhi azzurro scuro; solo i capelli erano leggermente più lunghi rispetto all'ultima volta che l'aveva visto. Sentì il suo cuore accellerare il battito non appena i loro sguardi si incrociarono; dopo un momento di imbarazzo, Kluke sorrise e gli si avvicinò.

-Ciao Jiro, ne è passato di tempo-

-Già è vero, non ci vediamo da maggio, sono passati sei mesi-rispose lui, leggermente impacciato.

-Hai ragione, sono contenta che ci siamo incontrati-continuò Kluke, sempre sorridendo. Non avrebbe dovuto parlargli in quel modo, non dopo quello che era successo durante il loro ultimo incontro, eppure non riusciva a comportarsi diversamente con lui.

-Anche io-rispose Jiro sorridendo-A proposito, vi presento la mia amica Bouquet-disse, indicando la ragazza affianco a lui che si era appena sfilata il casco. Vedendola, Kluke si sentì male; era davvero molto bella.

-Ehi, io ti conosco!-esclamò all'improvviso Shu-Sbaglio o sei quella ragazza che qualche volta fa la cameriera al Mad?-

-Sì è vero, anche io ti ho visto spesso-rispose Bouquet con un sorriso, stringendo amichevolmente la mano di Shu.

-Lavori?-chiese Jiro stupito.

-Al bar di mia zia, a volte ha bisogno di una mano e così mi chiama. Che coincidenza, non avrei mai creduto che tu e Jiro foste amici!-

-Vi conoscete?-si intromise Kluke.

-Di vista; il Mad si trova vicino casa mia quindi qualche pomeriggio scendo a mangiare qualcosa e spesso ci siamo incontrati. A ti presento Kluke-

-Molto piacere!-Bouquet le strinse la mano, un sorriso a trentadue denti stampato in faccia che rese la rossa ancora più irritata di prima.

Quella Bouquet non le andava tanto a genio.

-Che ne dite di entrare in un bar?-propose Jiro-Fa davvero freddo-

-Concordo con te, andiamo! Ehi Kluke cos'hai? Ti senti poco bene?-

-No no affatto-rispose la ragazza, continuando a lanciare occhiate poco amichevoli alla mora.

*

Come Jiro aveva previsto la vista di Kluke gli procurò una miriade di emozioni:tristezza, nostalgia, gioia e dolore. Sentì il suo animo scosso in profondità e per un momento ebbe voglia di andarsene.

"Devo farcela"pensò"Dimostrerò a me stesso che per lei non provo nulla"

Entrati in un bar ordinarono quattro cioccolate calde ed iniziarono a parlare tra loro; Bouquet sembrava a suo agio e parlava con Shu. Jiro e Kluke, invece, erano particolarmente taciturni e si lanciavano occhiate continue; stanco di quella situazione Jiro provo ad intavolare una conversazione con lei.

-Allora, come va la scuola?-era la domanda più banale al mondo, ma per il momento non gli veniva in mente altro.

-Tutto bene, e tu?-

-Anche-dopo questo scambio di battute tornò il silenzio imbarazzante di prima, ma per fortuna questa volta fu Shu a romperlo.

-Che cosa avete voi due? Il gatto vi ha mangiato la lingua?-

-Tutto bene Jiro?-chiese Bouquet sfiorando una spalla del ragazzo, che si voltò sorridendo.

-Sì non preoccuparti-uno sbuffo attirò la sua attenzione e con sua grande sorpresa notò Kluke guardarlo scocciata. 

"Ma che le prende?"pensò Jiro confuso.

*

In conclusione l'uscita si era rivelata un vero disastro; probabilmente gli unici che erano riusciti a divertirsi almeno un pò erano Shu e Bouquet, che avevano passato tutto il pomeriggio a parlare. Probabilmente ormai Shu la conosceva meglio di Jiro ma al ragazzo non importava un granché.

L'espressione stranita di Kluke lo aveva lasciato stupito, chissà perché aveva reagito in quel modo quando Bouquet lo aveva sfiorato. Non riusciva proprio a capirlo.

-Ragazzi scusate ma noi dobbiamo andare-disse Shu e Jiro non fu mai così lieto di sentire la voce dell'amico; non ce la faceva più a reggere quella tensione creatasi tra lui e Kluke.

-D'accordo, allora ci vediamo agli allenamenti-disse Jiro, salutandolo con una stretta di mano.

-Certo, e noi ci vediamo al Mad. Cercherò di esserci quando hai il turno-

-Ti aspetto allora-rispose Bouquet con un sorriso, per poi salutare una cupa Kluke da cui ricevette un "ciao" sommesso. Jiro accese il motorino e, dopo aver salutato entrambi gli amici e aver lanciato una veloce occhiata a Kluke, partì con Bouquet dietro di lui.

-Davvero simpatica, non trovi?-disse Shu, una volta rimasto solo con la ragazza.

-Sì abbastanza-mormorò Kluke-Andiamo a casa? Sono stanca-

-D'accordo!-esclamò Shu con un sorriso; Kluke lo seguì con ancora un macigno che le schiacciava il petto. Quell'appuntamento era stato terribile ma la cosa più strata era la sensazione che provava in quel momento. Possibile che si trattasse di gelosia? No, si stava sbagliando. Non poteva essere gelosa di Jiro.

*

-Mi raccomando vacci piano con tutta questa allegria o ci sbatteranno fuori-disse Delphinium sarcasticamente, dando una spallata a Zola che, seduta su un divano, la ignorò completamente.

-Che cosa ti succede bellezza? Parlane con la sottoscritta-

-Lascia stare, anzi mi porti un bicchiere d'acqua? Ho sete-sbottò Zola; non voleva essere così scontrosa, specialmente con la sua migliore amica, ma in quel momento preferiva stare sola e riflettere. Sarebbe stato meglio rimanere a casa quella sera, doveva pensare a molte cose ma era impossibile dire di no a Delphinium.

-Se hai sete muovi il sedere, è mezz'ora che non ti alzi da questo divano-

-Hai ragione scusa-

-Ma dai, mi chiedi addirittura scusa? Questo non è da te Zola! Che problemi hai? D'amore? Sappi che se hai intenzione di lasciare Conrad hai tutta la mia approvazione-disse la donna bevendo un bicchiere di birra.

-Ma che vai dicendo Delphinium!-

-Sì tratta di quel tipo?-a quelle parole il cuore di Zola fece una capriola.

-Di chi parli?-

-Del tuo nuovo allenatore. A proposito, grazie di non avermi detto nulla stronzetta. Hai un figo assurdo come istruttore e rimani muta come un pesce; vuoi tenertelo tutto per te ammettilo! Sei proprio un'egoista, ma quanti ragazzi vuoi?-esclamò Delphinium ridendo, e scuotendo scherzosamente Zola per una spalla.

-Come l'hai saputo?-chiese lei, curiosa.

-Lamere-rispose semplicemente Delphinium-Ieri l'ho incontrato e mi ha detto qualcosa a proposito di questo tipo. Com'è che si chiama? Ligo...Lego...-

-Logi-sbottò Zola, leggermente rossa in volto.

-Ah già scusa, Logi. Ed è per lui che te ne stai mogia mogia?-

-Non sono mogia! Lasciami stare e vai a vedere che combina Chintya-

-Lei sta bene non preoccuparti-le sue parole furono seguite da un tonfo e da una risata che, Zola ne era certa, apparteneva alla loro amica dai capelli rosa. Guardò Delphinium con occhio critico, ma l'altra fece finta di niente e continuò col suo interrogatorio.

-Allora, ti sei presa una bella cotta vero?-

-No, non mi sono presa nessuna cotta-

-Sei sicura?-

-Al cento per cento-

-E allora perché da quando abbiamo iniziato questa conversazione il tuo viso sta diventando sempre più rosso?-disse Delphinium con un ghigno. Zola sentì risvegliarsi in lei un istinto omicida assopito.

-Dedi, giuro che ti prendo a sberle-sussurrò minacciosa.

-Al cuor non si comanda cara mia!-

-Basta con questa storia! Logi non mi piace, amo Conrad e basta!-sbottò Zola.

-Se ne sei convinta-Delphinium la afferrò per un braccio, facendola alzare-Dai su, andiamo a vedere come sta Chintya-

-Va bene-disse Zola facendosi trascinare, mentre le parole dell'amica continuavano a rimbombarle nella testa.

 

                                                                                      ***

Chiedo scusa per il ritardo, ma problemi fisici mi hanno privato di ogni forza e solo oggi sono riuscita a combinare qualcosa. Il capitolo, lo ammetto io stessa, non è un granché. A me sinceramente non piace moltissimo, spero comunque che voi possiate apprezzarlo ugualmente. Cercherò di aggiornare presto sta volta, ciao ciao a tutti!

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Colpi di scena ***


                                                                                Colpi di scena 

 

-Aspetta, cosa?-Logi, seduto su una sedia con le braccia appoggiate sulla scrivania osservava la figura di Zola che, di fronte a lui, tentava in tutti i modi di non guardarlo negli occhi.

-Ehm...sì ecco...scusa la domanda ma non senti freddo a petto nudo? Siamo a metà novembre!-disse Zola rossa in viso, alzando lo sguardo ma riabbassandolo subito. Non riusciva a guardarlo in quello stato senza che pensieri non molto innocenti le attraversassero la testa; non poteva fare a meno di chiedersi se il biondo si fosse svestito per farla agitare apposta. Lo vide sospirare e sporgersi verso la ragazza.

-Zola, è la seconda volta che mi fai questa domanda e per la seconda volta ti rispondo che vengo dal nord e sono abituato a temperature molto più basse. Per di più in questo stanzino i termosifoni sono al massimo e fa caldo. Ma ora, per favore, basta con queste domande senza senso e dimmi perché sei qui, per di più a quest'ora-

 Zola deglutì rumorosamente; sapeva che si sarebbe arrabbiato, era la terza volta che le chiedeva di saltare un allenamento a causa dello studio ma quel pomeriggio avrebbe dovuto sostenere un esame e sebbene detestasse saltare gli allenamenti(sempre per motivi sportivi, naturalmente! Il fatto di non poter vedere Logi non c'entrava niente col suo dispiacere...)quel giorno non poteva fare altrimenti.

-Ho l'esame questo pomeriggio, e non credo di fare in tempo a venire-disse con voce soffusa, aspettandosi la stessa ramanzina che aveva ricevuto qualche giorno prima. Eppure Logi non disse nulla, la fissò per qualche secondo e alla fine parlò.

-Quando inizia l'esame?-

-Alle sei-

-Non puoi venire prima perché non faresti altro che pensare all'esame e non ti concentreresti-mormorò tra sè, pensieroso- Quando finisci?-

-Non lo so, dipende-

-Verso le sette?-

-Sicuramente, vuoi farmi venire a quell'ora?-chiese Zola, titubante. Non aveva poi così voglia di allenarsi dopo un esame.

-La tua università si trova vicino alla banca, vero?-

-Sì è quella, perché?-

-Nulla-rispose lui evasivo, facendole un cenno-Va bene puoi anche saltare oggi ma che sia l'ultima volta mi raccomando!-

-Certo! Te lo prometto mi organizzerò meglio con lo studio la prossima volta-Zola si alzò sorridendo e allontanandosi.

-Mi raccomando fai bene il tuo esame-le disse Logi con un sorriso.

-S...sì!-balbettò Zola, allontanandosi in fretta, completamente rossa in viso.

*

-Ma guarda chi si vede! Conradino!-esclamò Delphinium, calcando bene l'ultima parola.

-Se ti dicessi che è un piacere vederti mentirei, e io non sono un bugiardo quindi...cosa ci fai qui?-chiese Conrad, osservando la donna con uno sbuffo.

-Forse non te ne sei reso conto ma questo è un super mercato. Devo spiegarti nei dettagli cosa stia facendo qui?-

-No non serve, ti lascio alle tue commissioni-disse Conrad voltandole le spalle, ma Delphinium non mollò la presa.

-Sai Lamere l'altra sera mi ha parlato del nuovo allenatore di Zola. Tu l'hai mai visto?-Conrad si irriggidì un attimo prima di parlare.

-Sì una volta-rispose atono, facendo finta di leggere la lista della spesa.

-E cosa ne pensi?-

-Ci siamo scambiati quattro parole, non posso avere un giudizio vero e proprio su di lui-

-Lamere dice che è davvero molto bello-Conrad alzò un attimo la testa, guardandosi velocemente intorno e, vedendo che non c'era nessuno in giro, afferrò Delphinium per un braccio avvicinandola al muro e bloccandole ogni via di fuga col corpo.

-Dove vuoi andare a parare!?-le ringhiò con rabbia.

-Datti una calmata Conrad-gli rispose Delphinium con la stessa acidità.

-Non posso darmi una calmata! Non ce la faccio più, dimmi cosa vuoi! Vendetta?-

-Bravo, finalmente dopo due anni l'hai capito! Sappi che l'unico motivo per cui l'hai passata liscia è Zola. Se non ti fosso fidanzato con la mia migliore amica a quest'ora ti avrei già distrutto per quello che mi hai fatto, bastardo che non sei altro!-sbottò Delphinium stringendo i pugni. A quelle parole la presa di Conrad si allentò e i suoi occhi, che prima ardevano di rabbia, si riempirono di dolore e rimorso.

-Ancora soffri per quella storia allora. Ti ho chiesto scusa una miriade di volte. E poi la decisione è stata tua, te l'ho detto come la pensavo-

-Con le tue scuse non ci faccio un bel niente, e quella decisione l'ho presa per il bene di entrambi! Tu te ne sei lavato le mani!-

-Cosa?! Non è vero! Sei tu quella che non ha più voluto parlarmi da quel giorno! Hai preso e te ne sei andata e anche quando mi hai rivisto con Zola hai fatto finta di non conoscermi. Perché ti comporti così?-

-Lasciami, stai iniziando a farmi male-sibilò Delphinium e Conrad si allontanò subito, guardandola dispiaciuto.

-Scusami-sussurrò, abbassando il capo.

-Ti ho detto che con le tue scuse non ci faccio nulla. E se fossi in te starei attento; Zola è una tipa leale ma i colpi di fulmine non si possono controllare-a quelle parole Conrad sgranò gli occhi, alzando il capo di scatto.

-Che intendi con "colpo di fulmine"? Ti ha detto qualcosa?-Delphinium gli lanciò uno sguardo sprezzante, per poi voltarsi.

-Dai non ignorarmi!-sbottò Conrad, facendo qualche passo avanti ma la voce della donna lo bloccò.

-Non ha detto niente, ma sebbene lo neghi con tutta se stessa ho capito quello che prova. Ciao ciao, Conradino-disse Delphinium lasciando il ragazzo in mezzo al corridoio, con una miriade di dubbi in testa.

*

-Ciao Bouquet!-

-Oh ciao Shu! Che bello sei venuto anche oggi!-la ragazza si avvicinò al tavolo dove il moro si era seduto.

-Già, in questo periodo ho un sacco di tempo libero. Come vanno gli affari?-

-Bene bene, grazie. E tu con Kluke? Hai provato a parlarle di quello che mi hai detto l'altro giorno?-Shu si incupì e scosse la testa.

-No, non ho trovato il coraggio. Ho paura- sentì Bouquet sospirare.

-Questa situazione fa male ad entrambi sai? Lei si sente trascurata e soffre, mentre tu la consideri una semplice amica e non puoi continuare a fingere che non sia così-

-Ma se la lasciassi la nostra amicizia finirebbe e non voglio-

-E hai intenzione di rimanere con lei per sempre a causa di questo tuo timore?-chiese Bouquet alzando un sopracciglio. Shu la guardò attentamente, chiedendosi come avesse fatto ad entrare tanto in confidenza con una ragazza conosciuta per caso due settimane prima grazie a Jiro.

-Certo che no ma...aspetterò che sia lei a lasciarmi. Ad esempio durante questo ultimo periodo è molto strana, mi evita-

-Sai Shu non importa chi lascerà chi. La vostra amicizia si incrinerebbe comunque. Se fossi in te ci parlerei, spiegandole come ti senti. Kluke è una ragazza intelligente, capirà, e sono certa che anche lei tiene molto alla vostra amicizia e farebbe di tutto per mantenerla-

-Tu dici?-chiese Shu guardandola scettico.

-Vedi qualche altra soluzione?-

-In effetti...no-mormorò Shu abbassando la testa. All'improvviso sentì la mano di Bouquet scompigliargli i capelli e la guardò, stupito da quel gesto, mentre lei continuava a sorridere.

-Vedrai che andrà bene. Allora, ti porto la solita cioccolata con panna?-il ragazzo la fissò ancora, sentendo il suo cuore iniziare a battere velocemente. Troppo velocemente.

-Sì grazie-disse con voce fioca.

-Arrivo subito!-esclamò Bouquet concedendogli un altro splendido sorriso.

*

Non poteva più sopportare quella situazione.

Qualcosa non andava, ma cosa? Non riusciva proprio a capirlo.

L'unico che poteva darle una risposta era lui.

Jiro.

Doveva risolvere quel problema con lui e soprattutto con se stessa.

E si ritrovò nuovamente a farsi la stessa domanda di un anno fa.

Shu o Jiro?

L'ultima volta aveva scelto Shu, ma forse aveva sbaglliato.

Shu non l'amava.

Conosceva troppo bene quel teppistello per non averlo capito e sapeva anche per quale motivo aveva accettato di diventare il suo ragazzo.

"Ti preoccupi sempre troppo per me, anche questa volta hai voluto proteggermi negando i tuoi veri sentimenti solo per farmi contenta, ma non è giusto che sia sempre tu quello che si sacrifica"pensò per poi afferrare il cellulare e spedire un messaggio a Jiro.

"Ci vediamo nella piazza di fronte casa tua tra un'ora. Dobbiamo parlare, per favore non darmi buca"

Si vestì rapidamente e uscì di casa correndo.

*

-Bene signorina, può andare-

-La ringrazio, buona serata-Zola infilò i suoi libri nella tracolla e uscì dall'aula con un sospiro di sollievo. C'era finalmente riuscita, ancora non riusciva a crederci. Adesso avrebbe potuto passare un pò di giorni in completo relax; uscita dall'edificio prese il cellulare per accenderlo e mandare un messaggio a Conrad, ma dopo aver sceso di corsa alcuni scalini si bloccò. Infatti notò nel parcheggio della scuola una macchina particolare, di quelle che non si vedono spesso in giro e che attirava notevolmente l'attenzione dei passanti. E lei quella macchina la conosceva bene, visto che c'era anche salita una volta.

