Neon Gender Evangelion

di zenzero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'attacco dell'angelo ***
Capitolo 2: *** Soffritti sconosciuti ***



Capitolo 1
*** L'attacco dell'angelo ***


Il distretto di Tokai nel primo pomeriggio era deserto. Solitamente, era un posto caotico in cui vivere. Ma ora c'era una strana calma, tutto attorno. Ma era una calma apparente. Una quiete prima della tempesta. Non c'era una sola persona in giro. Si sentivano oppena le onde del mare infrangersi. L'intera città era stata evaquata, essendo, come dichiarato anche dagli altoparlanti, lo stato di emergenza.
Anche le linee telefoniche erano interrotte. L'unico essere umano presente, una giovane ragazza, richiuse la cornetta verde del telefono pubblico con fastidio. "Non ci voleva" mormorò, "Sapevo che non sarei dovuta venire qui".
L'unico modo che aveva per mettersi in contatto con quella persona non si era rivelato disponibile.
Raccolse i bagagli e sospirò, guardando la foto della persona che sarebbe dovuto venire a prenderla. Ritraeva un giovane uomo sorridente, che probabilmente andava verso i trent'anni, snello, dai corti capelli neri, indossava pantaloncini e una canotta.
" Temo proprio che non riusciremo ad incontrarci. Ormai non mi resta che raggiungere il rifugio." mormorò.
Sollevando gli occhi dalla foto, vide di sfuggita, in lontanza nella strada vuota, la figura di un ragazzo, più o meno della sua età, che la guardava. Indossava quella che sembrava una divisa scolastica dello stesso stile della sua e aveva capelli azzurri, ma com'era possibile?
Un attimo dopo, era sparito.
Prima che potesse capire se la sua fosse stata o meno un'allucinazione, la terra fu scossa da un tremito.
Aerei da combattimento sbucarono da dietro le lontane colline, seguiti da un essere enorme. Una figura alta una quarantina di metri, dalla forma solo lontanamente antropomorfa.  Aveva il corpo scuro e gli arti sottili, rivestimenti ossei rotondi sulle spalle, altre ossa appuntite che spuntavano dai gomiti, costole che in parte fuoriuscivano dal petto e circondavano una sorta di sfera rossa. Non aveva una testa, ma solo una sorta di teschio rotondo, munito di occhi neri.
La ragazza si spaventò non poco nel vederlo.
Poi gli aerei iniziarono la formazione di combattimento. Spararono contro il mostro, col solo risutato di distruggere gli edifici accanto a lui. Anche l'essere poteva difendersi, ed emetteva laggi laser dagli spuntoni sul gomito.
Un aereo cadde molto vicino alla ragazza, che lo evitò per un pelo. La gonna la impacciava non poco. Poi, anche il piede della creatura si poggiò accanto a lei.
La giovane si coprì gli occhi, terrorizzata.
Udì uno stridio di freni, e un attimo dopo, una macchina sportiva si fermò accanto a lei. La portiera si aprì e lei vide l'uomo della foto, alla guida. Indossava pantaloni e maglietta neri, e degli occhiali scuri. Al collo aveva una croce bianca.
"Scusa, sono in ritardo" disse sorridente, invitandola a salire.
L'uomo partì con gran velocità, evitando fortuitamente gran parte dei detriti che finivano loro addosso dalla guerra che si stava scatenando tra il mostro e gli aerei.
L'automobile riuscì a restare quasi del tutto incolume anche all'esplosione di una bomba. Quasi del tutto, perchè rotolò su sè stessa diverse volte e infine si ribaltò su un fianco.
La ragazza aiutò l'uomo a rimettere l'auto a posto, spingendo con tutte le sue forze, e alla fine  il mezzo tornò alla posizione corretta, con un forte schianto.
"Ottimo lavoro, grazie dell'aiuto" disse l'uomo soddisfatto, togliendosi la polvere dai guanti di pelle.
"Oh, no, signor Katsuragi, grazie a lei" disse la ragazza.
"Niente formalismi" obiettò il giovane, togliendosi gli occhiali da sole e rivelando due occhi color nocciola, "chiamami Sato Katsuragi. Piacere di conoscerti, Shinko Ikari"

