Second warfare

di Sniperelite996
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Operazione OAK ***
Capitolo 2: *** Arrivo a sorpresa ***
Capitolo 3: *** Imboscata ***
Capitolo 4: *** Permanenza ***



Capitolo 1
*** Operazione OAK ***


 Operazione Big Bang
 
“Operazione Oak”
Alaska
Lago Minchumina
Task Force Charlie
 
Tu-tu-tu-tu-tu-tu.
Buck odiava quel rumore da sempre, dalla prima volta che aveva messo piede su un elicottero. Il costante rombo dei rotori li dava alla testa. Da 10 anni ormai indossava delle cuffie per quegli spostamenti, e si sparava della musica rock diritto nelle orecchie, per coprire quel casino assordante.
-Quanto manca Ducky?- Buck si rivolse al pilota sfilandosi uno degli auricolari per sentire la risposta.
-Meno di 5 minuti-
-Avete sentito? Tutti pronti a scendere!-
Volarono ancora un po, e una volta raggiunto il punto di inserimento l'elicottero si fermò a mezz'aria, calando le funi dai due portelloni laterali. Buck e Red scesero da sinistra mentre Doc e Kevin da destra. Messi i piedi a terra ogni componente della squadra si mise in posizione, inginocchiandosi e puntando ognuno una direzione diversa. Buck e Doc impugnavano i loro M4 forniti di silenziatore e mirino red-dot, Red il suo M40, anch'esso con silenziatore e con ottica 3-9x40 montata sopra e Kevin la sua mitragliatrice Mk46. L'elicottero recuperò le funi, dopodiché virò a sinistra e riprese la direzione dal quale era arrivato.
-Ok, muoviamoci, non vorremmo fare tardi all'appuntamento!-
-Quanto dista l'obbiettivo?- Domandò Kevin a Buck.
-Cinque chilometri a sud est di qui, tre quarti d'ora e dovremmo raggiungere la posizione se tutto va bene. Comunque non perdiamo tempo, su in marcia-
Estrasse la bussola e dopo aver controllato quale fosse la direzione si mise a camminare, seguito dal resto dei compagni. Il paesaggio era completamente bianco, ricoperto di soffice neve. Muoversi era complicato a causa del peso di tutta l'attrezzatura che si portavano appresso negli zaini e all'interno dei gilet tattici. Gli scarponi sprofondavano nella neve ed era difficile avanzare senza faticare troppo. Passo dopo passo la squadra si avvicinava sempre più all'obbiettivo e non sarebbe di certo stata un po di neve a fermarli. Doc iniziò a lamentarsi.
-La prossima volta mi porto delle ciaspole, alla faccia di questa fottuta neve! E' impossibile andare avanti cosi-
-Pensa a camminare signorina, e smettila di lamentarti mi dai sui nervi-
-Si signorina, certo Red, tua madre non sembrava pensarla così l'altr...-
-Doc!-
Sotto i piedi di Doc si era aperta una grossa voragine, che evidentemente aveva ceduto a causa del peso della squadra. Cadendo provò ad aggrapparsi ai margini della fossa ma la neve era troppo friabile e continuava a scivolare verso l'oblio...
-Aha! Preso!- Kevin aveva afferrato il braccio di Doc ma anche lui iniziò ad essere trascinato giù.
-Oh merda!- Tentava disperatamente di aggrapparsi da qualche parte con il braccio libero
ma non riusciva a fare presa. Ad un certo punto altre quattro braccia lo afferrarono e lo trascinarono via assieme a Doc. Si stendette sulla neve col fiatone e gli occhi spalancati.
-Me la sono vista brutta cazzo. Grazie ragazzi!-
-Figurati. Non è ancora arrivato il vostro momento brutti figli di puttana! Ora rialzatevi presto, abbiamo già perso abbastanza tempo, e occhio alle buche-
L'incidente fece si che tutti e quattro fossero ancora più vigili nel camminare, e ad ogni passo controllavano dove mettevano i piedi. Camminarono per una altro quarto d'ora e finalmente scorsero in lontananza il campo nemico. Si sdraiarono sulla fredda neve per non farsi individuare dalle vedette, le loro mimetiche bianche li rendevo praticamente invisibili da quella distanza. Buck estrasse il suo binocolo e si mise a scrutare l'accampamento assieme a Red, che faceva la stessa cosa con l'ottica del suo fucile.
-Mm, quattro uomini sulle torri di sorveglianza, altri due all'ingresso, una decina sorveglia il resto del campo. Aspettate vedo anche gli ostaggi, palazzina grigia,, secondo piano, sono incappucciati e in ginocchio uno di fianco all'altro. Ci sono due soldati a fargli la guardia- Ripose il binocolo al suo posto nel gilet tattico.
-Andiamo, fate attenzione, Red coprici da qui-
-Si signore- Abbassò il bipode dell'arma e si mise in posizione. Gli altri membri della squadra avanzarono in fila indiana, i fucili puntati pronti a sparare.
-Alt- Buck si fermo, stessa cosa Kevin e Doc -Red i due sulle torri-