-Ma che...-disse Zola, stupita.

-Allora, com'è andata?-al suono di quella voce sobbalzò, girandosi di scatto e sgranando gli occhi. Di fronte a lei, appoggiato ad un muro e con in mano una bottiglia di té c'era Logi. La prima cosa che pensò vedendolo, però, non fu la sorpresa di trovarlo lì ad aspettarla, ma il fatto che senza la tuta addosso era ancora più bello. Dopo essersi ricordata di mantenere un briciolo di contegno ed essersi data dell'idiota gli parlò.

-Come mai sei qui?-Logi le sorrise, mozzandole il fiato come ogni volta.

-Sono venuto a chiedere come è andato il tuo esame-

-Oh, è andato molto bene-

-Sono contento. E dimmi, hai fame?-

-Sì un pò-ammise Zola.

-Allora vieni con me, ti porto a cena-

...

"L'ha detto davvero?!"pensò la ragazza, entrando in uno stato di catalessi profonda mentre il suo viso stava diventando sempre più rosso. Logi la guardò confuso.

-Stai male?-le chiese.

-No no!-esclamò Zola riprendendosi-Solo che...è una proposta strana-

-Dici?Beh dopotutto sono il tuo allenatore, un minimo di rapporto dobbiamo averlo, non credi?-

-Rapporto!? In che senso?!-gridò Zola in preda al panico.

-Un rapporto di amicizia. Ma perchè sei così nervosa?-

-Nervosa io? No sto bene!Ok accetto, andiamo-concluse lei il discorso prima di dire ulteriori cavolate, avviandosi a passo rapido verso la macchina di Logi, dimenticandosi completamente di riaccendere il cellulare e scrivere a Conrad.

*

-Kluke, ciao. Di cosa dovevi parlarmi?-la rossa gli si avvicinò, guardandolo attentamente e soffermandosi su ogni dettaglio del suo viso. Gli occhi, i capelli, il naso, la bocca. Lo squadrò bene, prima di rispondergli.

-Jiro, il nostro sarà un discorso abbastanza lungo, hai fretta?-il ragazzo la guardò leggermente confuso, ma Kluke potè notare l'agitazione nei suoi occhi.

-No affatto, posso stare qui con te anche per sempre-

*

-Possibile che non abbia ancora finito?-disse Conrad ad alta voce, tentando di chiamare nuovamente Zola, ma il suo telefono era ancora spento. Guardò l'orologio appeso al muro e sbuffò di nuovo.

-Accidenti, sono le sette e mezza! Non è possibile che l'abbiano tenuta così tanto-sbottò, sedendosi sul letto e cercado di placare il suo nervosismo, ma le parole di Delphinium tornarono a tormentarlo.

"I colpi di fulmine non si possono controllare"

Possibile che Zola, la sua Zola, si fosse innamorata di quel tipo?

No! Era impossibile.

-Aspetto fino alle otto-si disse nuovamente-Se per quell'ora il suo cellulare è ancora spento vado a cercarla-

                                                                                    ***

 

Ehm ehm...chiedo(nuovamente)scusa per il ritardo, ma purtoppo l'ultimo periodo di scuola è sempre devastante. Ringrazio ugualmente tutti coloro che continuano ad avere la pazienza di aspettare i capitoli e leggere la storia; spero di poter aggiornare presto, ma non posso promettervi che ce la farò, anzi vi chiedo scusa in anticipo. XD                   

Bye Bye!!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Sarà amore? ***


                                                                     Sarà amore?

 

-Grazie per la chiacchierata Jiro, ora credo di aver capito-sussurrò Kluke, osservando sorridente il ragazzo che era seduto di fronte a lei.

-Sì, adesso anche io ho più chiari i miei sentimenti-le rispose lui, stringendole delicatamente la mano pallida-Sono io che dovrei ringraziarti per l'aiuto che mi hai dato-

Nello stesso instante Shu e Bouquet, chiusi nelle loro camere non facevano altro che pensarsi l'uno all'altra, non capendo cosa stesse succedendo tra loro e cosa significasse quel nuovo sentimento che stava nascendo.

*

-Sai, devo ammettere che è un'incontro davvero strano-

-Perché?-

-Beh, non mi è mai capitato di andare fuori a cena con un uomo e di mettermi a discutere con lui su Immanuel Kant-

Dopo che era andato a prenderla all'università, Logi aveva proposto a Zola di andare in un ristorante poco lontano, ma la ragazza si era rifiutata e l'aveva portato a forza in una pizzeria e ora, seduti uno di fronte all'altra, stavano chiacchierando del più e del meno.

All'affermazione della ragazza Logi la guardò con un sorriso sghembo.

-Mi chiedo con che tipo di ragazzi sei uscita negli ultimi anni-

-Guarda che quello strano sei tu-disse ironicamente Zola.

-Io? Sai, so bene che voi ragazzi di oggi avete il cervello rivolto soltanto verso uno specifico argomento che non nominerò per non metterti in imbarazzo...-

-Ragazzi di oggi?! Non parlare come se fossi un vecchio saggio! Hai solo cinque anni più di me!-lo interruppe Zola con uno sbuffo.

-...tuttavia-continuò Logi, ignorandolae ridacchiando -sappi che ti farebbe bene parlare di filosofia qualche volta. La critica sulla Ragion Pura e la Ragion Pratica di Kant è un argomento interessante, no?-la rguardò divertito, aspettando il momento in cui sarebbe esplosa e gli avrebbe ringhiato contro, come faceva qualche volta al campo. Adorava farla arrabbiare, era bellissima quando si innervosiva.

Zola però non gli diede quella soddisfazione e cercò di calmarsi facendo profondi respiri. Non le andava di fare una scenata davanti a tutti; farle durante gli allenamenti, quando erano loro due soli, era un conto, ma non voleva mettere in imbarazzo Logi di fronte a tutta quella gente. Non si era resa conto che, invece, il suo allenatore non aspettava altro.

-Che cosa intendevi dire con "argomento specifico"di cui parliamo noi "ragazzi d'oggi"?-chiese Zola, calcando con stizza le ultime parole.

-Non voglio metterti in imbarazzo Zola, quindi fammi un'altra domanda, risponderò a tutto quello che mi chiederai-

-Quindi se ti chiedessi se per caso sei ancora vergine...-lo stuzzicò Zola con un sorriso, facendolo sospirare.

-Ecco, pensate sempre a quello-

-Aspetta, l'argomento specifico di noi giovani secondo te è...quello?-piano piano la ragazza iniziò a diventare rossa quanto la tovaglia.

-Non fare la finta tonta perché non ci casco-le rispose Logi, con un sorriso che accentuò sempre più il rossore di Zola.

-Ma non è vero!-esclamò lei.

-No?-

-Affatto!-

-Nemmeno un pò?-

-No! Cioè...forse sì, sicuramente discutiamo più di quello che di filosofia-

-Quindi se volessi farti sentire a tuo agio dovremmo parlare di questo?-il sorrisetto di Logi la fece innervosire ancora di più. In quel momento gli avrebbe volentieri tirato una sberla.

-Non penso che sia l'argomento adatto ora-gli rispose, e l'uomo rise di gusto.

-Hai problemi a parlarne con me?-

"Il mio unico problema in questo momento è contenermi per non saltarti addosso e toglierti quella magliet...ehm...no! Quel sorrisetto! Toglierti quel sorrisetto strafottente dalla faccia"pensò, dandosi mentalmente dell'idiota per essersi imbrogliata addirittura nei suoi pensieri.

-Ti sei incantata?-chiese Logi, schioccando le dita di fronte al viso della ragazza, che sobbalzò.

-No no! Comunque...sì, avrei dei problemi a parlarne con te, dopotutto sei il mio allenatore-

"Parlarne sì, farle no, vero Zola?"disse una voce dentro di lei, una voce che le ricordava molto quella di Delphinium. Ma tu guarda se doveva ritrovarsi quella rompi scatole anche dentro la testa!

-Per questo avevo iniziato a parlare di Kant-continuò Logi, mentre Zola tentava in tuttti i modi di riprendere il controllo della sua testa.

-Un argomento più divertente non ce l'hai?-

-Potrei parlarti del progetto di un edificio che sto per costruire, pensi che sia un argomento divertente?-le chiese sarcastico.

-Non tanto-

-Dimmi qualcosa tu. Parlami del tuo ragazzo geloso-a quelle parole Zola sussultò e un brivido freddo le attraversò il corpo. Afferrò con foga il suo cellulare dalla tasca dei jeans e si accorse che era ancora spento. Vedere Logi che era venuto a prenderla le aveva fatto dimenticare completamente di accenderlo.

E si era anche dimenticata di Conrad.

-Oh no-mormorò.

-Ho detto qualcosa che non dovevo dire?-chiese Logi.

-No, è solo che mi hai fatto ricordare di Conrad-l'uomo la guardò senza capire.

-Ti eri scordata di avere un ragazzo?-

-Mi sono scordata di chiamarlo-accese il cellulare e notò dieci chiamate senza risposta, nove di Conrad e una di Chintya, e cinque messaggi-Gli sarà preso un colpo conoscendolo. Pobabilmente ora starà a casa mia-

-Allora andiamo-disse Logi alzandosi e Zola lo guardò, stupita.

-Come?-

-Ti riporto a casa-

-Aspetta ora lo chiamo e sistemo tutto-non voleva che quella serata finisse. Non voleva che Logi se ne andasse. Era ancora troppo presto.

-Chiamalo mentre andiamo, tanto io e te abbiamo un altro appuntamento al campo domani-

"Non è la stessa cosa"si ritrovò a pensare tristemente, ma annuì all'uomo e lo seguì fuori la pizzeria tentando di chiamare Conrad, che in quel momento aveva il telefono spento.

*

Delphinium uscì dall'ufficio completamente distrutta. Chintya la stava aspettando in macchina di fronte al palazzo. Si fiondò nella Golf dell'amica che partì a tutta velocità.

-Sei più stanca del solito, che hai?-le chiese la rosa.

-Niente, ho dormito poco-mentì;stava pensando a Conrad. Non avrebbe dovuto dirgli quelle cose; sapeva come era facile metterlo in crisi, dopotutto lo conosceva bene.

-Ho invitato Lamere a casa nostra oggi-le disse Chintya-Ho provato a chiamare Zola, ma quella scema ha il cellulare spento-

-Oggi aveva l'esame-disse Delphinium.

-Sono le dieci di sera, ancora sta facendo il suo esame?-

-Starà con Conrad-Chintya rimase in silenzio per qualche secondo.

-Probabile-disse alla fine.

-Ti richiamerà lei quando potrà-borbottò Delphinium guardando fuori dal finestrino. Gli occhi tristi di Conrad che ancora la tormentavano.

"Idiota"pensò.

*

-Ti ha risposto?-chiese Logi.

-No, ha il cellulare spento. Ma non devi preoccuparti, è Conrad che si preoccupa per tutto, non è successo nulla di grave-

-Con una fidanzata come te chiunque si preoccuperebbe-disse semplicemente Logi; Zola perse un battito.

-Mi stai dicendo che sono bella?-

-Credevo che lo sapessi già da sola. E non sei solo bella Zola. Sei una persona davvero stupenda, è raro incontrare gente come te, quel tipo è fortunato ed è normale che sia geloso. Ha paura che qualcuno possa portarti via da lui- la ragazza si sentì avvampare, mentre il suo cuore accellerava sempre di più. Logi le aveva detto che...gli piaceva? Oppure i suoi erano solo dei semplici complimenti?

-Ecco ci siamo, lo vedi?-chiese l'uomo parcheggiando. Zola, ancora leggermente sotto shok per le sue parole, si guardò intorno senza tanto interesse.

-Non mi sembra-disse con voce fioca, guardando nuovamente Logi che, accorgendosene, si voltò verso di lei-

-Che cos'hai?-

-Perché hai detto quelle cose?-

-Quali cose?-

-Non fare il finto tonto, QUELLE cose che hai detto prima su di me-

-Perché è quello che penso-rispose lui con semplicità, ma il suo sguardo si fece immediatamente più intenso e Zola per un attimo si perdette nei suoi profondi occhi azzurri.

C'era una domanda che premeva di uscire dalla sua bocca.

Una semplice, piccola domanda composta solo da quattro parole.

Tanto semplice da pensare quanto difficile da pronunciare.

E Zola non sapeva se fosse meglio tacere o parlare.

Da quando Logi era entrato nella sua vita tutto era cambiato. Se prima l'unico uomo per lei era sempre stato solo Conrad e non degnava nemmeno di uno sguardo gli altri, adesso la situazione era parecchio diversa. Provava qualcosa di nuovo e di molto forte, qualcosa che non aveva mai provato per nessuno. Ormai non c'era giorno in cui non pensava a lui perché, se doveva essere sincera, non aveva mai conosciuto una persona come Logi.

Non solo era bello da morire, ma adorava parlare con lui. Era intelligente e simpatico, e per di più l'aveva sentito la prima volta che avevano incrociato gli sguardi. Il dolore e la tristezza di aver perso qualcuno. La nostalgia e la malinconia che spesso attanagliano il cuore.

Lei e Logi erano uguali.

La sola, unica differenza tra loro era che lui era riuscito a vincere il suo dolore, mentre Zola continuava a combatterlo, e a perdere.

Per questo voleva il suo aiuto.

Voleva sapere come fosse riuscito a vincere.

Voleva qualcuno che la capisse.

Sì, forse Delphinium aveva ragione. Doveva proprio essersi innamorata di lui. Un colpo di fulmine davvero potente il suo.

E pian piano gli si avvicinò continuando a guardarlo, mentre dai suoi occhi traspariva una muta richiesta di aiuto. E Logi dovette coglierla, perché anche lui si avvicinò a lei. Lentamente, come se avesse paura di rompere quel momento magico.

Erano vicini, sempre più vicini. I loro visi a pochi centimetri di distanza, ma un rumore ruppe quel momento magico e perfetto.

Il cellulare di Zola stava squillando.

La ragazza lanciò un veloce e imbarazzato sguardo a Logi prima di vedere(e uccidere) colui che la stava chiamando.

E quando lesse il nome "Conrad" sulla schermata si sentì immediatamente in colpa.

 

                                                                          ***

Buonsalve a tutti! Il capitolo è un pò cortino, ma il prossimo sarà molto più lungo, sopratutto perché ci saranno svolte riguardo la storia tra Shu e gli altri tre ragazzi. Questo capitolo ho preferito dedicarlo interamente a Zola e Logi, spero che vi sia piaciuto! Ciao ciao a tutti!

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Nuova coppia ***


                                                                                      Nuova coppia

 

-Conrad, dove sei?-chiese Zola, preoccupata.

-Sotto casa tua, e tu invece dove sei?!-rispose il ragazzo arrabbiato.

-Eccomi sto arrivando, mi spiace dopo ti spiego tutto-

-Va bene però sbrigati-borbottò Conrad e riattaccò. Zola sospirò, rimettendo il cellulare in tasca.

-Sta qui fuori?-chiese Logi.

-Sì, ora...ora vado da lui-doveva uscire da quella macchina il prima possibile e allontanarsi. Logi la guardò attentamente e Zola sentì tutto il suo corpo tremare sotto gli occhi di lui.C'era andata così vicino, possibile che non fosse riuscita a controllarsi? La cosa che l'aveva lasciata più stupita, però, era il fatto che Logi, vedendola avvicinarsi in quella maniera esplicita, non avesse tentato di fermarla.

Perché?

-Vuoi che venga con te?-chiese l'uomo con sguardo apprensivo.

-Meglio di no, altrimenti scoppierà il finimondo-gli rispose Zola, aprendo lo sportello della macchina e uscendo-Grazie di tutto, è stata una bella serata-

-Di nulla, e scusa se ti ho messa nei guai col tuo ragazzo, a domani. Mi raccomando, puntuale-le sorrise accendendo la macchina.

-Certo, ci sarò-Zola chiuse lo sportello e aspettò che si allontanasse, prima di fare un bel respiro e di raggiungere Conrad, che l'aspettava appoggiata alla porta del condominio dove abitava, infuriato.

-Conrad...-mormorò Zola, ma il ragazzo la interruppe.

-Sono andato a cercarti all'università, in biblioteca, al Roxi e in tutti i locali che frequentiamo di solito. Sono andato anche a vedere se alla fine avevi deciso di non saltare l'allenamento ed eri andata al campo ma non c'eri. Ho anche chiesto al proprietario dell'edicola qui vicino e al macellaio se ti avessero vista passare. In poche parole ho girato l'intera città, si può sapere dove sei stata tutto questo tempo?! E perché il tuo cellulare era spento? Mi hai fatto preoccupare tantissimo!-

-Scusami tanto, purtroppo quando ho finito l'esame e sono uscita c'era...c'era Delphinium che per festeggiare mi ha portata a cena fuori, e per la sorpresa di trovarla lì ho dimenticato di accendere il cellulare-

-E ti sei dimenticata di me per colpa di Delphinium?!-

-Non essere tragico Conrad non mi sono dimenticata di te!-

-Dovevi chiamarmi e non l'hai fatto! Mi sono preoccupato a morte!-

-Maledizione mi ha scambiata per una bambina?! Ho ventidue anni so cavarmela da sola!-sbottò Zola, e Conrad la guardò leggermente in colpa. Rimasero entrambi in silenzio per qualche secondo lanciandosi delle rapide occhiate, e alla fine il ragazzo decise di rompere quell'angosciante silenzio.

-Hai ragione scusa, sono troppo appiccicoso solo che...ci tengo molto a te Zola, e l'idea di perderti a volte mi annebbia il cervello. Avevo paura che ti fosse accaduto qualcosa-Zola lo guardò tristemente e gli sfiorò un braccio.

-Avrei dovuto ricardarmi di accendere il cellulare. La colpa è mia-

-Di entrambi-precisò lui, sorridendole e abbracciandola-Ti giuro che non reagirò più così Zola-

-E io la prossima volta se dovrò andare da qualche parte ti chiamerò-sussurrò lei, ma un groppo in gola le impedì di continuare a parlargli e il ricordo di ciò che era accaduto poco prima le tornò in mente.

