Come hai potuto?

di FantaDJ_CA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il flashback ***
Capitolo 2: *** Lui è qui ***
Capitolo 3: *** Parlando con Dez ***
Capitolo 4: *** Il compleanno e le tracce ***
Capitolo 5: *** La verità è svelata ***
Capitolo 6: *** Austin incontra Aria ***
Capitolo 7: *** L'intervista ***
Capitolo 8: *** Si torna a Miami ***
Capitolo 9: *** Incontrando Brenda, Jason e Amanda ***
Capitolo 10: *** Parlando con i genitori di Austin ***
Capitolo 11: *** L'appuntamento ***
Capitolo 12: *** Il trasloco ***
Capitolo 13: *** L'incidente in auto ***
Capitolo 14: *** Quale bambino? ***
Capitolo 15: *** L'incubo ***
Capitolo 16: *** Addio Starr Records ***
Capitolo 17: *** Benvenuti alla Moon Records ***
Capitolo 18: *** Felicitazioni e sequestri ***
Capitolo 19: *** Aiutatemi! ***
Capitolo 20: *** Fuga ***
Capitolo 21: *** Sana e salva ***
Capitolo 22: *** Disneyland ***
Capitolo 23: *** Un altro bambino? ***
Capitolo 24: *** E l'hanno scoperto ***
Capitolo 25: *** Il matrimonio di Lester e Brenda ***
Capitolo 26: *** Come l'hanno scoperto? ***
Capitolo 27: *** Stupidi paparazzi ***
Capitolo 28: *** Stress da matrimonio ***
Capitolo 29: *** Oggi è il grande giorno ***
Capitolo 30: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il flashback ***


ALLY POV

“Aria, è tempo di svegliarsi, dolcezza.’’  dissi alla figura dormiente di mia figlia di tre anni. Si mosse un po’ prima di aprire i suoi occhi. “Buongiorno, principessa’’ sorrisi.
“Buongiorno, mammina!” esclamò felicemente.
“Vuoi la colazione?” domandai, accarezzando i suoi capelli biondi.  Lei fece un cenno e corse fuori dalla sua stanza. Risi e la seguii.

Prima che io continui, vorrete probabilmente sapere chi sono. Il mio nome è Allyson Dawson e ho venti anni. Sono la madre single di Aria Harmony Moon. Si, Austin Moon è suo padre, ma lui non lo sa. Ho avuto Aria quando avevo diciassette anni, quasi diciotto, e sebbene fossi un’adolescente, non volevo cambiare nulla. Aria è la cosa migliore che mi sia mai successa.
Tornando ai miei diciassette anni, a quei tempi io e Austin uscivamo. Abbiamo iniziato ad uscire quando avevamo quindici anni e io ho pensato che ci saremmo sposati e cresciuti insieme. Ragazzi, mi sbagliavo.

Il giorno in cui ho scoperto di essere incinta, è stato il giorno in cui il mio mondo si capovoltò sottosopra. La prima persona a cui l’ho detto è stata mio padre e sebbene non fosse arrabbiato, era deluso. Mi disse che avrebbe supportato qualsiasi decisione che avrei preso per la mia bambina e quando gli ho detto che l’avrei mantenuta, lui ha tirato un sospiro di sollievo. Non voleva che io avessi un aborto o che la dessi in adozione.
Sapere che mio padre era d'accordo sul fatto che avrei mantenuto la bambina avrebbe reso più facile dirlo ad Austin. Ma quando sono andata a casa sua per comunicargli la notizia, non ero preparata ad assistere alla scena che avevo avuto di fronte. Ho aperto la porta della sua camera da letto e ho subito cominciato a piangere. Di fronte a me c’erano Austin e Kira Starr che facevano l’amore.  Poiché non si accorse di me, corsi fuori da casa sua in lacrime.

Lo so che probabilmente vi starete chiedendo perché ho dato ad Aria il suo cognome, ma posso onestamente dire che non lo so. Credo sia per il fatto che lui è suo padre quindi ha il diritto di essere parte della sua vita. Purtroppo lui non sa nemmeno che esista. Ricordo di essere corsa a casa di Trish e piansi tra le sue braccia.
 
FLASHBACK

“Ally, cosa succede?” domandò Trish, facendomi sedere sul suo letto, le sue braccia erano ancora attorno a me. La guardai e piansi di più. “Riguarda Austin?”. Io faccio segno di sì.
“Lui-lui l-lo stava facendo con…K-Kira.”  singhiozzai.
“Lui cosa?!” urlò. “Quel figlio di buona madre!” lei afferrò una scatola di fazzoletti e me li diede. Li presi con gratitudine e asciugai le mie lacrime.
“Trish, c’è qualco-sa che ho bisogno di dir-dirti.” dissi tranquillamente. Lei fece un cenno e mi strinse la mano per rassicurarmi. “Sono…sono incinta.” Sussurrai. Altre lacrime caddero e non mi preoccupai di asciugarle.
“Oh, Ally.” disse, avvolgendomi in un abbraccio. Questo mi fece piangere di più. “La stai mantenendo?” la guardai e le feci sì.
“Stavo andando a dirlo ad Austin oggi, ma quando ho aperto la porta della sua camera da letto ho visto lui e Kira farlo.” dissi, tirando su col naso.
“Si è accorto di te?”
“No, no, era troppo occupato a scoparsi quella sgualdrina!” urlai, facendo salire la mia rabbia bollente.  “Non posso credere di averlo amato!”
“Non posso credere che lui abbia fatto qualcosa del genere!” urlò Trish, arrabbiata allo stesso modo. “La prossima volta che lo vedo gli do’ un calcio nel suo povero sedere.”
Sorrisi per la prima volta quel giorno. “Questo è perché sei la mia migliore amica, Trish.” lei sorrise e mi abbracciò.

“Quindi cosa farai adesso?”
Aggrottai le sopracciglia perché non gli sarebbe piaciuto quello che stavo per dire. “Lasc-lascerò Miami.” dissi con calma.
“C-cosa?” ansimò. “Non puoi lasciare Miami, Ally.”
“Devo, Trish. Non posso vederlo più.” lei fece un cenno, le lacrime le rigavano il viso. “Dove pensi di andare?”
“California.” dissi. “Mia sorella ha una stanza in più nel suo appartamento quindi starò con lei finché non mi trovo un posto tutto per me.”
“Quando credi di partire?”
“La prossima settimana.” lei si asciugò le lacrime e guardò in basso. “Trish, ho un’idea, ma capirò se non ti piacerà.” mi guardò e mi fece segno di continuare con la testa. “Quando ti laurei, potresti muoverti verso la California e potremmo vivere insieme. Non posso stare lontano dalla mia migliore amica per tanto tempo.”
Sorrise e annuì. “Bene, lo farò. Non posso stare lontano da te anch’io. Sei la mia migliore amica, mia sorella.”
“Ti voglio bene, Trish.” 
“Ti voglio bene anch’io, Ally.”


Dopo quel giorno, sono stata nella mia stanza ad impacchettare tutte le mie cose. Evitai Austin e cambiai il mio numero di telefono così che non potesse rintracciarmi. Promisi a Trish che non avrei detto ad Austin che ero incinta o dirgli dove mi trovavo.
Una volta che Trish si laureò, venne in California. Viviamo a Los Angeles e il nostro appartamento è abbastanza grande. Ci sono tre camere da letto, due bagni, una cucina e un salotto.

“Posso avere dei pancake, mammina?” chiese Aria mentre camminavo in cucina.
“Sicuro, dolcezza.” le baciai la parte superiore della testa e preparai tutti gli ingredienti.
“Buongiorno!” girai la testa e vidi Trish camminare accanto a noi.
Mescolai insieme la pasta dei pancake e ne misi un po’ in padella.
Una volta che i pancake erano pronti, li misi in un piatto e posizionati davanti ad Aria. “Puoi andare, piccola.”
“Grazie, mammina.”
Misi un po’ di pancake in un piatto anche per me e Trish e ci sedemmo accanto al tavolo. “Dunque cosa c’è in agenda per oggi?” domandò Trish, dando un morso alla sua colazione. “Per primo dobbiamo lasciare Aria all’asilo nido e dopo abbiamo il giorno solo per noi. Grazie a Dio oggi non lavoro.”
Il Sonic Boom era così popolare a Miami che mio padre ne aprì un altro a Los Angeles. Ci lavoro con mia sorella Ashley, che ha ventisei anni. Abbiamo una coppia di altri lavoratori e siamo molto amici con loro. C’è Jamie che ha diciotto anni, e Melanie che ne ha diciannove.

“Potremmo fare shopping?” suggerì Trish, portando il suo piatto vuoto nella  lavastoviglie. Io annuì, copiando le sue azioni. “Suona bene.”
“Ho finito tutto, mammina!” disse Aria, agitando le mani nell’aria. Io risi e le baciai  la guancia.
“Bel lavoro, Ari. Adesso preparati per andare all’asilo.” dissi a mia figlia.

Corse nella sua stanza e io la seguì. Aprii il suo armadio, presi un paio di jeans, una maglietta di Hello Kitty e delle converse rosa.
Vestii rapidamente Aria e dopo afferrai una spazzola, passandogliela sui suoi capelli. “Ecco, sei pronta per l’asilo.”
“Grazie, mammina.” lei avvolse le sue piccole braccia attorno al mio collo e mi baciò la guancia. “Posso guardare la TV?”
“Certamente, dolcezza. Ti ricordi come si accende, giusto?” lei annuì. “Ok, vai a guardare la televisione finché non sono pronta.” lei corse fuori dalla sua cameretta e io emisi una piccola risatina.
Camminai nel bagno che ho nella mia stanza da letto e mi feci una doccia veloce. Fuori dalla doccia mi misi un asciugamano attorno prima che io uscissi dal bagno. Aprii il mio armadio e presi un paio di jeans stretti, un top, e i miei stivali marroni. Una volta che li misi, tornai indietro nel bagno, asciugai e arricciai i miei capelli, per poi mettermi un po’ di trucco.

Andai nel salotto e sentii la voce familiare di qualcuno che non avrei mai pensato di sentire di nuovo. Guardai la televisione e vidi che Aria stava guardando il video musicale di Austin “Steal your Heart”. Prendo velocemente il telecomando e spensi la televisione.
“Mamma!” si lamentò Aria. “Stavo guardando!”
“Lo so, ma dobbiamo andare.” dissi, prendendo Aria dal divano, mettendola al mio fianco. “Trish, andiamo!” urlai.
“Sto venendo!” gridò a sua volta.Trish camminò nel salotto qualche secondo dopo. “Dai, diamoci una mossa.”

Afferrai la borsetta dal balcone della cucina, prima che uscissimo dall’appartamento. Dato che il mio appartamento è al secondo piano, prendemmo l’ascensore. Non mi dispiacerebbe scendere le scale, ma Trish è un pochino pigra.
Aprii la portiera della mia 2014 Ford Focus e misi Aria sul suo sedile. Le allacciai la cintura e chiusi la sua portiera. Camminai in direzione del lato del guidatore e mi sedetti. Una volta che Trish si era allacciata la cintura, tirai fuori la macchina dal parcheggio.
L’asilo di Aria era solo dieci minuti lontano.

“Va bene, passa una bella giornata, dolcezza.” dissi a mia figlia, chinandomi alla sua altezza.
“Grazie, mammina.” mi abbraccia velocemente prima che corra nella stanza. Mi alzai in piedi e ringraziai Claire, una delle maestre.
“Andiamo a fare le nostre spese!” strillò Trish quando iniziai a guidare. Sospirai e annuii. “Che succede?”
“Niente, Aria questa mattina stava guardando il video musicale di Austin.” spiego. La guardai brevemente e lei aveva fatto la forma ad  ‘O’ con la bocca.
“Pensi che gli dirai che Austin è suo padre?”
Scrollai le spalle. “Non lo so.”

Parcheggiai la macchina al lato della strada perché c’erano un mucchio di negozi attorno. Questo è quello che amo di Los Angeles. Puoi girare attorno e ci sarà sempre un negozio dove puoi andare.
“Prima dove?” domando, uscendo dalla macchina e raggiungendo il fianco di Trish.
“Charlotte Russe” suggerì. Io feci un cenno.
Finché non dovevo prendere Aria alle due in punto, avevamo quattro ore per andare nei negozi e fare spese.
Ma dopo due ore di shopping e otto buste più tardi, ero esausta. “Trish, possiamo almeno mangiare qualcosa?” chiesi.
“Certamente.”

Ci fermammo in un In-N-Out Burger e non potevo essere più felice. Il loro cibo era incredibile e ne avrei mangiato tutto il giorno. Ma sono sicura che sarebbe stata una cattiva idea.
“Va bene, non voglio fare più shopping.” disse Trish. “Finché abbiamo un’altra ora prima che andiamo a prendere Aria, andiamo al Sonic Boom e ci ritroviamo con Jamie e Melanie.”

Annuii in accordo con Trish e prima che io lo sapessi, eravamo al Sonic Boom.
“Hey ragazzi.” salutai Jamie e Melanie. Mi corsero incontro e mi abbracciarono come se non ci fosse un domani.
“Accidenti, vi abbiamo visti ieri.” dissi, cercando di liberarmi dall’abbraccio. Sogghignarono e mi lasciarono andare.
“Lo sappiamo, eravamo solo annoiati e siamo stati felici di rivedervi.” rispose Melanie, ritornando dietro al bancone. Jamie seguì l’esempio.
“Aria è all’asilo?” domanda Jamie. Io annuisco.
Jamie e Melanie vogliono bene ad Aria e lei ama loro altrettanto. Jamie e Melanie sapevano che Austin era suo padre e quando ho detto loro cos’era successo il giorno in cui ho trovato Kira e lui nel letto insieme, sembrava come se volessero ucciderlo. Nonostante quello che è capitato, loro sono ancora suoi fan.

Il campanello, segnala un cliente entrare e quando girai la testa, spalancai la bocca. Corsi velocemente le scale per la sala prove dove si trovava Trish. Grazie a Dio questo Sonic Boom ha una sala prove come l’altra.
“Grande problema!” urlai, correndo nella sala prove sbattendo la porta dietro di me. Lei saltò e fece cadere la rivista che stava leggendo. “Qual è il problema?”
“Sono quasi sicura che Dez si trovi nel negozio.” dissi, respirando pesantemente.
Rimase a bocca aperta e i suoi occhi si spalancarono. “Se Dez è qui..”
“Questo significa che c’è anche Austin.” finii. Che diamine faccio?!

SPAZIO AUTORE
Questa volta mi sono voluto cimentare nell'arte del tradurre: questa FF è la traduzione italiana di una FF inglese chiamata ''How Could You?'' (appunto, ''Come hai potuto?''). Quindi, in pratica questa è solo una traduzione. Ci ho messo 3-4 orette buone ma alla fine ci sono riuscito! Ovviamente non sono un mito in inglese e probabilmente (sicuramente) non sarà tutto scritto alla perfezione. Con questa cosa del tradurre sto anche imparando nuovi vocaboli inglesi! Ma anche italiani ahahah.
E' stata dura ma ce l'ho fatta! Comunque, per ogni parere e tutto il resto, c'è il tasto della recensione! Anche se i vostri complimenti in realtà non andranno a me...ma a chi l'ha scritta, praticamente. Dannazione. Per chi se lo chiede, comunque, Austin apparirà di rado nei primi tre capitoli, dal quarto sarà fisso.
See ya! ps. tanti auguri alla serie A&A che oggi compie 2 anni in Italia ♥♥

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Capitolo 2
*** Lui è qui ***



“Che faccio, Trish?” chiesi alla mia migliore amica, mentre camminavo per la stanza. Il mio respiro cominciò a diventare irregolare e sapevo che se non l’avessi calmato, avrei avuto un attacco di panico.
“Ally, calmati.” disse Trish, mettendo la sua mano sulla mia spalla. Se avessi avuto un attacco di panico, non sarebbe stata la prima volta e Trish lo sapeva.  “Andrà tutto bene.” disse silenziosamente. Scossi la testa e sentii le lacrime pungermi gli occhi.
“Non posso guardarlo in faccia sapendo quello che ha fatto.” mi sedetti sul divano e mi passai le dita tra i capelli.
“Beh se lui è qui sotto, devi affrontarlo perché devi uscire e prendere Aria.” disse e io la guardai con aria feroce. “Scusa, non aiuta.” sorrise mortificata.

Diedi un’occhiata al mio orologio e notai che erano l’una e trenta. “Devo andare.” affermai, alzandomi. Aprii lievemente la porta e diedi una sbirciatina. Dez era andato e non c’era segno di Austin. Feci un sospiro di sollievo prima di uscire dalla sala prove. Trish mi seguii.
“Uhm, perché Dez era qui?” chiesi a Jamie e Melanie. Mi guardarono straniti perciò continuai. “Il rosso. Perché era qui?”
“Oh, voleva fissare una CD signing per Austin Moon.” spiegò Jamie. I miei occhi e la mia bocca si spalancarono.
“Q-quando?” domandai, la mia voce spezzata.
“Domani.” affermò Melanie. “Mi dispiace, Ally. Lo so che non lo vuoi vedere.”

Sorrisi debolmente e annuii. “Beh farò meglio a prelevare Aria.” Dicemmo il nostro arrivederci prima che io e Trish uccissimo dal Sonic Boom. Una volta che ero in macchina, sbattei la testa contro lo sterzo.
“Perché, Trish? Perché sta succedendo?” domando, alzando la testa e mettendo in moto la macchina.
“Magari potresti saltare il lavoro così domani non lo vedrai.”
Scossi la testa, uscendo fuori dal vialetto. “Non posso, non importa quanto non voglio vederlo. Ma forse lui non mi riconoscerà.”
“Ally, sei esattamente la stessa eccetto per il fatto che sei cresciuta forse di cinque centimetri.”  Io risi.

Parcheggiai nell’area del parcheggio dell’asilo di Aria e uscii dalla macchina. Trish ci rimase come fa sempre quando vengo a prendere la piccola.
“Mammina!” strillò Aria quando mi notò. Sorrisi quando saltò su dalla sedia e mi corse incontro. Mi piegai alla sua altezza e la sollevai.
“Ciao, piccola. Com’è stato l’asilo?” domandai, baciandole la guancia.
“Divertente!” ridacchiò. Salutai Claire e camminai fuori dall’edificio.
Allacciai Aria sul suo sedile prima che io mi mettessi al volante. Prima che iniziassi a guidare, lanciai un’occhiata ad Aria e osservai che i suoi occhi erano chiusi.
“Qualcuno dormirà nel tempo che arriveremo a casa.” sussurrai a Trish. Lei si girò e rise.

Una volta che parcheggiai l'auto, Trish uscì fuori e si diresse nel condominio. Dato che ha la chiave, lascerà la porta aperta per noi. Esco fuori dalla macchina e aprii la portiera di Aria. Si era addormentata quindi accuratamente la slacciai e la presi in braccio, spostando la sua testa sulla mia spalla.
Camminai verso l’ascensore, premendo il bottone per il secondo piano. Suonò, segnalando il nostro arrivo. Andai fuori ed entrai nel nostro appartamento. Mi tolsi le scarpe e mi diressi frettolosamente verso la stanza di Aria. Misi la figura addormentata di mia figlia nel suo letto e la coprii con la coperta. I suoi occhi si aprirono ma sapevo che era ancora stanca.
“Torna a dormire, piccola.” sussurrai, baciandole la fronte. I suoi occhi si chiudono di nuovo e sorrido. Misi nelle sue braccia il suo coniglietto di peluche Cocoa, prima di uscire dalla sua stanza.

Camminai nella cucina e afferrai una bottiglia d’acqua dal frigo. Mi sedetti sul divano di fronte a Trish e accesi la televisione.
“Quindi cosa farai quando vedrai Austin domani?” mi domanda, prendendo la mia bottiglia d’acqua e bevendone un sorso. “
Scrollai le spalle. “Onestamente non ne ho idea. E sai cosa? Aria domani non va all’asilo così devo portarla a lavoro.” misi la testa nelle mie mani e la scossi.
“Vuoi che prenda il giorno libero e che la guardi?” chiese Trish. Quest’ultima lavora per un designer di moda e sebbene è la sua assistente, lei ama il suo lavoro. Spesso dà un aiuto per disegnare vestiti.

La guardai e feci di no con la testa. “No, non posso chiederti di fare questo. Tirerò fuori qualcosa.”
“Potresti sempre dirgli che è tua cugina.”
“Non potrebbe funzionare, dato che sono una pessima bugiarda.” mi fermai quando mi assalì un pensiero. “Lo sai cosa non capisco? Perché sono nervosa per vederlo quando è stato lui a tradirmi?”
“Forse perché lui non sa che hai la sua bambina?” ribatté.
“Beh, l’avrebbe saputo se non fosse stato occupato a far l’amore con Kira.”
“Ancora non capisco perché avrebbe fatto qualcosa del genere. Voi due eravate così innamorati.”
“Magari non lo era?” mi alzai in piedi e camminai verso la cucina. Aprii il frigo e presi una bottiglia di vino. “E’ questo quello che vuoi fare adesso?” chiese, prendendo un bicchiere per sé.
“Si.” risposi, versando il contenuto della bottiglia.. Bevvi l'intero bicchiere di vino quindi misi il bicchiere vuoto nella lavastoviglie prima di reclamare il mio posto sul divano.
“Hey, vuoi ordinare Cinese?” domandò Trish. Annuii, passandole il telefono e il menù. Sapeva sempre cosa ordinare per me quindi non mi preoccupai di dirle quello che volevo.

Appoggiai la testa sul cuscino del divano e chiusi gli occhi. Non sono così impaziente di domani.
“Mammina?” mi svegliai e vidi Aria uscire dalla sua stanza. Mi alzai dal divano e le camminai incontro, piegandomi per essere alla sua altezza.
“Che c’è, principessa?” chiesi, passando le mie dita attorno ai suoi capelli biondi.
“Ho fame.” Io risi e le baciai la guancia.
“Vuoi un sandwich con burro d’arachidi e marmellata?” Sorride e fa cenno di sì. La presi e la misi al mio fianco, poi giù al tavolo della cucina, afferrando tutto ciò di cui avevo bisogno per il sandwich.
“Il cinese sarà qui in trenta minuti.” disse Trish, mettendo giù il telefono.
“Bene.” dissi spalmando il burro d’arachidi su una fetta di pane e la marmellata sull’altra. Misi i due pezzi insieme e collocai il sandiwch nel piatto. “Puoi andare, piccola.” baciai la testa di mia figlia e le posizionai il piatto di fronte.
“Grazie, mammina.” disse, dando un morso al suo sandwich.

“Dunque cosa farai per il tuo compleanno la settimana prossima?” mi domanda Trish.
Feci spallucce. “Starò a casa e mi rilasserò.” Lei restò a bocca aperta e mi guardò come fossi pazza.
“Ally, questo è il tuo ventunesimo compleanno! Non puoi stare a casa e rilassarti!” esclamò, agitando le braccia. Osservai Aria che rideva dei suoi gesti.

“Sei divertente, zia Trish.” ridacchiò Aria. Trish sorrise e le baciò la punta della testa.
“Ally, dobbiamo fare qualcosa per il tuo compleanno.”
“Tipo cosa? Davvero, non voglio fare nulla.” dissi onestamente. “Possiamo solo rimanere a casa e guardare un film o qualcos’altro?”
Trish scosse la testa. “Tua madre è noiosa, Ari.” disse a mia figlia, puntando il dito su di me. Aria rise e annuì.
“Hey! Ari, non essere d’accordo!” feci finta di essere offesa e misi il broncio.
“Scusa, mamma” fa, ancora ridacchiando. Una volta che finì il suo sandwich, la portai indietro nella sua stanza, così che potesse cambiarsi e mettersi il pigiama.
Presi il pigiama di Hello Kitty dal cassetto e lo misi sul letto. Le tolsi i vestiti e le misi il suo pigiama.
“Ecco, tutto fatto.” dissi, baciando la guancia di mia figlia. “Vuoi guardare un po’ di televisione?” domandai dato che non era tempo di andare già a letto.
“Si!” le afferrai la mano e andammo fuori dalla sua stanza. La misi seduta sul divano e gli diedi il telecomando. Aveva memorizzato tutti i canale, dunque non aveva bisogno di aiuto per scegliere cosa guardare. La mia piccola ragazza è davvero intelligente per la sua età
.
Dopo aver guardato la TV con Aria per cinque minuti, ci fu qualcuno che bussò alla porta, ciò significava che il nostro cibo era arrivato. Trish aprì la porta, prendendo il nostro cibo e dando i soldi al ragazzo delle consegne.
“E’ tempo di mangiare!” dichiara, lasciandosi cadere sul divano. Mi porse il mio Lo Mein (*) e una forchetta dato che usando le bacchette potrei riuscire ad attentare alla mia stessa vita.
Trish ordinò per sé del riso fritto e alcune capesante accanto. Potrei seriamente mangiare cinese tutto il giorno se volessi.
Trish e io stavamo parlando tranquillamente dal momento che Aria era impiantata vicino lo schermo, e quando parli mentre lei guarda la TV, si arrabbia e diventa di malumore. Non c'è bisogno che succeda.

“Quindi Ashley sta lavorando domani?” domanda Trish, buttando via i nostri rifiuti.
“No, attualmente è a Miami in visita a nostro padre.”
Non vedevo mio padre da davvero tanto tempo e mi stava seriamente mancando. Sta praticamente gestendo il negozio da solo dato che è troppo testardo per assumere attualmente altri lavoratori. Ha fatto visita l’anno scorso ed è stato per una settimana, ma sebbene non è stato un sacco di tempo, ho comunque vissuto ogni momento con lui.
Mio papà e io non abbiamo sempre avuto una relazione stretta, al contrario di mia madre, ma lei è morta quando io avevo dieci anni. Dopo che è passata a miglior vita, mio padre e me siamo diventati più uniti.

Una volta che arrivarono le sei in punto, afferrai il telecomando della TV e spensi la televisione.
“Tempo di dormire, principessa.” Presi mia figlia e la portai in bagno per lavarle i denti.
“Va bene, ci vediamo domani mattina, piccola.” coprii Aria con la coperta e le misi tra le mani il suo Cocoa.
Le baciai la fronte e spensi la luce della camera prima di uscire.
Camminai nella mia stanza da letto e rapidamente mi tolsi i vestiti e mi misi il pigiama che consiste in una camicia nera e dei pantaloni rossi. Andai nel bagno, rimossi il makeup e mi lavai i denti.

“Sto andando a letto, Trish.” dissi, sbirciando con la testa dalla porta della stanza di Trish. Stava ovviamente leggendo un magazine, quindi lo posò giù e mi guardò. “Di già?”
“Si, sono stanca e domani mi devo svegliare presto. Notte.”
“Notte, Als. E buona fortuna domani.”
“Grazie, ne avrò bisogno.” Lei ride  mentre io cammino nella mia stanza la quale è accanto alla sua. La cameretta di Aria era proprio di fronte alla mia e lascio sempre la porta aperta in caso abbia bisogno di qualcosa.

Mi misi sotto le coperte del mio letto e chiusi gli occhi. Anche se ho bevuto un bicchiere di vino, ero veramente stanca. Mi addormentai in una manciata di minuti.
Non so che ora erano quando mi svegliai, ma sapevo che non era ancora tempo di alzarsi. L’unica ragione per cui mi svegliai fu perché sentii la voce di Aria.
“Mammina?” Mi sedetti e strofinai gli occhi lievemente, cercando di pulire la mia visione. Aria si trovava sulla porta, tenendo Cocoa con una mano mentre l’altra stava strofinando il suo occhio sinistro.
“Qual è il problema, dolcezza? Vieni qui.” Cammina in mia direzione e la sollevai, posizionandomela davanti. “Hai fatto un brutto sogno?” domando, accarezzandole i capelli, lei annuì.
“Posso dormire con te, mamma?” Io sorrido dolcemente e le baciai il capo.
“Certo che puoi, piccola.” Io coprii entrambi con la coperta e Aria immediatamente chiuse i suoi occhi. Le diedi un bacio sulla fronte chiudendo i miei occhi.
Domani sarà una lunga giornata...non vedo l’ora.

SPAZIO AUTORE

(*) -> Piatto cinese
Eccomi ho tradotto il secondo capitolo. Devo dire che qualche ORRORE (non errore) ci sarà stato di sicuro. Non so se è tutto giusto, ad esempio. L'ultima frase era ironica, naturalmente, l'avevate capito? No, ve lo sto dicendo perché non sapevo come farvelo comprendere xD.
Grazie delle 10 recensioni al primo capitolo (♥) e di tutte le persone che hanno messo seguite/preferite (♥) 
Spero che con l'andare della traduzione non diminuiscano le recensioni come mi è sempre successo xD

Se non avete ancora letto la FF collettiva pubblicata ieri, vi consiglio di farlo: siamo diversi autori che collaborano per la storia, parla praticamente di un ipotetico sequel del film Teen Beach Movie, con un tocco comico ma anche romantico: cliccate su Teen Beach Movie 2: Il ritorno ...Qualcosa cambierà?


See ya :)
 

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Capitolo 3
*** Parlando con Dez ***


Ally POV

“Va bene, rimani qui e guarda la TV.” dissi a mia figlia mettendola giù sul divano della sala prove.
Non ho davvero bisogno che Austin la veda e faccia domande, quindi lasciarla nella sala prove è la migliore opzione. Credo.
“Stai andando via?” domandò, mettendo fuori il labbro inferiore. Mi sedetti accanto a lei e le baciai la testa.
“Sono al piano di sotto, piccolina. Ok?” lei sorrise e afferrò il telecomando dalla mia mano. “Ti vengo a controllare tra poco.”
“Ciao, mamma.” Le baciai la guancia e camminai fuori dalla stanza. C’era già una fila fuori, ma Austin non era ancora lì.
“Ehi Mel, a che ora ha detto Austin che sarebbe stato qui?” domandai a Melanie. Dato che Ashley non era in grado di venire a lavoro, chiesi a Melanie di venire a lavorare e fortunatamente disse si.
Diede un’occhiata al suo orologio. “Cinque minuti fa.”
“Incredibile.” Mormorai. Austin è così fortunato che abbiamo un’entrata di riserva perché altrimenti non avrebbe avuto modo di entrare dall’entrata principale.
“Sai cosa? Vado nella sala prove, chiamami quando arriva.” Lei annuì. Salii le scale e aprii la porta dalla stanza.

Aria era così assorta nel guardare la TV che non mi aveva nemmeno vista arrivare. Mi sedetti vicino a lei sul divano e uscii fuori il mio telefono. Cominciai a giocare a Flappy Bird, questo gioco frustrante a cui non riesco ad ottenere abbastanza punti. Il mio punteggio più alto è venticinque, ma il mio traguardo è ottenerne cinquanta. Cosa che non succederà mai.
“Lui è qui!” urlò Melanie. Saltai in piedi e Aria si aggrappò a me.
“Cavolo, Mel. Perché ci hai spaventato?” la guardai con aria arrabbiata e lei uscii lentamente dalla porta. “Stai bene, piccola?” guardai giù a mia figlia che aveva la testa che sprofondava sul mio torace.
“Mel mi ha spaventata.” Io risi silenziosamente e le strofinai il braccio.
“E’ tutto apposto, non voleva spaventarti.” Le baciai la testa. Cominciò a sfregarsi gli occhi, cosa che normalmente fa quando è stanca. La sollevai e la misi giù facendola distendere. Afferrai una coperta dal piccolo stanzino che abbiamo nella stanza e coprii il suo fragile corpo.
“Fai un pisolino, dolcezza.” Le baciai la fronte e le misi nelle mani il suo Cocoa. Non va da nessuna parte senza Cocoa e io penso che sia adorabile.

Scendendo giù per le scale, notai il ragazzo dai capelli biondi seduto al tavolo mentre Melanie faceva entrare i fans. Il mio cuore batteva forte e le mie mani tremavano. Non dovrei essere nervosa nel vedere Austin. Non sono io quello che ha tradito la sua ragazza. Non posso credere di aver passato due anni della mia vita con quel ragazzo.
Dato che Melanie stava gestendo tutto, decisi di riordinare alcuni degli strumenti e fare un po’ di pulizia. Notai che Dez era seduto su uno dei divani che abbiamo all’angolo del negozio, ma non sono andata laggiù. Ma ero un po’ sollevata di vedere che non è cambiato del tutto. Indossa ancora quei vestiti pazzi che ho imparato ad amare.
Mentre pulivo la vetrina che conteneva tutti i CD, scivolai sulla scaletta e caddi di sedere a terra.
“Stai bene!?” chiese Melanie, senza preoccuparsi di venire a controllarmi.
“Si, sto bene!” urlai in risposta. Con la punta del mio occhio, notai la testa di Dez girarsi di scatto e guardare in mia direzione. Ha probabilmente riconosciuto la mia voce. Diamine!
Mi alzai in piedi e camminai fino a lui, facendo in modo che Austin non si accorgesse di me. Fortunatamente non è successo.
“Prima che tu dica qualcosa, si, sono io, Ally.” Sussurrai, sedendomi lentamente accanto a lui.
“Perché stai sussurrando?” rispose con un altro sussurro.
“Non voglio che Austin sappia che io sono qui.”
“Perché? E perché hai lasciato Miami tre anni fa senza alcuna spiegazione? Austin aveva il cuore spezzato.”
Io ridacchiai. “Ho seriamente dei dubbi su ciò.”
“Di cosa stai parlando?”
“Niente, solo per piacere non dire ad Austin che mi hai vista.” Prima che lui abbia l’opportunità di rispondere, mi alzai e tornai indietro verso il pasticcio che avevo combinato.

Venticinque minuti dopo, il pasticcio è stato tutto pulito. La signing ancora andava avanti e avrebbe continuato per un’altra ora.
Camminai verso Mel che si trovava dietro il bancone, guardando il suo telefono. “Che stai facendo?” domandai, tranquillamente così Austin non avrebbe sentito.
“Niente, guardo il mio profilo Twitter.” Lasciò il suo telefono e lo mise sotto il bancone.  Stavo quasi per dire qualcosa quando sentii un pianto che proveniva dalla sala prove. Mi scusai e salii le scale.
“Che succede, Ari?” domandai, camminando e prendendo Aria, così da metterla poi sulle mie ginocchia. Appoggiò il fianco della testa sulla mia spalla. “Ho fame.” Mormorò, strofinando gli occhi.
“Okay,” le baciai la fronte. “Andiamo a mangiare.”
Dato che non avevo alcun tipo di cibo con me, andammo fuori.  Scesi le scale e camminai verso Melanie. “Mi prendo la pausa pranzo, starai bene qui da sola?” chiesi.
“Starò bene, Als.” Spalancai gli occhi e lei fece lo stesso quando realizzò di aver detto il mio nome. Austin girò la testa e mi guardò negli occhi.
“Ally?” domanda incredulo.
Non risposi, corsi solamente fuori dal negozio. Ma riuscii a sentire lui gridare, “Ally!” mentre correvo.

Aprii la porta della mia macchina e misi Aria sul suo sedile. “Era Austin Moon?” domandò Aria mentre le allacciavo la cintura.
“Si lo era, dolcezza.” Chiusi lo sportello e mi salii sul sedile del conducente.
“Come fai a sapere il suo nome?” Aria, cosa sono queste domande?
“Era un vecchio amico.” Risposi semplicemente. Accessi la radio così non mi avrebbe fatto più altre domande.
La portai in un In-N-Out Burger e ordinai per noi un hamburger con patatine. Dato che l’hamburger è troppo grande per lei, devo tagliarglielo in pezzettini. Dopo aver trascorso quindici minuti lì, dovevo tornare al negozio. Perché Mel ha dovuto dire il mio nome? Non sono arrabbiata con lei, ma avrei desiderato che non fosse successo.

Quando siamo tornati, dissi un veloce ‘ciao’ a Mel e corsi su per le scale con Aria tra le mie braccia.
“Bene, principessa, la mamma deve tornare a lavorare quindi fai la brava e guarda la TV, okay?” chiesi ad Aria, mettendola sul divano. Accesi la televisione e posizionai il telecomando accanto a lei.
“Quando torniamo a casa?” domandò.
“Presto, piccola.” Le baciai la fronte e uscii fuori dalla stanza. La schiena di Austin era girata ma avrei potuto dire che era teso. Posso ancora leggerlo come un libro e odio questa cosa.
“Mi dispiace tanto.” Sussurrò Mel una volta che mi trovavo dietro il bancone.
“Va tutto bene, non ti preoccupare.” Sussurrai di risposta. Mi mostrò un mezzo sorriso e scrollai le spalle.
Tre quarti d’ora dopo, la CD signing finì e tutti i fan di Austin uscirono dal negozio. Cominciai ad aver paura perché Austin aveva intenzione di parlare con me. Ma forse potevo lasciare dato che non avevo altro da fare lì. Uno dei vantaggi sull’avere una CD signing è il fatto che posso chiudere il negozio presto.
Salii le scale e aprii la porta della sala prove. “Aria, pronta per andare a casa?” le domandai, afferrando mia figlia e mettendola sulle mie ginocchia.
“Si, mammina!” lei ridacchiò e io cominciai a riempirle la faccia di baci. Mentre uscivo fuori dalla sala, notai Austin parlare con Dez quindi tentai di andarmene senza farmi vedere. Ma fallii.
“Ally, parlami.” Supplicò lui. Rimasi calma. “Per piacere.”
“Austin, lasciami sola.” Gli dissi. “Ci vediamo dopo, Mel.”
“Arrivederci!” uscii dal negozio, ignorando le chiamate di Austin. Stupido Austin che rovina tutto. Ero così felice senza di lui e lui deve presentarsi. Sono contenta che non abbia chiesto chi fosse Aria quando mi ha visto. Non avrei saputo cosa dirgli perché non voglio che sappia che lei è sua figlia.

Camminai nell’appartamento e notai Trish sul divano. Misi giù Aria che corse dalla mia migliore amica.
“Ehi, bellissima.” Le baciò la testa. Aria andò frettolosamente nella sua stanza, credo per giocare con i suoi giocattoli.
“Che ci fai a casa?” domandai, lasciandomi cadere sul divano accanto a Trish.
“Beth mi ha fatto andare via presto.” Beth è il suo capo. “Beh, com’è andata la signing?”
Singhiozzai e appoggiai la testa. “Mi ha visto e ha cercato di parlare con me, ma io non ho voluto parlare con lui.”
“Buon per te.”
Cominciai a ridere pensando a cosa mi disse Dez. “Lo sai, Dez era lì e mi ha detto qualcosa che ho trovato molto divertente.”
“Cosa ti avrebbe detto?”
“Che dopo che io ho lasciato Miami, Austin aveva il cuore spezzato. Col cavolo. Ero io che avevo il cuore spezzato.” I miei occhi si colmarono di lacrime ma riuscii a contenermi.
“Ok, sto per suggerirti una cosa, ma tu non ti arrabbiare.” Disse Trish con fare tranquillo. “Io credo che dovremmo invitare Dez e dirgli tutto.”
Restai a bocca aperta. “Ma sei impazzita!? Dirà di Aria ad Austin e io non voglio che succeda.”
“Als, non dirà niente. Dez sarà anche idiota e strano, ma puo’ essere molto serio quando vuole esserlo.”
Ammiccai. “Hai detto qualcosa di carino su Dez. Non me lo sarei mai aspettato.”
Lei scrollò le spalle. “Quindi cosa ne dici?” Feci un respiro e annuii. “Bene, lo chiamo e gli dico di venire subito.”
“Adesso!?”
“Si, prima è meglio è.” Uscii fuori il suo cellulare e cominciò a comporre il suo numero. Mi alzai e andai nella cameretta di Aria. Aprii la porta e la vidi giocare con le bambole.

“Ari, devo parlare con te.” Dissi camminando nella stanza. Mi sedetti sul letto e la presi per metterla sul mio grembo.
“Sono nei guai?” domandò, facendomi gli occhi dolci. Feci una piccola risatina e le baciai la fronte.
“Certo che no, dolcezza. Volevo solo dirti che tua Zia Trish e io stiamo invitando un amico.” Lei è molto timida perciò quando vede qualcuno che non conosce si nasconde dietro di me o corre via.
“Nome?” chiese. Quella suonava come una domanda, ma so che fece la domanda perché non sapeva se Dez era un ragazzo o una ragazza.
“Il suo nome è Dez.” Lei iniziò a ridere. “E’ un nome divertente, vero?” Annuì e continuò a ridere. La sua risata mi contagiò. “Bene,” la misi giù. “Vuoi aspettare per il nostro amico nel salotto?”
“Si, per favore.” Mia figlia è così educata. La amo.
Andammo nel salotto e Aria salì immediatamente sul divano.
“Quando viene?” domandai, prendendo posto al tavolo della cucina accanto a Trish.
“Cinque minuti. Lui è già nell’area perciò…”
“Cos’ha detto ad Austin? Non puo’ mica dirgli che sta venendo qui.”
“Non so, ma sono sicura che Dez ha mantenuto chiusa la bocca.”
“L’hai minacciato, vero?”
“Già!” Sorrise, ciò mi fece scuotere la testa e ridere. Trish è ancora la stessa irritabile ragazza di quando era adolescente.
Quando il campanello suonò, il mio cuore cominciò a battere più forte. Stupida nervosità. Trish fu quella che aprii la porta quindi mi sedetti sul divano con Aria sul mio grembo.
“Fai la brava, okay?” sussurrai.
“Ok, mammina.”

Dez camminò dentro e sorrise immediatamente quando vide Aria. “Chi è lei?” domandò, prendendo posto sul divano. Trish si sedette sul divanetto che avevamo accanto al divano.
“Questa è Aria.” Iniziai.
“E’ tua cugina o qualcosa del genere?”
“Uh, no. L-lei è mia figlia.” I suoi occhi si spalancarono così come la sua bocca. Rimase immobile al suo posto. “Dez?” domandai, agitando la mia mano di fronte la sua faccia.
“Oh! Idiota!” gridò Trish, schiaffeggiandolo dietro la  testa.
“Trish!” la sgridai. “Niente violenza di fronte ad Aria.”
“Scusa.”
Dez cominciò a massaggiarsi la parte colpita mentre guardava con aria feroce Trish. “Quindi uh,” la sua attenzione torna su di me. “Quanti anni ha?”
Stavo quasi per rispondere ma Aria mi precedette. “Tre!” esclamò, alzando tre dita.
Gli occhi di Dez si dilatarono nuovamente.  “Chi è il padre?”
“Il tuo miglior amico.” Risposi calma. Non sapevo com’era possibile ma i suoi occhi non si spalancavano più. Anzi, stavano per schizzare fuori dalla sua testa.
“Ma…cosa…huh?!” Cominciò a farfugliare parole. “Se Austin fosse il padre, tu avresti avuto lei quando…” Smise di parlare, realizzando quando ho avuto Aria. “Questo è perché tu hai lasciato Miami. Eri incinta.”
“Sicuro, ora è intelligente.” Disse Trish, facendomi ridacchiare.
“Dez, stai sia sbagliando che no.”  Mi diede un occhiata confusa ma continuai. “Ero incinta quando uscivo con Austin, ma non è questa la ragione per cui ho lasciato Miami.”
“E perché l’avresti fatto?” domandò dolcemente.
“Um,” le lacrime cominciarono a formarsi ma non volevo farle uscire. Trish vide cosa stava succedendo quindi gli disse lei perché ho lasciato Miami. Sussurrò ciò nel suo orecchio così Aria non avrebbe potuto sentire.
“Lui ha fatto questo?” urlò, alzandosi. “Non posso crederci!” Cominciò a girare attorno per la stanza.
“Aria, che ne dici di andare nella tua stanza e giocare con i tuoi giocattoli?” suggerii io. La misi giù e le baciai la fronte.
“Ok, mammina!” corse fuori dal salotto e andò subito nella sua stanza.

“Sei assolutamente sicura di aver visto Austin e Kira farlo?” mi domandò Dez. Sollevai un sopracciglio.
“Erano entrambi nudi sul suo letto. Devo continuare?” Lui agitò le mani in segno di no.
“Non posso credere che lui abbia fatto questo.” Lo sai che è davvero strano vedere Dez prendere tutto con serietà. Ma credo che questa sia il tipo di situazione dove non lo si puo’ definire sciocco.
“Non sono sorpresa che Kira abbia fatto qualcosa così.” Disse Trish. “Lei flirtava sempre con Austin e dato che non poteva avere lui, si è praticamente fatta tutti i ragazzi della scuola.”
“Ma non ha senso che Austin abbia fatto volentieri l’amore con Kira.” Disse Dez, accarezzandosi il mento pensieroso.
“Pensi che lei l’abbia forzato?” domandai. Rabbrividì.
“Ne dubito fortemente, ma qualcosa deve aver fatto. Era così depresso quando ha scoperto che hai lasciato Miami, Ally.”
Non so perché, ma sentivo i sensi di colpa colpirmi. “Beh finché non scopro cos’è successo tra Austin e Kira, non parlerò con lui.” Mi alzai e puntai un dito a Dez. “Non puoi dire niente ad Austin su Aria.”
“Vuoi che mantenga il segreto?”
Annuii. “Non posso perdonare Austin finché non vengo a sapere la verità.”
“Come faremo esattamente per scoprirla?”
“Perché non glielo chiedi tu?” suggerì Trish. “Cioè, sono sicura che lui ti dirà tutto quello che è successo con Kira.”
Lui scrollò le spalle. “Potrei provarci, ma penso che dovresti parlare con lui, Ally.”
Scossi la testa. “Non posso e non voglio” Poi un pensiero mi percosse. “Per quanto rimarrete in California?”
“Uh beh, ci stiamo trasferendo qui.” Rimasi immobile, congelata. Questo non puo’ succedere.
“Perché, esattamente?” domandò Trish.
“La Starr Records si è trasferita a Los Angeles quindi ci stiamo muovendo qui. Stiamo ancora cercando un posto, ma ieri abbiamo visto un appartamento che ci è piaciuto.”
“Grande.” mormorai.
“Guarda, lo so che tu non sei felice di ciò ma tutto andrà bene alla fine.” Disse Dez, dandomi un sorriso rassicurante.
Parlammo per un altro po’ finché Dez lasciò l’appartamento. Lo salutammo e lo vedemmo andare via.
“Beh questo giorno è stato movimentato.” Parlò Trish. “Hai ragione.”
Devo scoprire cos’è successo tra Austin e Kira perché c’è qualcosa che ho scoperto parlando con Dez. Sono ancora innamorata di Austin.

SPAZIO AUTORE

Il grande ritardo della storia. Avevo voglia di abbandonare questa storia e cancellarla perché sarebbe stato troppo faticoso continuare la traduzione ma alla fine c'ho ripensato e sono ancora qui per aggiornare. Bene, sicuramente ci sono un casino di errori perché non sono così mito in inglese e dunque se c'è qualcosa che non va fatemelo notare subito, all'istante. Ok vi saluto, lasciate una recensione se vi va perché naturalmente, nuovamente, ovviamente, da un botto di recensioni sono diventate minime. '______' Ciao!

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Capitolo 4
*** Il compleanno e le tracce ***


ALLY POV

“Buon compleanno!” I miei occhi si aprono di colpo e mi misi seduta sul letto quando sentii le voci della mia migliore amica e di mia figlia. Portai i miei occhi alla porta dove Trish manteneva un vassoio, con ciò che assumo solitamente nella colazione. Aria stringeva Cocoa nelle sue braccia e non potei far altro che sorridere.
“Che ore sono?” domandai, strofinandomi gli occhi delicatamente. Trish posizionò il vassoio sul mio grembo e Aria saltò sopra il letto, sedendosi accanto a me.
“Sono le otto, ma volevamo che ti svegliassi ora.” Disse Trish, sorridendo. Sorrisi per ricambiare a mia volta.
“Buon compleanno, Als.”
“Grazie, Trish.” Replicai, abbracciandola.
“Buon compleanno, mammina.” Disse Aria, abbracciando la mia vita. Abbassai lo sguardo a lei e le baciai la testa.
“Grazie, piccola.” Analizzai il mio vassoio e vidi che c’erano pancake, uova, bacon e un bicchiere di succo d’arancia. “Grazie per la colazione.” Dissi a Trish.
“Nessun problema, ma è stata un’idea di Aria.” Sorrisi. “Dunque, cosa si fa oggi?”
“Beh dato che è sabato, non devo andare a lavoro e Aria non deve andare all’asilo, quindi possiamo fare quello che ci pare.” Spiegai, mangiando un po’ della mia colazione. Afferrai un pezzo di bacon e lo diedi ad Aria. Lo prese e ne staccò un morso.
“E se andassimo a Disneyland?” suggerì Trish. La faccia di Aria si illuminò e sapevo che non sarei stata capace di dire no.
“Ok, però guidi tu.” Le dissi.
“Ally!” urlò. La guardai ferocemente. “Va bene, va bene, guido io.” Si arrende, agitando le mani in su. Sghignazzai.
Dopo aver finito la mia colazione, corsi nel bagno e mi feci una doccia. Trish e Aria erano già vestiti e pronte per andare quindi mancavo solo io ad esserlo.
Dopo la mia doccia, mi misi un paio di jeans stretti, una t-shirt rossa e delle converse nere. Asciugai e arricciai i miei capelli, dopo aggiunsi un po’ di makeup prima di uscire dalla mia stanza e camminare nel salone.
“Ok, siamo pronti per andare?” domandai, prendendo Aria e mettendola sulle mie ginocchia.
“Si, andiamo.” Disse Trish, afferrando le chiavi della macchina dal bancone. Lasciammo l’appartamento e prendemmo l’ascensore.
Aprii la portiera della macchina e misi Aria sul suo sedile. “Ti voglio bene, piccola.” Le baciai la fronte.
“Ti voglio bene anch’io, mammina.” Aprii la mia portiera e saltai in macchina. Una volta che Trish e io eravamo salite, cominciò a guidare.
Disneyland era a circa quaranta minuti dal nostro appartamento quindi ho trascorso quel tempo dormendo. Questa era una della ragioni per cui volevo che guidasse Trish. Ero assonnata e pigra.

“Siamo arrivati!” annunciò Trish, parcheggiando la macchina. Aria strillava e rideva e io non potevo che fare lo stesso.
Invece di portare Aria in braccio, la lasciai camminare ma volle tenere la mia mano. Pagammo per la nostra ammissione ed entrammo nel posto più magico della Terra.
“Bene, dove andiamo prima?” domandò Trish, facendo scivolare sul naso i suoi occhiali da sole.
“Tazze da thè!” gridò Aria. Risi per mia figlia e annuii con la testa.
Camminammo dentro Fantasyland e cercammo il Mad Tea Party. Una volta trovato, rimanemmo in fila e aspettammo all’incirca dieci minuti prima che ci facessero entrare.
Durante l’intera corsa, Aria aveva un gran sorriso sulla faccia e io copiai la sua espressione. Amavo vedere mia figlia felice.
“Beh è stato divertente e nauseante.” Disse Trish, mettendo le mani sullo stomaco una volta usciti dalla pista.
“Non stai per vomitare, vero?” domandai, afferrando la mano di Aria. Ero seria ma il mio tono faceva sembrare che stessi scherzando.
“No, non vomiterò.”
Aria lasciò la presa della mia mano e alzo entrambe le braccia, ciò significava che voleva che io la prendessi in braccio. Feci ciò che voleva.
“Cavolo, Ari. Smettila di crescere.” Respirai affannosamente, dando qualche colpetto sullo stomaco di mia figlia.
Lei ridacchiò. “Scusa, mamma.”

Dopo un po’ di ore di camminate e di giochi, decidemmo di pranzare. Ordinammo alcuni hamburger e delle patatine da uno dei piccoli ristoranti che hanno.
Trascorremmo un altro paio d’ore girando un po’ ovunque e Aria si fece anche una foto con Mickey Mouse. Attorno alle quattro del pomeriggio, decidemmo di tornare a casa.
“Ti sei divertita oggi, dolcezza?” domandai ad Aria, allacciandola al suo sedile.
“Uno spasso!” esclamò, alzando le braccia in alto. Risi e le baciai la fronte. Chiusi la sua portiera e aprii la mia.
“Beh oggi è stato divertente.” Affermai mentre Trish guidava. Mi guardò e sorrise.
“Lo è stato, ma sono esausta!” ruotai gli occhi giocosamente e appoggiai la mia testa al finestrino.
Credo di essermi addormentata durante il tragitto per arrivare a casa perché l’unica cosa che mi ricordai dopo fu Trish scuotermi le spalle.
“Non potevi prendere la strada più lunga per ritornare a casa?” chiesi, scendendo dalla macchina e aprendo la portiera di Aria. La slacciai dal suo sedile e la presi in braccio.
“Scusa, Als.” Replicò Trish, sogghignando.
Entrando nella struttura del condominio, camminai verso l’ascensore senza nessuna esitazione. Ero troppo stanca e non avevo voglia di prendere le scale. Lasciai che Aria schiacciasse il pulsante del secondo piano e una volta che lo fece, eravamo fuori.
“Mammina, sono stanca.” Disse Aria mentre camminavamo nell’appartamento.
“Ok, andiamo a cambiarti per mettere il pigiama e poi puoi andare a dormire.” Sussurrai, baciandole la guancia.
Superai il salone ed entrai nella stanza di Aria. La misi giù sul letto e aprii il suo armadio, prendendo il suo pigiama di Trilli. Una volta che glielo misi, la portai nel bagno così che potesse lavarsi i denti.
“Bene, fatti un pisolino, piccola.” Dissi, infilando Aria sotto le coperte. Le misi in mano il suo Cocoa e subito la coccolò. Si, Cocoa è una ragazza. Volevo solo che lo sapeste.
“Notte, mammina.” Le baciai la guancia, spensi la luce e uscii dalla sua stanza.

