Revenge

di Gioacchino
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IL RISVEGLIO ***
Capitolo 2: *** GIUSTO E SBAGLIATO ***
Capitolo 3: *** PREOCCUPAZIONI ***
Capitolo 4: *** PER UNA BUONA CAUSA ***
Capitolo 5: *** SENZA VIA D'USCITA ***
Capitolo 6: *** TEMPESTA MEDIATICA ***
Capitolo 7: *** PIATTI FREDDI E CUORI CALDI ***



Capitolo 1
*** IL RISVEGLIO ***


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“La vendetta, dicono sia un piatto che va servito freddo, freddo come il sangue o il corpo di un cadavere, come il cuore di una donna che scende a compromessi, freddo come l’amore che si cela dietro i gesti più importanti. La vendetta, qualunque forma essa abbia, ricorre a metodi più efficaci di un semplice omicidio.”


Emily Thorne si stiracchiò un altro po’ prima di alzarsi, aggrottò la fronte e strofinò i pugni contro gli occhi ancora assonnati, le labbra serrate dal sonno e i biondi capelli totalmente scomposti.  Quella che avrebbe dovuto essere la sua vittoria contro la potente famiglia dei Grayson si dimostrò l’esatto contrario: una viscerale sete di vendetta che adesso coinvolgeva anche altre persone: Daniel per esempio, la figlia di Takeda e -  inaspettatamente - anche Conrad Grayson.
Sebbene i ricordi di Emily fossero tornati da poco, dopo la sparatoria sullo jet, la donna non riusciva a ricordare il perché il letto su cui aveva dormito non era quello della stanza degli ospiti dei Grayson, non era nemmeno quello di casa propria. Ebbe la risposta solo quando Conrad entrò in camera, rigorosamente in camicia Hilton di seta azzurra e pantaloni bluastri tenuti in alto dalla cinta in pelle nera.
Perché aveva dormito al South Fork Inn? E, soprattutto, come c’era arrivata?
<< Buongiorno, cara Emily! >> Conrad poggiò una bottiglietta di pillole sul comò in legno mogano, aprì il primo cassetto e ve le infilò dentro, poi lo richiuse.
<< Cosa sono quelle? >> chiese la giovane, visto il vuoto che intercorreva nella sua memoria fra l’ultima lite con Daniel, avvenuta la notte precedente, e quell’insolito risveglio dentro l’appartamento del suocero. Sul volto dell’uomo spuntò un lieve sorriso: << sono il motivo per cui ti trovi qui … A pensarci, dovrebbe esserci Lidya in quel letto! >> Conrad palesò la sua preoccupazione per la propria donna, non sapere dove si trovasse o cosa stesse facendo lo disturbava e tutto per un’inaspettata dichiarazione da parte di Emily, che aveva messo in salvo la vita di Daniel, il figliol prodigo di Conrad e Victoria.  
<< Ho dovuto fare quella dichiarazione per salvare Daniel, Victoria, Charlotte... la tua famiglia! >> Emily si alzò finalmente dal letto e poggiò i piedi sul parquet per infilarli dentro le pantofole di colore bianco. Ora che si guardava attentamente, il kimono in seta bianco che indossava, non era nemmeno il suo.
<< Visto come stanno le cose fra te e mio figlio, non mi spiego il perché di una tale pronuncia contro Lidya. >> Conrad percorse con passo ovattato ogni centimetro di quella stanza, guardando i quadri perfettamente lineari sul muro, gli abiti di Lidya ancora sulla sedia. Poi sedette affianco ad Emily, che non smise di osservarlo: << vedi cara … signora Grayson!  … >> fece come per correggersi, volendo marcare l’importante ruolo che la signorina Thorne aveva voluto conquistare, a tutti i costi.  
Stando a quello che Emily fece trovare a Victoria all’interno della sua scatola del doppio infinito.
<< Posso chiamarti signora Grayson, vero? Immagino per te sia un onore. Ti avevo avvisato di non metterti contro di me, non che voglia intimidirti, ma avrei preferito che pronunciassi la verità quando ti ergevi imponente dalla scalinata principale della MIA  casa. >> Emily tacque ancora per un po’, il suo sguardo attraversò ogni singolo metro di quelle pareti così bianche, poi guardò dritta negli occhi l’uomo: << Sono diventata sterile per colpa di tuo figlio, so bene chi mi ha sparato ma non finirà così. Daniel non andrà in galera finchè non avrà avuto quello che si merita. >> per la prima volta sentì di essere finalmente sincera, nonostante sapesse che l’uomo di fronte a lei fosse il padre di Daniel.
<< E … mandare via Sara Munnello rientra in questa specie di vendetta? >> la notizia si era sparsa in fretta dentro casa Grayson, Charlotte non aveva potuto far a meno che parlarne con Victoria, che consecutivamente aveva riportato tutto a Conrad. << ecco perché Daniel non è andato a lavoro in questi giorni! >> continuò a rimuginare papà Grayson, forse fiero di quello che Emily aveva fatto. D’altronde anche il suo rapporto con Daniel si era inclinato, e nel profondo anche lui covava una certa restrizione punitiva nei confronti del giovane. Nelle parole di Conrad ci fu però qualcosa che attirò l’attenzione di Emily. Chiaramente era riuscita ad intuire il rancore che l’uomo provasse verso il figlio, ma ciò che la colpì fu esattamente  una frase: “ecco perché Daniel non è andato a lavoro in questi giorni.”
Cosa diavolo significava “questi giorni?”
<< Conrad, da quanto sono qui? >> negli occhi della donna cominciò a trasparire un accenno di preoccupazione, dettata dal fatto che, stando alla sua memoria, la lite con Daniel fosse avvenuta la sera prima e il giorno dopo suo marito non avrebbe perso occasione per rifugiarsi al Voulez.
 Conrad esitò, buttò al vento un sospiro e tornò a fissare Emily.
<< Cara Emily …  da tre giorni. Che tu ci creda o meno, ho dovuto sedarti. >>
 
