le 5 leggende il ritorno di pitch

di LokiMary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo II ***
Capitolo 5: *** Capitolo III ***
Capitolo 6: *** Capitolo IV ***
Capitolo 7: *** Capitolo V ***
Capitolo 8: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Prologo

“Jack?” urlò la ragazza, stringendosi nella mantella di lana bianca. Il vento freddo le schiaffeggiava il viso e le soffiava tra i capelli corvini. “Jack?” ripeté nuovamente, scostandosi con gesto infastidito qualche ciocca dagli occhi. Si avvicinò al laghetto ghiacciato dove solitamente il ragazzo portava a giocare la sorellina e fece viaggiare lo sguardo oltre questo.
“Rebecca, torniamo a casa.” la chiamò il padre, prendendola per una spalla.
“No!” urlò lei, liberandosi dalla presa ferrea dell'uomo “Deve essere qui. Forse è svenuto. Dobbiamo cercarlo, dobbiamo....” non terminò nemmeno la frase. Sapeva che il ragazzo non era svenuto. Lei e suo padre lo cercavano da ore e non avevano ancora trovato nulla. Non una scarpa, non il mantello. Nulla. Era come se Jack Frost fosse scomparso dalla faccia della Terra. La consapevolezza di quel fatto colpì Rebecca come mille lame affilate. Si lasciò cadere nella neve, mentre calde lacrime le rigavano il volto pallido. 
“Piccola,” la chiamò il padre, senza sapere bene come comportarsi “andiamo via.” 
“Tu vai avanti.” disse la ragazza, tirando su con il naso e asciugandosi le guance “Io ti raggiungo.”
L'uomo titubò un attimo, ma poi annuì e si allontanò a grandi passi, lasciando la figlia da sola.
Non appena i suoi passi non furono più udibili, Rebecca riprese a piangere più forte di prima.
si chiedeva con il cuore pesante come un macigno
Si alzò in piedi, quasi inciampando, e posò le mani sopra la lastra ghiacciata che ricopriva il laghetto.
“Sei là sotto?” chiese ad alta voce come se qualcuno potesse risponderle “Ti prego!” implorò “Ho bisogno di te! Non puoi lasciarmi così!”
Rimase a fissare il vuoto per secondi, minuti, o forse ore. Il corpo era percorso da brividi di freddo, ma non le importava. Voleva solo avere indietro il suo Jack. All'improvviso si sentì un ringhiare sommesso; si voltò di scatto e scorse due occhi gialli brillare come lucciole. Dal bosco emerse un grosso lupo nero: dalle fauci spalancate grondava bava puzzolente e appiccicosa e gli occhi puntavano la ragazza, minacciosi. L'animale si fece avanti, silenzioso ed elegante, e, spaventosamente letale. Rebecca indietreggiò lentamente, mentre ai brividi di freddo si associavano quello della paura. Provò a chiamare aiuto, ma la voce non venne fuori, come se si fosse congelata. Il lupo la guardò e poi spiccò un salto, puntando alla gola della ragazza.


Ciao a tutti! Vi è piaciuto il prologo? Lo so, è breve, ma l'ho fatto di proposito. Spero di avervi incuriosito e che continuerete a seguire la mia storiella. Un bacione e... lasciate una recensione ( anche piccolina e anche solo per dire che sto scrivendo una grande idiozia!) Grazie comunque, un bacio.

LokiMary 

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Capitolo 2
*** capitolo I ***


ATTENZIONE! I personaggi che compaiono in questa fiction non sono una mia proprietà. Questa storia non è scritta a scopo di lucro

 

Capitolo I

Jack Frost stava placidamente disteso sul suo letto e osservava il soffitto. Erano passati quasi sei mesi da quando era diventato un Guardiano e aveva sconfitto Pitch Black insieme a Babbo Natale, la Fatina dei Denti, il Coniglio Pasquale e Sandman. Ripensò a tutto quello che era cambiato: i bambini, finalmente, riuscivano a vederlo, non viveva più da solo, ma insieme a Babbo Natale nel suo laboratorio e, cosa più importante di tutte, aveva riacquistato i suoi ricordi. Chiuse gli occhi e rimase ad ascoltare i rumori che lo circondavano: le macchine che fabbricavano giocattoli, Nord che impartiva ordini, gli elfi che correvano da una parte all'altra. Con un movimento elegante si alzò e si mise in piedi; si avvicinò alla finestra, mentre ogni suo passo lasciava un piccolo strato di ghiaccio sul pavimento. Scrutò le infinite distese di neve e respirò a pieni polmoni l'aria fredda. Senza pensarci due volte, acchiappò il suo bastone e volò fuori dalla stanza. Si lasciò trasportare dal vento, senza fare caso a dove andasse. Il Guardiano si posò su uno sperone di roccia ghiacciata ed emise un sospiro di liberazione. A Jack piaceva la sua nuova vita, ma, a volte, preferiva volare via da essa, restare da solo e lasciarsi cullare dai ricordi come in quella situazione.
“Sei fossi qui anche tu.” sussurrò con gli occhi bassi. Il vento lo avvolse come se volesse cancellare quell'improvvisa tristezza dal suo viso sempre allegro.
“Ehi, ragazzino.” Frost si voltò, ma non vide nessuno.
“L'avrò immaginato.” si disse. Fece per sedersi, ma il terreno cedette improvvisamente e il ragazzo si ritrovò gambe all'aria in una galleria.
“Stai dormendo?” lo canzonò Calmoniglio saltellandogli davanti. “Canguro!” lo salutò allegramente Jack, raddrizzandosi “Ancora questo scherzo?” chiese, appoggiandosi al bastone con un ghigno.
Calmoniglio fece scrocchiare teatralmente le nocche e afferrò il boomerang di legno che teneva dietro la schiena. “Uno: non sono un canguro!” disse con aria minacciosa “ Due:” aggiunse con aria divertita “non eri tu quello che amava gli scherzi?” “Certo.” rispose calmo Jack “Ma a me piace farli.” e così dicendo lo colpì in pieno muso con una palla di neve. Il Coniglio rimase immobile per diversi secondi, poi si scrollò la neve di dosso, fissando l'amico.
“Questa me la paghi!” urlò, cercando di afferrarlo, ma Jack volò via, verso il palazzo di Nord, mentre Calmoniglio lo inseguiva saltellando.