Quando camminavo nel salotto, mi accorsi che Trish era in cucina e versava il vino in due bicchieri.
“Puoi finalmente berlo senza che sia illegale per te.” Disse, ridacchiando. Risi e afferrai uno dei bicchieri. Facemmo cin-cin con essi prima di berne un sorso.
“Come ci si sente ad avere ventuno anni?” mi domandò, portando il bicchiere vicino le sue labbra.
Scrollai le spalle. “Come se ne avessi ancora venti.” Finii il mio bicchiere, lo misi nel lavello e andai verso il divano.
“Ho parlato con Dez la scorsa sera.” Disse Trish, prendendo il posto accanto al mio.
“Ha parlato con Austin?”
Scosse la testa. “Non ancora, ma ci proverà una volta che si sposteranno nel loro appartamento.”
Ho menzionato il fatto che hanno comprato un appartamento a cinque minuti dal nostro? No? Beh lo faccio adesso e non potrei essere più felice. Sarcasticamente. Ma l’unica ragione per cui so questo è perché Dez è stato in contatto con noi. Dez ci ha detto che dovevano ritornare a Miami a impacchettare tutta la loro roba, ma sarebbero tornati in un paio di giorni.
“Ehi, Als?” domandò Trish, guardandomi preoccupata.
“Cosa?”
“Lo sai che la Starr Records si sta trasferendo qui?” Annuii. “Pensi che anche Kira verrà qui presto?” I miei occhi si spalcarono e rimasi congelata.
“Detesto la mia vita.” Mormorai. “Pensi che Dez sappia se lei stia venendo oppure no?”
“Non so, ma lasciami chiederglielo con un sms.” Annuii e mi alzai, camminando nella stanza di Aria. Diedi una sbirciatina e vidi che stava ancora dormendo. Decisi di cambiare i miei vestiti e mettermi un pigiama.

Una volta che finii, tornai indietro nel salotto. “Niente?” domandai, lasciandomi sprofondare sul divano. Guardò il suo cellulare e avrei potuto dire dalla sua faccia che Kira sarebbe venuta.
“Scusa, Als.” Disse, mostrando un sorriso triste.
“Non ti preoccupare, non è colpa tua.” Le dissi. “Ma perché sta capitando questo? Cioè, ho lasciato Miami così che non vedessi le due persone che mi hanno rovinato la vita, ma ora…” Agitai le mani in alto in segno di frustrazione e mi lamentai.
“Ehi Trish, vuoi tornare a Miami?” chiesi scherzosamente. Lei scosse la testa e rise.
“Non succederà mai, Als” Risi.

AUSTIN POV

“Austin, devo parlare con te.” Dez, il mio migliore amico, disse mentre finivamo di spacchettare tutto nel nostro nuovo appartamento. Adesso viviamo a Los Angeles, in California. Potete indovinare chi live qui? Non è altro che la mia ex-ragazza, Ally. Non ho mai saputo perché abbiamo chiuso.
Quando la vidi al Sonic Boom, lei non voleva parlare con mei. Non capisco. Perché mi odia?
“Certo Dez, che succede?” Ci sedemmo sul divano e mi girai verso di lui, aspettando che parlasse.
“Ok, uh, beh…” cominciò balbettando parole che significava che era nervoso. Per quale motivo lo era?
“Dez, cosa sta succedendo?”
“Hai fatto l’amore con Kira?” sbottò. Restai a bocca aperta.
“Cosa?” Domandai, scioccato. “Hai appena detto quello che penso che tu abbia detto?” Lui annuì.
“Quindi l’hai fatto?”
“Cosa? Certo che no! Non ho mai fatto sesso con Kira!”
“Cosa le andrò a dire?” mormorò, ma riuscii a sentirlo.
“Dez, di chi stai parlando?”
“Oh, uh, nessuno” lo guardai con sguardo furioso. “No! Non fare così! Lo sai che odio quando fai così!” gridò, coprendosi gli occhi.
“Finirò di guardarti così quando mi dirai di chi stavi parlando.” Spostò lentamente le sue mani e sbuffò.
“Ok, te lo dirò.” Feci una risatina in segno di vittoria. “Stavo parlando di, Ally.”
I miei occhi si spalancarono e restai a bocca aperta un’altra volta. “Perché avresti bisogno di dire ad Ally una cosa così?” Ero così confuso al momento. Cosa ci avrebbe dovuto fare con questo?
“Austin, Ally ti ha visto farlo con Kira.” Disse lentamente.  Non so cosa mi successe, ma scoppiai a ridere. “Non sto scherzando!” urlò. Smisi di ridere. Dez non ha mai urlato così.

“Com’è possibile che Ally mi abbia visto fare sesso con Kira se non è mai successo? E comunque, ha abbandonato la città tre anni fa quindi come sarebbe possibile ciò?”
“Oh, è possibile e come.” Farfugliò.
“Dez, mi stai confondendo sempre di più. Dimmi solamente quello che sta succedendo.” Sospirò e annuì.
“Ok, prima dovresti sapere che sono andato nell’appartamento di Ally e Trish la scorsa settimana.”
“Cosa?! E tu non me l’hai mai detto!” gridai, gettando fuori rabbia e frustrazione .
“Austin, lasciami finire e capirai tutto.” Io annuii esitante. “Beh quando le ho viste la scorsa settimana, Ally mi ha detto la ragione per cui ha abbandonato Miami.”
“Qual’era la ragione?”
“Venne a casa tua quando tu e Kira lo stavate facendo. Doveva dirti qualcosa di importante e quando ha aperto la porta della tua stanza da letto, c’eravate voi due. Mi ha detto che è corsa fuori dalla tua casa e andata in quella di Trish. Trish mi ha detto che Ally è corsa via dalla tua stanza in lacrime.”
Mi alzai e cominciai a camminare, passandomi le mani tra i capelli. “Questo non ha un senso. Penso che me lo ricorderei se l’avessi fatto con Kira.”
“Questo è quello che noi non capiamo. Trish e io sappiamo entrambi che tu eri totalmente innamorato di Ally quindi siamo rimasti scioccati quando ci ha detto cos’era successo.”
“Che giorno è stato?” domandai, riprendendo posto sul divano.
“Non lo so, lasciamelo scrivere a Trish.” Estrasse fuori il suo telefono e cominciò a scrivere.

Sono così confuso e questo mi sta facendo avere un’emicrania. Credo che mi ricorderei se avessi fatto sesso con Kira, o no? Cosa cappero sta succedendo!? E cos’aveva da dirmi Ally quel giorno?
“Ok, ha detto che il giorno è stato il 7 aprile 2011.” Disse Dez, leggendo il messaggio. Cercai di tornare indietro a quel giorno dato che io ho una buona memoria e posso ricordare giorni che vanno indietro al 2007, ma non ho ricordi di quel giorno.
“Non mi ricordo niente di quel giorno.” Farfugliai. “Perché non ho nessun ricordo di quel giorno?”
“Non lo so, ma forse tuo madre lo sa.” Annuii e presi il mio telefono. Composi il numero e aspettai che rispondesse.
“Ehi, Austin.” La voce di mia madre risuonò nel telefono.
“Ehi, mamma. Ho un problema.”
“Che succede?” la sua voce sembrava preoccupata, ma mentre lei si preoccupava, io ero nel panico!
“Uhm, ti ricordi di quello che è successo il 7 aprile 2011?” Dovevo assolutamente sapere cos’era successo.
“Austin, ti aspetti davvero che mi ricordi un giorno di tre anni fa?”
“Certo che no, ma ricordi per caso se Ally è uscita fuori dalla casa in lacrime?” Mi alzai e cominciai a camminare una volta ancora. Ci fu un lungo silenzio dall’altra parte della linea e sapevo che mia madre stava pensando.
“Beh, ricordo che Ally era venuta e l’ho mandata su nella tua stanza, ma poco dopo è scesa giù piangendo e dopo di che è corsa fuori dalla casa. Non ho mai scoperto cos’è successo.”
Oh dio! Quindi la storia era vera.
“Grazie, e un’altra cosa.”
“Cosa?”
“C’era Kira quel giorno?” Per favore dì no, per favore dì no.
“Si, c’era. Austin, che sta succedendo? Cosa sono queste domande?”
“Dimenticatele mamma, grazie, ma devo andare.” Misi giù velocemente e tirai il mio telefono sul divano.

“Che è successo? Cos’ha detto tua madre?” domandò Trish calmo.
“Beh ha detto che Ally è venuta quel giorno e ha finito dicendo che è corsa fuori dalla casa in lacrime.”
“E ha detto che Kira era lì quel giorno.” Aggiunsi.
“Quindi questo significa…”
“Che ho fatto l’amore con Kira.” Mi lamentai. “Perché diamine non me lo ricordo!?”
“Non lo so, ma tu sai cosa devi fare, vero?”
Annuii. “Devo parlare con, Kira.” E’ lei la ragione per cui l’amore della mia vita mi ha lasciato.

SPAZIO TRADUTTORE

Eccovi il quarto capitolo. Ci ho messo la bellezza di solo quattro giorni. Un record per me! E grazie per le otto recensioni allo scorso capitolo e a tutti quelli che hanno messo tra le preferite, le seguite o le ricordate. Bene, come per l'altro spazio vi chiedo di lasciare una recensione. Ci vediamo al prossimo capitolo, che probabilmente arriverà durante le vacanze di Pasqua. Quindi da giovedì fino a martedì prossimo. (per me). See ya!

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Capitolo 5
*** La verità è svelata ***


Austin POV

Dormire. Questa è una cosa che non ho fatto la scorsa notte. Volete sapere perché? Ero troppo occupato a pensare alla conversazione che ho avuto con Dez. Le storie sembrano essere vere e questo mi spaventa. Si, io Austin Monica Moon ammetto che sono spaventato. Ho paura che Ally non rientrerà a far parte della mia vita.
Kira Starr. Chi diamine crede di essere? Abbiamo fatto veramente l’amore e qualcosa me l’ha fatto dimenticare? Cioè, l’unico modo possibile sia che mi abbia drogato. Lei mi ha drogato?!
“Dez, qual è il numero dell’appartamento di Kira?” domandai, camminando nella stanza di Dez. Kira vive nel nostro condominio. Si. Non scherzo.
“Uh, il numero 32.” Rispose Dez. “Perché?”
“Perché ho intenzione di parlare con lei e scoprire cos’è successo. Penso che mi abbia drogato e questo è il motivo per cui non ricordo niente.”
“Wow.” Sospirò. “Ha fatto un casino.”
“Hai capito bene.” Chiusi la porta e uscii fuori dall’appartamento. Dato che viviamo al secondo piano e il suo appartamento era al terzo piano, ci arrivai attraverso le scale.
“Ehi, Austin.” Mi salutò. Le feci cenno di farmi entrare nel suo appartamento e lei stette al comando. “Che succede?” Mi sedetti sul suo divano e lei fece lo stesso.
“Abbiamo fatto sesso quando eravamo al liceo?” sbottai. Lei restò a bocca aperta e si spostò a disagio. “Kira, l’abbiamo fatto quando facevamo il liceo?” domandai stringendo i denti. Lei rimase zitta. “Kira! Dimmelo!”
“Si, ok! Si, l’abbiamo fatto!” urlò. Quindi questo significa…oh che schifo di vita.
“E perché non mi ricordo niente!? Cosa mi hai fatto!?”
“Ti ho drogato. Sapevo che non avrei fatto sesso con me quindi drogarti era l’unico modo.” Rimasi immobile al mio posto. Cosa c’è che non va in questa raazza?
“Ti sei resa conto di aver rovinato la migliore relazione che ho mai avuto?”
“Di cosa stai parlando?” domandò. Il suo tono era annoiato e snob.

“Ally ci ha visto e per colpa di ciò, ha abbandonato Miami e si è trasferita qui! Per colpa tua ho perso l’amore della mia vita!”
“Pensi davvero che mi importi della tua preziosissima Ally? Lei non ti meritava! Io si! Tu mi appartieni!”
La derisi, ruotando gli occhi. “Spero tu stia scherzando se pensi che sarei mai stato con te.” Mi alzai e uscii fuori dalla porta.
“Non è finita, Austin.” La ignorai e continuai a camminare. Tornai indietro al mio appartamento e sbattei violentemente la porta.
“Che cavolo è successo?” domandò Dez, camminando davanti a me. Ero così arrabbiato che avevo intenzione di colpire qualcuno.
“Kira ha ammesso di avermi drogato. Questo è il motivo per cui non ricordo di averlo fatto con lei.” Mi tirai i capelli, frustrato con tutti.
Mi guardò con lo shock stampato in faccia. “Perché cavolo l’avrebbe fatto?”
“Perché è impazzita.” Mi lamentai e colpii il muro con un pugno. Guardai in basso le mie nocche sanguinanti lamentandomi di nuovo.
“Austin, calmati o rischi di spaccare qualcosa.” Annuii e afferrai un tovagliolo di carta dalla cucina. “Ora cos’hai intenzione di fare riguardo Ally?”
“Devo parlare con lei e dirle tutto. Ho bisogno di lei nella mia vita.” Applicai la superficie del tovagliolo sulle mie nocche finché il sangue non andò via del tutto.
“Ti do il suo indirizzo, vai a parlare con lei.”
Gettai via il tovagliolo di carta e raggiunsi Dez, che stava scrivendo l’indirizzo. Quando lo vidi, ero scioccato.
“Vive soltanto ad un paio di minuti da qui?” domandai. Lui annuii.
“Vai a riprendertela, Austin.” Sorrise.
“Grazie, amico.” Corsi fuori dall’appartamento e dalla struttura del palazzo. E’ ora di riprendermi l’amore della mia vita.

Ally POV

“Dolcezza, devi prendere la tua medicina se vuoi sentirti meglio.” Dissi a mia figlia che era malata. Era testarda e non voleva prendere la sua medicina, ma non ero il tipo di persona che smetteva di tentare.
Aprì la sua bocca e portai a lei il cucchiaio su cui c’era la medicina. Una volta che ingoiò, la riportai nel suo letto così che potesse dormire. Le diedi il suo Cocoa e coprii il suo esile corpo con la coperta.
“Prova a fare un pisolino e ti controllerò dopo.” Le baciai la fronte e uscii dalla stanza.
Trish lavorava e fortunatamente Aria era solo un po’ raffreddata, ma aveva ancora la febbre. Sarebbe stata meglio in un paio di giorni, ma finché non passano, giocherò a fare la dottoressa.
Stavo quasi per sprofondare sul divano quando sentii bussare alla porta. Chi sarebbe potuto essere?
Il secondo in cui aprii la porta rimasi come congelata. “A-Austin, cosa ci fai qui?” domandai al biondo.
“Ho bisogno di parlare con te. E’ davvero importante.” La sua voce era scossa e sapevo di non riuscirgli a dire di no, dunque lo feci entrare. Si mise sul divano e io feci lo stesso.
“Di cosa vuoi parlarmi?” domandai, guardando le mie mani.
“Dez mi ha detto che hai visto quello che è successo tra me e Kira.” Disse. Il suo tono era pieno di rimpianto e di tristezza, ma continuai ancora a non guardarlo.
“Ally, mi ha drogato!” sbottò. Questo mi fece subito voltare la testa verso di lui. “Ho avuto un confronto con lei e l’ha ammesso. Non mi ricordavo niente di quel che è successo quel giorno e quando Dez me l’ha detto, pensavo stesse scherzando. Ma quando ho chiamato mia madre e mi ha detto come tu sei corsa fuori dalla casa piangendo e come Kira fosse con me ho capito che era il contrario.” Spiegò. Spalancai delicatamente la bocca e mi ritrovai senza parole.
“Ally, dì qualcosa.” Disse. Non sapevo cosa dirgli ma sapevo che ero sul punto di avere una crisi. “Ti amo ancora.” Ammise. “Non ho mai smesso e quando ho scoperto che hai lasciato Miami, rimasi nella mia stanza per una settimana.”
“Non so cosa dirti.” Sussurrai. Sentii delle lacrime scivolare sulla mia faccia ma non mi preoccupai di spazzarle via. “C’è una parte di me che ti crede ma ce n’è un’altra che non lo fa.”

“Cosa devo fare perché tu mi creda?” domandò, con una voce sofferente.
Mi alzai e asciugai le lacrime. “Necessito di parlare con Kira.”
“Tu vai, ti aspetterò qui.” Stavo quasi per andare via quando ricordai che Aria era nella sua stanza.
“Non posso.” Ritornai seduta sul divano e afferrai la mia testa tra le mani.
“Perché non puoi? Nessuno ti sta fermando.” Domandò.
“In realtà, c’è qualcosa che mi sta fermando ed è nella sua stanza.” Sollevai la testa e lo guardai fisso negli occhi. Credo che sia stato il momento migliore per dirgli che lui ha una figlia.
“Di cosa stai parlando? Stai facendo la babysitter?”
Scossi la testa. “Seguimi.”
Mi alzai e andai nella stanza di Aria. Ero così nervosa e sentii che stessi per finire. Aprii la porta e gli lasciai infilare la testa dentro dato che lei stava dormendo e non volevo svegliarla.
“Chi è lei?” sussurrò. Lo portai nella mia stanza così che gli potessi spiegare tutto. Ci sedemmo entrambi sul mio letto prima che parlassi.
“Lei è mia figlia.” Dissi lentamente. Spalancò la mascella e sgranò gli occhi.
“Sembra avere solo tre anni!” Annuii. “Se lei ha tre anni, significa che l’hai avuta quando…” Fu in quel momento che realizzò. “L-lei è mia figlia?” Annuii una volta ancora.
“Il giorno in cui sono andata a casa tua era il giorno in cui avevo intenzione di dirti che ero incinta. Ma dopo che ho visto te e Kira, non ce l’ho fatta.” Stavo singhiozzando silenziosamente con la testa tra le mani.
Il mio intero corpo era scosso e non riuscivo a calmarmi.

Austin mise la mano sulla mia coscia e ciò mi fece guardare lui. “Mi dispiace tanto.” Si scusò.
“Perché sei dispiaciuto? Sono io quella che ha tenuto tua figlia lontana da te.” Ora che ho detto tutte queste cose, soprattutto dopo quello che mi ha detto, mi sento una persona orribile.
“Non mi sorprenderei se tu mi odiassi, adesso.” Aggiunsi.
Scosse furiosamente la testa. “Non ti potrei mai odiare. L’unica persona che odio è Kira.”
Annuii d’accordo. “Qual è il suo nome?” domandò.
“Aria Harmony Moon.”
Mi guardò sorpreso ma sorrise. “Le hai dato il mio cognome?”
Feci segno di si. “Anche se ero arrabbiata con te, volevo ancora che tu fossi una parte della sua vita.”
“Anche se pensavi che ti avessi tradito?”
“Anche.” Sorrisi lievemente.

“Quindi quando andrai a parlare con Kira?”
Scrollai le spalle. “Voglio andarci adesso, però non posso abbandonare Aria.”
“Che succede se la guardo io? Cioè, sono suo padre.” Ammiccò. “Mi ci vorrà un po’ di tempo per abituarmici.”
Risi. “Ne sarai capace? Cioè lei sta dormendo giusto adesso e non dovrebbe svegliarsi per un paio d’ore dato che le ho dato la sua medicina che la rende insonnolita.”
“E’ malata?” domandò, con un filo di preoccupazione nella sua voce.
“Si, ma ha solo un raffreddore. Starà meglio in un paio di giorni.” Sembrò essersi rilassato. “Quindi pensi che riuscirai a guardarla?”
“Ma certo.” Ci alzammo entrambi e lui mi avvolse in un abbraccio, la mia testa era sul suo petto e potevo sentire il suo lento battito di cuore. Era così rilassante e avevo voglia di abbracciarlo per tutto il giorno.
“Tornerò presto.” Gli dissi. Lui annuì e mi diede l’indirizzo di Kira.

Quando mi fermai davanti il suo appartamento, le mie mani si strinsero in un pugno e serrai i denti. Bussai alla porta e aspettai che la sgualdrina mi rispondesse.
“Bene, bene, bene. Guarda un po’ chi abbiamo qui.” Salutò, appoggiandosi sulla porta. “Perché sei qui?”
“Volevo sapere perché hai drogato Austin e hai fatto sesso con lui.” Affermai, incrociando le braccia.
“Devi essere proprio stupida se non capisci il perché.”
“Oltre al fatto che tu sei pazza, non riesco proprio a capirlo.”
Ruotò gli occhi e sbuffò. “L’ho fatto perché lo amo.” Non potei fare a meno di ridere alla sua affermazione. “Pensi che sia divertente?”
“Molto.” Sorrisi. “Tu lo potrai anche amare, ma so che lui non ti ama per niente.”
“Oh davvero?”
“Si, davvero. E’ nel mio appartamento giusto adesso e mi ha detto che ti odia.”
“Bugiarda!” urlò, dandomi uno schiaffone. “Non mentirmi di nuovo! Io amo Austin e Austin ama me!”
Non so cosa mi successe, ma ero così arrabbiata che la schiaffeggiai a mia volta proprio sulla faccia.
“Farai meglio a tapparti la bocca! Sei una sporca prostituta e per colpa tua ho lasciato Miami! Ho abbandonato il posto in cui sono cresciuta e l’amore della mia vita!” E con quelle parole, andai via. Volevo che l’ultima parola fosse mia e non volevo stare a sentire le sue stupidaggini.

La mia guancia bruciava per il dolore ed ero sicura che si sarebbe creato un livido, ma ero troppo arrabbiata per fregarmene.
Quando arrivai nell’appartamento, notai Austin seduto sul divano, che guardava la TV. Credo si sia accorto della mia guancia perché i suoi occhi si ampliarono e si precipitò da me.
“Che diamine è successo?” domandò, accarezzando la mia guancia con il suo pollice.
“Kira si è arrabbiata e mi ha schiaffeggiato.” Agitai le mie mani. “Ma ho restituito lo schiaffone.”
Lui fece un sorrisetto. “Ti ha detto di quel che è successo?”
“Beh ho avuto un confronto con lei sul fatto che ti abbia drogato e l’ha praticamente ammesso. Poi è impazzita.” Risi.
“Als, voglio che tu sappia che sei ancora l’amore della mia vita. Non ho mai voluto che tutto questo accadesse e non mi perdonerò mai ciò, ma voglio essere parte della tua vita e di quella di nostra figlia. Me lo permetterai?”
Una lacrima scese sulla mia guancia e subito lui la asciugò. “Si.” Sussurrai prima di sollevarmi sulla punta dei piedi e premendo le mie labbra sulle sue.

SPAZIO TRADUTTORE

Come promesso, un nuovo capitolo durante le vacanze pasquali, wo! Ecco l'incontro tra i due meravigliosi, stupendi, bellissimi, intelligentissimi, Austin e Ally! Bam.
Sentite avete visto il nuovo bacio tra i due? (Nella serie, dico) Cioè, ma sono stupendi *-* E gli abbracci...e gli sguardi... #auslly:3
Beh, vi saluto. Lasciate un mucchio di recensioni. See ya :)

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Capitolo 6
*** Austin incontra Aria ***


Ally POV

Il secondo in cui le mie labbra toccarono quelle di Austin, ero al settimo cielo. Le sue braccia avvolsero la mia vita e le mie andarono attorno al suo collo. Giocai con i capelli sulla nuca mentre le nostre labbra si muovevano in sintonia.
Quando ci siamo finalmente staccati, lasciò la sua fronte contro la mia e mi guardò dritto negli occhi. “Ti amo, Als.” mormorò.
“Ti amo anch’io.” Alzò il mio viso e mi diede un tenere, passionale bacio sulle labbra.
“Dovremo dare un sacco di spiegazioni quando Aria si sveglia.” disse, ridacchiando. Annuii d’accordo.
“Sarà sorpresa nello scoprire che sei suo padre, ma ne sarà felice.” Afferrò la mia mano e mi portò sul divano.  Mi rannicchiai al suo fianco mentre lui metteva un braccio attorno a me.
“Mi sei mancata molto.” sussurrò, spingendomi contro di lui ulteriormente.
“Mi sei mancato molto anche tu. E mi dispiace di aver lasciato Miami e di aver permesso che Aria stesse lontano da te.”

“Als, smettila di scusarti. Non ti biasimo per ciò che hai fatto. Dovremmo biasimare Kira per tutto questo.” Lo sentii irrigidirsi una volta che pronunciò il suo nome. “Non posso credere che l’abbia fatto.” borbottò.
“Lo sai che quando ho avuto quel confronto con lei, mi ha detto che lei era innamorata di te e viceversa.”
“E’ una pazza. Non posso credere che devo vederla ogni volta che vado allo studio.”
“Beh, ovunque andrai, verrò con te. Non ti lascerò solo con quella sgualdrina.”
“Ally, il linguaggio.” rimproverò, ridendo. “Voglio passare tutto il tempo che ho con te.”
“Anch’io.”
“Sono tor-” salutò Trish ma si zittì quando vide me e Austin. Rimase immobile nella sua posizione con la bocca spalancata. “Spiegami.” disse, incrociando le braccia attorno al petto.

Le spiegammo l’intera storia. Dire che era arrabbiata quando menzionammo Kira era dire poco. Era furiosa e i suoi occhi si erano fatti più scuri. Trish è mia amica da anni e non l’ho mai vista così. Devo ammetterlo, ero un pochino spaventata.
“Per favore, lascia che uccida quella prostituta per te!” urlò Trish, facendoci sussultare.
“Trish, Aria sta dormendo quindi zitta!” sussur-gridai. Lei sorrise imbarazzato mormorando scusa.
“Quindi penso che Austin sappia che Aria sia sua figlia.” indovinò Trish, Austin annuì una volta finita la frase. “Come si sente, a proposito?”
“Aveva la febbre prima ma dovrebbe essere andata via ormai.” La mia testa rimase sul petto di Austin.
“Ehi, lasciami invitare Dez dal momento che siamo tutti qui.” Avrete pensato che Austin sarebbe stato l’unico a suggerire ciò, giusto? Beh, non l’ha fatto. Ci ha pensato Trish.
“C-cosa hai detto?” domandò Austin, sorpreso all’affermazione di Trish. “Vuoi vedere Dez?”
“Vuoi che ti rompa il naso?” chiese, stringendo il pugno. Austin indietreggiò al suo posto e non potei far a meno che ridere.

Trish finì di scrivere il messaggio a Dez e lui arrivò in poco meno di dieci minuti. Dato che Austin gli aveva già detto tutto, non dovevamo spiegargli la storia un’altra volta.
“Cosa faremo con Kira?” domandò Dez.
“Spedirla nel bidone degli instabili?” suggerì Trish, facendoci ridere.

“Mamma?” Girai la testa e vidi Aria camminare incontro a noi. Mi alzai dal divano e andai verso di lei.
“Come ti senti, dolcezza?” domandai, premendo le labbra sulla sua fronte per controllare se avesse la febbre.
“Il mio naso è chiuso.”
“Lo so.” Girai la testa verso i ragazzi e feci cenno a Trish e Dez di lasciare la stanza. Loro ubbidirono e dunque eravamo solo io, Austin e mia figlia.
Presi Aria e la tenni in braccio mentre camminavano verso Austin. “Aria, c’è qualcuno che vuole incontrarti.”
“Ciao, Aria.” disse Austin, sorridendo.
“Ciao.” disse timidamente.
“Aria, ti ricordi di quanto hai sempre voluto incontrare tuo padre?” domandai. Annuì. “Beh, eccolo qui.” dissi puntando Austin.
“Sei mio papà?” domandò.
“Si, lo sono.” Austin stava sorridendo come un’idiota e non potei che far lo stesso.
“Posso avere un abbraccio?” domandò. Aw!
“Oh, certo che puoi, dolcezza.” alzai Aria fino ad Austin e lei avvolse le sue piccole braccia attorno al suo collo. Non resistetti ed estrassi il mio cellulare e feci una foto. Erano così dolci e carini.
“Vuoi stare qui stasera così puoi passare un po’ di tempo con Aria?” domandai ad Austin. Lui sorrise ed annuì.
“Mammina, io fame.”
Ridacchiai. “Vuoi un po’ di pancake?”
“Si, per favore.”
“Beh ha preso l’amore per i pancake da me.” sogghignò Austin.
“Sul serio? Non me n’ero accorta.” dissi sarcasticamente. Lui rise.

Camminai verso la cucina, aprii il frigo, e presi tutti gli ingredienti di cui necessitavo per fare i pancake. Una volta che la pastella era fatta, versai un po’ di essa nella padella ben riscaldata.
Dieci minuti dopo, ci fu una pila di pancake pronta da mangiare. Misi un paio di pancake su un piatto e lo posizionai di fronte ad Aria.
“Grazie, mammina.”
“Di niente, principessa.”
Chiamai Trish e Dez e dissi loro che potevano uscire dalla stanza di Trish. Mi domando cosa stessero facendo lì dentro.
“Quindi cosa pensi che Jimmy dirà al fatto che avete una figlia?” domandò Dez, tagliando un pezzo del suo pancake.
“Non so cosa dirà, ma non m’importa.” disse Austin, scrollando le spalle. “L’unica cosa di cui mi preoccupo sono i paparazzi.”
“Pensi che cominceranno ad assalirvi, ragazzi?” domandò Trish. Lui annuì.
“Non ho bisogno di averli sempre attorno, con tutte quelle domande e quelle fotografie.” spiegò, passando una mano tra i capelli.
“Non ti preoccupare, troveremo una soluzione.” gli dissi. Gli diedi un piccolo sorriso che venne ricambiato.

Dopo che finimmo di mangiare, Austin e io decidemmo di ritrovarci in camera mia con Aria. Eravamo sdraiati sul mio letto con Aria tra di noi. Si era addormentata velocemente, dunque Austin e io dovevamo parlare silenziosamente, così da non svegliarla.
“Cosa pensi che diranno i tuoi genitori quando sapranno di Aria?” domandai, giocando con le dita di mia figlia.
“Saranno probabilmente scioccati, ma penso che una volta che la incontreranno saranno felici.” Guardò Aria e sorrise. “Non posso ancora credere di essere padre.”
“Sei felice di esserlo?” domandai lievemente nervosa.
“Non sono mai stato così felice in vita mia.” mi disse guardandomi dritto negli occhi. Sorrisi. “Quand’è il suo compleanno esattamente?” domandò, ridacchiando.
“Il 17 gennaio.”
“Quindi farà quattro anni tra…sette mesi?”
“Si.”
Lasciammo che un confortabile silenzio attraversasse la stanza, ma durò un solo minuto dal momento che Austin decise di parlare.
“Siamo tornati insieme, vero?” domandò timidamente.
Ruotai gli occhi giocosamente. “Sei uno stupido.” scherzai prima di dargli in bacetto sulle labbra. “Questo risponde alla tua domanda?”
“Si lo fa.”

Circa un’ora dopo, decidemmo di portare Aria nella sua stanza così che potesse dormire lì nella notte. Austin insistette nel metterla a letto e non avevo intenzione di discutere. Dato che aveva già il suo pigiama, non dovevamo cambiarla.
Austin mise Aria accuratamente nel suo letto e la coprì con la coperta. Afferrai Cocoa dal comodino e lo mise sotto le sue braccia.
“Notte, piccola.” le baciai la fronte e camminai verso la porta, ma mi stoppai e mi appoggiai su di essa.
“Notte, principessa.” sussurrò Austin, baciandole la fronte. Non potei far a meno di sorridere alle sue azioni. Ha incontrato sua figlia solo oggi ma è già un gran padre.
Quando tornammo indietro nella mia stanza, mi scusai e mi diressi verso il bagno per mettermi il pigiama. Solo perché siamo tornati insieme non significa che può vedermi mentre mi cambio.

Mi lavai i denti e la faccia prima di uscire fuori dal bagno. Austin era già nel letto e sotto le coperte quindi avanzai lentamente nel letto e mi misi accanto a lui. Lui era senza maglietta e tutto quello che potevo dire era, diamine!
“Dez starà qui stanotte?” domandò, avvolgendo un braccio attorno alla mia vita.
“Penso di si. Probabilmente starà nella camera di Trish.”
“E non pensi che si uccideranno a vicenda?” scherzò.
Ridacchiai. “Può veramente farti paura quando si spaventa.” disse poi, riferendosi alla nostra conversazione su Kira.
“Si, ma chi la può biasimare?” Rimase in silenzio quindi sapevo che voleva cambiare discorso.
“Devo andare allo studio domani…perciò, volete venire tu ed Aria?” domandò. Cominciò a fare su e giù con le dita al mio fianco.
“Certo, ma ci sarà Jimmy?”
“Si, pensavo che dobbiamo dirgli di Aria prima che i paparazzi sappiano tutto.”
“Va bene, suona ok. Ora lasciami dormire.” mormorai, i miei occhi si stavano facendo pesanti.
Ridacchiò. “Notte, Als. Ti amo.”
“Ti amo anch’io.”
 
Starr Records era a circa venti minuti dal mio appartamento dunque potevamo passare quel tempo per parlare. Trish e Dez decisero di stare nell’appartamento ed ero tipo contenta. Volevo spendere del tempo con Austin e Aria. Austin doveva essere in studio alle nove in punto e perciò lasciammo l’appartamento alle otto e trenta.
Il raffreddore di Aria era andato via eccetto per degli starnuti lì e là, ma per il resto stava bene. Sarebbe stata come nuova all’incirca domani e ciò significava che sarebbe potuta andare all’asilo.
“Bene, siamo arrivati.” annunciò Austin, parcheggiando la macchina nel parcheggio della Starr Records. Uscii fuori dalla macchina e aprii la porta di Aria e la slacciai dal suo sedile. La misi al mio fianco e girammo attorno alla macchina per andare incontro ad Austin.
“Dove siamo, papino?” domandò Aria, guardando ad Austin.
“Siamo al lavoro di papà.” rispose, afferrando la mia mano destra intrecciandola con la sua.
Mentre camminavamo nell’edificio della Starr Records, non potei che essere nervosa perché non ero pronta di vedere Kira. Sapevo che sarebbe stata qui perché c’era anche Jimmy. Anche se è un’adulta è la ragazza di papà.
Prima che Austin entrasse nello studio, volle parlare con Jimmy nel suo ufficio. C’è una sola cosa su cui vuole parlare e questa ha tre anni.
Austin si fermò di fronte al suo ufficio e bussò alla porta. Credo che Jimmy fosse troppo sfaccendato per alzarsi perché urlò, ‘entra pure!’ dall’altra parte della porta. Entrammo e subito Austin si irrigidì. Volete sapere perché? Kira era in ufficio.

“Ehi, Jimmy.” salutò Austin, con fare freddo.
“Ehi, Austin.” salutò Jimmy. I suoi occhi incontrarono i miei e sorrise. “Ally, che sorpresa!”
“Ehi, Jimmy.” Aria si spostò nelle mie braccia e nascose la testa.
“Chi è la piccola?” domandò Jimmy.
“Questo è il motivo per cui siamo qui.” disse Austin. “Lei è nostra figlia.” disse lentamente.
Gli occhi di Jimmy si spalancarono così come la sua bocca. Quando guardai Kira, sembrava incavolata. Pensava davvero che avrebbe avuto qualche chance con Austin?
“L-lei è tua figlia?” domandò, guardandoci. Entrambi annuimmo.
“Il suo nome è Aria ed ha tre anni.” spiegò Austin.
“Se ha tre anni, significa che l’avete avuta quando eravate solo dei teenagers.” realizzò. Annuimmo una volta ancora.
“L’ho scoperto solo ieri, ma è una storia lunga e non ho voglia di spiegarla.” disse Austin, guardando con sguardo feroce Kira. Lei stava facendo lo stesso con me ma io la stavo ignorando.

“Lo sai che i paparazzi vi staranno attorno tutto il tempo, vero ragazzi?” domandò.
“Lo sappiamo, ma non ci importa. Voglio solo che non inventino storie.”
“Beh l’unico modo per non farlo accadere è se vi faccio avere un’intervista.”
“Vi? Anch’io?” domandai, andando nel panico. Ho ancora la paura del palcoscenico e fare un’intervista non aiuterebbe.
“Si, anche tu, Ally. Vi prenoto l’intervista per L.A Music per la settimana prossima, va bene?” Austin mi guardò e io annuii.
“Si, suona bene.”
“Ok, adesso andiamo in studio.” Noi due salutammo e uscimmo dal suo ufficio.
“Stai bene?” mi chiese Austin, prendendo Aria dalle mie braccia.
“N-non lo so.” dissi sinceramente. “So che dobbiamo fare quest’intervista, ma ho ancora la paura del palcoscenico. Rimarrò immobile e farò la figura dell’idiota.”
“Als, non succederà. Rimarrò con te tutto il tempo. Parla solamente quando ti porranno domande.”
Annuii. “Ok.”
Cos’ho fatto per meritarmi tutto ciò?

SPAZIO TRADUTTORE

Bene, ecco il sesto capitolo. Finalmente Aria sa di suo padre e Austin sa di sua figlia. E lo sa anche Jimmy.
Ci ho messo un po' di tempo ad aggiornare. No vabbè è colpa mia, perché ho iniziato ieri. Grazie per tutte le recensioni che avete mandato, siete adorabili :3
HANNO RINNOVATO AUSTIN & ALLY PER UNA QUARTA STAGIONE! SONO VERAMENTE FELICE PER QUESTA NOTIZIA. L'HO SCOPERTO SOLO STANOTTE E STAVO GRIDANDO DALLA GIOIA. 
Lasciate tante recensioni anche a questo capitolo. See ya :)

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Capitolo 7
*** L'intervista ***


ALLY POV

“Als, per favore smettila.” Supplicò Austin, mettendo le sue mani sulla mia spalla così che smettessi di fare avanti e indietro. 
Ora sarete probabilmente confusi, quindi lasciatemi spiegare. Austin e io eravamo dietro le quinte di L.A Music, pronti per la nostra intervista. Se non capite che ero estremamente agitata significa che siete completamente ciechi. Erano le nove del mattino e stetti alzata tutta la notte con la paura dell’intervista.
Trish e Dez stavano guardando Aria dato che non aveva l’asilo e ne sono grata per quello che hanno fatto. Non volevo che Aria stesse lì con noi.
Dato che l’intervista è mandata in onda in tutto il mondo, dovetti spiegare a mio padre tutto ciò che era successo. Fortunatamente aveva compreso tutto sulla cosa di Kira perché una cosa del genere era accaduta anche a lui. Sono rimasta a dir poco scioccata quando l’ha confessato.
Ashley perdonò Austin su tutta quella faccenda, solo che adesso vuole strangolare Kira. Ben entrata nel club, sorella.
“Non posso farlo, Austin.” Mi passai la mano tra i capelli e feci dei profondi respiri. Il mio cuore aveva perso totalmente il controllo e non riuscivo a calmarmi, pensavo di poter avere degli attacchi di panico.
“Als, ascoltami.” Afferrò le mie mani e incrociò le nostre dita. “Starai bene. Rimarrò al tuo fianco.”
“Ma cosa diremo? Non possiamo menzionare la faccenda di Kira”
“Ci sto pensando.” Affermò. “Spiegheremo loro come hai scoperto che eri incinta dopo che ci siamo laureati e che c’è stato un incidente che ha fatto sì che ci separassimo quindi tu non hai avuto l’alcun minima chance di dirmelo. Poi parlerai di come hai passato gli anni a seguire provando a cercarmi, riuscendoci finalmente la scorsa settimana.” Finì, io annuii.
“Quindi…io devo parlare per forza?” domandai, la mia voce uscì molto acuta.
“Sì, ma non hai niente di cui preoccuparti.” Mi avvolse strettamente e mi baciò la fronte. “Comportati semplicemente come se non ci fosse alcuna telecamera, ok?” Annuii.
Avvolsi le mie braccia attorno alla sua vita e appoggiai la testa sul suo petto. “Grazie.” Mormorai.
“Nessun problema.” Baciò la parte superiore della mia testa e rimase con il mento su di essa.

“Austin, Ally, solo due minuti!” annunciò il produttore. Entrammo nello studio e prendemmo posto sul divano che era accanto a quello dell’intervistatrice.
Una donna, forse di ventuno anni, ci passò davanti e sorrise. “Ehi ragazzi, sono Liz Port.” Ci salutò, stringendo le nostre mani prima di prendere posto.
“Felici di incontrarti.” Replicammo all’unisono.
“Dunque, abbiamo tipo trenta secondi prima che l’intervista cominci, quindi rilassatevi.” Disse. Era a dir poco simpatica.
Austin afferrò la mia mano, incrociandone le dita e portandole alle sua labbra. “Sei pronta?” mi sussurrò nell’orecchio. Lo guardai e annuii.
“Pronti, in 3, 2, 1…!” annunciò il cameraman, puntando Liz.
“Ehi ragazzi! Bentornati a L.A Music! Sono la vostra conduttrice, Liz Port e oggi abbiamo due veri ospiti speciali. Austin Moon e Ally Dawson!” il pubblicò applaudì e io sorrisi e salutai.
“Dunque…ho sentito che voi due avete un annuncio importante da fare e questa è la ragione per cui avete voluto fare l’intervista. E’ vero?” domandò Liz.
“Già, abbiamo voluto fare quest’annuncio così che tutti sapessero quel che abbiamo da dire da noi e non da paparazzi inventa-storie.” Spiegò Austin.
“Va bene, qual è l’annuncio?”
Guardai Austin e lo incitai a parlare. “Ally e io abbiamo una figlia. Lei ha tre anni.” Gli spettatori restarono a bocca aperta e Liz spalancò gli occhi.
“Beh questo sì che è un annuncio.” Disse Liz, provocando risatine nel pubblico. “Qual è il nome di vostra figlia?” 

“Aria Harmony.” Risposi. Wow, sono riuscita a non balbettare.
“E’ un nome amorevole.” Sorrise. “Adesso, se non sono troppo indiscreta, perché avete aspettato a dircelo finora?”
Decisi di parlare. “Beh la verità è che Austin ha saputo di Aria solo la scorsa settimana.” Il pubblico rimase scioccato una volta ancora. “Rimasi incinta a diciassette anni e non ne seppi nulla fino alla laurea. Ma c’è stato un incidente che ha fatto sì che Austin e io ci separassimo. Ho provato a contattarlo ma non ci sono mai riuscita fino alla scorsa settimana.” Ok, sono veramente impressionata dal mio mentire. Anche se alla fine non è totalmente una bugia.
“Wow,” sospirò Liz. “Di quale incidente stai parlando?”
“E’ una cosa veramente personale e non ne vorremmo parlare.” Disse Austin, stringendo la mia mano.
Liz annuì. “Comprensibile. Dunque, a chi somiglia Aria?”
Io sogghignai. “Lei è come una mini Austin.” Tutti risero. “Può essere veramente vivace e attiva, ma può anche essere molto timida.”
“Pensi che diventerà una cantante?”
Scrollai le spalle. “Le piace cantare e suonare il piano, ma non so cosa vuole fare nella vita.”
“E non vogliamo forzarla nel fare qualcosa che a lei non le va di fare.” Aggiunse Austin. Annuii d’accordo.
Liz annuì. “Ora Austin, dato che hai appena rilasciato il tuo nuovo album, possiamo aspettarci la presenza di un nuovo tour?”
“Beh non sono sicuro di un tour, ma farò sicuramente dei concerti.”

Liz si girò verso la telecamera. “Ed è finito tutto il tempo che avevamo a disposizione oggi.” Il pubblico si rattristì. “Un applauso per Austin Moon e Ally Dawson!” Il pubblicò applaudì. “Ci vediamo domani, quando intervisterò l’unico, l’inimitabile, Justin Timberlake!”
Il cameraman ci diede il segnale che significava che le riprese erano finite e io tirai un sospiro di sollievo.
“Grazie per l’intervista.” Ringraziò Liz.
“Piacere nostro” disse Austin. Sorrisi.

Entrammo nel backstage, ci togliemmo i nostri microfoni e uscimmo dallo studio dove una limousine ci aspettava. Una volta entrati nel veicolo, potei sentire paparazzi più il rumore della fotocamera quindi sapevo cosa stessero facendo.
“Beh è stato divertente.” Disse Austin una volta che eravamo al sicuro nella limousine.
“Uh huh.” Non riuscivo del tutto a parlare. Penso stessi in stato di shock.
“Als, hai appena superato la tua paura del palcoscenico.” I miei occhi si spalancarono e mi girai verso di lui.
“Ho appena superato la mia paura del palcoscenico!” esclamai, spingendomi contro Austin. Lui ridacchiò e avvolse le sue braccia attorno la mia vita.
“Sono così fiero di te.” Mi sussurrò nell’orecchio ciò, seguendo poi ad esso un bacio sulla guancia.

Quando arrivammo nel mio appartamento, appena mettemmo piede dentro, venimmo avvolti da un abbraccio di gruppo.
“Ragazzi...necessito…aria!” supplicai. Loro ci lasciarono andare e notai che Aria mi stava abbracciando una gamba. Mi abbassai e la sollevai in alto.
“Ehi, piccola.” Le baciai la guancia. “Ti sei divertita con Zia Trish e zio Dez?”
“Si! Abbiamo giocato con le bambole!” esclamò, portando le mani al cielo.
“E abbiamo visto l’intervista.” Aggiunse Trish. “A proposito, bel lavoro.”
“Grazie.” Dicemmo all’unisono.
“Mammina?”
“Che c’è, dolcezza?”
“Zia Trish e Zio Dez si sono baciati.” I miei occhi si spalancarono e mi misi a fissare la possibile nuova coppia. Diedi uno sguardo ad Austin, che aveva la mia stessa espressione facciale.
“Aria! Avevi detto che non avresti spifferato nulla!” si lamentò Trish.
“Trish, ha tre anni. Non ascolta sempre quello che le dicono.” Le dissi. Lei scrollò le spalle.
“Quindi voi due state insieme?” domandò Austin, puntando Trish e Dez.
“Si, e lo siamo già dalla settimana scorsa.” Annunciò Dez.
“Cosa?!” gridammo io e Austin. Aria si coprì gli occhi. “Scusa, Ari.” Dissi, mettendole le mani a posto.
“Perché lo sappiamo solo adesso?” domandò Austin.
“Volevamo solo aspettare che le cose si calmassero.” Ammise Trish. “Volevamo aspettare un po’ di più, ma qualcosa ha spifferato tutto.” Colpì lo stomaco di Aria.
“Scusa, zia Trish.” Ridacchiò Aria.

Ci mettemmo sul divano e misi Aria sulle mie ginocchia. Sorrisi e le baciai la fronte.
“Che si fa oggi?” domandò Trish. “Cioè, sono solo le undici e abbiamo ancora tutto il giorno per fare qualcosa.”
“Possiamo visitare zia Ashley?” domandò Aria, mettendosi in una posizione sulle mie ginocchia che le permetteva di guardarmi. “Per favore, mammina.” Uscì fuori il suo labbruccio.
Sapevo che non avrei detto no quando lo fece. “Bene,” sospirai, baciando la guancia di mia figlia. “Vai a prendere Cocoa dalla tua stanza e poi possiamo andare.” Lei scese dalle mie ginocchia e corse nella sua stanza.
“Porta Cocoa proprio ovunque.” Affermò Austin. Annuii.
Aria tornò correndo dalla sua stanza e dunque eravamo pronti ad andare. Austin si piegò e la portò in alto.
“Andiamo!” urlò, ridendo. Posso giurare che mia figlia è pazzerella. Beh, è figlia di Austin, quindi so da chi ha preso la sua personalità.
Ashley viveva a soli quindici minuti da qui quindi saremmo stati lì in quattro e quattr’otto. Viveva in un appartamento che aveva la stessa grandezza del mio, e vive con il suo fidanzato. Ho dimenticato di menzionare il fatto che lei vedeva qualcuno? Oops.
Il suo nome è Ethan Hall. E’ un ragazzo moro di 1.85m con gli occhi marroni. Ashley e Ethan si sono frequentati per un paio di anni e potrò sicuramente vederli in matrimonio.

Una volta che arrivammo al condominio, Aria cominciò a ridacchiare. Le diedi uno sguardo e notai che Austin le stava facendo il solletico. Uscimmo tutti dalla macchina e ci avviammo dentro. Viveva al terzo piano quindi l’ascensore era necessario.
Una volta che arrivammo al suo appartamento, lasciai che Aria bussasse alla porta. La porta si aprì in pochi secondi lasciando spazio ad una figura.
“Zia Ashley!” urlò Aria, lasciando la presa di Austin e abbracciando mia sorella.
“Ehi piccola.” Le baciò la guancia e la mise giù.
“Ehi Ash, volevamo solo fare una visita.” Le dissi, entrando nell’appartamento.
“Volete qualcosa da bere ragazzi?” domandò Ash una volta che prendemmo tutti posto sul divano.
“Acqua!” replicammo tutti. In un paio di minuti ognuno di noi aveva in mano un bicchiere d’acqua.
“Ho visto l’intervista questa mattina.” Affermò Ash, sedendosi sul posto accanto al divano. “Ti ho visto superare la tua paura del palcoscenico.”
Sorrisi. “Si, onestamente non ci credo.” Bevvi un sorso d’acqua. “Dov’è Ethan?”
“A lavoro.” Ethan è uno chef di un ristorante a cinque stelle. “Ma dovrebbe tornare attorno alle sei.” Annuii. “Ho parlato con papà oggi.”
“E?” domandai.
“Mi ha detto qualcosa di veramente interessante e non so se riuscirai a reggerla.” Annuii, facendole segno che potesse andare avanti. “Papà sta vedendo qualcuno.”

Mentre lei lo diceva, io stavo bevendo un sorso dal mio bicchiere e potete immaginare com’è finita. Si, l’acqua andò tutta sopra di lei.
“Ally!” urlò Ash, pulendosi dall’acqua. Aria era a terra, ridendo come un maniaco e ero sicura che i ragazzi stessero ridacchiando.
“L-lui cosa?” domandai, la mia voce che cedeva.
“Papà sta vedendo qualcuno. Il suo nome è Brenda. La vede da qualche mesetto.”
“E lo sappiamo solo adesso?” domandai piena di rabbia.
“A quanto pare voleva aspettare a dircelo. Poi ha sganciato la bomba su di me questa mattina.”
“Come ti senti adesso?” domandò Trish ad Ash.
Scrollò le spalle. “Sono felice per lui, sono solo arrabbiata per il fatto che abbia aspettato così tanto a parlarcene.”
“Anch’io.” Dissi stringendo i denti. “E’ così fortunato che io non sia a Miami adesso.” Mormorai.
“Als, rilassati, ok? Papà è autorizzato a uscire con chi vuole.” Mi disse Ash.
“Lo so ma…” mi fermai. “Possiamo cambiare argomento?” Lei annuii.
Aria si alzò dal pavimento e saltò sulle ginocchia di Ashley. “Smettila di crescere, Ari.” Disse Ash, riempiendo la sua faccia di baci.

Trascorremmo le seguenti due ore parlando con mia sorella e mi sono divertita molto. Ogni volta che io e Ash ci vediamo, avviene sempre a lavoro e non abbiamo tempo di parlare. Ma preferisco questo al non vederla per niente.

