Ogni volta.

di ilsorrisodimirko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ospite. ***
Capitolo 2: *** Cris. ***
Capitolo 3: *** Rimani con il dubbio. ***



Capitolo 1
*** L'ospite. ***


Qua dentro, mi sentivo spesso solo. Perché avevo pochi amici. Veramente, uno solo. Leo: il veterano dell’ospedale. Un tipo veramente forte!
 Però una mattina, accadde qualcosa di veramente speciale. In un cortile di una scuola, a pochi chilometri da qui stava succedendo qualcosa di speciale. Qualcosa capace di cambiare la mia vita, quella di mia sorella e quella di tanti altri.
È brutto quando ti senti male all’improvviso senza sapere il perché ed è strano se ti capita quando sei un ragazzo; anche se sei il ragazzo più stronzo della scuola!
E proprio quella mattina, il più stronzo di quella scuola, che sta a pochi chilometri da qui, divenne il mio nuovo compagno di stanza. Ulisse, l’infermiere migliore del mondo, lo portò da me. Erano le dieci del mattino circa. Gli spiegò la mia situazione ma  non sembrò dispiaciuto e nemmeno interessato, voleva soltanto andarsene. E io lo capivo, perché tante volte avevo desiderato di poter andar via. Ma purtroppo non lo decidevo io. Si chiamava Davide. Aveva addosso l’odore di chi gioca a calcio : un misto di sudore, caldo e polvere. Stava sdraiato nel letto accanto al mio e usava il cellulare. I minuti cominciavano a passare come del resto facevano ogni giorno. Il che era triste perché pensavo che avendo un nuovo compagno di stanza sarebbe stato tutto diverso, ma evidentemente mi sbagliavo. Sapevo, però, che saremo rimasti soli ancora per poco tempo.
Ancora una volta, di nascosto dalla mamma, mia sorella aveva marinato la scuola. Faceva di tutto pur di venirmi a trovare. Era così da otto mesi ormai! Quando entrava tutti gli infermieri e le infermiere la salutavano, i bambini correvano ad abbracciarla e gli anziani le sorridevano felici. Portava tanta gioia nell’ospedale, già, la gioia che lei non aveva. Perché da quando mi ero addormentato, non sorrideva più. Qualche volta sorrideva per finta, giusto per far credere alla mamma che stava bene. Ma non stava bene.
“Buongiorno signorina! Anche oggi niente scuola?” disse Ester a mia sorella. Ester, era l’infermiera che ogni mattina veniva ad aprire la finestra nella mia camera. Così, per farmi vedere il sole.
“No Ester, oggi assemblea d’istituto!”sorrise. Quasi dimenticavo, il suo nome è Eleonora ma preferisce essere chiamata El.
Percorreva velocemente l’ospedale per arrivare il prima possibile da me.
“Da voi arrivo dopo, monelli!”si riferiva ai bambini.
Arrivò da me e come al solito mi sorrise.
“Buongiorno piccolo mio!”disse. Oggi, era più bella del solito. Da quando Leo le aveva detto che le stava bene il blu indossava sempre abiti blu. Quel giorno aveva una gonna poco sopra il ginocchio, nera, e una canotta blu notte. Era molto anticonformista, non le interessava essere alla moda. Era una ragazza diversa da tutte le altre.
Ovviamente, non si accorse della presenza di Davide. Quando lei entrò, lui si girò di scatto. Si guardarono per qualche attimo negli occhi. Eleonora arrossì, lo faceva sempre quando qualcuno la guardava. Arrossiva anche quando i nostri parenti le facevano i complimenti. Come ho già detto, è una ragazza davvero particolare.
“Beh? E tu chi cazzo sei?”domandò Davide a Eleonora.
Eleonora rimase un po’ spiazzata.
“Che finezza eh. Io sono la sorella di Rocco. Tu, piuttosto, chi sei? Che ci fai qui?”rispose turbata.
“E che ti frega a te? Oggi mi vedi, domani non più, io sono come Ulisse, sono nessuno”aggiunse Davide.
“Che poeta, complimenti. Stupido”continuò El, mentre mi accarezzava il braccio. I dottori dicevano che le carezze mi avrebbero stimolato.
“Senti bambola, tu a me stupido non lo dici”. Davide, si stava alzando dal letto.  Aveva trovato pane per i suoi denti. Avevo capito che era uno di quei ragazzi a  cui piaceva attaccare briga. Ed Ele, era una di quelle ragazze che difficilmente ti dava la ragione. Era convinta di averla sempre lei.
“Bambola a me? Ma se c’hai dieci anni, chi ti credi di essere?”anche lei si alzò dalla sedia per avvicinarsi a lui, mentre arrossiva sempre di più.