La ragazza camminava velocemente per la strada mentre in mano teneva dei sacchetti di carta marrone. Passò vicina a un uomo vestito da babbo natale che raccoglieva delle offerte e non lo degnò di uno sguardo quando lui le si avvicinò. Oltrepassò le vetrine dei negozi decorate a festa e attraversò svelta la strada. Svoltò a desta e imboccò una stradina dove c'erano solo due palazzine. Tutti i balconi degli appartamenti erano decorati con lucine colorate. Tutti tranne uno. La ragazza infilò svelta la chiave nella toppa e aprì il portone con una spalla, salì velocemente le scale ed entrò nell'appartamento a secondo piano. Accese la luce del piccolo ingresso-salotto e chiuse la porta alle sue spalle con un piede. Si diresse in cucina e lasciò le buste sul tavolo con uno sbuffo; si tolse il giubbotto di pelle nero e lo gettò sul divano.
“Per una come te, questa è una condizione indecente!” disse una voce affilata e fredda alle sue spalle. La ragazza si fermò all'istante e si girò, brandendo il telecomando del televisore come un arma. Si ritrovò davanti un uomo molto più alto di lei. I capelli castano scuro erano tirati indietro e il viso era solcato da un ghigno canzonatorio. “Non avrai intenzione di tenermi testa con quel coso?” la derise, indicando con un gesto vago il telecomando.
“Chi diavolo sei?” chiese la ragazza con voce sicura. L'uomo avanzò verso di lei e si sedette comodamente sul divano. La guardò con gli occhi scuri e un sorriso enigmatico gli si dipinse sul volto.
“Sono un tantino dispiaciuto che tu non mi abbia riconosciuto.” disse “In fondo,” riprese “sono stato alquanto famoso. Tutti parlavano di me un tempo.”
“Spiacente,” rispose acida la ragazza “ma storia non è la mia materia preferita. Te lo ripeto: chi sei?”
“Hai dimenticato il 'diavolo'.”
“Rispondimi!” urlò furiosa.
“Io sono Pitch Black. L'Uomo Nero.” rispose finalmente quello, allargando le braccia magre. La ragazza rimase senza fiato, come se il suo cervello si rifiutasse di assimilare quella informazione.
“Non è possibile.” disse in un sussurro “Tu sei scomparso sei mesi fa.”
Pitch rise dell'incredibilità della ragazza, reclinando la testa. “Cosa vuoi che ti dica? Sono tornato.”
La ragazza scosse la testa e abbassò piano piano il telecomando.
“Comunque sia,” disse stancamente “cosa vuoi da me?” Pitch strinse gli occhi e la fissò interessato. “Voglio il tuo aiuto.”
“Il mio aiuto?” ripeté lei incredula “Perché l'Uomo Nero dovrebbe volere il mio aiuto?”
“Perché tu hai un grande potere che mi necessita assolutamente per realizzare il mio piano.” rispose con voce melliflua Black.
“E io dovrei aiutarti....perché?” domandò ancora la ragazza, incrociando le braccia sotto il seno.
L'uomo rise sommessamente e si alzò. “So cosa desideri ardentemente.” le sussurrò, avvicinandosi “E se accetti di collaborare con me, ti prometto che farò ogni cosa in mio potere per aiutarti.” concluse, a un passo da lei.
La ragazza lo guardò negli occhi e si arricciò una ciocca di capelli corvini con il dito.
“Ti ascolto. Angolo della pazza Buonasera! Come vi è parso il primo capitolo? Spero vi sia piaciuto. Mi fareste molto, molto contenta se lasciaste qualche recensione. #implora in ginocchio#. Comunque, avete capito chi la ragazza? Certo, non siete stupidi. Per ora vi lascio o i miei si arrabbieranno di brutto. Un bacione e alla prossima, LokiMary. =))

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


anticipato

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Capitolo 4
*** Capitolo II ***


Capitolo II

 

“Scendi! Potresti farti male.” urlava la bambina mentre il fratello si dondolava appeso a testa in giù al ramo di un albero.

“Stai tranquilla!” gridò lui di rimando con un sorriso a trentadue denti.

“No!” protestò la piccola, battendo un piede per terra e stringendo i pugni piccoli. “Scendi!Adesso.”

Il ragazzo sbuffò contrariato e, con un balzo, saltò a terra, atterrando elegantemente.

“Contenta?” disse, dandole un buffetto sulla testa.

“Si.” sussurrò più tranquilla la bimba.

Il fratello le sorrise bonariamente e la spinse leggermente verso dei bambini che giocavano a campana.

“Vai a giocare con i tuoi amici. Io arrivo tra un attimo.” La sorella lo guardò per un attimo indecisa, ma poi, sorridendo, raggiunse gli altri bambini.

