Ocean's foam

di drewsblueeyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sentì la porta d'entrata sbattere di colpo, corse in camera sua, chiuse la porta a chiave e spense la luce velocemente. Lanciò fuori dalla finestra il borsone che aveva preparato alcune ore prima. Sentiva i passi pesanti salire le scale e avvicinarsi sempre di più. Gettò velocemente anche il secondo borsone che atterrò sull'erba, accanto a quello precedente. Si sedette sul davanzale della finestra, per metà fuori.
-Skyler ! Apri la porta !
Disse l'uomo battendo il pugno sulla porta. 
-Lo so che sei qui dentro, apri !
La ragazza guardò la porta che la divideva da quel mostro, sì, mostro era l'unica parola adatta, poi guardò fuori, la strada deserta, il fruscio delle foglie, l'aria fresca della sera.
-Apri immediatamente o giuro che sfondo la porta !
Gridò l'uomo dall'altra parte della porta, sbattendo sempre più forte la mano sulla porta.
Lei si alzò il cappuccio della felpa, guardò un'ultima volta quella stanza, ogni particolare, perchè non l'avrebbe più rivista,ed era felice, aveva scelto di essere libera, di illuminare il buio dentro di lei.
Si strinse il gatto al petto, più forte che poteva, e si lancio nella luce, nella libertà.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***









Arrivai di fronte all'appartamento che avevo preso in affitto con i soldi guadagnati al lavoro, all'appartamento accanto stavano facendo una festa, odio le feste, spero che non ne facciano di frequente.
Presi le chiavi e aprii la porta, era un piccolo appartamento, ma molto carino, entrai lasciando la borsa all'entrata, chiusi la porta a chiave per stare il più lontano possibile da tutto quel baccano. 
Entrai nella camera da letto, mi sedetti sulla panca che stava sotto la finestra e mi levai le scarpe, per un momento girai la testa guardando fuori dalla finestra, i miei occhi vennero attratti dalla finestra di fronte, mi incuriosiva vedere quello che facevano i ragazzi della mia età, mi piaceva pensare che un giorno anche io avrei fatto quello che facevano loro, magari non in quel modo. C'era gente che limonava ovunque, pensai che magari, il giorno seguente quelle persone non si sarebbero neanche salutate. Guardai tutta quella gente sudata strusciarsi tra di loro, lo chiamavano ballare, ma non assomigliava minimamente ad un ballo.
Mi strinsi le gambe al petto appoggiando la testa sulle ginocchia, chiudendomi a riccio. Nessuno si accorse di me, d'altronde ci ero abituata. Vidi un biondino incrociare il mio sguardo, avvampai immediatamente, si avvicino alla finestra di fronte la mia e alzò la mano in segno di saluto. Mi guardai attorno per vedere se c'era qualcun'altro nel mio appartamento che lui stava saluando. No, ero sola. Arrossii più di quanto non avevo già fatto. Ridacchiò di poco per la mia reazione, mentre io alzai la mano per salutarlo. Con un gran sorriso mi fece segno di andare da lui alla festa, feci segno di no con la testa abbassando lo sguardo, lui insistette e scossi di nuovo la testa alzandomi dalla panca e prendendo in braccio Oreste, il mio gatto, il mio migliore amico. Mi sedetti sul letto salutandolo di nuovo, lui mi sorrise e alzò le spalle per un instante, poi scomparve tra la folla. Mi stesi sul letto coprendomi con una coperta, mi addormentai poco dopo abbracciando Oreste.
Mi svegliai qualche ora dopo a causa del forte rumore alla porta, qualcuno bussava in modo violento, nel cuore della notte . Mi alzai velocemente andando ad aprire e mi ritrovai faccia a faccia con Trevor.


« Oh, no » 

Sussurrai preoccupata.
Mi prese per un braccio entrando e chiudendo la porta dietro di se.