Red prese la mira sul primo dei due, il reticolo puntato precisamente sulla testa, prese un bel respiro per rilassare il corpo e premette il grilletto. Il rinculo spinse la spalla di Red all'indietro, mentre il proiettile raggiungeva il bersaglio, che cadde a terra lasciando una chiazza rossa su una trave di legno. Incamerò una altro colpo e spostò la mira sul secondo soldato. Anche questo colpo andò a segno ed il nemico scomparve dietro i parapetto della torre. Il silenziatore montato sull'arma fece si che nessuno si accorgesse di nulla.
-Ok via libera-
-Ricevuto, avanziamo-
I tre si avvicinarono alla recinzione metallica. Kevin estrasse un tronchese dallo zaino e si mise a tagliare la rete. Inizio dal basso e cominciò a salire formando un arco abbastanza grande per permettere ai membri della squadra di passare senza rimanere impigliati nel fil di ferro. Il punto in cui erano entrati era dietro uno dei due hangar. Kevin e Doc girarono a sinistra, Buck a destra.
-Tre contatti di fronte a noi- Mormoro Doc alla radio.
-Prendeteli-
-Ok ingaggio-
Doc mise il punto rosso luminoso sulla testa del soldato più vicino e premette il grilletto. Il nemico cadde a terra con un tonfo. Il secondo nemico, che si trovava accanto al primo, si giro attirato dal rumore del cadavere ma Doc freddò prontamente anche lui. Il terzo era distante quindi non si accorse di nulla. Kevin gli si avvicinò di soppiatto, da dietro, estrasse dalla fondina il coltello e glielo piantò alla base della testa. Riestrasse la lama dal corpo e gliela pulì sulla mimetica. Nascose il cadavere assieme agli altri due dietro l'Hangar poi raggiunsero Buck, che era rimasto a coprire l'altro lato. Videro che aveva preso anche lui uno dei mercenari.
-Per di qua-
Avanzarono tra i due hangar e giunti allo sbocco del vicolo videro una palazzina di fronte a loro. A destra si trovava una jeep, appoggiati a questa due soldati intenti a fumarsi una sigaretta e a scambiare due parole con un terzo uomo.
-Red mi ricevi-
-Forte e chiaro Buck-
-Al mio segnale elimina le altre due vedette-
-Si signore-
Buck prese una granata, verde e rotonda. La mano stretta intorno alla sicura, estrasse la spoletta.
-Uno, due, tre!- Alzò la mano e la sicura saltò via con un rumore metallico, subito dopo gettò la granata sotto la jeep. Red elimino le due vedette come aveva fatto in precedenza con le altre due. Subito dopo un boato. La jeep saltò in aria scaraventando i tre mercenari a parecchi metri di distanza. Si alzò un imponente fiammata, il calore giunse fino alla Task Force dietro l'hangar.
-Chto eto bylo?-
-Bystro,davayte posmotrim!-
I soldati nel resto del campo accorsero sul luogo dell'esplosione.
-State pronti- Buck strinse la presa intorno all'impugnatura del suo fucile.
-Ora!-
I tre uscirono dal riparo e separatisi a ventaglio eliminarono tutte le guardie. Buck ne prese due, Kevin ne prese altri tre con la mitragliatrice attraverso un muretto di cemento, mentre Doc ne prese un altro che tentava di correre via.
-Bene per di qua- Buck si voltò e si diresse verso la palazzina accanto alla prima, quella grigia.
-Kevin, a te l'onore-
Kevin si avvicinò alla porta, appiccicò una striscia di C4 alla serratura, poi si nascosero tutti e tre oltre l'angolo della casa.
-Falla saltare-
BUM! La porta venne sparata all'interno dall'esplosione e colpì due guardie che erano nella stanza. Caddero a terra prive di sensi.
-Di sopra, ora-
Salirono le scale e giunsero davanti alla porta della stanza dove gli ostaggi erano tenuti prigionieri. Buck mise una mano dietro la nuca, e Doc che si trovava dietro di lui, vi poggiò una flash bang già sprovvista di spoletta. Buck aprì leggermente la porta e la lancio dentro. Poco prima di sentire lo scoppio sfondò la porta e pochi secondi dopo che la granata era esplosa erano tutti e tre dentro, le cinque guardie all'interno a terra, morte. I tre si avvicinarono agli ostaggi li slegarono e li tolsero i cappucci dalla testa. Kevin si inginocchio davanti agli ostaggi e si rivolse loro.
-Io sono il capitano Dillinger, stati uniti, ora dobbiamo portarvi sani e salvi via di qui, quindi seguite ognuno di voi un membro della squadra, non rimanete indietro. Doc avverti la base, che mandino l'estrazione-
-Si signore. Base qui Charlie, richiediamo estrazione immediata passo-
-Charlie qui base, la mandiamo subito, segnalate la zona coi fumogeni-
-Ricevuto passo-
La squadra uscì dalla palazzina, ognuno dei tre aveva con se uno degli ostaggi. Kevin in capo alla squadra. Si avviarono verso la pista d'atterraggio degli elicotteri quando ad una tratto Kevin cadde violentemente a terra. L'elmetto volò via seguito da uno schizzo di sangue e rotolò lontano dal corpo ormai senza vita di Kevin Dillinger.
 