"Sei troppo buono Conrad, non ti merito"pensò, mentre il ricordo del viso di Logi a due passi dal suo continuava a tormentarla.

*

-Shu puoi venire un attimo?-disse Kluke facendo un cenno al ragazzo che salutò gli amici con cui stava parlando e uscì dalla classe.

-Dimmi, che succede?-

-Non qui, andiamo in cortile-

-Va bene-rispose il ragazzo, incuriosito. Kluke aveva un'espressione triste ma determinata in volto; chissà cosa voleva dirgli. All'improvviso le parole di Bouquet gli tornarono alla mente; forse aveva deciso di rompere la loro relazione perché si era accorta che, andando avanti così, avrebbe soltanto rovinato la loro stupenda amicizia? Oppure era troppo ottimista e la ragazza voleva solo stare un pò da sola con lui come accadeva spesso?

Si sedettero su un muretto nel cortile; faceva abbastanza freddo ma a nessuno dei due importava. Kluke sembrava aver improvvisamente perso tutto il suo coraggio mentre Shu non desiderava altro che sentirla parlare.

-Dai non abbiamo molto tempo, abbiamo il compito di matematica dopo la ricreazione, ricordalo-cercò di incitarla il ragazzo. La vide alzare la testa e guardarlo seriamente.

-L'ho capito, Shu-mormorò con voce rotta. 

-Cosa hai capito?-le chiese lui, confuso.

-Ho capito perché hai accettato di essere il mio ragazzo. Sono stata una stupida, mi spiace, non avrei dovuto farlo. Sapevo che mi avresti ugualmente detto di sì per non ferire i miei sentimentei, come sempre; è stato egoistico da parte mia, non ho minimamente tenuto conto di come ti saresti potuto sentire tu in una situazione simile e per non distruggere la nostra amicizia hai messo da parte i tuoi veri sentimenti per assecondarmi. Scusami tanto-i suoi occhi si fecero leggermente lucidi e Shu sentì il suo cuore incrinarsi.

-Ma no Kluke non dire così, non è vero! Io ho accettato perché lo volevo davvero!-

-Non mentire Shu, non sei mai stato un bravo bugiardo. Comunque volevo solo dirti che...credo di essermi sbagliata, quel giorno. Ho agito troppo velocemente, senza riflettere, e ora ne pago le conseguenze-

-Di cosa parli?-

-Non avrei dovuto scegliere te, a quei tempi ancora non avevo capito cosa provassi davvero ma ora credo di sì-sussurrò Kluke lasciando Shu stupito.

-Intendi dire che...-

-Sì, Shu. La nostra storia, se può essere chiamata così, è finita, ma la nostra amicizia...quella durerà per sempre-gli sorrise e Shu ricambiò, abbracciandola forte.

-Ci puoi contare Kluke, e se avrai bisogno di aiuto conta pure su di me! Io ci sarò sempre, ricordalo!-la ragazza lo stinse più forte, ringraziandolo, mentre calde lacrime di felicità le rigavano le guance.

Entrambi si erano tolti dalle spalle il pesante macigno che li aveva schiacciati per tutto quel tempo.

*

Bouquet stava pulendo i tavoli del locale prima dell'apertura e intanto si chiedeva se la situazione tra Shu e Kluke si fosse risolta; non voleva pensare delle cattiverie sulla rossa ma era certa che non fosse la persona adatta per Shu. Potevano anche essere amici ma nulla di più, e tutto questo l'aveva notato durante la loro uscita a quattro. Gli amici d'infanzia, tanto legati come quei due, rimarranno per sempre solo amici, di questo ne era certa.

E poi Shu le era sembrato un ragazzo troppo vivace e spensierato, non adatto ad una persona tranquilla e riflessiva come Kluke

"Una persona come me"si ritrovò a pensare ironicamente, sorridendo, quando il rumore della porta che si apriva attirò la sua attenzione.

-Mi scusi il bar è ancora chiuso, apriamo tra mezz'ora...a Jiro, ciao!

-Ciao Bouquet, tutto bene?-chiese il ragazzo, sorridendo leggermente titubante. Le sembrava nervoso e aveva il viso più rosso del solito.

-Certo, e tu? Vieni siediti-e gli porse una sedia.

-Sto bene, grazie-Jiro si sedette, tremando leggermente; Bouquet lo guardava confusa. Chissà cosa gli era successo.

-Scusa se non sono più venuto a trovarti, ho avuto una marea di impegni-

-Non preoccuparti; allora, qual buon vento ti porta qui?-gli disse porgendogli un piatto con dei biscotti. Jiro deglutì rumorosamente, diventando ancora più rosso.

-Mi pari strano, è successo qualcosa?-gli chiese Bouquet.

-Devo dirti una cosa ma è un pò difficile...-mormorò Jiro, evitando di guardarla.

-Dai dilla tutta d'un fiato-le suggerì lei con un sorriso; il ragazzo alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi azzurri in quelli viola di lei.

-Bouquet...-disse, titubante.

-Sì?-lo incoraggiò lei.

-C'ho pensato a lungo e ho preso una decisione; voglio chiudere col passato, con Kluke, e quindi...v-vuoi essere la mia ragazza?-il sorriso che Bouquet aveva mostrato fino a poco prima scomparve, sostituito da un'espressione di confusione totale. Aveva sentito male o Jiro aveva detto proprio quelle parole?

No, non si era sbagliata.

Gliel'aveva chiesto davvero e ora la guardava in attesa di una risposta.

Molti pensieri tormentavano la mente di Bouquet; le piaceva passare il suo tempo insieme a Jiro e lo considerava davvero un bel ragazzo, dolce, simpatico e premuroso. L'idea di provare ad avere una storia con lui non era male, per di più le sembrava un tipo fedele e serio. E gli voleva bene, molto bene. Non era da lei affezionarsi così ad una persona, ma con Jiro era accaduto. Forse era stato il suo sguardo triste o il suo atteggiamento impacciato e il viso da bambino, ma Bouquet provava un grande affetto per lui. L'idea di averlo come ragazzo, uscire con lui, andare al cinema o a cena fuori, loro due soli, la allettava.

-Sì, va bene-gli rispose con un sorriso; Jiro la guardò leggermente stupefatto.

-Davvero?!-disse quasi gridando.

-Sì davvero-rise la ragazza, intenerita dalla reazione di lui, che si alzò di scatto e l'abbracciò

-Che bello, non sai quanto sia felice!-esclamò.

-Anche io-rispose Bouquet, abbracciandolo a sua volta.

E fu allora che le sembrò di aver visto Shu osservarla tristemente fuori dal locale, e quella strana visione lasciò una strana sensazione nell'animo di Bouquet.

 

                                                                      ***

So che qualcuno di voi mi lincerà visto che avevo promesso un capitolo molto più lungo, ma guardate il lato positivo, almeno ho aggiornato subito, no? XD

Comunque spero che il colpo di scena vi sia piaciuto, alla prossima! Ciao ciao a tutti!

 

 

 

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Capitolo 9
*** Malcelato dolore ***


                                                                       Malcelato dolore

 

Quando Zola arrivò al campo sentì le gambe fermarsi di fronte al cancello. Non sapeva cosa fare.

Non era successo nulla dopotutto. Lui era gentilmente andato a prenderla dopo il suo esame e l'aveva portata a cena; avevano parlato e gli aveva offerto la pizza; l'aveva subito riportata a casa per evitare una catastrofe con Conrad e...

Zola arrossì violentemente.

"...e stavamo per baciarci"pensò sentendo il suo cuore sussultare al solo ricordo di quei meravigliosi occhi azzurri sempre più vicini al suo viso, eppure si sentiva malissimo per quello e aveva paura di rivedere Logi dopo l'accaduto. Cosa le avrebbe detto?

-Che stai facendo?-Zola quasi urlò dallo spavento e si voltò all'improvviso, trovandosi di fronte il suo affascinante allenatore che la guardava incuriosito.

-Ehm...niente, non ti vedevo in giro e quindi...-iniziò a balbettare Zola, sentendo le guance diventare sempre più calde e sperando che Logi non si accorgesse del colorito che stavano assumendo. Lui la guardò come se fosse una bambina beccata a rubare caramelle ma non disse nulla e la spinse verso il campo.

-Dai non c'è tempo da perdere, ricordati che mancano cinque mesi-

"Giusto, la gara"si disse mentalmente; in quell'ultimo mese erano successe talmente tante cose che se n'era scordata completamente.

-Oggi è venuto a trovarci qualcuno-disse con un leggero sorriso.

-Chi?-chiese Zola, non capendo, ma il suo viso si illuminò quando vide un uomo anziano con folti capelli bianchi venirle incontro.

-Come stai mocciosa? Sono venuto a vedere cosa hai combinato fino ad ora-le disse Nene ridacchiando.

*

La notizia che Bouquet e Jiro erano una coppia arrivò alle orecchie di Shu e Kluke due giorni dopo il fidanzamento ufficiale grazie ad un loro compagno di classe che li aveva visti passeggiare insieme, mano nella mano. Sia il moro che l'amica, saputo il fatto, restarono di sasso.

Kluke non si sarebbe mai aspettata che, alla fine, Jiro avrebbe scelto quella ragazza; dopo la loro chiacchierata in cui le aveva detto che avrebbe lasciato Shu era certa che il ragazzo avrebbe aspettato al massimo un mese per rispetto dell'amico e poi avrebbero iniziato a frequentarsi. Era certa che Jiro provasse qualcosa per lei, eppure doveva essersi sbagliata. Quando il ragazzo le aveva detto che finalmente era riuscito a chiarire i suoi sentimenti non stava parlando di lei, ma di Bouquet. E Kluke non potè fare a meno di darsi della stupida per non aver confessato tutto quella sera, ma alla fine cosa sarebbe cambiato? Jiro aveva scelto la ragazza che amava, e non si trattava di lei.

Shu, invece, non riusciva a capire per quale motivo si sentisse così male; Jiro era il suo migliore amico e aveva sofferto tanto a causa di Kluke. Doveva essere contento che, finalmente, era riuscito a voltare pagina e a trovare un'altra ragazza. Ma la domanda che gli ronzava nella testa  era: "Perché tra tutte proprio lei?". Si sentiva davvero male al pensiero che quei due stessero insieme e più cercava di trovare un motivo alla causa del suo malumore e più brancolava nel buio. Aveva deciso che sarebbe andato immediatamente da Bouquet per parlarle, ma nemmeno lui sapeva perché desiderasse tanto vederla e, soprattutto, cosa poterle dire.

*

-Però niente male, vedo che sei riuscito a raddrizzare questa sfaticata Logi!-esclamò Nene all'essesimo lancio di Zola, che lo fisso con finto astio.

-Vecchio, cuciti la bocca-Nene rise di gusto dandole una pacca sulla spalla.

-Non ti hanno mai insegnato a portare rispetto agli anziani, bamboccia?-

-Non ti hanno mai insegnato a non dare fastidio a chi si allena, cariatide?-il vecchio allenatore la guardò per qualche secondo, per poi ghignare.

-Touché, va bene vai pure, io rimarrò qui buono buono a fissarti- e si allontanò sedendosi su una panca accanto a Logi che osservava con braccia conserte Zola. I due rimasero zitti per alcuni minuti e alla fine fu Nene a rompere il silenzio.

-Che mi dici?-

-Che la situazione non è male; Zola è un'ottima ragazza, ha buone possibilità di farcela-rispose Logi continuando a fissare la ragazza che stava andando a riprendere il giavellotto.

-Vedo che è migliorata molto-

-Sì è vero, aveva una buona tecnica già dall'inizio ma era carente nel gioco di gambe e non era molto forte, sto cercando di migliorare queste sue due pecche e pare che ci sto riuscendo-

-Non ti vedo così allegro da anni-disse all'improvviso Nene, osservandosi con noncuranza le lunghe dita affusolate. Logi gli lanciò un'occhiata di sbieco.

-In che senso?-

-Nel senso che mi pari...come dire...vivo-

-Sarà il clima-rispose Logi evasivo, ma Nene non mollò la presa. Era la sua specialità far sentire in imbarazzo le persone.

-E dimmi, oltre all'ambito sportivo che ne pensi di lei?-

-Che è una brava ragazza-

-E dimmi, l'hai notata vero?-chiese Nene, diventando improvvisamente cupo; Logi si voltò completamente a guardarlo.

-Che cosa?-chiese.

-Quell'ombra oscura che ha negli occhi-ci fu un attimo di silenzio, poi Logi rispose.

-Certo, è difficile non vederla-

-Io conosco Zola da quando era una bambina e quell'ombra di dolore non ha mai abbandonato i suoi occhi, ma ora ci leggo qualcosa di diverso-il biondo lo guardò confuso, non riuscendo a capire dove volesse andare a parare.

-E cioè?-chiese. Nene lo fissò negli occhi con determinazione prima di parlare.

-Speranza-rispose semplicemente-C'è speranza nei suoi occhi, soprattutto quando guarda te-

-Ti conosco Nene, dove vuoi andare a parare?-chiese Logi, leggermente a disagio.

-Sai perché quando ho saputo che eri venuto a lavorare qui ti ho chiamato per sostituirmi con lei?-

-Perché eri stanco e avevi bisogno di qualcuno che la seguisse meglio-disse Logi, ma sapeva che non era quella la risposta esatta. Con Nene le soluzioni più facili non erano mai quelle giuste, lo conosceva bene dopotutto.

-Non prendermi in giro ragazzo, sai che non è solo per questo. Ti ho chiamato perché voi due siete più simili di quanto sembri, e dopo quello che ti è successo sei anni fa...-

-Lasciamo perdere quella storia, non ne voglio più parlare-sospirò Logi abbassando il capo.

-Certo, perdonami non volevo. Comunque il succo della questione è che...lei può aiutarti Logi, come tu puoi aiutare lei. Salvala da quel mare scuro in cui è caduta e da cui non riesce ad uscire. Ammettilo che provi qualcosa, te lo si legge in faccia-l'uomo, a quelle parole, arrossì vistosamente e distolse lo sguardo con uno sbuffo.

-Ma che vai dicendo, il nostro è un semplice rapporto allenatore-allievo!-sbottò leggermente scocciato, ma Nene lo ignorò completamente.

-Zola è come una figlia per me. E lo sei anche tu. Non voglio che vi autodistruggiate a causa dei ricordi di persone che non ci sono più-

-Lei chi ha perso?-chiese il biondo con un sussurro.

-Tutti-rispose Nene, per poi alzarsi e andare da Zola, lasciando solo Logi sulla panchina.

*

-Ciao Shu, come va?-chiese Bouquet sorridente, ma la sua ilarità si interruppe non appena vide il volto del ragazzo. Triste, cupo. Deluso.

-Brutta giornata con Kluke?-

-Ci siamo lasciati qualche giorno fa-Bouquet rimase leggermente spiazzata da quella notizia.

-Oh non lo sapevo, e tu sei contento di ciò?-

-Sì, certo-rispose Shu non alzando gli occhi dal menù che sapeva praticamente a memoria dato che da circa un mese non faceva altro che andare lì quattro volte alla settimana solo per parlare con lei.

-Allora qual è il problema?-continuò Bouquet.

-Ti sei messa con Jiro, ho saputo-disse il ragazzo a bruciapelo, pronunciando quelle parole con asprezza; Bouquet rimase leggermente attonita, sia a causa del tono di voce sia per affermazione di Shu.

-Te l'ha detto lui?-

-No, l'ho saputo. Perché non mi hai mai detto che avevi intenzione di averci una storia?-

-Non credevo me l'avrebbe mai detto, ero certa che fosse innamorato di Kluke-

-Perché gli hai detto di sì allora!-ringhiò Shu stringendo i pugni. Bouquet non sapeva cosa stesse accadendo e cosa avesse l'amico.

-Mi piace Jiro, è un ragazzo dolcee responsabile-

-Ama Kluke-disse atono il moro.

-Non è vero l'ha dimenticata, altrimenti non mi avrebbe mai chiesto se volevamo fidanzarci-

-Gli servi solo per dimenticarla, non è difficile da capire-

-Ma perché dici queste cose!?-sbottò lei fissandolo con rabbia.

-La verità fa male, vero?-rispose Shu, ghignando.

-Se sei venuto qui per litigare e dire assurdità non è il momento, devo lavorare-gli soffiò Bouquet allontanandosi velocemente ed entrando nella cucina. Shu sbuffò e si alzò per uscire, sbattendo con rabbia la porta d'ingresso del locale. Si sentiva un verme. Aveva detto cose davvero brutte ma purtroppo la rabbia aveva preso il sopravvento e l'idea che Bouquet e Jiro stessero insieme lo mandava fuori di testa.

"Devo parlare immedietamente con Kluke"pensò salendo sul motorino e partendo a razzo, diretto verso la casa della rossa.

 

                                                                         ***

Chiedo scusa per il ritardo! Purtoppo questo è un momentaccio e ho poco tempo per aggiornare, per di più questo capitolo è anche abbastanza corto, cercherò di muovermi di più, per quanto mi sarà possibile. Ciao ciao a tutti! =)

 

 

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Capitolo 10
*** La strategia ***


 

                                                                     La strategia

 

-Allora, che ne pensi?-chiese Shu seriamente.

-Ma perché tieni tanto a fare questa cosa? Non riesco a capire-gli rispose Kluke, osservandolo confusa.

-Non posso dirtelo mi spiace-

-Ma mi hai sempre detto tutto!-sbottò la rossa irritata.

-Sì ma sta volta è diverso, nemmeno io so chiaramente cosa stia succedendo-

-Va bene ti darò una mano, basta che non combinerai casini come al tuo solito-

-Te lo prometto farò tutto quello che mi dirai-Kluke gli sorrise.

-Bene, allora ascoltami attentamente-

*

Nene era tornato a casa una ventina di minuti fa e per tutto quel tempo Zola e Logi si erano rintanati nella calda sala d'attesa. Nessuno dei due sembrava intenzionato a iniziare una conversazione; Logi le sembrava pensieroso, come se si trovasse davanti a un puzzle e gli mancasse un pezzo importante per concluderlo. Zola, d'altro canto, non aveva in mente nulla da domandargli e di questo si stupì molto; di solito parlare con lui le veniva semplice e naturale. Ma quella volta sentiva un'atmosfera davvero pesante e non riusciva a capire da dove provenisse e perché fosse nata, però aveva sempre odiato il silenzio per cui fece l'unica, stupida domanda che gli era passata per la testa in quel momento.