“Ancora un po' e le sarebbe venuto un colpo. Povera bambina!” disse una voce divertita.

Il moro si girò e notò una ragazza appoggiata al tronco dell'albero. Indossava un semplice vestito blu elettrico che le arrivava alle caviglie e i capelli corvini erano raccolti in una treccia scomposta dalla quale era scappata qualche ciocca.

“Ciao Reb.”la salutò allegro lui “Era solo uno scherzo.” disse con un alzata di spalle, avvicinandosi.

“Non cambi mai. Vero?”chiese Rebecca, arricciandosi dei capelli intorno al dito.

“Ma come?!” fece il ragazzo, allargando le braccia divertito “Non ti piacciono i miei scherzi?” posò la mano destra sul tronco accanto alla testa della ragazza, che sorrise maliziosa.

“Diciamo che li trovo infantili.” Negli occhi castani del ragazzo passò veloce un lampo di tristezza.

“Ma senza i tuoi scherzi non saresti quello che sei.” si affrettò ad aggiungere lei.

Il moro sorrise, nuovamente felice, e stava per parlare, quando si sentì qualcuno chiamare la ragazza. Quella sbuffò, alzando gli occhi al cielo infastidita.

“Devo andare.” sussurrò triste, scostando leggermente il ragazzo.

“Ci vediamo.” disse lui semplicemente. Rebecca cominciò a camminare verso il villaggio, ma, fatti appena una decina di passi,tornò indietro. Si fermò davanti al ragazzo e, prima che questi facesse qualcosa, posò le labbra sulle sue. Il ragazzo rimase impietrito per quelli che parsero ore e Rebecca, stava quasi per allontanarsi, quando sentì le sue mani calde posarsi sui suoi fianchi e attirarla ancora di più a sé.

“Devo andare.” ripeté la ragazza, correndo via con il volto in fiamme e il cuore che le batteva a mille.

 

Rebecca si svegliò all'improvviso, madida di sudore. Si mise a sedere lentamente, mentre le immagini di quel sogno le giravano in testa.

Si passò le mani sul viso come se potesse scacciarle, ma quelle rimase davanti ai suoi occhi. Si accarezzò le labbra, quasi aspettandosi di sentire il calore di quelle del ragazzo.

“Cosa significa?” si chiese, prendendosi la testa tra le mani “Chi è quel ragazzo?”

 

Angolo della pazza

Ciao! Sono riuscita a postare il nuovo capitolo prima del previsto.

Prima di tutto: grazie a Jack Frost Believer per aver recensito gli scorsi capitoli. Grazie mille =))

Avanti ragazzi, seguite il suo esempio! Fatemi sapere che ne pensate della storia. (Fatemi il regalo anticipato di compleanno.)   

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Capitolo 5
*** Capitolo III ***


Capitolo III

“Quando entreremo in azione?” chiese con noia Rebecca. Pitch le diede una rapida occhiata di sufficienza e tornò a fissare il globo dove erano rappresentati i bambini che credevano nei Guardiani. “Tra due giorni, quando i miei incubi saranno abbastanza forti.” rispose con voce atona. La stanza, infatti, era gremita di cavalli di sabbia nera, nati dalle paure delle persone. “Non mi hai ancora detto cosa dobbiamo recuperare.” gli fece notare lei piccata. L'Uomo Nero emise un gemito d'esasperazione e si voltò verso la ragazza. “Te lo dirò nel momento opportuno. Non c'è alcun bisogno che tu lo sappia adesso.” detto questo, lasciò la sala. Rebecca strinse le labbra, ingoiando le male parole che le pizzicavano la lingua. Guardò il globo e osservò ogni luce con interesse, meravigliandosi di quanti bambini credessero nelle Leggende. Ne scorse due particolarmente luminose, si avvicinò per vederle meglio e lesse i nomi.

 

Jack planò dolcemente e atterrò sul tetto della casa, le cui luci erano spente. Si calò davanti alla finestra della camera di Jamie ed entrò in silenzio. Alle pareti erano appesi disegni raffiguranti lui e gli altri guardiani che sconfiggevano Pitch, Sophie che giocava con Calmoniglio e altre situazioni divertenti. Il guardiano sorrise intenerito, pensando che era merito di quel bambino se ora Jack Frost si era trasformato da semplice modo di dire a Guardiano del Divertimento. Jamie si rigirò nel letto, mormorando qualcosa, e sorrise come se stesse facendo un bel sogno. Poco dopo, infatti, prese forma sopra la testa del bambino una piccola figura, che s'ingrandì lentamente. “Ottimo lavoro, Sandy!” sussurrò Jack, sorridendo, e dopo un'ultima occhiata a Jamie, volo fuori dalla camera. Sandman, l'Omino del Sonno, stava sopra una nuvola di polvere dorata dalla quale partivano della strisce di sabbia. L'albino volò tra queste e raggiunse l'amico. “Puntuale come sempre, nanetto.” lo salutò. Sandy ricambiò con un sorriso e formò delle figure con della sabbia. Jack fece un'espressione confusa e scosse la testa. “Scusa piccoletto, ma non riesco a capire niente.” Sandy alzò gli occhi al cielo e indicò la camera di Jamie e poi formò un punto di domanda. Il ragazzo capì e sorrise. “Stanno bene. Dorme sogni d'oro.” disse, facendo l'occhiolino all'amico. L'Omino del Sonno annuì a sua volta e lo salutò con la mano, volando via nei cieli bui. Frost si voltò per andarsene, ma notò una figura nera accovacciata dietro un cespuglio. Convito che lo sconosciuto non potesse vederlo, si avvicinò silenziosamente per capire di chi si trattasse. Arrivò alle spalle della figura e riconobbe una lunga chioma di capelli corvini. La ragazza si voltò improvvisamente e Jack, non appena vide il suo viso, s'irrigidì come una statua di marmo. “Non è possibile!” continuava a ripetere il suo cervello. Si sfregò gli occhi, credendo che fosse un'allucinazione, ma quella rimase lì.

