How a person can change your destiny

di marylilyemy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuova vita POV SARAH ***
Capitolo 2: *** La morte POV ROBERT ***
Capitolo 3: *** Incontro strano POV SARAH ***
Capitolo 4: *** Stare bene POV ROBERT ***
Capitolo 5: *** Felicità POV SARAH ***
Capitolo 6: *** Una parte di lei POV ROBERT ***
Capitolo 7: *** Ritorno al passato POV SARAH ***
Capitolo 8: *** Una giornata sotto la neve POV ROBERT ***
Capitolo 9: *** Angeli e Demoni. Lui è uno di loro. POV SARAH ***
Capitolo 10: *** La caccia Parte 1 POV ROBERT ***
Capitolo 11: *** La caccia Parte 2 POV SARAH ***
Capitolo 12: *** Il freddo dell’inverno POV ROBERT ***
Capitolo 13: *** Sogno o realtà? POV SARAH ***
Capitolo 14: *** Un confuso compleanno POV ROBERT ***
Capitolo 15: *** I brividi non li provoca solo il freddo POV SARAH ***
Capitolo 16: *** La cosa più bella POV ROBERT ***
Capitolo 17: *** Vigilia di Natale a casa Pattinson POV SARAH ***
Capitolo 18: *** Il Natale più bello di tutta la tua vita POV ROBERT ***
Capitolo 19: *** Spirito del Cielo POV SARAH ***
Capitolo 20: *** Non posso starle lontano POV ROBERT ***
Capitolo 21: *** Segni della sua assenza POV SARAH ***
Capitolo 22: *** La fine e l’inizio di tutto POV ROBERT ***
Capitolo 23: *** Tutto d’accapo POV SARAH ***
Capitolo 24: *** Festa a sorpresa POV ROBERT ***
Capitolo 25: *** Se siamo insieme,tutto è possibile POV SARAH ***
Capitolo 26: *** Gelosia POV ROBERT ***
Capitolo 27: *** Prova costumi POV SARAH ***
Capitolo 28: *** Addio al celibato \ Addio al nubilato POV ROBERT ***
Capitolo 29: *** Matrimonio POV SARAH ***
Capitolo 30: *** Buio POV ROBERT ***
Capitolo 31: *** Una scelta complicata POV SARAH ***
Capitolo 32: *** L'ultima notte POV ROBERT ***
Capitolo 33: *** Addio,amore. POV SARAH ***
Capitolo 34: *** Questa vita non mi appartiene POV ROBERT ***
Capitolo 35: *** Nuovo arrivato POV SARAH ***
Capitolo 36: *** Va via,di nuovo POV ROBERT ***
Capitolo 37: *** Io non voglio dimenticare POV SARAH ***
Capitolo 38: *** Aspettami che arrivo POV ROBERT ***
Capitolo 39: *** L’amore è per i coraggiosi POV SARAH ***
Capitolo 40: *** Ritorno a Londra POV ROBERT ***
Capitolo 41: *** La rivincita della lavatrice POV SARAH ***
Capitolo 42: *** Insieme siamo perfetti POV ROBERT ***
Capitolo 43: *** Il battesimo di Matt POV SARAH ***
Capitolo 44: *** Il sapore della mia vita POV ROBERT ***
Capitolo 45: *** Un anno di noi POV SARAH ***
Capitolo 46: *** Nuove notizie POV ROBERT ***
Capitolo 47: *** Just the way you are POV SARAH ***
Capitolo 48: *** Ultimo giorno in tournée POV ROBERT ***
Capitolo 49: *** L’amore ritorna POV SARAH ***
Capitolo 50: *** 1 anno di Matt POV ROBERT ***
Capitolo 51: *** Il cubo di Xataniel POV SARAH ***
Capitolo 52: *** Vacanza in Italia POV ROBERT ***
Capitolo 53: *** Si. POV SARAH ***
Capitolo 54: *** Non il solito Natale POV ROBERT ***
Capitolo 55: *** Rivelazioni POV SARAH ***
Capitolo 56: *** Ultimo giorno POV ROBERT ***
Capitolo 57: *** Il passo più importante POV SARAH ***
Capitolo 58: *** Luna di miele POV ROBERT ***
Capitolo 59: *** Parigi POV SARAH ***
Capitolo 60: *** Marito e moglie POV ROBERT ***
Capitolo 61: *** Io cosa? POV SARAH ***
Capitolo 62: *** Lui è buono POV ROBERT ***
Capitolo 63: *** Scontro finale POV SARAH ***
Capitolo 64: *** Ciao mamma,ciao papà POV ROBERT ***
Capitolo 65: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Nuova vita POV SARAH ***


CAPITOLO 1: Nuova vita. POV SARAH
La vita è un brivido che vola via. La vita è tutto un equilibrio sopra la follia. La vita è strana. Non ci sono istruzioni per viverla,ma ognuno può prendere la sua matita e iniziare a scriverla. Vi chiederete perché una matita? Beh perché quando  qualcosa andrà storto,quando non potrai  fare niente per rimediare,quando dici “Questa non è la mia vita” puoi semplicemente prendere una gomma e cancellare...per poi riprendere di nuovo la matita e ricominciare a scrivere. Eppure allo stesso tempo è così straordinaria,con i suoi segreti,i suoi inganni,le sue promesse non mantenute ed il fatto che non si ferma mai. Si,non si ferma mai perché ogni volta che pensi che sia finita in realtà deve iniziare ancora tutto..e allora ti viene voglia di vivere,lottare ed andare avanti. Io però non ho mai capito niente della vita. Ci sono persone che dicono “Non è che devi sapere qualcosa della vita,la vita si vive e basta”. Si,va bene,ma io sinceramente non ci ho mai capito niente! Ho sempre dato ascolto agli altri e mai al mio cuore,ho sempre fatto fare tutto al mio cervello oppure a quello degli altri mentre il mio cuore restava lì nascosto dietro a tutti ad ascoltare ogni singola parola,mi sono sempre tirata indietro..davanti a tutto..davanti ad ogni occasione. Ecco perché dico di non sapere niente della vita..perché semplicemente io non ho una vita. Osservo cadere lentamente varie gocce sul finestrino del treno che riescono a distrarmi dai miei pensieri. Ecco,ne è appena caduta una che sta superando tutte le altre..sospiro. Guardo attentamente la vecchietta che si trova sul sedile di fronte a me. Mi scruta con uno strano sguardo,squadrandomi da cima a fondo. Distolgo lo sguardo prima che incontri il suo e ritorno a guardare quelle interessanti goccioline sul finestrino. Alzo pian piano lo sguardo;ci sono moltissimi alberi,tante campagne. Sembra la campagna di mia nonna quando andavo in vacanza da lei;mi ricordo che sotto al mio albero preferito il nonno mi aveva montato un’altalena con la ruota della sua vecchia macchina;ricordo quando passavo i pomeriggi sotto gli alberi di ciliegio e il nonno mi spiegava,sempre con la sua infinita dolcezza,che anche gli alberi hanno una vita. Proseguo e il mio sguardo arriva fino al cielo;i miei occhi incontrano il suo blu (anche se piove leggermente) e vi si immergono dentro. Iniziano a scostare piano tutte le nuvole e trovando finalmente uno spazio accogliente. Una voce interrompe i miei liberi pensieri...”Informiamo i signori passeggeri che siamo arrivati alla stazione di Londra”. Mi affretto a prendere la borsa e la valigia e piano scendo dal treno. Il capotreno mi si avvicina e mi aiuta a scendere. – Grazie- dico. Lui mi sorride. Beh quand’è che riesci a trovare persone così disponibili? Una volta scesa dal treno mi affretto a guardare il miscuglio di persone davanti a me. Alcune si rilassano aspettando il treno,altre corrono veloce per non perderlo. E poi ci sono io ferma in mezzo alla stazione. Sento il freddo dietro di me del treno che sta partendo veloce e un rumore assordante quasi mi uccide i timpani. Prendo in una  mano la valigia e nell’altra la borsa...respiro profondamente. Ok forza Sarah,qui inizierà tutto daccapo...tutto...dimentica il passato e pensa al presente e al futuro. Un passo,due,tre. Ehi è facile! Esco dalla stazione e prendo un taxi. – Wall Street 25- dico al conducente. Osservo la città. C’è movimento all’ora di punta. Arrivata pago il taxi e mi posiziono di fronte alla mia nuova casa. Salgo piano i tre gradini del pianerottolo...apro la borsa e prendo le chiavi di casa con le mie solite mani tremanti. Le infilo nella serratura e dopo due scatti la porta è aperta. Faccio due passi e sono dentro. È incredibile. È piena di mobili ma le mura sono orribili,ma ha un non so che di caldo e accogliente. Di fronte a me c’è quello che deve essere il salone e poi subito accanto la cucina. Continuo a camminare e alla mia destra trovo un piccolo bagno. Poi percorro un corridoio e trovo una camera da letto e un ripostiglio. Entro in camera e appoggio la valigia davanti all’armadio. Torno subito indietro appena il mio stomaco fa uno strano rumore. Si credo che sia ora di andare a mettere qualcosa sotto i denti. Riprendo le mie chiavi e la borsa e chiudo la porta di casa. Esco fuori,ed anche se non conosco bene il posto mi incammino,intraprendente. I marciapiedi sono affollatissimi,c’è un gran frastuono di clacson e i semafori secondo me tra un po’ andranno in ebollizione. Per un attimo mi fermo e mi chiedo se il cielo sia ancora lì a guardarmi. Alzo lo sguardo e scruto un cielo di un azzurro particolare che mischiato con il grigio delle nuvole diventa una sorta di blu. È un bellissimo colore quello del cielo. Ho sempre pensato che il colore del cielo non fosse azzurro,ma che anch’egli avesse delle emozioni ed in base ad esse cambiasse...sempre! I miei occhi ancora una volta si immergono in tale meraviglia. Sento qualcuno venirmi addosso. – E levati no?-mi dice quel cretino che mi è venuto addosso. – Non si chiede scusa in questo paese?- gli urlo da lontano,convinta che ormai non mi possa più sentire. Il mio naso è ghiacciato ed è diventato rosso come quello dei clown dal freddo;anche se devo dire la verità funziona ancora molto bene. Immediatamente sento il profumo delizioso di hot dog e seguendo la scia con il mio fiuto quasi come quello di un cane riesco a trovare quel solito camioncino che prepara gli hot dog. – Uno,grazie- chiedo al signore dietro al piccolo bancone. – Ecco a lei signorina- mi dice dandomi il mio panino e sorridendomi mentre gli do i soldi. Non mi fermo a sedere ma continuo a passeggiare mentre mi gusto il mio delizioso panino. Riprendo la via per la strada di casa. In questo posto si congela! Metto le mani nelle tasche del cappotto e appena apro la porta di casa mi ci tuffo dentro e accendo il riscaldamento. Questa casa prima era di mio cugino quando venne a lavorare qui a Londra;così si è concesso di darmela per...beh lasciamo stare. – Bene Sarah ed ora si comincia!- dico a me stessa ad alta voce. Prendo straccio,scopa,secchio e detersivo,mi metto un paio di guanti e inizio a lavorare. Entro le otto ho la casa più pulita di quella di mia zia Mary fissata per le pulizie. Ma stanca come ora devo farmi assolutamente un bagno caldo. Vado nella mia camera dove ho già sistemato tutta la mia roba e nell’armadio prendo il bel pigiama con gli orsetti caldo caldo che la nonna mi regalò un mesetto fa. Entro in bagno e finalmente mi immergo nella vasca con l’acqua calda. Chiudo gli occhi. La mia testa è vuota ora come non mai. Ehi cosa stai facendo no..no lasciami..lasciami...lasciami ho detto...aiutooo!!! AAAAA!!! .....No,papà nooo!Sobbalzo. Decido di uscire dalla vasca che ha provocato davvero degli effetti negativi su di me...altro che rilassamento! Mi asciugo e indosso il pigiama. Mi infilo nel letto e accendo un po’ il computer portatile;decido di mandare un e-mail a mio cugino Philip giusto per ringraziarlo ancora una volta della casa.
Ciaooooo Philip come stai tutto bene? La casa qui è magnifica,grazie ancora. Certo una fatica per pulirla ma è davvero bellissima. Londra è buia,triste,come dicono tutti. Ma io sento nell’aria qualcosa di diverso..non so cosa...sai il mio solito sesto senso! Ora vado,salutami la zia Mary. Un bacio,la tua pazza Sarah.
Chiudo il computer e lo appoggio sul comodino. Oggi è stata davvero una giornata stressante. Mi metto sotto le coperte. Non so perché questo posto a differenza delle altre persone che vengono qui mi ispira qualcosa....non lo so...le persone..il traffico...la metropolitana...il suono odioso dei clacson...il cielo. Si,forse il cielo è la cosa che mi piace di più.. quel suo azzurro-blu mi dice qualcosa ma non so cosa. Mi piace anche il profumo di questa città....Un mischio tra sofferenza e speranza. È come se mi facesse capire che c’è sofferenza ma che forse ci sarà sempre una piccola luce che sarà lì pronta ad aiutarti...dopotutto è parte della nostra natura soffrire, come lo è anche gioire... ed questa la vera essenza che fa di noi ciò che siamo. Sospiro e lascio andare via questi pensieri,come tutti gli altri e mi concentro solo sul fatto che domani sarà una giornata impegnativa...davvero impegnativa.
 

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Capitolo 2
*** La morte POV ROBERT ***


Capitolo 2: La morte. POV ROBERT La morte ci fa paura solo perché non la conosciamo. La morte è soltanto un’altra via che dovremo prendere tutti. La morte è soltanto una via di fuga da quella che tutti gli esseri umani definiscono vita. Ormai sono così terrorizzati dall’idea del futuro,che il pensiero della morte gli fa sempre meno paura. La morte è soltanto un buco nero in cui cadi e non ne esci più. Tutti sono convinti che la morte è soltanto un secondo tempo della vita,che lì dove c’è la morte inizia una nuova vita. Anche io la pensavo così....ora non più. Mi rigiro continuamente nel letto....Fa davvero caldo. Guardo la sveglia e sono appena le tre del mattino. La morte....beh in pratica non si può dire che la morte sia una cosa bella....anzi è uno schifo. Continuo ad agitarmi nel letto finchè esausto mi alzo e vado a mettermi qualcosa addosso. Esco fuori. Sento il freddo della notte penetrarmi fin dentro alle ossa....Le mie mani cercano rifugio nelle tasche del cappotto e il mio respiro crea delle nuvolette di vapore nell’aria. Questo quartiere a quest’ora è deserto. Vabbè certo sono solo le tre! Ma ci sono molti pub che chiudono molto più tardi. Mi incammino verso il centro....Londra a quest’ora è magnifica! Silenzio...solo silenzio....solo qua è là si sente la musica di vari pub e le stupidaggini di gente ubriaca che cammina per strada. Mi siedo su una panchina nella piazza. Respiro profondamente e sento tutto il freddo penetrarmi nelle narici. Conosco benissimo questa città...ci abito da quando ero piccolissimo. Tutte le più importanti tappe della mia vita sono avvenute qui: i primi passi,la prima parola,il primo dentino,il primo giorno di scuola,la prima sospensione,l’adolescenza,le prime stupidaggini con gli amici,la prima sbornia,il primo amore e....e quel giorno...ma forse è meglio lasciar stare. Chiudo per un momento gli occhi e decido di farmi cullare dal fresco venticello notturno. Quando sto per addormentarmi mando al diavolo il mio sonno che poteva benissimo venirmi nel mio letto al caldo e non qui fuori al gelo. Però è sempre stato così...quando non riuscivo a prendere sonno a qualsiasi ora della notte mi alzavo e andavo a fare due passi. Così mi rilassavo e a volte capitava anche che mi addormentavo sulle panchine e alle sei del mattino dovevo rientrare in silenzio per non svegliare i miei genitori. Mi alzo e lentamente riprendo a camminare. Tutta questa solitudine e silenzio che sto trovando in questo momento mi piace. A volte serve a molto stare da soli per un po’ di tempo. Allungo il passo visto che il freddo mi sta assalendo anche se mi godrei volentieri un altro po’ di Londra di notte. Entro in casa,mi rimetto il pigiama e mi getto pesantemente sul letto. Inizio a guardare il soffitto che ora mi sembra estremamente interessante,anche più di tutte quelle pecore che uso per addormentarmi. Sento vibrare il cellulare che si trova sul comodino. Un nuovo messaggio di Kellan. Allora cosa hai fatto stasera diavoletto? Bene ora sfotte pure! Rispondo. Senti coso non sono in vena,non ho fatto niente perciò buonanotte! Appoggio il cellulare sul petto in attesa della sua risposta. Il telefono vibra sopra al mio petto caldo....Apro il messaggio. Ohhh sentitelo non è in vena,e cos’è successo? Non ci posso credere...ancora rompe??? Niente..buonanotte! Uff....Vabbene vabbene notte! Finalmente poso il cellulare sul comodino. Sono le quattro del mattino...è mai possibile che Kellan Lutz doveva proprio venire a rompere me alle quattro del mattino? Sbuffo. Kellan è sempre stato mio amico....in pratica ci conosciamo da quando eravamo nella culla. Le nostre mamme facevano di tutto per farci capitare in classe insieme, ma non capivano che in questo modo le cose erano solo peggiori...in poche parole: io non studiavo,lui non studiava. Kell c’è sempre stato. Lui per me è sempre stato l’amico che dopo una delusione riesce sempre a farti tornare su il morale e quello che sa come prenderti in qualsiasi situazione. Siamo rimasti insieme fino a due anni fa...fino a quel giorno. Non che ora non siamo amici,ma diciamo che io nei suoi confronti sono un po’...come dire...cambiato...ecco,si..cambiato. Chiudo finalmente gli occhi deciso a dormire. – Ok se ora non dormo giuro che domani mi prendo i sonniferi!- dico a me stesso ad alta voce prima di rigirarmi nel letto e aggiustarmi le coperte. Questa giornata è stata uno schifo.... come le altre schifose giornate. Sapete quali sono le giornate più schifose,più inutili e più insignificanti del mondo? Ne avete avuto l’esempio ora,si,le mie! Sospiro di nuovo e mi abbandono all’idea che domani sarà una giornata impegnativa....davvero impegnativa!

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Capitolo 3
*** Incontro strano POV SARAH ***


Capitolo 3: Incontro strano POV SARAH Sapete quando si dice “Il buongiorno si vede dal mattino?”....ecco...questo non è proprio un bel giorno. Mi sono svegliata con il rumore di un trapano che era proprio dietro al muro della mia camera,e quindi non vi dico che razza di Buongiorno sia stato per me. Appena alzata la mia prima parola è stata una bestemmia. Grande no? Ho fatto in fretta una doccia e prendendo le prime cose che mi si trovavano davanti sono uscita. Non potevo stare ancora in quell’inferno. Ora sono qui...ad aspettare la metro per muovermi più velocemente verso il centro. Non so che fare...non ho voglia di rimanere a casa a dipingere le pareti...mi annoio. Guardo arrivare il treno che fermandosi uccide i miei timpani già torturati dal rumore di stamattina. Entro e cerco in fretta un posto,preferibilmente vicino al finestrino. Era già tutto pieno. Da lontano riesco a scorgere un piccolo posticino. Aumento il passo,ma proprio quando ci sono vicino un ragazzo si siede e lo occupa. – Scusa mi stavo sedendo io!- dico guardandolo. Ha degli occhiali scuri sugli occhi,dei capelli tutti scombinati (ma si pettina la mattina?),un po’ di barbetta sul mento e un cappotto scuro. Non mi guarda nemmeno in faccia e annuisce soltanto. Ok adesso lo prendo e lo sbatto fuori dal finestrino. Già sono parecchio incazzata stamattina...ci mancava solo questo qui mo. Il treno parte e per la spinta quasi cado addosso alla signora che è seduta accanto a lui..ma fortunatamente il mio equilibrio mi fa mantenere in piedi. Si gira verso di me e mi guarda. Io ricambio con uno sguardo interrogativo e stizzita vado verso la carrozza seguente. Mi siedo finalmente...chiudo gli occhi per un secondo....e vedo buio. È strano. Perché non riesco ad immaginare niente? Li riapro e poi li richiudo...respiro...ma niente. Il treno si ferma,sono arrivata. Vedo il ragazzo di prima spingersi in avanti e mettersi proprio prima di me. Ma forse gli ho fatto qualcosa a questo? Scendo finalmente dal treno e mi incammino verso l’uscita. Un piccolo raggio di sole mi illumina il viso. Resto ferma un attimo per assorbire quel po’ del suo calore. Sento qualcuno passarmi vicino e sfiorarmi appena il cappotto...Un brivido freddo percorre il mio corpo. Riapro gli occhi e vedo sempre il solito ragazzo che cammina svelto tra la folla di Londra. Sospiro. Inizio a camminare e dopo un po’ mi fermo davanti allo Starbucks che come sempre è tutto affollato. Cerco di creare un varco nella folla e arrivo alla cassa. – Un cornetto e un cappuccino,grazie.- dico alla commessa,rivolgendo almeno a lei un sorriso,visto che si è dovuta svegliare stamattina alle sei ed io solo alle nove del mattino. Pago e prendo il mio ordine. Faccio per andarmene e...è incredibile! È ancora il ragazzo della metro! Spinge un po’ il labbro in su quasi a sorridermi ed io abbasso lo sguardo per poi uscire con la mia colazione. Inizio a camminare per le vie della città e sistemo una mano al caldo nel mio cappotto. Entro in un parco e mi siedo su una panchina sotto un albero di ciliegio. Tutti gli alberi di ciliegio mi ricordano mio nonno e la mia infanzia. Prendo il cappuccino dalla busta e lo appoggio accanto a me e inizio a mangiare il mio cornetto alla nutella...mlmlml. Alzo lo sguardo e vedo che tra i rami filtra un raggio di sole che cade proprio su di me. Inizio a pensare a quanto sia strano tutto questo. Sono a Londra,in un parco,su una panchina,con la mia colazione in mano,da sola,senza conoscere nessuno...E questa la posso definire vita? Finito il cornetto,metto il mio cappuccino caldo tra le mani per riscaldarle e bevo a sorsi. Guardo le mamme cullare i propri bimbi piccoli e sorrido. Ricordo ancora la dolce ninna nanna della mia mamma...mi faceva stare tranquilla. Ho sempre pensato che essere mamma sia una cosa stupenda. Il canto degli uccelli accompagna questo mio piccolo ricordo e mi aiuta a intonare la mia ninna nanna. Apro gli occhi e sorrido della mia stupidità. Sento un altro brivido freddo. È passato di nuovo lui...si è seduto sulla panchina di fronte alla mia. Consuma in fretta la sua colazione e poi inizia a scrutare il cielo. Chissà a cosa pensa. Il suo sguardo si posa sul mio che è molto concentrato a fissarlo. Lo scosto subito e inizio ad arrossire. Lo guardo di sottecchi e vedo che si volta verso l’ultimo albero del parco. Si alza e cammina a passi lenti fino a lì,forse per non dare sospetti. Si guarda intorno e poi non lo vedo più...vedo una specie di fumo nero nell’aria. Mi alzo e raggiungo in fretta quell’albero ma niente,non c’è traccia di lui. Sospiro. Esco dal parco e inizio a specchiarmi in una vetrina. Noto che il mio naso si è fatto rosso rosso e che i capelli sotto il cappello sono un po’ mossi...ma meglio così. Continuo a camminare e mi rassegno al fatto che devo comprare della vernice per pitturare la ormai mia casa. Entro nel primo negozio che trovo e compro della vernice di vari colori. Bene, certo che quel signore mi poteva dare una mano con tutti questi barattoli. Ne ho quattro nelle mani,due sulle braccia e uno in bocca. È incredibile! Cerco di chiamare un taxi invano. Dopo vari e inutili tentativi di nuovo quel brivido freddo. – Ciao. V-vuoi una mano?- sento questa voce dietro di me. È calda,forte,è-è di un uomo. Mi volto e mi trovo davanti sempre il solito ragazzo. Ma mi sta perseguitando o ci sta provando? – Oh ciao,beh se sei disposto a darmela si grazie,questi barattoli pesano proprio- dico sorridendo. – Non preoccuparti-. Vedo che alza tutti i barattoli in un solo colpo. Wow è davvero forte...si ok ha un fisico abbastanza da palestrato però...un conto è essere un palestrato e un conto è prendere in un solo colpo almeno 4 chili di pittura. – Dove abiti?- mi chiede mordendosi il labbro inferiore. Forse non ce la fa? – A Wall Street 25,ma sicuro che ce la fai?-gli chiedo gentilmente. – Sisi,non preoccuparti- mi risponde con un sospiro. Ci incamminiamo verso casa. È inutile dire che siamo stati tutto il tempo in un lungo e imbarazzante silenzio fino a quando arrivati sulla soglia di casa appoggia i barattoli a terra sospirando e massaggiandosi le braccia affaticate. – Grazie di tutto,davvero.- dico cercando le chiavi. – Oh,non c’è di che!-. Quando finalmente riesco ad aprire la porta di casa un qualcosa mi spinge a parlare ma non so cosa....sesto senso? – Ehi senti,ti va di entrare,posso offrirti qualcosa..non so una cioccolata calda?- dico tutto d’un fiato. – Cioccolata calda a ora di pranzo?- mi chiede facendomi una smorfia. Ecco brava idiota! Ma proprio la cioccolata calda dovevi dire? IDIOTA,IDIOTA,IDIOTA. Resto muta. – Ehm,la cioccolata calda non la prendo,ma magari qualcos’altro si grazie- dice sorridendomi e togliendomi un peso enorme da dosso. Mi soffermo un attimo su quel sorriso bellissimo...poche volte riesci a trovare persone con una dentatura perfetta e un sorriso così...così..Muove leggermente una mano davanti ai miei occhi. – Oi,ci sei?- mi chiede sorridendomi di nuovo. – Oh,si,scusa,ero solo immersa nei pensieri...credo-. Lo faccio entrare in casa e posiziono i barattoli in un angolo dietro la porta. – Prego accomodati,e non fare caso al disordine ma dovrei iniziare a pitturare casa- dico mentre mi tolgo il cappotto. – Ah,no non preoccuparti...mi piacciono di più le case in disordine..sono piene della vita delle persone che ci abitano-......mmh..mi piace come pensa. Lo osservo e noto che ha ancora quegli occhiali scuri..ma non chiedo niente. – Mmh,bene,cosa posso offrirti?- gli chiedo torturandomi le mani. – Non so qualcosa da bere...dell’acqua..un succo di frutta?-. – Oh si certo!- dico mentre gli verso il succo in un bicchiere. Ne verso un po’ anche a me e poi mi siedo davanti a lui porgendoglielo. Osservo i suoi occhiali mentre beve cercando di scorgere i suoi occhi ma anche se non si vede sento che sposta lo sguardo dall’altra parte. Finisce di bere e si pulisce con il fazzoletto sotto il bicchiere. – Buono,grazie- mi dice sorridendomi. Io invece riesco solo a ricambiare il sorriso davanti a lui. All’improvviso sento un brivido freddo gelarmi il sangue. – mmh-. – Tutto bene?- mi chiede sporgendosi un po’ in avanti. – Si certo,ho solo sentito un brivido di freddo...ma non preoccuparti è da stamattina che sto così- dico sfregando le mani sulle braccia. Lui si alza e prende il mio cappotto appoggiato dietro alla mia sedia e me lo appoggia sulle spalle. – È meglio che indossi qualcosa o che accendi i riscaldamenti qui o prenderai un malanno- mi dice ancora con le mani sulle mie spalle. Sorrido. Resta un attimo in silenzio.– Allora grazie di tutto,ma ora devo andare!-dice frettoloso e un po’ irritato. – Ma che,grazie a te per avermi aiutato con i barattoli- dico accompagnandolo alla porta. – Allora ciao- mi dice .–Ciao-.....fa per andarsene ma poi si avvicina di nuovo. – È buffo,ma non so ancora il tuo nome-....abbassa lo sguardo imbarazzato per poi guardarmi con uno strano sorrisino sulle labbra. – S-Sarah...Sarah Smith. Sorride e alza una mano vicino al suo viso per poi togliersi gli occhiali. – Pattinson...Robert Pattinson- mi stringe la mano sorridendomi..poi si volta e se ne va. I-i suoi occhi...sono...sono bellissimi....è incredibile! È stato come vedere per un attimo il cielo però più luminoso come quando è estate e c’è un sole raggiante. È stato come perdersi in un mare di armonia guardando quegli occhi azzurri come il cielo e freddi come il ghiaccio...ma allo stesso tempo dolci. È stata la cosa che mi ha spiazzato di più. Chiudo finalmente la porta e noto che in casa fa un caldo impressionante. Il riscaldamento è davvero troppo alto e sto sudando. Lo abbasso. Strano....perché con lui faceva quel freddo glaciale? Vado in camera e mi metto una tuta. Ritorno in cucina e prendo vernice e pennello. – È ora di darsi da fare Sarah!- dico a me stessa per poi iniziare a dipingere la prima parete della mia casa.

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Capitolo 4
*** Stare bene POV ROBERT ***


Capitolo 4: Stare bene POV ROBERT È mai possibile che io mi sia sentito così? È mai possibile che abbia sentito il bisogno di aiutare quella persona? È mai possibile che ogni volta che le passavo accanto sentivo una sorta di calore che mi scongelava il cuore? È mai possibile che per un attimo io mi sia sentito così bene? No...tutto questo non è possibile...quelli come me non possono sentire tutto questo...IO,non posso sentire tutto questo. Mi agito andando avanti e indietro per tutta la mia camera da letto. – È impossibile!- Riesco a dire solo questo. Quella ragazza era così...così...strana! Per tutto il tempo che sono rimasto con lei non ho pensato a nulla,non ho pensato a come sto ne a come sono. Riuscivo solo a stare bene. E poi c’era quel profumo in quella casa. Era un profumo dolce,un profumo di vaniglia...così buono e allettante. Scuoto forte la testa e strizzo gli occhi per non pensare più a niente. Non riesco a dare una spiegazione logica a tutto questo e sto impazzendo. Mi siedo sul letto e porto la testa tra le mani. Sento una mano appoggiarsi sulla mia spalla. Mi giro di scatto e mi ritrovo Kellan insieme a Jack subito dietro di lui. Li abbraccio. Mi mancavano troppo i miei fratelli. Ci sono sempre stati per me anche dopo tutto quello che è successo e invece io mi sono comportato come un coglione invidioso. Loro non slegano il mio abbraccio,anzi, mi stringono ancora più forte. – Allora come va fratello?- mi chiede Jack sciogliendo il nostro abbraccio di gruppo. – Benino- rispondo. – Perché ti disperavi così tanto per quella ragazza?- mi chiede Kellan dandomi una pacca sulla spalla. Odio il fatto che sanno sempre tutto. – Non lo so- confesso. – Solo perché ti ha fatto stare così bene?- mi chiede ironico Jack. – Forse...non mi sono mai sentito così- dico alzandomi e riprendendo a camminare agitato per tutta la stanza. – Non c’è assolutamente niente di male!- esclama Jack. – Non lo so,non lo so ragazzi...mi sento stranissimo....voi sapete cosa succederà no? Perché non me lo dite?- chiedo in ginocchio davanti a loro e con le mani giunte. – Ah no...mi dispiace Rob!- dice Jack alzando le mani in segno di resa. Faccio la faccia da cucciolo e so che ci cascheranno come sempre. – E non fare quella faccia da cucciolo che non ci caschiamo!- dice Kellan con le braccia congiunte al petto. Mi arrendo e mi stendo a terra. – E poi scusa se ti fa stare così bene perché non ci torni? Perché non torni da lei?- mi chiede Jack. – Stai scherzando spero!- dico strabuzzando gli occhi. – No- risponde secco. – Voi siete pazzi!- dico alzandomi e ricominciando a camminare. – Si dai,ti accompagniamo io e zio Jack- esulta Kellan entusiasta. – No,no e no! Voi non me la raccontate giusta!- Non finisco nemmeno per finire la frase che sono catapultato fuori casa di Sarah. Mi giro di spalle ma purtroppo quegli idioti mi spingono ancora più avanti. – No dai ragazzi! E poi con quale scusa entro!- - A questo ci pensiamo noi!- esclamano in coro. Aspetto un minuto e poi li vedo di ritorno. – Ora hai dimenticato le chiavi di casa sul suo tavolo....entra!- dice Kellan guidandomi sul pianerottolo e facendomi bussare involontariamente. – Good Luck- esclamano. – Bastardi!- gli urlo dietro. – Bastardi a chi?- mi chiede una voce. Mi giro e mi ritrovo una Sarah con una tuta tutta sporca di vernice, una fascia tra i capelli che sono legati con un codino ,un cucchiaino in bocca e un vasetto di yogurt in mano. – Oh,ciao- dico cercando di fare il sorriso più bello che ho. – Prima ho dimenticato le chiavi di casa e sono venuto a riprenderle- - Ah si, accomodati- mi dice aprendo la porta e facendomi entrare. Appena entro noto subito alla mia sinistra tutti quei barattoli di vernice che avevo portato quella mattina e mezza parete già pitturata. Respiro a fondo e aspiro il profumo di pittura che mi piace tanto. – Perché l’azzurro?- domando. – Cosa?- si gira di scatto lei. Sorrido. – Chiedevo perché il colore azzurro per le pareti?- Mi guarda fisso negli occhi per qualche secondo e poi inizia a parlare. – L’azzurro è il mio colore preferito. Ogni cosa è un colore, ogni emozione è un colore. Ma non so perché l’azzurro mi ispira così tanto.- La guardo in silenzio aspettando che continui. – L’azzurro è il colore del cielo,il colore del mare,della pace,della tranquillità,della libertà....per me l’azzurro è il colore dell’infinito.- Osservo come i suoi occhi brillano mentre parla di quel colore. È come se stesse parlando di una cosa estremamente importante. Il suo sguardo si abbassa, ma subito dopo lo rialza. – E il tuo?- mi chiede curiosa. – Il mio cosa?- scendo dalle nuvole. – Il tuo colore preferito qual è?- mi chiede ridendo e andando a cercare le mie chiavi. Rimango in silenzio per un attimo. Aspetta io non ho un colore preferito! – Verde- rispondo. Cosa? Verde? Ma da dove mi è saltato fuori verde? Io non ho un colore preferito. La vedo arrivare con le mie chiavi in mano e mi sorride porgendomele. Aspetta i suoi occhi sono verdi? Forse c’entrano qualcosa con il “colore preferito”? – Ecco le chiavi.- dice sorridendomi di nuovo. – Grazie- dico sorridendogli. Rimaniamo fermi e in silenzio fino a quando qualcosa fuori alla finestra mi distrae. Non ci credo! Sono Kell e Jack e stanno facendo dei gesti stranissimi e io non capisco niente. Gli rivolgo uno sguardo interrogativo e loro scompaiono. Mi volto per tutta la stanza cercando di intravederli ma niente. All’improvviso sento qualcosa fischiare. Saltiamo dallo spavento. – Oddio il tè no!- si lamenta Sarah andando di corsa a spegnere il fornello. Lo prende e lo posiziona sul lavello. – Americana alle prime armi?- chiedo sorridendo. – Eh si- risponde lei ricambiando il mio sorriso e gettandosi su una sedia lì vicino. – Dai fai fare a me. Sono un esperto del tè- dico fiero di me. Lei ride sotto i baffi e mi lascia fare. Questa è opera di Kell e Jack, ma a volte combinano qualcosa di buono. Finito di prepararlo lo metto in due tazze e gliene porgo una sedendomi sulla sedia al contrario di fronte a lei. Beviamo il tè a sorsi e poi scoppiamo a ridere senza nemmeno sapere il perché. – Davvero buono! Sei un mago del tè- mi dice Sarah, nascondendo la sua risata dietro la tazza. – Mago del tè è davvero esagerato!- rispondo bevendo ancora un altro sorso. – Cosa fai nella vita?- continuo. – Beh io...ecco...io- Oh no. L’ho messa in difficoltà. Pessimo Robert. Pessimo. – Io, a me piacerebbe diventare una scrittrice- dice tutto d’un fiato. – Ma è una cosa bellissima Sarah!-. – Lo pensi davvero?- mi chiede facendo gli occhi da cucciolo. – Si,davvero. Hai già scritto qualcosa?-. – No, si...no...cioè sto lavorando a qualcosa....e non voglio andare di fretta perché voglio che sia magnifico. – Potrò leggerlo una volta finito questo “capolavoro”?- gli chiedo. – Certo- mi risponde lei sorridendo. – Tu invece che fai?- continua. – Io compongo musica-. Strabuzza gli occhi. – Davvero? Che strumento suoni?- mi chiede avvicinandosi di più con la sedia a me. – So suonare sia il piano che la chitarra. Ma preferisco la chitarra-. – Wow è fantastico! Scritto già qualcosa?- .- si,qualcosa ma ora sto lavorando a qualcosa di nuovo-. Rispondo. – Spero di ascoltare un giorno te che suoni- mi dice sorridente con i suoi occhioni. – Sicuramente- rispondo io sorridendo. Si alza e prende le due tazze da tè e le inizia a lavare. Mi alzo e mi avvicino ad uno scaffale che mi attira. – Colleziono cd- mi dice venendo verso di me e arrossendo. – Anche io. Da quanto tempo sei qui a Londra?- gli chiedo toccando ad uno ad uno tutti i cd che si trovano sullo scaffale. – Non ci crederai ma solo da ieri- mi risponde. – E come hai fatto con la casa?-. – Era di mio cugino. Qualche anno fa venne a lavorare qui e quindi ora me l’ha lasciata-. – Capisco. Vabbè ora credo proprio di andare- dico cercando le mie chiavi. Lei silenziosamente mi accompagna alla porta. – Come va con la pitturazione della casa?-. Guarda la mezza parete che aveva pitturato e sospira. – Bene si, molto bene- dice annuendo. La fisso sapendo che quella non è la verità. – Ok,lo ammetto. Va uno schifo-. – Se vuoi ti do una mano- dico disinvolto. – Davvero lo faresti?- mi chiede con gli occhi pieni di entusiasmo. – Certo!- rispondo – Oh grazie grazie grazie! Entro di nuovo in casa e mi rimbocco le maniche sapendo che non sarà una passeggiata, ma del resto è per una buona causa.

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Capitolo 5
*** Felicità POV SARAH ***


Capitolo 5: Felicità POV SARAH Lo osservo di sottecchi mentre infila il grembiule che gli ho dato per non sporcarsi e per proteggere almeno la maggior parte dei capi d’abbigliamento. Un flash mi passa per la testa e subito corro in bagno davanti agli occhi stupiti di lui. Ritorno con qualcosa dietro la schiena e poi glielo porgo ridendo sotto i baffi. Ci sarà da ridere qui. – Cos’è questo?- mi domanda prendendo in mano la cuffia che gli sto porgendo. – Non si vede? È una cuffia- dico divertita. – Questo l’ho capito ma io cosa dovrei farci?- mi chiede girandola tra le mani. – Indossala no? O vorrai sporcare i tuoi “capelli”?- dico facendo il segno delle virgolette con le mani. – Stai scherzando? E poi cos’hai da dire sui miei capelli?- mi chiede passandosi una mano tra quei maledetti capelli. È ormai un’ora che è qui e continua a farlo ogni 5 minuti. – Ah niente per carità. Dai indossa- dico spingendolo. Lui fa come gli dico e la indossa. Non faccio neanche a guardarlo che sono già stesa a terra con le mani alla pancia dalle risate. Lui mi guarda fisso. – Sono così orrendo?- Io non rispondo e continuo a ridere ma dopo un po’ inizia a ridere anche lui. La toglie e mi aiuta ad alzarmi. – Facciamo una cosa:questa la indossi tu- dice mettendomi con delicatezza la cuffia posizionando all’interno tutti i ciuffetti di capelli che uscivano. Divento subito rossa e lui capendo che sono in imbarazzo sorride. – Ed io- continua – indosserò questo- dice prendendo un panno dalla cucina e avvolgendoselo intorno al capo come una suora. Inizio di nuovo a ridere. – Mi vuoi far morire dalle risate vero?- gli chiedo tra una risata e un’altra. – Non farei mai una cosa del genere!- dice alzando le mani in segno di resa. – Vabbè dai mettiamoci a lavoro!- lo incito. Si avvicina a me e inizia a tingere il pennello nella pittura e poi inizia a pitturare. Ho di nuovo quei strani brividi di freddo ma decido di non indossare nient’altro perché altrimenti getterò via tutto l’armadio a causa della pittura. Lo guardo di sottecchi e rido ancora per quel panno avvolto in testa mentre passo la seconda mano di pittura. Lo vedo posare il pennello e avvicinarsi allo scaffale dove c’erano tutti i cd. – Cosa fai?- gli chiedo. – Shh,aspetta!- Rimango in silenzio come vuole lui e lo osservo mentre mette un cd nello stereo. Subito parte la canzone Summer Paradise. – Tutto è più bello con un po’ di musica no?- dice venendo verso di me ondeggiando. Sorrido. Prende di nuovo il pennello e inizia a pitturare a ritmo di musica. – Fa come me!- mi incita. Cerco di seguirlo e scoppio a ridere. Si avvicina a me. – Ehi hai una cosa sul naso!- mi dice facendomi preoccupare. – Io? Cosa? Dove?- gli chiedo terrorizzata temendo fosse un insetto. Si avvicina ancora di più. – Proprio qui- ma nello stesso momento mi pittura tutto il naso di azzurro. – Ahhh, eh no questa me la paghi- Iniziamo a correre per tutto il salotto e la cucina sporcandoci a vicenda di vernice mentre le note della canzone accompagnano questo gioco spassoso. Cause I remember every sunset I remember every word you say We were never gonna say goodbye Singing la da da da da. Arriviamo di nuovo vicino alla parete riprendendo fiato e ridendo come due scemi. Ci spingiamo e poi iniziamo a ballare sempre con la solita canzone mentre lui mano mano si avvicina di più a me facendo dei passi stupidissimi che mi fanno morire dal ridere. Till we had to get back to Back to summer paradise with you And I’ll be there in a heartbeat Oh-oh La canzone finisce e lui è sempre vicino a me. Parte una canzone più lenta....un assolo ad un piano. Appoggia le mani sui miei fianchi e mi guarda negli occhi, ma appena vede che arrossisco inizia a ondeggiare di qua e di là come un ubriaco facendoci cadere a terra. Ridiamo tutti e due fino a che sdraiati a terra l’uno accanto all’altro ci guardiamo per un tempo indefinito negli occhi. – Sei tutto sporco di vernice. Anche nei capelli- gli ricordo. – Anche tu- risponde. Rido per quello che gli ho detto visto che la cosa era ovvia a tutti e due. Improvvisamente guarda l’orologio e si alza. – È tardi sono già le sette devo andare.- Mi alzo anche io. – Così conciato?- gli chiedo squadrandolo dalla testa ai piedi. – Meglio con questi panni sporchi piuttosto che nudo no? E poi ho il cappotto che mi copre!- mi fa notare. - - Mmh ok, ma pulisciti il viso con il panno che hai in testa- dico indicandoglielo e iniziando a ridere. – Oh si- ride anche lui. – Sono stato benissimo Sarah. Davvero.- Sta dicendo la verità perché anche io sono stata benissimo con lui. – Si,anche io sono stata benissimo. Allora ci si vede- dico sorridendogli. – Ci si vede- ripete lui ricambiando il mio sorriso. Lo accompagno alla porta e lo vedo andare via. Chiudo la porta alle mie spalle e sospiro. Non penso a niente,la mia testa e vuota. Mi dirigo direttamente in bagno a farmi una doccia e togliermi tutta quella pittura da dosso. Una volta fatto indosso dei jeans,un maglione e un cappotto ed esco. Ho bisogno di prendere aria. Non lo so perché. Non perché stia male,anzi,sono stata benissimo oggi. Per la prima volta ho dimenticato tutto e ho pensato solo a divertirmi. Mi sono sentita di nuovo libera,leggera....mi sono sentita felice. Finalmente per la prima volta dopo tutto questo tempo la pancia mi faceva male per le troppe risate. Quel ragazzo che conosco da meno di 12 ore è riuscito a farmi sentire così bene. Mi avvio per il centro e una volta arrivata mi fermo in un pub per comprare qualcosa. – Buonasera- dico alla ragazza dietro al bancone. È una ragazza più o meno della mia età con i capelli sulle spalle neri e degli occhi azzurri come il ghiaccio. – Ciao- mi risponde lei sorridente. – Cosa ti porto?- - Una porzione di patatine e una coca- . – Patatine e coca- ripete scrivendo sul suo block notes. – Freddo stasera vero?- mi domanda mentre serve altre persone facendo delle brevi pause per parlare con me. – Si- rispondo. – Come mai sei nelle nuvole?- -Io cosa? Nelle nuvole? Ah no è che....- - Un ragazzo?- mi chiede come se già sapesse la risposta. – Esatto- rispondo io. – È riuscito a farmi stare bene dopo tanto tempo-. – Mmh, allora credimi...se ti fa stare bene è quello giusto!- esclama lei soddisfatta. – Oh no,ma non mi piace...è solo così- - Che scommettiamo che ti innamorerai?- dice porgendomi la sua mano. – Scommettiamo- rispondo io stringendogliela. Mi sorride e si allontana un attimo,poi la vedo tornare. – Ecco le tue patatine e la tua coca- dice porgendomele. – Ah finalmente ho una fame!- lei mi sorride. – Comunque piacere Anna -. – Piacere Sarah -. – Ora mi stanno chiamando devo proprio andare,ecco il mio numero- mi dice dandomi un foglietto con sopra scritto il suo numero. – Ok- rispondo per poi consumare le mie patatine. Esco fuori e mando un messaggio ad Anna per fargli avere il mio numero. Ehi sono Sarah questo è il mio numero . Lei subito mi risponde. Ok, ci sentiamo ora lavoro a dopo! . Poso il telefono nella borsa ed infilo di nuovo le mani nelle tasche del cappotto. Stasera c’è molto movimento. Passo davanti a tantissimi pub e non so perché in ognuno cerco di scorgere il suo viso. Ed è stupido quello che sto facendo. Mi incammino di nuovo verso casa non sapendo cosa fare in giro per Londra da sola. Entro in casa e indosso il pigiama. Faccio dei pop-corn e guardo un bel film sotto il calore delle coperte. Chissà cosa starà facendo lui....Oooh!!! Ma ora cosa mi salta in mente? Starà facendo quello che sta facendo a me non interessa. Finisco i pop-corn e mi aggiusto meglio sotto le coperte. Del resto non c’è niente di male se con lui sono stata bene. A volte hai solo bisogno che qualcuno ti dica “Stai Tranquillo, andrà tutto bene”. Certo, lui non l’ho ha fatto esplicitamente,anzi non lo ha proprio fatto perché non sa nulla. Ma è come se lo avesse fatto perché è riuscito a farmi ridere di nuovo, a farmi sentire felice. Sono stata davvero benissimo e spero che tutto questo succeda di nuovo. A dirla tutta non mi dispiace affatto ridere tanto da farmi venire il mal di pancia.

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Capitolo 6
*** Una parte di lei POV ROBERT ***


Capitolo 6: Una parte di lei POV ROBERT Sento il dolce profumo del caffè inebriare le mie narici. Mi rigiro nel letto sentendo le lenzuola fredde e un piccolo raggio di sole che mi riscalda il viso. Mi rimetto subito sotto le coperte,sospiro e mi alzo di scatto. Stropiccio gli occhi e mi incammino verso la cucina con gli occhi ancora pieni di sonno. Spengo la macchina del caffè e inizio a berlo a sorsi tenendo la tazza calda tra le mani. Apro la finestra e mi affaccio sulla terrazza che da sulla città. La guardo già attiva e osservo ogni singola persona. Persone che attraversano,persone che escono dai negozi,persone che fanno colazione,persone che si fanno foto. Oggi è così tutto pieno di vita o sono io che mi sento felice? Vado in bagno e faccio una doccia e poi indosso la prima cosa che mi capita. Chiudo casa e scendo a fare quattro passi. Appena esco fuori ispiro e sento l’odore di questa città che non cambia mai. È sempre lo stesso. Inizio a camminare affondando le mani nelle tasche della felpa. Sono già le undici del mattino così decido di andare a fare un po’ di spesa visto che oggi dovrò cucinare per Kellan e Jack. “Dopo questo grande favore ce ne devi un altro. Domani veniamo a pranzo da te. Non cucinare schifezze,siamo vegetariani” così hanno detto. E ora mi ritrovo a dover comprare verdure su verdure. Ritorno in fretta in casa e inizio a cucinare. Metto un grembiule per non sporcarmi e mi viene da pensare alla scena di ieri. Riesco a farmi scappare un sorriso e poi mi metto all’opera seguendo i consigli del programma televisivo Granny’s. Lo so fa ridere,ma è l’unico decente che conosco. Finito tutto mi siedo a tavola e in un attimo Kell e Jack sono qui. – Ehi fratello!- dicono all’unisono. – Ciao ragazzi,sedetevi che è pronto-. Fanno come gli dico e iniziamo a mangiare. – Allora ragazzi che vi va di fare?- ci chiede Kellan. – Che ne dite di andare al solito pub stasera? Propone Jack. – Per me va bene- rispondo senza nemmeno alzare la testa dal piatto. Oggi sono pensieroso. Sto pensando che è da ieri che penso a come sono stato bene. Quella ragazza mi attira,è come una calamita. Decido di alzarmi e prendere i piatti mentre Kell e Jack si piazzano sul divano a vedere la partita lasciando fare a me la parte della domestica con tanto di grembiule e guanti. Begli amici che ho. Sbuffo e mi rassegno. Sono già le sei così decido di andarmi a cambiare. Esco di casa e inizio a camminare. – Oh,ma che ti prende?- mi chiede Jack. Oh madonna ma devono sempre seguirmi? – Niente,voglio solo fare quattro passi. Se volete farmi compagnia non c’è problema-. Continuano a camminare dietro di me e mi seguono ovunque. Prendo l’ultimo vico di Wall Street. Si, sto andando da Sarah. Voglio invitarla al pub con noi. Arrivo sul pianerottolo e busso. Sento una voce urlare “Arrivooooo!” e sorrido. Apre la porta e la vedo con dei pantaloncini corti che si intravedono sotto l’enorme felpa che porta. Ha i capelli legati e tanti ciuffetti le spuntano qua e là. – Ciao- le dico sorridendo. – Ehi ciao,che sorpresa! Che ci fai qui?- mi chiede. – Oh nulla,sono passato perché volevo chiederti se ti andava di venire al pub con due miei amici- dico tutto d’un fiato. – Oh mi piacerebbe ma...- dice abbassando lo sguardo. – Sarah chi è?- sento la voce di una ragazza provenire da lontano e poi mano mano che si avvicina. Dietro Sarah vedo spuntare due occhi di ghiaccio e un ciuffo di capelli neri. – E questo chi è?- le domanda con un’ aria curiosa. – Questo è Robert,un mio...- ma non riesce a finire la frase. – Amico- continuo io per lei porgendo la mano a questa ragazza. – Piacere, Anna - dice stringendomela. Rimaniamo in silenzio fino a che Kell e Jack non spuntano dietro di me. Presento i miei amici a Sarah e Anna che per miracolo riescono a convincerle di venire al pub. Aspettiamo più o meno un’ora e poi finalmente le vediamo arrivare. Anna scende sorridente prima di Sarah che la segue dietro. Indossa un jeans e una maglia elegante. Sarah invece è molto diversa. Indossa un jeans, un’altra delle sue felpe enormi,delle All Star e porta i capelli sciolti e mossi su un lato della spalla. Ha lo sguardo basso e non so perché. I ragazzi già si avviano mentre io aspetto con lei che chiudi casa. Una volta fatto ci incamminiamo anche noi. Il suo sguardo è sempre basso. – Cos’hai?- le chiedo. Finalmente mi guarda negli occhi. – Nulla risponde per poi aggregarsi agli altri. Faccio lo stesso anche io e arriviamo ad uno dei nostri pub preferiti. Ordiniamo tutti una birra tranne Sarah che prende una Coca-Cola. Ci sediamo ad uno dei tavoli e iniziamo a parlare,a conoscerci meglio. Solo lei è muta. Ha le mani nelle tasche della felpa e lo sguardo basso. Stasera si è chiusa in un riccio. I ragazzi vanno a ballare. – Ti va?- le chiedo appoggiando la mano sulla sua. Fa di no con la testa ed esce fuori. La seguo facendomi spazio tra la folla. Una volta uscito fuori la vedo in un angolo e ha gli occhi lucidi. – Cos’hai?- le ripeto. – Portami a casa per favore,voglio andare via- dice con un filo di voce. Annuisco e prendiamo un taxi. Arriviamo fuori casa sua e l’accompagno alla porta. La vedo coprirsi le mani con la felpa. – Hai freddo?- le chiedo. – Perché?-. – Perché ti sei appena coperta le mani- rispondo. – Ah,no. Credo che sia solo l’abitudine. Ma non puoi capire- dice scostandomi leggermente mentre apre la porta. – Cosa non posso capire? Sarah aspetta!-. Ma niente. Chiude la porta dietro di se e la sento piangere. Do un pugno alla porta. – Sarah ti prego aprimi!- la imploro. – Robert va a casa- risponde lei. – Ti prego- dico con un alito di voce. – Vai- dice lei con la voce rotta dal pianto. – Buonanotte- le dico per poi andare via. Mando un messaggio ai ragazzi per dirgli che Sarah è a casa sua e sta bene e che io torno a casa perché sono stanco. Decido di andare a piedi per pensare e liberare la mente. Cos’è che opprime così tanto Sarah? Perché sta così? Cosa sarà successo? Devo saperlo. Continuo a camminare per le vie di Londra senza sosta e nemmeno i miei pensieri sembrano avere pace. Non so davvero dare una spiegazione a tutto quello che è successo stasera,anzi,sto iniziando ad avere i sensi di colpa. Forse non avrei dovuto chiedere a Sarah di uscire stasera. Si vedeva come stava,qualcosa andava storto ed io non me ne sono reso conto. Arrivo sulla soglia di casa e non faccio nemmeno in tempo a prendere le chiavi che una voce a me familiare mi fa voltare. – Guarda guarda chi si rivede! Robert,ancora qui sei?- mi domanda l’essere più crudele e più schifoso della Terra. – Oh,guarda chi ritorna a rompere le scatole,Marcus - dico sbuffando. Marcus,il mio acerrimo nemico dai tempi del liceo. Giurai che lo avrei portato con me nell’oltretomba e l’ho fatto.- Il capo è molto incavolato sai? Stai facendo troppe buone azioni Rob....troppe- mi dice avvicinandosi. – Penso proprio che quel posto sarà mio- continua. – Non credo proprio,e poi non voglio quel lurido posto che tanto desideri- dico riprendendo a cercare le chiavi. Ma lui si avvicina ancora di più. – Stai molto attento Pattinson. Quel che un giorno sarà tuo un altro giorno potrà anche essere mio- dice voltandosi. Ho capito a chi si è riferito. I miei occhi diventano luce nel buio. Scatto e in un attimo lo sbatto contro il muro e stringo il suo collo tra le mie mani non riuscendo a farlo respirare. – Non la toccare- dico prima di gettarlo con un colpo tra i cassonetti della spazzatura. – Me la pagherai,Pattinson- dice prima di sparire nel nulla. Entro in casa e dopo aver indossato il pigiama entro nel letto. Quel Marcus me la pagherà. Deve solo azzardarsi a toccare Sarah e lo spezzo in due. Ma non per qualcosa,so solo che lui le farà del male. E questo non deve succedere. Potrebbe essere la fine di tutti noi. Chiudo gli occhi. Sarah deve spiegarmi cos’ha. Devo aiutarla. Ne sento il bisogno. È più forte di me.

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Capitolo 7
*** Ritorno al passato POV SARAH ***


Capitolo 7: Ritorno al passato POV SARAH Questo è uno di quei Mercoledì da schifo. Quelli in cui ti alzi di mattina e non sai che fare. Quelli in cui ti guardi attorno e vedi tutto spento,perfino i colori più raggianti. Quei mercoledì in cui ti senti debole e stanca. Quelli in cui i pensieri sovrastano la tua mente e ti affogano in un mare di ricordi. È una di quelle giornate che iniziano storte ancora prima di aprire gli occhi. Da stamattina non faccio altro che alzarmi dal divano,prendere qualcosa in frigo,mangiare e poi gettarmi sul letto. Tutta la notte non ho fatto altro che piangere,impregnando il cuscino di lacrime. Sono ormai tre giorni che vado avanti così. Ho sul telefono almeno una trentina di chiamate da Anna. Non so quante volte ho sentito il campanello suonare ma non sono andata ad aprire. Ho spento tutte le luci e sono rimasta nella mia camera con una scorta di cibo e acqua. Non è la prima volta che mi capita. Ormai so benissimo come comportarmi quando mi succedono certe cose. La cosa peggiore è che a volte non riesco a controllare tutto il dolore che mi opprime. Vado in bagno e mi guardo allo specchio. Ho il volto come quello di un cadavere. Occhiaie,matita sciolta,occhi rossi,capelli tutti scombinati. Non riesco a guardarmi un minuto di più...mi faccio schifo. Stringo la mano in un pugno e la spingo contro lo specchio che in un attimo si sfracella lasciando sulla mia mano vari tagli che iniziano a sanguinare. Cerco di asciugare le lacrime ma in questo modo sporco di più il mio viso. Mi spoglio e entro nella doccia buttandomi sotto il suo getto freddo che mi congela le ossa. Esco dalla doccia e mi vesto,indossando un jeans stretto e una maglia lunga sopra. Esco finalmente dalla mia stanza dopo tre giorni e apro tutte le porte facendo passare un po’ d’aria. Inizio a mettere in ordine e a fare le varie faccende domestiche. Avvolgo i capelli in una treccia ed esco di casa. Chiudo lentamente la porta dietro di me. Non so nemmeno perché lo sto facendo,ma dovevo vedere la luce del sole dopo tre giorni di oscurità. Inizio a camminare veloce tra le vie di Londra senza fermarmi a nessun semaforo. Decido di andare a quel parco che mi aveva consigliato Anna. Quello che si collega con un ponte dove sotto c’è un meraviglioso fiume. Il mio passo diventa sempre più veloce. Sento le mani fredde e il cuore di fuoco. Arrivo finalmente davanti al ponte. Rallento il passo. Sento il cuore uscirmi dal petto e il respiro affannato. Mi sporgo. Anna aveva proprio ragione: qui sotto è bellissimo. Regna una pace enorme e tutt’intorno si sentono solo i dolci suoni della natura. Salgo sulla ringhiera che divide il ponte dal vuoto. Mi alzo in piedi e allargo le braccia sentendo il vento fresco sul viso sudato. Magari se mi tuffo non fa niente. Non c’è niente di male,nessuno se ne accorgerà,sarà un tuffo,un piccolo salto verso la libertà. Non ho mai pensato a come sarei morta,ma forse questo è il momento migliore per farlo. – Sarah!- . Sento chiamare il mio nome. È quella voce calda e meravigliosa. È Robert. Chissà perché sto immaginando la sua voce. – Sarah!- lo sento di nuovo. Sta urlando,è come se volesse avvertirmi di qualcosa. Ma io non vedo nulla,ho gli occhi chiusi. Faccio un respiro profondo e poi....il vuoto. Avrei dovuto bagnarmi,ma l’unica cosa che sento sono delle braccia intorno alla mia vita. Qualcuno mi da dei leggeri schiaffi sul viso. Apro gli occhi. Un immagine sfocata diventa mano mano più nitida. Robert è davanti a me e mi sorride,forse felice del fatto che ho riaperto gli occhi. Quindi non sono morta,o forse si. – Vieni,ti porto in ospedale- dice facendomi alzare e facendomi appoggiare su di lui. – No,portami a casa-. È l’unica cosa che dico. Lui annuisce e fa come gli ho detto. No,non sono morta. Arrivati a casa mi fa sdraiare sul divano e si siede accanto a me. – Mi spieghi cosa ti è saltato in mente? – dice ora con un tono più freddo e serio. – Non ti sei fatta sentire per tre giorni dopo quella sera al pub,sono passato per casa tua almeno tre volte al giorno ma nessuno mi apriva,dove sei stata? E poi che ci facevi su quel ponte?- il suo sguardo è diventato di ghiaccio e inizia ad urlare. Chiudo gli occhi e li stringo forte,pensando che sia solo un sogno,ma poi li riapro e lui è ancora lì. I miei occhi si fanno lucidi. Mi alzo di scatto dal divano e mi rifugio in bagno,ma non faccio in tempo a chiudere la porta che lui è già dentro. – Cos’hai?- mi chiede ora sussurrando e con una voce più dolce. Non ce la faccio,non ci riesco. Le lacrime riescono ancora una volta a vincere su quello scudo e scendono lente sul mio viso. Inizio a singhiozzare sempre più forte finché non mi copro il viso con le mani. – Ehi- mi dice per poi abbracciarmi e stringermi tra le sue braccia. Appoggio il viso sul suo petto e riesco a sentire il battito del suo cuore,lento e preciso. – Shh- mi sussurra all’orecchio accarezzandomi i capelli con una mano. Non scioglie l’abbraccio fino a che non sono io a staccarmi. Asciuga una lacrima con il polpastrello del pollice e mi sorride. Guarda la mia mano graffiata con il vetro di stamattina. – E questi?- dice prendendo la mia mano. Indico lo specchio rotto e abbasso lo sguardo. – Vieni- dice prendendomi per mano e una volta presa garza e disinfettante mi porta sul letto della mia camera. Ci sediamo entrambi a gambe incrociate. Prende delicatamente la mia mano e ci versa un po’ di disinfettante,poi taglia la garza e me la avvolge attorno. Lo guardo attentamente mentre tiro su col naso. – Ecco fatto- dice sorridendomi. – Scusami- gli dico,con gli occhi rossi e pieni di lacrime. – E di che, scusa?- mi chiede tenendo le mie mani tra le sue. – Di tutto- rispondo. – Ora mi dici cos’è che non va?- mi chiede con uno sguardo dolcissimo. – Non so se ce la faccio- gli dico. – Nessuno ti costringe,voglio solo che tu sappia che io ci sono e che non voglio vederti stare così sapendo che io sto con le mani in mano e non ho fatto nulla- mi dice accarezzandomi una guancia. – Fa male ripercorrere quei ricordi- dico,lasciando che un’altra lacrima bagni la sua mano che lentamente le asciuga una ad una. – Sono qui per questo- dice in un leggero sussurro. Chiudo per un attimo gli occhi e sospiro prima di iniziare. – Era l’inverno di due anni fa,ero fidanzata con un ragazzo,Mike,di due anni più grandi di me. Ero stata io a volere quella storia perché in verità a lui non fregava niente; stemmo insieme un anno. Oramai secondo lui io dovevo essere del tutto sua,ma io non ero pronta. Una sera uscimmo,era davvero incavolato e puzzava d’alcool;mio padre ci seguì e una volta in macchina lui cercò di violentarmi. Fortunatamente mio padre era lì e riuscì a salvarmi da lui. Iniziarono a picchiarsi dandosi calci e pugni. All’improvviso Mike estrasse un coltellino e tagliò la gola a mio padre. A quel punto scappò via. Corsi da mio padre vedendo la morte con i miei stessi occhi,il sangue che colava sulle mie mani. L’ultima parola che disse fu “Ti voglio bene”. Chiamai l’ambulanza ma fu tutto inutile,non riuscirono a salvarlo. Quello che fu peggio furono tutti i traumi che mi portarono sulla sedia di uno psicologo. Iniziai a tagliarmi,rimanevo chiusa in casa per giorni,non uscivo più,non indossavo più vestiti o maglie più aperte,iniziai a prendere medicine,mi chiusi in un riccio e creai una barriera davanti a me. Questa cosa durò per un anno e col tempo riuscì a controllarla,almeno quel po’. Quest’anno mi sono trasferita a Londra con la speranza di iniziare una nuova vita. E prima ero sul ponte perché credevo che togliermi la vita sarebbe stata la cosa migliore.- Ho parlato per tutto questo tempo e non mi sono nemmeno accorta che le lacrime continuavano a scendere e che Robert mi stringeva la mano. – Ora sai tutto- finisco. Non dice niente. Mi abbraccia e il silenzio ci avvolge. Questa volta riesco a sentire il suo profumo. Un profumo fermo e deciso che mi rilassa all’istante. Mi stringe sempre di più e io non faccio altro che ricambiare lo stesso. – Mi dispiace- mi sussurra all’orecchio. – Non importa- rispondo e continuo a stringerlo. – Va meglio ora?- mi chiede sorridendomi. – Non lo so- rispondo tirando su col naso. – A volte morire non è sempre la scelta migliore,bisogna anche affrontare i problemi.- mi dice. Abbozzo un falso sorriso e vado in bagno a lavarmi il viso e a sciogliermi i capelli. Quando ritorno in camera non lo trovo. Così vado in cucina e lo trovo con il telefono in mano. – Ho ordinato due pizze,e due coche se non ti dispiace- mi dice. Faccio segno di no con la testa e mi siedo sul divano e lui fa lo stesso. Prende i miei polsi e li osserva. Vede tutte le cicatrici e inizia a tracciare la loro forma con un dito. Sorrido per i brividi che mi provoca e lui fa lo stesso. – Vedi? Stai sorridendo- mi dice con quel sorriso bellissimo. – Già- rispondo io sorridendo di nuovo. Restiamo per un po’ di tempo in un imbarazzante silenzio,mentre lui continua ad accarezzarmi le mani e a stringerle tra le sue. Dopo circa cinque minuti sento il campanello suonare. - É la pizza- mi dice per poi andare ad aprire e pagare. Si siede di nuovo accanto a me e mi porge la pizza. Accende la tv e iniziamo a mangiare. Una volta finito lo vedo che cerca qualcosa tra gli scaffali. – Hai mai giocato a “20 lettere o ci caschi”?- mi chiede con il suo sorriso. – No!- rispondo. – Che razza di gioco è?-. – Ce l’hai sullo scaffale e non sai che gioco è?- mi chiede ridendo e avvicinandosi di nuovo a me. – La casa era di mio cugino e...-...- Shhh- dice appoggiandomi delicatamente un dito sulle labbra. In un attimo divento rossa e lui sorride. – Giochiamo- mi dice facendomi l’occhiolino. Iniziamo a giocare. E giuro che dopo nemmeno cinque minuti mi fa male la pancia dalle risate. Fa battute su battute. Ma la cosa più strana è che è riuscito a farmi ridere. Quando mi capitavano certe cose nessuno riusciva a calmarmi o a farmi tornare su il morale;né mamma,né mio fratello,né le mie amiche,nessuno. Lui,lui però ci è riuscito,ed ora sto bene finalmente. Continuo a ridere fino a che non mi arrendo. Mi guarda sorridente e vittorioso. Decidiamo di andare in camera a vedere un film. Così mentre lui prepara i pop-corn io faccio il letto. Ci sdraiamo e il film parte. Devo dire la verità ma il film non mi interessa così tanto,così decido di stuzzicarlo dandogli dei pizzicotti sulla pancia. In un primo momento resta fermo con le braccia congiunte. Poi all’improvviso mi salta addosso e inizia a farmi il solletico;e questo non doveva farlo perché..io soffro dappertutto il solletico! Inizio a ridere come non mai implorandolo di fermarsi ma lui continua. – Ti prego smettila!- gli dico tra una risata e un’altra. – Solo se mi prometti una cosa!- dice bloccandomi le braccia ai lati della mia testa. Si avvicina di più ed io inizio ad avvampare. Mi guarda negli occhi. Quegli occhi freddi come il ghiaccio,ma più dolci del miele. – Promettimi che sorriderai sempre,che nessuno mai riuscirà a toglierti il sorriso perché è bellissimo e perché sei bellissima quando sorridi;promettimi che per qualsiasi cosa mi chiamerai e che nessuno mai ti porterà via questo sorriso,mai.- mi dice guardandomi con uno sguardo serio. Gli sorrido. – Prometto-. Sorride anche lui e mi lascia un leggero bacio sulla guancia. Ritorniamo a guardare il film. Guardo l’ora e noto che sono già le 11:30. Appoggio delicatamente la testa sul suo petto ascoltando il suo cuore e chiudo gli occhi. Lui prende ad accarezzarmi i capelli ed io mi rilasso. Resto per molto tempo così fino a quando non sento che si alza e mi copre con una coperta. Penserà che sto dormendo. Apro gli occhi e vedo che sta per andare via. Gli prendo una mano. Si gira di scatto. – Ehi sei sveglia- dice sorridendomi e accarezzandomi una guancia. – Resta- gli dico. Non so cosa mi sia passato per la testa in quel momento ma gli ho chiesto di restare. Restare. Con me. Stanotte. OK. Credo di aver perso definitivamente il cervello. – Sarah è tardi,non posso!- dice con un sussurro quasi dispiaciuto. – Ti prego! Non voglio restare sola- gli dico abbassando lo sguardo e stringendo di più la sua mano. Si siede accanto a me. – Perché?- mi chiede scostandomi un ciuffo di capelli davanti agli occhi. – Ho paura che tutto possa ritornare- gli dico. Rimane in silenzio. Lo sento togliersi il cappotto e le scarpe. – Vado sul divano- dice. – Rob -. Riesco solo a chiamarlo. Capisce quello che voglio dirgli,così si sdraia accanto a me e copre entrambi con le coperte. Mi chiudo come in un riccio e i pensieri ritornano. Le lacrime ritornano a scendere e inizio a singhiozzare. Sento la sua mano appoggiarsi sulla mia spalla. Mi giro di scatto e mi getto tra le sue braccia. – Shh- mi sussurra. – Sono qui per questo-. Il suo profumo riesce di nuovo a tranquillizzarmi. Mi asciuga le lacrime e poi mi bacia leggero la fronte. – Buonanotte- sussurra. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla stanchezza mentre mi faccio cullare dal calore del suo corpo e dall’odore del suo profumo.

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Capitolo 8
*** Una giornata sotto la neve POV ROBERT ***


Capitolo 8: Una giornata sotto la neve POV ROBERT Non mi sono svegliato mai così in vita mia. Un dolce profumo di cocco e qualcosa da stringere tra le mie braccia. Avevo il viso tra i suoi capelli e le mie braccia le circondavano la vita. Ora sono qui e la osservo mentre dorme. Ha le labbra che sembrano sorridere,i jeans stropicciati e la maglia leggermente alzata su un fianco. Accarezzo leggermente la sua guancia e mi viene da sorridere. Al mio tocco subito si volta e inizia ad aprire gli occhi. Sbadiglia e inizia a guardare fuori dalla finestra, non accorgendosi della mia presenza. Piano si volta verso di me. Si stropiccia gli occhi e sorrido perché sembra proprio una bimba piccola appena sveglia. – Buongiorno- mi dice con la voce impastata dal sonno,per poi mettersi su un fianco di fronte a me. – Buongiorno,dormito bene?- le chiedo. – Si,bene- risponde. Poi sospira e la vedo alzarsi e andare verso la cucina. Faccio lo stesso e la seguo sedendomi al tavolo nel salotto. – Caffè o latte?- mi domanda. – Caffè - rispondo. Aspetto un due minuti sentendola armeggiare in cucina. Arriva e porta due caffè con qualche merendina. Consumiamo la colazione in silenzio,senza che nessuno dei due dica una parola. In realtà non so cosa chiederle. Non so se chiederle come sta possa turbarla e tanto meno non so se parlare di altre cose possa essere adatto. Lei probabilmente dopo quello che è successo ha vergogna di me,tanta vergogna. Ritorna in cucina e la osservo mentre lava le tazze. Poi ritorna in camera da letto. – Robert- mi chiama,con lo sguardo basso e torturandosi le mani. – Dimmi- le rispondo avvicinandomi di più. – Grazie- mi dice ancora con lo sguardo basso. – Non c’è di che,non devi ringraziarmi- dico sorridendole e alzandole il viso con la mano cosicché mi guardi negli occhi. Mi perdo ad osservare i suoi e restiamo così per qualche secondo. – No,grazie davvero. Grazie per avermi sopportato,per avermi capito,per avermi dato conforto,per aver asciugato le mie lacrime e per essere rimasto- dice con gli occhi lucidi. – Ti ho detto che non devi preoccuparti,così si fa tra amici giusto?- le dico sorridendole e prendendole le mani. Lei mi sorride e asciuga una piccola lacrima che le era scappata. Va verso il bagno e chiude la porta dietro di sé. Dopo un po’ la vedo uscire con dei jeans,le converse e un maglione verde acqua. Porta i capelli sciolti e mossi con sopra un cappello basso nero. Sorrido. – Perché ridi?- mi chiede curiosa. – Ho qualcosa che non va?-. – Oh,no no davvero,sei perfetta- le dico. Lei sorride e arrossisce. – Senti,ti va di andare da qualche parte? Non so...in campagna? Ti porto a visitare le campagne londinesi!- dico entusiasta. – Si,perché no? Magari mi distraggo un po’- mi risponde sorridendomi. Usciamo di casa e rapidamente un sole caldo piomba sui nostri visi. Ci incamminiamo verso casa mia e una volta arrivati entriamo in auto. – È stupenda la tua auto!- mi dice guardandomi stupita. – Beh si,l’ho comprata con i miei risparmi quindi ci tengo molto-le dico. Restiamo un po’ in silenzio fino a che non mi viene in mente una cosa. – La sai una cosa? Ci conosciamo da una settimana e non so quanti anni hai!- esclamo ridendo. – Aahhahah già- ride anche lei. – Ho 20 anni comunque- continua. – Io 23- rispondo. Lei annuisce soltanto. – Parlami un po’ di te- mi dice con uno sguardo curioso. Sorrido. – Sono praticamente nato e cresciuto qui a Londra. I miei genitori hanno acquistato una villetta e lì siamo nati io e le mie due sorelle. Una più grande di me di due anni,Victoria,e l’altra più piccola di me di cinque anni,Lizzy. Quei due ragazzi,Kellan e Jack,sono miei amici da quando ero nella culla. Praticamente ci conosciamo da sempre. E a venti anni ho comprato un appartamento per vivere da solo- spiego. Lei mi sorride e annuisce. – Tu?- le chiedo. – Ah,io sono nata a New York. I miei hanno comprato una casa e lì siamo nati io e mio fratello Josh della tua età. Dopo la morte di mio padre mia mamma trovò un altro compagno e lasciò me e mio fratello da soli. E così io sono arrivata qui- finisce. Le sorrido anche io. – Ecco,siamo arrivati,chiudi gli occhi- le dico. Lei sorride e chiude gli occhi. La faccio scendere mettendole le mie mani davanti al viso. – Non spiare!- Mi posiziono dietro di lei. – Hai mai visto la neve?- le sussurro all’orecchio. – Mai!- ora sussurra anche lei. – Allora goditi lo spettacolo!- dico togliendole le mani davanti al viso. Davanti a noi si estende un enorme manto bianco che copre tutta la campagna. Sorrido guardando la sua espressione meravigliata. – Allora,ti piace?- le chiedo. – È stupendo Robert- mi risponde sorridendo. Piccoli fiocchi di neve iniziano a cadere,coprendo i nostri cappotti scuri. Inizio a guardare quel magnifico paesaggio che ricordo da quando ero piccolo. All’improvviso qualcosa di gelido mi colpisce in viso. Mi giro verso Sarah e vedo che altre due palle di neve mi vengono addosso. Cerco di difendermi e poi inizio a lanciargliele anche io. Ridiamo e scherziamo come due bambini. Poi ci gettiamo a terra ridendo. Mi volto verso Sarah che mi sorride e inizia a fare un angelo di neve. Lo faccio anche io e la cosa mi sembra strana. Cerco di farlo ma quando mi alzo non esce nulla,nessun angelo. – Guarda non sai fare nemmeno un angelo!- dice Sarah ridendo. – Già- rido anche io,facendo finta di nulla. – Dai Rob vieni! Facciamo un pupazzo di neve!- mi dice imitando la voce di una bambina. Faccio lo stesso anch’io. – Certo vengo!-. Finiamo il pupazzo di neve e ad un certo punto la neve comincia ad aumentare. – Sarah vieni!- dico prendendola per mano. Iniziamo a correre dato che la neve è sempre più forte. Arriviamo finalmente alla piccola casa che i miei affittarono per le vacanze quando ero piccolo. Entriamo dentro e mi accorgo che è identica a come la lasciai da bambino. – È tua la casa?- mi chiede. – Si,ci ho passato la mia infanzia qui,in vacanza- rispondo. Solo dopo un po’ ci accorgiamo che le nostre mani sono ancora unite così imbarazzati ci spostiamo. – Emh,prendo un po’ di legna..credo che dovremo passare la notte qui,la tempesta non si calma,e conoscendo il posto credo che durerà fino a domani- le dico. Lei annuisce e inizia a cercare qualcosa nella dispensa. Quando torno vedo che sta preparando della cioccolata calda. Mi do da fare per accendere il fuoco e vado a prendere una coperta. Ci sediamo davanti al fuoco sorseggiando la cioccolata calda e rifugiandoci nella coperta. – Fa proprio freddo!- dice avvicinandosi di più al fuoco. – Vuoi che ti prenda un’altra coperta?-. – No,grazie va bene così-. Restiamo per molto tempo a parlare delle nostre esperienze e dei gusti che abbiamo su determinate cose. Mi libero della coperta e mi affaccio alla finestra. – Sarah vieni a vedere,si è calmata la tempesta!-le dico. – Quindi possiamo andare a casa! Dai vieni andiamo!- mi dice posando la coperta per poi prendermi per mano e uscire fuori. Il contatto con la sua mano calda e la mia ghiacciata crea una scossa. Stacca la sua mano dalla mia guardandola con stupore. – Perché la tua mano è così fredda?- mi chiede. – Beh, fa freddo è ovvio-. – Siamo stati tutto quel tempo accanto al camino,come fai ad essere così gelido?- mi chiede ancora. Ok,sono nel pallone. Non so cosa dirle,non posso di certo dirle la verità! – Mi sono allontanato dal camino per questo- dico cercando di trovare una via di fuga con questa scusa. Non mi guarda nemmeno negli occhi e inizia a camminare. Raggiungiamo la macchina ed entriamo. Restiamo in silenzio tutto il tempo e non so davvero cosa fare perché so che nella sua testa stanno circolando migliaia e migliaia di domande. Arriviamo fuori casa sua e la faccio scendere. – È stata davvero una bellissima giornata,grazie di nuovo Robert- mi dice arrossendo. – Anche per me è stata una bellissima giornata- le dico sorridendole. – Perché non mi dai il tuo numero così ci sentiamo,magari ci andiamo a prendere un caffè in questi giorni o se hai bisogno di qualcosa mi chiami- continuo. – Certo!- risponde. Ci scambiamo i numeri. – Ora vado- dice indicando la porta. – Vado anche io, buonanotte- le dico. – Notte- risponde. Mi avvicino lentamente e le lascio un bacio sulla fronte. Sorride imbarazzata ed entra in casa. Salgo in macchina e mi dirigo verso casa. Poi ricevo un messaggio. È Marcus. Vieni al Midnight Palace. In un attimo sterzo con l’auto e cambio direzione dirigendomi a tutta velocità ancora una volta verso quel luogo. The Midnight Palace mi aspetta. Percorro velocemente la strada e una volta arrivato una macchina mi sfreccia davanti. Freno. Vedo Marcus scendere ed entrare nel palazzo. Alzo per un attimo gli occhi al cielo e mi accorgo che ormai e da tanto che manco qui. Seguo il mio amico\nemico fin dentro. Qui è dove dobbiamo essere noi stessi,così lascio che il mio corpo si lasci sopraffare da quella forza. Entro nell’enorme sala dove sono riuniti tutti e vi riconosco dei volti familiari. Tutti mi guardano con un’aria strana,come se mancassi lì da qualche anno. Vedo il Capo sedersi sulla sua poltrona nera. – È passato molto tempo ormai- dice iniziando a parlare. – Ne abbiamo bisogno. E questa volta saranno gli umani-. – Cosa?- intervengo. – Rispetta le mie decisioni Pattinson-.- Ma non possiamo! Non possono essere gli umani le nostre vittime!- dico ribellandomi. – C’è qualcosa che ti interessa per caso lì?-. – Non mi interessa proprio niente! Ma ora non capisco perché proprio gli umani!-. – La mia decisione è questa e basta. La caccia si terrà dopodomani- dice andando via. I miei occhi diventano luce insieme agli altri in quella sala. Di scatto si gira. Corro verso di lui e lo prendo per la gola scaraventandolo a terra. Lui si alza in un attimo e mi getta contro i vetri della sala che si rompono in mille piccoli frammenti. Cado a terra e mi tocco il braccio dolorante;noto che c’è un pezzo di vetro dentro e lo estraggo urlando. L’eco del mio grido rimbomba in tutta la sala mentre gli altri non alzano nemmeno un dito. – Ricordati che non puoi metterti contro di me- dice andando via. Tutti escono dalla sala ed io rimango a terra sanguinante. Vedo una sagoma che si avvicina. È Marcus. Mi prende e mi porta all’ingresso dove mi stringe la ferita con uno straccio solo per non far uscire più sangue. – Sei solo un pazzo per metterti contro il Capo- mi dice nervoso. – Meglio rischiare che rimanere suo schiavo per sempre- rispondo. Lascio che tutte le forze mi abbandonino ed entro in macchina. Ritornato a casa noto che è l’una di notte e prendendo il telefono mando un messaggio a Sarah. Buonanotte. Mi getto a fatica sul letto lamentandomi per la brutta ferita. Sarà un taglio di almeno 10 cm. Stringo forte gli occhi. Devo assolutamente proteggere Sarah. In un modo o nell’altro,ma devo farlo.

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Capitolo 9
*** Angeli e Demoni. Lui è uno di loro. POV SARAH ***


Capitolo 9: Angeli e Demoni. Lui è uno di loro. POV SARAH Stranamente questa mattina mi sono svegliata di buon umore. Forse perché appena sveglia ho letto il messaggio di Rob della buonanotte. È davvero un gesto carino. Sorrido di nuovo come un ebete e questa cosa mi preoccupa molto. Non so definire cosa sento ora,so solo che mi viene da sorridere ogni volta che penso a lui. È uno strano effetto. E devo dire la verità,mi piacciono molto quei suoi baci sulla fronte,mi fanno sentire piccola ma allo stesso tempo protetta. Sono queste le cose che riesco a pensare facendo la fila allo Starburcks. Ho pensato di prendere la colazione e andare a dare il buongiorno a Robert. Prendo due brioche e due cappuccini e mi incammino. Oggi la città sembra spenta più che mai,forse perché fa freddissimo. Le previsioni del tempo hanno detto che stanotte qualche fiocco di neve è caduto sulla Londra notturna. Per un attimo la neve mi fa pensare alla bellissima giornata di ieri. È stato così emozionante vedere per la prima volta la neve. Ero come una bambina che inizia a scoprire il mondo,e mi sentivo così bene,così voluta bene. Tra tutti questi pensieri non mi accorgo che sono arrivata davanti alla casa di Robert. Busso,ma nessuno viene ad aprire. Busso di nuovo e dopo un po’ qualcuno apre. Davanti a me ho un Robert tutto assonnato,con i capelli ancora più scombinati del solito. – Buongiorno!- dico sorridendo e alzando in aria la nostra colazione. – Giorno- dice sorridendomi. E a quel punto penso davvero di essere del tutto felice oggi. Mi fa entrare e così poso la colazione sul tavolo. – Appena sveglio?- gli chiedo. – Si- risponde per poi prendere un cornetto e addentarlo con gli occhi socchiusi. Finiamo la colazione in silenzio. Si alza e posa la sedia. – Ahia!- urla stringendo una mano sul braccio sinistro. – Cos’hai?- dico avvicinandomi accanto a lui. – Nulla- risponde. – Robert,muoviti fammi vedere!-. Mi avvicino a lui aiutandolo a togliersi la maglia. Cerco di non guardare il suoi pettorali,altrimenti morirei all’istante,ma divento ugualmente rossa. Sciolgo lo straccio avvolto in torno al braccio di un colore violaceo. – O mio dio Robert! Ma cos’hai fatto? Come ti sei procurato questa ferita enorme?- esclamo stupita. – Nulla,sono inciampato sul marciapiede e sono andato a finire vicino ad un ferro arrugginito- Lo ascolto preoccupata,poi lo prendo per mano e lo porto con me in bagno. – Devi assolutamente pulire questa ferita,disinfettarti e coprirla- dico in fretta. Lo faccio avvicinare al lavandino e prendendo una spugna inizio a pulire delicatamente la sua ferita. Poi inizio a disinfettarla e vedo i suoi muscoli irrigidirsi per sopportare il forte bruciore del disinfettante. Prendo una benda e gliel’avvolgo attorno mentre sento i suoi occhi addosso. – Ecco fatto!- esclamo. – Fa meno male ora?- gli chiedo sorridendo. Lui mi fissa e poi mi abbraccia. Mi stringe forte e sento il suo respiro caldo tra i miei capelli. Senza volerlo appoggio una mano sul suo petto e mi accorgo che non c’è cosa più ghiacciata di quella. Si sposta e prende una maglia dall’armadio indossandola. Si avvicina a me e mi bacia la fronte. In quel preciso istante il mio cuore manca un battito e arrossisco. Credo forse che quello sia il momento giusto per andarmene. Arrivo vicino alla porta e la apro. – Scusami,volevo darti il buongiorno personalmente,stai attento a quella ferita- gli dico per poi chiudere la porta dietro di me e andare via. Devo dire la verità,il suo comportamento era del tutto strano. Non mi ha mostrato che la mia visita gli ha dato fastidio,anzi. È solo che è come se non mi volesse in quella casa. E poi è sempre così freddo. Decido di entrare in una libreria per trovare qualche libro che mi possa interessare. Adoro leggere. Più che altro adoro i libri. Con quel loro profumo antico e prezioso,ma soprattutto perché i libri non ti abbandonano mai. Noi sicuramente di tanto in tanto li abbandoniamo,li tradiamo anche. Loro invece non ti voltano mai le spalle. Loro sono sempre lì ad aspettarti sul loro scaffale. Continuo a girare,sfiorando uno ad uno tutti i libri con il polpastrello dell’indice. All’improvviso il mio occhio cade su un libro vecchio e stropicciato. Lo afferro e lo ripulisco dalla polvere. – Scusi,quanto costa?- chiedo alla commessa. – Oh,quello è vecchissimo signorina. Probabilmente non è nemmeno più in vendita ma può prenderlo come regalo se vuole- mi dice gesticolando. – Ok grazie!- dico con un enorme sorriso e uscendo dalla libreria. Cammino lentamente accarezzando le rifiniture in oro del titolo “Angels and Demons”. Una piccola goccia d’acqua bagna la copertina del mio libro. Alzo gli occhi al cielo e mi accorgo che sta piovendo. Cerco di trovare il più possibile un riparo ma la pioggia aumenta e mi bagna tutta. Riesco a intanarmi in un vico strettissimo e a sedermi sotto un pianerottolo. Aspettando che la pioggia cessi,apro lentamente il mio libro ed inizio a leggere. Parla di una leggenda. Di quando Angeli e Demoni fecero una guerra che sconvolse l’universo. Ad ogni rigo che leggo non riesco a darmi pace e passo al successivo. Sono praticamente scioccata. Il mio cuore manca un battito e non so cosa mi fa gettare via il libro che si inzuppa sotto la pioggia. Mi alzo di scatto e inizio a camminare non rendendomi conto di dove vado. Sento gli abiti inzuppati addosso che mi gelano all’istante. Continuo per quella strada quando un gruppo di ragazzi si dirige verso di me,così decido di girarmi e tornare indietro. Sto per uscire dal vico quando un altro gruppo mi ferma. Il mio cuore inizia a battere forte. – Cosa volete?- gli domando. – Proprio nulla,solo te- dicono avvicinandosi. Mi guardo intorno non sapendo cosa fare e il mio respiro diventa affannato. Sento qualcuno frenare e scendere da una macchina. È Robert. – Sali in macchina- mi dice. Faccio quello che mi dice e dopo un po’ lo vedo salire. – Come facevi a sapere che ero qui?- gli chiedo. – Ti ho seguita- risponde freddo. – Non è vero-. – Cosa?-. – Non è vero. Tu non mi hai seguita. Tu lo sapevi e basta. Tu mi hai mentito- gli dico ora con un’aria delusa e schifata. Scendo in fretta dall’auto e mi incammino di nuovo sotto la pioggia. In un attimo è dietro di me e mi blocca il braccio facendomi girare. – Cosa sai?- mi chiede guardandomi negli occhi. – Quel po’ che devo sapere su di te!- gli dico mollando la sua presa e riprendendo a camminare. – Sarah!- si ferma davanti a me. – Io mi sento molto protettivo nei tuoi confronti-. Continuo a guardarlo negli occhi cercando di capire se mi sta ancora mentendo,ma no,sta dicendo la verità. – So che sei spaventata e impaurita,hai paura anche di me,ma ti prego ascoltami- dice sussurrando. Lo guardo ancora e poi annuisco entrando di nuovo in macchina. Arriviamo fuori casa sua ed entriamo. – Queste sono le asciugamani e se vuoi puoi indossare questa mia felpa- mi dice. Annuisco ed entro in bagno per cambiarmi. Prendo la sua felpa e prima di indossarla ispiro il suo profumo e poi sorrido come un ebete. Finisco di asciugarmi i capelli e mi blocco. Non so definire le mie emozioni adesso;sono delusa,triste,sconvolta,impaurita,non so davvero cosa mi aspetta aldilà di quella porta. Esco e vado in salone;lo vedo seduto sul divano e tra le mani una cioccolata calda. Mi siedo anche io accanto a lui. Mi guarda e finalmente posso perdermi di nuovo in quel paradiso. – Hai paura?- mi chiede porgendomi la mia cioccolata calda. – Mi fido di te- rispondo convinta. Lui mi guarda con gli occhi lucidi ed inizia a raccontare. – Tutto quello che devi sapere sulla nostra leggenda lo conosci già. Molto tempo fa Angeli e Demoni andavano d’accordo e abitavano tutti sulla Terra sotto forma di umani. Poi un giorno i Demoni si ribellarono perché agli Angeli veniva data più importanza e così si scatenò una vera e propria guerra. La battaglia fu vinta dagli Angeli e così il loro capo,John,decise di dividere una volta per tutte gli Angeli dai Demoni. Essi infatti sarebbero saliti in cielo mentre i Demoni sarebbero rimasti giù nel profondo della Terra. Così questa “maledizione” è stata tramandata di generazione in generazione fino ad arrivare a noi. Ricordo il giorno in cui io,Jack e Kellan scoprimmo che eravamo i prescelti. C’era un’ altra leggenda che narrava che tre ragazzi Angeli all’età di 22 anni sarebbero stati scelti per sconfiggere una volta per tutte i Demoni nella grande battaglia finale. Così il giorno in cui mancava solo a me compiere 22 anni,ossia il 13 Maggio,io e i miei amici ci riunimmo e passammo la serata insieme. Allo scoccare della mezzanotte il cielo divenne luminoso e iniziarono a scendere lampi a tutta velocità. All’improvviso un angelo comparve davanti a noi e ci spiegò che noi eravamo i prescelti e che dovevamo seguirlo nel suo mondo. Ci avvicinammo a lui che con un enorme sorriso stava per portarci su. E fu lì che qualcosa andò storto;qualcosa sbuco dal pavimento e mi afferrò la caviglia tirandomi giù insieme a lui. Fu così che io divenni un Demone-. Al pronunciarsi di quella parola rabbrividii. Robert era un Demone. – E così con il tempo hai acquistato nuovi poteri- affermo. – Vieni con me- dice per poi prendermi sulle sue spalle e uscire di casa. Corre velocissimo e sento il fresco del vento sul viso. – Velocità- sussurro al suo orecchio. Arriviamo in un bosco,lontano dal traffico della città. Si avvicina ad un albero e lo sradica per poi gettarlo a terra. – Forza- continuo io. – E la capacità di prevedere piccoli frammenti del futuro-. -E poi quest’orrore- dice guardandomi. Si allontana da me e si gira di spalle. Stringe forte i pugni e si concentra. All’improvviso vedo qualcosa uscire dalle sue spalle. Un paio d’ali nere e lucenti. Mi avvicino pian piano e le accarezzo dolcemente sentendo la loro sofficità e la loro spigolosità alla fine. – Sono bellissime- gli dico. – Bellissime?- dice guardandomi con un’aria disgustata. – Sono ali di un mostro-continua. Poi in un attimo quelle ali meravigliose svaniscono nel nulla. – Tu non sei un mostro- dico avvicinandomi a lui e accarezzandogli un braccio. Si gira verso di me e mi accarezza il viso. – Davvero ti fidi di me?- mi chiede spostandomi una ciocca di capelli. – Davvero mi fido di te- gli dico guardandolo negli occhi e cercando di fargli capire che quella è la verità ed io non voglio fare altro che stare accanto a lui in tutto e per tutto. – Ti voglio bene- gli sussurro all’orecchio per poi abbracciarlo. Lui mi stringe forte a sé ed io ispiro il suo dolce profumo. – Ti voglio bene anch’io-.