Altrove, in una base militare, i generali che a distanza avevano ordinato l'attacco aereo erano in subbuglio. Guardavano atterriti attraverso l'enorme schermo  il mostro che non sembrava aver riportato che pochi danni dall'esplosione della bomba, circondato da un inferno di fuoco.
Solo una donna non mostrava alcun nervosismo. Era seduta nel posto di comando, e si limitava a fissare senza espressione lo schermo attraveso le lenti ambrate degli occhiali. Sapeva che le armi normali non potevano nulla contro la creatura, dopotutto, era un Angelo. Ora si sarebbero adottati i suoi metodi.

L'automobile sportiva riuscì in qualche maniera a raggiungere l'ingresso sotterraneo della  base militare, su cui troneggiava la scritta Nerv.
L'auto fu posizionata su di un trasportatore automatico e cominciò la sua discesa lungo un tunnel sotterraneo.
"Questa.. è l'agenzia speciale Nerv?" chiese Shinko, incuriosita.
 "Sì, è l'ente militare  collegato direttamente alle Nazioni unite" spiegò Sato.
"Mia madre lavora per loro, giusto?"
"Diciamo.. Non sai di che cosa si occupa, esattamente?"
"No... mi hanno detto soltanto che il suo è un lavoro molto importante collegato alla difesa dell'umanità. Stiamo andando da lei, non è vero?"
"Esatto."
Shinko abbassò gli occhi blu, angosciata. Ricordò l'ultima volta che l'aveva vista, sua madre, dieci anni prima. Non era nient'altro che una bambina, e piangeva disperata. Sua madre le aveva dato un'ultimo sguardo, e poi se ne era andata abbandonandola dagli zii materni, che nemmeno conosceva.
Aveva ricontattato Shinko solo poco tempo prima, spedendole solo una busta con le istruzioni su come raggiungerla alla base della Nerv, carte e tesserino di riconoscimento, e l'imperativo di venire da lei.
" Mia madre mi ha fatto venire qui perchè vuole che faccia qualcosa per lei, vero?"
Sato si limitò a guardare il tettuccio della macchina.
"Me l'aspettavo" continuò Shinko "Mia madre non mi avrebbe mai scritto se non le servissi a qualcosa."
"Capisco. Tua madre non ti è molto simpatica, vero? Beh, lo stesso vale per me."
Prima che Shinko potesse dire altro, il tunnel mostrò una visuale molto più ampia del luogo in cui si trovavano. Era un vero e proprio gerofront, dall'alto potevano vedere l'intera immane estensione del quartier generale sotterraneo. Spiccava, tra tutto, due piramidi, una che si sviluppava concava sottoterra, una più piccola esterna.
L'ultima roccaforte del genere umano, come le spiegò Sato.

Una volta raggiunto il vero quartiere generale, Sato inizialmente camminò spedito tra i corridoi. Poi mostrò segni di incertezza, guardando sempre più frequentemente la mappa.  "Ma che strano, ero sicuro che questa fosse l'entrata giusta!"
I due salirono per un ascensore. Una volta fermo, le portiere si aprirono e un uomo dallo sguardo irritato entrò nell'ascensore. Indossava un camice da laboratorio. Aveva corti capelli biondi e un neo sulla guancia. I penetranti occhi verdi si puntarono su Sato.
"Ah! Ciao, Tsuko!" esclamò imbarazzato Sato nel vederlo. Sembrava conoscerlo bene.
"Ma che cosa combini, capitano Katsuragi? Lo sai anche tu che non possiamo perdere del tempo!"
"Ehm.. scusa!"
L'uomo spostò l'attenzione su Shinko. "E' lei, vero?"
"Sì, secondo il rapporto Marduk sarebbe il third children"
"Molto piacere"
Shinko non stava capendo nulla dei loro discorsi. "Eh? Piacere..."
"Come vedi non è molto socievole, in questo assomiglia molto a sua madre, vero?"  Scherzò Sato.