SPAZIO TRADUTTORE

*si tuffa sotto un tavolo cercando di evitare le reazioni della gente*
Scusate tantissimo! C'ho messo un mese per aggiornare...mi dispiace un casino. Solo che...mi annoiavo a tradurre. E poi non avevo tempo, tra quello stupido pon di inglese, la schifosissima scuola e quegli stupidissimi schifosi compiti. 
Ecco il settimo capitolo per voi, lasciate tante recensioni ^^ See you soon :)

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Capitolo 8
*** Si torna a Miami ***


Ally POV

“Grazie per aver fatto spese da Sonic Boom. Buona giornata.” Ringraziai una cliente mentre camminava fuori con una nuova chitarra.
Ashley e io lavoravamo dato che era il giorno libero di Jamie e Melanie. Aria era all’asilo, Austin allo studio, Trish a lavoro e Dez era ovviamente con Austin.
Il negozio non era pieno. Eravamo sedute in un confortabile silenzio finché il mio telefono squillasse. Lo estrassi dalla tasca e risposi.
“Pronto?” domandai, appoggiandomi contro il bancone.
“Ehi, Als.” La voce di mio padre mi salutò dall’altra parte.
“Ehi, papà. Come va?”
“Volevo domandarti una cosa. Sei occupata?” Mi guardai attorno e ridacchiai.
“No, sono al negozio ed è vuoto al momento quindi sono tutta tua. Cosa volevi domandarmi?”
“Mi stavo chiedendo se tu e Ashley potreste venire a Miami e incontrare Brenda. So che Ash ti ha detto che io sto vedendo qualcuno.” Sospirai.
“Sì, l’ha fatto. Sono felice per te papà, ma volevo non aspettassi così tanto per dircelo.”
“Mi dispiace per non avertelo detto prima, ma volevo essere sicuro che tra Brenda e me ci fosse un’intesa prima di dirvelo, ragazze. Quindi, che ne dici?” Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo.
“Vedrò cosa posso fare. Parlerò con Ash e penseremo ad una data.” Sentii mio padre tirar su un respiro e potevo praticamente sentirlo sorridere.
“So che l’adorerai, Als. Fatemi sapere quando sceglierete la data.”
“Va bene, ciao papà.”
“Ciao, Als. Dì ad Ash che la saluto.”
“Lo farò. Ti voglio bene.”
“Anch’io.” Riagganciai e mi voltai verso mia sorella.

“Cosa voleva papà?” domandò lei, posando il suo cellulare sul bancone.
“Vuole che incontriamo Brenda. Gli ho detto che avrei parlato con te prima di prendere qualsiasi decisione.”
“Beh, a me farebbe piacere incontrarla. A te sta bene?” Scrollai le spalle.
“Non mi crea problemi. Lui pensa che dureranno quindi penso che probabilmente incontreremo la nostra futuro matrigna.” Ammiccai. “Non avrei mai pensato di dirlo.” Ash ridacchiò.
“Dimmi tu.” Disse lei. “Se andiamo, quando avresti intenzione di partire?”
“Beh, ovviamente devo portare Aria con me, dunque ho bisogno di far sapere all’asilo che non ci andrà per un piccolo periodo, ma che ne dici della prossima settimana?” Lei annuì.

“Suona bene. E per quanto riguarda Austin?”
“Lui cosa?”
“Verrà con noi?”
“Se vuole può. Invece che mi dici di Ethan?”
“Sarà occupato con il lavoro molto probabilmente, ma glielo chiederò.”
Attorno alle tre del pomeriggio, chiudemmo il negozio e ci dirigemmo in strade diverse. Lo so che chiudere il negozio nel bel mezzo della giornata non è sempre la cosa giusta, ma l’abbiamo sempre fatto e abbiamo sempre fatto affari quindi non è un problema.

Presi Aria dall’asilo e guidai fino a casa. Appena arrivati nel nostro appartamento, Aria corse nella sua stanza. Ridacchiai e mi lasciai cadere sul divano. Chiusi gli occhi e mi appoggiai al suo schienale.
“Als, svegliati.” I miei occhi si aprirono e una volta che la sfocatura andò via, riuscii a vedere Austin davanti.
“Huh, non pensavo che mi sarei addormentata.” borbottai. Lui ridacchiò e si sedette accanto a me.
“Lunga giornata a lavoro?” domandò.
“Non tanto, solo un po’ noiosa.” Sbadigliai. “Com’hai passato la giornata?”
“Sono stato bene. Sarebbe stato molto meglio se Kira non mi avesse seguito avanti e indietro. Aggrottai le sopracciglia. Ma dopo un pensiero mi tornò alla mente.
“Beh se vuoi provare a starle lontano, vieni con me, Ashley e Aria a Miami.” Mi lanciò uno sguardo confuso ma continuai. “Mio padre vuole che incontriamo Brenda quindi stiamo andando a Miami la prossima settimana. Vuoi venire?”
Non rispose, ma fracassò le sue labbra sulle mie, lo presi dunque come un sì. Appoggiò la sua mano sulla mia guancia mentre io  appoggiavo la mia sul suo petto, lasciandola sul suo calore.

“EW!” Ci girammo quando sentimmo la voce di Aria. Ritirammo le nostre mani e guardammo nostra figlia.
Corse incontro a noi e saltò sulle ginocchia di Austin.  Anche se non hanno saputo uno dell’esistenza dell’altro per tanto tempo, hanno instaurato un forte legame padre-figlia.
“Mamma, i ragazzi hanno i pidocchi.” Sussurrò Aria. Austin fece finta di ansimare e posizionò una mano sul suo cuore.
“Aria, i ragazzi non hanno i pidocchi. Le ragazze sì.” Disse.
“No, i ragazzi li hanno, papà.”
“Ah sì?” domandò. Cominciò a farle il solletico, facendola strillare e nello stesso tempo, ridere. Vedere lo spettacolo di fronte mi fece ridere.
“Aria, vuoi vedere tuo nonno?” domandai, accarezzando i capelli di mia figlia.
“Nonno!” esclamò. “Quando posso vederlo?”
“La prossima settimana, piccola. Andremo a Miami a visitare il nonno e la sua nuova amica.” Aria si voltò verso Austin.
“Tu vieni con noi, papà?”
“Certo che sì!” Le baciò la fronte. “Ma dove andremo a stare?” chiese poi il biondo.
“Probabilmente nella nostra vecchia casa. Cioè, la mia stanza c’è ancora quindi possiamo semplicemente dormire lì. Sono sicura che mio padre ha un letto anche per Aria.” Spiegai. Lui annuì.
“Sei nervosa?” domandò.
“Nervosa? No. Ma onestamente non so cosa provo. Da quello che mio padre mi ha detto, penso che Brenda sarà la mia nuova madre.”
“E come ti senti per questa cosa?” domandò tranquillamente. Scrollai le spalle.
“Non so, ma se mio padre è felice, lo sono anch’io.”
“Bene.” Sorrise e mi diede un bacetto sulle labbra.
“Dunque andremo a Miami.” Dissi a nessun in particolare.


“Non posso credere di essere tornati a Miami.” Dissi mentre scendevamo dall’aereo. Erano le quattro del mattino ed eravamo esausti, ma ero troppo felice di essere tornata. Trish e Dez non sono venuti con noi perché volevano rimanere a Los Angeles e spendere un po’ di tempo per loro. Ethan non è potuto venire perché troppo occupato con il lavoro, quindi eravamo solo io, Austin, Aria e Ashley.
Aria era nelle mie braccia a dormire e non potevo biasimarla. Si era svegliata presto e non era riuscita a prendere sonno sull’aereo.
“Papà ci sta aspettando?” domandò Ash. Annuii.
“Dobbiamo prendere i nostri bagagli.”
Facemmo la strada per reclamare e prendere le nostre valigie. Sorrisi quando vidi mio padre aspettarci. Sarei corsa nelle sue braccia se non fosse stato per il fatto che avevo già Aria nelle mie.
“Ehi papà.” Salutai mentre lui mi avvolgeva in un abbraccio.
“Ehi, bambine.” Ricambiò il saluto. Ci chiama ancora bambine sapendo che non lo eravamo più, anche se tuttavia non mi dispiace. “Ehi, bellissima.” Sussurrai ad Aria.
“Ehi, Mr. Dawson.” Salutò Austin.
“Ciao, Austin.” Replicò felicemente. “Su, andiamo.”

Uscimmo dall’aeroporto e facemmo un viaggio in macchina. Ashley si sedette di fronte mentre Austin e io di dietro, con Aria ancora tra le mie braccia. La sua testa era rimasta sulla mia spalla e le sue gambe erano attorno alla mia vita.
Una volta che la macchina cominciò a muoversi, lei si spostò un secondo e vidi i suoi occhi aprirsi.
“Shh, torna a dormire.” Sussurrai. Questa volta vidi i suoi occhi chiudersi.
Quando arrivammo finalmente alla mia vecchia casa, i miei occhi cominciarono a farsi pesanti e sapevo che mi sarei addormentata. Quando entrammo dentro, dissi a papà che sarei andata a farmi un pisolino e lui la trovò una bell’idea.

Salii le scale e arrivai nella mia vecchia stanza. Poggiai delicatamente Aria sul mio letto e silenziosamente mi misi sotto le coperte accanto a lei. Austin arrivò un paio di minuti dopo ed entrò nel letto, mettendosi accanto ad Aria. Lei era nel centro mentre noi eravamo nei due lati affianco a lei.
“Sono così esausto.” Borbottò, rannicchiandosi sotto le coperte. Mormorai d’accordo. Lasciai che i miei occhi si chiusero e in pochi minuti mi addormentai.
“Mamma! Papà! Svegliatevi!” Sentii il letto fare su e giù più la voce di Aria. Aprii lentamente gli occhi e vidi che lei stava saltando accanto a me.
“Aria, smettila di saltare. Ti potresti fare male.” Borbottai. Mi strofinai gli occhi delicatamente e mi misi seduta. Lanciai uno sguardo ad Austin e notai che stava ancora dormendo. “Aria, dà un bacio sulla guancia a papà per svegliarlo.” Sussurrai a mia figlia. Lei ridacchiò e fece come le dissi.
“Giorno, Aria.” Disse Austin con gli occhi ancora chiusi.
“Come facevi a sapere che era Aria e non io?” domandai con un evidente divertimento nella voce.
“Ti ho sentita parlare, non volevo dire niente o muovermi.” Rispose, aprendo finalmente gli occhi. Si sedette e mise Aria sulle sue ginocchia. “Che ore sono?” domandò. Guardai l’orologio accanto al letto e lessi '12.03 P.M.'
“Mezzogiorno. Abbiamo dormito per un bel po’.” Dissi, strisciando via dal letto.
“Dove stai andando?” si lamentò Austin.
“Di sotto per prendere le nostre valigie. Dobbiamo farci una doccia e vestirci così che non puzziamo di quell’odore che c’è sull’aereo.” Andai al piano di sotto dove vidi mio padre e mia sorella seduti al tavolo della cucina.

“Ehi, Als.” Salutò Ash. Ricambiai il saluto e lasciai un bacio sulla guancia di mio padre.
“Quindi quando incontreremo la tua fidanzata?” domandai, rabbrividendo alla parola ‘fidanzata’. Fortunatamente lui non se ne accorse.
“Beh, verrà a cena stasera attorno alle sei. Va bene?” domandò papà. Sorrisi e annuii.
“Suona divinamente, papà. E adesso se non ti dispiace, vado a portare le nostre valigie di sopra.” Mi scusai e portai i bagagli al piano superiore. Fortunatamente ne avevamo solo due, dal momento che Aria aveva i suoi vestiti nella mia e Austin nella sua. Saremmo stati lì per una settimana, ma più vestiti si ha meglio è.
“Vuoi farti la doccia per primo?” domandai ad Austin.
“Nah, vai tu. Io faccio fare un bagno ad Aria nell’altra stanza.” Annuii e gli diedi un bacio sulle labbra prima di entrare nel bagno che era nella mia stanza. Portai con me un paio di jeans e una t-shirt così che potessi cambiarmi dentro invece di esser costretta ad uscire fuori.
Venti minuti dopo, ero pulita e vestita. Mi asciugai i capelli e li raccolsi in una coda di cavallo.

Uscii dal bagno appena in tempo per vedere Austin e Aria tornare indietro nella stanza. Era vestita con una paio di jeans blu, la sua maglietta di Austin Moon e delle converse rosa. Sì, ho detto la maglietta di Austin Moon. Austin gliel’ha comprata la scorsa settimana e gliel’ha fatta mettere minimo tre volte già.
“Solo per fartelo sapere, non indosserà quella maglietta tutto il tempo che siamo qui.” Informai quel cretino del mio fidanzato.
“Perché no? La adora. Vero, Aria?” domandai, facendole una pernacchia sullo stomaco. Lei si piegò e ridacchiò. “Ha riso perciò lo prendo come un sì.”
“Lei ride ogni volta che lo fai perciò non conta come risposta.”
“Sì invece.”
“No, non vale.”
“Sì.”
“No.”
“Austin.”
“Ally.” Mi imitò.
“D’accordo, potremmo fare così tutto il giorno ma non mi va.” Risi. “Vai a farti una doccia mentre io mi prendo cura di Aria.” Lui annuì e mi lasciò la mia piccola principessa.
Camminando nella cucina, la faccia di mio padre si ‘illuminò’ vedendo sua nipote.
“Ari, chi è lui?” domandai a mia figlia. Lei sorrise e la misi giù. Mio padre si abbassò e Aria corse tar le sue braccia.
“Nonno!” strillò.
“Ehi, bellissima. Come hai dormito?”
“Bene.” Aprii il frigo e presi due pezzi di pane e gelatina di fragole. Poi aprii il mobile delle merende dove mio padre teneva il burro d’arachidi. Una volta che il sandwich fu finito, lo misi davanti ad Aria che era seduta ora accanto a mio padre.
“Grazie, mammina.”
“Di niente, piccola.” Le baciai la fronte e mi sedetti accanto a lei. “Quindi, papà?”

“Hmm?”
“Com’è Brenda?”
“Beh, lei è dolce, carina, e ha senso dell’umorismo. Oh, e ha un figlio.” Stavo per soffocare con l’acqua che stavo bevendo. “Stai bene?”
“Sto b-bene. Qual è il nome di suo figlio?”
“Jason. Ha venticinque anni. Verrà anche sua moglie.”
“E’ sposato?” domandai, scioccata. Non me l’aspettavo.
“Sì, sua moglie si chiama Amanda. Non li ho mai incontrati, ma lei mi parla di loro tutto il tempo. Amanda è anche incinta di cinque mesi.”
“Wow.” Sospirai. “Quindi uh, ti vedresti sposato con Brenda?”
“Onestamente? Sì. Als, voglio farti sapere che nessuno rimpiazzerà mai tua madre e l’amerò sempre, ma ho trovato qualcuno che mi rende felice come lo sapeva fare solo tua madre.”
“Lo so.” gracchiai. Mi emoziono sempre quando parliamo di mia madre. “Beh, sono felice per te, papà.”
“Grazie, Als.”

Bene, se mio padre si sposa con Brenda, finirò con un fratellastro e una cognata. Non ci voleva!

SPAZIO TRADUTTORE

Questa volta ci ho messo solo una settimana. Non a tradurre, ma ad avere la forza di volontà per farlo ^^'
Ally avrà una matrigna, un fratellastro, una cognata e diventerà anche zia! Tutto con un semplice 'sì' al matrimonio da parte di Brenda e Lester...
Mi raccomando, lasciate una recensione! :) Al prossimo capitolo.
See ya! :*

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Capitolo 9
*** Incontrando Brenda, Jason e Amanda ***


Ally POV

“Austin, sei pronto?” domandai dall’altro lato del bagno. Austin si stava vestendo per la cena che si sarebbe tenuta in serata e ci stava mettendo un po’.
“Dammi un secondo!” gridò. Ruotai gli occhi e portai la mia attenzione ad Aria che era seduta sul letto giocando con Cocoa. Indossava un abito blu mare che aveva puntini bianchi tutt’attorno e pensai fosse adorabile. Cioè, sono sua madre e penserò sempre che sia adorabile.
“Bene, come ti sembro?”  mi girai nell’attimo in cui sentii la voce di Austin. Indossava dei jeans stretti blu, una maglia che formava una V attorno al collo e una giacca di pelle nera di sopra. Per scarpe ne indossava un paio sempre blu.
“Sei stupendo. E invece di me cosa ne dici?” domandai. Indossavo dei jeans blu stretti, una camicetta blu, seguiti da un paio di zeppe.
“Sei bellissima.” domandò, dandomi un bacetto sulle labbra. “Ed evidentemente siamo tutti in blu.” rise. Sorrisi e annuii. Il campanello suonò, indicando l’arrivo degli ospiti.
“Oh cavolo.” mormorai. Austin alzò un sopracciglio. “Cosa?”
“Sei nervosa, giusto?”
“Pff, coooosa? Non sono nervosa.” scossi la testa. “Ok, sono nervosa. Non chiedermi perché, dato che non ne ho idea. Andiamo di sotto a salutare gli altri.” Presi Aria e la misi sulle mie ginocchia. Le presi Cocoa dalle mani e lo poggiai sul letto.
“Cocoa!” pianse Aria. “Voglio Cocoa!”
“Aria, puoi giocare con Cocoa dopo cena.” le disse Austin. Cominciò a dimenarsi tra le mie braccia e sospirai. Afferrai Cocoa e la diedi ad Aria.
“Non ho bisogno che parli o qualcosa del genere a cena, quindi può stare con Cocoa.” dissi. Austin ridacchiò e baciò la cima della testa della bambina.

Scendemmo le scale e notai subito i tre individui che dovevo incontrare, seduti sul divano. Ashley probabilmente non era ancora pronta, vedendo che mancava lì sotto.
“Ciao,” salutai, camminando verso gli ospiti. Si alzarono dal divano e si voltarono per guardarci in faccia.
“Tu devi essere Ally?” domandò la donna più adulta che doveva essere Brenda. Sorrisi e annuii.
“Sono io. E questo è Austin e lei è Aria.” le dissi, puntando Austin e Aria.
“Questo è mio figlio Jason e lei è sua moglie Amanda.” salutò, imitandomi nei gesti.
“Mi fa piacere incontrarvi.” dicemmo io e Austin all’unisono. “Dì ‘ciao’ Aria.” dissi a mia figlia. Lei farfugliò uno ‘ciao’ e fece sprofondare la testa contro la mia spalla.
“Scusate, è timida.” affermò Austin. Loro risero.
“E’ tutto ok.” disse Brenda.

“Ally, dov’è Ash?” domandò papà, venendomi incontro. Lui era in cucina a preparare la cena. Prima che avessi alcuna chance di rispondere, sentimmo Ash urlare.
“Arrivo!” gridò lei. Alcuni secondi dopo, sentimmo dei passi seguiti da Ash che camminava nel salotto. “Ehi, sono Ashley.” salutò, stringendo le mani degli ospiti. Loro ricambiarono con un sorriso.
“E’ pronta la cena?” domandò Aria, guardando suo nonno. Lui ridacchiò e le baciò la punta della testa.
“Sì, lo è. Andiamo a sederci.” Eravamo tutti seduti al tavolo ed eravamo io, Austin e Aria da un lato, Jason e Amanda dall’altro e mio padre e Brenda erano seduti a capotavola.
Dato che la cena era importante, mio padre volle fare le cose in grande. Fece anatra arrosto, purè di patate fatto in casa e un’insalata. 

“Allora Ally, tuo padre mi ha detto che vivi in California e lavori al Sonic Boom situato lì.” cominciò Brenda. “Com’è lì?” Ingoiai il cibo nella mia bocca prima di parlare.
“Non è molto differente da Miami. Cioè, è un pochino più rumorosa e affollata, ma è comunque bella come qui.” Lei annuì e sorrise.
Una volta finito di mangiare, aiutai mio padre a pulire il tavolo prima di andare nel salotto. Ho avuto opportunità di conoscere Brenda, Jason e Amanda durante la cena e devo ammettere che sono veramente delle persone simpatiche. Ho scoperto che Jason è un poliziotto e Amanda un’infermiera. Aspettano anche un bambino e non potei che sorridere quando ce l’hanno detto.
Mi ricordo il momento in cui ho scoperto che Aria era una femminuccia. E’ stato uno dei momenti più belli della mia vita.

Flashback

Ero sdraiata sul letto nella stanza d’esaminazione e il nervoso stava avendo la meglio su di me. Ashley era seduta accanto a me, tenendo la mia mano.
“Als, perché sei così nervosa?” domandò Ash, strofinando la mia mano.
“Non lo so. Non è la prima ecografia che faccio quindi non ho idea di perché stia così.” risposi sinceramente. Misi la mano libera sulla pancia gonfia.
La porta della stanza si aprì, facendo entrare la dottoressa Stewart. Sembrava avere trentuno anni e aveva occhi marroni e capelli biondi. Che ci crediate o no, è stata una mamma teenager quindi poteva capire cosa stavo passando.
“Ciao, Ally. Ciao, Ashley.” salutò, con un sorriso sul volto.
“Salve, dottoressa Stewart.” replicammo entrambe.
“Vorresti sapere qual è il sesso del tuo bambino?” domandò, iniziando l’ecografia. Sorrisi.
“Sì.”
“Bene,” mi sollevò la maglietta e la misi a posto così che non si potesse muovere. Spruzzò il gel freddo sulla mia pancia e rabbrividii. Cominciò a muovere l’aggeggio attorno e quando sentii il battito di cuore, sorrisi ampiamente. Sentire il battito è così incredibile.
“Congratulazioni Ally! Avrai una bella bambina!” annunciò la dottoressa Stewart. Sorrisi sempre ampiamente e quando guardai Ashley, notai le lacrime nei suoi occhi.
“Ash, avrò una bambina.” dissi, ancora incredula a queste parole.
“Una bambina.” sussurrò. “Torno subito.” Si alzò e andò fuori dalla stanza. Lanciai un’occhiata confusa alla dottoressa, ma lei scrollò le spalle e sorrise. “La mia sorellina avrà una femmina!” Sentii Ash gridare. Coprii la mia bocca con la mano per tentare di non ridere.
“Tua sorella è pazza.” commentò la dottoressa Stewart.
“Sì, lo è. Ma non sarebbe Ashley se non fosse pazza.” Ashley tornò indietro nella stanza e riprese il suo posto.
“Beh, ho ricevuto alcune occhiatacce qui fuori, ma ne è valsa la pena.” disse, ridendo.
“Avrò una bambina!” 


Sarà sempre il mio ricordo preferito. Il giorno in cui ho scoperto del suo sesso, fu lo stesso giorno in cui le diedi il nome.
“Mammina, ho sonno.” Guardai Aria seduta sulle gambe di Austin. Si strofinava gli occhi e sembrava che si sarebbe addormentata in pochi minuti.
“Ok, ti porto nel mio lettino.” la sollevai e le feci appoggiare la testa sulla mia spalla. “Torno subito.” informai. Salii di sopra e la poggiai sul mio letto. E’ uscito fuori che, nel tempo in cui saremmo rimasti, io, Austin e Aria dovevamo condividere un letto, dal momento che mi son sbagliata sul fatto che mio padre aveva un letto in più. Il mio letto è abbastanza grande per le tre persone che eravamo.

Le cambiai subito i vestiti e le misi il pigiama. Era a malapena sveglia quindi cambiarla è stato un po’ difficile.
“Va bene,” Sdraiai mia figlia e la coprì con le coperte. Le strinsi Cocoa tra le sue braccia e le baciai la fronte. “Notte, piccola.”
“Notte, mamma,” disse mezza addormentata. Sorrisi e uscii dalla stanza.

Tornai nel salotto e ripresi il mio posto accanto a Austin. Avvolse il suo braccio attorno a me e sorrise.
“Si è addormentata?” domandò. Annuii.
“E’ adorabile.” si entusiasmò Amanda. “E ben educata.”
“Grazie, sta buona la maggior parte del tempo.” replicai. “Ha i suoi momenti ma non così spesso.”
“Oh diamine!” esclamò Austin, facendomi girare verso di lui.
“Che?” domandai. Tutti gli occhi erano su di Austin.
“Non ho mai detto ai miei genitori di Aria.” Restai a bocca aperta.
“Non hanno visto l’intervista?” domandò Jason. Mi tolse le parole di bocca.
“Non hanno la TV a casa e non sono bravi con la tecnologia in generale, quindi non c’è alcuna possibilità che l’abbiano vista.” 
“Vuoi andare da loro domani e dir tutto ciò?” domandai, posando la mia mano sul suo braccio. Annuì.
“E porterò Aria così che non mi sgridino” disse imbarazzato. Ridacchiai.
“Austin, hai ventuno anni, non ti sgrideranno.” lo assicurai. 
“Hai incontrato i miei genitori?” chiese senza alcuna espressione sul viso. Ci pensai un po’.
“Ok, hai ragione.”

Brenda, Jason e Amanda rimasero per un’ora prima di decidere di andare via.
“E’ stato bello conoscervi.” dissi, abbracciandoli uno ad uno.
“Anche per me.” disse Brenda.
Dopo esserci scambiati i saluti, uscirono fuori di casa. Quando mi voltai verso mio padre, vidi un grosso sorriso sulla sua faccia.
“Quindi?” domandò, sperando che a me e ad Ash fosse piaciuta Brenda. Sorrisi e lo abbracciai.
“E’ stupenda, papà. E così lo sono anche Jason e Amanda.”
“Sono d’accordo.” disse Ash.
“Sì, sono veramente simpatici.” aggiunse Austin.
“Sono felice che tu pensi questo. Quindi non ti importa se chiedo a Brenda di sposarmi?” I miei occhi si ampliarono ma una volta aver superato quella specie di shock, sorrisi.
“Papà, mi farebbe piacere fosse la mia matrigna.”
“Grazie, Als.” Mi abbracciò. “Tu che dici, Ash?” lei l’abbracciò.
“Sono d’accordo con Ally. Mi piacerebbe fosse la mia matrigna. E inoltre se la sposi avremo un fratellastro e una cognata.” sorrise. Ridemmo.
“Congratulazioni, Mr. Dawson.” si congratulò Austin.
“Non ti congratulare, per ora: prima deve dirmi sì.” ridacchiò. “E Austin, chiamami Lester. Fai parte della famiglia.” Austin sorrise.

“Bene, credo che andremo a dormire.” dissi.
“Concordo. Sono esausta.” disse Ash. “Notte, ragazzi!” sussurrò,  sebbene nello stesso tempo sembrasse urlare, già a metà delle scale. Demmo la buonanotte a papà prima di salire sopra.
Mi cambiai mettendomi dei semplici pantaloni e una delle t-shirt di Austin prima di lavarmi i denti e la faccia. Mi infilai nel letto nello stesso momento in cui Austin entrò nella stanza con indosso pantaloni di tuta e una t-shirt. Si mise sotto le coperte e baciò la fronte di Aria.
“Als, mi dispiace tanto.” affermò. Aggrottai le sopracciglia confusa.
“Per cosa?” domandai silenziosamente per non svegliare Aria.
“E’ che…è che quando ho visto Amanda, ho realizzato che non sono stato con te durante la gravidanza e alla nascita di Aria e questo mi ha fatto sentire uno schifo.” Mi intenerii quando notai le lacrime nei suoi occhi. Gli dissi di scendere dal letto e lui ubbidì. Afferrai la sua mano e lo portai fuori dalla mia stanza.

“Austin, è colpa mia per tutto ciò. Per favore, non incolparti di tutto.” dissi lievemente, avvolgendo le mie braccia attorno alla sua vita e lasciando la mia testa sul suo petto. Mise le sue braccia attorno alle mie spalle e mi abbracciò.
“Ma è colpa mia, Ally.” La sua voce era tremolante e sentii delle lacrime cadere sulla mia testa. “Se non avessi permesso a Kira di entrare in casa mia quel giorno, tutto questo non sarebbe accaduto.” Lo spinsi via e cominciai a parlare.
“Austin, smettila.” dissi silenziosamente. “Non ti incolpo di esser mancato durante la gravidanza o alla nascita di Aria perché non è colpa tua. Kira ti ha drogato e tu non ricordavi nemmeno cosa fosse successo quel giorno. Tutta la colpa è di Kira, capito?” Rimase zitto. “Austin, hai capito quello che ti ho detto?” Annuì.
“Il fatto che per Kira sono mancato per buona parte della vita di Aria mi fa arrabbiare. E’ la migliore cosa che mi sia mai successa.” Sorrisi.
“Anche a me.” sussurrai. “Stai bene?” Mise la sua mano su quella che avevo messo sulla sua guancia mentre parlavo, lasciandola cadere.
“Sì, sto bene.” Inclinò il capo e mi baciò con amore. Si staccò e appoggiò la sua fronte sulla mia. “Ti amo.”
“Ti amo anch’io.” Mi bacio di nuovo. “Su, andiamo a letto. Domani ci aspetta una lunga giornata.”
“Evviva.” disse, con l’evidente sarcasmo riconoscibile nella sua voce. Ridacchiai e mi misi nel letto. “Notte.”

“Notte.” Poggiai le mie labbra sulla fronte di Aria prima di mettermi comoda nelle coperte e aspettare di addormentarmi.


SPAZIO TRADUTTORE

Ed eccovi un altro capitolo, il nono. Spero non ci siano alcun tipo di errori nella traduzione. 
State vedendo i nuovi episodi di A&A su Disney Channel? Io sinceramente li adoro e finalmente dopo 6 mesi di attesa siamo stati accontentati :)
Beh, che dire. Lasciate recensioni. Al prossimo capitolo! 
See ya ;)

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Capitolo 10
*** Parlando con i genitori di Austin ***


Ally POV

“Non lo farò.”
“Sì che lo farai.”
“No che non lo farò.”
“Sì che lo farai.”

Ho cercato di convincere Austin a farlo uscire dal letto per gli ultimi venti minuti così che potessimo andare a casa dei suoi genitori. Ha paura che i suoi genitori lo odieranno per non aver detto loro di Aria e secondo me è completamente ridicolo.
“Non puoi evitarli per sempre. Devi dir loro di Aria.” Dissi sfregandogli dolcemente la schiena dal momento che era a pancia in giù sul letto. Sollevò la testa e la spostò altrove.
“Possiamo fare qualcosa dopo la visita ai miei genitori?” domandò come un bambino. Ridacchiai e annuii.
“Sì, mi sta bene. Ora vestiti. Ce ne andiamo tra una quindicina di minuti.” Gli diedi un bacetto sulle labbra e uscii dalla stanza.

Quando scesi le scale, vidi mio padre seduto sul divano con Aria sul suo grembo. Ora so che vi starete probabilmente domandando perché non è al Sonic Boom. Ma indovinate. Avrà sicuramente assunto dei dipendenti. Forse dopo ci farò un salto e vedrò chi ha assunto.
“Papà, dov’è Ash?” domandai, prendendo posto accanto a lui.
“E’ andata a fare shopping per la bambina con Amanda.” I miei occhi si spalancarono.
“Wow,” Non sapevo esattamente cosa dire. “Credo che si piacciano molto.”
“Sì, è vero.” Cominciò a far rimbalzare Aria sulle sue ginocchia e lei cominciò a sogghignare. “Quindi voi andrete a casa dei genitori di Austin?”
“Sì, e probabilmente dopo andremo a fare qualcosa, quindi torneremo tardino.” Lo informai. Afferrai una delle mani di Aria e cominciai a giocare con le sue piccole dita.
“Se vuoi puoi prendere in prestito la macchina. Il seggiolino di Aria è già lì.”
“Non ti importa della tua auto?”
“Non così tanto. Te la lascio usare, no?”

“Grazie, papà.” Sentii un rumore dei passi provenire da dietro di me, e quando girai la testa, vidi Austin completamente vestito. Indossava dei jeans stretti neri con una catenina appesa a loro, una maglietta rossa e delle belle scarpe bianche. I suoi capelli erano spettinati ma su di lui stavano veramente bene. In generale sembrava hot e sexy.
“Pronti per andare?” domandò, con un nervosismo ben evidente nella sua voce. Sospirai e annuii.
“Smettila di essere così nervoso.” Dissi, afferrando Aria dal grembo di mio padre e portandola sulle mie anche.
“Non ci riesco.” Mio papà ridacchiò e io gli lasciai un bacio sulla guancia. Presi le chiavi della macchina e la mia borsa dal bancone della cucina prima di avvicinarmi alla porta.
“Ciao, papà.”
“Ciao, ragazzi. E Austin, non ti preoccupare. Tutto andrà nel verso giusto.” Lo rassicurò mio padre. Lui sorrise.
“Grazie, Lester.” Lo salutammo e uscimmo di casa.

“Guido io?” domandai, mettendo Aria nel suo seggiolino. Le misi la cinturina e chiusi la porta. Notai che Austin si era messo nel sedile del passeggero, quindi la risposta doveva essere sì. Camminai lungo l’altro lato della macchina e mi sedetti al posto del guidatore.
“Sei ridicolo.” Mormorai mentre uscivo dal vialetto.
“Ti amo anch’io, Als.”
I quindici minuti di strada per la casa dei genitori di Austin erano passati con un confortabile silenzio. E’ divertente il fatto che lui sia nervoso nel dire ai suoi genitori la verità perché voi pensate che sarei io quella nervosa.
“Bene, è il momento dello spettacolo.” Dissi lievemente, slacciando la cintura. Mi girai verso Austin voltato a sua volta al finestrino. “Austin, andrà tutto bene.” Gli lasciai un bacetto sulle labbra prima di uscire dalla macchina. Aprii la portiera ad Aria e la presi dal suo seggiolino.
“Mamma?”
“Sì, piccola?”
“Dove siamo?” Sospirai e le baciai la fronte.

“Siamo a casa del nonno e della nonna. Li incontreremo tra un paio di minutini.” Aprii la portiera di Austin e afferrai la sua mano. “Austin, dai.” Dissi tranquillamente. Mi guardò e mise le sue labbra sulle mie. Appoggiò la sua mano sulla mia guancia e l’accarezzò esilmente.
“Ti amo.” Sussurrò.
“Anch’io.” Mi baciò la fronte come feci io con Aria prima che scendesse dall’auto. Afferrò la mia mano e intrecciò le nostre dita mentre camminavamo verso la porta dell’abitazione.
Bussò alla porta e io gli strinsi la mano mentre aspettavamo la risposta di qualcuno.
“Arrivo!” Sentii dire da sua madre. La porta sì aprì alcuni istanti dopo e la signora Moon sorrise una volta fissati i suoi occhi su di noi.

“Austin! Ally!” esclamò, avvolgendoci in un abbraccio. “Cosa ci fate voi due qui?”
“Dobbiamo parlare con voi, mamma. C’è papà?” domandò Austin mentre entravamo in casa. Lei annuì.
“Mike, vieni subito qui” urlò. Ci sedemmo sul divano e posizionai Aria sul mio grembo. Sentimmo dei passi seguiti poi dal signor Moon che faceva ingresso nel salotto. Ci riconobbe presto appena visti, e sul suo viso si affermò un grande sorriso.
“Ehi, figlio mio!” Il signor Moon abbracciò Austin. “Ciao, Ally!”
“Salve signor Moon.” Entrambi i genitori di Austin erano seduti sul divano davanti a noi.
“Allora, chi è questa dolcezza?” domandò il padre di Austin. Guardai quest’ultimo e annuii, facendogli capire che era il suo momento per spiegare tutto.
“Uhm, mamma, papà? Q-questa è nostra figlia.” Disse lentamente. Guardai i suoi genitori che ci guardavano sbalorditi. “Si chiama Aria.”

Rimasero in silenzio e sono piuttosto sicura che fossero come congelati in quella posizione.

“Potreste dire qualcosa?” domandò Austin.
“Come?!” domandò la signora Moon. Austin si schiarì la voce.
“E’ una lunga storia.”
“Spiega.” Disse il signor Moon, incrociando le braccia al petto. Allora è quello che abbiamo fatto. Abbiamo spiegato l’intera storia con Kira e compagnia bella. Erano entrambi sconvolti nello scoprire che Austin mi ha messo incinta a diciassette anni, ma ci sono velocemente passati sopra. L’unico problema adesso è che vogliono andare dalla polizia a denunciare Kira.
“Non possiamo!” esclamò Austin, passandosi una mano tra i capelli. “Non abbiamo alcuna prova e non c’è alcuna possibilità che Kira ammetta che mi abbia drogato. E’ la nostra parola contro la sua.”
“Non posso crederci che l’abbia fatto.” Disse la signora Moon, frustrata e arrabbiata. “Avrei dovuto sapere che ci fosse qualcosa che non andava il giorno in cui sei corsa via in lacrime.” Mi disse.

“Signora Moon, niente di questo è colpa sua. Nessuno di noi poteva sapere quando pazza fosse o sia Kira.” Spiegai. Lei mostrò un lieve sorriso.
“Ally, chiamaci Mike e Mimi.” Disse. Io sorrisi e annuii.
“Cambiando argomento, come ci si sente ad essere nonni?” domandò Austin. Entrambi sorrisero.
“Beh, pensavo saremmo diventati nonni tra più o meno qualche anno, ma lascerei tutto già così com’è.” Disse Mimi.
“Sì, tranne per il fatto che ora siamo vecchi.” Rise Mike.
“Papà, hai solo quarantacinque anni. Non sei vecchio.” Gli disse Austin.
Abbiamo passato un po’ di tempo a casa dei genitori di Austin prima di decidere di andarcene. Sapevo che Austin fosse sollevato dal fatto che la conversazione era andata a gonfie vele.

“Ci fermeremo qui per un po’ prima di tornare a Los Angeles.” Disse Austin, abbracciando entrambi i genitori.
“Sarebbe bello.” Disse Mimi. Abbracciai anch’io i suoi genitori e sorrisi. “E’ stato bello conoscerti, Aria.”
“Anche per me.” Replicò, timidamente. Li salutammo e uscimmo fuori dalla casa.

“Allora,” cominciai mentre Austin metteva in moto la macchina. “E’ stato così male?” Lui scosse la testa e uscì dal vialetto.
“No, è stato meglio di quanto mi aspettassi.” Rimanemmo seduti in un confortabile silenzio per qualche minuto, prima che lui dicesse qualcosa. “Dove andiamo? Sto guidando a occhio.” Ridacchiò.
“Vuoi andare al Melody Diner?” Mi guardò dolcemente e annuì.
Prima che me ne accorgessi, eravamo entrambi seduti nel piccolo locale.

“Mamma, posso avere dei pancake?” domandò Aria.
“Oh, anch’io!” disse contento Austin. Sorrisi.
“Tale padre tale figlia.” Mormorai.
La nostra cameriera venne e prese i nostri ordini e tornò venti minuti dopo con il nostro cibo.
“Dove andiamo dopo che abbiamo finito qui?” domandò Austin, mordendo un pezzo del pancake.
“Stavo pensando al Sonic Boom. Voglio vedere chi ha assunto mio padre e penso che sarebbe bello vedere la stanza della musica.” Spiegai. Lui sorrise.
“Mi sta bene.”
Una volta finito di mangiare, Austin pagò il conto e lasciammo il locale. Entrammo in macchina e ci dirigemmo al Sonic Boom.

“Bene, vediamo chi ha assunto.”  Dissi in un sussurro appena udibile. Papà mi ha detto che ha assunto qualcuno che conosco, ma chi può essere? Entrammo nel negozio e una volta riconosciuto il dipendente assunto, la mia bocca si spalancò.
“Ally, ehi!”
“Ehi, Elliot.” Salutai, con non così tanto entusiasmo. Elliot e io siamo usciti un paio di volte prima di incontrare Austin. Questa situazione potrebbe essere un pochino inopportuna dato che Austin e Elliot non si sono mai incontrati.
“Che ci fai qui?” domandò, abbracciandomi. Vidi con la coda dell’occhio Austin farsi teso.
“Sono qui per una settimana e pensavo che sarei venuta a controllare e visitare il Sonic Boom, quindi eccomi qui.” Spiegai. “Oh, uh, questo è Austin e questa è Aria.” Li presentai.
“Piacere di conoscerti.” Disse ad Austin. Si scambiarono una stretta di mano, ma potevo dire con sicurezza che ad Austin lui non piaceva per niente. “Quindi questa è tua figlia?”
“Sì, fammi indovinare: hai visto l’intervista.” Azzeccai. Lui annuì. Ci fu un imbarazzante silenzio che si sparse nell’aria e lo odiai. “Ok, adesso andiamo di sopra quindi ci vediamo dopo.”
“A dopo!” salutò. Andammo su e nel secondo in cui chiusi la porta della stanza, Austin disse qualcosa.

“Non mi piace quel tipo.” Disse, lasciando Aria sulla poltroncina. Mi guardai attorno e notai che in quattro anni non era cambiata affatto.
“Sì, l’avevo capito quando ti sei innervosito nel momento in cui mi ha abbracciata.”  Dissi. “Non eri geloso, no?” Austin rise.
“Cosa, no! Non è questa la ragione per cui non mi piace.” Incrociò le braccia al petto. Misi le mie mani sul punto in cui le braccia si incontrarono.
“E la ragione è…?”
“Ti stava guardando da capo a piedi e non voglio che alcuni ragazzi fissino la mia ragazza.” Si stava irrigidendo un’altra volta quindi feci l’unica cosa a cui pensai. Mi misi in punta di piedi e premetti le mie labbra contro le sue. Le braccia incrociate automaticamente finirono attorno alla mia vita così come le mie finirono attorno al suo collo. Lo allontanai facendo sì che la mia fronte fosse contro la sua.
“Non mi importa di Elliot, ok? Mi interessi tu, solamente tu. Sei l’unico ragazzo per cui ho interesse.”
“E tu sei l’unica ragazza che mi interessa.” Replicò. Sorrisi e gli diedi un bacio sulle labbra. “Ma sul serio, se lo fa di nuovo lo prendo a bastonate.” Risi e scossi il capo.
“Non riesco a credere che questa stanza non sia cambiata nemmeno un pò.” Dissi, prendendo posto sul banchetto vicino al piano. Lanciai un’occhiata ad Aria e notai che si era addormentata. Anche Austin lo notò e quindi prese la coperta sulla poltrona e coprì il suo corpicino con essa. Poi prese posto accanto a me.
“Sì, e quanti ricordi abbiamo di questo posto.” Mi abbracciò.
“Il tuo preferito?” domandò. Sorrise.
“Il nostro primo bacio.”
“Anche il mio.” Ammisi. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla e lui avvolse le sue braccia attorno a me. 

“Cosa pensi che stiano facendo Trish e Dez a Los Angeles?”
“Forse staranno facendo sesso.” Rispose immediatamente. I miei occhi si ampliarono e lo guardai.
“Sarà meglio che lo facciano nella stanza di lei o nella stanza di lui.” Rabbrividii al pensiero. Lui ridacchiò.
“Ok, mi sono pentito di averlo detto, perché adesso mi sono entrate in testa delle immagini che non ho bisogno di avere.”
“E’ lo stesso per me, tante grazie, Austin.” Dissi ironica. Mi lasciò un bacio sulla cima della testa.
Tornare con Austin è stata la decisione migliore che abbia mai preso. Non posso immaginare la mia vita senza di lui e non ho alcuna intenzione di farlo.

SPAZIO TRADUTTORE

Okay, lo so. E' il primo di agosto e non aggiorno dal 24 di giugno. Veramente scusatemi perché, un po' non ho avuto il tempo, un po' perché sinceramente la storia non mi attirava più così tanto da prendermi la briga di tradurla già a fine giugno. Quindi l'ho fatto l'altra notte, mentre ieri pomeriggio ho tradotto anche l'undicesimo che leggerete tra un paio di giorni. 
A proposito di agosto...passerà in un battibaleno. Tra un mese sarà settembre. Come fa il periodo scolastico a sembrare così lungo, mentre l'estate passa come un razzo? Non ci credo ancora.
Beh, spero che non ci siano molti errori, né per quanto riguarda errori di battitura, né per quanto riguarda la coniugazione dei verbi, perché ci ho messo impegno e non vorrei che alla fine non fosse servito a nulla perché pieno di errori.
Recensite, mi raccomando. Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 11
*** L'appuntamento ***


Ally POV

“Ti ringrazio per rimanere a controllarla, papà.” Ringraziai mio padre mentre io e Austin ci avvicinavamo alla porta.
Mio papà pensava che sarebbe stata una buona idea per Austin e me uscire e passare un po’ di tempo insieme senza altri attorno, mentre lui guardava Aria. Come potete vedere, non ho esitato nemmeno un momento a lasciargliela. Amo Aria da morire, ma Austin e io non abbiamo passato così tanto tempo insieme senza altri che ci girassero attorno. Per questo stiamo uscendo per un appuntamento alle diciotto di oggi stesso.
“Non c’è problema, tesoro. Ci divertiremo, giusto, Aria?” domandò a mia figlia che era sulle sue anche.
“Sì!” strillò. Le solleticò il pancino facendola ridere e contorcersi allo stesso tempo.
“Bene, noi andiamo.” Dissi, baciando la testa di mia figlia. “Fai la brava con papà, ok?”
“Ok, mammina.” Sorrisi mentre Austin baciò la guancia di Aria. “Ciao, mammina! Ciao papino!” strillò mentre uscivamo di casa.
“Ciao, Aria!” ricambiammo il saluto. 

Entrammo nella macchina di mio padre, Austin si era messo al volante.
“Dunque, dove andiamo?” domandai mentre lui usciva dal vialetto. Si girò verso di me e sorrise.
“E’ una sorpresa.” Disse.  Emisi un piccolo lamento.
“Austin, sai che non mi piacciono le sorprese.”
“Lo so, ma le mie sorprese sono sempre incredibilmente belle. O no?”
“Certo.” Borbottai.
“Scusa, cos’era quello?” Gli vidi un piccolo sorrisetto sul viso, facendomi capire che mi aveva sentito. “Non ho sentito bene.” Oh sì, che hai sentito.
“Ho detto certo. E lo so che mi hai sentito, quindi sh.” Ridacchiò e tornò a concentrarsi sulla strada.

Arrivati ad un semaforo rosso, Austin si voltò e avvolse attorno ai miei occhi una benda. E questa da dove veniva?
“Perché dovrei portare ‘sta cosa?” Domandai, toccando la benda. Spinse via la mano e io brontolai.
“Perché non voglio che tu veda dove stiamo andando.” Rispose. Mi lamentai e mi appoggiai al sedile.
Non so per quanto abbiamo viaggiato, ma una volta sentita la macchina fermarsi completamente, gioii nella mia mente. Odio non sapere dove si va.
Sentii la mia portiera aprirsi, e successivamente Austin afferrare la mia mano. “Bene, slacciati la cintura ed esci dall’auto.” Disse come fosse stato un ordine. 

Feci come richiesto. Una volta toccato con i piedi il terreno, lui intrecciò le nostre dita e cominciò a camminare, spingendomi a intraprendere la sua stessa velocità di passo. “Posso togliermi questa benda?” Supplicai. Potevo anche aver ventuno anni, ma ancora piagnucolavo. Voglio dire, chi non lo fa?
“Non ancora, Als.” Continuammo a camminare ma mi fermai quando sentii il terreno su cui camminavamo.
“Austin, siamo in spiaggia?” domandai.
“Foooorse.” Canticchiò. “Ora, prima che tu dica qualcosa, so che non ti piace la spiaggia ma penso che questo ti piacerà.” Lasciò la mia mano e quando lo sentii metter le mani dietro la mia testa, capii che mi stava togliendo la benda. Mi strofinai gli occhi prima di rimuovere la sfocatura da essi, e quando lo feci, non potei far altro che sorridere.

La spiaggia era completamente vuota, ad eccezione del divano proprio davanti a me, e del tavolino con un’unica rosa al centro.
“Come hai fatto?” domandai, non riuscendo a credere di aver l’intera spiaggia tutta per noi.
“Diciamo che ho “noleggiato” la spiaggia per far sì di avere un po’ di tempo insieme e da soli. Esseri famosi ha i suoi vantaggi. E ho pensato tutto da solo a questo appuntamento. Tuo padre e io volevamo che questa fosse una sorpresa.” Mi girai verso di lui e lo baciai con foga sulle labbra. Ne era un po’ sorpreso all’inizio ma ricambiò il bacio quasi immediatamente.
“Grazie.” Sussurrai.
“Non c’è di che.” Ricambiò con lo stesso tono di voce, baciandomi la fronte. “E adesso andiamo.” Afferrò la mia mano e mi portò vicino al tavolo. Una volta seduti, Austin fece un fischio. Non capii perché lo fece, ma quando vidi sbucare un paio di camerieri, realizzai che quella era la ragione.

Credo che in quel momento la confusione era evidente sul mio viso, dato che Austin mi stava spiegando che c’era un ristorante lì vicino in spiaggia, e dunque i camerieri venivano da lì. I camerieri misero il nostro cibo sul tavolo, e noi li ringraziammo. Dopodiché andarono via.
“E’ incredibile, Austin.” Mi complimentai mentre iniziavamo a mangiare. “E’ carino avere un po’ di tempo insieme senza nessun altro attorno.”
“Sì, ma stare con Aria tutto il tempo è comunque bello. Non sono stato con lei per un bel po’ di anni, e passare del tempo con lei mi farebbe recuperare.”
“Mi sento ancora in colpa per averla allontanata da te.”
“Als,” Afferrò la mia mano. “Non hai niente per cui sentirti in colpa. Capisco perché tu l’abbia fatto. Cioè, credevi che io ti avessi tradito con Kira.” L’ultima parte la disse lievemente.
“Ok, lasciamo stare e continuiamo il nostro appuntamento. Non possiamo lasciare che Kira ci tolga la felicità.” Gli dissi. Lui sorrise e annuì.

Una volta finito di mangiare, ci spostammo al divano. Mi accovacciai al suo fianco e lui mise il suo braccio attorno a me.
“E’ così rilassante.” Mormorai. Lui ridacchiò.
“Allora Als, c’è qualcosa che devo chiederti.” Mi sedetti per bene così che potessi guardarlo.
“Ok, cosa?” Gli lanciai un’altra occhiata e notai che lui era spaventato. Beh, più nervoso che spaventato. “Stai bene’” domandai, mettendo la mia mano sul suo braccio.
“S-sto bene. Sono un po’ nervoso perché non so come reagirai a questa domanda.”
“Ok, beh, mi stavo chiedendo se magari quando torniamo in California…potremmo andare a vivere insieme. Io, tu, e Aria.”
Rimanemmo in silenzio entrambi, ma avevo un sorriso gigantesco sul volto. Cominciai a baciarlo con foga e passione.
“Lo prenderò come un sì.” Disse.
“Sì, è un dannato sì!”
Il miglior appuntamento di sempre!

 
“E’ così bello ritornare nel proprio letto.” Dissi mentre mi ci spaparanzai su. Eravamo appena tornati nel mio appartamento in California. Aria era già nel suo lettino e si era subito addormentata, quindi eravamo solo Austin e io. Trish e Dez erano nell’appartamento di Austin e stavo cercando di non pensare a ciò che stavano facendo.
“Sono così esausta.” Disse, come strisciando nel letto e spingendosi verso di me. La mia schiena era contro il suo petto e la sua testa era contro l’incavo del mio collo.

“Tu non stai indossando la maglietta, vero?” domandai, sentendo la sua pelle toccare la mia schiena. Mi baciò il collo leggermente.
“No. Ma a te piace.”
“Sta zitto e smettila di fare quel sorrisetto.”
“Come facevi a saperlo?”
“Perché ti conosco come il palmo della mia mano.” Mi girai verso di lui. Lui mi strinse maggiormente e mi baciò la fronte.
“Sono veramente felice del fatto che ci stiamo trasferendo.” Disse. Io sorrisi.
“Anch’io. Ma che mi dici del tuo appartamento?”
“Se lo prenderà Dez. E del tuo, invece?”
“Se lo prenderà Trish.” dissi imitandolo. Lui sorrise e mi baciò dolcemente.

“Quindi ci trasferiamo.” Sussurrò.
“Già, proprio così.”

SPAZIO TRADUTTORE

Heeello. 
E siamo arrivati all'undicesimo capitolo. Ne mancano sooolo...diciannove. >.<
Spero sia comprensibile, che vi piaccia, che recensiate, e tutte quelle cose che dico di solito. Ho fame.
Beh, ci vediamo, sentiamo, scriviamo, al prossimo capitolo, che se tutto va bene, dovrebbe essere pubblicato nella settimana che viene. 
Goodbye :-) 

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Capitolo 12
*** Il trasloco ***


Ally POV

"Che succede?" Eravamo entrambe sedute sul divano e presi un respiro profondo prima di dirle la notizia.
"Austin e io andremo a vivere insieme." Dissi lentamente. Sgranò gli occhi e un sorriso le si formò sul suo viso. "Quel sorriso significa che sei felice per me?" Invece di una risposta, ricevetti un piccolo pugno sulla spalla. "Ovvio che sono felice per te!" Il sorriso presto scomparve dal suo volto.
"Immagino che quindi mi trasferirò." Io la guardai con la bocca spalancata.
''No, no! Trish! Austin e io staremo in un posto tutto nostro." La rassicurai. Lei annuì, ma rimase silenziosa. Ebbi la sensazione che stesse pensando, perché aveva un’espressione abbastanza pensierosa. Mi spaventai quando lei strillò e balzò in piedi d’un tratto.
"Ho appena avuto un’idea magnifica!" Esclamò lei. Annuii, facendole segno di andare avanti. "Austin si trasferisce qui mentre io mi trasferisco da Dez." Spalancai gli occhi e mi alzai lentamente in piedi.
"Trish, sei impazzita? Ti vorresti trasferire da Dez? Avete cominciato a frequentarvi solo poche settimane fa." "Lo so, ma Dez e io abbiamo già parlato di andare a vivere insieme, quindi è perfetto". Non potei far altro che sorriderle.
"Sei sicura?" 
"Als, sono sicura al cento percento". La abbracciai e lei ricambiò subito l’abbraccio. "E poi, starò tipo a cinque minuti di distanza da qui."
"Vero". Concordai. "Allora, andiamo da loro e diciamo tutto il programma?"
"Sì, andiamo." Uscimmo fuori dall'appartamento e ci dirigemmo verso l'appartamento dei ragazzi.
 