Prima che Davide potesse replicare, qualcuno interruppe.
“Permesso?”
“No, i pagliacci no! Già stare qui è una palla, in più ti ci metti anche tu!” gridò Davide.
Eleonora si voltò e si mise a ridere; “Ciao mamma!”.
Ebbene sì, la mia mamma, pur di starmi vicino ogni giorno, era diventata la pagliaccia dell’ospedale. Si avvicinò per baciarmi la fronte.
“Mamma? Ma che mi state prendendo  per il culo?”; Davide era su tutte le furie.
“Le parole ragazzo! A noi non piacciono le parolacce!”sorrise la mamma, prima di abbracciare El.
“Vai mamma, che stare con questo qui è impossibile!”; “Va bene, lo lascio a te! Torno dopo amore”si riferiva a me.
“Senti, facciamo come se fossimo da soli. Io faccio finta di stare sola con Rocco, e tu fai finta di star solo proprio, dato che secondo me con te non ci sta nessuno”affermò Eleonora.
“Fanculo ragazzina”
Davide si girò dando le spalle a mia sorella che si morse la lingua, per evitare di rispondergli.
Tornò al suo posto, accanto a me e come al solito cominciò ad accarezzarmi il viso. Mi baciava le mani e mi sorrideva. Mi faceva stare bene, visto che prima dell’incidente litigavamo sempre.
“Sai tesoro, oggi ho visto Alice. Te la ricordi? La tua fidanzatina dell’asilo! Mi ricorderò sempre quando, a San Valentino rubasti il girasole che mi aveva regalato papà per portarlo a lei. Ahahah, e io andai su tutte le furie! Gridavo per la casa : ‹‹Mamma dov’è Rocco? Lo ammazzo sta volta, giuro lo ammazzo!››. Ti ricordi vero?”;
La voce di Eleonora si fece più bassa. Gli occhi si riempirono di lacrime.
A volte mi sentivo in colpa nel vederla così. Insomma, prima dell’incidente andava a pallavolo, usciva con le amiche leggeva tantissimi libri, ascoltava tantissima musica e guardava tutti i film che uscivano al cinema. Era la tipica ragazza che non si perde mai niente, che vive ogni giorno come fosse l’ultimo. Poi, da quando avevo avuto l’incidente, andava a scuola e subito dopo passava le serate in un ospedale, anche se non era né una paziente, né un medico, e tanto meno un infermiera. A volte non mangiava. E non ascoltava più la musica. E non leggeva più. Non dormiva più. Cercava di aiutare la mamma, di sostenerla, di darle forza. La forza che papà, non le aveva dato perché aveva preferito andarsene.
“Senti ma, che gli è successo?”; Eleonora rimase  un po’ sbalordita nel vedere l’interesse improvviso di Davide.
“Ha avuto un incidente”
“E quando?”
“Otto mesi fa”
“Cioè lui è otto mesi che sta così?”
“Già otto mesi”
“E voi?”
“E noi stiamo qui. Io e mia mamma. Papà se n’è andato. Io sto qui ventiquattro  ore su ventiquattro, ci sono giorno dove nemmeno torno a casa. E mamma, beh, mamma lo ama talmente tanto che è perfino diventata la pagliaccia dell’ospedale. Per poter venire qui ogni momento e vedere se è ancora capace di farlo sorridere.
Davide si fece quasi triste. Il suo viso era come una giornata di sole che all’improvviso diventa grigia e buia. Era come il mare calmo che tutto d’un tratto và in tempesta.
“Mi.. mi dispiace”sussurrò.
“BUONGIORNO CARISSIMI”;
Ed ecco Leo. Come al solito arriva sempre in tempo per salvare le situazioni! Il suo sorriso non può non contagiarti, è così sincero, così profondo che azzera tutto il resto e ti fa star bene.
“Ciao piccola!”si avvicinò a mia sorella e le diede un dolce bacio sulla guancia.
“Ciao Leo! Ma chi mi hai portato?”; lei cercò di togliere la malinconia dal suo viso e sorrise incuriosita dal ragazzo che accompagnava Leo.  Aveva uno sguardo dolce, come quello di un bambino anche se era più grande di lei. Sembrava indifeso, sembrava che avesse bisogno di amicizia, ecco. Come me, del resto.
“Lui è Vale, il mio nuovo compagno di stanza. Vale, lei è El la sorella della star dell’ospedale! Il nostro Rocco!”.
El e Vale si presentarono.
“E lui chi è?”continuò Leo, riferendosi a Davide.
“Beh lui è..” lei e Davide non si erano ancora presentati quindi non sapevano nulla l’uno dell’altra. Già, nemmeno il nome.
“Forza Davide, andiamo a fare le analisi”.
Ulisse interruppe la conversazione.
 