 

Rebecca era nascosta dietro un cespuglio. Incantata dallo spettacolo che aveva davanti agli occhi, seguiva ogni scia di sabbia dorata che entrava nelle camere dei bambini. “È incredibile!” pensò stupita. Era stato un istinto, tanto strano quanto sconosciuto, a spingerla ad andare a casa di quei bambini. C'era qualcosa in quel luogo che l'attirava. Qualcosa che la chiamava. Come se sapesse, nel profondo, che ci avrebbe trovato una vecchia conoscenza. Stava ancora guardando il cielo, quando avvertì una presenza dietro di lei. Si voltò velocemente e quasi le si mozzò il respiro. Davanti a lei Jack Frost stava immobile, come pietrificato, e la fissava ad occhi sgranati senza emettere un suono. Il giovane si mosse lentamente e Rebecca, senza pensarci due volte, fece un movimento circolare con la mano. Ci fu un lampo e all'improvviso si aprì un passaggio e la ragazza ci saltò dentro senza guardarsi indietro. Si ritrovò nella sua camera, nel covo di Pitch, e si guardò attorno per accertarsi di essere nel luogo giusto. Prese a respirare pesantemente e il cuore le batteva tanto forte da farle male. Era scappata e non sapeva nemmeno lei il motivo. Nuove domande le riempirono la testa ed erano sempre di meno le risposte a sua disposizione. “Che mi sta succedendo?” si chiese, mentre lacrime di frustrazione le rigavano le guance pallide. Ma la domanda che la opprimeva di più, che non la lasciava in pace, era un'altra. Perché quel ragazzo le era così familiare?

My corner

Hey brother! Hey sister! Ok, sono completamente impazzita. #risata da pazza.#

Vi è piaciuto il capitolo? Forse è un po' noioso, ma tra poco arriverà l'azione! La prossima settimana sarò piena di verifiche e non so se riuscirò a postare presto i nuovi capitoli.

Ma, per il potente (e meraviglioso) Loki, i prof non potrebbero avere l'influenza collettiva?!

Ma lasciamo perdere... Fatemi sapere che ne pensate del capitolo. Vi prego, ho solo tre recensioni e tutte dalla stessa persona! (Ti ringrazio infinitamente, a proposito!). Un bacio LokiMary. =)

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Capitolo 6
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV

 

"Jack Frost!"
Il giovane gardiano seguitò a camminare, ignorando il saluto di Nord.
Non è possibile! si ripeteva con sgomento. Rivide davanti agli occh il volto pallido e spaventato della ragazza, il portale che si apriva e che la inghiottiva.
"Non è possibile!" disse a voce alta, stringendo forte il bastone.
"Cosa non è possibile?"
Dentolina apparve all'improvviso dietro il guardiano e lo guardò con curiosità, in attesa di una risposta.
"Nulla." rispose piano Jack, sforzandosi di fare un sorriso "Pensavo a quanto siano cresciuti Jamie e Sophie in soli sei mesi." mentì con semplicità.
L'amica gli sorrise convinta e lo affiancò. "Hai proprio ragione! Sembrano così grandi!"
Jack annuì distrattamente e seguì la guardiana in un corridoio che non aveva mai visto prima. L'albino non ci fece caso, preso com'era dai suoi oensieri, ma le pareti erano rosse e c'era solo una porta bianca. Dai bordi di questa si diramavano, dipinti sulle pareti, dei fili d'oro che andavano a formare disegni di ogni genere.
Frost camminava a testa bassa, senza vedere la bellezza che lo circondava, e pensava e ripensava all'incontro di poche ore prima. All'improvviso si sentì sfiorare i capelli bianchi e alzò la testa di scatto. Il suo sguardo si posò su una ghiandaia dorata che volava sopra le loro teste.
"Dove siamo?" chiese, fissando incantato i disegnoi che prendevano vita e si staccavano dalle pareti. Una lontra corse verso di loro e li superò con un balzo.
Dentolina fece un sorriso dolce e, senza ripondere, lo guidò verso la porta. La sospinse leggermente, aprendola, ed entrò seguita da un Jack titubante.

"Dove sei stata?"
Rebecca ignorò la domanda di Pitch e continuò a leggere. O meglio: continuò a fare finta di leggere.
Fissava la pagina candida senza vederla veramente. La sua mente era tornata indietro, a qualche ora prima. Nonostante i capelli quasi bianchi e gli occh azzurri, il ragazzo che aveva incontrato era lo stesso che aveva sognato solo la notte prima. Ne era sicura.
"Ti ho fatto una domanda!" tuonò l'Uomo Nero, in piedi davanti a lei. La ragazza alzò lo sguardo, posando il libro. "Da quando devo riferirti dove vado e perché?" chiese con apparente calma, mentre gli occhi le s'infiammavano di rabbia. Pitch la fissò, stringendo gli occhi scuri, e sorrise. Quella ragazza, non poteva negarlo, era coraggiosa e forte. Aveva paura, ovviamente, ma ne traeva forza, l'accoglieva dentro di sè e la usava per andare avanti, per non lasciarsi schiacciare dalle domande che la opprimeva.
E questo il Signore degli Incubi lo temeva.
"Cos'hai da sorridere?" lo richiamò alla realtà la voce fredda dell'alleata.
"Pensavo a quanto sarebbe gentile da parte tua, dirmi cosa è successo di così preoccupante da renderti più acida del solito." rispose con una fredda gentilezza. Rebecca si morse il labbro inferiore, indecisa se confidarsi oppure no.
"Ho incontrato una persona." disse alla fine.
E iniziò a raccontare. 