-Come conosci Nene?- Logi non disse nulla per un pò prima di rispondere.

-Era un amico di famiglia, lo conosco da quando ero piccolo e quando mio padre morì mi fece da tutore fino a che non decise di tornare qui, nel suo paese natale, quando avevo diciotto anni-

-Oh perdonami non volevo farti ricordare una cosa simile-mormorò Zola, distogliendo imbarazzata lo sguardo dall'uomo.

-Tranquilla, ormai sono passati talmente tanti anni che parlare di queste cose non mi da più fastidio; e dimmi di te, com'è la tua famiglia?-la guardò, incuriosito. Dopo la chiacchierata con Nene mille pensieri avevano iniziato a riempirgli la testa; sapeva così poche cose di Zola e la curiosità di scoprire la fonte di quella tristezza che l'accompagnava dovunque andasse lo stava divorando.

-I miei sono morti quando ero molto piccola, e mia zia mi ha cresciuta fino a che anche lei se n'è andata tre anni fa-

"Immaginavo"pensò Logi, abbassando tristemente lo sguardo

-Mi spiace, quando sono morti i tuoi genitori-

-Dodici anni fa-rispose semplicemente Zola. Odiava parlare della sua famiglia, e Logi dovette accorgersene perché cambiò immediatamente discorso.

-L'università come sta andanto?-

-Benissimo, ho fatto più della metà degli esami e ho sempre voti molto alti-

-Brava-dopo questo scambio di battute la conversazione si interruppe. Logi la fissava attentamente, quasi volesse guardarle l'animo e Zola non sapeva più cosa chiedere. Per di più si sentiva trafitta da quei meravigliosi occhi che le impedivano di pensare in maniera decente.

"Dai fatti avanti, sai quanto tempo ci metterà questo tizio a trovarsi una sventola e a fidanzarsi?"una voce conosciuta, che le ricordava in maniera assurda quella di Delphinium, le rimbombò nella testa facendola arrossire.

"Ma che vai dicendo! Io sono fidanzata!"pensò con forza Zola"

"Ma ami lui"replicò la voce.

"Non è vero!"

"Però ti piace"

"Piacerebbe a chiunque uno così, e ora basta sono stanca di parlare da sola!"

"Dai chiedigli se questa sera vuole uscire, dai..dai..DAI!"

-E va bene!-sbottò Zola senza rendersi conto che quell'ultima frase l'aveva urlata e ora Logi la guardava confuso.

-Cosa va bene?-gli chiese. La ragazza divenne completamente rossa.

"Che razza di figure"pensò sconsolata.

-Ehm, ecco...sta sera io e una mia amica andiamo in un nuovo bar che ha appena aperto, ti va...si insomma...di...-

-Venire con voi?-concluse la frase Logi, con un sorrisetto divertito in faccia-

-Sì, esatto. Alle otto partiamo da casa mia-

-Va bene, vi porto io-

-O..ok-

Chissà perché ma sentiva che quella serata prometteva guai

*

-Pronto?-

-Ciao Jiro, sono Kluke-

-Kluke ciao! Come va?-

-Tutto bene, grazie, tu?-

-Non mi lamento, dimmi-

-Volevo chiederti se questo pomeriggio hai da fare-Jiro rimase in silenzio, sentendo il cuore accelerare. Perché parlare con Kluke lo innervosiva sempre così tanto? Sebbene fossero al telefono si sentì ugualmente in imbarazzo.

-Dovrei uscire con Bouquet, vuoi venire con noi?-

-Oh no non vorrei disturbarvi, il problema è che sono preoccupata per Shu. Oggi a scuola non è venuto e non risponde al cellulare. Sono anche passata a casa sua ma il nonno mi ha detto che non lo vede da quando è uscito di casa la mattina per andare a sucola-

-E non ti risponde?-

-No credo abbia il cellulare spento, quindi pensavo di andare a cercarlo oggi per la città-

-Ti darò una mano-disse risoluto il ragazzo.

-No Jiro non voglio che annulli il tuo appuntamento-

-Io e Bouquet usciremo domani, ora l'importante è trovare quel marmocchio. Ci vediamo alle sei va bene? Passo a prenderti io-

-Va bene, grazie per il tuo aiuto-

-Di nulla Kluke, a tra poco-i due riagganciarono e subito la rossa compose un altro numero; non dovette aspettare nemmeno due secondi prima che una voce maschile rispondesse.

-Kluke allora?-

-Annullerà l'appuntamento e verrà con me. Probabilmente ora starà dicendo a Bouquet di rimandare la loro uscita-

-Dobbiamo sperare che non se la porti dietro-

-Non credo vorrà venire, se avete davvero litigato penso che l'ultima cosa che farà sarà cercarti-

-Sì hai ragione, verso che ora uscite?-

-Alle sei, quando Jiro mi avrà raggiunta ti manderò un messaggio e tu farai quello che abbiamo deciso questa mattina, hai un altro cellulare vero?-

-Sì certo, userò quello del nonno-

-Bene vado a prepararmi, ci vediamo domani a scuola così mi racconterai tutto-

-Grazie dell'aiuto, Kluke-la rossa sorrise dolcemente.

-Credimi Shu, sto facendo tutto questo anche per me. Mi raccomando però non farti prendere dai sensi di colpa; hai fatto la tua scelta e non puoi tornare indietro, ormai è tardi, ciao!-e riattaccò.

*

-No aspetta torna indietro, mi sono persa-Zola la guardò come se si trovasse di fronte ad una bambina.

-Non mi pareva un discorso così complicato-

-Infatti non lo è, solo che...ma cosa cavolo ti è passato per la testa?!-sbottò Delphinium, facendo sobbalzare l'amica per la paura dell'urlo improvviso.

-Che ho fatto di male? Più o meno è la quarta volta che usciamo-

-Zola ma te lo vuoi fare?-la ragazza in questione lanciò un cuscino contro l'amica.

-Quanto sei volgare Delphinium! Non ho mai detto una cosa simile!-

-E allora come mai gli hai chiesto di venire con noi?-

-Prima di tutto non saremo noi due soli, ci sarai anche tu e forse Chintya che sicuramente si trascinerà dietro Lameire-

-E con Conrad?-

-Oggi lavora, e comunque non avrei problemi a dirgli che sta sera Logi esce con noi-mentì Zola. Se gliel'avesse detto chissà cosa avrebbe combinato.

-Sai sono curiosa di vederlo, se è davvero bello come dici...-

-Non ti azzardare a comportarti da stupida con lui!-ringhiò Zola. Delphinium la guardò con un sorriso sghembo.

-Sei gelosa tesoro?-l'altra sbuffò forte.

-Hai intenzione di farmi impazzire vero? Ammettilo!-Delphinium scoppiò a ridere, quando il rumore di un campanello le fece sobbalzare entrambe.

-Eccolo è lui-sussurrò Zola in preda al panico, mentre l'altra continuava a sorridere divertita-

-Voglio vedere cosa farai sta sera, cara mia-

*

"Ciao Bouquet sono Jiro, ti sto scrivendo col cellulare di Kluke. Volevo dirti che siamo riusciti a trovare Shu prima del previsto e l'abbiamo riportato a casa quindi, se vuoi, possiamo anche uscire, ti va? Mi trovo già sotto casa tua e tra poco Kluke va via. Rispondi a questo numero perché il mio cellulare si è spento"

"Sì certo, scendo subito"rispose velocemente Bouquet, iniziando a vestirsi. Doveva ammettere, però, che quel messaggio era davvero strano. Troppo freddo per essere di Jiro, ma forse era solo un pò stanco e, visto che stava usando il cellulare di Kluke probabilmente aveva cercato di sbrigarsi. Era solo contenta che Shu stesse bene; non voleva ammetterlo ma si era sentita davvero in colpa per la litigata che avevano avuto poche ore prima. Avrebbe voluto davvero chiarire la situazione. Lanciò un'occhiata veloce all'orologio che segnava le sei del pomeriggio ed uscì.

Scese svelta di casa e si guardò intorno, non c'era traccia di Jiro. All'improvviso sentì dei passi leggeri sul selciato dietro di lei; si girò ma il ragazzo che si trovò di fronte non era Jiro.

-Shu, che ci fai qui?-sussurrò, gli occhi sgranati fissi sul ragazzo moro che sospirò leggermente.

-Devo parlarti-

 

                                                                              ***

 

Coff coff...se volete lanciarmi pomodori per il ritardo fate pure. Chiunque abbia detto che finita la scuola sarebbe andata meglio sta fuori di testa, avevo più tempo prima che adesso! Comunque volevo dirvi che a luglio anrò al mare tutto il mese, perciò la storia rimarrà in sospeso. Tenterò ugualmente di scrivere almeno altri due capitoli prima della partenza, ciao ciao a tutti!

 

 

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Capitolo 11
*** Chi tra le due? ***


                                                                                      Chi tra le due?
-Cosa devi dirmi?-chiese Bouquet guardandolo in cagnesco. Aveva davvero una bella faccia tosta, presentarsi sotto casa sua dopo la scenata che aveva fatto.
-Voglio chiederti scusa, mi sono comportato male e non volevo reagire in quel modo-disse il ragazzo abbassando lo sguardo dispiaciuto. Bouquet sgranò gli occhi: non si aspettava delle scuse da parte sua, sembrava così arrabbiato al bar che era certa di non rivederlo più. Sorrise, avvicinandosi e mettendogli una mano sulla spalla.
-Accetto le tue scuse, sono contenta che siamo di nuovo amici. Se non ti da fastidio potresti dirmi perché hai reagito in quel modo?-
Shu alzò la testa guardandola con serietà; i suoi occhi neri erano talmente profondi e magnetici che la ragazza non riusciva a a distogliere lo sguardo. Lo vide prendere un respiro profondo prima di parlare.
-Bouquet, scusa per quello che sto per dirti ma Jiro non è il ragazzo giusto per te-lo guardò confuso.
-Perché dici questo? Tu e Jiro siete così amici e vuoi che lo lasci?-
-Proprio perché siamo amici ti dico questa cosa. Lo conosco molto bene e so che è innamorato di Kluke, è sempre stato così. Non sto negando il fatto che ti voglia bene ma non riuscirà mai ad amarti quanto ama lei. Per questo ti consiglio di lasciar stare questa storia. Non voglio che tu soffra, davvero-
-Kluke non prova nulla per lui-rispose fredda Bouquet.
-Invece sì, ha sempre provato qualcosa, solo che era troppo cieca per accorgersene. Ma ora l'ha capito e, scusa la durezza, non puoi competere con lei, non se volete entrambi Jiro; è un bravo ragazzo e con grande probabilità la rifiuterebbe per non farti del male ma per lui sarebbe un enorme sacrificio lasciarla andare via così. Tu sei una ragazza stupenda Bouquet, una delle persone migliori che ci siano. So che prenderai la decisione giusta, sia per lui che per te stessa. Ora ti lascio stare, scusa per averti importunata-concluse Shu per poi sorriderle ed andarsene. Prima di uscire dal cancello però, un flebile sussurro gli arrivò alle orecchie.
-Farò come dici-
                                                                                               ***
-Ma dov'è andato quel demente!-sbottò Jiro. Avevano controllato tutto il centro della città e ancora nessuna traccia di Shu.
-Sta tranquillo sono certa che non sia in pericolo-disse Kluke con un sorriso che il ragazzo ricambiò.
-Hai ragione-la suoneria del cellulare di Kluke li fece scattare come molle per lo spavento. La ragazza lo prese e guardò il display prima di rispondere. Sorrise.
-Shu! Dove sei? E perché non sei venuto a scuola e non rispondevi al cellulare? Io e Jiro ti stiamo cercando da un'ora! A ho capito, va bene ci vediamo domani, ciao!-appena riattaccò sentì Jiro sbuffare sonoramente.
-Dov'era finito?-
-Ha detto che non aveva studiato bene matematica e per evitare una possibile interrogazione ha marinato la scuola ed è andato a fare pranzo con degli amici, solo che il suo cellulare si era scaricato. Ora è a casa, falso allarme-
-Quella testa vuota!-esclamò Jiro, ma Kluke lo vide sorridere leggermente, contento che l'amico stesse bene.
-Ora che facciamo? Vuoi andare da Bouquet?- gli chiese la ragazza cercando di non mostrare l'agitazione che la stava divorando. Era stata una pessima mossa, non avrebbe dovuto dirglielo. Jiro rimase zitto per qualche secondo, osservando il pavimento, prima di girarsi verso di lei, sorridendo.
-No, vogliamo andare a prenderci un gelato?-
-Certo!-esclamò Kluke, mettendosi al suo fianco.
                                                                           ***
-Datti una calmata mi stai facendo saltare i nervi!-sbottò Delphinium, stanca di osservare Zola correre da una stanza all'altra. Lei, seduta sul divano, beveva tranquillamente un bicchiere di coca cola.
-Sembri una pazza in pieno esaurimento nervoso-
-Chiudi il becco piattola!- le rispose Zola dal bagno.
-Come vuoi, comunque è ora di scendere, ci sta aspettando da dieci minuti ormai-
-Ecco ho fatto-disse Zola uscendo dal bagno.
-Era ora!-esclamò Delphinium ridendo sommessamente per poi uscire fuori dall'appartamento. Nel cortile, appoggiato alla sua macchina, Logi le aspettava pazientemente.
-Scusa il ritardo-disse Zola.
-Tranquilla non fa niente-rispose lui sorridendo. Prima di trasformarsi in un pomodoro umano, come al solito, Zola distolse lo sguardo e strinse il braccio di Delphinium.
-Lei è la mia amica Delphinium, lui è Logi-
-Piacere-disse l'uomo stringendole la mano.
-Piacere mio, Zola mi ha parlato di te, però non credevo che fossi tanto se...ahi!-
-Muoviamoci siamo in ritardo!-esclamò Zola, trascinando Delphinium dentro la macchina.
-Prova a dire qualcosa di strano e farai una brutta fine-le sussurrò Zola all'orecchio, minacciosa.
-Tranquilla non te lo prenderei mai tesoro caro-scherzò Delphinium, ricevendo un'occhiataccia dall'amica.
-Possiamo andare?-chiese gentilmente Logi.
-Certo!-esclamarono le due in coro, per poi salire in macchina.
                                                                                         ***
-Sì è fatto tardi, meglio se ti riaccompagno a casa-disse Jiro.
-Io non ho coprifuochi, mio padre non c'è mai. Vuoi venire a cena da me? Almeno non starò da sola-
-Sì mi piacerebbe-gli rispose Jiro sentendo il suo cuore accelerare di colpo.
Ordinarono una pizza e parlarono del più e del meno per tutta la sera. Jiro non era mai stato così contento. Parlare e ridere con lei, scherzare, averla così vicina, un sogno che si avverava. L'immagine di Bouquet gli attraversò con prepotenza la mente; doveva sentirsi in colpa? Era un tradimento quello? Stavano solo cenando insieme dopotutto; erano solo vecchi amici.
"Amici? Da quando consideri Kluke una tua amica?"gli disse una vocina dentro di lui.
"Da sempre"ribattè Jiro, risoluto.
"Solo amica?"continuò la vocina. Jiro strinse i pugni.
"No"
-Tutto bene?-chiese Kluke e lui la guardò. Era bella. Forse la ragazza più bella e dolce che avesse mai visto.
"Bouquet, non posso farti questo"
-Scusa ma ora devo andare a casa, mia madre si sta preoccupando. Ciao, stammi bene-disse semplicemente per poi alzarsi, prendere il cappotto e uscire sotto lo sguardo sgomento di Kluke.
                                                                                        ***
Chiedo scusa avevo dimenticato di avvertire che sarei stata via per un pò! Vi prometto che da ora in avanti aggiornerò molto più velocemente. Spero che il capitolo vi sia piaciuto(anche se è molto, mooolto corto. Chiedo scusa anche per questo!), ciao ciao a tutti!

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Capitolo 12
*** Che disastro ***


 

                                                                                                 Che disastro

La macchina sfrecciava per le vie illuminate della città; mentre Delphinium parlava con Logi di qualunque cosa le passasse per la testa al solo scopo di sopprimere la tensione che si stava andando a creare, Zola non faceva altro che maledirsi e insultarsi mentalmente. Solo allora si stava rendendo conto di quanto fosse stata stupida l'idea di invitarlo a uscire con lei e Delphinium; non che le dispiacesse la compagnia dell'uomo, però aveva paura di quello che sarebbe potuto accadere. Quando stavano insieme sul campo di atletica lei era costretta a concentrarsi sull'allenamento e il tempo per parlarci era misero, ma ora la situazione era diversa. Lei, lui e Delphinium. Sapeva di non poter contare sull'aiuto dell'amica che, una volta arrivata al Jolly, si sarebbe ubriacata nel giro di venti minuti, avrebbe preso possesso del karaoke (sì, perché da quel che le aveva detto Lamere il nuovo bar era munito anche di un maledetto karaoke!) e ci sarebbe stata incollata come minimo tutta la serata; per di più, considerando il fatto che era un'ottima cantante e uno spettacolo per gli occhi maschili nessuno l'avrebbe mai fatta scendere con la forza. 

"Che disastro" queste erano le uniche parole che riusciva a pensare in quel momento.

-Siamo arrivati!-esclamò Delphinium all'improvviso, per poi assottigliare gli occhi-Che c'è scritto su quel cartello?-

-Bevande di qualsiasi genere a metà prezzo. Probabilmente è un regalo del proprietario per l'inaugurazione-rispose Logi. A quelle parole Zola sgranò gli occhi, osservando Delphinium che tentava in tutti i modi di contenere l'entusiasmo per la notizia.

"Che disastro!"pensò ancora, gemendo.

-Che hai?-chiese Delphinium, che in quel momento sembrava una bambina impaziente di entrare in un parco dei divertimenti. Zola la prese per un braccio attirandola a se e avvicinando la bocca al suo orecchio

-Mi raccomando, vacci piano, meglio se rimaniamo entrambe coscienti-ricevette un'occhiata stupita.