*SPAZIO AUTRICE*
Bene, eccomi qua. Si lo so, non è fantastico come inizio ma cercate di capirmi, sono le 23.24, sto morendo di sonno e domani ho scuola. Mi scuso veramente se per caso ci sono stupidi errori di ortografia oppure verbi introvabili ma vi giuro che sono distrutta. Il prossimo capitolo sarà più lungo e soprattutto molto più interessante, lo prometto.
Per qualunque cosa, domande, informazioni, curiosità e magari anche per sapere esattamente quando pubblicherò il prossimo capitolo (sempre se siete interessati/e) potete contattarmi su Twitter, sono @sorridoconmirko.

Un abbraccio grande, grande.♥ 

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Capitolo 2
*** Cris. ***


“Allora ti chiami Davide? Piacere, io sono Leo!”
Leo, porse la mano a Davide con il suo solito sorriso rassicurante e amichevole. Perché nonostante tutto quello che aveva passato sorrideva, sorrideva sempre. Del resto, sarà sempre così. La vita è quello che è e non quello che vorremmo che sia; per questo, cerchiamo di trovare il lato positivo di ogni cosa. Come ha sempre fatto Leo.
“Certo che siete tutti pallosi qua dentro eh. Mettetevi in testa che io fra poco me ne vado quindi non mi frega di diventare amico vostro. Che poi, chi sarebbe amico del gemello di Mastrolindo?! Ahahah. Dai, andiamo a fare queste fottutissime analisi!”
Personalmente, penso che non capirò mai il perché di tutta quella cattiveria. Ero sicuro che quella fosse solo una corazza, una maschera, una copertura. L’unica cosa da scoprire era il perché di questo “nascondiglio”.
Tornando alla pesante affermazione, la persona che se la prese di più fu senz’altro El. Non sopportava le prese in giro. Anche perché, il mio incidente diciamo che è stato causato in parte dalle prese in giro. A volte penso che se non avessi ascoltato gli altri bambini, non sarei salito fin lassù e probabilmente non mi sarei rovinato la vita. Purtroppo però la mamma dice sempre che se qualcosa deve succedere, succede e basta e non possiamo cercare di evitarla.
“Ah ma allora sei proprio stronzo!”affermò mia sorella; il che era strano perché non diceva mai le parolacce. Mai, giuro.
“Io sarò pure Mastrolindo ma anche tu non sei qui per un semplice calo di zuccheri, stanne certo! E fai attenzione a non sforzarti troppo, pensa al tuo cuore!”
Leo sarà pure la persona più tollerante del mondo, ma chiunque nelle sue condizioni, nel sentirsi dire certe cose, si sarebbe infuriato. O per meglio dire, incazzato. E quella mattina, Leo si era incazzato davvero tanto. Davide l’aveva combinata davvero grossa.
Eppure, se ne andò a fare le analisi, senza preoccuparsi della gravità di quello che aveva appena detto, e senza dare neanche troppo peso alla risposta di Leo.
“Bambinetto del cazzo. Se solo ci ripenso, giuro che vado là e lo ammazzo”aggiunse Leo. Non riusciva davvero a calmarsi.
“Eh dai Leo, non te la prendere. È solo un ragazzino. E poi, dì la verità, Mastrolindo non te l’aveva mai detto nessuno..” Vale accennò un sorriso. Cercava di trattenersi ma era davvero impossibile.
“Ma che fai, ridi? Ti ricordo che anche tu sei una palla da biliardo eh.”
La risata di Vale si fece più vivace, accompagnata da quella di Eleonora.
“Ma guardati. È arrivato Capareza. Ahahahahah”
E tra una battuta e l’altra, anche Leo la prese sul ridere.
“Tornando a discorsi seri. Prima, ho parlato con Nicola”
Nicola, era un anziano che viveva in ospedale. Era molto amico di Leo, si conoscevano ormai da più di un anno, da quando Leo si era “trasferito” lì. Gli dava molti consigli e lezioni di vita e beh, si facevano compagnia.
“Mi ha detto che secondo lui dovrei fare un gruppo. Un gruppo vero, come quello che aveva lui. Capite?”
A volte Leo, era peggio di un bambino.
“Io non ho mai avuto un gruppo..”disse Vale con un po’ di nostalgia.
“Io nemmeno. Ma non perché non lo volessi, semplicemente perché là fuori la gente non è come te, Leo. Se tutti fossero come te, sarebbe tutto più bello”aggiunse con timidezza El.
“Vieni qua piccolina”rispose Leo.
Le si avvicinò e la circondò in un grande abbraccio. Lo faceva spesso, perché sapeva che lei ne aveva bisogno.
Se ci pensiamo, un abbraccio è il più bell’abito da donare: la taglia è unica, quindi va bene a tutti. Già, va bene a tutti soprattutto se lo ‹‹stilista›› è Leo.
“Tornando alla storia del gruppo ‹‹vero››, stavi dicendo?”
Domandò incuriosita El.
“Beh tutto è iniziato quando gli ho detto dell’arrivo di Vale. Gli ho raccontato che io un gruppo lo avevo ma poi ho litigato con tutti, ahahah. All’inizio pensavo stesse scherzando ma poi ho notato che l’aveva presa molto sul serio, forse troppo. Ha cominciato a dire che un gruppo è formato sempre da sette tipi di persone : il leader che ovviamente sarei io”cominciò a girare per tutta la stanza facendo ‹‹giravolte›› e giochicchiando con la sedia a rotelle; “Il vice-leader, che potrebbe essere leader se non ci fosse il leader, poi il furbo, l’imprescendibile, il bello, la tollerante e l’affettuosa. Ha detto anche che senza l’imprescendibile, il gruppo smette di esistere!”
“E dove le troviamo tutte queste persone?”El iniziava ad interessarsi.
“Tranquilla, ci sono un miliardo di pazienti, qualcuno lo troveremo! Ormai è deciso, il gruppo si farà! In tal caso, voi chi vorreste essere?”
“Leo io non so se..”Vale era una persona olto insicura.
“Dovrebbe esserci anche ‹‹l’insicuro›› così tutti i gruppi del mondo farebbero a gara per te Vale!
Facciamo che dato che io sono il leader, tu sei il vice-leader! E tu El… Beh tu sarai l’affettuosa! È esattamente il ruolo giusto per te!”
“SE LO DICI TU!”affermarono in coro El e Vale.
“Bene, siamo a buon punto! Ora non ci resta che cercare gli altri!”
Leo era davvero soddisfatto.
“Io so dove trovare la ragazza! Proviamo nel reparto disturbi alimentari. Là ci sono tantissime ragazze e potremo trovare la tollerante!”
El era esaltata all’idea di avere un gruppo. Un gruppo di persone.. speciali, ecco!
[…]
Raggiunsero velocemente il reparto in questione.
“Dai ragazzi, vado io”affermò El convinta.
“Sono io il leader, ci penso io”aggiunse Leo.
“Avanti Leo, fatti da parte. Sono ragazze diventano amiche in men che non si dica e soprattutto evitiamo di fare figure di merda. Ci mancano solo quelle”Vale era convinto di quello che diceva, per la prima volta.
 
