See you in my dreams

di Deriama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All The Love In The World ***
Capitolo 2: *** You'll be happy ***



Capitolo 1
*** All The Love In The World ***


Titolo: See you in my dreams

I’m not looking for someone to talk to

I’ve got my friends, I’m more than OK

I’ve got more that a girl could wish for

I live my dreams but it’s not all they say

 

Still I believe

I’m missing something real

I need someone who really sees me

 

Don’t wanna wake up alone anymore

Still believing you’ll walk through my door

All I need is to know it’s for sure

Then I’ll give all the love in the world

 

The Corrs “All The Love In The World”

 

 “Sei felice Jane?” chiese sottile Adam distogliendo lo sguardo “con me?”

Lei non rispose, pioveva e lo scroscio della pioggia sovrastava tutto, anche il dolce suono di parole innamorate appena sussurrate.

Joan si guardò velocemente intorno, vide tutta quella gente che correva cercando di ripararsi dalla forte pioggia, i negozianti che velocemente chiudevano le bancarelle sulla strada, vide il cielo nero, il vento potente e poi Dio.

Esattamente come la prima volta sull’autobus, Dio la stava guardando neutro, un sorriso appena accennato e occhi lontani e immortali di chi c’è sempre, ovunque si è. Era lì immobile sotto il temporale, imperturbabile e attento. Joan lo guardò negli occhi per un secondo che durò quasi un’eternità… in quegli occhi c’era il futuro di Adam e così decise.

“…Jane…” la richiamò timido Adam.

“Adam…” incominciò esitante “io… ” cercò di dire avvertendo la gola seccarsi, sentiva che doveva farlo, ormai non poteva più tornare indietro. Il patto sarebbe scaduto solo dopo un anno, il tempo per riuscire a salvarlo “sono stata felice con te Adam, ma ora io devo andare lontano dove tu non puoi accompagnarmi… ”

Adam sbarrò gli occhi, non riusciva a capire. Lo stava lasciando? “Jane…cosa…tu…”

“Devo andarmene da qui Adam” disse spostandosi i lunghi capelli ramati oltre le spalle “parto e non credo che tornerò” e così dicendo corse sotto la battente pioggia, lasciando Adam nel più completo sgomento; all’ultimo però si girò, lo cercò con gli occhi e pronunciò “ti amo Adam” in seguito se ne andò per le vie svuotate, camminando piano con il volto bagnato dalla pioggia e dalle sue lacrime.

*

Era un grigio pomeriggio di giugno, una giornata iniziata nel freddo vento della mattina bagnata da piccole gocce di pioggerella. La scuola era finita, ora il futuro che si stagliava di fronte era il College, ma lei non ci sarebbe andata.

Joan stava raccogliendo frettolosamente le sue cose, vestiti, trucchi, medicine e soldi. Si stava preparando a partire, per intraprendere un lungo viaggio.

Arrivata alla scrivania tirò fuori le 3 lettere, ognuna scritta con le lacrime e inchiostro. Quelle lettere portavano nel testo il suo dolore nel lasciarli e la sua codardia; lei sapeva che avrebbe spezzato a loro il cuore, più e più volte con la sua scomparsa, ma era l’unica soluzione.

Stese le lettere in carta giallo pallido sulla scrivania, vicino ai piccoli fiori che Adam gli aveva regalato il giorno prima; non aveva avuto il coraggio per parlare ad Adam quando lo aveva visto con quel mazzo di fiori, anche se solo poche ore prima lei…

Toccò lievemente i petali rosa seta dei fiori e scorse un bigliettino, lo prese in mano e lesse “I live alone with you” si trovò a sorrise per quelle parole, ma poi non poté trattenere che una lacrima morisse sulle sue labbra e che il cuore provasse un dolore terribile per quello che gli avrebbe fatto.

Guardò il muro “Odiami Adam e lui ti lascerà vivere” sussurrò in direzione della fotografia che li ritraeva l’uno abbracciato all’altro nel parco “Ti prego” finì di dire prima di crollare a terra piangendo disperatamente.

“Ti prego Dio

*

“Notte” disse Joan alzandosi un po’ meccanicamente dalla sedia “a domani”

I genitori si guardarono negli occhi per un attimo “C’è qualcosa che ti turba, Joan?” Chiese il padre Will.

“Non ti senti bene?” Domandò apprensivamente la madre Helen, toccandole la mano.

Joan li guardò spaventata, rivolse lo sguardo a Luke e Kevin, poi sorrise “Sono solo stanca… domani però iniziano le vacanze no? Starò benissimo!!” disse sforzandosi di sembrare convincente “a domani…” concluse baciando i genitori e i fratelli.

Joan li stava salutando.

*

La notte era glaciale, tanto da scatenare i brividi per tutto il corpo di Joan. Il cielo era coperto di nubi, come a voler nascondere alla sua ombra, la propria figura fuggitiva, non c’erano rumori, ne luci. Stava lasciato la sua casa nel più completo silenzio, indugiando sulla soglia, tutto era calmo e ovattato, le ombre si nascondevano al passaggio dei fari di qualche macchina.

“Vi amo” pronunciò con la voce contratta dalle lacrime “vi prometto che ci rincontreremo un giorno” 

Chiuse lentamente la porta sempre guardando all’interno della casa, stava per lasciare tutto e tutti, i suoi genitori, i suoi fratelli…si stava allontanando per sempre dai suoi amici, lasciava Grace, ma soprattutto stava abbandonando Adam.

Era giusto. Joan lo aveva visto quel futuro, nei suoi occhi, Dio le aveva fatto vedere il futuro di Adam e lei aveva deciso di interferire… sarebbe andata contro il libero arbitrio. Il patto era compiuto, la sua vita era la garanzia.