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Capitolo 2
*** Arrivo a sorpresa ***


“Arrivo a sorpresa”
Stati uniti
Washington DC
Tiratore scelto Derek “Red” Gibbs
 
Derek odiava i funerali. A suo avviso solo un modo per rendere ancora più dolorosa la morte di qualcuno. Lui rimaneva impassibile, guardava un unico punto, al centro dell'altare , nera, lunga e lucida. La bara rifletteva la luce emessa dalle piccole candele poste intorno ad essa, e il mazzo di fiori sul coperchio donava colore all'atmosfera cupa. Per lui non era l'atmosfera a renderlo giù di morale, si era trovato in situazioni peggiori ed era sempre calmo come un lago senza vento. Lui era triste per chi si trovava all'interno della bara. Kevin Dillinger. Lo conosceva da dieci anni ed ora non c'era più, messo fuori gioco da un cecchino nemico. Ovviamente si era preso la sua vendetta. Nemmeno quel tiratore avrebbe rivisto la sua famiglia, sempre ammesso che ne avesse una, e il suo corpo sarebbe rimasto in Alaska, in mezzo al ghiaccio.
La messa finì. Tutti i presenti si alzarono dalle panche e si diressero verso l'uscita. La moglie di Kevin teneva per mano il figlio, mentre con l'altra si asciugava le lacrime.
-Dio come gli somiglia- Pensò Derek.
Derek rimase all'interno della piccola chiesa, e aiutò Doc, Buck e un altro giovane soldato a trasportare fuori la bara. La portarono sino al cimitero e la posarono accanto alla fossa. Sulla lapide c'era scritto:
 Kevin Dillinger
Nato 22 settembre 1993
Morto 13 novembre 2018
-Aveva solo 25 anni, dio-
Ascoltarono il prete mentre finiva di ricordare il caduto, e la bara veniva calata giù.
-Andiamo Red, è ora di andare-
-Arrivo, Doc, solo un minuto-
-Ok ci vediamo alla macchina-
Osservò ancora un attimo le scritte sulla lapide, dopodiché si volse e raggiunse gli altri alla jeep nero opaco dell'esercito. Si sedette e quando la macchina partì lui rimase semplicemente zitto, a guardare fuori dal finestrino.
-Dobbiamo andare alla base per incontrare il sostituto di Kevin- Doc si chinò in avanti per parlare a Red.
-Come? Oh si, d'accordo-
 Viaggiarono per un bel po',circa quattro ore, e giunti alla base si recarono nell'ufficio del generale Portman. Bussarono alla porta.
-Avanti-
-Buongiorno signore-
-A quanto pare non si può dire la stessa cosa per voi purtroppo. Capisco come vi sentite, so come è perdere un compagno, un amico, e per di più in questo modo. Kevin Dillinger è morto credendo in quello che faceva, avrebbe preferito andarsene così che su un letto d'ospedale per la vecchiaia. Quindi ricordatevelo per questo-
-Si signore, grazie signore-
-Ora- il generale si voltò verso la finestra-Sapete tutti che avrete bisogno di un nuovo capitano, per portare a termine la missione-
-Ma, signore, la missione è conclusa abbiamo recuperato gli ostaggi e i documenti- intervenne Doc.
-Si è vero signor Dale, ma non si tratta dell'Alaska. Dalle informazioni che ci avete portato risulta che da quella base era appena decollato un elicottero, con in carico due testate nucleari, dirette in russia. Il vostro compito sarà rintracciare il compratore e catturarlo. Ora non voglio tenervi qui a lungo, domani avrete tutti i dettagli dell'operazione. La riunione è alle 08:00. Non fate tardi-
-Si signore, ci saremo-
-Bene, ora andate soldati, fatevi una bella dormita-
-Si signore-
I tre uscirono dall'ufficio e si diressero alla loro camera passando prima a recuperare i loro bagagli. Buttarono i borsoni sui loro letti e si sedettero accanto ad essi tutti in silenzio. Erano solo le due del pomeriggio, il generale voleva che si facessero una bella dormita. Ma adesso era troppo presto.
-è colpa mia- Red ruppe il silenzio-è per causa mia che è morto-
-Cosa? Cosa stai dicendo? Non puoi pensarlo davvero, non è la verità!-
-Si invece, Buck, avrei dovuto coprirvi e invece quel cecchino bastardo è riuscito a prenderlo. Avrei dovuto vederlo prima io cazzo! E invece? Lo ho visto cadere a terra come un birillo-
-Smettila Red, non hai colpe tu, era un tiratore esperto e si era nascosto troppo bene perché tu lo vedessi prima che sparasse il colpo. Quindi non pensare nemmeno per un attimo che sia stata colpa tua perché non è assolutamente così. Va bene?-
-Si- Le parole di Red non sembravano molto sicure -Vado a fare due passi- Si alzò e si avviò fuori dalla sua palazzina. Iniziò a camminare in giro per la caserma, ripensando a tutte le missioni assieme a Kevin, di quante volte lui gli aveva salvato la vita e di quante volte aveva ricambiato. Non voleva che ci fosse qualcun altro al suo posto nella squadra. Ascoltare gli ordini di uno sconosciuto non lo attirava proprio per nulla. Ma avrebbe dovuto rassegnarsi, l'alternativa era abbandonare la Task Force e sarebbe stato decisamente peggio. Guardò l'orologio. Erano già le 18:50, aveva camminato per un bel po'. Si incamminò verso la mensa per la cena, incontrò Doc sulla strada.
-Ehi Red, tutto bene?-
-Oh, si grazie Doc, stavo solo pensando a chi prenderà il posto di Kevin. Non credo che ci siano altri come lui in giro sai.-
-Si hai ragione. Ma sicuramente sarà un degno sostituto, Portman non ci rifilerebbe un soldatino qualunque. Sa quel che fa e sono sicuro che ci troveremo bene. Il tempo di prenderci un po di confidenza e saremo a posto-
-Mm, speriamo bene-
Continuarono il resto della strada in silenzio fino alla mensa, dove trovarono Buck seduto ad aspettarli.
-Oh eccovi finalmente!-
-Si scusa avevamo perso la cognizione del tempo-
Mangiarono poco quella sera, non solo Red. Quando ebbero finito si recarono subito nella loro camera. Red si spogliò e si mise subito a letto.
-Beh, a domani ragazzi-
-Si a domani-
-Notte Red-
 