Gli raccontò del sogno, omettendo il bacio finale e la gioia che aveva provato; gli raccontò dell'incontro con Jack.
"Inoltre," continuò "faccio strani sogni. Sogni in cui vedo persone che non ho mai visto prima, ma è come se le conoscessi. Penso siano memorie. Memorie di una vita che non ricordo di aver vissuto."
Quando ebbe finito, la ragazza guardò Pitch, che era stato in silenzio per tutto il tempo, e che ora annuiva pensieroso. Le pizzicavano gli occhi, ma, nonostante si fosse appena confidata con lui, non avrebbe dato all'Uomo Nero la possibilità di vederla piangere.
"Dobbiamo partire subito!" esclamò all'improvviso Black.
"Andare dove?" chiese confusa la ragazza.
"Al Polo Nord."

"Eccovi finalmente!" escalmò Nord con il suo inconfondibile accento russo.
Jack avanzò, guardandosi attorno curioso. Si trovava in una sala circolare, priva di decorazioni e mobili. Al cento, illuminata da una debole luce, c'era una teca di vetro e intorno a questa c'erano Nord, Sandman e Calmoniglio. Dentolina prese posto tra questi due e gli sorrise. "Cosa succede?" chiese Jack con un ghigno divertito.
"Dobbiamo mostrarti una cosa."disse la fata, indicando la teca. Il Guardiano si avvicinò e guardò con un sopracciglio alzato prima questa e poi gli amici. Protetta da una lastra di vetro, poggiata su un cuscino di seta rossa, c'era una piccola pietra. 
"Che roba è?" domandò. 
"Non è una 'roba'!" esclamò stizzito Clamoniglio con i baffi che fremevano.
"Questa è 'Pietra di Luna!' intervenne Nord.
"La che?"
"La Pietra di Luna." spiegò Dentolina "Ci è stata affidata dall'Uomo nella Luna per proteggerla. Racchiusa in essa c'è un grande potere. Se cadesse nelle mani sbagliate, sarebbe la fine del mondo come lo conosciamo." Jacke, colpito dalle parole dell'amica, osservò la pietra con più attenzione.
I bordi erano irregolari, la superfice sembrava liscia e aveva delle sfumature azzurro-blu.
"Adesso che sei un guradiano, abbiamo deciso di mostrartela." continuò Calmoniglio.
Frost non sapeva che dire. Era sorpreso e felice per l'importanza che gli amici gli avevano dato.
Cadde una neve leggera, riflettendo le emozioni del giovane. Gli amici sorrisero, ma nessuno fece in tempo a dire o fare nulla, che il pavimento e la pareti tremarono."Cos'è stato?" urlò Calmoniglio, aiutando Sandy ad alzarsi da terra. Jack corse alla finestra e sgranò gli occhi, incredulo.
"Jack! Cosa succedere?" chiese Nord con le spade sguainate.
"Gli incubi ci stanno attaccando!"

 

My Corner
Eccomi con il nuovo capitolo! Prima di tutto: grazie ai miei due lettori che recensiscono. Almeno sò che la storia non è uno schifo totale! Secondo: cosa ve ne pare del capitolo? È breve e non succede nulla d'importante, però tra poco i nostri cari Jack e Rebecca s'incontreranno e ci saranno litigi e incomprensioni tra i due. Basta! Non voglio dirvi nient'altro. Fatemi sapere cosa ne pansate del capitolo. Un abbraccio, LokiMary =))

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Capitolo 7
*** Capitolo V ***


Capitolo V

I Guardiani si precipitarono fuori dal palazzo. Immediatamente gli incubi li attaccarono e Nord cominciò a menare fendenti con le spade, abbattendone quanti più poteva; Calmoniglio li colpiva con i boomerang, mentre Dentolina, Jack e Sandy li contrastavano dall'alto, zigzagando tra quei mostri di sabbia nera e paura. Ma nonostante gli sforzi dei cinque, gli incubi aumentavano e del loro signore non c'era traccia.

“Pitch?” urlò Jack “Vieni fuori, lurido verme!”

Una risata fredda e sinistra riecheggiò nella distesa innevata.

“Jack Frost, ma che dolci parole.”

Più bianco di un teschio, con grandi e penetranti occhi neri, il naso adunco...

Pitch Black era tornato.

Jack lo fissò con lo sguardo carico d'odio, la mano che stringeva forte il bastone.

“Wow Jack!” commentò con un sogghigno il nemico “Non sai la gioia che provo in questo momento. Sono sei mesi che aspetto e ora sto per avere la mia rivincita!” Pitch schioccò le dita e da dietro un masso innevato uscì Rebecca.

Jack sentì il cuore fermarsi, il respiro venire meno, come se non avesse più aria nei polmoni. Gli occhi verde che il ragazzo conosceva bene ora erano puntati su di lui.