Il Diavolo l’aspettava.

“Puoi andare a trovarlo se proprio vuoi” gracchiò nell’oscurità una voce “ma non te lo consiglio”

Joan si arrestò e voltandosi vide quegli occhi da rettile, gialli, neri o rossi; lui sorrideva compiaciuto della sua conquista.

“Consolati” disse guardandosi le lunghe unghie nere “non sei l’unica ad aver fatto il patto

Lei lo respinse “Mi stai dicendo che ti piace far collezione? Davvero patetico” disse duramente “il Diavolo che passa le giornate ad aspettare dei poveri ipocriti… commuovente”

“Su via Jane…non essere così dura con me” rispose canzonatorio “così mi spezzi il cuore”

“Bisogna averlo un cuore per spezzarlo” ribatte sprezzante “e non chiamarmi Jane!! Solo Adam può!!”

“Va bene, Joan” disse seguendola per la strada “posso almeno chiederti dove stai andando?”

“No, no puoi” replicò Joan

Un fortissimo dolore alla testa la costrinse a piegarsi sul marciapiede, riconosceva nella sua testa le sue urla. Sarebbe morto bruciato vivo, lo vedeva contorcersi nel fuoco, sentiva l’odore della sua pelle bruciata, il cuore incenerirsi e i suoi occhi esplodere sotto le palpebre consumate dal fuoco.

“Basta!!” urlò Joan tenendosi la testa tra le mani “Smettila, ti prego”

“Questo Joan…è per ricordarti” assentì viscidamente “perché sono qui”

Joan lentamente alzò il capo, le lacrime le scorrevano giù per le guance “So benissimo perché sei qui” pronunciò violentemente reggendosi a stento sulle ginocchia “sei qui perché ti ho venduto l’anima, per salvare Adam!!” finì di urlare sporgendosi verso di Lui

“Si, ma anche perché ora sei completamente sola” disse sogghignando “ti ha lasciata a me”

Joan guardò di fronte a lei, la strada era lunga e lei era completamente sola “Sono sola” ripeté apatica

Lui rideva “Esatto Joan” riprese contento “ti ha abbandonata a me”

Joan a quelle parole si infuriò “Zitto!! Non mi ha lasciata!! Sono io…” si interruppe scioccata “sono io che me ne sono andata, io ho lasciato Dio” finì coprendosi gli occhi “non mi perdonerà mai… ma non potevo rimare a vedere Adam morire”

“Io ti capisco” riprese smielato “per questo che non andiamo d’accordo… mica per niente”

“Non toccarmi mai più” ringhiò tra i denti e ricominciando a camminare.

“Per ora faremo a modo tuo Jane” mormorò sogghignando “ma vedrai…cadrai anche tu come tutti…ti spezzerò le ali”

*

La mattina era sterile, fredda e silenziosa come l’interno della casa. Tutti i membri si erano riuniti nel soggiorno ancora raggelati dalla lettera che Helen reggeva in mano. Non una parola, un lamento…solo il lungo e freddo gelo regnava nella casa.

“Se ne è andata?” chiese lentamente Luke

“Manderò subito qualcuno…” cercò di dire Will, ma Helen lo interruppe subito “No Will!!”

“Cosa no?” domandò alzando la voce “nostra figlia è scappata!!! ”

Helen lo guardò arrabbiata, sentiva dentro di sé la tristezza, la rabbia, ma anche che Joan stava bene ed era arrivato il giorno in cui lei se ne sarebbe dovuta andare per scoprire chi era, glielo aveva letto negli occhi tutte le volte che tentava di afferrare quel piano.

“Non è scappata… Will…Joan se ne è andata…non so perché…ma lei sentiva di dover andarsene” parlò con la voce rotta dal pianto “è diventata grande Will e ha fatto la sua scelta… noi non possiamo far altro che rispettarla e aspettare” finì di dire guardando suo marito.

Will sapeva che sua moglie aveva ragione, ma non poteva credere che la sua bambina se ne fosse andata così, senza parlare con lui; non poteva rimanere ad aspettare “Non posso restare qui sapendo che mia figlia è lì fuori da sola!”

“Joan non è una stupida!!” disse Kevin allontanandosi dal soggiorno “credo che lei abbia avuto la necessità di fare qualcosa… per questo si è allontanata da noi”

“Adam saprà sicuramente qualcosa!!” suggerì Luke in direzione della madre.

Lei lo guardò ancora con il viso rigato dalle lacrime “Non credo… qui c’è una lettera per lui” spiegò porgendogli la lettera col nome di Adam “Chiamalo, Luke…e chiama anche Grace”

Luke guardò pieno di rabbia le due lettere “Stupida”

*

Era arrivata in quella cittadina da meno di un giorno e aveva già permesso che un vecchio venisse travolto da un ladro. Lui le aveva semplicemente chiesto di spostarsi e un attimo dopo un uomo l’aveva oltrepassata cadendo addosso a quel signore anziano.

Arrivata l’ambulanza, Joan spaventata scappò via, non riusciva a credere che solo spostandosi aveva appena partecipato al compimento di quel incidente.

“Il tuo potere, Joan” intervenne il Diavolo “è che ti trovi al posto giusto al momento giusto, per rovinare i miei divertimenti… tu arrivi e senza saperlo avresti intercettato quel uomo e tutto sarebbe andato per il verso buono”

“Cos…”

“In pratica” continuò ridondante “tu riesci a rovesciare a favore del bene le future cattive azioni…notevole, vero?