La mattina dopo si alzarono alle sette per avere un minimo di tempo per prepararsi alla riunione. Si misero le loro divise marroni e si recarono alla sala riunioni.
Entrarono. Il generale Portman sedeva a capo tavola dall'altra parte della stanza. Accanto a lui molte altre persone che Red non conosceva.
-Ah benvenuti signori, prego prendete posto-
-Buongiorno Generale, signori- Chinarono il capo in segno di saluto e presero posto al lungo tavolo.
-Strano che il capitano non sia ancora qui, beh vorrà dire che cominceremo senza lui. Allora la situazione è questa. Pochi giorni fa nella base russa in Alaska, dove i signori qui presenti hanno operato la missione di recupero degli ostaggi, sono decollate a bordo di un elicottero due testate nucleari. Secondo quanto scritto nelle informazioni da li recuperate erano dirette in Russia. Ora il governo russo ha negato di aver introdotto queste testate nel proprio paese, per questo pensiamo che vi siano arrivate clandestinamente, e pensiamo che sotto ci sia Aleksey Ivanov.-
-Ivanov, signore?-
-Aleksey Ivanov, era un ex-membro degli spetsnaz russi, è stato congedato con disonore e arrestato per aver venduto la sua squadra ai talebani durante una missione in Medio Oriente. Due anni fa è riuscito a evadere di prigione con l'aiuto di alcuni suoi tirapiedi. Si è messo a trafficare armi con i terroristi. Oggi pensiamo che sia stato lui a portare le cariche in Russia anche se siamo all'oscuro del motivo. Per questo dobbiamo mandare voi in russi per scoprire dove sono finite e a cosa servono quelle testate nucleari. Sarete spediti a Pokrov, in Russia dove si pensa siano state mandate le cariche. E forse se avrete fortuna troverete li Ivanov-
Bussarono alla porta.
-Avanti- Disse il generale.
La porta si aprì ed entrò un uomo in mimetica e con la barba marrone scura che passava sulle guance e si collegava direttamente ai baffi. Portava un cappellino jungle.
-Salve generale, scusi il ritardo avevo capito male l'orario della riunione-
-Non si preoccupi capitano. Lasci che vi presenti il resto della squadra, loro sono Derek Gibbs, George Buck e Timoty Dale, i membri della Task Force Charlie-
-Piacere di conoscerla signore- Red si alzò dalla sedia per stringere la mano al capitano. Stessa cosa fecero Buck e Doc.
-Piacere mio signori- Tese la mano a Red- Io sono il capitano John Price-

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Capitolo 3
*** Imboscata ***