-Tu non bevi?-

-No-l'altra scoppiò a ridere di colpo, assordandola. Le chiuse la bocca con la mano lanciandole un'occhiataccia che la fece impallidire (Zola è sempre Zola!...n.d.A). Delphinium annuì e tacque, aspettando che Logi parcheggiasse.

 

                                                                                                 ***

 

Appena arrivato a casa Jiro si sdraiò sul letto senza neanche cambiarsi e rimase immobile ad osservare il soffitto. Non riusciva a capire cosa stesse accadendo e perché proprio ora. Kluke gli era piaciuta da sempre ma aveva scelto Shu al suo posto. Ora si erano lasciati, ed era stata lei a lasciare lui. Per quale motivo? Perché gli aveva chiesto di uscire? Provava qualcosa per lui?

Jiro sbuffò sonoramente, grattandosi la testa confuso. Quanto desiderava stare con Kluke, era un sogno che si portava dietro da tre anni, eppure ormai era tardi. Aveva Bouquet e con lei si trovava bene, era una ragazza stupenda. Però...Kluke era Kluke, colei che aveva sempre visto come prototipo di ragazza ideale.

"Datti una calmata, come puoi essere sicuro che lei provi davvero qualcosa per te? Può darsi che tu ti sia solo confuso e hai visto qualcosa che in realtà non esiste" pensò. Doveva andare per gradi e capire cosa volesse Kluke da lui ma, soprattutto, doveva scegliere se rimanere ancora con Bouquet o lasciarla per Kluke. Rise sommessamente a quel pensiero; qualche tempo prima sarebbe stato davvero facile scegliere, ora invece non sapeva che fare.

"Non serve essere così ansiosi e spaventati, sono ancora un ragazzino, non è il momento di andare alla ricerca della donna della mia vita" si disse per rincuorarsi, prima di mettersi il pigiama e andare a dormire.

 

                                                                                                   ***

-Hai parlato con Buquet?-

-Sì, e da quel che ho capito vuole chiarire la situazione con Jiro. Lui che ha fatto?-

-Dopo che hai chiamato siamo andati a prendere un gelato poi abbiamo fatto cena a casa mia ma...-

-Ma cosa?-

-Lui se n'è andato all'improvviso- cadde un imbarazzante silenzio, che Shu ruppe poco dopo per rincuorarla.

-Kluke è solo confuso, ha bisogno di tempo per pensare-

-Anche questo è vero, vado a dormire, sono esausta. Ci vediamo domani, buonanotte Shu!-

-Buonanotte-rispose il ragazzo per poi riattaccare.

 

                                                                                                    ***

-Però, hanno fatto le cose in grande!-esclamò Delphinium, guardandosi intorno. Era un bar molto grande che riprendeva i locai degli anni '80. C'erano immagini di cantanti e grandi chitarristi appesi alle pareti, plettri incorniciati e chitarre di ogni forma rinchiuse dentro teche; si sentiva un buon odore di pizza fatta al forno e l'atmosfera era molto accogliente. Sulla parete di fronte all'entrata si ergeva un piccolo palchetto, sopra il quale erano state posizionate due grandi casse dalle quali usciva musica rock che si espandeva per tutto il bar; lì accanto, su un piccolo tavolino, c'erano un computer portatile e un microfono.

"Maledetto karaoke-rovina serate"pensò Zola sconsolata

-Venite ho trovato un tavolo-disse Delphinium che si sedette per prima, facendo in modo che Zola e Logi si trovassero l'uno di fronte all'altra. Non serve elencare le maledizioni che ricevette dall'amica per quella sua azione. Con un gesto Logi chiamò il cameriere e ordinarono; come era stato previsto venti minuti dopo Delphinium era già partita per la tangenziale.

-Cosa facciamo con lei?-chiese Logi, ridendo alla vista di Delphinium che litigava col cameriere, il quale si rifiutava di portarle un altro bicchiere di rum e pera.

-Non preoccuparti, fa sempre così. Le piace il sapore dell'alcool e ha la sbornia facile, una combinazione disastrosa-rispose Zola, osservando l'amica alzarsi e andare al bancone, biascicando frasi del tipo "Shto beeeeneee" o " Sono solo brilla!"

-Non hai bevuto niente, come mai?-gli chiese Logi, appoggiando le labbra sul bicchiere di birra bionda che aveva in mano. 

-Sono astemia-rispose, ma Logi la fissò alzando un sopracciglio, scettico. Zola arrossì.

-Non mi andava di bere questa sera-lo osservò finire il suo terzo bicchiere di birra- Tu hai una buona resistenza, invece-

-Solo se si tratta di birra,-

-E che mi dici dei super alcolici?-chiese, sventolandogli sotto il naso un bicchiere di rum che Delphinium non aveva finito o, per meglio dire, aveva dimenticato. Logi fissò prima il bicchiere poi lei.

-Mi stai sfidando?-le chiese con un sorriso che Zola ricambiò con un ghigno.

-Se non ti senti sicuro lasciamo perdere-

-Non è molto corretto da parte tua far bere solo me. Cameriere, un bicchiere di vodka alla...fammi indovinare...fragola e panna-Zola lo guardò stupita, annuendo.

-Come hai fatto a capirlo?-

-Quando prima stavi osservando il menù ti ho vista indugiare su quel liquore per cui ho capito al volo-

-Complimenti.- disse con un sorriso mentre il cameriere le portò il bicchiere.

-Io parto leggermente svantaggiato però-

-Non avevi detto che la birra non ti fa nulla?-

-Se mischio vari alcolici qualcosa succede anche a me-

-Allora ho la vittoria in tasca, non vale la pena iniziare, non voglio distruggerti-lo schernì lei.

-Vedremo chi vincerà, saputella, pronta?-

-Pronta. Uno. Due. Tre!-

 

Dieci minuti dopo...

 

-Ho vinto mia cara!- Logi, seduto composto e solo leggermente rosso in faccia, osservava una Zola che rideva a più non posso.

-Non vale!-gli disse fingendosi arrabbiata. In quel momento si iniziò a sentire la dolce voce di Delphinium che si era impossessata del karaoke e aveva iniziato a cantare "I love Rock'n Roll"

-Certo che vale, non è colpa mia se Delphinium non è l'unica ad avere la sbornia facile- dicendo questo alzò lo sguardo verso il palco. Una ragazza dai capelli di un insolito color rosa fucsia si era avvicinata a Delphinium e le stava ordinando di scendere.

-Allora Chintya è arrivata finalmente!-esclamò Zola, ridendo e salutando l'amica, che ricambiò per poi avvicinarsi con una Delphinium scocciata accanto.

-Fammi tornare sul palco! Dai mi aspettano tutti!- si lamentava lei, ma Chintya non la calcolava.

-Scusa se sono arrivata tardi, dovevo immaginarlo che sareste partite mezz'ora dopo essere entrate-ridacchiò

-Io non volevo bere, mi ha costretta lui!-rispose Zola, con una finta faccia imbronciata. Chintya sposto lo sguardo dalla ragazza all'uomo sedutole accanto, stupendosi di non ritrovarsi davanti Conrad.

-Io sono Logi, il suo allenatore- disse lui, porgendole una mano, che l'altra strinse sorridendo.

-Ah sì ho capito chi sei! Io mi chiamo Chintya, molto piacere di conoscerti. Che ne dite, vogliamo andare a fare quattro salti?-

-Io voglio cantare!-esclamò Delphinium cercando di liberarsi dalla presa della rosa, che sbuffò.

-Va bene vai pure rompi scatole!- la lasciò andare; la videro lanciarsi verso il palco, fu aiutata a salire dalle varie persone che si trovavano lì e ricominciò quello che stava facendo prima.

-Non farci caso-disse Chintya a Logi, sorridendo in maniera accattivante-è proprio per questo motivo che frequentiamo bar senza karaoke, ha voglia di cantare quando beve ed è impossibile fermarla. Vogliamo andare in pista?-Zola stava diventando sempre più rossa, sia per tutto quello che aveva bevuto sia per l'atteggiamento di Chintya. Le avrebbe volentieri lanciato un giavellotto addosso.

-Porto un attimo lei a prendere un pò d'aria- rispose Logi accennando un sorriso e prendendo delicatamente Zola per un braccio, aiutandola ad alzarsi.

*

-Coraggio Zola, siediti qui, brava-si misero su una panchina fuori dal locale. Lontana dalla confusione, dal caldo e, soprattutto, da quella gatta morta di Chintya, Zola si sentì immediatamente meglio.

-Tieni, bevila tutta-le disse Logi porgendole una bottiglia d'acqua e menta, che Zola finì in pochi secondi, facendolo ridere.

-Avevi sete-

-Sì molta. Quando vuoi rientriamo-

-Prima riprenditi, poi torneremo dentro- Zola annuì, guardando il cielo scuro sopra di loro.

-Spero che Delphinium non faccia cavolate-

-Sta tranquilla. C'è la tua amica a controllarla-a quelle parole Zola fece un gesto di stizza.

-Cos'hai?-chiese Logi, confuso.

-Nulla, solo che non mi fido di Chintya-

-Come mai?-

-Le voglio bene, però quando vuole è insopportabile. Hai visto come ti guardava, con quegli occhiacci da...-si bloccò di botta, rendendosi conto di quello che aveva appena detto.

"Oh merda"pensò, girandosi lentamente a guardare Logi, che tentava di rimanere serio senza riuscirci.

-Sei gelosa?-chiese, guardandola negli occhi e sorridendo leggermente.

-Io?! Gelosa?! Ma no no assolutamente!-negò Zola, evitando di guardarlo negli occhi.

-Allora non ti dispiacerà se vado a ballare con lei-la stuzzicò lui. Zola lo fissò male.

-Se vuoi puoi anche andare. E non sono gelosa, ricorda che sono fidanzata!-pronunciò l'ultima parola con molta enfasi, ma non fece altro che allargare il sorriso di Logi.

-Quindi io potrei anche andare a ballare con la tua amica, bene-fece finta di alzarsi per andar via ma, come aveva previsto, Zola lo tirò indietro. Il fatto che poi si mise a cavalcioni sopra di lui per impedirgli di muoversi...beh...quello non l'aveva previsto, e non poté fare a meno di arrossire anche lui.

-No, con lei non ballerai!-esclamò la ragazza, bloccandogli le braccia.

-Con chi devo ballare allora, mia regina?-scherzò lui

-Con me- l'uomo sgranò gli occhi sentendo quelle parole, soprattutto perché la posizione in cui si trovavano non era delle migliori.Vicini, troppo vicini. Zola sentì Logi liberare lentamente le braccia dalla sua presa, continuando a fissarla intensamente. Il suo cuore iniziò ad accelerare, mille pensieri le attraversarono la mente. Giusto o sbagliato? Logi o Conrad? Cosa sta succedendo? Che faccio? Dove diavolo è Delphinium quando serve!?

Quando si ritrovò le labbra dell'uomo sulle sue, però, il cervello si spense, non prima di aver lanciato un ultimo, disperato messaggio.

"Che disastro!"

 

                                                                                        ***

 

 

 

Ormai scusarmi in italiano non serve più, dovrei farlo in tutte le lingue del mondo compreso il giaggianese(se esiste, ma ne dubito). Comunque ho una...diciamo...buona notizia? I prossimi tre capitoli sono pronti, quindi dovrei aggiornare molto più velocemente. Vi ringrazio per leggere la storia, per le recensioni e per la pazienza, siete dei santi! Un bacio a tutti!

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** La svolta ***


 

                                                                                      La svolta

Per un attimo le sembrò che il tempo si fosse fermato; non sentiva più la leggera brezza fredda che le aveva accarezzato la pelle fino a quel momento, o i rumori che provenivano dal locale, o i suoi stessi pensieri. Esisteva solo lui. Le sue labbra morbide, i suoi lunghi capelli intrecciati fra le sue dita, le sue mani strette attorno ai suoi esili fianchi. Un momento magico che non avrebbe mai voluto interrompere, e quando sentì una mano dell'uomo spostarsi dalla vita alla nuca, stringendole leggermente i capelli mentre le loro lingue entravano in contatto, un brivido le percorse la schiena e riuscì a stento a trattenere un gemito. Non seppe per quanto tempo durò, ma alla fine per mancanza di aria dovettero staccarsi, le labbra a pochi centimetri di distanza, la fronte di lei appoggiata a quella di lui, i loro occhi incapaci di staccarsi. Un momento magico, rotto da una risata cristallina che Zola conosceva bene.

Si voltò di scatto, vedendo Delphinium allontanarsi con un ragazzo sconosciuto che se la stava stringendo addosso e la fissava in modo inequivocabile.

-Dedy!-la chiamò Zola; sentì una strana fitta alla testa e le pulsavano fastidiosamente le tempie- Dove stai andando?- la ragazza si girò a fissarla, e sorrise.

-A fare quello che stai facendo tu! Ci sentiamo domani, è stato un piacere conoscerti Logi- esclamò ridacchiando e allontanandosi. Zola rimase a fissare la macchina sulla quale era salita la sua amica per un pò, prima di sgranare gli occhi e girarsi verso Logi. Lui ricambiò il suo sguardo, stupito quanto quello della ragazza.

-Logi mi...mi dispiace scusa io...-iniziò a balbettare, ma Logi la interruppe.

-Non preoccuparti, va tutto bene. Vuoi andare a casa?-gli chiese dolcemente, mentre le accarezzava il capo. La mente di Zola era in subbuglio, le sensazioni provate fino pochi secondi prima continuavano a scuoterla, e la posizione in cui ancora si trovavano non aiutava. Sentiva le gambe formicolarle e la testa girarle, chissà per quanto tempo erano stati in quella posizione.

-Zola?-la chiamò Logi; lei lo fissò ancora a bocca aperto, non sapendo cosa rispondere. Sentiva addosso una spossatezza incredibile e le tempie non smettevano di pulsarle. Lo vide sorridere, mentre posava le sue mani sotto le ginocchia e la sollevava;automaticamente la ragazza si aggrappò al suo collo, poggiando esausta la testa sulla sua spalla. Era confusa a causa della stanchezza, di quello che aveva bevuto e di quel che aveva fatto. Non riusciva a riflettere in maniera decente, e l'unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era il corpo di Logi premuto contro il suo e il suo profumo.

-Vuoi che vada a chiamare la tua amica Chintya?-le sussurrò Logi all'orecchio, facendola rabbrividire.

-No-rispose lei, stringendosi più forte a lui.

-Va bene, ti porto a casa-aprì lo sportello dell'auto e la depositò sul sedile del passeggero, allacciandole la cintura. Era distrutta e non sapeva il perché, eppure non aveva bevuto molto. Si accasciò sul sedile, e si sforzò di tenere gli occhi aperti. Sentì una mano fredda posarsi sulla sua fronte.

-Scotti, devi avere la febbre, meglio muoversi-disse Logi accendendo la macchina e partendo. Il viaggio di ritorno le sembrò brevissimo, probabilmente si era addormentata e quando Logi le aprì la portiera lo guardò leggermente stordita. Logi si grattò la testa, sorridendo leggermente e allungandole una mano.

-Coraggio piccola siamo arrivati-Zola afferrò la sua mano, uscendo dall'auto barcollando. Logi l'afferrò per la vita, sostenendola e accompagnandola a casa.

-Dove hai le chiavi?-

-In tasca, eccole-Logi le afferrò, aprì il portone e, arrivato davanti l'appartamento, aprì la porta e accese la luce. La portò in camera e la poggiò sul letto. Zola si accasciò tra le coperte, sospirando.

-Togliti quei vestiti e mettiti sotto le coperte, ti prendo un'aspirina-disse, per poi guardarsi intorno alla ricerca del bagno. Zola nel frattempo iniziò a spogliarsi, ma ogni movimento le provocava un gran dolore alla testa; lasciò i suoi vestiti sul pavimento e afferrò il pigiama, indossandolo in maniera automatica. Era troppo stanca anche per dei piccoli ragionamenti. Le scoppiava la testa, doveva aver preso freddo. Ma quanto tempo erano rimasti fuori? Logi tornò poco dopo, sedendosi vicino a lei

-Dai bevi-le disse, porgendole un bicchiere colmo di un liquido frizzante. Zola lo bevve tutto d'un fiato, e rimase immobile a fissarlo con occhi stanchi. Lui le sorrise, tirando le coperte e facendola infilare nel letto.

-Ora dormi, quando domani ti sveglierai starai meglio. Buonanotte-le accarezzò la fronte e si allontanò, ma Zola gli afferrò un polso.

-Rimani qui con me?-Logi la fissò un momento prima di rispondere.

-Va bene, dove dormo?-Zola gli sorrise debolmente.

-Qui nel letto, non ti consiglio di andare sul divano, ti romperesti la schiena-l'uomo la osservò attentamente. Non era saggio lasciarla sola in quello stato, anche perché si era ammalata per colpa sua. Se non l'avesse fatta uscire al freddo non si sarebbe sentita male.

-Va bene-disse, togliendosi i vestiti per rimanere in boxer e canottiera. Se Zola fosse stata meglio probabilmente sarebbe morta dall'imbarazzo, ma in quel momento aveva solo un gran sonno. Logi si infilò nel letto e la ragazza gli si accoccolò sul petto. Era caldo.

-Buonanotte Zola-

-Buonanotte Logi-rispose lei, per poi addormentarsi poco dopo.

                                                                                              ***

Shu aprì gli occhi stiracchiandosi e sbadigliando sonoramente. Non dormiva così bene da secoli, e si sentiva fresco e riposato; non gli era mai successo di svegliarsi prima che il nonno lo chiamasse, e pensare che la notte prima era anche andato a dormire tardi, troppo impegnato a pensare a Bouquet. A proposito di lei, non vedeva l'ora di parlare con Kluke. Quando però girò il viso verso l'orologio appeso al muro sbiancò. Erano le dieci e mezza.

-Cavolo!-esclamò saltando in piedi e lanciandosi giù dal letto, rischiando di schiantarsi a terra. Aprì la porta della sua stanza gridando come un ossesso.

-Nonno è tardi perché non mi hai svegliato?!-non ricevette risposta. La casa sembrava vuota.

-Nonno?-chiamò ancora. Non poteva essere uscito senza avvertire, forse stava ancora dormendo anche lui.