Mia sorella sgattaiolò veloce nella sala pranzo. Non erano rimaste molte ragazze. Ce n’erano tre. Le più deboli probabilmente, quelle che non riuscivano a finire di mangiare.
Ce n’era una in particolare. Era lì seduta che scriveva su una piccola agendina. Il cibo stava da una parte, buttato via, chiaro segno di un rifiuto da parte sua. Guardava verso la finestra, sembrava che sperasse o aspettasse qualcosa che nemmeno lei sapeva. Aveva grandi occhi marroni quasi persi nel vuoto. Il viso sciupato a causa della troppa magrezza. Si capiva che era una ragazzi riservata, chiusa e decisamente poco egocentrica. Anzi, per niente egocentrica. Si toccava spesso i lunghi capelli color miele, con quelle mani sottili e delicate.
La dottoressa continuava a parlarle, sembrava la stesse “obbligando” a mangiare. Ma lei non rispondeva, continuava a fissare il vuoto. Era molto  indulgente, paziente; o forse,  per meglio dire, era tollerante. El aveva capito che la persona giusta era lei.
Quando vide che la dottoressa si allontanò decise di avvicinarsi. Non aveva in mente un pretesto per fare conoscenza con la ragazza ma andò e basta. Sapeva che ci sarebbe riuscita. Perché El, al contrario di me, riusciva a fare amicizia molto facilmente, con chiunque; (Davide, era un caso a parte).
“Posso?”domandò mia sorella indicando la sedia
“Si certo”…
“Io sono Eleonora, ma preferisco essere chiamata El”
“Piacere, io sono Cristina ma preferisco Cris. Ti posso chiedere che.. beh ecco..”
“Vuoi sapere che ci faccio qui, mi sembra ovvio. Beh diciamo che.. Io sono la sorella di un bambino che sta ricoverato qui.. Si chiama Rocco ed è.. Ecco, è in coma da otto mesi. Sta nella stanza 3, non lo so se lo conosci, qui in ospedale è una specie di super star”
“Beh io sono qui da poco più di una settimana quindi non conosco Rocco e non conosco nessuno”
“Se ti va, potremo farci compagnia. A parte l’orario di scuola,  tutto il resto della giornata io lo passo qui e mi sento parecchio sola. Cioè, conosco qualcuno ma sono tutti ragazzi e beh non so se mi spiego..”
“Ma certo, spero soltanto che tu riesca a sopportarmi, sono un po’ difficile come persona”accennò un sorriso.
“Ma no tranquilla, io vado  d’accordo con tutti! Ti dispiace seguirmi? Vorrei farti conoscere delle persone”si alzò dalla sedia.
Cristina non era molto sicura. Ma la seguì lo stesso.
Leo e Vale chiacchieravano nel corridoio.
“Ragazzi! Voglio farvi conoscere una persona!”
I due si girarono di scatto. A primo impatto, nel vedere Cris, sembrava quasi che stessero sognando ad occhi aperti, il che fece ridere Eleonora.
“Allora, lei è Cris. Cris, loro sono Leo e Vale””
La prima cosa che notò Cris fu la mancanza della gamba di Leo. La guardavano tutti appena lo incontravano la prima volta, ma a lui non dava fastidio.
Leo: “Vuoi sapere se fa male?”
El gli diede una pacca sulla spalla. Era una domanda che faceva a tutti e a lei dava fastidio perché era una domanda di quelle un po’ a trabocchetto. Insomma, ti faceva rimanere un po’ di… merda?
Cris si prese quasi un infarto.
“No, io non…”
Vale si intromise e cercò di cambiare discorso visto che la ragazza era in ‹ difficoltà››.
“Sei tollerante come ragazza?”
Cris: “Forse fin troppo”
Leo: “Perfetto, abbiamo un altro braccialetto rosso!”
Cris: “Cosa?”
Vale: “El, non gliel’hai detto?”
El: “In effetti no. Volevo prima farci amicizia poi le avreii spiegato la storia del gruppo”
Leo: “Non c’è bisogno di aspettare, tanto le stiamo già tanto simpatici, vero Cris?”
Lei sorrise. Sembrava felice, molto.
El: “Va bene, io vado un po’ dai bambini e la lascio nelle vostre mani. Mi raccomando”
Leo: “El aspetta!”
La prese per un braccio. Si tolse dal polso uno dei sei braccialetti rossi che aveva. Glielo mise.
Leo: “Watanka!”
El e Cris in coro : “COSA?!”
Leo: “Cose mie”
Vale: “Cose sue”
Anche Vale ne aveva uno. E mentre El si allontanava notò, guardando con la coda dell’occhio, che Leo ne mise uno anche a Cris.
[…]
 
Alle 20.18 arrivò il padre di Davide. Era il classico uomo in carriera che a casa non c’è mai, che si perde la partita di calcio del figlio perché è ad una riunione, che non si gode le cose belle della vita. Lavoro e basta. Quando entrò c’era anche El in camera. Non salutò nemmeno ma si catapultò a sgridare il figlio. Gli gridava contro, sgridandolo perché era convinto che avesse fatto a botte e le avesse prese di santa ragione.
Altro che botte, se solo avesse saputo quanto stava male Davide.
 