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Capitolo 10
*** La caccia Parte 1 POV ROBERT ***


Capitolo 10: La caccia Parte 1 POV ROBERT La guardo come avvolta dalle coperte osserva la legna bruciare nel camino. Chiude gli occhi per qualche secondo. Continuo a respirare a fondo mentre mi avvicino e mi siedo accanto a lei sul divano. – Come va? Ancora scombussolata?- le chiedo dolcemente. Apre gli occhi e fisso i suoi,nei quali c’è riflesso un rosso fuoco. Fa cenno di no con la testa. – C’è un’altra cosa ancora che devi sapere su di me- le dico preparandomi alla sua possibile reazione. Annuisce soltanto,sorridendomi,come se ormai nulla le facesse più così paura. Si fida di me..me lo ha detto e ne sono certo. – Noi demoni,dopo un certo numero di mesi,abbiamo bisogno di...uccidere. Uccidere per sopravvivere. Altrimenti perderemo tutte le piume delle nostre ali,una ad una e moriremo.-dico guardandola dritto negli occhi per scoprire se ora andrà via. Invece no,è lì,ferma e serena. – Domani,ci sarà la caccia. Per la prima volta vogliono uccidere umani. Devo proteggerti-. Mi appoggia una mano sul polso e mi sorride. – Io sono con te ora,in tutto e per tutto...e se devo morire lo farò accanto a te,ma non ti abbandonerò mai- dice con gli occhi lucidi. Io le sorrido e l’abbraccio,facendola scomparire tra le mie braccia. Una delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci qualcuno e lui ricambia stringendoti più forte. E lei lo fa, mi stringe più forte come a farmi capire che lei ci sarà..ed io ne sono convinto. Sento un alito di vento sfiorarmi appena il braccio sinistro. Divido l’abbraccio e sorrido. – Che c‘è?-mi chiede sorridendo. – Kellan e Jack!-. In un attimo sono seduti accanto a noi e Sarah sobbalza. – Su via! Non hai paura del diavoletto e hai paura di noi?- dice Jack. – Non ho paura di voi!- risponde Sarah,fiera di sé. – Grazie per il braccio ragazzi!-. Sarah si volta e mi alza la manica della maglia. – Ma,ma come?- balbetta qualcosa. - È il potere degli angeli,ragazza!- dice Kellan. Sarah mi sorride,premurosa. – Ragazzi,c’è un problema serio. Domani c’è la caccia,e..dovrò andare anche io. Uccideranno umani. Dovete proteggere Sarah - gli dico serio. Lei si volta e mi guarda con un’aria strana. – Starà con noi,non preoccuparti- dice annuendo Jack. Annuisco e guardo Sarah che sta uccidendo le sue mani. – Qualcosa non va?- le chiedo appongiandole una mano sulla spalla. – Nulla è che....i ricordi ritornano- dice gesticolando e trattenendo le lacrime. La prendo per mano e la porto fuori al balcone per farle prendere un po’ d’aria. Il freddo arriva fin dentro alle ossa e le provoca un brivido. - Mi sento sempre dannatamente inutile,e forse lo sono anche.- dice tirando su col naso. – Ehi- dico prendendole le spalle e facendola voltare verso di me. – Tu non sei inutile ok?- dico cercando di guardarla negli occhi. Finalmente alza il viso e vedo che le lacrime sono già scese. – Non so se ce la farò...a cambiare dico,a farmi una nuova vita- dice singhiozzando. – Tu ce la farai credimi,tu sei forte...e me lo hai dimostrato più di una volta-.- Mi piacerebbe tanto un bel giorno riuscire a vivere facendo cose giuste invece di limitarmi a non fare quelle sbagliate-. – Credimi,essere qui oggi con me,non essertene andata via dopo aver saputo quello che sono in realtà...è la cosa più giusta che potessi fare-. Tira di nuovo su col naso e mi guarda con gli occhi gonfi e rossi. – Mi manca- sussurra,per poi sprofondare nelle mie braccia. – Lui c’è,e ci sono anch’io-. Restiamo per qualche minuto così fino a quando non la faccio rientrare e la faccio sdraiare nel mio letto. – Dormi ora e riposati. Per qualsiasi cosa sono qui- dico sorridendole. Lei mi stringe la mano,poi chiude gli occhi e smette di piangere. Ritorno i cucina dove i ragazzi mi guardano seri e comprensivi. – È così triste...così dolce,così bella,così...piccola- dico gesticolando. I ragazzi mi guardano con un sorrisetto e so già a cosa pensano,mentre io non so a cosa pensare. La notte passa in fretta tra il calore del camino e la fitta pioggia che bagna la città di Londra. L’alba si alza maestosa,in tutto il suo splendore e i primi raggi del sole iniziano ad illuminare quel giorno. Sono irrequieto. Stanotte ci sarà la caccia e non riesco a non essere preoccupato per Sarah. Riesco a pensare solo a cose negative che mi portano un leggero appetito. Mi allontano lentamente dalla finestra e mi dirigo in cucina trascinando pesantemente il mio corpo. Apro il frigo e prendo uno yogurt alla fragola. Alzo gli occhi e vedo una Sarah assonnata avvicinarsi. Si stropiccia gli occhi e afferra il mio yogurt e inizia a mangiarlo. Finito,si avvicina a me e mi bacia delicatamente una guancia. – Buongiorno- mi sussurra. – Buongiorno- le dico arruffandole i capelli. – Come stai?. – Bene...credo-. Mi avvicino e le bacio la fronte. Ancora una volta i suoi occhi si fanno lucidi. – Ehi- dico alzandole il viso. - Io non sono per niente una persona facile. Io non sono di quelli spigliati che fanno colpo subito, io ho bisogno di essere scavata. Io sono di sorrisi semplici, di battute stupide, sono di capelli sempre fuori posto e di occhi lucidi per niente. Sono di tante cose, davvero. Solo che non lo do a vedere, e forse sbaglio. Sbaglio perché al giorno d’oggi piacciono di più le persone che saltano subito fuori, mentre quelli come me restano in un angolo. Soltanto che io non voglio essere come loro, proprio non ce la faccio- dice piano tra i singhiozzi. – E infatti non devi. Perché sei perfetta così come sei-. Fa cenno di no con la testa e altre lacrime continuano a scendere. Si stacca da me e si allontana verso la porta. – Ah e,scusa del disturbo..scusa se piango sempre e posso sembrare una bambina,se piango per qualsiasi cosa,scusami davvero...non ti darò più fastidio- dice chiudendo la porta alle sue spalle e andando via. La rincorro. – Sarah!-. Lei si ferma ma non si gira,ed io ho tutto il tempo di avvicinarmi piano ed abbracciarla da dietro. – Non dire queste cose,ti prego- le sussurro tra i capelli. Avvolgo le mie mani alle sue e le stringo. Il mio battito accelera. - Io sono invisibile. Nel vero senso della parola, nessuno mai mi nota. Non sono bella, non sono una di quelle per cui ti giri con la bocca spalancata. Semplicemente quando passo, la gente non mi nota mai. Non cammino in nessun modo strano, tantomeno bello. I miei capelli non mi stanno mai bene, la mia voce nemmeno la senti tanto è insignificante. Sono la tipica ragazza che il resto del mondo non sa nemmeno che esiste, quella che si fa i fatti suoi, quella che sta zitta perché troppe volte ha parlato e non è stata ascoltata-. Sento le sue lacrime bagnare le nostre mani unite. La giro verso di me e le blocco le spalle. – Sarah basta ok? Basta farsi tutte queste paranoie! Che ti importa del giudizio della gente? Basta! Vivi in pace con te stessa!-dico strattonandola. – Che mi importa? Che mi importa eh? Mi importa di queste- dice mostrandomi le sue cicatrici. – Mi importa che mi hanno accompagnato questi due anni-. La stringo forte a me. È così piccola che affonda nel mio abbraccio. – Ti va di rientrare? Sei un ghiacciolo- dico avvicinando i nostri nasi. Annuisce soltanto. Prendo la sua mano e inizio a camminare,ma lei si blocca. – Rob- dice con un filo di voce. – Dimmi-.- Ci sarai sempre vero? Almeno tu...- dice stringendo più forte la mia mano. Non rispondo. Entriamo in casa. Mi siedo a terra davanti al camino e faccio sedere lei tra le mie gambe. Prendo le sue mani e le avvicino lentamente al fuoco per farle riscaldare. Inizia ad intrecciare le nostre mani che sembra stiano facendo una sorta di danza. – Non hai risposto alla mia domanda- dice voltandosi leggermente e guardandomi negli occhi. Quegli occhi che sono la cosa più bella che abbia mai visto. – Secondo te?- le chiedo. Alza le spalle. – È tutto scritto nei miei occhi-le rispondo. – Sarò in grado di leggerli?-.- Sei l’unica in grado di farlo-. Restiamo per un po’ di tempo così:abbracciati accanto al camino. A volte la stringo più forte tra le mie braccia per farle capire che ci sono e che non me ne vado. È così bella...Mi sento così protettivo nei suoi confronti che quasi non riesco a lasciarla sola un attimo. Ho paura di quello che possa succedere o di quello che lei possa fare. Perché ha già sofferto troppo e non merita altro male. Si alza delicatamente e si mette in ginocchio davanti a me. Le lacrime sono andate via ed è ancora più bella mentre mi sorride affettuosamente. – Che dici,hai fame?-.- Non so,prepari qualcosa?- dico sentendo la mia pancia brontolare. Lei sorride soltanto e si alza andando i cucina. Una fitta alla testa mi fa dare un urlo di dolore. Sarah si avvicina e spaventata mi stringe la mano. Sento la testa scoppiarmi mentre i miei occhi lentamente si chiudono. Sono arrivati...l’hanno presa,hanno preso lei ed è per colpa mia...la uccideranno. I miei occhi si aprono di scatto e per pochi secondi diventano di un colore azzurro ghiaccio. Ho la vista appannata,ma dopo un po’ riesco di nuovo a vedere. Sarah è accanto a me e mi fissa impaurita. Mi alzo e la blocco. – Prendi tutto il possibile,dobbiamo andare via!-. Inizia velocemente a prendere qualche mio vestito nell’armadio e delle provviste di cibo. Chiudo in fretta la casa e ci dirigiamo fuori. La prendo per un braccio per farla camminare al passo con me. – Mi spieghi cosa sta succedendo?- mi chiede preoccupata. – Ho avuto una visione. -Stanno arrivando,vogliono te- dico in fretta. Entriamo in un piccolo vico e chiamo Kellan dicendogli di arrivare al più presto. In quei due minuti rimaniamo in silenzio. Sarah mi appoggia lo zaino sulla spalla e mi guarda negli occhi come una mamma guarda suo figlio prima che parta per la guerra. Una macchina si ferma. Faccio entrare Sarah mentre Kell abbassa il finestrino. – Portala con te e fa attenzione mi raccomando-.- Sta attento tu fratello- mi dice toccandomi una spalla. Anche Sarah da dietro abbassa il finestrino e mi guarda preoccupata e impaurita. Appoggia le mani sul finestrino e mi guarda. – Ho paura Robert - dice deglutendo. – Fidati di me. Sei al sicuro.- dico appoggiando la mia mano sulla sua. Le bacio la fronte e poi guardo la macchina andare via. I miei occhi diventano di nuovo luminosi e qualcosa di soffice mi ricopre le spalle. – È ora di andare-.

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Capitolo 11
*** La caccia Parte 2 POV SARAH ***


Capitolo 11: La caccia Parte 2 POV SARAH Osservo dal finestrino tutte le figure allontanarsi piano mentre le mie mani iniziano a diventare di nuovo fredde insieme al mio corpo. È andato,è andato via per difendere me,ed io non so cosa gli accadrà. Ho solo paura,paura di perderlo. Ho paura di non poter più perdermi in quell’oceano infinito,perché io dentro quegli occhi vedo tutto,il cielo, il mare, la terra, le stelle, l’intero universo. E sì, i suoi occhi sono un oceano di emozioni, un uragano di emozioni. Ho paura di non poter godere dei suoi sorrisi,delle volte in cui mi stringe e mi fa sentire protetta perché,lo ammetto, le sue braccia sono il mio rifugio preferito;paura di non poter più scombinare quei capelli pazzi,di non poter respirare più il suo profumo,indossare le sue maglie,come quella che indosso ora. Ispiro di nuovo quel profumo e penso a lui credendo in qualche modo di essergli utile. Tremo. Scendo dalla macchina e Kellan mi fa entrare in casa dove trovo anche Jack che non sta fermo un attimo forse perché anche lui è parecchio preoccupato. Mi avvicino e gli poggio una mano sulla spalla e lui me la stringe. Forse fino ad ora è l’unico che ha percepito i miei sentimenti. Mi siedo sul divano ed inizio a respirare profondamente;prendo il cellulare e chiamo Anna. – Sarah! Come stai? Ma cosa ti è saltato in mente? Non ti sei fatta sentire per tanto tempo ed io sono andata via per una settimana-.- Si,lo so,ma ora ho bisogno di te. Puoi venire?-.- Si,certo,dammi l’indirizzo-. Quei minuti prima dell’arrivo di Anna credo siano stati infernali. Appena arriva la faccio accomodare e insieme ai ragazzi decido di raccontarle tutto. Inizialmente non crede a quello che dico e per poco non mi dà il biglietto del suo psicologo,ma poi tutto diventa più chiaro e limpido. – Sono con te!- mi dice stringendomi la mano. Quello che riesco a fare è solo un finto sorriso perché in realtà dentro sto morendo. Mi affaccio al balcone guardando la città in movimento. La paura invade di nuovo il mio stomaco e fa battere irregolarmente il mio cuore. Mi appoggio alla ringhiera e cerco di pensare che magari Robert sta bene ed è riuscito a risolvere tutto,anche se calcolando la ferita dell’altra volta riesco a pensare solo al peggio. – Sicura di star bene?-. Una voce mi fa sobbalzare e girare di scatto. Un ragazzo di più o meno 20 anni si avvicina a me mostrando le sue bellissime ali bianche. Sembra di essere in una visione celestiale. – Chi sei?- gli chiedo imbarazzata. – Oh scusa,non mi sono presentato. Sono Alias. Apprendista Angelo- dice porgendomi la mano con molta eleganza ed educazione. Ricambio la stretta.- Sarah -. – Cosa mi chiedevi prima?-.- Ah,ti ho chiesto se stavi bene,sai,sei così giù-.- Wow,lo hai notato anche tu- dico sbuffando. Aspetta,aspetta,aspetta! Centra per caso Rrrr,Robert giusto?-mi chiede con aria soddisfatta. Annuisco e lui mi sorride. – Guarda guarda chi si vede! Il nostro Alias! Come mai qui?- chiede disinvolto Jack. – Sono qui di passaggio e ho notato che Sarah è triste-. Abbasso lo sguardo imbarazzata. Anna si avvicina a me e guarda stupita le ali di Alias,quasi rimane a bocca aperta. Le accarezza lentamente e mi guarda con occhi brillanti. Per un momento mi ritorna i mente quello che cinque minuti fa era il mio pensiero fisso e mi avvio verso la porta. – Dove vai?- mi chiede Alias. – Da Robert! Da chi sennò? Non ce la faccio più a stare chiusa qui dentro sapendo chissà quale tortura sta subendo!-dico irritata. - La distanza allontana due corpi, ma non due cuori e due menti che si cercano, e aspettano di trovarsi ancora-. Un’altra voce mi fa girare,ma appena mi volto una luce mi acceca gli occhi che copro con le mani. Vedo tutti inginocchiarsi mentre io ed Anna restiamo in piedi. Involontariamente mi avvicino a questo signore che presumo sia John,il loro capo. Rimango incantata da quella luce che mi attrae così forte. Le nostre dita si sfiorano e una scossa mi fa allontanare il braccio. – Sarah,non essere sciocca non puoi andare da sola in quel branco. E poi Robert non voleva la tua protezione?- mi dice una voce calda e rassicurante. – Lo so,ma non ce la faccio a restare ancora qui,ho bisogno di vederlo. E poi cosa intendevate con quella frase?- chiedo curiosa. – Lo scoprirai da sola,andando avanti. Comunque se proprio il cuore ti dice di andare,allora vai-. Guardo i ragazzi che annuiscono insieme. Si inchinano di nuovo. Mi aggrappo a Alias,che ci offre il suo aiuto,mentre Kellan prende Anna e così ci dirigiamo insieme da Robert. Ci mettiamo poco ad arrivare e in un attimo vedo un gruppo di Demoni a 200 metri da me. È inquietante. Cerco con lo sguardo Robert e riesco a distinguerlo dai suoi occhi. È l’unico nel gruppo ad averli così. Stanno discutendo ma si sente poco. – Cosa dicono?- chiedo a Jack. – In poche parole stanno discutendo sul fatto di uccidere umani e Robert si sta opponendo-mi risponde Jack con tono serio. Le voci si fanno man mano più alte. Un uomo alto dagli occhi scuri come la pece si avvicina a Robert e lo scaraventa contro un ramo. Il mio cuore perde un battito e sento la mano di Jack coprirmi la bocca per non farmi urlare. Troppo tardi. La mia vista è offuscata. Sono circondata da sagome e urla. Quelle di Rob. E in un attimo sento qualcosa di caldo bagnarmi il viso e tutto torna come prima. Ci stanno inseguendo. Sono aggrappata a Alias che corre il più veloce possibile mentre Kellan sta combattendo con i Demoni. Riusciamo ad uscire dalla foresta e ci dirigiamo in fretta verso l’appartamento. Ce l’abbiamo fatta. Mi siedo sul divano e porto la testa tra le mani. Lascio finalmente scivolare via quelle lacrime che mi avevano portato un nodo alla gola e i singhiozzi non tardano ad arrivare. Alias si avvicina ma lo scanso. Non voglio vedere nessuno,nemmeno Anna. Esco fuori all’appartamento...Sta piovendo. Alzo gli occhi al cielo che è più scuro che mai. – Bene bene,abbiamo qui un bel bottino- dice una voce arrogante avvicinandosi a me. È il Capo. Stringo forte i pugni e il cuore prende ad accelerare. – Non ho paura di te e di quelli come voi- dico sfidandolo. – Peccato,dovresti sai?- dice avvicinandosi a accarezzandomi il mento. Inspira profondamente. – Ahh,senti? Questo è il profumo del sangue!-. Prende il mio braccio e una lama affilata me lo sfregia. Sento il sangue caldo accarezzarmi il braccio. – È giunta l’ora della tua morte-. Sta per avvicinarsi quando qualcuno si getta su di lui. È Robert. Iniziano a combattere e Robert subisce colpi su colpi. Salgo di sopra e chiamo i ragazzi che si precipitano giù. I miei occhi vedono sangue,dolore e odio. Robert all’improvviso alza un pugnale e sfregia il volto del Capo che ritrovandosi in difficoltà scappa via sotto la fresca pioggia. Rob asciuga lentamente il sangue che gli scorre dalle labbra e si avvicina a me. Ha lo sguardo basso...Strappa un pezzo della sua camicia e me lo avvolge attorno alla ferita. Cerco i suoi occhi invano. Si allontana. – Ro-robert...- dico con la voce rotta dal pianto. Si gira verso di me e sembra più furioso che mai. – Cazzo Sarah,ti avevo detto di rimanere con Kellan e Jack! Ma che fai? Ma cosa ti è saltato in mente? Mettere in pericolo la tua vita e quella di tutti gli altri,davanti a degli esseri potentissimi che nemmeno conosci! Ma che ti frulla in testa!- dice con uno sguardo pieno di rabbia. Resto in silenzio,impotente,lasciando continuare le lacrime. – Posso abbracciarti adesso?-dico con un filo di voce. – Vieni qui- dice venendomi incontro per poi stringermi fortissimo. – Non farlo mai più ok?- dice tra i miei capelli. – Non farlo mai più tu! Di andare via così-. Continuo a stringerlo a me perché sono convinta che solo stando tra le sue braccia posso stare bene. Rientriamo ed ognuno si ritira nelle sue stanze. Io sono nella stanza con Robert cercando di disinfettargli le ferite ma è peggio di un bambino piccolo! – Ahia mi fai male-.- Shh!-.- Ma brucia!-. Sorrido. In meno di tre secondi avvampo ricordando di essere in una posizione un po’ imbarazzante. Lui è seduto sul letto a petto nudo ed io seduto su di lui mentre gli disinfetto le ferite. OK,sto seriamente andando in trans,ma cerco di regolarmi. Inizia ad accarezzarmi i capelli e mi bacia leggermente le guance,poi passa alla fronte. Ci guardiamo in un tempo indefinito negli occhi. Le nostre labbra sono vicinissime quando...- Sarah!- mi chiama Anna. – Oddio scusate,scusatemi!- dice andando via imbarazzata. Ridiamo insieme. – Io vado-dico posando l’ovatta. Annuisce soltanto. – Buonanotte-.- Notte-. Vado in camera da Anna e mi sdraio accanto a lei nel letto. – Qual è la prima cosa che ti è piaciuta di lui?- mi chiede tutto d’un fiato. – Cosa?-. – Dai andiamo! Lo so che ti piace Robert!-. – Ma che dici!-. Mi guarda con uno sguardo strano. – Gli occhi...e il sorriso-rispondo. – Perché?-. – Gli occhi perché non credo ci sia cosa più bella dei suoi occhi,sono l’infinito...e il sorriso perché faceva sorridere anche me-dico sorridendo. -Mi piace troppo,perché lui è diverso-.- Diverso? In che senso?-mi chiede appoggiandosi meglio sul cuscino e fissandomi. - Lui riesce a farmi tornare il sorriso anche quando non ho voglia di farlo. Riesce a farmi stare bene anche solo con due frasi. Riesce a capirmi come solo pochi sanno fare. Lui mi fa capire che ci tiene davvero a me. Lui è tutto quello che stavo cercando-dico ancora sorridendo come un ebete. - Hai mai abbracciato qualcuno per poi pensare che quel profumo è il profumo che vorresti poter odorare per tutta la vita?-le chiedo. Annuisce.- Beh,lui è il profumo che voglio sentire per tutta la vita-.- Allora sei cotta?- mi chiede ridendo. – No,sono innamorata-le rispondo.

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Capitolo 12
*** Il freddo dell’inverno POV ROBERT ***


Capitolo 12: Il freddo dell’inverno POV ROBERT Mi giro nel letto e apro gli occhi. Inizio a vedere i primi raggi di sole che arrivano alla finestra della camera e inizio a sfiorarli come se potessi prenderli. Ripenso a ieri...A quegli occhi,a quei capelli,a quelle labbra che stavano per sfiorare le mie. Non credo di poter più riuscire a fare a meno di lei. Di quel visino dolce,di quel sorriso che riesco a strapparle ogni tanto,di quella sua insicurezza che la rende così forte ma allo stesso tempo così debole e bisognosa di attenzioni. È così piccola che posso divorarla in un abbraccio,è così generosa che è disposta a mettere da parte se stessa pur di aiutare gli altri,è così...insomma è lei e basta. Con tutti i suoi difetti e le sue paranoie,con i suoi sorrisi e i suoi pianti è lei,ed io credo proprio di volere quella lei tutta per me. Di poterla stringere tra le mie braccia quando avrà bisogno di un rifugio,di poterla baciare all’infinito per farle capire quanto la desidero,ma non quel desiderio solamente fisico,no,io voglio lei e basta. Sono sicuro che di lei non mi stancherei mai. Perché è così sola che sento il bisogno di starle accanto. Uno strano rumore disturba i miei pensieri e mi fa alzare di scatto dal letto. Apro la porta e cerco di percepire da dove sia arrivato quel suono,fino a quando non sento delle imprecazioni venire dalle scale. Mi affaccio pian piano e vedo Sarah a terra che si massaggia il sedere dolorante. Non riesco a non sorridere. Mi avvicino e l’aiuto ad alzarsi. – Davvero un bel buongiorno!-esclamo. – Già- dice sorridendo. Riesce finalmente ad alzarsi e ci guardiamo finalmente negli occhi. La prendo per un fianco e le bacio la fronte. È un gesto davvero dolce che faccio sempre,perché ogni volta arrossisce e so che le piace. Mi sorride e poi scendiamo a fare colazione. – Come vanno le ferite?-mi chiede prendendo una tazza. – Perché non vieni a vedere tu,dottoressa-le dico cercando di stuzzicarla. Si avvicina con uno strano sorrisetto e mi apre lentamente la camicia. La vedo avvampare in una maniera impressionante e mi scappa un sorriso sperando che non mi muoia qui a terra. Inizia a staccare delicatamente le fasciature e poi le ricopre. – Va meglio- risponde soddisfatta di aver mantenuto la calma mentre mi riabbottona la camicia. Prendo le sue mani e l’avvicino a me. – Sicuro che va tutto bene,dottoressa?-.- Certo,non si preoccupi caro si rimetterà presto-. Sorride e prepara la colazione per tutti che nel frattempo si sono svegliati. Continuiamo a fare colazione mentre gli altri discutono di quello che è successo ieri,ma io e Sarah siamo completamente assenti. Sorridiamo e annuiamo qualche volta ma abbiamo entrambi i pensieri da tutt’altra parte. Ci alziamo e decidiamo di andare ognuno a casa propria per cambiarsi. Così una volta arrivato a casa mi cambio e chiamo Sarah dandole appuntamento al parco. La vedo arrivare da lontano e le vado incontro. – Che ti va di fare oggi?-le chiedo guardando il suo nasino rosso per il freddo. – Non lo so,fa un freddo cane- risponde tremando. Prendo le sue piccole mani e le chiudo tra le mie per poi baciarle guardandola negli occhi. Mi guarda e sorride. – Che ne dici di andare al centro commerciale e chiuderci in un negozio di addobbi natalizi?- chiedo mettendole le mani nelle mie tasche. Annuisce e partiamo. Non c’è niente da fare,se vuoi stare al caldo vai in un centro commerciale d’inverno e starai benissimo. Arriviamo nel negozio di addobbi e la vedo subito sentirsi a suo agio. Mi tira per un braccio mostrandomi le varie cose e immaginando ogni volta un Natale diverso. Il pomeriggio passa così tra risate,abbracci e mani che distrattamente si prendono e si stringono. Arriviamo fuori e ci fermiamo davanti alla pista di pattinaggio. – Hai mai pattinato?- mi chiede. – Ehm,ecco...-.- No- finisce lei per me. Sorrido imbarazzato. – Dai vieni,ti insegno!- dice tirandomi. È inutile che vi dica che tutti i miei piani pur di non entrare in quella maledetta pista di pattinaggio sono stati inutili...con me vince sempre! Entriamo e notiamo che non c’è nessuno,effettivamente è tardi ed è anche un giorno lavorativo. Si getta in pista e fa di tutto da giravolte a salti. È magnifica. – Ehm,Sarah! Dovresti venire a prendermi credo! Io da qui non mi muovo!-le urlo. Si avvicina e mi prende le mani. – È facile vedi? Uno,due scivolo. Uno,due scivolo. Prova!-mi incita. – Uno,du...eee..- non finisco nemmeno la frase che sono a terra e Sarah ride a crepapelle. Mi rialzo e questa volta ci riesco sempre con l’aiuto di Sarah. Beh,almeno sono riuscito a farla ridere. Ritorniamo a casa sua e durante il tragitto le nostre mani continuano a cercarsi. Entriamo dentro e subito ci gettiamo davanti al camino,riscaldandoci. – Quand’è il tuo compleanno?-mi chiede curiosa. – Indovina-le rispondo. – Ok,posso provarci-dice guardandomi negli occhi. – Vediamo un po’...è a Dicembre,giusto?-.annuisco mentre lei batte le mani come una bimba,fiera di sé di aver indovinato. – Il giorno non lo indovinerai mai-le dico. – Sicuro?-mi chiede alzando un sopracciglio. – Vediamo...oggi è il 7 Dicembre....scommetto che sei nato il...22!-. La scruto in silenzio e le mie labbra si aprono in un enorme sorriso. Ha indovinato. Annuisco e lei inizia a fare una specie di danza,esultando. – Ora indovina tu-mi dice. – Vediamo....-.- E non utilizzare i tuoi poteri. So che vedi nel passato-mi avverte. Sorrido. – Ok,sei nata a...M..Marzo,giusto?-.- Sii- risponde sorridendomi. – Il 22 anche tu vero?-. Sorride ancora e annuisce. – Sono un fottuto genio- dico con un’aria di “So tutto io”. – A che ora sei nata?- le chiedo. – Non saprei,perché?-mi chiede sistemandosi meglio a terra. – Di sicuro sei nata di notte. È di notte che cadono le stelle-. Mi guarda e mi sorride tenera arrossendo come un pomodoro. Un rumore fastidioso interrompe quella bella chiacchierata. Risponde a telefono e qualcosa mi fa capire che è Anna. Sta venendo qui,e a quanto pare sta male. – Cos’è successo?-le chiedo. – Il ragazzo l’ha scaricata-. Annuisco soltanto mentre vedo Sarah preparare di tutto e di più. Pop-corn,crepes,nutella,biscotti,patatine,panna,coca-cola. Una vera esperta di consolazione. Del resto,in questi anni,ha dovuto fare tutto da sola. Bussano al campanello e vado ad aprire. In un attimo una Anna piangente mi piomba tra le braccia. Chiamo Sarah e la faccio sedere sul divano mentre ci sistemiamo pronti con fazzoletti e tutto il resto. – È stato crudele,mi ha scaricata così...ha detto “Facciamo una pausa di riflessione”....ma vai a quel paese! Altro che pausa!- dice piangendo. – Oh,non ti preoccupare,sono tutti stronzi!-esclama Sarah. Le lancio uno sguardo d’accusa ma non fa altro che tirare su le spalle. Ho un’idea. Suona il campanello. – Eccolo!- esclamo. Si,ho chiamato Kellan. Esperto in consolazioni e magari anche...va bene,lasciamo perdere. Prendo Sarah per mano allontanandola da tutte quelle lacrime e la porto sul terrazzo con me. Ci fermiamo entrambi a guardare le stelle. – Non credi che siano qualcosa di stupendo?-mi chiede con il naso all’insù. – Già- dico sospirando. – E se in esse è conservato il nostro destino?-mi chiede guardandomi. Mi volto verso di lei. -Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi- le dico sorridendole. Mi sorride ed io l’abbraccio da dietro,cingendo i suoi fianchi con le mie braccia. Si stacca leggermente. – Qualcosa non va?-le chiedo. – No,è che io sono quella ragazza non abituata alla dolcezza delle persone,una di quelle ragazze non abituate a troppe attenzioni, non abituate ad essere cercate. Io sono una di quelle ragazze che fingono di non aspettarsi nulla, ma sognano un qualcosa-mi dice rivolgendo di nuovo lo sguardo verso le stelle. – Credimi,tu meriti tutta la dolcezza del mondo-le dico accarezzandole il viso. La abbraccio e la sento tirar su con il naso. – Robert,sai una cosa?-mi chiede stringendosi a me. La stringo forte e aspiro il suo profumo come se fosse droga. – Dimmi- le rispondo con una voce chiara e ferma. - Sto cercando di chiudere con il passato. Pensavo di esserci riuscita ma mi sbagliavo. Ancora una volta quando ha bussato alla mia porta sono corsa ad aprire. Perché ricordare fa male, ma non farlo mi uccide- dice singhiozzando. – Devi andare avanti Sarah. Lui non vuole questo! Lui ti vuole felice e spensierata,come una ragazza di 20 anni deve essere-dico convinto di quello che sto dicendo. – Non ce la faccio,è troppo per me-dice staccandosi dal mio abbraccio ed entrando dentro. La seguo fin nella sua camera dove si e fermata. Le poggio una mano sulla spalla. - Sono sempre stata una di quelle persone che consola gli altri, che dice agli altri di non essere tristi, perché non serve a nulla. Sono una di quelle che ti dice “resisti, ce la puoi fare” e poi alla fine sono proprio io la prima che manda tutto a puttane e si chiude in camera a piangere, come se quello che dicessi agli altri non valesse per me. Ma come cavolo sono fatta!- dice battendo un pugno vicino al muro. La spingo contro il muro e creo una barriera appoggiando le mie mani al muro. – Ti ricordi quel giorno? Quando mi promettesti che avresti sempre sorriso? Ecco,prova a mettere in pratica questa cosa!-.- Per te sembra facile vero? Io muoio ogni volta che ritorno al passato,ogni volta che guardo una sua foto,ogni volta che di notte mi alzo sentendo le sue braccia calde accarezzarmi e poi mi accorgo che non c’è nessuno. Io sono morta. Da quando lui è andato via,io sono morta con lui-. Dice continuando a far scendere le lacrime. – Ti rifarò scoprire che significa VIVERE- dico convinto e sicuro di me. – Nel frattempo però,me lo fai un sorriso?- dico con gli occhi dolci. Mi abbraccia. - Io lo so che sono un casino, so che a volte ispiro più schiaffi che carezze, ma ho bisogno che le persone non se ne vadano dalla mia vita, che lottino per starmi accanto quando sono io la prima a spingerle via. Ho bisogno di sorrisi sinceri e parole sussurrate all'orecchio. Ho bisogno di persone che invece di fermarsi davanti ai muri che ho alzato intorno a me cerchino di abbatterli con la loro presenza. E tu,Robert,lo stai facendo e non posso fare nulla per ringraziarti-.- Una cosa si,sorridi-. Mi guarda e faccio il sorriso più convincente del mondo. E dopo un po’ sorride anche lei. La abbraccio facendola ruotare. Notiamo che è davvero molto tardi così Sarah va a cambiarsi e mi dà qualcosa che suo cugino aveva lasciato in casa. Anna e Kell sono ancora di sotto a guardare film romantici e a mangiare come maiali. Sono uguali. Dopo essermi cambiato aspetto che Sarah esca dal bagno. – Rooob! Vai via!- mi urla. – E perché mai? Dai esci!-.- Noooo. Mi vergogno troppo con questo pigiamone!-.- Daiii esci!-dico sorridendo. La serratura scatta e Sarah esce fuori con un pigiamone gigante con gli orsetti. Si rifugia subito sotto le coperte che alza fino a sotto il naso. – Sei tutta rossa e non hai nulla di cui vergognarti. Sei bellissima anche così,senza trucco,con i capelli scombinati e il pigiamone. Tu sei sempre perfetta- le dico guardandola negli occhi. Mi sorride. Apro la porta. – Robert,non vorrai mica andare a vedere film sdolcinati fino alle cinque di domani mattina e mangiare schifezze vero?-mi chiede. – Non ci penso nemmeno-dico fiondandomi nel letto. Io e Sarah siamo diventati amici stretti e la cosa mi rende felice,perché lei ora si fida di me. Il guaio sapete qual è? Io la amo. Amo i suoi capelli,i suoi occhi,il suo sorriso,il suo essere bambina. Amo tutto di lei. Mi prende il braccio e se lo avvolge intorno alla sua vita stringendomi la mano. E sono ancora più felice perché c’è del tenero tra noi. E lo so perché sento perfettamente che ogni volta che ci scambiamo tenerezze le note del suo cuore diventano man mano più alte,come ora. Decido di lasciarmi sopraffare dal sonno cullandomi con ogni piccola nota del suo cuore.

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Capitolo 13
*** Sogno o realtà? POV SARAH ***


Capitolo 13: Sogno o realtà? POV SARAH Tutto è fermo,tutto è calmo,tutto così silenzioso. Una volta aperti gli occhi noto che la stanza è tutta buia. Mi alzo e vado in bagno e tornando apro leggermente la finestra per far filtrare quel po’ di luce. Mi avvicino al letto e mi siedo guardando che Robert dorme ancora beato. Sembra un angioletto,anche se tanto angelo non è. Guardo i suoi lineamenti così perfetti a partire dalla sua fronte. Arrivo alle labbra e mi viene la voglia di baciarlo. È la prima volta che mi succede. Ma lui è così bello. Non credo di piacergli,a nessuno piaccio io. Però tra di noi c’è qualcosa che nemmeno io so definire,ma è qualcosa di unico che non voglio far finire. Lui poi è semplicemente perfetto. È l’unico che mi fa tornare il sorriso quando sto male,l’unico che c’è sempre,l’unico che mi sta aiutando a superare tutto questo. E poi è di una bellezza sconfinata. Ha quei capelli pazzi che amo spettinare ancora di più,quell’oceano per occhi che mi travolge ogni volta che mi guarda,e vogliamo parlare del sorriso? Quando mi capita di guardarlo negli occhi e poi guardarlo sorridere, penso sempre che Dio ha fatto un capolavoro con lui. Si gira piano nel letto ed apre gli occhi. Di nuovo quell’oceano di emozioni. – Da quanto sei qui a guardarmi?-mi chiede con la voce impastata dal sonno e con gli occhi socchiusi. Si,è magnifico. – Da un po’-rispondo. Mi guarda e mi sorride. È la fine del mondo ogni volta che lo fa. Si alza delicatamente e si mette di fronte a me. – Ti è piaciuta la Ninna Nanna ieri?-mi chiede ridendo. Annuisco e mi scappa un sorriso anche a me. È stata davvero una cosa dolce ieri. Mi sono sentita così piccola e così protetta. Con lui al mio fianco io sto bene. Mi fissa per molto tempo. Poi si avvicina,piano,sempre di più. Inizio ad avvampare. È sempre più vicino alle mie labbra. Si avvicina e mi dà un bacio a stampo. Oddio. Sto per morire. E questo? Cosa significa questo? Rimango in silenzio e lo guardo,lui mi sorride. – Sei solo la mia piccola-. Avrei voglia di saltargli addosso e baciarlo come si deve altro che piccola. – Ma cosa vuol dire?-gli chiedo. – Lo scoprirai presto. Diciamo che è solo una piccola anticipazione di quello che provo-mi dice disinvolto. Rimango senza fiato. Quindi,gli interesso? O mio dio. SI! EVVAI! Sprizzo felicità da tutti i pori mentre lo guardo scendere dal letto e prendermi per mano. Mi stringe a sé. Sento il suo respiro addosso che sa di menta. – Non mi hai ancora dato il buongiorno-mi dice. – Mhh,io credo di averlo già fatto-.- Io credo di no- dice stuzzicandomi. Gli stampo un bacio sulle labbra. – Buongiorno -gli dico sorridendo. – Ma lo sai che sei bellissima?-mi dice. – Tu di più-. “Drinnnnnnnnnn”. Il tipico suono a cazzo della sveglia interrompe il mio bellissimo sogno. È la prima volta che lo sogno. Ed è stato un sogno magnifico. Mi giro ma lui non c’è,così scendo dal letto e vado al piano di sotto. Trovo la casa tutta sottosopra,ma del resto c’era da aspettarselo. Così inizio a togliere un po’ di quel disordine fino a quando mi avvicino al tavolo e noto un biglietto. “Starò via forse per l’intera giornata. Problemi con il gruppo,capiscimi. Scusa,ti voglio bene”. A quel “ti voglio bene” mi scappa un leggero sorriso. Salgo di sopra e mi cambio. Non morirò di certo passando una giornata da sola. Indosso un jeans e la felpa dell’Adidas verde con le mie solite Converse. Sento un rumore improvviso provenire da sotto. Prendo la mazza da baseball che si trova dietro l’armadio e scendo piano ogni singolo gradino. Arrivo in cucina e quando il mio cuore è a mille posso tirare un sospiro di sollievo. È Alias. – Oh,vacci piano con quel battito o ti verrà la tachicardia!-mi suggerisce Alias con un gran sorriso. Poi si avvicina e mi abbraccia. Il suo forte profumo mi invade le narici e mi fa ricordare Robert. – Tutto bene?-.- Si,grazie,come mai qui?-.- No,così mi andava di passare questa giornata con te,ti va?- mi chiede porgendomi la sua mano. – Accetto volentieri-. In un attimo apre le sue enormi ali bianche che fanno da contrasto con i suoi bellissimi occhi azzurri. Alias è davvero un bel ragazzo. Occhi azzurri,sorriso perfetto,capelli neri. Mi aggrappo a lui e spicca il volo. Guardo la città dall’alto e penso che non ci sia al mondo spettacolo più bello di questo. Tocco ad una ad una le nuvole facendo passare le mie mani in quell’aria inesistente. Mi sento libera. Il vento mi porta indietro i capelli e mi fa allargare le braccia. – È magnifico- esclamo. Mi sento viva. Ho voglia di vivere,sbagliare,amare,soffrire. Voglio ritornare a vedere dopo che in tutto questo tempo la mia vista era offuscata. Facciamo un giro enorme fino a quando non ci fermiamo. Le nuvole non mi permettono di vedere nulla ma percepisco l’altezza. Alias si avvicina a me e mi stringe i fianchi. – Ora guarda- mi sussurra. Soffia fortissimo e le nuvole vengono spazzate via. Non ci credo,sono sul Big Ben!!! Sorrido come un’idiota e mi porto le mani alla bocca. Il cuore manca un battito. Londra è semplicemente magnifica. È la mia nuova vita. Lei mi restituirà quello che ho perso in questi anni. Ripenso di nuovo a queste parole,dette prima di partire e cercare di ricominciare. Guardo quello che un giorno sarà la mia casa e mi scende una lacrima. Alias me l’asciuga e mi bacia una guancia. – Andiamo- mi dice prendendo la mia mano. Mi aggrappo nuovamente a lui ma questa volta ho solo freddo. Ci fermiamo ad un piccolo laghetto non lontano da lì. Ci sdraiamo sull’erba e prendo a guardare il cielo. – Sarah,io devo dirti una cosa- dice Alias alzandosi e sedendosi accanto a me. – Dimmi- gli dico sorridendo. – Non so come sia successo ma credo di essermi innamorato di te. Tu sei così bella e quella volta che ti ho visto sono rimasto colpito. Sei speciale e non voglio perdere un occasione come questa. Ti amo Sarah – dice guardandomi negli occhi. I miei iniziano a lacrimare senza un motivo. Non so che fare. In un attimo mi viene in mente Robert e tutto quello che ho passato con lui,quanto mi ha aiutato,quanto bene mi vuole e quanto cavolo lo amo. – Alias,tu sei un ragazzo fantastico,davvero,ma io non credo di amarti- dico con la voce rotta dal pianto. – Ami lui vero?-. Ha già capito tutto,del resto è un Angelo,può anche prevedere il futuro. Forse ha visto anche che non sarei mai stata sua ma ci ha provato lo stesso. Annuisco. – Fammi fare almeno una cosa- dice avvicinandosi piano. Asciuga teneramente le mie lacrime e mi accarezza i capelli. Prende il mio viso tra le mani e mi bacia. Un bacio lento,caldo e pieno del suo amore. Ma io non provo nulla,resto immobile,impassibile. Si stacca da me. – Ti riporto a casa-. Mi alzo anche io. – Alias,ti prego non ti allontanare da me-. – Non lo farò mai- dice baciandomi la fronte. Quel bacio mi riporta alla mente Robert e al solo pensiero che possa sapere che Alias mi ha baciata mi mette i brividi. Mi riporta a casa ed è già tardo pomeriggio e il buio è calato sulla fredda Londra. – Io vado- dice baciandomi una guancia. – Si,vai- dice una voce dietro di me. È Robert. Alias va via solo dopo avermi regalato un altro dei suoi bellissimi sorrisi. Lo sguardo di Robert è freddo. – Lo sai,vero?- gli chiedo. Annuisce. – Ma spiegami una cosa. Perché ti sei fatta baciare da lui?-.- Io non lo so. Lui non è affatto un brutto ragazzo,anzi. Lui mi ha confessato il suo amore ma io l’ho rifiutato perché- in un attimo mi zittisco. – Perché?- mi chiede. – Perché l’ho rifiutato e lui ha voluto,come dire,”darmi il suo addio”-. Rimane in silenzio. – Non posso accettarlo- dice andando via. – E chi sei tu per accettarlo?- gli dico correndogli dietro. Mi fulmina con lo sguardo. – Già io non sono nessuno-. Lo inseguo e mi siedo accanto a lui sul letto. Lo fisso negli occhi e un mare di emozioni mi fa battere forte il cuore. – Perché ti batte così forte?- mi chiede. – Perché sono accanto a te- rispondo sincera,arrossendo. Continua a guardarmi. – Robert,io non provo nulla per lui-.- Nha,tu sei solo un’antipatica- dice facendo il bambino. Inizio ad arrabbiarmi sul serio. – Dio,ma io non ti sopporto veramente, sei la cosa più irritan…Dio, quanto sei bello-. Purtroppo la rabbia mi fa parlare troppo,ma continuo a fissarlo in quei suoi occhi dolci. Sorride. – Tu sei bella- risponde. – E io non sono irritante- continua. – Si che lo sei- dico io gettandogli un cuscino in faccia. Ovviamente ricambia e iniziamo a combattere,ma con la sua forza vince lui. – Tu sei pazza- sussurra sopra di me. Sorrido. Lo avvicino a me e lo abbraccio mentre lui si regge su un braccio per non forzarmi con il suo peso. Gli sorrido sciogliendo l’abbraccio perché è l’unica cosa che riesco a fare. Perché è così perfetto,non ci sono parole per descriverlo. – Hai fame?- mi chiede rompendo quel momento così romantico:io persa nei suoi occhi. – Hai sempre fame tu!- dico scendendo dal letto e andando in cucina per preparare qualcosa. – Facciamo una cosa- mi dice prendendo la farina e una ciotola. – Da quando sai cucinare?- gli chiedo alzando un sopracciglio. – Dubiti per caso della mia arte culinaria?-. Sorrido. Iniziamo a impastare la farina con l’acqua,facendo uscire fuori una specie di pizza. All’improvviso viene dietro di me e mi sporca il viso con la farina. Ovviamente ricambio buttandogli tutta la ciotola appresso. Iniziamo a rincorrerci. Oggi siamo proprio bambini,ma è il nostro modo di comunicare,di dirci “con te sto bene”. Mi spinge contro il muro e si avvicina a me. Gli scombino i capelli creando un mulinello di farina. Ridiamo come due scemi. [...] Sono sdraiata sul divano mentre lo vedo pulire per terra mangiando l’ultimo pezzo di pizza che mi rimane. A dir la verità è davvero buona,nonostante Robert ci ha messo chili e chili di formaggio dicendo “Ma è poco mettine ancora”. Mi guarda e mi sorride,poi finalmente posa la scopa e si siede sul divano accanto a me. Ha ancora le mani sporche così ha la brillante idea di pulirsele su di me. Wow. Prendo il computer e continuo a scrivere. – Che scrivi?- mi chiede. – Il mio libro-.- Wow,no! Fai vedere!-dice prendendo il computer. Me lo riprendo. – Quando sarà finito-. Sbuffa. In realtà quel libro parla di lui,di quello che mi sta succedendo. È una specie di diario che sto scrivendo da quando l’ho conosciuto. E sta venendo proprio bene. Mentre penso a tutto questo sorrido. – La smetti,cazzo?- mi chiede un po’ irritato. Lo guardo stranita. – Di fare cosa?-.- Di sorridere in quel modo-.- E perché?- chiedo curiosa. – Perché ho voglia di baciarti,e non lo posso fare-. In quel punto il mio cuore manca un battito. Divento tutta rossa. Nel mio stomaco iniziano a spiccare un sacco di farfalle,nella mia testa ...nella mia testa? E il mio cuore batte così forte che potrebbe uscirmi dal petto. – E perché non puoi farlo?- gli domando istintivamente. – Perché non è ancora il momento- risponde sereno. – Ora vai a dormire- dice baciandomi la fronte,- E vacci piano con quel cuoricino-. Mi sorride. Vado a letto. Continuo a non capire,quindi mi ama? Uno strano sorriso mi si stampa sulla faccia ed ho anche dimenticato il bacio di Alias. Decido di chiudere gli occhi,ma niente. Ritorno a piedi nudi in salone osservandolo da dietro alla porta. Cerco di camminare lentamente ma lo spigolo della porta mi prende un dito e Robert si accorge della mia presenza. – Come mai alzata?- mi chiede guardando il fuoco. – Non ho sonno-rispondo. – Vieni qui-. Mi avvicino a lui sdraiandomi con la testa sul suo petto. È tutto buio intorno solo la luce del camino illumina la stanza. Mi accarezza i capelli annusandoli ogni tanto. – Shh- mi sussurra. Chiudo gli occhi e sto bene. Chiudo gli occhi e sono di nuovo io. Chiudo gli occhi e mi sento sicura,protetta,mi sento a casa.

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Capitolo 14
*** Un confuso compleanno POV ROBERT ***


Capitolo 14: Un confuso compleanno POV ROBERT Mi sveglio di colpo e mi accorgo che il mio petto è nuovamente freddo. Tasto quest’ultimo con gli occhi ancora chiusi e mi accorgo che Sarah non c’è. Faccio un respiro profondo e mi alzo. Vado in camera da letto ma mi accorgo che non è nemmeno lì. In pratica,dopo aver girato quasi tutta la casa sbuffando trovo un post-it sul comodino accanto al divano dove mi sono svegliato. Lo prendo. “Sono uscita un attimo. Torno tra poco,ti voglio bene”. Sorrido e decido di andarmi a lavare. Guardo l’ora e mi accorgo che Sarah ancora non rientra e non ce la faccio davvero più ad aspettarla. Rimango immobile. Qualcosa mi dice che c’è qualcuno. Sento un rumore e poi qualcuno saltarmi addosso. – Tanti auguri!!!- dice la persona di cui non capisco l’identità. Divide il nostro abbraccio e finalmente capisco chi è. È Jade. Jade è la mia più cara amica fin dai tempi delle elementari ed è diventata anche lei una come me. È sempre stata una ragazza vivace ed anche un po’ pazza. Era sempre la prima ad imbucarsi alle feste e trascinava dietro sempre me,Kell e Jack. Devo dire anche che ci ha provato con entrambi i miei amici e negli ultimi tempi lo sta facendo anche con me. La riabbraccio. – Come mai qui?- le chiedo. – Davvero non sai che oggi è il tuo compleanno?- dice sorridendo. – Beh,no. È di già il 22?-. Annuisce. La faccio sedere e mi porge il suo regalo. – Oh mio Dio! Cavolo Jade,ma dove diavolo l’hai trovata?- dico stupito prendendo in mano la chitarra più venduta di quest’anno. – Beh è stato semplice. Conosco molte persone- dice sorridendo per poi abbracciarmi. Si avvicina piano al mio viso,conosco le sue intenzioni. All’improvviso la porta di casa si apre. – Sorpresa!!!- dicono in coro Kell,Jack,Anna e Sarah con tanto di coriandoli e trombette. Un improvviso silenzio di Sarah fa tacere le urla dei miei amici. Jade si stacca da me imbarazzata,mentre Kell spegne le candeline. – Oh,beh scusate...non,non volevamo interrompervi,ri-ritorniamo dopo- dice Sarah con gli occhi lucidi. Guarda il regalo che mi ha fatto Jade e scaraventa a terra il suo. Va via sotto gli occhi stupiti dei ragazzi. – Rob,non ho parole- conferma Anna prima di andare dietro a Sarah. – Grazie Jade!- dicono i ragazzi con un’aria ironica. – Ragazzi,mi spiegate che succede?- chiedo,visto che non sto capendo niente. – Succede che Sarah ha organizzato tutto questo per te e tu stai qui a sbaciucchiarti con la signora in nero- dice Jack incazzato. – Modera i termini babbeo- si intromette Jade. Mi alzo di scatto e apro la porta ma fuori non vedo nessuno. -Sarah fermati!- dice Anna correndomi dietro. Ormai le lacrime sono scese,non posso farci nulla. Mi afferra per un braccio e mi guarda negli occhi. – Vedrai,ci sarà una spiegazione- dice convinta. – Di cosa?- dico tra i singhiozzi. – Io vorrei solo essere amata. Mi piacerebbe che qualcuno si svegliasse pensando a me, e che riempisse le sue giornate pensando a quanto sarebbe bello essere insieme. Vorrei che qualcuno mi ritenesse indispensabile. Si, vorrei essere insostituibile; una di quelle persone che contano, e senza le quali tutto sarebbe peggiore. Vorrei che tutti s'accorgessero di tutte quelle volte in cui sto morendo, ma mi nascondo dietro a un "non è niente, passerà."; vorrei che tutti s'accorgessero di tutte quelle volte che fingo, solo per non apparire fragile. Mi piace che gli altri mi dipingano come una ragazza forte, ma non lo sono. E nessuno se ne accorge, nessuno lo sa. Così, nascondo tutto il dolore che ormai mi sta lacerando e sta lentamente consumando ciò che sono, in attesa di essere salvata. Ed io che come la stupida ci credo,dopo quello che mi ha detto ieri. Io che vedo il suo viso in ogni ragazzo che passa,percepisco la sua presenza in ogni canzone che ascolto,sento il suo profumo ovunque io vada. Sto davvero diventando pazza,sto dando troppa speranza a qualcosa che non potrà mai accadere. E si vede,perché lui ha già trovato qualcun’altra-. Anna mi abbraccia. – Si sistemerà tutto,vedrai. Ho avuto modo di conoscere Robert e fidati è un bravo ragazzo. Io non mi fiderei di quella piuttosto. E poi non sei pazza,sei solamente innamorata- dice baciandomi la testa. Scioglie l’abbraccio e visto che in casa mia non ci posso tornare,vado da lei. Ormai è ora di pranzo e Jade è andata via. Guardo gli occhi dei ragazzi puntati come fucili su di me. – Oh,ma che volete?- gli chiedo. – Che vogliamo? Sei ancora qui?- dicono avvicinandosi a me. In un attimo prendo il cappotto,raccolgo il regalo di Sarah ed esco di casa chiamando Anna. Questa cosa è da risolvere. Cammino veloce sotto il cielo cupo di Londra che non promette nulla di buono. Anna mi ha detto che Sarah è da lei,e che,davvero non sta bene. Nel frattempo decido di aprire quella piccola scatolina rossa,che è il regalo di Sarah. Busso alla porta della casa di Anna che dopo un po’ viene ad aprirmi. – Sarah è di sopra. Ma non so se ti conviene- mi dice strofinandosi le mani per riscaldarsele. Salgo di sopra. Mi accorgo che l’unica stanza illuminata è il bagno. La porta è socchiusa,così busso ed entro lentamente. Sarah è seduta a terra contro la parete,il capo basso. – Sarah- la chiamo togliendomi il cappotto e appoggiandolo sulla vasca. – Che vuoi?- mi risponde sempre con la testa bassa. Mi avvicino a lei e mi abbasso anche io. – Senti ,so a cosa pensi ma non è vero. Stai fraintendendo tutto- dico appoggiandole una mano sulla testa. La prende e la scansa alzando il viso. Ha gli occhi rossi e gonfi con l’eye-liner sciolto,di chi ha pianto tanto. – Ma frainteso cosa? Che probabilmente ti scopi la francesina?- dice con tono arrogante. – Sarah,ma cosa dici! Io non mi faccio proprio nessuno. È da un po’ che ci prova con me ma a me non ha mai importato nulla. E prima ci stava per provare. Eri solo nel posto sbagliato,al momento sbagliato-. – Tzè,già. Perché io sono sbagliata. Certo,come potevo pensare una sola volta di fare la cosa giusta?- dice alzandosi di scatto per scendere rumorosamente di sotto. La seguo. – Sarah aspetta! Ma non volevo dire questo!- dico rincorrendola. – E poi inizi a prendere quelle brutte abitudini,come coprirti sempre,fino alle mani. Già, una di quelle brutte abitudini che ti prendi quando sei vittima dell’insicurezza, quando ti senti schiacciata in un mondo troppo grande per contenere anche te. Quando anche le tue mani hanno bisogno di un nascondiglio dove rifugiarsi dagli occhi indiscreti che guardandoti pretendono di scavarti fino al cuore, fino a lì, dove hai messo al riparo tutti i tuoi sentimenti. E quelle maniche sono solo una barriera, una copertura, per quell’anima fragile che vive sotto quegli strati di pelle e di tessuto, che sta solo aspettando il momento buono, il suo attimo perfetto per uscire allo scoperto- dice ormai con le lacrime agli occhi. – Forse hai fatto bene a cambiare idea su di me. Io non sono affatto facile. A me se non mi scavi non esco subito allo scoperto. E non sono bella. Ma poi succede che inizi a chiederti certe cose. Chissà come ci si sente ad essere talmente belle da attirare lo sguardo dei passanti il sabato mattina, mentre vai a comprare il pane, con i capelli legati e senza trucco. Chissà come ci si deve sentire ad essere pieni di amici, di quelli veri però, quelli alla quale dici "sto male" e che si ripresentano a casa tua un quarto d’ora dopo. Chissà come ci si deve sentire ad essere sempre la prima scelta, a non sentirsi mai esclusi, mai messi in disparte, mai inutili. Chissà come ci si sente ad avere fiducia in sé stessi. Chissà come ci si sente ad essere amati, ma amati sul serio, di quegli amori che non vengono scritti sui muri, ma sulle pagine di un libro, quegli amori che ti mettono a soqquadro lo stomaco e che non ti fanno battere solo il cuore, ma tutta la gabbia toracica. Già, chissà-. – E tu ti preoccupi di questo? Di quello che dice la gente? Di essere bella? Di avere amici o tutti quanti dietro che ti leccano il culo?- dico ora arrabbiato anche io. – Voglio solo qualcuno che rimanga,che non vada via- dice con la voce rotta dal pianto. Sospiro. – Ce l’hai davanti,cazzo! Apri questi maledetti occhi! Ti ho giurato che non me ne sarei mai andato,perché ora dovrei farlo?-.- Perché hai trovato qualcuno migliore di me. Tutti sono migliori di me!-.- E questo chi lo dice,eh? Lo dici tu! Cosa ne sai tu di quello che pensa il mondo!- dico urlando. Rimane in silenzio,solo facendo scendere più lacrime. Mi avvicino e le accarezzo le braccia. – Ora fai una cosa. Vai a casa,ti lavi,ti cambi e ti metti un vestito ok? Un vestito,non i tuoi jeans! Ti trucchi,ma potresti anche evitare e ti stampi su quelle labbra il sorriso più bello ed esci con me ok?-. – Non mi va di uscire-. – Oh si che ti va invece. Ti obbligo!- le dico avvicinando le nostre teste. Le asciugo le lacrime e le bacio la fronte. -Ti vengo a prendere tra un’ora,sii puntuale-. [..] Un’ora dopo ero davanti casa di Sarah,appoggiato sulla mia macchina. Ad un tratto apre la porta ed esce fuori coperta dal suo cappotto nero. Ma,fortunatamente riesco a vedere dei bellissimi tacchi blu che la slanciano e le stanno una favola. Si avvicina a me. Noto che hai i capelli sollevati da un lato con tanti boccoli sotto e un trucco magnifico. – Buonasera- dico sorridendo. Mi sorride anche lei e la faccio entrare in macchina. Il vestito è ancora coperto ma sono sicuro che vorrà stupirmi. – Allora,dove andiamo?- mi chiede. – Vedrai. Però prima devi indossare questa- dico prendendo un foulard e bendandola. – Ma cosa fai Rob!- dice ridendo. Rob,mi ha chiamato Rob. È così bello quando lo fa. Quando quel suono dolce esce dalle sue labbra. Sorrido uscendo dai quei pensieri un po’ paradisiaci. Accendo l’auto e inizio a disorientarla,facendo dei giri assurdi. Poi finalmente prendo la strada giusta. In meno di due minuti siamo arrivati. La faccio scendere dall’auto e mi metto dietro di lei. – Ora però devi fare una cosa. Dobbiamo togliere questo brutto cappotto- dico con una voce buffa. Lei sorride e lo toglie ancora con gli occhi bendati. La guardo ed è meravigliosa. Ha un vestitino blu con le spalle coperte,leggermente arricciato sulla pancia e poi scende leggero sui fianchi. Non l’avevo mai vista così e sembra davvero un’altra persona,un’altra ragazza. – Rob,ci sei? Sei vivo?- dice svegliandomi dal mio sonno incantatorio. – Oh si,è solo che sei bellissima- dico arrossendo. Sorride mentre le tolgo la benda. – Oh mio dio! È...è reale?- mi chiede con le mani alla bocca. – Si è reale,ed è tutto per te- dico mettendomi davanti a lei e prendendole i polsi. – Beh,in realtà,per noi- dico sorridendole. In questo posto mi ci portava sempre mia madre da bambino. È un campo di alberi di pesco. Si,lo so,in questo periodo è impossibile. Ma sono proprio gli Angeli a tenerlo in vita. Di sera poi è bellissimo. Si accendono tantissime luci,come quelle di Natale,tutte attorcigliate ai tronchi e ai fiori. La strada è piena di petali,insomma magnifica. Si,lo ammetto,c’è lo zampino di Kellan e Jack. Mi hanno aiutato a mettere un tavolino per due e un pianoforte. Volevo davvero stupirla,e ci sono riuscito. Cammina sul percorso e la faccio sedere al tavolo. – Ma,perché tutto questo?- mi chiede. – Per te. Per farti capire che quello che hai visto non è assolutamente niente,e che tu sei importante- dico sorridendole. Mi sorride. – E riguardo il mio compleanno- dico prendendo la piccola scatolina rossa e mostrandogliela. Lei arrossisce subito. - È assolutamente perfetto- le dico. Alza la testa. – Davvero?- mi chiede sorridendo. Annuisco. Apro la piccola scatolina e prendo in mano il piccolo scacciapensieri. – Ma di sicuro è più bello e più originale il regalo di quella- mi dice sbuffando. – Assolutamente no. Che me ne faccio di una chitarra così se non ho musica? Insomma,dai!- le dico. Ride. Ride forte e si sente. Si sente l’allegria nelle sue risate. Può darsi che stia fingendo,ma sta ridendo.

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Capitolo 15
*** I brividi non li provoca solo il freddo POV SARAH ***


Capitolo 15: I brividi non li provoca solo il freddo POV SARAH Ormai è tutta la sera che siamo qui. Non faccio altro che ridere,perché è quello che mi trasmette:buon umore. Non faccio altro che guardarlo. I suoi gesti,i suoi movimenti,le sue mani,le sue labbra. Mi soffermo soprattutto sulla sua voce. Sembra che io lo segui,ma in realtà non sto capendo un cazzo. Da quando mi è venuto a prendere io non sto capendo un cazzo,letteralmente. Sto andando in confusione. La mia testa è piena di pensieri. Lo odio per quello che ha fatto,ma allo stesso tempo non riesco a fare a meno di immergermi in quei bellissimi occhi azzurri. Non so come ci è riuscito a farmi mettere un vestito e dei tacchi. Non li mettevo dai miei 18 anni. È stato davvero imbarazzante. È lo è ancora di più qui,mentre mangiamo e ci raccontiamo cose stupide. Ma ve lo ripeto,sono completamente assente con la mente e anche con il corpo che ormai è da tre ore che è fermo e immobile. A volte prende la mia mano e la stringe,sorridendomi. Insomma è come se fosse un appuntamento. Sono io la cretina che non voglio convincermi che sia così. Sorrido un’ultima volta per l’ennesima battuta che fa. – Vedi?-mi chiede. – Vedo cosa?-.- Ci sono riuscito a farti ridere- dice fiero di sé. – Beh,in realtà non so davvero come hai fatto,ma direi che ci sei riuscito Pattinson- dico sorridendo. Mi sorride anche lui e prendendomi una mano mi fa alzare. Mi porta accanto al pianoforte e si siede. Io mi siedo accanto a lui. Inizia a suonare. Suona una dolce melodia che non ho mai sentito,ma in qualche modo mi attrae,mi rilassa. Mi faccio distrarre da quella musica ammaliante e non ci penso nemmeno due volte a chiudere gli occhi. Li riapro e guardo le sue dita lunghe e affusolate come toccano ogni nota. Ogni tasto bianco e nero. E ad ogni nota è come se stesse suonando la melodia del mio cuore,ogni singolo battito a tempo con la sua bellissima musica. Sorride e smette di suonare. – Oh,perché hai smesso?- dico dispiaciuta. – Solo perché voglio farti provare- mi risponde sorridendo. Prende le mie mani e le posa su quei bellissimi tasti. – Devi solo pensare che i tasti del pianoforte siano come quelli della tua vita. I tasti bianchi sono i giorni felici e quelli neri sono i giorni tristi. Ricordati solo, che servono entrambi per fare della bella musica- mi dice facendo si che le mie dita inizino piano a dar vita a delle semplici note. Le sue mani sopra le mie creano uno strano effetto. Semplicemente il caldo sul freddo. Lo guardo sorridendo e smetto di suonare. – È davvero bello quello che fai- affermo. – E cosa faccio?- mi chiede. – Componi musica. E ti rendi conto quante persone salveresti con la tua musica?-.- Già- risponde sospirando. Si alza di scatto. Mi alzo anche io e gli vado incontro. All’improvviso della musica parte e mi chiedo da dove venga. Poi guardo il pianoforte suonare da solo e allora mi rendo conto di quello che sta succedendo. – Non è ammesso utilizzare la magia qui,Pattinson- dico sorridendo. – Ti va di ballare?- mi chiede porgendomi la sua mano. – Ma io non so ballare!- rispondo. – Beh,nella vita c’è sempre una prima volta- dice mettendomi una mano sul mio fianco. Poi lentamente mi avvicina a sé. Inizia piano a muovere i suoi piedi mentre io guardando i miei cercando di andare a tempo e non sbagliare. Per sbaglio gli calpesto un piede e lui sorride cercando di non mostrare la sua smorfia di dolore. – Scusa-. Non risponde ma continua a ballare. Qualcosa nell’aria diventa più magico. I petali di pesco che si trovavano sul pavimento ora sono nell’aria e danzano insieme a noi girandoci intorno. Inizio a ridere,sotto il suo sguardo protettivo e leggermente tendo una mano per toccare un petalo con le dita. Un leggero venticello passa tra le foglie degli alberi creando una dolce melodia e le luci iniziano a creare vari effetti illusori. – Ma,tutto questo?- gli chiedo sbalordita. – Sai,ho imparato qualcosa da Kellan e Jack- mi risponde sorridendomi. Sorrido anche io. All’improvviso dalla sua schiena escono due enormi ali nere che coprono entrambi. I miei piedi non toccano più terra e iniziamo a sollevarci. – Rob ma che?- gli chiedo. – Shh- mi risponde. – Queste ali ti proteggeranno sempre,te lo giuro- dice avvolgendole intorno a noi. Sorrido imbarazzata. – Tu lo fai anche solo con un tuo sorriso. Tu mi salvi tutti i giorni-. Mi bacia la fronte. Tutto quello che sta accadendo è impossibile,sembra di essere in un film. Tutto questo,il suo sguardo,la sua voce,le sue mani,i suoi baci,i suoi abbracci. È tutto così reale eppure sembra qualcosa di impossibile. Lentamente scendiamo e ringrazio il cielo quando i miei piedi toccano terra. Le sue ali scompaiono ma una piccola piuma cade tra le mie mani. Lui chiude gli occhi e li stringe. – Sei molto debole- gli dico. – Non importa- risponde riaprendo gli occhi e facendo finta di niente. Non sta bene,e lo so anche se lo nega. È debole,ha bisogno di uccidere. Mi fa male vederlo così per colpa mia. Un tuono fortissimo interrompe i miei pensieri e mi fa sobbalzare. Robert alza gli occhi al cielo. – Il tempo non è dei migliori- sospira. Una lieve pioggerella inizia a cadere. Aiuto Robert a sistemare fin quando la pioggia non aumenta. Mi prende la mano e iniziamo a correre. Ridiamo. Ridiamo come due pazzi mentre la pioggia ci ha già bagnati tutti,dai capelli fin dentro le scarpe. Arriviamo ad un certo punto e Rob si ferma mentre io sto ancora sorridendo. Mi guarda. Mi guarda in un modo sconfinato,come se fossi tutto quello che ha sempre voluto,come se non volesse altro che me. Vorrei chiedergli se va tutto bene ma non riesco ad aprire bocca. Mi prende un fianco e mi avvicina a sé sempre guardandomi negli occhi. “Ti prego baciami”. È l’unica cosa che riesco a pensare guardando quelle labbra. La pioggia continua incessante su di noi. Devo dire che è ancora più bello con i capelli bagnati e tutti scombinati. Si avvicina e mi bacia. E SBAM. Il cuore mi esce dal petto. Non sento più nulla,sento solo lui,le nostre labbra,le nostre lingue. Sento il mio cuore e per la prima volta credo di riuscire a sentire il suo o forse è impressione. Sento amore,sento desiderio,sento vita. Sento la voglia di vivere che cresce in me. Voglio urlare,saltare,volare. Voglio piangere,ridere,crescere. Voglio lui. Si,in questo sconfinato universo voglio lui e soltanto lui. Voglio lui ora,domani e forse per sempre. Ci stacchiamo e sento le farfalle nello stomaco volare via. Mi sorride. Vorrei dire qualcosa ma credo che qualsiasi cosa sia incredibilmente stupida e inadatta. Che cazzo dico? Va bene,magari sto zitta perché sta zitto anche lui,ma lui mi ha baciata si aspetta una risposta. OK,sono nella merda. – E questo?- dico. “E questo?”,” E questo?”. Ok,potevo inventarmi qualcosa di meglio,no? – E questo. E questo- ripete. Mi bacia di nuovo. Ok e questo niente. Non sa cosa dire nemmeno lui. Ma cavolo quanto è bello,e come bacia bene. Ahahahah. Mi prende e ci rifugiamo in macchina. Accende il motore e ritorniamo a casa sua. Mi da qualcosa di suo per cambiarsi e si cambia anche lui. Sii,una delle sue felpe,così profumate di lui. Mi avvicino a lui che si trova sul divano e mi siedo. – Ok,dovevo dire qualcosa prima ma non mi veniva nulla. Ora qualcosa ce l’ho e ci terrei a dirtela- dico tutto d’un fiato. Mi sorride e annuisce. Sospiro. - Innamorati di me perché sono un casino. Innamorati di me nonostante le mie paranoie e i miei mille problemi. Innamorati delle mie insicurezze e del fatto che non mi apprezzo mai. Innamorati di me sapendo che allontano le persone, sapendo che un giorno allontanerò anche te. Quando arriverà quel giorno non lasciarmi andare via, inseguimi, stringimi, scaccia tutte quelle mie assurde paure. Innamorati dei miei dubbi e della mia estrema gelosia. Innamorati delle mie mani, del mio parlare in continuazione. Innamorati di me anche se sono estremamente lunatica. Innamorati delle mie crisi isteriche, delle mie risate e dei miei pianti. Innamorati dei miei abbracci e di quelle parole sussurrate che non riuscirò mai a dire ad alta voce. Innamorati di me con o senza trucco. Innamorati di me senza avere la pretesa di cambiarmi. Innamorati perfino dei miei assurdi silenzi. Lo so sono difettosa, ma prova ad innamorarti anche di questo. Al di la di questo posso amarti pure io. Amarti semplicemente per ciò che sei in questo momento e non per l’idea di come potresti essere in futuro. Cosa ho da offrirti? Tutto l’amore che posso- dico con gli occhi lucidi. Mi guarda e mi abbraccia. – Come farei a non innamorarmi di te? Io voglio te e basta- dice sciogliendo l’abbraccio. – Ma io sono un disastro- sussurro. – Non sei un disastro. Sei tu. Con i tuoi pregi,difetti e cazzi vari. Ma sei tu. E questo ti contraddistingue da qualsiasi altra persona. Sei tu e sei l’unica che voglio- sussurra sulle mie labbra prima di baciarmi ancora. Sto per piangere e infatti le lacrime non tardano ad arrivare. Me le asciuga in silenzio. – Posso chiederti una cosa?-.- Si-.- È tutta la sera che mi volevi baciare?- gli chiedo. – Si- risponde. – Anche quando urlavi contro di me?-.- Soprattutto quando urlavo contro di te-. Sorrido. Sorrido e non vorrei mai smettere. Mi alzo sulle ginocchia e stavolta sono io a baciarlo. E in quel bacio c’è tutto il desiderio che ho raccolto in questo mese. – Non sai quanto ti ho aspettata- sussurra sulle mie labbra. – Io di più- dico sorridendo. Restiamo così per un bel po’ tra abbracci,baci e parole sussurrate all’orecchio. Ormai è tardi ma noi siamo ancora qui. Sdraiati sul divano ognuno nelle braccia dell’altro. – Che dici dormiamo?- mi chiede. – Resterei così tutta la notte- dico guardandolo negli occhi. – Vai a dormire rospetto- mi sussurra. Lo bacio ancora,poi mi alzo e vado nel suo letto mentre lui dorme sul divano. Dopo un po’ mi alzo. – Ancora sveglia?- mi chiede con gli occhi socchiusi dal divano vedendomi alzata. – Rob,visto che non è la prima volta che dormiamo insieme mi chiedevo se- non mi fa finire nemmeno che si alza e viene accanto a me. Mi prende la mano e mi porta nel letto con lui. – Ora mi prometti che dormi?- dice sorridendo. – Si- sussurro e senza dargli la buonanotte mi giro. – Sarah - mi chiama. Mi giro. Mi bacia. – Buonanotte-. Sorrido. Cavolo quanto lo amo. Questa è stata in assoluto la notte più bella della mia vita. Ho lui,e questo mi basta.

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Capitolo 16
*** La cosa più bella POV ROBERT ***


Capitolo 16: La cosa più bella POV ROBERT La osservo. La osservo in tutta la sua perfezione,qualcosa di inimmaginabile,qualcosa di spettacolare,qualcosa di unico. La osservo e cerco di catturare i dettagli. Quelle piccole rughette che fa sulla fronte mentre dorme,le sue palpebre in continuo movimento,le mani appoggiate sul cuscino,le labbra rosee. Già,quelle labbra. Ieri avrei giurato di essere in paradiso. Quelle labbra sono qualcosa di speciale. Così morbide,calde e con qualche graffietto per via dei morsi che si dà. Si gira piano verso di me e si accuccia tra le mie braccia mentre io non faccio altro che stringerla a me. È così piccola,così mia. Ieri avrei voluto dirle “Ti amo”. Ma amare è una parola importante e non si dice così,tanto per. Ma infondo noi ci siamo amati in silenzio tutto questo tempo. Con i nostri sguardi,i nostri sorrisi,i nostri baci e abbracci. Perché l’amore è anche questo no? Apre gli occhi e mi ci immergo dentro come se fosse tutta la mia vita,ma del resto è così. – Buongiorno- dice,non osando fare nulla. – Giorno- dico appoggiando leggermente le mie labbra sulle sue. Rimane di pietra,immobile. – Ehi?!? Sono io. Robert. Lo stesso mostro di ieri- dico facendo un verso spaventoso e saltandole addosso. Ride. La prendo in braccio e inizio a scendere le scale girando come un pazzo. – Rob no! Ho paura,fermati!!!- dice urlando. Arriviamo al piano di sotto e faccio toccare i suoi piedi a terra. – Allora,mi vuoi dare si o no questo buongiorno?- le chiedo. Attorciglia le braccia intorno al mio collo,faccio sfiorare i nostri nasi e poi la bacio. Un bacio lento e dolce,ancora più dolce di ieri. Ci stacchiamo e poi l’abbraccio. Forte. È tutto quello che voglio ora. Si,in questo sconfinato universo voglio lei e soltanto lei. Voglio lei ora,domani e forse per sempre. Ci stacchiamo e iniziamo a preparare la colazione insieme. Uno strano rumore interrompe i nostri sguardi seguiti da buffe facce e sorrisetti. Mi giro di scatto e mi avvicino lentamente. Sento il mio corpo diventare in pochi secondi man mano più caldo mentre i muscoli si irrigidiscono. Sposto la tenda e....mi ritrovo davanti Alias. Tiro un sospiro di sollievo. – Mi dici che ci fai qui a quest’ora?- gli chiedo mentre lui ignora del tutto la mia voce cercando Sarah con lo sguardo. Mi fa aspettare qualche secondo per poi rispondere. – Oh si,volevo parlare con Sarah-. Lo guardo dritto negli occhi e mi sposto lasciandogli via libera per entrare. È stanco,con gli occhi lucidi. Non credo si senta bene. – Alias è tutto ok?- chiede Sarah preoccupata. – Oh,si...solo,solo vorrei parlarti- dice stringendo i pugni. Sarah annuisce soltanto e si incammina verso di lui. Le blocco il polso leggermente attirandola verso di me. – Sarah,va a metterti qualcosa addosso. Ci sarà un pantalone vecchio nel mio armadio- le dico notando che ha solo la mia felpa e che gran parte delle sue bellissime gambe è scoperta. – Già- risponde guardandosi e salendo al piano di sopra. Mi avvicino ad Alias scrutandolo da cima a fondo. So quello che ha fatto,lo ricordo benissimo e non mi fido affatto di lui. – Allora,Alias che intenzioni hai con Sarah?- gli chiedo posando il bicchiere con cui stavo bevendo sul tavolo. Deglutisce. – Beh,presumo sai già cosa provo per lei- dice infilando le mani nelle tasche dei suoi jeans. – Già. Ma io credo ti convenga starle lontano- rispondo,sicuro di me. – Sta tranquillo. È da quel giorno che so che Sarah prova qualcosa per te-. – Eccomi- dice una voce scendendo le scale velocemente. Si avvicina a me ed io le solletico un fianco prima che vada nell’altra stanza. L’attesa è lacerante. Ho un incredibile voglia di sentire tutto quello che le sta dicendo,ma sarebbe scorretto soprattutto nei confronti di Sarah. Così decido di ammazzare il tempo chiamando Kellan. – Ehi,Kell. Tutto ok?-.- Si tu? Come va con Sarah?-.- Bene,ieri ci siamo baciati. È stato il momento più bello della mia vita-.- Ci credo! Senti ora devo scappare perché ci sono problemi qui,sembra si tratti dei tuoi. Appena posso ti chiamo e mi racconti tutto ok? Ciao!-.- Ok,ciao-. Nel momento in cui stacco la chiamata Sarah torna di qua con Alias. Lo saluta e lo guarda andare via. Sospira e si getta sul divano accanto a me. – Allora,mangiamo?- le chiedo non volendo approfondire troppo quella cosa. – Rob,mi si è chiuso lo stomaco- dice toccando il suo stomaco con una smorfia dolorante. – Centra per caso Alias?- le chiedo. Annuisce. – Mi fa una tenerezza. Stava quasi per piangere mentre mi diceva addio- mi dice con gli occhi lucidi. Asciuga in fretta una lacrima che stava per rigarle il viso. – Vediamo un po’ questo stomaco- dico facendola sdraiare e appoggiando il mio orecchio sul suo stomaco. – Roob!- dice lamentandosi. – Shh,shh. Lo sento! E mi sa che ha una gran fame!- dico con una voce buffa. Sorride. Le bacio la pancia e la faccio alzare portandola a tavola. Appoggia la testa sul tavolo. Gliela alzo per poi conficcargli un cornetto in bocca. Lo mangia in silenzio. – Vedi che ha fame?- le dico. Mi sorride facendomi la linguaccia. Finito di fare colazione vado a prenderle qualcosa da mettere a casa sua e in meno di un’ora siamo fuori casa. Ci guardiamo per qualche secondo negli occhi. – Vieni- le dico andando nel giardino dietro casa mia. La faccio aggrappare sulle mie spalle e in un attimo siamo liberi. Liberi,insieme. La sento ridere da sopra la mia schiena. Lentamente accarezza le mie ali nere e lucenti. – Mi dispiace,non sono le ali di Alias queste- le dico. – A me piacciono così. E poi le tue sono morbide- dice accarezzandomele ancora. Apre le braccia e nella velocità accarezza le nuvole. Si vede che non è la prima volta che vola. Ha acquistato fiducia. Scendiamo in picchiata e lei si stringe a me urlando. Appena scendiamo tira un sospiro di sollievo e mi da un leggero schiaffo dietro alla testa. – Iniziamo bene- dico io,massaggiandomi la nuca. Fa una smorfia e poi mi stampa un bacio sulle labbra. Le solletico un fianco e solo allora si gira e si accorge di dove siamo. – Rob!!!! È il mare!!!!- dice entusiasta mentre togliendosi le scarpe si getta sulla sabbia calda. Sorrido e la raggiungo. Il mare è piuttosto agitato e le onde si infrangono sui vari scogli. Una folata di aria fredda fa muovere i nostri capelli e ci provoca un brivido. Sarah allarga le braccia e chiude gli occhi. Mi avvicino a lei e le bacio leggermente il collo sentendo il suo dolce profumo. Sorride. - È bellissimo- mi sussurra. Stringo le mie braccia intorno alla sua vita. Rimaniamo così per un po’ ma ad un tratto la sollevo tra le sue urla e la trascino con me in acqua. – Rob ma sei pazzo? Con questo freddo! Il 23 di Dicembre?!?!- dice stringendosi a me per non cadere. – Non m’importa- le rispondo gettandola in acqua. Si alza e con uno sguardo terrificante inizia a schizzarmi. Iniziamo a giocare come due bambini piccoli,poi esausti ci gettiamo sulla spiaggia. Mi appoggio leggermente su di lei non gravando il mio peso. Siamo tutti bagnati e coperti di sabbia. La bacio. – Dai andiamo!- dice alzandosi e porgendomi la sua mano. La afferro e cercando di alzarmi non faccio altro che farla cadere su di me. Ridiamo. Dopo un po’ ci rialziamo sul serio e iniziamo a camminare sulla spiaggia mano nella mano. Parliamo. Parliamo di qualsiasi cosa,anche delle cose più stupide. Parliamo,ridiamo,scherziamo. Ad un tratto afferra la mia maglietta e tirandomi a sé mi bacia. – Non andare via da me,ti prego. Resta qui con me. Se tu vai via, chi si prenderà cura di me?Chi sarà forte per me?Chi mi aiuterà ad affrontare questa vita?Senza di te, non sono niente. Ti prego resta, almeno tu- dice per poi abbracciarmi. Accarezzo lentamente i suoi capelli. – Io resto. Io non vado via. Resto- dico stringendola di più a me. Rimane immobile,senza dir nulla. Si stacca dal mio abbraccio. – Non fare promesse che non puoi mantenere- dice riprendendo a camminare. La seguo e le blocco un braccio. – Non ti fidi di me?- le chiedo facendola voltare verso di me. – Non è che non mi fido. Ma questa è una promessa molto impegnativa. Riuscirai a mantenerla?-. – Sei tutto quello che ho,come potrei un giorno lasciarti andare?-.- Diventando l’ultima persona della tua vita- dice spostandomi da me. – Shh,basta con queste sciocchezze!- dico scombinandole i capelli. Mi fa una linguaccia. – Prendimi se ci riesci!- dice urlando. Inizio a rincorrerla e l’acchiappo,ma cadiamo entrambi a terra. – Sei bellissimo- mi dice. Sorrido e la bacio. – Rob,ho fameeee!- dice sbuffando. La faccio rialzare. – Andiamo a mangiare!!!!- dico urlando anche io per poi avviarmi verso una paninoteca lì vicino. Ritorno con due panini e li consumiamo in fretta passeggiando sul lungomare. Ad un tratto le nostre mani iniziano a giocherellare senza mai stringersi del tutto. Si toccano e si allontanano. Poi mi decido a stringergliela e lei sorride,arrossendo. Tutto il pomeriggio passa così,tra abbracci e parole sussurrate all’orecchio con piccoli baci strappati l’uno dalle labbra dell’altro. Arriviamo a casa sua verso le otto di sera. – Mmh,davvero non puoi restare un altro po’?- mi chiede dandomi dei piccoli baci sulle labbra. Sospiro. Quanto vorrei stare tutta la sera a baciarla,toccarla,amarla. – No,devo andare. Il gruppo vuole che vada-.- Ma devi proprio andarci?-. Annuisco. Mi abbraccia. – È stata davvero una bellissima giornata- sussurra. La bacio. – Domani sono da te. È la vigilia di Natale,ricordi?-. Sorride. – Ti aspetto. Buonanotte- mi dice da vicino alla porta. – Notte amore- le dico. Oh no. L’ho chiamata amore. Ma mi sono sentito così bene,così rilassato,così vivo e sicuro di me. Sorride ancora e poi entra in casa. Entro in macchina e mi avvio verso The Midnight Palace. La strada è tortuosa come sempre ma riesco a raggiungerlo in fretta. Entro nel palazzo e ovviamente l’atmosfera non è delle migliori. – Bentornato Pattinson-.

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Capitolo 17
*** Vigilia di Natale a casa Pattinson POV SARAH ***


Capitolo 17: Vigilia di Natale a casa Pattinson POV SARAH Apro gli occhi e mi ritrovo in questo stupido letto,da sola. Freddo e inospitale. Mi metto a fissare il soffitto per un tempo indeterminato poi mi alzo e vado in cucina. Preparandomi il caffè noto che oggi è 24,la Vigilia di Natale. Wow. Fantastico. Vado in bagno sempre con gli occhi assonnati e faccio una doccia indossando una tuta. Poi,stasera indosserò qualcosa di più adatto,sempre che farò qualcosa. Finito di prepararmi prendo in mano il cellulare e trovo un messaggio di Robert. Inizio già a sorridere. Buongiorno scricciolo. Ecco,sto sorridendo. Ma come fa? Come fa a farmi sorridere anche solo con un messaggio,un abbraccio,un bacio,una frase stupida e sdolcinata? Perché mi rende così felice e mi fa stare così bene? Per un attimo penso alla frase di ieri “Io resto. Io non vado via. Resto”. L’ha detta. Senza problemi. Lui davvero vuole restare e spero lo faccia perché se lui va via io credo di non riuscire a vivere più. Lui è la mia ancora di salvezza. Chiamo Anna e decidiamo di incontrarci al parco. Esco di casa e i miei occhi sembrano vedere tutto più chiaro. Tutto è più bello,tutto è così felice. Io sono...Si,lo ammetto sono felice. Nel frattempo rispondo a Robert. Buongiorno dolcezza. Arrivo al parco e noto subito Anna seduta sulla nostra panchina. La saluto e subito mi incita a raccontarle tutto. – Wow,ma quel ragazzo è la dolcezza proprio!- esclama. Sorrido pensando ai suoi abbracci e divento rossa. – Te con Kellan?- le chiedo. – Beh le cose vanno bene,non riesce a dichiararsi. Sto seriamente pensando di fare io il primo passo-. – Fallo!- rispondo. Ridiamo insieme. – Stasera che fai?- mi chiede. – Non ne ho la più pallida idea ma credo starò con Robert- le rispondo. Annuisce e poi mi accompagna a casa. Apro la porta di casa ed entro dentro. Sento dei rumori provenire dal salotto. Mi avvicino piano e trovo Robert. Sobbalzo. – Rooob!- dico lamentandomi. – Shh- dice avvolgendomi i fianchi e baciandomi. Dio quanto cavolo mi è mancato. Sono passate solo 16 ore eppure mi è mancato da morire. Lo stringo più forte a me mentre aumenta il bacio. Vedo di non essere l’unica a cui è mancato qualcuno. Ci stacchiamo e mi abbraccia. Mi piace questo suo modo di fare. Dopo ogni bacio c’è un suo abbraccio. Un modo di farmi capire che c’è sempre posto tra le sue braccia se ne ho bisogno. O forse lo fa perché sa che a me piace. Mi piace quando qualcuno mi abbraccia,in silenzio,senza alcun motivo. – Allora stasera che si fa?- gli chiedo avviandomi in cucina. – Se ti va,puoi sempre venire dai miei- risponde. Rimango rinsecchita. Cosa? Ho sentito bene? Dai suoi? Rimango immobile per qualche secondo e poi rispondo. – Rob non so se sia il caso,non so se me la sento,io..- dico torturandomi le mani. – Solo se ti va ho detto,non è mica un obbligo?- risponde guardandomi. – Scusami,dovresti passare il Natale con la tua famiglia e invece sei qui a perdere tempo con una come me- gli dico prendendo un succo dal frigo. Si avvicina a me e mi alza il viso. – Ehi,il mio posto è dove sei tu!- mi sussurra sulle labbra per poi baciarmi. Stavolta sono io ad abbracciarlo. Lo stringo a me come se fosse l’unica mia certezza di vita. Mi prende per mano e andiamo sul divano in salotto. – Che ti va di fare?- mi chiede. – Quello che si fa la Vigilia di Natale. Albero di Natale,biscotti,decorazioni. Sei con me?- . – Assolutamente- mi risponde. Il pomeriggio passa così. Facendo l’albero,i biscotti,mettendo le decorazioni. È tutto così perfetto,troppo perfetto per essere vero. – Rob,cosa ti ha detto ieri il gruppo?- gli chiedo da dentro alla doccia. – Nulla di che. Ah,finalmente ho recuperato le forze- mi dice. – Bene- rispondo. Indosso l’accappatoio ed esco dalla doccia. – Ora mi sa che devi uscire,Pattinson- dico sorridendogli. – Non vedo l’ora di odorare i tuoi capelli- dice prima di uscire. Non so perché ha la fissa con l’odore dei miei capelli. Però è vero. Lo shampoo è buonissimo. Mi asciugo e indosso i jeans e mi avvolgo l’asciugamano intorno al petto prima di andare di là. Apro la porta e mi ritrovo una busta davanti. Prendo il biglietto e leggo. Indossami. Apro la busta e trovo una maglia di un rosa chiaro con una cintura sotto il petto e poi scende leggera. Vado in camera e la indosso sopra ai miei bellissimi jeans. Appoggio leggermente i capelli sulle spalle e wow. Sono io? Sento Robert abbracciarmi da dietro e inspirare l’odore dei miei capelli. Sorrido. – Rob,non dovevi!- gli dico. – Non ti piace?-.- Scherzi? È stupenda!-.- Tu sei stupenda!-. Lo abbraccio. – Manca qualcosa- dice prendendo dei tacchi neri bellissimi. – Rob ma sono wow!- gli dico indossandoli. – Ora sei alta quanto me!- dice ridendo. – Ma mi piace di più quando mi arrivi sul cuore- dice baciandomi la fronte. Da quanto non lo faceva,è davvero dolce. – Robert?-.- Si?-.- Stasera vengo con te dai tuoi-. – Davvero? Oh,no non devi sentirti obbligata se non vuoi- mi dice accarezzandomi le braccia. – No,voglio venire- dico mordendogli una guancia. – Ahia- dice massaggiandosela. Torno in bagno e mi segue con la schiuma da barba in mano. Lo guardo mentre aggiungo qualche filo di colore al mio viso. All’improvviso scoppio a ridere. – Che c’è? Assomiglio molto a Babbo Natale vero?- dice ridendo. – Posso fartela io? Sai,quando ero piccola papà me la lasciava sempre fare. Anche se poi rimaneva un po’ ferito- dico arrossendo. – Certo,ma non mi uccidere altrimenti penseranno che non so nemmeno farmi la barba- dice porgendomi il rasoio. Sorrido. Mi prende i fianchi e mi siede sul mobile che ho in bagno in modo che io arrivi alla sua altezza. Si mette tra le mie gambe ed io inizio a fargliela. È così buffo. Appoggia le sue mani sulle mie gambe e divento subito rossa. Secondo me lo fa apposta perché gli piace quando arrossisco. Poi un flashback mi invade. Io piccola che faccio la barba a papà e lui che sopporta ogni singolo taglio. – Scusami- gli dico scendendo dal mobile e uscendo dal bagno. Si asciuga la faccia e mi segue. Mi raggiunge. – Amore- mi dice. Lo abbraccio e piango. Forte,a singhiozzi. Mi scosto e asciugo da sola le mie lacrime. Tiro su col naso e lo guardo. – Avevi solo bisogno di sfogarti un po’ eh?- dice con una voce bellissima. Madonna me lo mangerei. Lo bacio prima che possa dire qualsiasi altra cosa. – Ti aspetto giù- gli dico mentre lui va a cambiarsi. Dopo un po’ scende con dei jeans neri e una camicia a quadri rossa e blu. Ma quanto può essere perfetto? Prendo i biscotti che abbiamo fatto ed entriamo in macchina. Impieghiamo 10 minuti per arrivare. Inspiro profondamente. – Ehi,è tutto ok. Sono un po’ strani ma non farci caso!-. Sorrido e annuisco. Il dito di Rob spinge sul campanello e una signora bionda e con un grembiule natalizio ci viene ad aprire. – Robert tesoro!- dice la signora che presumo sia la mamma. Poi arriva il padre e le due sorelle che corrono ad abbracciarlo. – Mamma,papà questa è Sarah- mi presenta Rob. – Piacere!- dico stringendo la mano a tutti. Entro dentro e inizio a conoscere un po’ la famiglia di Robert e devo dire che sono tutti come lui! La mamma ha la sua dolcezza,il papà la sua premura,Lizzy il suo senso dell’umorismo e Victoria la sua intelligenza. È una famiglia affiatata e fantastica. Ci sediamo a tavola e iniziamo il cenone. Robert ride e scherza con la sua famiglia e gli altri mi coinvolgono spesso. A volte prende la mia mano da sotto al tavolo e me la stringe,forte. Solo Victoria è un po’ più fredda,ma credo che è solo perché ancora non si fida di me. – Allora Sarah,hai detto che stai scrivendo un libro!- mi dice Thomas,il padre di Rob. – Beh,si. È da un po’ che ci lavoro- rispondo sorridente. – E i tuoi dove sono?- mi chiede Arleen,la mamma. – Mia mamma è a New York,vive lì da due anni ormai- dico annuendo. – Tuo padre?- continua. – Mamma non credo sia il caso di fare quest’interrogatorio- interviene Robert già sapendo la mia reazione. – Robert no. Non preoccuparti- dico guardandolo. – È morto due anni fa- dico con gli occhi lucidi. – Oh ci dispiace,cara- dice Arleen appoggiando la sua mano sulla mia. Alzo leggermente il labbro. – Allora Robert ti va di suonare un po’?- chiede Victoria. – Oh,si- risponde Rob prendendomi per mano e sorridendo. Si avvicina al piano e mi fa sedere accanto a lui,poi inizia a suonare le solite canzoni natalizie. Iniziamo a cantare tutti insieme e poi ridiamo. Ormai la cena è finita ed io sto aiutando Arleen a lavare i piatti. – Sarah non dovevi,sei un ospite- mi dice. – Oh non importa,voglio aiutare- dico sorridendo. – Sai,sei la prima ragazza che Robert porta a casa- mi dice. Sorrido imbarazzata. Mi blocca un braccio. – Ho visto come ti guarda,Sarah. In lui qualcosa è cambiato,è diverso con te. Non ho mai visto mio figlio così innamorato. E se te lo dico io,fidati- mi dice guardandomi con lo sguardo premuroso che solo una mamma può avere. – Arleen,io amo suo figlio. È stata la cosa più bella che potesse capitarmi. Se non fosse arrivato lui,non so se ora sarei ancora qui. Lui,mi ha salvata- dico con gli occhi lucidi. Mi abbraccia e in quell’abbraccio riesco a sentire il calore di una mamma. Finisco di lavare i piatti e vado in salotto. Stappiamo lo spumante e ci facciamo gli auguri di Buon Natale. Indossiamo i cappotti e Rob mi porta nel giardino dietro casa sua. Noto che c’è un’altalena e subito mi ci fiondo iniziando a dondolare. Lui invece si siede solo guardandomi e ridendo. – La tua famiglia è fantastica- gli dico continuando a dondolare. – Già- risponde sospirando. – Sai,non credevo che un giorno mi sarei sentita così- gli dico. – Così come?- dice fermandomi. – Così felice- rispondo guardandolo negli occhi. Il buio della notte rende i suoi occhi scuri come il cielo. – Allora ci sono riuscito-. Sorrido. Ci alziamo entrambi ed io mi appoggio a lui mentre mi stringe a sé. – Guarda che stelle- dico sospirando. Mi giro verso di lui e ci guardiamo per un tempo sconfinato. – Sarah,sai una cosa?- mi chiede. – No,cosa?- rispondo. - Voglio solo sorriderti finché posso, finché non mi vengono i crampi. Voglio solo ridere a crepapelle con te finché non ci viene mal di stomaco. Voglio solo piangere così tanto con te finché non mi disidrato. Voglio solo perdermi nei tuoi occhi per ore finché non mi riporterai alla realtà. Voglio solo stringerti ogni notte al mio fianco fino a farti perdere il fiato. Voglio averti al mio fianco finché posso, perché sei tutto ora-. I miei occhi non tardano a lacrimare. - Le tue braccia, il mio rifugio sicuro. I tuoi occhi, la mia via di fuga da questo schifo di realtà. Tu, io, se questo non è amore io non lo so cosa sono tutte queste emozioni messe insieme- dico facendo scivolare via le lacrime. Me le asciuga in silenzio. – Nemmeno io so dare un senso a tutto questo- mi dice. – Vogliamo vivere senza un senso,insieme?- gli chiedo. – Si- risponde. Dolci e soffici fiocchi di neve iniziano a cadere. – Buon Natale amore- mi dice. – Buon Natale-. Mi bacia. Immergo le mani in quei bellissimi e scombinati capelli attirandolo a me. È davvero tutto ciò che voglio. – Ti amo- sussurra sulle mie labbra. Non ci credo. Lo ha detto. Mi ama. Un brivido mi scorre lungo la schiena. – Ti amo- dico anche io sulle sue labbra. Rende il bacio più intenso. Beh del resto abbiamo aspettato tutto questo tempo per dirci “Ti amo” e non aspettavo altro. Ci stacchiamo e alziamo gli occhi al cielo entrambi. Sorridiamo sentendo la neve fresca sul viso. – Per sempre- sussurro. – Per sempre-.