“Io…non credevo” articolò ancora sconvolta.

“È per questo che gli eri così indispensabile” continuò fingendosi affranto “peccato che ora sei qui a fare tutto quello che io ti dirò… e farai questo perché…”

Joan non si girò “perché altrimenti la Morte si prenderà la vita di Adam” definì gelida.

“Bingo!!” gongolò felice come un bambino “Esatto!! Invece se continuerai così le chiederò di passare oltre…a qualcun altro!!”

“Smettila!! Farò come vuoi tu…dimmi quello che devo fare” saltò su acida, guardandolo fisso negli occhi da serpente “e lo farò…hai la mia parola!!”

“Non me ne faccio nulla della tua parola…ma comunque ho la tua vita, no? È lo stesso per me” concluse sogghignando, poi scomparve.

“Hai la mia vita…” ripeté guardando malinconicamente il cielo “una vita per cosa poi?”

“Per me Joan… per gli altri e per te stessa” rispose una voce calda e soffice “non dimenticarlo mai! Mai!”

Joan si sciolse in lacrime, avvertì la sua presenza così vicina a lei.

Lui le aveva perdonato il suo peccato, il suo tradimento. Joan però, avrebbe preferito credere che Dio la odiasse, che fosse arrabbiato con lei, anziché sapere di averlo deluso per sempre e di essere perdonata da Lui… a volte avrebbe preferito credere davvero a questo.

*

Quando prese in mano quella lettera dal colore giallo pallido, non riuscì a trattene un fremito. Adam sospettava il significato del contenuto di quella lettera, l’aveva visto suoi volti della famiglia Girardi.

Era una lettera d’Addio.

Joan se ne era andata, proprio come gli aveva detto la mattina prima, sotto quella battente pioggia “Se ne è andata, vero?” chiese lievemente.

“Lo sapevi?” lo aggredì subito il padre.

“No…cioè…” cercò subito di spiegare Adam, ma le parole non gli uscivano “Jane, ieri mattina credo volesse lasciarmi…mi ha detto che sarebbe partita…e che credeva non sarebbe tornata” riepilogò sedendosi e nascondendo la testa “ha detto che sarebbe andata in un posto dove io non avrei potuto accompagnarla”

“Adam…” cercò di consolarlo Helen

“Mi ha detto che è stata felice con me” precisò contratto Adam “non credevo che l’avrebbe fatto…così… ”

“Nessuno lo credeva” concluse amaro Will affacciandosi alla finestra “nessuno”

*

Fu così che passarono le mattine, poi i pomeriggi, le sere e le notti. Giorno dopo giorno, settimane e mesi; passarono 8 lunghi mesi, arrivò Marzo con la sua sferzata di primavera.

Caro Adam,

mi rendo conto che il mio gesto sembra insensato e stupido, ma credimi ti prego, non è stata una decisione facile, per nulla al mondo me ne sarei andata; però ho dovuto, ho cercato delle soluzioni, altre strade, ma l’unica è stata questa: ANDARMENE.

Non posso spigarti cosa mi ha spinto a sparire, ma era necessario che andasse così. Come ti dissi quella mattina, Adam, io ora sarò lontana da te e quasi certamente non tornerò…quindi non ti chiederò di perdonarmi, ne di cercarmi; ti chiedo di dimenticarmi, andare avanti.

Odiami Adam e continua a vivere serenamente, continua a creare, a progettare.

Hai una luce dentro di te, Adam, calda e abbagliante come il sole, donala a qualcuno che la merita veramente, che sappia amarti sinceramente come meriti, senza bugie ne compromessi, senza paura.

Ero felice con te Adam, avrei desiderato fare tante cose insieme a te, vivere con te.

Ti amerò per sempre.

Addio, tua Jane

 

Dopo 8 mesi, Adam rilesse, come tutte le mattine, quella pallida lettera color giallo. Ogni mattina si alzava e imprimeva nella mente ogni singola parola, spazio, pausa scritta in quel pezzo di carta.

Adam, aveva tentato di ricominciare, ma tutto iniziava col suo ricordo e finiva col suo ricordo; ogni piccola cosa gli ricordava Jane, tutto! Si era tenuto lontano da casa Girardi, lontano da ogni luogo che la richiamava alla memoria, ciò nonostante quando si ritirava nel suo laboratorio per creare… creava solo oggetti per lei, per Jane…erano tutti lì, ognuno con un specifico motivo e ruolo. 

“Non riesco a dimenticarti, Jane, ne ad odiarti” mormorò rileggendo la lettera ancora una volta “se eri felice…cosa ti ha fermata?” si chiese chiudendo gli occhi “cosa ti ha spaventata tanto da farti andare via”

*

“Cosa credi di fare?” domandò cinico “non puoi, dovresti saperlo dopo tutto questo tempo, Joan…”

“Me ne frego…” rispose Joan “ho fatto tutto quello che mi hai ordinato…ora…” continuò acre “manderò questa lettera alla mia famiglia… tanto domani partiamo, no?” concluse imbucando una lettera.

Lui non rispose, ma dentro di se era soddisfatto perché ancora qualche piccolo ritocco e Joan sarebbe cambiata per sempre… perfetta per finire l’opera…l’ultimo incarico era lì ad aspettarla…

“Mh…Ok!! In fin dei conti hai ragione... hai fatto tutto!!”

“Già…tutto” rispose mesta Joan dirigendosi verso la stazione degli autobus. Era arrivata in quella cittadina da 2 settimane e aveva scatenato il caos; aveva messo in discussioni poche semplici regole, messo contro tutti con tutti e causato la rottura di un matrimonio. Tutto questo in sole 2 settimane… a volte si ritrovava a pensare cosa sarebbe potuto accadere se fosse rimasta solo un giorno in più.