“Questa... è la mia nuova alleata.” spiegò Pitch con un sorriso malvagio a increspargli le labbra sottili. Sussurrò qualcosa all'orecchio della ragazza, che lo guardò incredula, ma basto un cenno da parte di Black per rassicurarla.

“È stato un piacere rivederti, mio caro Jack.” lo salutò Pitch, allontanandosi.

“Ma che stai...” il ragazzo non riuscì neppure a completare la frase che si ritrovò la spada di Rebecca alla gola.

“Non so cosa ti abbia promesso Pitch, ma io non sono tuo nemico.” Per tutta risposta, la ragazza lo colpì alla gamba con la spada tenuta piatte; Frost si piegò in ginocchio, ma riuscì a parare un nuovo attacco della moro. Rotolò di lato proprio quando la ragazza stava per colpirlo.

“Rebecca, ti prego!” la implorò. La ragazza si bloccò con la spada ancora alta, pronta a colpire.

“No! Rebecca, uccidilo!” ordinò Pitch, che osservava la scena da uno sperone di roccia.

Veloce come un fulmine, un boomerang lo colpì alla testa, facendolo gemere di dolore.

“Tu!” urlò Calmoniglio “Brutto schifoso! Cosa ci fai tu qui?”

L'Uomo Nero intorno e, prima che i Guardiani potessero acciuffarlo, saltò sopra un incubo, nella notte senza stelle.

Rebecca stava per imitarlo, quando fu acchiappata da due braccia forti.

“Lasciami, brutto ammasso di peli!” Cercò di sottrarsi alla presa ferrea dello yeti, ma senza riuscirvi.

“Questa chi è?” chiese Dentolina, indicandola. Jack le rivolse un'occhiata veloce e voltò verso la ragazza.

“Non ne ho idea.”

 

Ancora un po' e Rebecca avrebbe fatto un solco nel pavimento. Camminava avanti e indietro ormai da mezz'ora, pensando e ripensando a come Pitch l'aveva abbandonata.

“Schifoso traditore!” urlò, colpendo con un pugno l'armadio di mogano.

“Se lo rompi, lo ripaghi.”

La ragazza si voltò di scatto e si ritrovò a fissare gli occhi azzurri di Jack.

Sembrano due pezzi di cielo si ritrovò a pensare. Scosse la testa, sorpresa di aver pensato una cosa del genere.

“Cosa vuoi?” chiese, pentendosi immediatamente del tono scontroso che aveva usato.

“Ti ho portato qualcosa da mangiare.” spiegò dolcemente Frost, posando un vassoio sul tavolo alla sua destra. La ragazza esistette all'impulso di afferrare il cibo e si limitò ad osservare il guardiano davanti a lei, ignorando i borbottii del suo stomaco.

“Gli altri vorrebbero sapere perché tu e Pitch ci avete attaccato.” spezzò il silenzio Jack.

Rebecca sciolse le braccia che teneva incrociate sotto il seno e gli si avvicinò.

“E tu non vorresti saperlo?” gli sussurrò in un orecchio con voce suadente.

Lo stava provocando, era ovvio. Era una delle sue abilità: convincere la gente le riusciva incredibilmente facile. Le bastavano due o tre paroline e tutti facevano quello che voleva.

Jack si allontanò leggermente, quanto gli bastava per guardarla negli occhi. Quanto gli era mancata! Il suo viso così dolce, gli occhi verdi che sembravano leggerti fin dentro l'animo.

Chissà se riuscivano a leggere tutto il dispiacere che stava provando in quel momento.

Voleva abbracciarla, respirare il suo profumo fino a stare male; voleva baciare le sue labbra, il suo naso, i suoi occhi... la voleva indietro.

Ricordi di loro due insieme gli invasero la mente e si chiese se anche lei ricordasse quei momenti felici. Da come lo guardava capì che la risposta era no.

Rebecca non ricordava nulla, esattamente come lui fino a sei mesi prima.

“Rebecca,” disse con voce allegra, nonostante il cuore gli pesasse come un macigno “raccontami cosa cercava Pitch.”

“Come sai il mio nome?” chiese lei di punto in bianco. Quanto amava la sua voce!

Cercò di assumere un'aria indifferente e cacciò indietro i ricordi.

“Ho sentito Pitch chiamarti così e ho pensato fossa il tuo nome. Mi sono sbagliato?”

Era bravo a mentire, eppure, quando Rebecca annuì, capì che lei non gli aveva creduto, ma non disse nulla. La mora si sedette sul letto e sospirò. “Mi ha chiesto aiuto per sconfiggervi.” rivelò. Black l'aveva abbandonata, poteva anche rivelare qualche dettaglio.

“Ti ha promesso qualcosa in cambio?” chiese Jack nervoso.

Ma non poteva rivelare tutto. “Forse si. Forse no.” rispose con un sorriso furbo.

Jack capì che di più non gli avrebbe rivelato e annuì pensieroso.

“Se vuoi riposarti, sdraiati pure.” le disse, indicando con un cenno il letto.

Raggiunse la porta ed uscì, chiudendola a chiave. Rebecca si alzò immediatamente e andò alla finestra.

“Dannazione!”

Guardò in basso e le venne da vomitare. Era altissimo: saltare sarebbe significato morire.

Con uno sbuffo di rassegnazione si distese sul letto, poggiando la testa sul cuscino. Inspirò l'odore d'inverno di cui era impregnata la federa e si sentì come rassicurata.

Le sembrava così familiare quel profumo.

