Ma Vie - provvisorio-

di clodia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nodo scorsoio ***
Capitolo 2: *** Le Café ***



Capitolo 1
*** Nodo scorsoio ***


La prima volta che mi sono sentita veramente felice avevo 6 anni e davanti a me si stagliava una biblioteca di dimensioni epiche.
Non avevo mai visto così tanti libri insieme.
Negli anni ho scoperto che non c’è profumo al mondo più rassicurante di quello delle pagine di un vecchio libro oppure che in esso non è contenuta solo la storia che l’autore voleva raccontare ma anche quelle di coloro che l’hanno letto. Le sottolineature, gli appunti a lato, i biglietti dimenticati, le orecchiette sono tracce che il precedente possessore ha lasciato dietro di sé. Per questo raramente compro libri nuovi: perché accontentarsi di un’unica storia quando se ne possono avere decine.

Una volta in un libro, non ne ricordo né il titolo né l’autore, trovai una lettera: era di ragazzo che confessava alla propria sorella di averle rotto la bambola preferita. A causa di quel biglietto, per giorni, tenni il muso a mio fratello che ignaro del delitto commesso da un altro fratello, in un’altra casa e in un altro tempo, non riusciva a darsene pace. Non ho mai avuto il coraggio di spiegare a Cadmo, mio fratello, il perché del mio risentimento, era tutto così assurdo!

Alle elementari ero l’unica bambina della mia classe ad andare in gita con un libro anziché con il mangianastri o un fumetto. Preferivo leggere il “Corsaro nero” o “Il raggio verde” piuttosto che parlare dell’ultimo supereroe o della bambola di cui proprio non avrei potuto fare a meno.
Crescendo le sorelle Brontë e Jane Austen divennero le mie letture preferite, sognavo un amore travolgente come quello di Catherine ed Heathcliff così come desideravo diventare forte e determinata come Jane Eyre.

Ora basta, non amo parlare di me.
L'ho fatto solo per farvi capire quanto la mia vita sia legata con un nodo scorsoio ai libri che ho letto, leggo e leggerò.

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Capitolo 2
*** Le Café ***


11 Ottobre
Il sole sorge alle 7:29.


BIP BIP BIIIP BIP BIIIP

Devo essermi addormentata di botto appena coricata perché il suono della sveglia mi riporta alla realtà 8 ore dopo. Sono stravolta, è da un pò di tempo che dormire non mi ristora.
Dopo essermi lavata e vestita, esco di casa ed entro nel bar che si trova al piano terra dell’edificio in cui vivo. Nonostante sia una habituée, prediligo stare in disparte a leggere in pace le notizie del giorno mentre metto giù il caffé più schifoso che abbia mai bevuto in tutta la mia vita.

- E' disgustoso, eh? – il barman deve aver notato la smorfia involontaria comparsa sul mio viso.
Mannaggia! Sono certa di essere diventata rossa come un pomodoro.
- … Nono, è solo un po’ caldo. – la verità è che “è sempre la solita amara acqua sporca”; ma la mia timidezza si trasforma in falsità.
- Strano.
- Cosa? –
ho la gola secca e la voce esce stridula.
- Che tu riesca a berlo.
Evito di gracchiare e abbozzo una faccia interrogativa che, sul momento, mi sembra il male migliore.
- Perché è veramente cattivo! Abbiamo cercato di fare di tutto per renderlo anche solo accettabile. Ubaldo, il proprietario, ha cambiato acqua, miscela, macchina, guarnizioni…ma è rimasta la brodaglia amara di prima. Continuiamo a tenere la macchina da caffé per dare un tono al locale.


Il suo tono di voce gioviale ed allegro, mi distende. Il mio cuore, a poco a poco, torna a battere normalmente.
Mi sento quasi a mio agio.

- Forse è un po’ troppo amaro, ma ha un ottimo effetto energizzante.
- Il cliente ha sempre ragione! Ma permettimi di consigliarti le cupcakes, sono veramente squisite.
- A colazione non mangio mai, mi spiace.
- Non sai cosa ti perdi!
Nell'incertezza del cosa fare o dire, fisso l'orologio sopra la sua testa. - Mannaggia! È tardissimo! –
lascio i soldi per il caffè sul bancone e metto il giornale in borsa. - Arrivederci!

Prima di chiudere la porta alle mie spalle sento un lontano “Ciao!”, ma già lo odio: è tutta colpa sua se arriverò in ritardo.
Non sono mai arrivata in ritardo.
Corro a perdifiato fino alla fermata del tram più vicina e mi scaravento dentro il primo che passa. Dopo dieci minuti sono davanti alla biblioteca, tutta trafelata per la corsa e per il caldo del tram affollato ed entro con esattamente 1 minuti e 49 secondi di ritardo.

- Cherilyn!

Beccata!

- Professor Livre, mi scusi per il ritardo. Non succederà mai più.
- Ritardo? Oh, Cherilyn. Ho appena aperto.
Devo aver visto male l'orologio.
- Mento, solo per non dirgli che è lui ad essere in ritardo. - Ha bisogno di me?
- Nono, volevo solo salutarti. Buon lavoro.
- Grazie e anche a lei.

Non appena prendo posto al desk, mi sento adeguata e quasi felice.
Fuori da quella porta c’è il caos della vita frenetica, mentre qui regna la pace e il silenzio. La mia timidezza – quando sono dietro a questo banco – si dissolve e non è che un ricordo. Tutto però finisce alle sei di sera, quando devo tornare nel mondo.
Il rumore della città, lo smog del traffico, il sovraffollamento globale.
Amo lavorare qui: ogni volta che cerco un libro nell’immensa distesa di scaffali, mi sento come una temeraria esploratrice d’altri tempi pronta a tutto per realizzare (leggi trovare) il proprio obiettivo (leggi libro) ed assaporo anch’io la mia personale avventura.

Bzz Bzz Bzz. È quel dannato telefono portatile.

- Pronto! – Odio contravvenire alle regole, senza di esse non è possibile la convivenza sociale. Ma l'unico motivo per cui mi sono convinta ad usare quella tecnologia mi sta chiamando.
- Ehi!
- Non puoi chiamarmi mentre lavoro, lo sai.
- Cacchio, scusa! Ma avevo finalmente racimolato un po’ di soldi per chiamarti e la felicità mi ha offuscato la mente.
- E così stai sperperando i pochi soldi “guadagnati” per chiamarmi, eh? … Di cosa hai bisogno?
- Ok. Non ci girerò attorno, come al solito, perché la chiamata mi costa una fortuna…Ehm, Mi spediresti un po’ di soldi? Prima di rispondere avventatamente, fai un grosso respiro e pensa a quanto sono necessario per la tua felicità.


Ed ecco il mio insostituibile fratello Cadmo. Per descriverlo bastano 3 semplici parole: scansafatiche, quindi parassita, ma soprattutto matto.

- Mandami un messaggio con l’indirizzo di dove ti trovi. Se mi viene voglia, potrei inviarti un vaglia. – Nonostante sia l'unica persona al mondo con cui mi permetto di fare la dura, sa perfettamente che sto bluffando e che lo farò subito.
- Ti sarò debitore per tutta la vita.
- Come vuoi..
- Cher?
- Si?
- Sai come si leggono i messaggi?

- Idiota! -
Se avrò dei problemi a leggere dei messaggi, mi farò aiutare da qualcuno.

Non gli permetto di ribattere e interrompo la comunicazione. Il tempo di prendermi un pò in giro e sarebbe subito tornato a chiedere altri favori.


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