 
 

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Capitolo 2
*** GIUSTO E SBAGLIATO ***


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Conrad Grayson entrò nell’immensa tenuta di famiglia con gli stessi abiti di poco prima, stessa Hilton in seta azzurra, stesso pantalone bluastro e stesse scarpe lucide di colore scuro. Scese i due gradini che lo condussero nell’atrio e prima di raggiungere sua moglie Victoria e parlarle di Emily Thorne, si fermò un attimo a pensare.
Quanto ancora avrebbe dovuto premere su di lui e sulla sua “disordinata” famiglia il peso del passato e delle azioni impure commesse? Quale sarebbe stato il prezzo da pagare pur di allontanare tutti quei fantasmi che aleggiavano nella sua testa e nella sua casa?
Lanciò una veloce occhiata all’orologio Montblanc che teneva sul polso sinistro e, sfuggito ai suoi pensieri, si diresse dritto verso la sala ricevimento, dove trovò un nuovo personale al servizio della sua famiglia.
Conrad lo guardò con stupore: << dove diavolo è finito il vecchio staff? Possibile che non possa allontanarmi per qualche giorno senza che mi vengano riservate delle sorprese? >> la sua voce tuonò sicura fra le pareti della stanza, la nuova gente si fermò come pronta a ricevere nuovi ordini mentre dall'ampio giardino entrò, in tutta la sua eleganza, Victoria Grayson.
<< Mio caro marito, sarebbe un bene che tu ti allontanassi dalla casa quanto più possibile. >> il tono di risposta fu lo stesso degli ultimi anni, al contempo provocatorio e ironico, accompagnato da un lieve sorriso che chiunque, persino Conrad, avrebbe additato come falso.
<< Qualunque cosa sia successa qui, esigo delle risposte. >> l’uomo controbatté, facendo trasparire il limite di sopportazione, evidentemente sorpassato già da tempo.
Victoria sistemò lungo i fianchi il suo elegante completo turchese Michael Kors, i capelli raccolti in una ondulata coda la fecero apparire agli occhi del marito come una bellezza di cui si era ormai dimenticato, un qualcosa che adesso non gli apparteneva più perché entrambi troppo impegnati a farsi la guerra, per svariati motivi. La donna gli apparve così diversa che Conrad non poté non notare tutta quella eleganza, vista l’ora mattutina.
<< Dove stai andando? >> le chiese, squadrandola dalla testa ai piedi.
<< A concludere un accordo in galleria, sebbene queste non siano informazioni che ti riguardano. >> ancora una volta Victoria non risparmiò la provocazione; certamente non sarebbe stata lì a spiegare il perché suo figlio Daniel avesse licenziato il vecchio personale, eppure c’era comunque un argomento di cui bisognava parlare: Emily Thorne.
<< allora, che mi dici di quella truffatrice? >> continuò la donna di casa, riferendosi naturalmente alla signorina Thorne. << dorme bene nel suo nuovo letto? >>
Conrad versò del buon vecchio bourbon nel suo bicchiere e, lentamente, cominciò a sorseggiarlo.
<< I sedativi l’hanno talmente stordita che non si ricordava come fosse arrivata all'appartamento, eppure continuo ad avere l’impressione che ne sappia una più del diavolo. Come te, Victoria. >>
<< Ammiro la tua volontà nel non risparmiarmi offese gratuite, tuttavia stiamo parlando di Emily, colei che è stata capace di architettare un amore, un matrimonio e persino una gravidanza. Mio Dio, se ci penso non posso far a meno che sostenere la causa di Daniel. >> anche Victoria passò a versarsi il bourbon nel bicchiere, gli occhi scuri fecero comunque trapelare una certa soddisfazione nel sapere Emily Thorne sterile.
<< se toglierle la possibilità di procreare è la causa che nostro figlio ritiene giusta, allora non vedo l’ora di riavere una discussione con lui. >> Conrad sembrò l’unico lucido. Non aveva di certo perso di vista i suoi obiettivi eppure, nelle impurità di cui la sua anima si era macchiata, era stato l’unico a saper distinguere – ancora – il giusto dallo sbagliato.