Dopo lunghi tragitti, in cui i due uomini discussero di cose che la ragazza non capiva, i tre viaggiatori raggiunsero una sala nella penombra. Le luci si spensero lasciandoli al buio.
Un istante dopo tornò la luce, e Shinko trasalì, trovandosi  di fronte un volto grottesco, immane, che sembrava fissarlo. Il volto di un robot viola dagli occhi gialli. Era immerso fino alla testa in una vasca colma di un  liquido violaceo.
"Questa è l'arma destinata a risolvere le battaglie decisive, l'unità 01 della macchina umanoide multifunzione Evangelion." spiegò serio  Tsuko. "E' stata sviluppata nella totale segretezza, ed è l'ultima speranza che rimane all'umanità"
"E' di questo che si occupa mia madre?"
"Esatto! " fu lei stessa a risponderle.
Shinko sollevò la testa e la vide. Troneggiava su di loro, a decine di metri d'altezza, guardandoli da una sorta di ampio finestrone.
"Ne è passato di tempo" disse guardando la figlia.
Shinko la riconobbe, incredula. "Mamma.." mormorò, e abbassò la testa.
Il comandante aveva le telecamere principali tutte puntate sulla figlia. Sorrise. "Partenza." ordinò.
"Come, partenza?" chiese Sato, confuso. "Non vorrete usare l'unità 01?" chiese guardando il robot " Dopotutto Rei non è ancora in grado di muoversi, come faremo senza pilota?"
"Ne è appena arrivato uno" disse Tsuko, e si voltò verso la ragazzina. "Shinko Ikari, salirai tu a bordo."
La ragazza non disse niente, incredula. Anche Sato non era affatto d'accordo. Come poteva una ragazzina appena arrivata mettersi ai comandi in divisa scolatica ?
"Perche mi hai fatto venire qui?" chiese Shinko a sua madre
"Per il motivo che immagini." rispose lei secca.
"Mi stai dicendo che devo salire a bordo e combattere quel mostro?"
"Esatto"
"No!" urlò la ragazza, piangendo rabbiosa "Non lo farò mai! Si può sapere cosa vuoi da me? Non mi hai sempre considerato un essere inutile?"
"Ma ora mi servi, perciò ti ho chiamata. Tutti gli altri non sono adatti"
Shinko non era d'accordo, nel modo più assoluto. Continuò a lamentarsi. "Come potrei pilotare questo coso?"
"Adesso sali a bordo" ordinò il comandante, spazientita, "oppure vattene subito!"
La terra tremò di nuovo con forza. Il mostro doveva averli raggiunti.
Anche Sato si era convinto. "Sali a bordo" ordinò, anche se non bruscamente.
"Io non posso!" urlò la ragazzina.
Sato le si avvicinò. "Ascolta, Shinko. Capisci perchè sei venuta in questa base? Non devi fuggire, nè da tua madre nè da te stessa!"
"Capisco. Però.. come pretende che io riesca a combattere?"
Il comandante Ikari capì che stavano sprecando tempo. Ordinò quindi alla sua vice, l'anziana Koza Fuyutsuki, di portare l'altro pilota, Rei, anche se era ferito.
I sistemi furono riconfigurati per lui. Shina si sentì sempre peggio.
Il pilota Rei Ayanami arrivò, trasportato su di una barella da degli infermieri.
Indossava una sorta di tuta aderente molto particolare, progettata appositamente per il pilotaggio, bianca come la sua pelle. Era ferito gravemente, l'occhio destro e le braccia erano bendate.
I corti capelli azzurri incorniciavano un volto magro. Doveva avere la stessa età di Shinko. Gli occhi color del sangue sembravano non avere espressione. Si mise faticosamente a sedere, ansimando, mentre gli infermieri gli toglievano la flebo dal braccio magro.
Poi un'altro rimbombo,e stavolta le scosse furono molto più forti.
Furono in molti, operatori, tecnici, scienziati,  a cadere a terra, Rei fu sbalzato via dalla barella.
Dei proiettori si staccarono dal soffitto, esattamente sopra a Shinko. In quel momento, inaspettatamente, il robot, l'Eva 01 mosse il braccio destro, lo interpose tra i proiettori e la ragazza, proteggendola.
Nessuno sapeva darsi spiegazione,  com'era possibile che l'EVA si muovesse senza pilota?
Ma Shinko si preoccupò più nel vedere il ragazzo esanime steso a terra. Lo raggiunse, trafelata. Abbracciò quell'esile corpo. Respirava affannosamente, gemeva dal dolore e perdeva sangue.
Shinko si costrinse a non piangere. "Non devo fuggire, non devo fuggire, non devo fuggire!" ripetè mentalmente.
Capì quel che doveva fare e trovò un coraggio inaspettato.
"Lo farò io. Salirò io a bordo!" esclamò.
In una serie di complicate configurazioni, la ragazza fu inserita nella cabina di pilotaggio, l'Entry Plug.
Shinko si spaventò un po' quando fu immersa completamente in un liquido arancione che avrebbe attutito i traumi, l'LCL, ma ormai doveva abituarsi a tutto.
Una volta che i sistemi furono completamente configurati, Sato ordinò il lancio.
Le sicure che ancoravano il robot furono sganciati. Il robot fu posizionato su una rampa verticale di lancio.
Nel guardare la figlia che stava per rischiare la vita, il comandante non sembrò avere alcun ripensamento. La sopravvivenza del genere umano aveva la precedenza.
"Lanciare!" ordinò Sato.
Nel malessere generale di Shinko, l'EVA percorse molto velocemente la rampa verticale e raggiunse la città esterna, Neo-Tokyo 3.
La ragazza vide, nel buio della notte, il mostro che lentamente si avvicinava . Ora dipendeva tutto da lei.
Sato, e tutti gli operatori della Nerv potevano vedere perfettamente dallo schermo quel che stava accadendo sul fronte.
"Shinko, non morire" ordinò mentalmente il capitano Katsuragi.