“Tu mi puoi fare il favore di uscire? Grazie”era rivolto a mia sorella.
“Molto gentile, davvero. Con permesso”disse ironicamente, prima di uscire fuori.
Si accomodò in una sedia fuori dalla stanza. Dopo circa 5 minuti l’uomo uscì fuori per parlare con la dottoressa Lisandri. La Lisandri era la classica dottoressa. Antipatica, fredda e schietta. O almeno, così sembrava.
El era intenta a tornare dentro ma si nascose dietro un mobile per ascoltare quello che la dottoressa aveva da dire.
Lisandri: “Crediamo sia tutto legato ad una disfunzione del cuore”
Il padre di Davide rimase a bocca aperta. E anche El.
“E’ meglio che Davide rimanga qui ancora per un po’. Dobbiamo cercare di capire a fondo”
El entrò nella stanza prima che mamma venisse a prenderla per andar via.
Davide: “Stai andando?”disse guardando il cellulare.
El: “Si, è parecchio tardi. Resto a dormire qui solo il sabato, visto che domenica non c’è scuola, ma se fosse mia la decisione rimarrei qui ogni secondo”
Davide: “Quindi domani..”
El lo interruppe: “Si, domani dormo qui quindi vedi di non rompere le palle. Fai come oggi; fai come se io non ci fossi”
Davide: “Si si certo, era quello che volevo dire”
El: “Bene, vedo che inizi a capire. Buonanotte”
Davide: “Buonanotte”
Anche il padre di Davide entrò. Si scontrò con mia sorella che usciva.
El: “Arrivederci”
“Ciao… E scusa per prima!”
Disse l’uomo vedendo El che si allontanava. Lei non ci fece molto caso, non le piaceva la gente che faceva le cose e poi se ne pentiva. E il padre di Davide era una di quelle.
“Chi è lei?”chiese.
“Mah è sua sorella”disse Davide indicandomi.
“Eh beh.. E’ una bella ragazza,no?!”
Davide: “Si, bella quanto antipatica”
[…]
El, prima di andare passò nella camera di Leo e Vale. Dalla finestra rotonda, video che Leo non c’era. Nella stanza c’erano solo Vale e Cris, da soli.
“Scusate, non volevo interrompere niente. Sono solo venuta a darti un ‹‹in bocca al lupo›› enorme, Vale. Domani c’è scuola quindi non ci sarò all’ora dell’operazione. Vedrai, andrà tutto bene, sei un grande e lo sai!”
Disse, prima di correre ad abbracciarlo. Era nata per far star bene le persone, mia sorella.
Vale era emozionato.
“Grazie El, grazie davvero. Vieni a trovarmi domani eh!”
El: “Senz’altro! Allora buonanotte, anche a te Cris! E dite a Leo da parte mia che oggi è nato un braccialetto bianco di nome Salvatore, alle 13.38! Lui sa di che parlo”
Sorrise e li lasciò nuovamente da soli. Non fece in tempo ad uscire dalla stanza che vide Cris e Vale alzarsi e ballare una specie di lento.
Fu un giorno veramente, veramente speciale quello.
Stavano per accadere tante cose, ricche di emozioni.
[…]
 
Vale non era riuscito a chiudere occhio. Quella mattina il cielo era particolare. Non so’ perché. Il cielo per me è il sintomo più chiaro della voglia di evadere dell' uomo. È un oceano intoccabile, che corre fino all' infinito; è un qualcosa che ci attrae tantissimo perchè si può solamente annusare, tentando di riconoscerne l'odore. Il cielo è sopra di noi, anche se sopra di noi c'è ben' altro.... non ci chiede nulla eppure ci sopporta da milioni di anni. È la tela in cui si cuciono i pensieri dei sognatori; quindi mi piace guardarlo, guardalo fino a scordarmi della terra, perché so’ che lui si nutre dei miei sguardi, degli sguardi di tutti.
In particolare, quel giorno, si nutriva dello sguardo di Vale che aveva passato il tempo prima dell’operazione a fissarlo dalla finestra.
Quel 14 febbraio era il suo onomastico ed era bizzarro doverlo passare sotto i ferri. Ci raccontò che prima di fargli l’anestesia, il chirurgo gli disse di pensare a due belle cose o a due bei momenti e dividerli in due parti. Gli disse anche di pensare solo al primo così quando si sarebbe svegliato, il suo primo pensiero sarebbe stato la seconda parte di quel bel momento.
Alla fine cosa sono i bei momenti? Per me un attimo felice è un attimo in cui vorresti bloccare il tempo, proprio perchè dura solo un attimo. Vorremmo bloccarci, solo noi.. La gente può continuare a fare ciò che vuole, ma noi vorremmo stare fermi ad assaporare quell'attimo fino all'ultimo.. 

Sono brutti gli attimi felici in un certo senso, poichè poi ci rendiamo conto che sono durati troppo poco, e la vita continua a soffocarci.. 
Un ricordo felice a cui penso spesso è un pomeriggio. Sono circa le due e mezza, mamma è a riposarsi nella camera affianco la mia..è stanca per la mattinata passata al lavoro e adesso si stà riposando quella mezz'oretta che, sostiene lei, la mette a posto per il resto della giornata! 
Papà invece è a lavorare e non vediamo l'ora di vederlo stasera quando alle sette rientrerà a casa.. 
Io ed El, giochiamo, ci inventiamo storie e cerchiamo di soffocare le risate per non svegliare la mamma!

Un pomeriggio della mia infanzia, semplice, uno dei tanti...ma sereno, spensierato. Quanto mi mancano.