Joan aveva paura di ciò che poteva scatenare, terrore che le persone la toccassero o solamente le stessero vicina. Temeva di portarle sulla strada sbagliata… nonostante cercasse sempre di attenuare i danni dei compiti che Lui le dava…ma alla fine la gente soffriva, feriva e moriva per colpa sua e nessuno l’avrebbe perdonata.

Ne era felice…

“Sei felice Joan?” chiese svenevole il Diavolo “manca poco allo scadere del contratto… molto poco”

“Smettila di fare finta di non sapere” rispose Joan guardando fuori dal finestrino e vedendo un riflesso che non le apparteneva “sai perfettamente che dopo tutto questo non sarei mai tornata a casa… mai!” continuò cercando di scorgere in quel riflesso un barlume delle vecchia se stessa “scomparirò… andrò finalmente lontano… dove nessuno potrà trovarmi…nemmeno io” concluse girando il capo e guardando davanti a se.

Lei aveva paura di un’altra cosa… aveva paura di aver perso per sempre se stessa, che non esistesse più la persona che era prima di tutto e tutti; anche se dentro di lei aveva compreso da tempo che prima della fine del contratto lei avrebbe perso per sempre la sua vera identità… sarebbe cambiata…e Joan temeva la persona che sarebbe diventata, molto di più della Morte.

“…lo sospettavo…” rispose vago

“Sospettavi solamente…tu brutto figlio di pu****a!!!” gli urlò contro Joan “sospettavi!”

“Ehi!! La Joan che conosco io non parla così” disse ridendo “non essere volgare… l’educazione prima di tutto!!”

“Tu non hai minimamente idea di chi sono io!!” ringhiò guardandolo fisso negli occhi “e sai dove puoi metterti l’educazione?” domandò caustica pronta a scoppiare.

“Mh…hai reso l’idea Joan” rispose serio “ma non ti conviene trattarmi troppo male… potrei sempre combinarti un bel scherzetto”

Joan lo ignorò fissando il poggia testa di fronte a lei “No, non puoi…il contratto parla chiaro”

“Ah! Già il contratto… ti do un consiglio” rispose girandole la faccia verso la sua “ti fregano sempre… perchè vedi ci sono sempre delle postille scritte in piccolissimo”

“Cosa!!!” gridò balzando in pieni nell’autobus completamente vuoto “mi hai ingannata?”

“Chi io? No, no tesoro” diede risposta scuotendo la testa “sei tu che non hai letto attentamente… è colpa tua…guarda tu testa” concluse materializzando davanti agli occhi di Joan un vecchio pezzo di carta bruciacchiato sui lati.

Risaltava potente la firma del Diavolo e poi, a fianco, la sua firma scritta con proprio sangue. Joan in preda all’angoscia scorse velocemente tutte le clausole del contatto, fino a quando si imbatte in una piccola nota… l’orrore le afferro il cuore e la mente.

“Non posso” balbettò agghiacciata “non lo farò mai”

Lui sorrise felice come poche volte lo era stato “Oh si che lo farai Joan…lo farai e nulla ti impedirà di essere mia… nulla, nemmeno Dio!” disse godendo e sogghignando “non potrai tornare nel mondo del Padre Eterno…”

 

Fine 1° capitolo

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Capitolo 2
*** You'll be happy ***


Nuova pagina 1

Titolo: You'll be happy

Still can't recognize the way I feel, I feel, I feel
Nothing of what you said to me was real
And you still can't find the strength to apologize,
You just go on laughing and telling everyone lies

'Cause you wanted it all, you wanted it all, you wanted it all.
No, and there's nothing at all
There's nothing at all, there's nothing at all.

The Cranberries “Still Can’t”

Si girò spaventata e voltandogli le spalle scosse dai tremiti, incominciò a fuggire in preda al panico. Subito il suono della sua risata demoniaca avvolse prepotente la sua paura incominciando a nutrirsene felice di una tale prelibatezza. Nessun altro suono si poteva sentire: né il respiro affannoso, i passi pesanti, né gli spasmi del cuore in tumulto... si udiva solo quella risata che ronzava nella testa.

Corse incessantemente fino a quando fu il suo corpo a cadere stremato dalla fatica, imperlato di sudore e dolente alla ricerca di ossigeno.

A terra, con le mani a coprirle il volto con forza rabbiosa, Joan pianse le sue prime lacrime dopo infinito tempo. Pianse spinta dalla disperazione di aver finalmente compreso quali conseguenze le sue scelte avevano comportato.

Il sacrificio di perdere se stessa non era paragonabile al dolore per la perdita di Adam, ma ora il prezzo da pagare era... troppo alto.

“Non posso farlo” singhiozzò coprendosi il volto “non posso uccidere degli innocenti... in quel modo...”

“E invece - guarda caso - sei obbligata a farlo” gracchiò sorridente “mia piccola Joan, lo devi fare altrimenti...” si sospese avvicinandole viscidamente.

“No!! Sei un bas***do!! Non doveva finire così!!” urlò alzandosi da terra con impeto e sbattendo i pugni sul suo petto.

Lui continuò a ridere ignorando le urla e i colpi di Joan, poi stufo le bloccò i polsi e la strattonò fino a toglierle un lamento “Credevo avessi capito che tu sei mia, Joan” disse freddo “e che non puoi opporti o presentare obbiezioni a ciò che ti viene ordinato”

Lei lo guardò incredula “Io volevo solo...” balbettò esausta.