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Capitolo 18
*** Il Natale più bello di tutta la tua vita POV ROBERT ***


Capitolo 18: Il Natale più bello di tutta la tua vita POV ROBERT Continuo a far girare su se stessa la tazza che ho tra le mie mani mentre sono a fissarla da ormai più di un quarto d’ora. La gente affolla man mano lo Starburcks e non sono nemmeno le nove. Ma,del resto,oggi è il giorno di Natale e questo posto è sempre affollatissimo. Mi guardo intorno,poi decido di alzarmi e vado a pagare il conto alla cassa. Esco fuori alzando la sciarpa fino sotto il naso. Il freddo che c’è qui è impressionante. Londra è coperta da un manto bianco che rende tutto così natalizio. Camminando non riesco a fare a meno di pensare a tutto quello che è successo ieri. Finalmente ho confessato il mio amore a Sarah,e devo dire che non mi sono mai sentito meglio. Mi sono sentito forte,sicuro di me,felice,intimidito da lei,perché davanti a lei io non sono nulla. E sentire le sue labbra sulle mie che pronunciavano quel “Ti amo” così perfetto e così assurdo è stato ancora più bello. Passare la Vigilia di Natale con lei è stato bello. La mia famiglia l’ha accolta come se la conoscesse già da tempo e lei subito si è ambientata ridendo e scherzando con i miei. Ieri è stato tutto perfetto,tranne per i pensieri che ogni tanto affollavano la mia mente. E mi sento in colpa. Mi sento in colpa perché ho mentito a Sarah. Il gruppo non mi ha detto niente di buono,ma non voglio farla preoccupare,io voglio che lei rimanga al mio fianco nonostante tutto. Nonostante quello che dicano i Demoni e gli Angeli,nonostante che noi non possiamo stare assieme. Continuo a camminare per le vie di Londra girando in moltissimi negozi,cercando il regalo adatto. Entro in una libreria e in un attimo quel profumo dolce,quel profumo di “casa” mi inebria le narici. Inizio a guardare i vari libri sugli scaffali. Poi ne noto uno,lo prendo e lo compro. Mi incammino verso casa di Sarah,cercando di crearle il buongiorno più bello e dolce che ci sia. Si, lo ammetto,sono un romanticone! Ma mi piace essere così dolce con lei,perché so che la fa impazzire! Entro dalla finestra della sua camera e la guardo dormire. Ha una gamba scoperta e le braccia all’altezza del viso. Sorrido,ma resisto alla tentazione di svegliarla e vado in cucina. Preparo una bella e abbondante colazione,prendo il libro e vado in camera da letto. Mi tolgo il cappotto e mi sdraio accanto a lei. Inizio ad accarezzarle i capelli. Si stropiccia gli occhi e poi li apre. Sbatte più volte le palpebre prima di realizzare che io sono accanto a lei. Appena mi vede si alza e mi abbraccia. Si stringe forte a me ed io sorrido. – Buon Natale- sussurro. Poi prendo la colazione e gliela porgo. Mangiamo in silenzio. – Questo è il tuo regalo di Natale- dico porgendole una carta colorata. Sorride e lo prende. Inizia a scartarlo e rimane stupita appena legge il titolo del libro. “L’ultimo Angelo”. Mi fissa. – Ha qualcosa a che vedere con te?- dice sorridendo. – No- rispondo scuotendo il capo. – Comunque grazie,sembra già bellissimo ed io adoro i libri. Lo divorerò in pochi giorni- dice sorridendo. Mi avvicino e la bacio. Si stringe a me. – Mi sei mancata in queste poche ore- dico ancora sulle sue labbra. – Anche tu- dice staccandosi. L’abbraccio ancora. – Ti prometto che questo sarà il Natale più bello di tutta la tua vita- dico fiero di me. Sorride. – Vado a cambiarmi-. Dopo un po’ la vedo tornare con un jeans e una maglia di lana larga azzurra e i capelli ribelli sciolti. Si avvicina a me e si appoggia sul mio petto. – Che si fa?- mi chiede. – Lo vedrai!- rispondo trascinandola su quello che lei chiama “My freedom”. Dopo un po’ arriviamo ai piedi di una montagna dove c’è un piccolo sentiero che porta sulla vetta. – Pronta a vedere la cosa più bella del mondo?- le chiedo. Annuisce e ci incamminiamo. Percorriamo tutto il sentiero e arriviamo in cima. – Questo è il mio posto preferito- le dico. Sorride sbalordita. – È davvero la cosa più bella del mondo- sussurra. Mi guardo intorno e noto che davvero è insuperabile. Quello che si vede attorno non è altro che verde e campi di fiori enormi con qualche ruscello. Mi avvicino a lei e l’abbraccio da dietro. – Dopo di te- sussurro tra i suoi capelli. Sorride e mi prende per mano. – Andiamo- dice trascinandomi di nuovo nel sentiero. È piccolo,ma curioso. C’è quel profumo di natura,di pace e tranquillità. Vedo che ormai è già ora di pranzo. – Salta su- . In un attimo siamo fuori casa di Anna. – Che ci facciamo qui?- mi chiede. – Chiudi gli occhi- dico dietro di lei coprendole gli occhi. Sorride. Entriamo in casa. – Che succede Rob?-. – Sorpresa!!!!- dicono i ragazzi in coro. Tolgo le mani dai suoi occhi e la vedo sorridere mentre và ad abbracciare Anna e i ragazzi. Ci sono anche le mie sorelle Lizzy e Victoria insieme ai loro ragazzi Richard e Oliver. Si avvicina a me. – E tutto questo?- mi sussurra mentre gli altri sono alle prese con i fornelli. – Il Natale più bello di sempre,ricordi?- sussurro sulle sue labbra prima di baciarla delicatamente. – A tavola!!!!- urla Anna dalla cucina mentre Kell l’aiuta a portare i piatti. Si sono messi insieme. Ce ne è voluto di tempo per far fare a Kellan il primo passo ma poi ci è riuscito. Ora solo Jack è da solo. Non è che sia molto bravo con le donne,diciamo che è un tipo un po’ strano,deve solo trovare quella giusta. Ci diamo alla pazza gioia mentre mangiamo e ci divertiamo,ridendo alle battute mie e di Kellan che,modestamente,siamo i migliori in campo di battute. Finito il pranzo ci mettiamo tutti a lavare i piatti,maschi compresi,anche se costringere Kellan è stato molto difficile. È un bambino! Finito,ci sediamo tutti accanto all’albero di Anna e ci scambiamo i regali bevendo della cioccolata calda. Sarah da quando è qui non ha smesso di sorridere. Credo che ho fatto bene a farle passare una giornata un po’ diversa in compagnia degli amici. È felice,e se lei lo è lo sono anche io. – Ragazzi,dove vi va di andare?- domanda Jack. – Andiamo alla pista di pattinaggio- propone Anna. Sbianco. Sarah mi guarda preoccupato. – No,dai facciamo qualcos’altro. Che ne dite di andare al cinema?- propone Sarah mentre mi fa l’occhiolino. La sorrido,mi ha salvato dal mio incubo di cui solo lei sa l’esistenza. – Ok- rispondono gli altri. Ci prepariamo e usciamo di casa. Vedo Sarah rabbrividire dal freddo e così la stringo tra le mie braccia. Lei mi sorride mentre tutti fanno qualche sorrisetto malizioso. Entriamo nel cinema e la mente intelligente di Kellan decide di vedere “I demoni sono dentro di noi”. E immaginate la faccia di Sarah. Mi stanno mandando tanti segni. Il film inizia e nell’intervallo Jack mi chiama in disparte. – Glielo hai detto?- mi dice facendo finta di niente. – Ancora no,non ne trovo l’occasione- rispondo. – Vuoi sbrigarti? Il tempo stringe!-.- Ho promesso di farle passare il Natale più bello di sempre,non posso rovinare tutto così!-. Sbuffa e va a posto. Mi siedo anch’io. – Qualcosa non va?- mi chiede Sarah preoccupata. – No,nulla- dico facendo un finto sorriso. Il film finisce e ci incamminiamo tutti per le strade di Londra scherzando come dei bambini. Siamo un gruppo ora e ognuno di noi dimostra che in realtà non è mai cresciuto. Facciamo dei pupazzi di neve per strada e la gente ci guarda come a dire “Chi li ha fatti uscire dal manicomio?”. Continuiamo a camminare e arriviamo in un vico stretto,non molto illuminato. Sento qualcosa scoppiare nella mia testa e chiudo gli occhi. Li riapro lucenti come non mai. Sarah si mette davanti a me e cerca di farmi riprendere da quel mio stato di shock. I miei occhi ritornano normali. – Rob,Rob!- dice Sarah dandomi piccoli schiaffi sule guance. – Sono qui- sussurro. Kellan si avvicina ad Anna e le dice di portare via le mie sorelle con i ragazzi. Ci mettiamo in fila come ad aspettarli. Sarah si stringe al mio braccio. Li vedo. – Ma bene,sono riuniti tutti qui!- dice il Capo entrando con le sue ruote di scorta dietro. – Cosa vuoi?- gli chiede Jack. – Calma ragazzi,non vi impicciate in faccende che non sono vostre-. Si avvicina e sento Sarah stringersi di più a me. – Credo che tu abbia fatto ciò che ti ho chiesto- mi dice. – No- rispondo in un sospiro. – Bene,quindi non hai detto alla tua fidanzatina quello che sta succedendo-.- Che dovevi dirmi?- interviene Sarah. Distolgo lo sguardo. – Doveva dirti che non potete stare assieme,cara. Lui è un Demone,tu,un insignificante umana. Non possiamo spezzare l’equilibrio- dice tutto d’un fiato. Il cuore mi si congela non appena la stretta di Sarah diventa più debole fino a staccarsi. – P-perché non me lo hai detto?- dice con un filo di voce. – Non volevo farti preoccupare- rispondo abbassando il capo. – Mi hai mentito. Di nuovo!- dice allontanandosi. – Sarah no aspetta!- dico cercando di raggiungerla. – Non importa lascia perdere,tanto lo stesso dovrai lasciar perdere- continua il Capo. – Ragazzi andate da lei- dico a Kellan e Jack che mi lasciano solo,faccia a faccia con quell’essere meschino. – Sai,tutto quello che dovrei fare è farti bruciare nelle fiamme dell’inferno ma sarebbe un peccato perdere dei poteri così speciali in questo modo- dice fissandomi. – Per questo mi risparmierò ad una semplice lezione-. Si avvicina alle sue “guardie del corpo”. – Fatelo a pezzi- sussurra. È inutile,riesco sempre a farli fuori ma anche loro non sono male. Ho il naso rotto e una ferita sul braccio sinistro. Sto facendo la collezione di cicatrici. Sto andando da Sarah. Mi sembra l’unica cosa ragionevole da fare. Busso il campanello. Dopo un po’ mi apre. Mi salta addosso abbracciandomi. Ha le lacrime agli occhi. – Ahia-. – Scusa- dice staccandosi. Mi fa entrare e mi disinfetta,come al solito,le ferite. Solo lei riesce a curare le mie ferite. Mi abbraccia nuovamente e inizia a piangere. – Ero preoccupata per te- dice tra i singhiozzi. – Non preoccuparti è tutto ok- sussurro. – Perché mi hai mentito? E soprattutto di nuovo!-.- Non volevo che pensassi che io non ti voglio accanto a me. Insomma era tutto perfetto-. Continua a far scendere le lacrime. Gliele asciugo. – Ehi andrà tutto bene. Io non ti lascerò mai-. La bacio. Lei si stringe a me e mi bacia come se mi stesse per lasciare per sempre. – Ho paura- mi dice tra le mie braccia. – Paura di che?-.- Di perderti-. Sospiro,poi la fisso negli occhi. -Ci vuole coraggio per amarsi, per combattere, per resistere. Ma non ti lascerei mai andare, mi innamorerei di nuovo, sempre di te, altre dieci, cento, mille volte e non mi stancherei mai!-. Sorride piangendo. – Ti amo- sussurra. – Per sempre- dico prima di baciarla. – Scusami se ti ho promesso che ti avrei regalato il Natale più bello della tua vita. Ho fallito- dico abbassando la testa. – Non hai fallito. È stato il Natale più bello di sempre. Tu sei qui,che altro potrei volere?- mi dice sorridendo. – Non ti ho ancora dato il tuo regalo di Natale. Esprimi un desiderio- continua. Rimango per un po’ in silenzio. – Io,te,qui,adesso e per tutta la vita- rispondo. Mi bacia. La stringo a me come se fosse tutto ciò che mi rimane. Vorrei davvero che quel mio desiderio si avverasse. Lo spero.

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Capitolo 19
*** Spirito del Cielo POV SARAH ***


Capitolo 19: Spirito del Cielo POV SARAH Questa mattina il risveglio non è stato dei migliori. Robert non c’era. Sarà andato via stanotte senza lasciarmi nemmeno un messaggio. Ma a parte questo mi sento stranissima. Tutto gira intorno a me,sento gli odori a chilometri e chilometri,nella mia testa sento tantissime voci che parlano,le cose più piccole riesco a vederle più grandi a mio piacimento,mi volta lo stomaco. Insomma sto male e non so a chi rivolgermi. Sto camminando da stamattina per Londra appoggiandomi qua e là. Sto cercando di tornare a casa,per sdraiarmi ma non ce la faccio,vedo tutto scuro. Sto sudando freddo,ho i brividi,sento il sangue scorrere nelle vene e il battito accelerato. Mi accascio a terra. Buio. Qualcosa di freddo mi bagna. Apro gli occhi,ho il respiro affannato. – Ehi,ehi sono io,sono io- mi dice una voce calda e rassicurante. Continuo a respirare alzandomi leggermente dal divano sentendomi la testa e il petto bagnati. Ho lo sguardo di Robert fisso sui miei occhi. Mi appoggia una mano sulla coscia. Continuo a respirare facendo calmare il respiro. – Ti senti bene?- mi chiede premuroso prima di sedersi accanto a me. Annuisco,poi mi appoggio al suo petto chiudendo gli occhi. Non so cosa mi sia successo e sinceramente ho anche paura di saperlo. – Perché sei andato via stanotte?- gli chiedo ancora con gli occhi chiusi. – Avevo faccende da sbrigare- mi dice scostando lo sguardo. Sospiro. – Faccende tipo?-. – Nulla di che- risponde. Mi alzo di scatto per andare in cucina. – Già nulla. Se non posso sapere dimmelo- dico alzando un po’ il tono di voce. – Sarah ti prego non litighiamo! Proprio adesso!- dice avvicinandosi a me. I miei occhi diventano lucidi. Prende le mie mani e le intreccia con le sue attirandomi a sé. – Sarah è un momento difficile per entrambi,cerchiamo di rimanere uniti- dice appoggiando la sua fronte sulla mia. Tiro su col naso e annuisco. L’abbraccio,forte. Inspiro tutto il suo profumo sentendomi a casa. – Cosa mi è successo prima?- dico ancora tra le sue braccia. – Dubito ti piacerebbe sentirlo. Ho dei dubbi ma credo di aver ragione- dice guardando fuori dalla finestra. – Vieni- sussurra. Mi afferro al suo braccio e si trasforma dando spazio alle sue bellissime ali nere. Saliamo sempre più su. Tocco delicatamente le piccole nuvole che ci circondano fino a che una specie di porta attrae la mia attenzione. Robert si ferma e mi fa scendere. Appoggio delicatamente un piede su una nuvola e mi accorgo che mi tiene così mi lascio andare. D’improvviso la porta dinanzi a noi si apre ed una luce abbagliante ci acceca. Rob prende la mia mano e mi guida all’interno di quel posto. Dopo quell’abbaglio riesco finalmente a vederci chiaro. È un posto meraviglioso,dove quello che immagini può diventare realtà. È come essere nei tuoi sogni. Rimango incantata mentre cammino dietro di lui e scruto con attenzione tutte quelle persone dalle enormi ali bianche. In un angolo vedo Alias. Si sta prendendo cura di alcuni fiori. – Rob,quando hai fatto chiamami ok? Voglio allontanarmi un secondo- dico stringendogli la mano. Annuisce mentre mi guarda allontanarmi verso Alias. Mi avvicino a lui. – Ciao- gli dico attirando la sua attenzione. – Sarah! Che ci fai qui?- dice spaventato. – Non preoccuparti,devo solo cercare di capire cosa mi è successo oggi. Sono qui con Robert -. Annuisce. – Tu tutto bene?- continuo. Annuisce soltanto senza rispondermi. – Sarah vieni!- sento la voce di Rob chiamarmi. Mi allontano e lo raggiungo. Un uomo vestito di bianco mi fissa. È John,l’uomo che venne a casa di Kellan durante la caccia. Mi inchino leggermente. Ci fa segno con la mano di seguirlo. Ci inoltriamo in quel luogo meraviglioso,poi un’altra porta. John la apre ed entriamo. Stavolta non c’è nessuna luce ad accecarci gli occhi. Restiamo in silenzio. Un forte vento inizia a soffiare facendo sì che i miei capelli inizino a danzare. Qualcosa fatto d’aria si ferma davanti al mio viso,poi inizia a passare tra i miei capelli,tra le mie braccia,le mie gambe,come un cane che sta fiutando il padrone. Rimango immobile,rigida. – L’Oracolo- dice Robert con un sospiro. John annuisce. – Ciao Sarah - dice una voce dolce e sensuale. Deglutisco. – Non aver paura,voglio solo spiegarti perché sei qui ed è una cosa seria- dice con voce ferma e decisa mentre io osservo come mentre parla quel cumulo d’aria si muove. – Sarah tu sei speciale. Tu non sei un umana-. Il cuore mi si congela. Unisco le mani e le porto sulla bocca spalancando gli occhi. – Esiste una leggenda che narra la tua storia. Ben 50 anni fa nacque una bambina di nome Yvonne. Questa bimba crebbe senza genitori in un orfanotrofio. Appena raggiunse la maggiore età scappò con il ragazzo,Harry,e cambiò nome in Maya-. Un qualcosa di strano di bloccò lo stomaco. Quelli sono i nomi dei miei genitori! – Continua- dico con un filo di voce. – Maya iniziò a scoprire il mondo e man mano si accorse dei suoi magnifici poteri. Pochi anni dopo diede alla luce una bellissima bambina,Sarah. La bambina crebbe in un ambiente caldo e accogliente,ma non le venne mai rivelato il segreto che le avrebbe cambiato la vita. Un giorno il padre morì e la madre l’abbandonò. Lei scappò in cerca di un rifugio e venne a Londra. Qui,incontra qualcuno che le cambia letteralmente la vita. E qui arriva il bello. Al suo ventesimo anno di vita avrebbe scoperto i suoi poteri,ovvero le tre T. Teletrasporto,telepatia e telecinesi. Sarah tu sei speciale,tu sei uno Spirito del Cielo- finisce il suo racconto scappando via. Rimango scioccata da tutto quello che ho sentito e un senso di rabbia mi sovrasta. Mia madre non mi ha mai detto nulla e nemmeno mio padre! Mi giro e me ne vado. Robert mi segue in silenzio ma in un attimo tutta la mia rabbia mi sovrasta e mi ritrovo a casa. Sono confusa,ero lì un minuto fa e...Le tre T. Questo dovrebbe essere il teletrasporto. Dopo un po’ sento arrivare Robert. Mi trascino sul divano e mi siedo. Sono stanca,per oggi basta così. Inizio a piangere,non riesco a sopportare tutto questo. Si avvicina a me e mi bacia la fronte. – Tutto questo è estenuante. I miei genitori,i miei poteri,è tutto così strano- dico tra i singhiozzi. – Anche io mi sentivo così,è normale- dice asciugandomi le lacrime. – Vedrai che imparerai ad usarli- mi dice mostrandomi il suo sorriso bellissimo. Tiro la sua maglia verso di me e lo bacio. Qualcuno entra in casa. È ancora John. – Sarah so che sei perplessa,ma non abbiamo finito il discorso-. Annuisco e ci sediamo tutti a tavola. – Per prima cosa dovrai imparare a usare i tuoi poteri e Robert ti aiuterà. Ma,ti aiuterà solo ed esclusivamente per fare questo. Sarah non potete stare insieme!- mi rimprovera. – Ma perché no? Non sono più un’umana giusto? Perché mi rimproverate di amare una persona?- continuo iniziando a far scendere le lacrime. Robert mi stringe a sé. – Non potete perché siete due cose distinte e separate. Lui,so che infondo c’è del buono in lui,ma è un Demone,è nemico della luce! È pericoloso che voi stiate insieme,creerebbe una nuova guerra tra i due mondi- mi spiega John. – Quindi vi prego,cercate di allontanarvi a partire da adesso. Arrivederci- dice prima di scomparire. Rimango immobile. È incredibile quello che sta succedendo,mi sento una schifezza. Non ci possono dividere così. Non mi possono dividere dalla mia ancora di salvezza,non possono! Mi alzo e vado fuori sbattendo la porta. Mi segue. – Sarah!- mi chiama. – Sarah niente Rob! Mi fa tutto schifo adesso! Questa vita fa ancora più schifo di quella di prima!- dico tra le lacrime. Cerca di avvicinarsi a me ma lo scanso. – Ora vorresti dare la colpa a me di tutto questo,eh?- dice urlando. – Non sto dando al colpa a te,Rob! Quanto può durare un amore impossibile? Un amore impossibile, che ha avuto anche solo un istante di possibilità, ma per qualche normalissimo e sadico, o assurdo e inevitabile motivo non può svolgersi, non può viversi, un amore che è ma non può esistere, un amore che non ci sarà mai tempo a scalfire, né abitudine a spegnere. Il guaio, meraviglioso e terribile guaio, è che basta anche solo un attimo per creare un ricordo, e ciò che sopravvive alla dimenticanza è destinato, o forse dovrei dire condannato, all'eternità. Quanto può durare un amore impossibile?- dico sempre piangendo. Si avvicina a me e mi prende il viso tra le mani. - Un vero amore impossibile è per sempre- sussurra sulle mie labbra. Mi bacia. Sento il sapore delle sue labbra mischiate al salato delle mie lacrime. Lo sento mio. Sento il desiderio nei suoi baci,sento la voglia di non abbandonarmi mai,sento tutto l’amore che prova. Rientriamo. Prende di nuovo a baciarmi mentre arriviamo in camera da letto. Cadiamo sul letto,lui sopra di me. Continuiamo a baciarci. Intrufolo le mani nei suoi morbidissimi capelli. Infila lentamente una mano nella mia maglia. – Rob- dico staccandomi. – Tranquilla,non voglio fare nulla,voglio solo un po’ di coccole- dice mordendomi il labbro inferiore. Come ho fatto a trovare una persona così? In questo sconfinato universo. Io,lui,un letto e lui cosa vuole? Le coccole. Per un attimo dimentico tutto concentrandomi solo su di lui e sul suo meraviglioso corpo. – È un addio?- gli dico mentre ci guardiamo negli occhi. – Non sarà mai un addio- dice scostandomi una ciocca di capelli dagli occhi. Lo bacio. - Il tuo sapore, la tua pelle, il tuo odore, la tua voce lenta e così sensuale. Tutto questo mi fa venire i brividi, tu sei un brivido. Il più bello che ci sia- gli sussurro all’orecchio. – Tu sei mia e di nessun altro,chiaro?- dice mostrandomi quel sorriso bellissimo. – Di chi altro potrei essere?- dico sulle sue labbra. La giornata passa così,tra le sue labbra,la sua pelle,il suo respiro. Tutto questo non può finire,cavolo quanto lo amo. C'è qualcuno che è stato mai in grado di dare un valore all’infinito? Lui è il mio valore, in cui credere con tutta l’anima, ora e sempre.

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Capitolo 20
*** Non posso starle lontano POV ROBERT ***


Capitolo 20: Non posso starle lontano POV ROBERT Ormai sono passati quattro giorni. Quattro lunghi e interminabili giorni da quando Sarah ha scoperto i suoi poteri. Noi tutti l’abbiamo aiutata e in pochissimo tempo ha acquistato fiducia nei suoi poteri e sa usarli molto bene. È inutile dire che però dovrà fare molti altri progressi,ma l’importante è che conosce le basi. Questi quattro giorni sono stati strazianti. Quattro lunghi giorni lontano dal suo respiro,lontano dal suo profumo,i suoi capelli,la sua pelle,le sue labbra. Quattro lunghi giorni lontano da lei. Davvero non ce la faccio. È uno strazio vederla davanti a me e non poterle offrire tutto l’amore che posso. Ma,secondo me,quella a stare male di più è lei. Lei ha bisogno di me,ha bisogno di qualcuno con cui parlare,confidarsi,qualcuno con cui parlare di suo padre,sfogarsi. Io non ce la faccio a stare con le mani in mano. La guardo mentre cerca qualcosa da mettersi nell’armadio e si chiude in bagno per fare una doccia. Decido di andare a casa anche io per cambiarmi. Gli allenamenti oggi sono stati parecchio pesanti. Mi lavo,indosso qualcosa e esco. Domani è l’ultimo dell’anno. Non riesco a credere che domani è già passato un anno. Quante cose sono successe. Soprattutto in questi ultimi 3 mesi,sono stati i più belli della mia vita. Continuo a camminare ma mi scontro con qualcuno. – Oh,scusami. Davvero non volevo,ero distratto- dico alla ragazza che sta raccogliendo qualcosa per terra. Alza gli occhi e mi guarda,ridiamo entrambi. È Sarah. – Ti va di fare un giro?- dico sorridendole. Annuisce. Iniziamo a parlare. È da tanto che non lo facevamo. Mi mancava parlare con lei. In questi quattro giorni ci siamo solo allenati anche perché eravamo sotto la supervisione di John. Non riesco a fare a meno di guardare le sue labbra che morde sempre,i suoi occhi così profondi e i suoi capelli ribelli che scendono su una spalla. – Cosa farai domani?- le chiedo. – Assolutamente non perderei mai il conto alla rovescia sotto il Big Ben- mi risponde sorridendo e passandosi una mano tra i capelli. – Sarò lì- dico con la voce più sensuale che mi possa essere uscita. Ok,faccio paura anche a me stesso adesso. Mi guarda con i suoi enormi occhi da cerbiatto e mi sorride. – Credo che tu sia la fotocopia di Bambi- dico bevendo la mia coca-cola. – Bambi? Perché?- mi chiede. – Hai due enormi occhi da cerbiatto!- dico ridendo. – Si,si vai prendi pure in giro- dice sbuffando. – Dai,lo sai che scherzo,e poi i tuoi occhi sono bellissimi- dico mettendo un braccio intorno alla sua vita. Una lieve scossa mi fa allontanare. – Scusami- dice correndo e andando via. La seguo in lungo e in largo fino a che non riesco a fermarla. – Ma dove vai?- dico bloccandole un braccio e facendola girare verso di me. – Ovunque io possa andare lontano da te-. La guardo,rimango immobile,deluso. – Mi stai evitando?- le chiedo. – Robert non possiamo stare insieme perché vogliamo continuare a farci del male?- mi dice riprendendo a camminare. – Avevamo detto che non sarebbe mai stato un addio- ribatto. – Lo so,ma,ma io non riesco a stare lontana da te. Vederti,toccarti,parlarti,mi fa solo più male capisci? È come una lama che scava dentro la ferita. Fa ancora più male- continua con le lacrime agli occhi. Rimaniamo in silenzio per un paio di minuti. – Non voglio perderti- sussurro avvicinandomi a lei. Abbassa lo sguardo. Mi avvicino di più e la bacio ma si scansa. – Robert!- sento una voce rimproverarmi. Mi giro di scatto e vedo Marcus tirarmi via da lì mentre Sarah corre via piangendo. – Sarah!!!!!- urlo. Ma niente nessuno mi sente. Continuo a dimenarmi,a urlare ma nessuno ascolta. -Tu o sei cretino o vuoi fare il cretino- mi rimprovera Marcus andando avanti e indietro in una stanza a me molto familiare. – Si,ok ma ora slegami- dico alzando la voce. Mi slega. Inizio a massaggiarmi i polsi,poi vedo un bicchiere con del Whisky. Lo afferro senza pensarci su nemmeno un secondo e mando giù tutto d’un fiato. – Ora mi spieghi cos’hai? Non puoi scatenare ancora una guerra tra i due mondi! Sei forse uscito di senno?- mi domanda Marcus. – Io dovrei parlare con il mio acerrimo nemico dai tempi del liceo?- gli chiedo. Rimane in silenzio. – Ci sto- affermo ridendo e convinto. – Marcus,io sono innamorato. È una cosa inspiegabile,un sentimento così bello mai provato prima d’ora. Sarei disposto a fare di tutto per averla. Questo stare lontano da lei è così lacerante. Lei ha bisogno di me e io non posso starle lontano!- dico bevendo ancora di più. – Ma sii ragionevole. Non puoi. A meno che non trovi una soluzione- dice alzandosi e prendendo a camminare per la sua stanza. – Dici che una soluzione si trova?- gli chiedo. – Provare non costa nulla- mi risponde. Così iniziamo a cercare tra tutti i libri di quella libreria,uno ad uno. La giornata passa in fretta così decidiamo di dividerci i libri e continuare la ricerca a casa. Ritorno a casa e mi cambio,ordino una pizza e continuo a cercare. Sto tartassando di telefonate Sarah e sono preoccupatissimo per lei ma non so cosa fare. Sento il telefono squillare. È Marcus. – L’ho trovato- mi dice. Stacco la chiamata e ci incontriamo entrambi al Midnight Palace. Entriamo dentro e mostriamo tutto al Capo. – Quindi voi due vorreste dirmi che in questo modo il signore qui presente e il bellissimo spiritello del cielo possono stare insieme?- chiede ironico. Annuiamo. – Sarà da vedere- continua. Con la forza del pensiero chiamo John e il membro del consiglio degli anziani. Fanno tutti una grande riunione mentre io non riesco a darmi pace sull’esito finale. – Stai calmo o ti verrà un infarto- mi dice Marcus lucidando la sua pistola. La porta si apre. Tremo. Un solo gesto,un solo piccolo gesto mi stravolge la vita. John annuisce mi sorride. – Ah ah- inizio a saltare. Sono felicissimo. Devo andare assolutamente da Sarah,devo dirglielo. – Grazie- dico mettendo una mano sulla spalla a Marcus. – Si ma ora non ti montare la testa ragazzino- dice mettendosi una sigaretta in bocca e sorridendomi. Corro. Corro più che mai. Sento il freddo sulla mia pelle sudata,sento il cuore battere a tempo con i miei piedi,sento la felicità invadere il mio stomaco. Non riesco a non pensare a come sarà felice Sarah,a come passeremo i nostri giorni,felici,a come passeremo il nostro Capodanno. Non vedo l’ora di abbracciarla,stringerla,baciarla,sentire il calore del suo corpo e il sapore delle sue labbra. Non vedo l’ora di essere felice,di nuovo. Non vedo l’ora di essere il suo tutto,non vedo l’ora che lei sia di nuovo la ragione del mio sorriso. Perché è così. L’amore ti colpisce e in un attimo sei fottuto. Ma capisci che forse quella è la cosa più giusta che stai facendo nella tua vita. Stai amando,insomma,stai vivendo! Stai rendendo la tua vita perfetta solo guardando una persona,quella persona. E tutto diventa ancora più perfetto quando la vedi sorridere,quando sorride con te,per te. Tutto è perfetto. E sai che vi dico? Che vale la pena sbagliare. Vale la pena cadere. Perché dopo sei più forte e ami di più e sei pronto a fare di più. Questa ragazza mi ha stravolto la vita! Corro fino a casa sua. Busso il campanello ma nessuno apre. Uno,due,tre,quattro volte. Il cuore mi sale in gola e non scende più. È successo qualcosa,me lo sento,lo vedo. – Sarah- sussurro.

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Capitolo 21
*** Segni della sua assenza POV SARAH ***


Capitolo 21: Segni della sua assenza POV SARAH Uno,due,tre. È facile farlo. Lento,doloroso ma pur sempre soddisfacente. Uno,due,tre. L’acqua nella vasca è davvero calda e rigenerante,peccato che ora sia diventata sporca. Tremo ad ogni piccolo segno che mi creo con quella lametta. Guardo il mio sangue scorrere lento mentre si mischia all’acqua della vasca. Ormai l’acqua è rossa. Ne sono piena. Braccia,cosce. Promisi a me stessa di non farlo più,ma non ce l’ho fatta. Perdere Robert è una delle cose che volevo non accadesse mai,ma purtroppo è successo e io...beh io mi trovo qui dentro circondata da litri e litri di sangue. Non ho tolto nemmeno l’intimo,semplicemente mi sono tuffata. Non potevo più aspettare,questo dolore è allucinante. Quindi,meglio gettarlo fuori,meglio soffrire così. Hanno bussato alla porta,ma meglio lasciare il mondo fuori,meglio morire qui dentro. Tutto è migliore se non posso avere lui,se non posso appoggiarmi più a lui tanto vale la pena morire. Questa vita è già così insignificante,poi lui deve andare via e allora meglio che vada via anche io. Magari in questo modo,magari lentamente. Un rumore disturba i miei pensieri. Qualcuno sta bussando alla porta del bagno. – Sarah sei lì? Sarah rispondi!-. È la voce di Robert. Decido di non rispondere. Non posso soffrire ancora,più di così basta! – Sarah!- urla battendo le mani sulla porta. Chiudo gli occhi e taglio,ancora. Uno,due,tre. Ad ogni taglio scende una lacrima. Ad ogni suo richiamo,ogni suoi battere le mani sulla porta,ad ogni suo imploro scende giù una lacrima. Appoggio la testa sul bordo della vasca. Sono stordita,non capisco più nulla. Un grande tonfo mi fa sobbalzare ma rimango sempre stordita. Vedo tutto offuscato. – Cazzo,Sarah! Oh merda,merda,merda!- sento imprecare Robert. Mi prende per un braccio,capisco cosa sta succedendo. – Sarah forza dai. Su,alzati- dice tirandomi fuori dalla vasca che subito svuota. Prende un asciugamano e l’appoggia sul letto appoggiando anche me. – Sarah,su,guardami!- dice dandomi leggeri schiaffetti. Apro gli occhi lentamente. Inizio a respirare come se avessi appena terminato un’apnea. – Ehi,ehi guardami- dice prendendo il mio viso tra le sue mani. Lo guardo,guardo i suoi occhi profondi e mi ci perdo. – Rispondimi,ti prego- dice con un sussurro e con voce triste. – Si- sussurro. Lascia un sospiro di sollievo. Mi prende di nuovo e ritorna in bagno,riempie la vasca e ci mette tantissimo bagnoschiuma. Mi ci fa immergere dentro. Dopo un po’ esco e mi avvolge attorno all’accappatoio. Entriamo in camera e mi prende una tuta dall’armadio. – Ok,ora,t-ti prometto che non guardo ok?- mi dice. Gira la faccia dall’altro lato e gentilmente mi sfila il reggiseno e mi fa indossare la maglia. Poi passa agli slip. Lo vedo arrossire mentre cerca di non guardare. Le ferite continuavano a sanguinare ed io continuavo a piangere. Prende del disinfettante e delle bende e mi medica. Tremo ad ogni suo singolo tocco. Finisco di vestirmi e poi inizia ad asciugarmi i capelli. Rimango immobile,sul letto continuando a far scendere lacrime. Si ferma sulla porta e mi guarda da lontano. Guardo le mie braccia e un brivido mi attraversa la schiena. Le fasce già si sono sporcate. Sbuffa e sbatte un pugno contro l’armadio in camera da letto. -Perché cazzo l’hai fatto eh?- mi chiede urlando e avvicinandosi a me. -Perché tu non ci sei- rispondo con un filo di voce. -Non deve dipendere tutto da me cazzo,c’è un mondo la fuori- urla ancora. Ma io sento ancora più dolore. Non nelle braccia,non sulle cosce,ma nel cuore. -No,tu sei il mio mondo,e porca troia quando lo capisci?- inizio a incavolarmi anche io. -Smettila di fare cose stupide- sussurra ora abbassandosi di fronte a me. – Non andare via- dico tremando con quel po’ di voce che mi rimane. -Io non sto andando via-. -Si tutti vanno via,vanno via da me e tu stai facendo lo stesso-. – Ma allora proprio non capisci? Proprio non vuoi farlo entrare in quella testolina dura che ti ritrovi- dice toccandomi con l’indice la testa. – Io non ti lascio! Preferirei morire sotto un treno ma non ti lascio!- dice appoggiando le sue mani sulle mie. – E allora? Noi tanto non possiamo stare insieme!- dico urlando e continuando a far scendere lacrime. Si allontana e prende un foglio. Me lo mostra. – Qui,dice chiaramente che possiamo stare insieme,ovviamente evitando di generare eredi- dice sorridendomi sincero. – Stavo venendo per dirtelo e poi..- non continua la frase. Inizio a piangere,singhiozzando. Gli salto praticamente addosso e lo abbraccio. Mi stringe a sé e mi bacia la testa. Mi bacia. Prima delicatamente,poi aumenta il bacio come se quello di oggi non gli fosse bastato. In realtà non è bastato nemmeno a me. Mi mancava da morire! Cavolo quanto mi mancava! Ci sdraiamo sul letto sempre baciandoci. Si posiziona sopra di me. – Ahi!- sussurro. – Oh,scusa le ferite scusami- dice staccandosi. – Non fa nulla- lo rassicuro. Mi accarezza una guancia ma io mi tuffo di nuovo tra le sue braccia. – Quanto cavolo mi sei mancato Rob,tanto,troppo- sussurro. – Shh,amore-. Lo bacio e lo stringo a me. Finiamo di nuovo sdraiati ma si regge per non farmi male. Infila una mano sotto la mia maglia e inizia a fare dei piccoli disegni senza senso sulla mia pancia. Mi stacco. – Merda- sussurro mantenendomi le braccia. Inizio a lacrimare di nuovo. – Scusami. È colpa mia- mi dice alzandosi. – No Rob...non fartene una colpa- dico seguendolo con lo sguardo. – Si è colpa mia. Quelli sono i segni della mia assenza- dice voltandosi di spalle. Lo sento tirare su col naso. Mi alzo di scatto dal letto,come fosse l’istinto. Appoggio una mano sulla sua spalla ma lui non si volta. – Robert,non è colpa tua. Non è colpa di nessuno dei due. Ci hanno impedito di stare insieme loro,non l’hai deciso tu!- dico piano e con voce dolce cercando di farlo calmare. – Ma no! Non ho fatto abbastanza! Ti ho ridotta a farti del male da sola! Avrei dovuto fregarmene di quelli e stare con te e lottare per questo amore in tutto e per tutto- dice con una voce rotta dal pianto. – Tesoro- dico facendolo girare. Prendo il suo viso tra le mani e lo appoggio sulla mia fronte. È la prima volta che vedo delle lacrime sul viso di Robert. È impressionante. Sembra l’essere più indifeso sulla faccia della terra. – Amore...guardami,guardami- sussurro. Finalmente mi guarda negli occhi. – Tutto quello che hai fatto è semplicemente stupendo. Hai rischiato per me,per noi,per il nostro amore. Sei venuto fin qui,mi hai salvata. Di nuovo. Mi hai curata come se fossi l’unica persona rimasta sulla Terra e dovessi rimanere per forza in vita. Mi hai aiutato,ancora una volta. Adesso sei qui,tra le mie braccia e stai piangendo insieme a me-. È vero,stavo piangendo anche io. – Ma non so per cosa visto che tutto quello di cui abbiamo bisogno è proprio qui davanti ai nostri occhi- finisco asciugandogli le lacrime. – Ti giuro,ti giuro che sei la cosa più bella che potesse capitarmi. Ti giuro che ci sarò sempre per te e che non me ne andrò mai più,questa è l’ultima e sacrosanta volta! Ti giuro che ti renderò la ragazza più felice del pianeta,ti giuro che ti porterò ovunque tu voglia. Ma ti prego tu non lasciarmi andare,perché come io ho salvato te,tu hai salvato me- dice facendomi uscire altre lacrime. – Io resto- sussurro convinta. – Ti amo- dice guardandomi negli occhi. – Per sempre- rispondo. Sprofondo di nuovo tra le sue grandi braccia e mi faccio cullare da quel calore,non corporeo,ma quel calore che puoi sentire solo quando ami. Restiamo così per almeno cinque minuti,non riuscendoci a staccare. Eravamo stati lontani troppo tempo. Ci stacchiamo e gli stropiccio i capelli. Mi attrae a sé baciandomi leggermente sulle labbra. – Vuoi vedere una cosa?- gli chiedo. Annuisce. – Non so però se ho le forze per riuscirci- continuo. Prendo la sua mano e la stringo forte. Mi concentro. Chiudo gli occhi. Subito il freddo penetra nelle nostre ossa. Non siamo più al coperto. – Sarah! Ma come hai fatto?!- mi chiede. Gli sorrido e lo trascino con me. – Ti ricordi questo posto vero?- gli chiedo. – Come potrei non ricordarlo?- mi sussurra abbracciandomi da dietro. – Questo luogo è speciale...l’inizio di tutto- continua. – Si,però ricorda che ti ho incontrato nella metro- dico ridendo e voltandomi verso di lui avvolgendo le mie braccia al suo collo. Sorride. Si avvicina piano alle mie labbra. Dopo tanto tempo,avvampo. Non so perché,non so come,ma è come se quel luogo mi ricordasse le stesse emozioni del nostro primo bacio. Le farfalle nello stomaco non tardano ad arrivare e sento le guance bollenti. Il cuore mi batte a mille. Ci appoggia una mano sopra e sorride ancora. Fa sfiorare delicatamente le nostre labbra. Sembra ci provi gusto e mi vuole davvero morta a terra. Finalmente si decide a baciarmi. Il bacio sembra lo stesso di una settimana fa. Sembra passata un’eternità da quell’uscita. Lo stringo a me e affondo le mani tra i suoi capelli ribelli mentre lui gioca con i miei. Sorrido. Un piccolo fiore di pesco cade proprio tra i nostri visi. È un bocciolo e sta aspettando con ansia di aprirsi. In un attimo sboccia diventando un bellissimo fiore. Rob lo prende e lo appoggia tra i miei capelli. – Adesso sei perfetta- dice sorridendomi. Prendo ancora la sua mano e chiudo gli occhi. Il calore della casa inebria le nostre narici. Cado pesantemente sul letto mantenendomi la testa. – Tutto bene?- mi chiede premuroso. – Si,solo un giramento di testa- lo rassicuro. Mi mette sotto alle coperte e mi sorride. Si toglie leggermente la maglia restando con il petto nudo. Vado in fiamme e porto le mani sugli occhi. Scoppia a ridere cercando di togliermi le mani da sopra gli occhi. – Ahahah Sarah dai! Sono io! Ahaah- dice ridendo come un idiota. Ma non c’è nulla da ridere! Finalmente lo guardo e....MAMMA SANTA! È semplicemente uno schianto! Qualcosa in me mi fa avvicinare a lui. Mi guarda le labbra ed io guardo le sue. Ci baciamo ancora e ancora. Sorrido. – Cos’è questo? Gli chiedo indicando un tatuaggio sul fianco sinistro. – Oh,quello. È il segno di riconoscimento tra i Demoni- risponde. Rimango un attimo perplessa e in silenzio. Era una specie di U con due segni verticali sopra. – Ah vieni qua scricciolo!- dice saltandomi addosso e facendomi il solletico. - Come fai ad essere sicuro di amarmi se son più le volte che ti faccio male e non quelle che ti faccio bene?- gli chiedo curiosa aspettando una risposta. - Perché anche quando piango per te non riesco a smettere di pensare che tu sia la cosa più bella sulla faccia della terra- risponde sulle mie labbra. Ci intrufoliamo sotto le coperte entrambi. Appoggio la testa sopra al suo petto e con la mano inizio a fare dei piccoli disegni. – Mi fai il solletico- mi dice. – Nha! Tu non soffri il solletico!-. C’è un attimo di silenzio. – Grazie,di tutto- sussurro ormai nei dormiveglia. – Grazie a te perché vivi,ogni giorno,e lo fai al mio fianco- mi dice baciandomi la testa. È incredibile! In una giornata sola ho provato tutte queste emozioni. È davvero tutta la mia vita. Ed io scioccamente,ho rischiato di perderla. Non lo lascerò mai più solo,gliel’ho promesso. Mi lascio cullare ancora un po’ da quella dolce ninna nanna che sta canticchiando e mi addormento. Ormai tutto quello di cui ho bisogno è qui,tutto il resto è cenere.

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Capitolo 22
*** La fine e l’inizio di tutto POV ROBERT ***


Capitolo 22: La fine e l’inizio di tutto POV ROBERT Mi sveglio,scosso dal rumore della città. Mi stiro delicatamente i muscoli e mi accorgo che lei è ancora accanto a me,bellissima come sempre. I capelli mossi,il viso limpido e quelle dannate bende sulle braccia. Appoggio le labbra sulla sua guancia e mi alzo. Vado in bagno e faccio la doccia,ma decido anche di farmi la barba. Ormai la metà dei miei effetti personali si trova qui e metà a casa mia. Sorrido insieme ai miei stupidi pensieri. Mi asciugo e indosso i boxer. Ritorno in camera da letto cercando l’asciugacapelli. Vedo Sarah girarsi nel letto e poi aprire gli occhi lentamente. Passo l’asciugamano tra i capelli scuotendoli. Rimane paralizzata come ieri e diventa tutta rossa ma poi un bellissimo sorriso le si forma sul viso. – Buongiorno- dico sorridendo e sedendomi sul letto. – Giorno- dice sedendosi anche lei. Ci guardiamo in un minuto sconfinato negli occhi. Si avvicina al mio viso mordendosi il labbro e poi mi stampa un bacio. Ride mentre scombina ancora i miei capelli. Mi alzo. – Dove trovo un asciugacapelli?- dico ridendo. – Nel terzo cassetto del mobile del bagno- risponde alzandosi e andando in cucina. Non ricordavo dove l’avessi posato ieri. Finisco di prepararmi e vado anche io in cucina. Oggi è una splendida giornata di sole anche essendo l’ultimo dell’anno. E avere il sole qui,a Londra,è un miracolo. La vedo armeggiare con il forno e in un attimo posiziona dei croissant sul tavolo. Le sorrido e mi avvicino a lei. – Come va?- le chiedo prendendo tra le mie mani i suoi polsi. Li scruto attentamente ma lei si scansa. – Sarah..- la chiamo. – Meglio- dice fingendo un sorriso. – Non va meglio- ribatto. – O almeno da quello che vedo- dico indicando il suo pantalone. Il punto dove si era tagliata era sporco di sangue. Corre in bagno e sento aprire il getto caldo della doccia. Rimango fuori appoggiato alla porta ad aspettarla. Fino a che non sento dei singhiozzi. Merda! Sta piangendo! Ma non mi potevo cucire questa maledetta boccaccia? – Va tutto bene Rob- mi anticipa. Ma dalla sua voce capisco che non va bene per niente. Aspetto ancora un po’ e poi la vedo uscire già con le bende cambiate e in intimo. In un attimo divento un pomodoro. È incredibile l’effetto che mi fa. Non dovrei arrossire davanti a un sedere e a delle tette. La seguo in camera e la vedo vestirsi. Insomma come se poco prima non fosse successo niente. Indossa un jeans con le sue solite converse e un maglione verde che scende sulla spalla destra. Passa accanto a me e mi sorride. Questa ragazza è strabiliante. La guardo mentre in bagno aggiusta i capelli,si lava i denti e si trucca. – Finito!- dice soddisfatta davanti a me. Poi,con il sorriso più bello,mi accompagna a tavola a fare colazione. Decidiamo di uscire perché è già troppo tempo che siamo chiusi qui. È davvero bellissima. Il maglione mette in risalto i suoi bellissimi occhi. – Comunque scusa per prima- le dico mentre chiude casa. Si avvicina a me. – Scusa di che? Non hai fatto nulla Rob,smettila di scusarti!- dice prendendo il mio viso tra le mani. All’improvviso sembra che abbia sentito un buon odore perché si avvicina al mio collo e inizia ad annusarmi. – Cosa sei ora? Un cane?- dico ridendo. – Ma che dici scemo!- mi dice dandomi un colpetto sulla testa. – Cos’è?- mi chiede continuando ad odorare. – Mhh,se non mi sbaglio melograno e mandorle- rispondo. – Mhh- dice bagnandosi le labbra con la lingua. Sorrido. Arriva ad odorare il mio mento ma la anticipo e finalmente la bacio. Sorride e mi prende per mano. – Hai idea di dove andare?- mi chiede ancora. – Oggi più domande del solito,vero?- dico ridendo. Sorride. – Comunque no. Non lo so. Ma guarda qui!!!- dico mostrandogli una Nikon d3200. Per un attimo non respira ma poi mi salta addosso. – Che bello!!!- dice sorridendo mentre io la faccio roteare. Le prendo la mano e le sorrido. Questa giornata è tutta sua! Iniziamo a girare per Londra facendo foto a non finire. Credo che con tutte le foto che mi ha fatto riuscirò a fare il calendario 2014. Dopo un po’ prendo anche io la macchina fotografica e inizio a farle tantissime foto senza che lei se ne accorga. Sono tutte spontanee e bellissime. Poi,la cosa che mi preoccupava di più,mi costringe a farcele insieme. Odio le foto,vengo sempre male! Facciamo tantissime foto insieme le più improbabili,le più romantiche. Mi soffermo su una in particolare mentre le osservo una ad una. In un attimo scoppio a ridere. Sarah vicino ad un Beefeaters che lo indica sorridendo ed io un po’ più avanti che rido come un idiota. Sarah si volta e mi viene accanto. – Questa è la più bella!- dice sorridendo e baciandomi una guancia. Sorrido anche io. La mattinata passa in fretta e nel pomeriggio non sappiamo che fare. Così Sarah mi costringe ad andare a salutare la mia famiglia. Bussiamo e...- Oh Sarah! Ma che sorpresa! Ma che ci fai qui???- domanda mia madre abbracciandola. Tutta la mia famiglia accorre a quelle urla e per almeno 1 minuto non lasciano libera Sarah dagli abbracci. Entriamo dentro e subito mia madre inizia a farle tante domande. Più li guardo insieme e più mi accorgo di quanto sia speciale Sarah. È riuscita a conquistare i miei in così poco tempo e le mie sorelle l’adorano,perfino Victoria! Mi sorride anche lei di tanto in tanto prendendo la mia mano e stringendola. Fatte le sei,ci alziamo,salutiamo e ritorniamo alla cara mamma Londra. – Dove ceniamo?- mi chiede all’improvviso distraendosi da i suoi pensieri. – Oh finalmente si degna di parlarmi dopo ben 3 ore!!!- esclamo. Fa la faccia delusa e poi si accoccola sotto le mie braccia. Le bacio la testa. – Comunque siamo con i ragazzi- le dico. D’improvviso ci teletrasportiamo. Rimango scioccato e i brividi non smettono di percorrermi la schiena. – Sarah,ti prego,avvisami prima di farlo- dico tentando di respirare. Rimaniamo incollati a quel panorama. Siamo sul London Eye. Sospiro tenendola stretta a me. La osservo,finalmente felice. Quel suo odore che penetrava, fin dentro le ossa. Non saprei dire di che cosa si trattasse, ma mi dava i brividi ogni volta. Quel momento era semplicemente perfetto. – Rob- mi chiama. – Dimmi-. - Mio padre mi diceva che quando ti innamori per la prima volta, la tua vita cambia per sempre, e per quanto tu ti sforzi di liberartene, quella sensazione non ti lascia più- dice molto lentamente. La stringo più forte a me come se volessi proteggerla da quel ricordo che,già sapevo,stava viaggiando nella sua mente. – Aveva ragione- sussurro. – Mi ami Rob?- mi chiede dubbiosa. – Certo che ti amo. Che domande mi fai?- dico girandola verso di me. Sorride e poi mi bacia. – Andiamo?- sussurro. Prende di nuovo la mia mano e siamo lì. La guardo storto per non avermi avvisato ma mi sorride e sorrido anche io. I ragazzi ci accolgo con tanti abbracci e Sarah aiuta Anna e le ragazze a finire di preparare mentre noi ragazzi giochiamo alla Wii. – È pronto!!!!!!- il grido di Anna ci spiazza e subito ci sediamo a tavola. Passiamo la serata a parlare di sport,programmi televisivi interrotti ovviamente dalle battute mie e di Kellan. Non poteva certo mancare poi il gioco del mimo dove Sarah è una frana e fa perdere tutti. Poche volte si avvicina a me e si attacca alle mie labbra. Ma va bene,nemmeno a me piace stare abbrancati tutto il tempo. Bisogna divertirsi! Essere amici! Il tempo passa in fretta e ci ritroviamo tutti fuori pronti per partire verso il Big Ben. Andiamo a piedi visto che non è tanto distante. In poco tempo ci ritroviamo lì sotto. O meglio dire lontani almeno 500 Km. C’è quasi tutta Londra qui sotto! Prendo la mano di Sarah. – Vieni- sussurro. Iniziamo a farci spazio tra la folla mentre guardo impaziente l’orologio. Questo è uno dei suoi sogni e voglio che si realizzi per vedere la felicità sul suo volto. Riusciamo a farci spazio e arriviamo fino a sotto. L’orologio segna le 23:55. La sento tremare. Si volta verso di me. – Sai,non credevo di riuscire ad arrivare fino a qui. Ricordo il giorno in cui ti vidi in quel treno e tu,sbruffone ti rubasti il mio posto. E ancora quando ti incrociai al bar,al parco. Quando mi aiutasti con i barattoli,a pitturare,quando mi salvasti la vita per la prima volta. Quando vidi per la prima volta la neve,quando scoprì cosa sei,quando ebbi la paura di perderti. La seconda volta che mi hai salvato,le tue prime gelosie,la nostra prima litigata,la nostra uscita. Il nostro primo bacio,il nostro bagno a mare il 23 Dicembre,i tuoi,il Natale più bello di tutta la mia vita. I miei poteri,il nostro breve addio e noi due di nuovo insieme. Non credevo che in così poco tempo avrei provato tutto questo. Non credevo di incontrare una persona come te,che mi ama,per quella che sono. Non credevo di farcela. Ma ce l’ho fatta- dice stringendo le mie mani. -2 minuti. Sento il suo cuore battere forte. I miei occhi si fanno lucidi insieme ai suoi. – Io non credevo di riuscire a mostrare a qualcuno quello che sono veramente senza essere cacciato via. Non credevo di riuscire ad amare una persona così immensamente. Non credevo di fare molte cose ma ce l’ho fatta- sussurro facendo scendere qualche lacrima. - Ti amo,Sarah. Sono quel che sono grazie a te. Tu sei ogni ragione, ogni speranza, e ogni sogno che ho mai avuto, e non importa cosa ci accadrà nel futuro, ogni giorno insieme è il miglior giorno della mia vita- dico stringendola a me. – Per sempre- sussurra. La folla inizia a creare una specie di coro e noi ci accorgiamo di essere alla fine di tutto il dolore e all’inizio della felicità. – 10,9,8,7,6- dico iniziando a urlare anche io. Sarah subito mi segue lacrimando con il sorriso sulle labbra. – 5,4,3,2,1-. – HAPPY NEW YEAR!!!!!- urliamo a squarciagola saltando. L’abbraccio fortissimo. I fuochi non tardano ad arrivare. Li guardiamo sorridendo e abbracciati. La guardo,felice..Ci sono riuscito! Mi guarda a sua volta. Mi avvicino piano alle sue labbra. La bacio. Mordo il suo labbro inferiore. La stringo a me. È davvero così...così. Questa è la nostra notte! La porto in un angolo più isolato cercando di parlarle. Mi sorride emozionata. – Tutto è nato da uno sguardo,non so perché,non so come. Ma in quel preciso istante tutto si è spento e sei rimasta tu. E poi è nata la voglia di sentirti,di vederti,come un desiderio inarrestabile,una sete che non trova acqua...la mia ossessione più grande! Ti sento ovunque! Nella musica,nelle giornate che finiscono,sui miei vestiti. Perché amare significa vivere,significa soffrire e se lo sto facendo ora voglio continuare a farlo-. Guardo le sue lacrime scendere ma gliele asciugo. – Tutto questo vortice di parole,emozioni,può essere raccontato solo in una storia....LA NOSTRA!- continuo. La musica e la confusione ad alto volume fanno da sottofondo. Mi bacia ed io la bacio. La voglio,la desidero. Aumenta il bacio attaccandosi di più a me. Ci stacchiamo a fatica e ci sorridiamo. – Andiamo?- le chiedo porgendole la mano. La afferra e la stringe. – Andiamo!-.

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Capitolo 23
*** Tutto d’accapo POV SARAH ***


Capitolo 23: Tutto d’accapo POV SARAH Due mesi dopo... Sono nel letto rilassandomi tra il calore delle coperte e quello del corpo di Rob. Mi accoccolo a lui e sospiro sorridendo. È così tenero mentre dorme,tenero da mangiarselo con gli occhi. Ripenso a tutto quello che è successo da quel 31 Dicembre. Da quel bacio e quelle dolcissime parole sotto al Big Ben fino ad ora. Sono successe davvero tantissime cose. Inizio a toccare le cicatrici sulle mie braccia. Ormai è un vizio. Ah,ecco la prima cosa sono le cicatrici. Grazie a Robert in questi due mesi non è più successa una cosa del genere. Io ho finalmente pubblicato il mio libro che in pochissimo tempo ha riscosso tantissimo successo vendendo più di 300.000 copie in tutto il mondo. Robert è stato chiamato da una casa discografica e ha pubblicato il suo primo disco. Diciamo che ora possiamo mantenerci da soli,senza l’aiuto dei nostri genitori. È davvero una soddisfazione quando riesci a fare qualcosa con le sole tue forze. Dopo tutto sono successe tante cose ma la routine è sempre la stessa. Colazione,lavoro,uscita con gli amici o a casa davanti a un film. Sto pensando che ce l’abbiamo messa davvero tutta questi due mesi. Abbiamo lottato contro tutti e tutto,contro qualsiasi cosa che cercava di separarci. Perché del resto non basta innamorarsi. Se decidi di stare con qualcuno non è così semplice, devi anche prendertene cura. Devi anche renderlo felice. Devi anche imparare a venirgli incontro quando è necessario. Quando ne ha bisogno. L’ amore non basta, non basta. Ci si deve anche sopportare, spesso e volentieri. Ci si deve tenere stretti. Soprattutto tenere stretti. E noi due ci siamo riusciti. Al solo pensiero mi vengono i brividi e mi stringo di più a lui. ‘Driiiiiin’. Come non detto. La sveglia suona e so che prima o poi dovrò abbandonare quel letto caldo per catapultarmi sotto il getto della doccia per poi andare a lavoro. Ah dimenticavo...Oltre al libro mi hanno anche accettato in una rivista ed ora do consigli alle donne di tutta Londra sull’amore. Buffo no? Io,che do consigli sull’amore. Sento Rob voltarsi nel letto e mettersi su un fianco di fronte a me. – Da quanto sei sveglia?- mi chiede con la voce impastata dal sonno. – Buongiorno- dico sorridendo. Fa una smorfia richiudendo gli occhi. Dimenticavo ancora...Oggi sto dimenticando davvero troppe cose. Io e Rob viviamo insieme ormai,nella mia piccola casetta. Sembra fatta apposta per noi due. Devo dire che non è facile vivere con lui ma contemporaneamente adoro tutto quello che fa. Quando lascia i panni sporchi in giro e quando non posa i puliti nell’armadio,quando preme il dentifricio a metà tubetto,quando non pulisce il bagno dopo aver fatto la doccia e quando lascia i fogli con gli spartiti dappertutto. Ma credo che anche lui debba sopportarmi. Quando per esempio,come l’altra volta,feci diventare i suoi boxer rosa e la sua maglia ad una taglia baby. Oppure quando lavo i calzini in lavatrice lui ne ritrova sempre uno solo,oppure ancora quando una volta scambiai i flaconi dello shampoo e si lavò con il detersivo. Beh devo dire,che mi deve sopportare davvero tanto per essere ancora qui. All’improvviso mi ricordo di una cosa e mi alzo precipitosamente nel letto. La corsa per l’acqua calda. L’abbiamo chiamata così io e Robert. Purtroppo la mia caldaia è un po’ particolare,e quindi solo chi apre l’acqua per primo riesce a lavarsi con l’acqua calda. Poi,si deve aspettare un determinato tempo per riaverne dell’altra. Così tutte le mattine facciamo a gara a chi riesce a buttarsi per primo. Mi avvio di corsa nel bagno ma lo sento alzarsi. Un tonfo mi fa spaventare così mi affaccio dal bagno. È Rob ed è inciampato in uno dei suoi spartiti. Ben gli sta! Una risata fragorosa mi colpisce. Ma appena lo vedo rialzarsi corro in bagno. Cerco di chiudere la porta ma la sua forza è superiore alla mia così riesce ad entrare. Resta un’ ultima cosa da fare. Fare a gara a chi si butta per primo. Inizio a sfilarmi i pantaloni mentre lui toglie la maglia. I calzini,le pantofole. Lo vedo fiondarsi dentro e aprire l’acqua. Non ci penso nemmeno due volte e non mi arrendo gettandomi anch’io. Dopo uno sguardo vincente ci accorgiamo di essere ancora metà vestiti. Lui ha i boxer,io la maglia e gli slip. Ridiamo come due cretini. – Ti ho proposto tante volte di fare la doccia insieme ma tu niente- dice prendendo il bagnoschiuma. Arrossisco. – Faccio il più veloce possibile- continua gettandomi fuori. – Robert!!!!!- urlo,ma ricevo solo dei boxer sul viso che getto a terra diventando come un pomodoro. Vado in cucina e mangio qualcosa. Decido di non preparare nulla a Robert. Questa è la mia vita! Ripeto a me stessa sospirando. Tutte le mattine la stessa storia. Esce dal bagno già con i jeans con un sorriso da vincitore. – Se non c’è dell’acqua calda giuro che ti spenno!- dico puntandogli un dito contro. Alza le mani in segno di resa. Mi getto sotto la doccia e devo dire che l’acqua è abbastanza calda,anzi,caldissima. Metto un jeans con una maglia con i Memes e una felpa blu sopra. Mi trucco leggermente e lego i capelli in un codino alto. Vado in cucina e lo vedo armeggiare ai fornelli. Rob,in cucina è una FRANA! Sorrido e mi avvicino. – Lascia fare a me- dico scostandolo e in un attimo è pronto. – L’acqua era stranamente e troppo calda- dico versandomi del succo. – Si,mi sono lavato con l’acqua fredda- dice mordendo un toast. Qualcosa mi dà un pugno allo stomaco. Qualcosa mi dice di andare lì e strangolarlo di baci,qualcosa mi dice di rimanere con lui tutta la giornata e non andare a lavoro o magari tutta la vita. – Oh,grazie- dico abbracciandolo. – Di niente,e poi io sono abituato al freddo- dice sorridendo. Gli sfilo il toast che sta per mettere in bocca e lo bacio delicatamente. Metto tra le mani il toast ed esco. – Buona giornata amore- dico sorridendo. – Questa me la paghi stronza!- mi urla. Rido. È davvero buffo quando mi insulta,perché non lo fa con cattiveria. È tutto un modo per dire “Ti amo cucciola”. Ed è dolcissimo. Decido di non teletrasportarmi stavolta,tanto sono in anticipo. Mi godo quel leggero raggio di sole che copre vari pezzi della città. Tra due giorni è primavera e non vedo l’ora. O perché è il mio compleanno o perché mi è sempre piaciuta la primavera fin da quando ero piccola. Papà mi portava sempre sulle giostre dopo la scuola perché non pioveva più e il giorno del mio compleanno era sempre il più bello. Arrivo in ufficio e saluto i miei colleghi. Sono la più giovane qui eppure mi rispettano tutti,ho perfino una scrivania! Mi siedo e la direttrice mi porta il lavoro da svolgere. Prima di iniziare,come sempre do uno sguardo alla foto che ho incorniciata. Quella di me e Rob con un Beefeaters. Sorrido ancora al pensiero di quella giornata. Inizio a lavorare. Guardo tutte le domande che ci sono sul foglio. Certo che alcune sono proprio idiote! Ne scelgo una così a caso,tanto nessuna ha senso. Ad ogni cosa che scrivo penso sempre se succedesse a me e Robert io cosa farei. Sfogliando altre domande ne trovo una davvero vecchia ormai. San Valentino. Sorrido. Ripenso a quel giorno che ricordo come se fosse ieri. Qualcuno direbbe che è stata davvero una cosa stupida ma per me è stato davvero il regalo più bello. Tornavo da casa dopo una lunga e stancante giornata di lavoro. Apro la porta e trovo tantissimi petali di rosa che creano un percorso fino in camera da letto. Qui c’erano altri petali a terra e sul letto e tantissime candele. Rimasi ipnotizzata da tutto quello. La tv era accesa con il muto e sul letto c’era un dvd,tanti popcorn,patatine e nutella. Poi un bigliettino. Guardami. Misi il dvd e lo avviai. Uscì Robert sorridente più che mai. Prima inizia a parlare di noi due ed io davvero non posso evitare di piangere e poi una frase che non posso mai dimenticare. Vuoi essere il mio San Valentino? La tv si spegne,mi volto e c’è lui appoggiato alla porta. Gli vado incontro abbracciandolo e lo bacio. Qualcosa mi distrae e mi fa tornare al mio lavoro buttando quell’insulsa domanda. La mattinata passa così. Nella pausa pranzo chiamo Rob. – Tutto bene o sei ancora triste per il toast?- dico dando un morso al mio panino. – Non lo so,forse ci sono rimasto davvero tanto male e sto facendo le valigie per andarmene- risponde. Sorrido. Mi affretto ad andare in un corridoio isolato e mi teletrasporto. Lo vedo in camera da letto con i suoi soliti fogli in mano. – Oh si certo,stai proprio per partire- dico ridendo. Si volta di scatto e ride. – Però ti ho fatto spaventare. Credevi davvero che l’avrei fatto?- mi chiede appoggiandomi le mani sui fianchi. Dio quant’è alto e quant’è bello. – No,era per prenderti in giro- dico abbassando lo sguardo,sapendo di non essere all’altezza di quei bellissimi occhi. Mi fa alzare il viso. – Ok,comunque avevo bisogno di un tuo bacio per trovare l’ispirazione- dice sulle mie labbra. Ci baciamo proprio come due ragazzini,appoggiati ad un muro. – Ora devo scappare- gli dico staccandomi. Annuisce. Mi avvicino alla sua guancia e lo mordo ma poi scappo via. – Ti aspetto stasera!- mi minaccia ma io mi teletrasporto. Il pomeriggio passa allo stesso modo. La sera,verso le sei,mi reco al supermercato per prendere qualcosa da mangiare. Torno a casa. – Sono a casa!- urlo posando le chiavi. Lo guardo e gli sorrido avvicinandomi a lui. Mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Aumenta il bacio. – C’è qualcosa che non va?- dico stranita. – Lo sai che mi machi e che stare da solo qui è angosciante- dice staccandosi. Gli accarezzo una guancia. – Ti amo- sussurro. Mi alzo sulle punte e lo bacio mentre quel filo di barba mi punzecchia le mani ghiacciate. Inizio a preparare un po’ di carne con l’insalata e poi vado a cambiarmi. Ritorno in cucina e mangiamo. – Che hai fatto oggi?- mi domanda. – Nulla,solite cose. Certe persone fanno proprio domande stupide- dico bevendo un po’ d’acqua. Sorride. – E ovviamente la signora è intelligente- dice ironicamente. – No,ma uno che chiede “Non mi è piaciuto il regalo di San Valentino,che faccio?”- dico imitando una voce da gallina. Sorride mentre sparecchiamo. – Ok,è da ricovero. Ti ricordi il nostro?- sussurra imbarazzato. – Certo. Bellissimo come te- dico sorridendo. Mi fa la linguaccia e va a cambiarsi anche lui. Cerco di mettere un po’ in ordine la casa. – Che fai?- mi chiede con lo spazzolino in bocca strofinandosi i denti. – Non vedi? Metto in ordine- continuo. – A quest’ora?- mi fa notare. Beh,in realtà sono le undici,già troppo tardi per me e per il mio sonno. Torna di là a occuparsi dei suoi denti. Mi lascio andare sul letto sospirando. – Stanca?- mi chiede. – Perché me lo chiedi?- dico alzandomi sulle braccia. – Perché volevo un po’ di coccole- dice con la voce da cucciolo. Sorrido e lo bacio. Ad ogni bacio,ogni morso,ogni sospiro,ogni tocco è un brivido,un desiderio in più. Sorrido sulle sue labbra,assaporandole l’ultima volta per quel giorno. Chiudo gli occhi e sento le sue braccia attorcigliarmi la vita. Sento il suo respiro caldo sul collo. – Sei davvero il desiderio che ho espresso mentre ti guardavo- sussurra. Io,sorrido e stringo le mie mani alle sue. Questa è la mia vita. E io,sto diventando fottutamente felice!

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Capitolo 24
*** Festa a sorpresa POV ROBERT ***


Capitolo 24: Festa a sorpresa POV ROBERT Piano,piano. È tutto quello che riesco a pensare mentre esco dal letto e cerco di non farla svegliare. Cammino sulle punte dei piedi e mi reco in bagno per fare una doccia. Mi vesto ed esco in silenzio. Sono appena le sei e mezza del mattino,ma oggi è il giorno del suo compleanno e purtroppo deve andare a lavoro. Mi sono già organizzato con i ragazzi e le abbiamo preparato una bella festa a sorpresa. Cammino in fretta stringendo i denti a causa del freddo. Entro veloce nello Starburcks e un’improvvisa aria calda mi riscalda le mani ghiacciate. Prendo due croissant e due caffèlatte e ritorno a casa. Mancano 10 minuti prima che la sveglia suoni. Poso piano la colazione in un vassoio molto elegantemente. Inizio a gonfiare tantissimi palloncini. Li gonfio fino a riempire la stanza e fino a rimanere senza fiato. La sveglia suona ed io corro in soggiorno. La sento svegliarsi e il primo palloncino scoppia,probabilmente perché lo ha calpestato. – Ma che merda!- dice piano,con la voce impastata da sonno. Secondo me si è spaventata. Sento che cammina tra i palloncini. Eccola che arriva in soggiorno. Mi sorride con i capelli tutti arruffati e il vassoio in mano. – Buon compleanno- dico avvicinandomi a lei. Sorride. – Ma non dovevi! Mi sorprendi ogni giorno di più- dice gesticolando. La zittisco baciandola. Sorride ancora. Prende la colazione e iniziamo a mangiare. – Oggi,mi sa...Che faccio io per prima la doccia!- dice iniziando a correre verso il bagno. Cerco di seguirla solo per divertirmi un po’. Visto che non ho speranze la getto sotto l’acqua corrente della doccia facendole bagnare il pigiama mentre urlo – Vendetta!-. Si,sono un idiota. Aspetto che torna dal bagno e mi sbaglio ma oggi è più radiosa che mai? Ha indossato una gonna poco più su del ginocchio,una camicetta di seta e dei tacchi. – Wow! Se posso vederti così solo il giorno del tuo compleanno allora facciamo sì che lo sia tutti i giorni- dico sbalordito. Si gira. – Vado a cambiarmi!- dice alzando le mani in segno di resa. La rincorro e la fermo per un polso. – Ehi,sei perfetta!- le sussurro. – Davvero?- dice squadrandosi di nuovo e aggiustandosi la camicetta. – Si- dico sorridendole. Mi abbraccia fortissimo e mi bacia la guancia lasciandomi il segno del rossetto. – A stasera,non fare guai!- mi raccomanda. Le sorrido. Aspettati di tutto. Lavori in corso! Dico tra me e me. Per prima cosa chiamo Kellan e mi assicuro che stanno preparando tutto per stasera. So che a Sarah non piacciono le cose in grande,quindi farò la solita festa tra amici ma inviterò anche la mia famiglia. C’è una cosa che mi tormenta da stamattina. Mi è venuto in mente di chiamare anche la madre e il fratello di Sarah. Ma non so se sia una buona idea. Chiamo Anna e le chiedo di incontrarci. Così in 5 minuti sono lì al parco. – Anna! Allora,cosa mi consigli?- le chiedo. – Io credo che sia una buona idea. L’amore di una famiglia non muore mai,nemmeno se muore il padre!- mi incita Anna. – Si però chiama tu!- le dico spaventato. Annuisce e prende il telefono. Uno,due,tre squilli e nessuno risponde. Poi... – Ehm,pronto sono Anna un’amica di Sarah Smith. Lei è la madre? Si bene,vorrei chiederle se può venire qui stasera a Londra,visto che abbiamo organizzato una festa a sorpresa a sua figlia con gli amici più stretti e se può far venire anche suo fratello. Si,mmh,si capisco,ho capito. Si,si. Grazie di tutto. Arrivederci-. STOP. Non so cosa mi fa battere il cuore a mille. – Ci saranno!- urla. L’abbraccio e iniziamo a urlare. – Sarà tutto perfetto,grazie Anna - dico sorridendole. – Grazie a te Robert. Non ho mai visto Sarah così felice- dice prima di salutarmi e andare via. E ne sono felice. Sono felice di averla resa la felicità in persona. Da quando è con me è un insieme di allegria,buon umore e ottimismo. E poi cos’altro dire? È così bella. Non ti stanchi mai di guardarla. Non ti preoccupi se è più intelligente di te: lo sai che lo è. È divertente senza essere mai cattiva. Io la amo. Sono così fortunato ad amarla. Sospiro mentre penso a quei bellissimi occhi,poi mi riprendo e inizio a preparare tutto per la festa. Vado a casa di Anna e vedo che i ragazzi sono a zero così li aiuto. Mettiamo decorazioni,palloncini. Sembra una festa per una bambina ci mancano solo gli animatori e stiamo apposto. Ma,a pensarci bene,ci sono anche quelli. Io e Kell. Guardo l’orologio ed è già ora di pranzo così faccio le ultime raccomandazioni ai ragazzi e vado a prendere Sarah. Le invio un messaggio e la vedo scendere. – Che c’è?- mi chiede allarmata. – Giornata libera,cara- le spiego. – Ti avevo detto di non fare guai- mi dice mettendo le braccia sui fianchi. Adoro quando si arrabbia. – Non l’ho fatto,infatti- dico facendole la linguaccia. Mi prende la mano e passeggiamo. – Allora,credo che hai esaurito i posti,Pattinson. Dove mi porti?- dice ridendo. – Signorina Smith ci sono molte possibilità per il suo piccolo viaggio. Parli e i suoi desideri saranno esauditi- dico con la voce da francese. Sorride. – Portami al mare- dice fermandosi e perdendosi nei miei occhi. – Sarà fatto-. Ci allontaniamo e mi trasformo. La porto al mare,ma sarei capace di portarla fino in capo al mondo se solo lei me lo chiedesse. Arriviamo in spiaggia. C’è vento qui. Si toglie e i tacchi e inizia a camminare lentamente. – Ti va un bagno?- dice guardandomi mentre i suoi capelli non smettono di coprirle il viso. Annuisco sorridendo e prendendole la mano. Ci svestiamo rimanendo in intimo e ci gettiamo. L’acqua è ghiacciata ma non è la prima volta che facciamo il bagno in questo modo. Secondo me arriveremo in estate stanchi di fare bagni. Nuotiamo ed arriviamo a largo. È così bello qui. Ritorniamo ansimanti a riva e ci posizioniamo sul bagnasciuga. – Sai perché mi piace il mare?- mi chiede. Faccio segno di no con la testa. – Perché ha lo stesso colore dei tuoi occhi- risponde sorridendomi. Mi appoggio su di lei e inizio a baciarla. Mi piace che la sabbia si posizioni suoi nostri corpi bagnati. Li rende più intatti,una sola cosa. Ci asciughiamo al caldo del sole e ci vestiamo. Ritorniamo a casa. Guardo l’orologio. Sono un genio nel far passare il tempo velocemente. – Vai a fare una doccia prima tu- le dico. Annuisce ed entra in bagno. Poco dopo,vado io. Indosso un jeans e una camicia nera. – Cosa fai in pigiama?- le chiedo squadrandola sul letto. – Mangio?- chiede ironica. – Vai a cambiarti,devo portarti in un posto-. – Sapevo di non potermi fidare- dice alzandosi dal letto. E questo è solo l’inizio! Torna bella più che mai. Ma diversa da stamattina. Jeans,felpa,converse. Ma mi sta bene così. Lei è bellissima,sempre. – Quale profumo metto?- dico facendole sentire entrambi i profumi che ho in mano. – Mmh,perché non indossi il tuo di profumo? È molto più bello di quelli. È un profumo che io chiamo “casa”- dice annusando il mio collo. L’abbraccio. Usciamo fuori ed entriamo in macchina. La bendo come sempre ma sembra non rimanere infastidita di questo. Eccoci davanti alla casa di Anna. Faccio uno squillo sul cellulare di Jack. Questo sarebbe il segnale. La faccio scendere. Apro la porta. Le luci sono spente. Le tolgo la benda e.. – SORPRESA!!!!- urlano tutti in coro. Sarah scoppia in un pianto di gioia e corre ad abbracciare tutti. La serata passa normalmente come ogni normale festa di compleanno. Tra i dolci gustosi di Anna,le cazzate mie e di Kellan,i racconti delle nostre esperienze più buffe. Vado a prendere Sarah per mano e la porto al centro del soggiorno. – Ora c’è una sorpresa per te- dico sorridendo. – Un’altra?- dice ridendo anche lei. – Chiudi gli occhi-. Vado in cucina e porto in salotto la mamma e il fratello di Sarah. – Apri gli occhi!- urlano tutti. Apre gli occhi ma allo stesso tempo mette una mano sulla bocca. Le lacrime non tardano a scende sul suo viso e su quello di sua madre e suo fratello. Corre ad abbracciarli mentre si lascia andare a un pianto liberatorio. – Oh mio Dio! Mamma,James!- dice abbracciandoli ancora. Poi corre da me,come se sapesse già che è opera mia e mi abbraccia. – Oh non ringraziare solo me,è merito anche di Anna - le sussurro. Corre ad abbracciare anche Anna. – Grazie mille a tutti- dice piangendo ancora. Tutti noi sorridiamo davanti a quella scena così dolce e commovente. Mettiamo un po’ di musica e noi giovani ci diamo un po’ al ballo,mentre Sarah mi fa conoscere la sua famiglia. – Rob,questa è mia madre,Maya e mio fratello,James - mi presenta mentre io stringo loro le mani amichevolmente. – Mamma,James lui è il mio fidanzato,Robert - continua. Maya sorride appena sente l’espressione “fidanzato”. Speriamo che ora non mi prendano per un cretino. Continuiamo con i festeggiamenti fino a che man mano se ne vanno tutti. – Ciao Robert è stato un piacere conoscerti- dice Maya stringendomi la mano e James fa lo stesso. Abbraccia la figlia e va via. La casa rimane vuota e aiutiamo Anna e togliere un po’ la confusione. Finito,salutiamo Anna e usciamo. – Robert,grazie davvero- mi dice. – Di nulla,amore-. Mi ferma. Mi bacia. Appoggio le mani sui suoi fianchi e la stringo a me. Mi abbraccia e io infondo la testa tra la sua spalla e il suo collo aspirando il suo profumo. Così come ha detto a me non sa che anche lei ha un profumo che io chiamo “vita”. Restiamo un po’ lì poi entriamo in macchina. Durante il percorso qualcosa ci blocca. – Rimani in macchina- dico con tono freddo. Scendo e mi avvio. Sarah scende dall’auto. – Come non detto-. Un fumo nero funge da nebbia e non mi fa vedere nulla. È il Capo. – Sarah và in macchina- le ordino. – Ma...-. – Va in macchina!- dico stavolta urlando. Va in macchina in silenzio. – Bene,chi si rifà vivo. Ancora non sei stanco di giocare a questo gioco?- mi chiede girandomi intorno. – No,affatto- rispondo. Mi colpisce allo stomaco. Cerco di reagire ma mi colpisce solo più forte ed io rimango a terra. Lo vedo andare verso la macchina. Allungo un braccio invano. – Cosa vuoi. Rob aiuto! Lasciatemi stare,merda!- sento urlare Sarah. Qualcosa in me si accende. I miei occhi diventano luce nel buio e le mie enormi ali si aprono. Corro da quel bastardo e cerco di fermare ogni sua mossa e ci riesco. In un attimo svanisce. Perché quella visita? Cos’ha contro di me? Torno umano e corro da Sarah. – Amore,amore stai bene?- dico togliendole il viso dai capelli. Annuisce e mi abbraccia. Torniamo a casa,stanchi e deboli. Indossiamo il pigiama e Sarah è pronta per coricarsi ma la prendo per mano. L’accompagno al pianoforte e la faccio sedere accanto a me. – Riesco sempre a rovinare tutto- dico abbassando la testa. Mi accarezza una guancia. – Nulla è rovinato se tu sei con me- dice sorridendomi. – Avevo composto questa melodia per il tuo compleanno. S’intitola LOVE ME-. Sospiro. – Vai,fammi sentire Mozart mio- dice sorridendo. Appoggia la testa sul mio braccio ed io inizio a suonare. È un brano che ho scritto solo per lei. L’ho scritto in questi mesi. Ogni mattina mi alzavo prima di lei e l’osservavo dormire e componevo. Note su note mischiate a quelle del mio cuore. Inizia a lacrimare. Il brano finisce,lento. Mi abbraccia. - Comunque vada. Ricordi le mie parole? Io ci sarò sempre lo stesso, anche se sarai contro tutti e tutti mi vorrebbero mandare via da te. Io ci sarò lo stesso per andare via con te- le dico guardandola negli occhi. – E tu non permetterti nemmeno di andare via!- mi rimprovera piangendo. – Non lo farei mai- continuo. – Ti amo- sussurra. – Per sempre-. Mi bacia. Piccoli brividi lungo il corpo. Ecco cosa mi provoca. Brividi e brividi. Mi morde il labbro inferiore. – Vacci piano piccola- dico sorridendo. – Mi hai chiamata piccola- sorride anche lei arrossendo. – Tu sei la mia piccola- sussurro prima di baciarla ancora. – Rob...-. – Mmh- dico con gli occhi chiusi e stanchi. – Questa è stata la giornata più bella della mia vita- continua. La bacio,la prendo in braccio e andiamo a letto. Sì,è stata anche la giornata più bella della mia vita.

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Capitolo 25
*** Se siamo insieme,tutto è possibile POV SARAH ***


Capitolo 25: Se siamo insieme,tutto è possibile POV SARAH Non ho che te... mi fai diventare la cosa più importante non ho che te a sorridermi per mano tra la gente non ho che te che sai decifrare tutti i miei silenzi, contrattempi del mio cuore senza bisogno di spiegare non ho che te anche se lo so, non ti dimostro niente non ho che te il mio amore viaggia a velocità incostante non ho che te mascherata indifferenza che nasconde la paura di potere stare senza di te.. non ho che te te.... Le parole della canzone accompagnano il mio pomeriggio e ovviamente il mio pensiero và a lui. Questa mattina la casa discografica l’ha chiamato,doveva andare a fare un...ehm..vabbè si è capito. E sono qui ad aspettarlo. Con una coperta,una tazza di tè e il mio libro preferito. Mi affaccio leggermente fino a scorgere fuori dalla finestra e mi accorgo che sta piovendo mentre sorseggio il tè. Lo sputo tutto sulla coperta e getto per aria il libro. Corro fuori e inizio a togliere le lenzuola e tutti i panni. Ah,quanto odio questo tempo,eppure siamo a Marzo! Sento il campanello suonare. – Un attimo!!!- urlo da fuori. Entro in casa,getto i panni sul divano e vado ad aprire. È Anna. La faccio accomodare. Subito capisce che sono in difficoltà e mi aiuta a piegare le lenzuola. Ci gettiamo sul divano e con un asciugamano mi tampono i capelli. – Menomale che sei venuta. Avevo davvero bisogno di aiuto e poi qui non è molto bello stare da soli- dico affannata. – Ci credo. Deve essere molto fredda la casa senza Robert- dice guardandosi intorno. Annuisco. – Allora,c’è qualcosa che devi dirmi?- le chiedo. – In realtà io e Kellan volevamo invitarvi a cena da noi stasera- dice man mano abbassando lo sguardo. – Certo! Qual è il problema? Anzi venite voi due da noi qui!- dico allegra. – Sicura? Non è che disturbiamo?- dice ancora incerta. – Voi? Disturbare? Stai scherzando spero!- urlo ridendo. Mi avvicino a lei e le prendo le mani. – Anna,tu e Kellan siete i nostri migliori amici,mi spieghi qual è il problema?-. Ora un dolcissimo sorriso compare su quel volto e finalmente i suoi grandi occhi azzurri si illuminano. Mi abbraccia. – Grazie Sarah. Sei davvero la migliore amica che io abbia mai avuto!-. – Grazie a te che in questo branco di scalmanati mi hai salvato!-. Adesso ridiamo insieme. – Su andiamo a fare la spesa allora!- dico incitandola. Prendiamo cappotti e ombrelli e usciamo. Entriamo nel supermercato più vicino e compriamo di tutto e di più. Ritorniamo a casa in fretta e ci riscaldiamo accendendo i riscaldamenti. Indossiamo i grembiuli,mettiamo un po’ di musica e iniziamo a cucinare. Io e Anna siamo davvero due amiche fantastiche. Anzi,devo dire che lei è l’unica vera amica che io abbia mai avuto. Insomma mi è sempre stata accanto fin dall’inizio,ha creduto in me quando nessuno avrebbe creduto alla storia degli Angeli e Demoni,mi ha aiutato durante la caccia e anche a sviluppare i miei poteri. Ha fatto di tutto per me ed io farò di tutto per lei. Scherziamo mentre prepariamo gli ultimi dettagli. Robert mi chiama e mi dice che sarà qui a momenti. Informo Anna. All’improvviso il telefono di Anna squilla. Risponde tranquilla ma qualcosa l’allarma. I suoi occhi si fanno lucidi. – Kellan ha fatto un incidente ed ora è all’ospedale. O mio Dio Sarah- dice gettandosi tra le mie braccia. Mi teletrasporto in ospedale. – Mi scusi è stato ricoverato qui,poco fa,un ragazzo di nome Kellan Lutz. Sa dirmi dov’è la sua camera?- chiedo a quell’incosciente dell’infermiera che mastica comodamente il suo chewingum. Continua lentamente a cercare tra i moduli con la massima tranquillità. – E cazzo si muove!- le urlo in faccia. – Camera 201,primo piano-. Salgo sopra in fretta. Arrivo alla camera 201 e vedo che Rob è seduto lì fuori,che fissa nel vuoto. Anna mi segue. – Oddio,amore- dico andandogli incontro. Mi piego sulle ginocchia e gli prendo il viso. – Amore guardami- dico con gli occhi lucidi. Ha il viso sconvolto e le lacrime agli occhi. - È in sala operatoria. Ematoma al cervello. E non possiamo fare nulla,nessuno può fare nulla- continua a guardare nel vuoto. Anna si getta a terra piangendo. Vado da lei facendola rialzare e abbracciandola. La faccio sedere accanto a Robert e prendo le mani di entrambi. – Ragazzi dovete essere forti,perché io so che lui è là dentro e sta combattendo. Sta combattendo per lui,per te,Anna, e per te ,Rob. Sta combattendo per vivere e ci riuscirà- dico più cercando di convincere me stessa. Ma non raggiungo nessun risultato. Il medico dopo ben 3 ore esce dalla sala operatoria. Lo raggiungiamo. – Ha molti arti fratturati e una spalla del tutto rotta. È in coma- dice il medico con voce affranta. In quell’attimo Anna si lascia andare tra le mie braccia e piange a dirotto. Robert sempre con lo sguardo basso e fisso nel vuoto. Porto un po’ Anna fuori e la faccio calmare dandole un po’ di speranza. La riporto dentro e vediamo Kellan sul letto con tutti quei fili addosso,le palpebre stanche e chiuse,le mani fredde come l’intero corpo. Qualcosa mi fa chiudere lo stomaco come in una morsa. Anna si siede sulla poltrona e afferra la sua mano stringendola. Appoggia il viso sul suo petto e chiude gli occhi. – Anna io vado un attimo..- le dico ma non mi fa finire. – Shh,Sarah. Adesso sto bene,adesso sto bene..- dice accarezzando il suo petto. O mio Dio. Non vorrei mai essere nella sua situazione,giuro che morirei. Vado al piano di sotto e cerco una macchinetta del caffè preparandomene uno. Sono già le 23:30 e Robert non è da nessuna parte. Cerco di individuare la sua mente. Mi concentro chiudendo gli occhi. Cazzo,cazzo! Mi teletrasporto immediatamente sul Big Ben. – Robert!- dico urlando con le lacrime agli occhi. Mi accascio a terra e finalmente riesco a sfogarmi. – Mi hai trovato,vedo- dice con un filo di voce. Si avvicina di più al cornicione allargando le braccia. Mi alzo di scatto. – Non ci pensare nemmeno! Robert!- dico ancora urlando. Inizio a correre. In quel momento? Forse in quel momento ho sentito l’adrenalina a mille,la mente piena di pensieri,gli occhi offuscati dalle lacrime e il cuore a pezzi. Lo tiro per un braccio e riesco a spostarlo da lì. Inizio a piangere come non mai. – Ma che ti è saltato in mente eh? Ne stronzo di merda! Il tuo amico è su un letto d’ospedale e tu pensi di far finire la tua vita così? Con una tua amica ridotta una merda e soprattutto lasciandomi sola?- dico piangendo e strattonandolo. – Ma che cazzo ti viene a te? Che vivo a fare adesso? È tutto perso Sarah,tutto perso,non capisci? È colpa mia! È soltanto colpa mia se sta così!- dice urlando ora lui e piangendo. Lo abbraccio. – Scusami,ti prego perdonami- dico piangendo. – Scusami tu scricciolo mio-. Adesso sento il suo respiro sul mio collo regolarizzarsi insieme al mio. Gli asciugo le lacrime e lo bacio. – Ti va di dirmi tutto? Eh?- gli chiedo accarezzandogli il viso. Annuisce e abbassa la testa come un bimbo piccolo. Mi teletrasporto e siamo di nuovo in ospedale. Mi siedo su una sedia d’attesa mentre lui si sdraia,mettendo la sua testa sulle mie gambe. – Dopo aver ricevuto la tua chiamata ho incontrato Kellan per strada. Era molto felice di vedermi e mi ha detto che stasera avremmo cenato insieme noi quattro. Gli ho proposto di fare un goccetto prima di venire e così siamo andati. Lui,però ha bevuto un po’ troppo..-. Sento il suo corpo rabbrividire e le lacrime che bagnano le mie gambe. – Continuava a guidare come un pazzo mentre io dicevo di far guidare me. Siamo arrivati ad un semaforo. Non ha visto il rosso. Un camion ci è venuto addosso. Non so ne come e ne perché sono ancora in vita- finisce. Continuo ad accarezzargli i capelli ma si alza. – Perché sono vivo io,Sarah? Perché non sono io in quel letto?- dice mettendosi le mani tra i capelli. – Non dirle nemmeno per scherzo! Non si dicono certe cose Robert! Io come faccio senza te?- dico ora piangendo io. – E come fa secondo te Anna senza Kellan,eh? Si getta da un palazzo? Si taglia? No,combatte e reagisce- dice ora incazzato e alzandosi va al piano di sotto. Lo seguo. – Mi stai rinfacciando tutto,vero? Se non vuoi stare più con me dimmelo cazzo! Dimmelo che me ne vado! Esco dalla tua vita!-. Ormai sono al culmine,ma come poteva dirmi certe cose? Non risponde e accende una sigaretta. Non l’ho mai visto con una sigaretta in bocca. Vado lì vicino e gliela butto per terra. Mi guarda come se volesse uccidermi. – Sai che ti dico Sarah? Vaffanculo!- dice urlando e prendendo un'altra sigaretta. Scoppio in lacrime e salgo su da Anna. Devo starle vicino e poco importa di quello che mi ha detto Robert. Che se ne vada a quel paese anche lui,a me non importa. Kellan sta male e noi non ci possiamo mettere a fare sceneggiate sulla nostra relazione. Mi siedo accanto ad Anna. Robert sale e spegne davanti a me la sigaretta ancora intatta. Mi fa alzare dalla seconda poltrona e si siede. Faccio per andarmene ma mi prende i fianchi e mi fa sedere in braccio a lui. Anna dorme già,come tutti. Solo la piccola lucina si accende e si spegne creando un effetto ottico fastidioso. Appoggio la testa tra l’incavo del suo collo e inizio ad accarezzare i piccoli taglietti dovuti all’incidente. Tiro sul col naso ripensando alla scena di prima mentre altre lacrime continuano a scendere. Sento anche il suo viso coprirsi di lacrime. – Abbiamo fatto una cazzata- dice a bassa voce. – Tu,hai fatto una cazzata- rispondo. Sorride. Sono riuscita a strappargli un sorriso ed è già positivo. – Non servirà a niente un “scusa”,vero?- continua. - È una situazione un po’ complicata. Tu sei sotto stress e anche io. Dobbiamo restare vicino ad Anna e non pensare a certe cose-. – Si,ma come hai detto tu,ho fatto una cazzata-. Sospiro e alzo il petto guardandolo negli occhi a tratti a causa della luce. – Lasciami- dico forte e decisa. – Cosa? E perché?- dice lui sconvolto. – Prima non mi hai risposto. Io ti ho chiesto che se vuoi che me ne vada,me ne vado-. Stavolta abbassa lo sguardo. – Tu sei cocciuta- continua. Sorrido anche io asciugandomi le lacrime. - Non hai ancora capito? Che non ti lascerò andare? Che qualsiasi cosa tu combini e per quanti sforzi tu faccia, ti seguirò e non ti lascerò cadere? Non hai ancora capito che non ti libererai di me?- mi dice guardandomi negli occhi. – So che non te ne andrai,me lo hai giurato- sussurro appoggiandomi di nuovo sul suo petto. – Solo,solo tu abbi cura di me, perché io non ci riesco. Anche se un giorno andrai via-. – Sai che non lo farò-. All’improvviso un infermiera apre la porta. – Volete un'altra poltrona?- ci chiede premurosa. Questa è molto più gentile di quella troia di sotto. – No,grazie. Buonanotte- risponde Robert gentile. La porta si chiude e si spegne anche la luce. – Sicuro che non stai scomodo così?- gli chiedo. – Sei una piuma e poi mi piace dormire attaccato a te- continua. Sorrido nel buio. Il silenzio riempie la stanza e i nostri cuori. – Allora sono perdonato?- dice ad un tratto. – Shh,domani vedremo-. – Non so se riesco ad aspettare fino a domani-. Alzo il viso e inizio a toccare con le mani il suo cercando le sue labbra. Le raggiungo con le mie e ci baciamo. Mi stringe a sé. – Lo prendo per un sì- dice una volta staccatosi. Sorrido. – Mi ami?- mi chiede. – Ami la musica?- gli chiedo io. – Si. Ma amo di più te- risponde. – Ti amo anche io. Non fare mai più una cosa del genere e non azzardarti a fumare!- lo rimprovero. È buffo. Parlare nel buio con i muri che ci ascoltano. – Va bene,mamma- dice ridendo. La nostra prima litigata. Eppure,siamo ancora qui. Già,ma io credo che se ami davvero una persona, l’orgoglio lo mandi a puttane e con lui, anche la paura e tutte le paranoie. Non serve a niente nascondersi e fingere di non pensarci..non serve a niente stare male e rimanere fermi aspettando che le cose cambino. Le cose non cambiano da sole se non decidiamo di dare noi una svolta alla situazione! E se davvero ci tieni a quella persona, se ti accorgi che é il tuo pensiero fisso, se hai bisogno di lei, se immagini il suo sorriso, la sua voce, le sue mani anche nei momenti più improbabili della giornata, allora fregatene dell’orgoglio e corri..corri da lei. Provaci, buttati, rischia tutto perché ne vale la pena. Ne vale sempre la pena per l’amore. Lo bacio di nuovo. È un brutto periodo e una brutta giornata e abbiamo bisogno l’uno dell’altra. – Tutto si sistemerà se siamo insieme,vedrai- dico piena di speranza. – Lo so. Se tu sei con me,tutto è possibile- risponde. Mi bacia la fronte e ci addormentiamo ancora una volta abbracciati e uniti più che mai.