Quando El arrivò Vale, come previsto, era già in sala operatoria. Entrò in camera. Quella volta aveva un vestito rosso di solito abbinava i vestiti alle giornate. E quel giorno era San Valentino!
Aveva con sé due mazzi di fiori. Uno lo poggiò nel comodino. Sicuramente gliel’avevano regalato. Un altro lo prese in mano e sfilò via una rosa blu. La mise sul cornicione del mio letto.
“Buon San Valentino amore mio”disse, prima di baciarmi la fronte, dolcemente.
Nello stesso momento arrivò Leo.
“Oggi sei vestita da rosa? Guarda che siamo a San Valentino non a Carnevale!”
El: “Ma che simpatico!”
Quando si voltò, notò che il letto di Davide non c’era.
“Che fai, mi accompagni dalla mia bella radiologa?”
“Leo lo sai che non posso, e poi ci sei stato due settimane fa!”
“Vabbè sarà solo un controllo di sicurezza! Dai almeno fammi da supporto morale mentre bevo quello schifo. Per favooore!”
“Dai andiamo. Senti ma tu sai dove sta il compagno di Rocco?”
“Stamattina c’è stato un grande via vai. Credo che sia successo qualcosa”
El era piuttosto preoccupata. Non aveva un perché, lo era e basta.
Quando arrivarono nella sala apposita per la visita di Leo, dall’altra parte della stanza c’era Davide. Aveva il viso piuttosto sconvolto.
“Senti Gionny, che gli è successo a quello?”Leo cercava di capire.
“I medici dicono che stamattina gli è venuto un infarto”
“Cosa? Un infarto? Ma è solo un ragazzino!”mia sorella stentava a crederci.
Gionny : “Può capitare signorina. Da quel che ho capito, se sono i ventricoli è un casino”
Leo: “Senti ma se proviamo a farlo entrare nel gruppo? Credo che abbia bisogno del supporto di qualcuno”
El: “Io non ti capisco. Ti ha insultato e tu lo vuoi pure aiutare?
Leo: “Non l’ha detto per male. L’ho visto nei suoi occhi che non diceva sul serio. Quel ragazzino ha un casino di problemi, per quello si comporta così. Poi da quel che ho capito, gli è pure morta la mamma quando era piccolo e so’ bene cosa si prova”
El: “Per di più il padre è più stronzo di lui. Ieri sera quando è arrivato ha iniziato a gridargli contro dicendoli che aveva fatto a botte e per quello si era sentito male. Poi non è nemmeno rimasto a dormire con il figlio. È il classico padre menefreghista. Non so chi sia peggio tra il suo ed il mio”
Leo: “Dai proviamoci, poi se è davvero stronzo come sembra, fa niente. Troveremo qualcun altro. Allora, secondo te chi potrebbe essere?”
El: “Non ne ho idea. Non lo conosco quindi non posso dire se potrebbe essere il furbo. Però, a primo impatto essere bello gli riesce bene”
Leo: “Ma guarda un po’ la nostra signorina”
Cominciò a darle colpetti con il gomito. El non si era resa conto di quello che aveva detto. Sentiva le guance andare afuoco.
El: “Ma smettila, per favore!”
Leo: “Non sapevo ti piacessero gli stronzetti con il piercing e la catenazza d’oro”se la stava spassando. Non l’avevo mai visto ridere così tanto.
El: “La smetti si o no?! Non ho mai detto che mi piace, sei pazzo Leo, quella specie di liquido blu ti sta dando alla testa!”
Leo: “Si, si a me il liquido blu darà alla testa ma a te, i ricciolini castani danno al cuore!”e sorridente si allontanò per avvicinarsi a Davide.
*SPAZIO AUTRICE*
Salve fanciulle e fanciulli. Finalmente ho pubblicato il capitolo. So che è passata quasi una settimana ma tra interrogazioni di fisica e verifiche di inglese ho dovuto scrivere un piccolo pezzo ogni giorno, appena avevo un po’ di tempo. Comunque ho già cominciato a scrivere il terzo capitolo che pubblicherò mercoledì alle 17.00! sono felicissima per le 8 recensioni che la storia ha ricevuto e vi ringrazio ancora tantissimo per tutti i complimenti! Volevo chiedervi se vi piaceva il nuovo modo di strutturare i dialoghi, ossia che prima metto il nome e poi quello che deve dire (?) non so se mi spiego. A me sembra un modo per leggere più scorrevolmente la storia e sinceramente, mi trovo anche meglio mentre scrivo. Non l’ho riletta prima di pubblicarla ma credo che sia venuto qualcosa di abbastanza lungo, o almeno parecchio più lungo dell’altro capitolo.
Vi ricordo che per qualunque cosa potete cercarmi su Twitter, sono @sorridoconmirko.
Vi abbraccio forte, a mercoledì!