-Nonno dove sei?-chiese ancora Shu, avviandosi verso la camera dell'anziano. La trovò vuota. Iniziò davvero a preoccuparsi.

-Nonno?!-chiamò ancora, correndo in cucina e, davanti a quella scena, si sentì morire. Suo nonno era a terra privo di sensi e respirava faticosamente.

-Ma cosa è successo! Nonno mi senti? Nonno!-gridò disperato, cominciando a singhiozzare, metre calde lacrime cominciavano a sgorgargli dagli occhi. Accanto al vecchio c'era un cellulare. Shu lo afferrò e lesse sul display il numero dell'ambulanza. Chiamò immediatamente.

-Qui l'ospedale, mi dica-rispose una donna dall'altra parte.

-La prego mandi subito un ambulanza, mio nonno sta molto male!-esclamò Shu, la voce rotta a causa del pianto.

-Sì subito ragazzino, dimmi l'indirizzo e sta tranquillo, manderemo subito un'ambulanza!-rispose agitata la donna. Dopo che Shu diede l'indirizzo riattaccò, fissando il viso di suo nonno e il suo corpo rigido come una statua. L'uomo che l'aveva cresciuto, sostenuto e aiutato sempre ora giaceva immobile di fronte a lui.

-Non lasciarmi, ti prego...-sussurrò Shu,mentre le lacrime non accennavano a diminuire.

                                                                                                            ***

 

Salve carissimi! Vi chiedo scusa per il mio solito ritardo, ma questa volta la colpa era del computer! U.U   So che il capitolo non è molto lungo, in realtà questo e il prossimo dovevano essere un solo capitolo ma ho preferito spezzarli. Spero vi sia piaciuto ugualmente, ciao ciao a tutti!

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Sollievo ***


                                                                                        Sollievo

 

Shu sedeva su una scomoda sedia nella sala d'attesa dell'ospedale, un bicchiere vuto di cioccolata in mano e gli occhi gonfi dal pianto. Si trovava lì da molte ore, fissando il pavimento e alzando gli occhi solo quando qualche dottore correva passandogli di fronte. L'orologio appeso alla parete scandiva il tempo lentamente. Erano le quattro e mezza del pomeriggio, probabilmente Kluke si stava chiedendo dove fosse. Per la foga aveva lasciato il cellulare a casa. ma non gli importava. Non voleva sentire nessuno al momento.

-Ragazzo-una voce lo fece sobbalzare; alzò gli occhi e vide una giovane infermiera guardarlo preoccupata-Va tutto bene?-

Shu scosse la testa, per poi tornare a fissare il pavimento con sguardo vacuo. La donna gli mise gentilmente una mano sulla spalla, stringendola forte-Vuoi qualcosa da mangiare?-chiese.

Shu era certo che se avesse mangiato qualcosa lo avrebbe rigettato per il nervosismo, ma le molte ore passate a digiuno e le sue membra stanche lo spinsero ad accettare l'offerta. L'infermiera si allontanò per qualche minuto per poi tornare con un tramezzino che porse al ragazzo. Shu prese un piccolo morso masticando lentamente, sentendo il suo stomaco ribellarsi. Che si trattasse del fatto che aveva molta fame o era solo nervoso non lo sapeva.

-Margareth? Dove sei?- la voce di un uomo riecheggiò per il corridoio vuoto; la donna alzò gli occhi per poi riportarli sul ragazzo.

-Devo andare ma se hai bisogno di qualcosa chiamami-gli sorrise accarezzandogli la testa, per poi correre per il corridoio, sparendo dalla visuale di Shu. Rimase di nuovo solo, finì il tramezzino e tornò a fissare il pavimento, aspettando pazientemente che il nonno uscisse dalla sala operatoria.

-Shu? Che ci fai qui?-una voce familiare attirò l'attenzione del ragazzo, che sgranò gli occhi. Bouquet era in piedi di fronte a lui con un mazzo di fiori in mano. Il ragazzo la fissò, non sapendo cosa dire. Aveva la gola secca dopo tante ore passate in silenzio.

-Cosa...?-gracchiò, sfrofinandosi gli occhi gonfi.

-Una mia compagna di classe è stata operata di appendicite, sono venuta a frovarla-si avvicinò sedendosi accando a lui, stringendogli leggermente la mano e osservandolo attentamente prima di capire che aveva pianto- Cos'è successo?- chiese dolcemente. Shu non riuscì più a resistere e scoppiò a piangere di nuovo, coprendosi gli occhi con la mano libera. Sentì le braccia di Bouquet stringerlo contro di lei e appoggiò la testa sulla sua spalla, mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi.

***

-Ma dove sarà finito?!-sbottò Kluke, chiamando Shu per la sesta volta. Quando non lo aveva visto presentarsi a scuola era rimasta leggermente stupita visto che dovevano assolutamente parlare di Jiro e Bouquet, ma era certa che sarebbe entrato alla seconda ora per paura dell'interrogazione di geografia. Quando anche la terza ora finì e Shu non si era ancora presentato Kluk lo chiamò sia al cellulare che a casa. Entrambi i telefoni suonarono a vuoto e Kluke iniziò a preoccuparsi; il nonno di Shu non stava molto bene e la mattina non usciva mai, perché non aveva risposto? Provò a chiamare ancora una volta finite le lezioni, poi tre volte dopo pranzo. Andò anche a casa sua ma nessuno rispose al citofono. Ebbe l'impulso di chiamare Jiro, ma sapeva che nanche lui avrebbe risposto dal momento che era al campo di atletica e si stava allenando. Forse Shu era lì.

-Andrò a vedere- si disse avvicinandosi ad una fermata del pullman e aspettando che passasse quello giusto con una grande inquietudine addosso.

***

Quando Zola aprì gli occhi un forte mal di testa la colpì, facendola gemere. Portò lentamente la mano vicino alla tempia destra, massaggiandola lievemente. Notò che la temperatura della sua fronte era abbastanza alta, probabilmente aveva la febbre. Quanto aveva bevuto la notte prima? Non ricordava molto bene quello che era accaduto.

"Cerchiamo di fare il punto della situazione" pensò "Delphinium ha bevuto troppo ed è andata a cantare, ovviamente, io e Logi abbiamo fatto una gara a chi bevesse di più prima di ubriacarsi. Ho perso. Cynthia si è avvicinata col suo solito atteggiamento provocante. Logi mi ha portata fuori dal locale e poi..." sobbalzò quando le tornò in mente il ricordo del loro bacio.

"Che cazzo ho combinato?!" gridò nella sua testa per poi sedersi di scatto colpendo col braccio qualcosa di morbido alla sua sinistra, che sbuffò sonoramente. Il cuore di Zola smise di battere mentre si girò verso colui che aveva provocato quel suono. Loghi dormiva beatamente nel SUO letto con addosso solo i boxer. La prima cosa che fece Zola fu controllare se avesse ancora i vestiti addosso. Dopo aver appurato che indossava il suo pigiama si calmò un attimo, ricordandosi che era stata lei a chiedere all'uomo di non lasciarla sola quella notte. Quindi non era successo niente tra loro a parte quel bacio. Decise di alzarsi e lanciò un'occhiata al suo cellulare. C'era una chiamata persa di Cynthia, una di Delphinium e tre di Conrad, più sei messaggi.

"Cazzo" imprecò di nuovo, alzandosi lentamente in piedi e andando in bagno a prendere un'aspirina e il termometro. Si mosse lentamente per paura di svegliare Logi; dovevano parlare di quello che era successo la sera precedente e, al momento, tutto quello che Zola voleva era farsi una doccia e placare quel forte mal di testa. Lanciò uno sguardo verso il letto e si accorse che Logi stava dormendo profontamente, il viso rilassato e i lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino. Era adorabile.

A quel pensiero Zola scosse la testa e si diede un sonoro schiaffo.

"Stupida" si disse mentalmente prima di allontanarsi il più possibile da quell'angelo biondo e chiudersi in bagno. Rimase mezz'ora sotto la doccia, cercando di calmarsi. Dopo essersi vestita andò in cucina, mangiò un paio di fette biscottate ed ingoiò un'aspirina. Mentre era impegnata a massaggiarsi la testa e a sperare che il farmaco agisse più in fretta possibile si ricordò dei messaggi. Tornò in bagno a prendere il cellulare e notò che due di loro erano di Delphinium e non avevano un briciolo di senso, probabilmente li aveva scritti mentre era ubriaca persa. Sorrise mentre le scriveva di chiamarla non appena si fosse svegliata. Uno era di Lamere che le chiedeva dove fosse e risaliva alla serata precedente, l'altro era di Cynthia che le chiedeva dove fosse finita. Gli altri due erano di Conrad.

"Amore come va? Sei con Delphinium?" Zola sentì il suo cuore rompersi a causa del senso di colpa. Conrad era un così bravo ragazzo e lei gli stava facendo passare le pene dell'inferno, come poteva fargli una cosa simile dopo due anni meravigliosi?

Lesse il secondo messaggio e sbiancò.

"Alle undici sarò da te" Il panico la assalì e lanciò un'occhiata all'orologio appeso in cucina. Erano le undici e cinque minuti. Neanche a farlo apposta il citofono suonò proprio in quel momento.

-Porca puttana!-gridò la ragazza precipitandosi in camera sua per trovare Logi sveglio e seduto sul suo letto fissarla confuso.

***

Quando Kluke arrivò al campo trovò Jiro seduto su una panchina con il cellulare in mano; doveva appena aver finito l'allenamento ma non c'era traccia di Shu.

-Jiro!- esclamò Kluke correndo verso di lui; il ragazzo voltò la testa di scatto al suono della sua voce, aveva un'espressione preoccupata in volto.

-Kluke, che ci fai qui? Hai sentito Shu oggi per caso? Non è da lui saltare l'allenamento senza avvertire-

-Sono venuta qui proprio per cercare lui. Oggi non è venuto a scuola, l'ho chiamato per tutto il giorno sia a casa che al cellulare ma non mi ha mai risposto nessuno-

-Neanche suo nonno?-Jiro cercava di mostrarsi calmo, ma Kluke potè notare benissimo una leggera ansia nella sua voce.

-Nessuno, sono entrambi irrintracciabili- il ragazzo si alzò in piedi di scatto e afferrò Kluke per il polso, correndo verso il suo motorino.

-Jiro che vuoi fare?-gridò Kluke, la mano stretta attorno al polso dell'amico.

-Deve essere successo qualcosa-Jiro aprì il bauletto e diede un casco a Kluke-Prima di tutto andiamo a parlare coi suoi vicini di casa, loro sanno sicuramente qualcosa. Dopo essersi maledetta per non averci pensato prima Kluke si allacciò il casco e salì sul motorino di Jiro afferrandolo per la vita; partirono a tutta velocità passando tra le varie macchine; il rumore di clacson e urla arrabbiate degli automobilisti fecero spaventare Kluke che si strinse ancora di più al ragazzo.

-Va tutto bene, stai tranquilla, siamo quasi arrivati-gridò Jiro in modo che la ragazza potesse sentirlo e tranquillizzarsi. Cinque minuti dopo erano sotto casa di Shu; il portone era aperto e così i ragazzi entrarono e si precipitarono al secondo piano, dove si trovava l'appartamento del loro amico.

-A chi chiediamo?-chiese Kluke respirando pesantemente sia per la corsa sfrenata per le scale sia per la tensione. Jiro le afferrò la mano e la guardò profondamente. Kluke non potè fare a meno di arrossire così come fece il ragazzo di fronte a lei.

-Calmati e respira, qualunque appartamento va bene-le sorrise, prima di rivolgere la sua occhiata alla porte di fronte a quella di Shu. Suonò il campanello e dopo pochi secondi un ragazzo di circa vent'anni aprì la porta. Quando li vide sgranò gli occhi.

-Oh, voi siete amici di Shu vero? Avete notizie dall'ospedale per caso?-i due ragazzi lo guardarono allibiti, non sapendo che dire. L'ospedale? Cos'era successo?

-Noi non abbiamo visto Shu per tutto il giorno, l'abbiamo chiamato ma non ci ha mai risposto. Siamo venuti qui per scoprire cosa focce successo-disse infine Kluke con voce tremante.

Il ragazzo la guardò tristemente prima di rispondere-Philip deve essersi sentito molto male, quando sono tornato a casa verso le undici di questa mattina ho visto un'ambulanza parcheggiata qui di fronte. Philip è stato caricato sull'ambulanza e Shu è salito con lui. Non ho fatto in tempo a chiedere nulla che l'ambulanza era già partita di corsa e non posso muovermi di casa finchè non torna il mio coinquilino. Mi spiace di non potervi aiutare di più- Jiro e Kluke rimasero a fissarlo pietrificati, prima che le lacrime della ragazza iniziassero a scendere copiosamente.

-No, non è possibile-disse tra i singhiozzi; Jiro la strinse a se prima di rivolgersi di nuovo al ragazzo.

-Quindi Shu è all'ospedale ora-disse con voce rotta, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

-Credo di sì-

-Bene, grazie per il suo aiuto, arrivederci-disse Jiro, dirigendosi verso la rampa delle scale con Kluke che piangeva tra le sue braccia. Quando uscirono dal palazzo si sedettero su un muretto. Jiro strinse Kluke e affondò la testa tra i suoi capelli, mentre le sue lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi. Philip, il nonno di Shu, era una persona straordinaria, forte e gentile. Si era preso cura del nipote da solo sebbene, a detta di Shu, fosse molto malato da anni ormai. Era tutto ciò che era rimasto al suo amico; la sua famiglia, la sua guida, il suo mondo. Quei pensieri strinsero il cuore di Jiro a tal punto che si sentì talmente male da stringere Kluke ancora più forte. Non seppe per quanto tempo rimasero in quella posizione prima che Kluke alzasse il volto e puntasse i suoi grandi occhi verdi in quelli blu scuro di Jiro, che non potè fare a meno di notare le lacrime che rigavano le guance e gli occhi gonfi dal pianto. La guardò con una tenerezza infinita prima che lei parlasse.

-Jiro, dobbiamo andare all'ospedale-

-Giusto-rispose lui senza esitazione; sempre stringendo la mano di Kluke tornarono al motorino e partirono diretti verso l'ospedale.

***

Erano le sei del pomeriggio e ancora nessuno gli aveva detto niente. Suo nonno era entrato nella sala operatoria ormai sette ore fa; Bouquet era rimasta con lui e gli sussurrava di tanto in tanto parole di conforto. Shu le aveva proposto di andare a trovare la sua amica, ma lei rifiutò. Non poteva lasciarlo solo in questo momento. Di una cosa si stupì però, e non potè fare a meno di chiederlo.

-Dove sono Jiro e Kluke?- a quei due nomi Shu sobbalzò. Si era completamente dimenticato di loro e anche dell'allenamento di atletica, sicuramente saranno preoccupatissimi.

-Ho lasciato il cellulare a casa quando è arrivata l'ambulanza e non ho potuto dire loro niente-disse con aria colpevole. Bouquet gli accarezzò una spalla.

-Se vuoi chiamiamo Jiro e gli chiediamo di rintracciare anche Kluke-gli disse Bouquet con un sorriso. Prima che potesse risponderle due persone urlarono contemporaneamente il suo nome-

-SHU!-Kluke e Jiro correvano verso di lui con gli occhi gonfi. Kluke gli saltò al collo e lo abbracciò forte; il ragazzo ricambiò e sentì nuove lacrime pungergli gli occhi.

-Siamo stati così in pensiero per te!-disse Kluke tra i singhiozzi.

-Mi dispiace ragazzi, ho dimenticato di prendere il cellulare quando è arrivata l'ambulanza. Come avete fatto a sapere che ero qui?-

-Abbiamo parlato con un tuo vicino e ci ha raccontato tutto-si intromise Jiro, stringendogli la spalla dopo che Kluke si era spostata-Mi spiace davvero molto amico, come sta tuo nonno?-

-Ancora non è uscito dalla sala operatoria, sono passate ormai sette ore...io non so...-sussurrò Shu, la voce incrinata. Jiro si sedette sul lato opposto e lo strinse forte, con Kluke sulle sue ginocchia che accarezzava gli scompigliati capelli neri del suo migliore amico. Solo allora la rossa si accorse di un'altra presenza accanto a Shu.

-Bouquet? Come mai sei qui?-la ragazza mora la osservò a disagio e rispose leggermente stizzita.

-Ero venuta a trovare una mia amica e ho incontrato Shu-Kluke non capì subito per quale motivo fosse così arrabbiata, poi si rese conto che era comodamente seduta sulle ginocchia del suo ragazzo.

-Oh!-esclamò prima di alzarsi in piedi di scatto-Mi dispiace- Bouquet non rispose e tornò a guardare Shu con preoccupazione. Dopo quel piccolo scambio di parole i quattro ragazzi rimasero in silenzio, aspettando. Finalmente dopo sette ore e mezzo la porta della sala operatoria si aprì ed un dottore con una faccia stanca uscì. I quattro ragazzi si alzarono di scatto e Shu si precipitò verso l'uomo.

-Come sta?-chiese Shu con impazienza.

-Sei un parente?-chiese l'uomo massaggiandosi la testa. Shu, non ricevendo risposte,  perse completamente la pazienza.

-Sono il nipote e sono qui da quasi otto ore! Ora mi dica come sta mio nonno!-gridò.

-Shu calmati!-lo sgridò Kluke.

-Tuo nonno sta bene-disse il dottore a bruciapelo-L'operazione è stata lunga perchè abbiamo dovuto fare molte trasfusioni e varie operazioni che vorrei evitare di spiegarti. Lo terremo qui per una settimana, se riprenderà, cosa che dovrebbe accadere, lo rimanderemo subito a casa-detto questo il dottore si allontanò, lasciando Shu a bocca aperta e incapace di parlare. Cadde in ginocchio sorridendo tra le lacrime.

-Il nonno sta bene-

 

                                                                                                                         ***

 

Carissimi non smetterò mai di chiedervi scusa! Purtroppo questo è stato un anno veramente duro, tra problemi scolasti, familiari, di amicizia e di amore purtroppo ho lasciato la storia in sospeso e mi dispiace molto. Da ora aggiornerò ogni settimana o, male che va, ogni due settimane. Per di più avverto che non manca nemmeno molto alla fine. Perdonatemi e grazie per continuare a sopportare i miei ritardi!