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Capitolo 26
*** Gelosia POV ROBERT ***


Capitolo 26: Gelosia POV ROBERT Apro gli occhi infastidito dalla luce del giorno proveniente dalla finestra. Ci metto un po’ di tempo a focalizzare che sono in ospedale. Sarah dorme,come un angelo,tra le mie braccia. Le bacio la fronte. Ieri ho fatto davvero una grande cazzata. Giuro che mai farò una cosa del genere. Apre lentamente gli occhi e mi ci immergo dentro. È perfetta. – Buongiorno- mi dice per poi stirarsi. Si gira e guarda Anna che dorme tranquilla sul petto di Kellan. Guardo l’orologio e sono già le nove. Qualcuno bussa alla porta. È Jack. – Scusate ragazzi mi hanno avvertito solo adesso- dice affannato venendo verso di noi. Anna,infastidita dalle nostre voci si sveglia e abbraccia Jack. Poi va a fare un caffè. Un piccolo raggio di sole proveniente dalla finestra accarezza la mano fredda di Kellan. Il suo cuore inizia ad avere un battito normale. Sarah va subito a chiamare i medici. Apre gli occhi. – O mio Dio Kellan!- dico sorridendo. Gli prendo la mano. – Ehi,sono Robert!- dico lacrimando. – Robert!- dice abbracciandomi. I medici arrivano e sorpresi iniziano a fare delle analisi. Sarah lo abbraccia e poi corre ad abbracciare me. Anna arriva e fa cadere dalle mani i suoi due caffè. Corre con le lacrime agli occhi ad abbracciarlo e tutti,compresi i medici,decidiamo di lasciargli un po’ di intimità. – Hai fame?- chiedo a Sarah che sembra essere immersa nei suoi pensieri. Annuisce e mi sorride. La prendo per mano e ci rechiamo al bar più vicino all’ospedale. Facciamo colazione in tutta tranquillità. Fortunatamente,oggi è domenica. – Come stai?- le chiedo ad un tratto. – Bene,ora che so che tutto è apposto sto bene- risponde disinvolta. Continuiamo a camminare. – Senti io ora vado a casa a fare una doccia e tra un po’ sono di nuovo qui,ok?- mi chiede lasciando la mia mano. Oggi è strana. Mi avvicino e la bacio. Stringe piano i miei capelli. Mi piace quando lo fa. Mi sorride e va a casa mentre io ritorno in ospedale. Mi avvicino a Kellan e chiedo ad Anna di lasciarmi da solo con lui. – Vorrei parlarti. Ti prego scusami,è tutta colpa mia- gli dico abbassando lo sguardo. – Ehi fratello! Ma non le pensare nemmeno certe cose! La colpa non è tua,è mia che ho bevuto troppo-. – Ed io che ti ho fatto bere- finisco per lui. – Ma che dici! Sono cose che succedono e tu sei sempre mio fratello,sta tranquillo- dice con le lacrime agli occhi. Inizio a piangere anche io e l’abbraccio. È incredibile quanto io mi sia sentito nulla in quell’attimo in cui ho creduto di averlo perso. Ma ora il mio migliore amico è qui,è sono sicuro che tutto andrà meglio. La porta si apre ed escono tre piccole teste. Anna,Jack e Sarah. – Nessuno vi ha insegnato che non si origlia alle porte?- dico andando ad aprire la porta. Ridiamo tutti insieme. – Kell,guarda che ti ho portato!- dice Sarah sedendosi a gambe incrociate sul letto. Prende da una piccola bustina una graffa. Kellan gli stampa un enorme bacio sulla guancia. – Ecco perché amo la mia best- dice ridendo. Sarah l’abbraccia. Kellan è davvero un vero amico per tutti. Lui è sempre disponibile e riesce sempre a tirarti su il morale ed anche quando le cose non vanno bene,come adesso,lui è sempre positivo e cerca di rallegrare la situazione. Continuiamo a scherzare fino a che qualcuno non bussa alla porta ed entra. – Jade?????????????- urliamo tutti in coro. – Oh piccolo Kellan,come stai? Ho saputo ora,piccolo- dice gettandosi tra le sue braccia e riempiendolo di baci carichi di rossetto. Anna subito si fa avanti. – Smamma sgualdrina da quattro soldi,lui è mio- dice mettendo le mani sui fianchi. Mi fa morire dal ridere. Anna è sempre stata una tosta,dura,e sicura di sé. E ora si è messa lì davanti senza vergogna di difendere il suo ragazzo. Una vera eroina. Sorridiamo tutti,tranne Sarah troppo preoccupata a guardare Jade con sguardo assassino. Jade arriva e mi abbraccia. – Oh Rob,cucciolo mio!- dice riempiendo di rossetto anche me. Sarah fa dei leggeri colpi di tosse mentre io mi ripulisco dal rossetto. – Oh ci sei anche tu!- dice avvicinandosi a Sarah disgustata forse ricordando la scena del mio compleanno. – Si,ci sono anche io- dice Sarah incrociando le braccia. Jade fa un altro dei suoi soliti sguardi mentre arriva il medico. – Sembra che vada tutto bene e non sappiamo nemmeno come,dovrà portare solo il gesso al braccio e poi è apposto. Lo rimettiamo oggi stesso- dice con una voce calma e di chi sa il fatto suo. Così,tutti allegri decidiamo di andare a mangiare qualcosa tutti insieme a pranzo. Intanto Anna porta Kellan a casa per farlo cambiare e andiamo via tutti. Scendiamo tutti giù. – Bene ragazzi,allora ci vediamo lì,un kiss- dice Jade. – Rob,io vado a fare un giro. Ti aspetto lì- mi dice Sarah sorridendomi. – Ma come? Da sola?- chiedo preoccupato. Si volta. – Si,non mi mangiano mica?- dice ridendo mentre la vedo allontanarsi. Io,intanto ritorno a casa e vado a cambiarmi indossando un jeans e una camicia blu scuro. Indosso un profumo a caso e mi reco fuori al ristorante che i ragazzi hanno deciso. Controllo l’ora e vedo che è già abbastanza tardi per non vedere arrivare nessuno. All’improvviso vedo arrivare Kellan e Anna mano nella mano con un sorriso raggiante. Non so davvero cosa abbia fatto John ma sono sicuro che Kell se lo merita. Li saluto ed entrano dentro a prenotare. Intanto io aspetto Sarah. Dopo un po’ arriva Jack,poi Jade,ma di Sarah nessuna traccia. Inizio davvero a preoccuparmi fino a quando...Eccola lì,bellissima come sempre. Sono davvero poche le volte che mi fermo ad osservarla accorgendomi che è un angelo. E sbaglio,dovrei farlo di più,ma soprattutto dovrei farglielo notare. Si avvicina. Ha un jeans chiarissimo con le Vans azzurre sotto e una maglia floreale. I capelli lunghi su una spalla e parte del suo collo scoperta. Mi verrebbe voglia di prenderlo a morsi. Arriva accanto a me e mi sorride. – Come mai così tardi?- dico appoggiandole le mani sui fianchi. Alza le spalle ed entriamo. Ormai si sono posizionati già tutti e purtroppo dovrò sedermi tra Sarah e Jade. Questo pranzo sarà un vero disastro. Iniziamo a chiacchierare tutti tranquillamente a parte i gesti troppo affettuosi di Jade nei miei confronti ai quali Anna risponde dando un calcio a Sarah,la quale però resta ferma ed indifesa. Io cerco lentamente di staccami ma è peggio di una zecca. Consumiamo i pasti e decidiamo di andare tutti a casa di Anna. Mio dio! Non riesco a togliermi questa da dosso! Sarah per tutto il giorno non mi ha proprio calcolato ma se l’è spassata con Jack a fare a gara a chi inventa le parole più stupide. Non è giusto. Quello è un gioco che faceva sempre con me. La sera,prima di andare a dormire. Ci sdraiavamo uno in un verso,l’altro in un altro e inventavamo fino a scoppiare a ridere. Fino a stancarci. Fino ad arrivare ai baci,alle carezze,ai brividi. Il nostro ricordo mi chiude lo stomaco in una morsa. Arriviamo da Anna e ci organizziamo per andare a fare una gita la settimana prossima tutti insieme per le vacanze di Pasqua. – Quindi andremo in campeggio?- chiedo sapendo già la risposta. Jack annuisce ridendo insieme a Sarah. Oddio,che rabbia. Lo so,non dovrei essere geloso di un mio migliore amico ma non ci riesco è più forte di me. – Vengo anche io vero?- mi chiede Jade accoccolandosi di nuovo accanto a me. Annuisco pensieroso. Forse l’idea di andare in campeggio non è male,una bella vacanza non farà male a nessuno. Il pomeriggio passa così. Oggi non è davvero giornata. Sono esausto,ho la testa che scoppia e le palle che mi girano. Se questa ora non mi lascia andare davvero non so che faccio. Come al solito tutti in cerchio davanti al Monopoli parliamo mentre Jade si siede sulle mie gambe. Poi si avvicina sempre di più,come se volesse arrivare alle mie labbra. Oh no,lo sta facendo. – E adesso basta!- dice Sarah alzandosi di scatto e urlando. Jade si stacca. – Che c’è?- chiede. – Ti sto sorbendo da oggi ma adesso mi sono rotta davvero quello che non ho! Devi staccarti da lui,ok?- chiede con le guance rosse. È bellissima quando si arrabbia,anche perché è così forte che potrebbe sconfiggere un uragano. – E perché,bimba che gioca ancora con le barbie?- le chiede Jade tranquillamente. - Semmai sarai tu la barbie,visto che ti vesti come loro! E poi devi lasciarlo stare perché lui è mio!- dice urlando ancora di più. Si teletrasporta e la bagna con un bicchiere d’acqua. Ovviamente,lei incazzata risponde ma Sarah si teletrasporta e Jade non riesce a prenderla. – Ma come?- chiede Jade voltandosi verso di me. – Come faccio? Bellissima anche io ho dei poteri- risponde Sarah con le braccia conserte. Mi avvicino a Sarah e le porto una mano in vita. – Mi dispiace Jade,fattene una ragione- dice ancora. Rido divertito insieme agli altri. Jade incavolata e ormai senza parole va via. Tutti continuiamo a ridere. Sarah si allontana e va da Jack. Ma lo fa apposta? Dopo un po’,verso le nove Jack va via e così rimaniamo noi migliori amici insieme. - È stata davvero una bellissima giornata- esclama Kell. – Si anche per me- continua Sarah. – Ovvio,con quella tua sfuriata hai fatto divertire tutti!- dice Anna ridendo. Io rimango in silenzio. Anna prende la mano di Kellan. – Rob,Sarah,siccome voi siete i nostri migliori amici vogliamo che siate i primi a sapere questa cosa- dice Anna tremando. Istintivamente mi avvicino a Sarah e prendo la sua mano. Lei ricambia la stretta. – Ci sposiamo!- esclama Kellan. – O mio dio!- esulta Sarah andando ad abbracciare tutti e due. Faccio lo stesso anche io. – E al più presto perché sono incinta- continua Anna. Sarah non fa in tempo a trattenere le lacrime e appoggiando la mano sulla pancia di Anna e l’abbraccia. Poi fa i complimenti a Kellan. Io faccio lo stesso e poi mi avvicino ad Anna. – Questo bambino sarà un angelo perfetto- le dico. Ma non oso toccare la pancia di Anna. – E voi sarete i testimoni!- continua Kellan festeggiando con Sarah,fino a che vedendomi si blocca. – Rob,puoi- mi dice. – No,Kell. Sai cosa sono. Non voglio del male per il vostro bambino- continuo voltandomi. Anna mi blocca. Prende la mia mano e l’appoggia sulla sua pancia mentre Kellan e Sarah ci guardano abbracciati. Sembra tutto il contrario. Loro i migliori amici testimoni ed io novellino sposo e futuro papà. – Questo bambino vuole anche l’affetto dello zio- dice Anna con le lacrime agli occhi. Appoggio leggermente la mano e una lacrima mi scende. – Non credo sarà possibile trovare un essere più puro di questo bambino- dico. Kellan corre ad abbracciare Anna e bacia la sua pancia. Mi avvicino a Sarah che mi abbraccia. La sera la passiamo a fantasticare ed a fare idee sul matrimonio. Verso le dieci e mezza torniamo a casa. Sarah è fredda con me tant’è che non stringe nemmeno la mia mano e cammina dietro di me. Entriamo in casa e si cambia. Indosso anche io il pigiama e vado a mangiare quel po’ di nutella rimasta nel barattolo. Torno in camera da letto e mi affaccio sulla soglia mentre la guardo leggere un libro. Salgo a gattoni sul letto su di lei. Ma lei continua a fare l’indifferente e gira il volto. – Hai ancora bisogno di questo libro?- dico togliendoglielo. Sbuffa e abbassa lo sguardo. – Perché sei strana da oggi?- le chiedo. – Perché? Stai da quella tua “Jade”- dice sbuffando. – Sei gelosa?- le chiedo stuzzicandola. - Sì sono gelosa. E adesso ti spiego perché: ho paura che tu possa trovare una persona migliore di me. Perché diciamocelo,io non sono chissà che cosa. Ho sempre qualcosa da ridire, rido praticamente sempre, mi annoio con molta facilità e tante altre cose noiose che non sono qui a dirti. Ho paura che tu un giorno o l’altro ti stancherai di me. E te ne andrai senza dirmi nulla, lasciandomi un vuoto dentro che non può essere ricompensato con niente. Perché tu sei tutto- dice con gli occhi lucidi. L’abbraccio. – Ancora? Ma non capisci? Io resterò sempre qui non me ne andrò mai! E poi quella è una cosa brutta e antipatica e invece tu sei bellissima!- dico baciandole la fronte. – Mi ami?- mi chiede. – Per sempre- rispondo. Si attacca a me e mi bacia. Rende il bacio più intenso e si sdraia su di me. Continuo a baciarla appoggiando le mie mani sulle sue cosce. – Sei perfetta- dico ansimando tra un bacio e l’altro. – Tu sei perfetto-. Iniziamo a ridere così senza senso. – Lo sai che domani devo andare a lavoro vero?- mi dice mentre io le sfilo la maglietta. Arrossisce e mi bacia. – Lo so,ma mi sei mancata- dico con la voce da cucciolo. Mi accontenta come solo lei sa fare. Niente sesso,no, quello non serve a noi. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è noi. Tutto quello di cui ho bisogno è lei. La sua voce,i suoi baci,il suo respiro,i suoi ansimi,la sua pelle. E così tra un bacio e l’altro arriviamo abbracciati sotto alle coperte. – Che bello. Anna è incinta e tra un po’ si sposeranno- dice con gli occhi chiusi. – Già,sono dolcissimi- le dico accarezzandole i capelli. Un enorme silenzio affonda in quella notte. – Credi che mi sposerai mai?- dice interrompendo il silenzio. Quella cosa più grande di me stesso mi aveva scombussolato. Una semplice domanda che mi aveva fermato il cuore ma,alla quale,la mente trovò subito risposta. – Penso che profumi di un odore che mi piacerà sempre e che vorrò sentire per il resto della mia vita. Si. E non credo. Io ti sposerò- dico baciandole la fronte. Arrivo alle sue labbra calde e morbide mentre sento il suo sorriso aprirsi. Si accoccola a me e mi accarezza il petto. Prego il destino che tutto questo non finirà. Non finirà.

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Capitolo 27
*** Prova costumi POV SARAH ***


Capitolo 27: Prova costumi POV SARAH Sono emozionata,davvero emozionata. Sono qui,a casa di Anna mentre la vedo tutta sorridente prepararsi per andare alla prova costumi. Anche il mese di Aprile è quasi giunto al termine e,fortunatamente,siamo riusciti a organizzare tutto il matrimonio che si terrà a Maggio. Sarà una cosa molto intima,solo con i familiari e gli amici più stretti. Oggi,è la prova costumi e Anna dovrà provare per la prima volta il suo vestito da sposa. E sono così dannatamente felice per lei che credo che scoppierò in lacrime. Robert,accanto a Kellan,mi fissa e mi sorride. Dio quant’è bello! Oggi è perfetto. Amo quando non si fa la barba e la lascia crescere leggermente ai lati. È così dannatamente sexy. Mi mordo il labbro e notando che sto avvampando mi giro ridendo. Entriamo tutti in macchina e il tassista parte. – Oddio Sarah non vedo l’ora di provare il vestito!- dice sorridendo e abbracciandomi. È davvero eccitata. Ha un sorriso enorme stampato in faccia e le mani fredde che tremano. È davvero tutto un misto di emozioni. Arriviamo in uno spiazzato gigante dove ci sono alcune macchine parcheggiate. Scendiamo dall’auto e Anna mi prende la mano. Iniziamo a correre proprio come due bambine non vedono l’ora di andare a comprare la loro Barbie preferita. – Tesoro,fa attenzione! C’è mio figlio lì dentro!- urla Kell da lontano. Ridiamo. Poi mi teletrasporto e siamo dentro. Un enorme negozio,anzi sembrerebbe più un salone di bellezza,tutto illuminato fa scintillare gli occhi di Anna. I ragazzi sono dietro di noi. Andiamo alla reception. – Ehm,scusi! Sono la signorina Blazer,sono qui per la prova costumi- dice Anna alla receptionist. – Signorina Blazer!- dice una signora molto alta venendo nella nostra direzione. -Prego,vieni!-. Anna mi prende il braccio e mi trascina con lei. – Ragazzi voi andate con il signor Michael - continua questa strana signora. Mentre si volta noto che sul cartellino sul suo petto c’è scritto Sasha,quindi sarà quello il suo nome. Ci porta in un camerino immenso dove sono posizionati due vestiti. – Vediamo prima quello della sposa?- chiede Sasha. Io annuisco e Anna mi sorride. Appena ci mostra il vestito rimaniamo entrambe a bocca aperta. È praticamente bellissimo. È molto semplice ma anche decorato molto bene. Ha una spallina fatta di rose,il corpetto aderente ma leggero sulla pancia e la gonna che scende a tulle ma non ampia. Si vede la piccola pancia mentre lo prova. È davvero una cosa dolcissima. Appena lo indossa scoppia a piangere e inevitabilmente scoppio a piangere anch’io. L’abbraccio. – La sposa più bella- le dico e sorridiamo insieme. Mentre si toglie il vestito vado a dare un’occhiata al mio migliore amico. E voilà. Bellissimo. Ha un normale vestito da sposo nero ma che gli va d’incanto. Per un momento mi passa l’immagine di me e Robert sull’altare e divento rossa. – Ti faccio quest’effetto,Sarah?- mi chiede Kellan ridendo. Sorrido. – Ma che? Sei fantastico,ma mi dispiace. La sposa lo è di più- dico ridendo e abbracciandolo. – Ora tocca ai testimoni- dice Sasha venendomi a chiamare. Io e Rob ci guardiamo per poi sorriderci. Anna ha deciso per entrambi qualcosa in blu visto che dona a tutti e due. Appena me lo mostra rimango sbalordita. È un vestitino semplice,stretto con una sola spalla. Sopra ci sono dei ricami sempre blu e poi dalla spalla scende un piccolo velo a mo di sciarpa. Con sotto dei bellissimi decolté oro. Corro ad abbracciare Anna e poi l’indosso. – Beh ora direi che tu sei la testimone di nozze più bella- dice Anna abbracciandomi. Sono eccitatissima e non vedo l’ora di vedere Robert. Vado in corridoio dove lo aspetto. Mi posiziono davanti allo specchio,guardandomi. – Sei perfetta- dice una voce dietro di me. Continuo a guardarlo dallo specchio. È bellissimo. Ha una camicia di un azzurro chiarissimo e una cravatta blu del mio stesso vestito. Poi completa con lo smoking nero,normale. I capelli tutti spettinati e un viso da cucciolo. Si avvicina a me da dietro e mi circonda la vita con le sue braccia appoggiando la testa sulla mia spalla e guardando entrambi allo specchio. Ora sono alta come lui. Sorrido. – Sei bellissimo- gli dico accarezzandogli i capelli. – Tu sei bellissima- dice baciandomi il collo scoperto. Un piccolo brivido mi percorre il fianco fino ad arrivare alla schiena. – Ti giuro che mai,e dico mai,mi sono sentita così bella davanti ad uno specchio- gli dico guardandolo attraverso lo specchio. Si stacca e mi fa girare cingendomi la vita e attaccandomi a sé. - Ci credo,sei stupenda- dice sorridendomi. – Non dico per me,ma guarda- gli dico incitandolo a guardare verso lo specchio. – Tu sei qui,accanto a me. E questa figura non so quanto può sembrare bella. E io mi sento bella,completa- continuo. – Tu devi sentirti così sempre,amore- dice scostandomi una ciocca di capelli scesa sul mio viso. – Non sono nulla senza te- continuo avvicinandomi a lui. Prende il mio mento con le dita e delicatamente lo avvicina al suo,baciandomi. Sento le sue labbra calde sulle mie,la sua lingua intrecciarsi alla mia,sento il suo calore,sento il suo profumo addosso,quel profumo che ormai fa parte di me. – Su,su! Andiamo piccioncini!- dice la voce di Michael e Sasha battendo le mani. Ci staccano e noi sorridiamo. Ritorno elettrizzata in camerino. – Siete bellissimi!- mi dice Anna ad un tratto mentre mi sto cambiando. Sorrido. – Perché non vi sposate?- mi chiede con gli occhi dolci. Rido. – Non stiamo insieme nemmeno da un anno- le dico indossando la mia maglietta con Minnie sopra. – Perché io e Kellan si?- continua. – Lo so ma io voglio fare le cose con calma- dico sorridendo. – Già. E tu vorresti sbrigarti a...- ma non finisce la frase. Subito capisco e divento come un pomodoro. – Anna!- le urlo contro. – Che c’è? Chiedevo- dice mettendo le mani in segno di resa. – Quando sarò pronta- continuo fiera di me. – Con lui c’è poco da essere pronta. Ti guarda come se fossi la cosa più preziosa sulla faccia della Terra. La sua acqua,la sua aria. Tutto ciò che c’è di fondamentale per vivere. Non ti farebbe mai del male- dice prendendo le mie mani. – Lo so. Ed è per questo che voglio aspettare. Io lo voglio mio per bene- dico sorridendo pensando alla mia prima volta con Rob. Ritorniamo tutti al salone iniziale e pagando andiamo via. Io e Anna decidiamo di andare a fare una passeggiata insieme mentre Robert e Kellan staranno insieme. Arriviamo al centro commerciale e iniziamo a girare per tutti i negozi. – Non vedo l’ora che venga il matrimonio- dice Anna emozionata. Sorrido e prendo i gelati che ci sta porgendo il cameriere. Ci sediamo a un tavolino lì vicino. Appoggio una mano sulla piccola pancia di Anna. – Allora come sta il mio nipotino?- dico sorridendo. – Nipotina- mi corregge Anna. – Giusto-. Anna mi guarda negli occhi. – Bene,direi. Anzi benissimo. È tanto coccolato dal papà- dice ridendo. Sorrido. – Ci credo. Il papà è un gran tenerone- dico mentre mangio il mio gelato. – Sai,Kellan dice che lo sente. E dice che io gli piaccio,ed anche lui-. – Davvero?- chiedo a bocca aperta. Annuisce. – Loro sentono certe cose- continua. Qualche minuto di silenzio ci sovrasta mentre si sente solo la confusione delle persone attorno a noi. – Come va con Rob?- mi chiede non sapendo cosa chiedermi. – Bene,lo hai visto prima tu stessa- dico sorridendo. – Mi dici ancora come ti senti accanto a lui? Sei così brava quando ti esprimi,ispiri tranquillità,le tue parole sono davvero belle. Devo iniziare a leggere i tuoi libri- dice facendosi tutta rossa. Sorrido. – Quando sono con lui tutto è diverso. A partire dall’odore. Quell’odore che c’è in casa appena mi sveglio. Di solito,le persone normali si svegliano con l’odore del caffè. Io,invece,mi sveglio con i suo odore. Non perché lui è accanto a me,perché a volte si alza prima. Ma io il suo odore lo sento sulle lenzuola. Il suo profumo si è depositato anche lì oltre che sulla mia pelle. Poi,le mie labbra. Sulle mie labbra c’è il suo sapore,tra i miei capelli la delicatezza delle sue mani perfette. Quelle dita lunghe e affusolate tra i miei capelli. Nei miei occhi c’è il riflesso dei suoi. Poi,appena lo vedo,la giornata inizia meglio. Il buongiorno è il più bello che ci sia. Anche fare la doccia e lo shampoo non è più così stancante perché so che a lui piace il mio bagnoschiuma. Ed è diventato bello anche mettere le gonne,le maglie aderenti. È diventato bello indossare il profumo,truccarsi. È diventato bello indossare l’accessorio più bello,il mio sorriso. È diventato bello fare colazione,fare la spesa,andare a lavoro. È diventato bello tornare a casa,stanca,perché sai che ci sono tante coccole in arrivo. È diventato bello guardare i film. È diventato bello stare sotto le coperte a guardarsi per ore senza mai stancarsi. È diventato bello vivere. Con lui tutto è più bello- finisco il mio poema. Anna mi sorride con gli occhi lucidi. Visto che si è fatto tardi ci alziamo e andiamo via. Accompagno Anna a casa. – Sei davvero innamorata di lui in un modo pazzesco. Parli di lui come se fosse tutto- dice sorridendo sulla soglia di casa. – È tutto. Buonanotte- dico andando via. Arrivo a casa e mi getto sotto la doccia. Non so dove sia Rob,probabilmente è ancora da Kellan. Indosso il mio bellissimo pigiama e vado a letto. Robert compare in casa e sussulto. Gli sorrido mentre si avvicina e cingo le mie braccia al suo collo. Si avvicina alle mie labbra,baciandole. Gli tolgo il giubbino mentre si posiziona su di me. – Ho bisogno di te- mi sussurra. Quando fa così qualcosa non va. – Tutto bene?- gli chiedo staccandomi. – Diciamo. Jack si sta praticamente staccando da noi e non vuole più sentire parlare del matrimonio. Sta odiando tutti noi e ho paura che possa schierarsi dall’altra parte accecato dall’odio- mi dice seduto di fronte a me. – Strano,Jack non si è mai comportato così- continuo. Annuisce. Mi avvicino a lui e affondo le mani tra i suoi capelli. Mi bacia piano le labbra. – Ti desidero- mi dice ad un tratto. A quel punto il mio cuore perde un battito. O per la paura di non saper cosa rispondere o perché lui mi desidera davvero. – Così tanto da aspettarti tutta la vita- dice tra un bacio e l’altro. Mi tranquillizzo e finisco sopra di lui. – Sei davvero un cretino- dico colpendogli la testa. – Ti ho appena detto la cosa più sdolcinata del mondo e sono un cretino? Va bene- dice facendo la voce da offeso e mettendo il broncio. – Sta zitto- dico baciandolo. Appoggia le mani sul mio sedere e non posso fare a meno di arrossire. – Amore,dobbiamo andare a nanna. Domani c’è il lavoro- gli ricordo. – Lo so. Giura che sei solo mia!- dice con gli occhi chiusi. – Da quando queste crisi di certezze?- dico ridendo. – E comunque si,sono solo tua- dico baciandolo. Mi alzo e mi getto sotto le coperte. Lui fa lo stesso. Mi volto verso di lui. – Mi sceglierai sempre e comunque? Anche quando tutto ci dividerà?- gli chiedo prendendo le sue mani. – Ho sempre scelto te anche quando non ti conoscevo perché,in segreto,ho aspettato te per cominciare ad amare. E ti sceglierei sempre e comunque- dice baciandomi la fronte. Sorrido e sorrido fino a non smetterla più. – Perché sorridi così?- mi chiede ad un tratto. – È la tua voce che mi tranquillizza. È il tuo modo di parlare,il tuo modo di chiamarmi,quel nomignolo che mi riservi. È che sei tu. E quando si tratta di te,io non so che mi succede. Per quanto io cerchi di trattenermi,se si tratta di te,io sono felice- gli dico. – Ti amo-. – Per sempre-. Mi bacia ancora e ancora. Fino a che la notte non ci culla nel suo dolce sonno.

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Capitolo 28
*** Addio al celibato \ Addio al nubilato POV ROBERT ***


Capitolo 28: Addio al celibato \ Addio al nubilato POV ROBERT Mi sveglio tranquillo al mio solito posto nel letto. Sarah che dorme appoggiata con la testa sul mio petto. Le nostre gambe intrecciate. Sento il suo respiro calmo e regolare. Faccio piano per non svegliarla e cerco di alzarmi dal letto. Finalmente oggi è Sabato. Domani,Kellan e Anna si sposano. E io sono nei guai fino al collo visto che devo ancora completare la marcia nuziale. Sarah mi tira per un braccio e mi fa cadere sul letto. – Dove pensi di andare?- dice ancora con gli occhi chiusi e sorridendo. – Sei bellissima- le dico. Lecca le sue labbra e sempre con gli occhi chiusi avvicina le sue alle mie. Ok. Adesso credo non riuscirò più ad alzarmi dal letto. Accarezzo piano i suoi capelli mentre mi getto su di lei. Ridiamo. – Oggi è l’ultimo giorno da nubile di Anna - mi dice. Sento il suo respiro sul mio. – E l’ultimo da celibe di Kellan- continuo. Ride. – Perché ridi?- le chiedo. – Perché stiamo vivendo questo matrimonio come se fosse il nostro-. – Beh in un certo senso- le dico sorridendo. Mi bacia. Si volta e guarda la sveglia. – Oh merda! Devo muovermi!- dice alzandosi di scatto dal letto e correndo in bagno. - No,non preoccuparti. Fai tu la doccia per prima,non voglio farla io- le urlo dal letto. – Scusa amore- mi urla dal getto caldo della doccia. Mi sdraio sul letto e prendo a guardare il soffitto. Mi immergo nei pensieri fino a che non vedo Sarah coperta solo da un asciugamano. Mi verrebbe voglia di saltarle addosso ma credo di dovermi controllare. Prende i suoi soliti jeans e si rifugia in bagno. Torna solo dopo un quarto d’ora e infila la maglia dell’Hard Rock e la felpa blu. Fa in fretta un codino e si trucca. Mi piace osservarla mentre si prepara. Anche se va di fretta è un misto di tranquillità e pazienza e ogni volta che passa ha anche il tempo di rivolgermi un sorriso. Corre in cucina e torna con un bicchiere di succo di frutta e un pancake. Me lo infila in bocca e mi da il bicchiere. Si siede accanto a me e inizia a mangiare. È incredibile. Ogni volta che deve andare a lavoro,anche se va di fretta,non si dimentica mai della colazione. La fa sempre con me. Forse per lei è un momento importante della giornata da condividere assieme. Oppure è solo perché cerca del tempo da passare con me prima di andare a lavoro. Finisce di mangiare e mi bacia. – Fa il bravo. Ci vediamo stasera- dice baciandomi una guancia. – A dopo scricciolo- dico mordendole una guancia. Sento chiudersi la porta ed ecco che inizia la mia giornata. Per prima cosa vado a fare una doccia. E preciso,una doccia fredda,congelata. Indosso i jeans e la prima maglia che mi capita e cerco di mettere un po’ in ordine la casa. Chiamo Kellan e lo faccio venire qui. Dopo pochi minuti è a casa. Lo faccio sedere per fargli ascoltare la marcia nuziale. L’ho intitolata “Kiss the rain” e credo che sarà anche nel mio nuovo album. Kellan sorride. - È perfetta-. Sorrido anche io. – Allora,stasera che si fa?- gli chiedo. – Beh sai,credo farò una normalissima festa di addio al celibato,con tanto di spogliarelliste- dice ridendo. – Bene! Qualcuno è ancora saggio qui!- dico ridendo. – Comunque Jack non so cosa gli prende. È ancora arrabbiato per la storia del testimone. Pare che si voglia unire a quelli come te- mi dice preoccupato Kellan. – Cosa? Ma come gli salta in testa?- gli chiedo. Fa spallucce e si alza. Usciamo e camminiamo un po’ per le strade di Londra. – Allora? Agitato per il matrimonio?- gli chiedo. – Mah. No,non credo. Forse un po’ si per il grande passo che sto facendo. Insomma,tra due mesi diventerò padre,sto per creare una famiglia tutta mia- dice mentre sento il suo respiro più affannato. – Ma nessun rimpianto. Amo Anna e amo mio figlio- continua. Sorrido. – Come sta il bambino?- gli chiedo ripensando a tutte le volte che ho toccato la pancia di Anna. – Sta bene,come vedi non hai trasmesso alcun male al bambino- dice sorridendo. – A te? Con Sarah?- mi chiede. – Tutto bene- rispondo. – Sei mai andato oltre il bacio?-. Quella domanda mi blocca. Ma credo che Kellan sappia bene che non l’ho fatto. – Si,l’ho fatta sorridere- rispondo. Kellan mi sorride. Mangiamo qualcosa e trascorriamo il resto del pomeriggio fuori. Alle sette in punto Kellan va via ed io vado a prendere Sarah. – Eccoti- le dico appena la vedo venire verso di me. – Eccomi- mi dice abbracciandomi. – Qualcosa non va?- le chiedo. – No,avevo un disperato bisogno di sentirmi a casa- mi dice. Le bacio la fronte e arrivati in un posto isolato ci teletrasportiamo a casa. Iniziamo a prepararci. Io,faccio prima di lei. Ma quando mai una donna è stata veloce nel prepararsi? Ho indossato un jeans e una camicia nera. Vado da Sarah avvolta dall’accappatoio di seta,che davanti all’armadio cerca qualcosa da mettersi. – Oh,oh. Ci siamo messi in tiro stasera! Cos’è,vuoi fare colpo sulle spogliarelliste?- mi chiede. Sorrido e le cingo la vita con un braccio baciandole il collo. – Non si gioca sporco,Pattinson- mi dice. – Vado da Kellan,ci vediamo lì-. – Aspetta! Cosa devo mettermi?- mi chiede. Mi metto davanti all’armadio e cerco qualche vestito. Bene! Sono in difficoltà! – Amore,non lo so. Sei perfetta con tutto,vado- dico stampandole un bacio sulle labbra. – Grazie eh- mi dice. Intanto bussa Anna ed io vado da Kellan. In poco tempo sono lì. – Ehi,oh! Ti sei messo più in tiro di me!- gli dico. – Guarda che non c’è molta differenza!- mi fa notare lo stesso abbigliamento. – Fa niente- dico facendo spallucce. Finiamo i preparativi e usciamo fuori. Arriviamo al centro di Londra dove dobbiamo incontrarci con le ragazze. Dopo dieci minuti eccole che arrivano. Anna ha un vestitino fucsia,normale. Sarah è bellissima. Ha un vestitino viola con tutte paillettes che al buio brillano con le varie luci dei locali. I tacchi neri e i capelli sciolti. Si avvicinano sorridenti. – Noi andiamo- dice Anna salutandomi e poi salutando Kellan. – Sei fantastica- dico a Sarah mentre si avvicina. Le cingo la vita attirandola a me. – Ci saranno anche gli spogliarellisti?- le chiedo. Sorride. – Sta tranquillo! Non li guarderà nemmeno. Ha occhi solo per te!- mi dice Anna. Sarah sorride e torna a guardare me. – Fa piuttosto tu attenzione- mi dice avvicinando le nostre fronti. – Farai la brava?- le sussurro. – Pensa tu a fare il bravo,di me non devi preoccuparti- mi sussurra. Avvolge le braccia intorno al mio collo e mi bacia. Le vedo andare via prendendo un taxi. Dopo un po’ lo prendiamo anche noi e ci dirigiamo alla festa. Dopo il lungo tragitto arriviamo in un bellissimo locale e appena entriamo si può dire che l’accoglienza è delle migliori,sia per Kellan che per me. Beh che dire. La festa di addio al celibato è come tutte le altre. Spogliarelliste,musica,alcool. Poi...ehm,solo questo. Ma devo dire la verità,sto cercando di divertirmi solo per Kellan,ma vorrei stare nel letto abbracciato a Sarah. Certo,qualsiasi ragazzo mi avrebbe mandato a quel paese dopo questa affermazione ma è così. Così continuiamo a ballare,bere,e fare tutte le solite cavolate che si fanno alle feste. Chissà Sarah che sta facendo... Bene! È davvero fantastica questa festa! Sto cercando di divertirmi solo per Anna ,ma vorrei stare nel letto abbracciata a Robert. Certo,qualsiasi ragazza mi avrebbe mandato a quel paese dopo questa affermazione ma è così. Continuo a divertirmi insieme agli altri ma non mi avvicino nemmeno un po’ a quei ragazzi,ehm,mezzi nudi. Fanno senso! Anna sta mandando giù litri e litri di alcool. – Ti stai divertendo?- mi chiede Anna urlando. – Si!!!Uhhh!!!- dico urlando anche io. Bene! Siccome questo lo chiamano “divertimento” allora divertiamoci! Le quattro del mattino. Fortunatamente lucido. Ho bevuto solo due bicchieri,ma sono ucciso dal sonno. Ho accompagnato Kellan a casa. Giro le chiavi nella serratura ed entro. Mi getto sul letto e chiudo gli occhi. Dopo un po’ sento qualcuno arrivare e mi giro di scatto. È Sarah. Si getta stanca sul letto e si accuccia sul mio petto. – Com’è andata?- le chiedo sussurrando. – Shh- mi dice,poi,ci addormentiamo. Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.Il maledettissimo suono della sveglia interrompe il mio sonno. La spengo. Sono le 11 del mattino. Beh,almeno ho recuperato 7 ore di sonno. Mi alzo delicatamente per non svegliare Sarah e mi fiondo in cucina per mangiare qualcosa di dolce. Preparo un toast e lo riempio di Nutella. Lo mangio e vado a farmi una doccia. Torno in camera mentre,in boxer,infilo una canotta. Sarah mi guarda ancora con gli occhi assonnati e mi sorride. Salgo sul letto e mi siedo accanto a lei. Si alza e porta le mani alla testa. – Bevuto molto?- le chiedo. – Si e ti ho fatto anche le corna!- risponde. Per un attimo non so cosa mi passa per la testa ma poi la sonora risata di Sarah mi fa capire che mi stava solo prendendo in giro. Rido anche io. – No,a parte gli scherzi,non ho bevuto affatto- continua. – E gli spogliarellisti?- la provoco. – Niente di niente. Scommetto tu si invece- dice sbuffando. – Nha- rispondo. Prende un cuscino e me lo getta in faccia. – Brutto stronzo sapevo che di te non mi potevo fidare!- dice urlando. – Ah si? E tu stronza che mi hai fatto le corna?- dico sbattendole anch’io un cuscino in faccia. Ridiamo e iniziamo a rincorrerci per tutta la casa e prendendoci a cuscinate. – Va bene,va bene,va bene,mi arrendo!- dice alzando le mani in segno di resa. Mi getto addosso a lei,bloccandola. – Mi dispiace signorina. È stata catturata e se vuole essere liberata vogliamo un riscatto!- dico con una voce buffa. – Qual è?- mi chiede. – Mmh,vediamo. Un bacio- rispondo. – Ma lei lo sa che ho un principe a casa bellissimo che mi aspetta?- mi dice. – Non fa nulla,capirà-;- Lei dice?-;- Si-. Si avvicina e mi bacia. Il telefono di Sarah che squilla rovina quel bellissimo momento di innata felicità. Risponde e poi inizia a correre di qua e di là per la casa. Stacca al telefono. – Amore è tardi sbrigati!- dice prendendo varie cose e gettandole in un borsone. Mi piace quando mi chiama amore. – Nhaaa uffa! Ho sonno!- dico gettando la testa sotto il cuscino. Sarah si avvicina a me e mi da un pizzicotto sul sedere. Salto mentre lei ride. – Adesso ti prendo e me la paghi!- dico correndole dietro mentre lei scappa. Riesco a prenderla e la spigo contro un muro mentre le faccio il solletico. Le mordo il collo succhiando. – Rob basta! Ok,mi arrendo hai vinto! Ahahah! Mi fai il solletico!- dice cercando di divincolarsi. Si teletrasporta e mi mette lo sgambetto. Fa la faccia soddisfatta e va via. Mi arrendo e comincio a vestirmi mentre il campanello suona. È Kell. Sarah lo saluta in fretta mentre continua a correre in giro come una pazza. – Ma che ha?- mi chiede Kellan. – Ti giuro,mai vista così- rispondo. Infila in fretta le scarpe,si fa un codino,prende il vestito ed esce di casa. Io e Kell rimaniamo immobili. Dopo nemmeno 3 secondi suona il campanello. Apro la porta ed è Sarah. Schiocca un bacio sulla guancia a Kell. – A dopo sposino!- dice sorridendo. Si avvicina e mi morde. Io,non riuscendo a ricambiare,le faccio segno che ci vediamo dopo. Tra meno di due ore c’è il matrimonio. La giornata deve ancora iniziare!

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Capitolo 29
*** Matrimonio POV SARAH ***


Capitolo 29: Matrimonio POV SARAH Corro in fretta per le vie di Londra e riesco a prendere un taxi. È già abbastanza tardi e devo fare ancora tantissime cose. In realtà avrei potuto teletrasportarmi ma credo che oggi non voglio intoppi quindi meglio fare le cose “normalmente”. Rido pensando alla scena di oggi mia e di Rob. Lui che mi insegue,i nostri sorrisi,le nostre risate. Il taxi si ferma fuori casa di Anna. Lo pago ed entro. Appena la vedo corro ad abbracciarla. Subito la getto nella doccia e la obbligo a fare uno shampoo ultra. Appena esce dalla doccia corro a farlo anche io. Faccio più in fretta possibile e poi in accappatoio mi siedo accanto a lei. – Allora?- dico sospirando. – Sarah,questo è davvero il giorno più bello di tutta la mia vita- mi dice con gli occhi lucidi. Sto davvero per iniziare a piangere ma decido di non farlo perché se inizio è la fine. L’estetista e la parrucchiera sono già qui e stanno solo aspettando noi. Faccio sedere Anna e sorridendole le parlo con lo sguardo. La parrucchiera inizia a farle i capelli. La guardo e sono fiera di lei. Sono sicura che andrà tutto bene. Intanto indosso l’intimo blu che mi ha regalato Anna. Il mio regalo per la testimone,disse. Sorrido mentre la indosso. Poi prendo il vestito e,una volta indossato,metto i tacchi. Arrivo di nuovo in salone per vedere come sta la mia bellissima sposa e mi accorgo che Anna,così,è uno schianto. Inizio a farmi acconciare anche io dalla parrucchiera e dall’estetista. E una volta finito il capolavoro mi sento davvero bella e soddisfatta. Sono già mezzogiorno e mezza. Aiuto Anna a spogliarsi e a mettere il vestito. Il suo pancione è davvero bellissimo. Istintivamente ci appoggio una mano sopra. Anna appoggia la sua mano sulla mia e mi sorride. Continuo ad aiutarla. Finito,ecco l’ultimo tocco:il velo. È perfetta. Davvero perfetta. Spero anche io,un giorno,di essere così bella nel mio abito. Magari con accanto Robert. In un attimo divento come un pomodoro e Anna subito mi capisce. – Sono sicura che sarà un bravo marito- dice sorridendo. - È solo un sogno- rispondo aggiustandomi l’abito. Ci incamminiamo verso la porta. La apro e offro il mio braccio ad Anna. Sospira profondamente e appoggia la mano sul mio braccio. Scendiamo piano i gradini ed entriamo nella piccola macchina che ci porterà all’altare. Dopo un quarto d’ora arriviamo ed io faccio scendere Anna. Andiamo in una piccola stanza dove possiamo aspettare che tutti gli invitati arrivino anche se la metà è già qui. Dopo un po’ si iniziano a sentire degli applausi segno che Kellan è arrivato mentre Anna ha già bevuto almeno 3 bicchieri d’acqua. – Esco un secondo- le dico chiudendo la porta dietro di me. Arrivo da Kell non vedendo Robert. – Allora,tutto pronto?- gli chiedo. – Certo,possiamo iniziare- mi dice sorridendo. Non metto in dubbio che sia agitato. Sta sudando e trema. Entro di nuovo in quella piccola stanza dove ho lasciato Anna. – Allora,tutto pronto. Andiamo!- dico porgendole la mia mano. Il padre è qui fuori che l’aspetta. – Sarah...ho paura- mi dice tremando. Sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Insomma,chi sposa non ha paura il giorno del suo matrimonio? La faccio sedere su un piccolo divanetto accanto a me e le prendo le mani. – Anna,sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Ora,io dovrei farti il solito discorso di incoraggiamento che qualsiasi amica fa alla sposa. Ma ti posso dire che non so nulla. Non so cosa dirti e anch’io sono in ansia. Questo di certo non ti solleverà l’umore ma..posso dirti che è normale questa paura. Ma tu devi stare tranquilla. Su quell’altare c’è un uomo,un uomo che ti ama,che darebbe la vita per te. Un ragazzo dolcissimo. Su quell’altare c’è il tuo fidanzato,il tuo futuro marito,il padre di tuo figlio. So che hai paura di andare fino a lì,paura di iniziare una vita intera con lui. Ma posso dirti che è la cosa giusta quello che stai facendo. E sappi che per qualsiasi cosa io sono qui. Come Robert e soprattutto Kellan. Lui ti saprà ascoltare meglio di chiunque altro-. Mi alzo di scatto e le porgo la mia mano. Qualcuno bussa alla porta. – Stiamo aspettando voi!- ci dicono. – Fidati di me,e vedrai che andrà tutto bene- le dico mostrandole il sorriso più sincero. Anna afferra la mia mano e mi abbraccia forte. – Grazie Sarah,grazie di tutto-. Iniziano a farsi gli occhi lucidi. Apriamo la porta e c’è il padre di Anna che l’abbraccia subito,appena la vede. In quel momento mi viene in mente il mio papà e mi scende una lacrima che faccio andare via prima che Anna possa vederla. Devo essere forte oggi. – E se cado?- mi dice preoccupata. – Sei perfetta- dico sorridendo. Mi vado a posizionare e vedo finalmente Robert. È bellissimo. Ancor più della prova costumi. Con quei capelli e quella barba fatta. Ho una voglia immensa di andare ad odorare il suo dopobarba e restare appiccicata a lui per ore con quel profumo nelle narici. Finalmente parte la marcia nuziale di Robert. La sento per la prima volta e mi accorgo che è bellissima. Anna cammina lentamente appoggiata al padre mentre gli occhi di Kellan si fanno in un attimo più luminosi e il suo sorriso diventa enorme. La ama,tanto. Anna arriva all’altare e finalmente la messa inizia. Non siamo in una chiesa. È un semplice gazebo arredato con dei bellissimi fiori e tutt’intorno una distesa di sabbia e alla fine il mare. Avrebbero potuto fare anche il ricevimento qui,invece si terrà in un ristorante. Cerco di concentrarmi su quello che dice il sacerdote. – Kellan, vuoi prendere questa donna come tua sposa, amarla ed onorarla, esserle fedele, vivere con lei ed essere lei, in accordo con i comandamenti di Dio, nel Sacro Vincolo del Matrimonio ?-. – Lo voglio- risponde Kellan. – E tu Anna, vuoi tu prendere questo uomo come tuo marito, amarlo ed onorarlo, essergli fedele, vivere con lui ed essere lui, in accordo con i comandamenti di Dio, nel Sacro Vincolo del Matrimonio ? -. – Lo voglio- risponde Anna. Il cuore mi batte a mille e il mio sguardo cade su quello di Robert. - Con l'autorità conferitami, io vi dichiaro marito e moglie. L'uomo non separi ciò che Dio ha unito- finisce il sacerdote. I nostri sguardi sono ancora uniti quando tutti iniziano ad applaudire. Applaudiamo anche noi e andiamo ad abbracciare i nostri amici. Tutti si congratulano compreso il bambino che scalcia nella pancia di Anna per la felicità. Gettiamo il riso addosso agli sposi e tutti insieme dopo alcune foto andiamo al ristorante. È davvero un luogo magnifico con tanto di piscina. Tutti gli invitati iniziano a prendere posto mentre Anna e Kellan si avvicinano a me e Rob. – Ragazzi grazie di tutto. Senza di voi non avremmo mai realizzato tutto questo in due mesi- dice Kellan stringendoci tutti in un abbraccio. – Abbiamo solo fatto il nostro dovere- rispondo. Andiamo tutti a sederci e prima di iniziare facciamo un brindisi in onore degli sposi. Al pranzo ci viene portato di tutto ma io mangio davvero poco anche perché in un certo senso sono la party planner e ho organizzato tutto io. Quindi ho passato tutto il tempo dietro ai camerieri,gli chef e altri ancora. Finalmente al momento del dolce riesco a rilassarmi. All’improvviso Robert prende in mano un bicchiere e propone un brindisi. Io lo guardo attenta. – Vorrei proporre un brindisi all’amore,l’amore che lega queste due persone così importanti per me. I due miei migliori amici. Un amore che sono certo non li dividerà mai. Soprattutto con l’arrivo del piccolo saranno ancora più uniti. Sono convinto del fatto che l’amore vince su tutto e loro vinceranno-. Tutti applaudono forte. Il suo sguardo cade su di me. – Ma,vorrei proporre un brindisi anche alla mia bellissima Sarah. Spero di vivere con te una vita lunga e piena d’amore perché da quando ci sei tu tutto è cambiato-. I miei occhi diventano lucidi e poi sorrido. Finiamo di pranzare e iniziano le danze. All’improvviso vediamo arrivare Alias,radioso più che mai. Quanto tempo era che non lo vedevo. – Alias!!!- urlo. Mi vede e mi sorride correndomi incontro. – Sarah!!!- dice prendendomi in braccio e facendomi girare. Lo abbraccio forte. – Mi sei mancato- gli sussurro. Robert e i ragazzi ci raggiungono. Alias fa gli auguri e dopo aver chiesto il consenso a Rob mi chiede di ballare un lento con lui. Iniziamo a ballare e ridiamo come degli stupidi. – Dove sei stato tutto questo tempo?- gli chiedo. – Sono sempre stato qui,accanto a te. E lo sono ancora- risponde. – Non ho mai smesso di amarti- continua. Lo abbraccio forte. Non voglio fare così del male ad una persona,anche perché so cosa si prova. Il lento finisce e saluto Alias. Robert si avvicina a me. – Tutto ok?- mi chiede. Annuisco e andiamo fuori. Fa un po’ freddo così Rob appoggia la sua giacca sulle mie spalle. Poco lontano vedo un altalena e mi ci siedo sopra,alzando la testa. Robert mi fa alzare e inizia ad ondeggiare lentamente. – Che fai?- chiedo. – Mi sto godendo il lento che Alias mi ha rubato- dice sorridendo. Ad un tratto,lo abbraccio. Come si sta bene nelle sue braccia. Quando le apre solo per me mi fa sentire speciale, mi fa sentire unica,utile, importante, e mi piace questa sensazione, nessuno mi aveva mai fatto sentire indispensabile. Quando le stringe intorno a me il mio corpo esplode di gioia,sento le gambe incominciare a tremare, il calore del suo corpo si fonde con il mio ormai tremante. Siamo stretti in una danza di battiti e di cuori che esplodono .Il mio viso appoggiato al suo petto sente il suo respiro un po' accelerato, forse a causa del poco spazio che ci divide, gli occhi non lasciano neanche un secondo i suoi, che mi guardano con dolcezza. Il suo profumo si trasferisce ovunque sulla mia pelle e si mischia con il mio, mi fa impazzire, è così dolce e forte allo stesso momento, proprio come lui. E' bellissimo. Essere lì è come sentirsi a casa,è essere in quel posto e basta, non voler essere in nessun posto, nessun altro posto che quello, è sentirsi bene, completi, protetti, è essere liberi e spensierati, senza problemi. – Che hai?- mi chiede. – Nulla- dico stringendolo più forte. Dopo poco ci accorgiamo che è tardi così andiamo via salutando tutti. Mi teletrasporto. Non ho voglia di fare quel lungo tragitto,anche perché ho in mente una cosa. Appena arrivati a casa,Robert si cambia e si getta sul letto. Allora,non essere codarda. Respira,è Robert. Ti ama e tu ami lui. Più sicura di così?! Cerco di tranquillizzarmi e arrivo in camera da letto. Mi tolgo lentamente il vestito voltando le spalle al letto. Sotto ho slip e reggiseno coordinati a micro fiori blu. Mi giro e incrocio il suo sguardo. -Sei bellissima- mi dice. Arrossisco e mi stendo su un fianco accanto a lui. Mi prendo qualche momento per contemplarlo: è meraviglioso, con addosso solo i boxer e con gli occhi che brillano come stelle. Mi posiziono su di lui e respiro prima di baciarlo. Mi ferma. – Sarah io...-. – Che c’è?- gli chiedo. – Cosa stai facendo?-.- Robert,io ti desidero e ti voglio,adesso. In tutti i sensi possibili e immaginabili- dico tremando. – Non voglio che tu faccia qualcosa contro la tua volontà- dice ancora. – Non fai nulla contro la mia volontà. Io ti voglio- sussurro sulle sue labbra. Si stacca. – Cos’è che non va?- dico ora alzandomi e raggomitolandomi su me stessa per la vergogna. - Voglio essere io a far tremare il tuo sangue, voglio che tu abbia bisogno di me per riuscire a vivere. Voglio essere la tua salvezza, voglio essere stretto alla tua pelle. Voglio che la tua vita dipenda da me, solo da me- mi dice. – Se vuoi saperlo sei questo ed altro. Non essere geloso di Alias. È un amico,punto- gli dico. Si volta e viene vicino a me. Avvicina i nostri visi. – Sicura?- mi chiede sussurrando. – Sicura- sospiro. Piano, mi abbraccia. Prima dolcemente, cullandomi, poi sempre più forte, stringendomi a sé. Il resto del mondo non esiste più. Non c'è nient'altro che noi due. Sento le sue mani calde sulla schiena, il suo petto alzarsi e abbassarsi. Sollevo la testa e lo bacio teneramente, mordicchiandogli il labbro. Le nostre bocche si schiudono e il bacio diventa più appassionato e intenso. Le sue mani si intrecciano nei miei capelli e io faccio lo stesso. Mi fa stendere sotto di lui mentre continua a baciarmi. Sgancia piano il reggiseno ed io arrossisco. Decido di farmi coraggio e abbasso i suoi boxer. Finisce di spogliarmi senza mai distogliere lo sguardo dai miei occhi. È la dolcezza. Continua a baciarmi accarezzando lentamente ogni singola parte del mio corpo. Ansimo ad ogni singolo tocco. Mi bacia,ancora e ancora. Divento sua. Ora sono sua,definitivamente. Continuo a guardarlo negli occhi e sorridiamo insieme. Stringo le mie mani sulla sua schiena e poi le affondo nei suoi capelli. È tutto un movimento sincronizzato. Siamo due corpi in uno. Due corpi e una sola anima. Mi bacia e si stende accanto a me. Mi abbraccia e inizia ad accarezzarmi i capelli,baciandomi la fronte. Appoggio la testa sul suo petto e sospiro dolcemente. Potrei rimanere così per sempre. Lo abbraccio e anche lui mi stringe forte a sé. Ci guardiamo negli occhi. – È stato bellissimo- sputo dalla mia bocca senza pensare a quello che ho detto. Sorride e si gira su un fianco guardandomi negli occhi. – Per la prima volta nella mia vita non ho fatto sesso,ho fatto l’amore. E l’ho fatto con te. La donna della mia vita- dice mentre siamo circondati dal buio. Mi avvicino e lo bacio mentre lui mi stringe a sé. – Restiamo così,tutta la vita- lo imploro. – Tutta la vita- sussurra ancora sulle mie labbra. Questa è stata la notte più bella della mia vita,dopo quella in cui l’ho baciato,dopo quella in cui ho capito di amarlo.

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Capitolo 30
*** Buio POV ROBERT ***


Capitolo 30: Buio POV ROBERT Sono sveglio. La prima cosa che sento? Il suo profumo. Quel profumo che mi piace tanto. Quel profumo di vaniglia e cocco. Una cosa così buona e dolce. Poi,cosa sento? La sua pelle,il suo corpo sempre più appiccicato al mio,i suoi capelli. Apro gli occhi e vedo un po’ di luce filtrare dalla finestra. Mi stacco dolcemente,cercando di non farla svegliare. Mi stiro e indosso i boxer,un pantalone e una maglia. Mi stropiccio gli occhi e mi passo una mano tra i capelli. Mi soffermo a guardarla un secondo. È così bella. È un essere così piccolo e così indifeso che non sarebbe in grado di fare del male a nessuno. Mi avvicino e le bacio una guancia,coprendola con il lenzuolo. Vado in cucina e decido di preparare un po’ di caffè. Ripenso a tutto quello che è successo ieri. Incredibile. Tutto così in fretta. Il matrimonio,la mia stupida gelosia,lei che diventa mia. La mia piccola ora è solo e definitivamente mia. Ripenso alle nostre labbra,la nostra pelle a contatto,il sudore,l’amore. Sorrido. Una volta uscito il caffè lo metto in una tazza e accanto appoggio una brioche alla nutella. Qualcuno bussa alla finestra. Curioso ma anche un po’ sorpreso vado ad aprire. Mi trovo Alias davanti. – Alias! Che ci fai qui?- gli chiedo facendolo entrare. – Sono venuto per parlare con Sarah- risponde. Lo guardo negli occhi indifferente. – Dorme ancora- dico andando a lavare la mia tazza. – Capisco. Va bene,vuol dire che aspetterò- dice sedendosi strafottente sul divano. Mi avvicino appoggiandomi al muro di fronte a lui. – Alias,ma. Spiegami una cosa. Hai capito il concetto o devo ripetertelo ancora una volta?- gli domando con le braccia conserte. – Mmh,sai credo di non aver capito ancora bene- risponde. Mi alzo e mi avvicino. – Beh te lo ripeto ancora una volta e spero che questa sia l’ultima. Non azzardarti a toccare Sarah!- dico alzando un po’ la voce. Si alza anche lui. – E sentiamo,perché? Chi sei tu per dirmelo?- dice alzando anche lui la voce. – Il ragazzo forse?-.- Tu? Ma per favore non farmi ridere. E sentiamo tu,cos’hai da offrirle? Cosa le offrirai? Una casa? E una famiglia,eh? Io non credo non voglia un bambino prima o poi,no?- mi dice spingendomi. Lo spingo anche io. – Lei mi ama- gli dico. Mi da un pugno e mi fa cadere a terra. Del sangue scorre lento dal mio naso. Mi asciugo. – Ti ama? Quando? Ora? E poi? Ti amerà ancora quando vorrà costruire una famiglia con te e non potrete farlo?- sputa fuori con tutto l’odio che ha in corpo. Rimango seduto,immobile,un qualcosa mi ha perforato il cuore. Ha ragione. Ha fottutamente ragione. All’improvviso arriva Sarah. Ha indosso la mia camicia azzurra che le va due volte più grande,con sotto gli slip. – Che sta succedendo qui?- domanda allarmata vedendomi a terra. Si avvicina a me di corsa e mi prende il viso tra le mani. – Oddio,Rob tutto bene?- mi chiede mentre io guardo Alias. Si volta verso di lui e lo fulmina con lo sguardo. – Sarah io...- cerca di dire. Davanti a lei diventa con un cane bastonato. – Alias,ti ho spiegato tantissime volte. Non provo nulla per te ok? Sei solo il mio più caro amico. Ora smettila di fare a pugni con il mio fidanzato. Rischierai solo di ferire me e di farti odiare. Perciò ora va via...- dice voltandosi di nuovo verso di me. E SBAM! Il cagnolino mette la coda tra le gambe e va via. Adoro la mia piccola. È piccola,si,ma ha la forza di un aquila. Lo guarda andare via. Poi,finalmente,si alza e mi porta in camera da letto. Prende dell’ovatta e delicatamente cerca di far fermare il flusso del sangue. – Scusami- cerco di dire. Mi guarda dolcemente e va a posare tutto in bagno. – E scusa di che?- mi chiede. – Ti saresti dovuta svegliare con tanti petali nel letto e accanto una rosa con la colazione e poi io che ti faccio le coccole. Invece ti sei ritrovata me imbrattato di sangue- dico abbassando lo sguardo. Alza il mio viso per far si che la guardi negli occhi. – Non c’è bisogno di tutto questo,davvero- mi dice sorridendo. So che sta mentendo. Mi avvicino e la bacio. La trascino di più sul letto continuandola a baciare. – Ieri è stata la notte più bella di tutta la mia vita- dico guardandola negli occhi. Mi sorride. – Anche per me- dice baciandomi. Inizio a farle il solletico e lei ride. Mi fermo un attimo. – Mi piace quando ridi- le dico. – Tu ridi,io vivo- mi dice sorridendo. Le bacio la fronte. Stiamo per alzarci,quando in ginocchio,la blocco e la bacio. Prendo il lenzuolo e copro entrambi come se fossimo sotto una capanna. L’abbraccio con tutto il lenzuolo. Sorride. – Rob ma che fai?- mi chiede. Rido. – Dai,vieni,ti preparo la colazione- dico tirandola. Andiamo in cucina e mangiamo qualcosa. Da ricordare che io ho fatto doppia colazione. Shh,se lo sa mi ammazza. – Che si fa oggi?- le chiedo sorseggiando la mia aranciata. – Oggi lavoro- mi dice andando in bagno a cambiarsi. Corro in camera e mi cambio anche io indossando un jeans e una T-shirt. Torna dal bagno. – Ehm,come mai già pronto?- mi domanda. – Ti accompagno a lavoro,andiamo- le dico sorridendole. Usciamo di casa insieme. Afferro la sua mano e la stringo mentre lei automaticamente si volta verso di me e mi sorride. Il sole picchia forte stamattina e fa un gran caldo. Arriviamo sotto al grande grattacielo dove lavora. Si volta verso di me. – Robert,davvero scusami per prima. Io non so cosa gli sia preso ad Alias- dice accarezzandomi una guancia. – Ehi,non preoccuparti,sto bene. Sono almeno due volte più forte di lui e con un’ esperienza maggiore della sua,quindi- dico pensando che se si azzarda ancora a toccarla lo ammazzo. Letteralmente. Sorride e mi bacia alzandosi sulle punte dei piedi. Da un bar lì vicino una vecchietta ci osserva. – Siete davvero bellissimi- dice sorridendo. Sarah arrossisce e la ringrazia. La vedo andare via. – Ti passo a prendere stasera- le dico. Vado via. Inizio a camminare non sapendo dove andare. Poi,mi arriva un messaggio da parte di Marcus. Al Midnight Palace. Sbuffo e mi affretto ad arrivare. Di giorno questo luogo sembra davvero un palazzo normale solo molto vecchio e abbandonato. Inquietante come in quei film horror. Entro e mi trasformo. Un dolore allucinante mi fa cadere a terra. Mi volto e noto che una grande quantità di piume si è staccata. Rimango per qualche secondo a terra cercando di riprendermi,poi,mi rialzo. – Abbiamo saputo cos’è successo. Devi smetterla di combattere contro gli Angeli,devi smetterla di fare buone azioni,devi smetterla di amare!- dice urlando il Capo venendo verso di me. – Non smetterò mai di amare Sarah- dico convinto. Si avvicina a me puntandomi un pugnale contro. – Non voglio guai,chiaro? Trovi i migliori e li vai pure a perdere- mi dice,poi mi scaraventa a terra e va via. Questa doveva essere una delle giornate più belle della mia vita e invece mi ritrovo qui,debole più che mai. Cerco di arrivare a casa volando ma appena arrivo mi getto sul letto. Perdo sangue dalle spalle e brucia tantissimo. Mi fascio da solo e mi riposo. Passo l’intero pomeriggio a comporre canzoni d’amore con la chitarra. È bello comporre canzoni d’amore quando sai a chi dedicarle. Guardo l’orologio e noto che sono le sette così mi trasformo e volo in spiaggia. Preparo tutto e poi vado a prendere Sarah. Ho deciso di farle una sorpresa. Corro a prenderla a lavoro. Appena mi vede corre ad abbracciarmi. Sorrido. – Vieni con me. C’è una sorpresa- le sussurro all’orecchio. Ancora per una volta cerco di usare le mie ali sebbene io sia a pezzi. Arriviamo sulla spiaggia e le faccio chiudere gli occhi. Il sole sta tramontando. – Apri gli occhi- sussurro dietro di lei. – Robert!- riesce a dire solo il mio nome per poi iniziare a baciarmi. Sorrido sulle sue labbra. Corre verso la riva togliendosi un po’ alla volta i vestiti rimanendo in intimo. Faccio lo stesso anche io ed entriamo in acqua. Ci schizziamo,ridiamo,giochiamo,le faccio fare i tuffi. Sembriamo due bambini. Dopo un po’ usciamo ed io accendo il fuoco. La faccio sedere tra le mie gambe e copro entrambi con un asciugamano. Fortunatamente non si è accorta delle mie ferite. Prendo i tramezzini che avevo preparato e gliene porgo uno. – No dai anche i tramezzini?- dice ridendo. – Ah se non li vuoi li mangio io,no problem!- dico prendendomelo. – Nono scherzo,lo mangio-. Mangiamo in silenzio e poi ci rivestiamo visto che ormai il sole è andato via. Si getta su di me e inizia a darmi dei pizzicotti e degli schiaffi. – Robert...Robert!!!- inizia a chiamarmi lamentandosi mentre io faccio finta di dormire. Mi da uno schiaffo. – Ahh ma allora vuoi la guerra!!!!- dico afferrandola. Riesce a scappare e inizio a rincorrerla. Questo è segno che tra un po’ combattiamo. Ad un certo punto non la trovo più e il secondo dopo è davanti a me in posizione di difesa. Mi schiocco le dita mentre lei fa cenno con la mano di farmi avanti. Iniziamo a combattere. È una cosa che abbiamo iniziato a fare da poco e ci piace. Alla fine cade su di me e mi atterra. – Perso di nuovo- dice fiera di sé. – Solo perché sono io a farti vincere- ribatto. Andiamo di nuovo accanto al fuoco. – Perché questa sorpresa e questa serata fantastica?- mi chiede mentre si siede sulle mie gambe cingendo il mio collo con le sue braccia. – Perché sei tutto quello che ho, sei la cosa a cui penso quando mi dicono:"Che cosa hai da perdere?",sei parte fondamentale di me e meriti questo ed altro. Tu sei l’attesa, sei la sorpresa..tu sei una sfida. Sei arrivata per cambiare tutta la mia vita.Sei la pazienza, la luce riflessa. Sei tutto,Sarah. Tutto- le dico con gli occhi lucidi. Mi bacia. – Non merito tutto questo. Io non merito queste parole,il tuo amore,i tuoi baci,i tuoi abbracci. Io non merito niente- continua. – E invece sono io a non meritare te. Sarah,non so davvero chi Angelo abbia scelto te per starmi accanto ma so che quell’Angelo ha fatto la cosa più giusta del mondo-. Mi abbraccia,forte. – Ti amo- mi dice. – Per sempre-rispondo. Prendo la chitarra. – Ho composto altre canzoni,vuoi sentirle?- le chiedo. Annuisce e appoggia la testa sulla mia spalla. Chiude gli occhi e si fa cullare dalle mie canzoni. Dopo un po’ si addormenta e la prendo in braccio portandola nella tenda. La copro con le coperte e decido di addormentarmi anche io. Il buio. Corro,veloce,cado in un burrone senza fine. Cerco di trasformarmi ma le mie ali non ci sono più. Perdo sangue ma non c’è nessuno a salvarmi. Sento la voce di Sarah chiamarmi. Apro gli occhi. Sono tutto sudato. – Robert,Robert,che succede?- cerca di chiamarmi mentre le lacrime sul suo viso continuano a scorrere. Ha il cellulare in mano e sta parlando con Kellan. – Robert,amore,resisti,sono qui- mi dice. Il sangue che continua a scorrere dalle mie spalle. I miei occhi si chiudono. Buio.

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Capitolo 31
*** Una scelta complicata POV SARAH ***


Capitolo 31: Una scelta complicata POV SARAH Il dolore non è solo fisico. Il dolore non è solo una ferita,una storta,una frattura. Il dolore è anche quell’ansia che sale e ti chiude lo stomaco,quel nodo in gola,quelle lacrime che scorrono lente. Il dolore sono io,adesso,accanto a lui. Non so davvero cosa fare. Mi ritornano in mente le scene di poche ore fa mentre Kellan e Anna sono accanto a me. Tiro su col naso. Robert è nel letto. Ha la febbre e continua a perdere sangue. Kellan ha fatto di tutto per aiutarlo ma da solo non ce la può fare. Così abbiamo cercato di convincere Alias. Robert dorme,tranquillo,anche se a volte inizia a urlare dicendo cose del tipo “Non me ne andrò”, “Lasciala in pace”,”Va via!”. Ogni volta è un colpo al cuore,perché ad ogni urla c’è anche il dolore fisico e cioè perde sangue dalle spalle. Ha detto Kellan che è stato il Capo a decidere di dargli questa punizione. – Ma perché?- gli chiedo. – Sarah,è un Demone. Non deve assolutamente fare del bene- mi spiega ancora una volta. Porto il viso tra le mani e faccio scendere altre lacrime. Anna mi prende per mano. – Dai,vieni a prendere un po’ d’aria- mi dice con una mano sul suo bellissimo pancione. – No,voglio stare qui- dico guardando Robert. Decidono di andare via lasciandomi un po’ da sola. Robert apre leggermente gli occhi. Mi avvicino di più a lui accarezzandogli la fronte. – Amore- sussurro. – Sarah- dice con un filo di voce. – Come stai?- dico facendo scivolare via altre lacrime. – Male- dice asciugandomele con il pollice. Tiro su con il naso. Inizia a urlare dal dolore. – Robert,merda. Robert,amore no!- dico cercando di fare qualcosa di sensato. Tolgo la coperta e per la prima volta riesco a vedere quegli squarci sulla sua schiena. Kellan non tarda ad arrivare. Anna mi prende e cerca di portarmi via tra le mie urla e la sue. – Robert!!!- dico piangendo. Vedo Alias arrivare poi la porta si chiude davanti ai miei occhi. Sbatto i pugni contro la porta e mi accascio a terra. Guardo le mani sporche del suo sangue mentre le sue urla mi lacerano il petto. Anna si avvicina. – Sarah andiamo,forza!- dice trascinandomi fuori. L’aria penetra nelle mie ossa ed è come se uscissi da un’apnea. – Sarah è arrivato Alias vedrai andrà bene- dice anche lei con le lacrime agli occhi. – No! Tu non capisci come mi sento! C’è la mia vita lì dentro e sto per perderla ed io non sto facendo nulla!- dico urlando. – Invece si! Ti ricordi quando Kellan fece l’incidente? Beh,io mi sentii esattamente come te,ti capisco- dice appoggiandomi una mano sulla spalla. Mi siedo finalmente calmando il mio battito cardiaco. Fisso ancora le mie mani sporche. – È come se fossimo legati da un qualcosa,capisci? Lui sta soffrendo e soffro anche io- cerco di spiegarle. Annuisce e mi accarezza la testa. Appoggio la testa sulla sua spalla e riesco a tranquillizzarmi. – Anna!!!- sento chiamare Kellan. – Io vado. Non preoccuparti e sta calma. Va tutto bene- mi dice prima di andare via. Sento ancora urla. Mi accascio a terra e mi copro le orecchie. All’improvviso la rabbia inizia a scorrere nelle mie vene. Alzo lo sguardo e mi alzo a mia volta. Sento l’adrenalina pervadere il mio corpo. Non lascio più ragionare il mio cervello ma penso all’istinto. Una cosa più insensata di questa non potrei farla. Ma chi se ne frega. Ormai sta andando tutto a puttane e questa è l’unica cosa che posso fare. Mi teletrasporto. Sono davanti al Midnight Palace. Mi avvicino. Cerco di entrare ma una barriera mi blocca. Forse ho capito a che serve. Divide il bene dal male. Chiudo gli occhi e mi concentro. Creo un campo di forza attorno a me e riesco magicamente a passare sotto quella specie di scudo. Entro. Questo posto è terrificante e puzza di marcio. Entro in un enorme sala dove alla fine c’è un trono. Il Capo è lì,fiero del suo elaborato. – Vedo che sei puntuale,spiritello- mi dice alzandosi. Mi avvicino,senza paura. Gli sferro un pugno in faccia e riesco a rompergli il naso. Subito risponde con un pugno nello stomaco che scanso. Rispondo con calci e pugni. Diciamo che ho il vantaggio in molte cose. Mi posso teletrasportare e scansare i colpi e tutti gli oggetti sono dalla mia parte. Picchio duro,si. Subisce colpi su colpi ma senza nemmeno accorgermene due Demoni mi afferrano per le braccia e mi legano. Il Capo risana le sue ferite. Bene! Tutta fatica sprecata. Mi porta in un enorme sala identica a quell’altra,solo arredata in modo diverso. Mi avvicina ad una specie di sfera,come quelle delle veggenti nei film. Ci sono delle figure sbiadite ma subito le riconosco. Kellan,Alias,Anna e...Robert! Vedo quella scena e inizio a lacrimare. – Perché gli fai questo?- gli chiedo stringendo i pugni mentre fa segno ai Demoni di andare via. – Lo sai perché. Vedi Sarah voglio mostrarti una cosa- dice facendo segno di seguirlo. Lo seguo all’interno di un corridoio che sembra essere lunghissimo,poi una porta. Si posiziona davanti alla serratura,poi dice alcune parole che non riesco a sentire né a capire perché probabilmente sono di una lingua a me sconosciuta. La porta si apre di scatto. – Dopo di te- mi dice. Entriamo e la porta si chiude creando un rumore assordante. Mi giro e prendo a osservare quello che c’è attorno a me ma non vedo nulla. La stanza è vuota e buia. Solo una piccola luce blu che si intravede da lontano. Il Capo inizia a camminare verso quella luce e lo seguo. Man mano che mi avvicino quella luce diventa sempre più accecante. Mi copro gli occhi con le mani. Le scosto un po’ e rimango meravigliata. Un piccolo e misero tavolino con sopra una lanterna di vetro. Il Capo si avvicina e apre la lanterna. – Guarda- mi dice. Riesco a vedere nonostante la luce blu abbagliante. Una piuma,una semplice piuma d’oro che emana una luce che riesce a stordirti e mandare in corto circuito il tuo cervello. Così rilassante. Chiude la lanterna e la posa. Poi,si dirige verso la porta e si siede su una poltrona che prima avevo notato. Rimango immobile,in piedi a fissarlo. – Ma che..- riesco solo a dire queste due parole ma mi supera. – Voglio raccontarti una cosa. Inizia tutto con quella battaglia tra Angeli e Demoni in cui vinsero gli Angeli. Non sai tutto. Un Angelo morì. Ovviamente quando un Angelo o un Demone muore inizia a perdere le ali. Tutte le sue piume si staccarono una ad una ma solo una in particolare diventò d’oro. Questa dapprima fu conservata dagli Angeli in onore di Eric,l’Angelo morto ma poi fu persa per sempre senza alcuna spiegazione. Nessuno la ritrovò più. Solo qualche anno fa la mia squadra l’ha ritrovata nelle Grotte della Luce,luogo sacro per gli Angeli- mi dice piano guardandomi fisso negli occhi. – E tutto questo cosa centra con me?- gli chiedo preoccupandomi. – Devi sapere che quella piuma è il potere. Moltissime volte vi abbiamo detto di stare lontani perché potreste creare un’altra guerra tra i due mondi ma voi niente- continua ma io ancora non capisco nulla. – Avevate detto che potevamo stare insieme senza generare eredi,non vi basta?- dico iniziando ad urlare. – Non può fare del bene,quindi non può stare con te- dice sbattendomi contro il muro con un solo schiocco di dita. Cado a terra dolorante e tocco la testa da cui sta uscendo del sangue. – Se continuerai,anzi,se continuerete così finirete per far avvenire questa guerra. E non vi conviene,e sai perché? Vinceremo noi,perché noi abbiamo la Piuma d’Oro e quindi abbiamo il potere. Un potere distruttivo in grado di distruggere qualsiasi cosa con una sola parola- mi dice. Ora capisco. – Se continuerai lo farò soffrire come adesso-. Ripenso alle scene di prima e di nuovo l’adrenalina mi fa alzare e reagire ma riesce di nuovo a spingermi via. – Non ti conviene metterti contro di me-. – Ok,va bene lo farò. Lascerò Robert così lui ritornerà ad essere come prima,ma ti prego,ti prego lascialo in pace. Non farlo soffrire più,ti prego- gli dico facendo scendere qualche lacrima. – Va bene- mi dice. Entrano i Demoni di prima e mi sbattono fuori dal Midnight Palace. Mi alzo e inizio a camminare senza meta in quei boschi. Mi appoggio a un albero e mi siedo a terra,l’alba si alza maestosa. Chiudo gli occhi. Mi sveglio tutta dolorante e ci metto poco a capire dove mi trovo. Ricordo tutto quello che è successo e pur non avendo molte forze mi alzo e mi teletrasporto a casa di Anna. Sono nel corridoio e sento le voci dei ragazzi. – Si sta riprendendo. Si. La febbre è scesa. Come mai?-. Sorrido. Il Capo ha rispettato l’accordo,ora,sarà difficile a me rispettarlo. Apro la porta e tutti si voltano verso di me. Anna corre ad abbracciarmi. – Ma cosa hai fatto?- mi chiede preoccupata. – Niente. Ero nei boschi e sono scivolata su un ammasso di rocce- dico toccandomi il gomito sfregiato. Kellan mi accarezza la guancia e va di là con Anna. Mi avvicino ad Alias che mi abbraccia forte. Lo stringo forte anche io e inizio a piangere. – Davvero non so come fai. Non lo so. Ma hai una forza indescrivibile- mi dice prima di andare via. Forse sa quello che ho fatto e quello che ho intenzione di fare. La porta si chiude. Mi siedo sul letto accanto a Robert. Non ha più quegli squarci e il suo viso è più rilassato,solo sulle lenzuola è rimasto il segno di tutto quel dolore. Apre leggermente gli occhi che incontrano subito i miei lacrimanti. – Sarah- dice sorridendo. Mi getto tra le sue braccia e piango. Non sa quanto ho sofferto. – Perdonami- mi dice. – Shh. Sta zitto- gli dico. Si alza e si mette seduto. Poi prende il mio viso e mi bacia. Mi stringo forte a lui. Non sono né felice, né infelice, e per questo non ce la faccio più. Non so se stare bene sapendolo sano e salvo o morire dentro sapendo quello che sto per fare. – Come stai?- gli chiedo asciugandomi il viso. – Bene- risponde sorridendo. Sorrido anche io e l’abbraccio di nuovo. Sono distrutta. Ferita. A pezzi. Tremo. Barcollo. Eppure ancora in piedi. Con un sorriso sulla faccia. – Ti amo- dice sulle mie labbra. Questa volta non riesco a dire il mio “Per sempre” perché un nodo alla gola mi blocca. No. Non piangere,non ora,non qui. Mi sdraio e appoggio la testa sul suo petto. Ascolto il suo respiro calmo e regolare. – Resta sempre qui- dice accarezzandomi i capelli. Il mio stomaco si chiude di nuovo e cerco di non far uscire le lacrime. Devo essere forte,è per il bene degli altri,il suo bene. Chiudo gli occhi e respiro profondamente. Il suo profumo mi inonda le narici. Quanto altro tempo mi rimane? Un giorno? Due? E poi? E poi sarà la fine,di nuovo.

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Capitolo 32
*** L'ultima notte POV ROBERT ***


Capitolo 32: L’ultima notte POV ROBERT La guardo dormire con la testa appoggiata sul mio petto. Accarezzo piano i suoi capelli. Il suo battito finalmente è tornato normale. Sono almeno due ore che sono qui a guardarla,ma mi affascina. Non mi stancherei mai di guardarla. Non so quello che è successo. In realtà non ricordo quasi nulla,solo varie scene offuscate e tanto sangue. Ma ora mi sento benissimo e non so come tutto questo sia possibile. Inizia ad agitarsi e piano si stropiccia gli occhi. Finalmente li apre e posso immergermi in quello splendore. – Ehi,buongiorno piccola- le dico accarezzandole una guancia. Mi sorride. – Giorno- dice alzandosi piano. Stira i muscoli. – Vado un attimo di là- mi dice accarezzandomi la mano. La sento andare in bagno e aprire il rubinetto. Probabilmente si sta sciacquando il viso. Cerco di alzarmi facendo i movimenti il più lentamente possibile,ma noto che non faccio nessuno sforzo. È come se mi avessero fatto una magia,come se tutto il tempo per guarire si fosse ridotto in qualche ora. Vedendo che riesco a camminare arrivo disinvolto in cucina. I ragazzi mi vedono e si avvicinano. – Come va?- mi chiede Kellan dandomi una pacca sulla spalla. – Bene. Insomma non sono mai stato meglio in vita mia- rispondo. – Meglio così- dice Anna sorridendomi. – Già,chissà perché- risponde Alias guardando fuori dalla finestra. Mi avvicino a lui. – Alias,ti volevo ringraziare. Se non fosse per te adesso probabilmente non sarei nemmeno qui- gli dico porgendogli la mano. Non mi guarda nemmeno e mostrando a tutti le sue ali bianche va via. – Lascialo perdere,sta così da stanotte- continua Anna. Sarah ritorna dal bagno e si siede. Mi siedo accanto a lei e tutti iniziamo a fare colazione. – Sarah ma cosa hai fatto sulle braccia?- dico guardando i vari tagli e preoccupandomi. – Nulla,sono scivolata su un ammasso di rocce- dice toccandosi la benda. La fisso. Non è la solita Sarah di sempre. – Qualcosa non va amore?- le chiedo scostandole una ciocca di capelli. Si sposta di scatto. Si alza. – Scu-scusatemi,vado un attimo a casa- dice correndo via. Guardo stranito Anna e Kellan che fanno spallucce e poi la seguo. – Sarah!- la chiamo. Ma lei continua a camminare. La blocco. – Mi spieghi cosa sta succedendo? Sei così fredda con me!- le dico prendendo il suo braccio. – Nulla Rob,è che sono stanca. Ho bisogno di fare una doccia. Ti va di andare a casa?- mi dice con gli occhi lucidi. Annuisco e le bacio la fronte. Si teletrasporta e arriviamo a casa. Subito si fionda sotto la doccia mentre io mi cambio. Mi getto sul divano e accendo la televisione. La sento armeggiare con l’asciugacapelli e dopo un po’ viene da me. Ha indossato una tuta lasciando i capelli sciolti su un lato. Si siede accanto a me. Prendo a giocare con una ciocca dei suoi capelli. – Robert,ti va di andare dai tuoi?- mi chiede. – Dai miei? E per fare che?- le chiedo a mia volta. – Non so,mi va di salutarli- mi dice sorridendo. Annuisco,spengo la tv e saliamo in macchina. Una volta saliti il viaggio si presenta più silenzioso che mai. Non so davvero cos’ho fatto a Sarah per meritarmi questo. Ho capito di averla fatta preoccupare ma non pensavo se la sarebbe presa così tanto e poi le ho chiesto scusa. Deve esserci per forza qualcos’altro sotto,solo che non vuole dirmelo. Arriviamo a casa dei miei genitori e il suo umore sembra trasformarsi completamente. Si avvicina tutta sorridente alla porta. Suona il campanello e dopo un po’ mia mamma corre ad aprire. Le salta praticamente addosso stringendola. – Sarah che ci fate qui? Che bella sorpresa!- esclama mia mamma con gli occhi lucidi. Subito papà corre,sentendo le urla e anche lui abbraccia Sarah. Ormai è come una figlia per loro. Le mie sorelle non tardano ad arrivare. Ogni volta è la stessa storia. Ci fanno accomodare e mia mamma offre una fetta di torta a Sarah. Faccio segno di no a Sarah con la testa ma lei invece la accetta volentieri e la mangia tutta. Mentre le donne rimangono in cucina a parlare io e mio padre ci rintaniamo nello studio,ciò vuol dire che vuole parlarmi. Era sempre così quando ero più piccolo. La parola studio era uguale a papà vuole parlarti. Entriamo dentro e mi fa sedere sulla poltrona di fronte a lui. – Robert,voglio parlarti di Sarah- mi dice pensieroso. Annuisco. – Sai che ora noi la consideriamo una di famiglia,però devi spiegarmi che intenzioni hai- continua. – Papà,Sarah è praticamente tutta la mia vita e così credo di aver spiegato già tutto- dico convinto. Mio padre mi sorride orgoglioso. – Sono contento per te- mi dice. – Ora andiamo di là- dice accompagnandomi alla porta. Usciamo e torniamo dalle altre. Dopo un po’ mamma inizia a cucinare e Sarah ovviamente è la prima a voler dare una mano. Oggi è parecchio strana. È come se mi evitasse. Evita ogni mio sguardo,abbraccio o bacio che sia. Ci sediamo tutti a tavola appena mamma avvisa che è pronto. Il pranzo passa velocemente e così anche il primo pomeriggio. Verso le sei Sarah saluta tutti con un abbraccio e andiamo via. – Andiamo da qualche parte?- mi chiede dopo che ho accesso la macchina. Annuisco. – Solo se mi spieghi perché sei così strana- continuo. – Io non sono strana. Sei tu che sei strano oggi- mi dice. – Io? Ma se tu oggi mi stai letteralmente evitando! Ogni mio sguardo,ogni mio bacio. Cos’hai? Sai che con me puoi parlare- le dico. Ma niente,abbassa lo sguardo. – Andiamo a casa- mi dice. Eseguo gli ordini tanto io non ho voglia di andare da nessuna parte. Arriviamo a casa e sbatte la portiera dell’auto poi sale di corsa in casa e va in camera da letto sbattendo la porta. La seguo. – Ora sbatti anche?- le dico da dietro la porta. – Non rompere!- mi urla. No,ok. Adesso mi spiegate che cazzo gli ho fatto? Decido di lasciar perdere e vado in cucina nel tentativo di mangiare qualcosa di buono. Decido di preparare le crepes. Prendo uno dei tanti libri di ricette e una volta trovate inizio a creare qualcosa. Già sono una frana in cucina,quindi spero solo di non uccidermi con le mie stesse mani. Guardo l’orologio e noto che sono già le otto così do un ultimo tocco alle mie crepes e poi mi getto sul divano. Faccio il segno della croce sperando di non morire avvelenato. Do un morso e mi accorgo che sono incredibilmente buone. All’improvviso sento uno strano rumore e senza voltarmi,ma guardando dal vetro della finestra,mi accorgo che Sarah è sbucata dalla sua “tana” e ha rubato una delle mie crepes. Sorrido e continuo a guardare la televisione. Dopo un po’ mi alzo convinto che andare a dormire sia l’unica opzione dopo questa giornata noiosa. Vado in bagno a lavarmi i denti e poi vado in camera da letto. Ci trovo Sarah che legge uno dei suoi soliti libri. – Che leggi?- le chiedo. Zero risposta. – Va bene,buonanotte- continuo. Giuro che oggi mi ha fatto proprio innervosire. All’improvviso sento che si muovo nel letto. – Robert- mi chiama. Mi giro. – Dimmi- le dico. Si avvicina a me e mi bacia. Io davvero non la capisco. Si posiziona su di me continuando a baciarmi mentre io accarezzo leggermente le sue cosce. – Mi spieghi cos’hai?- le chiedo catapultandomi su di lei. – Ho bisogno di te- sussurra con gli occhi chiusi e baciandomi. – Sarah ma- provo a dire ma mi supera. – Ti prego- dice con le lacrime agli occhi. La bacio e in ogni bacio cerco di farla sentire importante,mia. Le tolgo piano i pantaloni mentre lei mi toglie la maglia. Passa le sue mani perfette tra i miei capelli. Passa ai miei pantaloni ed io alla sua maglia. Rimaniamo in intimo. – Ehi,come stai?- le sussurro. Ma non risponde. Continua a baciarmi mentre mi sfila i boxer ed io non tardo a toglierle slip e reggiseno. Ansima ad ogni mio tocco. Tiene gli occhi fissi sulle mie labbra, come se fossero le ultime righe di una lettera d’addio. Mi bacia il collo mentre io do vari morsi sulla sua pancia. Ripasso di nuovo sulle sue labbra. Quelle labbra così perfette. Diventa mia. Continua a stringermi a sé come se da un momento all’altro potrebbe perdermi definitivamente. – Ti amo- sussurra. – Per sempre- rispondo. I nostri corpi sudati diventano un’unica cosa. È davvero bellissima. La bacio,poi la faccio stendere accanto a me e la stringo. Prendo ad accarezzarle un braccio che le provoca vari brividi mentre lei gioca con i miei capelli ed ogni tanto si avvicina alle mie labbra. E così poi resta abbracciata a me, e l’abbraccio come se fosse l'ultima volta, e le sussurro parole d'amore, le accarezzo i capelli e lei accarezza i miei, poi mi accarezza la schiena, e mi sussurra a sua volta parole d'amore. Siamo una cosa sola. Poi mi bacia. Mi bacia ancora e ancora. Qualche lacrima le scende sul viso. – Amore cos’hai?- le chiedo l’ennesima volta. – Baciami,baciami come se fosse l’ultima volta- mi dice. E così la bacio,come se fosse l’ultima volta. La stringo a me e mi lascio cullare dal suo profumo. – Giurami che sarà così per sempre- le chiedo. Si volta e mi abbraccia. – Ti amo-. L’unica cosa che riesce a dire. L’ultima sua parola,dopo che la notte ci rinchiude nel suo interminabile buio.

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Capitolo 33
*** Addio,amore. POV SARAH ***


Capitolo33: Addio,amore. POV SARAH Non so cosa mi fa svegliare. Forse l’interminabile mal di stomaco che ho da circa cinque minuti nel letto e non mi passa. Robert è accanto a me e dorme come un cucciolo. Ieri è riuscito a regalarmi una notte stupenda,sebbene fosse l’ultima. Decido di alzarmi e ancora nuda corro sotto la doccia. Apro il getto forte e cerco di scacciare via tutti quei pensieri che stanno affollando la mia mente da ieri. Esco dalla doccia e indosso i jeans e una maglia a maniche corte gialla. Lascio scivolare i capelli sulle spalle e mi trucco leggermente solo con un po’ di matita sotto gli occhi e il mascara. Vado in camera da letto e prendo la valigia che avevo posizionato sull’armadio al mio arrivo. L’appoggio sulla mia parte di letto. Apro l’armadio e inizio a prendere i miei vestiti,notando subito quelli di Robert accanto ai miei. Il suo profumo subito si espande e le lacrime non tardano ad arrivare. Tiro su col naso mentre chiudo la valigia e vado in cucina. Sono appena le sette meno un quarto. Decido di colmare quel vuoto credendo che quella merendina al cioccolato possa servire a qualcosa. Apro leggermente la porta e guardo la casa. All’improvviso davanti a me scorrono le immagini mie e di Robert. Noi che ci rincorriamo con la pittura,che ci prendiamo a cuscinate,che prepariamo la pizza. Ogni singolo e piccolo attimo. Un colpo al cuore. Lo stomaco si chiude di nuovo in una morsa. Strappo un biglietto dal block notes e prendo una penna. Corro in camera da letto e lo guardo dormire. I capelli arruffati,gli occhi chiusi,le labbra leggermente schiuse e quelle spalle. Scrivo sul foglio “Per sempre” e poi lo appoggio sulle lenzuola. Quelle lenzuola che sanno di lui. Sto di nuovo per andarmene quando sulla soglia della porta mi blocco di nuovo. Corro a prendere una sua maglietta e stavolta lo guardo davvero per l’ultima volta. – Avevo detto ‘per sempre’ e per sempre sarà,amore mio- dico sussurrando e con le lacrime agli occhi. Esco di casa e prendo un taxi. – All’aeroporto dico al conducente. Inizio a guardare le strade di Londra. Strade che mi hanno accompagnato in questi mesi,strade in cui ho vissuto,ho amato. Asciugo l’ultima lacrima scesa sul mio viso e scendo dal taxi pagando il tassista. L’aeroporto è davanti a me. E come feci quel primo respiro profondo prima di entrare nella mia nuova vita ora ne faccio un altro,per lasciarla definitivamente. Cammino. Decido di camminare il più velocemente possibile e di non voltarmi perché so che se lo farò sarà davvero la fine per tutti. Decido di andare a fare subito il check in,così sarò costretta a partire anche se dovessi avere dei dubbi. Anche se succedesse la terza guerra mondiale. Fatto tutto,mi siedo su una delle tante sedie. Accavallo le gambe e inizio a muovere irrefrenabilmente una di queste. Ho deciso di andare a New York da mio fratello. Credo che starò bene. Già,bisogna solo crederci. L’attesa è lacerante. Decido di concentrarmi ed entrare per un attimo nei pensieri di Robert e niente. Dorme ancora. Meglio così. All’improvviso un ragazzo si siede accanto a me. – Alias! Che ci fai qui?- gli chiedo. – So quello che stai per fare. Ma perché sacrifichi sempre te stessa per qualcuno come noi. Per lui. Che è un demone- mi dice. – Io amo Robert e amo Anna e Kellan. Come riesci solo a pensare di farmi domande del genere?- dico iniziando ad alterarmi. – Ok,calma. Solo che...volevo dirti che ti stimo. Hai una forza indescrivibile. Ma fidati,quello che stai per fare non ti piacerà- continua. – Lo so meglio di te che non mi piacerà,ma devo farlo- dico stringendo i pugni. Appoggia una mano sulla mia. – Per qualsiasi cosa. Se hai bisogno di una mano. Se non sai con chi parlare,se ti senti sola,io ci sono. Ok?- dice sorridendomi. Annuisco e lui mi abbraccia. Poi si alza e si mischia tra la folla e ad un tratto nemmeno lui c’è più. Mancano pochi minuti all’imbarco. Sento lo stomaco torcersi quasi stesse facendo una danza strana. Guardo l’orologio e decido di avviarmi. Prendo valigia e borsa e riprendo a camminare. Passo dopo passo è come se sprofondassi sempre più giù. Ogni passo scendo uno scalino e Dio solo sa se riuscirò a risalire. Ma mentre cammino un qualcosa mi fa bloccare. È come se qualcuno mi avesse gettato un pallone in testa. Mi volto cercando di capire cos’è stato. Forse...Si,può essere solo che lui. Inizio a camminare più in fretta ma un altro dolore mi pugnala. Ora è al petto e sbatte forte,all’altezza del cuore. Sto iniziando a sudare e ho paura e non so davvero cosa stia per succedere. Finalmente arrivo in fila e dopo poco arrivano altre persone così riesco a coprirmi. Il tempo passa. All’improvviso il cuore mi si congela. Robert,accanto ad una hostess che sta cercando indicazioni. Cerco di girarmi e non farmi vedere mentre quel dolore ritorna a farsi sentire. Sento qualcuno che parla dietro alla folla. È qui,è qui vicino. Ora,è dietro di me. – Sarah- mi chiama. E a quel punto il mondo si ferma. Si ferma tutto. Rimango io in una stanza bianca enorme e lui dietro di me. Mi fa voltare mentre la gente in fila mi sorpassa. – Sarah,perché?Come? Dove?- mi chiede. Ha i capelli tutti disordinati,dei panni gettati a caso addosso e anche in fretta e le sue Ray-Ban nere. – Robert,devo- dico sussurrando. – Ecco perché ieri eri così strana ed ecco perché avevi bisogno di me- continua. – Ti prego capiscimi,avevo bisogno di te un’ultima volta- dico con gli occhi lucidi e guardando a terra. – Mi hai solo usato. Ora ti sei stancata e vai via- mi dice. – Ma no! Non pensare nemmeno una cosa del genere- dico alzando il viso. Si toglie gli occhiali. I suoi enormi occhi rossi e gonfi mi fanno chiudere lo stomaco. – Allora spiegami. Cosa c’è che non va?- mi chiede. – Ma non sei tu. Sono io,davvero- rispondo. – Non puoi lasciarmi proprio tu- dice con gli occhi lucidi. Di nuovo quel dolore nel petto. Inizio a lacrimare. Noto che nella fila sono rimaste solo due persone. – Mi dispiace- dico allontanandomi leggermente. Si avvicina e mi bacia la fronte. Inizio a singhiozzare. – Signorina- mi chiama la hostess. – Per sempre. Ricordi?- gli dico con un filo di voce mentre altre lacrime scendono. Forza un mezzo sorriso mentre una lacrima scende e subito la manda via. Annuisce tirando su col naso. – Già,per sempre- dice abbassando il capo. Do il biglietto all’hostess e rimango ferma un secondo a fissarlo. Mi guarda anche lui. E giuro che in quell’attimo,quegli sguardi si stavano dicendo tutto. Noi,ci stavamo baciando con gli occhi. Lui,sperava in un mio ritorno. Io,gli stavo dicendo addio. Quei suoi occhi rossi mi stavano uccidendo dentro,così mi volto ed entro. Stavolta ho perso. Ho perso per davvero. Me ne vado. Me ne vado per sempre con gli occhi gonfi e le braccia stanche. E scusa se ti avevo promesso “io resto”.Chiudo gli occhi e riprendo a camminare velocemente. Dopo un po’ sono nell’aereo e un signore mi aiuta a posizionare la borsa. Mi siedo e allaccio le cinture di sicurezza. Prendo gli auricolari e metto la musica ad alto volume. Chiudo gli occhi appoggiando la testa sul sediolino. Li riapro e mi affaccio verso l’interno dell’aeroporto. Non ci penso nemmeno a dare un’occhiata ai suoi pensieri. Rischierei di scendere da qui e correre ad abbracciarlo. Ritorno a chiudere gli occhi. L’aereo si sta alzando. Sto per lasciare tutto. Tutto quello che mi ha salvata. Questo luogo,i miei amici,lui. Sto lasciando tutto per il loro bene e per il mio amore. Sto lasciando tutto perché questo amore è troppo sbagliato. È inutile e noi lo sapevamo. Sapevamo che sarebbe stata una cosa impossibile. Sapevamo che sarebbe andato qualcosa storto. Il nostro amore non ha mai avuto un attimo di possibilità. Siamo partiti. Riapro gli occhi e guardo fuori dall’oblò. – Addio- sussurro tirando su con il naso. Una hostess mi vede e si preoccupa. – Tutto bene? Posso portarle un bicchiere d’acqua?- mi chiede. – Oh,no non si preoccupi. Va tutto bene- dico sforzando un sorriso. La signora accanto a me mi accarezza un braccio dolcemente. Mi giro. All’improvviso parte la canzone di Crhistina Perri,Thousand Years. Il mio cuore perde un battito. Decido di staccare visto che nemmeno la playlist del mio mp3 sembra volermi bene. Sto sudando,ho le gambe che tremano e il cuore che scoppia. Non so se ce la farò. A chi mi appoggerò se tutto andrà male? Con chi parlerò? Chi riuscirà a farmi ridere fino a farmi venire il mal di pancia? Poi,mi rassegno. Passerò il resto della mia vita a sentire la sua mancanza. Dopo un po’ mi accorgo che la signora seduta accanto a me sta cercando di svegliarmi. Mi stropiccio gli occhi. – Ho dormito per tutto il viaggio?- le chiedo scombussolata. – Hai dormito,hai sognato,hai pianto- dice prendendo la sua borsa. Prendo anche io la mia. – C’è qualcosa che non va?- mi chiede premurosa. – Nulla- dico sorridendo. Mi sorride anche lei e finalmente esco. L’aria di New York subito si fa riconoscere. Ma stavolta,niente respiro profondo. Non voglio fare assolutamente nulla che mi ricordi Londra. Prendo un taxi e in meno di dieci minuti arrivo a casa. Mio fratello mi accoglie con un sorriso e subito mi chiede il motivo della mia visita. Io rispondo che volevo ritornare un po’ a casa. Lo sento arrivare mentre in camera posiziono i panni nel mio vecchio armadio ancora con i poster dei miei cantanti preferiti. – Litigato con il tuo ragazzo?- mi chiede. – No perché se è così vado a spezzargli le gambe- continua. Sorrido. – Diciamo una specie di litigio. Sono stata io ad andarmene. E comunque non mi va di parlarne e tu non spezzi le gambe a nessuno,chiaro?- dico puntandogli un dito contro. – Chiarissimo- dice alzando le mani in segno di resa. Va via ed io mi sdraio a pancia in su sul letto guardando il soffitto. Porto le mani sulla fronte. Non ho fame e credo non mangerò per molto tempo. Questo vuoto nello stomaco mi ricorda quel vuoto di 2 anni fa. Lo conosco e non se ne andrà presto. Già lo so come andrà. In certi momenti mi mancherà così tanto da sentire un buco nello stomaco, profondo come un silenzio incolmabile. In altri mi riempirò di parole consolatorie e mi dirò “È meglio così”. Le lacrime scendono,in fretta. Penso a quella così tanto strana domanda senza una precisa risposta, ovvero “E’ possibile dimenticare del tutto una persona?”. Penso ad una risposta. E no, non è possibile, perché solo il pensiero di volerla dimenticare ti terrà questa persona in mente tutto il tempo. E questa cosa fa proprio schifo. Chiudo gli occhi. Sono stanca,sono debole. Voglio addormentarmi e svegliarmi così,senza più ricordi. Perché sono i ricordi la cosa che fanno più male.