 

 

Jack aveva detto tutto ai suoi amici. Beh... quasi tutto. Aveva riferito loro cosa le aveva raccontato Rebecca, ma non aveva rivelato chi fosse davvero la ragazza. Né che lei non ricordasse niente su di lui. Questo pensiero gli faceva male più di cento pugnali.

Non si ricorda! Perché? Non aveva risposte, ma le avrebbe trovate. Avrebbe fatto di tutto per ridare a Rebecca i suoi ricordi. Raggiunse la sua camera e l'aprì piano. La stanza era illuminata da una piccola candela, ma gli fu sufficiente per scorgere la figura addormentata della mora.

Il viso era rivolto verso di lui, la bocca leggermente aperta, una mano poggiata vicino al volto e i capelli corvini sparsi sul cuscino.

Quante volte aveva baciato quelle labbra prima di addormentarsi! Quante volte si era svegliato e l'aveva trovata vicino a sé!

Le scostò i capelli dal volto e la osservò. Rebecca si mosse nel sonno e strinse gli occhi. Il ragazzo le fece una carezza a le bacio la fronte.

“Buona notte mio piccolo angelo.” le sussurrò ad un centimetro dalle sua labbra.

Si sedette sulla poltrono e, dopo averla guardata un'ultima volta, chiusa gli occhi. Il Guardiano non lo vide, ma nel sonno il suo piccolo angelo sorrise.

 

MY CORNER

Non so in quale lingua chiedervi scusa!! Sono imperdonabile: due settimane! Due settimane!

Non ho scusanti, eccetto una: la pagellina di metà quadrimestre! La mia morte... I miei mi hanno costretta a non scrivere, non usare internet o altro e mettermi sotto con lo studio.

Ma per fortuna oggi ho avuto abbastanza tempo per aggiornare.

Passando al capitolo: che ve ne pare? Vi piace? Vi fa schifo? Fatemi sapere.

Vi ringrazio per le recensioni e se non ho risposto ad alcune è sempre colpa della pagellina...

Ciao a tutti e ancora: scusatemi!!! Un bacione enorme, LokiMary

 

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Capitolo 8
*** Capitolo VI ***


Capitolo VI

 

Un raggio di sole caldo penetrò dalla finestra e le accarezzò il viso. Rebecca si rigirò nel letto, mugugnando, e continuò a dormire.

Sveglia pigrona!”

La ragazza si premette il cuscino sulla testa, ignorando i richiami di Jack. L'albino le si avvicinò e la scossa leggermente.

Non avrai intenzione di rimanere a letto tutto il giorno?” la prese in giro.

Rebecca si alzò a sedere di scatto, sbuffando, e lo raggelò con un'occhiataccia. “Ripeti la stessa frase ogni mattina! Aggiorna il repertorio.” Scostò le pesanti coperte e si diresse verso il piccolo bagno della stanza con passo traballante .

Erano passate due settimane da quando Pitch l'aveva abbandonata alla fortezza dei guardiani.

Le Leggende, in particolare Dentolina, la trattavano ancora con diffidenza. Ma non Jack Frost.

La mattina veniva svegliata dalla sua voce allegra e il resto della giornata lo passavano insieme, girovagando per il palazzo. Jack le aveva raccontato di lui, sperando che la ragazza ricordasse, ma Rebecca gli aveva solo confidato che nemmeno lei ricordava il suo passato.

La mora uscì dal bagno, trovando l'albino seduto a gambe incrociate sul letto. Si squadrano in silenzio per qualche minuto, e infine, Jack si alzò.

Oggi si studia!” annunciò con un sorriso.

Che significa oggi si studia?” chiese incredula la mora “Cosa dobbiamo fare?”

Sai... le solite cose.” rispose Frost con noncuranza, avviandosi verso la porta.

Credevo che fossi il Guardiano del Divertimento.” commentò la ragazza, seguendolo con lo sguardo.

E io credevo che tu volessi scoprire qualcosa sul tuo passato.” controbatte l'albino, improvvisamente serio. I due ragazzi si squadrarono in silenzio e un ricordo si fece fastidiosamente strada nella mente di Rebecca, che si morse le labbra.

Noi due ci siamo già conosciuti.” sussurrò “Non è così?”

Jack sgranò gli occhi, senza parole. “Cosa... cosa intendi dire?” balbettò.

Io...” tentennò la ragazza, abbassando lo sguardo. “Ho fatto dei sogni strani. Sogni in cui c'ero io. In cui c'eri tu.” Lo guardò negli occhi e gli si avvicinò,

Perché dici che sono sogni strani?” chiese il guardiano con un filo di voce.

Perché, in questi sogni, è come se noi due ci conoscessimo da tanto tempo. Parliamo, scherziamo, ridiamo insieme. In un sogno ci siamo perfino...” Rebecca si interruppe bruscamente con gli occhi che le pizzicavano.

Jack, perché faccio questi sogni?” chiese. Le lacrime le bagnarono le guance, i singhiozzi la scossero e nascose il volto tra le mani.

Ehi. Ehi.” la chiamò l'albino, stringendola tra le braccia in un gesto colmo d'affetto. “Rebecca calmati. Non so perché non ricordi nulla, ma ti prometto che farò qualsiasi cosa per aiutarti.”

La mora sollevò un po' la testa e lo fissò con gli occhi arrossati. Il guardiano le accarezzò dolcemente una guancia pallida, asciugandole le lacrime. Rebecca chiuse gli occhi, abbandonandosi al tocco gelido, ma piacevole del ragazzo. Senza riflettere, gli si avvicinò congiungendo le loro labbra. Non aveva mai baciato nessuno, o almeno così pensava.