spazio autrice: Lo so che questa idea sembra una follia, e probabilmente lo è. Non so se potrò trascrivere in questo modo molti altri episodi di evangelion. Di sicuro mi concentrerò più su i dialoghi che nelle parti tecniche, e taglierò qualche cosa.
Il fatto è che io adoro il Gender Bender e mi sono chiesta cosa potesse accadere se in una serie come questa, dove la differenza tra uomo e donna è piuttosto marcata, i generi venissero sconvolti.
Potrei anche renderla round robin, se qualcuno se la sente di provare.... Non sono in ogni caso l'unica ad aver avuto questa idea... http://www.youtube.com/watch?v=lVi3hdNw_qc



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Capitolo 2
*** Soffritti sconosciuti ***


gender bender eva cap 2
Nota: in effetti ho notato che è parecchio difficile trascrivere tuuutti gli avvenimenti di ogni episodio,
per cui mi concentrerò su quelli che con un cambio di genere risulterebbero assurdi.
In questo caso... beh.. una quattordicenne che va a vivere da un uomo da poco conosciuto
che gira in casa seminudo e eccede col bere.. non è come minimo un po' strano??? O__0 






POV Shinko

Avevo sconfitto l’angelo. Era stato terrificante, ma ce l’avevo fatta, in qualche modo.
Ora dovevo solo pensare a come vivere la mia nuova vita da pilota di Evangelion.

Il capitano Sato Katsuragi si stupì un sacco quando apprese che sarei andata a vivere in un appartamento da sola. Ma, nonostante avessi 14 anni, era la cosa più naturale. Che si aspettava, che sarei stata con mia madre?
“Ma.. sei sicura, Shinko?” mi chiese, preoccupato.
“Davvero, è meglio così” dissi io con un falso sorriso. “Per me un posto vale l’altro”.