« Già, fai bene a preoccuparti. »

Chiuse la porta a chiave, poi si girò verso di me e mi spinse un paio di volte fino a farmi incampare nello scalino. Avevo paura, ma ormai ero un pezzo di ghiaccio, solo un oggetto da prendere a pugni quando si è nervosi. Iniziò a picchiarmi con un paio di schiaffi, e ormai non potevo più scappare.

« Perchè non mi hai detto che te ne saresti andata ? Eh !? »

Iniziò a gridarmi contro e a darmi calci. Ero a terra con le gambe la petto e la testa fra le braccia per alleviare la botta.

« S-Scusa, non volevo, mi dispiace tanto »

Dissi piano, lui mi tirò i capelli scomponendo la mia posizione protettiva. Mi diede un calcio e si fermò. Si avvicino al mio orecchio. 

« Puttana »

Mi sussurrò in modo aspro, per poi alzarsi e andandosene sbattendo la porta.

Rimasi stesa a terra e mi rannicchiai dondolandomi cantando una ninna nanna che mi cantava sempre mia madre, amavo quella canzone, mi rassicurava.
 

Ciao a tutte, lettrici !
Premetto che questa è la prima FanFiction che metto su EFP
e lo so che inizialmente è tutto molto confuso, ma capirete di più nei prossimi capitoli.
Non mi apetto che la storia faccia successo, ma spero che piaccia a qualcuna.
XoXo
- Francesca.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


          Capitolo 2       


Mi alzai di scatto, ero sudata. Era solo un incubo. Mi preparai un tè caldo, non sarei più riuscita a dormire.
 Misi il tè in una tazza e mi sedetti sulla panca accanto alla finestra per guardare le stelle, aprii la finestra in modo che l'aria fresca della notte mi scompigliasse i capelli.
 Iniziai a piangere, avevo paura, se mi avesse trovata mi avrebbe ucciso, letteralmente. Mi alzai velocemente e con violenza misi la tazza sul tavolino. 
Adocchiai il vaso sul ripiano di marmo della cucina, mi avvicinai, sfiorai i petali dei fiori immersi nell'acqua, le peonie, mi avvicinai per odorarle, 
avevano davvero un ottimo profumo, mi ricordò il profumo che metteva sempre mia madre, le guardai compiaciuta, 
con un movimento brusco e veloce gettai il vaso a terra rompendolo in decine di pezzi e bagnando il pavimento. Scivolai in preda ad una crisi. 
Cadendo si infilò un pezzo di vetro nella gamba che iniziò velocemente a sanguinare. Iniziai a urlare mentre cercavo di togliere quel pezzo dalla mia coscia. 
La ferita non smetteva di sanguinare, ero terrorizata, mi alzai da terra e iniziai a rompere tutto quello che mi capitava sotto mano. Ero pazza, completamente pazza, 
forse era per questo che non avevo nessuno. Mi appoggiai a terra appoggiando la schiena al letto. Iniziai a canticchiare con la voce tremolante dal pianto,
 la canzone che mi cantava mia madre quando cadevo e mi sbucciavo le ginocchia.


 Balleresti se io ti chiedessi di ballare? 
Correresti senza mai guardare indietro? 
Piangeresti se mi vedessi piangere? 
salveresti la mia anima stanotte? 
Tremeresti se io toccassi le tue labbra? 
Rideresti? oh ti prego dimmi di si 
Ora moriresti per l’'unica persona che ami? 
Tienimi fra le tue braccia stanotte 

Posso essere io il tuo eroe, piccola 
Posso far sparire il dolore 
Ti starò vicino per sempre 
Tu riesci a togliermi il respiro 