Stavo per bussare alla porta, quando Trish ha deciso di entrare direttamente. E’ fatta così. Austin e Dez erano sul divano con delle lattine di soda in mano, a guardare la TV.
"Poco pigri, eh?" Chiesi, alzando un sopracciglio. Entrambi ci guardarono, poi annuirono. Austin fece segno di sedermi sul posto accanto a lui, e così io feci.
"L’hai detto a Trish?" Sussurrò.
"Sì, ma posso parlarti in privato?" Lui annuì e si alzò. Mi portò nella sua stanza, che non avevo mai visto prima. Ma quando sono entrata, non potei fare a meno di sorridere. C'erano un sacco di chitarre appese al muro, un paio di poster delle sue band e cantanti preferiti, e alcuni premi su una mensola sopra il suo letto.

"Allora, che succede?" domandò, sedendosi sul letto. Io feci lo stesso.
"Beh, ho detto a Trish delle nostre intenzioni, di andare a vivere insieme…e lei ha suggerito una cosa che secondo me non è delle migliori." Lui annuì e mi fece segno di continuare. "Ha pensato che tu potresti venire a vivere nel mio appartamento, mentre lei verrà a vivere qui."
“C-con Dez?” chiese sorpreso. Annuii. “Ma se hanno cominciato a frequentarsi solo qualche settimana fa?
“Lo so, ma lei mi ha detto che hanno già discusso sull’andare a vivere insieme. Quindi...che ne pensi?” Lui rimase in silenzio e fermo per degli attimi, ma quando sorrise, presi quell’azione come un buon segno. “Vorrà dire che lo prendo come un sì.” Dissi. Lui annuì e si inclinò in avanti,  mettendo le sue labbra sulle mie.
“Allora, a che ora devi andare a prendere Aria?” Domandai, una volta che ci staccammo.
“Beh, devo essere lì alle tre e sono le...” Guardai il mio orologio. “Due, perciò devo andare via tra mezz’ora. Perché?”
“Potrei venire con te?” Domandò, sembrava un bambino. Risi e annuii.
“Va bene,” Mi alzai e allungai la mano perché lui l’afferrasse. “Torniamo dagli altri. Spero Trish abbia spiegato il piano a Dez.” Afferrò la mia mano e intrecciò le nostre dita.

Andammo nel salotto e trovammo Dez e Trish a pomiciare. “Sul serio, ragazzi?” Si lamentò Austin. Risi a quelle parole. Si staccarono e arrossirono.
“Hai parlato con Dez?” domandai, prendendo posto sul divano. Lei annuì.
“Sì, e questo significa che io mi trasferisco qui mentre Austin viene a vivere da te.”
“Bene, e quando iniziamo a trasportare tutta la nostra roba?” domandò Austin. Avvolse le mie spalle con il suo braccio e io mi avvicinai a lui.
“Che ne dici di domani?” suggerì Trish. “Domani è sabato, quindi nessuno di noi lavora. Tranne tu, che devi andare allo studio.” Disse, l’ultima parte era riferita ad Austin.
“No, sono libero per tutto il weekend.” Gli sorrisi e lui mi baciò la fronte. “E sapete la cosa più bella di me che mi trasferisco?”
“No, quale?” domandai.
“Non dovrò più vedere Kira. Avrò a che fare con lei solo quando sarò allo studio, quindi ora che mi trasferisco, me la tolgo dai piedi per un po’.”
“Grandioso.” Si lamentò Trish. “Adesso sarò io, quella che avrà a che fare con lei. E magari le spaccherò il culo.”

“Trish,” la avvertii, “La potrò anche odiare, ma farlo ti porterà solamente in prigione. E preferirei che non accadesse.”
“Va bene, ma se comincia a rompere, si ritroverà uno schiaffone in piena faccia.” Risi.
“Ok, come vuoi, Trish.” Guardai il mio orologio e mi alzai. “E’ ora di andare a prendere Aria dall’asilo. Andiamo.” Dissi ad Austin. Lui annuii e si mise in piedi.

Quando arrivammo all’asilo, Austin praticamente corse fuori dall’auto. Che dire, qualcuno è ansioso di vedere la propria figlia.
Aprì la porta della stanza dove si trovava e sorrise alla vista. Aria era seduta ad un tavolo, mentre colorava un disegno. “E’ così concentrata sul suo disegno che non si è accorta che siamo qui.” Sussurrai ad Austin. Lui annuì concordando.
“Dovremmo chiamarla?” Domandò.
“Nah, lasciamo che si accorga di noi da sola.” Neanche il tempo di dirlo, che Aria spostò il suo guardo dal suo disegno a noi. Si alzò dalla sedia e corse verso di noi.
“Mammina! Papino!” Urlò. Mi abbassai e la sollevai in alto.
“Ehi, principessa.” Salutò Austin, baciandole la cima della testa. Adoro come si comporta quando è con lei. Diventa più dolce, e mi piace da morire.
“Com’è stato all’asilo?” Domandai, accarezzandole i capelli biondi e mossi.
“Divertente! Aaron e io abbiamo giocato nella casetta.” Esclamò. Aaron era uno degli amici di Aria.
“Dimmi che Aaron è una ragazza.” Supplicò Austin. Scossi la testa e risi.
“Mi dispiace, ma è un maschietto.”
“Diamine!” Si lamentò.
“Sei uno sciocco. Su, andiamo a casa.” Salutammo i maestri, e uscimmo dall’asilo.

Quando arrivammo a casa, notai che Trish non era nell’appartamento. Probabilmente doveva essere ancora con Dez, al suo, di appartamento.
“Aria, abbiamo una notizia per te.” Dissi a mia figlia, mentre la misi a sedere sul divano. Austin e io ci sedemmo accanto a lei.
“Buona o cattiva?” Domandò. Risi.
“E’ una buona notizia. Vuoi dirgliela tu?” Chiesi ad Austin. Lui annuì.
“Aria, mi trasferisco qui, perciò adesso vivrò con te e con mamma.” Le disse, facendola sorridere.
“Evviva!” Cominciò ad agitare le mani e non potei far altro che ridere. “Dove dormirai?” Sgranai gli occhi così come fece Austin.
“Aria, perché non vai nella tua stanza a giocare?” Suggerii. Saltò giù dal divano e corse nella sua stanza.
“Beh, sarebbe stato difficile da spiegare.” Disse Austin, dopo esser stato sicuro che Aria era nella sua stanza.
“Lo scoprirà più in là, ma proprio ora non è il momento.” Lui ridacchiò e concordò. Mi avvicinò e le nostre labbra si toccarono, e avvolse le sue braccia attorno la mia vita.

“Domani sarà un grande giorno.” Affermò.
“Oh, sì? E come mai?” Domandai, sogghignando.
“Perché mi trasferirò dalle due mie ragazze preferite.” Mi avvicinai di più e ci scambiammo un dolce, passionale bacio.
Proprio così, sarebbe stata una giornata meravigliosa!
 
 // 

“Ti servono per davvero, questi?” domandai a quello sciocco del mio fidanzato, mentre tenevo in mano i suoi boxer con i trenini. Mi ha guardato come se fossi pazza.
“Ma certo! Sono come dei souvenir dalla mia infanzia.” A quel punto fu quello il mio turno di guardarlo come se fosse pazzo.
Spostavamo le cose di Austin dal suo appartamento al mio da tutto il giorno e fortunatamente avevamo quasi finito. Trish e Dez spotavano le cose di Trish nel loro appartamento. Avevo lasciato Aria da Ashley così da non farle fare avanti e indietro. Ma vedendo che stavamo per finire, Aria sarebbe tornata presto.
“Sono stanco!” Austin piagnucolò. Sprofondò nel nostro letto – cavolo, quanto adoro dirlo – e cominciò a lamentarsi.
“Dai, abbiamo quasi finito. Dobbiamo solo disfare un altro scatolone.” Si lamentò ancora una volta e si mise seduto.
“Bene, ma una volta finito, andrò a dormire.”
“Non solo tu.”
“E che mi dici di Aria?”
“Devo avvertire Ash di riportarla qui. Le mando un messaggio.” Afferrai il mio cellulare e le mandai un messaggio veloce.

Quindici minuti dopo, si poteva dire che Austin si era ufficialmente trasferito.
“Devo…dormire.” Borbottò Austin mentre faceva sprofondare la sua faccia sul letto. Ridacchiai e saltai dietro di lui.  Girò lievemente la testa e mi guardò. “Ti serve aiuto?”
“Mm, no.” Mi inclinai verso il basso, le nostre facce erano tipo due centimetri vicine.
“Sarà meglio che non cominci a stuzzicarmi.” Sussurrò.
“E se lo facessi, tu che avresti intenzione di fare?” Sussurrai, e mi morsi il labbro. Lui scontrò le sue labbra con le mie. Mi fece più stretta a lui, e poi ancora di più. Fece per mettersi sopra di me.
“Siamo qui!” sentì Ashley urlare. Austin staccò le sue labbra dalle mie e si lamentò.
“Non fare il bambino.” Gli lasciai un bacio sulle labbra prima di staccarci delicatamente.

Andammo nel salotto, e vedemmo Aria sul divano sul divano, e Ashley in cucina, che beveva un bicchiere d’acqua.
“Ehi, tesoro.” La salutai, prendendo Aria e mettendola sulle mie ginocchia. “Hai passato una bella giornata con zia Ashley?”
“Sì! Siamo andati al parco!”
“Sembra divertente.” Disse Austin, baciando la guancia di Aria. Misi giù Aria e andai in cucina.
“Grazie per averla guardata.” Ringraziai Ashley.
“Non c’è problema. Mi piace guardare mia nipote.” Finì di bere l’acqua e mise il bicchiere nel lavello. “Bene, adesso vado a casa.”
“Ok, ci vediamo lunedì a lavoro.” Le dissi. Mi diede un abbraccio veloce.
“E ci vediamo dopo, dolcezza.” Disse ad Aria. Si abbassò fino alla sua altezza e l’abbracciò. “A dopo, Austin.”
“Ciao, Ash.” Un ultimo saluto, e fu fuori dalla porta.

“Mamma, ho fame.” Si lamentò Aria.
“Diamine, ti lamenti come tuo padre.” Affermai, poi guardai Austin. Lui inarcò le sopracciglia e finse di essere offeso.
“E’ stato cattivo quel che ha detto, vero?” Domandò ad Aria, inginocchiandosi a lei. Lei annuì e fece una piccola risata in risposta.
“Ma non lo è stato per niente, era solo la verità.” Dissi loro. “Allora, cosa volete per cena?”
“Pizza?” Suggerì Austin.
“Ok, vado ad ordinarla.” Afferrai il telefono e composi il numero della pizzeria. Dissi loro che volevo una pizza al formaggio extra-large e una volta che diedi loro l’indirizzo, mi risposero che la pizza sarebbe arrivata in mezz’ora.
“Adesso aspettiamo.” Dissi, sprofondando sul divano. Austin era seduto con Aria sulle ginocchia. “Sono così stanca.”
“Anch’io.” Disse Austin. “Pensi che Trish e Dez abbiano finito di disfare la roba?”
“Chi lo sa. Trish ha un mucchio di roba e dato che sono entrambi molto pigri, probabilmente non hanno manco iniziato.” Ridacchiai.
“Andrei lì a vedere se serve aiuto…ma non mi va.” Spinse la testa contro il divano. Aria fece la stessa cosa ma contro il suo petto.
“Sei proprio la bimba di papà.” Commentai.
“Ma è anche la bimba di mamma.” Mi guardò. “Così come lo sono io.” Sussurrò. Io lo guardai stranita.

“Ti sei reso conto di quanto strana sia suonata quella frase?” Domandai, alzando un sopracciglio.
“Sì, l’ho ripensata nella mia testa e credo che non dirò mai più una frase del genere.” Scrollò le spalle.
Una volta che la pizza arrivò, la mangiammo tutta. Decidemmo di andare a letto presto dato che era stato un giorno molto lungo. Una volta che mettemmo Aria a letto, ci cambiammo mettendoci i pigiami e ci lavammo i denti.
Ci sdraiammo entrambi nel letto e mi avvicinai di più al suo fianco. Avvolse un braccio attorno alla mia vita.

“Notte, Als. Ti amo.” Mi baciò la fronte.
“Notte, Austin. Ti amo anch’io.” Sorrisi, e mi addormentai in pochi minuti.

SPAZIO TRADUTTORE

Salve a tutti e buon Ferragosto! Spero che non ci siano errori e scusate per il ritardo, mi dispiace. Lasciate una recensione, con commenti, boh...
Comunque, grazie per tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite, preferite, o ricordate. Grazie veramente tanto ;)
Ancora buone feste, ci sentiamo al prossimo capitolo, in cui ci sarà un bel colpo di scena!

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Capitolo 13
*** L'incidente in auto ***


Ally POV

“So open up your heart
And show me who you are.”


Austin aveva appena finito di incidere la sua nuova canzone, Who U R, e lasciate che ve lo dica, quella canzone sarebbe diventata un successo.
“Bel lavoro, Austin.” Si complimentò Jimmy mentre Austin usciva dalla sala registrazioni.
“Grazie, Jimmy.” Disse Austin, mentre io gli passavo una bottiglia d’acqua. La bevve per metà in pochi secondi.
“Beh, per oggi hai finito, quindi sei libero di andare.” Disse Jimmy, accarezzandogli la schiena e uscendo fuori.
“Evviva! Finalmente!” esclamò Austin, afferrando la mia mano e tirandomi su dal divano. Ridacchiai e gli baciai la guancia.
“Qualcuno è felice di aver finito.” Commentai.
“Sì, cavolo! Cioè, Kira è da qualche parte in questo edificio e non ho voglia di vederla.” Sussurrò, in caso Jimmy fosse in grado di sentirlo.
“Ora andiamo. Aria è all’asilo e perciò abbiamo l’appartamento tutto per noi.” Ammiccai. Lui ricambiò e spinse le sue labbra contro le mie. Avvolsi le braccia attorno al suo collo, e con le dita giocherellai con i suoi capelli sulla nuca.
“Andiamo.”  Disse, staccandosi. Mi baciò la fronte prima di afferrare la mia mano e intrecciarne le dita.

Eravamo quasi fuori dall’edificio quando si presentò. Sì, mi riferisco a Kira. Era in piedi davanti alla porta, bloccandola così da non farci passare. Incrociò le braccia al petto e mi lanciò un’occhiataccia.
“Lasciaci andare, Kira.” Dissi, calma. Non volevo litigare con lei.
“E perché dovrei farlo?” Domandò, con aria innocente.
“Ok, sul serio, qual è il tuo problema?” domandò Austin, ovviamente alterato. Quando lo guardai, notai la sua mascella serrata e il suo viso rosso dalla rabbia.
“Vuoi sapere qual è il mio problema? Il mio problema è che tu stai con lei, invece di stare con me.” Disse. Era seria?
“Kira, ficcatelo in testa. Io amo Ally, non te!” gridò Austin. Giuro, Kira è una pazza.
“Te ne pentirai, Austin. E anche tu, Ally.” Ci guardò in malo modo, prima di levarsi di mezzo.
“Sei sicuro che Jimmy e Kira siano veramente padre e figlia?” Domandai dopo un momento di silenzio. Austin ridacchiò e scosse il capo.
“Non ne ho idea, ma usciamo. Non voglio ritrovarmela di nuovo tra i piedi.” Uscimmo dall’edificio ed entrammo in macchina.

Mi sono addormentata e svegliata un mucchio di volte durante l’intero viaggio dato che ci eravamo svegliati molto presto per andare allo studio. Trish ha voluto accompagnare Aria all’asilo e ha persino offerto di tornare a prenderla. Non ho pensato nemmeno per un secondo di rifiutare.
“Sto per riaddormentarmi.” Borbottai mentre aprivo la porta del nostro appartamento. Austin fece un lamento, segno che concordava,  dato che era tanto stanco anche per parlare. Ci dirigemmo nella nostra camera e sprofondammo nel letto.
“Grazie al cielo Trish andrà a prendere Aria all’asilo perché attualmente non sono più in grado di rialzarmi da questo letto.” Borbottò Austin. Questa volta fui io a fare un lamento. I miei occhi si fecero pesanti e sapevo che non sarei riuscita a tenerli aperti ancora per molto.

***

“Mamma! Papà!” Sentii Aria esclamare. I miei occhi si spalancarono e mi voltai per vedere da dove fosse venuta quella voce. Lei era in piedi all’estremità del letto, con Trish proprio accanto a lei. Tirai uno schiaffetto a Austin sul viso così che si potesse svegliare. Funzionò.
“Ehi, dolcezza.” Salutai mia figlia, sollevandola e poi mettendola sul letto. Austin si mise seduto. “Grazie per averla portata a casa Trish.”
“Nessun problema. Adesso, se vi interessa, devo essere sicura che Dez non abbia distrutto l’appartamento.” Ridacchiai.
“Trish, vivi con lui da un mese, sono sicura che non avrà distrutto l’appartamento.”
È vero, Trish vive con Dez da un mese, e Austin abita con me da un mese. E’ stato un mese veramente meraviglioso. Sono sincera, amo vivere con Austin. E’ un fidanzato e padre grandioso.
Mi ricordo una notte in cui Aria ebbe un incubo e stava piangendo senza controllo. La lasciammo dormire nel nostro letto, ma non voleva smetterla. Austin fece l’unica cosa che sapeva avrebbe fatto smettere di piangere ad Aria. Le cantò una canzone. La sua dolce voce calmò il pianto e inoltre la cullò per farla dormire. A mio parere, quello fu il più dolce momento tra Austin e Aria a cui io abbia mai assistito.
“Ci vediamo dopo, Trish.” Le dissi. Poco dopo i saluti, uscì dalla stanza. Sentimmo la porta chiudersi e quindi sapevo che se ne fosse andata.

“Ti sei divertita all’asilo?” Domandò Austin, mettendo Aria sulle sue cosce. Cominciò a riempirle la faccia di baci e lei ridacchiò.
“Sì!” Rispose. “Mamma?” Domandò, girandosi verso di me.
“Sì, piccola?” Chiesi, baciandole la fronte.
“Io e Aaron possiamo vederci per giocare?” Mise in fuori il labbro inferiore e fece una faccia da cane bastonato. Austin si irrigidì al nome di Aaron e io sapevo perché: non voleva che Aria avesse dei ragazzini attorno.
“Certo, Ari.” Le dissi. Austin aprì la bocca per dire qualcosa, ma sollevai la mano come per dirgli di zittirsi. “Chiamerò la mamma di Aaron e vi farò incontrare per giocare. Che ne dici di sabato?”
“Sì!” Esclamò e saltò giù dal letto. Uscì fuori dalla stanza e andò nella sua.
“Perché hai detto di sì?” Domandò Austin, incrociando le braccia al petto.
“Perché Aaron è suo amico e se vogliono giocare insieme, non vedo perché non debbano farlo.”
“Ma è un maschio.” Affermò.
“Cavolo, non l’avevo notato.” Dissi, con sarcasmo evidente nella mia voce. “Austin, non puoi tenere lontana Aria da tutti i ragazzi. E poi, hanno tre anni, non succederà niente.”
“Non puoi saperlo. Potrebbe anche essere una mini versione del diavolo.” Appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, lo guardai con occhi spalancati.
“Questa deve essere la cosa più stupida che tu abbia mai detto.” Affermai. Scesi dal letto e mi diressi verso il bagno. Austin mi seguì.
“Non era stupida.” Si difese. “Non voglio che venga fatto del male ad Aria.”
“Tesoro,” Sospirai e misi le mani sulle sue braccia. “Sono felice che tu protegga Aria, ma lei è una bambina. Aaron è uno dei ragazzini più dolci che abbia mai incontrato. Non ferirebbe mai nostra figlia.”
“Pensavo fossi io il più dolce!” Esclamò, cambiando completamente discorso. Ridacchiai.
“Solo perché ti comporti da bambino piccolo, non significa che lo sei per davvero. Ma sei comunque uno dei ragazzi più dolci che abbia mai incontrato.”  Sorrise e spinse le sue labbra contro le mie.

Il telefono squillò, quindi corsi fuori dal bagno e dalla stanza, ed entrai nel salotto dove si trovava appunto il telefono.
“Pronto?” Domandai appena risposto alla chiamata.
“Als?” Domandò Ethan. Sembrava come se avesse pianto.
“Ethan, che succede?” Ero un po’ nervosa perché Ethan non era un tipo da pianti.
“P-puoi v-venire all’ospedale?” Quando disse ospedale, rimasi come congelata. Che era successo?
“C-che è successo?” Austin era venuto nel salotto e mi stava lanciando un’occhiata confusa.
“Ash è stata coinvolta in un incidente in macchina. Per favore vieni qui.” Lasciai cadere il telefono quando me lo disse. Austin si inginocchiò e prese il telefono.
“Pronto?” Disse. “S-sì, saremo lì tra poco.” Disse con calma. “Ciao, Ethan.” Una volta riagganciato, mi avvolse in un abbraccio. Fu quello il momento in cui feci scorrere le lacrime.

“Questo non è possibile!” Urlai, sprofondando nel suo petto. Lui rimase in silenzio. Dopo qualche minuto di pianto, smisi e mi asciugai le lacrime dalle guance.
“Faremo meglio ad andare in ospedale.” Mi disse. Annuii, ma poi mi fermai.
“Ma non voglio portare Aria. Non voglio che veda Ash proprio ora.”
“Ok, fammi chiamare Trish e Dez e dico loro di venire qui.” Annuii. Mi baciò la fronte prima di afferrare il suo cellulare e andare in cucina. Andai nella stanza di Aria dove la vidi seduta al suo piccolo tavolo da principessa mentre colorava.

“Aria, puoi venire qui un secondo?” Domandai a mia figlia, sedendomi sul suo letto. Si avvicinò a me, la sollevai e me la misi sulle gambe.
“Perché sembri triste, mammina?”
“P-perché lo sono, tesoro. Ascolta, tuo padre e io dobbiamo andare da una parte, ma zia Trish e zio Dez verranno qui a controllarti.”
“Dove vai?” Sospirai e le baciai il capo.
“Te lo dirò quando saremo tornati, ok?”
“Ok.” Avvolse le sue piccole braccia attorno al mio collo così come le mie andarono attorno alla sua vita. “Ti voglio bene, mamma.”
“Ti voglio bene anch’io, piccola.” La misi giù e lei tornò al suo posto accanto al tavolo, continuando a colorare. Uscì dalla stanza e andai nel salotto, giusto in tempo per vedere Austin finire la sua chiamata.

“Stanno venendo.” Mi disse. Annuii. Ci sedemmo entrambi sul divano, senza parlare, dal momento che non ne ero in vena.
Quando Trish e Dez arrivarono, pensavo di star per piangere di nuovo. “Starà bene.” Assicurò Trish, stritolandomi in un abbraccio. Riuscii solo ad annuire.
“Allora, torneremo abbastanza tardi, voi mettete a dormire Aria alle sei.” Disse loro Austin.
“Ha già cenato?” Domandò Trish. Scossi la testa. “Ok, le farò qualcosa. Ora andate. Ma teneteci aggiornati.”
“Lo faremo. Grazie ancora, ragazzi.” Li ringraziò Austin, mentre uscivamo dall’appartamento.

Stetti zitta durante tutto il viaggio in macchina. Avevo paura che se avessi parlato sarei finita di nuovo in lacrime. Ma l’idea di Ashley gravemente ferita o addirittura morta fece sì che le lacrime uscissero da sole.

Quando entrammo nel pronto soccorso, notai Ethan quasi subito. Era seduto nella sala d’attesa e aveva la testa tra le mani. Camminai velocemente verso di lui e gli misi una mano sulla spalla. Guardò verso di me e subito mi abbracciò forte, le lacrime continuavano a cadere.
“Per favore, dimmi che sta bene!” Piansi. Si staccò dall’abbraccio e mi sedetti sulla sedia accanto ad Ethan. Austin prese posto su quella accanto alla mia e mi afferrò la mano, mettendola sulla sua gamba. Le mie mani tremavano quindi la sua presa si fece più forte su quella che teneva per fermarla.
“Non so ancora niente. Sono qui da mezz’ora e il dottore ancora non è venuto a parlarmi.” Annuii, trattenendo le lacrime che minacciavano d’uscire.
“Dovrei andare a chiamare mio padre.” Feci per alzarmi quando Ethan mi fermò. Lo guardai, confusa.
“Gli ho già parlato. Sarà qui domani.” Annuii e mi risedetti.
Circa quindici minuti dopo, un uomo di mezza età con occhi e capelli marroni venne verso di noi.

“Voi tre siete qui per Ashley Dawson?” Domandò. Ci alzammo tutti in piedi e annuimmo. “Beh, la signorina Dawson è stata vittima di un incidente in auto causato da un ubriaco alla guida. Si è procurata una gamba e un braccio rotti, costole danneggiate e una commozione cerebrale. Ha anche qualche emorragia interna, perciò stiamo preparando la sala operatoria in questo istante.” Spiegò.
“S-starà bene?” Domandò Ethan, piangendo in silenzio.
“Se l’operazione sarà un successo, lei dovrebbe riprendersi completamente.”  Disse. “Sei tu il suo fidanzato?” Domandò ad Ethan.
“Sì.” Il dottore rimosse gli occhiali e si sfregò gli occhi.

“Odio dovertelo dire, ma non abbiamo potuto salvare il bambino.” Appena pronunciate quelle parole, rimasi a bocca aperta.


SPAZIO TRADUTTORE

*Musica terrificante* Quale bambino?!?! 
Eccomi qui, l'ultimo di agosto a pubblicare il tredicesimo capitolo. Ne mancano ancora 17. O.O
Grazie per le sette recensioni dello scorso capitolo, vi ringrazio veramente veramente tanto ♥ Grazie soprattutto a DayDreaming_ che, anche se con evidenti problemi familiari ha avuto anche la forza di scrivermi una recensione.
Comunque, eccovi il capitolo. Prima dell'inizio della scuola (che per me sarà il 15...CIOè, MANCANO QUASI 2 SETTIMANE...E DOMANI è SETTEMBRE.) sappiate che continuerò la storia con uno, o forse due capitoli. Devo ancora finire i compiti. lol.
Scusate per avervi fatto aspettare due settimane per questo capitolo e ancora grazie per le recensioni. 
Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 14
*** Quale bambino? ***


Ally POV

“C-che cos’ha detto?” Domandò Ethan. Neanch’io ero sicura di aver sentito bene.
“La signorina Dawson ha perso il bambino.” Ripeté. “Mi dispiace veramente.” Prima di avere l’opportunità di fargli qualsivoglia domanda, lui andò via.
“Ashley era incinta?” Domandò Austin dopo un momento di silenzio. Ci mettemmo seduti sulle nostre sedie, ancora increduli a quanto avevamo sentito. Ma dopo un pensiero attirò la mia attenzione.
“Tu non lo sapevi?” Chiesi ad Ethan. Mi guardò e scosse la testa.
“Non ha mai parlato di un bambino prima d’ora.” Sussurrò, poi si alzò in piedi. “Ho bisogno di aria fresca.” Si allontanò da noi e uscì all’esterno. Poggiai i gomiti sulle ginocchia e mi misi la testa tra le mani.

“Als, so che è una domanda veramente stupida, ma stai bene?” domandò Austin, sfregando la mano sulla mia schiena. Mi misi composta e mi girai verso di lui.
“Sono felice che Ashley starà bene se l’operazione sarà un successo, ma sono totalmente confusa.” Mi passai una mano tra i capelli. “Cioè, perché non mi ha detto  fosse incinta?”
“Magari non lo sapeva.” Disse, lievemente. Sentii le lacrime formarsi attorno agli occhi ma cercai di trattenerle dal cadere. Poi feci una domanda che mi ronzava in testa come un’ape.
“E se non ce la facesse?” Sentire queste parole uscire dalla mia bocca aumentò le lacrime che cercavano impazientemente di uscire. Dato che eravamo seduti, Austin mi tirò contro il suo grembo, il mio viso era nascosto nella sua maglietta.
“Non pensarlo nemmeno, Als. Ash starà bene, capito?” Mi assicurò, la sua voce era dolce. Mi accarezzò i capelli con le sue dita, cercando di farmi calmare. Stampò le sue labbra contro la mia fronte e le lasciò lì per un paio di secondi.
“Vado a chiamare Trish per dirle cosa è successo.” Disse Austin dopo un attimo di silenzio. Annuii e mi sollevai da lui. Mi lasciò un altro bacio prima di allontanarsi e uscire fuori.

Mentre ero seduta da sola nella sala d’attesa, un milione di pensieri cominciò a ronzarmi in testa. Essa cominciava a farmi male. Speravo solamente di ricevere qualche risposta da Ash dopo il suo risveglio in seguito all’operazione.
Non avevo nemmeno notato che sia Austin che Ethan fossero tornati nella sala d’attesa.

“Ok, ho detto a Trish quel che è successo e perciò con Dez rimarrà a casa nostra anche stasera, dato che non torneremo a casa molto presto.” Mi disse Austin. Lo guardai e annuii. Dopo mi girai verso Ethan.
“Stai bene?” Si voltò verso di me e notai com’era profondamente addolorato.
“Starei meglio se Ash non avesse avuto questo incidente.”  La sua voce rauca, come se avesse pianto in precedenza. Annuii d’accordo.
Le ore passarono e Ashley era ancora in sala operatoria. Le palpebre cominciavano a diventare pesanti, e facevo fatica a tenere gli occhi aperti. Austin doveva averlo notato perché mi strinse forte a lui e spinse la mia testa contro il suo petto.
“Dormi un po’, Als.” Ero troppo stanca per parlare quindi annuii e basta. Mi sfregò dolcemente un braccio, i miei occhi si chiusero e finii per addormentarmi.

***

“Als, svegliati.” Sentii dirmi da una voce. I miei occhi si aprirono di scatto e quando notai che la mia testa era ancora sul petto di Austin, la girai così da poterlo guardare.
“Che ore sono?”  Domandai, stropicciandomi lievemente gli occhi. Guardò il suo orologio e poi ritornò a fissarmi.
“Quasi mezzanotte.” Disse, baciandomi la fronte. “Ti ho svegliata perché un’infermiera mi ha detto che Ash è fuori dalla sala operatoria.” Mi misi seduta composta quando me lo disse.

“Sta bene? Possiamo vederla?” Domandai, velocemente. Dovevo assolutamente sapere se mia sorella stava bene.
“L’infermiera ha detto che l’operazione è stata un successo e che potremo andare a visitarla, ma non ora. Hanno bisogno di sapere che è stabile prima che riceva visite.” Annuii e mi girai verso Ethan, ma con mia sorpresa, non era lì.
“Dov’è Ethan?” Chiesi.
“È andato in caffetteria per portarci da mangiare, dato che non lo facciamo da un bel po’. E comunque sa di Ashley.” Annuii e appoggiai la testa sulla sua spalla.
Circa dieci minuti dopo, Ethan si avvicinò a noi con una busta di plastica in mano. Ci raggiunse e ci lasciò ad entrambi degli hamburger.
“Grazie, Ethan.” Lo ringraziai.
“Non c’è di che.” Si prese anche lui un hamburger e cominciò a mangiarlo, come me e Austin. Eravamo tutti molto affamati.
Quando finimmo di mangiare, buttammo via le cartacce e aspettammo che il dottore venisse a parlare con noi. Appena messi seduti, il dottore si avvicinò a noi e fummo costretti a rialzarci.
“Adesso la possiamo vedere?” Domandai, la mia impazienza stava avendo il meglio su di me.
“Sì, ma solo uno alla volta, la signorina Dawson è ancora sotto l’effetto degli anestetici, quindi quando si sveglierà sarà un pochino intontita. Ma posso dirvi che per le prossime due ore non credo sarà già sveglia.” Spiegò. Annuimmo, avendo compreso. “La signorina Dawson è nella stanza 231, al secondo piano.” Lo ringraziammo e lui andò via.

“Ethan, tu dovresti andare per primo.” Gli dissi. Stava quasi per ribattere ma lo fermai. “Vai e basta. Noi aspetteremo qui.” Annuì, e mi avvolse in un abbraccio veloce, poi andò via. Austin e io ci risedemmo ai nostri posti e rilasciai un sospiro di sollievo.
“Sono così felice che Ash starà bene.” Dissi, passandomi una mano tra i capelli.
“Te l’avevo detto.” Mi disse Austin.
“Lo so, ma non puoi biasimarmi per essere preoccupata per lei. Vale a dire, ha subito delle emorragie interne e ha dovuto essere sottoposta persino ad un’operazione. Ash non è mai stata in ospedale prima d’ora.”
“Beh per fortuna questa sarà la sua unica volta in ospedale.” Sospirai.
“Sì, speriamo.”

Passò circa una mezz’oretta prima che Ethan ritornasse. Quando si fece più vicino, potei notare le lacrime nei suoi occhi e le sue lacrime bagnate. Mi alzai e lo abbracciai.
“Come sta?” Domandai, sfregandogli la schiena.
“Oltre al fatto che sembra abbastanza sbattuta, è stabile. Ancora non è sveglia, ma il dottore ha detto che è normale.” Mi staccai dall’abbraccio e lo guardai. Sotto i suoi occhi si potevano notare le occhiaie scure, e i suoi occhi erano spettinati.
“Ethan, dovresti andare a casa e riposarti. Tra poco dovrei andarci anch’io, dato che non possiamo stare qui tutta la notte.” Lui annuì.
“Tornerò presto, questa mattina. Non voglio stare lontana da lei per così tanto tempo.” Gli feci un sorriso poco rassicurante e feci sì col capo. Austin e io lo abbracciammo una volta ancora prima che lui andasse via dall’ospedale.

“Pronta?” Domandò Austin, dolcemente, afferrando la mia mano e intrecciando le nostre dita. Lo guardai e annuii. Lui sorrise e mi baciò il capo.
Andammo verso l’ascensore, entrammo, e schiacciammo il pulsante per il secondo piano. Dopo esser stati per un paio di secondi nell’ascensore, le porte si aprirono, rivelando il secondo piano.
Ci mettemmo un paio di minuti per trovare la stanza di Ashley, dato che i corridoi degli ospedali sono abbastanza confusivi, ma la trovammo comunque.
“Vuoi venire con me?” Chiesi al mio ragazzo, quando ci fermammo accanto alla porta della stanza di mia sorella. Scosse la testa.
“Credo che voi due dobbiate rimanere sole. Oltretutto, può entrare un’unica persona alla volta.” Si fece più stretto a me e mi baciò sulle labbra. “Starò qui fuori, ok?”
“Sì, ok.” Feci un respiro profondo prima di attraversare la porta. Lasciai lievemente la porta chiudersi, poi mi voltai e notai il corpo pallido di mia sorella. Mi avvicinai alla sedia che era accanto al letto di Ashley e mi sedetti.

Guardai mia sorella e notai la sua gamba e il suo braccio ingessati. Pensai che le sue costole dovevano essere fasciate, dato che il dottore mi disse che le si erano danneggiate. C’erano diversi tagli tra braccia e gambe. Sussultai quando vidi lo sfregio che le ricopriva parte della fronte.
“Non posso credere che sia accaduto a te, Ash.” Le afferrai la mano e la accarezzai. “Eravamo tutti preoccupati per te, quando abbiamo scoperto cosa ti era successo.” Strizzai gli occhi e una lacrima scivolò sul mio viso.
“Pensavo saresti potuta morire, Ash. Pensavo che l’unica sorella che ho sarebbe potuta morire.” La mia voce si incrinò ogni volta che dissi quella parola, “morire”.
Trascorsi i successivi minuti seduta, in silenzio, fissando mia sorella, in stato di incoscienza. Era ovvio che non si sarebbe svegliata per un bel po’ e non volevo che Austin aspettasse ancora tanto. Non ha dormito per niente quindi doveva essere esausto.

“Devo andare, Ash, ma tornerò domani.” Dissi, con molta calma. “Ti voglio bene.” Mi alzai e uscii dalla stanza. Austin era appoggiato al muro, gli occhi chiusi.
“Tesoro,” Sussurrai, passando una mano tra i suoi capelli. I suoi occhi si aprirono e sorrise quando mi vide. “Su, andiamo a casa.”
“Come sta?” domandò, mentre cominciavamo ad andare verso l’ascensore.
“Ha tagli e contusioni quasi ovunque.” Gli dissi. “Senza dimenticare che ha anche delle ossa rotte.” Entrammo nell’ascensore e schiacciammo il pulsante del piano terra.
“Almeno sappiamo che Ash si riprenderà completamente. Ci vorrà un po’, ma si riprenderà.”
“Lo so e sono così felice che starà bene, ma non riesco a smettere di pensare a quello che il dottore ci ha detto.”
“Parli del bambino?” Domandò, lievemente. Annuii. L’ascensore si fermò al piano terra, si aprì, e noi uscimmo.
“Non riesco a smettere di pensarci. Ash ha perso sua figlia, o suo figlio.”
“Ma non sappiamo nemmeno se lei sapeva di essere incinta.” Io annuii.
“Lo scopriremo quando si sveglierà.” Arrivati alla macchina, afferrai le chiavi dalle mani di Austin. Mi lanciò uno sguardò confuso. “Sei esausto, non voglio che tu abbia pure il disturbo di guidare.” Sorrise e fece sì con la testa.

Il viaggetto fu abbastanza silenzioso, e non perché non avevamo nulla di cui parlare, ma perché Austin si era addormentato. Non lo biasimo. Se non avessi dormito per quel poco che mi bastò all’ospedale, mi sarei addormentata anch’io, e per giunta al volante.
Una volta parcheggiata l’auto di fronte al palazzo in cui abitavamo, spensi l’auto e slacciai la cintura.
“Austin,” dissi, in un sussurro.
“No, mammina, sono stanco.” Borbottò. Mi coprii la bocca con una mano per evitare di ridere.
“Austin, siamo a casa.” Dissi un pochino più forte. Ancora non si svegliava. “Butterò tutta la pastella per i pancake se non ti svegli immediatamente.” I suoi occhi si spalancarono e si voltò verso di me.
“Non ci provare nemmeno.” Mi avvertì. Ridacchiai.

“Tu e i tuoi pancake…!” Uscimmo entrambi dall’auto e ci avvicinammo alla porta della struttura.
Quando entrammo nel nostro appartamento, Austin stava cercando di stare in piedi. Praticamente ho dovuto mantenerlo quando siamo arrivati a casa…
“Vai a dormire, io vengo tra poco.” Sussurrai, così da non svegliar nessuno. Era l’una passata del mattino, dovevamo fare tutto con calma e silenzio. Lui annuì e andò nella nostra stanza. Lo seguii, ma piuttosto che andare nella nostra camera, andai in quella di Aria.

Si era addormentata, aveva Cocoa stretta tra le sue braccia. Mi abbassai e le diedi un bacio sulla fronte. “La mamma ti ama, piccola.” Sussurrai, prima di uscire dalla stanza. Entrai nella stanza mia e di Austin, e notai che lui si era già addormentato.

Mi misi il pigiama e mi lavai i denti prima di infilarmi nel letto. Non so come successe, ma subito mi ritrovai contro il corpo di Austin. Lasciai scivolare il braccio lungo il suo stomaco, e appoggiai la testa contro il suo petto. In pochi minuti mi addormentai anch’io.

SPAZIO TRADUTTORE

Nuovo capitolo. Questa volta ci ho messo abbastanza poco, rispetto alle due settimane del precedente.
Spero non ci siano molti errori. Ma ditemelo comunque ^^'
Grazie per le 7 recensioni del capitolo 13! Mi fa piacere che seguiate questa storia.
Adesso mancano 16 capitoli! Spero di riuscirci entro la fine dell'anno. Bene, vi saluto! Recensite, e al prossimo capitolo :)

 

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Capitolo 15
*** L'incubo ***


Ally POV

Ero in camera da letto, occupata a vestirmi, quando il telefono cominciò a squillare. Stavo per andarlo a prendere ma Austin mi batté sul tempo. Ci stavamo preparando per andare a prendere Aria dall’asilo e poi andare all’ospedale.
“Va bene, grazie.” Disse Austin, avvicinandosi in camera da letto. Sapevo che era successo qualcosa dal tono della sua voce. Mi voltai e quando vidi la faccia di Austin, sapevo che c’era qualcosa sotto.
“Che succede?” Domandai, camminando verso di lui. Le lacrime gli scorrevano lungo il viso e i suoi occhi erano rossi e gonfi.
“Als, mi dispiace tanto.” Affermò. Lo guardai confusa ma poi realizzai.
“No,” Scossi la testa. “No, no, no.” Continuai a ripetere. “Non è morta. Mia sorella non è morta!”
“Mi dispiace tanto.” Si scusò di nuovo Austin. Le mie gambe cedettero e crollai al suolo. Austin si inginocchiò e mi spinse contro il suo petto, stringendomi forte.
“Per favore, dimmi che stai mentendo.” Sussurrai, le lacrime che cadevano sul viso. Passò le dita attorno ai miei capelli e continuò a stringermi.
“Vorrei tanto.” Ricambiò con un altro sussurro.

***

Da sdraiata mi misi subito seduta nel letto, ma nel farlo caddi giù, anche se non prima di sbattere sull’angolo del comodino con la fronte.
“Ahi!” Mi lamentai. Il mio respiro era pesante e sudavo.
“Als,” domandò Austin, quasi intontito. Senti il mio viso bagnato e quando toccai le guance, notai che la sensazione era data dalle lacrime. Non me n’ero neanche accorta.
Mi alzai, mettendomi una mano sulla fronte e andando verso il bagno. Una volta dentro, chiusi la porta e mi inclinai verso il lavandino. Mi guardai allo specchio e notai del sangue sul punto in cui avevo sbattuto. Sentii bussare alla porta, e poi la voce di Austin.
“Als, che succede?” Potevo dire che era mezzo addormentato perché sembrava assonnato da morire. Decisi di aprire la porta e permettergli di vedere cos’era successo. Quando lo feci, i suoi occhi si spalancarono ed entrò subito nel bagno.

“Cosa diamine è successo?” Domandò, afferrando un asciugamano e mettendomelo sulla fronte.
“Ho sbattuto la testa sul comodino.” Gli dissi.
“Precisamente dov’è il punto?” Mise più pressione sulla fronte e lanciai un lamento. “Scusa.”
“Non fa niente.” Lo rassicurai.
“Ovviamente per essere caduta dal letto deve essere successo qualcosa.” Rimosse l’asciugamano, e prese un cerotto dal piccolo armadietto dei medicinali, e me la mise sul taglio in fronte.
“Perché non torniamo a letto e basta?” Domandai, lo sguardo fisso sul pavimento. Mi mise il dito sotto al mento e mi sollevò il capo.
“Certo, dopo che mi dici cosa è successo. Stai tremando, e so che non hai freddo.” Mi asciugò le lacrime. “Ti prego, dimmelo.” Sospirai e passai una mano tra i capelli già spettinati.
“Ho sognato che Ash è morta.” Piagnucolai. Mi avvolse in un abbraccio. Misi le braccia attorno alla sua vita e piansi contro il suo petto.
“Shh, Als. E’ stato solo un sogno.” Sussurrò. Sfregò le mani sulla mia schiena e mi baciò il capo. Mi staccai da lui e mi asciugai le altre lacrime.
“Scusa, ti ho bagnato la maglia.” Mi scusai, facendomi scappare una piccola risata.
Rise e mi lasciò un bacio sulla fronte. “Stai bene?”
Annuii. “Sì, sto bene. Il sogno mi aveva solo un po’ spaventata.”
“Ci credo.” Si abbassò e unì le nostre labbra. Mi mise una mano sulla guancia e l’accarezzò dolcemente. “Su,” Disse quando ci staccammo. “Andiamo a letto. Abbiamo ancora un altro po’ d’ore per dormire.” Uscimmo dal bagno e tornammo a letto.

“Comodo?” Domandò quando sprofondai contro il suo petto. Annuii, troppo stanca per parlare. “Ti amo.”
“Ti amo anch’io.” Farfugliai, mentre i miei occhi si chiudevano.

***

“Als,” Sentii parlare una voce.
“Va via.” Borbottai.
“Scusa, non posso.” Improvvisamente, la coperta che mi copriva sparì, lasciandomi al freddo.
“Cosa diamine…” Mi lamentai. Mi sedetti e stropicciai gli occhi, poi lanciai un’occhiataccia al mio fidanzato.
“Non guardarmi così. Ti ho svegliata perché pensavo volessi andare all’ospedale.” Spalancai gli occhi e saltai giù dal letto. Corsi nel bagno e chiusi la porta.
“Sì, come pensavo.” Sentii Austin affermare. Ridacchiai ed entrai nella doccia.

Una volta finito, mi misi un paio di jeans blu stretti, una camicetta viola con un gilet di jeans di sopra. Asciugai i capelli e poi me li arricciai, prima di mettere un po’ di make-up. Mi infilai le converse blu prima di uscire dalla stanza.
Andai in cucina e notai che tutti erano seduti attorno al tavolo. Con tutti, si intende Austin, Trish, Dez e Aria.

“Giorno,” Dissi, aprendo il frigo e afferrando una bottiglietta d’acqua. Lasciai un bacio sul capo di Aria e mi sedetti accanto ad Austin.
“Ehi, stai bene?” Domandò Trish.
Annuii. Volevo essere più indiscreta possibile così da non dover spiegare ad Aria che sua zia era in ospedale.
Mangiamo la colazione in un confortabile silenzio prima di uscire. Trish e Dez si erano offerti di lasciare Aria all’asilo, e noi accettammo.

Quando arrivammo all’ospedale, subito andammo nella camera di Ashley. Poco prima di entrarci, mi fermai davanti alla finestra che si affacciava alla sua stanza e vidi che Ethan era già lì, con mio padre.
Una volta messo piede nella stanza, mio padre mi avvolse in un abbraccio. “Ehi, papà.”
“Ehi, tesoro.” Staccati, papà diede ad Austin un abbraccio più da “uomini”. Mi avvicinai al letto di Ashley e notai che era sveglia.
“Ehi, Ash.”
“Ehi, Als.” Disse in un lamento. “Ti abbraccerei se non mi sentissi da schifo.”
Sorrisi. “Ti darò un abbraccio quando starai meglio.”
“Ci conto.”
“Uh, Als,” cominciò Ethan. “Ti posso parlare in privato?”
“Certo,” Uscimmo dalla stanza e chiudemmo la porta dietro di noi.” Che succede?”

“Allora, beh, Ash ha scoperto del bambino…” Si passò una mano tra i capelli. “…E non sapeva nemmeno di essere incinta.”
“Glielo hai detto tu, o l’ha fatto il dottore?” Domandai.
“Gliel’ha detto il dottore. Ma lo sguardo che fece quando lui gliene ha parlato…” Non fu in grado di finire la frase, né di descrivere quella scena.
“Mi dispiace tanto, Ethan.” Lo abbracciai e lui non fece resistenza.
“Ti chiedo solo di non parlare del bambino quando c’è lei.” Mi disse.
Annuii. “Non lo farò, non ti preoccupare.” Tornammo nella stanza e presi posto accanto ad Austin.

“Tutto ok?” Sussurrò, mettendomi un braccio attorno le spalle.
“Ti dico dopo.” Bisbigliai anch’io. Assentì, e mi baciò.
“Non voglio veramente lasciarvi, ma sono costretto a stare in una stanza d’albergo.” Disse mio padre. Non avevo nemmeno notato la valigia accanto a lui. Deve essere venuto in ospedale dritto dall’aeroporto.
“Papà, stai da noi.” Gli dissi. Guardai Austin e lui annuì.
“Sì, abbiamo una camera in più dove puoi stare.” Affermò.
“E voi due non avete alcun problema? Non vorrei essere di troppo.”
“Papà, non sei di troppo. Ne siamo sicuri.” Lo rassicurai.
“Va bene.” Sospirò ma sorrise.
“Vado a mettere la tua valigia in macchina.” Disse Austin afferrando il bagaglio di mio padre. Poi uscì dalla stanza, lasciandoci soli.

“Allora, dov’è la mia nipotina?” domandò Ash.
“All’asilo. Non sa che sei in ospedale.” Spiegai. “Ma glielo dirò oggi, così che possa venire a vederti.”
“Als, non voglio che mi veda in questo stato.” Ammise. “Voglio che mi veda quando sarò fuori dall’ospedale.”
“E vale a dire quando?” Domandò papà.
“Tra due settimane.” Rispose Ethan.
“E cosa dirò ad Aria quando mi chiederà dove sei?”
“Dille che sono andata in vacanza. Ha tre anni, non c’è difficoltà nel convincerla.”
Ridacchiai. “Va bene, ma sarà meglio che tu ti riprenda subito.”
“Ci proverò.”

Dopo che Austin ritornò, trascorremmo le due ore seguenti a parlare, sempre lì, da Ashley. Ero felice e sollevata del fatto che si sarebbe ripresa, ma odiavo il fatto che comunque fosse in ospedale.

Quando tornammo a casa, mostrammo a mio padre la stanza dove sarebbe dovuto stare. Dato che era stanco, decise di farsi un pisolino.
“Quindi? Che ti ha detto Ethan?” Chiese Austin una volta sprofondati nel divano.
“Mi ha detto che Ash non sapeva di essere incinta e il dottore ha dovuto dirle che aveva perso il bambino.” Mi sdraiai, e la mia testa finì sulle gambe di Austin. Chiusi gli occhi quando iniziò a passare le dita tra i miei capelli.
“Come l’ha presa?” Domandò, lievemente.
“Non così bene. Ethan non è riuscito neanche a descrivere la faccia di Ash quando l’ha scoperto.”
“Non posso credere che le sia successo tutto ciò.”
Annuii d’accordo. “Se fosse successo a me…non saprei come avrei reagito. Non riesco ad immaginare la mia vita senza Aria.”
“Neanch’io.” Sentii che mi stavo per addormentare e dato che non volevo succedesse mi misi seduta.
“Als, ti posso domandare una cosa?”
“Ti sei mai pentita di aver avuto Aria in così giovane età?” Domandò, con calma.
“Vuoi la verità?” Annuì. “No. Cioè, sì, ero solo un’adolescente, ma Aria è la cosa migliore che mi sia capitata.”

“Avrei voluto esserci per lei per i suoi primi anni. Cioè, so che adesso sono qui, ma questo non giustifica il fatto che sono stato assente per tutti e tre gli anni della sua vita.” La sua voce tremò alla fine. Notai che le lacrime si cominciavano a formare nei suoi occhi e avvolsi le braccia attorno al suo collo. Dato che eravamo seduti, dovetti mettermi poggiata di nuovo sulle sue gambe. Mi mise le braccia attorno alla vita e la tenne stretta.
“Devi smetterla di incolparti per questo.” Gli dissi, la mia voce tremava. Odiavo vedere Austin così vulnerabile.
“Non ce la faccio.” Pianse, nascondendo la testa contro l’incavo del mio collo. “Mi sento un completo schifo per non esserci stato. Ci sarei dovuto essere, per te e Aria.” Sapevo stesse piangendo perché sentii le lacrime nel punto in cui si trovava la sua testa. Gli accarezzai i capelli e gli baciai la guancia.

“Austin, tu sei qui adesso, ed è questo che conta.”
“Ma ci sarei dovuto essere quando era nata. Avrei dovuto vederla mentre faceva i suoi primi passi, e diceva le sue prime parole.” Sembrava avere una crisi isterica, adesso. Cominciai a piangere anch’io. Un po’ di minuti passati a piangere dopo, entrambi smettemmo.
“Adesso sto meglio.” Ammise.
“Immagino che avevi bisogno di sfogarti.” Dissi mentre mi asciugavo le lacrime. Lui copiò la mia azione.
“Quindi non sei arrabbiata con me per non esserci stato per voi due?”
Scossi la testa. “Non sono arrabbiata perché non è colpa tua. Più ci penso su, più mi convinco che la colpa è mia.”

Mi guardò incredulo. “Come cavolo fa ad essere colpa tua?”
“Sono io quella che è corsa via pensando che tu mi stessi tradendo. Me ne sarei dovuta fregare e stare a Miami.”
“Als, non ti biasimo per aver lasciato Miami. Se avessi avuto Aria a Miami, chissà cosa sarebbe successo. Kira era ed è completamente pazza, quindi più sta lontana da lei meglio è.”
“Quindi non sei neanche tu arrabbiato con me, per aver tenuto Aria lontana da te?” Domandai, le mie labbra tremolavano. Mise una mano sulla mia guancia e cominciò ad accarezzarla.
“No, affatto.” Disse prima che le nostre labbra si unissero in un bacio passionale.

Ah, l'effetto che mi fa questo ragazzo...