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Capitolo 15
*** Cervello o cuore ***




Mentre fissava Logi con occhi sgranati, le tornarono in mente le parole che Delphinium le aveva detto quasi un anno fa a proposito di Conrad.
"Io ti conosco, e so che quell'impiastro non fa per te. Prima o poi combinerai una cazzata talmente grossa da farlo scappare a gambe levate. E a quel punto capirai che è meglio così"
A quel tempo non le aveva dato ascolto e aveva anche reagito male, ma al momento si rese conto che o Delphinium era un'indovina o la conosceva meglio di lei stessa.
Il suono del campanello la riportò alla realtà, e Zola sobbalzò, sbiancando. Logi si stiracchiò, mostrando alla ragazza di fronte a lui ogni minimo dettaglio del suo splendido corpo, azione che in quel momento non la aiutava affatto!
-Non vai a vedere chi è?-chiese tranquillamente, incurante del casino che si sarebbe andato a creare a breve se Zola non avesse trovato una soluzione. Logi la guardò attentamente, per poi alzarsi dal letto e avvicinarsi a lei poggiandole una mano sulla fronte. Zola sentì i brividi scorrerle lungo la schiena a quel contatto.
-Hai ancora la febbre, ma credo si sia abbassata rispetto a ieri sera-il campanello suonò di nuovo e Logi si voltò verso la porta-Non so se hai notato che è la terza volta che suonano..-
-Si tratta di Conrad-lo interruppe Zola. Logi sgranò gli occhi.
-Se mi trova qui dentro non sarà contento-con una calma invidiabile si voltò e iniziò a raccogliere i suoi vestiti-Allora, dove mi nascondo?-
-Eh?-chiese Zola che si era persa le ultime parole dette dall'uomo il quale, dopo essersi rivestito, parlò di nuovo.
-Se mi trova qui ci saranno delle conseguenze spiacevoli, ma non posso uscire dalla porta perché potrebbe vedermi e pensare chissà cosa. Quindi è meglio se mi nascondo da qualche parte in casa per poi uscire quando sarà andato via. Non abbiamo molte altre scelte, allora? Che ne dici, mi infilo nell'armadio?-
-Sì, è una buona idea-gli rispose Zola, ancora leggermente intontita. Logi le sorrise incoraggiante, aprì l'anta dell'armadio e si infilò tra vari cappotti invernali e giubbetti estivi.
-Chiudi bene l'anta-le ordinò con voce sommessa; Zola scosse la testa per cercare di riprendersi dallo shock e, dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, chiuse bene l'anta e andò al citofono, aprendo la porta per trovarsi pochi secondi dopo la faccia di Conrad a due centimetri dalla sua.
-Perché ci hai messo tanto?-le chiese, arrabbiato.
-Dormivo-rispose meccanicamente Zola. Il ragazzo la scrutò a lungo prima di entrare in casa e osservarsi intorno sospettoso.
-Cosa stai facendo?-disse la ragazza, cercando di mascherare l'ansia che l'attanagliava e chiudendo la porta.
-C'è una strana macchina parcheggiata qui sotto-Zola, a quell'affermazione, iniziò a sudare freddo.
-E allora?-
-Non l'avevo mai vista qui, sembra molto costosa-
-Apparterrà al figlio della signora Lenz, quel tipo è pieno di soldi-tentò di sviarlo lei, con scarso successo. Conrad si voltò a fissarla.
-Forse, ma non è la prima volta che vedo quella macchina. La nostra non è una grande città, automobili come quella sono più uniche che rare e se ne vedi una simile è difficile scordarla. Sai dove ne ho vista una identica prima?-
-N-no, dove?- balbettò Zola, vedendo lo sguardo del suo fidanzato infuocarsi.
-Nel parcheggio del tuo campo di allenamento-Conrad le era davanti osservandola dall'alto in basso, alla ricerca di un suo minimo cedimento-Mi spieghi come mai?-Zola capì subito cosa stava facendo:voleva farle fare un passo falso e smascherarla. Doveva calmarsi o avrebbe mandato tutto a rotoli.
-Tesoro, il fatto che tu abbia visto lo stesso modello di macchina in due posti diversi non significa che appartengano alla stessa persona. Il figlio della Lenz cambia macchina quasi ogni due mesi e lo sai, per quale motivo quella macchina non può essere sua e, se posso chiedere, di chi credi sia?-
-Del tuo presunto allenatore?!-sbottò subito Conrad con foga. Zola lo guardò con la stessa faccia indifferente che aveva usato con lui fino a quel momento.
-Tu sei ossessionato da lui, come devo dirtelo che non c'è niente? Questa situazione sta iniziando a stufarmi, Conrad. Stiamo insieme da due anni e tu ancora non ti fidi di me?-quelle parole...quanto le pesava dirle. Lui faceva bene a non fidarsi, e lei era solo un'infame, una traditrice della peggior specie. Questa storia non poteva andare avanti così, doveva darci un taglio il prima possibile.
-Zola...-la voce di Conrad la fece tornare alla realtà; lo guardò negli occhi e lui le restituì uno sguardo di scuse. E in quel momento Zola si sentì peggio di un verme.
-Ascolta, sono molto stanca e vorrei riposarmi. Ne parliamo meglio sta sera, ti spiace?-
-No va bene, sono di fretta anche io dopotutto-Conrad le sorrise, rincuorato-Riposati mi raccomando. Ci vediamo sta sera, ciao piccola-le diede un veloce bacio sulle lebbra e uscì chiudendo la porta. 
Dopo pochi secondi di silenzio, tutta la tensione che Zola aveva mascherato fino a quel momento uscì fuori all'improvviso e le gambe le cedettero. Finì in ginocchio con gli occhi fissi sul pavimento, milioni di pensieri le fluttuavano in testa.
"Perché devo fargli questo? Dopo tutti questo tempo passato insieme...io sono felice con lui, lo sono sempre stata. Perché ora sta succedendo tutto questo?"
Due nomi si alternavano nella sua testa, facendola impazzire.
Logi.
Conrad.
Logi.
Conrad
Chi voglio davvero al mio fianco?
Un paio di braccia la sollevarono senza sforzo da terra; Zola nemmeno se ne accorse, appoggiò solamente la testa su una comoda spalla e chiuse gli occhi, stordita.
Sentì la morbidezza del materasso accogliere il suo corpo e delle calde lenzuola coprirla.
-Fatti una bella dormita-disse una voce. Sembrava così lontana...ma non voleva che se ne andasse. Voleva che rimanesse lì con lei.
E glielo disse, e la voce rispose che sarebbe rimasta lì. Sapendo questo Zola si abbandonò ad un sonno tormentato a causa della febbre e dei suoi pensieri.

                                                                   ***
-Dottore, dov'è mio nonno?-chiese Shu impaziente. Suo nonno era uscito mezz'ora prima dalla sala operatoria e ancora nessuno gli aveva detto dove fosse. Stava iniziando a spazientirsi.
-Tuo nonno si trova in un'area non accessibile ai minorenni non accompagnati, mi spiace ragazzo ma non puoi entrare da solo-disse atono il dottore prima di allontanarsi velocemente. Shu ringhiò, trattenendo l'istinto di prendere a calci tutto quello che si trovava di fronte a lui.
-Dai non serve a niente rimanere qui. Andiamo a casa, puoi stare da me sta sera se non vuoi rimanere solo-propose Jiro, stringendogli il braccio per farlo calmare. Shu lo guardò, irritato, ma annuì comunque e i due ragazzi si avviarono verso l'uscita seguiti da Kluke e Bouquet.
-Jiro, io torno insieme a Bouquet col bus, tu prenditi cura di Shu-disse Kluke, per poi abbracciarlo forte, trattenendosi un pò a causa della presenza di una Bouquet già abbastanza irritata dietro di lei-Shu, mi raccomando fai il bravo. Ci vediamo domani-lo strinse forte e il moro ricambiò con lo stesso vigore, accennando un sorriso per poi essere stritolato da Bouquet che gli era arrivata di soppiatto alle spalle.
-Stammi bene Shu!-esclamò sorridendogli calorosamente; il moro arrossì.
-Certo-rispose ricambiando il sorriso.
-Allora ciao ciao!-disse Bouquet allontanandosi in fretta e ignorando completamente Jiro che rimase molto confuso. Ma al momento non aveva tempo da perdere, la priorità era Shu.
-Dai andiamo testone-borbottò trascinandosi dietro l'amico, che lo seguì senza fiatare.
Jiro riportò Shu a casa, ordinandogli di portarsi tutto ciò di cui aveva bisogno perché per almeno la prossima settimana sarebbe stato a casa sua, poi avrebbero pensato a cosa fare. Il ragazzo non oppose resistenza e, dopo aver preparato tutto, partirono di nuovo per la casa di Jiro. La madre del ragazzo accolse Shu calorosamente, lo aiutò a sistemare le sue cose e a preparare un lettino improvvisato. Il moro era rimasto molto silenzioso fino ad allora e Jiro non volle disturbarlo; alla fine, dopo che la madre di Jiro li lasciò soli nella stanza, Shu parlò.
-I dottori hanno detto che senza un adulto che mi accompagni non posso entrare-
-Vero...-
.E io so chi può accompagnarmi-Jiro lo fissò confuso.
-A chi hai intenzione di chiedere? Il padre di Kluke non c'è mai e anche mia madre ha qualche problema-
-Non avevo pensato a loro infatti-
-Chi intendi dunque?-Jiro non riusciva a capire dove volesse andare a parare. Shu si voltò a guardarlo.
-Semplice, chiederò a Zola-
                                                                  ***
La prima cosa che Zola riuscì a cogliere attraverso i suoi cinque sensi fu l'odore di riso allo zafferano accanto a lei. La seconda cosa fu la voce di Logi che, seduto su una sedia vicino al letto, la chiamava. Notò che aveva vestiti diversi rispetto a quella mattina. doveva essere tornato a casa a prendere il cambio ma era certa che si era fatto la doccia lì (i suoi capelli erano ancora leggermente umidi).
-Fame?-le chiese; Zola si sedette a fatica sul letto, la testa le pulsava ancora ma, fortunatamente, meno di quella mattina.
-Che ore sono?-chiese con voce stanca.
-Le tre del pomeriggio, hai dormito per un bel pò-le porse il piatto e Zola cominciò a mangiare. Si rese conto solo in quel momento di quanto fosse affamata. Dopo che finì il suo piatto di riso Logi provò anche a farle mangiare della carne, ma non riuscì ad arrivare neppure alla metà.
-Direi che può bastare- Logi si allontanò, portando i due piatti in cucina e tornando con un bicchiere d'acqua effervescente-Coraggio, bevi-Zola ubbidì, per poi sdraiarsi tra i cuscini, sospirando.
-Grazie di tutto-disse la ragazza, guardando l'uomo che le concesse un dolce sorriso.
-Figurati, come ti senti?-
-Meglio-
-Mi fa piacere, ascolta Zola...penso che noi due dovremmo parlare- Zola sentì il cuore salirle in gola e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Voleva parlare di...beh, quello  che era successo. Ma proprio ora? Maledizione, non poteva aspettare un altro paio di giorni? Non si sentiva pronta, doveva ancora capire molte cose. Sospirò e si prese qualche minuto prima di rispondere.
-D'accordo, parla-
-Non sono io quello che deve parlare. Perché l'hai fatto? Solo perché avevi bevuto più del solito? Oppure per un altro motivo?-Logi era serissimo, come le prime volte in cui si allenavano insieme, dove sembrava che lui nemmeno si ricordasse il suo nome. Zola lo fissò leggermente in soggezione.
-Ecco...io non lo so davvero-disse osservando le coperte, incapace di sostenere quello sguardo- Tra me e Conrad non ci sono mai stati problemi. Eravamo una bella coppia, non litigavamo mai ed andavamo molto d'accordo. Ho sempre pensato che era lui l'uomo della mia vita, almeno...-si bloccò, diventando completamente rossa.
-Almeno?-la incitò gentilmente Logi a continuare. Zola lo accontentò, non aveva più senso tacere ormai.
-...fino a quando non sei arrivato tu. Non so cosa mi sia preso ma, all'improvviso, tutto ciò che ho sempre provato per Conrad ha iniziato a scemare. Certo, ammetto che negli ultimi mesi non siamo stati molto insieme, sia a causa degli allenamenti per le nazionali sia a causa del suo nuovo lavoro. Per di più, anche se frequentiamo la stessa facoltà universitaria, le lezioni sono poche e io spesso sono costretta a saltarle. E lui è così geloso, molto spesso mi sento privata del mio spazio vitale. Avevamo qualche piccolo problema, ma non avrei mai pensato che dopo due meravigliosi anni per me sia stato così facile mandare tutto a gambe all'aria-
-Non lo ami più?-
-Non lo so-dopo questo scambio di battute il silenzio cadde tra loro, e Zola non aveva nemmeno il coraggio di alzare la testa. Era troppo imbarazzata, ancora non riusciva a crederci; aveva confessato i suoi sentimenti a Logi, quei sentimenti che l'avevano tormentata da quando l'aveva conosciuto, due mesi fa. Eppure sentiva un grande peso togliersi dalle spalle, era riuscita ad ammettere cosa le stava succedendo, sia alla persona che aveva scatenato il tutto che a se stessa. All'improvviso le dita di Logi le alzarono delicatamente il mento, e lei non riuscì a non perdersi in quegli occhi azzurri come il mare.
-Zola, devi riflettere bene su cosa vuoi davvero e mettere in chiaro la situazione prima che diventi insostenibile-lo guardò tristemente e annuì. Poi successe l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettata: Logi si sporse in avanti e premette le labbra sulle sue. Fu così inaspettata come azione che Zola rimase immobile e con gli occhi sgranati, incapace di agire o pensare qualcosa di sensato, ma le bellissime sensazioni che aveva provato la notte prima tornarono a farsi sentire prepotentemente e, ignorando le solite critiche del suo cervello su quanto fosse sbagliato tutto questo, si ritrovò a ricambiare il bacio con foga, attirando Logi verso di se.
Quando si separarono per riprendere aria l'uomo la fissò, e Zola lesse nei suoi occhi la stessa cosa che Logi vedeva nei suoi. Lo voleva. Non importava quanto tentasse di negarlo, i segni c'erano ed erano maturati in tutto il tempo passato insieme. Erano due cariche opposte di una calamita: non importa quanto ci provassero, non sarebbero mai riusciti a stare lontani l'uno dall'altra. Si avvicinò di nuovo alle sue labbra per poter sentire la loro incredibile morbidezza e il suo dolce sapore, ma Logi la fermò.
-Aspetta-sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Cosa?-bisbigliò di rimando Zola, tirandolo verso di sè e impossessandosi di nuovo delle sue labbra. Lo senti mugugnare qualcosa e così si staccò, guardandolo e aspettando che parlasse.
-Devi pensare prima di scegliere, non è giusto che io mi comporti così-le disse allontanandosi da lei e alzandosi dal letto. Zola non potè far altro che fissarlo, delusa.
-Ci vediamo fra qualche giorno all'allenamento, ma per favore Zola pensaci bene d'accordo? Io aspetterò quanto servirà-le schioccò un bacio sulla fronte per poi bisbigliarle-Credo che è mio dovere dirti che queste tue stesse sensazioni le provo anche io, da un pò-ed uscì di casa prima che lei potesse dire qualcosa. Zola rimase a fissare la porta per non si sa quanto tempo prima di ricadere sul letto, cervello e cuore che lavoravano all'unisono e partorendo, per la prima volta, lo stesso nome.
Logi.

 

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Capitolo 16
*** Chiarimenti (prima parte) ***


 

                                              Chiarimenti (prima parte)