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Capitolo 34
*** Questa vita non mi appartiene POV ROBERT ***


Capitolo 34: Questa vita non mi appartiene POV ROBERT Mal di testa. Sento solo un grande e forte mal di testa come se qualcosa mi stesse martellando all’interno. Porto le mani alla testa cercando di attutire quel dolore ma niente. Mi rigiro nel letto,in quelle lenzuola fredde e senza vita. Ieri sera,quando andai nel letto sentivo ancora il suo profumo, e sorridevo ancora. Per me, lei era lì con me. Cerco di alzarmi piano e subito mi getto sotto la doccia. Il getto dell’acqua fredda mi congela le ossa,ma meglio così. Mi farà bene. Scaccerà via questi pensieri,almeno per qualche minuto. Esco in fretta e mi vesto. Il mal di testa ora è diventato più lieve e sembra quasi passare. Prendo le chiavi di casa e chiudo tutto. Appena esco fuori l’odore di qualcosa di dolce mi riempie le narici. Ho fame. Cerco di arrivare il più veloce possibile allo Starburcks. Arrivato mi ci fiondo dentro e prendo un cornetto. Vado verso il solito parco e mi siedo sulla solita panchina. Quella panchina dove, il giorno che ci siamo conosciuti,lei mi osservava imbarazzata dall’altra. Do un morso al mio cornetto. Il dolce della Nutella mi dà una sensazione appagante. Finisco e metto le mani nelle tasche dei jeans e prendo a fissare il vuoto. Libero la mente da tutti i pensieri cercando una via di fuga. Ma dopo un po’ quel dolore allo stomaco si fa risentire. Ripenso alla scena di ieri. Lei,con le lacrime agli occhi che mi dice “Per sempre”. Ma quale per sempre? Quale? Se tu sei andata via? Se mi hai lasciato qui,solo,deluso,debole e senza alcuna spiegazione. Se volevi lasciarmi avresti fatto meglio a dirmelo piuttosto che andare via così. Non credevo di riuscire a lacrimare a piangere e invece l’ho fatto. È stata la prima volta che ho pianto per una donna. Ma credo che sia più che normale. Ho perso la donna della mia vita,la ragione dei miei sorrisi. Lei mi aveva salvato da tutto questo. Mi aveva salvato dall’odio,dalla rabbia,dall’invidia. Ora,è andata via e tutto ritorna. Perché è andata via? Ho fatto qualcosa di male? Sento qualcosa di caldo sulla mia guancia che subito asciugo. Mi alzo di scatto e prendo a camminare velocemente per le vie di Londra. Sono a pezzi. È come se qualcuno mi avesse strappato via una parte di me e ora sto perdendo sangue e non so se la ferita si rimarginerà. Corro,veloce. Il mio respiro diventa affannato ma ho bisogno di sapere,devo sapere. Perché! Busso al campanello ed Anna con il suo bellissimo pancione mi accompagna dentro con un sorriso. – Robert che succede?- mi chiede appoggiandomi una mano sulla spalla. Kellan subito arriva accanto a me e mi fa sedere sul divano. – Dici tutto- mi dice. – Ieri Sarah è scappata- affermo strofinandomi le mani sulle cosce. – Come scappata?- mi chiede Anna preoccupata. – È andata via. Ha preso un aereo e l’ultima parola che mi ha detto con le lacrime agli occhi è stata “Per sempre”- dico abbassando lo sguardo. Kellan si siede accanto a me e mi porta una mano sulla spalla. – Mi dispiace- sussurra. – Ma no! È impossibile! Deve esserci un motivo! Non può averlo fatto così! Robert,guardami!- dice Anna prendendo il mio viso tra le mani. I suoi occhi color ghiaccio mi congelano il cuore. – Robert,Sarah ti ama. Ti ha sempre amato. Te lo posso assicurare,a me ha detto tutto,ogni minima cosa. E in questi mesi ho capito che ti ama ancor più di se stessa,darebbe la vita per te. È impossibile c’è sotto qualcosa!- dice convinta. Annuisco e abbasso di nuovo lo sguardo. Sento Anna prendere il telefono e comporre un numero. Avevo pensato seriamente all’opzione “chiamala” ma davvero non ce l’ho fatta. Ascolta attentamente e poi stacca. – Non è raggiungibile- mi dice dispiaciuta. Sospiro. – Ma,dimentichi il fuso orario. L’unico posto dove può essere andata è a casa sua a New York- dice facendomi l’occhiolino. Anna è sempre stata ottimista. Le faccio un mezzo sorriso. – Spiega con più dettagli su,noi siamo qui- mi dice Kellan. Faccio un profondo respiro e inizio a raccontare. Parola per parola,emozione per emozione. Tutto. La reazione come potevo immaginare è stata dubbiosa anche per loro. Dopo l’ora di pranzo li saluto e li ringrazio per tutto e inizio di nuovo a camminare per le vie di Londra. Sono smarrito,non so che fare. Non mi importa più di nulla ormai. Tutto quello che avevo,tutto quello che mi rimaneva è andato perso. E ora a che mi serve stare ancora qui? A che mi serve vivere se io prima vivevo solo per lei? Non ho mai vissuto per me stesso,no. A che serviva vivere per me? La mia vita è sempre stata buia,senza senso. Poi è arrivata lei e come un tornado ha stravolto tutto e ha trascinato ogni cosa con sé anche quando è andata via. Quindi io vivevo per lei. Le regalavo ogni giorno i miei sorrisi migliori solo per vederla sorridere. Vivevo solo per gustare i suoi baci,la sua pelle,il suo profumo. Non ho mai pensato come sarebbe stato senza di lei perché era sempre lei a dirmi “resta” ed io ho mantenuto la promessa. Sapevo che sarebbe stato difficile,ma insieme potevamo riuscirci. Potevamo combattere contro tutti e tutto. Io la promessa l’ho mantenuta e alla fine è stata lei ad andare via. Abbasso la testa e inizio a fissare le mie scarpe come se fossero molto più interessanti di qualsiasi cosa lì fuori. Entro in un vico stretto e mi trasformo. Noto subito che le mie spalle sono coperte da tantissime piume nere. Sto bene adesso. Volo e mi accorgo che sono anche più forti e più agili. Sotto di me si estende quell’infinito bosco che precede il Midnight Palace. Arrivo e spalanco in fretta quel portone quasi non pesasse niente. Arrivo in quella sala enorme. – Ora dimmi,tu sai qualcosa?- chiedo con calma. Lo vedo voltarsi e arrivare vicino a me. – Cosa?- mi chiede tranquillo. Odio quella sua tranquillità del cazzo! – Sai qualcosa?- dico alzando di più la voce. – Nulla- risponde voltandosi. Lo sbatto contro il muro stringendogli la gola. – Riguardo Sarah- continuo. – Non potete amarvi,punto. Scatenerete una guerra,abbiamo noi la piuma,vinceremo noi- continua con un filo di voce. Lo lascio andare. – La piuma- sospiro. – E allora perché è andata via?- domando. – Abbiamo fatto un patto. Lei sarebbe andata via e tu avresti smesso di soffrire- dice alzandosi. Per un attimo è come se stessi capendo tutto. Tutti i fili nella mia testa si stavano intrecciando e stavano creando la risposta a tutto. – Cos’hai contro di me,eh?- gli urlo. – Non ti renderò affatto la vita facile!- risponde e poi scompare. Vado via con la testa piena di pensieri. Allora è per questo che è andata via. Lei non voleva affatto farlo. Lo ha fatto per me,per non farmi più soffrire. Per non far finire il mondo nelle mani dei Demoni. Questo è un gesto degno di stima ma io non posso lasciarla lì così. Non posso permettere che tutto questo finisca a causa di una stupida guerra. Non posso e non voglio! Torno in quel vico stretto dove mi sono trasformato e ritorno umano. Prendo in fretta il cellulare e compongo il suo numero. Uno,due,tre,quattro squilli. – Pronto-. Ha risposto. Il cuore si ferma in gola e quasi non riesco più a dire nemmeno una parola. Cerco di sillabare qualcosa. – Sarah- sussurro. – Robert- dice con una voce strana,quasi commossa. Decido di farmi coraggio. – Ho saputo tutto. Ora so perché sei andata via. Ma fidati di me,insieme possiamo farcela. Possiamo trovare una soluzione. Se troviamo una soluzione valida e faremo parlare il Capo con John lui sarà impotente e non potrà fare più nulla- le dico cercando di convincerla. – Robert no. È impossibile. Loro hanno la piuma non si può fare niente- dice con la voce rotta dal pianto. – Ma no! Tutto è possibile insieme,ricordi?- dico ancora. – Robert no. Ti prego non chiamarmi,fai ancora più del male a me e a te stesso- dice tra i singhiozzi. – Va bene,fa come vuoi ma io non mi arrendo. E non importa quanto tu possa cercare di far finta che io non sia mai esistito, io sarò sempre lì. Quando piangerai e la spalla di chi ti sarà accanto non sarà la mia. Quando farai quell’errore idiota e nessuno ti sgriderà. Quando sentirai la nostra canzone alla radio. Quando progetterai il futuro con un’altra persona, ma ti renderai conto che non è quello che vuoi, perché non ci sono io. Quando nel bel mezzo della notte sei giù e nessuno potrà stringerti come facevo io. Quando riguarderai le nostre serie tv preferite. Quando rileggerai quel libro che ti ho consigliato. Quando ti vestirai con gli abiti che piacevano me. Quando ti accorgerai che nessuno ti conoscerà veramente come ti conosco io. Quando rivedrai per sbaglio le nostre foto al cellulare. Quando rileggerai i nostri messaggi. Quando qualcuno finalmente ti amerà, quando ci sarà qualcuno disposto a fare tutto per te, non sarà mai abbastanza, perché nessuno amerà qualcuno quanto io l’ho fatto con te. Che alla fine hai mandato via l’unica persona che per te sarebbe rimasta - dico anch’io con le lacrime agli occhi. La sento piangere forte e una morsa mi uccide lo stomaco. Quanto vorrei essere lì ad abbracciarla e a stringerla a me. – Non piangere- sussurro. – Ciao- mi dice e poi stacca. Butto il telefono a terra e cammino ancora. Ormai è sera e il sole è già andato via. Mi rifugio in un pub. C’è tanta musica che mi assorda le orecchie ma nella mia mente c’è solo la sua voce e le sue parole. Inizio a bere. Mando giù tantissimi bicchieri fino ad ubriacarmi. All’improvviso vedo Jade. Inizia come al solito a buttarsi addosso. Mi trascina in bagno. Inizia a baciarmi. Mi abbassa la cerniera dei pantaloni. La blocco. – No,no. Non con te. Tu non sei lei- dico spingendola via. Mi segue. Mi ritrovo un ragazzo abbastanza robusto e muscoloso davanti a me e non so nemmeno come, mi ritrovo coinvolto in una rissa. Arrivo a casa stanco,alle tre di notte. Mi sdraio sul letto e lascio l’impacco di ghiaccio sul sopracciglio destro. Questa vita non mi appartiene. Non sono nulla senza lei.

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Capitolo 35
*** Nuovo arrivato POV SARAH ***


Capitolo 35: Nuovo arrivato POV SARAH Un mese. Un unico insulso,stupido e coglione mese. Ne è passato uno. Uno da quel giorno. Quel giorno in cui feci le valigie e andai via,via da lui,via da tutta la mia vita. Potrei sembrare una fifona e pensare che sto scappando dai problemi ma a volte scappare sembra davvero l’unica soluzione. Sono sveglia già da un po’ e sono sola. Mio fratello è in vacanza già da una settimana. Sto pensando che dovrei fare qualcosa per divertirmi,svagarmi. Forse dovrei chiamare Lisa e chiederle di uscire insieme. Lisa è una delle mie amiche di New York,diciamo l’unica. Sebbene avessi molte compagne lei è stata l’unica che dopo la morte di mio padre ha cercato di starmi vicino. Ma forse ora si è già organizzata con le altre quindi meglio non disturbare. Sorseggio il mio succo di frutta con gli auricolari nelle orecchie. Lo ammetto. Sto cercando di portare la mia mente altrove ma niente è sempre lì. Fissa su di lui. Mi manca. Mi manca ogni singola e piccola cosa. Mi manca svegliarmi accanto a lui,sentire il suo profumo,mi mancano i suoi baci,le sue carezze,i suoi abbracci che amavo e amo tanto. Mi mancano le sue battute,il suo sorriso,i suoi occhi addosso,mi manca la sua protezione,la sua gelosia,le sue maglie. Mi manca il suo petto. Mi manca dormire con lui,mi manca piangere ma sapere che c’è qualcuno pronto a farti stare bene. Mi manca fare l’amore con lui,sentire il nostro cuore sincronizzato. Mi mancano i suoi baci sulla fronte,le sue sorprese,i suoi attacchi di pazzia. Mi mancano le stupidaggini fatte assieme,le uscite,mi manca passare la mano tra i suoi capelli scombinati. Mi manca. Mi manca in continuazione. Non è una sensazione che va a ondate, lui mi manca sempre. E ormai vivo di ricordi. Adesso sto da sola. E non è meglio. E domani non sarà un altro giorno, sarà sempre lo stesso, riciclato. Sarà il solito oggi con un nome diverso. Mi alzo dal divano sconfitta,stanca. Perché è la verità. Non posso più mentire a me stessa e cercare di convincere la mia mente che va meglio così,perché no! Non va meglio,anzi va tutto peggio. È uno schifo! Mi tolgo gli auricolari e li poso nella borsa. Guardo il cellulare. Nessuna chiamata,nessuno messaggio. A volte la notte quando mi sento sola compongo il suo numero con lo sconosciuto e aspetto che risponda e poi stacco. Lo faccio solo per sentire quella voce,quel suono caldo e tanto familiare. Quella voce protettiva. E cerco di immaginare lui abbracciato a me che mi sussurra “ti amo”. Ancora una lacrima scende ma la mando via subito. Vado in camera da letto a prendere una felpa e la indosso mentre torno in cucina. Sento il telefono vibrare a pochi metri da me sul marmo nero. Lo guardo e il cuore mi vibra insieme al telefono. Respiro profondamente e mi avvicino. Rimango subito sconfitta quando leggo sullo schermo “migliore amico”. Trascino il dito sul piccolo segno del telefono di colore verde e rispondo. – Pronto- dico seria. – Pronto Sarah! Ti prego devi venire subito a Londra. È un’emergenza- mi dice allarmato Kellan. Il cuore perde un battito quando la mia mente passa subito a Robert su un letto d’ospedale. – Calmo! Respira e dimmi cosa sta succedendo- dico cercando di calmare più me che lui. – Anna! Anna sta per partorire!- dice urlando. O mio Dio. Anna,partorire,ospedale,bambino,Kellan,dottori,panico,dolore,io qui,io zia,Robert. – Non preoccuparti sarò lì in meno di due ore. Mi perderò il parto ma sarò lì. Fidati- gli dico. Stacco e inizio a prendere la borsa. Controllo che ci sia tutto ed esco di casa. Prendo un taxi. – All’aeroporto. È un’emergenza si sbrighi!- dico al conducente. Arrivo all’aeroporto e inizio a correre come una spericolata. Poco importa se qualcuno mi prenda per pazza. La mia migliore amica sta per avere un bambino ed io sono qui per stare lontana da Robert! Faccio il check-in e aspetto dieci minuti. Subito mi imbarco. – Si prega ai signori viaggiatori di allacciare le cinture di sicurezza- dice la voce della hostess molto rilassata. Io invece ho il cuore che batte a mille e le gambe che tremano. Partiamo. Cerco di regolarizzare il mio respiro. Tanto Anna è in buone mani. Un qualcosa mi chiude lo stomaco. In buone mani? Ma che sto dicendo! Con un cacasotto come Robert e uno che ha le crisi quando va in panico come Kellan non riuscirà nemmeno ad arrivarci in ospedale e finirà per partorire sul tappeto di casa sola soletta. Divento bianca. Guardo fuori dall’oblò e mi preparo ad allontanarmi di nuovo da New York per ritornare alla fredda Londra. Alla mia casa. Chiudo leggermente gli occhi e inizio a canticchiare una canzone per rilassare i nervi. È la canzone Love me. Quella che Robert compose per me. Non la dimenticherò mai. Mi ha sciolto il cuore quella canzone. È proprio vero quello che si dice. Può passare un giorno, un mese, un anno, ma non basta una vita per dimenticare ciò che è stato veramente importante. [...] Una voce mi fa sobbalzare dal mio sonno. – Si avvisano i signori passeggeri che siamo appena atterrati su Londra- dice ancora la voce della hostess. Prendo in fretta la borsa e mi precipito alla metropolitana più vicina. Mi siedo e in meno di dieci minuti sono arrivata. Scendo. Che dire? È più forte di me. Faccio un respiro profondo e mi accorgo che non è cambiato niente,assolutamente niente. Il profumo è sempre lo stesso,le vie sono sempre trafficate,la gente cammina sempre a piedi velocemente tra semafori e macchine. Faccio un passo,due,tre. È facile,proprio come la prima volta. Adesso non ho più paura. Mi sento di nuovo viva. Mi sento in un posto che è mio,mi appartiene,mi sento parte di questa città. Mi sento io. Prendo in fretta il cellulare e chiamo Kellan. – Pronto,Kell sono a Londra! Dove avete portato Anna?- chiedo in fretta e avviandomi a piedi. – In quell’ospedale poco lontano da casa tua...ehm- dice con la voce tremante. Mi accorgo che non è in grado di dire nemmeno una parola ma fortunatamente riesco a capire dove. – Ok,arrivo subito! Anna come sta?- gli chiedo ancora. – È da poco che è entrata in sala parto- sussurra. – Ok,stai calmo,non ti agitare. C’è qualcuno lì con te?-. Non so davvero perché gliel’ho chiesto. Forse per avere la conferma che avrei dovuto vedere Robert o perché davvero mi preoccupava che fosse lì da solo. – C’è Robert- mi dice. – Ok,vengo- dico prima di chiudere. Prendo un taxi e mi faccio accompagnare proprio all’ospedale che aveva cercato di spiegarmi Kellan prima. – Scusi,una certa Anna Blazer è ora in sala parto,sa dirmi a che piano?- chiedo all’infermiera. Subito mi ricordo di quel giorno quando Kellan fece l’incidente ed io quasi non prendevo a schiaffi quell’infermiera. – Al 3 piano c’è il reparto maternità- mi dice rivolgendomi un sorriso. Sorrido anche io e non prendo l’ascensore. Prendo le scale,forse riuscirò ad avere quella scarica di adrenalina e riuscirò ad assistere al parto di Anna senza pensare che Robert è lì fuori. Arrivo al piano. Sono riuscita ad arrivare in tempo. La prima cosa che vedo è una porta enorme con su scritto “Sala parto”,poi Kellan che cammina avanti e indietro e alla fine Robert,seduto su una delle tante sedie con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il mento tra le mani. Gli occhi che fissano il vuoto. – Ecco la vostra eroina- dico riprendendo fiato. Entrambi si voltano. – Oh Sarah grazie al cielo sei qui!- dice Kellan venendomi ad abbracciare. Lo stringo a me. Mi è mancato davvero tanto. Scioglie l’abbraccio. Io e Robert ci guardiamo negli occhi. – Ciao- sussurro. – Ciao- mi dice. Un urlo di Anna riesce a distogliermi da quei pensieri. Entro e noto un’infermiera. – Indossi questo- mi dice porgendomi un camice verde con una cuffia. Lo indosso in fretta ed entro. Un lettino con Anna sopra che urla e un ginecologo davanti a lei. – Anna sono qui!- le dico. – Sarah!- dice abbracciandomi e facendo scendere una lacrima sul suo viso. Le stringo la mano. – Non preoccuparti io sono qui e tu puoi farcela- le dico. L’infermiera corre ad asciugarle il sudore. – Allora Anna adesso contiamo fino a tre e poi tu spingi più forte che puoi ok?- le dice il ginecologo. Anna annuisce. Mi guarda e io le sorrido. – Uno,due,tre. Spingi!- urla il medico. Le urla di Anna mi fanno rimanere rinsecchita. Dopo un po’ un bambino piccolo tra le braccia del medico piange. Anna mi dice di tagliare il cordone ed io lo faccio. Sembro io il papà. Anna lo prende tra le braccia e piange. – Compimenti è un maschietto- dice il dottore. – Ciao amore- sussurra Anna al piccolo. Lo osservo e mi commuovo. Anna me lo porge. Lo prendo in braccio con delicatezza tra le sue urla. Subito si tranquillizza. – Ecco svelato il potere di Sarah. Magica con i bambini!- mi dice Anna ridendo. Sorrido e metto il mio dito tra le sue manine piccole. Lo stringe. – Ciao nuovo arrivato- sussurro. Fa uno dei suoi piccoli versetti e non posso fare a meno di ridere. L’infermiera lo toglie dalle mie braccia e va a lavarlo e a fargli tutti i controlli. – Sei stata bravissima- dico accarezzandole la fronte. Sorride. Vado a cambiarmi. Esco e vado a prende un po’ d’aria. È stato davvero bello. Quel piccolo essere mi ha trasmesso una gioia immensa. Dopo un’oretta vengono a chiamarci. Il primo ad entrare è Kellan che corre ad abbracciare sua moglie e a conoscere suo figlio. Sono davvero bellissimi. Io e Robert li osserviamo sulla soglia della porta. Ora entriamo anche noi. Vedo Anna che allatta il piccolo e mi fa un tenerezza immensa. – Avete già deciso il nome?- gli chiedo. Anna e Kellan si guardano in un tempo indefinito negli occhi. – Matthew. Lo chiameremo Matthew. Poi abbreviato Matt- dicono sorridendo. Sorridiamo anche noi. – Come vedi Rob,il piccolo sta bene- gli dice Anna. Robert abbassa lo sguardo. – Prendilo in braccio- gli dice. – No,Anna io davvero non- cerca di dire. La sua voce è sempre così tenera e cucciola. Anna lo fulmina. Robert si avvicina e piano lo prende in braccio. Inizia a cullarlo. – Ehi- gli dice sorridendo. – Ben arrivato Matt- continua. – Io sono zio Robert- dice dandogli il suo dito che Matt stringe. Lo guardo dolcemente. È così bello,così dolce. Sarebbe davvero un bravo papà. Peccato che noi non possiamo stare insieme. – Sarah avvicinati- mi dice Kellan. Con le mani nelle tasche posteriori dei jeans mi avvicino. – E io sono zia Sarah- dico sorridendolo. Matt fa un verso strano ma molto divertente quasi volesse esprimere la sua gioia. Uno strano flash ci distrae. – Ma che fai?- chiedo a Kellan. – La prima foto con gli zii- dice ridendo. Ridiamo anche noi. A fine giornata io e Robert andiamo via e siccome non ci sono aerei disponibili a quest’ora e anche perché non voglio lasciare Anna così sono costretta a passare la notte nella stessa casa con Robert. Arrivati a casa subito mi metto all’opera. – Allora,come è andata questo mese?- mi chiede sedendosi al tavolo della cucina. Non rispondo,non ce la faccio. Sono terrorizzata. – Hai intenzione di non parlarmi mai più?- mi chiede ancora. Respiro e mi volto. – È andata piuttosto bene,a te?- dico continuando a cucinare. – Bene- dice tranquillo. L’ha detto in modo molto più convincente del mio. Mangiamo in silenzio. Dopo un po’ inizia a preparare il divano. – Oh no! Dormo io sul divano. Sono io l’ospite- gli dico. – La casa è tua- continua. – No,non preoccuparti dormo io qui- dico sedendomi e incrociando le braccia al petto. – Non se ne parla- dice prendendomi e portandomi in camera da letto dove mi fa sedere. Ci guardiamo negli occhi. Ho una voglia matta di sbatterlo sul letto e baciarlo fino a consumarmi le labbra. Appoggia le mani sulle mie cosce e si avvicina piano. Mi stampa un bacio sulle labbra ma lo scosto e lo faccio andare via. Sbatto la porta. Inizio a piangere,in silenzio. Perché lo ha fatto? Non sa che così mi fa solo più del male? Mi sdraio nel letto. Decido finalmente di addormentarmi. Oggi la giornata è stata pesante. Esiste un tempo, o un mondo parallelo in cui io possa stare bene? Sembra che oggi la mia sola felicità sia stata Matthew e basta. Già amo quel bimbo. Punto.

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Capitolo 36
*** Va via,di nuovo POV ROBERT ***


Capitolo 36: Va via,di nuovo POV ROBERT Mi sveglio torturato dal suono di quell’orologio in cucina. È odioso. Mi alzo piano stirandomi. Porto una mano al collo e lo massaggio siccome il divano non è molto comodo per dormire. Arrivo vicino al frigo e prendo un succo di frutta,poi,dagli scaffali tutte le merendine più buone e le appoggio sul tavolo. Mi siedo e inizio a mangiare. Sento dei rumori ciò vuol dire che Sarah si è svegliata. Arriva in cucina con una maglia a maniche corte enorme e gli slip sotto. Si stropiccia gli occhi e mi guarda confusa. Aspetta un attimo. Quella è la mia maglia! Quasi non sputo il succo di frutta! Un leggero sorriso mi scappa e abbasso lo sguardo sulla merendina. – Che c’è?- mi chiede allargando le braccia. – Ah,nulla. Lo sai tu!- le dico disinvolto. Si guarda per qualche secondo poi sussurra qualcosa. – Merda!- esclama ad un tratto. Torna dopo un po’ con un jeans,una maglia a maniche corte e i capelli legati. Non si è truccata ma quei suoi occhi si notano sempre. Si siede e mangia qualcosa. – Guarda che non c’è nulla di male- le dico. – Perché vuoi farmi credere che stai bene?- continuo. – Perché è così- dice decisa. – Secondo me no. Secondo me ti manco,come tu manchi a me- rispondo. All’improvviso il suo sguardo si alza e mi fissa,ferma. Poi,riabbassa lo sguardo. – Robert. Non posso dirti che con te non sia stata bene. E sai per me quanto è stato difficile,e non fingere di non saperlo. Perciò adesso perché fai questo? Lo sai che mi fai solo più del male così!- mi dice piano. – Sarah ti sei mai chiesta una cosa? Ti sei mai chiesta come sarebbe stato se al posto di lasciar perdere avessimo lottato?- le chiedo sporgendomi in avanti. – In situazioni così è inutile lottare- risponde. – Niente è inutile. Noi ce l’avremo fatta contro tutto e tutti ma tu hai preferito scappare!- dico alzandomi di scatto. Si alza anche lei. – Io ho preferito scappare per non scatenare una guerra! Per non farti più soffrire. Avrei preferito mille giorni come quelli di un mese fa piuttosto che saperti morto!- mi dice urlando. – Non serve a niente!- dico sbattendo un pugno sul tavolo con violenza. – Ahh!- dico massaggiandomi la mano. – Ti sei fatto male?- dice avvicinandosi. – No,non ti preoccupare-. Mi scosto e mi avvio in bagno,poi,mi fermo. – Non serve a niente. Io sono morto senza te- sussurro. Vado in bagno e mi sciacquo la mano. Prendo una benda e gliel’avvolgo intorno. Dovrei controllare la mia forza nei momenti di rabbia. Vado a cambiarmi e poi torno in salotto. – Vado in ospedale,vieni?- le chiedo. Annuisce e guarda la mia mano. – Si,è tutto apposto- dico prevenendo la sua domanda. Entriamo in macchina e arriviamo. Saliamo in fretta al terzo piano,la camera 205 dove c’è Anna. Vediamo subito Kellan che culla tra le sue braccia Matt e Anna nel letto che riposa. Vedo Sarah avvicinarsi a Kell sorridente. – Ciao! Come sta il piccolo?- chiede a bassa voce siccome Matt dorme. – Bene! È davvero bellissimo essere papà- dice Kellan sussurrando. Sarah lo prende in braccio e inizia a cullarlo,dolcemente. È davvero bella. Il suo aspetto non è cambiato. Ad un tratto un immagine mi passa per la testa. Lei,mamma di mio figlio. Sarebbe una cosa stupenda. Ed io avrei fatto di tutto. Anche se i testi dicevano che noi non potevamo procreare io avrei fatto di tutto per creare una famiglia con lei,per vederla felice. Anna apre lentamente gli occhi. – Ohi ragazzi,voi siete qui!- dice sorridendo e stropicciandosi gli occhi. Sarah guarda per un attimo Anna fingendo un sorriso. Ormai ho imparato a riconoscere i suoi sorrisi falsi. – Ragazzi vado un attimo di là- dice Sarah porgendo Matt ad Anna. Esce fuori. - Guardatela, è cambiata, non è più la stessa. Quel sorriso è finto e i suoi occhi non hanno più quella luminosità di una volta,sono tristi, sempre. Vorrebbe tornare a vivere come prima senza pensieri, ma non può . La sera arriva a casa sfinita e si addormenta tra le lacrime e i fazzoletti e l’indomani si alza e finge di nuovo. Si ricomincia tutto daccapo- dice Anna fissando la porta e poi riprendendo a guardare il piccolo. Sospiro. – Già lei sta così e non credere che non me ne sia accorto- inizio a parlare. – Ma io posso sembrare forte,ma sono a pezzi- continuo. Poi mi siedo sulla prima sedia che mi trovo davanti. – Stamattina ci ho riprovato ma niente. Ma oltre a riprovare e riprovare cosa posso fare?- dico alzando lo sguardo verso Anna. – Riprovare- mi dice Kellan. – Robert,Sarah ti ama e non credo riesca a stare lontana da te,si vede appunto da come sta- continua. – Sta male si. Ma è ostinata non vuole combattere,non vuole lottare per questo amore- rispondo. – Ha paura. Ha solo paura di scatenare una guerra. Di fare del male a te e a noi. Comprendi- dice Anna. All’improvviso Sarah entra. Ha gli occhi lucidi. – Ehm scusate,ho interrotto qualcosa?- chiede con un filo di voce. – Oh no non preoccuparti- dice Anna poi mi guarda. – Cosa hai fatto alla mano?- continua. – Nulla. Imprevisti- rispondo. Il medico entra nella stanza e ci interrompe. – Anna volevo dirti che puoi tornare a casa con il tuo bambino- dice sorridendo. Anna sorride e il medico va via. Kellan inizia a prendere la borsa e mette Matt nella culla. All’improvviso inizia a piangere ma entrambi i genitori sono occupati. Mi avvicino piano alla culla e lo prendo. – Ehi piccolo. Ma che hai da strillare così tanto eh?- gli chiedo accarezzandogli il nasino. Sorride e apre di più i suoi occhi mostrandomeli meglio. Sono grandi e luminosi dello stesso colore di quelli di Anna. – Anna scendiamo giù ok?- chiede Sarah. – Si. Attenti a Matt- continua. Scendiamo piano le scale e arriviamo nell’atrio. Dopo poco tempo arrivano anche i genitori impacciati tra borse e carrozzina. Decidiamo di accompagnarli a casa per dargli una mano. Matt rimane tutto il tempo in braccio a me. Una volta arrivato a casa prendo a guardarlo di nuovo sorridendogli. Appoggia una mano sul mio viso e chiude gli occhietti. All’improvviso uno strano calore mi avvolge. Ma non calore nel campo della temperatura. Sento una sorta di amore che mi avvolge,come se un qualcosa di invisibile mi stesse abbracciando. E mi sento sicuro,protetto. Anna si avvicina e gli porgo il bambino. Subito lo mette nella sua carrozzina e si siede sul divano. – Ragazzi grazie davvero non sappiamo come avremo fatto senza di voi- dice Kellan. – Ecco che arrivano i ringraziamenti inutili- risponde Sarah ridendo. Ridiamo tutti. – Noi andiamo- dico. Salutiamo tutti,anche il piccolo Matt che dorme tranquillo. – Vi verrò a trovare- dice Sarah abbracciandoli. – E anche a te piccolino- dice sussurrando sulla fronte di Matt per poi dargli un leggero bacio. Usciamo fuori. – Ti va di fare due passi?- le chiedo. Annuisce. Iniziamo a camminare tranquillamente in tutti i posti dove c’è molto significato per lei. Parliamo di varie cose. Di come è stato questo mese,di come l’abbiamo affrontato,di come va il lavoro. – Ti va un gelato?- le chiedo a un tratto. – Oggi è per caso la giornata dei “ti va”?- chiede ridendo. Rimango impietrito. – Scherzavo,comunque si grazie- dice ridendo. Vado alla gelateria più vicina e compro due gelati. – Ti ricordi il mio gusto preferito!- dice sbalordita mentre mi vede arrivare. – Fragola. E come posso dimenticarlo dopo solo un mese!- esclamo. Mangiamo il gelato in silenzio a parte qualche risata da parte di lei perché,come sempre,mi sono sporcato il naso. Riprendiamo a camminare. – Tu davvero credi che ho dimenticato o che dimenticherò tutto quello che c’è stato?- le chiedo. Si ferma un attimo. – No- risponde disinvolta. – Mentre tu lo hai già fatto- dico mettendo le mani nelle tasche dei jeans. – No,affatto- risponde serena. Continuiamo a camminare e senza nemmeno volerlo capitiamo nel posto del nostro primo bacio. È bellissimo di giorno,sembra una radura incantata tipo quelle delle favole. – Oh scusa- le dico. – No,non importa- dice iniziando a camminare. Alza una mano e tocca quei piccoli petali di pesco che il vento stava trascinando via. Li afferra e ascolta il loro profumo. Poi arriva nel punto preciso in cui la baciai. Sento un brivido come forse ha sentito anche lei. Abbassa lo sguardo e poi ritorna lasciando cadere i petali. – Andiamo?- mi chiede. Annuisco stranito. Ritorniamo a casa. Va in camera da letto e la vedo ritornare con la sua borsa. – Come vai via? Di nuovo?- le chiedo. – Lo sai che è la cosa migliore- risponde. – Ma no vedi,riusciamo a stare accanto- le dico ancora. – Tu riesci a starmi accanto? Io no Robert non ci riesco mi dispiace!- mi dice e mi fa segno di accompagnarmi. Entro in macchina e arrivo alla’aeroporto. Scendo anche io perché ho deciso di accompagnarla. La vedo fare il check-in e di nuovo quel vuoto nello stomaco che mi tartassa. – Hai anche tu un vuoto nello stomaco?- le chiedo. Annuisce. – Ho un vuoto nello stomaco ogni volta che lascio Londra- dice guardandosi intorno. Ci sediamo sulle sedie e aspettiamo. L’attesa direi che mi uccide ancora di più. Più passa il tempo e più mi viene voglia di fare sciocchezze. All’improvviso guarda l’orologio e si alza. – Perché mi segui?- mi chiede. – Voglio accompagnarti- dico facendo spallucce. Si ferma e si volta verso di me. – Fino a dentro? Guarda che non ho più la guardia del corpo!- dice voltandosi. La faccio girare. – Ma ora sei anche diventata stronza?- le chiedo alzando la voce. - Non sono diventata stronza per scelta mia. Una volta ero dolce,fin troppo sensibile,mi piaceva sorridere e mi piaceva trattare con gentilezza le persone. Poi un giorno certi mostri mi hanno fatto aprire gli occhi, me li hanno spalancati. Così mi sono cresciuti gli artigli, il coraggio di rispondere alla minima cosa che mi infastidisce, mi sono costruita attorno alla mia persona e alla mia sensibilità uno spesso muro fatto di mattoni. Ma non volevo diventare così- dice stizzita. Rimango in silenzio e arriviamo in fila. – Scusami per prima- le dico. – Scusami tu- risponde. Le prendo un braccio e la faccio voltare quando ci sono solo due persone prima di lei. Le prendo le mani. - Io non posso assicurarti di farti sempre bene. Delle volte sarò una brutta persona, sarò cattivo e insopportabile. Purtroppo, a mio mal grado, per te non avrò sempre belle parole o bei gesti e lo so che è brutto da dire, lo so benissimo, ma di una cosa puoi stare certa: sono sempre la casa dove puoi sempre, costantemente, tornare- dico con gli occhi lucidi. Ha gli occhi lucidi anche lei. Getta la borsa a terra. Mi abbraccia. Attorciglia le braccia intorno al mio collo e mi stringe a sé. Respiro tutto il suo profumo perché so che ne dovrò fare a meno per un bel po’. – Scusami- dice per poi staccarsi e dare il biglietto all’hostess. Si ferma di nuovo. – Stai andando via,di nuovo- le dico torturandomi le mani. Si volta e va via con la testa bassa. E così rivivo di nuovo la scena di un mese fa. E stavolta forse fa ancora più male.

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Capitolo 37
*** Io non voglio dimenticare POV SARAH ***


Capitolo 37: Io non voglio dimenticare POV SARAH Conoscete quella sensazione? Quando stai solo aspettando di tornare a casa,in camera tua,chiudere la porta,buttarti sul letto. Soltanto lasciare fuori tutto quello che hai tenuto per tutto il giorno. Quella sensazione di disperazione. Sei stanco. Stanco di tutto,stanco di niente. Vuoi solo qualcuno che stia lì e che ti dica che va bene. Ma non ci sarà nessuno. Lo sai che devi essere forte per te stesso. Ma sei stanco,stanco di essere forte. Per una volta vuoi solo che sia facile. Che sia semplice. Essere aiutato. Essere salvato. Ma sai che non succederà. Ma stai ancora aspettando,ancora desiderando. E stai tenendo duro,e stai combattendo con le lacrime negli occhi. Stai combattendo. Entro finalmente in casa e mi getto in fretta sul letto. Prendo il cuscino e inizio a morderlo per evitare di far sentire tutto quel dolore persino a me stessa. Inizio a piangere. Le lacrime scendono veloci una dopo l’altra. Mi sdraio a pancia in su. Inizio a guardare il soffitto. La testa mi scoppia. Ripenso a ieri. Ero distrutta, ma come al solito fingevo che tutto andasse per il verso giusto quando, ovviamente, non era così. E indovinate un po’? Nessuno si è accorto di niente. Nessuno si è accorto che non stavo bene. Ripenso all’aeroporto,a lui,a quegli occhi. Già,perché io in quegli occhi mi ci perdo ancora. Lui c’è. C’è sempre. Lo sento. Dopo tutto questo tempo lui non mi ha lasciata. Gli occhi di qualcuno che ami o che hai amato sono sempre qualcosa di infinito. E ve lo posso giurare,lui,ha degli occhi meravigliosi. E che ci crediate o no,mi perdevo in due occhi. Non erano mare. Non erano neve. Non erano finiti,dopotutto. Erano il mondo. Ci viaggiavo per ore intere. Mi ci immergevo. Erano il mio e il suo mondo. Erano il nostro mondo. Ero un astronauta lì dentro. Viaggiavo e trovavo posti che non avevo mai visto. Angoli di paradiso insomma. Sono l’ottava meraviglia del mondo,ve lo giuro. Lo stringevo così forte da non lasciargli neanche il tempo di respirare. Era la mia boa. Era il mio salvagente. E le sue braccia erano persino più belle del Colosseo,della Torre Effeil,del museo di Venezia,delle Piramidi,della Statua della Libertà,del Grand Canyon,erano l’unico posto dove mi sentissi a mio agio. Dove potevo dire “Oh,sono a casa”. Due labbra da morsicare. Una voce da ascoltare per ore. Due mani che combaciassero perfettamente con le mie. Mi completava. Mi toglieva il fiato. Mi sentivo amata. E non mi abbatto,sapete? Non mi abbatto se non sta con me. Sono sicura che quelle mani un giorno torneranno a stringere le mie. Che quella voce faccia tremare le mie gambe. Perché l’amore è anche questo. L’amore è pazienza,giusto? Sarò paziente allora. E se tra un anno,due,tre o venti potremmo stare assieme io sarò sempre qua. A braccia aperte. E allora la nona meraviglia del mondo saremo noi. Ve lo giuro. Con quei pensieri stranamente riesco a far finire le lacrime anche se i miei occhi ora sono parecchio rossi. Vado in cucina e mi preparo qualcosa di estremamente calorico pur di addolcirmi un po’. Con il fuso orario qui è ancora primo pomeriggio. Finisco il mio spuntino e mi getto sul divano. Prendo il telecomando e accendo la tv. Prendo il cuscino appoggiandolo sulle ginocchia e ci appoggio il mento su. – Ciao- sento una voce. Sobbalzo. – Alias! Ti prego avvertimi quando arrivi così all’improvviso- rispondo mettendomi una mano sul cuore. Sorride. – Ok,scusami. Come va?- mi chiede sedendosi accanto a me. Abbasso lo sguardo. – Credo tu lo sappia- dico. Mi fa voltare verso di lui e inizia a guardare i miei occhi. – Sfogati su- dice accarezzandomi una guancia. Riabbasso lo sguardo e inizio a parlare. – Mi manca,ma so già come funziona. Ormai sono abituata. Mi manca ma continuo la mia vita tranquillamente. A volte lo penso. Eravamo perfetti nella mia mente. Ero già felice. Lo sentivo già nella pelle,il cambiamento. E poi,come sempre,il castello in aria ha cominciato a crollare,e dopo pochi secondi non c’erano altro che resti. Resti di un ipotetico “noi”,resti delle mie speranze,delle mie illusioni,dei miei “questa volta tocca a me essere felice”. Resti di un sogno,fin troppo bello per essere vero. Ed ora sono così. Ma non volevo diventare così. Ormai non mi riconosco più neanche io. Non sorrido, non mangio, non parlo, non riesco a stringere rapporti più con nessuno e non mi sento mai a mio agio. Come si esce da una situazione così?- dico con le lacrime agli occhi. Mi abbraccia. Il suo profumo mi invade. È davvero un buon profumo,dolce e delicato. Mi rilasso. – E prima all’aeroporto l’ho abbracciato. Ho sentito di nuovo il suo profumo. E ho sbagliato perché adesso fa solo più male. Sono una stupida- dico ancora. – Non sei una stupida,avevi solo bisogno di sentirlo vicino un’ultima volta- dice accarezzandomi i capelli. Mi stacco e mi asciugo le lacrime. - So esattamente come ci si sente a stare così, come stai tu in questo momento. Stai crollando, non ce la fai più, eppure sei così delicata e dolce, guardati. Vorresti scappare, ma dal dolore non si può, puoi scappare dalla tua città, puoi scappare di casa per un fottutissimo giorno. Ma dal dolore non ci si scappa facilmente. Sei debole, mangi poco, dormi male e non vivi, ti capisco. E per questo ora usciamo un po’. Solo io e te. Ti porto un po’ in giro a fare quattro passi. Porto a far sorridere questa bellissima ragazza,ti va?- mi chiede sorridendo. Annuisco. – Il tempo che mi rendo presentabile- dico sorridendo. Sorride anche lui e mi guarda andare in bagno. Dopo tutto questa è la mia estate con o senza Robert e devo godermela. Vado a cambiarmi e indosso degli shorts,le converse e una maglia larga nera con sopra un teschio fluo fucsia. Mi trucco leggermente e lascio i capelli sciolti. Arrivo in salone. – Come sto?- chiedo facendo un giro su me stessa. – Perfetta! Siamo pericolose oggi,eh?- chiede indicando la maglia. Rido. – Già,oggi sarei capace di uccidere tutti!- dico con uno sguardo aggressivo. Chiudo casa ed usciamo. Il sole è ancora bello alto nel cielo. Respiro profondamente e si sente aria d’estate. Del resto siamo a Luglio. Iniziamo a camminare. – Allora,dove andiamo?- chiedo curiosa. – Oh siamo quasi arrivati- dice piano. All’improvviso l’insegna di un enorme parco giochi. – Cosa?! E da quando qui c’è un parco giochi?- chiesto stupita. – È stato costruito due anni fa- dice ridendo. Sorridente mi incammino verso l’entrata. Alias mi segue. – Due biglietti- dice al commesso. Entriamo e subito davanti a noi troviamo delle giostre impressionanti. Dalle più schiocche alle più pericolose. Subito lo tiro per un braccio. – Forza andiamo!- dico divertita. Arriviamo di fronte ai tronchi. Una giostra dove sei seduto in alcuni tronchi e fai un giro enorme galleggiando sull’acqua,poi però finisce con una cascata enorme. Ci sediamo. Ovviamente io avanti perché sono più leggera. – Dimmi che almeno sarà divertente!- mi dice sbiancando mentre vede in lontananza la cascata. – Sarà divertentissimo!- dico ridendo. Arriviamo alla cascata e scendiamo velocemente. Ci schizziamo tutti. – Uhhhhhhh!- urlo ridendo. Finiamo il giro e continuo a trascinarlo con me. Mi fermo davanti ad una giostra altissima che si alza fino a 15 metri d’altezza e poi quando vuole ti fa scender giù ad alta velocità. – Non vorrai mica andare lì spero- dice Alias un po’ ansioso. – Non avrai mica paura?- dico stuzzicandolo. – Io? Paura? Certo che no,su andiamo!- dice tirandomi. Saliamo sulla giostra. Ci manteniamo forte mentre quest’ultima inizia a salire. Arriviamo in cima. – Credo che sto per fare la sciocchezza più grande della mia vita!- dice urlando. – Fidati di me!- urlo. All’improvviso la giostra fa uno scatto e scende rapidamente. Inizio a urlare mentre Alias nomina tutti i Santi. Rido. Scendiamo dalla giostra. – Volevi farmi venire la tachicardia per poi farmi morire?- mi chiede con il fiatone. – Non sono un essere così spregevole- dico sistemandomi i capelli. – Ahh adesso me la paghi!- dice prendendomi in braccio a sacco di patate. – No! Lasciami! Ti conviene o la mia vendetta sarà atroce!- dico ridendo. La giornata passa così,tra risate e giostre estreme. Riprendiamo a camminare e ci fermiamo di fronte ad una gelateria. – Mmh,credo di averne abbastanza di gelati!- esclamo. – Che ne dici allora di un frullato?- suggerisce. Annuisco. Lo vedo tornare. – Oh! Anche tu sai il mio gusto preferito!- esclamo. – Oh,in realtà quello alla fragola è per me!- dice iniziando a berlo. Rido. Prendo il mio,al limone. – Scemo!- dico dandogli uno schiaffo dietro alla testa. Finiamo il frullato e iniziamo di nuovo a camminare. Ci fermiamo fuori casa mia. Sono circa le nove di sera. – Come vedi ti ho fatto divertire- dice sorridendo. Sorrido anche io. – Devo ammettere che ci sei riuscito-. Piano si avvicina. – Allora ho superato il test?-. – Eh già-. Si avvicina di più e inizia a baciarmi. Mi ricordo di quel giorno in cui mi baciò ma stavolta il bacio sembra diverso. Abbasso la testa. Decido di scacciare via quei pensieri stupidi e riprendo a baciarlo. Lo prendo per mano e lo porto dentro casa. Sorride e inizio a baciarlo. Mi stringe a sé e intensifica il bacio. Lo trascino in camera da letto. Mi fa sdraiare sotto di lui continuando a baciarmi. – Non sai quanto ti ho aspettata- sussurra. Mi posiziono a cavalcioni su di lui continuando a baciarlo mentre mi accarezza. Ogni suo tocco è diverso,è magico. È caldo. Si sfila la maglia e quasi non vado in iperventilazione. Continua a toccarmi e sfila anche la mia di maglia. Passa le mani tra i miei capelli ed io tra i suoi. Una strana sensazione mi chiude lo stomaco. Ripenso a Robert. A quell’ultima notte insieme. A quanto fu dolce,delicato e passionale allo stesso momento. Mi blocco. – Qualcosa non va?- mi chiede. – Fermati. Non dovremmo- dico spostandolo. Si alza dal letto. – Perché non dovremmo Sarah? Ti prego! Vai avanti fatti una vita! Non potete stare insieme,e anche se fosse? Non potete avere figli perché continui a pensarlo!- dice urlando. – Non posso dimenticarlo così- dico sussurrando e rimettendomi la maglia. Gli porgo la sua e la indossa. – Io posso aiutarti a dimenticarlo!- urla ancora. – Ma io non voglio dimenticare- dico con le lacrime agli occhi. Prende le scarpe e fa per andarsene. – Scusami- gli dico mentre lo vedo uscire. Sbatte la porta. Inizio a piangere. Piangere perché mi sento uno schifo per quello che ho fatto. Stavo baciando una bocca che non era la sua,toccando un petto che non era il suo,capelli che non erano suoi. Lo stavo tradendo. Sbatto un pugno contro il muro e poi mi accascio sul letto. Ho questo strano potere: riesco ad allontanare le persone che voglio al mio fianco. Ed ora ho perso anche Alias insieme a Robert e insieme a tutti.

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Capitolo 38
*** Aspettami che arrivo POV ROBERT ***


Capitolo 38: Aspettami che arrivo POV ROBERT Mi sveglio di scatto e pieno di sudore,ma stranamente,questa cosa non mi sorprende affatto. Ormai in questi mesi il mio sonno è stato continuamente torturato da brutti sogni. Mi alzo e mi rifugio sotto la doccia. Ho ripreso a farla calda,dopotutto,non serve più a nulla farla fredda. Indosso l’accappatoio e vado in cucina a prepararmi qualcosa. Rifletto su quel sogno e mi accorgo che,come sempre ho constatato in questi mesi,è identico agli altri. Mi sveglio in un luogo buio,poi,c’è lei che illumina quell’enorme stanza. Cerco di raggiungerla ma più corro e più si allontana. Alias la prende e la porta via con lui mentre io continuo a correre invano. Un enorme spirito ricoperto da un mantello nero mi blocca e mi fa sprofondare giù in un vortice senza fine. Dei brividi mi percorrono la schiena mentre cerco di ricordare il sogno. Vado in camera da letto e mi cambio indossando dei jeans e una felpa. Precisamente la felpa che le prestai tante volte. È più forte di me. È come un ossessione. Non riesco a toglierla dalla mia mente. Non riesco a mandare via quel sorriso,quella risata,quella labbra,quei capelli. Non riesco a mandare via tutto quello che abbiamo fatto assieme. Ma,forse,è perché sono proprio io a non voler mandare via tutto questo dalla mia testa. È buffo. Noi esseri umani siamo buffi. Stiamo male ma non cerchiamo di risollevarci su. Preferiamo mettere una canzone triste e piangerci su,aspettando qualcuno che venga a tirarci fuori da tutto questo. E quando sei solo? Quando non c’è nessuno cosa si fa? Si aspetta,si desidera,si combatte. Ma,mi dispiace,fattene una ragione Robert. Nemmeno oggi arriverà quella persona a salvarti. Chiudo di fretta la casa e mi precipito fuori. Infilo le mani nelle tasche del cappotto. Ripenso che dopo tutto questo tempo ancora non mi decido a lasciare questa casa. Ma,come ho detto prima,preferiamo soffrire immergendoci nei nostri ricordi piuttosto che andare avanti. Ma non ce la faccio. In quella casa sono successe troppe cose,troppe cose che non voglio dimenticare e non voglio gettare via. Una folata di vento mi spettina ancora di più i capelli. Sistemo meglio la chitarra sulla mia spalla ed entro nella casa discografica. Devo registrare alcune cose per il mio nuovo disco. – Buongiorno- dico cercando di farmi sentire. Diciamo che non vengo molto considerato da tutte quelle persone a lavoro. Il direttore si avvicina. – Oh buongiorno Robert,vieni accomodati- dice stringendomi la mano. – Dobbiamo fare le ultime registrazioni di queste due ultime canzoni e poi abbiamo finto. Sono sicuro che questo album sarà un successo. Ma un po’ triste il titolo,come mai?- mi chiede non respirando nemmeno. Abbasso lo sguardo e cerco di dire qualcosa ma nessun suono esce dalla mia bocca. – Capisco- sussurra e poi mi accompagna. L’album si intitola “You’re gone”,ovvero “Sei andata via”. Respiro profondamente e mi siedo su quella sedia davanti al microfono. Tolgo il cappotto e prendo la mia chitarra. Indosso le cuffie sopra al mio cappello. Lo indosso sempre quando devo registrare. È diciamo il mio portafortuna. Faccio tutto molto lentamente,poi do il segno che possono partire. Abbasso lo sguardo sulla mia chitarra e inizio a suonare. Ogni nota mi ricorda lei. Ogni sua risata,ogni sua lacrima,ogni sua battuta. I suoi movimenti delicati e dolci,i suoi occhi infiniti,quelle labbra da mordere. Sarebbe tutto così bello se lei fosse qui a guardarmi dall’altro lato a sorridermi e a farmi il segno dell’OK. Alzo piano lo sguardo sperando in chissà quale magia,come quando succede nei film. Ma lei non è qui. Riabbasso in fretta lo sguardo capendo che ormai la mia chitarra è rimasta la mia unica amica fedele. Mi scappa un sorriso. Eppure è vero. La musica mi ha aiutato ad andare avanti giorno dopo giorno. Perché qui non si tratta più di vivere,qui si tratta di sopravvivere. Finisco e il direttore dall’altro lato mi applaude. – Davvero molto bene! Sembra che questa persona che è andata via ti abbia fatto solo del bene dal punto di vista lavorativo- dice mettendomi una mano sulla spalla mentre indosso il mio cappotto. Raccolgo la mia chitarra. – Non mi ha fatto bene per niente. E ora,se volete scusarmi- dico prima di scostarlo e andare via. – Per il disco ti chiamo io!- mi urla da dietro. Non ho mai visto un direttore che fa tutto questo,che addirittura si fa quasi mandare a quel paese per un disco. Significa che il pezzo è grosso. Cammino in fretta. L’autunno londinese lo odio! Non fa per me. È troppo buio e freddo. Arrivo a casa di Kellan. I ragazzi mi hanno chiesto se volevo pranzare da loro ieri e ho accettato. Del resto meglio stare in compagnia che da soli davanti ad una televisione che manda in onda programmi demenziali. Mi accolgono con un enorme sorriso sulle labbra. – Com’è andata la registrazione?- mi chiede Anna. – Bene! Il direttore ritiene che questa persona che mi ha abbandonato mi abbia fatto solo del bene dal punto di vista lavorativo- dico posando la mia roba. – Di certo non è così. Sarah è andata via per un motivo ben preciso- dice Kellan avvicinandosi con Matt tra le braccia. Alzo lo sguardo all’improvviso. – Guardati. Ogni volta che senti il suo nome alzi subito la testa,quasi fosse un richiamo,come se quel nome ti appartenesse- dice Anna. – Gli manchi- continua. – Ne dubito- rispondo. Abbasso lo sguardo e mi avvicino a Matt. Lo prendo. – Ehi,piccolo. Come sta il nipotino più bello di zio Rob?- chiedo con una strana vocina. Mi risponde con una sonora risata e stringendo le manine tra di esse. Gli bacio la guancia soffice e morbida. È la cosa che amo di più dei bambini. Sono sempre così paffuti. Iniziamo a mangiare e riesco a sorridere quando vedo che Matt invece di mangiare sporca Kellan con la pappa frullata. – Wow,proprio un papà coi fiocchi!- dico ridendo. – Voglio proprio vederti quando avrai un bambino!- dice cercando di pulirsi. – Io non sarò papà- dico con la voce seria. Tutti rimangono in silenzio fino a che il pianto di Matt non ci interrompe. – Ragazzi grazie per il pranzo io vado- dico in fretta. – Ma come già vai?- mi chiede Anna. – Si- rispondo. Prendo le mie cose,bacio la fronte di Matt e vado via. Inizio a camminare di nuovo in fretta come se qualcosa mi rincorresse. Arrivo a casa e mi getto sul letto. Prendo un libro,lo leggo,prendo un tè,guardo la tv,faccio due passi,suono. Il pomeriggio passa così. Arriva la sera tardi. Cerco in qualche modo di tenere la testa impegnata altrimenti so che farei qualcosa di sbagliato,estremamente sbagliato. Riprendo a camminare avanti e indietro per tutta la casa mentre tengo in mano il cellulare e fisso quel numero. La chiamo o non la chiamo? La chiamo. No no no! Non devo assolutamente azzardarmi a premere quel tasto. Mi ributto sul letto e chiudo gli occhi cercando di rilassare la mente poi prendo il telefono,compongo il numero e chiamo. Uno squillo,due,tre,quattro,cinque. Quasi non ci spero più. – Pronto- risponde. Deglutisco. – Sarah!- riesco a dire. – Robert dimmi!- dice. Dalla sua voce sembra quasi che stia bene. Rimango in silenzio. – Ci sei?- mi chiede. – Si. Sai,a volte i ricordi fanno mancare l’aria- le dico. – Già. Non sei l’unico- sussurra. – Sarah io volevo dirti che non dimenticherò. Anzi non ce la faccio a dimenticare. Non riesco a dimenticare la volta in cui ci siamo parlati,in cui ho pensato che non mi stavi nemmeno troppo simpatica. Non riesco a dimenticare la prima volta in cui mi hai fatto cambiare idea,la prima volta in cui ti ho guardato e ho deciso che potevi restare nei miei giorni,tra i miei casini,tra le mie speranze. Non riesco a dimenticare tutte le volte che stavamo per arrenderci e tutte le volte in cui,però,non l’abbiamo fatto. Non riesco a dimenticare il male che mi hai fatto quel giorno. Tutte le notti passate in bianco,le lacrime impossibili da trattenere ovunque:in mezzo alla strada,sui mezzi pubblici,sotto la pioggia,sulla spiaggia,a lavoro. Non riesco a dimenticare che è finita,che siamo finiti,che non torneremo. Non riesco a dimenticare niente. Quanto ti ho amato,è stato meraviglioso. Non riuscirò a dimenticare mai,nemmeno quando amerò di nuovo. Se amerò. Sarai sempre con me. Non voglio dimenticare niente. Lo faccio per non venirti a cercare,mai più. Quindi se tu vuoi lasciar perdere,ti capisco- dico con un filo di voce. Quelle parole che ho detto sono sicuro che hanno fatto più male a me che a lei. Mi alzo piano e mi avvicino alla finestra. – Io non voglio dimenticare. Ma soprattutto non voglio lasciar perdere. Sono stati 5 mesi infernali dall’ultima volta che ti ho visto. 5 mesi senza di te. Non credere che sei il solo a soffrire. E adesso,questa chiamata non mi sta facendo bene,farà solo più male. Perché passerò la notte sveglia a pensare alla tua voce,all’opportunità sprecata perché avrei potuto dirti centomila volte “Ti amo” e invece non l’ho fatto. E si perché io so che sei ancora accanto a me. Quando cammino per strada cerco ancora i tuoi occhi,come adesso. Quando mi sveglio ti cerco ancora nel letto,cerco ancora un tuo abbraccio nel cuscino quando piango e tu non ci sei. Ma so che devo sopportare tutto questo,perché tu devi stare bene,tutti devono stare bene. Non posso essere egoista- dice piangendo. - Ti giuro che un giorno, vicino o lontano, prendo un aereo, a qualsiasi ora, non importa e a costo di perdermi, di chiedere indicazioni a tutti i passanti, di fare autostop per ore sotto il sole cocente, la pioggia o la neve, e quando trovo la tua casa, suono alla tua porta e senza dire una parola ti abbraccio forte e non lascio più andare- dico sicuro di me e cercando di tranquillizzarla. – Ma con quale motivo? È inutile- dice ancora. – Se mi serve un motivo,quel motivo sarai tu- le dico. All’improvviso stacca. Quindi anche lei mi ama ancora! Uno strano sorriso mi si stampa sulla faccia. Poso il telefono in tasca e nella mia mente rielaboro tutta la conversazione. Io,un aereo. Predo la borsa e ci fiondo tantissimi panni dentro. Esco fuori casa e prendo un taxi. – All’aeroporto- dico. Arrivo in fretta. Mi avvicino alla biglietteria. – L’ultimo aereo per New York?- chiedo. – Se si sbriga è tra cinque minuti- mi dice. Faccio il biglietto e in poco tempo sono partito. Guardo Londra dal basso ma siccome è tutto buio e ci sono molte nubi non si vede nulla. La prossima volta ci penso meglio su e parto di giorno. Arrivo a New York dopo due ore ma qui sono ancora le nove di sera. Chiamo Anna e mi faccio dare l’indirizzo di Sarah rivelandole che sono qui. Arrivo sotto casa sua e con il cuore a mille busso. Forse sto facendo la cavolata più grande della mia vita o forse è la cosa più giusta. Nessuno apre così mi siedo sulla scalinata e aspetto. Adesso conto fino a dieci e se non arriva vado via. Aspetto,aspetto e aspetto. Verso mezzanotte vedo qualcuno arrivare. Scende dalla macchina e quest’ultima va via. Si avvicina guardando a terra. Poi si paralizza. È bellissima. – E tu che ci fai qui?- mi chiede tremando. – Ti aspettavo- dico leggermente. Si avvicina un po’. – E come facevi a sapere che questa è la mia casa?- chiede. – Anna- rispondo. – E come facevi a sapere che sarei arrivata?- dice mettendo le mani sulla vita. – Mi sono seduto e mi son detto “Ok,conto fino a dieci,se non arriva me ne vado”, e sei arrivata- dico passandomi una mano tra i capelli. – A che numero sei arrivato?- mi chiede ancora lasciando cadere le mani lungo il corpo. – Duemilasettecentonove,ma potevo continuare- rispondo. Sorride. Sorrido anch’io.

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Capitolo 39
*** L’amore è per i coraggiosi POV SARAH ***


Capitolo 39: L’amore è per i coraggiosi POV SARAH L’amore è per i coraggiosi,tutto il resto è coppia. È proprio vera questa frase di Barbara Alberti. La scrivo nel mio piccolo quaderno delle citazioni e lo poso un po’ più in là,accanto a me. L’amore è per i coraggiosi. Infatti,io sono coraggiosa,lui è coraggioso,noi siamo coraggiosi. E questo amore è qui,davanti ai nostri occhi e davvero non capisco che cosa stiamo aspettando per consumarlo attraverso i nostri baci,fino a romperci le labbra. Lo osservo di sottecchi mentre beve la sua cioccolata calda mentre guarda la tazza come se potesse dare delle risposte a tutte le sue domande. La rigira tra le sue mani e poi l’appoggia sul tavolo leccandosi le labbra. Dio se è bello! È stupendo,come il giorno in cui lo incontrai sulla metropolitana,con il broncio ma rilassato e con gli occhiali sugli occhi. I capelli spettinati come chi ha fatto qualcosa in fretta,la leggera barbetta cresciuta da poco. Passo dal viso al suo collo. Inizio a squadrarlo tutto,pezzo per pezzo. Quel collo da prendere a morsi e da baciare fino a farsi venire i brividi,quelle spalle possenti,le braccia forti. Poi,quelle mani. Quelle mani che si intrecciavano perfettamente con le mie,quelle mani che hanno toccato ogni superficie del mio corpo,ogni angolo dei miei capelli. Non mi accorgo che mentre pensavo ho inclinato leggermente la testa come se davvero quelle mani mi stessero accarezzando di nuovo. Noto che mi sta guardando. Incrocio il suo sguardo. E mi ricorda la prima volta che mi immersi nei suoi occhi limpidi e felici. Quando due sguardi si incontrano, due cuori si connettono, anche se per una sola volta nella vita, come per magia, da quel momento avverrà un cambiamento nella vita di queste persone. Ed è sempre così. Anche a me è successo. Dal momento in cui ho incrociato il suo sguardo qualcosa è avvenuto nel mio stomaco,nei miei polmoni,nel mio cervello,nel mio cuore. Mi accenna un piccolo sorriso. Quegli strani sorrisetti che fa quando pensa a qualcosa ma la tiene nella sua testa senza far sapere a nessuno cosa sta viaggiando nella sua mente. - Così tuo fratello è fuori per lavoro- mi chiede. Annuisco. Rimaniamo un po’ in silenzio. – Alla fine poi sei venuto,non ci avrei giurato- sputo ad un tratto. Non so cosa mi ha fatto prendere in mano la situazione. Si alza e posa la tazza accanto a me,sul marmo che ci divide. – Dubiti di me? Bene! Almeno ora hai visto che sono capace di tutto- dice sorridendo ancora. – Su questo non avevo dubbi- dico spostandomi una ciocca di capelli sul viso. Ha un visino troppo dolce. Me lo ricordo ancora. Faceva sempre così quando voleva le coccole,quando passavamo intere serate a guardarci negli occhi e a sussurrarci parole d’amore. Mi stacco da quel suo sguardo infinito. – Ora si è fatto tardi. È già l’una di notte,sono stanca. Adesso ti porto le coperte- dico facendo per andarmene. Non ce la faccio a rimanere un minuto di più qui. Salgo sopra in fretta e prendo le coperte. Corro in bagno e mi posiziono davanti allo specchio. Mi sciacquo la faccia. È lui,cosa vuoi che sia? Cerco di regolarizzare il mio respiro. Scendo giù e appena mi sente si volta. Correrei lì e lo abbraccerei. Ho bisogno di nuovo di quelle braccia,di quel profumo,di quel calore. – Ecco le coperte- dico porgendogliele. Le prende e le appoggia sul divano. Infila le mani nelle tasche dei jeans. – Allora buonanotte- dico torturandomi le mani e andando via. – Sarah aspetta!- mi chiama. Ecco,ci siamo. Sapevo che avrebbe aspettato l’ultimo momento. – Posso chiederti una cosa?- mi dice. Ha le guance rosse,quindi o è imbarazzato o qui fa caldo. No,ok fa caldo davvero perché sto andando in iperventilazione. – Certo- dico sorridendo. – È stato facile?- dice facendo qualche passo verso di me. – Cosa è stato facile?- chiedo non capendo di cosa stia parlando. – Lasciarmi. Dire tutte quelle cose belle e poi andarsene come se non fosse niente. Come se non fossimo stati niente. Come se io non fossi niente- dice guardandomi fisso negli occhi. Sta sfidando la mia sensibilità. Respiro profondamente – No,non è stato facile. Quando decidi di stare accanto ad una persona,ti assumi la responsabilità di renderla felice,nonostante le sue debolezze ed i passi falsi,nonostante la gente,i giudizi,nonostante tutto. È questo che lega le persone, il “nonostante tutto”. Ma questo,purtroppo,era ed è troppo grande per me!- dico abbassando gli occhi. Non ce la faccio a guardarlo,sono sicura che tra un po’ scoppio in lacrime. – Perché pensi che sia inutile lottare?- mi chiede. È calmo,non sembra voglia litigare. – Perché è così Robert! Rinunciamoci,sarà sempre così!- inizio ad alzare la voce,ma solo per fargli capire. – Ma lo vedi come fai? Sei così impegnata a pensare a tutte le cose negative,che non riesci a vedere quelle belle. Sei così tanto chiusa nel tuo dolore che riesci a pensare solo a quello. E dici che vuoi essere felice con me ma non ci provi nemmeno ad esserlo. Dici che è meglio andare avanti ma,come me,vivi ancora nel passato. Io so che possiamo farcela insieme. Ti assicuro che la luce alla fine del tunnel,c’è. Il problema è,tu vuoi vederla?- mi chiede avvicinandosi di più. Ho un nodo in gola,gli occhi lucidi che pizzicano e bruciano. Una lacrima mi scappa. – Io non voglio che tutto questo finisca e lo sai bene. Ma come faremo? Come faremo quando tutto si metterà contro di noi? Quando addirittura saranno capaci di farci del male per dividerci?- dico con un filo di voce tenendo sempre lo sguardo basso sulle mie All star. - Sai qual è il nostro problema? Che dopo tutto il male che mi hai fatto,dopo tutti i litigi, i pianti, le incazzature, le paure io sono ancora qui ad aspettarti. E tu lo sai, lo sai perfettamente che non importa quanto male mi fai, non importa, perché io ti aspetterò sempre. Io sarò sempre disposto a darti un'altra possibilità, a guardarti un'altra volta, a sognarti di nuovo. Non so rinunciare, stare zitto, subire, perdonare il resto del mondo. Ma con te, beh con te è diverso, ti perdonerò sempre. So che non lo hai fatto per cattiveria ma per il mio bene ma è così. Ti sceglierò sempre, sceglierò le tue insicurezze, i tuoi occhi felici, il tuo modo di camminare, i tuoi messaggi, le tue telefonate, le tue sorprese. Sceglierò sempre te con le tue mille paranoie, i tuoi sorrisi improvvisi, la tua dolcezza e la tua acidità. E' questo il mio problema. Ti scelgo ogni volta che sbagli. Per me ne varrà sempre la pena. Mentre forse tu sei disposta a fermarti lì ad ogni piccolo ostacolo- dice alzando il tono di voce e avvicinandosi. Rimango zitta,muta,sguardo basso,occhi pieni di lacrime,testa che scoppia. – E ti amerò sempre. Mi innamorerò sempre. Già lo so che mi innamorerò altre mille volte. Ma di te. Mi innamorerò sempre di te. Mi innamorerò di te infinite volte. Mi innamorerò di te ogni mattina,anche se non ci sarai. Mi innamorerò di te mentre starai dormendo e non posso vederti. Mi innamorerò di te ad ogni Natale, ad ogni compleanno senza un tuo abbraccio. Mi innamorerò di te ad ogni telefonata fatta nel buio della notte per sentirti un po’ accanto a me. Mi innamorerò e sarai tu. Mi innamorerò e ogni volta sarà come la prima, ogni volta sarà la nostra. Ma se mi innamorerò e questo amore non servirà a nulla? Se mi innamorerò per non vederti mai più e sentirti solo qualche volta al telefono che senso ha? Che senso ha continuare?- mi urla contro ma con la voce un po’ sottile. Forse anche lui ha un nodo in gola. Rimango al mio solito posto. Non ho il coraggio di muovere un singolo muscolo. Lo sento prendere alcune cose. Alzo lo sguardo e lo vedo accanto alla porta. – Robert!- lo chiamo con la voce rotta dal pianto. Si gira e mi guarda,comprensivo. Si avvicina a me mentre io tremo,immobile. Prende il mio mento con le dita e lo alza in modo che possa guardarmi meglio negli occhi. – Adesso vorresti smetterla di piangere,anzi vorremmo smetterla di piangere come due coglioni e amarci una volta per tutte?- sussurra anche lui con le lacrime agli occhi. Lo abbraccio. Mi getto tra quelle sue incredibili braccia. Appena mi ci fiondo sento tutto il suo calore e quel profumo mi invade le narici,nemmeno il tempo di respirare. Gli abbracci più belli son quelli che conoscono l’attesa, quelli con gli occhi lucidi e la voce graffiata ,sono quelli che quando accadono ti ricordano che è lì il tuo posto nel mondo. Sento il suo respiro tra i miei capelli e finalmente il mio corpo ritrova quel rifugio che aveva perso. Restiamo circa cinque minuti così,ma in realtà vorrei che questo abbraccio durasse per sempre. – Mi sei mancata- sussurra. – Anche tu- dico. Ci stacchiamo. Mi alzo piano sulle punte cercando di raggiungerlo e unisco le nostre labbra. Piano si schiudono e danno vita ad un bacio che aspettavo da secoli. Non riesco a pensare più a nulla. Siamo qui ed è questo quello che importa. Circondo le braccia intorno al suo collo e gli salto in braccio,incrociando le gambe intorno alla sua vita. Intensifica il bacio e mi sbatte contro il muro. – Scusami- sussurra prima di sorridere. E dopo tanto tempo scopro di nuovo cos’è la felicità. Sale piano le scale mentre mi sfila la maglia. Faccio cadere le scarpe. Arriviamo in camera da letto. Mi fa sdraiare sotto di lui mentre gli sbottono i pantaloni. Passa una mano sui miei e fa lo stesso. Glieli sfilo. Sfila anche i miei,trascinando via gli slip. Mi tolgo il reggiseno mentre lui si toglie i boxer. Riprendiamo a baciarci,poi,restiamo un attimo indefinito a guardarci negli occhi. Ho i brividi su tutto il corpo. Bacio delicatamente le sue labbra. Sorride sulle mie e ritorniamo a quel gioco di sguardi e baci. Bacio piano il suo collo mordendolo a volte. È mio. Lo desidero,adesso come non mai. Divento sua. Intreccia le nostre mani e il cuore prende a battere più forte. Combaciano,ancora. Ansimo ad ogni tocco. Lo stringo a me. Sorrido. Mi bacia ancora una volta. Poi mi bacia la fronte,le guance,il naso. Accarezzo i suoi capelli mentre lui sfiora la mia guancia. Respiro lentamente con gli occhi chiusi assaporando ancora quel momento. – Sei bellissima- sussurra. Ribalto la situazione,mettendomi sopra di lui. – E tu sei perfetto- sussurro per poi mordergli un labbro. Prende di nuovo a baciarmi. – Credo che questa notte non sarò mai sazio- dice provocandomi. – Nemmeno io- dico ridendo. – È tutta colpa tua. E adesso non mi lasci scelta e dovrai sopportare tutta la mia ira!- dice con una voce buffa. Ribalta di nuovo la situazione e mi sbatte un cuscino in faccia. – Sono pronta ad assaporare la tua ira allora,se si tratta dei tuoi baci!- dico piano. Mi bacia e poi passa al mio collo,al mio petto,fino ad arrivare alla mia pancia. Un brivido mi percorre la schiena. Si riavvicina di nuovo a me. – Questa notte è solo la nostra. Ti amo- sussurra. Un colpo al cuore. Lo stomaco mi si chiude. E questa volta il “per sempre” esce fuori in fretta. Non è più complicato dirlo. Lo amo. Lui è l’uomo della mia vita. Lotterò contro tutto e tutti se necessario. – Per sempre- rispondo prima di baciarlo ancora. Quando stai per mollare, fermati un attimo e pensa al motivo per cui hai resistito fino ad ora. Pensa alla meta, non a quanto sia lungo il tragitto. Rimboccati le maniche e non avere paura della fatica. Guardati allo specchio e riconosci quel sognatore che ti sta di fronte. Lotta e combatti. E quando ciò che desideri sarà tuo,porta una mano al cuore e sentirai in ogni singolo battito l'eco di ognuno dei passi che hai compiuto. E se avrai qualche cicatrice non preoccuparti, non c'è vittoria senza una ferita di guerra, non c'è arcobaleno senza la pioggia.

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Capitolo 40
*** Ritorno a Londra POV ROBERT ***


Capitolo 40: Ritorno a Londra POV ROBERT Le miei narici ispirano tutto quel profumo di caffè che le sta circondando e l’impulso arrivando fino al mio cervello mi fa svegliare. Inspiro profondamente. Tasto con le mani il letto e subito mi accorgo che è vuoto. La mia fronte si corruga. Sento qualcosa o qualcuno mordermi una guancia. Sorrido,poi,piano apro gli occhi. È davanti a me con i capelli scompigliati,gli occhi limpidi e un sorriso enorme stampato in faccia. – Buongiorno- dico con la voce impastata dal sonno. – Buongiorno- mi dice con un’aria felice. Mi porge il caffè e lo bevo in due sorsi. Poso la tazza sul comodino. Si mette a cavalcioni su di me e prende a guardarmi. Indossa una maglia a bretelle e uno slip. È così dannatamente bella che me la mangerei di baci. Guardo le sue labbra mentre mi avvicino piano. Le bacio. Le assaporo ancora come se ieri non mi fosse bastato. E infatti è così. Si stacca e mi sorride. Si alza e prende i miei boxer. – Vestiti scemo!- dice buttandomeli in faccia. Sono imbambolato. Non riesco a dire nulla. È come se in tutto questo tempo mi fossi dimenticato com’è. È come se mi fossi dimenticato che è così bella da togliere il fiato,così dolce da farti innamorare ogni giorno,così divertente da farti sorridere anche quando non vuoi. Mi vesto in fretta e scendo al piano di sotto. La vedo mentre lava le tazze della colazione. Sorrido. L’abbraccio da dietro e intrufolo la testa nell’incavo tra il collo e la spalla. Respiro e mi rilasso a contatto con il suo corpo. La sento ridere. – Mhh,signorina lei lo sa che io voglio portarla con me?- dico facendola voltare. Ha ancora i guanti. – E dove vorrebbe portarmi gentiluomo?- dice sorridendo. – Beh,se si ricorda...c’è Londra che ci aspetta- dico baciandole il collo. Sorride. Mi sposto leggermente. – Prima però dobbiamo fare una cosa- dice stuzzicandomi. Sorrido all’idea di cosa potrebbe essere. Mi sporca il naso di schiuma con i guanti. – Lavare i piatti- dice ridendo. Soffio facendo andare via quella schiuma. Mi pulisco e sotto i suoi occhi prendo la bacinella piena d’acqua e detersivo e gliela butto addosso. Rido. È bagnata dalla testa ai piedi. È come se fosse uscita dalla doccia. – Sarà meglio che scappi. Non hai speranze di sopravvivenza- dice arrabbiandosi. Forse l’ho fatta grossa. Inizio a correre mentre lei mi viene dietro con una spugna. Me la getta ma riesco a evitarla. Per un cinque minuti il silenzio tombale. Poi entrambi entriamo nel salone. Lei da un lato io dall’altro tipo film West. Prendo una benda e l’avvolgo intorno alla testa,lei prende la matita per gli occhi e si fa due segni neri sulle guance. Prepariamo le nostre due pistole ad acqua. – Sei pronto per morire?- dice sgranchendosi il collo. – Sono nato pronto- dico preparando la mia pistola. Abbiamo il fuoco negli occhi. – Via!!!!- urla. Iniziamo a spruzzarci. Rotolo dietro al divano e faccio la carica. Mi rialzo e attacco di nuovo. – Non hai speranze! Arrenditi!- le urlo continuando. – Tu non hai speranze!- dice scappando via. Iniziamo a ridere. Ci nascondiamo dietro a due diversi divani. Guardo la mia pistola e noto che è rimasta pochissima acqua. Ci rialziamo. Manca il colpo di grazia. Entrambi spruzziamo ma vengo colpito per primo. – Nooooo!- urlo e mi getto a terra. Faccio finta di essere morto. – Ho vinto,ho vinto!- esulta. – Robert tutto bene?- dice inginocchiandosi accanto a me. Inizia a scuotermi. – Dai se vuoi ti do la rivincita- dice ridendo. Apro gli occhi e le sorrido. – E rivincita sia!- dico urlando e correndole dietro. Riesco ad acchiapparla ma entrambi scivoliamo sull’acqua che c’è a terra e lei cade addosso a me. Ridiamo. Qualcuno entra dalla porta. Entra un ragazzo alto e moro con una ragazza al suo fianco che non ho mai visto. È James. Sarah si alza di scatto e mi alzo anche io. – Sarah cosa diavolo è successo qui?- le chiede stupido. La ragazza ci fissa disgustata. Io e Sarah ci guardiamo. – Ehm..piccolo incidente con l’acqua- dice stringendo i denti e alzando le spalle. – Ripulirai tu tutto. E tu le darai una mano Robert!- dice andando verso una stanza con la ragazza. Chiude la porta. Strano si ricorda ancora di me. Apre la porta di scatto. – E non voglio sapere nemmeno che ci fai qui!- dice per poi sbatterla di nuovo. Ci guardiamo per un attimo e poi scoppiamo a ridere. Mi da scopa e panno e iniziamo ad asciugare tutto. Mi avvicino a lei. – E comunque voglio la rivincita- le sussurro all’orecchio. – Si,ma io ho vinto- dice ridendo. Finito tutto va a farsi una doccia e dopo ne faccio una anche io. Arrivata ora di pranzo mangiamo tutti assieme in un silenzio imbarazzante. – Robert,come mai di nuovo qui? Non vi eravate lasciati?- mi chiede. Ha toccato un tasto dolente ma va bene. – Si,ma ora ci siamo ritrovati- dico voltandomi verso di lei e sorridendole. Ricambia il sorriso mentre James annuisce soltanto. Laviamo i piatti ma stavolta senza combinare casini. Andiamo al piano di sopra e la osservo mentre prepara la valigia. – Mi passi la maglia blu?- mi dice ad un tratto. Lo faccio. Ci si siede sopra e la chiude. – Sono davvero tante cose- dice sbuffando. Sorrido mentre lei va avanti e indietro. Ad un tratto la blocco e la bacio. Il cuore mi inizia a battere non appena intrufola le mani tra i miei capelli e sorride sulle mie labbra. La sollevo tra le mie braccia e la faccio girare. Mi è mancato tutto questo. Questa felicità. Stavolta,non me la faccio scappare. A costo di rincorrerla e rimanere senza fiato. Io ho pagato. Ho pagato tanto. Ora la felicità la voglio. La pretendo. Prendo la sua valigia e scendiamo giù. L’aspetto accanto alla porta mentre saluta il fratello. Alzo una mano e lo saluto da lontano. Insiste per accompagnarci e così fa. Arriviamo all’aeroporto e facciamo il check-in. Dopo poco tempo siamo in aereo. Prende la mia mano e la stringe. – Hai paura?- le chiedo. – Non ho paura dell’aereo. Ho paura di tutto quello che accadrà appena arriveremo a Londra. A tutto quello che dovremo affrontare. Ai pianti,i litigi,la lontananza- dice con gli occhi lucidi. Le prendo il viso. – Sai che ci sono. Ho giurato che non ti avrei lasciato andare via per nulla al mondo. Insieme ce la faremo,vedrai- sussurro prima di baciarla. L’aereo parte e passano ben due ore prima dell’atterraggio. Scendiamo e mi prende la mano. Respiriamo assieme. Adesso so. So che è pronta,so che possiamo farcela. Non ho più dubbi. Prendiamo un taxi e ci facciamo accompagnare fuori casa di Anna. Bussiamo. Entrambi ci vengono ad aprire. – Sarah!- urla Anna prima di abbracciarla. – Alla fine ce l’hai fatta a portarla qui!- dice Kellan ridendo. Ci abbracciamo ed entriamo. Sarah corre a prendere in braccio Matt. – Ciao amore! Ma come sei cresciuto piccolo mio!- dice riempiendolo di baci. Quanta invidia provo per Matt. Iniziano tutti e due a fare domande a Sarah su come sta,se ha continuato a scrivere e cose varie. – Stavo pensando,ma quando battezzate Matt?- chiede Sarah ad un tratto. – In realtà volevamo dirvelo. Lo battezziamo la settimana prossima e voi sarete padrino e madrina- dice Anna con una tazza di tè in mano. – Davvero?- chiedo stupito. Annuiscono. Un sorriso enorme si stampa sia sulla mia che sulla faccia di Sarah. – Domani andremo a comprare il vestitino,voi venite?- chiede Kellan. – Che domande sono certo che ci saremo!- dice Sarah coccolando ancora il piccolo Matt. Si avvicina e si siede accanto a me. Iniziamo a giocare entrambi con il piccolo. – Bubu,settete!- dico ridendo. Matt ride ed anche Sarah. Sento lo sguardo addosso di Kell e Anna. – Due perfetti genitori- dicono insieme. Io e Sarah diventiamo rossi come due pomodori e ci guardiamo per un istante indefinito negli occhi. Passiamo tutto il pomeriggio così poi ce ne andiamo. Ci incamminiamo verso casa di Sarah in un silenzio imbarazzante. Le cingo la vita con un braccio e l’attraggo a me baciandole la testa. Arriviamo fuori casa ed entriamo. Sarah entra ed inizia a guardarsi intorno. È identica a prima solo con qualche foglio sparso per terra. – Molto bravo il mio ragazzo. È diventato molto ordinato rispetto a prima. Devo andare via spesso- dice ridendo e voltandosi. La raggiungo sorridendo. – Non dirlo neanche per scherzo- dico accarezzandole una guancia. – Non pensavo di farlo. Preferisco centomila volte il tuo disordine- dice ridendo. Rido anche io. Va in camera a disfare la valigia mentre io preparo dei toast. Mangiamo accompagnati dalle nostre risate e cose stupide e dalla televisione. Indossiamo il pigiama e ci intrufoliamo nel calore delle coperte. Si getta tra le mie braccia perché dice che io la riscaldo. Sorrido. Inizio a baciarle il collo. – Non mi provocare. Tanto vinco io- dice ridendo. – Io sto aspettando la rivincita- dico con una voce dolce. – Aspetta e l’avrai- dice. Si volta verso di me. La guardo. – Tutto bene?- le chiedo. Mi guarda negli occhi e capisco subito cos’ha. - Quando due persone tengono davvero l'uno all'altro, troveranno sempre un modo per far si che funzioni, non importa quanto possa essere difficile. E noi ce la faremo vedrai- le sussurro. Mi bacia delicatamente poi,aumenta il bacio. - E ti amo. Spesso non ricordo neanche una delle milioni di ragioni per cui ti amo. Semplicemente amo tutto ciò che sei. Il tuo essere nella mia vita. Comincio a pensare e alla fine semplicemente, amo il fatto che tu sia esattamente tu- sussurra sulle mie labbra. – Ti amo anche io- le dico. L’abbraccio forte. – Adesso dormi scricciolo- dico prima di addormentarmi. Adesso,sono definitivamente a casa.

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Capitolo 41
*** La rivincita della lavatrice POV SARAH ***


Capitolo 41: La rivincita della lavatrice POV SARAH Mi sveglio coccolata dalle sue enormi braccia e dal suo inebriante profumo. Mi giro e lo trovo con gli occhi spalancati che mi fissa. – Buongiorno- sussurro prima di avvicinarmi a quelle bellissime labbra e di farle mie. – Buongiorno- sussurra anche lui. Ci guardiamo per un istante negli occhi poi piano si avvicina e inizia a baciarmi. In poco tempo la mia giornata diventa felice. Sorrido sulle sue labbra. Sento il cuore vibrarmi,le farfalle nello stomaco e le gambe che intrecciate alle sue tremano. Intreccia le nostre mani. Le guardo come se fossero qualcosa di raro e inestimabile. – Ti amo- gli dico. – Per sempre- risponde. Ci alziamo e mano nella mano andiamo in cucina. – Che ti preparo?- gli chiedo. – Quello che vuoi amore- dice sedendosi. Adoro quando mi chiama così. Mi fa sentire speciale,importante,unica. Mi fa sentire sua. Mi giro e gli porgo il caffè che ho preparato con qualche cornetto. Mangiamo in silenzio scambiandoci qualche sorriso. Poso le tazze e vado a cambiarmi. – Amore sbrigati! Dobbiamo vederci con Kellan e Anna!- urlo dalla camera da letto. All’improvviso sento uno strano rumore e poi la porta del bagno chiudersi. In un primo momento alzo le spalle ma poi rifletto e corro fino alla porta. Ci sbatto un pugno sopra due o tre volte. – Robert! Esci subito di lì,l’acqua calda è mia!- gli ordino. – Mi dispiace amore entravi prima!- dice ridendo. Mi teletrasporto e lo trovo nudo davanti a me. Divento un pomodoro e mi copro gli occhi con la mano. Prendo un asciugamano lì vicino e gliela porgo. – Indossa su!- gli dico. Mi scopro piano gli occhi e noto che ora è certamente più presentabile. – Ti vergogni?- mi chiede. – No è che così fa uno strano effetto!- dico passandomi una mano tra i capelli. L’acqua che scroscia dalla doccia è diventata calda. Si avvicina a me e prende il mio viso tra le mani. Inizia a baciarmi. – Però non è giusto,l’acqua calda è mia- sussurro tra un bacio e un altro. Aumenta il bacio e mi fa sedere sul marmo del lavandino,mentre incrocio le gambe attorno alla sua vita. Mi toglie piano la maglietta continuando a baciarmi. Si sfila l’asciugamano e mi prende in braccio. Finiamo sotto la doccia entrambi. L’acqua calda mi fa rilassare e mi fa stendere i muscoli tesi. Mi appoggia con i piedi per terra. Mi guarda. – Sei bellissima e non finirò mai di dirtelo- dice prima di baciarmi. Resto immobile mentre mi sfila i pantaloni e gli slip. Sono troppo imbambolata. Lui così sexy tutto bagnato,i suoi baci,il suo corpo. Praticamente ho le gambe che mi tremano. Mi avvolge un braccio attorno ai fianchi e mi stringe a sé. – Hai davvero paura di fare la doccia insieme a me?- mi chiede sorridendo. Quel sorriso che riconoscerei tra mille. Mi sposto all’indietro i capelli ormai bagnati. – No è solo che...mi imbarazza- rispondo abbassando il viso. – Non puoi vergognarti dopo tutto quello che abbiamo passato. Sei bellissima,convinciti- mi dice con quegli occhi da cerbiatto. Mi avvicino piano al suo viso e lo bacio mentre lo stringo a me. Mi spinge contro il muro della doccia e mi prende in braccio. Bacia piano il mio collo mentre le mie mani passano tra i suoi capelli bagnati. Divento sua. Ogni tocco è un brivido. Ma non so. Forse ho capito perché ci teneva tanto a fare la doccia con me...è tutto un altro effetto. Per il resto del tempo ci insaponiamo e facciamo bolle con il bagnoschiuma. Usciamo dalla doccia e metto in fretta l’accappatoio. – Dici che è meglio fare la doccia insieme?- mi chiede con il visino tutto bagnato. – Ti ho solo accontentato!- dico altezzosa. – Non ti è piaciuto?- mi chiede. Divento rossa. – Rob!- urlo. – Che c’è?- dice urlando anche lui. Prendo il suo viso tra le mani e gli stampo un bacio sulle labbra. – Vestiti cretino che abbiamo altro da fare- gli dico prima di uscire. Lo sento ridere. Indosso i jeans con degli stivaletti neri e una sua felpa. Non ho resistito. Non ce la faccio a vederla sul letto e a non prenderla. Arriva in camera con i boxer e non riesco a far a meno di guardarlo mentre si veste. A volte fa degli sguardi che mi provocano dei brividi. – Oggi ci stai provando maledettamente con me,Pattinson?- gli chiedo. – C’è qualche problema?- dice allacciandosi le scarpe. - Hai avuto quello che volevi- dico andando di là. Mi blocca. – Mi stai rinfacciando quello che è successo?- mi chiede stranito. – Robert credi che non mi sia piaciuto? È stato davvero bello. Con te tutto diventa bello- dico accarezzandogli un braccio. Mi bacia. Qualcuno bussa alla porta e vado ad aprire staccandomi mio malgrado. – Allora ci siete o state ancora dormendo?- chiede Anna stizzita.– Stavamo per venire!- dico giustificandomi. Seh, se solo sapesse. Guardo Robert che mi sorride. Usciamo in fretta mentre salutiamo il piccolo Matt. Prendiamo un taxi e dopo un po’ siamo in un centro commerciale. – Andiamo!!!- dico tirandomi tutti dietro. Entriamo in un negozio di abiti per cerimonie e subito ci mostrano alcuni vestititi. Li facciamo misurare al piccolo e dopo un po’ decidiamo io e Robert il più bello. È semplice,ovviamente di colore azzurro che si intona molto con il blu degli occhi di Matt e il biondo dei suoi capelli. Arriviamo vicino ad una gelateria e compriamo quattro gelati. Matt ne lecca un po’ da quello di Robert che ovviamente lo fa sporcare tutto senza notare che si è sporcato la tutina. Però è davvero dolcissimo. I capelli scombinati e quel sorrisino dolce. Voglio un figlio con Robert. Oddio. No. Non fateci caso. Si,ok..ma l’ho pensato. Ho pensato ad un figlio nostro. Nella mia mente è nata questa pura e strana idea di un figlio mio e suo da coccolare. Divento rossa. – Tutto bene Sarah?- mi chiede Anna. Subito i ragazzi si voltano verso di me. – Si è che. Oddio non guardatemi così che è peggio!- dico coprendomi il volto con le mani. Mi alzo e vado un po’ più in là. È inutile sono sempre rossa. Non riesco a non pensare a me e Robert nella doccia prima,io che sono incinta e un bambino tutto nostro. È troppo. Mi copro di nuovo il viso con le mani. – Amore!!- mi chiama Rob cercando di togliermi le mani dalla faccia. Decido di respirare a fondo e finalmente mi scopro. – Si,ora si- dico sorridendo. Mi sorride e mi prende per mano. Ritorniamo a prendere un taxi e accompagniamo i ragazzi a casa. Dopo poco Anna mi prende in disparte. – Mi spieghi che ti è successo?- sussurra. – Nulla. Ho immaginato,anzi,ho detto nella mia mente “Voglio avere un film con Rob” e d’improvviso sono diventata rossa- le rispondo. – Come adesso?- mi chiede ridendo. – Oddio no ancora!- mi lamento coprendomi il viso. – E comunque è una cosa dolcissima- dice sorridendo. – No,non lo è. È triste- continuo abbassando la testa. – Oddio si scusami,è vero mi dispiace- dice abbracciandomi. Non so perché ne come mi faccio scappare una lacrima che asciugo in fretta. – Ragazze tutto bene?- mi chiede Robert venendo. Annuiamo. – Noi andiamo allora,ciao ragazzi. Ciao piccolo!- dice salutando tutti. Faccio lo stesso. Usciamo fuori. – Mi sa che siamo costretti a prendere un altro taxi. I miei vogliono vederci!- mi dice Sorrido inaspettatamente. – Che bello! Andiamo!- dico. Adoro i suoi genitori! Sono come una seconda famiglia per me. Arriviamo e l’accoglienza,come al solito,è una delle più calorose che io abbia mai ricevuto. Mi trattano come se fossi la loro quarta figlia. – Ragazzi come state? Va tutto bene insieme?- ci chiede Arleen. Ci guardiamo negli occhi e sorridiamo. Robert mi stringe una mano. – Bene!- rispondo sorridendo. Ovviamente Arleen ci offre una delle sue solite “specialità” che mangio volentieri. Dopo un po’ Arlenn mi porta nello studio del marito e mi fa vedere le foto del suo matrimonio. – Avevi un vestito stupendo!- le dico. – Si! Quel giorno fu perfetto! E tu quando vorresti sposarti?- mi chiede. Il cuore inizia a palpitarmi e mi esce dal petto. – Beh non saprei..io- dico ma non mi fa finire. – Dobbiamo organizzarlo allora. Quando volete sposarvi?-. – Io e?- chiedo. – Come “io e?” tu e Robert ovvio!-. – Oh,Arlenn senti noi ancora non stiamo insieme da un anno,non vorrei affrettare le cose!- le spiego. Annuisce. – Capisco,sei una ragazza saggia- continua. Passiamo lì il pomeriggio e la sera torniamo a casa. Robert apre la porta e il paesaggio che mi si presenta davanti non è dei migliori. Richiude la porta. – Mi sa che abbiamo sbagliato casa- dice girandosi e ridendo. Lo scosto e la apro. La casa è tutta allagata!! Urlo!!! – Ahh Robert! E questo è perché ti avevo chiesto di fare la lavatrice. Insomma,una lavatrice!- dico urlando. Porto una mano in fronte sconvolta. – Almeno così posso avere la rivincita- sussurra. – Io ti affogo- dico correndolo dietro. Ci schizziamo e ridiamo. Poi mi arrampico sulle sue spalle e iniziamo a correre per casa. Poi decidiamo di pulire e per le undici e mezza ce la facciamo a mettere tutto apposto. Vado a farmi una doccia e poi va anche lui. Mi getto sul letto. – Sono stanca morta!- dico. Si sdraia accanto a me e inizia a sbottonarmi il pigiama. Gli blocco la mano. - E la prossima volta la lavatrice la faccio io!- dico. Sorride. – Scusami- dice con un faccino dolce. – Ti perdono- gli dico. Inizia a battere le mani come uno scemo. Mi bacia piano la fronte. – Buonanotte- sussurra e poi si mette a dormire. Rimango un po’ in silenzio. – E direi che un bacio come si deve me lo merito!- dico con le braccia conserte. Accende la luce sul comodino e mi bacia. – Ti amo- mi dice. – Anche io stronzo- sussurro.