SPAZIO TRADUTTORE

Allooora! Siamo arrivati a metà della storia! Innanzitutto, grazie per le recensioni, e per le altre persone che hanno messo la storia nei preferiti, seguiti e ricordati.
Anche questa volta ci ho messo poco per il capitolo, e in una settimana ho pubblicato 3 capitoli. Wow.
Comunque, questo è il quindicesimo capitolo! Ashley comincia a riprendersi e ha scoperto del bambino. Inoltre, nel prossimo capitolo [spoiler ->] Austin farà una scelta molto avventata a causa di una certa persona e di alcuni suoi gesti...
Nei prossimi giorni lo pubblicherò! Mi raccomando, recensite e ditemi se ci sono errori.
Ci sentiamo al prossimo capitolo! 

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Capitolo 16
*** Addio Starr Records ***


Austin POV

“Bene, adesso devo andare allo studio.” Dissi a Ally, mentre uscivamo dall’appartamento di Ashley.
Era stata dimessa dall’ospedale ieri ma questo non significa mica che non potessimo andare a trovarla. La maggior parte delle ferite si era rimarginata; aveva solo alcuni bruciori. Ethan si è preso delle settimane di ferie da lavoro così da potersi prendere cura di Ashley, anche se lei non era poi così d’accordo. Ma penso che sappiamo tutti chi ha vinto la disputa.
Aria era all’asilo, e Ally sarebbe andata a prenderla dopo. Per quanto riguarda il padre di Ally, è ritornato a Miami la scorsa settimana.
“Ok, ma prima potresti portami a casa?” Domandò mentre ci avvinavamo alla macchina.
“No guarda, avevo intenzione di farti camminare fino all’appartamento.” Dissi, ironicamente. Mi lanciò giocosamente un’occhiataccia, prima di entrare in macchina.
La portai velocemente fino all’appartamento  e mi misi in viaggio per la Starr Records.

“Ti supplico, fa che Kira non ci sia.” Mi dissi, parcheggiando la macchina. Uscii e mi incamminai verso la struttura, e facendomi strada fino al terzo piano, dove si trovava la sala di registrazione.
“Austin,” Salutò Jimmy appena entrai in sala. “Come sta il mio artista preferito?”
Risi. “Bene, e tu?”
“Lo stesso,” Rispose, prendendo posto sul divano. Lo copiai, ma al contrario mi sedetti sulla sedia girevole messa oltre il divano.
“Allora, Austin, ho delle buone notizie per te.” Rivelò Jimmy, ottenendo la mia attenzione.
“Spara.”
“Farai quel duetto di cui ti avevo parlato, con il nuovissimo artista. O meglio la, nuovissima artista.”
Ho imparato il testo della mia nuova canzone, chiamata Feel This Moment, la scorsa settimana. C’è una sola differenza tra questa canzone e le altre canzoni che ho cantato in precedenza. Non canterò normalmente in questa. Farò rap.

“Mi piace, chi è?”
Sogghignò. “Kira, entra pure!” Esclamò. Il mio sorriso scomparve in men che non si dica.
“Ehi, papà.” Salutò, baciando la guancia di Jimmy. Oh, no. “Ehi, Austin.” Mi salutò, facendomi l’occhiolino.
“Ehi, Kira.” Feci un sorriso finto che né Kira né Jimmy notarono.
“Allora, Austin. Tu e Kira registrerete la canzone oggi. Va bene?”
“Uh, certo.” Dissi, nervosamente. Le mie mani cominciavano a sudare e il mio cuore batteva così forte che sembrava volesse schizzarmi fuori dal petto. Incidere una canzone con la ragazza che praticamente mi ha drogato per la sua pazzia. Questa mi è nuova.
“Bene, che dite se provate prima di registrare? Io tornerò tra circa un’ora.” Suggerì Jimmy.
“Va bene, papà.” Disse Kira, io mi limitai a fare un sorriso. Beh, un sorriso finto. Jimmy uscì fuori.
“Proviamo e poi incidiamo. Voglio uscire da qui in men che non si dica.” Dissi, afferrando il foglio col testo della canzone dal tavolo.

“Pensi davvero che ci limiteremo a incidere la canzone?” Domandò Kira, passandomi una mano sulla gamba.
Sussultai. “K-Kira, levati di dosso.”
“Perché?” Si morse il labbro mentre la sua mano si muoveva più in alto, verso la coscia.
Mi alzai dal divano. “Dio, Kira, smettila!” Gridai, cominciavo ad arrabbiarmi.
“E se non la smettessi, che farai?” Domandò, alzandosi e avvicinandosi a me.
Feci un passo indietro. “Chiamerò la polizia.”
“Per dir loro cosa?” Incrociò le braccia al petto. La mia minaccia non l’aveva smossa.
“Che mi stai molestando. E che mi hai drogato.”
“Pensi davvero che i poliziotti ti crederanno?”
“Lo faranno, quando vedranno quanto sei fottutamente folle.” Mi allontanai da lei e presi una bottiglia d’acqua dal mini-frigo. Avvicinata la bottiglia alla mia bocca, Kira la lanciò via con una manata.
“Dì tutto ai poliziotti e la tua preziosa Ally si farà molto male.”
I miei occhi si fecero scuri. “Tu prova anche solo a toccare Ally con un dito, e te ne pentirai. Non ti ha fatto niente di male.”
“Mi ha rubato te.”
“Ma non sono mai stato tuo!” Urlai, passandomi una mano tra i capelli. Kira non sembrava nemmeno interessata al fatto che gridai, dato che ricordo come due secondi dopo le sue labbra erano sulle mie e le sue mani si muovevano sotto la mia maglietta, toccandomi gli addominali.

La spinsi via e mi strofinai le labbra. “Ma che diavolo c’è che non va in te?” Poi mi fermai. “Sai che c’è? Non mi rispondere.” Uscii dalla stanza e mi diressi dritto verso l’ufficio di Jimmy.

Aprii subito la porta, senza nemmeno bussare.
“Austin, che succede?” Domandò.
“Me ne vado.” Dissi, e mi allontanai dalla struttura.

Ally POV

“Perché non vi baciate?” Domandai ai personaggi del mio show preferito.
Stavo guardando The Vampire Diaries, e la storia d’amore tra Damon e Elena mi esasperava.
Balzai in piedi quando sentii la porta aprirsi di scatto. Ne entrò un Austin furioso e sapevo che era successo qualcosa allo studio. Spensi la televisione e andai verso di lui. Si sedette al tavolo della cucina e mise la testa tra le mani.
“Che succede?” Domandai, con un tono basso, appoggiandogli una mano sulla schiena. Tolse la testa dalle mani e mi diede un bacio sulle labbra.
“Mi sono dimesso dalla Starr Records.” Fu la prima cosa che uscì dalla sua bocca.

I miei occhi si spalancarono così come la mia bocca. “Cosa?!” Sembrò spaventarsi all’urlo. “Mi dici che cos’è successo?” Domandai, lievemente.
Annuì. “Jimmy voleva che facessi un duetto con la sua nuovissima artista e ne sarei stato anche felice, ma poi ho scoperto che quella sua nuovissima artista era Kira.”
“Che?!” Urlai, interrompendolo. Mi lanciò un’occhiataccia. “Scusa.” Farfugliai.
“Dicevo, Kira è entrata e io non avevo più alcun’intenzione di fare il duetto. Ovviamente non l’ho detto a Jimmy perché non volevo sapesse perché non volessi incidere la canzone con Kira.” Si fermò e si grattò la nuca. “Jimmy voleva che provassimo per la canzone prima di inciderla, e noi eravamo d’accordo.”
Si stoppò di nuovo. “Dopo che è uscito dalla stanza, Kira ha cominciato a molestarmi e dopo che ha fatto? Mi ha baciato.” Spalancai gli occhi. “Ma ovviamente l’ho spinta via.” Aggiunse velocemente.
“Penso che la ucciderò.” Dissi digrignando i denti.
Annuì d’accordo. “Ma non è questa la parte che mi ha infastidito di più. La parte che mi ha fatto andare fuori di testa è stata quando ha minacciato di farti del male.”
Ancora i miei occhi si dilatarono di nuovo. “Wow, mi vuole proprio morta.” Sussurrai.

“Ma non hai niente di cui preoccuparti perché non lascerò che ti succeda niente.” Mi rassicurò, dandomi un dolce bacio sulla guancia.
“Sì, ma adesso che farai? Cioè, se te ne sei andato, significa che non sei più un’artista della Starr Records.”
“Credo proverò a ottenere un contratto per un'altra etichetta discografica.”
Ero pronta per concordare, quando un pensiero mi venne alla mente. “E se facessi la tua etichetta discografica personale?”
Mi guardò come se fossi pazza. “Als, avere la mia etichetta discografica personale sarebbe come se Dez possedesse un unicorno. Impossibile.”
“Lo credi davvero?” Lui scrollò le spalle. “Austin, io credo tu abbia i requisiti per possederne una.”
“Ma non saprei cosa fare per primo.”
“Per questo ci saremo noi ad aiutarti. Dai, so che ti piace l’idea.”
Sogghignò. “In realtà mi è venuto in mente anche come chiamare la casa discografica.”

“Come, Moon Records?” Tentai d’indovinare.
Mi guardò scioccato. “Mi hai letto nel pensiero?”
Risi. “Allora, ti piace il nome?” Domandò.
“Lo adoro.” Poggiai le mie labbra sulle sue. “Questo significa che vuoi una tua etichetta discografica?”
Annuì. “Sì, mi piacerebbe.”
“Fantastico! Dopo chiamerò Trish e le chiederò di fare qualche telefonata.” Balzai giù dalle sue gambe e aprii il frigo. Presi una bottiglietta d’acqua per me, e una di soda per Austin. Gliela misi in mano e presi posto accanto a lui.
“Come ti senti dopo quel che hai fatto?” Chiesi, riferendomi al fatto che avesse lasciato la Starr Records.
Scrollò le spalle. “Bene e male. Male perché insomma, sono stato un’artista di quella casa discografica per anni, ma bene perché mi sono finalmente liberato di Kira.”
Sorrisi. “Non sei l’unico ad essere sollevato per questo.”
“Penso che tu sia più che sollevata. Penso che tu sia entusiasta.”
“Vero.” Guardai l’orologio sul telefono e poi spostai lo sguardo su Austin. “Dobbiamo andare a prendere Aria tra un paio d’ore. Che ne dici se andassi da solo così che io possa parlare con Trish sul fatto della casa discografica?”
Annuì. “Sì, ma prima una domanda veloce.”

“Che c’è?”
“Perché Claire ogni volta mi fissa quando andiamo a prendere Aria?” Claire era una delle maestre dell’asilo. Aveva solo trentatré anni, quindi era quasi della nostra età.
“Ha una cotta per te.” Dissi, andando dritta dal punto.
“E a te non disturba?” Sollevò un sopracciglio.
“Mi sta bene. Lei è normale. Kira non lo è.”
“Quella di Kira non la chiamerei cotta. La chiamerei ossessione.”
Assentii. “Folle ossessione.”
“Allora, quand’è il matrimonio?”
“14 febbraio.” Risposi.

Se non riuscite a capire, vi devo spiegare una cosa. Mio padre finalmente ha chiesta a Brenda di sposarlo e lei ha detto di sì. Dato che ha lasciato la California la scorsa settimana, le ha chiesto le mano alcuni giorni dopo che è ritornato a Miami. Mi chiamato l’altro giorno per dirmi la buona notizia. Hanno deciso di sposarsi il 14 febbraio perché è il giorno di S. Valentino; il giorno più romantico dell’anno.
Dato che settembre è quasi finito, il matrimonio si sarebbe tenuto in circa cinque mesi. Non abbiamo idea di come saranno le nozze, tipo il luogo, ma sappiamo che sarà a Miami, perciò questo significa che noi per febbraio dovremo tornarci. Con noi si intende Trish, Dez, Ashley, Ethan, Austin, Aria e me.

“Sei emozionata per tuo padre?” Mi chiese Austin.
Annuii. “Sono felice che abbia trovato qualcuno dopo la morte di mia madre.” Si inclinò verso di me e mi baciò la fronte.
Austin e io rimanemmo seduti a parlare per le altre due ore, finché lui non dovette andare a prendere Aria. Questo mi diede l’opportunità di chiamare Trish. Rispose dopo due squilli.
“Ehi, ragazza mia!” Mi salutò, sorprendentemente felice.
“Ehi, devo dirti una cosa.”
“Spara.”
“Uhm, Austin ha lasciato la Starr Records.” Pensavo avesse riagganciato perché non sentivo più niente dall’altra parte. Ma mi sbagliavo.
“LUI COSA?!” Urlò, costringendomi ad allontanare il telefono dall’orecchio.

“Trish, Kira lo stava praticamente molestando e lui non ce l’ha fatta più. Ma vuole aprire la sua etichetta discografica personale.”
“E’ un’idea grandiosa!” Esclamò. “Farò qualche telefonata ma prima che sia tutto apposto ci vorrà un pochino.”
“Lo so, non c’è problema. Questo darà ad Austin l’opportunità di passare del tempo con Aria.”
“Bene, cominciò a fare delle chiamate. Ci sentiamo dopo, Als.”
“Ciao.” Riagganciai e misi il cellulare sul tavolo del salotto. Mi misi sul divano e riaccesi la TV.
Circa venti minuti dopo, la porta dell’appartamento si aprì e ne entrò correndo una bimba dai capelli biondi.
“Ehi, tesoro.” Salutai mia figlia sollevandola e facendola sedere sulle mie gambe. “Ti sei divertita all’asilo?”
“Sì! Ho fatto un disegno per Aaron.”
“Gliel’hai dato?” Accarezzai i suoi capelli biondi e le baciai la fronte.
“Sì, e gli è piaciuto.”
Risi e la misi giù. Corse immediatamente verso la sua stanza. Austin prese posto accanto a me e quando pensavo che mi stesse per dare un bacio o cose così, mi disse qualcosa che nemmeno mi aspettavo.

“Claire mi ha toccato il sedere.” Spalancai la bocca e lui scosse la testa. “Sì, me l’ha toccato. Anche palpato.”
“Mi chiedo come tutte le ragazze facciano ad innamorarsi di te.”
“Ti prego, Als. Hai visto questo?” Domandò, indicandomi il suo corpo.
“Certo che l’ho visto, e mica poco.” Ammiccai. Sogghignai e saltai giù dal divano, correndo verso la nostra stanza. Stavo per chiudere la porta, ma Austin la bloccò con un piede. Strillai e mi nascosi sotto al letto prima che Austin avesse alcuna chance di vedermi.

“Ally?” Canticchiò. Lo vidi camminare tutt’attorno alla nostra stanza e poi si fermò accanto al letto. Gli afferrai la caviglia, e sentii un urlo da ragazzina.
Risi mentre strisciavo via da sotto il letto. “È stato grandioso.” Risi. Poi sentii venir spinta sul letto, Austin era sopra di me.
“Ti posso aiutare?” Chiesi, sogghignando.
“Mm, no.” Mi baciò con molta foga.
Dalle mie labbra si spostò al collo. Mi morsi il labbro, cercando di non gemere.

“Austin, non possiamo fare niente con Aria a casa.” Mormorai, baciandomi ancora il collo. Mi baciò ancora più forte prima di allontanarsi e togliersi.
“Magari potremmo insonorizzare la nostra stanza…” Suggerì Austin, poggiando la testa contro il cuscino.
Gli schiaffeggiai giocosamente il petto. “Ti prometto che prima o poi passeremo del tempo da soli, insieme…” Dissi, accarezzandogli la guancia. “Potremmo chiedere a Trish e Dez di guardarla.” Aggiunsi. Annuì e mi baciò con foga. Ridacchiai lievemente.

“Sei proprio un maschiaccio.” Commentai.
“E so che è proprio così che mi vuoi.” 


SPAZIO TRADUTTORE

Hola! Sedicesimo capitolo. Scusate per avervi fatto aspettare, ma negli ultimi giorni ho dovuto finire i compiti e studiare, cosa che farò anche tra poco. DAMN . Ecco la scelta avventata di Austin, ma con il gruppo ha già le sue idee per una nuova etichetta discografica.
Grazie per le recensioni dello scorso capitolo. Spero ce ne siano anche in questo ^^' Comunque adesso vi lascio per andare a studiare. Al prossimo capitolo Ah, e ditemi se ci sono errori, mi raccomando!
Ciao!

[[11 settembre. Sono passati tredici anni dall'attentato alle Torri Gemelle çç  #pernondimenticare]]

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Capitolo 17
*** Benvenuti alla Moon Records ***


Ally POV

“Sei pronto per questo?” Domandai al mio ragazzo, davanti a un edificio veramente speciale. Era bendato e perciò non sapeva dove fossimo.
La struttura a cui mi riferivo era la Moon Records. Dopo aver capito che Austin volesse aprire la sua personale casa discografica, Trish ha cominciato a fare delle telefonate. Perciò per i tre mesi successivi non abbiamo fatto altro che concentrarci sul progetto. Tuttavia l’edificio non era così grande come quello della Starr Records, ma comunque era abbastanza ampio. Erano due piani con uno studio di registrazione su ognuno di essi. Austin aveva persino il suo ufficio personale.
“Mi puoi dire almeno dove siamo?” Chiese Austin, anzi, supplicò. Oh, inoltre non sapeva nemmeno che la Moon Records fosse stata messa in piedi. Volevamo fosse una sorpresa e penso che ne rimarrà estasiato.
“Non te lo dico, ma una volta che ti toglierai la benda, lo saprai.” Gli dissi, con un sorriso che mi partiva da un orecchio e finiva all’altro.

Si tolse la benda come suggerito e mise gli occhi sulla struttura, la sua bocca che si spalancava. “E’ quello che penso che sia?” Domandò, scioccato.
Mi guardò e sorrisi. “Benvenuto alla Moon Records.” Dopo mi sentii volteggiare tutto d’un tratto, i miei piedi non toccavano nemmeno il pavimento.
Quando mi lasciò, mi baciò con passione. Praticamente passammo minuti a baciarci davanti all’entrata dell’edificio.
Mi staccai quasi senza fiato. “Immagino tu sia felice.” Ansimai, ironica.
“Sono più che felice! Sono così felice che non mi importa della gomma da masticare rimasta attaccata sotto la scarpa!”
Ridacchiai. “Che dici, entriamo?” Domandai, con un finto accento britannico.
“Certo, ma non fare più quell’accento.” Misi il broncio e lui rise. Mi afferrò la mano ed entrammo.
Nemmeno il tempo di fare due passi all’interno, che la bocca di Austin si spalancò di nuovo.
“Tutto ciò è fottutamente fighissimo!” Sussurrò, ammirando quel che c’era davanti a lui.

Eravamo nell’atrio della Moon Records e posso dire che era veramente bella. Le moquette coprivano il pavimento, c’erano divani e poltrone ovunque nella stanza, un tavolo al centro e una TV a schermo piatto sul muro.
C’era anche una specie di scrivania per la security. Trish mi ha detto di aver assunto una donna giovane, attorno alla nostra età, chiamata Brianna. Avrebbe cominciato a lavorare la settimana dopo, dal momento che volevamo usufruire della settimana per abituarci a tutto e magari trovare qualche cliente. Ovviamente Austin avrebbe ancora rilasciato album e fatto concerti, ma adesso che possedeva la sua casa discografica, poteva far sì che anche i sogni di altre persone diventassero realtà.
“Vuoi vedere il tuo ufficio?” Chiesi.
“Ho un ufficio?!” Esclamò, saltellando come un bambino piccolo.
Sorrisi. “Beh, il capo usualmente dovrebbe avere un suo ufficio.”
“Ci metterò un po’ ad abituarmi.” Disse, facendomi ridere.

Passammo un altro paio d’ore lì, semplicemente facendo un viavai dentro l’edificio, per conoscerne meglio i posti. Ma la maggior parte del tempo la trascorremmo nell’ufficio di Austin, che non voleva andarsene più. E’ stato mezz’ora a sulla sedia girevole del suo ufficio a volteggiare. Può anche essere un adulto, ma si comporta come un bambino di cinque anni.

“Non vedo l’ora di iniziare a lavorare.” Disse Austin, mentre uscivamo dalla Moon Records, mano nella mano.
Risi sedendomi sul lato del passeggero della macchina, mentre Austin si metteva su quello del conducente. Lì ce l’ho portato io, e adesso lui ricambiava.
“Dato che Aria è con Trish e Dez, vuoi andare a casa o stiamo fuori per un po’?” Domandai, lui stava iniziando a guidare.
Mi guardò velocemente per poi spostare di nuovo il suo sguardo sulla strada. “Possiamo stare fuori, sai, vorrei comprare qualcosa per il compleanno di Aria.”
Sorrisi. “Mi sta bene. Andiamo alla Toys R Us.”
“Sì!” Esclamò, con un sorrisone sul viso.
Scossi la testa e risi. “Sei proprio un bambino.”
“E’ una cosa brutta?” Domandò, quasi divertito.
“No, non così brutta.”
Quando arrivammo lì, Austin praticamente sembrò trascinarmi dentro. Non potei far a meno di ridere.
“Austin, calmati, ok?” Risi.
“Non ci riesco, sono troppo eccitato!”
Ci addentrammo nello spazio dov’erano in risalto tutte le bambole con tratti principeschi, per il semplice motivo che Aria le adorava.
“Qual è la sua principessa preferita?” Domandò Austin.
“Ariel, da La Sirenetta.” Annuì e afferrò la bambola raffigurante la Sirenetta, per poi metterla nel carrello.
“Che altro?” domandò, spingendo il carrello lungo l’altra corsia. “Oh! Certo, perché non prenderle un triciclo?”
“E dove lo dovrebbe usare? Viviamo nell’appartamento di un condominio, e inoltre non vorrei farglielo portare fuori perché ho paura che finisca in mezzo alla strada.” Gli dissi.
“Als, l’appartamento è abbastanza grande perché lo usi dentro. Dai, ti prego!” Mise il broncio e persino lo sguardo di un cane bastonato.
“Dannati i tuoi bellissimi occhi.” Borbottai. “E va bene!”
“Sì!” Esclamò allegro, poi corse verso l’area dei tricicli e biciclette, lasciandomi sola col carrello. Mi fermai a guardarlo e poi lo seguii.
“È più emozionato lui nel comprare questi regali che un bimbo.” Dissi in un sospiro.

Trovai Austin a fissare dei tricicli e non potei che ridacchiare perché sembrava totalmente immerso e serio.
“Non so proprio quale scegliere.” Dissi una volta notato che fossi accanto a lui. Li guardai anch’io e sorrisi quando vidi quello perfetto.
“Che ne dici di questo?” Domandai, indicando quello da me trovato. Era del colore preferito di Aria, il rosa.
“Le piacerà?”
“Lo adorerà. Prendiamolo.” Fece quanto detto e prese lo scatolone che lo conteneva, poi lo mise nel carrello.
Dopo un’altra ora di shopping di regali decidemmo finalmente che eravamo apposto, anche perché il carrello era pieno.
“Non riesco a credere che abbiamo comprato tutte queste cose.” Dissi mentre Austin guidava verso casa.
“Già, ma comunque Aria se li merita. Però non so proprio dove nasconderemo tutti questi regali.”
“Nell’armadio, nel ripostiglio…penso che non guarderà lì dentro.” Lui annuì.

Quando arrivammo all’appartamento, ci toccò fare due volte avanti e indietro per prendere tutti i regali. Avevamo un sacco di borse e buste. Fortunatamente Trish e Dez guardavano Aria nel loro, di appartamento, perciò non dovevamo essere così furtivi con i regali.

“Uh, Als, ho una domanda veloce.” Disse Austin quando ci mettemmo seduti sul divano.
Mi voltai verso di lui. “Che succede?”
“Ok, ma ti prego di non chiedermi perché te la faccio solo adesso, perché non lo so neanch’io.”
“Va bene…”
“Uhm, come conosci Elliot?”
Sgranai gli occhi, non me la sarei aspettata mai questa domanda, poi soprattutto adesso. “Beh, prima di incontrare te, siamo usciti un paio di volte.”
Austin assentì lentamente. “Verrà al matrimonio?”
Scrollai le spalle. “Non ne ho idea. Forse, forse no. Perché?”
“Nessun motivo in particolare.” Rispose, forse un po’ troppo velocemente.
Alzai un sopracciglio. “Non dirmi che sei geloso di Elliot?”
“Pfft, coooosa?!” Il suo timbro andò acuto, e sapevo che stava mentendo. “Credimi, non sono geloso. È solo che quel ragazzo non mi piace.”
“E non ti piace perché…?”
“Perché ovviamente gli piaci e questo non mi sta bene.”
Sospirai e mi spostai più stretta al suo fianco. “Austin, non mi importa se piaccio ad Elliot. A me lui non piace, e dovresti saperlo.”
“Lo so.” Avvolse le sue braccia attorno alla mia vita, mentre io mi inclinavo verso il suo petto. “È che non mi piace che gli altri ragazzi ti guardino in quel modo.”
“Giusto un pochino protettivo, eh?”
“Un pochino.” Sorrisi dolcemente quando le sue labbra sfiorarono la mia fronte. “Ehm, quindi…per quanto starà Aria da Trish e Dez?”
“Beh, devi sapere che stara lì per tutta la notte.” Lo guardai negli occhi.
“Pensavo dovesse star da loro solo per il pomeriggio.” Disse, confuso.
“Sì, è così, ma ho chiesto loro se Aria avesse potuto avere il suo pigiama party. E loro hanno detto sì. E poi, pensavo sarebbe stato carino avere l’appartamento tutto per noi per la notte.”

“Significa che lo faremo?!”

Battei le palpebre. “Wow, sei bravo ad arrivare dritto al punto.”
Sorrise come un bambino. “Scusa…”
Risi e mi alzai, ma Austin mi afferrò e mi tirò verso di lui.
Cominciò a baciarmi il collo. Mi morsi il labbro, per trattenere i gemiti.
Mi fece sdraiare sul divano, lui era sopra di me. Misi la mano sul suo petto mentre lui continuava a baciarmi sul collo.
I baci si spostarono sulla guancia, poi finalmente raggiunsero le mie labbra. Con le mani gli accarezzavo i capelli, le mie gambe erano chiuse attorno alla sua vita.
“In camera. Adesso.” Ansimai, con un piccolo sorriso. Annuì velocemente e mi sollevò a mo’ di sposa.
Risi, lui praticamente stava correndo verso la camera da letto. Spinse la porta con il piede perché si chiudesse, per poi gettarmi sul letto.

***

Perché il Sole è così dannatamente luminoso? Stavo dormendo in santa pace e poi arriva il Sole a rovinare tutto.
Sentii delle braccia sfiorarmi la vita e subito sorrisi. “Giorno, Als.” La voce assonnata e scura di Austin risuonò nella mia mente.
“Giorno,” Mi girai, adesso eravamo faccia a faccia.
Sorrise e mi baciò dolcemente. “Come hai dormito?”
“Grandiosamente. Tu?”
“Altrettanto. Ma quando ho accanto la mia dolce metà, è spontaneo dormire magnificamente.”
“Dolce metà?” Risi.
Sogghignò. “Sì, dolce metà.” Scivolai piano piano verso di lui, finendo contro il suo petto nudo.
“Non voglio alzarmi da qui.” Mi lamentai.
“Stiamo qui tutto il giorno.”
“Non possiamo, lo sai. Trish e Dez stanno per tornare qui con Aria e non vorrei che vedesse i suoi genitori nudi.”
“C’è la coperta.” Disse, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Non credo che una coperta possa mascherare il fatto che rimarrà traumatizzata a vita.”

“Non credo se lo ricorderà mai.”
“Sul serio stiamo avendo questa conversazione?”
“Ehm…”
“Ah, beh, ma allora…” Non riuscii a finire la frase che Austin scontrò le sue labbra contro le mie.
Quando si staccò, sorrise. “Era il tuo modo per dirmi di chiudere il becco?” Domandai.
“Sì, ma l’ho fatto più perché volevo baciarti.”
“Nonostante l’alito mattutino?”
“Als, stai mandando a pezzi il mio gesto romantico.” Disse.
“Scusa,” Sussurrai, facendomi più stretta al suo petto.

Dopo esser stati altri cinque minuti nel letto, decisi di liberarmi dalla stretta di Austin, per farmi una doccia veloce. Presi un paio di pantaloni di tuta, e una maglietta semplice, prima di chiudermi in bagno.
Una volta finita la doccia, mi asciugai e mi infilai i vestiti prima presi. Raccolsi i capelli in uno chignon e uscii.

Sentii dei respiri abbastanza profondi, e capii subito che Austin era ritornato a dormire. Mi avvicinai e gli baciai la nuca.
“Devi vestirti prima che Trish e Dez tornino con Aria.” Gli dissi, lievemente.
Fece un piccolo lamento prima di alzarsi in piedi e andare verso il bagno. Appena chiuse la porta, io aprii quella della nostra camera.
Uscii dalla stanza e andai nel salotto, in tempo per vedere Aria correre verso di me. Mi abbassai per prenderla meglio e la sollevai.

“Ehi, principessa.” Dissi alla mia figlioletta, riempiendole la faccia di baci. Ridacchiò e si contorse nelle mie braccia.

“Dov’è Austin?” Domandò Trish quando misi Aria giù. Lei corse verso la sua stanza.
“Si sta facendo la doccia.” Andai in cucina e presi una bottiglia d’acqua dal frigorifero.
“Tu e Austin avete fatto sesso.” Affermò Trish, facendomi sputare tutta l’acqua.
“Uhm, c-cosa?”
“Mi hai sentita. Tu e Austin l’avete fatto.”
Il mio viso si colorò di rosso in pochi secondi, e io mi schiarii la voce. “Allora…come ha passato la notte Aria?” Domandai, cambiando discorso.
“Niente di ché, ha mangiato alle sei, poi è andata a letto.” Rispose Trish. “Ora, parlami un po’ della tua di notte, sai, con Austin.” Inarcò le sopracciglia.

“Ho sentito il mio nome.” Ci voltammo quando sentimmo quella voce. Ovviamente era Austin. Si stava asciugando i capelli con un asciugamano, ma era completamente vestito in pantaloni di tuta e maglietta.
“Perché l’ho sentito?” Domandò.
“Stavamo chiedendo ad Ally com’è stata la vostra nottata di ieri.” Disse Trish, e fece di nuovo quel gesto con le sopracciglia.
“È stata tranquilla.” Rispose Austin, lentamente.
“Non potete semplicemente ammettere che avete fatto sesso?” domandò Dez.
Austin gli lanciò un’occhiataccia. “Idiota!” Sussurrò, anzi, per lo più urlò, dandogli uno schiaffone sul collo.
“Perché diamine stiamo parlando della nostra vita sessuale?” Domandai, piuttosto annoiata.
“Perché voi due non lo facevate da anni, e adesso che è successo abbiamo bisogno di dettagli.”
“No, sono sicuro che non ne hai bisogno.” Disse Austin. “E poi, non parliamo di certi argomenti quando nostra figlia è qui.”

“Va bene, va bene.” Fece Trish. “Allora, dimmi, ti è piaciuta la Moon Records?”
Austin sorrise. “È bellissima! Non vedo l’ora di contrattare con delle persone interessate.”
“In verità noi sappiamo già a chi interessa.” Disse Trish.
La guardai confusa, ma poi realizzai. “Oh, certo! Come ho fatto a non pensarci!”
“Ok, di chi state parlando?” domandò Austin.
“Melanie.” Rispondemmo io e Trish all’unisono.
“Melanie, la ragazza che lavora da Sonic Boom?” Chiese Dez.
Annuii. “Sì, ha una voce straordinaria.”
“Figo, le dovremmo parlare e vedere come canta in sala di registrazione.” Disse Austin.
“Sarà super emozionata quando lo scoprirà!” Esclamò Trish.
“Gliene parlerò la prossima volta che la vedrò.” Dissi.

Trish e Dez stettero al nostro appartamento ancora per due ore,  e per questo lasso di tempo non facemmo altro che parlare della Moon Records. Di una cosa sono certa: il sorriso dal viso di Austin non se ne andò nemmeno per un secondo.

SPAZIO TRADUTTORE

Ah, dovevo aggiornare entro il 15 settembre? 
Ah, siamo arrivati al 13 ottobre? Oops. Vi giuro, avrei voluto aggiornare prima, ma non riuscivo a trovare il tempo in cui infilare questo compito.
Vabbè, eccovi il diciassettesimo capitolo. Il prossimo arriverà entro la prossima settimana nel migliore dei casi, nel peggiore nel 2026.
Nel prossimo capitolo, dopo la vita della sorella di Ally negli scorsi capitoli, anche quella di qualcun'altro sarà in pericolo...indovinate quale? ^^' 
Spero che il capitolo sia senza errori e che continuiate a seguire la storia. Al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 18
*** Felicitazioni e sequestri ***


Ally's POV

“Mi stai prendendo in giro?!” Esclamò Melanie.
Melanie e io eravamo sole al Sonic Boom e avevo appena finito di dirle della Moon Records e di come Austin voleva farle un contratto. Fortunatamente il negozio era vuoto e il suo piccolo sbotto non avrebbe potuto attirare l’attenzione.
“Immagino tu sia felice, allora?” Domandai, ridendo. Tutto quello che fece fu strillare e abbracciarmi. “Non mi hai risposto.” La stuzzicai.
Si allontanò e mi guardò come se fossi pazza. “Certo che lo sono! Oh mio dio!” Cominciò a saltellare su e giù e io la seguii.
“Che ne dici se qui lasciamo chiuso così tu vai a par
lare con la tua famiglia?” Le proposi.
“Sul serio?” Annuii. “Grazie mille.” Mi abbracciò una volta ancora prima di uscire dal negozio e voltare il cartello da aperto a chiuso.
“Austin probabilmente ti chiamerà più tardi per darti i dettagli sul tuo contratto.” Le dissi.
“Va bene. Dio, sono così felice!”

“Lo vedo. Congratulazioni, Mel. So che lo volevi da tanto.”
Sorrise. “I miei saranno super eccitati.”
“Beh, è meglio se vai a dirlo loro.” Lei annuì in accordo, mi diede un ultimo abbraccio e si allontanò dal negozio.

Dal momento che era solo mezzogiorno, decisi di andare a prendere Aria dall’asilo per poi andare alla Moon Records da Austin. Normalmente non la vado a prendere così presto, ma io e Austin siamo stati molto occupati con il lavoro e non abbiamo potuto passare tanto tempo con lei.

Quando entrai nella sua classe, non potei far altro che sorridere quando vidi Aria e Aaron seduti uno di fronte all’altro passandosi una palla. Appena mi vide, corse verso di me. Risi e la sollevai.
“Ehi, piccola.” Le baciai la guancia. “Vuoi andare a visitare papà a lavoro?”
“Sì!” Esclamò, alzando le braccia al cielo.
Dopo aver detto a Claire che stavo portando via Aria prima, salutammo tutti e lasciammo l’asilo. Allacciai Aria al suo sedile, le baciai la fronte e poi mi misi al volante.
“Mammina, quando giocheremo io e Aaron?” Mi domandò Aria dopo un momento di silenzio. Probabilmente si riferiva a quando dovevano vedersi per giocare, mai successo a causa dell’incidente di Ashley.
“Che ne dici se per il tuo compleanno lo invitiamo?” Proposi.
Austin e io avevamo pianificato di portare Aria a Disneyland per tutta una giornata, solamente noi tre. Ma penso che le avrebbe fatto piacere se Aaron fosse venuto con noi.
“Sì!”
Risi, poi mi concentrai sulla strada e mi diressi alla Moon Records.

Aria si intrufolò nell’edificio appena scesa dall’auto. Corsi per acchiapparla e la presi in braccio.
“Aria, non allontanarti.” La sgridai. Nascose la testa sulla mia spalla.
“Scusa, mamma.”
Sorrisi e le baciai la guancia. “E’ tutto apposto. Però non rifarlo mai più. Non vorrei che ti facessi male.”
“Okay.”

Quando arrivammo al secondo piano, dove c’era appunto l’ufficio di Austin, misi giù Aria e la vidi correre verso suo padre. La sua porta era aperta dato che la Moon Records tanto era vuota. Austin avrebbe potuto lavorare sul contratto di Melanie e programmarle delle interviste, dal momento che sapeva che avrebbe detto di sì.
“Papà!” esclamò Aria, correndo verso Austin. Sorrise e la sollevò al grembo.
Le riempì la faccia di baci. “Ehi, principessa.” Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulle labbra. “Ehi, tesoro. Voi due che ci fate qui?”
Sorrisi. “Pensavamo di farti una sorpresa. Ho chiuso il Sonic Boom e ho deciso di andare a prendere Aria dall’asilo.”
Le baciò il capo. “Sono felice tu l’abbia fatto.”
“Dunque, ho detto a Mel che volevi offrirle un contratto.”
“Ha detto sì, giusto? Perché ho già fissato delle interviste.”
Risi e annuii. “Ha detto sì, non ti preoccupare.”
“Si è entusiasmata?”
“Puoi ben dirlo. Ha cominciato a saltare su e giù e mi ha abbracciato tipo tre volte.”
Rise. “Almeno è felice ed eccitata. La chiamerò dopo e le dirò di venire qui per domani mattina.”
Annuii. “D’accordo.” Mi sedetti sul divano in stanza. “Sei occupato al momento?” Domandai.

Inclinò la testa, stava pensando. Dopo un paio di secondi scosse la testa. “No, sono libero per il resto della giornata.”
Sorrisi. “E se andassimo fuori a pranzo?”
“Forte. Tu che dici Aria? Hai fame?” Chiese, solleticandole il pancino. Lei si contorse e sogghignò.
Mi alzai e lui fece lo stesso. “Dove andiamo a mangiare?”
“In-N-Out-Burger?” Suggerì, io annuii.
Uscimmo dalla Moon Records, ma non prima di chiudere a chiave le porte. Austin allacciò Aria al suo sedile mentre io mi piazzavo su quello del passaggero.
“Quando torniamo a casa, ti devo dire una cosa.” Dissi ad Austin mentre cominciò a guidare.
“E’ una cosa brutta?” Domandò, lanciandomi un piccolo sguardo.
“No, riguarda il compleanno di Aria.”
“Ah, okay.”
Non volevo dirglielo adesso perché avrei rovinato la sorpresa ad Aria. Non sapeva stessimo andando a Disneyland.

Entrammo nell’In-N-Out-Burger e prenotai un tavolo per noi mentre Austin ordinava da mangiare. Arrivò col nostro cibo qualche minuto dopo.
“Quella signora che mi ha preso l’ordine non smetteva di farmi l’occhiolino, è stato raccapricciante.” Disse appena seduto. Prese l’hamburger di Aria e lo tagliò in piccoli pezzi prima di darglielo.
“Okay, devi smetterla di attrarre ragazze.” Lo stuzzicai.
Rise. “Dai, Als. Sai che nessuno può resistermi.”
Diedi un morso all’hamburger e ruotai gli occhi. “Conosco due ragazze che possono resisterti.”
“Trish e Ashley non contano.”
“Cavolo.” Borbottai. Lui scosse la testa e rise.

Dopo aver finito di mangiare, saltammo in macchina e tornammo a casa. Aria si addormentò mentre Austin parcheggiava.
Appena entrati nell’appartamento. Andai nella stanza di Aria e la misi a letto. “Buon pisolino, tesoro.” Sussurrai, baciandole la fronte prima di uscire dalla camera.
“Dormirà per un bel po’.” Dissi collassando sul divano, accanto ad Austin. Mi sistemai meglio, ero sdraiata con la testa sulla gamba di Austin mentre le mie erano appoggiate sul bracciolo del sofà. Mi accarezzava i capelli con le dita della mano.
“Volevi parlarmi del compleanno di Aria, giusto?” Chiese.
Annuii. “Sì, uhm, ti va bene se Aaron viene con noi a Disneyland? Aria mi ha chiesto quando avrebbero potuto giocare dato che quella volta è stato impossibile.” Mi fermai. “E io le ho detto che sarebbe venuto al suo compleanno.”
“Ally!” Esclamò. “Aaron è un ragazzino e non voglio che la mia piccola sia circondata da tanti maschi.”
Risi. “Lo sai che inizierà ad uscire con i ragazzi quando sarà più grande, vero?”
“Sì, tipo verso i trent’anni, o giù di lì.”
“Sei ridicolo.”
“Quale ridicolo!” Si difese. “Sono solo un padre protettivo che non vuole che sua figlia esca con i ragazzi.”
“Non essere uno di quei padri che vieta alle figlie di vedersi con dei ragazzi. Mio padre era uno di quelli, quando ti sei presentato tu.”
“Non voleva uscissi con te perché sapeva che ero fantastico.” Alzai lo sguardo. “E-e che mi dici di Elliot? Hai detto che ci sei uscita un paio di volte. Tuo padre non cercava di allontanartici?” Quando disse il nome di Elliot, notai come si stesse sforzando a non suonare seccato.
“In realtà mio padre non sapeva che uscissimo. Conosceva Elliott perché siamo andati al campeggio insieme, quindi l’ha visto qualche volta.”
“Perciò uscivi con lui di nascosto?”
“Sì.”
Scosse la testa. “E io che quando ci incontrammo pensavo fossi una ragazza tutta educata e pignola.”
“Sta zitto. Non lo ero affatto.”
“In un certo senso sì. Sai quante regole ci hai imposto di seguire?” Alzò un sopracciglio.
“Mi dispiace, non le ho contate.”
“Io sì, trentacinque.”

Lo guardai strabiliata. “Le hai contate sul serio, o è un numero a occhio?”
“Sul serio.”
“Di nuovo, sei ridicolo.”
“Disse quella che ci fece seguire trentacinque regole.”
“Okay, ho capito.” Gli misi la mano davanti alla bocca per zittirlo. Ma mi leccò il palmo. “Ew!” Mi pulii la mano sulla sua maglietta.
“Te lo meriti.” Mi disse. Gli feci la linguaccia e delle facce buffe.
Ridacchiò. “Penso tu stia diventando pazza.”
“No, sono solo felice.”
“Nessuna ragione in particolare?”
Scossi la testa. “No, non credo.”
“Beh, mi fa piacere vederti felice.”
Mi misi seduta, sempre sulle sue gambe, faccia a faccia con lui. “E tu sei felice?” Chiesi.
Lui sorrise. “Per la prima volta dopo tanto tempo.”
Lo guardai confusa. “Che vuoi dire?”
Sospirò e si trascinò una mano sul viso. “Quando hai lasciato Miami, praticamente entrai in depressione. Non volevo mai uscire dalla mia stanza né esibirmi. Se non era per Dez e i miei genitori, non so dove sarei.”

Lo fissai negli occhi, notando la tristezza nel profondo di essi. “Mi dispiace.” Sussurrai.
Agitò la testa e mi afferrò il viso. “Non hai niente di cui preoccuparti. Non sentirti in colpa per quello che è successo. Quello che importa è che siamo insieme e siamo felici.”
“Sono sempre felice quando sto con te e Aria.”
“Anch’io.” Si inclinò e poggiò le sue labbra sulle mie. Avvolsi le mie braccia attorno al suo collo e gli accarezzavo giocosamente i capelli con le dita.
Quando ci staccammo rimanemmo a fronte unita. “Ti amo.”
Sorrisi. “Ti amo anch’io. Forse un po’ di più.”
“Impossibile.” Mi baciò una volta ancora. “Io ti amo più dei pancake.”
Ridacchiai. “Mi fa piacere sapere che mi ami più della colazione.”
“Ehi, sai quanto mi piacciono i pancake. Ma a te non eguaglia nessuno.”
“E se indossassi dei pancake?” Chiesi, giocosamente.
I suoi occhi luccicarono. “Sarebbe il giorno più bello della mia vita.”
“Sì, peccato che non succederà mai.”
“Oh!” Si lamentò. “Mi hai tolto le speranze.”
“Non fare il bambino.”
Mise il broncio. “Infatti non lo sono.”
“Sì, certo.” Replicai sarcasticamente. Mi alzai e afferrai le chiavi sul mobile.

“Dove vai?” Domandò, seguendomi.
“Avremmo pur bisogno di mangiare, no? Vado a fare la spesa. Ti serve niente?”
“Impasto per pancake?” Aveva un sorriso da ebete sul volto e non potei far altro che ridere.
“Non ci credo.” Dissi, sempre con tono sarcastico. “Torno tra poco.” Lo baciai e uscii dall’appartamento.
Fuori dall’edificio saltai in macchina. Misi la borsa sull’altro sedile e misi in moto l’auto.

All’improvviso sentii una mano coprirmi la bocca con forza e qualcosa stringermi il collo. Fu in quello stesso momento che persi i sensi.

SPAZIO TRADUTTORE

Ok, non una settimana, non due, ma quasi tre! Eccovi il diciottesimo capitolo. E purtroppo sì, quella in pericolo è proprio Ally *dan, dan, dan*.
Come va a scuola? Tutto bene? Io posso dire di sì. Ad eccezione di matematica, il compito l'ho fatto da schifo.
Bene, non vi dico quando pubblicherò il prossimo, perché so che non rispetterei la data, perciò vi chiedo solo di essere pazienti. 
Ditemi se ci sono errori, mi raccomando. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 19
*** Aiutatemi! ***


Ally POV

“Su, sveglia, sveglia!” Sentii una voce che all’apparenza mi sembrò allegra. Aprii lentamente gli occhi e vidi Kira in piedi davanti a me. Beh, era un’immagine un po’ sfocata ma riuscivo a vederla. Cercai di muovere le mani per stropicciarmi gli occhi, ma fallii. Non ne capii il perché finché guardai in basso, notando come fossi legata ad una sedia, le mie mani erano legate dietro la mia schiena e i miei piedi erano annodati e toccavano il pavimento.
“Cosa diamine…?!” Domandai in un urlo. Cercai nuovamente di muovere le mani, senza alcun risultato. “Dove sono?” Chiesi alla pazza.
“Ti piacerebbe saperlo.” Mi stava girando attorno e mi veniva voglia di tirarle un pugno in faccia. Afferrò un coltello dalla sua tasca posteriore e subito pensai che stesse per farmi del male, ma in realtà tagliò semplicemente le corde che mi legavano, lasciandomi andare.
“Prima mi rapisci e poi mi lasci andare?” Domandai strabiliata.
Rise e scosse la testa. “Non andrai da nessuna parte. Ho pensato di essere più gentile con te e perciò di farti fare qualche passo in giro per la stanza.”
A quelle parole mi accorsi di non aver nemmeno dato un’occhiata a ciò che mi circondava. Notai che c’era un piccolo letto all’angolo della stanza, poi un gabinetto e un lavandino, muri in mattone e niente finestre. Pensai di essere in una specie di seminterrato.
“Mi fai questo solo perché sto con Austin?” Domandai mentre mi massaggiavo i polsi. Quelle corde erano state veramente strette.
“Ti avevo avvertita su cosa sarebbe successo.” Fece una risata malvagia, poi portò il coltello contro il collo. Il respiro si soffocò in gola.
“Sai, ti potrei uccidere in questo momento.” Lentamente fece scivolare il coltello sul collo, senza però ferirmi. “Ma è più bello vederti soffrire.” Mi sussurrò nell’orecchio.
“Soffrire? Rapirmi non era già abbastanza?” Domandai, la mia voce vacillava.
Scosse la testa. “No. Oh, e ho una piccola sorpresa per te.”
La vidi camminare fino a una porta che poi aprì. Per poco non mi uscivano gli occhi fuori dalle orbite, quando vidi Elliot attraversarla.

“Tu sei suo complice?!” Gridai, scioccata.
“Ma certo che sì.” Sghignazzò. “Quando Kira mi ha informato del piano, non ho esitato a decidere di parteciparne.” Mi accarezzò la guancia e gli diedi uno schiaffo sulla mano.
“Non. Mi. Toccare.” Dissi con denti stretti. Mi ignorò e mi colpì la mascella con un pugno. All’impatto balzai indietro, portandomi le dita sulla parte del viso colpita, che mi fece sentire le stelle per il dolore.
“Adesso, come dicevo prima di essere interrotto.” Mi lanciò un’occhiataccia. “Dato che Kira vuole Austin tutto per sé, ho pensato che sarebbe stata un’occasione perfetta per separarvi.”
“Non riesci a capire che lei è pazza?” Urlai, le mie braccia si muovevano senza controllo per la frustrazione.
“Non sono pazza!” Si difese Kira, schiaffeggiandomi sul viso.
D’un tratto, Elliott mi afferrò per le spalle e mi spinse contro il muro. Eravamo faccia a faccia e potevo sentire il suo respiro sul mio collo.

“L’unica ragione per cui ho accettato di partecipare a tutto questo è che così avrei potuto averti tutta per me.” Mi ringhiò nell’orecchio. “Per cui, dopo, ci divertiremo.”
Quando pensai che se ne stava andando, le sue labbra finirono sulle mie. Non ho voluto ricambiare neanche per un secondo e tutto quel che volevo era vomitare. Mi diede un pizzicotto sul fianco e questo gli permise, quando aprii la bocca per il dolore, di mettere nel bacio anche la lingua.
“Ci vediamo dopo, baby.” Sussurrò prima di uscire dalla stanza con Kira. 

Mi trascinai a fatica verso il letto e mi sdraiai, non mi ero accorta nemmeno di star piangendo. “Qualcuno mi aiuti, per favore.” Sussurrai.

Austin POV

"Adesso ti prendo, Aria!" Risi mentre inseguivo mia figlia per tutto l'appartamento. Si era svegliata quindici minuti prima dal suo riposino e era piena di energia come non mai.
"No, papà!" Strillò.
Mi feci più veloce e riuscii ad afferrarla, per poi sollevarla in aria. Scoppiò a ridere mentre le riempivo la faccia di baci.
"Ti adoro, principessa."
"Anch'io, papino."
Guardai l'orologio sul muro e notai che erano le cinque del pomeriggio. Ally non aveva ancora finito di fare la spesa?

"Principessa, vuoi andare da zio Dez e zia Trish?" Le domandai.
"Sì!" Io risi e le diedi un bacio sulla fronte.
Uscii dall'appartamento, con ancora mia figlia in braccio. Fuori dall'edificio, notai come la macchina fosse ancora nell'area parcheggio, nello stesso identico posto di prima, come se non si fosse mai mossa.
Mi diressi velocemente verso l'auto e quando aprii lo sportello spalancai gli occhi scorgendo la borsa di Ally. Le chiavi erano nel quadro, perciò le afferrai subito. Guardai cosa c'era nella borsa per vedere se c'era qualcosa che mancava, ed effettivamente c'era tutto. Persino il suo telefono era lì, per cui non avrei potuto chiamarla.
"Oh, no." Sussurrai, mentre i battiti del mio cuore si facevano sempre più forti.
"Che succede, papà?" Mi ero quasi dimenticato di avere Aria in braccio per il panico.
"Niente, piccola mia." Le baciai la fronte. Presi la borsa di Ally e mi diressi all'appartamento di Trish e Dez.

Bussai alla porta e aspettai che qualcuno l'aprisse. Lo fece Trish. "Ehi, ragazzi." Ci salutò, facendoci entrare. Misi Aria giù e lei subito corse via.
"Trish, dimmi che Ally è qui!?" Domandai, o per lo meno, scongiurai. Dentro la mia testa pregavo fosse lì. 
Trish scosse la testa. "No, perché?"
"Qualche ore fa è uscita per andare a fare la spesa, e pensavo ci fosse andata, ma quando siamo venuti qui, ho visto che la macchina era ancora nel parcheggio e lì c'era la sua borsa." Mi passai una mano tra i capelli e chiusi gli occhi, sperando che una volta aperti, Ally sarebbe stata davanti a me. Ma niente.
"Hai provato a chiamarla?" Chiese Trish. Realizzai che Dez non era nella stessa ma dopo pochi secondi, ci raggiunse.
"E come? Il telefono è nella borsa." Risposi, alzandola. Stavo per piangere ma trattenni le lacrime. "E le chiavi dell'auto erano ancora attaccate al quadro!" Urlai, frustrato.
"Che succede?" Domandò Dez, all'oscuro di tutto.
"Ally è scomparsa." Singhiozzai, coprendomi il viso con le mani. Sentii un'altra mano questa volta sulla spalla, era quella di Trish.
"La troveremo, Austin." Disse, incutendo tranquillità. Sapevo che cercava di essere volte, ma ero sicuro che stava per scoppiare a piangere.
"Dobbiamo chiamare la polizia." Affermai, asciugandomi il viso dalle lacrime.
"Adesso lo faccio. Tu chiama Ashley." Ordinò Trish, io annuii.

Feci il numero di Ash e rispose al terzo squillo.
"Ehi Rockstar, come butta?" Parlò con una voce allegra.
"Ash, uhm, devo dirti una cosa." La mia voce si spezzò e lei subito capì che era successo qualcosa di brutto.
"Dimmi tutto."
"A-Ally è s-scomparsa." Piansi. Ci fu una pausa perciò continuai a parlare. "Sono da Trish e Dez, vieni qui." Riagganciai perché sapevo che non avrebbe risposto.
Mi girai verso Trish che aveva finito di parlare alla polizia. "Che hanno detto?" Chiesi.
"Stanno inviando degli agenti qui così che possano fare delle domande." Spiegò, asciugandosi gli occhi.
Aria tornò da me correndo e si scontrò contro le mie gambe. La sollevai e le baciai la fronte.
"Perché sei triste, papà?" Mi domandò toccandomi la guancia.
"Te lo dico dopo, piccola mia." Dissi con calma, stringendola.