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Capitolo 3
*** Rimani con il dubbio. ***


Quella era una di quelle situazioni in cui El si sentiva in imbarazzo. Sapeva, che le cose da fare erano due: rimanere da una parte con  il pericolo che Leo dicesse qualcosa di compromettente a Davide, oppure andare lì con loro e far finta di non essere interessata. In effetti lo era, ma era anche troppo orgogliosa per farglielo capire. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di essersi preoccupata per lui. Così, fece finta di fare una telefonata.
Leo: “Certo che sta cosa fa proprio schifo!”
Davide: “Già. Che poi non serve a niente, fa solo venire il vomito”
Leo: “Qui ti sbagli, se te lo fanno bere vuol dire che a qualcosa serve. Praticamente, fa sì che tutte le zone che loro vogliono vedere si illuminano così viene fuori una tac perfetta. Parlando seriamente, che ti è successo?”
Davide: “Mah non lo so, dicono tutti che mi sono infartato”
Leo: “Non credo, magari non è nulla di grave…”
El decise finalmente di intromettersi. Non voleva perder tempo, così appena avrebbe potuto sarebbe andata ad  aspettare Vale fuori dalla sala operatoria, insieme agli altri.
El: “Leo dai è il tuo turno”
Leo: “Di già? Non sono mai  stati così veloci”
Davide: “Scusate se mi intrometto; io mi sono appena infartato e tu non mi chiedi nemmeno come sto?”
El rimase di sasso. E come al solito, iniziò ad arrossire come non mai.
El: “Ehm.. come stai?”
Davide fece finta di essere soddisfatto.
“Bene.. o almeno credo”guardò verso il basso.
Leo rideva sotto i baffi.
El: “Ehm…si beh ecco…”
La sua salvezza fu l’infermiere.
Gionny: “Forza re Leone, è il tuo turno!”
Leo prese El per il braccio sinistro.
“Dai andiamo”disse.
Davide la prese per il braccio destro.
“No, lei resta con me”
El guardò Leo. Sapeva cosa stava per dire.
Leo: “Ah perfetto, tranquilla Ele resta pure, ci vediamo dopo così andiamo a vedere a che punto è l’intervento di Vale!”
E subito si voltò per ridere. Era incredibile quel ragazzo.
“Ti odio”rispose El sussurrando, per non farsi sentire da Davide.
Davide: “Pensi che farà male?”
El: “Ma no devi solo stare fermo sopra una sorta di ‹‹lettino››!”
Davide: “Non mi riferivo a quello. Mi riferivo al mio cuore. Pensi che farà male la prossima volta che avrò un infarto?”
El rimase senza parole. Non aveva idea di cosa dire visto che Davide non era un bambino e non poteva fingere come faceva con me. Quando ero piccolo e avevo paura di qualcosa lei mi diceva sempre di non averne perché la paura secondo lei è un’emozione inutile, uno spreco di tempo. Me lo diceva anche quando magari dovevo fare delle analisi e avevo paura della siringa. Lo diceva sempre anche quando non era vero. Ma Davide non era un bambino e non poteva mentirgli. Sia lui che lei sapevano che molto probabilmente sarebbe risuccesso.
El: “Hai sentito male sta volta?”
Davide: “Non lo so”
El: “Rimani con il dubbio. Io resto sempre con dei dubbi. Per esempio: non so quando Rocco si risveglierà. Potrebbe succedere quando meno me l’aspetto, potrebbe succedere in qualunque momento anche ora, anche fra due secondi, anche fra due anni. Rimango con il dubbio, così quando succederà mi sembrerà che il tempo non sia mai passato. Tu rimani con il dubbio così la prossima volta che succederà, SE proprio dovrà succedere, non te ne accorgerai talmente sarai immerso nel dubbio”
Davide: “E’ facile per te dirlo. Prova a metterlo in pratica”
El: “Oh no caro mio, fidati che non è facile. Solo perché non sto male fisicamente tu credi davvero che io stia bene? Godo di ottima salute ma sono distrutta dentro. L’infarto che ti è appena venuto a me viene ogni giorno quando vengo qui con la speranza che Rocco abbia aperto gli occhi e invece dorme ancora! Quindi non credere che per me sia facile. Non credere che sia facile avere 14 anni e sopra le spalle il peso di una donna vissuta. Non credere che sia facile vedere mia madre piangere tutte le dannatissime sere. Non credere che sia facile non avere un padre che la consola, che MI consola. A mia madre ci penso sempre io, ma chi pensa a me? Nessuno. Quindi non ti permetto di dire che per me è facile, capito? Ah, ma perché perdo tempo a spiegartelo tanto sei un incompetente, non capisci niente e sei insopportabile!”
Gridò in lacrime prima di andarsene. Probabilmente Davide non voleva offenderla, non credeva che quella semplice frase avrebbe scatenato una reazione del genere. Ma vedete, quando si è così giovani e costretti ad affrontare certe situazioni anche una piccola parola o affermazione detta senza pensare può far esplodere la bomba.
Davide: “Hei aspetta!”
Provò a seguirla, invano, visto che l’infermiere non glielo permise.
 
[…]
 