“Imboscata”
Russia
30Km da Pokrov
Tiratore scelto Derek “Red” Gibbs
 
Lo stabilimento era in mezzo al nulla, in una distesa infinita di erbacce secche e neve. Il paese più vicino era a trenta chilometri di distanza, abbastanza remoto da compiervi azioni di contrabbando nel massimo della quiete. Anche per questo motivo si pensava che Aleksey Ivanov avesse trasportato qui due cariche nucleari dall’alaska. Queste informazioni le avevano raccolte proprio li, sulle rive di un lago ghiacciato, dove un cecchino aveva freddato il capitano della squadra Kevin Dillinger, una cosa che Red non avrebbe mai e poi mai dimenticato. Il suo posto era stato preso dal Capitano Price. Un membro del S.A.S., corpo d’elite dell’esercito britannico. A quanto pareva, Price aveva fatto terminare la terza guerra mondiale uccidendo l’uomo che ne era la causa, Vladimir Makarov, stranamente un altro russo. Red diffidava ancora dal Capitano nonostante tutte le precedenti imprese che lo rendevano un degno sostituto di dillinger, se non forse migliore. Continuava a ripetersi che doveva fidarsi di lui, anche in quel prato immenso in cui si trovava. Sdraiato a terra, con indosso la sua ghillie suit e in mano il suo M40 appropriatamente mimetizzato anch’esso, scrutava lo stabilimento di magazzini 300 metri più distante, in cerca di tracce delle testate e di Ivanov.
-Red, qui base, novità? Passo- La voce di Price risuonò improvvisamente alla radio facendo sussultare Gibbs.
-Negativo capitano, nessuna traccia ne delle testate ne di Ivanov, passo-
-Ok rientra pure-
-Ricevuto, chiudo-
Si voltò ed iniziò a strisciare, per evitare di farsi individuare. Quando ebbe percorso 200 metri si alzò ed iniziò a camminare. Dovette percorrere cinque chilometri per giungere all’avanposto, dove trovò Price, Buck e Doc, seduti su degli sgabelli attorno a un lungo tavolo di legno scuro.
-Mamma mia come puzzi Red, potevi toglierti di dosso quella roba prima di entrare qui dentro!-
-Ma stai zitto Doc non puzzo più di te di quando torni dalla palestra-
-Si come no!- Rispose Doc.
-Smettetela di fare i bambini, non intendo lavorare con tre ragazzini che bisticciano come femminelle- Intervenne Price, con il suo tono di voce serio e profondo-A quanto pare Red non hai visto proprio tutto quello che succedeva laggiù. Una jeep è arrivata nello stabilimento, e indovinate un pò chi c’era a bordo-
-Ivanov…- Sussurro Buck con un tono di disprezzo.
-Esatto e a quanto pare risiede in un piccolo bunker al di sotto dell’edificio principale, non sarà facile tirarlo fuori di li- Disse Price appoggiando le mani tozze sul tavolo.
-Come ci muoviamo?- Domandò Red.
-Partiamo domani alle 06:00, a bordo di un elicottero, ci calerà sul tetto dell’edificio sopra al bunker e da lì inizieremo a ripulirlo verso il basso finchè non arriviamo alla porta del bunker. Probabilmente avremo bisogno di un o di plastico per aprire la porta-
-A quello penso io capo- Disse Buck.
-Perfetto, tu Red dovrai coprire la nostra discesa, nessuno deve entrare nell’edificio fin quando non portiamo fuori Ivanov. Una jeep ti porterà al luogo che preferisci per coprirci, dopo che avrai studiato la posizione migliore-
-Ok, capitano- Red annuì- Solo una domanda signore-
-Sono tutto orecchi-
-Da dove a cavato tutte queste informazioni? Cioè la jeep dovrei averla vista arrivare allo stabile-
Price guardò dritto negli occhi Red, uno sguardo severo, segnato dal tempo e dalle innumerevoli missioni vissute, e dopo qualche secondo si voltò ed usci dal tendone senza dare risposte.
-Non mi fido di quell’uomo- Disse Red rivolgendosi agli altri.
-Dai Red, avrà le sue ragioni per non dirlo, forse glile hanno passate dei membri del S.A.S. visto che è un loro soldato-
-Non è quello, il modo in cui mi ha guardato, sembrava aver una voglia enorme di rifilarmi un pugno dritto in faccia. Sembrava arrabbiato della domanda, come se stesse nascondendo qualcosa-
-Per il momento non preoccupiamocene, pensiamo a predere Ivanov, poi gli chiederemo spiegazioni-
-Come volete, ma a me comunque non convince-
Si alzarono anche loro dagli sgabelli, e si diressero alla loro tenda. Red si levò di dosso la puzzolente mimetica, la arrotolò e la infilò in uno zaino che richiuse in un baule. Si stese sulla brandina, che cigolò un po sotto il suo peso, e si addormentò quasi subito nonostante fossero solo le sei di sera.
Il mattino seguente si svegliò ben riposato, pronto per andare a prendere Ivanov. Il sole non era ancora sorto, l’aria era pungente, e la rugiada avvolgeva l’immensa pianura. Red si stirò e si alzò.
-Svegliatevi- Disse tirando un calcio alla branda di Buck e a quella di Doc.
-Si, si ci siamo- Protestò Buck, stropicciandosi gli occhi insonnoliti.
Red ritirò fuori lo zaino con la ghillie ed estrasse la tuta mimetica che posò su un bancone. Dopodichè prese dal baule il suo M40, tre serbatoi, un binocolo, il silenziatore, il bipode e la mimetizzazione per il fucile seguita dagli stivali, imbrattati di terra e consumati dal tempo. Si mise la mimetica e si recò alla tenda del capitano Price. Lo trovò gia pronto che studiava delle cartine della zona.
-Buongiorno capitano-
-Salve Red, tutto pronto?- Price non alzò nemmeno lo sguardo.