Ci sedemmo in silenzio finché ci fu qualcuno che bussò alla porta: era Ashley. Corse verso di me e mi abbracciò forte.

"Che è successo?" Chiese, singhiozzando contro il mio petto.
Mi staccai per poterla guardare mentre parlavo. "È andata a fare la spesa qualche oretta fa ma quando stavamo venendo qui abbiamo visto che la macchina non si era mai mossa, poi le chiavi erano nel quadro e la borsa sul sedile." Spiegai.
Ashley si coprì la bocca con la mano e scosse la testa. "È stata rapita?" piagnucolò.
Stavo per dire qualcosa quando qualcun'altro bussò alla porta. Trish l'aprì di nuovo, questa volta ne entrò un agente.
Mi voltai verso Aria. "Puoi andare nella stanza di zia Trish mentre gli adulti parlano?" Le domandai con dolcezza. Annuì e corse via.
"Chi ha chiamato per denunciare la scomparsa di una persona?" Chiese l'agente. Era alto sul metro e ottanta, bello muscoloso.
"Io." Affermò Trish.
Assentì. "Sono l'agente Jacobs." Si presentò, stringendo la mano a tutti noi. "Uno di voi può spiegarmi perché credete questa persona sia sparita?"
Mi schiarii la voce. "La sua auto era nel parcheggio, le chiavi nel quadro, e la borsa poggiata sul sedile." Spiegai.
Annuì una volta ancora e scrisse tutto su un blocchetto. "Può dirmi il nome della persona scomparsa?"

"Allyson Dawson." Risposi.
"Perciò? Qualcuno l'ha rapita?" Domandò Ashley, o meglio, gridò.
"Dalle informazioni che mi avete fornito, questa è l'unica spiegazione." Disse l'ufficiale. "Conoscete qualche persona a cui non va a genio la signorina Dawson?"
Rimasi immobile, come congelato. "C-cavolo, c'era una persona che non la può proprio vedere." Rispose Trish.
"E qual è il suo nome?" Chiese Jacobs.
"Kira Starr." Replicai. "Non ho alcun dubbio, dev'esser stata lei ad averla rapita."

"Come mai dice questo?"
"Kira l'ha minacciata prima che succedesse." Dissi.
"Ed è pazza." Aggiunse Trish.
"E' mentalmente instabile?" Domandò Jacobs.
"Beh, può dirlo forte." Risposi.
Fui dunque costretto a spiegargli tutto quel che Kira mi aveva fatto. Dal drogarmi qualche anno prima al molestarmi di qualche mese fa.
L'agente Jacobs stette lì per mezz'ora, scrivendo qualsiasi utile informazione, prima di tornare alla stazione di polizia.
Rimanemmo tutti in silenzio per almeno cinque minuti, finché Trish parlò. "Volete rimanere qui per stanotte? Uno può stare nella stanza degli ospiti e un altro può dormire sui materassi ad aria che abbiamo." Propose.
"Prenderò il materasso." Disse Ash, e potei sentire la sofferenza nella sua voce.
"Ash, puoi prendere la stanza degli ospiti, non ho problemi a dormire su un materasso gonfiabile." Le offrii, ma scosse la testa.
"Papà!" Aria corse in salotto e salì sulle mie gambe. "Dov'è mamma?" Chiese. 
"Non lo so, principessa." Dissi, con voce spezzata. Le accarezzai i capelli biondi e le baciai la fronte.
"Si è persa?"

Annuii. "Qualcosa del genere." L'abbracciai forte forte.
"Quando torna?" Sentii le lacrime pronte a venir fuori ma riuscii a trattenerle.
"Non lo so, Ari." Sussurrai. "Spero presto."

Verso le otto di sera, andammo tutti a dormire. Aria era al mio fianco, con il pollice in bocca e la testa sulla mia spalla. Si era addormentata subito e non potei che accennare un sorriso. Al contrario io non riuscivo a chiudere occhio. Sentivo dei leggeri pianti provenire dal salotto e dalla camera da letto accanto dove dormivano Dez e Trish.

Così non ce la feci più; crollai in un pianto disperato.
Volevo indietro la mia Ally.

SPAZIO TRADUTTORE

Ve l'avevo detto di non fidarvi di possibili date!
Scusate per il ritardo...Il capitolo era programmato per due settimane fa ma non ne ho avuto il tempo...in più ho un sacco di compiti e interrogazioni a scuola che se non diminuiscono prima o poi mi uccideranno. 
Grazie per le 7 recensioni dello scorso capitolo! Sono contento che la traduzione sia scorrevole. E grazie anche a tutti gli altri che leggono, a quelli che seguono, favoriscono o ricordano, veramente tantissimi grazie!
Avete visto il finale della terza stagione, due giorni fa? Io sì e lasciatemelo dire: è stato stupendo! Ma dato che c'è il rischio che alcuni non l'abbiano visto preferisco non commentarlo altrimenti faccio uno spoiler enorme >'<
Beh, ragazzi! Io vi saluto. Faccio una previsione (non confermata) per la quale il capitolo arriverà prima dell'Immacolata.
 

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Capitolo 20
*** Fuga ***


Austin POV

Entrai nell'appartamento di Dez e Trish dopo esser andato a prendere Aria da Melanie. Dopo che lei e Jamie avevano scoperto di Ally, si erano offerti di fare qualsiasi cosa per aiutarci. Per questo a turno guardavano Aria per buona parte del giorno.

Erano quattro giorni che Ally era scomparsa e piano piano stavo impazzendo. Dormivo poco, come si poteva capire dalle occhiaie che avevo.
Ashley aveva parlato con il signor Dawson pochi giorni prima e gli aveva detto tutto quello che era accaduto. Aveva deciso di venire qui ma lei non gliel'ha permesso. Gli disse che non sarebbe servito a niente. Inoltre Elliot sembrava aver lasciato il lavoro al Sonic Boom, motivo per la quale lui era costretto a rimanere lì.
Quando Ethan ha scoperto di Ally, era furioso. Ally era come una sorella minore per lui, perciò era molto protettivo. È stato sempre con Ashley da quando è scomparsa, senza mai lasciarla sola. Si è anche preso dei giorni di ferie da lavoro per questa ragione.

"Ehi, Austin." Sorrise debolmente Trish quando notò che ero a "casa". Aria e io siamo stati da Trish e Dez tutti i giorni dall'accaduto, perché il solo entrare nel nostro appartamento mi avrebbe fatto scoppiare a piangere.
"Ehi, zia Trish." Salutò Aria mentre la mettevo giù. Corse verso Trish e l'abbracciò.
"Come va, pasticcino?" Domandò Trish. Ce la metteva tutta ad apparire felice e gioiosa, ma ai miei occhi non sembrava un'attrice così brava. Al contrario, Aria era una bambina e non si sarebbe accorta della cosa.
"Bene!"
"Aria, è ora del riposino." Dissi, sollevandola. La portai nella stanza degli ospiti e la feci sdraiare sul letto, coprendola con le lenzuola.
"Buon riposo, Aria." Sussurrai, baciandole la fronte.
"Ti voglio bene, papà." I suoi occhi si stavano già chiudendo e sapevo che in pochi secondi si sarebbe addormentata.
"Anch'io, Aria." Sussurrai, baciandole ancora una volta la fronte prima di uscire dalla stanza. Tornai da Trish in salotto e sprofondai sul divano, nascondendomi la faccia tra le mani.

"Te l'ha già chiesto?" La voce di Trish mi riportò alla realtà. Chiedeva se Aria avesse accennato ad Ally, e dire a mia figlia della sua scomparsa non sarebbe stata una delle migliori idee.
"No." Mormorai. Sentii il divano smuoversi e quando mi tolsi la mano dal viso, vidi Trish accanto a me.
"Come ti senti?" Domandò, dolcemente.
Scossi la testa e sentii le lacrime formarsi. Non mi importò quando cominciarono a scivolare sulle mie guance. "Devo sapere se Ally sta bene." Dissi, la mia voce si spezzò.
"Ally è forte, sono sicura che sta benissimo." Appoggiò la sua mano sulla mia spalla.
"E se non fosse così? Se fosse ferita, o persino peggio?"
Trish si coprì la bocca con la mano, cominciando a tremare e a piangere. L'avvolsi in un abbraccio e scoppiai anch'io a piangere.
Rimanemmo in quella posizione per cinque minuti circa prima di riprendere il controllo. Ci asciugammo gli occhi e le guance dalle lacrime.

"Mi serviva davvero." Disse Trish, io annuii d'accordo. "Austin, vai a riposarti. Sembra che tu non dorma da giorni."
"Magari perché è così." Sbadigliai. "Sì, penso dormirò un po'. Per favore svegliami se chiama l'agente Jacobs." La supplicai. Lei assentì.
L'agente Jacobs ci aveva tenuto informati sul caso e poteva dire con sicurezza che era Kira la colpevole di tutto. Non avevo mai notato come, vicino alla macchina che avevo trovato intatta nel parcheggio, c'era una siringa. Sopra ci hanno trovato delle impronte di dita, e quando hanno fatto un controllo più specifico, erano appunto di Kira.
Quando Jimmy ha scoperto di quel che aveva fatto sua figlia, era profondamente confuso. Ero lì quando i poliziotti gli spiegarono tutto e il suo sguardo quando gli dissi di quel che Kira mi aveva fatto a Miami si riempì di dolore. Non riusciva a credere che sua figlia avesse fatto qualcosa del genere.
"Lo farò, non ti preoccupare." Mi rassicurò. Annuì e mi diressi verso la mia camera temporanea. Scivolai sotto le coperte facendo attenzione a non svegliare Aria.
"Ti voglio bene, principessa." Le sussurrai, prima di chiudere finalmente occhio.

Ally POV

"Spero tu ti sia divertita quanto me." Sogghignò Elliot alzandosi la zip dei pantaloni.
"Tu sei malato." Piansi. Mi lanciò uno sguardo contrariato e con esso uno schiaffone.
"Non mi parlare in questo modo!" Urlò. Arretrai, ero all'angolo della stanza. "Kira arriva tra poco con il tuo cibo."
Il cibo in questo dannato buco di stanza significava una mela e un bicchiere d'acqua. Non riesco ancora a capire come ho fatto a sopravvivere lì dentro. Mi guardavo e notavo come nei giorni diventassi più magra. Probabilmente lì ci ho perso dai 2 ai 5 kg.

Elliot mi fece un ghigno malefico prima di uscire dalla stanza. Una volta che sentii la porta chiudersi a chiave, il mio piano ebbe ufficialmente inizio. 

Il giorno prima avevo trovato un piccolo cacciavite - non fate domande - nell'angolo della stanza e ogni volta che Kira e Elliot uscivano dalla stanza, lo affilavo contro il muro. Finalmente la mattina successiva ero riuscita a farlo abbastanza affilato da farlo entrare nella serratura.
Quei due idioti non avevano nemmeno pensato alle conseguenze di una porta con la serratura su entrambi i lati.
Mi alzai, usando il muro come appoggio per rimanere in piedi e mi avvicinai alla porta. Infilai il cacciavite nella serratura e dopo un paio di minuti sentii quello che speravo: la porta aprirsi. Quel suono mi diede qualche speranza.
Aprii la porta lentamente e mi guardai attorno. Beh, non c'era molto da guardare dato che il posto era completamente vuoto; era una casa abbandonata, come si poteva intuire dalle ragnatele e dalla polvere.
"Vai da qualche parte?" Il mio cuore si fermò alla voce di Kira. Mi girai e fui faccia a faccia con il "diavolo". I miei occhi si spalancarono quando notai il coltello che aveva in mano.

"Lasciami andare!" Urlai, con voce vacillante. Non potevo mostrare debolezza, ma la fiducia in me stava calando a picco.
"Perché mai dovrei?" Domandò, la sua voce era nauseabonda. Si avvicinò di più e mi passò il coltello sulla guancia, poi lo spinse dentro, squarciandomi la pelle e facendolo scivolare verso il basso. Urlai per il dolore mentre una grande ferita si formava, il sangue ne usciva copioso.
"Ti riporto nel seminterrato." Sogghignò prendendomi per un braccio. Usai tutta la forza che avevo per buttarla nella stanza. Cercò di lottare, ma riuscii a chiuderla lì dentro a chiave.
All'improvviso sentii una fitta dolorosa all'addome, abbassai lo sguardo e vidi che il coltello che aveva Kira era adesso nel mio stomaco. Sentii le lacrime formarsi attorno agli occhi e sentii un potente fischio nelle orecchie quando estrassi il coltello.
Uscii dalla casa, tenendomi lo stomaco cercando di fare pressione sulla ferita. Continuai a camminare, ma la mia vista si faceva sempre più annebbiata, secondo dopo secondo.

"AIUTO!" Urlai, o perlomeno ci provai. Tentai di nuovo, ma la voce non uscì. Le mie gambe cedettero e caddi al suolo. I miei occhi cercavano di rimanere aperti, ma decisi di perdere la battaglia e lasciarli chiudere.
Quando pensavo che tutte le speranza erano andate, sentii una voce. "Sta sveglia!"
Ma era troppo tardi.

Austin POV

"Austin, sveglia!" Sentii urlare. I miei occhi si aprirono e vidi Trish girarmi attorno. Mi voltai per vedere se Aria stesse ancora dormendo, ma non era nemmeno lì.
"Trish, che c'è? È per Ally?" Domandai velocemente. Saltai in piedi.
Annuì, con le lacrime agli occhi. "L'hanno trovata." Disse, e quando pensavo che stesse per saltare di gioia, scoppiò a piangere.
"C-che succede?" Chiesi.
"L-lei è s-stata pugnalata." Affermò. Il mio cuore perse qualche battito. "D-dobbiamo a-andare in o-ospedale."
Annuii ma mi fermai. "E Aria?"
"Melanie è qui."
Corsi fuori dalla stanza, salutai velocemente Aria e Mel e uscii dall'appartamento con Trish che mi seguiva. Avevo bisogno di sapere che Ally stesse bene. Era il mio mondo e il mio tutto. Senza di lei, sarei stato una nullità.

Arrivammo all'ospedale a tempi record e prima che me ne accorgessi eravamo già al pronto soccorso cercando un dottore che ci dicesse qualcosa.
"Dov'è Allyson Dawson?" Chiesi all'infermiera dietro la scrivania. Ero senza fiato dato che avevo corso.
L'infermiera scrisse delle cose al computer prima di guardarmi. "La signorina Dawson è nel mezzo di un'intervento chirurgico. Un dottore vi spiegherà il da fare quando l'operazione sarà finita." Annuì distrattamente e mi andai a sedere in sala d'aspetto.
"È tutta colpa mia." Mormorai, passandomi una mano tra i capelli, facendo pressione alla fine.
"Come fa ad essere colpa tua?" Chiese Trish sbalordita.
"Perché avrei dovuto far arrestare Kira già dopo aver saputo quel che mi aveva fatto. E invece no, adesso Ally è ferita e sotto i ferri."
Il telefono di Trish suonò e lei si allontanò per rispondere.

"Perché proprio Ally? La mia Ally?" Domandai ad alta voce. Avrei potuto sembrare un pazzo alle persone che mi guardavano, ma chi mi poteva biasimare?
Passarono dei minuti e Trish ritornò. "Era Ashley." Disse tornando a sedersi."Sta venendo qui con Ethan."
"Senti, ma dov'è Dez?"
"Oh, uh, è a casa. Stava dormendo e non ho voluto svegliarlo perché erano due giorni che non chiudeva occhio."
Annuii. "Come ti senti?" Domandai, ancora non avevo considerato il suo stato d'animo sulla situazione.

Scrollò le spalle. "Penso di stare bene, ma starò meglio quando Ally sarà fuori dalla sala."
Quando arrivarono Ashley e Ethan, spiegammo quel che le era successo e sebbene fossero felici che Ally fosse salva da Kira, erano devastati nel sapere che era rimasta ferita. Lo eravamo tutti.
Rimanemmo seduti in un'attesa che sembrava durare ore, pregando che Ally stesse bene.
"La famiglia di Allyson Dawson?" Sentii qualcuno domandare. Alzai lo sguardo e vidi una dottoressa parlare con l'infermiera con cui avevo conversato prima. L'infermiera indicò noi, la dottoressa sorrise e ci venne incontro. Ci alzammo in piedi, aspettando che parlasse.
"Siete tutti qui per la signorina Dawson, presumo?" Chiese, le sue labbra formavano un piccolo sorriso. "Sono la dottoressa Regan." Ci strinse la mano.
"È finito l'intervento?" Domandai, un po' impaziente.
La dottoressa Regan sorrise e annuì. "Sarà trasferita in sala ricovero. Sarete felici di sapere che l'intervento è stato un successo."

Fummo tutti sollevati, eravamo gioiosi. Ashley era così felice che mi balzò addosso avvolgendomi in un abbraccioi. Io ricambiai, non potei fare a meno di ridere. 
"Quando la possiamo vedere?" Chiese Trish.
"Una volta che verrà sistemata nella sala, vi manderò un'infermiera ad informarvi. Ma solo una persona alla volta potrà visitarla."
La ringraziammo e la guardammo mentre si allontanava, prima di raggrupparci tutti in un unico abbraccio.

"Starà più che bene."

SPAZIO TRADUTTORE

Prima dell'8 dicembre? Volevo dire dopo.
Scusate (l'ennesima volta che lo dico, dovrei scriverlo già nell'introduzione!) per il ritardo. Sono rimasto sorpreso anch'io: Ally riesce a scappare, ma si ritrova un coltello nello stomaco e finisce in ospedale.
Piccola domanda per il pubblico a casa: Cos'avrà fatto Elliot ad Ally? ;)
Grazie per le recensioni e grazie per continuare a seguire questa luuunga storia. Pensavo di riuscirla a finire per la fine dell'anno, ma dato che aggiorno una-due volte al mese, finirò entro Pasqua. E non di quest'anno, a quanto pare! 
Ma ce la metterò tutta.
Ci sentiamo al prossimo capitolo, che, probabilmente (<---) arriverà o qualche giorno prima di Natale, o qualche giorno prima di Capodanno. (Vi dico già scusate per il ritardo del prossimo capitolo ^^')
Come sta andando a scuola? Quand'è che vi daranno le vacanze di Natale? Sentite questa: io vado fino a Sabato 20, domenica a casa, lunedì 22 a scuola e poi di nuovo a casa! Non potevano fare direttamente ponte? Questi vecchiacci.
Questa volta è un vero "Ci sentiamo al prossimo capitolo".
Alla prossima! (<- ancora?)
 

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Capitolo 21
*** Sana e salva ***


Austin POV

"Sei sicuro di non volerla vedere per primo?" Mi domandò Ashley.
Ci avevano detto che potevamo visitare Ally e volevo che Ashley e tutti gli altri andassero prima di me, perché volevo essere l'ultima. E poi, lasciare che tutti mi superassero mi avrebbe dato l'opportunità di chiamare Melanie e sapere come stava Aria.
"Ash, te l'ho detto, non fa niente. Voglio essere l'ultimo, comunque." Dissi, passandomi una mano tra i capelli.
Annuì e mi fece un piccolo sorriso. "Va bene." Mi abbracciò e poi si allontanò, prendendo l'ascensore dato che la stanza di Ally era al secondo piano. Mi misi seduto, in sala d'attesa, dove c'erano anche Ethan e Trish.
"Ethan e io stiamo andando alla caffetteria per prendere qualcosa." Disse Trish, alzandosi in contemporanea con Ethan. "Vuoi qualcosa?"
Scossi la testa. "No, sto bene così. Grazie." Annuì e andò via, con Ethan dietro di lei. Finalmente potevo chiamare Melanie. Rispose al secondo squillo.

"Austin!" Praticamente mi urlò nell'orecchio, facendomi sussultare.
"Cavolo, non c'è bisogno di gridare." 
"Scusa, ma si sa niente di Ally?"
Non potei far a meno di sorridere. "Sì, è uscita dalla sala operatoria: è stato un successo, comunque."
"Grazie al cielo." Disse, tirando un sospiro di sollievo.
"Già. Dimmi, come sta Aria?"
"Bene. Sta facendo merenda, adesso." Sentii delle piccole risate e sapevo che era Aria.
"Mel, pensi di poter portare Aria in ospedale? Se Ally sarà sveglia quando entrerò a visitarla, so che si sentirebbe molto meglio a vederla."
"Uh certo, ma...ok, Dez, glielo dico." Parlò a bassa voce.

"Dirmi cosa?" Domandai.
"Oh, Dez dice che sta venendo in ospedale proprio adesso e magari potrebbe portare lui Aria."
Annuii, senza realizzare che non poteva vedermi. "Sarebbe fantastico."
"Ok, sarà lì tra poco."
"Ok, grazie. Oh, e Mel?"
"Sì?"
Sospirai. "Grazie per tutto."
"No problem, è il minimo. Ci sentiamo dopo."
"Ciao." Riagganciai e rimisi il cellulare in tasca.

Qualche minuto dopo Trish e Ethan ritornarono, con una bevanda e un pacchetto di patatine per entrambi.
"Dez sta arrivando." Informai Trish. "E sta venendo con Aria."
Mi guardò e scosse la testa d'accordo, ma poi alzò un sopracciglio. "La miglior idea che ti è venuta è portata Aria qui?"
"Pensavo che se Ally avesse visto Aria nella sua stanza, al mio turno, questo l'avrebbe fatta sentire meglio."
Sorrise. "È veramente dolce da parte tua, Austin."
Passò una mezzora affinché Dez arrivasse. Aria gli teneva la mano e una volta che mi vide, corse verso di me. Mi alzai dalla sedia e sollevai la bambina.
"Ehi, principessa." Le baciai la guancia e mi misi di nuovo seduto, mettendola sulle mie gambe.
"Papà, dove siamo?" Domandò Aria, guardandomi fisso negli occhi.
"In ospedale." Dissi, accarezzandole i capelli.
"Cos'è?"
Sospirai. "Un luogo dove le persone che stanno male vengono per stare meglio."
"E perché siamo qui? Sono malata?"
"No, no, tu non stai male." Ridacchiai, poi ritornai subito serio. "Ma tua madre sì."
"Mamma sta male?" Sentire quella domanda da mia figlia mi spezzò il cuore. Non volevo dirle che stava male perché avrebbe sollevato un sacco di domande a cui non volevo rispondere.

"Sì, sta male. Ma quando ti vedrà, sono sicuro che starà molto meglio." Le baciai la fronte e lei appoggiò la sua testa contro il mio petto.
Mi girai verso Dez. "Grazie per averla portata, amico."
Sorrise. "Nessun problema. A quanto ho capito è una chiacchierona."
Ridacchiai e annuii. "Già, deve aver preso da Ally."

Dopo un'attesa che sembrò durare ore, finalmente fu il mio turno di andare a visitare Ally. Quando Ashley tornò, aveva le lacrime agli occhi e non sapevo se fossero di gioia o di tristezza, e questo mi preoccupava. Ma mi assicurò che erano di gioia. Mi aveva anche riferito che Ally non si era ancora svegliata. E lo fecero anche gli altri, una volta tornati dalla visita.
Trish e Dez mi dissero che sarebbero rimasti in sala d'attesa, ma io li ho fatti andare a casa. Dato che Trish mi ha portato qui, e che Dez ha portato qui Aria, c'erano due macchine e solo una serviva loro per tornare al loro appartamento. Perciò Dez mi lasciò la sua, così che potessi tornarci anch'io, dato che ero sicuro che non sarei riuscito a stare con Ally tutta la notte, tantomeno con Aria.

"Pronta per vedere mamma, tesoro?" Domandai a mia figlia, davanti la stanza di Ally.
"Sì!" Esclamò, ma dovetti zittirla.
"Principessa, dobbiamo parlare piano, ok?" Sussurrai.
"Perché?" Ricambiò.
"Perché mamma sta dormendo e ha bisogno di riprendersi."
"Ok."

Aprii lentamente la porta della stanza ed entrai. Più mi facevo vicino al suo corpo, più i miei occhi si spalancavano. Ally era pallida come un fantasma, sembrava aver perso un sacco di peso, e notai la presenza di una grossa ma sempre meno visibile contusione vicino alla mascella.
Strinsi i denti, volevo tirare un pugno contro il muro per la rabbia. Ma sarebbe stato impossibile, con Aria tra le mie braccia.
"Ehi, Als." La salutai dolcemente, sedendomi sulla sedia vicino al suo letto. Aria era seduta sulle mie gambe, io le avvolsi un braccio attorno alla vita.
"Ciao, mammina." Sussurrò Aria, raggiungendo la mano di Ally con la sua. "Ti voglio bene."
"Se mamma fosse sveglia adesso ti abbraccerebbe fortissimo." Le dissi.
"Papà?" Si voltò. "E quando si sveglierà?"
Le baciai la fronte. "Spero presto. Ma sai cosa la può aiutare?"
"Cosa?"
"Vai a darle un bacio sulle labbra." Misi Aria sul letto di Ally delicatamente. Aria si avvicinò e si piegò a darle un bacio sulle labbra, breve ma dolce. Poi la presi e la sistemai nuovamente sulle mie gambe.

Avvicinai la mia mano a quella di Ally, e intrecciai le dita. Stetti in silenzio per qualche minuto, guardando la mia ragazza. Sembrava stare così male, avrei voluto darle un forte abbraccio e dirle che tutto sarebbe andato per il meglio.
"Papà, ho sonno." La sua voce mi riportò alla realtà.
"Che dici se ti sistemo sul divanetto e ti riposi un po'?" Le suggerii, indicando il divano contro il muro. Annuì e basta.
L'accolsi tra le mie braccia, mi avvicinai al divano e ce la sdraiai su. Mi tolsi la giacca e la misi sul suo esile corpo.
"Sogni d'oro, principessa." Le baciai la guancia. "Ti voglio bene."
"Anch'io, papà." I suoi occhi si stavano già chiudendo, e in pochi secondi si addormentò.
Presi posto sulla sedia vicino al letto di Ally e le presi di nuovo la mano. "Als," parlai piano, strofinandole la mano con il pollice. "Per favore, svegliati."

Silenzio. L'unica cosa che odiavo in quel momento. Sapevo che non poteva rispondermi, ma mi serviva un suo segno, per capire che mi poteva sentire. Sapevo che non era in coma, ma solo sotto anestesia, ma volevo che si svegliasse comunque. Avevo bisogno di vedere i suoi grandi occhi marroni e il suo sorriso luminoso.
"Als, ti amo tanto e sono così felice che ti riprenderai." Sentii la sua mano muoversi nella mia e spalancai gli occhi. "Su Als, ce la puoi fare. Puoi svegliarti." Le dissi, dolcemente. Non volevo farle pressione, ma ero impaziente: volevo vederla sveglia.

La sua mano si mosse nella mia ancora una volta e non potei che sorridere quando i suoi occhi si aprirono lentamente.

"Ehi." Sussurrai. Le spostai una ciocca di capelli dal viso, sapevo che probabilmente avrebbe avuto un mal di testa. "Dove sono? Non mi ricordo niente dopo esser svenuta."
"Tu, uh, sei stata pugnalata. Adesso sei in ospedale." La mia voce si spezzò mentre le spiegavo.
Scosse la testa lentamente. "Ora mi ricordo." I suoi occhi si spalancarono e la paura era visibile sul suo volto. "Dov'è Kira? E-ed Elliot?"
Aggrottai le sopracciglia. "Elliot? Lui che c'entra?"
Cominciò a piangere. "L-lui era..lu-"
"Als, se non sei pronta non dire niente." La rassicurai.
"No, devo dirtelo." Era determinata e sapevo che niente l'avrebbe fermata dal dirmelo.
"E va bene."
Fece un respiro profondo e si asciugò le lacrime dal volto. "Elliot era con Kira quando mi sono svegliata nel seminterrato." Parlò piano, la sua voce vacillava nel trattenere le lacrime.

Provai a zittirla ma continuò. "Kira ha detto che visto che non ti lasciavo andare ha dovuto rapirmi. Elliot ha contribuito perché mi voleva tutta per lui. Ha fatto c-cose-" Si fermò, scoppiando a piangere.
Salii sul lettino e l'avvolsi tra le mie braccia. Cercai di essere il più attento possibile, aveva appena subito un intervento.
"Shh, va tutto bene." Sussurrai accarezzandole i capelli. Nascose la faccia nel mio petto e pianse.
"Lo odio! Lo odio da morire!" Le sue grida furono soffocate dalla mia maglia, ma riuscivo a capirla.
"Lui ti ha, um-" La mia voce vacillò una volta che iniziai a farle quella domanda. Scosse la testa e mi guardò negli occhi.
"Non mi ha mai-" Singhiozzò. "Violentata. M-ma mi ha f-fatto dell'a-altro." Lacrime uscirono copiose dai suoi occhi e l'unica cosa che mi venne in mente fu quella di stringerla più forte.
Non avete idea di come mi sono sentito sollevato quando mi ha detto che non l'ha mai violentata. Nessuno merita di provare ciò, soprattutto una persona innocente come Ally.

"Starei bene, promesso." La rassicurai, abbracciandola forte. Stava tremando e singhiozzando e volevo che le passasse la sensazione dolorosa che provava.
Dopo qualche minuto, finalmente smise di piangere e si limitò a tirar su col naso. Guardò al divano e notò Aria che dormiva. Sorrise.
"Me la porti qui?" Domandò Ally. Presi la bambina e ritornai vicino ad Ally. 
Cominciò ad accarezzarle i capelli e capii che stava cercando di non scomporsi e di trattenersi dal piangere ancora.
"Non posso credere che mi abbiano tenuta lontano da te." Mugulò. "Non so nemmeno quanto sono stata chiusa là dentro."
"Vuoi saperlo?" Le domandai. Mi guardò e assentì. "Cinque giorni."
"Cinque giorni?" Ripeté. Annuì. "Pensavo settimane."
Afferrai lievemente il suo braccio. "Als, sembra tu abbia perso un sacco di peso."
"Perché è così, in effetti. Mi davano solo una mela e un bicchiere d'acqua al giorno."
Spalancai gli occhi. "Giuro che semmai dovessi incontrare di nuovo quelli lì, li ucciderò con le mie mani." Ringhiai. "Ma adesso, il mio pensiero sei tu."

Ally POV

Dire ad Austin ciò che mi era successo è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Ovviamente non scesi nei dettagli, ma questo non facilitò la cosa.
Guardai mia figlia la cui testa era sulla mia gamba, e mi sfuggì una lacrima. Come ha detto Austin, sono stata via per cinque giorni, perciò sono stata lontana da lui, Aria e tutti gli altri miei amici per così tanto tempo.
Rivolsi la mia attenzione al biondo, seduto vicino a me. Riuscivo a vederlo perfettamente e le prime cose che notai sul suo volto furono le borse che aveva sotto gli occhi.

"Non hai dormito quasi per niente, giusto?" Domandai, sfiorando con il pollice le occhiaie dell'occhio destro.
"Non ti preoccupare per me." Mi disse dolcemente, baciandomi la fronte.
"Beh, non posso farne a meno. Sembri esausto." Gli accarezzai i capelli e inclinò la testa, era poggiata sul palmo della mia mano.
"Ti ho quasi persa." Sussurrò. I suoi occhi si fecero lucidi e si rattristì. "Ti ho già persa una volta e non voglio che succeda ancora." Scesero delle lacrime ma le asciugai in fretta.
"Ti prometto che non andrò più via da te." Sussurrai dolcemente. "Ti amo troppo per abbandonarti." Mi strinse forte e nascose il volto contro il mio collo. Sentii lacrime calde sfiorarmi quella parte, avevo capito stesse piangendo. Decisi di stare in silenzio e mi limitai ad accarezzargli i capelli con le dita.

"Ti amo da morire." Singhiozzò. 
"Anch'io, tanto."
Sperai che le nostre vite tornassero alla normalità e che tutto questo divenisse solo un piccolo ricordo del passato.

SPAZIO TRADUTTORE

Christmas Miracle!
Ecco qua un nuovo capitolo e, sembra strano, ho aggiornato proprio quando avevo detto che avrei aggiornato! Miracolo!
Consideratelo come un piccolo regalo di Natale, su. E grazie per tutte le recensioni e anche mex. privati. Sono felice che siate interessati (anzi interessate, sono l'unico maschio, a quanto mi dicono haha) alla storia.
Ally si è svegliata (secondo miracolo di Natale). Elliot non ha violentato Ally, cioè io ne ero fermamente convinto! E invece no! Che strana la vita.
Tradurre questo capitolo è stata una fatica perché è saltato il tasto S della tastiera e per fare la S dovevo schiacciare trecentomila volte, altrimenti non la metteva.
Perciò niente, eccovi il capitolo e il prossimo arriva entro il 31 oppure direttamente nei primi giorni del nuovo anno. Ma spero entro il 31.
Ciao e ancora grazie!

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Capitolo 22
*** Disneyland ***


Ally POV

Non posso credere che devo celebrare il compleanno di Aria in ospedale." Dissi a Trish.
Sono stata in ospedale per quasi  due settimane ed ero pronta per andare a casa. Mi sentivo totalmente meglio ma i dottori mi dicevano che dovevo rimanere lì e guarire. Dato che ero rimasta cinque giorni in un seminterrato senza un cibo degno di tale nome, ero malnutrita e sottopeso. Dovevano assicurarsi che avevo preso peso prima di lasciarmi tornare a casa, cosa che sarebbe accaduta il giorno successivo.
"Ad Aria non interesserà che lo passerai qui." Mi rassicurò Trish. "Vuole solo che tu stia meglio."
"Ma sto meglio!" Esclamai, frustrata. "Mi sento completamente nuova e non mi fa nemmeno più male lo stomaco!"
"Als, i dottori devono essere sicuri che stai bene. Lo dobbiamo essere tutti."
Sospirai. "Lo so. Ma volevo trascorrere la giornata con mia figlia e volevo che avesse un compleanno grandioso."
"Puoi ancora." Sorrise. "Basta che vai in corridoio e lasci Aria spaventare tutti."
Risi. "Sarebbe crudele."
"Ma divertente." Se ne uscì. "Dimmi, hai parlato con Jimmy?"

Scossi la testa. "Non dopo l'arresto di Kira."
Già. Era stata arrestata. I poliziotti l'hanno trovata nel seminterrato dove l'avevo chiusa, anche grazie all'aiuto della persona che mi ha trovato dopo che svenni. Non sapevo tutti i dettagli, ma quel che mi importava era che Kira era finalmente fuori dalla nostre vite.
Per quanto riguarda Elliot, beh, era morto. Apparentemente i poliziotti l'avevano trovato in un'abitazione lontana e la causa della sua morte era overdose da droga. Penserete che mi sarei sentita triste per la sua morte, ma non fu così. Ha abusato sessualmente di me e quindi peggio per lui se è morto.

"So che Kira è figlia di Jimmy, ma provo pena per lui." Disse Trish.
Annuii d'accordo. "Onestamente non capisco perché Kira sia uscita così. Jimmy è dolce e carino con tutti, Kira è-"
"Una mezza rincoglionita." Finì al mio posto.
"Sì, esatto." Risi.
"Mammina!" Mi voltai verso la porta nel sentire la voce tremante di mia figlia. Sorrisi e la feci sedere sul letto.
"Buon compleanno, piccola." Le baciai la fronte. Austin entrò dopo poco.
"Ehi, Als." Si avvicinò e mi baciò sulle labbra.
"Bene, io vado." Disse Trish, mettendosi in piedi. "Buon compleanno, zuccherino." Baciò Aria sulla testa, salutò ancora e uscì.
"Mamma, quando torni a casa?" Domandò Aria.
Sospirai. "Domani." Guardai Austin che aveva un sorriso a 32 denti, ma era un po' inquietante. "Che c'è?" Chiesi.
"Non domani. Torni a casa ora."

"Ma-pensavo-cosa?" Farfugliai.
Rise. "Ho parlato con i dottori e hanno detto che sei abbastanza in salute per lasciare l'ospedale oggi."
Feci un ampio sorriso e saltai tra le braccia di Austin. Per poco non cadeva, ma fortunatamente non è successo.
"Che dici se adesso ti vesti e ce ne andiamo?" Suggerì Austin allentando la presa. "Ho già firmato tutti i permessi perciò sei completamente libera."
Lo baciai. "Sei il migliore." 
"Lo so." Ruotai gli occhi mentre mi dava un bacio sulla fronte.

Presi le borse con i vestiti che avevo lasciato al fianco del letto e mi diressi al bagno. Mi misi un paio di shorts e una maglia blu con apertura a V, che calzò perfettamente con le converse dello stesso colore. Era così bello sapere di star abbandonando l'ospedale.
Raccolsi i capelli in una coda prima di uscire dal bagno. Non potei far a meno di ridere quando vidi Austin sdraiato sul letto e  Aria sedutagli in faccia. Sì, in faccia.
"Aria, che stai facendo?" Le domandai. La sollevai e me la misi sulle gambe. Austin prese una profonda boccata d'aria.
"Aria, mi hai fatto rimanere senza fiato." Spiegò, solleticandole lo stomaco.
Ridacchiò. "Scusa, papà."

"Bene, usciamo di qui?" Chiesi. "Ho chiuso con gli ospedali."
Annuì. "Certo, andiamo." Austin prese Aria e se la mise al grembo, poi prese me per la mano e ne intrecciò le dita.
Quando uscimmo dall'ospedale, sentii finalmente la brezza californiana. Non uscire fuori per quasi due settimane fa schifo. Odiavo essere bloccata in uno stupido letto, mangiare orribile cibo d'ospedale, e in generale il luogo. Sì, i dottori mi hanno aiutata a guarire, ma guarire a casa sarebbe stato meglio.
"Casa dolce casa!" Sorrise Austin aprendo la porta dell'appartamento. Aria corse dritta verso la sua stanza e io andai dritta in cucina.
"Invece di mangiare qui perché non andiamo fuori dato che è il compleanno di Aria?" Suggerì Austin. Chiuse il frigorifero che avevo fissato per tipo due minuti.
"Sì, mi sta bene. Ma saremo solo noi, o dovremmo invitare qualcun altro?" Domandai, avvicinandomi a lui e avvolgendo le mie braccia attorno al suo busto.
Scrollò le spalle e avvolse le mie con il suo braccio. "Decidi tu."

Ci pensai su per un minuto. "Invitiamo tutti." Decisi. "E dopo che mangiamo, possiamo tornare qui e far aprire ad Aria tutti i regali."
"In questo modo rimarranno qua per diverse ore." Scherzò.
"Ehi, sei tu quello che ha voluto comprare un mucchio di regali."
"Non mi sto lamentando." Rise. Ruotai gli occhi e poggiai la mia mano sul suo petto. "Sono felice che tu sia a casa." Sussurrò. Sorrisi quando mi sentii baciare sul capo.
"Anch'io." Sussurrai a mia volta. "Non vedo l'ora di dormire nel mio, di letto."
"Nel nostro letto." Corresse ridacchiando.
"Sai cosa intendevo." Dopo esser rimasti per qualche momento messi così, ci staccammo.
"È meglio se mandiamo a tutti un messaggio dicendo di incontrarci a..." Si fermò, non ne aveva la più pallida idea.
"Uh, non saprei." Poi schioccai le dita.
"Cosa?" Fece, notandolo.
"Beh, avevamo pianificato di andare a Disneyland oggi, perciò perché non ci andiamo tutti insieme?" Suggerii.
Sembrò un po' esitante. "Non so. Sei appena uscita dall'ospedale."

"Austin, starò bene. E se ti aiuta, non salirò sulle giostre."
Sorrise. "Meglio così."
"Ma adesso ci vai tu sopra, con Aria."
"Certo. Amo le giostre!" Esclamò.
Risi. "Sei sicuro di non avere cinque anni?"
"Ti prego, Als. Ogni adulto ama le giostre di Disneyland."
"Uh huh. Adesso vai a chiamare Trish e Dez, che io chiamo mia sorella." Dissi. Annuì e prese il cellulare.
Feci il numero di Ash sul telefono e rispose al terzo squillo.
"Ehi, sorellina, come va?" La sua voce allegra echeggiò nelle mie orecchie.
"Ehi, Ash. Vi va, a te e ad Ethan, di venire a Disneyland con noi?" Domandai, mordendomi il labbro.
"Aspetta, sei uscita dall'ospedale?" Chiese, confusa.
Annuii anche se non poteva vedermi. "Sì, Austin ha parlato con i dottori e mi hanno lasciato uscire." Spiegai. "E dato che oggi è il compleanno di Aria, volevamo portarla lì."

"In primis, ringrazia da parte mia il tuo fidanzato, per non avermi detto che uscivi dall'ospedale." Fece sarcastica. "In secundis, veniamo anche noi. Piuttosto, ci incontriamo lì o seguiamo voi?"
"Uh, potete venirci dietro. Probabilmente prendiamo la nostra macchina, dato che anche Trish e Dez vengono."
"Bene, è accordato."
Sorrisi. "Sì. Ci sentiamo."
"A dopo." Riagganciai e mi voltai verso Austin.
"Bene, sì. Ci sentiamo, amico. Ciao." Capii che parlava con Dez da "amico". Riagganciò e fece scivolare il telefono in tasca.
"Perciò?" Domandai.
"Vengono. Saranno qui tra qualche minuto."
Annuii. "Ashley e Ethan ci seguiranno."
"Ok. Ora, diciamolo ad Aria." Disse, camminando verso la sua stanza. Feci lo stesso.
Aprì lentamente la porta e ci infilò la testa. Non capivo cosa stesse facendo, ma vabbè. Una volta che entrò nella sua stanza, prese Aria e cominciò a solleticarla, capii perché cercava di fare tanto il silenzioso.
"Papà!" Strillò, contorcendosi nelle sue braccia. Aveva un grosso sorriso sul viso, come Austin.
"Va bene." Fece accomodare Aria sul letto e si sedette accanto a lei. Decisi di stare in piedi, insomma, ero stata seduta e sdraiata per due settimane intere.
"Aria, dato che è il tuo compleanno, indovina dove ti portiamo." Le dissi.

"Disneyland?!" Indovinò. Si alzò e cominciò a saltare sul letto. Non potei far a meno di ridere e scuotere la testa. "Yay!" Ridacchiò.
Austin l'afferrò e la mise a testa in giù, tenendola dalle caviglie. "Penso che dovremmo tenere Aria sottosopra tutto il tempo." Scherzò.
"No!" Rise Aria. "Mettimi giù!"
"Qual è la parola magica?" Domandò Austin, sorridendo.
"Pancake!" Rise e la mise giù.
"Dirà pancake al posto di per favore." Gli dissi.
"Perché per favore non sono le parole magiche. Giusto, Aria?" Chiese a nostra figlia, che ancora rideva. La prese e se la mise sulle gambe, riempiendola di baci.
Sentii il campanello suonare, perciò uscii dalla camera di Aria e aprii la porta, mostrando i miei due migliori amici.
"Ehi, ragazzi." Salutai, abbracciandoli.

"Dimmi, come ci si sente a stare fuori dall'ospedale?" Domandò Trish.
Sorrisi. "Non ci voglio più tornare là dentro."
D'un tratto, Aria entrò nel salotto correndo, ridacchiando e strillando. Austin era dietro di lei, e dalla scena sembrava proprio stesse cercando di acchiapparla.
"Ciao anche a te, Austin." Disse sarcasticamente Trish. Notai il sorriso sul suo volto.
"Sì, ciao ragazzi." Riprese fiato. Aveva il respiro affannato, le mani sulle ginocchia.
"Qualcuno è senza fiato?" Indovinai.
"Solo un pochino." Indicò una quantità con pollice e indice.

Ci sedemmo e parlammo per qualche momento, poi arrivarono Ashley ed Ethan. Dopo che augurarono velocemente buon compleanno ad Aria, lasciammo l'appartamento e saltammo nelle nostre rispettive macchine. Mi offrii a guidare, ma Austin protestò. 

Passammo l'intero viaggio a ridere e a parlare. Era così bello che tutto fosse tornato alla normalità. Kira ed Elliot erano fuori dalle nostre vite per sempre e non potevo essere più felice. Austin e io finalmente vivevamo una vita felice e normale con nostra figlia. Beh, normale non proprio dato che lui è una superstar, ma avete capito.

"Dov'è Topolino?!" Esclamò eccitato Dez, mentre camminavamo là nel parco. Lo guardammo straniti, lui si limitò a sorridere.
"E tu pensavi che fossi io a comportarmi come un bambino di cinque anni." Mi sussurrò Austin. Lo guardai e risi.
"Dove andiamo prima?" Domandò Ash.
"Ovunque tranne che all'attrazione delle tazze da the."
Risi. "Che ne dite dell'Astro Orbitor?" Suggerii. "Cioè, io non posso, ma voi sì."
"Perché non puoi salirci?" Domandò Dez.
"Perché è appena uscita dall'ospedale e non la farò salire su alcuna giostra." Rispose Austin. Sospirai e sollevai Aria al grembo.
"Non penso che una giostra per bambini possa ucciderla." Disse Trish.
"Non vi preoccupate, ragazzi. Rimango a guardarvi." Accennai un sorriso.

Austin mi guardò e notò la tristezza nei miei occhi. "Sei sicura al 100% di sentirti bene?"
Annuii. "Sì, sai, è che..."
"Ok." Sospirò. "Puoi andare sulle giostre. Ma non quelle troppo pericolose."
Ruotai gli occhi. "Certo, papà."
"Volevi dire, papino?" Ammiccò.
"Austin!" Urlarono i nostri amici, mentre io scoppiavo a ridere.
"Oops." Sorrise innocente. "Avevo dimenticato foste qui." Disse loro.
"Als, ti serve del nastro adesivo per tappargli la bocca?" Domandò Ash.
Austin mise il broncio. "Offensivo." Risi.
"Mamma, andiamo." Supplicò Aria.
"Ok, ok." Sorrisi e le diedi un bacio sulla testa. La misi giù e Austin le prese la mano.
"Alla giostra!" Dichiarò Dez, facendoci ridere.

Sebbene l'Astro Orbitor fosse una giostra per bambini, è stato divertente. Era veloce, ma non così tanto dato che allora tutti i bambini avrebbero gridato e pianto. Trish, Dez, Ashley e Ethan furono soggetti di alcune occhiatacce, dato che non avevano alcun bambino con loro. Mentre per quanto riguarda me e Austin, fummo fissati da molti a causa del biondino. Un mucchio di bambini che aspettavano in fila gli chiesero persino l'autografo e lui da bravo li firmò a tutti.
Mentre il giorno si apprestava a diventare notte, decidemmo di non tornare già a casa. C'era un'unica ragione per cui non volemmo: dovevamo vedere i fuochi d'artificio!

"Aria si addormenterà appena messa nel letto." Dissi ad Austin dopo aver visto Aria, tra le braccia di Trish. La sua testa era sulla sua spalla e i suoi occhi cominciavano ad appesantirsi.
"Sì, e immagino che aprirà domani i regali." Mi avvolse un braccio attorno e si fece più vicino.
"Pensi che le sia piaciuto il compleanno?" Domandai.
"Penso di sì." Mi diede un bacio sulla guancia.

Quando i fuochi d'artificio iniziarono, ero strabiliata. Ho sempre amato guardare i fuochi e sebbene tutte le volte che li ho visti, rimanevo sempre e comunque impressionata.

Spalancai occhi e bocca quando vidi in cielo una particolare esibizione di fuochi.
"Allyson Dawson, mi vuoi sposare?" Lessi dentro di me, fissandoli. Mi girai verso Austin. Era inginocchiato, teneva una scatolina aperta in mano che mostrava un anello con diamante bellissimo. Mi coprii la bocca con la mano e le lacrime cominciarono a formarsi negli occhi.

"Als, quando ci siamo incontrati la prima volta, ho subito saputo che eri quella giusta per me. Ero il ragazzo più felice del mondo quando abbiamo iniziato ad uscire. Non averti avuto nella mia vita per tre anni è stata una tortura. Sapevo che non avrei mai trovato qualcun altro come te, e non ci ho nemmeno provato. Averti indietro, e con Aria, è stata la miglior cosa che mi sia mai successa. Perciò, vuoi continuare a rendermi il ragazzo più felice del mondo e sposarmi?"

Annuii mentre le lacrime scendevano. "Sì, sì, sì!" Lui sorrise e fece scivolare l'anello attorno al mio dito. Si alzò e mi tirò verso di lui, le nostre labbra si unirono in un bacio appassionato. Sentii grida ed "evviva" tutt'accanto, ma Austin e io eravamo nel nostro piccolo mondo.

"Sta succedendo veramente?" Domandai, a bassa voce. Austin lasciò la sua testa contro la mia e sorrise.
"Certo, signora Moon."
Sorrisi. "Mi piace come suona."
"Già, anche a me."

SPAZIO TRADUTTORE

Ultimo capitolo del 2014! Col botto! Letteralmente, ci sono i fuochi d'artificio.
Niente, finalmente finisce st'anno, che pizza.
Ok, niente, soliti ringraziamenti del capitolo, che vanno come sempre a tutti quelli che leggono la storia, tutti quelli che la osservano (?), tutti quelli che hanno messo la storia nelle preferite, nelle ricordate o nelle seguite. Ringraziamento a DayDreaming_ per avermi citato nel suo spazio autrice facendomi complimenti di tutti i tipi, che meriterebbe lei in primis (<- penso leggiate tutti le sue storie, ma se non lo fate, date un'occhiata a Io Ti Appartengo e la nuovissima The Revenge) e ripeto che è una scrittrice straordinaria come già ben saprete.
Ringraziamento agli ultimi recensori perciò ad auslly shipper_biebera Diaryofwriters, Francy e fily e ad Angelauri (cliccate sui nomi per andare a vedere le loro storie, sperando che Dio ce la mandi buona e che i collegamenti funzionino)
Eee, niente! Buon anno nuovo e che sia gioioso per tutti voi della sezione A&A. E compagnia.
Auguri e al prossimo capitolo, che arriverà l'anno prossimo! (<- ho sempre desiderato dirlo!! ^^')

Ciao!

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Capitolo 23
*** Un altro bambino? ***


(continuo del capitolo precedente)

Ally POV


"È crollata." Dissi ad Austin mentre ci dirigevamo nella nostra camera da letto.
Eravamo appena tornati da Disneyland e mancavano dieci minuti alla mezzanotte. Aria era esausta, perciò la misi nel letto e nell'istante in cui la sua testa toccò il cuscino, si addormentò. Per quanto riguarda me, non ero completamente stanca. Chi potrebbe esserlo dopo che l'amore della propria vita le si dichiara?
Sulla strada di casa, Trish stava praticamente strillando per quanto fosse emozionata per me e Austin. Aveva cominciato a pensare a come avrebbe organizzato il matrimonio e ad accompagnarmi a comprare il vestito da sposa.
"Sono sorpreso del fatto che non si sia addormentata prima, in macchina." Disse Austin. Si era già tolto i vestiti che aveva indossato tutto il giorno, perciò indossava dei pantaloni di tuta e niente maglietta. Ma non me ne sono lamentata, avete visto i suoi addominali?
Annuii. "Vado a cambiarmi." Presi dei pantaloncini e una larga camicia prima di entrare nel bagno. Non mi chiedete perché mi cambio sempre in bagno quando c'è Austin in camera, perché non ne ho idea.

Mi tolsi il trucco dal viso, mi infilai i vestiti per la notte e mi lavai i denti. Poi uscii dal bagno, e mi misi comoda sul letto.
"Sai cos'ho appena realizzato?" Chiese Austin dopo un attimo di silenzio.
"Cosa?" Gli domandai, voltandomi verso di lui.
"Non abbiamo portato Aaron con noi."
Mi cadde la faccia a terra. "Diamine! Avevo totalmente dimenticato di chiamare la madre di Aaron e domandarle se sarebbe potuto venire."
E se io ero arrabbiata del fatto, Austin era felice. Aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro. "Togliti quel ghigno dalla faccia." Gli dissi. Scosse la testa e mi mise le mani alla vita, spingendo il mio corpo più vicino al suo.
Lasciai la mia testa rimanere contro il suo collo. "Sai, avevo veramente paura che dicessi no." Sussurrò Austin, facendomi mandare indietro la testa per guardarlo negli occhi.
"Perché mai avrei dovuto?" Domandai con dolcezza, passando le mie dita sui suoi capelli.
Scrollò le spalle. "Non lo so. Ma sono totalmente felice che tu non l'abbia fatto." Si sbilanciò in avanti e mi rubò un dolce, passionato bacio. Sorrisi, e lui fece lo stesso.