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Capitolo 42
*** Insieme siamo perfetti POV ROBERT ***


Capitolo 42: Insieme siamo perfetti POV ROBERT Ormai svegliarsi così è diventata quasi un abitudine,come una volta. I suoi capelli sul viso,le gambe intrecciate,i corpi attaccati. Le scosto una ciocca di capelli dal viso e inizio a guardarla,del resto,come faccio tutte le mattine. Mi sveglio sempre un po’ prima per rubarmi quel tempo per guardarla. Ammirare come Dio ha messo in una sola persona tanta bellezza e in una sola anima tanta perfezione. Si stira leggermente e si mette a pancia in su con le braccia ai lati della testa. I capelli leggeri sul cuscino. Accarezzo le sue guance. Adoro la sua pelle così morbida e liscia. Apre lentamente quegli occhi verde smeraldo. Giuro che non ho mai visto niente di così bello in vita mia. Non mi sono mai incantato o perso nel guardare qualcosa. I suoi occhi invece,lei,mi fanno perdere. È come se andassi in uno stato di trans,dove dimentico tutto il mondo. Non ci sono nemmeno più io,solo lei bellissima che mi sorride. – Buongiorno amore- mi dice accoccolandosi sotto di me. – Buongiorno- dico. Restiamo per un po’ in silenzio. Io guardo fuori dalla finestra iniziando a scrutare il cielo che oggi sembra nuvoloso. Lei,invece,è impegnata a guardarmi. Lo so,sento il suo sguardo addosso. Si alza con il busto. La guardo e i nostri sguardi si incrociano. – Che fai?- le chiedo ridendo. – Ti guardo. Mi piace la tua mascella. È squadrata perfettamente,ma non ci ho mai fatto caso- continua iniziando ad accarezzarmela leggermente. Sorrido passandomi una mano tra i capelli. Si riappoggia sul cuscino e sospira. La guardo e mi perdo ancora. I miei occhi le stanno parlando. È come se le stessero dicendo – Amore,sei un qualcosa di così perfetto e unico che non meriti uno come me. Starei tutto il tempo qui a baciarti-. Mi fissa e sorride quasi come se stesse leggendo i miei occhi. Ma questo è vero,lei è l’unica in grado di farlo. Mi avvicino piano mentre lei schiude le labbra. La bacio. Ogni suo bacio è una rivelazione. È un momento così magico,unico. Davvero riesco a dimenticare tutto e a ricordarmi che non importa nulla,l’importante è che io e lei siamo insieme. Porto la mia mano sotto la sua maglia fino a raggiungere la sua pancia e accarezzarla. Sorride sulle mie labbra. - Mi fai il solletico- dice ridendo. Rido anche io. – Vai a farti la doccia su!- le dico colpendole leggermente un braccio. Si alza e va a farsela. Intanto mi alzo anche io e vado in cucina. Prendo uno dei tanti libri sugli scaffali e trovo la ricetta per le frittelle. Indosso il grembiule e mi metto all’opera. Così prendo la farina,zucchero,burro,cacao e inizio a mescolare. Preparato l’impasto prendo la padella e cercando di non scottarmi provo a combinare qualcosa. – Ma cosa fai?- mi chiede Sarah avvicinandosi. Ha uno dei suoi soliti jeans con il solito maglione,i capelli sciolti e il suo bellissimo sorriso. – Sto cercando di preparare le frittelle!- dico facendo roteare quest’ultima. – Tu? Tu che prepari le frittelle?- dice per poi scoppiare a ridere. – Ah ah molto divertente. Dai vieni a darmi una mano che sono quasi pronte!- le dico. Si avvicina ridendo ancora e prendiamo entrambi la padella. Iniziamo a discutere su come si deve mettere e girare e all’improvviso una frittella vola. Si attacca sotto al soffitto. Io e Sarah alziamo lo sguardo per guardarla. Rimaniamo in silenzio per circa 1 minuto e poi questa inizia a staccarsi e una volta fatto definitivamente mi cade in faccia. Sarah scoppia a ridere. Prende lo sciroppo d’acero e me lo mette in testa. – Ecco qui! Così sei più buono!!!- dice ridendo. Me la tolgo dal viso ma lo sciroppo d’acero rimane attaccato. Inizio a rincorrerla e la blocco vicino al muro. – Adesso me la paghi- le dico. – Ah si e come?- mi provoca. – Baciami- le dico. – Tutto qui?- continua. – Tu sta zitta e baciami- le ordino. Si avvicina alle mie labbra e mi bacia. Il gusto dello sciroppo d’acero rende il bacio ancora più buono. – Però hai ragione con lo sciro..- ma non la faccio finire e riprendo a baciarla. Prende il mio viso tra le mani e attorciglia le braccia intorno al collo. Ci stacchiamo. – Contento ora?- dice ridendo. Rido anche io. Vado a lavarmi e cambiarmi mentre lascio libero spazio a lei nella preparazione delle frittelle. Quando ritorno in cucina un profumo delizioso mi riempie le narici e subito mi siedo a tavola. – Sei un maiale!- mi dice Sarah vedendo quanto sciroppo d’acero metto. – Parli tu! Sei ingrassata e ora sei una balena!- le dico scherzando. Rimane scioccata. Non le avevo mai detto nulla sul suo aspetto fisico ed ora mi sa che l’ho fatta grossa. Si alza da tavola e toglie i piatti ripulendo il tavolo. – Muoviti andiamo a fare la spesa!- mi dice con tono serio. Arriviamo in auto e rimaniamo in silenzio durante il tragitto. Entriamo nel supermercato e mentre lei decide cosa prendere e lo posa nel carrello io resto in silenzio con le mani in tasca. – Sarah,riguardo a prima io..- cerco di dire ma fa l’indifferente e non mi ascolta. Paghiamo e ritorniamo in macchina dove la situazione non cambia. Fortunatamente guido io. Entriamo in casa e la vedo posare la spesa. Poi va in camera da letto e guarda la tv. – Oggi non cucino se vuoi ordina qualcosa- mi dice. Non commento e aspetto che si faccia ora di pranzo. Arrivata,ordino qualcosa per me e per Sarah. Dopo poco tempo bussano e vado ad aprire,pagando. Entro in camera da letto e mi siedo accanto a lei con il nostro cibo cinese. Inizio a mangiare. Poi la guardo. – Non mangi?- le chiedo. – No-. – Perché?-. – Non ho fame- dice acida. Finisco la mia parte. – Oh beh se proprio non lo vuoi- dico ancora prendendolo. Inizio a mangiarne poco perché voglio farle venire fame. – Oh dio- dice. – Perché non mangi Sarah?- le chiedo. – Perché sono una balena- dice mettendo il muso e le braccia conserte. Inizio a ridere. – Amore scherzavo!!- le dico. – No- dice voltandosi dall’altro lato. – Ehi tu sei bellissima ricordi?- le dico facendola voltare e mettendomi su di lei. Mi avvicino alle sue labbra baciandole. – Hai ancora il gusto di sciroppo d’acero- dice ridendo. Rido anche io e mangiamo insieme. Dopo aver mangiato guardiamo insieme la televisione. – Amore,dovremmo comprare il peluche per Matt!- mi ricorda. – Ah si,giusto!- dico. Ci alziamo e indossando i cappotti ci imbattiamo in una tempesta di pioggia. Ridiamo mentre ci rifugiamo in macchina. Arriviamo al centro commerciale ed entriamo in un enorme negozio. Inizio a guardarmi intorno. – Amore che ne dici?- mi chiede Sarah mostrandomi un orsetto peluche di un metro. Rido. – Ehm,direi troppo grande- continuo. Giriamo e giriamo e riusciamo a trovare un peluche perfetto. Un piccolo e dolce tigrotto. Usciamo dal centro commerciale e camminiamo normalmente. All’improvviso inizia a piovere e ormai bagnati raggiungiamo la macchina. Mi squilla il telefono. Do il peluche a Sarah che lo posa sui sediolini posteriori e rispondo. – Pronto,si,Kellan dimmi. Si,ci fa piacere,certo,ok veniamo!- dico veloce. – Allora?- mi chiede Sarah. – Aiutiamo i ragazzi a pitturare la cameretta di Matt!- dico ridendo. – Sii!- dice. Arriviamo quando la pioggia è ancora forte e incessante. Anna e Kellan ci accolgono come sempre,peccato che il piccolo dorme. Ci copriamo per bene e una volta immerso il pennello nella pittura azzurra iniziamo a dipingere. Io e Sarah ci guardiamo e ci capiamo con gli occhi. Quella giornata in cui l’aiutai a dipingere casa. La canzone Summer Paradise che risuona ancora nelle mie orecchie. Quel panno in testa a mò di suora. Sorrido mentre continuo a pitturare. Passiamo il pomeriggio così fino a quando,una volta finito,prendiamo a sporcarci a vicenda. Sembriamo dei bambini,altro che ragazzi maturi. Matt probabilmente si è svegliato e sta piangendo. – Vado io!- annuncio correndo in salone. Lo prendo dalla sua carrozzina. – Ciao piccolo di zio! Come stai,perché piangi eh? Andiamo da mamma su!- dico tenendolo tra le braccia. – Eccoci qui- dio ad alta voce mostrandolo a tutti. Subito iniziano a coccolarlo. Matt è un bambino dolcissimo. – Saluta zia Sarah. Fai ciao zia!!- dico muovendo la sua piccola manina. Un piccolo sorrisino senza denti compare sulle sue labbra. Arrivata sera io e Sarah ce ne andiamo,ma prima mi fermo su un ponte dove c’è un albero fatto di lucchetti. – Che ci facciamo qui?- mi chiede. – Vedrai- le dico. La vedo tremare e l’abbraccio da dietro. – Eccoci qui- dico sussurrando. La sento rabbrividire. – So che non ti riscaldo molto..- continuo. – Tu sei perfetto così- mi dice voltandosi verso di me e guardandomi negli occhi. – Non sai quanto è stato brutto stare lontano da te. In tutto questo tempo non ho mai smesso di amarti. Ti ho amato dal primo sguardo senza tradirlo mai, neppure da lontano, nemmeno in altri occhi. Ti ho amato e ti amo ora,ancora di più. Ogni giorno di più. Cosa vorrei in questo momento? I tuoi abbracci, i tuoi baci, le tue carezze, in questo momento vorrei te. Il bacio del buongiorno. Gli abbracci dopo le lacrime. I 'ci sono qui io'. I 'noi non passiamo'. Gli sguardi che dicono tutto. Le parole sussurrate. I 'ti amo' detti all'orecchio. Le carezze di notte. Il toccarsi di nascosto. I 'ti voglio' sfacciati. E quelli pieni di imbarazzo. Le lacrime di gioia. I dettagli. Sono i dettagli che ci fregano sempre. E tu ci sei riuscita. Tu mi hai fatto innamorare. All’inizio non credevo riuscissimo a superare qualsiasi cosa ma poi ci ho ripensato. Sarah tu sei una ragazza forte e noi insieme possiamo fare tutto. Ora,oltre a dirti “ti amo” scusami ma non ho altro da offrirti- dico abbassando lo sguardo. Lo rialzo. – Come puoi solo pensare che tu non mi offri nulla. La tua presenza è tutto per me. I tuoi baci,carezze,abbracci,il tuo esserci. È questo quello che importa. A me non frega dei diamanti,dei gioielli,a me interessi tu. Tu e basta. Mi interessa la tua dolcezza,la tua simpatia,i tuoi abbracci in cui mi sento a casa. Io non voglio nient’altro. Solo questo- dice con gli occhi lucidi. – Allora posso chiederti,ti fidi di me?- le chiedo. – Mi fido di te- sussurra. Prendo un lucchetto e un pennarello dalla mia tasca. Ci scrivo sopra Robert e Sarah e insieme lo attacchiamo. – Ti amo- sussurro accanto al suo viso. – Per sempre- risponde. La prendo in braccio facendola girare. La bacio. Soli siamo un disastro è vero,ma insieme siamo perfetti.

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Capitolo 43
*** Il battesimo di Matt POV SARAH ***


Capitolo 43: Il battesimo di Matt POV SARAH Un piccolo bambino corre in un grande campo. L’erba bagnata sotto i suoi piedi è soffice e non fastidiosa. Tocca con le sue piccole manine i vari fiori di mille colori. Corre verso una casa di campagna. Davanti alla casa io e Robert che sorridiamo e vediamo quel bambino venirci incontro a braccia aperte. Mi inginocchio e allargo le braccia anch’io sorridendo. – Mamma,papà- ci chiama. Sembro impaziente ma il piccolo continua a correre ma non riesce mai ad arrivare a noi. All’improvviso un tuono enorme crea uno squarcio nella terra e il bambino ci cade dentro. Urlo non riuscendo ad arrivare lì per salvarlo. Un uomo con un enorme cappuccio lo prende. Si scopre il viso ed è il Capo. Appoggia la mano sul petto del bambino che piange. Risucchia tutta la sua linfa vitale fino a che del bambino non rimane che cenere. Mi alzo di scatto sentendo il cuore battere a mille e lo stomaco chiudersi in una morsa. Appoggio una mano sul cuore e respiro profondamente cercando di regolarizzarlo. Sto sudando e varie goccioline mi scendono dai capelli fino al petto eppure sono fredda,ghiacciata. Robert dorme sereno e non voglio disturbarlo. Scendo piano dal letto e noto che sono le quattro del mattino. Vado in bagno e accendo la luce. Mi guardo allo specchio e noto che i miei occhi sono stanchi e sento la testa che inizia a pulsare. Apro il rubinetto e mi sciacquo la faccia e cerco di asciugare quel sudore. Appoggio le mani sul lavandino e cerco di assimilare quel sogno nella mia mente. Perché ho fatto quel sogno? Chi era quel bambino? Ma soprattutto,perché chiama me e Robert ‘mamma e papà’ e poi il Capo lo uccide? Al solo pensiero un brivido mi percorre la schiena. Sento qualcuno accarezzarmi un braccio e volto la testa di scatto. Noto che è Robert e mi tranquillizzo. Mi bacia una spalla. – Cos’è successo?- mi chiede preoccupato. – Nulla,davvero- sussurro. Mi accarezza piano come se con quel gesto stesse cercando di tranquillizzarmi e rassicurarmi. Farmi sentire protetta. – Raccontami- mi dice ancora facendomi voltare verso di lui. Mi guarda negli occhi e subito mi lascio ipnotizzare da quel luccichio. – Solo un brutto sogno,tutto qui- dico ancora cercando di convincerlo. Mi prende per mano e riandiamo nel letto. Si siede appoggiandosi alla tastiera del letto e mi fa sedere tra le sue gambe. Mi appoggio piano sul quel suo petto marmoreo che mi da subito un senso di sicurezza. Inizia a cullarmi e a baciarmi i capelli. Chiudo gli occhi sentendomi protetta e inizio a parlare. – Nel mio sogno c’era un bambino che correva verso di noi ma non riusciva ad arrivare perché cadeva in uno squarcio nella terra e poi il Capo lo uccideva portando via la sua linfa vitale- dico rabbrividendo. Sento le braccia di Robert stringermi di più mentre riesco a liberarmi e singhiozzare. – È stato orribile. Anche perché quel bambino ci ha chiamato ‘mamma e papà’. È stato tutto così..- dico ma non riesco a finire. Robert mi abbraccia. – Shh. È passato adesso- mi dice accarezzandomi. Mi stringo più forte a lui cercando di respirare il suo profumo. Si sdraia piano vedendo che inizio a chiudere gli occhi. E,infatti,in poco tempo mi addormento tra le sue braccia. [...] Il suono orribile della sveglia mi fa svegliare e noto che sono le nove del mattino. Decisamente abbastanza presto per riuscire a fare tutto. Sveglio Robert e vado a preparare la colazione. Solo dopo un po’ lo vedo venire in cucina con la sua maglia a mezze maniche e i suoi boxer. Si passa una mano tra i capelli e sbadiglia. – Grazie per stanotte- dico addentando la mia brioche. – Non devi dirmi grazie. Ti ho visto in difficoltà e ti ho aiutata,amore- dice ancora con la voce impastata dal sonno. Divento rossa e prima di andare in bagno gli stampo un bacio sonoro sulla guancia. Con un tempismo perfetto mi prende per un fianco e mi mette tra le sue gambe. Ancora con gli occhi chiusi alza il viso. Mi avvicino piano e lo bacio,pensando che effettivamente è questo quello che vuole. Mi allontano sorridendo. Vado in camera da letto e posiziono lo smoking nero di Robert sul letto e il mio vestito. È un semplice vestito color pesca con il petto merlettato e la gonna aderente e sotto un paio di decolté dello stesso colore. Corro in bagno e mi intrufolo nella doccia lasciando che il suo getto caldo mi rilassi. Ripenso al sogno di stanotte. Chi era quel bimbo? Nostro figlio? È forse per questo che il Capo lo uccideva,perché noi non possiamo averne? Un brivido mi percorre la schiena. Al solo pensiero che il Capo potrebbe uccidere un bambino e per di più nostro mi fa chiudere lo stomaco. Esco dalla doccia e subito ci entra Robert per fare più in fretta. Vado in camera e infilo il mio bellissimo e comodo vestito insieme ai tacchi alti. Mi asciugo i capelli lasciandoli su una spalla con qualche boccolo sotto e li fermo con una rosa. Mi trucco e infine prendo la pochette mentre sono costretta ad aspettare Robert che finisce di vestirsi. Vedo che sta praticamente litigando con la cravatta. – Fai fare a me- dico sorridendo. Alza leggermente il mento lasciandomi libero spazio e gliel’aggiusto. – Andiamo?- mi dice con quel suo sorriso perfetto. Sembra un angelo,troppo perfetto per essere vero. Usciamo dalla porta e prendiamo un taxi che ci porta a casa di Anna. Entriamo e vediamo che sono già pronti,solo che si sono fermati perché Matt sta facendo la pappa succhiando il latte dal seno della mamma. È davvero una cosa dolce. Il cuore mi si scioglie ogni volta nel guardarli. Finita la pappa entriamo tutti in macchina ed arriviamo in chiesa dove molti parenti del piccolo già sono lì ad aspettarlo. La messa inizia dopo poco tempo e si svolge in silenzio. Il sacerdote si avvicina a Matt chiedendo ai genitori il suo nome e a me e Robert il suo secondo nome. Bagna la testa a Matt che non piange affatto ma dorme come un ghiro. Io e Robert gli asciughiamo la piccola testolina e lo riportiamo nelle braccia della mamma. Gli viene messa la vestina bianca e Kellan va ad accendere la candela. Sorridiamo tutti davanti a quel papà un po’ goffo e inesperto. Finita la messa usciamo tutti fuori e andiamo a casa. Arrivati,mentre Matt dorme beato io e Robert aiutiamo i ragazzi a sistemare casa per l’arrivo degli ospiti la sera stessa. – Anna,posso parlarti?- le chiedo ad un tratto. Ho il bisogno di sfogarmi con qualcuno,e chi se non la mia migliore amica? – Certo,andiamo- mi dice portandomi fuori in terrazza. – Stanotte ho fatto un sogno orribile- le dico. – Continua- sussurra un po’ preoccupata. - C’era un bambino che correva verso me e Robert ma non riusciva ad arrivare perché cadeva in uno squarcio nella terra e poi il Capo lo uccideva portando via la sua linfa vitale- sussurro. – Orribile- dice Anna. – La cosa più brutta sai qual è?- le chiedo. Fa cenno di no con la testa. – La cosa più brutta è che ci ha chiamato ‘mamma e papà’- dico tremando. Anna si porta una mano alla bocca. – Robert sa di tutto questo?- mi chiede. – Si ma non mi ha detto nulla ed io ho lasciato perdere- continuo. – Mi dispiace- dice prima di abbracciarmi. – Perché il destino ci ha riservato questo? Perché non possiamo essere felici?- le chiedo facendo scendere qualche lacrima. – Vedrai che ha in serbo qualcosa di molto bello- dice stringendomi. Poi,sentendo che qualcuno ci chiama andiamo di là. Arriva la sera e gli ospiti non tardano ad arrivare. Sono tutti ammassati addosso a Matt che Rob ha deciso di tenere in braccio. Beh,vuol dire che passerò una sera senza il mio ragazzo,poco importa. – Ciao amore- dico andando vicino a Matt.– Guarda zia Sarah e zio Rob cosa ti hanno regalato?!- dico mostrandogli il suo piccolo tigrotto che comprammo ieri io e Robert. Inizia a ridere. – Ciao io sono il tigrotto Otto- dice Robert con una voce buffa facendo giocare Matt. Sorrido. Giro un po’ per la casa salutando qualche conoscente e restando a parlare con qualche parente conosciuto al matrimonio. Festeggiamo tranquillamente fino a quando apriamo la torta perché è già abbastanza tardi per il piccolo che si è praticamente quasi addormentato tra le braccia di Robert. Facciamo le ultime foto e poi mangiamo la torta con gusto. Matt si addormenta definitivamente tra le braccia di Robert e mi accorgo di quanto potrebbe essere perfetto come papà. Una piccola lacrima solca il mio viso ma la mando via in fretta. La maggior parte degli ospiti vanno via e rimaniamo a festeggiare soltanto noi quattro. Robert inizia a bere molto champagne e diciamo che già gli è andato molto in testa visto che ha appena acceso lo stereo e sta ballando la Macarena. Mi prende e inizio a ballare anche io tra le risate degli altri. Fatta una certa ora prendiamo un taxi e andiamo via anche se Kellan ci voleva accompagnare a tutti i costi. Arriviamo a casa e indosso il pigiama. – Robert cambiati- gli dico mentre fruga qualcosa nel frigo. Mi sdraio sul letto e prendo il mio libro iniziando a leggerlo. All’improvviso abbasso il libro e guardo al di là disturbata da uno strano rumore. Un Robert in boxer e mezzo ubriaco con la bottiglia di Schweepes che cerca di ammaliarmi con uno sguardo che più che sexy mi sembra di un procione in calore. – Ehi,ti andrebbe un po’ di schweepes solo io e te?- dice facendo ondeggiare la bottiglia. Sbarro gli occhi. – Robert non fare il cretino- dico riprendendo a leggere il mio libro. All’improvviso un tonfo. Sussulto e lo trovo a terra. Inizio a ridere come una matta. Non sapevo fosse così da ubriaco. Lo aiuto ad alzarsi e gli preparo un oki che beve in fretta. – Ah la testa- dice mentre sdraiato sul letto riacquista un po’ di lucidità. – Shh- sussurro. Inizio ad accarezzargli i capelli in modo che si rilassi. Inizio a parlare di come è stata bella la giornata. – Robert,Robert,Rob?- lo chiamo. Niente,dorme. Sospiro. Gli bacio delicatamente la fronte e lo copro con le coperte. Mi sdraio accanto a lui e mi addormento sperando di non rifare qual sogno orrendo.

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Capitolo 44
*** Il sapore della mia vita POV ROBERT ***


Capitolo 44: Il sapore della mia vita POV ROBERT Il forte tamburellare nella mia testa mi fa svegliare. Apro lentamente gli occhi e cerco di farli abituare a quella forte luce che penetra dalla finestra. Giro la testa verso l’altro lato del letto e mi accorgo che è vuoto. C’è solo un piccolo foglio sopra alle lenzuola stropicciate. All’improvviso un flashback e mi ritorna alla mente quello che è successo 6 mesi fa. Quel piccolo biglietto che fu la rovina di tutto. Continuo a fissarlo incapace di muovere un singolo muscolo. Ho il cuore a mille e lo stomaco sottosopra. Decido di farmi coraggio e lo afferro tra le mani tremanti. Inizio a leggere. Buongiorno dormiglione,ieri sei crollato. Sono a lavoro,ti ho lasciato la colazione in cucina. Lascia perdere la lavatrice,la faccio io. P.S. Ti amo. Tiro un sospiro di sollievo quando il mio cervello elabora quelle parole nella mia mente. Sorrido davanti a quel piccolo biglietto cercando di immaginare il suo viso che mi dice di non fare la lavatrice e le sue labbra che sussurrano quel ti amo. Perché queste sono cose che vanno sussurrate,mentre si è abbracciati. Mentre io lo griderei anche a tutto il mondo che la amo. Le direi che vorrei viverla non per un giorno, non per una notte, ma per sempre. Che senza di lei non riesco a stare,che sarà andata via da pochissime ore ma già mi manca da morire perché ho bisogno di lei. Ho bisogno di sentirla accanto a me,sentire la sua mano che sfiora la mia,il suo calore,il suo profumo. Ho bisogno di sentire quella presenza che mi rende forte e vivo. Può sembrare banale eppure è così. Ho un dannato bisogno di lei costantemente. Mi alzo dal letto tenendo ancora il biglietto tra le mani per poi posarlo nel cassetto del comodino lì vicino. Vado in cucina e trovo la colazione che mi ha preparato. La immagino di nuovo con la sua canotta e gli slip,con i capelli spettinati e alzati che ondeggia mentre prepara il cornetto con la nutella. Sorrido di nuovo. Mi siedo e mangio in silenzio. Finito lavo le tazze e vado a farmi la doccia. Questa volta mi ha risparmiato un po’ d’acqua. Si vede che mi vuole ancora bene. Mi vesto indossando dei jeans e..aspetta dov’è la mia felpa preferita? La cerco dappertutto fino a quando non mi arrendo e capisco che l’ha presa Sarah. Le ho sempre detto che per andare a lavoro deve avere un aspetto più signorile soprattutto ora che è direttrice e deve dare segno di autorità e non vestire da maschiaccio. Lei,invece,mi ha risposto semplicemente che vuole avere il mio profumo addosso e se ne frega della gente. Mi ricordo che a quella frase non potei fare a meno di sorridere. Prendo una felpa a caso e dopo aver chiuso casa esco. Guardo l’orologio e noto che manca poco all’ora di pranzo così passo a prendere Sarah. Mi fermo sotto al grande grattacielo dove adesso lavora come direttrice e l’aspetto appoggiato al solito albero. Mi giro di scatto e noto che nonostante il tempo c’è ancora quel ‘Per sempre’ e le nostre iniziali,seppur un po’ sbiadite. Mi ricordo quel giorno. Pioveva a dirotto ma nonostante tutto eravamo qui sotto a incidere le nostre iniziali e a baciarci come se niente fosse. Mi ricordo che mi disse “Mi basti tu per essere felice”. Solo dopo un po’ mi riprendo da quello stato di shock e ritorno a fissare la porta mentre aspetto che scenda in tutta la sua semplicità. Guardo di nuovo l’ora sul cellulare e poi un rumore mi fa guardare la porta. Eccola,sempre impacciata. Ha i capelli che le scendono sulle spalle mossi e una cartellina gialla tra i denti mentre cerca qualcosa nella borsa sempre piena. Sorrido a quella scena buffa. Le cade la cartellina dalle labbra e tutti i fogli cadono per terra. Li fissa per un momento,poi,getta la borsa a terra e si siede sulle scale sbuffando e portandosi un ciuffo di capelli indietro. È semplicemente bellissima anche quando è impacciata e goffa. Mi avvicino sorridendo. – Sempre impacciata lei,eh?- chiedo abbassandomi e raccogliendo tutti i fogli che si sono sparpagliati sul marciapiede. Li chiudo nella cartellina e gliela porgo alzandomi. – Robert! Che ci fai qui?- mi chiede sorridendo. Sembra molto felice di vedermi. – Sono venuto a prenderti- dico rilassato. Sorride. – Comunque grazie mi hai davvero salvato la vita. Se avrei perso quei fogli io...- dice passandosi furiosamente una mano tra quei capelli perfetti. Raccoglie la borsa e l’appoggia su una spalla alzandosi. – Nel posto giusto al momento giusto- le dico. – E comunque potresti chiedermelo. Non c’è bisogno di rubarle- le dico indicando la mia felpa che ha indossato. La guarda e poi ritorna a guardare me. – Lo so ma trovo più divertente rubartele. Sai,quando le cerchi furiosamente nell’armadio e poi ti rendi conto che le ho prese io perché ne ho un infinito bisogno- dice divertita. – Da oggi in poi compra i panni nel negozio in cui li compro io. Ormai metti solo quello- dico ridendo. Mi spinge divertita e mi prende per mano iniziando a camminare. – Vieni con me- mi dice tirandomi. Entriamo in un piccolo vico e poi si teletrasporta. – Pranzo in spiaggia. Niente male direi- le dico guardandola. Mi stropiccia i capelli. – Aspettami qui. Vado a ordinare qualcosa- mi dice. La vedo attraversare la strada e girare l’angolo. Mi volto e guardo il mare. Quelle piccole onde che si infrangono contro quei pochi scogli. Mi tolgo le scarpe e scendo in spiaggia. A contatto con la sabbia riesco subito a rilassarmi. Arrivo sul bagnasciuga e alzo leggermente i pantaloni e intrufolo i miei piedi in quel’acqua parecchio fredda. Porto le mani ai fianchi e inizio a fissare quell’infinito. – Mi sono sempre chiesta cosa potrebbe esserci oltre quella linea. Quando non c’eri e venivo qui da sola ho pensato che avrei potuto scoprirlo con i miei poteri. Ma ho preferito lasciare spazio alla mia fantasia- dice una voce dolce dietro di me. Mi volto e vedo Sarah che fissa l’orizzonte con due panini tra le mani. La fisso per un po’ e poi le rubo uno dei due panini iniziando a correre. Mi viene dietro e riesce a prendermi solo dopo essere inciampata due volte. Si butta addosso e cadiamo ridendo. Sta sopra di me mentre io scarto il panino e gli do un morso. – Questo è il mio- dice dandogli un morso e prendendolo. Si alza e fa per camminare ma le blocco una gamba e cade a terra. – Oggi hai voglia di scherzare eh?- dice con la bocca piena. Inizio a ridere. Ingoia e ride anche lei. È bellissima quando ride a 32 denti. Dopo ripetute cadute riusciamo a fermarci e a mangiare anche se il cibo dopo un po’ è diventato arma per la nostra guerra. Non abbiamo vergogna di fare questo. Questa spiaggia è praticamente sempre isolata ed è la nostra spiaggia. Riesco a prenderla dopo l’ennesima corsa e l’appoggio delicatamente sulla sabbia fine che si infila tra i suoi meravigliosi capelli. La guardo negli occhi per un tempo indefinito. Accarezzo piano le sue guancie lasciando che quella morbidezza mi provochi dei brividi. Intrufola le mani tra i capelli dietro alla nuca e inizia a giocarci facendo dei piccoli riccioletti. Mi avvicino piano alle sue labbra e la bacio. Assaporo quelle labbra mordendole piano. Faccio intrecciare le nostre lingue mentre sento il battito del suo cuore accelerare ogni volta che le succhio il labbro inferiore. Cerca piano le mie mani e le afferra come se fossero una certezza di vita per lei. Intrufolo le mani sotto la sua maglia solleticandole la pancia. Sorride sulle mie labbra e non c’è cosa più bella di assaporare quel sorriso. Si alza piano continuando a baciarmi. L’abbraccio mentre le nostre lingue non smettono mai di essere una cosa sola,sincronizzate con i nostri cuori e la nostra anima. Ci stacchiamo e una folata di vento ci scombina i capelli e ci fa chiudere gli occhi. Ridiamo. Ci alziamo e ritorniamo sul lungomare. – Dovrebbero essere di più le giornate come queste- dice sorridendomi mentre si sistema la borsa. – Già- le dico baciandola di nuovo. Afferra la mia mano e ci teletrasportiamo di nuovo in quel vico siccome tornare a casa direttamente sarebbe molto più faticoso per lei. Facciamo per andarcene ma qualcuno ci blocca il cammino. –Jack- sussurro. Dopo tantissimo tempo il mio vecchio amico si è rifatto vivo. Ha delle enormi ali nere che spuntano dietro le sue spalle enormi e degli occhi luminosi. Per il resto è uguale a prima. Faccio spostare Sarah dietro di me. – Vedo che sei riuscito a diventare un Demone,come volevi- gli dico. – Già. E a differenza tua sto sfruttando al meglio questi poteri e non sto perdendo tempo dietro ad una sciacquetta- mi dice. – Io non sono una sciacquetta Jack. Sono uno Spirito del Cielo e sarei in grado di sconfiggerti- dice Sarah sicura di sè. La spingo leggermente indietro. – Dimostramelo- dice Jack. Sarah si teletrasporta e gli sferra un pugno in faccia per poi ritornare accanto a me. – Come vedi- continua. – Non ti conviene sottovalutare il mio potere e soprattutto quello del Capo. Sapete che è contro di voi e contro il vostro “amore” se si può chiamare così. Ed io e lui faremo di tutto per ostacolarvi- dice prima di scomparire nel buio. Ormai è sera ed è inverno quindi fa buio prima. – Sarah che diavolo ti è preso?- le dico stringendo le mani sulle sue spalle e scuotendola. – Niente Rob! Ma sono stufa di essere presa per quella debole da tutti!- risponde. – Non so chi o cosa gli abbia impedito di non farti a pezzi!- rispondo urlando. Sarah si stacca da me stizzita e inizia a camminare. Si teletrasporta a casa così io sono costretto a farmela a piedi. Ritorno a casa dopo un dieci minuti e la trovo in pigiama sul letto. Mi cambio anche io e mangio qualcosa prima di sdraiarmi accanto a lei. La vedo leggere il suo libro. – Scusami per prima,hai ragione- dico a bassa voce. – Non importa- sussurra. Si fa scappare una lacrima e la caccia via subito. – Ehi- dico avvicinandomi a lei e facendola accucciare sul mio petto,tra le mie braccia. – Lo sai che non voglio discutere con te. Con te voglio fare l’amore,ridere,vedere cose nuove...vivere!- dice con gli occhi lucidi. – Anche io amore mio. Non mi piace discutere con te e ti chiedo scusa,perdonami- le dico baciandole la fronte. È cosi piccola e mia. Si accuccia meglio su di me. – Ti va di vedere un film?- mi chiede. – Certo che mi va. Ma prima me lo dai un bacio?- le chiedo sorridendole. Mi bacia a lungo e poi si lecca le labbra. – Che tu ci creda o no,sono il sapore della mia vita-.

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Capitolo 45
*** Un anno di noi POV SARAH ***


RAGAZZI! DOVETE DAVVERO SCUSARMI! HO MESSO PRIMA IL CAPITOLO 46 INVECE DEL 45....SCUSATEMI DAVVERO...ECCO IL 45 Capitolo 45: Un anno di noi POV SARAH Sapete quando dovete fare una cosa troppo importante e siete svegli nel letto? Quando avete messo la sveglia ma siete svegli già da mezz’ora? Quando avete l’ansia a mille? Quando state solo aspettando di alzarvi e fate finta di dormire? Bene,io mi trovo nella stessa situazione. Ho un ansia che non credo di poter sopportare. Ho organizzato tutto,ogni singola e piccola cosa. È una sciocchezza,semplice,ma so che a Rob piacerà. Del resto lui è come me,ama le cose semplici basta che sono fatte con il cuore. Oggi è un anno. Un anno preciso che siamo insieme. L’anno in cui quella sera,il giorno del suo compleanno,mi invitò ad uscire con lui. Quella sera che mi fece ritornare il sorriso. Quella sera che mi fece innamorare ancora di più con le sue bellissime parole. Quella sera che imparai ad amare la pioggia tra le sue braccia e il suo bacio. Quella sera perfetta e indimenticabile. Guardo per l’ennesima volta la sveglia e la stacco per non farla suonare. Finalmente è ora di alzarsi. Faccio piano e mi intrufolo sotto la doccia. Indosso un jeans e un maglione e corro a fare colazione. Sono appena le sette e mezza del mattino. Fortunatamente oggi è Domenica e così ho tutto il tempo per dedicarmi a lui. Indosso il cappotto ed esco fuori. È incredibile,è esattamente tutto come un anno fa. Mi svegliai presto e lo lasciai dormire mentre andavo allo Starburks a prendergli la colazione,oltre alla torta. Fuori faceva un freddo cane ed anche adesso è così. Entro e subito l’aria calda mi riscalda le mani ghiacciate. Mi metto in fila e aspetto il mio turno. Ordino un caffè macchiato e un cornetto alla nutella. Esco fuori e delle piccole nuvolette di vapore si formano nell’aria. Ritorno a casa a passo svelto anche se ho tutto il tempo che voglio perché Robert di Domenica dorme per molto tempo. Rientro e mi riscaldo accanto alla piccola stufetta. Prendo un vassoio e ci metto la colazione in modo molto carino. Poi prendo dei post-it e ci scrivo sopra come se fosse una caccia al tesoro. Ma non c’è nessun regalo,il tesoro sono io. Metto i post-it dappertutto. Appoggio la colazione sul letto e faccio suonare la sveglia mentre vado a nascondermi nella piccola cabina armadio. Lo sento svegliarsi e fare qui mugugni che fa ogni mattina appena sveglio. Per un po’ di tempo non sento nulla,secondo me sta al gioco. Ecco perché ho fatto tutto questo. Robert è un bambino e farebbe di tutto pur di divertirsi un po’. Dopo dieci minuti chiusa qui dentro sento dei passi fino alla cucina. Bene,ora troverà i post-it. Sento i suoi passi anche se è scalzo,quando Robert passa è inconfondibile. Continua a girare tutta la casa a causa dei post-it e poi lo sento davanti alla cabina armadio. Lo fisso dalla piccola fessura e noto i suoi capelli tutti scombinati e quel pantalone del pigiama che lo rende dannatamente sexy. Prende il foglio e lo legge. Ricordo ancora quello che ho scritto. “Con un solo sguardo mi hai fatta rinascere. Con due parole hai dato senso alla mia vita. Quando ti avvicinasti a me la prima volta, credevo che sarei svenuta. Mi salutasti,”oh che dolce voce che ha”,pensai. Ti sei preso la mia vita, e l'hai migliorata. Ti sei preso il mio cuore rotto e me ne hai regalato un altro, fatto del tuo e del mio messi assieme. Ti sei aperto a me, e ancora oggi lo fai. Mi hai regalato te stesso,senza maschere, senza bugie. Tutto quello che posso fare per ringraziarti è amarti come non ho mai fatto prima. Amarti ancora di più di un anno fa,baciarti come un anno fa,come se fosse la prima volta e volessi assaporarti fino all’ultimo,abbracciarti come un anno fa,come se finalmente avessi trovato la mia casa dopo anni di ricerche. Ti amo,e quando dico ti amo è per sempre.”Lo sento ridere. Quella risata che mi fa stare bene ogni giorno. Attacca il post-it a tutti gli altri e li appoggia a terra. Appoggia le mani sulle ante dell’armadio e lo apre. Ed eccolo qui,davanti a me. Il sorriso stampato sulle labbra e la mano tra i capelli. Divento tutta rossa e sorrido perché so che se ne è accorto. – E quando ci sposeremo cos’altro ti inventerai?- mi chiede ridendo e appoggiando una mano sull’anta. – Ne sei così sicuro?- gli chiedo ancora imbarazzata e emozionata dopo che ha detto “ci sposeremo”. Annuisce,rilassato. – Beh allora vuol dire che ci penserò- dico sicura di me. Si volta e sorride ancora. – Comunque grazie per la colazione- mi dice riprendendo a guardarmi. Abbasso lo sguardo e poi lo rialzo. – Allora,auguri di buon compleanno. Allora ne sono 25!- dico ridendo. – Grazie! Già,invece tu sei sempre piccola,non cresci mai!- mi dice avvicinandosi. – E perché mai dovrei crescere? Mi piace essere piccola- gli dico mentre lui è già riuscito a farmi uscire dall’armadio tirandomi per i fianchi. Mi fissa come se fossi qualcosa di prezioso. – La mia piccola- sussurra. Sorrido imbarazzata. La sua piccola. Solo sua. SUA. – Nha,io non sono di nessuno!- dico prendendo a giocare con il collo della sua maglietta. – E chi lo dice questo?- mi chiede. – Io sono una donna libera!- dico mettendo una mano in fronte come quando un soldato saluta un generale e poi scappo via. Inizia a rincorrermi fino a quando non mi prende. – No,tu sei solo mia!- sussurra dolcemente accanto al mio orecchio. Poi mi fa girare e mi abbraccia. Conoscete quegli abbracci risanatori? Dove vorresti rimanerci per tutta la vita e ti basterebbero per sopravvivere? Poche persone sanno davvero abbracciare. Dare quegli abbracci che quando ti stacchi non sai più dove ti trovi. Quelli che ti rimangono dentro. Quelli che esprimono tutti l’affetto che provi. Quelli che dicono “ci sono io qui per te”. I veri abbracci insomma. Bene,i suoi abbracci sono così. Inspiro il suo profumo e lo stringo a me alzandomi sulle punte dei piedi. Mi alza mentre mi stringe ancora,poi mi guarda negli occhi. Quegli occhi sono l’universo,l’infinito,il mare,il cielo,l’oceano,la mia unica certezza di vita. Si avvicina piano alle mie labbra e sempre tenendomi alzata tra le sue braccia mi bacia. Piano schiudo le labbra e lascio che quel bacio mi arrivi fino al cuore,che quel sapore mi faccia venire i brividi,che quelle labbra mi facciano tremare le gambe e che tutto quell’amore mi faccia sentire al settimo cielo. Si stacca piano e mi riappoggia a terra. – Peccato che già hai fatto la doccia- dice sempre a pochi centimetri dalle mie labbra. – Rob non fare il bambino- dico sorridendo e con gli occhi chiusi. – Davvero oggi non mi vuoi accontentare?- dice con quella voce a cui non resisto e lo sa bene. Mi sta sfacciatamente provocando e devo ammettere che ci riesce. Sempre. Lo bacio di nuovo intrecciando i suoi capelli tra le mie dita. – No,oggi abbiamo altro da fare! Su vatti a cambiare- gli dico stampandogli un ultimo bacio sulle labbra. – E va bene- dice lamentandosi e trascinandosi in bagno. Sorrido e preparo tutti i particolari. Sono appena le nove del mattino e devo cercare di fare qualcosa per intrattenerlo. Aspetto che finisca di cambiarsi e ovviamente non finisce mai di stupirmi. È vestito come tutti giorni solo con il maglione che gli ho regalato io tempo fa. Mi sorride venendo verso di me. – Adesso sei contenta?- mi dice facendo un giro su se stesso. – Assolutamente si- dico incrociando le braccia al petto. – Baciami- gli dico. Non so cosa abbia fatto uscire dalle mie labbra questa parola però è uscita. Rimane per un attimo perplesso mentre io sono immobile. Sorride avvicinandosi a me. Prende il mio viso con una mano e lo attira a se baciandomi. Si stacca e rimango sempre immobile con il cuore a mille. – Scusa e che non so come mi è uscito- riesco a balbettare. – Scusa? Scusa per un bacio?- dice avvicinandosi e prende di nuovo il mio viso tra le mani avvicinando i nostri sguardi. – Ti giuro che farei qualsiasi cosa tu voglia. Farei qualunque cosa per te,arriverei fino in capo al mondo. Morirei per te- sussurra come se quelle parole dovessi afferrarle solo io,come se nemmeno le mura siano degne di quelle parole. – E io invece sarei disposta a vivere- sussurro anche io sorridendo. Mi bacia la fronte e mi prende per mano trascinandomi alla porta. – Allora,dove si va?- È praticamente tutta la mattinata che sto cercando di distrarlo e non fargli capire nulla ma è praticamente un bambino. Sono stanchissima,mi avrà fatto camminare almeno 5 chilometri ed ora finalmente siamo seduti in un fast and food per mangiare qualcosa. Avrei dovuto organizzare qualcos’altro per tenerlo impegnato ma non mi è venuto in mente nulla. Guardo per l’ennesima volta l’orario sul cellulare e mi accorgo che finalmente posso mettere in atto il mio piano. Paghiamo e iniziamo di nuovo a camminare. Ad un certo punto lo prendo per mano e ci rifugiamo in una piccola stradina. – Ora mi teletrasporto ok?- gli dico prendendo entrambe le sue mani. Mi sorride annuendo. In meno di 5 secondi ci ritroviamo in un enorme campo verde. Nonostante il freddo qualche raggio di sole è riuscito a farsi spazio tra le nuvole e sta riscaldando un po’ tutti e tutto. – Cosa ci facciamo qui?- mi chiede ridendo a tratti per la troppa emozione o forse perché ancora non riesce a mettere a fuoco la situazione. – Questa è la mia sorpresa- gli dico sorridendo. Lo prendo per mano e lo trascino con me mentre nella mia testa parte una piccola melodia,come se stessi facendo finta di essere in un film. Mi segue in silenzio facendo finta anche lui,per rendere la cosa più magica. All’improvviso davanti a noi compare un enorme parapendio. Lo guardo sorridendo mentre gli stringo la mano e lui è preso a fissarlo a bocca aperta. – Sorpresa!- urlo e lo abbraccio forte. Infonda la testa tra l’incavo del mio collo e la spalla stringendomi forte. – Grazie. Sei fantastica!- mi dice staccandosi. – Andiamo?- lo incito. – Certo!- mi dice. Arriviamo fino al parapendio e inizia a infilarmi tutte quelle imbracature che in realtà non so come faccia a capirci qualcosa. Le indossiamo ma prima di prendere la rincorsa lo blocco. – So che probabilmente non servirà a nulla perché sai cosa si prova ad essere lassù tra il cielo e le nuvole ma è un piccolo modo per dirti che ti amo- dico abbassando lo sguardo. – È la cosa più bella che potessi fare. È perfetta,esattamente come te- mi dice. Sorrido. Prendiamo la rincorsa e man mano che il vento soffia ci alziamo,sempre di più. Ridiamo insieme mentre il vento fresco ci passa tra i capelli. – È bellissimo!!!- urlo. – Guarda! Guarda laggiù Rob!- dico ancora. Ride insieme a me per ogni piccola cosa. Dopo più di un quarto d’ora riusciamo a scendere. Continua ad avere quel sorriso stampato sulla faccia ed il mio cuore si riempie di gioia. Ci liberiamo finalmente da quegli arnesi e senza nemmeno farmi prendere fiato mi bacia. Così,all’improvviso. Ci stacchiamo a fatica. – Sei magnifica. Davvero non so cos’ho fatto per meritarmi te- dice sorridendo. – Semplice,mi hai fatto innamorare- dico tranquilla. Mi accarezza i capelli. – Bene,adesso però se non ti dispiace è l’ora della mia sorpresa. Che ne dici,torniamo in quel piccolo vico buio?- dice ridendo. Annuisco. Prendo le sue mani e mi teletrasporto. Ritorniamo subito in quel vico buio e stretto e un senso di angoscia mi riempie lo stomaco. – Dai vieni- dice prendendomi per mano. Arrivati ad un incrocio mi benda e mi fa girare 10 volte fino a farmi venire il mal di testa. Poi,iniziamo a camminare. Dopo circa 10 minuti si ferma e si posiziona dietro di me. Mi toglie piano la benda. Rimango stupita. – Esattamente come un anno fa- sussurra. È vero,c’è tutto. Tavolino,pianoforte,petali per terra,le varie luci. Mi giro verso di lui e lo abbraccio forte. Andiamo a sederci e iniziamo a mangiare. Mangio ma i troppi ricordi mi fanno chiudere lo stomaco. Sono imbambolata esattamente come un anno fa. Le sue dannate labbra,quella barbetta,i capelli,il sorriso,gli sguardi. Dopo mangiato,ci alziamo per ballare un po’ e come sempre gli calpesto un piede. – La danza non è il mio forte- dico guardandomi i piedi che vanno a zonzo tra i suoi che invece sembrano gestire bene la cosa. Sorride. – Beh io direi che mi stai bene così-. Sorrido anch’io e lo abbraccio. Restiamo così per un po’ di tempo. – Credo che ora debba avere il mio regalo- dice staccandosi. – Un altro? Ma non era questo?- chiedo. – Questo mi serviva per fare quest’altro- dice ridendo. Rido anche io. – Aspettami qui- sussurra. Mi vado a sedere su un muretto lì vicino tra i piccoli petali di pesco. Dopo un po’ lo vedo tornare. Si siede accanto a me e inizia a guardarmi. – Senti Sarah voglio parlarti. Non so voglio dirti qualcosa,ho bisogno di dirti quello che provo,che sento anche se lo sai già. Dal primo giorno che ti ho vista ho pensato che tu eri speciale,avevi qualcosa in te che mi attirava e così decisi di essere tuo amico. Abbiamo trascorso del tempo insieme e ho imparato a conoscerti. Ho visto i tuoi lati bui,accettato e amato i tuoi difetti,ho sorriso sulla tua semplicità e dolcezza. Perché tu sei una ragazza d’oro e non credo nemmeno di esserti all’altezza. E quella sera di un anno fa,in questo preciso posto,proprio lì vedi? Appena sul marciapiede. Dio avevo la tachicardia!Lì,bagnato dalla pioggia ti baciai,il nostro primo bacio. Ti confidai il mio amore,ti diedi il mio cuore,ti lasciai tutto. E tu facesti la stessa cosa con me. Ne passo di tempo e ci divisero per la prima volta. Riuscimmo a lottare ma la cosa accadde di nuovo e nonostante tutto siamo tornati insieme più forti di prima. Tu sei tutto per me Sarah. Sei il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo la sera. Amo tutto di te. Ed è meraviglioso avere il tuo profumo addosso. Il sapore delle tua labbra ancora sulle mie. La sensazione dei tuoi baci sul collo. Le mani che stringono le mie. È bello saper di te. È bello stare la sera nel letto a fissarci,è bello fare l’amore,è bello giocare come bambini. Con te tutto è più bello. E siamo arrivati ad un anno e sto facendo tutto questo e forse è banale. Ma è come se ti conoscessi da una vita. Io credo nel destino,anzi,il destino esiste. E io e te siamo destinati a stare insieme. Lo disse anche l’Oracolo. Quindi ti prego non lasciarmi mai. Lo sai che non sono bravo con le parole perché con quelle lo sei più tu ma non so spero tu abbia capito insom- dice. A quel punto non resisto,non posso farlo parlare ancora. Lo bacio,finendo quella tortura. Ci stacchiamo e ride. Mi asciuga piano le lacrime sulle guancie. – Va meglio?- gli chiedo. – Decisamente- risponde. Si allontana di pochi centimetri da me e si inginocchia. Il mio cuore sale a mille. Non mi chiederà mica di? Oddio no no no. Io non lo so. Non voglio fare figuracce. Ok,respira,calma. Prende una piccola scatolina blu dalla tasca e la apre mostrandomi un bellissimo anello. -Questo è solo un piccolo regalo. Spero ti piaccia. È il segno del mio amore,così mi avrai sempre con te,in qualsiasi luogo- dice facendo quel sorriso senza mostrare i denti. Lo prende piano dalla scatolina mentre io gli porgo la mia mano tremante. Intanto i petali di pesco hanno ripreso a cadere come fossero leggeri fiocchi di neve. Mi fa alzare. – Ti amo. Per sempre- dice infilandomi l’anello. Resto muta. – Di qualcosa. Ti prego. Lo sapevo,sapevo che andava male,non avrei dovuto,scusami- dice in fretta e furia allontanandosi un po’ – Vorresti chiudere quella dannata boccaccia e baciarmi porca zozza?- dico con le lacrime agli occhi. Si ferma e mi fissa. Poi corre verso di me e mi bacia. Schiudo le labbra rendendo il bacio più intenso. – Ti prego dimmi qualcosa- sussurra affannato a causa del bacio. – Ti amo. Cosa posso dire? Ti amo e lo urlerei al mondo! TI AMO!!!!!- dico urlando e aprendo le braccia. Sorride e mi alza tra le sue di braccia e mi fa girare. Mi stringe forte a se. – Adesso so che per qualche motivo,ogni passo che ho fatto,da quando ho imparato a camminare,era un passo verso di te- sussurro con gli occhi chiusi fronte e fronte. – Beh,allora menomale che sai camminare- dice ridendo. – Solito scemo eh?- gli chiedo. – Solito scemo. Ma innamorato- mi dice per poi baciarmi.

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Capitolo 46
*** Nuove notizie POV ROBERT ***


Capitolo 46: Nuove notizie POV ROBERT E come tutti i giorni ecco la sveglia che suona,che ti rompe i timpani,ma anche qualcos’altro e ti fa svegliare dai tuoi sogni facendoti ritornare alla triste realtà. Porto il mio braccio fuori dalle coperte e come se tutto intorno fosse un freezer si congela. Blocco la sveglia e mi accuccio di nuovo sotto le coperte avvicinando il corpo mio e quello di Sarah. Menomale che c’è lei che rende l’inizio giornata un po’ meno faticoso. Mi alzo e mi stiro passandomi una mano tra i capelli. Inizio a camminare molto lentamente dirigendomi in cucina. Preparo un toast e un succo e mangio mentre apro le finestre e faccio entrare un po’ di luce. Mentre passo nel corridoio il calendario attira la mia attenzione. Bene,anche Febbraio è arrivato. È tutto molto strano,sembra ieri che io ho conosciuto quella cosetta piccola e indifesa e ora è precisamente un anno che siamo insieme. Davvero stupendo. Sorrido al solo pensiero di quel giorno. Del resto,i seguenti sono stati identici. Il Natale lo abbiamo trascorso a casa con i ragazzi e il piccolo Matt,il Capodanno siamo andati in discoteca a divertirci un po’ anche se ho dovuto sudare per convincere Sarah che alla fine ha accettato di venire solo con i jeans. Ed ora eccoci qui,tutto è tornato alla normalità. L’inverno continua a farsi sentire e Londra come al solito è fredda e piovosa però è la mia casa,l’unico posto in cui vorrei vivere per sempre. Finalmente il mio sguardo passa di nuovo sul pavimento e mi dirigo in bagno dove faccio una doccia veloce,cosicché Sarah possa lavarsi in pace e indosso dei jeans,la camicia e il maglione. Purtroppo si,vi do il triste annuncio che Robert Pattinson non può più vestirsi come cavolo gli pare. Adesso quando vado a lavoro devo mettere la camicia,invece lei può andarci benissimo come vuole. Spettinata,con i jeans,le converse. Questo non è giusto. Avrò la mia vendetta prima o poi,è solo questione di tempo,sto già elaborando il mio piano. Sorrido mentre stacco un post-it dal blocchetto. Prendo la penna e scrivo. Sono a lavoro. Ti amo. Leggo mentre lo appoggio accanto al suo cuscino. Bacio delicatamente le sue labbra morbide anche se avrei preferito che si svegliasse e mi salutasse come si deve e vado via. Fuori Londra è gelida e nemmeno la sciarpa riesce a scaldarmi. Entro in macchina e accendo il riscaldamento posando la chitarra sul sedile accanto a me. Metto in moto e mi avvio. Dopo nemmeno aver imboccato la strada principale ecco il traffico. Clacson,persone che attraversano,vigili che fischiano. Riuscirò mai ad arrivare a lavoro? Bestemmio borbottando e poi sbatto entrambe le mani sul volante per poi portarmi una vicino alle labbra. Dopo circa dieci minuti il traffico riprende a camminare e tiro un sospiro di sollievo. In poco tempo sono arrivato alla casa discografica. Parcheggio e una volta presa la mia chitarra volo in fretta dentro. – Buongiorno- dico. Tutti mi rispondono in coro. Da quando il mio primo album ha avuto tutto questo successo e il secondo lo sta avendo tutti mi portano rispetto qui. Saluto due miei amici e mi dirigo nell’ufficio del direttore. Busso e sorrido appena vedo che mi viene incontro. – Giorno Robert abbiamo notizie fresche e buone- dice con un sorriso stampato in faccia mentre mi stringe la mano. Mi siedo dal lato opposto della scrivania e lo ascolto. – Bene dica tutto- gli dico con una leggera ansia. – Ok,sembra che il tuo ultimo disco “The world is more beautiful with you” sta raggiungendo risultati pazzeschi. Abbiamo venduto in poco tempo più di 4.000 copie- dice tremando tenendomi nascosta la parte più bella. – Quindi?- dico sistemandomi meglio sulla sedia. – Quindi faremo una tournée in America!!!- dice alzandosi all’in piedi. Rimango scioccato,immobile. – Cioè,una tournèe,tournèe? Proprio una tournèe?- dico alzandomi anche io. – Si!- urla. Un ampio sorriso si stampa sulla mia faccia. È incredibile,io in tournèe. – Beh allora bisogna organizzare tutto,manager,vestiti,trasporto- inizio a dire farfugliando. – Si calma giovanotto,ci occuperemo di tutto. Adesso festeggiamo!- dice andando a chiamare tutti e dare la buona notizia. Mi fanno gli auguri e poi festeggiamo con un bicchiere di champagne. Dopo i festeggiamenti il direttore mi manda a casa dicendomi che troverà al più presto un manager. Appena esco fuori mi accorgo che il sole si è fatto spazio tra le nuvole lasciandomi godere questa giornata al cento per cento. Guardo l’ora e decido di andare a prendere Sarah a lavoro. Entro in macchina e euforico arrivo sotto all’enorme grattacielo. Entro e prendo l’ascensore per arrivare al 14 piano. Appena arrivo le porte dell’ascensore si aprono davanti a me. Di scatto tutte le ragazze si voltano e iniziano a guardarmi con occhiate maliziose. Ah se solo Sarah fosse qui....la finirebbe di dire che sono brutto e che mi ha scelto solo per pietà. Arrivo nel suo ufficio. Busso ed entro. – Si può?- chiedo mentre sono già accanto alla scrivania. È bellissima mentre legge attentamente dei documenti. – Un attimo e sono subito da lei- dice distrattamente. – Come desidera- rispondo. All’improvviso alza di scatto la testa e un enorme sorriso compare sul suo volto. – Amore che ci fai qui?- mi chiede alzandosi ancora con quel foglio in mano. Finalmente si è vestita come una degna direttrice. Camicetta,gonna,tacchi. Stupenda. – Sono venuto a prenderti,come mai questo abbigliamento?- chiedo di colpo afferrandola per un fianco. – Beh credevo che siccome ti ho obbligato a vestirti così non mi sembrava giusto che io potessi fare quello che voglio- dice abbassando lo sguardo. – Beh peccato,stavo già pensando alla vendetta- dico sussurrando. I suoi occhi meravigliosi incontrano i miei. – E quale sarebbe?- chiede maliziosa. Mi avvicino piano alle sue labbra e ignorando le spettatrici invidiose la bacio. Affonda le mani nei miei capelli accarezzandoli dolcemente. Ci stacchiamo e sorrido. – Che dici,ti sarebbe piaciuta?- dico ridendo. – Beh credo che ora tornerò a mettere jeans e felpa- dice ridendo anche lei. Le solletico un fianco. – Allora andiamo a mangiare qualcosa?- le chiedo. Annuisce. Usciamo insieme e dopo aver incaricato alcune sue dipendenti si reca insieme a me nell’ascensore. Arriviamo nella hall dove la receptionist ci saluta educatamente prima che usciamo. La prendo per un fianco e la faccio entrare in macchina. – Dove andiamo?- mi chiede accendendo lo stereo. – In spiaggia- rispondo. – Presumo tu debba dirmi qualcosa di importante- continua. Mi giro verso di lei mentre già ho imboccato la strada per la spiaggia e le sorrido. – Presumo di si- rispondo. Prima di arrivare definitivamente alla spiaggia ci fermiamo a prendere due panini. Poi,dopo dieci minuti,eccoci arrivati. Scendiamo e Sarah non ci mette nulla a togliersi quei tacchi fastidiosi e a tornare la solita bassa di sempre. Sorrido mentre quei suoi piedi imbranati toccano la sabbia soffice e ci si immergono dentro. Apre lentamente le braccia e aspira l’aria di mare. – Mangiamo? Ho una fame!- dico rovinando quel silenzio che stava rilassando la sua mente. Mi da un’occhiataccia e poi si siede con me. Iniziamo a mangiare in silenzio. Solo il rumore delle onde ci divide. Non so perché ma ho paura di dirglielo. E se poi reagisce male? Se non è felice per me? Una strana ansia mi fa chiudere lo stomaco e posare il panino che Sarah dopo un po’ prende e mangia. – Non hai fatto colazione stamattina?- le chiedo ridendo. – Di fretta- risponde. Annuisco e respiro profondamente cercando di trovare il coraggio e le parole giuste per affrontare questo discorso. – Allora cosa mi devi dire?- mi chiede sorridente. Ok,calmo. Respira. È una cosa bella perché non dovrebbe essere fiero di te? A volte dai i numeri,Robert. – Allora ecco. Io..ehm..sono andato a lavoro stamattina e il direttore mi ha detto che il mio cd sta avendo grande successo in poco tempo e..- ma non riesco a finire. – E?- mi incita. – E andrò in tournée in America- dico tutto d’un fiato e chiudendo gli occhi per due secondi. Per un attimo il cuore si blocca e non riesco a respirare. Solo quando le sue labbra mi mostrano quei denti perfetti allora ritorno a vivere. – Amore mio!!!- dice saltandomi addosso. Cado a terra. Mi stampa tantissimi baci sulle labbra. – Oddio! In tournèe ti rendi conto? Tu? Il tuo disco? Che tra l’altro ancora non sento- dice emozionata. I suoi occhi brillano così come i miei. Si alza e inizia a saltare. Mi alzo anche io ridendo. Si avvicina a me e mi bacia euforica. – Quando parti?- mi chiede. – Non lo so- rispondo. Mi salta in braccio e urla. Non riesco a smettere di ridere per la felicità. Dopo i festeggiamenti torniamo in macchina e Sarah chiama Anna e Kellan e li obbliga a venire a casa per mangiare qualcosa insieme e festeggiare. Ritornati a casa mi cambio da quella camicia che è una tortura e indosso una delle mie felpe adorate. Anche Sarah si cambia indossando jeans e maglione. Dopo poco tempo arrivano Kellan e Anna con il piccolo che salutiamo affettuosamente. – Allora auguri!- urlano in coro prima di abbracciarmi. – È pronto!!- urla Sarah dalla cucina. Ci sediamo tutti a tavola e iniziamo a mangiare. Parliamo circa la mia partenza fino a che il mio telefono non squilla. – Scusate devo rispondere- dico alzandomi da tavola. È il direttore. Mi dice qualcosa in fretta e furia e stacca. Ritorno a tavola ancora stranito. Sarah mi appoggia una mano sulla spalla. – Devo partire stanotte. È già tutto organizzato,domani sera ho la prima- dico passandomi le mani sulla faccia. – Ma è stupendo!- urla Anna. Sarah non dice nulla e questo mi sta seriamente preoccupando. Mi volto verso di lei. – Amore è bellissimo- dice sorridendo. Il mio cuore riprende a battere normalmente. Finiamo di mangiare e Kellan e Anna decidono di andare via per lasciarci un po’ soli. Vado in camera e prendo la valigia,posizionandola sul letto. Inizio a prendere tutti i panni dall’armadio e metterli in valigia. – A che ora parti?- mi chiede Sarah sulla soglia della porta. – Verso mezzanotte- le dico. – Ti accompagno all’aeroporto mi dice. – No tu resti qui- la obbligo. – NO! Finiscila tanto ti accompagno e basta!- dice un po’ stizzita e andando in bagno. Finisco di prendere le varie cose nella valigia e finalmente la chiudo. Tra due ore si parte. Mi siedo sul letto guardando la valigia che ho posizionato a terra. Vedo Sarah uscire dal bagno e sedersi accanto a me. Ha gli occhi leggermente rossi. – Amore cos’hai?- le chiedo. – Nulla- risponde. Continuo a guardarla e le accarezzo una guancia. Si gira verso di me e mi sorride. – Riposati un po’ prima della partenza- mi dice per poi andare di là. Faccio come mi dice e mi sdraio sul letto appoggiando la testa sulla testiera. Passo molto tempo a guardare il soffitto. Sto forse sbagliando? Non dovrei lasciare Sarah da sola qui? Devo seguire quello che faccio per vivere oppure restare qui insieme alla mia vita? Ho le idee confuse e mi sto sentendo in colpa. Non appena riesco a chiudere gli occhi il calore del corpo di Sarah me li fa aprire di scatto. Si è accucciata sul mio petto. – Ehi- le dico facendola sdraiare a pancia in su ed io accanto a lei su un lato con il gomito appoggiato per reggermi. Accarezzo con un dito il suo viso perfetto. – Cosa c’è che non va?- le chiedo dolcemente. Poi mi avvicino e la bacio assaporando ogni piccola parte delle sue labbra. Mi sposto su di lei passando una mano sotto il suo maglione mentre lei mi accarezza il viso. Ci stacchiamo e mi sorride. So che qualcosa non va. – Mi sa che è ora di andare- mi dice guardando la sveglia. Mi alzo e indosso il cappotto. Prendo la valigia e appena usciti fuori prendiamo un taxi. Dopo un quarto d’ora arriviamo all’aeroporto dove incontro il direttore che mi saluta amichevolmente. – Vado a fare il check-in anche per te e ti lascio qualche minuto da solo con lei- mi dice indicandomi Sarah. Iniziamo a camminare e ci sediamo su una delle tante panche. Io con la schiena appoggiata al muro lei appoggiata alla spalliera e le nostre gambe incrociate. Inizio ad accarezzarle i capelli. – Lo so che ti mancherò- dico scherzando. – No- risponde secca cercando di convincere se stessa. – Si invece- insisto. – No- risponde di nuovo ma i suoi occhi fanno prima di lei e iniziano a lacrimare. – Ehi- sussurro. – Il fatto è che io sono felicissima che tu vada lì ma mi mancherai. Mi mancherà la tua testardaggine,il tuo sfidarmi ogni giorno per poi ogni sera farmi le coccole perciò non ti bloccare davanti a due lacrime è che io sono troppo sensibile- dice cercando di asciugarsele. – Amore,giuro che ti penserò sempre e ti chiamerò sempre!- dico baciandole la fronte. Poi la bacio. Il direttore viene a chiamarmi. Ci alziamo e lei abbassa lo sguardo. Prendo la valigia e faccio per andarmene ma poi la fisso. Rimango le valigie lì dove sono e l’abbraccio baciandole la testa mentre lei scompare tra le mie braccia. E per un attimo tra quelle braccia ho la certezza che per la prima volta in assoluto,ho a che fare con l’unica. Proprio così. Prima di lei,nessuna. La vita è qui,in questo momento,il resto è una realtà parallela. Ci stacchiamo. – Ti amo- sussurro. – Per sempre- risponde prima di prendere il mio viso tra le mani e con gli occhi stretti stamparmi un bacio sulle labbra. Sorrido. Prendo le valigie e mi incammino. So cosa sto facendo. So che la sto lasciando per una cosa centomila volte meno importante. Ma anche la musica fa parte della mia vita,non come lei,ma ne fa parte. Non devo girarmi indietro,queste sono esperienze che ti cambiano la vita. E lo capirà,quando mi vedrà in diretta e ascolterà le mie canzoni. Aspettami amore mio,tutto questo è anche tuo.

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Capitolo 47
*** Just the way you are POV SARAH ***


Capitolo 47: Just the way you are POV SARAH Svegliarsi da sola con il letto freddo è tutta un’altra cosa. Il corpo gelido,le gambe senza un appoggio,il cuore vuoto. È vero,sono una bambina. Una stupida bambina che senza il suo giocattolo non riesce a stare. Ma purtroppo è così. Ieri sono stata una stupida. Mettermi a piangere davanti a lui solo perché mi sarebbe mancato. Del resto non è molto sono solo due o tre settimane...un mese. Il fatto è che ormai ci ho fatto l’abitudine. Ci ho fatto l’abitudine ad averlo sempre con me. Lui è sempre qui. È con me quando sorrido,è con me quando piango,quando ho mal di pancia,quando voglio fare a chi arriva a mangiare più tranci di pizza,quando torno a casa dopo una giornata impegnativa. Ormai ci ho fatto l’abitudine ad averlo sempre tra le mie braccia. Ci ho fatto l’abitudine ad avere sempre le sue labbra sulle mie,il suo profumo addosso dopo aver fatto l’amore. È questo il problema. E adesso che è andato via non posso fare a meno di farmelo mancare. Ma non posso nemmeno fare a meno di sentirmi in colpa. Chissà cosa avrà pensato dopo che ho pianto come una bimba davanti a lui come se gli stessi implorando di rimanere con me e di rinunciare all’occasione più importante e speciale di tutta la sua vita. Questa è la cosa più bella che potesse capitargli e io ieri avrei dovuto saltare dalla gioia e piangere dalla felicità insieme a lui. Invece mi sono messa a piangere perché stava partendo. Sbuffo e getto via le coperte da un lato mentre mi alzo di scatto. Vado a gettarmi in fretta sotto la doccia e lascio che il getto mi consoli un po’. Indosso un jeans e una sua felpa. È il minimo che possa fare per sentirlo accanto a me. Guardo l’orologio e noto che sono quasi le otto quindi lì saranno le tre di notte. Accendo il cellulare mentre esco fuori di fretta. Prendo un taxi e mi dirigo a lavoro. Il telefono vibra e lo afferro subito. Noto che c’è un messaggio da parte di Robert e quasi non vado a sbattere davanti alla porta della hall. Alzo gli occhi e saluto la hostess che non può fare a meno di sorridere. Prendo l’ascensore e pigio il 14 piano. Inizio a sbattere il piede nell’attesa perché voglio arrivare in ufficio per leggere con calma il messaggio. Arrivo al 14esimo piano. Esco in fretta dall’ascensore e senza salutare entro in ufficio chiudendo la porta. Mi siedo piano sulla sedia e respiro profondamente. Non ricordo di essere mai stata così in ansia solo per un messaggio. Ci clicco sopra e la grande schermata si apre. Ciao amore,sono appena arrivato in albergo e qui sono le dieci di sera quindi lì saranno le tre di notte. Ho sempre odiato il fuso orario. Volevo dirti che già so che ti sarai fatta mille complessi per quelle lacrime,ti conosco troppo bene. Ma,fidati,non c’è nulla di male. Anche tu mi mancherai,anzi,già mi manchi. Il solo pensiero che stanotte non dormirò tra le tue braccia è straziante. Voglio tornare da te,voglio tornare alla mia casa. E quando dico che con te mi sento a casa, è perché tu mi abiti dentro. Dolce notte amore mio. Ti amo. Non so cosa fare in questo momento. Non so cosa sta succedendo. Dentro di me il cuore sta pulsando ad una velocità estrema,le gambe tremano,le farfalle volano,la testa è vuota. Eppure sono ferma,immobile,come se nulla avesse senso. Faccio immediatamente uno screen a quella conversazione e rileggo il messaggio almeno dieci volte immaginando i suoi bellissimi occhi che si riflettono nei miei,le sue labbra morbide che sussurrano quelle parole,le sue mani calde attorno alla mia vita. Mi sposta un ciuffo di capelli,prende il mio mento con le dita,avvicina le nostre labbra e..Qualcuno bussa e interrompe il mio sogno bellissimo. Fulmino con lo sguardo una delle mie dipendenti che probabilmente è venuta a chiedermi qualcosa. Le sorrido gentilmente cercando di nascondere l’istinto omicida e ascolto la sua domanda. Dopo un po’ va via e posso di nuovo rilassarmi. Mi tolgo il cappotto e inizio a dare un’occhiata a tutti quei documenti che Lily,la mia segretaria,mi ha appena portato augurandomi buona fortuna. Ci credo qui è un casino. Passano le ore e ad ogni ora faccio illuminare il display e mi faccio il conto vedendo che ore sono a New York. Arriva la pausa pranzo e scendo giù al bar a prendere qualcosa. – Ciao Sarah,tutto bene?- mi chiede la barista. Sorrido affettuosamente visto che in questo periodo siamo diventate grandi amiche. – Si grazie a te,Jeremy?- le chiedo. – Bene,ma come al solito sono sempre più stanca- continua preparando del caffè. – Ti direi di prenderti qualche giorno di pausa ma senza di te qui sarebbe tutto perso- le dico ridendo. Sorride anche lei. – Già. Come senza la nostra direttrice-. – Oh,io farei a meno di essere qui. Vorrei essere a New York con Rob-. – A New York? Che ci fa Rob a New York?- mi chiede curiosa. – È in tournèe- dico fiera di lui. Solo adesso mi sto accorgendo che sono orgogliosa del mio amore da impazzire. Non mi sono resa conto che ha fatto tutta questa strada in così poco tempo diventando già famoso in tutto il mondo. È un grande. La sua musica è bellissima e merita di essere sentita. – Wow ma è fantastico!- esclama sorridente. – Già. Robert e la musica sono una sola cosa. A volte sono invidiosa di lei- dico arrossendo. – Invidiosa della musica?- mi chiede scioccata. – Lo so è stupido. Ma se ci pensi lei può averlo sempre- dico un po’ scocciata. – Anche tu puoi averlo sempre,fidati. E sinceramente non so come hai fatto a prenderti un frescone come Rob- dice ridendo. – Giù le mani dal mio ragazzo- dico puntandole un dito contro per poi ridere. Afferro il mio panino. – Oh è solo tuo- dice prima che io vada via. Prendo l’ascensore e mi gusto il mio buonissimo panino mentre mando un messaggio ad Anna. Le ho chiesto se oggi può venire un po’ da me solo per stare un po’ insieme. Il pomeriggio passa in fretta e arrivo a casa sfinita. Mi svesto indossando il mio comodissimo pigiama. Qualcuno bussa al campanello. È Anna. L’abbraccio forte. – Tutto bene?- mi chiede. – Ora che sei qui va decisamente meglio- dico sorridendo. Andiamo in cucina e iniziamo a parlare del più e del meno mentre io preparo i pop-corn. Ad un tratto il mio telefono squilla. Mi affaccio e trovo il nome di Robert sul display. Mi paralizzo. – Dai su. Muoviti a rispondere!- mi incita Anna. La guardo preoccupata,poi prendo il telefono tremante e rispondo. – Amore- sussurro. – Amore- dice anche lui. Non riesco a capire dov’è,so solo che c’è una gran confusione. – Amore non ti sento- dico. Non parla più poi dopo un po’ lo sento di nuovo. – Amore scusa sono ad una festa. Ti è arrivato il messaggio?- mi chiede. Ad una festa.. – Oh si,grazie è stupendo- dico calma. Lo sento sorridere e non c’è cosa più bella. Vorrei trovare un registratore e registrare immediatamente quella risata così perfetta. – Amore non ti chiederei mai di fare le ore piccole ma stasera c’è la prima e la trasmetteranno su canale 34. Devi assolutamente vederla,ci sarà una sorpresa- mi dice ancora. – Già avevo intenzione di vederla. Non me la sarei mai persa- dico con gli occhi lucidi. Rimane un po’ in silenzio. – Ti vorrei qui accanto a me- sussurra. – A chi lo dici- rispondo. – Roob,tesoro,ma dove sei finito?- sento dal suo telefono una vocina odiosa e irritante. – Oh arrivo Sasha- dice. – Amore adesso devo davvero scappare,guardami stanotte. Ciao- mi dice. Un qualcosa mi fa chiudere lo stomaco. – Amore aspetta,aspetta. Chi è Sasha?- chiedo preoccupata. – Oh è soltanto la mia manager non preoccuparti. Ciao- dice velocemente. – C-ciao- riesco a dire e poi attacco. Rimango allibita e fisso Anna tenendo il cellulare in mano. – Sasha,la manager. Si. Fiducia Sarah,fiducia- dico ad alta voce mentre Anna mi guarda preoccupata. Vediamo insieme un film e poi fatta una certa ora va via. Guardo l’orologio e noto che sono le due di notte. Metto canale 34 ed ecco che parte. Mio dio è davvero bello. Tutti i fan gli chiedono gli autografi,foto. Tutti urlano e applaudono. È bellissimo. Delle lacrime mi scendono sul viso. Inizia il concerto e per la prima volta ascolto il suo cd. Ci sono canzoni bellissime e piene di significato che mi fanno arrivare il cuore in gola. Guardo l’orologio e sono le quattro del mattino,gli occhi mi si stanno ufficialmente chiudendo. – Adesso quest’ultima canzone vorrei dedicarla alla donna della mia vita che stasera mi sta guardando tramite uno schermo. Sarah voglio dirti che ti amo. Ricordalo sempre- dice la sua voce dalla televisione. Ora non più il cuore ma la gabbia toracica mi esce dal petto appena inizia a cantare. Alzo il volume per ascoltare quelle note e quelle parole perfette. Oh her eyes her eyes Make the stars look like they're not shining. Her hair , her hair falls perfectly without her trying She's so beautiful and I tell her every day I know, I know When I compliment her she wont believe me And it's so, it's so Sad to think she don't see what I see But every time she asks me 'Do I look okay?' I say When I see your face There's not a thing that I would change Cause you’re amazing Just the way you are And when you smile The whole world stops and stares for a while 'Cause girl you're amazing Just the way you are Her lips, her lips I could kiss them all day if she'd let me Her laugh, Her laugh She hates but I think it's so sexy She's so beautiful and i tell her every day Oh you know, you know, you know I'd never ask you to change If perfect is what you're searching for Then just stay the same So don't even bother asking if you look okay You know I say When I see your face There's not a thing that I would change Cause you're amazing Just the way you are And when you smile The whole world stops and stares for a while 'Cause girl you're amazing Just the way you are The way you are The way you are Girl you're amazing Just the way you are When I see your face There's not a thing that I would change 'Cause you're amazing Just the way you are And when you smile The whole world stops and stares for a while 'Cause girl you're amazing Just the way you are Yeaaaah -Ti amo Sarah,per sempre- dice una volta finita la canzone. Tutti applaudono mentre il mio viso è pieno di lacrime che non credo io possa asciugare. Una volta finito spengo la televisione. Non credo domani andrò a lavoro. Mi darò per malata. Mi infilo nel letto caldo quando il cellulare squilla. È Robert. – Amore- dico. – Amore grazie. Dio mio era semplicemente bellissima. Io non merito tutte quelle parole. Davvero sei stato meraviglioso e fantastico. Ti amo. Sono così orgogliosa di te- dico tutto d’un fiato. – Tu meriti questo ed altro Sarah,non dimenticarlo mai. Adesso vorrei solo essere lì per baciarti e fare l’amore con te tutta la notte ma devo andare. Mi manchi già,notte scricciolo- dice sussurrando. – Anche io vorrei fare lo stesso ma mi faccio bastare la tua voce. Buonanotte amore mio- dico staccando. Sorrido all’improvviso. Vedete come mi fa sentire? Così all’improvviso. Lui è un’emozione tutta da scoprire.

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Capitolo 48
*** Ultimo giorno in tournée POV ROBERT ***


Capitolo 48: Ultimo giorno in tournée POV ROBERT La giornata inizia con il solito rumore assordante della sveglia. La spengo e getto la testa sotto le coperte,ma non faccio in tempo che qualcuno entra in camera e spalanca la finestra facendo entrare tutta la luce. Mi libera dalle coperte facendomi rimanere infreddolito solo con la mia maglia e i boxer. Chi cavolo rompe i coglioni a quest’ora di mattina? Penso mentre sto per alzarmi e mandare a quel paese chiunque sia. È Sasha. – Buongiorno dormiglione. Su,alzati,lavati,vestiti,scendi a fare colazione che tra un’ora precisa abbiamo un’intervista- dice in fretta prendendomi i panni dall’armadio. – Oh ti prego Sasha! È un mese ed è sempre la stessa storia!- dico lamentandomi e gettando la faccia sul cuscino. – Mi dispiace,domani potrai tornare a casa,ma adesso muovi quelle chiappe e alzati!- dice dandomi uno schiaffo sul sedere. Mi giro di colpo fulminandola con gli occhi e poi la vedo uscire fuori. Sbuffo e mi alzo dirigendomi in bagno. Tutto questo è davvero straziante. Svegliarsi presto,interviste,treni,feste,concerti. Credo che il mio cervello stia andando a fuoco. È da l’altro ieri che non sento Sarah,solo due messaggi. Non immagina nemmeno quanto mi manca. Giuro che appena arrivo le regalo 100 rose rosse. Fosse l’ultima cosa che faccio. È il minimo che possa fare dopo che l’ho lasciata sola un mese. Mi getto nella doccia lavandomi velocemente. Indosso il mio solito completo e scendo giù. Mi siedo al tavolo dove si trova Sasha e inizio a mangiare velocemente. Ho molta fame. Ieri non ho mangiato praticamente nulla. – Oh qualcuno qui è affamato- dice Sasha spalmando la marmellata sulla sua fetta biscottata. – Considerando che ieri non ho mangiato nulla..- dico con il boccone. Sorride. Inizia a guardarmi le labbra. – C’è qualcosa che non va?- le chiedo. – Si,hai sporco qui,aspetta- dice sporgendosi in avanti e mostrando al massimo la scollatura del suo vestito mentre io mi obbligo a non guardare. Prende un fazzoletto e mi pulisce molto lentamente. – Si ok,grazie- dico accaldato e riprendendo a mangiare. Dopo un po’ arriva il direttore con il suo sguardo sempre serio. – Buongiorno- dice rivolgendosi a Sasha. Poi mi fissa mentre io mangio un cornetto in due bocconi. – Da quand’è che non mangia?- le chiede. – Da ieri- rispondo io. Annuisce. – Ok,comunque ti conviene sbrigarti perché tra dieci minuti hai un’intervista con First Magazine- dice veloce. Ingoio difficilmente il succo d’arancia,mi pulisco le labbra e mi alzo. – Andiamo!- esclamo. Riusciamo a prendere un taxi in tempo e dopo dieci minuti siamo allo studio. Appena arrivo stilisti,truccatrici e parrucchieri mi rapiscono mentre Sasha continua a ripetermi cosa devo fare almeno 10 volte ma io non capisco nulla. Una volta pronto mi fanno sedere su una poltrona abbastanza scomoda e fanno il conto alla rovescia. – Ciak!- urla il regista. Ecco che il giornalista davanti a me inizia a parlare. Do risposte secche cercando di far capire che potrebbe fare domande più serie. E dopo un po’ eccole che arrivano. Inizia a chiedermi com’è nata la mia passione per la musica,la prima volta che ho preso la chitarra tra le mie mani e ho toccato un tasto del pianoforte. Io,siccome sono molto interessato all’argomento,racconto tutto per filo e per segno emozionandomi anche un po’. Del resto stiamo parlando della musica. La musica che aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori. – Cos’è per te la musica?- mi chiede ad un tratto. Lo fisso per qualche secondo,muto. – La musica è il più grande bene che gli immortali conoscano. La musica rispecchia e accompagna le nostre emozioni e i nostri stati d’animo. È un interpretazione del tutto personale di un insieme di note e pause. La mia vita senza musica sarebbe come un corpo senz’anima. Ecco quello che ho da dirvi sulla musica:ascoltatela,suonatela,amatela,rispettatela,vivetela,perché la musica è l’unica cosa che può ancora salvarci- dico convinto e sicuro. Il giornalista rimane immobile e il regista dall’altro lato lo sprona a continuare. Fa vari colpi di tosse e poi continua. – E con l’amore?- mi chiede. – Non sembra io sia venuto qui a parlare della mia vita privata- dico secco. – Beh ma sai che i tuoi fan e soprattutto le tue fan vogliono saperlo- mi sprona. – Beh mi dispiace fan ma la mia vita privata rimane la mia vita privata e se volete seguirmi vi chiedo di rispettare le mie scelte. E con questo ho detto tutto,grazie- dico prima di alzarmi e andare via. Esco fuori a prende un po’ d’aria. – Qualcosa non va? Tutto bene con la tua ragazza?- mi chiede Sasha che mi ha seguito fino a fuori. – Si tutto bene- rispondo infastidito della sua presenza. – Senti stasera ci sarà una festa ti va di venire?- mi chiede appoggiandomi un amano su un braccio. La tolgo. – Senti Sasha no. Mi sono rotto di queste feste,mi sono rotto di fare il cagnolino solo perché voi mi usate per il vostro divertimento e per entrare gratis alle feste,mi sono rotto di stare qui e non vedo l’ora che venga domani per tornare a casa- dico passandomi una mano tra i capelli. – Ho capito ma ora sta calmo che qui nessuno ti sta usando. Siamo tutti al tuo servizio. Se non mi sbaglio qui il famoso sei tu- dice arrabbiandosi. – Fino a prova contraria nessuno ti ha chiesto di essere la mia manager- urlo anche io. – Avevo bisogno di un lavoro,di guadagnare soldi e vivere per aiutare mia mamma con le medicine- dice con le lacrime agli occhi. Rimango impietrito e in silenzio. – Sasha io..- cerco di fermarla. – No Robert sai che ti dico? Vaffanculo- mi dice andando via. Sbuffo e sbatto una mano sulla ringhiera a cui ero appoggiato. E inevitabilmente mi rompo una mano. In poco tempo arriva il pronto soccorso che me la benda. Arrivo di nuovo in albergo e noto che è già ora di pranzo quindi a Londra sono le otto del mattino. Mi faccio portare il pranzo in camera e decido di comporre il numero di Sarah. Provo a chiamare tantissime volte ma non risponde. Mi sto iniziando a preoccupare così chiamo Anna. Bussa. – Anna sono io Robert- le dico. - Ohi Robert come stai?- mi chiede. – Bene- rispondo gentilmente. – Sai per caso dirmi dov’è Sarah? Sto provando a chiamarla ma non risponde- dico preoccupato. – Oh si è passata di qui stamattina e ha detto che aveva molto lavoro da fare oggi. Quindi forse è per questo che non ti risponde- dice tranquilla. – Ah ok,grazie. Ora sono più tranquillo. Un bacio ci vedremo domani. Salutami Kellan e il piccolo- la saluto. – Ciao Rob,a domani- mi dice. Butto il telefono sul letto e inizio a consumare il mio pranzo. Passo tutto il pomeriggio davanti alla televisione stravaccato sul letto. Ormai questa tournée è finita e non ha più senso fare qualcosa. Arrivata la sera e preso purtroppo dai miei sensi di colpa verso Sasha faccio mandare un biglietto in camera sua. Ciao Sasha,ti volevo chiedere scusa per oggi e per farmi perdonare vorrei invitarti a cena stasera,al ristorante dell’hotel. Se sei d’accordo vieni in camera ad avvisarmi. –Rob. Questo è davvero il minimo che possa fare dopo che ho insultato lei e il suo lavoro. Chiamo alla reception e ordino un tavolo da due per le nove di stasera. Vado in bagno a farmi una doccia e appena uscito qualcuno bussa alla porta. Ancora gocciolante e con l’accappatoio vado ad aprire. È Sasha ancora con il pigiama. – Ciao Rob- dice imbarazzata. È proprio carina. Beh altro che carina. Sasha è una bellissima donna. Capelli neri,occhi nocciola,corpo suadente e con le forme al posto giusto,gambe snelle e slanciate. Qualsiasi cosa che un uomo potrebbe mai desiderare. – Volevo dirti che accetto il tuo invito a cena- dice passandosi una mano tra i capelli. – Ok- dico sorridente. – A dopo- mi dice. Chiudo la porta e inizio a vestirmi. Indosso il mio completo per le cerimonie e una volta pronto scendo giù. Prima di sedermi al tavolo il mio telefono squilla. È Sarah. – Amore- le dico. – Ehi ciao come va?- mi chiede. – Bene a te? Hai lavorato molto oggi. Mi dispiace non essere lì a farti le coccole- dico dispiaciuto. – Vienimi a prendere. Non mi importa l’ora,il numero delle valigie,il costo dell’aereo,tu vienimi a prendere. Scrivimi un SMS,dimmi che sei sotto casa con due biglietti di sola andata per qualche paesino sperduto,lontano da tutti. Scrivimi. Andiamocene- dice sussurrando. – È successo qualcosa?- le chiedo. – No,ma qui senza te fa tutto schifo,sto iniziando di nuovo a pensare a papà,sai questo è il periodo in cui è andato via e quando la sera tu non ci sei e piango nel letto,piango e mi trattengo nel non fare cose stupide- dice piangendo. – Amore domani sarò di nuovo lì,sarà tutto finito,credimi- dico sospirando. – Rooob,amore!- sento la voce di Sasha chiamarmi. – Di nuovo lei vero?- mi chiede Sarah dal cellulare. – Amore,che ci fai ancora qui,abbiamo una cena che ci aspetta- dice Sasha. – Aspetta- le sussurro. – No và pure. Non fare aspettare la tua amichetta. E magari già che ci sei mentre io sono chiusa qui dentro a piangere mettimi pure le corna. A meno che tu non lo abbia fatto già- dice incazzata.- Spero tu stia scherzando. Non farei mai una cosa del genere. Ma per chi mi hai preso?- continuo urlando. – Nulla,vai da lei. Te l’avevo detto..- mi dice ancora. – Mi avevi detto cosa?- domando. – Che avresti trovato qualcuno migliore di me- dice prima di staccare. Sbuffo portandomi una mano tra i capelli mentre Sasha mi tira fino al tavolo. Sembra che faccia di tutto per separarci. Ma stasera gli ho promesso questa serata per farmi perdonare e non posso di certo tirarmi indietro. Iniziamo a cenare e bevo molto,ma molto vino. Arrivo in camera fradicio,mentre Sasha mi accompagna e mi fa sdraiare sul letto. Prende a togliermi la giacca,poi mi sbottona la camicia e si posiziona a gattoni su di me. – Hai cercato di farmi ubriacare e ci sei riuscita,hai cercato di farmi litigare con la mia ragazza e ci sei riuscita ma io so chi amo,quindi ti conviene scendere da questo letto e riacquistare un po’ di contegno e dignità come una vera donna e non di aprire le gambe davanti a tutti- dico spegnendola. – C-cosa,come?- mi chiede. – Mi sono informata sul tuo conto Sasha. O forse dovrei dire Becky. So che genere di persona sei- dico facendola spostare. – E ora esci da qui- dico ancora. Si porta una mano alla bocca e scappa via imbarazzata. Mi getto sul letto a peso morto. Domani sarò finalmente a casa. Prima di andare a dormire mando un sms a Sarah. Ti amo,per sempre. P.S. se vuoi ti vengo a prendere e ti porto via. Ma shh,è un segreto.

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Capitolo 49
*** L’amore ritorna POV SARAH ***


Capitolo 49: L’amore ritorna POV SARAH Ieri? Credo che ieri sia stata una giornata da dimenticare totalmente. Ogni dettaglio e ogni attimo deve essere gettato via e far si che oggi sia un giorno nuovo e specialmente più felice. Oggi,fortunatamente,qualcuno è venuto a darmi il buongiorno facendomi dimenticare tutto quello che è successo. Appena sveglia qualcuno bussa al campanello. Vado ad aprire e trovo Anna con in braccio Matt che si getta improvvisamente tra le mie braccia. – Ciao piccolo!- dico abbracciandolo. – Tia Saa- mi chiama. È davvero bellissimo il mio nipotino. – Anna che ci fai qui?- le chiedo ancora con gli occhi assonnati e allo stesso tempo sorpresi. – Io e il piccolo ci siamo accorti che zia Sarah era un po’ triste e così siamo venute a portarle la colazione- dice sorridendo e porgendomi una busta dello Starbuks . La afferro e inizio a gustarmi il buonissimo cornetto tenendo Matt in braccio. Mi siedo a tavola. – Beh allora diciamo grazie a mamma Anna e al piccolo Matt- dico guardandolo. Sorride toccandomi il viso. – Oh di nulla. Allora come stai?- mi dice sedendosi accanto a me. – Direi bene- dico con il boccone. – Robert torna oggi giusto?- mi chiede ancora. Annuisco. Non voglio nemmeno sentire parlare di lui. Quello che mi a fatto è allucinante. Non ho le prove sicure ma chi mi dice che quella Sasha non l’abbia fatto ubriacare e poi se lo sia portato a letto? – Qualcosa non va?-. Faccio segno di no con la testa. – Senti Sarah ti conosco troppo bene. Mi hai detto che stai male per tuo padre e si,probabilmente è così ma non è solo questo,o mi sbaglio?- mi dice accarezzandomi la testa. Annuisco. – È che quella manager di Robert di sicuro se l’è portato a letto. Ogni volta che lo chiamavo era lì a dire “Amore,tesoro”. Ho paura Anna- dico guardandola con gli occhi lucidi. – Sarah quante volte devo dirtelo. Conosco Robert,so com’è fatto. Lui di sicuro non ha fatto nulla e se si è ubriacato l’avrà respinta. Credimi,io mi fiderei di lui al posto suo- mi dice piano. – Sarà- continuo. – No,non sarà. È così,punto-. La guardo e tenendo Matt tra le mie braccia la stringo a me. – Bene adesso ti lasciamo che devo portare questo signorino all’asilo. Su Matt saluta la zia-. – Tao zia- dice mostrandomi la sua manina piccola. – Ciao- dico sorridendo. – Dov’è tio Bob?- mi chiede ancora-. – Zio Rob arriva oggi non ti preoccupare- dice Anna precedendomi. – Ciao Sarah rimettiti- mi dice prima di andarsene. – Ciao Anna e grazie di tutto- le dico prima che chiuda la porta dietro di se. Sospiro. Mi volto lentamente guardando l’orologio. Resto ferma due secondi poi mi alzo di scatto e inizio a correre per tutta la casa. – Merda,merda,merda!- urlo. Sono in ritardo a lavoro. È vero che sono la direttrice ma senza di me oggi sarà un casino. Dobbiamo intervistare un’importante attrice. Mi getto in fretta verso la doccia e in meno di cinque minuti sono fuori. Cerco di vestirmi il più presto possibile anche se ormai lo so,arrivare puntuale sarà un’impresa. In poco tempo sono fuori. Guardo l’ora sul cellulare e mi accorgo che è davvero tardi. Oggi mi teletrasporto. Chiudo gli occhi e mi ritrovo nell’ascensore. La porta si apre e sono al 14esimo piano. Lily si avvicina in fretta a me. – Buongiorno Sarah, Emily è già arrivata e le ragazze si stanno occupando di tutto. Ma Cristo tesoro,cosa hai fatto ai capelli?- mi dice in fretta. Mi blocco davanti ad uno specchio e noto che sono tutti scombinati. Afferro un codino dalla borsa e mi alzo i capelli. – Grazie per avermi avvisato- dico sorridendo. – Fatto tardi stamattina? Problemi?- mi chiede ancora. – No,il piccolo Matt è venuto a darmi il buongiorno insieme alla mamma,perché mi vedono triste- dico facendo il segno delle virgolette con le dita. – Triste? Ed è così?-.- Io sto bene è solo un periodo stressante,vorrei prendere l’aereo e non ornare più per qualche mese- dico convinta. – Eccola- mi sussurra Lily. – Oh buongiorno Emily- dico alla famosa attrice porgendole la mano e sorridendo. Me la stringe. – Buongiorno e per favore,chiamami Emy- dice sorridente. – Bene Emy accomodati qui,adesso inizierò a farti alcune domande,rispondi tranquilla qui nessuno vuole mangiarti- dico ridendo. Mi volto e guardo un po’ tutti. – Forse quel cameraman lì si,ma non glielo dire- le dico per farla sciogliere. Ride. – Bene,iniziamo!-. Inizio a farle molte domande sulla sua vita passando man mano alla sua carriera e parlando in generale dell’amore. Si sa che gli artisti non vogliono mai far sapere della loro vita privata. Ma li capisco,anche a me darebbe fastidio. Finita l’intervista Emy mi ringrazia e mi stringe la mano. È davvero una bellissima persona. Poche attrici sono come lei. Poche pensano solo a fare bene il loro lavoro e rendere felici i loro fan. Parecchie pensano solo alla fama,ai vestiti e ai soldi. L’ammiro per questo. Finita l’intervista mi getto sulla sedia nel mio ufficio. Chiudo per un attimo gli occhi e ripenso a quel messaggio di ieri. Mi ha scritto che mi ama. E ha aggiunto che sarebbe disposto a portarmi via se solo volessi. Magari. Nel tardo pomeriggio lo andrò a prendere all’aeroporto. Non lo so,ho paura. Ho paura di essere stata tradita,paura perché non so che fare,non so come comportarmi,come reagire. E se mi sbaglio come ha detto Anna? Farò solo una pessima figura. Non so come mi sento. Lui mi fa male però allo stesso tempo mi fa bene. È sia la malattia che la cura. E merda lo amo davvero. Non sopporterei che se ne andasse così per una sciacquetta come le altre. Lui merita di più. È vero non merita nemmeno me,ma merita di più. Io mi sono innamorata davvero. Capisci di amare davvero quando ci passi le intere notti a pensare ai vostri momenti,quando ti viene il batticuore durante un bacio,un abbraccio,uno sguardo. Quando diventa il tuo unico pensiero fisso e niente e nessuno riesce a togliertelo dalla testa. Sai di amare davvero quando ti manca il respiro al solo pensiero che tutto finisca. Come adesso. Sento qualcuno bussare alla porta e alzo lo sguardo. Lily mi sta portando la solita insalata. – Grazie- le dico sorridendo. Sorride e va via. Inizio a mangiarla in silenzio. Tutta questa solitudine mi sta uccidendo. Tutto questo aspettare. Io devo vederlo. Voglio vederlo. Non resisto. Il pomeriggio lo passo in ufficio avvantaggiandomi il lavoro e completando quello arretrato. Verso le sei e mezza saluto tutti e vado a casa. Mi getto di nuovo sotto la doccia e infilo un jeans,le converse e la sua dannatissima felpa. Quella che sa di lui,dei nostri momenti. Alzo il cappuccio e inizio a camminare. C’è un vento forte qui a Londra. Infilo le mani nelle tasche della felpa,gli occhi bassi sulle mie All Star. Non ho preso un taxi,preferisco andare a piedi. Osservare questa città così perfetta. Mi ha sempre affascinata fin da piccola e ora che sono qui già da un anno fatico a crederci. Entro nell’aeroporto e mi siedo su una delle tante sedie. Aspetto,aspetto. Prendo i miei auricolari e li infilo facendo partire la playlist del mio cellulare. Sembro un barbone. Vedo,dalle enormi vetrate,un aereo atterrare. Il cuore inizia a battere. O per la voglia di vederlo o perché vorrei solo scappare. Aspetto e inizio a vedere parecchia gente che entra nell’aeroporto. Stacco la musica e poso le mie cuffiette nella tasca dei jeans. Mi fermo all’in piedi. Non riesco a muovere un singolo muscolo. Dopo poco ecco il direttore. Mi saluta da lontano con un cenno della mano e va via. Sto praticamente uccidendo le mie mani. E poi eccolo. Bellissimo come sempre. I capelli scombinati,la valigia in una mano e la chitarra sulla spalla. Ad un certo punto si ferma in mezzo alla sala e inizia a scrutare e a guardare in torno. Forse sta cercando il mio volto. Poi mi trova. I nostri sguardi si incontrano di nuovo dopo un mese. Abbasso il cappuccio. I miei capelli ribelli appoggiati sulle spalle. Sorride. Quel sorriso che mi ha salvato la vita. Vi siete mai fermate a guardarlo e chiedervi quanto può essere bello? E poi vedere quel suo sorriso mentre vi guarda. Ogni volta che lo guardo,che ce l'ho vicino, quando mi guarda,quando mi sorride,mi abbraccia,io nello stomaco non sento le farfalle,ma lo zoo intero. Ogni volta mi chiedono "Ma ti piace cosi tanto?",beh,si. Mi piace. Mi piace quando parla,dio la sua voce. Mi piace quando sorride,mi piace quando cammina,mi piace sempre. Riconoscerei il suo profumo tra mille, riconoscerei la sua camminata in mezzo a una folla. Inizia a camminare verso di me mentre io aspetto e sento le farfalle nello stomaco. Non so come comportarmi. O merda e ora che faccio? Penso. È arrivato accanto a me. Lo guardo negli occhi. Avrei voglia di saltargli addosso,non so. Abbracciarlo,baciarlo,dirgli quanto cavolo lo amo. Lascia delicatamente la valigia e fa scendere la chitarra dalla spalla mentre continua a fissarmi. I suoi occhi non mi comunicano nulla. Non riesco a leggerli. Cerca di muoversi ma sembra anche lui bloccato. Divento piccolissima sotto il suo sguardo. Piano si avvicina. – Ciao- dice lentamente e con una voce dolcissima. Mi avvicina a sé e mi racchiude in quel suo abbraccio. L’odore che emanava la felpa non è la stessa cosa di come quando sono tra le sue braccia. Il suo profumo diventa droga,ti penetra nel naso e arriva al cervello fino a non farti capire più nulla. Mi bacia la testa e mi fa dondolare un po’. Ho voglia di piangere. Da quanto tempo non lo toccavo? Da quanto non restavo un po’ così,da quanto non sentivo qualcuno tra le mie braccia,da quanto non mi sentivo così protetta e amata. – La mia felpa- dice sorridendo. – La tua felpa- ripeto. Finalmente sono riuscita ad aprir bocca. È un grande progresso. Accarezza piano i miei capelli. – Su,andiamo- dico cercando di rimanere calma. Prende le valigie e prendiamo un taxi. In poco tempo siamo a casa. Lo sento disfare le valigie mentre io preparo qualcosa di buono in cucina. Dopo poco tempo arriva anche lui in cucina e mangiamo in silenzio. Lavo i piatti e vado in camera da letto. All’improvviso mi abbraccia da dietro. Mi è mancato tutto questo. – Mi sei mancata- sussurra sul mio collo. – Non ci credo- dico. – Credici- dice convinto. – Beh anche se fosse stato così vedo che hai trovato subito un modo per farti passare questa mancanza- dico staccandomi,fredda. – Cosa vorresti dire?- domanda. – Lo sai di cosa sto parlando. Di quella troia di Sasha. Cosa hai fatto? Te la sei portata a letto? Sai che ti dico? Che sei proprio bravo a mentire e a fingere. Mi hai mentito su tutto quello che mi hai detto, e hai finto di interessarti a me.- dico alzando la voce. – Sarah finiscila ti prego. Mi verrebbe voglia di prenderti a schiaffi quando fai così- dice calmo. – Bene,fallo! Che aspetti?- dico andando verso di lui. – Non ti farei mai del male. Non oserei mai metterti le mani addosso. Dicevo solo che sono cose stupide quelle che pensi. Di cosa hai paura?- dice alzando la voce anche lui. - Io non ho paura di amarti. Ho paura di quello che lascerai quando sarai lontano da me. Quando potrò toccarti solo sulle foto che ci siamo scattati e parlarti solo nei ricordi che mi hai lasciato. Quando mi avrai già dimenticato e io che continuerò a distruggermi col desiderio di te più forte di qualsiasi altra cosa. Col senso di impotenza che trasale in coloro che non hanno mai saputo tenersi stretto qualcosa nella vita. È questo che mi terrorizza,la mia vita che si spezza di nuovo e tu che sei altrove- dico con le lacrime agli occhi e urlando. – Sarah io non ti lascerò mai! Quante volte devo ripetertelo? Ti ho fatto delle promesse che fino ad ora ho sempre mantenuto. Non ho fatto nulla con Sasha. Se vuoi chiedi a lei. Vuoi sapere cosa è successo? Mi ha fatto ubriacare e una volta sul letto l’ho mandata via. Prima avevo fatto delle indagini su di lei perché non mi convinceva ed è uscito fuori che è una prostituta,ok?- dice calmandosi un po’. Rimango lì ferma a singhiozzare. – Sarah tu sei la cosa più importante nella mia vita. Se non ci fossimo mai conosciuti,penso mi sarei reso conto che la mia vita non era completa. E avrei vagato per il mondo in cerca di te,senza sapere cosa stessi realmente cercando- dice piano e avvicinandosi a me. – Ti prego,ti prego- dice sospirando. Fronte contro fronte. Si avvicina. – Perdonami- sussurro piangendo ancora. Avvicina le nostre labbra. Mi stringo a lui mentre schiudo le nostre labbra. Restiamo fermi così nella stanza per circa cinque minuti. Sbottono piano la sua camicia e prendo la sua vita attirandolo a me. Mi toglie la sua felpa e mi dispiace che sia finita a terra così ma adesso lui è qui e cosa importa? Sbottono i suoi pantaloni. Finiamo sul letto. Continua a baciarmi e ad ogni bacio mi chiede scusa. – Smettila- sussurro. Tocca ogni parte del mio corpo provocandomi dei brividi. Mi toglie i pantaloni ed io tolgo i suoi. Mi fa sdraiare sotto di lui mentre bacia il mio collo. Mi toglie il reggiseno e sfila gli slip. Faccio lo stesso con i suoi boxer. Stringo i suoi capelli tra le dita e divento sua. Accarezza piano la mia coscia tenendola tra le sue mani. Gemo. Sorrido e mi posiziono su di lui. – Piccola mia- sussurra. – Robert ti giuro che mi sei mancato tantissimo- dico accarezzandolo. – Farei l’amore con te tutta la notte- dice baciandomi di nuovo. Poi prende a giocare con una ciocca dei miei capelli. – Sai una cosa?- gli chiedo. – Dimmi amore- mi dice. - Ognuno è in cerca del proprio destino,io credo di averlo trovato! Il mio destino sei tu- dico baciandolo. – Ti amo- mi dice. – Per sempre-.