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Capitolo 3
*** PREOCCUPAZIONI ***


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Aiden Mathis continuò a guardare dalla grande vetrata che dava sulla piscina di casa Ross; si perdeva nelle estenuanti distese di verde al di là della proprietà, nell’attesa di rivedere Emily Thorne, di poterla riabbracciare e affrontare, a mente lucida, il discorso Miko, figlia di Takeda.
In quanto a quest’ultima, il pensiero di saperla in Russia alla mirata ricerca del finto assassino di suo padre, lo rendeva tranquillo, sicuro che il suo nome non sarebbe comparso nella lista dell’Asiatica delle persone di cui doversi vendicare. Eppure aveva, da giorni, la strana sensazione che convincere Miko a partire fosse risultato piuttosto facile, se si parlava della figlia del grande Takeda, e andava crescendo il lui la convinzione che qualcosa non fosse andato per il verso giusto.
Nonostante ciò, il suo pensiero fisso restò quello di rivedere Emily, che da tre giorni non si era fatta né sentire né vedere, se non con lui almeno con Nolan.
Cosa sarebbe mai potuto succedere, se non che Emily avesse voluto chiudere ogni tipo di rapporto con lui?
Questo non spiegava però l’assenza della ragazza nell’altrettanto tormentata vita di Nolan Ross.
Quest’ultimo entrò nel salotto con addosso – solo – una vestaglia in lino rosa: << Buongiorno anima tormentata! >> si rivolse, come sempre ironico, all’Inglese che condivideva con lui la casa.
Aiden, nel sentire Nolan, si voltò, quasi ritornando sul pianeta terra, dove non era stato negli ultimi minuti. E nel vederlo indossare quella vestaglia – sicuramente femminile – non poté fare a meno che ridere: un sorriso disgustato non tanto per l’orientamento sessuale dell’amico, quanto dal suo gusto in fatto di abbigliamento notturno.
<< Ross, che diavolo stai facendo? >> il suo accento Inglese rimbombò persino nello Randalph di Victoria.
<< Mi do alla bella vita, solo … tanto amore! >> l’hacker raggiunse la cucina ed estrasse dal frigorifero a doppia apertura, una bottiglia di succo al pompelmo. Poi prese una mela e cominciò a morderla, chiaramente ancora estasiato dal rapporto consumato nella notte con una persona che non era Patrick Ousborne.
<< Chi c’è di sopra, Ross? >> Aiden si scostò dalla vetrata per sedersi su uno degli sgabelli che sovrastavano la banconata della cucina.
<< Qualcuno che, giuro, potrebbe piacere anche a te. È un ambercrombie stile Hamptons. >> Nolan sorrise, in fondo si divertiva a condividere questi pensieri con quanto di più maschile ci fosse nella sua casa e dal canto suo Aiden preferì non rispondere, ma la sua domanda fu un'altra: << Notizie di Emily? >>
Nemmeno lui seppe dare altra risposta all’infuori di un “no” deciso.
<< Temi sia successo qualcosa? >> Aiden si affidò al sesto senso del biondino, avrebbe voluto sentirsi dire che andava tutto bene, che Emily stesse bene ma soprattutto avrebbe tanto voluto sapere la notizia di un possibile ritorno della ragazza a casa Clark, anziché saperla nella tenuta dei Grayson.
<< Non saprei, Sherlock. Non mi è permesso di accedere a villa Grayson, dopo che Emily ha rimborsato le spese del personale che Daniel ha licenziato, non ho più avuto sue notizie. E quando ieri sono andato a trovarla, Mortisia ( riferendosi a Victoria ) mi ha impedito di entrare, dicendomi che Emily stesse riposando e le aveva detto di non voler vedere nessuno. Chiaramente, c’è qualcosa che non va. >>
<< Dobbiamo scoprirlo! >> asserì, fermamente, Aiden. I suoi dubbi avevano trovato posizione solida ora che anche Nolan aveva espresso la sua preoccupazione per la ragazza. Non che Emily non fosse in grado di cavarsela, ma se Aiden era ritornato in città era solo per aiutarla e stare con lei.
<< Senti .. Capo. Ho appena detto di non avere accesso in quel castello … >>
<< Tu non avrai anche accesso ma resteresti sorpreso di cosa potrebbe fare la piccola Grayson se Jack Porter le dovesse chiedere di tornare a visitare Emily. >>