Joan sempre più confusa si lasciò cadere a terra senza più energie. Lo sgomento si stava impadronendo del suo essere impedendole di ragionare e controbattere alle parole del Diavolo.

“Volevi salvare Adam? Povera illusa....” incominciò canzonatorio “la Morte, mia cara, non risparmia nessuno perché vedi lei ha un protocollo da rispettare e non esistono eccezioni... purtroppo per te, nemmeno pour moi

“Mi hai preso in giro...” pronunciò lentamente come in cerca della giuste parole “il patto è nullo se non rispetti la tua parte dell’accordo” concluse più lucida.

Il Diavolo tacque restringendo gli occhi da serpe, ma poi esplose in una ilarità cattiva e compiaciuta “Sbagliato ancora!!” disse riprendendo il controllo.

“Cos...!!” replicò Joan sconvolta ancora da quell’essere “cosa hai fatto?”

“La domanda non è che cosa ho fatto io” rispose ancora di più divertito “ma cosa hai fatto tu, Joan”

Rimase zitta e immobile, voleva scappare il più lontano possibile, ma ormai il peso delle sue azioni gravava su di lei... doveva restare e scontare tutto.

“La mia parte dell’accordo è - per così dire - immacolata” chiarì diplomatico “infatti Adam si salverà”

“Allora la Morte passerà oltre? Farà un’eccezione!” ribattè subito Joan con speranza.

Lui fece ciondolare la testa e una smorfia di scocciatura gli deformò il volto “Ehm si...ma vedi il protocollo deve essere rispettato e per la vita di Adam...” si sospese tattico in attesa.

“Cosa!!! Maledetto!! Cosa per la vita di Adam?” disse furente Joan agitandosi “non hai già la mia vita!! Cosa altro deve succedere?”

“Per me va benissimo la tua vita: era quello che volevo” rispose tranquillo “ma il valore della vita di Adam, per la Morte ne vale almeno quattro”

“Quattro vite?” sussurrò Joan mentre mille pensieri affollavano la sua mente “Quattro vite per quella di Adam”

“Più precisamente sarebbe uno scambio: quattro vite per lo stesso valore di quella di Adam” spiegò godendosi già la prossima domanda che non tardò ad arrivare.

“Chi?” chiese Joan dubbiosa nell’aver fatto bene a chiedere.

Il Diavolo dilatò gli occhi, allargò il suo ghigno “La tua famiglia, Joan” parlò lentamente “tutta la famiglia Girardi morirà perché tu l’hai barattata per salvare Adam”

“No... non è vero” frusciò prima di cadere “Cosa ho fatto, Dio”

*

Una leggera foschia copriva tutto il paesaggio fatto solamente di case e case. Girati gli angoli della strada si poteva osservare edifici grigi e smorti, vie solitarie, negozi chiusi. L’inverno stava finendo ma si insinuava ancora violento in ogni minuscolo spazio, raffreddando tutto e tutti.

Solo un immenso campo rimaneva aggrappato al suo verde, e lì solo una persona rimaneva immobile di fronte ad una tomba. Era una donna.

I capelli ondeggiavano sottili seguendo il movimento del vento, i lineamenti del volto erano duri e concentrati quasi a non voler far trasparire nulla. La bocca era serrata con forza e le mani infossate nelle tasche del cappotto nero. La sua figura trasmetteva durezza e anche una profonda malinconia, che tuttavia non riusciva a celare di fronte a lei.

“Sapevo di trovarti qui” parlò una voce maschile

“E allora?” rispose lei voltandogli le spalle

Lui si guardò circoscritto intorno e poi con forza la fece voltare verso di lui e l’abbracciò, facendo appoggiare la sua testa sul petto.

“Sei sempre lo stesso, Luke” esclamò con voce soffocata “sempre”

Lui sorrise in silenzio, godendosi quel contatto “Se è per questo nemmeno tu sei cambiata, Grace”

Lei chiuse forte gli occhi, per scacciare quegli orribili ricordi “Sei un pessimo bugiardo... anche quando stavamo insieme non eri capace di mentire” disse sciogliendosi dall’abbraccio “la verità è che siamo talmente cambiati che ormai di ciò che eravamo... esiste solo un confuso ricordo”

Luke cercò di toccarla ancora, ma lei velocemente si distanziò quel tanto da impedirgli qualsiasi azione “Quel sentimento a cui ti ostini a legarti non esiste più”

“Grace” disse con amarezza “ti prego”

Lei lo guardò con sorprendente durezza “Luke quei giorni non torneranno mai più” parlò poi con occhi lontani “mia madre è morta in quel modo... e da allora si è spezzato qualcosa dentro di me”

“Lo so, ma non posso impedirmi di amarti” esplose Luke avvicinandosi cauto “mi manchi sempre di più e saperti qui sola... fa male Grace!!”

Grace si avvolse nel cappotto con fare protettivo, sentiva il sentimento di Luke, quel suo amore caldo e rassicurante. Quel giorno si era abbandonata a quel sentimento e per un istante aveva creduto che mai più avrebbe sofferto, ma la cruda realtà era che non poteva fare di lui il suo centro. Lo avrebbe schiacciato, soffocato per colpa del suo immenso bisogno di essere amata. Non poteva lasciarsi andare perché questo gli avrebbe rovinato la vita per sempre.