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Capitolo 50
*** 1 anno di Matt POV ROBERT ***


Capitolo 50: 1 anno di Matt POV ROBERT Sono sveglio già da un po’. È una mattina come le altre,fresca al punto giusto. Oggi è il 1 Luglio,il giorno in cui nacque quell’essere così piccolo e indescrivibilmente bello,Matt. Quel bambino che mi ha fatto rinascere,che ha riportato l’amore tra me e Sarah,che mi ha fatto capire quanto sia bella una famiglia. Ed è proprio quello che vorrei fare. Io ci penso,ogni notte. Quando lei dorme serena,con dei ciuffi di capelli sugli occhi e il respiro lento. Io penso a me,lei e un bambino tutto nostro. Noi che corriamo sul prato. Lui che mi viene incontro e mi chiama papà. Sarebbe bello. Poi,con Sarah al mio fianco tutto è bello. La osservo mentre si agita nel sonno. Le accarezzo piano un braccio cercando di farla svegliare ma continua a muoversi. Si gira,si rigira. Sta addirittura sudando. – Sarah- la chiamo scuotendola. Apre di scatto gli occhi. Si ferma a guardare il soffitto e non respira per tre secondi. Caccia fuori tutta l’aria. – Amore- la chiamo ancora. Si alza e si appoggia sulla tastiera del letto continuando a respirare e cercando di far calmare la frequenza cardiaca. – Di nuovo quel sogno- sussurra mentre delle piccole lacrime le rigano il viso. – Quello del bambino?- domando. Annuisce. Accarezzo piano i suoi capelli e l’avvicino a me stringendola. – Amore vedrai che non è nulla di serio. Sarà un sogno che fai così,a caso- continuo rassicurandola. – È già la terza volta Rob. Chi è quel bambino?- domanda alzandosi leggermente. – Nostro figlio?- domando impaurito della sua reazione. Rimane immobile e muta,fissandomi. – Non può essere nostro figlio- dice seria. – E allora perché secondo te ci chiama mamma e papà?- domando ancora. – Noi non possiamo avere figli Rob,lo capisci?- dice urlando con le lacrime agli occhi. Si alza di scatto e si chiude in bagno. – Amore dai- la chiamo alzandomi anche io e seguendola. Mi sbatte la porta in faccia. Mi appoggio alla porta e aspetto che esca. – E merda!- urla isterica. – Sarah è tutto ok?- dico spaventandomi. – No,non è tutto ok! Quell’ok te lo ficchi in quel posto se adesso non stai zitto!- dice all’improvviso. Decido di andare in cucina per farla calmare un po’. Prendo qualcosa e mi preparo la colazione. La mangio in silenzio. Dopo poco eccola che viene in cucina rilassata. Ha uno shorts,una canotta e le converse. I capelli sulle spalle e un velo di trucco. Si siede di fronte a me e inizia a mangiare tantissima nutella dal barattolo. – Lo sai che fa male vero?- le chiedo. – Non importa- risponde continuando a leccare il cucchiaino. – Ciclo?- domando. – Non osare dire quella parola- dice puntandomi il cucchiaino contro. – ho capito. Sei giustificata per prima- dico alzandomi e lavando le tazze. Faccio per andare in camera da letto quando mi blocca un braccio. – Rob scusami per prima. Sai come sono e mi fa se oggi devi aiutarmi a mantenere la calma- dice abbassando lo sguardo. Alzo il suo viso con un dito. – Non preoccuparti. Certo che ti aiuto,immagino quanto sia brutto- dico ma non mi fa finire. – No,tu non lo immagini- dice stringendomi la mano quasi a volerla strizzare. – Ok bene ti amo- dice staccandosi serena. – Sono comprese,oltre ai cambi di umore,anche le crisi di identità?- chiedo prima di andare in camera. E come tutta risposta mi arriva il cucchiaino che riesco a schivare. Meglio che sto zitto altrimenti qui se ne va la pelle. Vado a farmi una doccia e indosso jeans e maglia. Prendo le chiavi della macchina e vado in cucina. Sta mangiando un cornetto con succo di frutta e fette biscottate con burro e marmellata. – Devi per forza riempirti così?- dico indicando tutto quel cibo. Mangia l’ultimo boccone e posa tutto. – È stranecessario. Andiamo!- dice uscendo fuori. Sorrido e chiudo casa. Entriamo in macchina. – Bene,che si fa?- chiede euforica. – Sai che giorno è oggi vero?- le chiedo ad un tratto. Rimane bloccata. Prende il cellulare e nota che oggi è il 1 luglio. – Avevo dimenticato che fosse il primo luglio ma non posso dimenticare quel giorno. Lo ricordo come se fosse ieri- dice continuando a fissare lo schermo. – Bene!Dobbiamo prendere un regalo per Matt- dico facendo retromarcia. – Si,andiamo al centro commerciale- dice in fretta prendendo qualche cd. Inevitabilmente mette uno dei miei e fa partire la canzone che gli dedicai. Tra le tante che sono tutte sue ama solo ed esclusivamente questa. Questa è speciale,dice. Arriviamo al centro commerciale e finalmente spengo quella tortura. Odio sentirmi cantare per radio. È odioso. In realtà odio sentire la mia voce dopo che ho cantato. Assurdo. Entriamo in un negozio di giocattoli e prendiamo molti giocattoli elettronici,quelli per la crescita. Paghiamo e andiamo via. Ritorniamo in macchina e sono costretto di nuovo a sentire quella voce odiosa che è la mia. Arriviamo a casa e Sarah incarta i regali. – Non credi siano troppi?- le chiedo mentre mi sdraio sul letto. – Nha- dice rilassata. Finisce di incartare e viene a stendersi accanto a me. Inizio a guardarla. È davvero bellissima. Inizio ad accarezzarle piano una guancia. – Rob pensi che quel sogna voglia dire qualcosa? Non so,avvertirci?- mi chiede preoccupata. – Io penso solo che ti stai facendo troppi film su un sogno banale- rispondo continuando ad accarezzarla. – E se tutto questo un giorno dovesse avverarsi?- mi chiede ancora. – Non può avverarsi-. – E se invece si? Se succede,senza farlo apposta? E il Capo lo ucciderà?- dice con gli occhi lucidi. Mi siedo davanti a lei e le prendo le mani. – Sarah è un sogno! Nulla di questo può succedere!- dico cercando di convincerla. Mi fissa per qualche secondo. Quei suoi occhi grandi da cerbiatto. – Tu non vuoi vero?- mi chiede ad un tratto. – Non voglio cosa?- chiedo a mia volta. Davvero non capisco quello che vuole dire. – Tu non vuoi una famiglia con me. Tu non ci immagini mai insieme con un figlio tutto nostro tra le braccia. No,perché hai paura. Hai paura di metterti contro di loro,di combattere- mi dice con uno sguardo accusatorio. – Sarah come puoi dire una cosa del genere? Io lo immagino,tutte lo notti. Immagino te con il pancione,io che lo accarezzo e ascolto i suoi piccoli scalci,tu con le doglie,io che ti porto a fare le visite. Noi che corriamo nel parco. Io lo immagino sempre. Ma capiscimi,non posso mettermi contro a tutto quel potere. Non possiamo scatenare una guerra del genere- dico piano. Ha gli occhi lucidi adesso. Mi abbraccia forte. – Promettimi che non mi lascerai mai. Promettimi che sarai tu l’uomo vestito di nero accanto all’altare,promettimi che sarai tu il padre di mio figlio- dice lacrimando. – Ti ho sempre fatto promesse che posso mantenere. Ma questa volta non posso mantenerle tutte,quindi non prometto- sussurro. – Prometti quelle che puoi. Ma prometti come il nostro ‘per sempre’- dice piano. – Prometto- le dico accarezzandole una guancia. - Il per sempre è una promessa. Le promesse si mantengono. Il per sempre dice di restare. E non devi restare finché ti fa comodo, finché rispetti la tua promessa senza problemi, finché stai bene. Quello è troppo facile. Devi restare anche dopo, quando si fa difficile, quando vorresti alzarti e mandare via la porzione di mondo che ti ronza attorno. Il per sempre prevede che tu resti. Anche quando vorresti andartene. L'hai promesso. Altrimenti eviti di dirlo- dice con il capo basso. – A me sembra di averlo fatto- dico sorridendo. Mi avvicino piano e la bacio. Poi guardo l’ora. – Su,andiamo che la festa inizia- le dico tirandola. Prendiamo i regali ed entriamo in macchina. Ha la testa bassa fissa sulle converse. Le accarezzo una guancia. – Ohi. Dai Matt non può vederti così!- dico baciandole la guancia. Sorride. – Ecco,adesso sei bellissima- le dico. Arrossisce. Arriviamo a casa di Anna che ci accoglie con un forte abbraccio come suo solito fare. Ci sono molti parenti tra i quali quelli del battesimo. Arriviamo subito da Matt. – Ciao piccolo! Ma che dico piccolo sei già un uomo tu!- dice Sarah prendendo in braccio Matt. Già. Sarebbe una mamma perfetta. – Auguri!- dice facendolo roteare. Poi passa tra le mie braccia e faccio lo stesso. Prendiamo i regali e glieli diamo. – Ma quanti sono! Non dovevate!- si lamenta Anna. – Shh!- le dico. Intanto anche il papà si è messo accanto al suo piccolo e lo aiuta a scartare il tutto. – Come si dice?- dice Anna a Matt. – Grazie- dice il piccolo con le mani paffute. Sorridiamo. – Zia Sarah facciamo cavauccio?- le chiede. Bene,il cavalluccio. Matt adora questo gioco ma pare che si diverta solo con l’amata zia Sarah. Quando lei non c’è e io gli chiedo di farlo mi dice di no. Non sono abbastanza divertente. Sarah lo prende e in battibaleno iniziano a correre per tutta la casa mentre li guardano divertiti. Dopo poco si fermano. – Bene giovanotto adesso vuoi venire un attimo con lo zio? Devo farti un discorso da uomo!- gli dico. Poi lo prendo per mano e lo porto con me in giardino. Dopo un po’ ritorniamo. – Vieni Matt è il momento di spegnere le candeline!- dice Anna. Matt corre subito al tavolo e si posiziona davanti alla sua enorme torta di compleanno. – Iniziamo tutti a cantare. Tanti auguri a te. Tanti auguri a te. Tanti auguri a Matt. Tanti auguri a te!!! Tutti applaudono mentre soffia la sua prima e piccola candelina. Per un attimo immagino quando sarò vecchio e lui ne spegnerà 15 poi 20. Sarà bello vederlo crescere. Come se fosse nostro figlio. Mangiamo tutti la torta e poi gli invitati salutano. – Allora Matt ti sono piaciuti i regali?- dice Sarah sorridendo. – Si!- urla lui. – Matt! Su,a fare il bagnetto!- urla Anna. – Uh voglio vedere proprio questo lupacchiotto mentre fa il bagnetto!- dice Sarah rincorrendolo. Rido. Kellan si siede accanto a me. – Come va con lei?- mi chiede. Davvero riesce a capire tutto,o più semplicemente,a vedere. – È difficile per lei sapere che non potrà essere madre. E per me lo è ancora di più perché non posso renderla felice come meriterebbe- dico sospirando. – Vedrai,qualcosa accadrà. Se il destino ha deciso di farvi incontrare e di farvi vivere felice non lascerà che questo accada- dico mettendomi una mano sulla spalla. – Speriamo che sia così- dico. Matt arriva dopo con il suo accappatoio a orsacchiotto. Un vero cucciolo. Salutiamo e andiamo via. Appena ritorniamo in macchina il suo sguardo diventa di nuovo basso. Entriamo in casa e si cambia. – Si può sapere cos’hai?- le chiedo. Scuote il capo facendo segno di no con la testa. La blocco. – E che- cerca di dire ma le sale un nodo alla gola. La conosco troppo bene. – Continua- dico. – È che a volte ho paura che tu ci stia ripensando. Che io non sono la persona giusta per te e non lo sarò mai perché tu meriti di più...- dice ma non la faccio finire. – Shh shh- dico facendola sedere sul letto accanto a me. – Sai perché ti ho scelta? Non mi importa che i tuoi capelli siano sempre in ordine,né che i tuoi vestiti siano sempre perfettamente stirati. Non mi interessa della musica che ascolti e se i libri ti piacciono o meno. Non mi importa nemmeno se puoi risultare un po’ antipatica a volte,o se non mi farai sempre ridere,e a volte sembrerai un po’ musona. È la sensibilità che si manifesta nei tuoi gesti. È la tua dolcezza,la tua timidezza. Ti ho scelto per questo. Non solo per i tuoi occhi verdi,o per le labbra carnose su quella faccia a volte da schiaffi a volte da baci. O perché sei nata il giorno 22. O perché sei una di quelle persone di cui andare fieri,anche oltre l’amore. Sono tutti aspetti meravigliosi di te,certo. No. Io ti ho scelto perché hai sofferto tanto e so che non mi farai mai del male volontariamente,ti ho scelto perché ti piace difendermi anche quando non potresti farlo,perché mi proteggi da tutti,da tutto. Ti ho scelto perché sei la cura da me stesso. Ti ho scelto perché sei attenta a me come nessun altro. Ti ho scelto perché tu fai tutte quelle cose che nessuno ha mai avuto il tempo di fare per me. Io per primo- dico lentamente. – Io ti amo Sarah e non smetterò mai di farlo. E si. Sarò io il padre di tuo figlio- dico baciandole la fronte. Le asciugo le lacrime e la stringo a me. – E questa è una promessa-.

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Capitolo 51
*** Il cubo di Xataniel POV SARAH ***


Capitolo 51: Il cubo di Xataniel POV SARAH So com’è bello svegliarsi tra le sue braccia,al caldo,nonostante sia estate. Ma a me piace ripetermelo sempre. Stare tra le sue braccia è la cosa più dolce che ci sia. Il suo profumo,il suo calore,quei peli sulle braccia che mi solleticano e quella barba che mi punzecchia la spalla. Mi giro piano verso di lui aprendo lentamente gli occhi. Apre anche i suoi e mi immergo in quel paradiso. – Buongiorno- sussurra dolcemente. – Buongiorno- dico. – Mhh- mugugna qualcosa mettendosi sopra di me. – Come sta oggi la mia piccola guerriera?- dice sorridendo. Dio,credo di poter morire adesso. A volte non mi capacito che sia mio. È incredibile che lui,così bello,abbia scelto me. Una così brutta. Anche se lui continua a dire che sono bellissima. Non so dove trova tutta questa bellezza. – Diciamo bene- dico tranquilla. – Posso fare qualcosa per farlo diventare “benissimo”?- mi chiede appoggiandosi sulle sue braccia. – Non lo so. Non sono in vena oggi sai- dico stuzzicandolo e spostandolo. Mi alzo e vado in bagno. Con la coda dell’occhio noto che mi sta squadrando da cima a fondo fermandosi sul mio deretano. Mi scappa un sorriso. Lo sento arrivare dietro. Appoggia una mano alla porta. – Dovresti smetterla di mettere questi pantaloncini sai?- dice continuando a fissarmi. – E tu dovresti far cambiare direzione ai tuoi occhi- dico spostandogli la faccia e ritornando in camera. – Adesso non posso nemmeno guardare il corpo della mia ragazza?- dice ridendo. Rido. – Non troppo a lungo- dico arrivando in cucina. – Bene allora nemmeno tu potrai più guardarmi- dice aggrovigliando le sue braccia al suo petto. Rido. – Ma cosa dici? Io posso guardarti quanto voglio- dico avvicinandomi a lui. Si volta. – E no,mi dispiace. Non vale. O tutti o nessuno- dice andando via. – Roooob dai- dico chiamandolo e correndogli dietro fino in camera da letto. – No!- dice facendo finta di essere una ragazzina. – E se ti do un bacetto?- gli dico appoggiando le mani sulle sue ginocchia. All’improvviso smette di essere un bambino e prende a guardare le mie labbra. Mi avvicino piano e premo contro le sue. Schiude le labbra e inizia a baciarmi come si deve. Se tutti i giorni fosse così vorrei che la notte passasse in fretta. Mi siedo a cavalcioni su di lui togliendogli la maglia. Continua a baciarmi e accarezzarmi i capelli. Tocco il suo petto scolpito e marmoreo. Finisco sopra di lui. Ridiamo. Appoggia una mano sul mio sedere e appoggio anche la mia per toglierla ma davvero non resisto. Capovolge la situazione e continua a baciarmi. D’un tratto il telefono squilla. – Devi rispondere- sussurro staccandomi. – Non voglio- dice con gli occhi chiusi. Poi si alza e va a rispondere. – La colazione- sospiro. Arrivo in cucina e vado a preparare la colazione. Metto tutto sul tavolo e aspetto che arrivi. – Tutto bene?- gli chiedo. Annuisce. – Era solo un vecchio amico. Al momento sbagliato- dice. Divento tutta rossa. Mangiamo in silenzio la colazione. – Vado a lavarmi- dico in fretta. Mi rifugio nella doccia. Il getto fresco dell’acqua mi libera la mente. Appena esco lo trovo in bagno. Bacia piano il mio collo e sono costretta ad appoggiarmi al lavandino siccome le mie gambe hanno già ceduto da un pezzo. Vado in camera e aspetto che si lavi. Intanto indosso i miei pantaloncini,le converse e una maglia qualsiasi. Lo vedo ritornare già vestito. Ma come fa ad essere così veloce? A,la velocità. Dimenticavo. Sento squillare il cellulare e lo prendo. Trovo il nome di Anna sul display. – Pronto Anna. Si. C-cosa? Dove sei? Ok non ti muovere arriviamo subito!- dico in fretta. Il mio cuore ha preso a battere fortissimo che quasi non lo controllo. Robert mi fissa preoccupato. Lascio cadere il cellulare sul letto. – Amore- dice venendo accanto a me e facendomi sedere. Si siede accanto a me. – Respira-. Faccio come dice e riesco a calmarmi un po’. – Ora dimmi cosa è successo- dice piano. – Matt. L’hanno rapito- dico con la gola secca. – Come rapito?- dice perplesso. – Non c’è tempo. Andiamo!- dico tirandolo. Arriviamo alla macchina il più velocemente possibile. Rob accende il motore e partiamo. Sto sudando freddo. Davvero,non riesco a controllare le mie emozioni. Che cosa mi sta succedendo? Arriviamo a casa di Anna. Appena arrivo Anna si getta tra le mie braccia lacrimante. – Tranquilla. Dimmi tutto- dico cercando di farla calmare. – Stamattina ci siamo svegliati e non lo abbiamo trovato nella culla. Abbiamo girato tutta la casa,chiamato i vicini,i parenti,ma niente. Non so più cosa pensare Sarah- dice piangendo ancora. Il mio cuore sta per esplodere. Kellan è seduto sul divano e fissa il pavimento. – Ehi- dice Robert avvicinandosi a lui e abbracciandolo. – Mio figlio. Dov’è mio figlio?- dice Kellan con le lacrime agli occhi. Ho un nodo alla gola enorme ma decido di non piangere. Devo essere forte per entrambi. – Avete chiamato la polizia?- riesco a chiedere con un sibilo. Mi schiarisco la voce. – Si ma hanno detto che non possono denunciare la scomparsa prima delle 24 ore- dice Anna con la voce rotta dal pianto. – Forse,forse so dove può essere- dice Robert guardandomi. – Non mi dire che quegli sporchi bastardi lo hanno preso?- gli chiedo dopo aver letto la sua mente. Non uso quasi mai i miei poteri. Mi piace pensare che se voglio posso avere una vita normale. Ma quando servono sono molto utili. – Chi?- domanda Anna impaurita. – I Demoni- rispondo. Arriviamo in fretta e furia al Midnight Palace. Entriamo e sentiamo subito l’odore di marcio e chiuso. Prima di arrivare alla sala principale blocco Anna e Kellan. – Niente passi azzardati. Fate fare tutto a me e Robert- dico a bassa voce. Entriamo in quell’enorme sala e il pianto di Matt ci fa tirare un sospiro di sollievo. – Matt,amore mio- dice Anna portandosi le mani alla bocca. Fa per andare a prenderlo ma la blocco. Si mette dietro di me. Si sente la tensione. – Così avete subito capito che il bambino era qui. Ma bravi- dice il Capo prendendo tra le braccia Matt. – Dimmi cosa vuoi da lui e qui nessuno si farà del male- dice Robert stringendo i pugni. – Oh senti chi parla. Semmai voi fate attenzione altrimenti vi farete male- dice con la sua ironia del cazzo. – Dimmi cosa vuoi- dice ancora Rob. – Lui ha il cubo di Xataniel- dice chiaro. – Cos’è?- chiedo io. – Ricordi quando la vostra amica Anna vi disse di essere incinta? Robert non voleva toccare la pancia di Anna per paura di trasmettere del male al bimbo. Ma voi lo avete convinto e così ha fatto. Voi credete che non gli ha trasmesso del male ma invece è così- dice camminando per la sala. Intanto Matt alla nostra vista ha smesso di piangere. – Spiegati meglio- dico seria. – Nel momento in cui Robert ha toccato la pancia di Anna ha trasmesso del male al bambino. Ma subito dopo l’hai toccata tu,Sarah. L’incontro tra il male e il bene,questi vortici di potere,scontrandosi hanno dato vita al cubo di Xataniel-. Mi giro verso di Robert e vedo che il suo sguardo è abbastanza complicato. – Dove si trova questo cubo?- chiedo ancora. – Oh mia cara ti sbagli. Vedi,il cubo non è una cosa materiale. Viene chiamato così perché è l’incontro dei due poteri. Ma in realtà è un potere che ha il bambino- dice ritornando a mettere Matt nella culla. – E in cosa consiste?- chiede Kellan. – È l’unica cosa in grado di distruggere la piuma d’oro. È un pericolo per noi Demoni- dice sedendosi sul suo trono. – E cosa volete fare a Matt?- domando. – Ucciderlo. Cos’altro sennò?- dice sicuro. – Noo! No! Noi troveremo un modo per togliere quella cosa da dentro al mio bambino ve lo prometto,ve lo prometto- dice Anna accovacciandosi a terra e piangendo. Kellan le si avvicina e la rassicura.-È tutta colpa tua brutto stronzo- dice Kellan gettandosi addosso a Robert. – Kellan calmati- dico togliendoglielo da dosso. – C’è un modo per evitare tutto questo?- dice Rob vedendomi in difficoltà e rialzandosi. – In realtà qualcosa ci sarebbe- dice piano. – Tu e Sarah potreste riprendervi il potere del cubo e una volta estratto da Matt lo distruggerò-. Si alza e si avvicina. – Non so se ne sono capace- affermo. – Ci lascerai in pace poi?- chiede ancora Robert. – Lascerò in pace tutti voi- dice. Robert si avvicina e mi prende per mano e con cautela ci avviciniamo alla piccola culla. Prendo Matt in braccio e lascio che i miei occhi si facciano lucidi. Lo stringo forte a me e ne aspiro il profumo. Lo riappoggio nella culla. – Robert io non so se..- dico ma non mi fa finire. – Segui me. Fidati- dice piano. Appoggia una mano sul petto di Matt e faccio lo stesso. Chiude gli occhi e afferra la mia mano. Do spazio ai miei poteri ed entro nella sua mente. Pensa al primo ricordo che hai di lui. Pensa a quando toccasti la pancia di Anna. Concentrati. Verrà naturale. Seguo i suoi comandi alla lettera. Intanto un brivido mi percorre la schiena. Sento un leggero formicolio prima alla mano poi per tutto il braccio. Apro lentamente gli occhi. Una luce blu percorre il mio braccio. La stessa luce blu percorre il braccio di Robert. Si scontra e si unisce nelle nostre mani. Stacchiamo le mani da Matt che è caduto in un lieve sonno. Mentre tra le nostre si crea un vortice. I due poteri si uniscono. – Eccolo! Il cubo di Xataniel!- urla il Capo. Si avvicina piano. Dice qualcosa sottovoce e quella che prima era una luce fioca adesso è molto più intensa. Si alza in aria e un lampo di luce si scaraventa a terra. Il buio. Dopo un po’ i miei occhi ritornano ad aprirsi. Mi alzo di scatto. Siamo ancora qui. La luce è andata via. Il Capo non c’è più. Corro verso la culla e prendo Matt tra le braccia. – Piccolo mio,perdonami- dico lasciando che le lacrime percorrano il mo viso. Gli altri si alzano e porto ad Anna e Kellan il loro figlio. Lo accarezzano e lo baciano. Le lacrime sul mio viso continuano a scendere. Ce l’abbiamo fatta. Robert si avvicina a me da dietro e accarezza piano la mia mano punzecchiandola. – Sei stata bravissima- sussurra al mio orecchio. Mi asciugo le lacrime. Lo prendo per mano. – Grazie ragazzi- dice Kellan. – Robert scusami davvero io- dice ancora. – Non devi preoccuparti di nulla. Probabilmente avrei detto lo stesso se mi fossi ritrovato in questa situazione. Anche se Matt per noi è come un figlio- dice piano. – Aggrappatevi a me- dico convinta. Fanno come gli dico e in meno di tre secondi siamo a casa nostra. Per un attimo vedo tutto buio e sento le braccia di Robert afferrami da dietro. Mi fa stendere sul letto e mi appoggia qualcosa di fresco sulla fronte. Dopo poco riapro gli occhi. – Tutto bene?- mi domanda Anna. Annuisco. – È solo stanca per quello che ha fatto. Si è sforzata molto- dice Robert piano. Sorrido leggermente guardando Matt che dorme beato tra le braccia del papà. – Non so cosa avrei fatto se avesse voluto ucciderlo- dico lentamente. – Hai già fatto molto e questo ci basta- dice Kellan. – So che può sembrare impossibile ma amo questo bambino come se fosse mio- dico a bassa voce. – Ti capisco. E per me puoi essere anche la sua seconda mamma. Del resto è nato anche grazie a te- dice Anna sorridendo. – Non finirò mai di dirvi grazie- dico prima che i miei occhi si chiudano di nuovo. [...] Il risveglio non è dei migliori. La testa mi scoppia e mi gira e davvero non sto capendo più nulla. – Ciao piccola- sento la voce di Robert attirare la mia attenzione. Si siede sul letto. Appoggia la mano sulla mia fronte. – Come ti senti?- mi chiede. – Male. Mi gira tutto- dico. Appoggia le labbra. – Eh già,scotti ancora- sussurra. – Come? Io ho la febbre?!- chiedo stupita. – Ehm..si (?)- dice ironico. – Ma è da un’eternità che io non ho la febbre!- esclamo. – Beh adesso ce l’hai- dice accarezzandomi e ridendo. Metto il broncio. Mi pizzica una guancia. – prima sei stata davvero fantastica. Non credevo ce l’avresti fatta- dice. – Tu mi sottovaluti troppo signor Pattinson- dico sorridendo. – È questo il bello. Credo sempre che ogni piccola cosa possa distruggerti,ti vedo così fragile. E invece ogni ostacolo che ti si presenta davanti tu lo scavalchi con coraggio e a testa alta. Sono orgoglioso di te- dice sorridendo. Quel sorriso mi fa andare il tilt il cervello più di quanto non lo sia già. – Hai detto una cosa meravigliosa,sai?- gli chiedo. – Tu sei meravigliosa,sai?- dice. Mi avvicino piano a lui e lo bacio. – E anche questa l’abbiamo superata assieme- dico abbassando lo sguardo. Afferra la mia mano e l’intreccia alla sua. – Insieme a te sarei capace di superare qualsiasi cosa- dice piano. – Ti amo- sussurro. – Per sempre-.

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Capitolo 52
*** Vacanza in Italia POV ROBERT ***


Capitolo 52: Vacanza in Italia POV ROBERT La luce penetra dall’enorme finestra della camera da letto e in quel momento la mia mente realizza che è mattino già da molto. Apro lentamente gli occhi e li stropiccio. Inizio a fissare il soffitto e poi mi alzo. Stiro i muscoli e mi avvicino piano alla finestra. Direi che Sarah è stata fantastica a scegliere questa casa,la vista mare che c’è da quassù è mozzafiato. Siamo in Italia,precisamente in Sicilia. Abbiamo deciso di prenderci una bella vacanza dopo tutto quello che è successo. Abbiamo faticato per convincere Anna e Kellan a venire con noi. Ma alla fine siamo riusciti a convincerli a lasciare il piccolo Matt ai nonni per godersi questa meritata vacanza in compagnia dei loro migliori amici. E questo,purtroppo,è l’ultimo giorno e ho intenzione di divertirmi. Del resto sono sempre un ragazzo di 25 anni. Apro leggermente la finestra facendo passare un po’ d’aria fresca. Preparo la colazione sia per me che per Sarah e appoggio il vassoio sul letto. Indosso dei pantaloni e afferro la mia chitarra. Tiro fuori uno dei tanti spartiti e una matita. Sto cercando di finire di comporre questa canzone almeno per domani siccome la dovrò portare in fretta al direttore. Non ho la più pallida idea di cosa voglia fare ma poco mi importa. Inizio a suonare qualche accordo. Mi passo una mano tra i capelli. Sento Sarah muoversi tra le coperte. Aggiungo una serie di note alla mia canzone e continuo. Sicuramente Sarah si è svegliata e infatti in poco tempo la trovo accanto a me. È appoggiata sui gomiti con i piedi dalla parte del viso e mi fissa. La guardo teneramente e non posso fare a meno di guardare il suo intimo colorato che mette in risalto il colore dei suoi occhi. Mi volto di nuovo a guardare la mia chitarra. – Ancora lavori?- mi chiede con la voce impastata dal sonno. – Già. Non vedo l’ora di finirla,amore- rispondo. Si alza piano e si inginocchia dietro di me. Attorciglia le sue braccia al mio collo. – Devi finirla proprio ora?- mi chiede accucciandosi tra l’incavo della spalla e il collo. Il contatto della mia schiena con la sua pancia mi provoca dei brividi. Bacia piano il mio collo. Adoro quando mi provoca così. Sposto leggermente gli spartiti e poso a terra la mia chitarra. Mi volto. – Beh credo che la canzone possa aspettare un altro po’- dico dolcemente. Le prendo i fianchi e mi getto delicatamente su di lei. Ride. Mi tengo alzato sulle braccia per non darle peso. Mi fissa per un tempo indefinito negli occhi. – Lo sai che sei bellissimo?- mi dice ad un certo punto. Rimango in silenzio,senza rispondere. Avvicino i nostri nasi facendoli sfiorare. Porta le sue mani dietro la mia nuca e l’accarezza piano. Sa che vado pazzo quando fa così. Sembra quasi lo faccia apposta. – Lo sai che sembro un gatto che fa le fusa quando fai così- dico ridendo. – Per questo lo faccio- risponde ridendo anche lei. – Come riesci a farmi stare così bene?- dice ora con più serietà. – Con la stessa facilità con cui ci riesci tu- rispondo piano. – Sei molto più importante di quanto tu possa immaginare e, solo da quando ci sei, ho capito cosa significhi voler bene davvero: farei di tutto per renderti felice senza chiedere nulla in cambio, se non un sorriso. A me basta solo sapere che esisti per stare bene. Quindi davvero non so come faccio- dice baciandomi il naso. Sorrido. – Per me è lo stesso- le dico sorridendo. Mi avvicino piano alle sue labbra e le bacio delicatamente. Si stringe a me intensificando il bacio. Dio solo sa quanto io la ami. Si stacca. – Uh ma guarda! Il signore mi ha anche portato la colazione!- dice ridendo. Mi scosto leggermente e si avvicina al vassoio che avevo preparato prima. Prende il coltello e taglia una fetta di torta ricoperta da zucchero a velo. Prendo la mia maglia appoggiata sulla sedia accanto al letto e mi avvicino a lei. – Metti- le dico facendogliela infilare. Da un morso alla torta e la gusta. Dopo un po’ mi accorgo che ha il naso ricoperto di zucchero a velo. Inizio a ridere. – Che c’è?- mi chiede stranita. – Dovresti guardarti il naso- dico continuando a ridere. Si sporge per raggiungere lo specchio e nota di essere sporca. – Ah ah fa davvero ridere- dice pulendosi. La mia piccola. Mi avvicino di nuovo alle sue labbra e stavolta è lei a baciarmi. Intensifico il bacio quando bussano al campanello. Di tutta questa vacanza l’unica cosa che Sarah ha sbagliato ad organizzare è questa. Anna e Kellan come vicini di casa. È incredibile. Arrivano sempre al momento sbagliato. Mi stacco e sbuffo. Si porta una ciocca di capelli dietro all’orecchio e si alza. – Sii?- dice al citofono. – Si. Cinque minuti e siamo giù- dice ancora. Ritorna in camera. – Muoviamoci che ci stanno aspettando- dice iniziando a prendere qualcosa dall’armadio. – Credo che dopo farò un bel discorsetto a Kellan- dico alzandomi e sbuffando. Si avvicina a me e appoggia una mano sulla mia guancia. Si alza sulle punte e mi stampa un bacio sulle labbra. – La colazione era buonissima. Non preoccuparti- dice prima di andare in bagno. Dopo un po’ esce fuori con degli short e una canotta ed entro subito io. In poco tempo sono fuori. Chiudiamo tutto e scendiamo giù. – Ciao ragazzi!- urla Sarah abbracciandoli. – Ciao ragazzi!- la imito facendo la stessa voce a femminuccia. – Grazie per la puntualità- dico per poi prendere a camminare come una modella. Mi volto. Scoppiano tutti a ridere ed io li seguo. Iniziamo a camminare per la città. – Bene,è il nostro ultimo giorno qui. Che abbiamo intenzione di fare?- chiede Anna. – Qui nessuno ha idee- risponde Sarah. Mi guardo intorno. – Beh,in realtà...io un’idea ce l’avrei- dico facendo il solito sorrisetto vittorioso. Si voltano tutti nella direzione in cui sto guardando. – No! I quad!- urla Kellan andando verso quella specie di motorini giganti. – Robert spero starai scherzando!- mi dice Sarah seguendomi. – Non vorrai affittare uno di questi cosi!- urla ancora. – Scusi quanto costa?- cerco di dire in uno strano italiano. Il signore invece mi fa segno con le dita del costo e decidiamo di affittarli. Prendiamo i caschi e Anna si mette dietro Kellan. – Non ci salgo su questo coso!- dice mettendo il broncio. – Ti fidi di me?- le chiedo porgendole la mia mano. – Di te mi fido. È di questi cosi che non mi fido- dice terrorizzata. La tiro e la faccio salire. Si stringe forte a me. Parto e iniziamo a correre per tutta la città che oggi non è affatto trafficata. – Ma è bellissimo!- urla Anna. – ROB! Rallenta!- urla invece Sarah. Continuiamo a correre e dopo un po’ sentiamo le sirene.- Che ti avevo detto?- mi dice Sarah parecchio arrabbiata. Bene! Ci mancavano solo i carabinieri. Ci fermiamo e ci danno un bel biglietto con una multa di 80 euro. Decidiamo di dividere la spesa e paghiamo. Dopo un po’ vanno via e noi riportiamo i quad al proprietario. Sarah si volta sbuffando. – E dai Sarah. Perché fai così? Siamo ragazzi,bisogna divertirsi!- le urlo dietro. – Ragazzi si ma non vuol dire irresponsabili. E comunque scendo in spiaggia- dice prima di avviarsi. La seguo mentre il sole cocente di mezzogiorno ci scotta. – Scusami- dico accanto a lei. – Avete ragione voi. Sono io la guastafeste- dice sbuffando. – Può darsi anche di si ma noi siamo irresponsabili- dico abbassando lo sguardo. Mi da un pugno. – Ehi io non sono una gustafeste!- dice ridendo. Rido anche io. – Chi arriva prima mi bacia!- urla Kellan iniziando a correre verso l’acqua. – Beh spero di essere l’ultimo- gli urlo anche se ormai è già lontano. Ride anche lei. Ad un tratto mi fermo e la prendo tra le braccia. La guardo e sorrido. Poi corro verso l’acqua. La getto. Inizia a corrermi dietro schizzandomi mentre io provo ad affogarla più e più volte. Dopo il rilassante e divertente bagno ci sdraiamo sul bagnasciuga. Inizio a guardarla mentre accarezzo la sua pancia. – Non sai quanto sei bella in questo preciso momento- sussurro. Mi guarda e mi sorride poi abbassa lo sguardo. – Sai...a volte credo di non meritarti...- dice piano. – E perché?-. – Perché tu sei un ragazzo fantastico,mi fai stare bene,riesci sempre a farmi ridere. Sei l’uomo che tutte vorrebbero. Sei dolce,romantico,simpatico e bello da mozzare il fiato. E non meriti una come me. Piena di difetti e paranoie- dice alzandosi sui gomiti. Mi alzo e le prendo le mani. L’acqua fresca bagna i nostri piedi. Accarezzo la sua guancia. - A me basti tu e nessuno potrà mai prendere il tuo posto, nessuno sarà mai te. Anche se non ci sarai, anche se io so che ci sarai, nessuno per me sarà mai migliore di te, nessuno sarà quello che tu sei per me e nessuno cambierà mai quello che sei per me. Tu riesci a tirar fuori da me la mia parte migliore, mi fai essere una persona migliore, tu sei la parte migliore di me- dico per poi abbracciarla. Si stringe a me. La prendo in braccio e la getto di nuovo in acqua. – Bene! Hai vinto la battaglia ma non la guerra!- dice tutta bagnata venendo verso di me. Il pomeriggio lo passiamo interamente in spiaggia. Verso sera torniamo a casa per cambiarci e mangiare qualcosa. Dopo poco usciamo di nuovo. Questo è l’ultimo giorno e dobbiamo godercelo fino alla fine. Passeggiamo sul lungomare,ogni coppia per conto suo. Evidentemente c’è un mercatino perché ci sono tantissime bancarelle e perché Sarah mi sta strattonando a destra e sinistra senza un motivo. – Prendiamo un souvenir?- mi implora. Annuisco sorridendo.– Grazie!- dice urlando e abbracciandomi. Sorrido mentre la guardo cercare di parlare con un italiano. Ci sono tante cose che nella vita non capisco. Si incontrano migliaia di persone, poi un giorno ne incontri una, che ti cambia la vita. Per sempre. E lei è quella persona. Mi piace rimanere a fissarla ore intere a volte e pensare che è la donna della mia vita. Riprendiamo a camminare e in lontananza delle persone urlano il mio nome e mi vengono incontro. È uno dei tanti gruppetti di fan. Come al solito rivolgo loro un sorriso e firmo gli autografi,scatto foto. Sono sempre disponibile per loro. È grazie a loro se ora sono qui. Sarah mi guarda sorridente da lontano e una volta andati via si riavvicina a me. Non vogliamo far sapere nulla a nessuno. – Uno dei tanti gruppi?- mi domanda. Annuisco. Fatto un certo orario ritorniamo a casa. Io mi cambio mentre Sarah prepara la valigia. – Sai,non vorrei lasciare mai questo posto. Non voglio che l’estate finisca- dice piagnucolando. – Beh,nemmeno io- dico avvicinandomi a lei. Prendo le sue mani. – Vieni- le dico tirandola. Usciamo fuori al balcone e faccio spuntare le mie enormi ali per poi salire sul tetto. La faccio sdraiare accanto a me. – Ma è stupendo!- esclama. E mentre lei guarda le stelle io non posso fare a meno di guardare lei. È mille volte più bella di qualsiasi catastrofe e bellezza naturale. Si accuccia sul mio petto ed io l’abbraccio. – Sai cosa mi piace di più di questo “noi”?- mi chiede. – No,cosa?-. – Il fatto che siamo una cosa sola,che io sono te e tu sei me,che io sto prendendo i tuoi stessi modi di fare,lo stesso modo di parlare. Sto crescendo con te e sto imparando a stare bene,a vivere, a vivere con te. E non c’è cosa più bella- dice sussurrando. Rimango in silenzio per un po’. – A volte mi fermo a guardarti e penso che tu sei quella giusta. Sei la donna perfetta. Sei tutto per me. Tu sei la donna della mia vita. E per niente al mondo ti perderò,non ti farò scappare mai. Quindi arrenditi. Ti terrò imprigionata per sempre. Sei mia piccola,e non vai da nessuna parte- dico piano. – E chi ti ha detto che ho tutta questa voglia di scappare?-dice ridendo. Si volta verso di me. Mi avvinghio alle sue labbra e le bacio. Le mordo,le succhio. La mia unica certezza di vita. Ci sono persone che ti piacciono perché le stimi, altre perché sono intelligenti, altre perché sono belle. Ci sono quelle di cui apprezzi l’ironia, la spontaneità, il coraggio. Ci sono quelle che ti stupiscono con un gesto, quelle su cui puoi contare sempre, quelle che ti insegnano qualcosa. Ci sono persone che ti piacciono per come si muovono, per il tono della voce, perché sanno raccontare le cose. Ci sono quelle che ti conquistano con la determinazione, con la bontà, con il talento. Ci sono esseri umani che ti fanno commuovere, che ti illuminano, che hanno il tuo stesso sangue. Ci sono gli amici che scegli, quelli che ti deludono e perdoni, quelli grazie ai quali cambi, quelli per cui non cambi mai. Ci sono persone che ti convincono, che ti sorprendono, che ti affascinano. E poi ci sono le persone che senti. E non necessariamente sono queste cose, forse ne sono alcune, a volte nessuna. Magari non sono perfette, non sono infallibili e sbagliano tutto. Eppure sono le persone che senti. Quelle che sembra che qualcuno vi abbia sintonizzato sulla stessa frequenza radio in un tempo in cui la radio non esisteva ancora.

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Capitolo 53
*** Si. POV SARAH ***


Capitolo 53: Si. POV SARAH Apro gli occhi. Porto una mano alla fronte e mi accorgo che è sudata. Mi alzo leggermente e noto che sono tutta sudata. Mi sdraio di nuovo. Robert è accanto a me e dorme sereno,pensiero che,mi fa tranquillizzare un po’. Era da molto che non mi svegliavo in questo modo. Era da molto che non avevo quest’incubo,lo stesso di qualche mese fa. Quell’incubo che mi aveva portato a tormentare la mia povera testa e a pormi tutte quelle domande. Il bambino che veniva ucciso dai Demoni. Ma chi era quel bambino? Il mio? Il nostro? Sono terrorizzata. Ho il cuore che batte a mille ma non voglio svegliare Robert. Guardo l’orologio e sono le quattro del mattino. Mi allontano in bagno e mi getto sotto la doccia. L’acqua fresca mi fa pensare. Anche quest’estate è andata e se ripenso a quella dell’anno scorso mi vengono i brividi. E oggi siamo di nuovo a quel 22 Dicembre. Come tutti gli anni l’inverno si è fatto sentire prima nella fredda Londra ma poco importa. Mi è sempre piaciuto l’inverno. La neve,la pioggia,il camino,le mani fredde riscaldate dal tepore di altre. Noto che l’inverno sia molto romantico. E non per niente due anni fa eravamo nel pieno dell’inverno. Come dicevo prima,l’inverno qui subito è arrivato. Così come il lavoro...e le tournèe di Robert...e la mia gelosia. Fortunatamente questo mese sono riuscita a tenerla a bada,fidandomi ciecamente di lui. Anche se la mia paura di non essere abbastanza per lui c’è sempre. Lui è così perfetto. Mi conosce meglio delle sue tasche. Sa tutto di me...ogni difetto,ogni pregio,ogni scheletro nell’armadio,ogni mia paura. Compresa la paura di perderlo. Insomma,lui non si ferma come tutti al primo strato,alla prima barriera. Scava sempre più a fondo,abbatte ogni muro anche quello più lontano e più forte per entrare dentro me. Mi invade fin dentro alle ossa,fino in fondo. Non si allontana anche con il buio che c’è in me. E poi lui mi ha salvata. In tutti i modi in cui una donna può essere salvata. I miei pensieri finiscono appena mi accorgo di aver chiuso il getto della doccia. Mi copro con l’asciugamano e mi asciugo. Indosso un pigiama pulito e metto tra i panni sporchi quello sudato. Mi avvicino al letto lentamente. Ho paura di dormire. Non voglio rifare quel sogno orribile. Ma non voglio nemmeno svegliare Robert...sono già abbastanza bambina con lui. Devo pur avere 22 anni,caspita! Corro in cucina e prendo una vaschetta di gelato. Mi siedo e la gusto,lentamente. L’orologio segna le cinque e decido che sia ora di affrontare questa paura e andare a letto. Mi fiondo nelle coperte e spengo la piccola lucina sul comodino. Il buio riempie all’improvviso la stanza e le immagini di quel bambino ritornano nella mia mente. Mi copro il viso con le mani e il mio viso viene bagnato dalle lacrime calde e salate. Mi volto verso Robert e mi accuccio accanto alla sua schiena. Mi aggrappo come se potesse farmi uscire da quell’incubo tremendo. Chiudo gli occhi. Mi sveglio dopo ben quattro ore e mezza di sonno. Tasto con le mani il letto e mi accorgo che è vuoto. Mi stiracchio un po’ e apro la finestra facendo entrare luce in quella stanza. Vado in cucina e mi stropiccio gli occhi. Dopo quel brutto sogno noto nel forno il mio aspetto orripilante. Ho i capelli legati in un codino che codino più non è,gli occhi stanchi e le occhiaie. Do un grido isterico e prendo la macchinetta del caffè. Proprio mentre esce mi accorgo che Robert non è in casa. Inizio a guardarmi intorno stranita. Prendo una tazza e proprio in quel momento bussano al campanello. Una volta,due,tre,quattro. Do un altro grido seguito da un’imprecazione che solo io riesco a sentire. Apro la porta quasi sbattendola. Un enorme mazzo di rose rosse mi si presenta davanti. Rimango sbalordita davanti a tutto quello che i miei occhi vedono. Un ragazzo più o meno dell’età mia si gira di fianco. – Mi scusi,è lei la signorina Sarah?- mi chiede cortesemente. Annuisco. Ho la bocca asciutta e non riesco a dire nulla. – Firmi qui per favore- dice porgendomi una piccola cartellina con su un foglio pieno di scritte. Firmo in silenzio e glielo do. – Ecco le sue rose- dice con una voce piena di sforzo. Le afferro. – Grazie!- riesco a dire dopo essere uscita dalla mia trance. Chiudo la porta con un calcio della gamba e torno in cucina. Appoggio le rose sul tavolo poi prendo un vaso,lo riempio d’acqua e ci metto quelle rose meravigliose. Aspiro tutto il loro profumo. Dopo poco noto un biglietto. Lo afferro e lo apro. Buongiorno principessa. Questo è tutto quello che c’è scritto. Sorrido,involontariamente. Poso il biglietto sul tavolo e inizio a guardarmi intorno con un sorrisetto malizioso sulle labbra. So che Robert è qui dentro ma non vuole farsi trovare. – Bene,aspetterò la mia preda in silenzio- dico ad alta voce incrociando le braccia al petto. All’improvviso qualcuno mi viene addosso e mi trascina fino al divano nel salone,collegato alla cucina,fino a che non cadiamo entrambi. – E qui ti sbagli- dice ormai addosso a me. – Tu sei la mia preda. Io sono il predatore- dice con un sorrisetto sulle labbra. – Finalmente ti sei fatto vivo!- dico ridendo. Si alza e mi prende le mani per farmi alzare. – Credevi fossi scappato?- mi chiede. Faccio segno di no con la testa. – Non lo avresti mai fatto- dico piano. Sorride. Rimaniamo in silenzio per un po’ a guardarci negli occhi. – Quelle rose sono stupende,non dovevi- dico tra le sue braccia. Mi tiene stretta per i fianchi,quasi come se gli appartenessi. In teoria,è così. – Te le meriti tutte. Tutte e 30- dice mostrandomi quel sorriso brillante. Guarda le mie labbra come se le stesse cercando e desiderando ardentemente. Non sa quanto io desideri le sue. Si avvicina piano sempre stringendomi a se. Appoggia piano le sue labbra sulle mie e aspetta che io le schiuda. Mi regala uno dei suoi baci più belli e dolci. Mi stacco tenendo la fronte appoggiata alla sua. – Buon compleanno- sussurro. Si avvicina di nuovo alle mie labbra per gustarle ancora un po’. Porto le mani dietro la sua nuca,facendolo rilassare. – Mmm- mugugna qualcosa mentre,tenendomi per i fianchi,mi spinge verso la camera da letto. Continua a baciarmi mentre io mi godo la protezione delle sue braccia muscolose intorno alla mia vita. Finisco sul letto e lui a carponi su di me mantenendosi sulle sue braccia. Iniziamo a guardarci negli occhi e improvvisamente mi ricordo dell’aspetto orribile che ho. Mi copro la faccia con le mani. – Che c’è?- mi chiede sorpreso. – Prima ho notato che sono davvero orribile,ma purtroppo l’ho dimenticato- dico lamentandomi. Sposta delicatamente le mie mani e i miei occhi incontrano quello sguardo color oceano. Lo vedo sorridere e il suo profumo mi pervade le narici. – Sei bellissima- sussurra piano. Poi,si sposta da me e si siede sul letto a gambe incrociate. Mi alzo anche io e in un attimo divento rossa come un pomodoro. – Che facciamo oggi?- gli chiedo rompendo quel silenzio imbarazzante e torturandomi le mani. – Tutto il pomeriggio devo passare alla casa discografica,mi dispiace- dice. Ma è sincero. In un attimo quella inaspettata felicità si trasforma in delusione. – Non importa- dico fingendo un sorriso. – Ma stasera passo a prenderti e passeremo la serata assieme,contenta?- mi chiede. Si,contentissima. Passare la giornata da sola,chiusa in casa,il giorno in cui compiamo due anni assieme è davvero bello. Ma,dopotutto,questo è il suo lavoro. Annuisco sorridendo. – Starai bene qui tutta sola?- mi chiede con quell’aria dolce. Ma come fa? Adesso tutta quella specie di rabbia è passata e ho solo una voglia matta di strapazzarlo di baci. – Starò bene- lo rassicuro. Fa un altro dei suoi mugugni e si posiziona su di me. Accarezza con un dito la mia guancia e mi osserva per qualche minuto. – Cosa darei per restare qui con te,adesso- sussurra. E allora resta. Vorrei urlarglielo ma non posso. – Anche io ma il dovere chiama- gli ricordo,facendo uscire dai suoi sogni. Mi bacia le labbra e si alza. – Mangiamo prima qualcosa?- mi chiede porgendomi la mano. La afferro. Si,preparo qualcosa. Mi metto subito alle prese con la carne e devo dire che cucino proprio bene. Una volta preparato il tutto mangiamo in silenzio. Forse ha capito che ci sono rimasta un po’ male,anche se non voglio darlo a vedere. – Verso che ora passi?- gli chiedo impaziente che arrivi stasera. – Verso le otto sono qui- dice bevendo l’ultimo sorso d’acqua. Annuisco. Sparecchio e lavo in fretta i piatti. Oggi non ho voglia di fare nulla. Fatte le due e mezza del pomeriggio si avvicina a me. – Ciao piccola- mi dice prima di baciarmi la fronte. – Ciao- rispondo e lo vedo uscire di fretta dalla porta di casa. Appena uscito mi getto sul divano mettendo uno dei tanti programmi idioti in tv. Fatte le quattro la noia si fa sentire e spengo la televisione. Ad un certo punto squilla il cellulare. Lo afferro in fretta sperando sia lui che mi vuole dire che è libero ma il nome di Anna sullo schermo mi fa rimanere un po’ delusa. Seconda delusione per oggi. Annotato. – Pronto? Si Anna,dimmi. Al centro commerciale?- dico rispondendo alle sue domande. Guardo l’orologio e penso che ho tempo per le otto e di certo non starò qui ad aspettarlo a casa. – Si vengo. Tra un quarto d’ora sono da te-. Finisco di fare tutto in un quarto d’ora,indossando un jeans e un maglione largo. Lascio i capelli legati senza senso. Non devo andare da nessuna parte in particolare. Appena fuori noto che Robert ha preso la macchina e quindi sono costretta ad andare a piedi. Inizio a camminare in quel piccolo gelo che è Londra. Dopo poco arrivo fuori casa di Anna e mi accoglie dolcemente. Saluto il piccolo Matt che mi viene incontro abbracciandomi. – Allora andiamo a fare shopping ometto?- gli domando scompigliandogli i capelli. – Si- risponde. Sorrido. – E Kellan dov’è?- domando ad Anna che sta chiudendo la casa. – È uscito per fare una commissione,non so dove- mi risponde. Entriamo in fretta in macchina. – Si parte!- urla. – Yiuuuuu!- urlo anche io come una bimba. Una volta arrivati Anna mi porta quasi in tutti i negozi per consigliarla sugli acquisti da fare. Dopo ben due ore stressanti passate tra un camerino e l’altro ritorno a casa. Rientro infreddolita. Mi riscaldo un po’ e noto che sul tavolo c’è un bigliettino in bella vista. Ciao amore! Non allarmarti. Ho sparso vari biglietti per la città. Segui gli indizi e non ti perderai. Ora controlla nella cassetta della posta. Rimango scioccata da quel biglietto. Dovevo sapere che c’era sotto qualcosa. Era impossibile che Rob andasse a lavoro lasciandomi così. Nonostante tutto,arrivo alla cassetta della posta e trovo al suo interno un altro biglietto. Fin qui ci siamo. Continuiamo con gli indizi. È giallo,verde e rosso e si trova a Old Street. Ma che cavol..Il semaforo! Piena di gioia corsi fino a Old Street dove doveva esserci il prossimo indizio. Arrivata al semaforo lo trovai senza problemi. 50 passi a sinistra. Li conto uno per uno fino a quando non mi trovo davanti alla nostra panetteria di fiducia dove lavora la signora Carmen. La saluto da fuori e lei mi fa cenno di entrare. Il calore del forno e il profumo del pane chiedono ai miei sensi di rimanere lì per sempre. – Questo è per te- mi dice dandomi un biglietto. – Grazie- rispondo sorridendo ed esco fuori. Gira alla 48esima strada. Troverai un taxi. Digli che ti manda Robert,capirà. Ancora una volta rimango stupita del biglietto ma faccio come dice. Giuro che me la pagherà. Arrivo alla 48esima strada e trovo un taxi,esattamente come c’era scritto nel biglietto. Dico al conducente che mi manda Robert e lui mi fa salire al’istante. Senza accorgermene noto che il tempo è passato e sono già le otto meno un quarto. – Scusi,lei sa già dove arrivare?- gli chiedo preoccupata. – Si,non si preoccupi- risponde sincero. Dopo un po’ mi ferma in uno strano vico buio. Non nascondo a nessuno la mia paura ma continuo a camminare. All’improvviso scorgo da lontano alcune luci. Mi avvicino,sempre di più. Vedo Robert assieme alla sua amata chitarra. – Potrei odiarti per tutta la vita dopo questo,lo sai?- gli chiedo da dietro. Si volta. – È vero. Forse dopo questa mi odierai tutta la vita,ma non ti conviene. Sei costretta a passare l’intera vita con me- dice sorridendo. Resto confusa ma la porta su un altro discorso. – Non è stata poi così terribile la sorpresa- dice posando la chitarra. – Scherzi? È bellissima- dico con gli occhi lucidi. Mi fa accomodare. È tutto bello qui. Da quello che ho capito siamo sotto a un ponte. Forse fa ridere ma qui è tutto perfetto. È tutto illuminato da lucine verdi,un piccolo tavolino a lume di candela e tantissimi petali. Mangiamo tranquilli facendoci scappare qualche risata tra le sue battute stupide. Dopo finito di mangiare mi prende per mano. – Vieni,devo farti vedere una cosa- mi dice tranquillo. Arriviamo davanti ad un piccolo televisore. Non ho la minima idea di come vada,ma non mi importa. Prende un cd e lo inserisce. – Guarda- sussurra prima di sedersi accanto a me. Vedo i suoi muscoli irrigidirsi e il suo sguardo diventare serio. Il video parte ed esce il dolce faccino di Matt. Ciao Matt. Ciao. Cosa dobbiamo dire alla zia Sarah,cosa deve fare? Quando arriva qui deve giocare a cavalluccio con me! Ascolto quella buffa conversazione e scoppio a ridere. Robert dietro la telecamera che lo riprende e lui che gioca con le costruzioni. È il giorno del suo compleanno. Ma non capisco il perché di quel video. Si ma poi? Che deve dire allo zio Rob? Si! Ehm...bravo. Deve dire si. Ma a quale domanda? Che deve fare zia Sarah? Deve sposare zio Rob! BRAVO! Il video finisce. Ho il cuore che batte all’impazzata. Davvero..non riuscivo a capire nulla. Sentivo Robert accanto a me con il respiro affannato. Forse stava peggio di me. Appoggia una mano sulla mia. – Ho,tra virgolette,sfruttato Matt per chiedertelo. Ma credo che adesso ho trovato il coraggio giusto. Se ce la fa un bimbo,ce la posso fare anche io- dice sorridendo. Non credevo a quelle parole. Ero impietrita,non riuscivo a muover un singolo muscolo. Si inginocchia davanti a me e prende una scatolina dalla tasca destra della giacca. La apre e esce un meraviglioso anello. – Sarah,vuoi sopportarmi per tutta la vita?- mi chiede. Ha gli occhi lucidi e le sue mani tremano. Non riesco a dire nulla. Ho la gola troppo secca. In quel momento tutta la vita da quando l’ho incontrato mi passa davanti e rimango 10 secondi in silenzio. I dieci secondi più brutti di tutta la mia vita. Mi schiarisco la voce. – Si,lo voglio- dico quasi in un sussurro. Sorride e mi infila l’anello. Le lacrime non perdono tempo a solcarmi il viso. Mi prende tra le braccia e mi fa roteare. – Ti amo- mi dice. Vedo la felicità nei suoi occhi,ma di sicuro lui non vede quella nel mio cuore. Mi posa con i piedi per terra. – Ti amo. Voglio passare tutta la mia vita con te,lo capisci?- mi dice dolcemente. – Forse no lo do a vedere ma non puoi capire la mia gioia in questo istante. Anche io voglio passare la vita con te,sei l’unica cosa che voglio per sempre!- dico velocemente e con le lacrime agli occhi. Mi abbraccia. Fa unire le nostre labbra che si schiudono in un interminabile bacio. – Per sempre- dico affannata. La terza notte più bella di tutta la mia vita.

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Capitolo 54
*** Non il solito Natale POV ROBERT ***


Capitolo 54: Non il solito Natale POV ROBERTE anche quest’anno le tante aspettate vacanze natalizie sono arrivate. Finalmente non dovrò più alzarmi presto per un bel po’ e lasciare il mio morbidissimo letto per andare a lavoro. Finalmente ci saranno di nuovo la neve,il calore del camino,i maglioni,i dolci di Natale,l’albero e tante altre cose. Ma soprattutto potrò passare più tempo con Sarah. Da quel giorno non posso fare a meno di immaginare la nostra vita insieme. Sono sicuro che tutto sarebbe perfetto. Qualcuno penserebbe che la mia decisione sia affrettata ma io so cosa voglio e ho già deciso. Nella mia vita voglio lei e basta. Voglio svegliarmi ogni santo giorno con lei tra le mie braccia,tornare a casa e trovare il pranzo pronto o se non è così mangiare qualche schifezza al McDonald’s,trascorrere le vacanze insieme,trovarla ogni sera accanto a me e sapere che c’è. Ma forse la cosa più bella sarà che finalmente mi sentirò parte di qualcosa. Sarò parte di quel piccolo noi che può sembrare come tutti gli altri ma in realtà non lo è. La stringo per un’ultima volta tra le mie braccia prima di decidere che quello è veramente il momento di alzarsi. Sposto le coperte e guardo la sveglia. Sono appena le dieci del mattino. Vado in cucina e mi preparo qualcosa. Nello stesso momento sento un rumore di passi,piedi nudi sul pavimento freddo. Involontariamente,sorrido. Delle piccole braccia si attorcigliano ai miei fianchi. Appoggio una mano sulla sua interrompendo la preparazione della colazione. Mi volto. I capelli spettinati e la solita maglia lunga fino alle ginocchia. Non so come possa fare ad amare le maglie così larghe. Mi sorride e mi perdo in quel sorriso. Mi perdo in quegli occhi. Quegli occhi che con uno sguardo riescono a dirti tutto,quegli occhi che dentro hanno una guerra,quelli che hanno combattuto e vinto una battaglia ed ora sono sopravvissuti. E qualcosa li ha portati a me. È strano,ma è come se stessi ammirando un importante reperto archeologico sopravvissuto ad anni ed anni di cambiamenti. Eppure è qui davanti a me e non posso fare a meno di pensare che è la cosa più bella,che i suoi occhi sono la cosa più bella che potessi mai vedere. – Buongiorno- sussurra. Per un momento la sua voce mi fa ritornare alla realtà. – Buongiorno. Stavo preparando qualcosa,cosa ti va?- le chiedo staccandomi e voltandomi. Riprendo a preparare i toast. Mugugna qualcosa e va a sedersi a tavola. – Metti la nutella nel mio toast- dice piano. Finisco la mia opera e le porgo il toast mentre mangio il mio in silenzio. Finiamo di fare colazione così prende i piatti e inizia a lavarli. Mi avvicino a lei. – Sai una cosa?- le chiedo. Si volta verso di me e appoggiandosi alla cucina fa cenno di no con la testa. – Oggi è il 25. E stanotte è venuto Babbo Natale! Io sono curioso di sapere cosa ci ha portato- dico con una voce buffa. Mi sorride ancora. Prende la mia mano. – Beh,andiamo a vedere allora- dice piano. Mi trascina accanto all’albero e trovo un pacco regalo. Si inginocchia accanto all’albero e prende il pacco. – Qui c’è il mio nome. Credi che debba aprirlo?- sussurra. Mi siedo accanto a lei. – Secondo me si- sussurro anche io. Inizia a scartarlo e rimane una piccola scatola. All’improvviso si muove e salta sul posto un po’ spaventata. Sorride alzando il coperchio. Un piccolo cucciolo di Labrador spunta dalla scatola con un enorme fiocco rosso al collo. – È bellissimo. Oddio cucciolo. Ciao- dice accarezzandolo. Lo prende in braccio e inizia a guardarlo con i suoi occhi grandi. Lui per tutta risposta le lecca una mano. – Già ti vuole bene- rispondo sorridendo. – Questo è uno dei regali più belli che potessi mai farmi- dice guardandomi. Le accarezzo una guancia. – Beh,come vuoi chiamarlo?- le chiedo. – Mhh- rimane in silenzio per un po’. – E se lo chiamassimo Destino?- mi chiede. – Cosa? Destino? – chiedo stupito. – Si-. – Questo è il nome di un cane più brutto che io abbia mai sentito!- dico disprezzante. – Ehi scemo!- dice gettandosi su di me. Finisco a terra e lei a un centimetro dalle mie labbra. – Non è un nome brutto- dice ridendo. Sorrido. – Va bene,del resto è tuo- rispondo alzandomi. Il cagnolino o “Destino” intanto si avvicina a me e si accuccia tra le mie gambe. – Non è adorabile?- dice mordendosi un labbro. – Non farmi essere invidioso di un cagnolino- dico alzandomi. Ride. – Vedo che Babbo Natale con me è stato crudele quest’anno- continuo. – Vuol dire che sei stato parecchio cattivo allora- risponde lei camminando accanto a me. Prendiamo una cesta ed una piccola coperta e mettiamo la “cuccia” in un angolo nella nostra stanza. Prendo un foglio di giornale e lo appoggio accanto. Sarah lo libera dall’enorme fiocco rosso e lo posiziona nella cuccia mentre lui dorme beato. Continuo a guardarla mentre prendo i panni dall’armadio. All’improvviso spunta accanto a me. Ha tra le mani un piccolo pacco incartato. – Babbo Natale si è ricordato di te- mi dice e me lo porge. Lo afferro e inizio a scartarlo. Rimango sbalordito quando tra le mani trovo un cd. – No! È il nuovo album del mio gruppo preferito! Ma è magnifico! Sei fantastica!- dico abbracciandola. Infilo il naso tra i suoi capelli e annuso quell’odore. – Adesso però,ho voglia di baciarti- sussurra piano. Mi scosto con il viso per poterla guardare negli occhi. Sono limpidi,lucidi. Ma non come quando stai per piangere. I suoi occhi sono pieni di gioia e non posso fare a meno di sorridere. Perché la sua felicità è tutto ciò che desidero. Mi avvicino piano alle sue labbra e le bacio. Schiude le sue e iniziamo a diventare una cosa sola. Le mordo,le succhio. La bacio ancora e ancora. Resterei così tutta la vita. La guardo di nuovo. - Ti sento dentro, ti sento mia. E' una sensazione che mai avevo provato, amare qualcuno senza scopi, senza chiedere niente in cambio, senza aspettarsi chissà cosa. Si, sento di amarti, per davvero, sento che devo proteggerti da tutto e tutti, che devo starti accanto, nel bene e nel male, che devo soffrire e gioire insieme a te, perché tu, amore mio, sei il senso di ogni mio giorno, la sostanza di ogni cosa, il senso di ogni mio gesto. Ti amo come non ho mai amato nessuno, e come mai amerò, perché tu ci sei e ci sarai per sempre nei miei giorni- sussurro. All’improvviso diventa tutta rossa. – E da quando ti imbarazzi davanti alle mie dichiarazioni?- dico ridendo. – Beh da quando so che non sarò solo semplicemente Sarah,ma la signora Pattinson- mi confessa arrossendo ancor di più. Rido e avvicino di nuovo le sue labbra alle mie. Restiamo un po’ di tempo con gli occhi chiusi,fronte contro fronte. Poi,inizia a dire qualcosa. - Ci pensi come sarà bello andare a dormire insieme tutte le sere? Tra baci, carezze e coccole, dopo aver fatto l'amore, ci addormenteremo finalmente sereni, felici di stare l'uno a fianco dell'altra. E poi svegliarsi al mattino ed avere la certezza che, quel giorno non saremo soli, che, anche se siamo entrambi a lavoro o a fare qualsiasi altra cosa, saremo nel cuore dell'altro. E' questa la vita, è questa la felicità. La mia vita sei tu- dice arrossendo ancora. Sorrido. – Signora Pattinson- le dico prima di baciarla ancora. Dopo un po’ di tempo ci prepariamo e alla chiamata di Anna andiamo subito da lei siccome ci ha obbligati ad andare lì. In poco tempo siamo da lei e li salutiamo dandogli i rispettivi regali. Matt come sempre gioca dentro al suo box e perciò non lo disturbiamo. – Ragazzi se non vi dispiace ho invitato altri amici- dice Kellan. – Ma no,figurati- rispondo. All’improvviso sento Sarah irrigidirsi sotto la mia stretta. Cerco di capire cosa c’è che non va e i miei occhi trovano subito la risposta. Alias è il problema. Sarah si stacca da me e gli va incontro. Iniziano a parlare. Cerco di non origliare ma è più forte di me. – Mi sorprende trovarti qui- dice Sarah. – Beh mi hanno invitato- risponde lui. – Come va?-.- Direi bene,a te?-.- Benissimo-. – Senti Sarah io,non ti ho mai dimenticata- dice piano. – Oh,Alias ne abbiamo parlato molte volte- cerca di finire Sarah. – Io so che provi qualcosa per me o almeno lo hai provato. Dammi almeno la possibilità di farti capire che sono migliore di lui- continua. I miei muscoli si irrigidiscono. – Alias qui non si tratta di un gioco a chi è più bravo ok? Io non devo scegliere nulla. Io sceglierei lui sempre e comunque-.– Sarah lui è un demone. Chi ti dice che un giorno non ti farà del male?-.- Sono passati due anni! E poi lui è diverso,io mi fido di lui-.- Si ma lo sai che non potrà mai renderti felice? Non potrai mai avere figli,una famiglia?- ora la voce di Alias è più alta,ma coperta da tutte le altre. – Non mi importa Alias! Io lo amo- risponde Sarah con gli occhi lucidi. Mi avvicino di scatto a lei,non può trattarla così. Non in mia presenza. – Bene. Basta così- dico avvicinandomi a Sarah e circondandole la vita con un braccio. – E chi sei tu per deciderlo,eh?- dice spingendomi. Serro la mascella. – Alias per favore,non voglio litigare. Basta- rispondo. – Ma la vuoi smettere? E tu non te ne accorgi eh? Lo segui come un cagnolino!- dice urlando. Tutti si zittiscono. Kellan arriva accanto ad Alias e cerca di calmarlo. – Penso di conoscerla più io che tu- dico calmo,o almeno cercando di far sembrare agli altri che sia calmo. – Sei solo un fidanzato. Potrebbe lasciarti in qualsiasi momento- dice furioso. Mi volto e sorrido. – Cos’hai da ridere?-.- Io non ne sarei così sicuro- dico rispondendo alla sua prima affermazione. – Come fai a saperlo?- continua. Guardo Sarah e lo sguardo di Alias si sposta sulla sua mano sinistra. – Tu lo sposerai- dice rivolgendosi a Sarah con tono scioccato quanto indignato. Fa per andarsene ma Sarah lo segue. – Ti prego Alias. Io non avrei voluto andasse così. Io ti ho sempre voluto bene,avrei voluto che tu rimanessi al mio fianco perché sei importante- dice con le lacrime agli occhi. – Si,valla a raccontare a qualcun altro-. – Ti prego...- sussurra lei. Va verso la porta. – Mi dispiace Anna. Buon Natale a tutti- dice andando via e sbattendo la porta. Sarah sussulta e rimane a fissare la porta per un po’. Kellan invita tutti a chiacchierare di nuovo,come se non fosse successo nulla. Mi avvicino a lei. – Doveva andare così. Doveva sapere- sussurro. Si volta e sprofonda tra le mie braccia. Singhiozza. – Tu non meriti questo. Mi dispiace,amore mio- dico ancora. Si scosta e asciuga le lacrime. – Non dispiacerti,doveva andare così- dice piano. Sorride. – Andiamo? Ho una fame!- mi dice. Sorrido anche io. Il pranzo si presenta lungo ma divertente. Gli amici di Kellan e Anna non sembrano aver notato la scena di poco prima o forse fanno finta che non sia successo nulla. Dopo pranzo,vanno via. – Ahhhh Sarah! Dobbiamo organizzare tutto!!! Ho già qualche idea per il vestito,la location. Guarda!- dice portandola sul divano. Lei annuisce distratta. – Se non ti dispiace,il vestito vorrei che me lo facessero gli Angeli- sussurra imbarazzata. Anna scuote la testa. – No,affatto. Anzi la trovo una meravigliosa idea. Tu che ne pensi Robert?- mi chiede Anna. Sarah si volta,speranzosa. – Sarai senz’altro bellissima-.

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Capitolo 55
*** Rivelazioni POV SARAH ***


Capitolo 55: Rivelazioni POV SARAH E pensare che già sono passati tutti questi mesi. E pensare che mi sembra ieri quando si inginocchiò di fronte a me e mi porse quell’anello. Nell’attimo in cui lo penso guardo il mio anulare sinistro. Dove c’è l’unica vena collegata al cuore. Quest’anello è legato a me,al mio cuore. Il suo amore non svanirà mai....sarà sempre legato qui. Devo dire che in questi ultimi mesi sono cambiata molto. Ho messo via molti dei miei atteggiamenti infantili dando spazio a quella che sarò tra una settimana. Una donna. Si,tra una settimana,il 10 Aprile,salirò su quell’altare e abbandonerò per sempre il mio lato da ragazzina,quella che poteva divertirsi,andare alle feste,per diventare una donna. Eppure questo momento non mi fa paura. So perfettamente cosa mi aspetta e fidatevi che se è come lo immagino non vedo l’ora di sposarmi. Svegliarmi tutti i giorni accanto al suo respiro,andare a fare la spesa insieme,condividere tutto. Appartenere a qualcuno. Appartenere a lui. Questi mesi sono passati volando soprattutto grazie ad Anna che ogni giorno era pronta a mostrarmi ogni novità. Mi ha portato in giro in non so quanti posti,mi ha mostrato le bomboniere,i fiori,gli abiti dei testimoni (Lei e Kellan),il modo in cui arriverò all’altare. In un certo senso all’inizio le sue proposte mi piacevano e la lasciavo un po’ divertire anche perché Anna ama organizzare. Però alla fine ha capito che io sono la sposa e tocca a me e Robert decidere tutto. Così ho deciso che arriverò in macchina,con mio fratello che mi accompagna all’altare che si troverà in un gazebo in riva al mare sulla nostra spiaggia,i fiori saranno rose rosse,il ricevimento si terrà sempre sotto un gazebo accanto che sarà enorme,le bomboniere saranno due angeli che si tengono per mano (scelta molto ironica) e basta. Non ce la faccio più,ho troppe cose in testa. Come l’hanno presa i miei parenti? Mia madre felice,mio fratello scioccato,i miei nonni,zii e cugini felici ma anche loro scioccati. Insomma,nessuno si aspettava un matrimonio da parte della figlia di Maya,però nessuno è stato contrario. Qualcosa di viscido e bagnato mi accarezza la mano. Mi sporgo in avanti e noto Destino che scodinzola sul letto. Anche il mio cucciolo è cresciuto molto. È bellissimo,nero come la pece. Lo accarezzo piano. Mi alzo piano dal letto e vedo che sono le sette e mezza e Robert dorme ancora. Lo spingo leggermente. – Roob! Svegliati!- gli dico mentre apro le finestre e faccio penetrare quel po’ di luce. Mi volto e vedo che dorme ancora,così lo chiamo ancora. – Robert! Muoviti,devi andare a lavoro!-. Vado in cucina e preparo due pancake con due bicchieri di succo di frutta. Do da mangiare a Destino. Mangio in fretta il mio e ritorno di là. È mai possibile che dorme ancora? Prendo la mia roba e mi avvio in bagno. Ad un tratto mi fermo. E poi dice che fa tardi perché io non lo sveglio. Prendo il cuscino che si trova sulla poltrona,miro e lancio. Non so per quale motivo il fato me lo fa colpire in piena testa. Sto per lanciare un sospiro soddisfatto quando,nello stesso momento,sento un tonfo. Bene,è appena caduto dal letto. Prendo la maglia che mi era caduta a terra e scappo in bagno,silenziosamente. Apro il getto della doccia e finalmente posso ridere. È incredibile quanto sia idiota. Anche per questo l’ho scelto. Svegliarsi tutte le mattine con il sorriso sulle labbra è bello. Se so che quella giornata inizierà storta,lui mi fa cambiare idea ancor prima che io poggi i piedi a terra. Mi faccio una doccia veloce,mi vesto indossando un jeans e una maglia azzurra con scollo a V e mi trucco leggermente. Aggiusto i capelli lasciandoli mossi. Apro velocemente la porta del bagno e sobbalzo. Trovo Robert davanti a me con una faccia più che assonnata e anche dolorante. Si mantiene a entrambi i lati della porta,bloccandomi l’uscita. Lo fisso e per poco non scoppio a ridere. – È almeno la terza volta che cado in questa settimana- dice quasi in un sibilo,ma non sembra arrabbiato. Rido di sottecchi. – Io non lo trovo divertente. Questa storia continuerà anche dopo il matrimonio?- mi chiede. – Si se la mattina non ti alzi e poi mi incolpi del tuo ritardo- rispondo severa. Poi,scoppiamo entrambi a ridere. – Si però ho la bua- dice come un bimbo piccolo indicandomi lo zigomo graffiato e quasi sanguinante. – Hai preso il comodino?- gli chiedo appoggiando le mani ai lati del suo viso. Annuisce e io sorrido. Lo prendo per mano e lo trascino in bagno. Prendo un po’ di ovatta con il disinfettante e mi alzo sulle punte per passarglielo sul viso. – Dovresti smetterla di diventare sempre più alto- gli dico. – Io sono sempre lo stesso,sei tu che sei una nana- risponde. – Io per la mia età ho l’altezza giusta-.- A 23 anni 1,66 è l’altezza giusta? Sei una nana- dice ancora. Picchio più forte sulla ferita e si lamenta. – Ecco fatto. Ora devo andare a lavoro e sbrigati anche tu- dico spostandolo. Mi tira per un braccio e mi fa voltare. – A me bastava un bacino però- dice sussurrando. Sorrido. Mi avvicino a lui e lo bacio. – Buona giornata- mi dice. Lo bacio di nuovo ed esco fuori. Cammino in fretta per la città in cerca di un taxi e appena lo trovo lo prendo al volo. In poco tempo sono a lavoro. Saluto la receptionist con un cenno della testa e mi fiondo in ascensore. Arrivo al 14esimo piano e Lily subito mi riempie di carte e documenti. – Uffa! Anche oggi tutto questo lavoro?- dico sbuffando. – Eh si,mi dispiace. Dai che tra una settimana ti prenderai una bella vacanza- mi rassicura e va via. A pensarci bene è vero...io e Robert abbiamo deciso che partiremo in luna di miele subito dopo il matrimonio. Vi assicuro che non sono a conoscenza del tanto amato luogo di cui parla Anna. Eh si. L’unica cosa che le ho fatto decidere è proprio la meta della mia vacanza. Ma come ho potuto? Non potevo farle scegliere i fiori? Ammetto che sono terrorizzata. Sospiro e prendo tra le mani quelle cartacce dandomi da fare. In due ore finisco tutto e decido di andare a prendere un caffè. Salgo di nuovo su e vado da Lily. – Non dirmi che ci sono altre stupide cartacce che aspettano la mia stupida firma!- dico gettandomi sulla sedia girevole e sorseggiando il mio caffè. – No,non ci sono cartacce- risponde. Tiro un sospiro di sollievo. – Ci sono cartoncini!- dice sorridendo. Mi alzo e butto il bicchiere. Afferro i cartoncini. – No,io mi ritiro!- affermo e poi corro in ufficio. In altre due ore finisco tutto e il mio stomaco sprizza di felicità nel vedere che è ora di mangiare. Esco e vado ad un fast food lì vicino. Mi siedo su una panchina e mi gusto il mio buonissimo panino. Una volta finito il telefono in tasca vibra. È un messaggio di Anna che mi dice di raggiungerla. Prendo un altro taxi e sono subito da lei. Mi viene ad aprire sempre sorridente e con quel suo volto angelico. Anna è davvero una persona fantastica. Generosa,altruista,disponibile con tutti. Un amore di ragazza. Mi fa entrare e mi fa sedere sul divano. Accarezzo piano la testa del piccolo Matt mentre gioca. – Sarah ti prego! Prestami attenzione!- mi urla in un orecchio. – Oh si scusami. Dimmi tutto- dico farfugliando. – Allora,manca una settimana al matrimonio. Non credi sia ora di spedire gli inviti?- mi chiede. In realtà non ha tutti i torti. – Si,hai ragione- le dico. – Bene,queste sono le buste,questi gli inviti. Io li metto nella busta e metto i francobolli,tu scrivi l’indirizzo- mi dice. Iniziamo a imbustare tutti quegli inviti quando quello di Alias mi passa tra le mani. Inizio a leggere. Alias e Jeremy. – Scusami Anna. Ma gli inviti sono a coppie giusto? E per i single,singoli- dico piano. – Si,proprio così- dice annuendo. – E allora perché qui...- dico mostrandoglielo. – Oh,Alias sta con Jeremy. Non lo sapevi?- mi chiede. Rimango impietrita. Quindi Jeremy aveva una relazione con il mio “migliore amico” o ex migliore amico e non me lo aveva detto? Eppure ormai ci conoscevamo bene! – No,Jeremy non mi ha detto nulla- dico ancora scioccata. Anna fa spallucce e continua. All’improvviso qualcuno bussa alla porta. Anna si alza e va ad aprire. È Kellan. – Ciao papà orso!- dico salutandolo. – Sarah guarda!- dice mostrandomi una federa bianca. Faccio uno sguardo interrogativo. – Gli Angeli..hanno finito il tuo vestito!- mi dice entusiasta. Mi irrigidisco e il cuore inizia a battere. Avevo chiesto agli Angeli di fare a modo loro,non m’importava. Ero sicura che sarebbe stato meraviglioso. Gli Angeli creano vestiti in base alla personalità delle persone. Ero curiosa di sapere cosa ne sarebbe uscito. Ed ora è pronto. – Su forza proviamolo!- dice Anna allargandosi in un sorriso. Appoggia la federa all’armadio. Abbassa la cerniera. – Pronta?- mi chiede. Annuisco. Si sposta. O mio Dio. È perfetto..assolutamente perfetto. Ogni piccola cosa...anche il dettaglio più insignificante è curato alla perfezione. È bianco come tutti i vestiti da sposa. Il corpetto è stretto,senza maniche e senza spalline. La gonna scende lunga a balzi e sulla vita c’è un enorme rosa bianca. Dietro alla schiena è allacciato come i vestiti ottocenteschi. Ha poco strascico e poi c’è il velo. Anna lo toglie dalla stampella e se lo mette davanti. Mi avvicino e inizio ad accarezzare il tessuto. Conosco questo materiale,l’ho già accarezzato,già sentito. Poi,un ricordo. Io accanto a mia nonna che mi cuce il vestito della comunione. Ne ricordo il nome,organza. Assolutamente bellissimo. – Anna è magnifico- dico con gli occhi lucidi. Mi spoglio ed Anna me lo fa provare,aggiungendo anche il velo. – È lui?- mi chiede fremendo. Qualche lacrima mi scende sul viso. - É lui-. Un enorme sorriso mi compare in volto ed Anna corre ad abbracciarmi. Lo riposa nella federa e decide di tenerlo lei per non far andare a frugare Robert. La tradizione è tradizione. Fatto tardo pomeriggio saluto Kellan ed Anna e ritorno a casa. Devo saperne di più di questa cosa. Mando un messaggio a Jeremy e le chiedo di venire da me. Dopo dieci minuti sento bussare alla porta,ma è solo Robert. Rimango delusa. – Aspettavi qualcuno?- mi chiede turbato. – Si,Jeremy. Sai che sta con Alias?- gli chiedo. – No,non lo sapevo- risponde allibito. – È arrivata,nasconditi!- gli dico appena sento il campanello. Va in camera da letto ed io accolgo Jeremy. Iniziamo a parlare normalmente fino a quando non finiamo sull’amore. AH AH! Ti ho scoperta! – Beh si stiamo insieme da un po’- dice quasi sussurrando. – Senti Sarah,tanto è inutile che te lo nasconda. So cosa sei tu,so cos’è Robert. So cos’è Alias. E io sono come voi,più o meno- dice rilassata. Strabuzzo gli occhi. – Come noi?- domando. – Si,sono una cherubina- dice piano. All’improvviso Robert compare. La saluta con la mano e io lo fulmino con lo sguardo,ma sembra interessato. – Si. Ora ti spiego. Gli Angeli hanno una cherubina. Le cherubine sono delle ragazze umane,oppure che fanno parte del bene-come te o un altro Angelo-che sono destinate a stare con l’Angelo per tutta la vita. Io sono l’amore della sua vita Sarah. Sono la sua cherubina,anche se non ho poteri speciali. Ma questo funziona solo dalla parte del bene,quindi non so tu come...- dice. – Siamo due persone normali che si amano- continua Robert. – Non poi così normali. Bene e Male- dice con un’aria di disprezzo. – Perché voi cosa siete?- dice Robert. – No ok,ragazzi basta. Jeremy ci vediamo domani a lavoro ok? Buonanotte- le dico. – Buonanotte- dice salutandomi e andando via. Appena chiude la porta sospiro. – Cherubina- sussurra Robert. Si siede accanto a me. – Questa cosa mi preoccupa ed io cosa sarei? Una specie di Cherubina anche io o solo una delle tante?- dico tremando al solo pensiero. Si volta verso di me e mi prende il viso tra le mani. – No,no Sarah. Cosa dici? Non importa cosa sei. Cherubina o meno. Sarah guardami negli occhi- mi dice sussurrando. Faccio come mi ha ordinato. – Tu sei tutta la mia vita- sussurra. Mi scosto e lo abbraccio. Ma quindi...io...cosa sono?

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Capitolo 56
*** Ultimo giorno POV ROBERT ***


Capitolo 56: Ultimo giorno POV ROBERT Anche quest’ultima settimana è passata e manca un solo ed ultimo giorno. E io sono a zero. Devo ancora portare a termine tantissime commissioni come andare a prendere le fedi,provare il vestito e andare a confermare con una firma la sorpresa che farò a Sarah per il matrimonio. Gliela mostrerò quando torneremo dalla luna di miele. Eh no,non dirò nulla. È una sorpresa. Uno dei tanti rumori in cucina mi fa finalmente aprire gli occhi. Chissà cosa starà combinando! Mi alzo e fortunatamente non cado dal letto come tutte le sante volte che devo andare a lavoro. Arrivo in cucina stropicciandomi gli occhi. La trovo tutta indaffarata ai fornelli. Ha un grembiule enorme ed è tutta sporca di farina,del resto come tutta la casa. – Oggi ti dedichi alla cucina?Vedo che fai progressi- le chiedo ironico. – E tu oggi non sei caduto dal letto?Vedo che fai progressi- risponde lei altrettanto ironica. Ridiamo assieme. – Cosa prepari?- le chiedo sedendomi a tavola. – In realtà volevo prepararti un bel dolce per colazione ma si è bruciato. Quindi ho optato per i pancake- dice sorridendo. Si siede di fronte a me e mi porge il piatto. – Nei prossimi anni morirò di fame- dico a bassa voce. – Guarda che ci sento bene. E comunque no. L’idea di avvelenarti con uno dei miei piatti mi alletta molto. Ma no,poi non saprei dove nascondere il tuo corpo senza vita- dice tranquilla. Mi blocco. – Wow,così fai davvero paura!- dico ridendo. – Visto? E tu dici che non sono abbastanza forte- dice mordendo il suo pancake. – Vado a vestirmi!- si alza all’improvviso. – Si e magari fai anche una doccia completa- rido. Mi fa la linguaccia e si rifugia in bagno. Intanto decido di mettere un po’ in ordine in cucina. Appena finito torno in camera. – Ciao Destino. Sei sveglio già da molto eh? Ci credo,la tua padrona è molto chiassosa- dico accarezzandolo dolcemente. – Chiassosa a chi?- dice mentre un cuscino mi arriva in faccia. È coperta solo dall’asciugamano e un enorme sorriso è stampato sul suo volto. – Che c’è,stavolta non cadi?- mi chiede ridendo. – Adesso ti faccio vedere io- dico alzandomi e ricorrendola. Inizia a urlare ma,come sempre,non sfugge alla mia presa. L’afferro da dietro e la stringo a me. – Cosa diceva signorina?- la stuzzico. – E lei cosa diceva gentiluomo?- risponde. Rido. Avvicino il naso alla sua pelle e inizio ad annusarla. Adoro quando mette questo bagnoschiuma,è al cocco e mi viene una voglia matta di mangiarla a morsi. Le mordo un braccio. Si scosta. – Oh! Adesso siamo anche cannibali?- chiede mettendo le mani in vita. – Si! E anche rapitori di belle fanciulle!- dico urlando. Corre di nuovo e ride. La blocco con la schiena al muro. – Adesso non hai più scampo,bella fanciulla- sussurro. Mi avvicino alle sue labbra e mi avvinghio a quel profumo e a quel sapore. Si stacca e sorride. – Mi devo muovere,Anna mi aspetta- dice. – Lo sai che mi stai dimenticando,pian piano?- le chiedo. – Ma che dici? Sono solo impegnata!- dice facendosi prendere dall’agitazione. – Ehi,tranquilla. Scherzavo,vai scema- le dico per poi baciarle le labbra. Sorride. – Ma come fai a sopportarmi?- mi chiede. Le accarezzo i capelli bagnati. – Beh diciamo che ce ne vuole di coraggio e di pazienza. Quindi mi sono detto: “quale persona meglio di me?”. E così ti sopporto ogni giorno- rispondo tranquillo. – Menomale che mi hai chiesto di sposarti. Se non l’avresti fatto tu sono sempre più convinta che un giorno avrei preso io l’iniziativa- dice ridendo. La bacio ancora e poi lascio che passi sotto il mio braccio. Va in camera a cambiarsi mentre io vado a fare una doccia veloce. Mi vesto e prendo il cellulare. – Kellan,si stiamo venendo. Fatti trovare pronto. Si,ciao- dico a Kellan per telefono. – Sarah,pronta?- le chiedo. – Un attimo che prendo le ultime cose- dice gettando alcuni vestiti in fretta in una borsa. – Ma cosa fai?- le chiedo. – Stasera farò un “pigiama party” da Anna. Niente di eccezionale. Mi ha obbligato a dormire lì. Sai,la notte prima del matrimonio gli sposi non devono dormire assieme. Tradizioni- dice indaffarata. Faccio spallucce e intanto do da mangiare a Destino. Chiudiamo casa ed entriamo in macchina. Il vento è parecchio forte. – Speriamo sia bel tempo domani- sussurro. – Tu cosa farai?- mi chiede mentre guarda fuori dal finestrino. – Credo che resterò a casa con Kellan. Serata normale- dico senza pensarci su. – Credi che Jack verrà?- continua. Jack. Da quanto tempo non lo sentivo,da quanto tempo non lo vedevo e ci scambiavo due chiacchiere. Era diventato un Demone e ormai è un’altra persona. Cattiva,come tutti gli altri. – A dirti la verità non lo so. Ma non ti preoccupare- dico voltandomi verso di lei e accarezzandole una guancia. Sorride al mio tocco. In quello stesso momento siamo fuori casa di Anna. Vedo Kellan fuori che mi aspetta e Anna che mi saluta con in braccio Matt. – Ci vediamo stasera. Vengo a salutarti prima di domani- le dico. Si avvicina a me e mi stampa un bacio sulle labbra. Scende dall’auto e nello stesso momento sale Kell. Metto in moto e partiamo. – Come stai?- mi chiede. – Beh sono un po’ ansioso perché devo sbrigare tutte queste cose ma ce la posso fare- dico fingendo un sorriso. – Uh fidati andrà tutto bene- mi rassicura. – Senti Kell ma hai idea di che fine abbia fatto Jack?- gli chiedo. – In realtà no,da quando è diventato come te non so davvero che fine abbia fatto. Non so nemmeno se verrà al matrimonio- dice piano. – Già. Sarah sembra dispiaciuta- lo informo. – Immagino- mi dice. Rimaniamo in silenzio per tutto il tragitto. Arriviamo dal gioielliere e scendiamo. Ci accoglie formalmente e mi da le fedi. Le controllo e dopo aver pagato lo ringrazio e andiamo via. Entriamo in macchina e le fisso ancora una volta. Le scruto bene e guardo la scritta che ci ho fatto incidere. Forever. Sono davvero molto belle. – Ehi piccolo innamorato! Ricordati che dobbiamo fare altre cose e siccome è già ora di pranzo vorrei tanto mangiare!- mi sollecita Kell. Sorrido. – Ok,ok! Andiamo a mangiare!- dico divertito. Ci fermiamo al McDonald’s e prendiamo qualcosa. Mangiamo in silenzio. Quando usciamo fuori il vento soffia fortissimo. Ci rifugiamo in macchina e arriviamo nel posto in cui Kellan mi ha ordinato il vestito. Non mi fa scendere e lo va a prendere lui. Ritorna con un’enorme scatola. – Su forza andiamo a provarlo!- mi dice. Sbuffo e arriviamo di nuovo a casa. Entriamo e mi fa cambiare. Mi aiuta con il papillon e poi è fatta. Mi guardo allo specchio. – Beh direi che ti va a pennello!- mi dice Kellan. Sorrido. È un normale vestito da sposo. – Si,perfetto- dico. Mi cambio di nuovo e noto che prima sembravo davvero un’altra persona. – Che c’è che non va?- mi chiede Kell vedendomi strano. – Nulla...sono solo ansioso. Cosa che invece dovrebbe essere la sposa!- dico passandomi una mano tra i capelli. – Oh fidati,è tutto normale. Ma quando arriverà domani ti sentirai così gasato da voler spaccare tutto- mi rassicura dandomi una pacca sulla spalla. Il pomeriggio lo passiamo entrambi davanti alla televisione tanto non c’è nulla da fare,fortunatamente. Tutto quello che manca devono occuparsene Anna e Sarah,quindi posso rilassarmi. Fatta sera decido di andare da Sarah. – Kell esco un attimo- gli dico. – Dove vai?- mi urla dalla cucina. – Esco-. Non prendo la macchina ma decido di fare due passi. Il vento si è calmato ed è più piacevole camminare. Per un secondo penso all’inizio di tutto,quando su quella metropolitana la vidi. Così impacciata,goffa,stordita. Quando scoprii chi era e quando capii di amarla. Tutte le cose fatte assieme,tutte le parole sussurrate all’orecchio,tutti i “ti amo” e i “per sempre”,tutte le promesse. Promesse che domani manterrò. Arrivo fuori casa di Anna e busso. Alzo il cappuccio della felpa ma i miei capelli ribelli escono lo stesso fuori. Anna mi sorride e mi fa entrare. Sorrido a Sarah che gioca con Matt. Sembro una adolescente alla sua prima cotta. Anna prende Matt e ci lascia un po’ soli. Mi siedo accanto a lei a terra,con la schiena appoggiata al divano. – Sei in ansia?- le chiedo. – Un po’...e tu?-dice mentre gioca con una ciocca dei suoi capelli. – Un po’...-. Rimaniamo in silenzio mentre io la fisso. All’improvviso si appoggia al mio petto. – Hai paura?- mi chiede. – No...perché mi fai questa domanda?..Tu hai paura?-.- No,è solo che sai...dovrai passare la vita con me e non so se hai fatto la scelta giusta- dice con le mani tremanti. – È tutta la vita che aspetto questo giorno..e non sono affatto indeciso..tu lo sei?- le chiedo. – No....cioè ormai purtroppo ho fatto lo sbaglio e devo accettarlo- risponde ridendo. Le butto un cuscino in faccia. Si gira e mi guarda negli occhi. Le accarezzo una guancia e lei si avvicina per baciarmi. – Allora ci vediamo all’altare..- le dico alzandomi e andando verso la porta. Si alza anche lei. – Io sarò quella vestita di bianco- dice imbarazzata. Sorrido e vado via.