"Dobbiamo dirlo a mio padre." Dissi, dopo esserci staccati.
"Perché non glielo diciamo quando andiamo a Miami per il suo matrimonio?" Suggerì Austin.
"Il nostro fidanzamento non sarà in riviste e programmi TV?" Domandai.
Scosse la testa. "Ne dubito. Nessuno ha capito che ero io quando ho fatto la proposta. Era troppo buio, anche se c'erano i fuochi d'artificio."
Annuii. "Immagino di dover indossare i guanti ogni volta che esco così che nessuno veda l'anello." Scherzai.
"O potremmo stare qui nell'appartamento e fare qualcosetto prima di partire per Miami." Ammiccò, facendomi arrossire.
"Ti ecciterebbe, non è così?" Domandai con un sopracciglio alzato.
"Un pochino." Sorrise.
Ridacchiai e avvolsi le mie mani attorno al suo bacino. "Vai a lavoro domani?" Sussurrai.
"Sì, Mel deve fare delle registrazioni." Rispose. "Tu devi andare al Sonic Boom?"
"Sì, Jamie lavora e Ash ha la giornata libera."
"Le dirai del nostro fidanzamento?"
Annuii contro il suo petto. "È una delle mie migliori amiche. Ma mi assicurerò che non lo dica a nessuno."
"Va bene. E io lo dirò a Mel."
"Certo." Sbadigliai. "Adesso dormiamo."
"Notte, Als."
"Notte, Austin." Farfugliai, le mie palpebre si fecero pesanti. In pochi minuti fui nel mondo dei sogni.


"Jamie, ho delle notizie." Dissi mentre giravo il cartello da "chiuso" ad "aperto".
Anche se eravamo aperti, questo non significava per forza che qualcuno ci sarebbe entrato, sapevo di essere al sicuro.
"Che succede?" Domandò, lasciando il cellulare sul bancone.
Invece di dirglielo a parole, alzai la mano sinistra, mostrando l'anello di fidanzamento. I suoi occhi si spalancarono e afferrò la mia mano, esaminando l'anello.
"È quello che io penso che sia?" Domandò lentamente. Mi guardò negli occhi e tutto quello che riuscii a fare fu sorridere e annuire. "Ahhh!" Strillò, saltando su e giù.
"Allora immagino tu sia felice?" Domandai.
"Mi stai prendendo in giro? Sono entusiasta!" Strillò ancora e mi abbracciò in una presa strettissima. Non potei fare a meno che ridere e ricambiare.
"Oh, ma non puoi dire a nessuno che io e Austin siamo fidanzati." Le dissi, quando mi rese libera dall'abbraccio stritolatore. Mi lanciò un'occhiata confusa perciò continuai a parlare. "Voglio dirlo a mio padre quando andiamo a Miami il mese prossimo e se tutti sapessero che Austin mi ha fatto la proposta, il nostro fidanzamento finirebbe in riviste e in TV. Perciò, non lo stiamo dicendo a nessuno." Spiegai.
Annuì. "Capisco. Beh, non ti preoccupare. Manterrò questo segreto." Fece anche finta di chiudere le labbra a chiave e buttarla via.
"Come si è proposto?" Domandò, con un sorriso sul volto.
"Dato che ieri era il compleanno di Aria, siamo andati a Disneyland e abbiamo trascorso la giornata lì con mia sorella e compagnia. Siamo rimasti fino ai fuochi d'artificio e quando ho guardato in cielo, alcuni dei fuochi formavano la scritta "Allyson Dawson, vuoi sposarmi?"
"Oh Cristo! È così dolce!" Non potei che ridere alla sua reazione perché aveva cominciato a saltare su e giù, battendo le mani come una foca.
"Onestamente non riesco a credere che mi abbia chiesto di sposarlo." Dissi, con guardo sognante. "Quando ho letto quello che dicevano i fuochi d'artificio, pensavo di star avendo le allucinazioni."
"Penso sia veramente romantico." Si entusiasmò Jamie. "Magari qualcuno mi chiedesse di sposarlo in questo modo."
"Ma almeno stai vedendo qualcuno?"
"No. Sola come un cane."
Ridacchiai. "Non ti preoccupare, Jamie. Troverai qualcuno presto."
"Si spera." Sospirò.

Attorno alle nove, alcuni clienti cominciarono ad entrare nel negozio, mettendo fine alla conversazione mia e di Jamie. Cercai di nascondere la mia mano sinistra così che la gente non si accorgesse dell'anello di fidanzamento, ma avevo completamente bisogno di usare entrambe le mani!
Quando finalmente il negozio stava per chiudere, io e Jamie eravamo veramente tanche. Beh, stanche è dire poco. Ci sentivamo degli zombie.
"Dio santo," fece esausta Jamie. "Sono sfinita."
Concordai. "Ho l'impressione che non ci siamo fermate un momento."
"Magari perché è così." Rise. "Ehi, non devi prendere Aria dall'asilo?"
Scossi la testa. "In verità non è andata all'asilo oggi. È rimasta con Ashley per tutto il giorno."
"Ah, ok."
Sbadigliai e mi stropicciai gli occhi. "È ora che io vada a casa a dormire." Dissi, sbadigliando nuovamente.
"Sì, anche per me." Concordò Jamie.
Dopo aver girato il cartello all'entrata e salutato velocemente Jamie, fui in macchina, e guidai con altrettanta velocità per tornare in fretta a casa. Va bene, non era proprio alta velocità, ma il limite da rispettare. Non potrei mai oltrepassarlo.

"Ho bisogno...di dormire." Mormorai stanca mentre entravo nell'appartamento. Misi le chiavi della macchina e la borsa sul bancone della cucina prima di dirigermi nella stanza da letto. Appena entrai nella stanza collassai, con la faccia contro il letto. Usai tutte le energie che mi rimanevano per coprirmi con le lenzuola. L'unico pensiero che mi passò per la mente prima che il sonno avesse la meglio su di me fu "Grazie al cielo Ashley porterà a casa Aria."


"Aria, fa attenzione." Udii da una voce mascolina, e subito riconobbi che era quella di Austin. Provai pressione sulla schiena e sentivo che mia figlia doveva esserci salita sopra. Ma ero troppo stanca per muovermi.
"Mamma, svegliati." Ridacchiò Aria.
"No," borbottai, cercando di coprirmi ancora di più con le lenzuola.
"Va bene, Aria, sai cosa fare." Ero sul punto di domandare cosa intendesse Austin, ma quando sentii una lingua fare contatto con la mia guancia, non ebbi più alcun dubbio. Mi girai di scatto così da stare sulla schiena, e fissai il mio fidanzato. Sì, mi piace dirlo.
Austin, tenendosi lo stomaco, stava morendo dalle risate, tanto che a un certo punto lacrime cominciarono a scivolargli sul viso. Aria era sdraiata accanto a me, e rideva anche lei.
"Voi due siete crudeli." Farfugliai, alzandomi dal letto e andando in bagno. Mi lavai la faccia, togliendo così la saliva di Aria dalla guancia, prima di ritornare in camera. Mi aspettavo che Austin e Aria fossero nella stanza ma non lo erano. Lentamente uscii da lì, ma quando ero sul punto di dirigermi verso il salotto, due persone mi attaccorno, mandandoci tutti e tre sul pavimento.
"Qual è il vostro problema?" Domandai, ridendo.
"Assalirti era un'idea di Aria." Disse Austin, puntando il dito contro nostra figlia. Giocosamente guardai Aria con sguardo feroce prima di sollevarla. Le riempii la faccia di baci e allo stesso tempo Austin cominciò a farle il solletico. Lei strillava e rideva e noi non potemmo far altro che lo stesso.
"Ok," Dissi senza fiato, alziamoci. Austin prese Aria e se la mise sulle spalle prima di andare verso il salotto. La buttò giù sul divano scherzosamente, facendola ridere di nuovo.
"Dimmi, com'è andata a lavoro?" Domandò Austin passandomi un bicchiere colmo d'acqua.
Scrollai le spalle e bevvi un sorso. "Estenuante. E invece com'è andata con Mel?"
"Bene. Abbiamo registrato una nuova canzone che ha scritto lei stessa." Io annuii, lasciando che il silenzio invadesse la stanza prima che Austin parlasse di nuovo. "Hai detto a Jamie del nostro fidanzamento?"
"Sì. Un sacco di urla, salti su e giù, abbracci, e ancora abbracci." Lui rise. "Tu l'hai detto a Mel?"
"Sì, praticamente mi è saltata addosso quando le ho detto come ti avevo fatto la proposta."
Quella volta risi io. Poi, all'improvviso, un pensiero salì a galla. "Mi dici quando hai avuto anche solo il tempo di parlare con gli addetti alla schermata di fuochi? Cioè, come hai fatto per la scritta?"
"Beh, quando tu e Aria siete andate in bagno, ho detto ai ragazzi dell'idea e loro vi hanno distratto finché non sono tornato."
"Scusami?  Tutti sapevano che mi avresti fatto la proposta?" Chiesi, scioccata.
Assentì con un sorriso sul volto. "Già. Ma se non l'avessi detto a loro, mi avrebbero ucciso probabilmente."
Ci pensai per qualche instante prima di dargli ragione. "Sì, forse hai ragione."

Tornammo nel salotto, da cui ci eravamo allontanati per parlare, e sprofondammo nel divano. Austin prese Aria e se la mise sulle ginocchia. 
"Piccola, ti sei divertita con zia Ashley?" Le domandai. Lei al contrario guardava il padre, che le faceva le facce più buffe. "Credo di avere due bambini invece che uno." Sussurrai, ma Austin mi sentì e con aria scherzosa mi fulminò con gli occhi e fece la linguaccia.
"Sembra che la tua domanda non avrà risposta." Disse.
Alzai un sopracciglio. "E di chi sarà la colpa?"
"Mia." Replicò, con un sorriso imbarazzato sul volto.
"Ci puoi scommettere." Feci annuendo.
"Mammina, avrò mai una sorella o un fratello?" Domandò Aria, e gli occhi miei e di Austin sembrarono schizzarci fuori dalle orbite.
"Uhm, f-forse." Balbettai. "Vuoi continuare tu questa conversazione?" Chiesi ad Austin.
Scosse la testa. "No, io sto bene così."
"Cretino." Dissi a voce così bassa che nessuno si accorse che avessi aperto bocca. "Perché me lo chiedi, tesoro?"
"Perché Aaron ha detto che oggi sua mamma avrà un bambino e lui sarà un fratellone. Anch'io voglio essere una sorellona."
"Lo sarai, principessa. Sperando presto." Rispose Austin.
Lo guardai. "Presto?" Lui annuì. "Ehi Aria, perché non vai a giocare nella tua cameretta?" Lei saltò già dal divano e corse nella sua stanza.

"Non mi picchierai, vero?" Domandò Austin.
"No." Risi. "Volevo solo parlare di questo in privato." Lui fece segno di continuare. "Stai veramente pensando che un giorno avremo un altro bambino?"
"Sì, cioè non adesso, ma magari dopo il matrimonio. Io amo Aria, ma ho sempre voluto un piccoletto."
"Ci pensi da molto all'idea di un altro figlio?"
Fece spallucce. "Non molto. Da circa qualche settimana."
"E perché mai non me l'avresti detto?"
"Perché sai bene tutto quello che è successo, poi tu sei sparita e..." Si fermò. "Tu hai mai pensato di avere un altro bambino?"
"Sì, beh, certo. Non sapevo però che tu ne volessi uno subito."
"È così sbagliato volere un altro bambino così presto?" Domandò, con aria nervosa.
Scossi la testa e appoggiai la guancia sulle sue gambe. "Assolutamente no. Anzi mi piace l'idea di avere un altro figlio."
"Davvero?"
Sorrisi. "Sì, davvero." Lui inclinò il capo in avanti e posò sulle mie labbra un bacio soffice e delicato.
"Ti amo." Sussurrò, con la fronte contro la mia.
"Ti amo anch'io." Bisbigliai a mia volta.

SPAZIO TRADUTTORE

Ok, lo so che mi odiate e mi odio anch'io per avervi fatto aspettare la bellezza di 6 mesi e 4 giorni. Però, beh, vi avevo detto che l'avrei pubblicata entro la fine dell'anno...
Tipica battuta per attenuare la rabbia. Ma non sarò sorpreso se non avrà funzionato.
Non è che io ci abbia messo più di 6 mesi a tradurlo... ma è stata la scuola che ci ha messo più di mezzo anno a finire. Però è anche vero che è passato un bel po' dalla fine della scuola, quindi neanche questa scusa potrebbe tenere.
Bando alle ciance, spero che questo capitolo vi piaccia, anche se il grosso del lavoro non l'ho fatto io, ma colei che ha scritto tutto ciò. E - personalmente - devo dire che ha realizzato qualcosa di spettacolare. Mi permetto di dirlo perché anch'io l'ho letta e forse è anche per questo che ho scelto di tradurre questa storia. 
Ma non spetta a me fare la recensione, tocca a voi. E il prossimo capitolo, questa volta, lo pubblicherò lunedì o martedì. È già bello pronto per essere postato. Per iniziare bene la settimana, insomma.
Questo è il capitolo numero 23, quindi ci avviciniamo sempre di più alla fine: ancora 7 capitoli e leggerete finalmente la scritta COMPLETA.
Grazie per continuare a seguire la fanfiction dopo tutto questo tempo!
See y'all soon!

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Capitolo 24
*** E l'hanno scoperto ***


Ally POV

"Questa stanza d'hotel è magnifica!" Esclamò Austin camminando per la nostra suite.
Eravamo tornati a Miami per il matrimonio di mio padre e invece di stare a casa, decidemmo di stare in un hotel. Per non parlare del fatto che mio padre e Brenda si stavano per sposare su una spiaggia e l'hotel in cui eravamo noi le era proprio di fronte.
Erano le nove del mattino e, sorprendentemente non eravamo così stanchi. Beh, non potevo dire lo stesso per Aria. Lei ha dormito sulla strada di andata per l'hotel, siccome sull'aereo di dormire non vuole sentir parlare.
Trish e Dez avevano una stanza d'hotel proprio accanto alla nostra e Ashley ed Ethan anche, solo sull'altro lato. Perciò, tecnicamente, la nostra suite era nel mezzo.
"Ti comporti come se non sei mai stato in un hotel prima d'ora." Dissi ad Austin lasciando i nostri bagagli all'angolo della stanza.
"Certo che ci sono stato, ma questa stanza è più bella delle altre che ho visto." Spiegò, mettendo Aria sul letto e coprendola con il calore delle coperte. Avremmo dovuto condividere il letto nuovamente, ma non aveva molta importanza.
La nostra camera consisteva in un grande letto matrimoniale, TV a schermo piatto, e minifrigo al di sotto del comodino. Le pareti erano verniciate di un blu acceso e pavimento era color beige. Guardando fuori dalla finestra si poteva vedere la spiaggia, quella in cui si sarebbe dovuto tenere il matrimonio. E il panorama di fronte a noi era veramente stupendo perché eravamo al terzo piano e questo ci permetteva di vedere tutto.
"Quando diremo a tutti del nostro fidanzamento?" Domandò Austin, mentre uscivo i vestiti dalle valigie e li mettevo nei cassetti.
"Uh, penso che dovremmo dirlo dopo il matrimonio di mio papà. Siamo venuti qui per lui e non voglio che questo viaggio sia concentrato su di noi." Spiegai. "Va bene?"
Sussultai leggermente quando un paio di braccia mi avvolsero la vita. "Completamente d'accordo con tutto ciò che hai detto." Sussurrò prima di baciarmi delicatamente sulla guancia.
Mi voltai e lo baciai a mia volta sulle labbra. "Staranno qui anche i tuoi genitori, giusto?" Chiesi. Mio padre aveva ancora una forte amicizia con loro e li aveva invitati al matrimonio.
"Penso di sì, perché?"
"Curiosità." Dedicai la mia attenzione ai vestiti e una ventina di minuti dopo, tutti i nostri abiti erano nei cassetti. Misi il mio vestito nell'armadio e lo stesso feci con le scarpe. Sentii dell'acqua scorrere nel bagno e capii che Austin si stava facendo una doccia.

Decisi di mandare un messaggio a Trish e vedere se lei si era sistemata.
Ehi, hai disfatto le valigie? Scrissi. Mi misi comoda sul letto e appoggiai la testa sulla spalliera, aspettando per la risposta.
Ricevetti un messaggio qualche secondo dopo. Tu che dici?
Lo prenderò come un no, mandai.
Ding, ding, ding! Abbiamo un vincitore!
Va bene, va bene, non c'è bisogno di essere sarcastici. Ti scrivo dopo.

A dopo! Appoggiai il telefono sul comodino e diedi un'occhiata a mia figlia. Dormiva e sembrava così pacifica.
"Non vedo l'ora di cominciare i preparativi per il nostro matrimonio." Disse Austin uscendo dal bagno. Indossava jeans blu, una maglia rossa con scollo a V, e stava asciugando i capelli con un asciugamano.
"Sul serio?" Domandai, sorpresa. "Normalmente i ragazzi non vogliono avere niente a che fare con i preparativi."
Scrollò le spalle. "Non sono come la maggior parte dei ragazzi."
"E anche questo è vero." Concordai.
Una volta che Austin finì di asciugarsi i capelli, scivolò sotto le coperte con molta attenzione per non svegliare Aria. Mi sdraiai anch'io e decidemmo di riposarci, così da essere completamente in sesto. Diedi ad Aria un bacio sulla fronte prima di chiudere gli occhi e cadere in uno stato di incoscienza.

Non ho idea di quando dormimmo, ma ricordo che il rumore di qualcuno che bussava alla porta ci svegliò. Sentii Austin lamentarsi e mormorare qualcosa, ma non lo capii nemmeno a volerlo. Stropicciai gli occhi delicatamente e scesi dal letto.
Aprii la porta, rivelando la figura di mia sorella. "Che c'è?" Borbottai.
"Felice di vederti anch'io, sorellina." Salutò sarcastica.
Sbadigliai. "Scusa, ci eravamo appisolati e ci hai svegliato."
Lei allungò il collo e guardò oltre le mie spalle. Mi girai e alzai gli occhi al cielo quando assistetti alla scena. Austin era ancora sotto le coperte, e sembrava dormire profondamente.
"Ok, hai svegliato me." Mi corressi, portando la mia attenzione di nuovo ad Ashley. "Perché sei qui?"
"Papà vuole che pranziamo tutti insieme. Mi ha mandato per dirtelo."
Annuii. "Va bene, a che ora?"
"Uhm, tipo adesso." Mi disse.
"Ok, sveglio i due biondini e veniamo..." Cominciai.
"Al ristorante del primo piano." Continuò Ashley e io annuii. "Dovete essere giù tra venti minuti."
"Sì, sì." Ruotò gli occhi e andò via. Chiusi la porta e andai da Austin.

"Sveglia, sveglia." Gli sussurrai nell'orecchio.
"No, mamma. Ho bisogno di dormire ancora." Farfugliò.
Mi misi una mano davanti alla bocca per coprire una risata. "Austin, Aria ha mangiato tutti i pancake."
Si alzò di colpo. "I miei pancake!" A quel punto non resistetti più e scoppiai a ridere, addirittura piangendo dalle risate.
"S-sei r-ridicolo." Gli dissi con respiro affannoso. Riottenni il controllo di me stessa qualche secondo dopo e asciugai le lacrime.
"Perché sono sveglio?" Si lamentò Austin, passandosi una mano tra i capelli.
"Perché dobbiamo pranzare con gli altri tra trenta minuti, perciò fatti pronto."
"Als, io sono pronto. Ricordi? Mi sono fatto una doccia e mi sono vestito...?" Replicò con un sopracciglio sollevato.
"Oh," Schiarii la voce. "Beh, allora puoi dormire finché non è tempo di andare. Cambierò Aria."
"No, lo faccio io. Anche tu devi vestirti." Disse Austin scendendo giù dal letto.
"Sei il migliore." Gli diedi un bacio sulle labbra. Si diresse dall'altro lato del letto e gentilmente svegliò Aria.
"Sveglia, principessa." Sussurrò. Sorrisi e presi alcuni vestiti dal cassetto, per poi andare in bagno a cambiarmi.
Velocemente infilai un paio di skinny jeans, una camicetta rosa chiaro e zeppe nere. Sistemai i ricci e uscii dal piccolo bagno.
"Come sono andato?" Chiese Austin, indicando l'outfit di Aria. Jeans blu, maglietta a maniche corte rossa e converse blu.
"Egregiamente." Mi complimentai. "Almeno non indossa ancora una volta la maglietta di Austin Moon."
Scherzosamente si offese. "Allyson, quella maglietta è la migliore dell'intero globo."
Ruotai gli occhi. "Un po' drammatico?"
"Già." Disse, ridacchiando.
Afferrai la borsa prima di andare alla porta. "Pronti?"
"Sì." Sollevò Aria. "Mangiamo finché non vomitiamo, principessa."
"Austin!" Lo rimproverai, cercando di coprire un sorriso.
"Cosa?" Domandò in maniera innocente. Guardai Aria che rideva, nascondendo la faccia contro il petto di Austin.
Risi. "Su, andiamo."

Quando arrivammo al ristorante, subito individuammo il gruppo. Probabilmente perché sedevano al tavolo più grande di tutto il ristorante.
"Ehi." Salutammo io e Austin mentre prendevamo posto. C'era una sedia alta per Aria alla fine del tavolo e Austin la prese in braccio e la fece accomodare. Io reclamai il mio posto affianco a Trish e Austin affianco al mio. Anche i suoi genitori erano lì ma loro sedevano di fronte a noi. Entrambi sorrisero alla vista di Aria.
"Allora Als, come ti senti?" Domandò mio padre, ovviamente riferendosi alla recente visita in ospedale.
"Sto bene, papà." Sorrisi. Guardai gli altri attorno al tavolo e notai che Jason e Amanda non c'erano. "Dove sono Jason e Amanda?"
"Oh, saranno qui tra poco." Rispose Brenda. "Stanno vestendo Emily quando sono andata da loro."
Stavo per domandare chi fosse, ma Austin mi batté di poco. "Chi è Emily?"
Brenda mostrò un sorriso. "La loro figlia."
Spalancai gli occhi. "Avevo completamente dimenticato che lei avesse avuto una bambina!"
A quel punto Brenda rise. "È tutto apposto, cara. Non potevi ricordartelo, con gli ultimi mesi che hai passato." La guardai con tristezza, siccome non mi andava a genio parlare del rapimento.
Quando Jason e Amanda arrivarono, non potei far altro che sorridere alla loro piccolina. Era in un passeggino e dormiva tranquillamente.
"Ragazzi, è adorabile." Mi entusiasmai, guardando la dolce Emily. Loro sorrisero.
Momenti dopo, la cameriera arrivò per prendere i nostri ordini e non potei che ridacchiare quando notai come fosse rimasta colpita quando vide Austin. Lui era stato anche carino ad autografarle il blocco prima che andasse via per dare gli ordini al cuoco.
"Siete eccitati per il matrimonio?" Domandò Ash, sollevando il bicchiere di coca cola all'altezza delle sue labbra.
Sorrisero e annuirono. "Eccitato e nervoso, ma per lo più eccitato." Disse papà. Poi guardò Aria. "Tu sei felice di lanciare i petali, piccolina?" Sì, Aria lancerà i petali.
"Sì!" Strillò, agitando le sottili braccia al cielo.
"Papà, chi sta lavorando al negozio?" Domandai.
"Oh, ho assunto dei ragazzini che cercavano lavoro. Due femmine e un maschio e si alternano continuamente i turni." A quell'affermazione assentii.
"Nessuno di loro è matto, vero?" Scherzò Dez, guadagnandosi uno schiaffo sul braccio da Trish. "Scusa." Disse silenziosamente.
"Tranquillo, Dez." Lo rassicurai.
Quando arrivò il cibo, quasi ci tuffavamo dentro. All'improvviso sentimmo una forchetta cadere e alzando lo sguardo, notai che era stato mio padre. Sembrava congelato sul posto e aveva la bocca spalancata.
"Papà, stai bene?"
"Che c'è sul tuo dito?" Domandò. Abbassai gli occhi sulla mia mano sinistra. Accidenti!
"Oh, uhm." Guardai Austin alla ricerca di aiuto ma lui fece spallucce. Sembrai essere costretta a fare l'annuncio proprio in quel momento. "Austin e io siamo fidanzati ufficialmente."
Ci fu un momento di silenzio prima che l'intero gruppo attorno al tavolo esplose in un'immensa gioia. Beh, non l'intero gruppo, solo mio padre, Brenda, Jason, Amanda, e i genitori di Austin.
"Quando vi siete fidanzati?" Domandò Mimi.
"Il mese scorso." Rispose Austin.
"Volevamo aspettare e annunciare il matrimonio dopo le vostre nozze." Aggiunsi, parlando con papà e Brenda. Annuirono entrambi, con un ampio sorriso sul volto.
"E allora, come ha fatto la proposta il mio figliolo?" Chiese Mike.
A quel punto ebbi l'opportunità di parlare della favola della proposta magica. Wow, questo suonava veramente male. 
"Wow figliolo, ottimo lavoro." Si complimentò Mike, facendo arrossire Austin.
"Avete deciso una data?" Chiese Amanda.
Scossi la testa. "Non abbiamo molto parlato del matrimonio da quando ci siamo fidanzati."
"Siamo stati un po' impegnati, ma sceglieremo presto una data." Aggiunse Austin, guardandomi per avere la conferma. Io feci sì con la testa.
"Beh, congratulazioni, ragazzi." Disse papà. Austin e io lo ringraziammo con un sorriso che partiva da un orecchio e finiva all'altro.

Dopo pranzo, io e Austin, con Aria, tornammo nella nostra stanza. Nel secondo in cui attraversammo l'uscio, Austin corse e finì sul letto di pancia. Aria gli corse incontro, ci salì, e si sedette sulla schiena del padre.
"C'è mia figlia Aria sulla mia schiena?" Chiese Austin, cercando di sollevare il capo. Aria ridacchiò in risposta.
"Dunque." Mi sedetti sul bordo del letto. "Che facciamo domani? Il matrimonio è tra due giorni e domani non abbiamo niente da fare.
Austin si mise seduto e Aria finì sulle sue gambe. "Non so. Tu che vuoi fare?"
"Magari possiamo stare in hotel, c'è una piscina e anche una piscina per i piccoli."
Fu d'accordo. "Mi sta più che bene. Hai portato un bikini?" Mostrò un sorriso e guizzò le sopracciglia.
Alzai gli occhi al cielo, ma comunque ebbi il coraggio di dire sì. "Non sei proprio cambiato dal liceo, eh?"
Fece finta di prendersi un momento per pensarci. "Affatto."

SPAZIO TRADUTTORE

Ed ecco qui anche il capitolo 24! Ammetto che quando a Lester è caduta la forchetta, pensavo gli stesse venendo un infarto e sarebbe morto sul colpo.
Ma, per fortuna, non è accaduto. ^^'
Grazie per le recensioni dello scorso capitolo e grazie per seguire ancora la storia! E adesso siamo a -6.
Il prossimo capitolo è quasi già tradotto completamente. Manca solo la parte finale e ho finito. È un po' più lungo rispetto agli ultimi che ho postato, e anche se solitamente lunghezza non vuol dire bellezza (ok, questa frase suona particolarmente strana, ma non era intenzione!) in realtà è proprio così.
Quiiiiiindi non so più che dire.
Come va la vostra estate? State andando a mare e/o vi siete abbronzati? Promossi o bocciati?
Seguite ancora A&A in TV? Venerdì non perdetevi il gran finale di stagione, che a mio parere è proprio il top **
Poi arriva la quarta stagione e Ross si rovina i capelli facendoseli crescere fino alla punta dei piedi. Ok, non veramente così lunghi, ma quasi. Calum nulla da dire. Ma mi fa ridere così tanto che boh, non so come sia possibile. Invece Laura e Raini diventano sempre più belle nel corso delle stagioni!
Ma mi sono dilungato più del dovuto e se continuo l'angolo diventa più lungo del capitolo. Più o meno.
Quiiiiiiiiiindi va bene ^^' Al prossimo capitolo!

See y'all!

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Capitolo 25
*** Il matrimonio di Lester e Brenda ***


Ally POV

"Ti va di stare fermo?" Domandai ad Austin mentre cercavo di aggiustargli la cravatta.
Era il giorno del matrimonio di mio padre e ci stavamo preparando tutti per la cerimonia. Il matrimonio non sarebbe iniziato entro le due ore successive, ma volevamo comunque prepararci e fare qualche foto sulla spiaggia.
Austin era l'unico vestito per bene perché Aria stava facendo un riposino. Saremmo stati via per un po' e non volevo che lei si addormentasse durante la cerimonia o al ricevimento.
"Perché dovrei indossare una cravatta?" Si lamentò Austin. Aveva anche avuto il coraggio di mettere il broncio. Che bambino.
"Preferisci indossare un papillon?" Gli chiesi con un sopracciglio sollevato.
Sgranò gli occhi e scosse la testa. "No, grazie!"
Accennai un sorriso. "Come pensavo." Aggiustai ancora per poco la cravatta prima che fosse perfettamente sistemata.
Feci un passo indietro per osservare il suo completo. Indossava una camicia bianca con la cravatta nera, pantaloni neri e un paio di scarpe ancora dello stesso colore. Non avrebbe messo una giacca sopra la camicia perché la giornata era parecchio calda.
"Veramente magnifico." Mi complimentai. Lui sorrise e mi baciò sulle labbra.
"Adesso è il tuo turno di prepararti." Disse.
Annuii. "Hai ragione. Tu dovresti svegliare Aria, invece."
"Ma così sarà parecchio irritabile." Si lamentò, nuovamente.
Risi e scossi la testa. "E da chi avrà preso questa qualità, secondo te?"
Giocosamente mi lanciò un'occhiataccia. "Vai!"
Presi il vestito dall'armadio ed entrai nel bagno. Amavo il mio abito color menta. Una volta indossatolo, mi infilai delle scarpe argentate col tacco. Sapevo che camminare sui tacchi sarebbe stato difficile, dal momento che avremmo camminato sulla sabbia, ma a quel punto le avrei tolte.
Decisi di lisciarmi i capelli e mentre la piastra si riscaldava, mi feci il trucco. Adesso, non sono quel tipo di ragazza che si pasticcia un sacco la faccia e quindi il trucco fu poco. Mi misi del fondotinta per coprire qualsiasi macchia sul viso e un po' di fard. Terminai in bellezza con un tocco di rossetto e di ombretto.

Dopo aver lisciato i capelli, mi guardai ancora allo specchio, assicurandomi di star bene. Decidendo di sembrare bella abbastanza, uscii dal bagno, per poi sorridere alla scena a me di fronte. Aria stava spazzolando i capelli ad Austin, facendoli sembrare un pochino malconci.
"Bell'acconciatura." Mi complimentai, scherzosamente. Austin era girato e non poteva vedermi.
Si voltò e gli si spalancarono gli occhi quando mi guardò. All'improvviso mi sentii nervosa.
"Sto bene così?" Domandai, con aria preoccupata. Lui si alzò in piedi, dal momento che era seduto sul pavimento, e mi venne incontro, prendendo la mia faccia tra le sue mani e lasciandomi sulle labbra un bacio dolce e appassionato.
"Sei bellissima." Mi sussurrò, baciandomi la fronte. "Adesso ci manca solo preparare Aria."
"E aggiustare i tuoi capelli." Aggiunsi, passandogli una mano tra la folta chioma. "Ecco, tornati alla normalità."
"Grazie." Mi baciò ancora sulle labbra. "Puoi vestire Aria mentre io vado in bagno?" Domandò, con aria infantile.
Ridacchiai. "Certo." Lui sorrise e corse verso il bagno. "Tuo papà è sciocco." Dissi a mia figlia che in risposta rise.
Presi il vestito di Aria dall'armadio e lo appoggiai sul letto. Anche il suo abitino era color menta. Non c'era intenzione da parte di mia di far combaciare nel colore, ma devo dire che mi piaceva come usciva il tutto.
Una volta che le infilai il vestito, le misi le sue belle scarpe bianche. Cominciai a pettinarle i capelli, quando Austin uscì dal bagno.
"Beh, qualcuno sembra veramente molto carina." Elogiò Austin, prendendo posto sul bordo del letto.
"Grazie, papà."
Dopo averle passato ancora la spazzola tra i capelli biondi, rendendoglieli ondulati, potevo dire di aver finito.
"Bene, piccola, è fatta." Dissi, mettendo la spazzola sul comodino.
Aria saltò giù dal letto e cominciò a girare su se stessa, ridendo felice.
"Okay, schiocchina." Disse Austin, afferrandola prima che potesse cadere. La sollevò in aria, facendola strillare. Lo fece ancora un paio di volte prima di metterla a terra.
"Beh, è meglio se andiamo a controllare che Trish e Dez siano pronti." Affermai, prendendo la mia borsetta.

Uscimmo dalla stanza e bussammo alla porta di Trish e Dez. Essa si aprì qualche secondo dopo, rivelando una ragazza col vestito simile al mio, ma color viola. Anche i suoi capelli erano lisci.
"La ragazza si è fatta bella." Commentai.
Accennò un sorriso. "Lo stesso vale per te."
"Dov'è Dez?" Domandò Austin.
"In bagno." Replicò Trish. Qualche momento dopo, Dez apparì accanto a Trish. Praticamente indossava lo stesso di Austin, invece di qualche tuta strampalata.
"Wow Dez, ti sei vestito veramente bene." Lo lodai.
Mostrò un sorriso e mandò indietro i capelli, in qualche modo. Era sempre il pel di carota strano che tutti amavamo.
"Ethan, mettiti una qualsiasi dannata cravatta!" Sentii dire da Ashley. Spostai lo sguardo alla stanza accanto alla nostra per vedere Ashley scuotere la testa. Indossava uno stupendo abito rosso e delle scarpe nere col tacco. Si era inoltre arricciata i capelli.
"Stai veramente bene, Ash." Si complimentò Trish.
"Grazie." Sorrise. "Anche voi state divinamente. Specialmente questa piccolina." Sollevò Aria prendendola tra le braccia.
"Siamo pronti per andare?" Domandò Austin, prendendomi la mano e intrecciandone le dita con le sue.
"Sì." Disse Ash.
"Ed Ethan?" Chiesi.
Ash sollevò un dito, poi gridò: "Ethan, andiamo!". Qualche momento dopo, la loro stanza d'albergo si aprì ed Ethan l'attraversò. Indossava anche lui lo stesso che si era messo Austin, e quindi Dez.
"Magari non avessi dovuto mettere questa cravatta." Borbottò Ethan, tirandola giù affinchè non fosse troppo stretta al collo.
"Accidenti, vuoi uomini siete dei bimbi piccoli quando si tratta di indossare cravatte." Affermò Trish, facendomi ridere.
"Bene, andiamo." Dissi. Ci dirigemmo verso l'ascensore e scendemmo per il primo piano.

Quando arrivammo in spiaggia, l'odore dell'oceano ci colpì subito come una tonnellata di mattoni. L'odore era delizioso e piacevole, tanto che mi stampò subito un sorriso sul viso. Le onde si infrangevano contro le rocce in lontananza, dando vita ad un delicato e armonioso rumore di fondo.
Le decorazioni per la cerimonia erano tutte sistemate e sembravano bellissime. Non dovevano esserci molti ospiti al matrimonio, solo noi e alcuni amici di mio padre e Brenda. Non sapevo dove fossero Jason e Amanda, ma pensai non fossero ancora pronti, siccome di loro, sulla spiaggia, non c'era traccia.
"Guardate, papà e Brenda." Disse Ashley, indicando con un dito il bagnasciuga. Mio padre era in smoking mentre Brenda indossava uno stupendo abito da sposa. Stavano facendo delle foto e notai che papà aveva un grande sorriso sul volto.
"Sembrano veramente felici." Commentò Trish. Tutti concordammo.
Dopo che mio padre e Brenda finirono di farsi scattare foto, si incamminarono entrambi, insieme al fotografo, verso di noi.
"Ehi, papà." Salutammo io e Ash, abbracciandolo.
"Sei bellissima, Brenda." Mi complimentai, dando anche a lei l'abbraccio che meritava.
Sorrise. "Ti ringrazio."
"State tutti benissimo." Affermò mio padre. Mostrammo gratitudine con un gran sorriso.
"Ok, facciamo una foto con lo sposo e le sue figlie." Disse il fotografo. Era un uomo, probabilmente sulla tarda trentina. Non lo dite ad Austin, ma anche lui stava molto bene.
Mio padre, Ashley e io camminammo verso la riva, dove avremmo fatto le foto. Papà si mise in mezzo ed io e Ash nei rispettivi fianchi.
"Okay, un, due, tre, sorridete." Disse il fotografo. Facemmo un gran sorriso e un flash della fotocamera confermò l'esito positivo dell'instantanea.
L'intera sessione fotografica andò avanti per forse quarantacinque minuti, e siccome il matrimonio sarebbe iniziato l'ora successiva, Austin e io decidemmo di fare una passeggiata lungo la spiaggia. Ash si offrì di tener d'occhio Aria e noi accettammo.

La mia mano era in quella di Austin, e l'altra invece era occupata mantenendo le scarpe col tacco.
"Sai cos'è strano?" Domandò Austin quando ci fermammo per dare uno sguardo all'acqua del mare.
Lo guardai negli occhi. "Cosa?"
"Pensavo tu odiassi la spiaggia."
Risi dolcemente. "Sì, era così, ma quando Aria aveva solo un anno, la portai in spiaggia e non so, cominciò a piacermi all'improvviso."
Al solo menzionare quella storia, rividi nei suoi occhi un gran senso di colpa, e sapevo perché. Lasciai cadere le scarpe sulla sabbia e gli misi la mano sulla guancia.
"So che ti senti in colpa perché non ci sei stato per Aria, ma tu adesso sei qui ed è questo che conta."
"Non sei arrabbiata con me?" Domandò, la voce mi risultò vacillante.
Scossi la testa. "No, perché non sei da biasimare. Non voglio che ti senta in colpa per qualcosa su cui tu non potevi fare niente."
Mi strinse in un abbraccio e nascose la testa contro l'incavo del mio collo. "Sei fantastica." Sussurrò, lasciandomi un bacio.
"Lo stesso vale per te, Moon." Bisbigliai a mia volta. Rise e strinse la presa su di me.
"Ti amo, Als."
"Ti amo anch'io, Austin. Non lo dimenticare mai."
"Non lo farò." Mi lasciò libera dall'abbraccio ma mantenne le mani sulla mia vita. "Non vedo l'ora di sposarti."
Sorrisi. "Anch'io. Penso che la sottoscritta abbia un anello molto carino perché sia possibile."
Ridacchiò e mi baciò delicatamente la fronte. "Credi che dovremmo fare anche noi un matrimonio sulla spiaggia?"
Scrollai le spalle. "Non mi importa di che tipo di matrimonio sarà. Mi importa solo che ti sposerò."
"È così anche per me." Inclinò la testa verso il basso e mi baciò con passione e forza. Ci baciammo per forse un paio di minuti prima di staccarci del tutto, senza fiato.
"Dai, è meglio se torniamo indietro." Ansimai, ancora senza respiro. Presi le mie scarpe e misi la mia mano stretta in quella di Austin.

Ritornammo nella parte di spiaggia dove si sarebbe tenuto il matrimonio e prendemmo posto. Ognuno era già seduto e mio papà era in piedi sull'altare. Sembrava così felice e vederlo così lo rendeva anche me.
La musica cominciò, ma non era la musica che si suona per la sposa. Guardai fiera mia figlia che lanciava i petali a destra e sinistra, sulla "navata", dal suo piccolo cestino.
Una volta arrivata alla fine, la sollevai e me la misi sul grembo. "Ottimo lavoro, tesoro."  Sussurrai, baciandole la guancia.
Appena sentimmo la musica che segnava l'entrata della sposa, ci alzammo tutti in piedi. Non sapevo se fosse possibile, ma il sorriso di mio papà divenne ancora più ampio. Una volta che Brenda cominciò a camminare sul corridoio di sabbia, anche il suo sorriso divenne più luminoso.
Si fermò all'altare, alla destra di mio padre. A quel punto, toccava al prete parlare.
"Carissimi, siamo qui oggi riuniti per unire quest'uomo e questa donna nel sacro vincolo del matrimonio."
Ad essere onesta, non sentii niente di ciò che il sacerdote disse. Anche se suona parecchio male, non sentii neanche le promesse di Brenda e papà. Non so perché, ma cominciai a pensare a mia madre.
Mia madre e mio papà erano felicemente sposati prima che lei morisse e quando erano insieme, potete scommetterci quello che volete, erano veramente innamorati. Il giorno in cui lei morì, fui il giorno in cui anche una piccola parte di mio padre morì. Giurò che non avrebbe mai trovato qualcun altro come mia madre, ma immagino che le cose cambino. Ed era lì, mentre sposava una donna adorabile di cui era innamorato.
Mi liberai di quei pensieri quando tutti cominciarono ad applaudire. Oops. Mi alzai, Aria era ancora tra le mie braccia, e cominciai ad applaudire con tutti gli altri. Pregai che nessuno avesse notato di come fossi immersa nelle mie riflessioni.
"Stai bene?" Sussurrò Austin. E già uno l'aveva notato.
Lo guardai e annuii. "Certo, sto bene."
Siccome la cerimonia era conclusa, andammo tutti dentro per il ricevimento. C'era una sala da cena che mio padre e Brenda avevano allestito per la serata.
C'erano più tavoli nella sala e quando trovammo il nostro, ognuno reclamò il proprio posto. La testa di Aria era nascosta contro il mio collo e potevo giurare che fosse stanca. Probabilmente avremmo lasciato la sala prima di tutti.
"Als, sei sicura di star bene? Sei sembrata assente per quasi tutta la cerimonia." Spiegò Austin, con voce preoccupata e ansiosa.
"Sto bene. Stavo solo pensando a mia madre, tutto qui."
Mi mostrò un sorriso triste mentre toccava i capelli di mia figlia. "Sai, mi sarebbe piaciuto incontrarla."
Non ci fu niente di più vero del sorriso che feci a quella frase. "E a lei sarebbe piaciuto incontrare te. Ti avrebbe adorato."
"Che posso dire? Sono straordinario." Incrociò le braccia attorno al petto. "Oh, sì."
"Ti aveva mai detto nessuno di quanto tu fossi spavaldo?" Domandai.
Fece spallucce. "Forse." Poi guardò Aria e sorrise. "Si è addormentata." Sussurrò.
Guardai mia figlia, ed ebbi la conferma. "Immagino dobbiamo portarla in camera nostra." Dissi, e Austin concordò.

Andammo incontro a mio papà e alla mia matrigna, che erano nel mezzo di una conversazione con Mike e Mimi.
"Ehi, congratulazioni." Salutai.
"Grazie, Ally."
"Ascolta, so che è presto, ma Aria si è addormentata e-"
"Non ti preoccupare, tesoro." Mio padre mi interruppe. "Vai pure nella tua stanza, ci vediamo domani."
"Grazie, papà." Gli diedi un bacio sulla guancia.
"Poi parliamo un po'." Mormorò Austin ai suoi genitori, abbracciandoli entrambi. "E felicitazioni ancora a voi due." Disse a papà e Brenda, che in risposta sorrisero.
Dopo aver informato i nostri amici e mia sorella sul fatto che saremmo tornati nella nostra camera, ci incamminammo verso l'ascensore.
"Immagino che il pisolino che ha fatto prima sia stato inutile." Sussurrò Austin mentre entravamo nella nostra stanza.
Ridacchiai. "Sì, ma fa niente. L'unico problema è metterle il pigiama senza svegliarla." Sdraiai Aria sul letto  mentre Austin prendeva il pigiama dal cassetto.
"Non si sveglierà se siamo veloci. Penso che ce la faccio da solo." Affermò. "Che dici se vai a cambiarti nel frattempo?"
"Sicuro?" Domandai.
Assentì. "Certo."
"Ok, io mi faccio una doccia. Cercherò di essere veloce." Austin fece sì con la testa ancora una volta e mi baciò sulle labbra. Afferrai il pigiama dal cassettone e mi diressi in bagno. Mi tolsi di dosso quei vestiti e entrai nella doccia.

Dopo venti minuti indossavo la tenuta da notte, i capelli erano in una crocchia disordinata ed ero asciugata completamente. Presi il vestito che avevo lasciato sul pavimento, uscii dal bagno e lo misi sulla piccola sedia nella stanza.
Diedi un'occhiata al nostro letto e notai che Austin si era addormentato, e Aria era accanto a lui. Era ancora vestito con il completo del matrimonio. Camminai in punta di piedi verso il mio fidanzato e lo agitai con delicatezza.
"Austin, svegliati. Devi cambiarti anche tu." Sussurrai.
Si lamentò e scese dal letto con fatica. "È meglio se non mi addormento in doccia." Borbottò mentre si dirigeva nel bagno, con i vestiti per la notte piegati su un braccio.
"Di nuovo, tuo papà è sciocco." Sussurrai al corpo addormentato di mia figlia, mentre strisciavo dentro le coperte.
Quando fui quasi in stato di incoscienza, sentii il letto agitarsi lievemente, e capii che Austin ci era salito su. Sorrise.
"Notte, Als." Mormorò, rannicchiandosi sotto il calore delle coperte.
"Notte, Austin." Riuscii a farfugliare, prima che fosse tardi.


SPAZIO TRADUTTORE

Ecco il capitolo numero 25! 
Ally non poteva più aspettare per questo matrimonio, e quando arriva, manco se lo fila, giustamente.
Ma suvvia, finalmente si sono sposati.
Avrei dovuto pubblicare ieri il capitolo, ma il computer non mi riconosceva più il file e non lo voleva aprire.
Stamattina, che, diciamo, era più fresca di ieri, mi ci sono messo e ho cercato di recuperare il file. Ma ci sono riuscito subito e a questo punto penso che ieri ero mezzo addormentato o sfinito da questo caldo. Devo dire che amo l'estate solo per il mare e perché non c'è scuola, ma se a mare non ci vado diventa una pizza tremenda. Ma vabbè, su questo non mi esprimerò ( -_-'')
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate e se trovate errori ditemi che correggo subito et voilà.
Ma lo sapevate che lipstick significasse rossetto? What?! Io pensavo lucidalabbra ^^'
E che fard si potesse dire blush lo sapevate? Proprio non lo stavo capendo mentre leggevo. Non mi intendo di trucchi. Pensavo, "si è messa un po' di blush", e che è?
Vabbè ahahahah
See y'all!


 

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Capitolo 26
*** Come l'hanno scoperto? ***


Ally POV

"Tesoro, sei pronta?" domandò Austin dal bagno.
"Sì!" gridai.
Stavamo andando via da Miami oggi e dovevamo essere all'aeroporto tra due ore per prendere il nostro aereo. Abbiamo salutato tutti ieri in quanto non volevamo disturbarli oggi. Ah, avrò mica dimenticato di dirvi che sono le tre del mattino?
"Mamma, sono stanca." mormorò Aria, stropicciandosi gli occhi delicatamente. Era in piedi di fronte alla porta, con il suo Cocoa in braccio.
Mi avvicinai a lei e mi misi alla sua altezza. "Lo so, piccola. Una volta nell'aereo potrai riposarti un po'." Le baciai la fronte e mi rialzai.
"Bene, andiamo." disse Austin, uscendo dal bagno. Prese una delle valigie, e io ne afferrai un'altra.
"Su, principessa." sussurrai, e feci per prenderle la mano ma lei sollevò le braccia, evidente segnale che voleva che io la prendessi in braccio. Sospirai ma non potei che fare ciò che voleva. Dopotutto era stanchissima.
Uscimmo dalla camera come tutti gli altri. Non tutti quelli del piano, s'intende i nostri amici.
"Non potevamo prendere un aereo oggi pomeriggio?" brontolò Trish. Sì, non era una persona molto mattutina.
"Fattene una ragione e cammina." Le disse Dez.
Lei gli lanciò uno sguardo mortale. "Che mi hai detto?" gli domandò con i denti stretti.
Dez spalancò gli occhi e si coprì con il corpo di Austin. "Possiamo andare?" chiesi, non avendo voglia la morte di Dez per mano di Trish.
"Sì, andiamo." disse Ash. Ci avvicinammo all'ascensore, vi entrammo, e, dopo aver schiacciato il pulsante, arrivammo a piano terra.
Quando uscimmo all'esterno, vidi il taxi che avrebbe dovuto portarci in aeroporto. Anzi, era un van dal momento che eravamo in sette. Presi posto dietro mentre tutti gli altri mettevano le loro valigie nel cofano. Siccome non c'era un posto per Aria, doveva sedersi sulle mie cosce.
"Prova a riposarti un pochino." le sussurrai. Appoggiò la testa sul mio petto e vidi i suoi occhi chiudersi.
Tutti entrarono nel van, Austin prese il posto affianco a me e Dez quello affianco ad Austin. Ethan, Trish, e Ashley si misero davanti.
"Si è addormentata subito." mi sbisbigliò Austin, indicando Aria.
"È comprensibile, era esausta." bisbigliai a mia volta. "E così anch'io." affermai, appoggiando il capo sulla spalla di Austin. Chiusi gli occhi e mi concessi un riposino.

Quando sentii qualcuno scuotermi, capii di essere arrivati all'aeroporto. Aprii gli occhi e immediatamente posai lo sguardo sulle mie gambe, dove Aria dormiva. O almeno così pensavo. Non era più seduta sulle mie cosce.
Mi girai verso Austin, avendo realizzato che era lui a scuotermi. "Dov'è Aria?" domandai, togliendo la cintura.
"È con Ash. Dai." Annuii mezz'addormentata e scesi dall'auto. Ethan stava pagando il conducente e Trish e Dez stavano prendendo le loro valigie. Ero onestamente sorpresa nel veder Trish lavorare, ma non le dissi niente.
"Ash, dalla a me." dissi a mia sorella, sporgendo avanti le braccia. Lei assentì e cautamente mi passò mia figlia, ancora nel mondo dei sogni. La testa di Aria subito andò a posarsi sul mio collo, e potevo sentire il suo flebile respiro.
Entrammo in aeroporto, facemmo controllare i nostri bagagli, e poi andammo verso la sicurezza. Ma durante la strada, piccolo intoppo. C'erano un sacco di paparazzi.
"Accidenti," sibilò Austin. "Come diamine ci hanno trovato?"
"Chissà. Ignoriamoli e basta." rispose Trish.
Continuammo a camminare, ma i flash delle fotocamere dei paparazzi cominciavano a dar fastidio. Per non parlare delle domande.
"Austin, perché sei a Miami?"
"Perché hai lasciato la Starr Records?"
"Quando vi sposate tu e Ally?"

Quella domanda mi colse di sorpresa. Nessuno avrebbe dovuto saperlo, e l'avevamo detto ai nostri genitori solo qualche giorno fa.
"Continua a camminare e non dire nulla." sussurrò Austin nel mio orecchio. Lo guardai e annuii.
Una volta arrivati dalla sicurezza, finalmente i paparazzi erano spariti. Trovammo il nostro gate e ci sedemmo in sala d'attesa.
"Come facevano a sapere del nostro matrimonio?" domandai ad Austin che stava accarezzando la schiena di Aria.
"Non ne ho idea. Siamo stati fidanzati ufficialmente per mesi e nessuno l'aveva scoperto prima d'ora." disse. "Ma comunque prima o poi tutti l'avrebbero scoperto."
"Lo so, ma pensavo che saremmo stati in grado di organizzare il matrimonio in pace." spiegai. "E non voglio assolutamente che ci gironzolino attorno durante la cerimonia, né prima né dopo."
"Als, ti prometto che non ci saranno paparazzi al nostro matrimonio. Ingaggerò una miriade di guardie del corpo se sarà necessario." Scherzò, o comunque credo fosse uno scherzo.
"Voglio solo che il nostro matrimonio sia perfetto."
"Lo sarà." Mi baciò la fronte.
Quando il numero del nostro volo fu disponibile, salimmo sull'aereo. Austin e io avevamo due posti adiacenti al corridoio, mentre Trish, Dez, Ashley e Ethan erano nella fila centrale, così da esser seduti tutti insieme.
"Spero che dorma per tutto il viaggio." Sussurrai, guardando Aria che nel frattempo si era riaddormentata.
"È molto probabile." Appoggiò la schiena sul sedile e chiuse gli occhi.
Feci lo stesso, ma non prima di dare un bacio a mia figlia. Tutto ciò che volevo era tornare nel mio letto.