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Capitolo 4
*** PER UNA BUONA CAUSA ***


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Charlotte Grayson aveva sofferto molto, negli ultimi tempi: la scoperta che suo padre, Conrad, fosse coinvolto nell’esplosione della bomba che aveva tolto la vita al suo ragazzo nonché fratello di Jack, Declan Porter, i rapporti poco costruttivi dei suoi genitori, le problematiche del fratello Daniel e quel bambino che aveva deciso di non far nascere, furono tutte motivazioni che spinsero la ragazza a fuggire da casa Grayson e rifugiarsi nel suo covo d'amore con il defunto Declan, lo Stowaway.
Quella mattina, lo Stowaway aprì con un’ora di ritardo. Il cartello affisso sulla porta dell’entrata principale riportava la scritta CLOSED, sebbene fossero già le dieci circa; all’interno del locale tutto era in perfetto ordine: le sedie rovesciate correttamente sopra i tavoli, i bicchieri accuratamente lucidi e l’odore di prodotto alla lavanda che, ancora, regnava sulla superficie del pavimento.
Charlotte scese dalle scale che davano all’appartamento del primo piano e si sedette al bancone, gli occhi di chi sembra non dormire da giorni e il volto spento.
Jack Porter scese dalle medesime scale, pochi minuti dopo, e accortosi del tardo orario, corse ad aprire il locale, non curandosi della t-shirt verde scuro messa al contrario o dei capelli neri scomposti o ancora delle scarpe ancora slacciate. Si portò dietro al bancone, tra uno sbadiglio e l’altro, fermandosi a guardare la ragazza di fronte a lui.
<< Charlotte! >> esclamò accennando ad un minimo sorriso. << Sembra tu abbia visto un mostro! >>
La ragazza afferrò i due telecomandi posti a fianco e lei e li rivolse al barista.
<< Un po’ di buona musica o un altro dei tanti servizi dell’Hampton news? >> chiese rivolgendo lo sguardo, prima al televisore poi alla radio.
<< Il solito servizio del telegiornale locale … ho ascoltato musica tutta la notte, cercando di far addormentare il piccolo Carl. >>
<< A proposito, dorme ancora? >> Charlotte, lentamente, sembrò cominciare a svegliarsi.
Forse perché apparve chiaro nella sua mente il progetto mattutino.
<< Si, come un angioletto. >> Jack sorrise.
<< Non ti disturba se lo sveglio, vero? So che non è una cosa da fare ma vorrei portarlo a fare shopping con la zia! >> le mani della ragazza si intrecciarono fra loro sino a formare un unico grande pugno, in segno di consenso.
Avendolo avuto, Charlotte risalì al piano di sopra, si sarebbe cambiata e avrebbe pensato lei a fare il bagnetto al piccolo e successivamente farlo uscire con sé.
Jack restò, invece, di sotto. Sarebbe piaciuto anche a lui allontanarsi da quel posto, magari raggiungere Margoux al Voulez e portarle la colazione.
Ma come diceva sempre suo padre “I soldi non vengono da soli”.
Prendendo in mano il telecomando del televisore, Jack lo portò in direzione di esso sino a quando non si accese: In primo piano, una notizia che – come sempre – riguardava la famiglia Grayson.