-Quindi vuoi chiedere a Zola se può accompagnarti?-chiese Jiro, guardandolo con aria scettica.
-Esatto, cosa c'è di strano? Non è la prima volta che le chiedo un favore e non mi ha mai detto di no-rispose Shu mentre sfogliava un fumetto.
-Non dico che non ti aiuterà però di recente mi è sembrata molto impegnata, sia per la gara che per l'università. E inoltre credo che abbia qualche problema in generale, ha sempre la testa tra le nuvole-
-Nah, sei troppo pessimista! Sono certo che mi darà una mano-disse Shu facendo un gesto noncurante con la mano e posando il fumetto a terra-A proposito, oggi Bouquet mi è sembrata furiosa-Jiro, a quelle parole, sbuffò sonoramente.
-Già, non so cosa le sia preso. Insomma, non capisco quale sia il problema-Shu osservò per qualche secondo il pavimento, pensando alle parole giuste da dire. L'amico lo fissava con un sopracciglio alzato, non capendo cosa stesse facendo.
-Credo-disse Shu alla fine-che si sia ingelosita quando ti ha visto arrivare insieme a Kluke-
-Cosa? Ma lo sa che siamo solo amici, perché avrebbe dovuto? Non capisco-rispose Jiro confuso. Shu iniziò a torturarsi l'orlo della maglietta e l'altro, conoscendo troppo bene l'amico, capì che stava nascondendo qualcosa.
-Shu?-lo chiamo.
-Dimmi-
-C'è per caso qualcosa che dovrei sapere?-
-No, cosa te lo fa credere?-chiese il moro, fingendo di non capire. Jiro sbuffò.
-Parla-gli ordinò Jiro, lanciandogli un'occhiataccia. Shu lo osservò un momento; non sapeva se fosse giusto dirglielo o meno, si sarebbe infuriato e al momento non se la sentiva di litigare con Jiro. Era stanco e abbastanza depresso, voleva starsene in pace.
-Te lo dirò, promesso, ma possiamo rimandare a domani per favore? Oggi non me la sento-Jiro non capiva, in che senso non se la sentiva di parlare? Era così grave? Stava morendo dalla curiosità ma al momenti voleva che Shu rimanesse calmo e decise di lasciar perdere e aspettare che fosse lui stesso a parlargli.
-D'accordo, me lo dirai quando te la sentirai-il moro gli fece uno dei suoi enormi sorrisi e gli diede una sonora pacca sulla spalla che fece gemere Jiro dal dolore
-Ti ringrazio amico-
-Ahi! Di nulla-rispose Jiro, sorridendo a sua volta.
-Ragazzi sono pronte le pizze!-esclamò la madre di Jiro.
Che bello, pizza!-gridò Shu, saltando in piedi e fiondandosi in cucina; a quella vista Jiro alzò gli occhi al cielo.
-Non cambierà mai-disse con tono disperato, prima di seguire l'altro in cucina.
*
-Allora?!-sbottò improvvisamente Bouquet, facendo trasalire Kluke che era seduta accanto a lei e osservava fuori dal finestrino. Dopo che si erano separate dai ragazzi avevano raggiunto la fermata del bus in silenzio, avevando aspettato per venti minuti sempre in silenzio e appena il bus era partito Bouquet ha deciso di interrompere quel pesante silenzo coi suoi soliti modi delicati.
-Cosa allora?-le chiese Kluke, non capendo a cosa alludesse.
-Cosa stavi facendo col mio fidanzato?-sibilò, calcando volontariamente le ultime due parole. La rossa deglutì, agitata.
-Niente, cosa vuoi insinuare?-
-Siete arrivati insieme, come mai?-continuò la mora, instancabile.
-Shu oggi non si è presentato a scuola e non rispondeva, così sono andata al campo d'atletica a cercarlo e ho trovato Jiro. Neanche lui lo aveva visto nè sentito, così abbiamo deciso di andare a cercarlo insieme, tutto qui-
-Ma davvero? E allora spiegami perché vi guardavate in quel modo strano! esclamò Bouquet, fumante di rabbia.
-Sei paranoica? Che tipo di sguardi dovremmo scambiarci secondo te? Io e Jiro siamo amici da anni!-controbbattè Kluke che stava iniziando ad agitarsi; se Bouquet non avesse smesso subito il suo interrogatorio avrebbe potuto scoprire qualcosa e quello non era il momento opportuno. Avrebbe litigato con Jiro che, a sua volta, avrebbe potuto scoprire l'interesse di Shu verso la mora e litigare con lui. Shu stava già male a causa di suo nonno, un presunto litigio col suo migliore amico non avrebbe giovato.
-Già, forse sono paranoica-continuò Bouquet alzandosi dal suo sedile-oppure ho ragione su tutta la linea!-disse prima di allontanarsi da Kluke e scendere dal bus. La rossa osservò la figura della ragazza allontanarsi e, quando il bus partì di nuovo, appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Quella situazione stava distruggendo tutti loro e doveva finire il prima possibile.
*
Bouquet rientrò in casa sbattendo con forza la porta e lanciando la sua borsa a terra.
-Non ci posso credere! Quella...aah!-sbottò sedendosi sul divano e scalciando via le scarpe con talmente tanta foga che una di esse volò attraverso la stanza per poi schiantarsi contro il vetro di una credenza, frantumandolo.
-Ops, mia madre si arrabbierà con me-borbottò, andando a prendere una scopa per caccogliere i cocci, ancora infuriata. Perché Jiro si stava comportando così con lei? Possibile che quello che aveva detto Shu su lui e Kluke era vero? Jiro amava lei e la stava usando come rimpiazzo? No, Jiro non avrebbe mai fatto una cosa così crudele! Era un ragazzo buono e gentile.
"Ma all'amor non si comanda, se le è davvero sempre piaciuta Kluke..."pensò, stringendo con più forza il manico della scopa. Non sapeva cosa fare e non voleva certo arrivare a conclusioni affrettate. Aveva già deciso di parlare con Jiro della loro situazione quando Shu era andato da lei, ora il bisogno di chiarire col suo fidanzato era diventato impellente.
"Questa sera lo chiamo"pensò, per poi riflettere su un particolare. Con Jiro ora c'era Shu, e al momento il moro aveva bisogno di tutto l'aiuto e la comprensione possibile. Doveva stargli vicino e al diavolo Jiro, Shu era la priorità adesso!
-Parlerò con Jiro quando la situazione si sarà stabilizzata-si disse per poi buttare i cocci di vetro nella pattumiera e cercare qualcosa da mangiare.
+
Zola stava fissando la sua figura nello specchio da dieci minuti ormai. Erano le otto e un quarto e Conrad sarebbe passato a prenderla tra poco, ma lei non riusciva a muoversi. Dopo che Logi se n'era andato, le parole che le aveva detto avevano continuato a bombardarle la testa per tutto il pomeriggio (insieme ad un leggero mal di testa che ancora non voleva andarsene). E poi quel bacio...non c'erano scuse sta volta, non poteva dare la colpa all'alcool. Lui l'aveva baciata, e lei aveva ricambiato. In un solo giorno, se non meno, aveva tradito Conrad due volte con la stessa persona. Aveva riflettuto a lungo ed era giunta alla conclusione che ormai tutto ciò non poteva andare avanti. Doveva rinunciare ad uno dei due, e aveva già deciso.
Conrad era sempre stato importante per lei, lo aveva amato e aveva pensato spesso al fatto che avrebbero potuto avere una famiglia con lui.
Ma le cose erano cambiate.
Lei non aveva mai creduto ai presunti "colpi di fulmine", è sempre stata dell'idea che non ci si può innamorare a prima vista. Eppure era successo. Da quel giorno in cui si presentò al campo di allenamento e l'aveva osservata con quei suoi profondi occhi magnetici, il mondo di Zola era stato totalmente sconvolto.
Lui era nei suoi pensieri durante il giorno e nei suoi sogni la notte.
Lui era il motivo che la spingeva ad allenarsi di più, solo per vederlo.
Lui, in soli due mesi, era entrato nella sua vita come un fulmine a ciel sereno.
Ed ora lei non era in grado di mandarlo via. Non poteva rinunciare a lui.
Sentì il suono del citofono; diede un ultimo sguardo allo specchio e si avviò verso la porta per rispondere.
-Arrivo-
-D'accordo-se non fosse stata così presa dai suoi pensieri si sarebbe resa conto che la risposta di Conrad era strana. Il suo tono sembrava atono e non l'aveva chiamata coi suoi soliti nomignoli come "piccola" o "tesoro" o "amore". Ma Zola non se ne accorse, era troppo impegnata a riflettere su cosa dirgli e, soprattutto come dirglielo. Perché Conrad non era solo il suo ragazzo, ma anche un suo grande amico e non voleva che la odiasse. Eppure sapeva che si sarebbe infuriato non appena gli avrebbe rivelato cos'era successo tra lei e Logi, Conrad detestava il tradimento.
Prese le chiavi di casa e, dopo aver fatto un lungo respiro per calmarsi, uscì. Teneva gli occhi fissi sui pochi gradini che la separavano dalla porta d'ingresso dell'appartamento, non riusciva a trovare la forza per guardarlo negli occhi. Solo quando aprì il portone e vide la figura di Conrad a pochi centimetri da lei alzò il capo, per ritrovarsi davanti il suo sguardo colmo d'odio e disprezzo.

 

                                                                                       +++

We! Sì sono certa che non vi aspettavate aggiornamento così veloci. La verità è che per un pò avevo pensato di lasciare la storia incompiuta (sebbene ho la trama ben definita nella mia testa, quindi il problema non è una carenza di idee) poi però ho visto che ci sono persone a cui questa storia piace e, inoltre, anche io ne sono affezzionata quindi ho deciso di concluderla e, per farmi perdonare, sarò più veloce che posso!
Come avete visto questa è solo la prima parte. Ho deciso di dividere il capitolo perché altrimenti sarebbe venuto troppo lungo; questo l'ho dedicato completamente ai nostri piccoli quattro amici, visto che nel precedente ho principalmente parlato di Zola. Cercherò di dare a tutti il giusto spazio anche se non sarà facile visto che, essendo una persona molto furba, ho deciso di far esplodere i problemi di tutti nello stesso momento XD
Coooomunque ho finito di scocciarvi, ci vediamo al prossimo capitolo! Grazie a tutti per leggere l mia storia e per le recendioni che mi lasciate, sempre bellissime! Bye! :)

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Chiarimenti(parte seconda) ***


                                                Chiarimenti(parte seconda)

Zola rimase in piedi, immobile, con gli occhi spalancati e fissi in quelli furiosi di Conrad. Il cuore sembrava essersi fermato all'improvviso e la sua mente non le permetteva di formulare una frase di senso compiuto. Dopo una manciata di secondi che a Zola parvero un'eternità, finalmente Conrad fece la prima mossa.

-Dobbiamo parlare-disse con astio, voltandosi e dirigendosi verso la sua macchina senza nemmeno controllare se Zola lo seguisse. Lei, d'altro canto, non disse una parola e gli corse dietro per evitare che la situazione peggiorasse ulteriormente; aveva scoperto tutto, ne era sicura, e il suo atteggiamento ne era la prova evidente. Per quale altro motivo avrebbe dovuto comportarsi in quel modo altrimenti?

-Dove andiamo?-si azzardò a chiedere non appena salì in macchina.

-Al parco vicino la casa di Delphinium-gli rispose prima di partire con una sgommata; Zola si aggrappò istintivamente al sedile e stava per urlargli contro, ma si fermò non appena vide come stava. Le mani strette attorno al volante, la mascella contratta e gli occhi neri dalla furia. Preferì dimenticare l'accaduto e tacere per alcuni minuti prima di parlare di nuovo.

-Perché stiamo andando lì? Possiamo parlare a casa-

-Preferisco stare all'aperto e il più lontano possibile da casa tua. Capirai dopo perché ho scelto quel parco-

Zola tacque, non aveva più la forza di dire nulla. Sapeva cosa stava accadendo, e anche se cercava in ogni modo di negarlo a se stessa non poteva ignorare la verità. Presto sarebbe scoppiato il finimondo, e non voleva. Aveva deciso di lasciare Conrad quel giorno stesso, quindi non era preoccupata della loro imminente rottura considerando il fatto che era la prima a volerlo. Ciò che temeva davvero era perderlo come amico, ecco perché non avrebbe mai voluto che scoprisse nulla del suo tradimento; gli avrebbe detto che il motivo della loro rottura era Loghi, meritava di saperlo, ma non poteva dirgli che si erano baciati. Due volte. L'avrebbe odiata per sempre, e lei non voleva perdere una persona come Conrad. 

-Ci siamo-disse Conrad spegnendo la macchina. Zola scese e lo seguì in un piccolo parchetto con varie panchine e un paio di scivoli mezzi distrutti. Conrad si sedette sull'unico tavolino presente nel parco e Zola si sedette di fronte a lui, aspettando. La guardò e per un attimo il suo sguardo irato si addolcì.

-Ricordi quando ci siamo visti la prima volta?-gli chiese lui con tono nostalgico.

-Certo, ti sono praticamente caduta addosso-rispose lei con un leggero sorriso mentre sentiva il suo cuore stretto in una morsa. Il loro primo incontro. Era un ricordo che custodiva ancora gelosamente.

-E nel momento in cui sono riuscito ad aprire gli occhi mi pareva di trovarmi di fronte ad un angelo-continuò Conrad abbassando lo sguardo-Ho cercato le scuse più assurde per vederti, e dopo un mese...-

-Ci siamo fidanzati-concluse Zola per lui, torturandosi le mani per il nervosismo. Sentiva un nodo in gola che le causava non pochi problemi quando doveva deglutire; continuava a chiedersi come mai era successo tutto questo. Sentì Conrad sospirare, alzò lo sguardo e rimase sconvolta da quella scena; gli occhi di Conrad erano lucidi, e tremava.

-No, ti prego-sussurrò Zola allungando una mano verso il suo viso, ma lui si sottrasse al suo tocco.

-Perché mi hai fatto questo? Dopo tutto il tempo che abbiamo passato insieme. Eravamo felici, no?-la sua voce era rotta, la sua espressione ferita e sconvolta. Al solo guardarlo Zola si sentì male, si sarebbe volentieri presa a schiaffi da sola. Dovette contenere anche lei le lacrime per evitare di scoppiare a piangere davanti a lui

-Sì, lo eravamo-disse con un sussurro.

-E allora spiegami perché hai passato la notte con lui-ringhio Conrad. Zola alzò la testa di scatto.

-Come sai che era lì?-

-La sua macchina non passa inosservata. Per essere sicuro sono anche rimasto a controllare dopo che sono uscito da casa tua, e l'ho visto-disse Conrad con uno sforzo incredibile, che costò a Zola un altro enorme sforzo per controllarsi.

-Mi spiace di non averti detto nulla, davvero. Ero così confusa anche io, credevo di amarti incondizionatamente, credevo che il mio futuro sarebbe stato al tuo fianco, ma quando l'ho visto...non so che mi sia preso, non ho fattto altro che pensare a lui continuamente. Ed ora ho capito. Lo amo moltissimo, non ho mai provato qualcosa di così forte per qualcuno e avevo intenzione di dirtelo oggi. Non volevo che scoprissi anche altro però. C'è stato solo un bacio, nulla di più-

-Solo un bacio-ripete Conrad come se volesse stamparselo nella mente. Le prese la mano, stingendola con forza prima di continuare a parlare-Non posso obbligarti a stare con me se ami lui, e cercherò di non portarti rancore. Non è colpa tua dopotutto. Per un pò preferirei non vederti-Zola sapeva che sarebbe finita così, ma le fece ugualmente male sentire quelle parole.

-Certo, spero che un giorno riusciremo...-le parole le morirono in gola. Non riusciva più a parlare. Conrad sorrise debolmente.

-Lo spero anche io-le lasciò andare la mano e si alzò-Allora arrivederci piccola-le diede un leggero bacio sulla testa e si allontanò, lasciando Zola seduta con la testa bassa, gli occhi lucidi e le mani che stringevano con forza il tavolino di legno. Dopo una decina di minuti si alzò, ancora singhiozzando, e capì cosa intendeva Conrad prima, quando le aveva detto perché aveva scelto quel posto. Si era preoccupato per lei anche in quella situazione.

Si asciugò con forza gli occhi e corse a tutta velocità verso la casa di Delphinium.

*

Delphinium quel giorno era esausta. Si era risvegliata alle cinque del pomeriggio con dei postumi della sbornia mostruosi e un tizio sconosciuto che dormiva accanto a lei e che era riuscita a buttare fuori un'ora prima. Ogni volta si ripeteva "lui è l'ultimo" ma sapeva da sola che era una menzogna. Ed era anche stufa di dare la colpa a Lui per questo; la colpa era sua per non essere ancora in grado di andare avanti. Lui ce l'aveva fatta, perché lei non ci riusciva?

Il campanello la fece saltare in aria dallo spavento. Sbuffò con forza e andò ad aprire la porta pronta a prendere a male parole il folle che aveva deciso di disturbarla. Quando aprì la porta però, l'unica cosa che riuscì a vedere fu una cascata di capelli color argento e sentì un corpo tremante premuto contro il suo. Non le servì vederla in faccia, sapeva chi fosse.

-Zola, che è successo?-chiese, trascinandola in casa e chiudendo la porta mentre la sua amica la stringeva ancora.

-Ci siamo lasciati-sentì dire dall'altra con voce soffocata, e non poté fare a meno di rimanere di sasso.

-Eh? Ma...come? Perché?-balbettò confusa prima che un sonoro singhiozzo la fece sobbalzare. Se la staccò di dosso e le prese il viso tra le mani, asciugandole le lacrime. Zola non era il tipo che piangeva, in dieci anni l'aveva vista in quello stato solo un paio di volte, ed era sempre una scena tanto rara quanto devastante.

-Calmati, vieni e siediti qui-la portò sul divano e le si sedette accanto, accarezzandole la testa e aspettando che si calmasse.

-Ricordi qualcosa di ieri sera?-le chiese all'improvviso con voce strozzata. Delphinium rimase stupita a quella domanda, ma non disse nulla e alzò gli occhi al cielo, pensierosa.

-Mmmh...nulla di rilevante, perché?-

-Io e Loghi ci siamo baciati, ci hai visti anche-per la seconda volta nel giro di cinque minuti Delphinium rimase di sasso.

-Davvero?! Tu...e lui...e io vi ho...cavolo, non me lo ricordo proprio!-

-Devi smetterla di uscire, ubriacarti e portare a casa sconosciuti-borbottò Zola.

-Ehi ehi! La paternale la rimadiamo ok? Abbiamo altro di cui parlare. Conrad vi ha scoperti?-

-Non proprio...avevo un po di febbre ieri sera e Loghi è rimasto con me. E prima che tu ti faccia idee strane ti assicuro che abbiamo solo dormito, non è successo niente. Conrad però ha riconosciuto la macchina di Loghi quando è venuto a trovarmi la mattina dopo. Lo ha anche visto salirci e andarsene. Dopo quello che era successo ieri sera avevo già intenzione di lasciarlo, ma non volevo che scoprisse tutto-

-Già, lui odia il tradimento-mormorò Delphinium, e Zola la guardò stupita.

-Come lo sai?-

-Me lo hai detto tu-la liquidò-Comunque, mi dispiace molto che sia finita nel peggiore dei modi, ma prima o poi sarebbe successo. Era questione di tempo, tu e Loghi vi correvate dietro a vicenda. So che tenervi a Conrad e che ti dispiace,ma purtroppo non siamo noi a decidere di chi innamorarci, e non sempre otteniamo ciò che vogliamo-disse con un sussuro.

-Che poetessa! Adoro il tuo lato tenero-la prese in giro Zola, sorridendo leggermente. Delphinium la guardò con una finta espressione offesa.

-Ma come osi! E io che volevo tirarti su di morale!-la colpì con forza con un cuscino del divano e le saltò addosso, continuando a darle cuscinate mentre Zola rideva.

-Basta! Pietà, chiedo scusa!-gridò Zola tra le risate e l'altra si fermò.

-Va bene, ti lascio stare ma solo per questa volta!-esclamò Delphinium tra le risate-Comunque, rimani qui stanotte?-

-Sì-rispose Zola, respirando pesantemente-E grazie Dedi-

-Figurati, siamo amiche no? È il minimo. E ora vieni con me e aiutami a cucinare, o niente cena per te!- disse correndo verso la cucina.

-Sei una schiavista!-gridò Zola con un sorriso, seguendola.

Erano queste le situazioni in cui si rendeva conto di quanto Delphinium facesse per lei.

                                                      ***

Scusate per il ritardo, ci sono state piccole complicazioni! Comunque ben ritrovati! Questa è la seconda parte, presto pubblicherò l'ultima che per compensare sarà dedicata completamente a Su e company! Sperò che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima! :)

 

 

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