-Si signore, devo solo controllare il posto per l’appostamento-
-Ok vieni qui e decidi, sbrigati non manca ancora molto alla partenza-
Red cominciò a studiare la cartina, erano innmerevoli i posti dove avrebbe potuto nascondersi ma scelse una piccola rientranza del terreno, coperta a destra da un enorme roccia, e a sinistra da un folto cespuglio di rovi secchi.
-Sono pronto signore-
-Va bene, vai fuori e racati sul posto. Noi partiamo tra dieci minuti-
-Ricevuto-
Red uscì dalla tenda, e andò verso la jeep, l’autista era già dentro che lo aspettava.
-Allora dove siamo diretti?- Chiese l’autista a Red.
Lui gli mostrò la cartina e gli fece vedere il punto in cui avrebbe dovuto lasciarlo. Ovviamente non lo avrebbe portato direttamente sul posto per evitare di essere individuato dalle sentinelle, nonostante fosse buio. Si sarebero fermati 500 metri più indietro e l’ultimo pezzo di strada lo avrebbe percorso a piedi, come al solito. Partirono. Il motore del veicolo rombava, e la jeep continuava a sballonzolare sul terreno accidentato. Giunti al punto fissato, Red scese dalla macchina, recuperò il fucile dal cassone posteriore, ed iniziò ad avviarsi mentre la jeep tornava alla base. Arrivato al punto stabilito si stese a terra, apri il bipode dell’arma e la appoggiò a terra. Portò una mano alla radio e premuto il tasto si mise in contatto con la base.
-Base, qui Red, in posizione, passo-
-Red, qui Price. Siamo in elicottero, decollo entro un minuto, hai già visuale sullo stabile?-
-Affermativo, nessun movimento, i bambini stanno ancora dormendo-
-Ricevuto. Decolliamo-
Dopo circa cinque minuti, Red iniziò a sentire il rombo dell’elicottero che si avvicinava sempre di più. Gli passo sulla testa e si diresse dritto sull’obbiettivo.
-Ok in posizione, ci caliamo- Disse alla radio Price.
-Ricevuto- Buck era già attaccato alla fune stava scendendo sul tetto. Price lo seguì, e subito dopo anche Doc scese dal velivolo. Coi fucili pronti si diressero verso le scale che portavano all’ultimo piano dello stabile. Buck la sfondo con un calcio, ed entrarono tutti e tre.
-Red occhio alla porta, chiunque tenti di entrare deve ritrovarsi con la testa spappolata-
-Si signore- Confermò alla radio.
Iniziò a vedere del movimento, probabilmente i mercenari si erano svegliati a causa del rombo dell’elicottero e si erano allarmati. Non sapendo cosa fosse successo rimasero un pò a guardarsi intorno prima di decidere che era solo un velivolo di passaggio.
Intanto Price, Buck e Doc avanzavano lungo il corridoio del secondo piano dell’edificio. Non avevano ancora incontrato nessuno, probabilmente a quel piano si trovavano solo uffici e a quell’ora nessuno lavorava. Giunsero alle scale, e scesero al primo piano. Subito in fondo alle scale vi erano due guardi, vestite di nero e col passamontagna sulla faccia. Con uno sguardo d’intesa Price e Buck si fiondarono sui due stringendoli il braccio intorno al collo. Si dimenarono per qualche secondo, dopo di che si fermarono improvvisamente. I soldati si rialzarono e continuarono l’avanzata nell’edificio. Giunti al piano terra si ritrovarono in un grande ingresso, con poco arredamento e qualche mercenario in giro.
-Ingaggio-
Tutti e tre si misero a sparare al comando di Price ed eliminarono le cinque guardie.
-Ottimo, cercate la porta del seminterrato, io guardo se trovo qualcosa di interessante nei fascicoli-
-Si capitano-
-Agli ordini- Risposero gli altri due.
Price entrò in uno stanzino laterale, e si mise a cercare tra gli scaffali nella stanza. Non trovò molto solo qualche nome di bersagli di Ivanov.
-Meglio di niente- Farfugliò tra sé.
All’improvviso senti un gran fracasso provenire dall’ ingresso e si catapultò fuori dalla stanzetta. Ciò che vide lo spiazzò. Buck e Doc erano a terra tenuti fermi da quattro mercenari e si divincolavano tentando di liberarsi. Accanto a loro in piedi c’era Ivanov, con un sigaro fumante in bocca e un ghigno soddisfatto.
-Bene, bene, guarda un po’ chi c’è non pensavo che ti avrei incontrato qui Price! Ti sei messo a fare il lavoro per gli americani? Non è da te amico mio- L’accentuato accento russo sembrava quello di un doppiatore di un film.
-Io lavoro per chi mi paga, ho imparato a non fidarmi dei governi-
-Allora potresti lavorare per me! Io non sono un governo e potrei pagarti bene-
-Non lavoro coi terroristi-
-Allora potresti farlo per avere salva la vita dei tuoi compagni di squadra-
-Non li hai tutti però. Quando uscirai di qui avrai addosso il resto degli americani-
-No non credo. Portate il cecchino-
Due guardi trascinarono un ammasso confuso e marroncino nell’ingresso, il volto insanguinato, era privo di sensi.
-Cazzo, Red…- Sussurrò Price
-Come vedi ho tutta la tua squadra e non esiterò a farla fuori se non mi aiuterai, e ovviamente ucciderò anche te-
Price non poteva fare nulla in quel momento, oltre alle guardi che tenevano la squadra erano presenti un’altra ventina di uomini, e lui da solo non avrebbe di certo fatto miracoli. Rimase per un po’ in silenzio fissando il pavimento sotto di se, poi alzò lo sguardo e guardò fisso negli occhi Ivanov.
-D’accordo, che cosa vuoi che faccia?-
-Bravo così si parla!-
E tutto di colpo divenne buio.