Ma a quanto pare, per il capitano non andava affatto bene. Mi chiese di attenderlo, mentre faceva una telefonata in un’area di servizio della NERV. Parlavano piano, ma qualche istante dopo sentii distintamente la voce metallica del dottor Tsuko Akagi dall’altra parte dell’apparecchio.
“COS’HAI DETTO???” urlò il dottore.
“Ti stavo dicendo che Shinko verrà a vivere da me!” ripetè Sato più forte, allontanando la cornetta per non assordarsi. “Ho anche ottenuto il permesso dai superiori!”
Un attimo… cosa???
“Non ti preoccupare, Tsuko.. non ho intenzione di sedurre la nostra giovane pilota” ridacchiò Sato.
“E CI MANCHEREBBE ALTRO!!”
Per poco non svenni sul posto. Ma non potevo oppormi. Erano ordini superiori.
Ero nervosa in macchina quando Sato disse che avremmo fatto faville… cosa intendeva dire?
A quanto pare, significava solamente che avremmo festeggiato il mio nuovo arrivo con una bella cenetta. A base di cibo precotto.
Mostrarmi la città che avevo protetto dall’Angelo la notte precedente, mentre il tramonto scendeva e gli edifici salivano, non mi mise in un umore migliore.
La casa del signor Katsuragi era un porcile. D’accordo, era un maschio, quindi meno ordinato,  ma non credo che la dieta di un uomo adulto sia costituita principalmente da birra e cibo precotto! E’ malsano! C’erano bottiglie di alcolici e confezioni vuote ovunque!
In qualche modo riuscimmo a trovare posto sul tavolo per cenare.
E Sato mi offrì quel che aveva. Si fece fuori circa una decina di lattine di birra. Era in calzoncini e canotta.
“Tu non mangi?” chiese ridendo vedendo che non avevo toccato quasi nulla.
“No.. è che .. non sono abituata a questo genere di cibo” ammisi. Di solito mangiavo cibo vero.
Sato si accigliò e si sporse dal tavolo, avvicinando il suo volto al mio. Notai che era davvero molto carino. Ma puzzava di birra. “Ehi, non fare la principessina e mangia!” esclamò guardandomi male.
Oddio. Voleva picchiarmi!
Ma un istante dopo cambiò completamente espressione  e ridacchiò.
“Non è divertente, cenare in compagnia?” chiese sorridendomi.
“Beh.. sì..” riuscii a dire.
“Ora, quel che devi fare è abbandonare tuuuutti i pensieri e le preoccupazioni. Fatti un bel bagno, Shinko” mi disse una volta che finimmo di cenare.
“Non mi farà male alla digestione?”
“Fai un bagno e basta.” Chiuse il discorso lui.
Provai a farlo. Ma il bagno era occupato. Uno strano animale simile a un pinguino agitò le alette e starnazzò beccandomi quando aprii la porta. Urlai terrorizzata e scappai via, in cucina.
“Che succede, Shinko?” chiese il signor Katsuragi.
Sato mi guardò, io lo guardai, per un lungo attimo. Sembrava imbarazzato. Mi accorsi improvvisamente di essere nuda e tornai in bagno, terrorizzata. Il pinguino se ne era andato.
Chiusi la porta del bagno a chiave, ancora nervosa.
“Eddai, Shinko, non  è successo niente! Quello è un pinguino delle sorgenti termali, Pen Pen! E' un'altro nostro coinquilino” disse la voce di Sato da oltre la porta. Da quel che sentivo stava cercando di trattenere a stento le risate.
Non riposi. Tremavo nella vasca da bagno. Non avevo passato neanche un giorno in quella casa e già ero stata vista nuda da un uomo ubriaco che aveva il doppio della mia età! La mia innocenza era seriamente a rischio.
Ma in fondo (mooolto in fondo)  il signor Sato non sembrava una brutta persona.

Mi sistemai nella mia stanza. Mi era indifferente, una valeva l’altra.
Era notte fonda e non riuscivo a dormire. Poi sentii rumore di passi, che si avvicinavano alla mia stanza.
“Shinko, apro la porta.” Disse Sato. Dannati pannelli scorrevoli giapponesi!
Finsi di dormire. Se fossi sembrata convincente, non sarebbe accaduto nulla. Era meglio così. Dall'ombra che si stagliava nella stanza vidi che il capitano era avvolto in un asciugamano, doveva aver appena finito di farsi la doccia.
Non ne sarei uscita pura e innocente da quella casa. Lo sapevo.
Ma Katsuragi rimase all’ingresso della stanza.
“Mi sono dimenticato di dirti una cosa.” Disse piano. “Meriteresti le lodi di tutta l’umanità per quello che hai fatto. Puoi esserne fiera.”
Non risposi, incredula.
“Buonanotte, Shinko. Fatti forza.” Concluse, e chiuse la porta.
Bei complimenti.
Ma poteva dirmelo prima.

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