“Passerà” disse infine “troverai una donna in grado di ricambiarti e mi dimenticherai velocemente”

Luke la fissò rabbioso. Lei non voleva ascoltarlo, fingeva di non capire il peso dei suoi sentimenti forse per paura di qualcosa. Lo percepiva ed era per questo che nonostante tutte le volte lei lo ferisse, lo allontanasse, lui scorgeva la sua sofferenza molto più pressante e dolorosa ad ogni nuovo giorno. Non poteva abbandonarla e lasciarla annegare nella sua amarezza. Lui l’amava proprio perché era fragile e dolce dietro quel suo spesso muro di cinismo e distacco. Lei stessa gli aveva fatto vedere la vera Grace e da allora lui voleva ritrovarla a costo di aspettarla per sempre.

“Non mi interessano le altre” parlò cupo in volto, poi fissandola negli occhi “aspetterò fino a quando non sarai tu a ricambiare il mio amore... fosse anche per sempre io attenderò te”

“Sei sempre lo stesso” rispose allontanandosi da lui “sei solo uno stupido romantico” e rise a fior di labbra turbata.

*

Un grido attraversò acuto il tempo e lo spazio attorno a quella baracca piena di lamiere e fil di ferro. Il buio della notte si irrigidì al quel suono e solo gli occhi di Adam si aprirono impauriti perché era suo quel grido. Alla ricerca della luce Adam inciampò e capitombolando sbatté forte il ginocchio.

“Dannazione!!” imprecò Adam cercando di rialzarsi senza inciampare nuovamente.

Illuminata la stanza piena di vernice, oli, pennelli e cianfrusaglie varie, Adam si risedette nuovamente sulla vecchia poltrona dove si era addormentato, perché solo lì riusciva a sentirla: avvertiva la presenza di Joan in quel luogo a lui così caro.

“Jane... dove sei?” sussurrò piano tenendosi il viso con le mani “ah, Jane non posso...”

All’improvviso la porta della baracca si aprì prepotentemente e un forte vento entrò avvolgendo come un guanto Adam. Quel gelido vento notturno strinse a sè Adam che rabbrividendo ricordò il sogno da cui si era svegliato spaventato.

Impaurito scosse forte la testa per scacciare quelle infernali immagini di Jane avvolta dalle fiamme “No... basta...” disse stringendosi nella propria presa. Contratto si buttò nuovamente sul divano incurante della porta, del strano vento, voleva solo sognare Jane quando gli sorrideva felice... il suo amore per lei.

Il mattino non tardò ad arrivare con i consueti rumori, ma solo al suono di una voce Adam si svegliò intontito con i capelli tutti spettinati, un filo di barba e due profonde occhiaie sotto gli occhi scuri.

Guardandosi intorno “Chi è?” chiese al silenzio della stanza che apparve stranamente sfumata e chiara. Chiese nuovamente se ci fosse qualcuno e finalmente una figura indefinita si stagliò sulla porta. “Io sono luce, Adam”

Adam guardò la strana figura avvicinarsi senza capire il strano senso di pace che lo stava invadendo. Si sentiva euforico, ispirato ma allo stesso tempo terrorizzato e confuso “Cosa...cosa sei?” domandò incerto se avesse fatto bene a chiederlo.

“Io sono luce, Adam” rispose nuovamente pacata la figura

Adam corrugò la fronte “Si... questo l’avevo capito...” disse contrariato ma non più spaventato.

Sorrise intenerito “Il solo e unico” terminò arrivando fino al divano dove Adam era ancora seduto. Fu così che Adam guardò rapito dentro gli occhi di quel strano ragazzo. Occhi pieni e vecchi quanto il mondo.

“Ha bisogno di te... trovala” sussurrò all’orecchio di Adam “sta soffrendo molto” disse allontanandosi da lui che lo guardava ancora stordito “salvala Adam...perchè tu sei l’unico che può”

Un’altra folata di vento tiepido investì Adam che chiuse forzatamente gli occhi e quando lì riaprì, lui non c’era più, sbatté ancora le palpebre per capacitarsi se era stato un sogno... o la realtà...

*

Il ghiaccio si stava sciogliendo per lasciare il passo alla profumata primavera. In una grande casa una donna dipingeva tutta assorta tra le note cupe del Requiem incompleto di Mozart. Il lento ma deciso movimento della mano accompagnava lunghe scie di colore sulla ampia tela che raffigurava un angelo che ardeva tra le fiamme.

La sofferenza traspariva prepotente dal quadro incapace di trattenerla in alcun modo; solo fiamme e miseria, dolore e morte vedevano gli scuri occhi di Helen e solo quello le sue mani calcavano sulla vergine tela.

Uno scricchiolio e poi una voce destarono Helen “Ancora angeli che ardono, eh?” disse Kevin dalla sua sedia a rotelle “mamma, non è ora che smetti di andare da quella suora punk?”

Helen si giro a guardare il figlio e due profonde occhiaie risaltarono sul volto magro della donna “Quando tua sorella tornerà, ricomincerò a sognare di verdi prati e azzurri cieli... ma fino ad allora dipingerò i miei sogni di angeli decaduti”

Kevin abbassò lo guardo e deciso ad non sbottare, alla fine non riuscì a trattenere quel pensiero “Se avesse voluto tornare, Joan l’avrebbe già fatto...” e poi uscì, lasciando la madre al suo tormento e alle sue sottili speranze.

“Lei tornerà... devo crederci...” sussurrò per rassicurarsi mentre finiva di ritoccare l’espressione di sofferenza dell’angelo incatenato tra le fiamme “altrimenti io... ” si interruppe facendo cadere il pennello.

Helen si alzò dalla sedia e coprendosi la bocca con la mano per soffocare un urlo si allontanò dal dipinto ora finito. Lo guardò con la disperazione nel cuore: non era un angelo ad ardere tra le fiamme, ma era la sua bambina.

Joan bruciava tra le fiamme ancora, ancora, ancora...