 
 

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Capitolo 4
*** Permanenza ***


“Permanenza”
Luogo ignoto
Tiratore scelto Derek “Red” Gibbs
 
Era ancora tutto buio. Forse perché teneva ancora gli occhi chiusi, era ovvio che non ci vedesse. Tentò di aprirli ma non ci riuscì. Riprovò ancora, e ancora. Niente da fare. Come diavolo era finito lì? Ricorda solo un fruscio alle spalle e il calcio di un fucile che si abbatteva sulla sua testa. Sentiva qualcosa di freddo e duro sulla faccia. Riprovò di nuovo ad aprire gli occhi. Sta volta riuscì a vedere qualcosa anche se sfocato. Un pavimento grigio, come le pareti, ed una porta forse in ferro, che chiudeva la stanza. Si fece forza e aprì completamente gli occhi, sollevò la testa e se li stropicciò con la mano, dopo di che si mise a sedere. Si guardò un po’ intorno, sembrava una cella. In alto si trovava una piccola finestra con sbarre di ferro dalla quale filtrava un lieve fascio di luce che illuminava la piccola stanza. Si accorse solo dopo che la testa li doleva immensamente, all’altezza della nuca, la botta che li avevano dato doveva essere stata bella forte. A un tratto sentì un gemito alle sue spalle e quando si volto vide Buck e Doc accasciati a terra. Doc tentava di alzarsi e si teneva la testa con una mano.
-Doc! Tutto bene?-
-Oh cazzo, no che non va bene! Dove siamo? Dove ci hanno portato?-
-Non lo so, ma che diavolo è successo?-
-Lo sapevano! Sapevano che saremmo arrivati allo stabile, ci hanno teso un’imboscata. La domanda è come facevano a saperlo-
-Price! E stato lui ne sono certo!-
-Non puoi essere ancora in dubbio di lui Red!-
-Ti ricordi? Come faceva a sapere tutte queste informazioni sullo stabilimento? Si è arrabbiato quando glielo ho chiesto e adesso non è nella cella assieme a noi, non c’è altra spiegazione!-
-Non fa una piega…-
-Si lo so-
-Fatto sta che dobbiamo riuscire ad andarcene, non voglio stare qui a marcire-
Rimasero in silenzio. Avevano sentito un rumore provenire da fuori la cella, dei passi e qualcosa che strisciava. Si avvicinavano sempre più e giunti davanti alla porta della cella si fermarono. Sentirono il rumore di un mazzo di chiavi e la serratura che scattava. Poi la porta si aprì e qualcuno venne buttato dentro. Aveva la testa incappucciata. Le guardie chiusero le porte e se ne andarono.
-Chi è?- Disse Doc
Red si avvicinò e sfilò il sacco nero dalla testa del prigioniero.
-E’ una donna!-
Una ragazza era sdraiata a terra, un grosso bernoccolo sulla fronte. Aveva dei folti capelli riccioli e scuri, difficile dire se neri o castani a causa del buio e della sporcizia di cui erano ricoperti. Doc e Red la spostarono vicino al muro e li poggiarono una delle loro giacche sotto la testa.
-Chissà chi è?- Si domandò Red.
-Si me lo chiedo anche io, è giovane, avrà si e no 20 anni, cosa ci fa in un posto così?-
-Perché non fate le madri amorose anche con me?- Buck si era svegliato e si era messo a sedere.
-Oh Buck tutto bene?- Chiese Doc.
-Mai stato meglio! Aaah la testa..., dove siamo?-
-Bella domanda, ce lo siamo chiesti anche noi, non ne abbiamo proprio la più pallida idea-
-E quella chi è?-
-Non lo sappiamo. La hanno appena buttata dentro con noi, è priva di sensi-
Poi rimasero in silenzio, ognuno a pensare a cosa poter fare per andarsene da quel posto, o a chi fosse la ragazza svenuta li con loro. Red si appoggiò al muro con la schiena, guardò la loro nuova inquilina, il volto liscio e il naso piccolo  e dritto. Si chiese ancora come aveva fatto una ragazza così a finire lì poi si addormento sulla parete.
Un forte rumore metallico destò Red dal sonno, la porta era stata aperta e qualcuno era entrato. Senti stringersi delle mani intorno alle braccia. Tentò di divincolarsi ma gli riuscirono comunque a mettere delle manette a polsi e a giudicare dal trambusto che c’era ora nella cella altri uomini stavano facendo altrettanto con il resto dei prigionieri. Quando alzò lo sguardo vide Ivanov, alto, naso lungo e appuntito, occhi neri come il petrolio.
-Bene, bene, bene. Allora siete svegli. Pensavo che i miei uomini fossero andati troppo pesanti con voi ma vedo che il vostro addestramento ha dato i suoi frutti. Non penso che vi servirà a molto ormai qui dentro-