Jack sgranò gli occhi sorpreso, proprio come la prima volta che Reb l'aveva baciato, ma non la respinse e ricambiò il bacio. Affondò la mano destra nella massa di capelli corvini della ragazza e posò la sinistra sul suo fianco, attirandola ancora di più a sé.

Rebecca...” provò a chiamarla, scostandosi leggermente “Non posso!” esclamò, prendendosi la testa tra le mani. La mora lo guardò sorpresa, senza capire.

Jack? Che ti prende?”

Non posso farti questo.” spiegò il ragazzo “Tu non ricordi e i non...”

Rebecca annuì, abbassando lo sguardo. “E' colpa mia. Non devi preoccuparti.” disse con un sorriso tirato. “Mi vesto e ti raggiungo in biblioteca.”

Jack annuì mestamente e uscì. Quando la porta si fu chiusa, Rebecca lanciò il cuscino contro l'armadio mentre lacrime di rabbia e tristezza le rigavano il viso.

 

Sarà il milionesimo libro che consultiamo!” si lagnò Rebecca, lasciandosi cadere all'indietro sul tappetto. Jack la osservò, ridacchiando e riprese a leggere. Erano in biblioteca da quattro ore e nessuno dei due aveva accennato a quello che era successo.

Sapevi che il palazzo annulla qualsiasi potere se utilizzato per azioni malvagie?”

Rebecca scattò a sedere come una molla e schioccò le dite. “Ecco perché!”

Il giovane guardiano la guardò stranito. “Nei primi giorni ho provato a creare dei portali per scappare e non ci sono riuscita.” ammise la ragazza.

Jack corrugò la fronte pensieroso. “Questi portali... come fai a crearli?”

Mi basta visualizzare nella mia mente il luogo dove voglio andare.” spiegò Rebecca, scrollando le spalle. A sentire quelle parole, il volto di Jack si illuminò improvvisamente.

Come ho fatto a non pensarci prima?” urlò spostando pile di libri e pergamene.

Cosa stai facendo?” gli chiese la mora con un sopracciglio alzato.

Era qui.” borbottò l'albino, senza risponderle.

Jack, sembri una menade.” commentò la ragazza con un mezzo sorriso.

Eccolo!” esultò Frost, sollevando un libro sopra la testa. “Comunque grazie per avermi dato della pazza fumata.” aggiunse, porgendo il libro alla ragazza.

Era un volume abbastanza piccolo, di pelle nera senza scritte e decorazioni. Rebecca lo soppesò con la mano e, un po' titubante, lo aprì.

Un portale spazio-tempo è una porta che permette di viaggiare attraverso la materia. Presso i vichinghi alcune donne, chiamate Streghe della Luna, avevano la capacità di controllare questi passaggi a loro piacimento. Le Streghe della Luna, nonostante la loro bellezza, erano considerate dei demoni a causa della loro capacità di incantare gli uomini per poi piegarli al loro volere. Le Streghe della Luna, chiamate così perché concepite nelle notti di luna piena, si ritrovavano presso i laghi dove praticavano oscuri sortilegi. ”

Quando smise si leggere, Rebecca sentì la testa terribilmente pesante. Posò il libro per terra e rimase in silenzio. Passarono i minuti e, infine, Jack prese la parola.

Allora?”

Allora cosa?” sbottò la ragazza “Sono un demone. Niente di più!”

Questo non è vero!” esclamò Jack, risentito “Ti conosco da una vita e non ti sei mai comportata come un demone. Era la più gentile del villaggio, forse un po' arrogante.”

Rebecca sgranò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie. “Cosa hai detto?” chiese in un sussurro. Jack si grattò la testa, mentre una neve leggera cadeva sopra i due.

Jack? Ti prego dimmi la verità.”

E Jack Frost non ebbe altra scelta se non raccontarle tutto. Le raccontò della loro infanzia insieme, del loro primo bacio. 'Sei sempre tu a fare il primo passo.' le disse sorridendo. Le raccontò la sua tristezza dopo aver recuperato i ricordi.

Pensavo che tu... ecco... che tu non ci fossi più.” disse tristemente “Quindi puoi immaginare la mia sorpresa quando ti ho vista nascosta dietro quel cespuglio.” Rebecca sorrise leggermente e gli diede uno schiaffo. Jack si toccò la guancia fiammeggiante e la guardò sorpreso.

Perché l'hai fatto?!” esclamò.

Questo era perché mi hai mentito!” rispose con furore la ragazza. Poi lo afferrò per la felpa e gli diede un bacio. “E questo è per tutto il resto.” Jack la osservò titubante, ma poi posò le sue labbra su quelle di Rebecca.

Per una volta hai preso tu l'iniziativa.” lo prese in giro la mora. L'albino rise e riprese a baciarla.

Restarono abbracciati, stesi sul grande tappetto, davanti al caminetto a ricordare il passato e ad immaginare il futuro. Piano piano i ricordi di Rebecca stavano ritornando a galla.

 

My Corner

Ciao a tutti! Vi chiedo umilmente perdono per questi mesi di assenza, ma la scuola mi ha impegnata tantissimo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e abbia compensato questa mia lunga assenza. Vi chiedo ancora scusa. Un bacione LokiMary.

P.S. Volevo solo dire che manca poco alla fine, altri quattro capitolo più l'epilogo, e che proverò ad aggiornare ogni due settimane, ora che finisce la scuola. Ciao ciao.

 

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