Iniziavo a perdere i sensi, non riuscivo a muovermi, poi non vidi più niente.
Ero stesa su qualcosa di morbido, mi girai e sentii un dolore atroce alla coscia, nella mia mente c'erano dei pezzi di ricordi, niente di completo. 
Aprii gli occhi, quella non era la mia camera, quello non era il mio letto, e quello che mi stava leccando, di certo non era il mio gatto. 
Guardai sotto le lenzuola e vidi la ferita fasciata. Accarezzai il gatto mentre studiavo la stanza, mi sembrava di averla già vista, 
guardai la finestra e vidi Oreste che batteva la zampa sul vetro dell'appartamento di fronte, il mio. “Oh, questa deve essere la camera del biondino” pensai, 
dovevo tornare da Oreste, non potevo abbandonarlo, gli amici fanno così, no? Mi alzai stringendo i denti sopportando il dolore, 
mi aiutai a camminare appoggiandomi ad una cassettiera, la porta si aprì improvvisamente, quasi mi spaventai. Sulla soglia della porta c'era un ragazzo sui diciassette, 
aveva i capelli ricci e castani. Appena mi vide si precipitò da me.

« Cosa fai? Non puoi muoverti dal letto »

Disse mentre mi riportava sul letto, si sedette accanto a me, mise una mano in modo che le sue dita stessero sul mio orecchio e mi accarezzò la guancia con il pollice.
Lo trovai un gesto estremamente dolce, ma anche abbastanza imbarazzante.
Mi alzai di scatto avviandomi verso l'uscita della stanza, lui mi afferrò la mano, mi girai verso di lui, mi guardava intensamente negli occhi, avvampai imbarazzata. 
Abbassai lo sguardo e lasciai la sua mano. Camminavo spaesata per il corridoio, dovevo passare per il salone dove c'erano due ragazzi seduti sul divano, 
riconobbi il biondino dell'altra sera. Mi feci coraggio e iniziai ad incamminarmi per la stanza sperando di poter diventare invisibile.

« Oh, buongiorno piccola. »

Disse il biondino, strinsi i pugni maledicendomi, mi fece arrossire leggermente.

« Come hai dormito? Hai una brutta ferita. »

Disse l'altro.
Li guardai, non sapevo come comportarmi, non avevo una conversazione con una persona normale da molto tempo, ormai.
Mi limitai a sorridere dolcemente e sussurrare un “grazie” prima di lasciare l'appartamento.
Entrai nell'appartamento accanto, ovvero il mio. Corsi da Oreste, mi era dispiaciuto doverlo lasciare solo.
Mi sedetti sulla panca facendo le coccole al gatto. Improvvisamente sentii urlare. Aguzzai l'udito cercando di ascoltare quello che dicevano. 

« È mia, l'ho adocchiata prima io »

Disse uno

« Dai, lasciamene una, tu le prendi sempre tutte e poi le butti via, a me piace davvero.»

Ribatté l'altro

« Tu sei troppo piccolo per lei.»

Disse il primo

« Oh, e tu sei troppo grande.»

Guardai attraverso la finestra, confusa vidi i due ragazzi che stavano litigando: il biondo e il riccio. Il primo uscì dall'appartamento sbattendo violentemente la porta.

“Quanto vorrei essere una di quelle ragazze per cui i ragazzi litigano” pensò la ragazza sospirando,
ritornò con gli occhi sul suo gatto.
Tanto bella eppure tanto ingenua, lei non vedeva la bellezza che emanava. 
Lei non vedeva che i suoi occhi erano l'oceano, e in quell'oceano lei stava affondando,
ogni istante sempre più giù.
Lei non avrebbe mai pensato che i due stavano litigando per lei. Uno combatteva per la bellezza e l'altro per il suo cuore. 
Bhe, era una lotta.
Che vinca il migliore.



Lo so che sono corti, e mi dispiace,
ma non risco a fare di meglio,
ma cercherò di postare i capitoli più spesso,
oltre alla lungheza del capitolo, spero che la mia storia
vi piaccia.
xx