Una notizia sconvolgente quella che ci giunge questa mattina dalla famiglia più discussa di tutta New York. Dopo il terribile incidente avvenuto alla neosposa Emily Thorne, durante il suo viaggio di matrimonio con Daniel Grayson, ulteriori dettagli si aggiungono a quella che sembra essere una storia senza fine: secondo fonti attendibili, Daniel Grayson avrebbe fatto perdere il bambino alla sposa, dopo una lite avvenuta pochi giorni fa!

Jack Porter guardò la notizia con un certo distacco, forse infastidito da tutto quel ciclone che continuava ad avvolgere le sorti di ogni Grayson. Il suo telefono squillò - una sola volta - sul forno a microonde, l’uomo guardò prima chi fosse stato a mandare il messaggio, poi leggendo il nome di Nolan Ross, non esitò ad andare avanti nella lettura del testo:

“Jack, abbiamo bisogno di te! Devi farti riportare a villa Grayson. Incontra Emily. Ti spiegherò dopo.”

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Capitolo 5
*** SENZA VIA D'USCITA ***


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La notizia della gravidanza interrotta di Emily Thorne, giunse inaspettata nella dependance della famiglia Grayson; due bottiglie vuote di Bourbon affiancavano una terza bottiglia mezza vuota sul tavolo in legno bianco, posto di fianco al divano.
Daniel Grayson non andava a lavoro da circa tre giorni, non faceva una doccia da altrettanto e passava le sue giornate, ubriaco, distendendosi sul divano e fissando – ininterrottamente – il tetto.
La lontananza da Sara aveva fatto crescere in lui dei risentimenti nei confronti di Emily: colei che era stata in grado di amarlo come nessun’altro, di comprenderlo e appoggiarlo in ogni sua scelta; eppure anche lei, come i suoi genitori, si era rivelata una persona con secondi fini, calcolatrice e manipolatrice delle persone a suo piacimento.
E pensare che si fidava di lei, difendendola dai mille dubbi che nascevano - di giorno in giorno - nella mente contorta di Victoria, sua madre.
Chiaramente, fingere una gravidanza e successivamente distruggere il suo rapporto con Sara Munnello, aveva fatto sì che Daniel odiasse Emily, in tutte le sue sfaccettature, conscio che di lei non restava altro che un semplice ricordo, ridotto alla forma più impura che l’amore potesse avere.
Forse per inerzia, quella mattina, Daniel Grayson riuscì a smuoversi dal suo divano e portarsi al cospetto della Samsung 42 pollici posta sopra il camino, mai utilizzato; la accese e tornò a sedersi: la bottiglia mezza vuota di Bourbon nella destra e il bicchiere pronto all’uso nella mancina.
Non si stupì per nulla che il telegiornale locale stesse parlando della sua famiglia, quasi non prestò attenzione alle parole della giornalista in tailleur rosso. Nella sua mente, solo l’immagine di Sara e il peso opprimente di un tentato omicidio, dal quale la stessa Emily lo aveva messo in salvo.
Quanto sarebbe durata? Successe però quel che non si aspettava: il telegiornale dava una notizia diversa dal solito, una notizia che prima ancora di coinvolgere suo padre o sua madre, coinvolgeva lui in prima persona: Daniel Grayson aveva fatto perdere il bambino a sua moglie Emily Thorne. Tutto quell’alcol ingerito in quei giorni sembrò scomparire quando Daniel udì la notizia sconvolgente. Di scatto si alzò dal divano, cominciando a dimenarsi di angolo in angolo in cerca di una risposta alla televisione locale. Non avrebbe potuto dire che la gravidanza non fosse mai esistita, in quanto egli stesso avrebbe voluto tenere per sé quell’infamia.
Chissà quali sarebbero state le conseguenze se la notizia che qualcuno si era preso gioco di lui, fosse andata in pasto ai curiosi?. Nel mentre cercava di recuperar del tempo, prima che i giornalisti venissero a bussare alla porta di casa Grayson, Daniel si accorse di quanto sottile fosse la linea che lo separava dal comportamento del padre: camuffare una notizia, cercare una soluzione che lo scarcerasse da quell’idillio del tentato omicidio in cui la colpa era ricaduta su un’altra persona … tutte cose che il vecchio Daniel non avrebbe mai fatto perché troppo impegnato a prendersi le proprie colpe e le giuste conseguenze.
Come gli ripeteva sempre Emily, prima che la grande nave dell’amore affondasse, stava diventando proprio come suo padre.
Chi avrebbe potuto far trapelare quella notizia? Forse Conrad? Victoria? Charlotte? In fondo nessun’altro sapeva, se non Emily Stessa. E se fosse stata lei a diffondere quel verbo di cui tanto si era disperato dalla sera della sparatoria? Ancora una volta il dubbio di una tale malignità lo portò prima dai suoi genitori e subito dopo dalla stessa ragazza bionda, che tanto profanava il suo buonismo. Anche Emily avrebbe potuto fare una cosa del genere perché anche Emily era diventata una persona cattiva.
Ad ogni modo bisognava trovare una soluzione, una risposta, una spiegazione a tutto quel movimento che si era eretto contro la sua famiglia e contro di lui, eppure nei vari tentativi di cercare, si accorse di una sola cosa: era senza via d’uscita, perché qualunque cosa dicesse alla stampa, le conseguenze sarebbero state pagate – sempre e comunque – dai Grayson.
Emily ne sarebbe uscita come la povera mamma il cui marito le aveva strappato dal grembo la creatura tanto voluta quanto amata.
Daniel cominciò allora a cercare il telefono, sicuro di averlo poggiato lì da qualche parte e quando lo trovò, sotto al cuscino del divano stesso, non perse occasione per digitare il numero di Margaux.
<< Margaux? >> proferì non appena qualcuno – dall’altra parte – accettò la chiamata.
<< Considera le mie ferie finite, torno a lavoro oggi stesso. E per favore se dovessi sentire una qualche notizia che mi riguarda al telegiornale, non cominciare a stendere nessun tipo di articolo. Troverò io un modo per far sapere al mondo di essere stato incastrato! >>