*

Ciò che l’umanità teme di più è il lento, ma inesorabile passare del tempo. Nessuno e niente è mai stato in grado di interrompere questo flusso, però forse per una volta qualcuno pregava perché fosse proprio il tempo a passare più velocemente... arrivare allo scadere era l’unica cosa che riusciva a pensare.

Joan stava contando... 1, 2, 3, 10... contava con gli occhi sbarrati fissi sul soffitto marcio di una camera di Motel in cui non ricordava minimamente come ci fosse finita, forse l’aveva portata lì lui. Passava le ore così, distesa in attesa che il Diavolo tornasse con qualche altro lavoretto.

Aveva pianto, urlato, gemito, ma non trovava nessuna soluzione... per salvare Adam sarebbe morti i suoi genitori e lei sarebbe diventata a tutti gli effetti uno strumento del Diavolo per l’eternità. La lucidità l’aveva abbandonata, come il sonno: ormai nei suoi sogni rivedeva i volti dei sacrificati e sognava sempre un grande fuoco ardente che rinchiudeva la sua famiglia e poi loro bruciavano....

“Ah” esclamò Joan sbattendo gli occhi rossi e spenti. Si era addormentata, ma non rammentava bene cosa avesse sognato... solo una grande palla di fuoco sfocata e urla incessanti. Pian piano le lacrime scesero ma non vi era tristezza, disperazione in lei.

Joan stava diventando come un vuoto involucro di carne senza compassione, amore o dolore. I sentimenti se ne stavano andando e con loro anche la consapevolezza di ciò che è giusto o sbagliato. Si accorse che non riusciva più a capire il perché di tanto tormento, non si ricordava perché tutto era incominciato.

Si stava dimenticando di Adam...

“Ben svegliata, bella addormentata” raschiò una voce nella camera “sognato qualcosa di bello?”

Joan si tirò su dal vecchio letto e si asciugò le lacrime “Era un sogno bellissimo... c’eravamo io e te” disse neutra.

“Davvero!”esclamò il Diavolo compiaciuto

“E le mie mani strette intorno al tuo collo” terminò di dire cupamente “Bellissimo davvero” osservò guardandolo negli occhi gialli.

Una cosa si ricordava Joan: il suo odio per quell’essere. L’unica cosa che l’animava ancora.

“Mamma mia, quanta acidità e malevolenza” constatò lui “non hai ancora imparato che il mio animo è molto fragile”

Joan ghignò “Ma se l’hai venduto il tuo animo... invidiosi come sei di lui

Il Diavolo la fissò e un forte schiaffo invisibile schiacciò Joan a terra “Tutto puoi dire, Joan... ma mai osare insinuare la mia inferiorità!” parlò con una voce animale “Mai...”

Joan sanguinante si rialzò a fatica “Come vuoi... cercherò di non offenderti più del dovuto” e sputò il sangue ai suoi piedi.

Il Diavolo guardò il sangue con strano disgusto, e si allontanò fino all’angolo ombroso da cui era venuto.

“E dire che avevo trovato una soluzione al problemino della tua famiglia” iniziò di dire con affare offeso “ma se fai così...per me non fa differenza chi va o chi resta...”

Joan respirò profondamente “Parla immediatamente” urlò verso di lui

Lui ghignò come al solito, si stava divertendo “No, no... mi sento usato... ti basta sapere che così la Morte si accontenterà...”

“Inutile è dirti che non mi fido...” ribattè senza slancio “è solo un altro trucchetto...non lo farò...”

“Preparati... è quasi l’ora” sussurrò dentro la testa di Joan “presto non avrai più motivo di combattermi”

“Infido bastardo” urlò Joan di rimando “ti combatterò anche all’inferno!!” e crollò sul letto esamine. Forse il suo spirito stava vacillando, era giusto? Tutte quelle persone morte o ferite... era tutto lecito, vero?

“Per Adam...” pensò “si, deve essere così” e chiuse gli occhi sperando in una notte senza memoria.

*

“Attento ragazzo!!” gridò forte un vecchio signore mentre teneva saldo il braccio di Adam per tenerlo lontano dalla strada “è pericoloso se non presti attenzione a quello che fai...” finì di ammonirlo.

Adam ancora mezzo addormentato si grattò i capelli spettinati “...Si... g-grazie signore” rispose un po’ imbarazzato “Starò più attento”

“Ah, le pene d’amore... che nostalgia” canticchiò il signore sorridendo sornione “perché non vai a cercarla?”

Adam si irrigidì “Come scusi?” domandò stranito.

Il vecchio uomo guardò dritto negli occhi Adam e sorrise “Ma si!! Hai capito benissimo... la tua amata avrà bisogno di aiuto” disse allontanandosi “devi trovarla Adam... solo tu puoi...”

Adam tese l’orecchio perché il forte rumore della strada coprì le parole del vecchio, ma stranamente gli sembrò di udire solo il suo nome nell’ultima frase e ciò lo rese perplesso “Boh... che vecchio strano” pensò dirigendosi verso l’hotel dove lavorava.

Finito il turno Adam tornò come al solito al suo “laboratorio” ma quella sera c’era qualcuno ad aspettarlo. Un strano presentimento aveva accompagnato Adam quella giornata, perché strane cose erano successe: a partire dal sogno della notte precedente – era stato sicuramente un sogno – e poi quelle stravaganti persone, prima il vecchio, poi una bambina che gli dicevano di cercarla come nel sogno!

“Buonasera Adam” parlò un uomo nell’ombra vicino alla sua baracca “rientri sempre così tardi?”