"Alleluia!" urlò Austin, buttandosi a pancia in giù sul nostro letto.
Eravamo appena tornati dall'aeroporto e dopo aver messo Aria a letto, io e Austin ci eravamo diretti subito nella nostra stanza. Ridacchiai per quel biondo idiota che chiamo il mio fidanzato e cominciai a disfare i bagagli.
"Als, fallo dopo. Siamo appena tornati a casa." affermò Austin.
Lo ignorai e continuai quello che stavo facendo. Sentii delle braccia circondarmi la vita, e mi ritrovai sopra la spalla di Austin.
"Austin!" strillai. Mi gettò sul letto, e ci misi qualche secondo a smetterla di rimbalzare su e giù. "Ti odio." gli dissi, impassibile.
Fece un sorriso compiaciuto. "Lo so che mi ami."
Mi sollevai sui gomiti e cominciai a fissarlo. "Forse sì, forse no."
Scesi dal letto e uscii dalla stanza per dirigermi in cucina.
Aprii il frigo, cercando qualcosa da mangiare. "Sì, dovremmo fare un po' di spesa." sentii dire da Austin, dietro di me.
"Concordo." risposi chiudendo il frigo e voltandomi in modo da essere faccia a faccia con lui.
"Ma ti accompagno quando vai."
Alzai un sopracciglio. "Perché mai?"
Mi lanciò un'occhiataccia come per dire "scherzi?". "Non ti ricordi quel che è successo l'ultima volta che sei andata a fare la spesa?"
"Sto cercando di allontanare quel ricordo." mi lamentai, sedendomi sul divano, aspettando che Austin facesse lo stesso.
"Senti, mi dispiace di avertelo ricordato, ma mi preoccupa il fatto che tu possa sparire nuovamente appena distolgo lo sguardo."
Afferrai la sua mano con la mia, intrecciando le dita. "Austin, Kira è in prigione ed Elliot è morto. Sono al sicuro." Quell'ultima frase la sussurrai.
"Questo lo so, ma c'è una parte di me che non può che preoccuparsi." Strinsi ancor di più la sua mano. "Quando sei scomparsa, non sapevo più che fare." Capii che era difficile per lui dirmi tutto questo, infatti sembrava fosse sul punto di piangere.
"Mi dispiace che tu sia andato incontro a tutto ciò..."
"Als, se per questo, mi sarebbe piaciuto che tu non fossi andata incontro a tutto quel dolore. Non te lo meritavi."
A quel punto, mi sentii in procinto di piangere. Nonostante avessimo già discusso di quel che era successo, non ne avevamo mai parlato dettagliatamente. Era un argomento che cercavamo di evitare costantemente, ma ormai non si poteva più fare.
"Ogni singolo giorno che passava, e io ero ancora lì, in quel seminterrato, pensavo che prima o poi sarei morta." dissi, mentre la mia voce si spezzava. "C'erano dei momenti in cui pensavo di farla finita, così che non potessero più torturarmi." Abbassai lo sguardo, e alcune lacrime scivolarono sul mio viso.
"Non me l'avevi mai detto." asserì Austin.
"Non volevo che ti preoccupassi ancora di più. Dopo la mia fuga, ero convinta che tutto quel dramma sarebbe finito, e che tutto sarebbe tornato alla normalità." Mi asciugai gli occhi, ma non ero ancora pronta a sollevare lo sguardo.
"Als, per favore guardami." Lo guardai con esitazione, e notai le lacrime nei suoi occhi.
"Avrei dovuto dirmelo. Tenersi tutto dentro non è una cosa buona. So che parlare di quel che è successo è difficile per te, ma non farlo sarebbe una cosa peggiore che farlo." Si fermò. "Ha senso quel che ho detto?" domandò, con una piccola risata.
Sorrisi. "Diciamo di sì, ma ho capito quel che intendevi." Mi misi sulle sue gambe e avvolsi le mie braccia attorno al suo collo. "Ti amo."
Lui avvolse le sue attorno alla mia vita e mi tenne stretta. "Ti amo anch'io, Als." Stemmo in quella posizione per qualche minuto, godendoci la tranquillità del momento.

"Che ne dici se andiamo a letto e ci riposiamo?" suggerì Austin, staccandosi.
Annuii. "Sì, sarebbe la cosa più adatta." Scesi dalle sue gambe, e gli presi la mano.
Arrivati in camera, ci mettemmo subito nel letto, senza preoccuparci di cambiarci. L'unica cosa che Austin si tolse fu la maglietta, mostrandosi a torso nudo. Dannazione, i suoi addominali.
Mi strinsi al suo fianco. "Notte." mormorò.
"È giorno." lo corressi.
"Hai capito. Buonanotte."
"Buongiorno."
"Ally," si lamentò, richiamando il mio nome.
"Sì?" chiesi, dolcemente.
"Per piacere, dormi."
"Beh, questo è cattivo da parte tua." misi il broncio.
"Ho detto per piacere." si difese.
"Sì, certo, come no. Buonanotte."
"E io che pensavo fosse buongiorno." disse, con tono divertito.
"Chiuderesti la bocca, grazie?" Quando non rispose, capii che doveva essersi addormentato. Lo guardai e infatti era così. Decisi di fare lo stesso e lasciare che il sonno prendesse il sopravvento, il che avvenne in meno di un paio di minuti.

SPAZIO TRADUTTORE

Sono un po' in ritardo? Ah sì, giusto, lo sono di circa un anno.
Mi dispiace aver fatto aspettare tutte quelle persone che volevano sapere come continuasse la storia. Avrei voluto riprendere a tradurre questa fanfiction, ma tra lo studio e tutto il resto non ce l'ho fatta. 
Comunque, ho notato come questo fandom sia praticamente dimezzatosi. E mi dispiace tantissimo perché ci tenevo veramente tanto. Sarebbe un sogno se tutti tornassimo a scrivere, o a commentare, o anche solo a leggere le magnifiche storie di questa sezione. Ma è totalmente comprensibile che tutti siamo cresciuti e gran parte di noi abbia deciso di proseguire per altre strade. Totalmente comprensibile.
E niente, spero che questo capitolo sia stato tradotto in maniera perlomeno corretta, e che vi sia piaciuto. Adesso che ci penso mi dispiace aver aggiornato con un ritardo di un anno, perché ricordo come, circa a marzo 2014, io fossi entusiasta di avventurarmi nella traduzione di una fanfiction inglese.
Mi raccomando, commentate con tutto ciò che pensate riguardo questo nuovo e ritardatario capitolo.
Alla prossima, e ve lo prometto: non dovrete aspettare un altro anno.



 

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Capitolo 27
*** Stupidi paparazzi ***


Ally POV

"Abbiamo così tanto da fare." disse Trish piombando nell'appartamento.
"Certo, puoi entrare." ribattei sarcasticamente. Spensi la TV e la seguii in cucina. "Non te la prendere, ma che ci fai qui?"
Riempii un bicchiere d'acqua e ne bevve un sorso prima di rispondermi. "Beh, pensavo che potremmo andare a scegliere l'abito da sposa."
"Trish, non si sa nemmeno quando sia il giorno del matrimonio."
Si lamentò. "Non potresti sceglierlo ora?"
Alzai un sopracciglio. "Sul serio, Trish? Non possiamo scegliere un giorno a occhio."
"Perché no?" piagnucolò.
"Non ti rispondo nemmeno." le dissi, sedendomi sul divano.
"Dove sono Austin e Aria?" domandò Trish, prendendo il posto affianco a me.
"Aria all'asilo, Austin a lavoro."
Lei fece sì col capo. "Come va con Melanie? Ha registrato qualche nuova canzone?"
"Sì, qualcuna. Non ho molto tempo per parlarle, dal momento che passa un sacco di tempo allo studio."
"Wow, chi avrebbe immaginato che Austin sarebbe diventato un capo così duro."
Ridacchiai. "Non lo è, fidati. È che sa che Melanie è impaziente di far sentire la sua musica a tutto il mondo."
"E tu invece?" chiese.
Aggrottai la fronte confusa. "Io invece cosa?"
"Non vuoi rilasciare delle canzoni? Non hai più la paura del palcoscenico, potresti provare a ottenere un contratto discografico."
Scossi la testa. "Trish, stanno succedendo troppe cose per ora. E comunque, mi piace prendermi cura del Sonic Boom."
"Va bene." si limitò a rispondere, tuttavia senza sembrare molto convinta.
Trish rimase per un altro paio di ore prima di dover andarsene per andare a lavoro. Praticamente abbiamo guardato la TV per passare il tempo, dal momento che non potevamo ancora parlare del matrimonio. Parlarne quando ancora non l'hai neanche programmato è un po' difficile.

La porta dell'appartamento si aprì rivelando le figure del mio fidanzato e di mia figlia.
Aria corse verso di me e si sedette sulle mie cosce.
"Ehi, piccola." Le baciai la testa. "Ti sei divertita all'asilo?" Lei annuì  e appoggiò la testa sul mio petto.
"Sì, Claire ha detto che oggi non ha fatto il suo pisolino." continuò Austin, sedendosi accanto a me. "Ehi." sorrise e lasciò un bacio sulle mie labbra.
"Oggi è passata Trish e voleva che andassimo a vedere degli abiti da sposa, ma siccome non abbiamo scelto ancora una data..." terminai così la frase, sperando che capisse ciò che volevo dire.
Annuì. "Capito. Beh, stavo pensando ad una data, ma se non vorrai sposarti quel giorno ti comprenderò." 
"Okay." dissi, lentamente. Guardai Aria e vidi che stava dormendo. Sorrisi lievemente e cominciai a passarle le dita tra i capelli.
"Che ne dici di sposarci la Vigilia di Capodanno?" domandò nervosamente.
Non potei che sorridere davanti alla sua espressione. Gli afferrai la mano e baciai le nocche.
"Sarebbe magnifico." Sussurrai. Mostrò un sorriso a trentadue denti e mi baciò.
Accidenti. Avevamo appena scelto la data. Avevamo scelto la data del matrimonio! Nove mesi e sarei diventata la signora Moon. Ancora una volta, accidenti!
"Ally?" La sua voce mi distolse da quei pensieri. Sbattei le palpebre più volte per mettere a fuoco il biondino dallo sguardo preoccupato. "Stai bene?"
Assentii e gli mostrai un sorriso rassicurante. "Sì, stavo solamente riflettendo. Scusa."
"A che pensavi?" domandò, accennando un sorriso.
"Credo tu già lo sappia." lo stuzzicai. Aria si mosse tra le mie braccia. "Vado a metterla a letto." Mi alzai e mi diressi in fretta e furia nella camera di mia figlia. La misi sotto le coperte, le baciai la fronte, e tornai in salotto.

Con mia sorpresa, Austin era seduto sul divano con due calici di vino. "Stai cercando di farmi ubriacare?" scherzai, mentre mi porgeva il calice.
Ridacchiò e scosse la testa. "Pensavo fosse giusto celebrare. Voglio dire, finalmente abbiamo scelto una data per il nostro matrimonio."
Annuii e portai il calice alla bocca. "Onestamente non riesco a credere che ci sposeremo."
"Sì, e ora sarai bloccata con me per il resto della tua vita." Questa volta toccò a lui stuzzicarmi.
Gli diedi un pugno leggere sulla spalla. "Non sembra una brutta cosa."
"Certo che no, perché stai sposando me!"
"Ed ecco quel tuo ego che io amo tanto." scherzai, altamente sarcastica, e bevendo un altro sorso di vino.
Ruotò gli occhi. "Hai appena ammesso che ti piace il mio ego."
"Perché dovrei mentire?" Lui scosse la testa, su cui figurava il suo piacevole sorriso.
Finito di bere il vino, cominciammo a coccolarci. Eravamo entrambi sdraiati, io con la testa sul suo petto. Il mio braccio era attorno al suo stomaco, mentre la sua mano passava delicatamente tra i miei capelli. Adoravo la sensazione di avere le sue dita tra i capelli. Sembra strano? Vabbè, fa niente.
Sinceramente mi sembrava pazzesco che nove mesi da allora si sarebbe tenuto il nostro matrimonio. È incredibile come si abbiano dei piani per la propria vita che poi vanno a finire in una maniera completamente diversa. Ad esempio, non avevo programmato di avere una bambina da adolescente, ma non tornerei indietro per cambiare le cose. Aria è stata la cosa migliore che mi sia successa. E nonostante Austin non sia stato con noi per i primi tre anni della sua vita, sapevo che ci sarebbe stato durante la sua crescita.
Amavo la mia vita!

"Odio la mia vita!"
Erano passati tre mesi da quando io e Austin avevamo scelto una data per il matrimonio e cominciammo subito a pianificare tutto. Avevamo già scelto una location, ma lo stavamo tenendo segreto. Non volevamo che i paparazzi invadessero il luogo.
Trish e io stavamo guardando gli abiti da sposa quando ad un tratto un sacco di paparazzi hanno circondato il negozio. Iniziarono a fare foto, e tutto quello che riuscivo a vedere erano i flash delle fotocamere.
"Perché Austin deve essere così famoso?" Domandai, trascinandomi Trish in un camerino. Si potevano ancora sentire i click delle fotocamere, ma fortunatamente niente flash.
"È una domanda stupida e lo sai." Replicò. "È brutto che tu non possa provare neanche uno dei vestiti che hai scelto."
Annuii tristemente. "Stupidi paparazzi." borbottai.
Dopo circa quindici minuti intrappolate nel camerino, ne uscimmo per vedere se c'era via libera. Controllato ciò, ci scusammo con le commesse e lasciammo il negozio, dispiaciute per come la giornata era andata a finire.
Non vedevo l'ora di tornare a casa. Austin si era preso un giorno libero, il che significava che ne aveva dato uno anche a Melanie. Inoltre, Aria non andava più all'asilo nido. A settembre le spettava il tanto atteso asilo. La mia bambina stava crescendo così in fretta!

"Grazie per avermi riportata a casa, Trish." la ringraziai mentre scendevo dall'auto.
Sorrise. "Altrimenti chi ti riaccompagnava?" scherzò. "Ci vediamo dopo."
Dopo un ultimo saluto, andò via. Entrai nel condominio, ed ebbi la fortuna di prendere l'ascensore da sola.
Spalancai la bocca quando analizzai la scena di fronte a me. C'era acqua e sapone dappertutto sul pavimento, oltre ad alcune impronte fangose. E non erano umane.
"Che diamine è successo?" domandai, avvicinandomi ad Austin, che era coperto di acqua e sapone. Aveva un'espressione imbarazzata e lo guardai in malo modo.
"Uh, e-ehi, Als."
"Guarda, mamma." Posai l'attenzione su mia figlia che aveva deciso di parlare. Sgranai gli occhi nel vedere che manteneva un cucciolo.
"Perché nostra figlia ha un cucciolo in braccio?" domandai a quell'idiota del mio fidanzato.
"Beh, Aria e io siamo andati al parco mentre non c'eri e abbiamo trovato questo piccolino," prese il cucciolo da Aria "che si nascondeva dietro a dei cespugli. Non aveva un collare o altro quindi l'abbiamo portato a casa."
Trovavo esilarante che il cucciolo fosse pulito mentre Austin no. Ma era meglio non parlare.
"Non dirmi che vuoi tenerlo?" supplicai. Amavo i cani, ma potevamo prendercene cura di uno proprio in quel momento?
"Dai, Als! Guarda che faccino." Avvicinò il cagnolino alla mia faccia così che potessi guardarlo negli occhi. Erano lucidi e lo facevano sembrare così adorabile. Austin e il cane avevano la stessa faccia da cucciolo. Dannazione!
"Va bene!" mi arresi, mettendo le mani avanti. "Possiamo tenerlo."
"Evviva!" esclamò Austin, stampandomi un bacio sulle labbra. "Allora come lo chiamiamo?"
"Facciamo decidere ad Aria." suggerii. Presi mia figlia in braccio. "Come dovremmo chiamarlo, Ari?"
"Rocky!" Il cucciolo - o, per meglio dire, Rocky - leccò subito la guancia di Aria, facendola strillare.
"Penso che gli piaccia questo nome." dissi, sorridendo. "Che razza è?" domandai ad Austin.
"Sono sicuro che sia un golden retriever. Piuttosto dimmi, com'è andato lo shopping?"
Sospirai. "Te lo dico una volta che finisci di ripulire questo disastro." Non gli diedi occasione di ribattere perché me ne andai via, portando Aria in camera sua prima di dirigermi nella mia.
Decisi di fare un breve pisolino in quanto non mi andava di ascoltare Austin lamentarsi mentre puliva il disastro di là. All'improvviso, vidi Rocky aggirarsi per la mia stanza, per poi saltare sul mio letto, mettendosi accanto a me.
"Okay, sei adorabile." Dissi, accarezzandolo dietro l'orecchio. Chiusi gli occhi e mi addormentai.

Non sapevo quanto fosse stato lungo il mio riposino, ma all'improvviso sentii qualcuno scuotermi.
"Che c'è?!" mi lamentai, stropicciando gli occhi. Mi misi seduta e lanciai un'occhiata furiosa alla persona che mi aveva svegliata.
"Cavolo, ti amo anch'io, Als." scherzò Austin, sedendosi anche lui sul letto. Mi accorsi che indossava vestiti differenti e non era più fradicio.
"Hai pulito tutto?" chiesi. Austin prese Rocky e lo cullò tra le sue braccia. Erano adorabili.
Assentì. "Sì. Ci ho messo due ore, ma ce l'ho fatta."
Fui sorpresa. "Ho dormito per due ore?"
Annuì di nuovo. "Forse lo shopping ti ha sfinita."
"Sì, l'avessimo fatto almeno."
"Che intendi?"
Sospirai. "Avevo scelto qualche vestito, ma non li ho potuti provare perché il negozio era pieno di paparazzi e tutto quello che ero in grado di vedere erano flash."
Ad un tratto sembrò arrabbiato. "Accidenti, sono dei parassiti." disse stringendo i denti. Rocky sembrò piagnucolare e Austin si placò subito. Aw, si stava già affezionando.
"Austin, è tutto okay. Proverò i vestiti la prossima volta." lo rassicurai, anche se parecchio arrabbiata per non averlo potuto fare oggi.
"No, non è tutto apposto. Non riesci neanche a provarti dei vestiti per degli stupidi paparazzi. Onestamente li odio."
"Austin," gli accarezzai la guancia, "Non lascerò che i paparazzi ci impediscano di pianificare il matrimonio o anche solo di cercare gli abiti per la cerimonia. Tenterò di ignorarli e indosserò occhiali da sole anche nel negozio." scherzai.
Sorrise e mi baciò la mano. "Sei fantastica. Spero tu lo sappia."
"Oh, certo che lo so." 
Emise una risata sincera e stampò le sue labbra sulle mie. Che giornata pazzesca.

SPAZIO TRADUTTORE

Eccovi anche il capitolo 27, uno degli ultimi. 
Come avevo promesso non ho aggiornato tra un anno, ma fortunatamente dopo nemmeno una settimana. 
Come sta proseguendo la vostra estate? La mia meh, sto cercando di scrivere un'altra storia (che non riguarda A&A) ma non penso stia riuscendo un granché: me ne accorgo anche da solo, troppo lenta e ripetitiva.
Grazie ad Ananina2000 per la recensione lasciata nello scorso capitolo, mi ha fatto davvero molto piacere leggerla!
Il prossimo capitolo arriverà entro fine luglio sicuramente.

 

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Capitolo 28
*** Stress da matrimonio ***


Ally POV

"Bene, questo come mi sta?" domandai a Trish e alla bridal stylist mentre uscivo dal camerino. Sollevai lievemente il vestito dal pavimento e mi misi sulla piccola piattaforma.
Trish si morse il labbro e inclinò la testa. "È carino, ma..."
"Non è quello giusto per te." concluse Nicole, la bridal stylist.
Concordai con loro ma in realtà cominciavo a spazientirmi. Era il quarto vestito che provavo e nessuno di questi era fatto per me.
"Ho la sensazione che non riuscirò mai a trovare quello giusto." dissi rientrando nel camerino. Sfilai il vestito e lo misi ordinatamente sull'appendiabiti.
"Provane un altro, e se non è quello giusto, facciamo una pausa." disse Trish, io annuii anche se realizzai che non poteva vedermi.
Presi l'ultimo vestito dall'appendiabiti e lo indossai velocemente. Una volta tirata su la zip, uscii. C'era uno specchio dinanzi all'appendiabiti quindi potevo vedere come stavo.
"Als, è bellissimo." si entusiasmò Trish.
"Penso che questo faccia apposta per te." aggiunse Nicole, con un ampio sorriso.
"Sono d'accordo." sorrisi e continuai a guardarmi.
"Ad Austin piacerà tantissimo questo vestito." disse Trish mentre scendevo dalla piattaforma.
"Certo, mi ha detto che potrei stare sull'altare nuda e non gli interesserebbe nemmeno." affermai, sfilando quest'altro vestito e appendendolo.
"Non mi sorprende." rispose, e ridendo mi rimisi i vecchi vestiti. Presi tutti gli abiti da sposa indossati e uscii dal camerino.
"Allora, quand'è il grande giorno?" domandò Nicole afferrando gli abiti. Mi tenni quello che stavo per acquistare.
"Il 31 dicembre." le dissi.
"Ah, solo altri cinque mesi." constatò, annuendo. "È molto romantico che vi sposiate la notte di San Silvestro."
Sorrisi. "Lo penso anch'io."

Dopo aver pagato per il vestito e aver salutato Nicole, lasciammo il negozio ed entrammo in macchina. Il negozio era a quindici minuti dall'appartamento quindi arrivammo a casa piuttosto velocemente. Ma in prossimità del parcheggio mi saltò in mente una cosa.
"Trish, come faccio ad entrare senza  che Austin veda i vestiti?"
"Austin è a casa mia quindi è tutto ok." Tirai un respiro di sollievo e scesi dall'auto, e lo stesso fece Trish. Prendemmo l'ascensore, e una volta aperta la porta dell'appartamento mi affrettai a mettere i vestiti nell'armadio nella vecchia stanza di Trish. Sapevo che Austin non sarebbe mai entrato in quella camera, quindi era un ottimo nascondiglio per il vestito.
"Immagino che Austin abbia Rocky con sé visto che non è qui." disse Trish mentre tornavo nel salotto.
"Penso di sì." Era passato un mese da quando Austin aveva portato Rocky a casa. Quando lo portammo dal veterinario per i vaccini, ci spiegò che aveva solo due mesi. Quindi ora ne aveva tre.
Uscimmo dall'appartamento e prendemmo di nuovo la sua macchina. Avremmo potuto camminare, ma Trish era...beh, Trish.

"Siamo tornate!" annunciò Trish arrivate a casa sua.
"Non c'è bisogno di urlare." disse Austin. "Siamo proprio qui." Austin e Dez se ne stavano seduti sul divano, Aria sulle cosce di suo padre e Rocky sul pavimento.
Mi avvicinai al divano e presi posto affianco ad Austin. "Com'è andato lo shopping?" domandò.
"Bene. Ho comprato un vestito." Sorrisi e poggiai la testa sulla sua spalla. "E tu non lo vedrai prima del matrimonio." aggiunsi velocemente.
"Come sapevi che te l'avrei chiesto?" domandò, quasi scioccato.
Scrollai le spalle e cominciai a giocare con le dita di Aria. "Ti conosco più io che tu da solo." Sollevai il capo e lo baciai.
"E voi che avete fatto mentre non c'eravamo?" chiese Trish.
"Abbiamo guardato la TV." risposero all'unisono.
"Che sorpresa." sbadigliai e chiusi gli occhi.
"Sei stanca?" domandò Austin. Assentii, tenendo gli occhi chiusi. "Presumo che allora dovremo posticipare la scelta della torta, eh?"
Spalancai gli occhi. "Avevo completamente dimenticato che fosse oggi."
"Sì, l'avevo capito." Sospirai e mi stropicciai gli occhi. "Als, possiamo rimandare, non è un problema."
Scossi la testa. "No, non fa niente. Sicuramente non ci vorrà tanto."

"Ci sono voluti anni!" mi lamentai, rientrando nel nostro appartamento.
Pensavamo che la degustazione sarebbe durata magari mezzora, ma ci siamo sbagliati di grosso. Siamo rimasti ad assaggiare una miriade di torte per tipo due ore. Dopo aver assaggiato così tante torte, non ne voglio più vedere una prima del matrimonio. Alla fine il gusto scelto fu cioccolato e lamponi, la glassa invece vaniglia.
"Papà, ho sonno." disse Aria in un sussurro mentre si spostava tra le braccia di Austin.
"Va bene, allora andiamo a letto." Le baciò la fronte e si avvicinò a me. Io ero sul divano da quando eravamo tornati.
"Notte, piccolina." le diedi un bacio.
"Notte, mamma." I suoi occhi erano pronti a chiudersi e sapevo che da un momento all'altro si sarebbe addormentata.
Rimisi la testa sul divano e chiusi gli occhi.

Austin POV

"Notte, tesoro." sussurrai a mia figlia, in procinto di addormentarsi.
"Notte, papà." Sorrisi e le diedi un altro bacio, prima di uscire dalla sua camera e tornare in salotto.
"Ehi Als, io-" mi interruppi immediatamente quando vidi Ally addormentata sul divano. "Bene, è ora di dormire anche per te." Feci scivolare le braccia sotto il suo corpo e la sollevai a mo' di sposa. Lei si mosse debolmente, ma non si svegliò. Arrivati in camera, la misi sotto le coperte. 
Mi tolsi i jeans e la maglietta, indossai i pantaloni del pigiama, ma senza preoccuparmi di mettere anche la maglietta. Mi lavai i denti prima di mettermi a letto. Ally si strinse a me ma rimase nel mondo dei sogni.
"Notte, Austy."
Odiavo quel nome! "Notte, Als."
Nonostante la mia stanchezza, non riuscivo a dormire. Troppi pensieri per la testa. Ero preoccupato per Ally perché era evidente che il matrimonio la stava stressando. Era riuscita a gestire così tanto, ma era vicina al limite della sopportazione. Anche solo l'altro giorno, la vidi con le borse sotto gli occhi e sapevo che non si era riposata neanche un secondo. Odiavo vederla così esausta. Se avessi potuto organizzare tutto da solo, l'avrei fatto. Ma siccome ero un semplice ragazzo che di organizzare matrimoni non sa niente, avrei rovinato tutto. Onestamente non vedevo l'ora ci sposassimo. Volevo chiamare Ally mia moglie.
Quando eravamo adolescenti e aveva lasciato Miami, pensavo che non l'avrei più rivista, e invece ero sul punto di sposarla, e questo mi rendeva l'uomo più felice del pianeta. Non vedevo l'ora di essere suo marito.
Lasciai che il sonno prendesse il sopravvento e spazzasse via tutti questi pensieri.

"Oh mio dio, sono in ritardo!" sentii esclamare.
Aprii lentamente gli occhi mettendomi seduto, e vidi Ally in procinto di vestirsi. "Dove stai andando?"
Sobbalzò flebilmente, non aspettandosi di sentire la mia voce. "Devo accompagnare Trish a scegliere l'abito da damigella d'onore."
Notai come avesse ancora le borse sotto gli occhi e subito cercai di distoglierla dall'incarico. "Ally, non puoi rimandare e venire a letto?"
Rimase immobile, fissandomi. "Perché mai?"
"Perché sembri esausta." Mi alzai e mi avvicinai a lei. "Quando ti sei svegliata?"
Scrollò le spalle e continuò a vestirsi, ma le lanciai un'occhiataccia. "Va bene," si fermò, "Alle quattro. Non riuscivo più a dormire quindi sono stata nel letto a fare niente, e mi sono addormentata di nuovo alle sette."
Guardai l'orologio dietro e mi accorsi che erano appena passate le nove. "Ally, torna a dormire."
Scosse la testa. "Non posso, abbiamo fissato un appuntamento."
"Allora rimandalo. Als, sembri esausta."
Ero sicuro che fosse in corso una battaglia interiore per scegliere cosa fare. Annuì dopo qualche momento. "Va bene. Scrivo a Trish di rimandare l'appuntamento."

Mentre lo faceva,  andai a controllare Aria. Era sveglia e non potei far altro che sorridere mentre giocava con le bambole. Rocky era vicino a lei. Si stava trasformando lentamente in un cane protettivo.
"Buongiorno, principessa." la salutai, abbassandomi verso di lei.
"Giorno, papà." Le baciai la fronte e continuai a guardarla mentre giocava con le bambole. "Dov'è mamma?"
"Sta ancora riposando."
"Sta bene?" Finalmente mi guardava negli occhi e riuscii a vederci la sua preoccupazione.
"Sta benissimo, principessa. È solo un po' stanca." la rassicurai, spostandole una ciocca di capelli dal viso.
"Le prepariamo la colazione?"
Ridacchiai e annuii. "Certo, andiamo." Mi alzai e la sollevai, portandola in cucina. La feci sedere sul bancone. "Dovremmo fare dei pancakes a mamma?"
"Sì!"
Sorrisi e le lasciai un altro bacio.

Presi tutti gli ingredienti per i pancake e li misi sul bancone, appena affianco ad Aria. Afferrai una scodella e un misurino dalla credenza.
Dopo aver misurato tutto correttamente e aver messo gli ingredienti nella scodella, presi un cucchiaio di legno.
"Vuoi girare?" le domandai. Rise e annuii. "Ok, dammi la mano." Me la diede  e io le passai il cucchiaio. Portai la sua mano alla scodella e l'aiutai a mischiare.
Mi piaceva così tanto tutto ciò. Amavo passare del tempo con mia figlia e la mia futura moglie. Non avrei mai immaginato di avere una figlia a una così tenera età, ma non cambierei ciò che è successo per nulla al mondo. L'unica cosa che avrei voluto era aver avuto la possibilità di stare con Aria dal primo secondo della sua vita.
"Sembrano buonissimi." Dissi, mettendo l'ultimo pancake nel piatto.
"Hai ragione."
"Fortuna che ne abbiamo preparati di più, eh?" Lei sorrise e concordò. Mettemmo il piatto su un vassoio, poi prendemmo un bicchiere e ci versammo un po' di succo d'arancia.
"Pensi che riesci a portarlo di là?" le chiesi.
"Sì! Sono grande ormai."
"So che lo sei." Le passai il vassoio con cautela. "Ti prego non farlo cadere." sussurrai, senza che mi potesse sentire.
La osservai mentre portava il vassoio in camera nostra. Ero dietro di lei nel caso in cui gettasse tutto a terra. Fortunatamente, non è successo.
Arrivati in camera, vidi Ally sveglia, mentre leggeva una rivista. "Mamma, guarda."
Ally mise giù la rivista e sorrise una volta posati gli occhi sul vassoio con la colazione. "Questo per cos'è?"
Aria me lo passò con attenzione e lo appoggiai sulle cosce di Ally. Salii sul letto e misi Aria sulle mie. "Volevamo prepararti la colazione." Le dissi, baciandola sulla tempia. 
"Beh, grazie mille." Sorrise e cominciò a mangiare.
Senz'ombra di dubbio quella fa una delle nostre migliori mattinate.

SPAZIO TRADUTTORE

La storia sta lentamente volgendo al termine. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo... ma ci sarà un epilogo! Che credo di pubblicare dopo il finale.
Come promesso ho aggiornato entro la fine di luglio! Grazie mille ad Ananina2000 (nuovamente) per la recensione lasciata nello scorso capitolo.
Ci vediamo al prossimo, che probabilmente - e qui non prometto nulla - arriverà entro i primi di agosto.
Ciao!

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Capitolo 29
*** Oggi è il grande giorno ***


Ally POV

"Trish, sto impazzendo!" esclamai, strattonando la mia migliore amica. Avevo gli occhi spalancati e respiravo a fatica.
"Als, rilassati." mi afferrò la mano e mi fece sedere sul divano.
"Dovrei rilassarmi? Mi sposo tra otto ore e vuoi che io mi rilassi?"
"Uhm, sì?"
Avete capito bene. Oggi era il grande giorno in cui sarei diventata la signora Ally Moon. Ero emozionata, ma estremamente nervosa. Per non parlare del fatto che stessi impazzendo. Ero nettamente sicura che Aria fosse anche lei un po' spaventata, dal momento che non mi ero mai comportata in questo modo.
Non vedo Austin da ieri dato che soggiornava nell'appartamento di Trish e Dez. Non potevamo vederci prima della cerimonia, e se malauguratamente l'avessimo fatto, Trish mi avrebbe uccisa. Mio padre, Brenda, Jason and Amanda erano arrivati qualche giorno prima ed erano rimasti in hotel da allora. Lo stesso vale a dirsi per i genitori di Austin.
Per il nostro matrimonio avevamo affittato una spiaggia privata in modo che nessun paparazzo potesse sbucare da qualche parte. Grazie al cielo. L'ultima cosa che volevo era che dei paparazzi mi rovinassero il matrimonio. Mi avrebbe certamente fatta imbestialire.
Oh, e Austin aveva voluto mantenere segreta la destinazione della luna di miele. L'unico problema è che non la sapevo nemmeno io. Non importava quanto lo supplicassi di dirmelo, non me l'avrebbe detto comunque. Che testardo.
"Va bene, siccome la cerimonia inizia alle undici e mezza di questa sera e sono ancora le tre e mezza, abbiamo ancora un sacco di tempo." disse Ashley. Aria era sulle sue gambe.
La cerimonia sarebbe iniziata a quell'ora perché volevamo baciarci allo scoccare della mezzanotte. Visto che ci saremmo sposati la Vigilia di Capodanno, pensavamo che sarebbe stato ancora più speciale.
"Come fate ad essere così calmi?" chiesi, passandomi una mano tra i capelli.
"Uhm, perché non siamo noi a sposarci?" affermò Trish come se fosse un'ovvietà.
Le lanciai un'occhiataccia e in risposta sorrise. "Allora, sei emozionata di diventare finalmente la signora Moon?" domandò Ash.
Mi morsi le labbra e annuii. "Sì. Sinceramente non avrei mai pensato di sposare Austin."
"Perché pensavi ti avesse tradito con Kira?" chiese Trish con tatto. Asserii. "Beh, non l'ha fatto e voi vi sposate."
Sorrisi. Stavo per sposare l'amore della mia vita e non potevo non sorridere. Avrei potuto farlo finché la faccia non avesse cominciato a farmi male.
"Beh, invece di stare qui sedute per ora, teniamoci occupate." suggerì Ash.
Fummo tutte d'accordo e decimmo di mettere lo smalto alle unghie. Perché andare da un'estetista quando hai un'amica e una sorella che lo fanno gratis? Furbo, no?

Una volta finito di metterci lo smalto a vicenda, facemmo un po' di popcorn e guardammo un film. Avremmo voluto guardare qualche polpettone rosa, ma non volevamo che Aria assistesse. Allora abbiamo deciso di vedere un film che lei amava, ossia Alla Ricerca di Nemo. Siamo onesti, in realtà tutte adoravamo quel film.
Una volta finito, era tempo di prepararci. Erano solo le sette, ma secondo Trish "la perfezione richiede tempo".
"Ok, iniziamo con i tuoi capelli." disse Trish mentre mi sedevo al tavolo in cucina. Aveva l'arricciacapelli collegato alla presa e un sacco di trucchi sparsi sul bancone.
Tre quarti d'ora dopo, i miei capelli erano perfettamente arricciati e tirati indietro. Trish mi mantenne lo specchio e io sorrisi. "Wow, Trish." ero veramente senza parole. "Sono fantastici."
"Non ho ancora finito." sogghignò.
Mentre Trish mi faceva il trucco, Ashley stava preparando Aria visto che sarebbe stata la damigella che lanciava i fiori. Perlomeno Aria sapeva quello che faceva, visto che era la seconda volta. Non mi sorprenderebbe se avesse lo stesso incarico anche al matrimonio di Trish e Dez. Sì, ero convinta che si sarebbero sposati anche loro.
"Bene, sei pronta?" domandò Trish una volta finito di applicare il trucco. Annuii. Sollevò lo specchio e rimasi scioccata.
"Trish," sussurrai. "Sembro così..."
"Figa? Bella?" Suggerì, con l'occhiolino.
"Avrei detto diversa, ma va bene." ridacchiai.
"La tua carinissima figlia è pronta!" annunciò Ash. Mi girai e sorrisi alla figura di mia figlia, era bellissima. "Stai benissimo, principessa." le dissi, piegandomi alla sua stessa altezza.
"Anche tu, mammina." Sorrisi e le baciai la fronte.
"Ok, adesso dobbiamo truccarci noi." disse Ash. "Andiamo Trish."
Risi e mi sedetti sul divano. Era questione di poche ore e sarei diventata la signora Ally Moon.

Austin POV

"Ragazzi, e se Ally si pentisse di sposarmi?" chiesi a Dez e Ethan. Andavo girovagando per l'appartamento, mordendomi le unghie. Ero così nervoso!
"Austin, Ally non si pentirebbe mai di sposarti." mi rassicurò Dez. "Ti ama."
"E tu ami lei." aggiunse Ethan. "Ally non ti sposerebbe se non ti amasse, quindi smettila di dare di matto."
"So che ci amiamo, ma ho paura che qualcosa possa andare storto." affermai, sedendomi sul divano.
"Cosa potrebbe mai andare male? Kira e Elliot non fanno più parte della vostra vita ed erano le uniche due problematiche per la vostra relazione." spiegò la sua Dez
"Hai seriamente detto problematiche?" domandammo io e Ethan all'unisono. Dez sorrise ed asserii. "Sì, strano."
"Comunque, immagino di essere abituato alle cose che vanno male."
"Ti garantisco che nulla andrà per il verso sbagliato." mi disse Ethan. "E adesso cambiamo discorso. Dove porti Ally in luna di miele?"
Sorrisi e dissi loro dove saremmo andati. Fecero entrambi uno sguardo di approvazione. È pur vero che nonostante il posto a loro piacesse, stessa cosa non si sarebbe potuta dire per Ally.
Alle quattro circa lasciammo l'appartamento così che potessimo dirigerci al resort. Essere famosi aveva i suoi vantaggi visto che ero stato in grado di affittare l'intero resort così che Ally e io potessimo avesere la spiaggia privata tutta per noi e il nostro matrimonio. Sì, essere famosi spaccava.
Tempo passò, ed ero solo a due ore dallo sposarmi con l'amore della mia vita. Wow.

No One's POV

"Tesoro, sei bellissima." si complimentò Lester con sua figlia appena la vide. Ally aveva indosso il suo abito da matrimonio ed era favolosa.
"Grazie, papà." Ally sorrise e l'abbracciò.
"Non riesco a credere che la mia piccola si stia sposando." piagnucolò.
"Papà, non piangere. Farai piangere anche me." rise Ally, sentendo le lacrime spingere per uscire. Fortunatamente Trish aveva usato un trucco waterproof.
"Scusa, tesoro. È che non riesco a crederci."
"Sì, ho sempre pensato che mi sarei sposata prima io." scherzò Ashley. "Ma sono felice per te." 
"Grazie, Ash." Ally abbracciò sua sorella.
"Mamma, perché piangi?" domandò Aria, che le manteneva la mano.
Ally, come meglio poteva, si inginocchiò e guardo sua figlia negli occhi. "Piango perché sono felice." le spiegò, lasciandole un bacio sulla fronte.
"Lacrime di felicità?"
Ally ridacchiò. "Sì, lacrime di felicità."
Sicuramente lacrime di felicità.

In un'altra stanza del resort, Austin si stava aggiustando la cravatta mentre i suoi genitori lo fissavano. Non in modo inquietante, ma in modo affettuoso. 
"Non riesco a credere che il mio bambino si stia sposando." disse Mimi, sorridendo.
"Mamma, non sono un bambino." si lamentò Austin, nonostante il ghigno sul volto.
"Ai miei occhi lo sarai sempre."
"Papà, aiuto." supplicò Austin.
Mike rise di gusto. "Perdonami figliolo ma non c'è nulla che io possa fare."
Una volta che Austin si aggiustò la cravatta così da apparire perfetto, chiese ai suoi genitori come stesse. La solita giacca e cravatta, ma era fantastico. E figo. Non dimenticate figo.

A cerimonia iniziata, Austin e Ally erano tremendamente nervosi e ansiosi. Tutti gli invitati avevano preso posto sulle sedie in spiaggia e Austin era in piedi sull'altare. Si stava mordendo il labbro così forte a tal punto da sorprendersi quando non vide uscire una minima goccia di sangue.
Quando iniziò la musica, il cuore di Austin batté più velocemente. In qualsiasi momento, la sua futura moglie avrebbe percorso la navata. Ma prima che lo potesse fare, spettò ad Aria. Tutti stavano ammirando la sua bellezza e Austin non poté far a meno di sorridere. Se non fosse stato costretto a rimanere sull'altare sarebbe sceso a riempire Aria di baci.
Appena Ally iniziò a percorrere la navata con Lester al suo fianco, i suoi occhi erano fissi su quelli di Austin ed era come se il tempo si fosse congelato. Non erano più circondati dai loro amici e dalle loro famiglie, ma erano soli. Austin fece un ampio sorriso e Ally lo ricambiò.
Arrivata sull'altare, Lester la stava ancora tenendo per braccio.  "Chi dà in sposa questa donna?" domandò il prete.
"Io, suo padre." sorrise Lester, baciandole la guancia prima di prendere posto accanto a sua moglie.
"Cari federli, siamo oggi qui davanti al Signore per unire nel vincolo del Sacro Matrimonio quest'uomo e questa donna." Sia Austin che Ally erano attenti a quello che formulava il prete. Si fissavano negli occhi a vicenda e non volevano rompere il contatto. Austin mimò con le labbra di amarla, e lei fece lo stesso.
Appena il prete annunciò che i due avevano scritto le loro promesse, i loro cuori cominciarono a battere ancor più forte. Austin fu il primo.
"Als, dal momento che ti ho incontrata, sapevo che eri la donna giusta per me. Ci siamo incontrati all'età di quindici anni e nonostante fossimo così giovani già immaginavo il mio futuro con te. Anche se non avrei mai immaginato di diventare padre in tenera età, non cambierei ciò che è successo per nulla al mondo. Tu e Aria siete le persone più importanti della mia vita e non potrei mai immaginare di perderti. Ti amo."
Appena finì di esporre la sua promessa, Ally era in lacrime. Sorrise prima di iniziare a parlare. "Austin, vederti entrare nel Sonic Boom a quindici anni è stato probabilmente uno dei giorni migliori della mia vita. Ancora non capisco perché tu abbia suonato la batteria con i corndogs, ma lasciamo perdere." Tutti risero. "Abbiamo passato molte cose insieme, cose che hanno rafforzato il nostro amore. Non riesco a immaginare la mia vita senza di te o senza nostra figlia perché voi siete il mio mondo. Ti amo. Ora e per sempre."
Forse non sarà stato il gesto più virile, ma anche Austin si lasciò scappare un paio di lacrime.
"A questo punto, chiedo a te, Austin, e a te, Ally, di guardarvi e prendervi le mani." iniziò il sarcedote, e i due fecero come richiesto.
"Austin, vuoi accogliere Ally come tua sposa nel Signore, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?
"Lo voglio." rispose Austin, sorridendo.
"Ally, vuoi accogliere Austin come tuo sposo nel Signore, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita?"
"Lo voglio." replicò Ally, anche lei con un gran sorriso.
Dopo lo scambio degli anelli, un po' difficoltoso visto che le mani di entrambi tremavano, il sacerdote ritornò a parlare.
"Dal potere conferitomi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa."
Austin prese Ally dalla vita e unì le proprie labbra alle sue giusto allo scoccare della mezzanotte. Ally avvolse le braccia intorno al suo collo, avvicinandolo a sé. Riuscivano a sentire gli applausi dei loro amici e delle loro famiglie, ma a loro non importava di altro se non sé stessi.
Quando allontanarono le loro labbra, Austin rimase con la fronte appoggiata alla sua. "Ti amo, signora Moon."
Ally ridacchiò. "Ti amo anch'io, signor Moon."

Austin e Ally stavano sorridendo come degli idioti. Erano seduti al loro tavolo e Aria era sulle gambe di Ally, presto addormentatasi. Beh, era mezzanotte inoltrata quindi era comprensibile. 
"Ma ci siamo appena sposati?" domandò Austin.
Ally annuì. "Sì, è così." Guardò giù verso Aria e le baciò il capo.
"Forse Trish e Dez dovrebbero portarla a casa?" suggerì Austin. Erano loro che si sarebbero presi cura di Aria durante la loro luna di miele.
"Non la possiamo portare con noi in viaggio?" domandò Ally scherzosamente.
"Uhm, non penso che vorrebbe assistere alle nostre particolari attività."
Ally arrossì di un rosso scuro. "Non sono mai stata lontano da lei per tanto tempo.
"Als, sono solo due settimane. Non ti preoccupare , ok?" Ally asserì e si avvicinarono a Trish e Dez.
Prima ancora che realizzassero, Austin e Ally erano in una limousine diretta all'aeroporto. Austin non aveva la minima intenzione di dire a sua moglie dove stessero andando, ma Ally aveva altro per la testa. Gli aveva tenuto nascosto qualcosa da più di una settimana, e pensava che se non gliel'avesse detto seduta stante sarebbe esplosa.
"Austin, c'è una cosa che devo dirti." iniziò Ally, mentre l'ansia le attraversava tutto il corpo.
Austin lo notò e le afferrò la mano. "Dimmi pure."
"Uhm, ti ricordi di quando abbiamo parlato di avere altri figli?"
Annuì lentamente. "Sì...?"
"Beh, uhm, possiamo dire di essere avvantaggiati."
Austin rimase confuso per qualche secondo prima che realizzasse ciò che stava succedendo. "Sei incinta?"
Ally si morse un labbro. "Sì."
"Aspettiamo un bambino?" sorrise Austin.
Ally non poté che far lo stesso. "Sì, avremo un bambino."
All'improvviso le labbra di Austin furono su quelle di Ally. La stava baciando con così tanta passione e sentimento... Stavano per avere un altro bambino. Stavano per avere il frutto del loro amore. Erano in paradiso.

SPAZIO TRADUTTORE

Eccomi tornato letteralmente un anno dopo! Mi dispiace di aver lasciato inconclusa questa storia quando mancavano appena due capitoli. Eh già, questo tecnicamente è l'ultimo capitolo, perché il prossimo sarà l'epilogo! Vi prometto che non aspetterete un anno. Se ci siete ancora ovviamente...
Spero che vi facciate vivi e lasciate un pensiero... ciao a tutti!

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Capitolo 30
*** Epilogo ***


Ally POV

"Sono stanchissimo." Si lamentò Austin mentre collassavamo sul letto.
"Anch'io." borbottai, stringendomi al suo fianco.
Nel momento in cui stavamo per addormentarci, il pianto di un bambino cominciò a diffondersi dal baby monitor.
"Ally, sta piangendo." Si limitò ad affermare Austin. "Vai."
"Vai tu."
"No."
"Sì."
Il pianto del bambino si fece sempre più forte e sbuffai, sapendo che Austin non si sarebbe mosso. Scesi dal letto e andai nella cameretta di mio figlio. Mi abbassai, prendendolo dalla culla. Affondò la sua testa contro la mia spalla e cominciò ad aggrovigliarmi i capelli con le sue piccole dita. Sicuramente non stava piangendo per il pannolino o per la fame, visto che l'avevo cambiato e nutrito da poco.
"Dormi, Aaron." Sussurrai, accarezzandogli la schiena. Lo sentii sbadigliare dolcemente prima di emettere un urlo. A quel rumore sobbalzai.
Erano passati appena due mesi da quando Aaron era nato e senza dubbio era un gran monello. Era in grado di svegliare me e Austin anche quattro volti per notte, ma essere esausti era un prezzo da pagare, perché amavamo nostro figlio.
Dopo che tornammo dalla nostra luna di miele alle Hawaii - Austin aveva finalmente deciso di dirmelo dopo avergli parlato della gravidanza - lo dicemmo a tutti. Erano rimasti completamente scioccati, ma erano al contempo entusiasti. Non vorrei dire, ma Aria era la più emozionata. Era felicissima del fatto che sarebbe diventata la sorella maggiore!
Dato che avremmo avuto un altro bambino, Austin e io realizzammo di aver bisogno di trasferirci in una vera e propria casa invece di stare in un appartamento. Detto anche questo ai nostri amici e alle nostre famiglie, cominciammo a cercare una casa. Ci mettemmo un po', ma alla fine trovammo la casa perfetta. Nell'esatto istante in cui le mettemmo gli occhi addosso, eravamo sicuri che sarebbe stata la casa fatta apposta per noi. Trasferitici, ero in dolce attesa da due mesi. Già, ci mettemmo così tanto per trovare una casa perfetta. Anche a Rocky piacque molto.
Incinta di venti settimane, Austin e io scoprimmo del sesso del bambino. Eravamo al settimo cielo quando ci dissero che avremmo avuto un maschietto. Dato che Austin aveva sempre voluto avere un piccolino, sapevo che era contentissimo della notizia. Cominciò persino a pianificare il futuro del nostro bambino appena tornati a casa dall'ospedale. Trovai divertente e adorabile che stesse mettendo su così tanti piani per nostro figlio che non era nemmeno nato! E Aria fu altrettanto felice quando scoprì di stare per ricevere un fratellino. Scegliemmo anche il nome, ma non lo avremmo detto a nessuno fino alla sua nascita.
Il giorno in cui diedi luce ad Aaron, non potevo essere più felice. È pur vero che entrai in travaglio quando Austin e io eravamo bloccati nel traffico. Fummo fortunati ad arrivare in tempo in ospedale, dal momento che mancava poco così per partorire in auto. Mi sentii completa nel momento in cui mi fu data l'opportunità di tenerlo in braccio. Era come se la mia famiglia fosse finalmente completa.

"Mammina?" Sentii la voce della piccola di cinque anni.
Guardai verso la porta dove sostava Aria, mentre si stropicciava gli occhi. "Tutto apposto, tesoro?" Mi piegai di fronte a lei.
"Aaron mi ha svegliata."
Sorrisi e le baciai la guancia. "Scusa, principessa. Che ne dici se vai in camera di mamma e papà e torni a sognare?" Le baciai la fronte mentre annuiva. Lasciò la stanza per recarsi nella nostra.
Sistemai Aaron nelle mie braccia e me lo strinsi maggiormente al seno. "Torna a dormire, piccoletto." Misi il mio dito nella sua minuscola mano, permettendogli di strizzarlo.
Al contrario di Aria, i capelli di Aaron erano del mio stesso colore. Sentivo che sarebbe assomigliato più a me che ad Austin.

Il pianto di Aaron diminuì, trasformandosi in un flebile singhiozzo. "Ancora non dorme?" Mi girai e vidi mio marito appoggiato alla porta, a torso nudo.
"No. Aria?"
"Lei sì." Austin mi si avvicinò e avvolse le sue braccia attorno alla mia vita. Appoggiò il mento sulla mia spalla e rimase a fissare il nostro bambino.
"È perfetto." Sussurrò, lasciandomi un bacio sulla guancia. "Abbiamo fatto un ottimo lavoro."
Ridacchiai e non potei far a meno di annuire. Cominciai a cullare Aaron nelle mie braccia e Austin iniziò a canticchiare una ninna nanna. Funzionava sempre. In pochi minuti, Aaron si addormentò. Mi piegai e lo lasciai riposare nella culla, rimboccandogli le coperte.
Gli lasciai un bacio gentile e pieno d'affetto sulla fronte. "La mamma ti ama." Sussurrai.
Austin copiò le mie azioni baciandogli anche lui il capo. "Papà ancora di più." Bisbigliò scherzosamente. Risi e lo colpii delicatamente nello stomaco prima di uscire entrambi dalla camera. Tornammo nella nostra stanza, camminando piano piano per non svegliare Aria. Austin fece lo stesso e mi raggiunse sotto le coperte.
"Notte, principessa." Le dissi, dandole un bacio sulla fronte. Lei si rannicchiò subito al mio fianco.
"Als?"
"Sì?" Domandai.
"Ti amo."
Sorrisi e mi avvicinai di più, premendo le mie labbra contro le sue. "Ti amo anch'io."

SPAZIO TRADUTTORE

Non potete immaginare quanto mi stia dispiacendo pubblicare questo capitolo. Sul serio, ho i brividi nello scrivere per l'ultima volta questo spazio. Ebbene sì, questo è l'ultimo capitolo! Un piccolo epilogo a ben 29 capitoli di fanfiction. Non riesco a credere che siano passati quasi 3 anni e mezzo dal primo capitolo che ho tradotto di questa storia. In tutti i sensi: da una parte mi vorrei sparare per averci messo così tanto tempo e avervi fatto aspettare solo per ottenere tre capitoli all'anno dal 2015... d'altra parte invece mi dispiace tantissimo dare un taglio a tre anni della mia vita... ugh!
Spero che vi sia piaciuta com'è piaciuta a me. È stato veramente bello tradurre questa storia e sono sicuro che mi mancherà. Mi dispiace anche che molti del fandom siano andati via e non potranno mai sapere com'è finita, perché ci ho messo troppo! Ma non demordo.
Questa è l'ultima storia che pubblicherò in questa sezione, ragazzi. Non vi ringrazierò mai abbastanza per tutte le recensioni - letteralmente tantissime per i miei standard! - e per tutto l'affetto che mi avete dato. Grazie mille.
È stato stupendo. Alla prossima!

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