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3  

 
Sospirai e chiusi la porta dell'appartamento, volevo uscire, volevo vedere cosa c'era là fuori. Arrivai al portone del palazzo, feci un respiro profondo e uscii. Non sapevo dove andare, gli unici posti che conoscevo fin ora erano il bar dove lavoravo e la mia vecchia casa. Camminando per le strade di Huntington Beach decisi di andare in spiaggia, mi portava sempre mio padre quando ero piccola, erano ormai dieci anni da quando non vedevo l'oceano. Finalmente arrivata lo vidi in tutto il suo splendore, il blu delle onde, i raggi del sole che risplendevano sull'acqua cristallina. I ricordi di mio padre mi riaffiorarono la mente, ma io non piangevo in pubblico. Mi tolsi le scarpe facendole penzolare dalle dita. Immersi i piedi nella sabbia calda, chiusi gli occhi lasciando che il vento accarezzasse il mio viso scompigliandomi i capelli, feci un bel respiro facendomi entrare l'oceano nei polmoni. Mi sedetti sul bagno-asciuga lasciando che l'acqua mi bagnasse le gambe. Ricominciai a pensare a mio padre, diamine. Quando lui è morto è come se lo avessi fatto un pò anche io con lui. Mi manca terribilmente. Gli ultimi dieci anni in Texas sono stati soffocanti, ed eccomi di nuovo a casa, la spiagia. Sono scappata dal mio vicino di casa, Trevor, lui si divertiva a picchiarmi e a portarmi a letto quando gli andava a genio. Adesso mi sento libera, ma ho paura che qualcuno possa trovarmi.
In lontananza vidi il biondino che surfava. Mi fece un segno con la testa, come per salutarmi, si rigirò e superò un onda con qualche acrobazia. Voleva attirare la mia attenzione, ma con me quei giochetti non funzionavano. Mi alzai dalla sabbia sbuffando e prendendo le scarpe. Passeggiai sul bagno-asciuga facendo penzolare le scarpe dalle dita.

« Heeei !!»

Mi girai e vidi il biondino lasciare la tavola a terra e correre verso di me. Quando mi raggiunse si piegò leggermente tenendo le mani sulle ginocchia prendendo fiato.

« Hei, come stai ?»

Mi disse sorridendo, feci spallucce e ripresi a camminare, il biondo mi seguì.

« Come va la gamba ?»

Disse con tono dolce, sapevo che non gli importava, era solo per attaccare bottone.

« Bene, grazie per averla fasciata.»

Gli sorrisi giusto per non essere scortese.

« Ah, allora ce l'hai la lingua !»

In quel momento avrei tanto voluto che il mio sguardo lo incenerisse.

« Oh, scusa !»

Alzò le mani ridacchiando, non lo pensai.

« Comunque, io sono Drew.»

Mi porse la mano.

« Skyler.»

Dissi stringendogli la mano.

« Posso offrirti un frullato ?»

Indicò il bar alle nostre spalle.

« Un frullato ?»

Mh, frullato, frullato, avevo già sentito quella parola da qualche parte, di certo non in Texas.

« Non dirmi che non hai mai bevuto un frullato ?!»

Abbassai lo sguardo scuotendo la testa.

« Oh, vieni con me, allora.»

Mi prese la mano e ci incamminammo verso il bar. Arrosii velocemente. Entrammo e Drew si avvicinò al bancone chiedendo due frullati alla fragola.

Ci sedemmo ad un tavolo e dopo cinque minuti venne il cameriere , Josh (o almeno così lessi sul cartellino che aveva alla camicia) con i frullati sul vassoio.

« Oggi è lei la fortunata ?»

Disse Josh ridacchiando, ero confusa.

« La ragazza di ieri era carina, ma lei... bhe... »

Mi squadrò dalla testa ai piedi con un sorriso malizioso. Il ragazzo si avvicinò all'orecchio di Drew sussurrando.

« Sarà proprio una bella scopata, amico. » 

Mi fece l'occhiolino e andò via.
Per fortuna Drew aveva insistito tanto per farmi sedere accanto a lui e non di fronte, avevo sentito tutto.




Ciao ragazze, lo so, sono in ritardo come al solito
Ho avuto dei problemi con il cumputer, e mi dispiace
tantissimo, scusatemi
.Come al solito, anche questo capitolo è cortissimo, sorry

 
 
 

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