“Ormai non sono più un ragazzino, i tempi del liceo sono finiti” rispose tranquillo “sig. Girardi”

Will Girardi avanzò e la luce illuminò un volto stanco e affaticato, ma soprattutto vecchio. Improvvisamente come un attimo gli anni, le preoccupazioni e i turbamenti caddero opprimendo lo spirito del poliziotto “Hai proprio ragione... ” disse scuotendo leggermente la testa “ma non erano forse i tempi più belli?”

Adam non rispose, ma nel profondo sapeva che non passava giorno in cui non desiderasse tornare lì: al tempo spietato ma incantato della sua adolescenza e del suo amore innocente. In fondo aveva appena vent’ anni ma se ne sentiva minimo dieci in più, da quando lei gli aveva strappato...

“Vuole una tazza di caffè?” domandò indeciso sul da farsi. Da quando lei era sparita non aveva più incontrato la famiglia Girardi... troppo dolore? No, si vergognava perché non era stato in grado di impedire – o almeno capire il perché – la partenza di Jane.

Will accennò un no e bloccò con energia Adam “L’ho trovata!” parlò lentamente “non è molto lontana da qui... devi andarla a prendere tu!”

Adam balbettò “I-io?” non sapeva che fare o dire, stava accadendo tutto troppo velocemente: si, ci aveva pensato a cosa fare al suo ritorno, ma stranamente nel suo intimo era convinto che questo non sarebbe mai successo.

Adam sentiva che lei non sarebbe mai più tornata. Ne era certo perché quel legame si stava affievolendo giorno dopo giorno e non riusciva ormai più ad arrestarlo.

Lei stava scomparendo, Adam si stava scordando i tratti del suo volto, la sua voce, l’odore dei suoi capelli. Tutto di lei lo stava abbandonando e per quanto lui combattesse per trattenere a se quel ricordo e imprigionarlo nei suoi quadri e statue... ormai tutto era sfocato e abbozzato.

Adam si sottrasse alla presa di Will “Io... non posso...” sussurrò rabbrividendo. Non capiva il perché: l’amava, ma lei...

“Cosa?!” tuonò Will “non l’amavi forse?” chiese con una punta di disperazione e stupore

Adam chiuse forte gli occhi per scacciare quei meschini sentimenti “...Si... io l’amo con tutto me stesso” però pensò: tutto stava perdendo di significato perché lei...lo aveva fatto sentire amato e poi l’aveva abbandonato, illuso, usato. Così da un giorno all’altro se ne era andata proprio come lei...

Will non riusciva a comprendere il ragazzo. Aveva passato gli ultimi mesi a cercare la figlia, trascurando tutto il resto, mettendo tutto in secondo piano, anche il dolore di Helen e dei suoi figli. Aveva cercato disperatamente dimenticandosi anche di curare se stesso e ora che finalmente l’aveva trovata...

“Se tu non andrai...nessun’altro lo farà” parlò con stanchezza Will

Lo fissò perplesso “Perché non va lei?” domando candido.

Will fece un sorriso triste e abbracciò Adam. Lo strinse e mise nella sua tasca un foglietto “Semplicemente perché sto morendo di cancro, Adam” rispose calmo “il tempo a mia disposizione è finito”

Adam sbarrò gli occhi e oltre la spalla magra del sig. Girardi vide il ragazzo del sogno guardarlo neutro.

“Hai tutto quello che ti serve” disse infine Will allontanandosi “quel foglio contiene tutte le informazioni, ora tocca a te” terminò di dire e tra le lacrime si incamminò.

Adam strinse il foglio nella tasca tra le dita sudate “...non... riesco a ricordare chi...”

*

“Sento che non ho più tempo. Dio, è forse questo il mio inferno? Perché dobbiamo amare?” chiese all’oscurità “Se solo potessi sceglierei di non amare, proprio come te... non ricordo più...”

“Allora fallo... scegli di non amare” ribatté una voce infame “devi solo fare un’ultima cosetta da niente... e forse salverai tutti!! Non è meraviglioso?”

Joan si diresse verso lo specchio, mentre i suoi capelli bagnati ma lunghi le accarezzavano il corpo magro e nudo “ti ascolto, Diavolo” parlò senza sentimento.

“Lo vedi quel pugnale?” domandò il Diavolo assaporando l’aria di zolfo.

Joan annuì avvicinandosi al pugnale d’argento “...E adesso?”

Il silenzio si indurì e un strano gelo fece rabbrividire il corpo e l’anima di Joan, poi la consapevolezza l’avvinghiò con ferocia.

Il diavolo uscì dall’ombra e sorrise scoprendo i neri denti e la rossa lingua. Il suo aspetto era mutato: finalmente la sua vera natura stava emergendo. I gialli occhi fissavano bramosi la mano candida di Joan stretta sul pugnale.

“Il tuo ultimo lavoro Joan” spiegò folle “è pugnalarti il cuore... così la tua anima sarà dannata per l’eternità” e poi esplose “Un’anima dannata... la tua per le persone che ami... forza!!” la incitò “solo un colpo e tutto finirà bene”

Joan non parlò e fissando il suo riflesso così estraneo, si ricordò perché era arrivata fino a quel punto. Inaspettatamente il viso impacciato e felice di Adam le ritornò alla mente e sorridendogli di rimando sussurrò “Adam... vivi anche per me una vita felice...” e pronta per sferrare il colpo pensò “sono sicura che lo farai... tua...per...sempre...”

Adam

Fine 2° capitolo

Nonostante il lunghissimo tempo...spero che apprezzerete questo capitolo e di non aver deluso... Perdonate la lunga assenza ^_^ ... Ringrazio fin da ora coloro che lasceranno un commento...un bacio!

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