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Capitolo 6
*** TEMPESTA MEDIATICA ***


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Le porte lucide dell’ascensore si aprirono e mostrarono - nella sua estensione - il lungo corridoio che portava ai vari studi del Voulez: sulla sinistra si intravedevano, attraverso avvolgibili in plastica bianca, gli interni delle stanze contenenti gli strumenti per la stampa e gli studi fotografici, mentre sulla destra, attraverso altri avvolgibili , stavolta di colore nero opaco , c’era la direzione.
Daniel Grayson uscì dall’ ascensore con sguardo stanco e il volto stressato: nel tragitto, aveva dovuto sfuggire alla folla di giornalisti che lo avevano raggiunto sino in casa e seguito per la strada verso il Voulez. Entrato nell’edificio, aveva subito preso l’ascensore, lasciandosi alle spalle quanti avrebbero voluto le sue dichiarazioni e adesso che era al sicuro si sentì come perso: nella sua testa solo tanto caos e molti punti di domanda.
Margaux gli venne incontro, l’Armani porpora, lungo sino alle ginocchia, le slanciava i fianchi e le gambe facendola apparire più luminosa di quanto non fosse già. Persino il taglio di capelli era diverso: il ciuffo biondo cenere che ombreggiava sugli occhi fini e il resto della corta chioma che rimase scuro.
Sembrava quasi si stesse per festeggiare qualcosa.
Quando Daniel vide Margaux si sentì come salvo, fortunato ad avere dalla sua parte chi, in altre occasioni e con un semplice click, avrebbe potuto rovinare la sua vita per sempre.
<< Daniel ho visto il giornale, proprio adesso. Non fanno altro che parlarne. >> seppur la domanda fosse risultata la più innocente fra tutte quelle che la televisione si poneva, Margaux era comunque una giornalista, direttrice di quel magazine di famiglia, che avrebbe assimilato qualsiasi risposta Daniel avesse dato come un imput a scrivere qualsiasi tipo di articolo.
E Daniel lo pensò subito, il tempo di assemblare le parole e annunciare la sua risposta: << nulla di quel che dicono è vero, dobbiamo cercare ASSIEME il modo di uscirne. Sai bene che una notizia del genere metterebbe in cattiva luce – anche – il Voulez. >>
Semplici parole che gli fecero guadagnare il pieno appoggio della sua direttrice.
<< Per riferire il vero, Danny, dobbiamo sapere qual è il falso o in questo caso chi lo ha annunciato e perché? >>
<< Ho i miei dubbi, penso che Emily possa saperne qualcosa. Parlerò con lei nel pomeriggio … al momento voglio solo ritornare al mio lavoro e pensare come poter placare questa tempesta mediatica. Altrimenti dovrò tener cura di non tornare a casa, stasera. I giornalisti staranno già parlando con la mia famiglia. >>
Margaux imboccò un po’ di brioche alla marmellata di fragole e accompagnò il tutto con il suo solito caffè fumeggiante: << puoi dormire da me, se vuoi. Staresti al sicuro ed io potrei sviare le telecamere verso altri luoghi. Insomma, potrei dire che sei partito per Timbuctu! >> asserì ironica. << Terremo lontano le spie per un po’, fidati. >>
Daniel la guardò fiero.
<< Grazie Margaux, ma andrò al … >> d’un colpo si zittì.
Forse era bene che nemmeno Margaux sapesse …
<< andrò in un posto sicuro. >>