-Che cosa vuoi da noi!- Sbraitò Buck da dietro le spalle di Red.
-Niente, assolutamente niente. Mi servite solo come ricatto per Price. E’ lui che svolge il lavoro sporco per me in cambio del vostro mantenimento in vita, e se cercherà di fregarmi voi morirete. Ma una volta che avrà finito penso che vi terrò qui dentro diciamo per tutta la vita, giusto per divertimento-
-Sei un bastardo!- Disse Doc a Ivanov sputandogli nei piedi. Ivanov rispose assestandogli un calcio dritto in faccia facendoli di nuovo perdere i sensi.
-Usciremo da qui in un modo o nell’altro, sappilo! E quando lo faremo ti faremo fuori! Price tornerà!-
-Mm, no, non credo, lo ucciderò appena tornerà dal lavoro. Beh buona permanenza- Rivolse loro un sorriso di puro disprezzo e soddisfazione ai tre, poi si voltò e uscì dalla cella. Le guardi tolsero le manette alla squadra e uscirono anche loro dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
-Cazzo, come diavolo facciamo?- Chiese Buck.
-Non ne ho idea- Rispose Red affranto.
Cira cinque minuti dopo uno sportello nella porta si aprì e due vi infilarono un vassoio con quattro pagnotte secche ed una brocca d’acqua sporca. Red e Buck mangiarono a fatica, il pane era come pietra, e lasciarono da parte il resto per Doc e la sconosciuta che erano ancora svenuti. Si riappoggiarono ai muri e rimasero zitti di nuovo. Ma un nuovo rumore attirò l’attenzione dei due, un tossito. Si voltarono, non era Buck che tossiva, era la ragazza che si era svegliata, e si stava alzando. Quando fu in piedi si guardò i giro e vide Red e Buck, che la fissavano.
-E voi chi sareste? Dove siamo? Ditemelo!- Disse rivolta ai due.
-Stai calma tu, non risolvi niente alzando la voce!- Red si alzò in piedi e sporse le mani verso di lei per dirle di calmarsi. La ragazza prontamente gli afferrò i polsi e ribaltò Red come se pesasse due etti. Doc si buttò su di lei ma lei si spostò e all’ultimo li tiro un colpo alla nuca, facendo cadere anche lui.
-Ma che cazzo fai? Siamo nella stessa situazione! Stavamo solo cercando di calmarti! E come diavolo hai fatto?- Disse Red rialzandosi.
-Ora la faccio a pezzi!- Buck si stava riavvicinando a lei.
-No fermo , calmati anche te, non serve a nulla litigare fra noi-
-Si hai ragione. Fatto sta che vorrei avere l’onore di sapere chi sei e come hai fatto a buttare a terra due Marines come fossero marionette!-
-Va bene, ma lo farò solo se prima mi dite come voi siete finiti qui-
-D’accordo- Disse Red- Siediti ti raccontiamo-
Si sedettero tutti e tre a terra e Buck cominciò a raccontare.
-Noi siamo dei Marines, Stati Uniti ovviamente. Eravamo incaricati di recuperare delle informazioni da uno stabilimento in Russia, vicino a Pokrov, oltre che a tentare di catturare un certo Aleksey Ivanov. Un trafficante d’armi che a quanto pare a portato del nucleare nel suo paese-
-Si lo conosco-
-Come fai a conoscerlo?-
-Prima la vostra storia!-
-Giusto. Allora eravamo allo stabile e andava tutto bene. Giunti nell’atrio dell’edificio principale ci siamo divisi dal nostro capitano per recuperare quel che trovavamo. Red non era lì però stava coprendoci da trecento metri di distanza. Non so come hanno preso lui-
-Più o meno prendendomi a calci nel culo da dietro!- Risero un pochino tutti e tre.
-Comunque poi ci siamo risvegliati qui dentro, senza sapere dove ci hanno portato-
-Ma come facevano a sapere che eravate li? Avrebbero dovuto far partire un allarme o che so io tirare un urlo- Domandò la ragazza.
-E’ quello che ci siamo chiesti, abbiamo pensato al nostro capitano, pensiamo che ci abbia traditi. Sapeva del bunker che si trovava li e dell’arrivo di Ivanov ma quando gli abbiamo chiesto come faceva a saperlo se ne è andato senza darci risposte- Spiegò Red.
-Ah, che storia interessante- Commentò la ragazza-
-Ora tocca a te però! E non ci siamo ancora presentati, io sono Derek o Red, come vuoi chiamarmi scegli tu. E lui è Doc-
-Piacere, io mi chiamo Judit, e adesso vi racconto come io sono finita qui. Mettevi comodi sarà una lunga storia!-

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