“Fai un poco di attenzione che se corri così veloce poi finisci come me!”sorrise un ragazzo in sedia a rotelle, ‹‹addobbato›› con varie fasciature. El mentre cercava di raggiungere la mia stanza gli era andata contro.
El: “Scusami tanto, spero di non averti fatto male”
“Peggio di così non fa quindi! Ahahah! Piacere, Tony!”
El: “El, piacere. Sei nuovo?”
Tony: “Mi piace il tuo nome; El! Come El Shaarawy! Comunque si, sono qui da stamattina!”
El: “Ahahah, sei davvero simpatico! Beh io sono la sorella di Rocco, il ragazzino che sta nella stanza 3… quello in coma”disse asciugandosi le lacrime.
Tony: “Dici sul serio? Proprio lui cercavo! Sei diretta lì? Spero di si così vengo anche io!”
El: “Ah e perché lo cercavi?”
Tony: “Perché si! Dai andiamo!”
El: “Senti io devo andare da un mio amico  magari ti raggiungo più tardi, tu se proprio ci tieni così tanto puoi iniziare ad andare”
Tony: “Fai come vuoi! A dopo allora!”
Tony era una persona veramente speciale, in tutti i sensi. Dopo capirete perché.
El si riprese dal pianto di prima e andò in sala d’aspetto fuori dal reparto “radiologia”. Lì trovò sia Leo che Davide.
El: “Scusa Leo se ho fatto tardi. Dai andiamo”disse scrutando Davide con lo sguardo.
Davide: “E’ colpa mia”
Leo: “Ma come, vi ho lasciato insieme e vi ritrovo separati?”
El: “E’ colpa sua”indicò Davide.
Leo: “Che cazzo le hai fatto?”
Davide: “Io non ho fatto niente. Non è colpa mia se si arrabbia per niente!”
El: “E’ questo il punto! Quello che tu consideri niente per me è la sofferenza che vivo ogni santo giorno!”
Davide: “Eh va bene, scusa, dannazione!”
El: “Non me ne faccio niente delle tue scuse se non sono dette dal cuore!”
Leo: “Ahahahah questa era una bella battuta El, davvero, non ti facevo così ironica”
El: “Non fare lo scemo. Ero seria”
Davide: “Cosa vorresti dire con questo? Non vuol dire che siccome ho avuto un infarto non so usare il cuore! Ho dei sentimenti anche io”disse ‹‹maliziosamente››.
Leo rideva sotto i baffi.
El: “Basta adesso. Leo, andiamo”
Mia sorella accompagnata da Leo, arrivò fino all’ascensore tenendo il broncio. Davide era dietro di loro.
El: “Ora dimmi. Perché diavolo ci stai seguendo?”
Davide: “Senti, nell’ascensore non c’è scritto il tuo nome, si da il caso che la mia stanza si trovi al piano terra quindi ci devo salire per forza. E ora se non ti dispiace, fammi passare”
El: “Mi dispiace invece!”
Leo: “Piantatela però ed entrate!”
Davide cliccò il tasto per il piano terra. El e Leo dovevano andare da Vale, quindi si dirigevano al terzo piano. Iniziarono a litigare su quale pulsante cliccare, tanto che li cliccarono tutti uno dopo l’altro, mandando completamente in tilt l’ascensore.
El: “Se rimaniamo bloccati qua vi ammazzo, soffro di claustrofobia e un altro minuto qua dentro potrebbe uccidermi”
Davide: “Anche a me. Anzi credo che lo stia già facendo!”
Sospirò mettendosi una mano sul petto.
Davide: “Non riesco a respirare”aggiunse balbettando.
Leo: “Cazzo un altro attacco”gridò Leo scendendo dalla sedia a rotelle per aiutare Davide.
 
*SPAZIO AUTRICE*
Ammazzatemi. So che volete farlo.
Bene, non so da dove cominciare con le scuse, ahahah.
Allora, partiamo dal presupposto che mi hanno ammazzata di compiti. Ho passato tutte le sere a studiare, fare i compiti, scrivere appunti e studiare di nuovo. Mi hanno bombardata di verifiche ed essendo nel bel mezzo del secondo quadrimestre non potevo permettermi di sbagliare. A questo punto vi chiedo scusa per essere sparita senza nemmeno avvisare, per non aver pubblicato un capitolo per più di un mese ma comunque mi aspetto che voi capiate visto che circa abbiamo tutte la stessa età (ho 14 anni e faccio la prima superiore) quindi sapete che purtroppo a scuola c’è da impegnarsi parecchio. Soprattutto nella mia, lol.
MA ADESSO LASCIAMOCI ALLE SPALLE QUESTA ASSENZA E TORNIAMO ALLA STORIA. VI VOGLIO ASSOLUTAMENTE RINGRAZIARE PER TUTTE LE RECENSIONI E I MESSAGGI CHE MI AVETE MANDATO, GRAZIE PER L’INTERESSAMENTO, MOLTE RAGAZZE MI HANNO CHIESTO IL PERCHE’ DELL’ASSENZA, ALTRE MI  HANNO CONSIGLIATO COME CONTINUARE LA STORIA VISTO CHE, ANCHE SE NON VE L’HO MAI DETTO, SONO INDECISA SE FAR “MORIRE” SI O NO IL POVERO DAVIDE. SONO SICURA CHE TUTTE VOI SPERATE CHE ALMENO IN QUESTA STORIA NON MUOIA PERO’ IO SONO ANCORA TANTO INDECISA VISTO CHE HO TANTE IDEE CHE MI FRULLANO PER LA TESTA E COMUNQUE VADA HO DEI FINALI PRONTI E “BELLI” ALLO STESSO MODO. RIGUARDO ALLA SORTE DEL NOSTRO FUNGHETTO VI LASCIO UN DUBBIO. SE VOELTE SAPERE CONTINUATE A LEGGERE! QUESTO CAPITOLO E’ DAVVERO CORTO, LO SO, MA DICIAMO CHE MI “SERIVA” SOLO PER AVVISARVI E FARVI CAPIRE CHE SONO TORNATA E NON FARO’ PIU’ UN’ASSENZA LUNGA COME QUEST’ULTIMA. SPERO COMUNQUE CHE VI PIACCIA, ALMENO UN POCHINO, MI SCUSO ANCORA E NIENTE, LA PIANTO QUI ALTRIMENTI FINISCE PER DIVENTARE PIU’ LUNGO LO SPAZIO AUTRICE DEL CAPITOLO STESSO, AHAHAH.
VI ABBRACCIO FORTE FORTE<3
El.

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