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Capitolo 7
*** PIATTI FREDDI E CUORI CALDI ***


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Passare del tempo nell’appartamento di Conrad Grayson, fece sì che Emily Thorne potesse studiare a meglio la vita “non tanto segreta” dell’uomo: l’odore di lavanda del lucido pavimento, i quadri in stile moderno che sovrastavano le bianche pareti, i drappeggi di velluto che scivolavano, pesanti, lungo il divanetto, posto di fronte alla veranda.
Era una vera e propria suite, quasi l’immagine di uno di quei dipinti romantici.
Eppure, qualcosa lì dentro, puzzava. Non quella puzza che proviene da un alimentare che è andato a male, non il tanfo di muffa o di immondizia che si può sentire camminando per i quartieri malfamati della Grande Mela, bensì un odore acre nell’aria, forse una sensazione o semplicemente lo strano odore di quella che sarebbe stata la sua nuova vendetta.
Emily infilò le slanciate gambe dentro a degli jeans scuri, prima di indossare la sua camicia preferì proteggere la ferita “sterilizzata” da quel marchio focoso che le sarebbe rimasto impresso nel ventre, con una pancera che le tenne ben stretti i fianchi e la vita. Poi indossò la sua camicia.
A pensarci, non sapeva nemmeno il perché avesse della roba nell’appartamento di Conrad. Quest’ultimo aveva detto di averla sedata, non di averla fatta trasferire al South Fork Inn.
Eppure, nonostante il torto subito, Conrad le aveva evitato di sentire il dolore che la ferita avrebbe potuto provocarle in quei giorni, aveva dato – inconsciamente – nuovo pane per i denti della signorina Thorne, che adesso divenne più spietata che mai.
I Grayson avrebbero pagato ogni danno e, forse per la prima volta, l’omicidio non rientrò per niente nel suo piano: stavolta, solo pura vendetta.
Né piatti freddi né cuori caldi.
Si sorprese di quanto avanti fosse il sistema di quell’appartamento: riuscì – infatti – con un semplice pigiare su uno schermo touch del muro, a far accendere la televisione e fu sollevata nel sentire la notizia della sua perdita ( che lei stessa aveva riferito, sotto falso nome, durante una telefonata con un giornalista ) come “la notizia del giorno”dal quale Daniel Grayson stesse cercando di scappare, da tutta la mattinata. Ascoltando la notizia, passo per passo per come l’aveva riferita, si portò al cospetto di un tavolinetto in legno massiccio, cui sopra stava un telefono da camera. Alzò la cornetta e digitò un numero, conscia che se qualcuno avesse mai fatto delle ricerche, si sarebbe subito risalito a Conrad Grayson.
<< Sono io! >> esclamò a bassa voce, ben attenta a ispezionare ogni singolo angolo della stanza in previsione di qualche telecamera nascosta. << Troverai un taxi che ti porterà qui non prima di pomeriggio, ho pensato io al pagamento. Tu preoccupati solo di salire su quel taxi e di arrivare qui più cattiva che mai! >> con tono sicuro, chiuse la telefonata senza un minimo accenno di saluto.
I Grayson non avrebbero avuto scampo, un nuovo problema si sarebbe presentato alla loro porta.
Spense, allora, la televisione e si affrettò ad uscire da quell’appartamento.
Il personale avrebbe saputo che stesse per fare una passeggiata, mentre lei sarebbe andata a correre ai ripari con Nolan Ross.

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