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Capitolo 57
*** Il passo più importante POV SARAH ***


Capitolo 57: Il passo più importante POV SARAH Sento qualcosa spingermi come se mi volesse spostare e farmi cadere giù dal etto. Mi giro e mi tiro le coperte fin sopra alla testa. La mia mente entra di nuovo nel mondo dei sogni. Un altro spintone mi fa aprire gli occhi e,arrabbiata,decido di alzarmi. Sposto le coperte e una forte luce mi fa chiudere gli occhi. – Su,sveglia sposina! Il sonnellino di bellezza è finito!- mi dice Anna canticchiando. Mi stropiccio gli occhi. – Ma quanto ho dormito?-. – Più o meno 12 ore-. – Cooosa?- chiedo stupita. – Beh eri stanca morta,ci credo- dice Anna. – Oh scusami,ti ho piantato in asso- dico spostandomi i capelli. Si siede sul letto accanto a me. – Oh non preoccuparti. Eri molto stanca e ti meritavi questo riposo- mi dice accarezzandomi una guancia. Le sorrido. Ci alziamo entrambe e andiamo a fare colazione. Mi preparo una tazza di latte e dei biscotti e mangio in silenzio. Anna mi lascia fare mentre mette in ordine la casa. – Dov’è Matt?- le chiedo mentre lavo le tazze. – Oh,ho preferito lasciarlo dormire un altro po’- mi risponde. Faccio spallucce e mi asciugo le mani. Anna si avvicina a me. Controlla l’orologio e mi appoggia le mani sulle spalle. Ha uno sguardo serio e determinato. – Tu,a fare una doccia completa!- mi ordina. – No,aspetta. Perché?- le chiedo mentre mi spinge verso il bagno. – Hai forse dimenticato che tra due ore ti sposi?- mi chiede. Rimango impietrita. Non è possibile. Oggi è il 10 Aprile? In un attimo torno in me e ricordo tutto quello che è successo quest’ultima settimana e le ultime parole di ieri di Robert. “Ci vediamo all’altare”. Un brivido mi percorre la schiena. – Io o-oggi mi spo-poso?- chiedo balbettando. – No guarda,dai i voti! Su a lavare!- dice spingendomi in bagno. Rido per la sua stupida battuta e mi getto sotto la doccia. L’acqua calda mi rigenera i muscoli indolenziti. Faccio lo shampoo e poi metto il bagnoschiuma al cocco,quello che tanto piace a Robert. Esco dalla doccia e Anna mi getta l’accappatoio. Lo indosso e stringo la cintura. – Io faccio un attimo il bagno a Matt e lo vesto tu intanto vai di là e guarda un po’ di tv- mi dice. Faccio come mi dice e mi appoggio sul divano. Il mio pensiero va a Robert . Chissà cosa starà facendo. All’improvviso il telefono di Anna squilla. Lo afferro e vedo il numero di Kellan. Rispondo. – Anna?-.- Ehm no,sono Sarah. Anna è di là,dimmi Kell- dico in fretta. – Beh siccome Robert non vuole mettere il papillon volevo sapere da Anna se può mettere la cravatta- dice in fretta. In sottofondo sento la sua risata e mi scappa un sorriso. Protesta per ogni cosa,è un bambino. – Si,va bene. Ci vediamo tra un’ora e mezza,ciao- dico prima che Anna venga accanto a me. Matt ancora con l’accappatoio corre ad abbracciarmi. Anna si siede accanto a me e inizia a vestirlo. È davvero bellissimo. – Ma come siamo belli. Siamo proprio uguali al papà- gli dico solleticandogli un fianco. Ride,divertito. Una volta preparato Matt,Anna mi afferra per il braccio e mi fa sedere davanti all’enorme specchio della sua camera da letto. – Bene,ora ti farò i capelli!- dice fiera di se. Me li scuote e poi inizia ad asciugarli. I miei capelli diventano lisci come la seta grazie alla spazzola ma soprattutto alla bravura di Anna. Ha fatto un corso di estetista ed ha anche il diploma e poi in questi casi lei è magnifica. La vedo curare ogni piccolo particolare mentre cerco di concentrarmi sul suo sguardo per non pensare ad altro. Una volta fatti lisci prende la piastra e inizia a fare tantissimi boccoli. – Mi spieghi cos’hai intenzione di fare?- le chiedo curiosa. – No. Mi hai lasciato campo libero sul trucco e i capelli,quindi lasciami fare. Fidati- dice continuando il suo lavoro. Annuisco e sorrido. Non mi terrorizza la sorpresa. Nelle sue mani sarò perfetta. Una volta fatti i boccoli cerca di alzare i capelli dietro come se fosse un enorme chignon,lasciando però altre ciocche sulle spalle. Finito lo chignon prende dei ciuffetti avanti e fa altri boccoli. – Ed ecco il tocco finale- dice. Prende dei piccoli fiori e li incastra in quella specie di chignon. – Perfetta- dice sorridendo. Sorrido anche io. – Ora il trucco. Ho deciso di fare una cosa leggera visto che tu sei bellissima anche senza- dice. – Non esageriamo- dico ridendo. Prima mette il fondotinta,poi il fard,la matita sotto e il mascara. Poi inizia a giocare con l’ombretto creando sfumature tra il bianco e il marroncino. Dopo un quarto d’ora sotto i suoi artigli,finisce il suo capolavoro spruzzando la lacca sia sui capelli che sul viso,per far mantenere il trucco e aggiungendo un lucidalabbra rosa chiaro. – Oh Dio,abbiamo finito?- la imploro. – Ecco fatto- mi dice. Mi gira verso lo specchio e mi guardo. Sono un’altra persona. Avevo ragione una settimana fa,oggi è il gran giorno. Oggi,divento una donna. – Tra mezz’ora dobbiamo essere in chiesa- mi dice. Guardo l’orologio e il mio cuore inizia a battere. La guardo mentre finisce di aggiustarsi il trucco. – Mi vesto un attimo e poi ti aiuto- dice ancora. Sta facendo tutto lei. Giuro che se non ci fosse probabilmente resterei bloccata a guardare il pavimento. Indossa il suo bellissimo vestito rosa pesca e i tacchi abbinati. Prende la pochette e l’appoggia sul letto. – Dai vieni- mi incita. La seguo barcollando. Apre la federa bianca e tira fuori il mio vestito. Mi tolgo l’accappatoio e rimango in intimo. Mi aiuta a infilarlo e poi stringe bene i lacci dietro alla schiena. Mi sistema la gonna e poi mi da le scarpe. – Su,indossale- dice sorridendomi. Mi guarda tremare e le scappa una risatina. – Sei paralizzata- mi dice,mentre mi aiuta anche con le scarpe. Sono dei normali tacchi bianchi solo ricoperti di macramè e all’altezza della caviglia c’è una rosa bianca uguale a quella del vestito. Le indosso solo perché sono la sposa,altrimenti avrei già messo le mie converse. Mi alzo e mi sento già più alta. – Se ora ti siedi ti metto il velo- mi dice Anna. Annuisco. Guardo l’orologio. Oh,merda. Un quarto d’ora. Anna prende il velo e me lo mette piano tra i fiori e le forcine nei capelli. Mi fa alzare e me lo aggiusta. Guarda allo specchio soddisfatta del capolavoro. – Sei bellissima Sarah,davvero. Sei meravigliosa- dice con gli occhi lucidi. Mi abbraccia e si stacca solo quando bussano al campanello. La seguo mentre va ad aprire. È mio fratello,James. È ora di andare. Mi guarda e mi viene incontro sorridendo. È bellissimo in giacca e cravatta. – Oh mio dio sei favolosa!- dice abbracciandomi e facendomi roteare. Sorrido. – Si ora basta,che mi rovini la sposa- dice Anna ridendo. Ridiamo tutti. Ci avviciniamo alla porta. Anna prende in fretta Matt per mano e chiude casa. Mi fa entrare in macchina. Il tragitto sembra lunghissimo e il caldo che sento è atroce. A differenza di ieri il tempo è bello e il sole è spuntato alto nel cielo. Dopo dieci minuti arriviamo alla spiaggia e la macchina si ferma dietro un muro. Scendo e guardo di nascosto il gazebo. È meraviglioso. Fatto tutto di legno,arredato con tante panche sempre di legno avvolte da tanti fiori,un piccolo altare e le uscite coperte da tanti veli. – Vado a portare Matt da mia madre e sono subito da te- mi dice Anna. La blocco. La mia stretta è forte e impaurita. – Torna presto- le dico. Mi sorride e va via. Intanto James mi prende per mano e mi fa arrivare al tappeto rosso che inizia prima del gazebo. Prima dell’entrata c’è un enorme velo bianco,quindi nessuno mi vede. Meglio così. James mi tiene la mano,sicuro che se non lo facesse andrei in panico. Dopo un po’ Anna torna. Mi porge il mio bouquet di rose rosse e mi sorride. – Ok,Sarah sono tutti li e stiamo aspettando solo te- mi avvisa. Il panico inizia a sopraffarmi e il respiro diventa affannato. – Anna ti prego io- dico quasi in un sibilo. – Ok,momento tra amiche- dice James allontanandosi. – Anna ho paura. E se sto sbagliando,e se cado,e se sbaglio le parole,e se mi cade la fede,e se sono orrenda,e se Robert cambia idea?- dico in cinque secondi. Anna mi sorride affettuosa. Prende le mie mani e me le stringe. – Primo sei meravigliosa,secondo non sbaglierai nulla,terzo Sarah tu e Robert vi amate! Questo è il momento più bello della tua vita. Ricordi cosa mi dicesti un anno fa? Precisamente in questo momento? Dicesti “Ma tu devi stare tranquilla. Su quell’altare c’è un uomo,un uomo che ti ama,che darebbe la vita per te. Un ragazzo dolcissimo. Su quell’altare c’è il tuo fidanzato,il tuo futuro marito. So che hai paura di andare fino a lì,paura di iniziare una vita intera con lui. Ma posso dirti che è la cosa giusta quello che stai facendo. E sappi che per qualsiasi cosa io sono qui”- dice ripetendo le mie parole. Se le ricorda,magnifico. – Bene,io le ripeto a te. Vai da quell’uomo e rendilo l’uomo più felice su questa terra che,fidati,anche lui ha le mani che tremano. Ora vai lì e sii la donna più felice del mondo- dice prima di abbracciarmi. – Grazie- le sussurro. Mi stringe la mano e va via. Ha ragione,una donna. Mio fratello ritorna e mi offre il braccio. Lo afferro. – Papà sarebbe orgoglioso di essere al mio posto adesso- dice piano. I miei occhi diventano lucidi. – Già- sussurro. Si volta verso di me. – Ehi no,non piangere che poi si scioglie questo trucco meraviglioso- dice asciugandomi con il pollice una piccola lacrima. – Sono convinta che è felice che tu sia al suo posto ed io ti dico che lo rappresenti benissimo- sussurro. Anche i suoi occhi diventano lucidi. La marcia nuziale parte. Mi stringo a lui. – Mantienimi- sussurro. I veli si aprono e tutte le persone si alzano all’in piedi. Hanno tutti gli occhi fissi su di me e il sorriso stampato in faccia. Mio fratello inizia a camminare e toccandomi la mano mi sveglia dal sogno in cui mi ero persa. Inizio a camminare anche io. Anna mi sorride da un lato dell’altare e dall’altro anche Kellan. Poi eccolo lì. Mi sorride come se fossi un bicchiere d’acqua in un deserto. I capelli pieni di gel per tentare di tenerli in ordine,il volto liscio senza barba e il vestito nero. Il mio sguardo si posa sulla sua cravatta e ripenso alla telefonata di prima. Qualcosa in me mi fa sorridere. Il suo volto si fa sempre più vicino e senza nemmeno farci caso sono arrivata accanto a lui. Robert mi porge la mano. Mio fratello prende la mia mano e l’appoggia su quella di Robert. Le stringe e ci sorride. Va a prendere posto. Robert prende anche l’altra mia mano e mi sorride. – Sei un angelo- mi dice. E niente. Sorrido. Di tutti i complimenti che mi hanno fatto il suo è stato quello più bello e dolce. Il parroco inizia a parlare. Ci sediamo sulla piccola panca. La messa inizia ma non riesco a seguire le parole non posso fare a meno di pensare che tra un po’ sarò la signora Pattinson. Ad un tratto il parroco parla e mi sveglio dai sogni. - Robert, vuoi prendere questa donna come tua sposa, amarla ed onorarla, esserle fedele, vivere con lei ed essere lei, in accordo con i comandamenti di Dio, nel Sacro Vincolo del Matrimonio?- gli chiede. Robert mi guarda e prende la mia mano. I suoi occhi nei miei,un oceano. – Lo voglio- risponde. Le sue labbra si muovono lente mentre il mio cuore sembra fare tutt’altro. – E tu Sarah, vuoi tu prendere questo uomo come tuo marito, amarlo ed onorarlo, essergli fedele, vivere con lui ed essere lui, in accordo con i comandamenti di Dio, nel Sacro Vincolo del Matrimonio?- domanda a me. Lo guardo impietrita,poi il mio sguardo passa altrove. I miei occhi incontrano di nuovo i suoi. Stringo forte la sua mano. In due secondi la mia vita scorre e la vedo nei suoi occhi. Il cuore mi batte all’impazzata. Chiudo i miei occhi. I miei poteri si attivano e metto in atto uno di quelli che nessuno conosceva. Fermare il tempo. Lo avevo sviluppato in questi ultimi due anni. Mi teletrasporto e arriviamo al luogo del nostro primo bacio. – Ma come hai fatto? E gli altri ora ci avranno visti sparire!- mi dice Robert preoccupato. – Ho fermato il tempo. È un potere che ho sviluppato in questi due anni- lo rassicuro. – Perché siamo qui?- mi domanda sorridendo. – Io devo rispondere ancora alla prima domanda- dico. Mi guarda interrogativo. – E qual è la risposta?- mi chiede. I piccoli petali di pesco iniziano a volare intorno a noi. – Lo voglio- sussurro. Stringo le mie mani alle sue. Non mi andava di dirlo così davanti a tutti. – Volevo che lo sapessi qui. Volevo che sapessi che ti voglio più di ogni altra cosa,per tutta la vita- gli dico. Mi teletrasporto. Ritorniamo in spiaggia,sotto al gazebo e tutto è fermo. Mi guarda e annuisce. Riattivo il tempo. – Lo voglio- dico convinta. La sue labbra si allargano e mi mostrano il suo meraviglioso sorriso. - Con l'autorità conferitami, io vi dichiaro marito e moglie. L'uomo non separi ciò che Dio ha unito- finisce il parroco. Ed ecco che da una delle ultime panche arriva Matt che viene svelto verso di noi. Ci porta le fedi. Robert afferra la mia. Gli porgo la mia mano sinistra dove c’è anche il suo anello. Infila la fede. La prendo anche io e gliela infilo con le mie solite mani tremanti. – Potete scambiarvi un bacio- dice ancora il parroco. Si avvicina a me piano e una volta sulle mie labbra stringo la sua giacca a me. Sento le urla e gli applausi degli altri che man mano si affievoliscono. La sua lingua gioca con la mia mentre il suo sapore mi riempie la bocca. Ci separiamo e sorridiamo. Robert mi stringe la mano e ci voltiamo. Iniziamo a camminare lungo quel percorso e il riso non tarda ad arrivare. Ridiamo. Ecco,ho fatto il grande passo. Adesso,sono una donna. Mi sento felice,innocente. E stavolta il mio pessimismo non riuscirà a rovinarmi tutto. Continuiamo a camminare lungo quel percorso per arrivare all’altro gazebo molto più grande dove si terrà il ricevimento. Ci ripuliamo dal riso e sorridiamo. All’improvviso un qualcosa mi solletica la spalla destra. Mi volto e trovo una piuma bianca. Non è una piuma di un uccello. È la piuma di un Angelo. – Robert- sussurro. Si volta e si avvicina a me. Prende tra le mani la piuma e sorride. Me la mette tra le mani. – Te lo avevo detto che lui è sempre stato accanto a te- mi dice. Rimango imbambolata e poi capisco. Mio padre. Caccio via una piccola lacrima e mi stringo forte alla mano di Robert. Questa giornata è appena iniziata. Durante l’aperitivo una marea di gente inizia a venire verso di noi e uno ad uno ci fanno gli auguri e ci danno i regali. Guardo Anna che mi sorride da lontano. Dopo che il fotografo ci ha costretto a fare almeno cento foto il pranzo è pronto. Ci sediamo e mangiamo e devo dire che tutto è ottimo e gli invitati si trovano molto bene. Di tanto in tanto io e Robert giriamo per i tavoli per chiedere come va. Tutti sono sorridenti e stanno bene. Senza farci nemmeno caso arrivo al tavolo dove c’è Jeremy e la saluto abbracciandola. Alias invece continua a fissare il piatto. Ormai arriva la torta. È una semplice torta a tre piani. La mangiamo tutti e facciamo i vari brindisi,dopodiché iniziano le danze. Siamo io e Robert a dare inizio ad esse con un lento,poi partono le canzoni più pazze del momento. Robert si avvicina a me e mi bacia una guancia. Tutti i miei parenti hanno detto che è un ragazzo d’oro e lo guardano con gli occhi luminosi quando passa. Ma del resto Rob è così. Con la sua gentilezza conquista tutti. Vedo Alias avvicinarsi a noi. – Posso rubarti la sposa?- chiede a Robert appena arriva. – Risponderei con un no secco a tutti,ma siccome sei tu posso fare un eccezione- dice spostando il volto dall’altra parte. Lo guardo e sorrido. Alias mi prende con se e iniziamo a ballare lentamente nonostante la musica sia veloce. – Sarah ti volevo chiedere scusa,so che non mi perdonerai tanto facilmente,so che ti ho fatto del male ma voglio scusarmi- sussurra al mio orecchio. – Non importa- rispondo. – Cosa? Non sei arrabbiata con me?- mi chiede. – Niente mi rovinerà questo giorno fantastico,tanto meno il mio migliore amico- dico. Lo sento sorridere. – Grazie Sarah,sei un tesoro- dice e poi mi fa roteare. Mi fa scendere e Robert si avvicina a me,mi prende per un fianco e mi porta via da lui. – Non essere geloso- gli dico divertita. – Non sono geloso- risponde. – E allora perché mi allontani da lui?-.- Dopo tutto il male che ti ha fatto non so se sia giusto che tu sia sua amica-. – Rob,è il mio migliore amico-. Si volta e poi abbassa lo sguardo. – Va bene- dice annuendo. Anna arriva e mi porta via. Entriamo in una piccola stanza e mi fa cambiare. – Devi essere bella ma allo stesso tempo comoda per la tua partenza- dice sorridente. Mi fa indossare un vestito che ha una normale maglia bianca sopra a giro maniche,ma continua con una gonna oro stretta paillettata e sotto le stesse scarpe di prima. Mi toglie i piccoli fiori tra i capelli,sciogliendoli e me li alza con una semplice mezza coda. Esco fuori dalla piccola stanza e vedo Robert già pronto. Ha il pantalone nero e una normale camicia celeste. Ma come fa ad essere pronto prima di me?Mi sorride. Mi avvicino a lui prendendolo per mano. Ci avviamo fuori e arriviamo sulla strada. Saluto tutti i miei parenti e abbraccio forte mia madre e mio fratello. Saliamo nella macchina che ci condurrà all’aeroporto pronti a partire per la luna di miele mentre tutti applaudono. Abbasso il finestrino e Anna si avvicina. – Mi devo fidare?- le chiedo. – Fidati- dice e fa per spostarsi ma le afferro il braccio. Si riabbassa all’altezza del finestrino. – Grazie di tutto- le dico. Sorride. La macchina mette in moto. Robert mi sorride poi si avvicina piano e mi bacia. – Pronta?- mi chiede ancora sulle mie labbra. Mi stacco e sorrido. – Pronta-. E così partiamo,incerti di quale possa essere la nostra prossima meta.

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Capitolo 58
*** Luna di miele POV ROBERT ***


Capitolo 58: Luna di Miele POV ROBERT Ancora non ci posso credere. Poche ore prima mi sono sposato e Sarah è diventata mia moglie. Ancora non posso credere che dopo tutto questo tempo sono riuscito a realizzare uno dei miei sogni. Rendere felice Sarah. Anche se so che non potrò mai farlo completamente. Stringo forte la sua mano mentre facciamo la fila per fare il check-in. Sarah si volta verso di me. – Tu hai idea di dove ci manderà Anna?- mi chiede ridendo e con un filo di ansia. – In realtà no- rispondo sorridendo. Annuisce e si attacca al mio braccio stringendo di più la mia mano. Arriviamo e ci danno i nostri biglietti. – Ecco a voi,già prenotati- dice la hostess dietro l’enorme vetro. – Grazie- risponde Sarah. Ci allontaniamo dalla fila. Appoggiamo le valigie a terra. – Bene,pronto a scoprire la nostra meta?- mi chiede fissando il biglietto girato al contrario. – Pronto- rispondo. Lo gira di scatto e legge. Rimane qualche secondo imbambolata e poi alza il viso e mi guarda. Le sorrido e le scosto una ciocca di capelli. – Andremo a Barcellona? Cioè...Barcellona? B-A-R-C-E-L-L-O-N-A?- dice scandendo ogni singola lettera. – A quanto pare si- sorrido. Mi salta in braccio e la faccio ruotare. – Che bello! Ma è magnifico! Non dubiterò mai più di Anna- dice guardando ancora stupita il biglietto. – Forza andiamo- le dico. Facciamo un’altra fila e siamo pronti ad imbarcarci. Il solito profumo che si trova all’interno dei mezzi di trasporto mi inebria le narici. Ci sistemiamo ai nostri posti e,all’ordine del comandate,allacciamo le cinture. L’aereo si alza in volo e noi ci prepariamo ad osservare il tramonto londinese. Ritornerò presto nella mia città e sarà sempre come la prima volta. Sarah farfuglia qualcosa mentre è indaffarata con la borsa. – E questo cos’è?- chiede a se stessa trovando una busta rosa. – Aprila- le dico sorpreso anche io. La apre lentamente e legge a bassa voce ma in modo che io possa sentire. – Ciao ragazzi. Io e Kellan speriamo che la sorpresa vi sia piaciuta. Ma starete solo tre giorni a Barcellona,il resto in un altro posto. Ovviamente a voi sconosciuto-. Mi guarda. – Sono imprevedibili come al solito- dico ridendo. – Non so quanti grazie gli dirò appena a casa- dice posando la borsa. Inizia a guardare dal finestrino e sospira. La tiro leggermente per un braccio e faccio appoggiare la sua testa al mio petto. Le bacio i capelli e glieli accarezzo. – Allora,come ti senti?- le chiedo. Rimane un secondo zitta. Poi prende la mia mano e inizia a giocarci. – La donna più felice sulla Terra. Tu?- mi chiede. – L’uomo più felice sulla Terra-. Si volta verso di me e ci guardiamo in un tempo indefinito negli occhi poi arrossisce. – Che c’è?- dico ridendo. – E beh è colpa tua! Sei tu che mi guardi così!- dice cercando di sviare la domanda. Alzo il suo viso con il mento. – Tu meriti di essere guardata così,perché è così che si guardano le cose più belle- sussurro. Arrossisce di nuovo ed io sorrido. Mi avvicino piano alle sue labbra e le bacio dolcemente. – Adesso riposati- le dico mentre la faccio riappoggiare sul mio petto. Si stringe a me mentre io le accarezzo i capelli. – Il mio angelo- sussurra, poi,sento solo il suo respiro calmo e regolare,segno che si è addormentata. Chiudo gli occhi anche io con la speranza di riposarmi. Mi sveglio solo quando sento una strana voce dire che siamo arrivati a destinazione. Apro gli occhi e me li stropiccio. Guardo l’ora e noto che sono appena le dieci di sera. – Sarah sveglia- le sussurro. Apre dolcemente gli occhi. – Siamo già arrivati?- chiede con la voce impastata dal sonno. – Si,vieni- dico prendendola per mano. Afferra la sua borsa e scendiamo. Ci avviamo a ritirare i bagagli e usciamo fuori dall’aeroporto. – Wow! Sono a Barcellona! Siamo a Barcellona,Rob!- urla entusiasta. – Lo so!- dico sorridendo. La città è piena di macchine e le varie luci dei locali la illuminano. Il mio telefono vibra e lo afferro al volo. C’è un messaggio di Anna dove ci indica l’indirizzo della nostra “dimora”. Prendiamo un taxi e facciamo leggere l’indirizzo al conducente. Lui annuisce e sorride. Facciamo un piccolo percorso in auto,ammirando la bellezza della città dal finestrino. Arriviamo e paghiamo il taxi. Sarah si avvicina un po’ e poi rimane a bocca aperta. È una bellissima casa sul mare. – Robert è magnifico! Una casa sul mare!- esclama. – Già,è meravigliosa- dico. Prendiamo le valigie ed entriamo dentro. È una piccola casa arredata in modo elegante e proprio dove c’è la camera da letto si apre una bella veranda che vista sul mare. Poi c’è una passerella e appena scendi sei già in spiaggia. Sarah apre la porta della terrazza ed esce fuori. Le sono accanto e sento il suo respiro leggermente affannato,segno che è emozionata. Mi avvicino e l’abbraccio da dietro. Le bacio il collo. Si volta verso di me e i suoi bellissimi occhi sono lucidi. – C’è qualcosa che non va?- le chiedo mentre le accarezzo una guancia. – No,è che tutto è così perfetto- dice. Rimane un po’ in silenzio. – Sono felice- sussurra annuendo. Poi mi guarda ancora. Mi avvicino a lei e la bacio. Affonda le mani tra i miei capelli mentre io le avvolgo i fianchi. – Che ne dici se andiamo a girare un po’ la città?- le chiedo staccandomi. – Si,si mi va- risponde sorridendo. La prendo per mano e usciamo di casa. Prendiamo un altro taxi e chiediamo al conducente qualche posto che lui ci consiglierebbe da visitare. Dice qualcosa in fretta e poi arriviamo in centro. Prendo Sarah per mano e sorridiamo vedendo tutte quelle bancarelle. Probabilmente c’è una festa popolare perché la gente balla,canta,suona. È tutto così bello. Circondo la sua vita con un braccio. – Vieni- le sussurro in un orecchio. Si fa trasportare sorridente. – Dove andiamo?- mi chiede. – A Plaça d'Espanya- rispondo. – Che sarebbe?- domanda ancora. – È una piazza in cui si trova l’Arena de Toros e,a un centinaio di metri,la famosa Fontana Magica di Montjuic- le rispondo mentre mi ascolta interessata. Senza nemmeno rendermene conto siamo già arrivati. – Adesso non guardare- le ordino. Chiude gli occhi e sorride. Le prendo la mano e la tiro fino ad avvicinarmi di più. – Aprili- le sussurro. Le compare in viso il suo solito sorriso emozionato e felice. – Wow! È magnifico! Ma è gigantesca. È un gioco di colori e movimenti magnifico!- urla. Io intanto l’abbraccio. Affonda il viso nel mio petto. – Ti amo- sussurra. – Ti amo anche io- le dico. Mi guarda negli occhi e ci baciamo sotto i colori di quella fantastica fontana. Dopo due ore passate a passeggiare ritorniamo a casa. Ride mentre le ho raccontato una di quelle solite barzellette. – Fanno ancora effetto. Ti ricordi quando me le raccontasti quella volta che ti raccontai il mio passato?- mi chiede. – Certo!- dico aprendo casa. Poso le chiavi sul mobile e vado in camera da letto insieme a lei. La vedo indaffarata con la valigia,inginocchiata a terra. Si gira verso di me. – Vado un po’ in spiaggia- dice alzandosi. – Tra un po’ ti raggiungo- le rispondo. Si toglie i tacchi e si avvia verso la spiaggia. Dopo cinque minuti mi avvio verso di lei. È seduta a terra e fissa la luna. Mi siedo accanto a lei. – Non è magnifica?- mi domanda. Non la guardo nemmeno. – Mai quanto te- sussurro. Si volta verso di me e mi sorride. Le prendo il volto tra le mani e la bacio. – Andiamo dentro?- le chiedo. Annuisce. Ci alziamo e arriviamo dentro. Sempre dolcemente mi avvicino a lei e baciandola la lascio cadere sul letto. Mi sdraio su di lei. Mi sbottona piano la camicia. Dio è così bella che non resisto. Avrei voglia di farla diventare mia adesso. Non voglio aspettare ancora. La tocco e arrivo piano alla sua coscia. Intrufolo la mano e faccio salire lentamente il vestito. Arrivato alla pancia se lo sfila delicatamente,mentre io faccio cadere la camicia. Continuo a baciarla. Passo le mani tra i suoi capelli,scostandoli. Mi avvicino al suo collo e lo bacio. Mi sbottona i pantaloni e li fa scivolare. Me ne libero in fretta. Le bacio dolcemente le guancie. Poi la guardo negli occhi. – Robert,posso farti una domanda?- dice a bassa voce e mettendosi seduta. – Si- la copio. – Io...ecco...voglio che...come dire...tu sia tu. Nel senso che tu faccia l’amore con me...senza..ecco io- dice avvampando e diventando come un pomodoro. – Sarebbe troppo rischioso- cerco di farle capire. – Ma tu potresti fermarti,tu...- dice. Mi bacia. – Ti prego- sussurra ancora con gli occhi lucidi. La faccio rimettere sdraiata e riprendo di nuovo a baciarla. Le sfilo piano il reggiseno e gli slip. Lei fa lo stesso con i miei boxer. Continuo ad accarezzarle i capelli mentre lei sfiora con le labbra ogni parte del mio viso. – Ti amo così tanto- sussurro. – Fallo per me- sussurra lei. La bacio ancora mentre diventa mia. Ansima ad ogni mio tocco e si stringe di più a me. Le bacio piano la fronte,gli occhi,le guancie,il naso. Lei mi abbraccia. Restiamo a guardarci e baciarci per un tempo indefinito. Capovolgo la situazione e la faccio mettere su di me. Appoggia il viso al mio petto. - È stato meraviglioso- mi dice. – Sarah noi...- cerco di dire ma mi blocca. – Shh...non rovinare questo momento,ti prego- dice piano. La stringo a me. Alza il viso e mi guarda negli occhi. – Oggi è stato in assoluto il giorno più bello per me. Sono diventata tua moglie,siamo arrivati qui a Barcellona,ci siamo uniti nel vero senso della parola. Tutto questo è così bello. Non credo si possa essere più felici di così- dice con gli occhi lucidi. La faccio riandare di nuovo sotto di me mentre mi tengo su un braccio per non farle peso. Sorrido. – Tu sei stata la mia salvezza Sarah e ancora lo sei. Oggi è un giorno che non dimenticherò mai. Sto così bene con te e sei cosi bella che ti mangerei di baci- dico dandole un morso. Ride. Mi fa appoggiare la testa al suo petto. Mi accarezza i capelli. – Ti amo- mi dice. Mi alzo e la bacio. Faccio incontrare le nostre lingue e le mordo un labbro. Stringe i miei capelli tra le sue dita. Prendo le sue mani e le stringo alle mie. La guardo negli occhi. – Per sempre- sussurro. – Per sempre-.

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Capitolo 59
*** Parigi POV SARAH ***


Capitolo 59: Parigi POV SARAH Un fresco venticello entra dall’enorme vetrata che da sulla veranda,facendomi rabbrividire. Mi alzo e con gli occhi chiusi tiro il lenzuolo fin sopra alla pancia. Mi rilasso e sospiro. Questi tre giorni a Barcellona sono volati. Abbiamo visitato tantissime cose addirittura per colpa di Robert ci siamo persi. Ma è stato magnifico. Sto passando la luna di miele più bella della storia. All’improvviso sento il lenzuolo venir via e mi chiudo a riccio. – Buongiorno dormigliona!- sento esclamare. – Ma no! Voglio dormire!- dico prendendo il cuscino e mettendoci la testa sotto. Si avvicina a me e lo toglie. – Sai cosa dobbiamo fare oggi,vero? Dobbiamo scoprire la nostra prossima meta- mi dice dolcemente. Apro gli occhi a due fessure e poi me li stropiccio. Una forte luce me li fa richiudere. – Ma no! Ho sonno Rob! Lasciami in pace!- dico rigirandomi e riprendendo a dormire. – Va bene,come vuoi tu- mi dice allontanandosi. Tiro un sospiro di sollievo e mi rilasso di nuovo. Il silenzio avvolge la stanza. All’improvviso sento qualcosa di ghiacciato bagnarmi tutta,dalla testa ai piedi. Sobbalzo. Rimango seduta sul letto con gli occhi spalancati cercando di capire la situazione. Robert mi ha appena gettato una bacinella di acqua ghiacciata addosso. Un leggero urlo mi si strozza in gola e cerco di far circolare il sangue nelle vene. Poi lo guardo. Ha sul viso quel sorrisetto vittorioso che perderà presto. Posa la bacinella a terra. Il mio sguardo è di fuoco. – Pattinson,sei spacciato!- gli dico. Lui inizia a correre ma io non mi affatico nemmeno e mi teletrasporto davanti a lui. Può essere veloce quanto vuole ma nessuno mi batte a questo gioco. Continua a correre ma io gli metto lo sgambetto. Stavolta giocherò sporco. Fermo il tempo. Lo trascino in bagno e cerco di metterlo sotto la doccia. Apro la fontana dal lato dell’acqua fredda. Riattivo il tempo. Ed eccolo sotto i miei occhi preso dai brividi di freddo. – Ti dico sempre che a questo gioco vinco io- dico facendo spallucce. – Non è giusto! Era più facile quando eri umana!- dice mettendo il broncio. Faccio per allontanarmi ma mi prende per i fianchi e mi trascina sotto la doccia con lui. Ridiamo. – Non ci posso fare niente. Mi piace farti scherzi del genere- dice sorridendo. – Scherzi? Mi hai fatto quasi prendere un infarto!- esclamo. – Shh,ssh- sussurra e si avvicina alle mie labbra. Mi bacia delicatamente. – Fatti una doccia,ti aspetto in cucina- mi dice. – Cucina?- chiedo stupita. – Ehm...si. La cucina. Dove si mangia- dice piano. Sorrido all’idea di mangiare la panna sul wafer al cioccolato e poi una bella frittata. – Faccio subito- dico. Ride ed esce dalla stanza. Io intanto mi spoglio e mi faccio una bella doccia calda. Mi asciugo e indosso un jeans,degli stivaletti e una maglia azzurra a macramè. Lascio i capelli sciolti e mi trucco leggermente. Corro in cucina. – Allora,cosa c’è di buono?- chiedo battendo le mani. Ho una fame pazzesca ma non so il perché. – Tutto quello che vedi a tavola- mi dice mentre spalma del burro su una fetta di pane. Sorrido e mi avvicino alla tavola imbandita. C’è di tutto. Latte,succo di frutta,brioche,pancake,fette biscottate,miele,cioccolata,marmellata,cornetti,panna,fragole. – Questo è il paradiso- sussurro. Robert ride sotto i baffi. Prendo la panna e inizio a mangiare di tutto sotto i suoi occhi stupiti. – Qualcuno qui ha fame- dice ridendo. – Oh,altroché rispondo con il boccone. – Vado a finire di preparare le valigie. Tra un’ora partiamo- dice piano e va in camera da letto. Finisco di abbuffarmi e,sazia,lavo tutti i piatti. Dopo poco raggiungo Robert in camera da letto. Mi avvicino alla veranda e guardo il mare. - È bellissimo qui. Non vorrei mai andare via,ma sono troppo curiosa della nuova meta- dico sospirando. Robert si avvicina a me e mi accarezza un braccio. – Sarà bellissima come questa,conoscendo Anna- dice divertito. – Hai ragione. Ora sarà meglio che mi dia da fare a pulire il tuo disastro- dico sbuffando. Ride. – Certo che siamo passati dai buongiorno dolci a quelli con l’acqua ghiacciata. Arriveremo anche a combattere?- dico togliendo le lenzuola e portandole in lavanderia. – Ah è questo che ti manca? Potevi dirlo,no?- dice avvicinandosi. – Non è che mi manca,ma..- non riesco nemmeno a finire di parlare che mi prende in braccio e fa appoggiare la mia schiena al muro. Attorciglio le gambe intorno alla sua vita. Mi guarda per un tempo indefinito negli occhi e poi sfiora leggermente con le labbra il mio collo. Un piccolo brivido mi percorre la schiena e mi fa chiudere gli occhi. Si avvicina alle mie labbra. Le morde. – Tu sei la mia piccola- sussurra per poi baciarmi. Si stacca e mi fa scendere ma appoggia le mani al muro per bloccarmi. – Dio,mi mancava sul serio- dico in un sibilo. Mi schiarisco la voce. Ride. – Scemo- dico dandogli un pugno sul braccio. Sempre ridendo mi avvicina a se e mi abbraccia. – Dobbiamo sbrigarci- dice. Finiamo di preparare tutto e prendiamo un taxi. Arrivati all’aeroporto chiamo Anna. – Allora signorina. Vorrebbe dirmi qual è la nostra prossima meta?- le chiedo. – Ehi Sarah! Ti sei rifatta viva,come state? Vi è piaciuta Barcellona?- domanda euforica. – Si,tantissimo. E ora?- insisto. – Ora andate a prendere i biglietti, sono già prenotati- dice e poi riattacca. – Allora?- mi chiede Robert. – Lo scopriremo tra poco- dico. Andiamo a prendere i biglietti e come la volta scorsa non li giro. Ci fermiamo in un angolo. Sospiro e li giro di scatto. – PARIGI!- esulto. Salto in braccio a Robert e lo stringo a me. – Dio Sarah ma è bellissimo. Parigi!- dice guardando più e più volte il biglietto come se non ci credesse. Ci abbracciamo. – Sarà ancora più bello di Barcellona!- esclamo. Una voce ci annuncia che il nostro aereo sta per partire così ci affrettiamo ad imbarcarci. Una volta dentro ci allacciamo le cinture di sicurezza. Robert mi prende la mano e me la stringe. Decolliamo e dopo circa due ore atterriamo in Francia,Parigi. Prendiamo i nostri bagagli e una volta fuori dall’aeroporto arriva l’immancabile messaggio dell’indirizzo. Entriamo in un taxi e mostriamo l’indirizzo al conducente. Questa volta la casa che ci si presenta davanti e un po’ più diversa rispetto a quella di Barcellona. È una semplice casa stile francese. Appena entriamo dentro notiamo subito un enorme salone dove ci sono due divani e un piccolo tavolino. È tutto molto chic. I colori sono chiari e limpidi e l’arredamento ricorda un po’ i castelli. Robert mi prende in braccio e mi sorride. – Ammetto di sentirmi una vera e propria principessa- dico arrossendo. Mi sorride ancora e saliamo in camera da letto. Mi fa scendere dalle sue braccia. Anche questa è bellissima. Ci sono molti mobili antichi e il letto é scorniciato da tantissimi veli bianchi. Faccio un salto e mi getto sul materasso morbidissimo. – Dovresti provarlo- dico ridendo. – Arrivo- dice. Poi all’improvviso il letto quasi non viene spiaccicato dall’enorme salto che fa. Ridiamo insieme e iniziamo a guardare il soffitto. – Ti va di andare a fare un giro in barca?- mi domanda ad un tratto. Mi posiziono su di lui. – Si,perché no?- dico. Mi guarda e sorride. – Sei bellissima- dice prima di avvicinarsi alle mie labbra. Le bacia. Mi alzo. – Su andiamo- dico. Usciamo in fretta di casa e prendiamo un taxi. Il tassista ci consiglia un posto dove andare e spendere poco e così ci porta fino a destinazione. Prima di prendere una barca però decidiamo di mangiare qualcosa. Ci fermiamo in un piccolo ristorantino e mangiamo qualcosa in fretta. Inutile dire che io ho ancora fame. – No,Robert. Prima di andare in barca devo fare assolutamente una cosa!- dico emozionata. – Cosa?- mi chiede. – Salire fin sopra la Tour Eiffel- rispondo. Lo prendo per mano e lo tiro. – Ma Sarah per forza fin su? Io soffro di vertigini!- mi dice impaurito. Mi fermo. – È l’idiozia più grande che tu potessi mai dire! È assurdo! Tu voli!- dico incrociando le braccia. – Si,ma mai così in alto!- dice terrorizzato. – Tu,io, sulla Torre. March!- lo obbligo. Ride e mi segue. Arriviamo alla Torre,facciamo i biglietti e saliamo fin sopra. Inutile dirvi che è magnifico. – Robert guarda!- gli dico. Lui si avvicina a me e mi abbraccia da dietro. Stringo le mie mani alle sue. – È perfetto- sussurro. Mi volto e l’abbraccio. Aspiro il suo profumo e mi rilasso. Restiamo per un altro po’ lì ma poi scendiamo a prendere la barca. Una volta arrivati paghiamo e Robert insiste per remare lui. Intanto è quasi sera e il tramonto si fa vedere facendo dei vari giochi di colori sulle case francesi. Rimango incantata,poi,un qualcosa nella mia pancia mi fa sussultare. – Amore,tutto bene?- mi chiede. – Oh,si certo- rispondo. Mi volto di nuovo e riprendo a guardare la mia pancia. La tocco. Faccio spallucce e mi giro verso Robert. – È tutto così bello che sono arrivata addirittura a pensare dov’è la fregatura- dico piano. Robert si ferma. – Beh la cosa bella è questa. Che non c’è nessuna fregatura. Che siamo io,te e Parigi e il nostro amore- dice accarezzandomi. Si avvicina a me e mi bacia. All’improvviso la barca si muove e Robert cade nell’acqua. Mi sporgo e lo cerco. Poi lo vedo salire in superficie e un piccolo cigno che lo becca. Scoppio a ridere in una risata sonora. – Mille grazie- dice lui. Lo aiuto a salire in barca. Sbuffa. – Ehi,per me sei perfetto anche così- dico togliendogli un’alga dalla testa. La serata passa cosi e dopo aver cenato in un altro ristorante,verso le undici torniamo a casa. Indosso il mio solito pigiamone con gli orsetti e mi sdraio nel letto. – Questo materasso è perfetto- dico saltandoci su. Robert sale e salta con me. Poi,prende un cuscino e me lo butta in faccia. Ovviamente rispondo con un’altra cuscinata. Iniziamo a combattere. Tutte le piume dei cuscini si liberano nell’aria. Qualcuno bussa alla porta. Scendo giù ad aprire e vedo una vicina tutta arrabbiata. Probabilmente abbiamo fatto casino. Sale furiosa sopra ed io con lei. Guarda tutta la camera disordinata e inizia a urlare parole incomprensibili. Poi,va via e chiude la porta. Mi getto sul letto ancora scombussolata ma poi io e Rob scoppiamo a ridere. – Sai Sarah? Non credevo si potesse essere così felici- dice piano. – Nemmeno io- sussurro. – Ti amo-. – Per sempre-.

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Capitolo 60
*** Marito e moglie POV ROBERT ***


Capitolo 60: Marito e moglie POV ROBERT Sbatto lentamente le palpebre e cerco di far abituare i miei occhi a quella luce che riempie la stanza. Li stropiccio e mi accorgo che Sarah dorme beata sul mio petto. Sorrido senza un perché e inizio a solleticarle un braccio. Guardo come è bella,come è mia. È passata una settimana,una settimana. Ma io ancora non posso credere che lei sia mia moglie. Come posso io meritarmi tutto questo? Come posso già solo averla al mio fianco senza nulla in cambio? Come posso sapere che sarà mia per sempre,solo mia. Forse il destino già aveva tutto in mente,già aveva elaborato il suo piano. Forse aveva già deciso che qualcuno sarebbe entrato nella mia vita e l’avrebbe capovolta,l’avrebbe resa migliore,mi avrebbe reso migliore. Già aveva in mente tutto questo per noi. Noi siamo sempre stati uniti,noi siamo destinati a stare insieme. Noi siamo sempre stati noi,solo che aspettavamo il momento giusto per trovarci. Mentre sono immerso in questi pensieri non mi accorgo che Sarah si è svegliata e mi sta osservando. Mi passa una mano tra i capelli. – Buongiorno- mi dice e sorride. – Buongiorno- sorrido anche io. – Dormito bene?- mi chiede. – Questo materasso è la cosa più bella di questa luna di miele- rispondo sospirando. Il suo sguardo si abbassa. – A parte te,a parte noi- continuo. Sorride e arrossisce. È buffo il fatto che arrossisce ancora ogni volta che le dico qualcosa di dolce. Insomma,ormai dovrebbe essere abituata. Ma mi piace,è così tenera quando le sue guance si colorano di rosso e inizia a torturarsi le mani. Si alza piano e si stiracchia poi si mette a cavalcioni su di me. – Allora quali sono i programmi di oggi capitano?- mi chiede. È bellissima con quel suo pigiamone con gli orsetti. – Mm vediamo. Prima facciamo colazione,poi prepariamo le valigie e poi torniamo a casa?- le chiedo mentre passo delicatamente le mie mani sulle sue cosce. Diventa di nuovo rossa. – Non voglio andare via- dice mettendo il muso e incrociando le braccia al petto. – Beh la nostra luna di miele è finita- cerco di farle capire ma non vuole ascoltarmi. Sospiro e la getto sul letto mettendomi su di lei. Mi guarda con quei suoi occhi da cerbiatto. – Te l’ho detto già che assomigli a Bambi,vero?- le chiedo dubbioso. – Almeno 200 volte- dice sbuffando. – Forse non sai che Bambi è il mio cartone preferito- le dico. Cerca di tenere il muso. Le accarezzo una guancia e le stampo un bacio sulle labbra. Lei si riavvicina di nuovo e mi bacia,attorcigliando i capelli dietro la mia nuca. Sorride. – Non ce la farai mai a tenere il muso con me,signorina- le dico. Poi mi alzo e scendo dal letto. Le afferro una mano e si alza all’in piedi. Mi salta sulle spalle. – Sarah che fai?- dico ridendo. – Voglio vedere cosa prova Matt quando gioca a cavalluccio. Cosa c’è di così strano?- dice ridendo anche lei. La scorto fino in cucina tenendola sulle spalle. La faccio scendere. – Allora,che si prova?- le chiedo mentre prendo qualcosa in dispensa. – Cibo!- esulta appena mi vede con un pacco di merendine in mano. Me lo toglie dalle mani e inizia a scartarlo. I suoi occhi sembrano diventare due immensi cuori. – Tu sei strana! Da quando ami così tanto il cibo?- le chiedo mentre sta aprendo già la seconda merendina. – Io amo il cibo. Solo che in questi giorni ho una voglia matta di mangiare sempre!- dice affannata. Rido e continuo a preparare la colazione. Mi avvicino a lei e la faccio sedere. – Si però magari ti siedi e mangi piano senza ingozzarti,come una persona normale- le dico come un genitore richiama suo figlio. – Scusa- dice un po’ in imbarazzo. Continuiamo a fare colazione e poi Sarah lava le tazze. Arriva in camera. – Vado io a fare la doccia!- dice correndo verso il bagno. Lentamente la raggiungo e la vedo appoggiata alla porta. Mi sorride. – Avevo dimenticato che qui c’è acqua calda,perennemente- dice ridendo. Rido anche io. – Forza,va a farti una doccia- le dico. Entra in bagno e chiude la porta. Io intanto vado in camera da letto e prendo le nostre valigie. Inizio a prendere i panni dall’armadio e a sistemare la mia. Una volta uscita Sarah indossa dei jeans,le converse e una felpa. – Il bagno è tutto tuo- dice. Ha i capelli legati in una coda e un velo di trucco. Vado in bagno e faccio anche io una doccia e in poco tempo ho finito. Esco dal bagno e vedo Sarah che sta preparando la valigia. – Allora,finto?- le chiedo. – Quasi- risponde mentre canticchia una canzone. In poco tempo finiamo di preparare tutto e siamo fuori. Prendiamo un taxi e in dieci minuti arriviamo all’aeroporto. Facciamo il check-in e aspettiamo il nostro aereo. Ci sediamo sulle tante panchine. – Bene e tra poco ritorneremo a Londra- dice Sarah sospirando. Le metto un braccio sulle spalle e la faccio appoggiare al mio petto. Stringo la sua mano alla mia. – Dai,pensa a come sarà bello. Ora siamo marito e moglie,qualcosa di diverso dovrà pur esserci. Per esempio possiamo partecipare agli incontri con i neo-sposini di Anna e Kellan senza sentirci in imbarazzo o fuori posto. E poi potremo godere,alla fine,del barbecue- le dico. Inizia a ridere. – Questa è di sicuro una cosa che non farò mai- mi dice. Ridiamo insieme. Un annuncio ci dice che il nostro aereo è arrivato così andiamo ad imbarcarci. Allacciamo le cinture di sicurezza e ci prepariamo a decollare. In un’ora e mezza arriviamo a Londra. Prendiamo i nostri bagagli e prima di uscire dall’aeroporto Sarah afferra la mia mano e la stringe. – C’è qualcosa che non va?- le chiedo. Fa cenno di no con la testa e vedo i suoi occhi lucidi. Usciamo definitivamente dall’aeroporto. Si blocca. – Respira profondamente- mi ordina. Faccio come dice e poi la guardo,dubbioso. – Siamo a casa Rob,siamo a casa- dice sorridendo e stringendomi di più la mano. Sorrido. Mi avvicino e la bacio. Prendiamo il primo taxi che ci capita e arriviamo a casa. Chiamo Anna e l’avverto che siamo arrivati e subito ci invita a mangiare da lei. – Abbiamo il pranzo da Anna- dico a Sarah che sta disfacendo le valigie facendo spallucce. Sorride e annuisce. A ora di pranzo siamo lì. Tutti ci accolgono come sempre. Ci sono Anna,Kellan,Alias e Jeremy. Tutti ci abbracciano,tranne Alias che mi stringe amichevolmente la mano. Poi,arriva il piccolo Matt che ci salta in braccio. – Zio Rob! Zia Sarah!- urla. È dolcissimo con quei suoi enormi occhi color ghiaccio. Da grande sarà pieno d’ammiratrici. Ci sediamo tutti a tavola e iniziamo a mangiare. Ovviamente tutti ci chiedono di raccontare la nostra luna di miele e così Sarah inizia il racconto. Ad un certo punto Kellan fa una delle sue solite domande idiote. – Ci avete dato dentro eh? Tutti i giorni,giusto? – chiede a me e Sarah. Lei,per tutta risposta diventa come un peperone. – Kellan,no- dice poi calmando il respiro. Tutti ridiamo. Dopo il pranzo ci spostiamo in salotto per decidere cosa fare. – Ragazzi so che siete stanchi ma perché non andiamo al bowling?- chiede Jeremy entusiasta. – A me sembra una buona idea- dice Sarah annuendo. Annuiamo tutti e usciamo di casa. Ci mettiamo poco tempo per arrivare. Paghiamo e ognuno va a prendere le proprie scarpe. – Bene,perché non facciamo maschi contro femmine?- propone Anna. – Oh ci sto- dice Sarah. – Io sono con te- risponde Jeremy. – Forza ragazzi,facciamo vedere di che pasta siamo fatti- dico io. Iniziamo a giocare e subito le ragazze ci superano di punti ma non ci arrendiamo. Ad un certo punto facciamo una pausa e vedo Sarah allontanarsi per prendere delle bottiglie di acqua. Un tizio si avvicina a lei. – Ehi bambolina,che ci fai qui?- le chiede. – Gioco a bowling con i miei amici (?)- dice ironica mentre ci indica. Lui ci fissa in modo disgustato. – Perché non ti unisci a noi,ti divertirai di più- le dice. – Non credo proprio- dice Sarah per poi andarsene. Il tizio le blocca un polso,stringendolo. – Ehi mi fai male- dice Sarah urlando. Mi avvicino. – Lasciala stare- ordino. – E tu chi sei per dirmi cosa devo o non devo fare?- dice avvicinandosi a me con aria da superiorità. – Suo marito- dico incrociando le braccia. Il tizio abbassa lo sguardo per guardare l’anello di Sarah e poi dopo aver sputato a terra va via. – Ma che prepotente schifoso- dice Sarah. Mi avvicino a lei e le prendo il polso. – Tutto bene,amore?- dico sfiorandolo. – Si,non ti preoccupare. Raggiungiamo gli altri- mi dice sicura. Ritorniamo dagli altri e riprendiamo a giocare. Arriviamo ad un pareggio e il tiro di Sarah dichiarerà i vincitori. – Vai Sarah! Ce la puoi fare!- urlano le ragazze. Mi avvicino a lei. – Metticela tutta,piccola- dico dandole uno schiaffo sul sedere. Sorride e lancia. Fa un bellissimo strike il che significa che abbiamo perso. Le ragazze esultano e festeggiano. Dopo aver festeggiato tutti la loro vittoria al Mc Donald,io e Sarah andiamo a casa. Indossiamo il pigiama e ci mettiamo a letto. Appoggia la testa sul mio petto. – Sei stata proprio forte oggi con quel tizio- le dico. – Perché tu? “Suo marito”- dice imitando la mia voce e poi scoppiando a ridere. Rido anche io. – Beh questo è solo l’inizio- dico alzando gli occhi al cielo. Si avvicina alle mie labbra e le bacia. – Buonanotte- mi dice per poi accucciarsi sul mio petto. – Notte,piccola-.

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Capitolo 61
*** Io cosa? POV SARAH ***


Capitolo 61: Io cosa? POV SARAH Sto correndo. Ho il cuore in gola,il respiro affannato e sudo freddo. Ce la posso fare,posso raggiungerlo. Posso salvarlo. Posso salvare mio figlio. Continuo a correre ma all’improvviso il Capo appoggia la mano sul suo piccolo petto e prosciuga la sua linfa vitale. Cenere. Mi getto a terra iniziando ad urlare. Porto le mani alla testa e piango. L’uomo dall’enorme cappuccio va via. Mi avvicino a quella cenere e la prendo tra le mie mani. D’un tratto la cenere si trasforma in sangue e ricopre le mie mani di quel liquido denso. Scappo. Inizio a correre come non mai ma non c’è mai una fine. Le persone che amo si presentano davanti ai miei occhi. Robert. Un colpo ed è a terra. Sangue. Anna,un altro colpo. Kellan,Alias,Jeremy,Matt. Muoiono tutti ed io non riesco a fare nulla. Io sono bloccata lì e corro. Senza uno scopo,senza una meta. Cosa ne sarà di me? Di scatto apro gli occhi. Sono bloccata a letto e non riesco a muovere un singolo muscolo. Il cuore batte ancora velocissimo. Il sudore mi cola dai capelli al collo e poi sul petto. Respiro piano e profondamente. Devo convincere la mia mente che sono a casa e che tutto va bene. Mi tocco e mi do un pizzicotto. Sono ghiacciata. All’improvviso inizio a tremare senza una ragione. Mi alzo di scatto dal letto e controllo la sveglia. Le quattro del mattino. Appoggio una mano sulla fronte e cerco di alzarmi. In un primo momento barcollo tenendomi al muro,poi riesco a trovare l’equilibrio. Entro in bagno e mi guardo allo specchio. Ho il volto sfigurato. I capelli in disordine,le occhiaie,il labbro sanguinante a causa dei morsi che mi sono data. Apro il rubinetto e mi sciacquo la faccia. Prendo l’asciugamano e mi asciugo il volto. All’improvviso nello specchio compare il volto del bambino del mio sogno. Sussulto e indietreggio,andando a sbattere con la testa vicino ad una mensola. Mi copro la bocca con la mano. All’improvviso un conato di vomito mi fa inginocchiare davanti al water. Vomito tutto l’hamburger preso al Mc Donald,comprese le patatine. Scarico e poi mi lavo i denti. Porto di nuovo le mani al viso e sento tutto girare. Mi appoggio al muro cercando di non svenire. Arrivo piano al letto e vedo che Robert è sveglio. Mi sdraio accanto a lui. – Tutto bene?- mi chiede ancora stordito. Annuisco e mi copro. Spegne la luce e ritorna a dormire. Il cuore riprende a battere forte e sudo freddo mentre le immagini del bambino nello specchio mi si presentano davanti. Piccole lacrime mi solcano il viso. Il mattino dopo un buon odore di croissant mi invade le narici. Mi volto nel letto e apro gli occhi. Robert non è nel letto ma probabilmente è già sveglio ed ora è in cucina. Ho una fame pazzesca. Le immagini di poche ore fa mi ritornano in mente e barcollo di nuovo mentre tento di alzarmi. Riesco a raggiungere la cucina. – Buongiorno- dice Robert mentre addenta il suo cornetto. – Buongiorno- dico cercando di essere il più allegra possibile. Non voglio dirgli nulla riguardo ieri. Almeno non ora. Gli bacio la fronte e mi siedo. Inizio a mangiare freneticamente. – Ma cos’è successo stanotte?- mi chiede. Il cuore mi si ferma. – Oh nulla. Mi sono svegliata per andare in bagno,tutto qui- dico facendo finta di essere rilassata. Fa spallucce e continua a mangiare. Dopo un po’ posa la tazza nel lavandino. – Dovresti sbrigarti,tra quarantacinque minuti dovresti essere a lavoro- mi ricorda. – Già il quarto cornetto?- mi chiede. Lo guardo e annuisco. Sorride mentre prende il cappotto. Prendo la panna e inizio a mangiarla con il cucchiaino. Un altro conato di vomito mi fa correre in bagno e vai! Anche i cornetti sono stati eliminati. Robert si avvicina. – Sarah tutto ok?- mi chiede preoccupato. – Si Robert...ho solo vomitato quei cornetti- dico sedendomi a terra. – Beh ci credo,erano quattro- dice aiutandomi ad alzarmi. – Posso andare o vuoi che rimanga?- mi chiede. – No,non preoccuparti,vai. Buon lavoro- gli dico baciandogli una guancia. – Mi accarezza il viso e va via. Una volta chiusa la porta mi faccio una doccia. Indosso la prima cosa che mi capita e mi aggiusto i capelli. Mi trucco un po’ cercando di sistemare quello scempio. Esco di casa in fretta. Io davvero non capisco. Ma cosa c’entra ora quel sogno? Era da molto che non lo facevo. Precisamente da cinque mesi. Ora perché quel bambino mi tormenta di nuovo? E perché stavolta sento un bisogno irrefrenabile di salvarlo? Perché sento che quel bambino deve vivere? Scaccio via questi pensieri appena arrivo in ufficio. Mi siedo sulla poltrona e inizio a girare. Lily bussa alla porta ed io le faccio segno di entrare. – Ciao! Allora,com’è andata la luna di miele?- mi chiede entusiasta. – Benissimo- dico sorridendo. – Bene! Allora sei pronta per il tuo lavoro!- dice mettendomi davanti una pila enorme di scartoffie. – Tutte entro ora di pranzo?- le chiedo disperata. – Affermativo- mi dice per poi andare via. Getto la testa sulla scrivania. – Non ce la farò mai- sospiro. Subito mi metto a lavoro. Afferro la penna e inizio a completare tutti quei fogli inutili. Per ora di pranzo finisco tutto e,dopo aver salutato Lily,esco. Inizio a camminare in cerca di un bel fast food. Nonostante io abbia vomitato ben due volte ho ancora una fame da lupi. Mi fermo al primo che mi capita e mangio un panino enorme con patatine e pancetta affumicata. Con la pancia piena riprendo a camminare. All’improvviso sento qualcuno tirarmi per un braccio e qualcuno che mi copre la bocca. Per un attimo non capisco nulla,poi,realizzo cosa sta succedendo. Sono i Demoni. Cerco di teletrasportarmi ma,troppo tardi,sono già in volo con uno di loro. In poco tempo sono al Midnight Palace. I Demoni mi scortano fin nella grande sala dove c’è il Capo. Mi lasciano li e vanno via. – Cosa vuoi da me?- dico in tono minaccioso. – Credevi di farla franca eh,piccola Sarah?- mi chiede alzandosi. Inclino la testa da un lato. – Credevi che non me ne sarei accorto? Credevi che tu e il tuo amore avreste vissuto felici e contenti per l’eternità?- dice avvicinandosi. – Cosa stai dicendo?- chiedo non capendo un fico secco. – Oh,ma non dirmi che non lo sai!- mi dice. – Cosa devo sapere?- chiedo iniziando a preoccuparmi. – Tu aspetti un bambino Sarah. Sei incinta- risponde. Tutti i fili nella mia mente si ricollegano. – Io cosa? No,ma non è possibile!- dico urlando. – E allora come mi spieghi la fame,i giramenti di testa e la nausea? Io so tutto- dice piano. Ora ho capito. Il sogno,il bambino,il Capo. Il sogno era un sogno premonitore. È da quasi un anno che cerca di dirmi che dovevo stare attenta. Ecco perché mi tormentava. Mi stava dicendo quello che sarebbe accaduto ed io non l’ho mai capito,dandolo per scontato. Ho paura. – Bene,ora che lo sai,credi che la passerai liscia? Credi che lascerò vivere questo bambino? Unione della luce e del buio. Qualcosa di spaventoso e potente. Qualcosa di indistruttibile- dice accarezzando la mia pancia. Indietreggio istintivamente. – C-cosa vuoi farmi?- chiedo. – Semplice. O uccidi lui o noi uccideremo voi- dice mostrandomi i suoi occhi color bronzo. – Cosa? No! Non ucciderò mai mio figlio!- dico urlando. – Se non lo uccidi perderai tutti i tuoi cari a partire dal tuo amato Robert- continua. – No! No! Robert capirà! No! Non ucciderò il mio bambino!- urlo ancora mentre delle lacrime scendono sul mio viso. – Hai una scelta. O il bambino o i tuoi cari. O lo uccidi o sarà guerra- dice prima di scomparire nel buio. Magicamente mi trovo di nuovo sulla strada dove mi hanno rapita. Inizio a camminare freneticamente e raggiungo il parco. Mi siedo a terra e incrocio le gambe. La paura invade il mio stomaco. Il sogno me lo ha sempre detto. Mi ha sempre avvertito ed io non l’ho mai ascoltato. Però è anche vero che nel sogno io sentivo il bisogno di salvare il bambino ma non volevo perdere nemmeno i miei cari,e nel frattempo,perdevo entrambi. Inizio a piangere,singhiozzando. Rimango per un po’ così e poi decido di alzarmi. Inizio a camminare per il parco. Arrivo accanto alle giostre. Vedo le mamme con i loro piccoli che giocano. Sorrido. Immagino me e Robert qui,con il nostro bambino. Nostro. Non ci posso credere. Io,sarò mamma? Istintivamente porto una mano sulla pancia e sorrido tra le lacrime. Mio figlio. Il figlio di Robert. Nostro figlio. Inizio a sorridere come una scema mentre i bimbi continuano a giocare. – È in attesa?- mi domanda una delle tante mamme. Annuisco e lei sorride. Ritorno dal parco e passo in farmacia. Torno in fretta a casa. Ho ancora un po’ di tempo prima che Robert torni. Mi rifugio in bagno e faccio il test di gravidanza. Aspetto un po’ andando avanti e indietro per il bagno. Poi,un bip mi fa bloccare. Il cuore inizia a battere fortissimo. Lo prendo in mano e chiudo gli occhi. Li apro di scatto. Positivo. Inizio a sorridere,poi prendo la scatola e getto via il test. Inizio a cucinare canticchiando. So quello che succederà ma un bambino è sempre la cosa più bella che potesse mai esserci. Come farà Robert a non essere felice? Lo sento arrivare. Si avvicina a me e mi bacia. – Ciao amore- dico sorridendo. – Qualcuno qui è di ottimo umore. Mm che profumino- dice sedendosi a tavola. Iniziamo a mangiare parlando del più e del meno e di come abbiamo trascorso la giornata. Dopo poco sparecchio e lavo i piatti mentre Robert guarda la partita in tv. Una volta finito respiro profondamente e mi avvicino a lui. – Robert io devo parlarti- dico piano. Annuisce guardando il grande schermo. – Allora io..si però mi ascolti?- gli chiedo. – Sarah possiamo parlare dopo? Sto guardando la partita!- dice. Abbasso lo sguardo ed annuisco. Mi rifugio in camera e mi siedo sul letto. Inizio a piangere. Dio! Odio questa sensibilità. Dopo poco sento dei passi e mando via in fretta le lacrime. – Allora che dovevi dirmi?- mi chiede gettandosi a peso morto sul letto. – No!- dico seria. – Si amore. Però stai calma. Dai dimmi- mi esorta a continuare. – No non sto calma! Perché tu non capisci niente!- dico riprendendo a piangere. – Sarah- sussurra accarezzandomi una guancia. Mi alzo e respiro profondamente. – Robert,devo dirti una cosa. Io...sono...io aspetto un bambino- dico velocemente. Rimango immobile appena vedo la sua reazione. Rimane fisso a guardare il pavimento. – Non è possibile!- dice sibilando. – Si! Avevo sempre fame,giramenti di testa,nausea. E ti ricordi il sogno? Voleva avvisarmi! E poi oggi i Demoni mi hanno preso e mi hanno detto tutto e..mi hanno detto che- dico. – Cosa? I Demoni ti hanno rapita?- mi chiede alzandosi. Annuisco. – Che hanno detto?- dice piano. – O lo uccido o la guerra- dico sussurrando. Robert sbuffa e da un pugno al muro. – Perché tu non mi hai dato scelta!- inizia ad urlare. Mi scosto. – Tu hai voluto fare di testa tua e non mi hai ascoltato!- urla ancora. – Robert so adesso quel che succederà! Ma succeda quel che succeda,è nostro figlio. È tuo figlio!- dico piangendo. Afferro la sua mano e la metto sulla mia pancia. La scosta immediatamente. – No,questo non è mio figlio- dice indietreggiando. Corre verso la porta e va via. Porto le mani alla bocca e inizio a piangere. Appoggio le mani sulla mia pancia e l’accarezzo. – Non preoccuparti amore mio. Papà tornerà..papà ci vuole bene- sussurro.

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Capitolo 62
*** Lui è buono POV ROBERT ***


Capitolo 62: Lui è buono POV ROBERT Mi volto nel letto e abbraccio il cuscino sperando sia Sarah,ma purtroppo non è lei. Apro gli occhi e un po’ di luce penetra dalla finestra della mia cameretta. Non dormo qui da un’eternità. Sono passati sei anni dall’ultima volta che ho dormito nel mio letto,a casa dei miei genitori. Ieri dopo essere letteralmente scappato via da Sarah sono venuto qui,non sapendo dove altro andare. Ma non sono scappato perché ho paura. Insomma,io e Sarah ora siamo una famiglia e se non fossi stato un Demone sarei stato felicissimo. Io amo i bambini e le ho sempre detto che mi dispiaceva di non poterle dare un figlio. Ma ora,con questo problema,io non riesco nemmeno minimamente ad amarlo. Non riesco a pensare a quanto sarà bello stare tutti insieme perché probabilmente a causa sua moriremo tutti. Non riesco a proteggerlo perché sarà la fine di tutti noi. E mi sembra che io e Sarah siamo già stati troppo egoisti a concepire questo bambino senza pensare alle conseguenze. Ma è colpa sua,io le avevo detto di no. Ma lei ha insistito. Va bene,forse avrei potuto fare di più,ma non me la sentivo. Diciamo che questo bambino è colpa di entrambi. Non riesco a volergli bene. Ieri non sono riuscito a toccare la pancia di Sarah perché semplicemente non credo che questo bambino sia una cosa bella,giusta. Questo bambino porterà solo morte. So che Sarah non permetterà a nessuno di toccare suo figlio,quindi la guerra è assicurata. Ma se lui è malvagio? Se è come me? Del resto è anche mio figlio! Sarah lo accetterà lo stesso? Qualcuno bussa alla mia porta ed entra. – Buongiorno. Ti ho portato la colazione- dice mamma entrando. La saluto con un cenno del capo e prendo la mia colazione. Inizio a mangiare la mia merendina quando il mio stomaco si chiude in una morsa. Sbuffo e poso la colazione. Metto un po’ in ordine la camera,faccio una doccia e mi cambio. Scendo al piano di sotto. – Mamma,papà io vado. Grazie per stanotte- gli dico. – Figurati tesoro. Questa è casa tua e puoi tornare quando vuoi- dice mamma avvicinandosi e baciandomi la fronte. Sorrido ed esco in fretta di casa. Cammino in fretta per le vie di Londra cercando di dare una risposta alla mia unica domanda. “Cosa devo fare?”. Già,qual è la cosa giusta da fare adesso? Arrivo fino a casa di Anna e busso alla sua porta. Anna mi accoglie con un gran sorriso e mi saluta. – Robert che ci fai qui?- mi domanda. Io intanto sono preso a fissare Kellan. Sta giocando con Matt e sono davvero carini e dolci. – Papà questo lo mettiamo qui. Dobbiamo salvare la principessa- dice Matt costruendo un piccolo castello. – Si,certo. Però prima il cavaliere dovrà sconfiggere il drago sputa fuoco- dice Kellan. Sorrido inaspettatamente. – Oh,volevo solo parlare con Kellan- rispondo ad Anna. Lui si gira e viene a salutarmi. Anna va via lasciandoci soli. Inizio a parlare del più e del meno per non fargli capire che sono venuto per un unico scopo. – Kellan,com’è stato avere Matt?- gli chiedo poi ad un tratto. – Beh,Matt è stato una delle cose più belle della mia vita. Quando Anna mi disse che era incinta sono scoppiato a piangere dalla gioia. Non potevo credere che sarei diventato papà,che avremo avuto un figlio tutto nostro. Che lo avremo portato al parco,cambiato i pannolini,imparato a parlare. Un figlio è davvero una cosa strabiliante. Ti cambia la vita,te la stravolge. E per quanto può sembrare difficile all’inizio,dopo è solo un susseguirsi di cose belle. I primi passi,la prima parola,il primo dentino,il primo giorno di scuola. Lui crescerà e tu ci sarai. Sarai accanto a lui quando avrà bisogno di un padre per essere consigliato e di un amico per essere consolato. Un figlio è una cosa magnifica. Un bambino è sempre la cosa più bella e giusta che può accadere- dice piano guardando con orgoglio suo figlio. Sospiro. “La cosa più bella e giusta che può accadere”. Bella e giusta. Giusta. Si. – Grazie Kellan. Ora so cosa devo fare- dico dandogli una pacca sulla spalla. Esco di fretta da casa di Anna e inizio a correre. Sento il vento fresco che punge sulla faccia e una leggera pioggerella inizia a scendere. Arrivo fuori casa di Sarah. Ho il cuore a mille. Busso. Dopo un po’ Sarah mi viene ad aprire. Ha una delle sue tante tute,i capelli legati e dei pop-corn in mano. La guardo per un attimo. – Posso entrare?- le chiedo. Lei si scosta e mi da via libera. Chiudo la porta dietro di me e la seguo,sedendomi accanto a lei sul divano. – Sarah io voglio parlarti- dico torturandomi le mani. – Io e te non abbiamo nulla da dirci- dice alzandosi e raggiungendo la cucina. La seguo,la faccio fermare e le prendo le mani. – Sarah senti,lo so che sei arrabbiata con me e lo capisco. Ma ieri,uscendo da quella porta ho fatto la cazzata più grande della mia vita. So che ora probabilmente non vuoi più vedermi ma fammi spiegare- le dico. Si volta e annuisce. Inizio a parlare. – Sarah io ieri sono scappato perché non riuscivo a credere a quello che mi avevi detto. Noi abbiamo sempre fatto attenzione ed ora ci siamo cacciati in questo guaio. Non riuscivo minimamente ad amarlo perché sapevo che avremo combattuto. E se qualcuno di noi fosse morto?- le dico mentre inizia a lacrimare. – Ho passato la notte a casa dei miei genitori. Pensavo,pensavo. Ma non riuscivo a capire cosa fare. Poi,stamattina sono andato da Kellan e ho visto come giocava insieme a Matt. E li ho capito tutto. Ho capito tutto,Sarah. Questo bambino,nostro figlio,è la cosa più bella che potesse succedermi. Cioè,ci credi? Io papà? Noi genitori? Questo bambino è la mia gioia più grande. Sarà anche stato uno sbaglio,ma è il nostro sbaglio. Uno sbaglio che abbiamo fatto assieme. Ma ti dirò che per me resta ugualmente la cosa più giusta da fare. Nostro figlio vivrà. Chiamalo egoismo o come vuoi tu,ma nostro figlio crescerà nel tuo enorme pancione e poi lo darai alla luce e poi lo cresceremo in modo fantastico. Ho sempre detto che volevo donarti una vita da normale essere umano e così sarà. Mentre correvo fin qui mi chiedevo se mi avresti mai perdonato. Se lui mi avrebbe mai perdonato. Quindi vi chiedo scusa. Siete tutto ciò che ho nella mia vita,non abbandonatemi. Vi prego- sussurro. Qualche lacrima mi solca il viso mentre quello di Sarah ne è già pieno. – Vieni qui- sussurra e poi mi abbraccia. La stringo forte a me e piangiamo insieme. Ci stacchiamo e la bacio. – Scusami,sul serio- dico tirando su col naso. – Shh,non importa. Ora sei qui- dice sorridendo. Mi stacco leggermente e mi inginocchio,arrivando con il viso alla sua pancia. – Ciao...ehm...bambino! Io sono papà...come stai?- dico sorridendo. Appoggio una mano sulla sua pancia e Sarah appoggia la sua mano sulla mia. Ride. – Non può sentirti Robert. È ancora molto piccolo- mi dice. – Ok,dici alla mamma che sta un po’ in silenzio? Bene- dico riferendomi a lui\lei. Accarezzo ancora quel soffice pancino poco gonfio. – Tu sei parte della mia vita ora e amo te quanto amo la tua mamma. Siete la mia ragione di vita e siete sotto la mia protezione. E vi giuro,che vi proteggerò. A costo della mia stessa vita- dico sussurrando. Sarah sorride e mi fa alzare. – Insieme contro tutto e tutti?- mi chiede. Annuisco. – Ti amo- sussurra. – Per sempre- dico. Dopo un’ora siamo a casa di Anna e ci sono anche Alias e Jeremy. – Ragazzi dobbiamo dirvi una cosa- dice Sarah torturandosi le mani. Gli altri ci guardano con uno sguardo interrogativo. Mi stringo a Sarah. – Sarah è incinta- dico annuendo. Tutti rimangono zitti un attimo. La prima a rompere il silenzio è Anna che salta in braccio a entrambi e subito scoppia a piangere. Facciamo un enorme abbraccio di gruppo. – Oddio,è la cosa più dolce che potevate dirmi. Sono felicissima! Sarò zia! Matt,avrai un cuginetto!- dice Anna piangendo. Sorridiamo. – I Demoni...cosa?- accenna Kellan. – O lo uccido o ci sarà la guerra. E credo che la guerra sia inevitabile a questo punto- dice Sarah. – Credi che gli Angeli si batteranno per un essere di cui non conoscono l’identità? Chi lo dice se è buono o è malvagio? O peggio,un qualcosa di sconosciuto?- chiede Jeremy preoccupata. – Non lo sappiamo- rispondo. Sarah abbassa lo sguardo e stringe di più la mia mano. – Posso,p-posso vedere una cosa?- chiede Alias avvicinandosi a Sarah. Lei annuisce. Alias allunga una mano e la posa sulla pancia di Sarah. Chiude gli occhi e si concentra. – È strano. Non fa parte ne del buio,ne della luce. È una creatura nuova,tutta da studiare- dice piano. – Aspettate. C’è,c’è qualcosa. Sento che..Lui o lei,ancora non so definire il sesso...sembra...è buono. Lui non è malvagio. È dolce. È l’essere più puro che io abbia mai conosciuto- sussurra prima di staccarsi. Tutti sorridiamo ed io tiro un sospiro di sollievo. Sarah mi abbraccia ed io la stringo a me. – Quindi ora che si fa?- domanda Anna. – Andiamo a parlare con John- risponde Kellan. Una volta arrivati chiediamo a John di organizzare uno speciale consiglio con tutti gli Angeli. Fatto ciò,io e Sarah iniziamo a spiegare la situazione. Ma gli Angeli non sembrano essere convinti. Alias inizia a parlare. – Sentite so che vi può sembrare strano e soprattutto pericoloso. So che non volete mettere in gioco la vostra vita. So che pensate che questo bambino è figlio di un Demone e non merita il nostro aiuto. Ma è anche vero che è figlio della luce. E non possiamo uccidere un nostro simile. Quindi,vi prego,vi chiedo di combattere. È solo un bambino. Io l’ho sentito. È una creatura innocente,pura. È un figlio degno della luce- dice a tutti. Gli Angeli iniziano a discutere tra loro. – Io combatterò- si sente una voce. – Anche io-.- E io-.- Anche io-. Tutti gli Angeli accettano e Sarah mi abbraccia forte. – Bene! Alleniamoci! C’è una battaglia da vincere,l’ultima. E a quanto pare,abbiamo solo due prescelti- dice John ad alta voce. – Moriremo tutti- aggiunge sussurrando e ridendo. Sorrido. Stringo le mani a Sarah e la bacio. – Te lo avevo detto che ce l’avremo fatta- sussurro. Appoggio la fronte alla sua mentre lei sorride. Appoggio le nostre mani sul suo pancino. – Sentito piccolo?Staremo tutti insieme- sussurro.

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Capitolo 63
*** Scontro finale POV SARAH ***


Capitolo 63: Scontro finale POV SARAH Ormai sono passate già tre settimane da quando ho scoperto di essere incinta. La mia nausea è continuata così come la fame e i giramenti di testa. Sono già passate tre settimane da quando gli Angeli hanno deciso che avrebbero combattuto per noi,per il nostro bambino. Tre settimane davvero molto intense. Per prima cosa tutti gli Angeli e anche Robert erano costretti ad allenarsi ogni giorno. Purtroppo però Robert era costretto anche ad uccidere per rimanere con il pieno delle energie. Avevo chiesto molte volte a Robert di insegnarmi qualche mossa un po’ più complicata ma lui era rimasto con la convinzione che io non avrei combattuto,perché sarebbe stato troppo rischioso per il bambino e se io fossi morta quella guerra non sarebbe servita a nulla. Ma,non ho avuto bisogno di lui. Il mio buon vecchio miglior amico Alias sa come accontentare una donna incinta. Così ogni tanto andavo a vedere i loro allenamenti e tra una pausa e l’altra,mentre loro mangiavano i miei tramezzini,Alias mi dava qualche lezione. Se lo avesse scoperto Robert avrebbe fatto a pezzi entrambi. Nel frattempo,quando avevamo del tempo libero,cercavamo di trovare più amici possibili che ci aiutassero. Ricordo il giorno in cui Robert decise di chiedere a Jade. Io,Robert,Anna,Alias,Jeremy e Kellan entrammo tutti nel suo enorme appartamento. Più che appartamento sembrava essere entrati in un hotel di lusso. Era sdraiata sul suo enorme divano e sorseggiava un drink. Noi ci sedemmo e le spiegammo la situazione. Continuava a fissare la mia mano intrecciata a quella di Robert e le nostre fedi. Sapere che la sua prepotenza non è servita a nulla le brucia. Solo dopo aver ascoltato tutto parlò. - È solo un errore- disse facendo un tiro alla sua sigaretta. Non rimasi sorpresa dalla sua conclusione. Tutti pensavano che il bambino è un errore. Ma non mi importava e non mi importa. Per Robert non lo è e nemmeno per me. Robert rispose dolcemente,con quella sua voce lenta e sensuale,con quel suo fascino che sa conquistare tutti e con quella maturità che solo un uomo che sta per diventare padre può avere. – Una cosa così bella non può essere un errore-. E fu così che convinse anche Jade con una semplice frase detta guardandomi negli occhi. L’unico rimasto era Jack. Robert aveva deciso di andare a parlare con lui solamente con Kellan. Del resto loro erano i prescelti e sapere che lui avrebbe lottato con i nemici non era una cosa positiva. Ma niente,Jack aveva deciso da che parte stare e purtroppo non era quella giusta. Così sono passate tre settimane ed è arrivato il giorno tanto atteso. Il giorno in cui ci sarà la guerra. Un brivido mi percorre la schiena. Se ho paura? Tanta. Non riesco minimamente a immaginare come sarebbe la mia vita se dovessi perdere qualcuno che amo. Ammetto che mi sento dannatamente in colpa. Come farò se perderò i miei migliori amici,o peggio,se perderò il mio unico amore? E...se me ne andrò io? Come farà anche solo ad esistere per un secondo questa creatura nella mia pancia? Porto le mani sulla mia pancia istintivamente ed inizio ad accarezzarla. Come farà Robert senza di me? Se gli porto via anche lui\lei,cosa farà? Serro la mascella cercando di trattenere le lacrime. Sento il braccio di Robert circondarmi la vita e poi mugugnare qualcosa. Cerco di mandare via una piccola lacrima calda scesa sulla mia guancia. Robert si alza leggermente e mi bacia una tempia. - Non piangere- sussurra. Odio questa cosa. Mi capisce sempre troppo in fretta,non sarei in grado di nascondergli nulla. Mando giù il nodo che avevo in gola e sospiro. Robert inizia a cullarmi mentre i primi raggi del sole illuminano la stanza. L’ormai grande Destino salta sul letto e inizia a leccarci il viso. – Destino smettila!- dice Robert. – Dico io,come puoi mai essere geloso di un cane!- dico ridendo. – Perché tu lo riempi di coccole e non lo rimproveri mai- dice staccandosi da me e incrociando le braccia al petto. Ha ancora gli occhi assonati,pieni di quell’azzurro che ogni volta mi fa fare il giro del mondo. Passo una mano tra i suoi capelli arruffati prima che Destino si posizioni in braccio a me. – Oh ma lo vedi? Lo fa apposta- dice alzandosi dal letto. Rido e accarezzo dolcemente Destino. Scendo dal letto e gli metto subito i croccantini nella ciotola. Intanto seguo Robert che è andato in cucina. Lo abbraccio da dietro appoggiandomi alla sua schiena possente. Non voglio che tutto questo finisca. Io voglio svegliarmi ancora tra le sue braccia,con il suo profumo addosso,fare colazione insieme,andare a pranzare da Anna e stare tutti insieme,avere nostro figlio. Io voglio un futuro. Lo stringo più forte a me. Si volta e mi alza il mento con un dito,costringendomi a guardarlo negli occhi. – Mi spieghi di cosa hai paura?- mi chiede. – Di tutto- rispondo terrorizzata. – Vedrai che andrà bene. Non mi perderai. Non perderai nessuno- mi dice rassicurandomi. – E se perderò me stessa? Se perderò nostro figlio?- tremo. – Non lascerò che sia così. Sarah,fidati di me. Io combatterò per voi due. Devo proteggervi,siete tutto quello che ho,siete la mia famiglia. Andrà bene- sussurra. Poi,mi stringe a se. Facciamo colazione in fretta. Corro subito in bagno a farmi una doccia rigenerante e nel frattempo che l’acqua mi bagna lentamente il corpo decido di farmi coraggio. Appena uscita entro in camera e indosso un jeans bianco e una maglia bianca. Abbiamo deciso di vestirci così,tutti in bianco. È una cosa che ci servirà per distinguerci più facilmente nella folla. Vedo Robert uscire in boxer e gli passo in fretta la t-shirt bianca mentre indosso le mie converse. Mi pettino i capelli e respiro profondamente. Vedo i miei occhi smeraldo nello specchio farsi leggermente rossi e così li strofino. Non devo piangere,non davanti a Robert. – Pronta?- mi chiede. Annuisco. Usciamo ed entriamo in macchina. L’appuntamento è a casa di Anna alle otto in punto. Una volta arrivati notiamo che sono già tutti lì. Ci fissano,in silenzio. Incredibile,c’è anche Jade. Io subito divento rossa e abbasso la testa. Mi avvicino lentamente ai miei migliori amici. Alias subito corre ad abbracciarmi e mi bacia la testa. Ispiro il suo profumo. Come farei senza il mio migliore amico? Rimaniamo in silenzio per circa un quarto d’ora fino a quando non arriva John. Ci inchiniamo. – Su alzatevi. Ricordatevi solo una cosa. La nostra missione è proteggere un figlio della luce. Siate una squadra e cerchiamo di rimanere uniti. È ora di andare- dice annuendo. A quelle parole il mio cuore si congela. È davvero ora di andare? Inizio a tremare. Robert si avvicina a me. – Io e Sarah andremo con il teletrasporto,ci vediamo lì- dice a tutti. Ad uno ad uno escono tutti. Prendo la mano di Robert e mi concentro. In un attimo siamo lì. Il luogo dove sarebbe avvenuta la battaglia lo ricordo bene. È il luogo dove Robert si rivelò per la prima volta davanti a me. Dove accarezzai le sue enormi ali e gli sussurrai “ti voglio bene”. Ora questa foresta ha tutt’altro aspetto. Sembra più vecchia e più tetra. Mancano solo dieci minuti all’arrivo dei Demoni. Io e Rob ci posizioniamo davanti mentre aspettiamo gli Angeli. Si volta verso di me. So che sono lo specchio dell’angoscia,ma non mi importa. Questa potrebbe essere l’ultima volta che lo stringo tra le mie braccia. – Amore mio- sussurra e mi accarezza una guancia. Le lacrime iniziano a solcarmi il viso. Lo so,questo non è il momento di essere deboli,ma non ce la faccio. Mi avvicino alle sue labbra e lo bacio. Infilo le mani tra i suoi capelli mentre lui mi stringe a se. Mi asciuga le lacrime. – Per sempre- sussurro. – Per sempre- dice anche lui e in un attimo gli Angeli sono davanti dietro di noi. Mi volto e i nostri migliori amici ci affiancano. Manca davvero poco. Sappiamo che loro sono potentissimi e forse abbiamo qualche possibilità di essere sconfitti. Ma noi abbiamo l’arma segreta:me. Si,sono allo stesso tempo l’anello più forte e debole della catena. Sono debole perché ho mio figlio nel grembo e quindi sono quella a cui punteranno,ma sono anche la più forte per i poteri che ho. Posso teletrasportarmi,fermare il tempo e prevedere le loro mosse. Tutti iniziano a trasformarsi. Al mio fianco,Robert libera le sue enormi ali nere e i suoi occhi diventano brillanti. Attivo i miei poteri e subito sento i pensieri di tutti. C’è chi è frustrato,impaurito,coraggioso. Che egoista. Sto mettendo in gioco la vita di tutti. Mi sento dannatamente in colpa. Poi,un pensiero sovrasta gli altri. – Stanno arrivando- sussurro. Inizio a sudare freddo. – Comunque vada,vi voglio bene- dice Alias. Rimango sorpresa per questa sua affermazione. – Anche io ti voglio bene Alias- dice Robert fissando davanti a se. Rimango sconvolta. Gli altri annuiscono. Poi,il rumore di alcuni passi mi fa distogliere i pensieri. Eccoli. Vestiti di nero,come la morte. Avanzano lentamente verso di noi,poi,si fermano. Rimaniamo per un tempo indefinito così,senza far nulla. La mano di Robert stringe forte la mia. – È stato compiuto quello che non doveva accadere e vedo che nessuno ha avuto il coraggio di uccidere quel feto per la vostra salvezza. Peccato- dice piano il Capo. Da lontano intravedo Jack,il capo basso quasi come se fosse pentito. – Non uccideremo nostro figlio- dice Robert. – Allora non c’è altra scelta. Che la guerra inizi. Ah,vi ricordo solo che vinceremo noi. Abbiamo la piuma- sussurra con un ghigno prima di fare un enorme salto e dare un pugno a terra che squarta la terra sotto i nostri piedi. Sento la mano di Robert lasciare velocemente la mia anche se io vedo andare tutto a rallentatore. Tutti iniziano a correre verso i Demoni che fanno altrettanto verso di noi. Io rimango immobile cercando di trovare qualcuno da aiutare. Ma poi,vedendo tutti combattere per me,per mio figlio mi stringe lo stomaco in una morsa. Corro e mi getto su uno dei tanti mostri con le spalle enormi. Faccio una delle poche mosse che ho imparato e sfrutto il teletrasporto a mio vantaggio. Una volta steso quello passo a un altro cercando sempre con lo sguardo Robert e i miei migliori amici. Tutto d’un tratto mi sembra che noi stiamo avendo la meglio e così un sorriso vittorioso mi si stampa sulle labbra. Vedo Alias in difficoltà e corro ad aiutarlo. Stendo un altro Demone sentendomi soddisfatta. – Poco tosta,mi dicono- dice Alias. Sorrido. Ad un tratto i pensieri del Capo mi avvolgono la mente. Cerco con gli occhi Robert e lo raggiungo. Lo blocco. Mi guarda con aria interrogativa. – Vuole usare la piuma- sussurro. Indico il Capo a Robert che sta già formulando le parole per attivare la piuma. Iniziamo a correre verso di lui. La piuma. L’unica cosa in grado di sconfiggere tutto. No,aspetta,non è così. – Robert fermati- gli dico tirandolo per un braccio. – Ricordi quando rapirono Matt? Non è la piuma l’unica cosa in grado di sconfiggere tutto,bensì il Cubo di Xataniel. L’incontro tra il bene e il male. Me e te,Robert- gli dico tirandolo. Rimane un attimo perplesso. – Hai ragione- dice. Lo prendo per mano e ci teletrasportiamo dietro al Capo che ormai ha già finito il suo rito. La piuma ormai è in funzione. – La vostra fine è giunta- dice con un ghigno. Io e Robert ci guardiamo quando a un tratto Jack si butta sula piuma e fa svanire il suo effetto. – Nooooooo!- urla il Capo. – Sbrigatevi prima che sia troppo tardi!- urla Jack. Sapevo che in fondo è sempre stato buono. Guardo Robert negli occhi. – Sei sicura che ci riusciremo?- mi chiede. – Lo abbiamo già fatto. Possiamo farlo di nuovo- dico convinta. – Allora,devo pensare al primo ricordo che ho di te e poi tutto il resto,soffermandomi però sul bene e il male. Giusto?- dico. Annuisce. Chiudo gli occhi e mi concentro. Il leggero formicolio della volta scorsa passa dalla mano al braccio e la luce blu non tarda ad arrivare. Lentamente arriva alle nostre mani mentre mi accorgo che tutti si sono fermati e nessuno osa ostacolarci. I poteri si uniscono e si crea un vortice. – Ora immaginalo più grande e cerca di spingerlo verso di lui- mi urla Robert mentre un forte vento mi spinge all’indietro. Faccio come ha detto e quando mi urla “Adesso” lo spingo via. Il vortice inizia a disintegrare la piuma e risucchia tutte le energie dei Demoni che rimangono tramortiti a terra. Poi,uno sparo. Robert si accascia a terra davanti ai miei occhi mentre il Cubo continua a fare il suo lavoro. I nostri migliori amici si avvicinano. Appoggio delicatamente la testa di Robert a terra e mi inginocchio davanti a lui. No,no,no,no,no,no. NO! Le lacrime non tardano ad arrivare. John si avvicina. – Ce l’abbiamo fatta- dice distratto. Poi si accascia anche lui di fronte a me. Lo guardo cercando un minimo di speranza ma scuote il capo. Inizio ad accarezzarlo mentre la camicia bianca è impregnata di sangue. – Ti sto perdendo Robert,ti sto perdendo- dico piangendo. – Non mi perderai mai- dice prendendo la mia mano. Le piume iniziano a staccarsi dalla sua schiena mentre io rimango lì,inerme. Cosa devo fare? Cosa posso fare? Sto perdendo la mia vita,sto perdendo tutto! Anche l’ultima piuma si stacca. Un urlo mi si spezza in gola. - Ti amo Sarah- dice piano,chiudendo gli occhi. – Non puoi andare via! C’è tuo figlio qui!- dico urlando. Ma nulla. È già andato via. Prendo la sua mano e la metto sulla mia pancia. – C’è tuo figlio,tuo figlio- dico dondolando tra le lacrime. – Sarah,lascia perdere- dice Alias appoggiandomi una mano sulla spalla. - Lasciami in pace- dico in un sibilo. Tutti si allontanano piano mentre io rimango lì accanto a lui,morto. – Avevi detto “per sempre”. Me lo avevi promesso...-sussurro. Un fortissimo dolore alla pancia mi fa piegare in due. La mano di Robert è ancora appoggiata lì. – Piccolo,cosa fai?- dico con un filo di voce. Mi manca l’aria. All’improvviso una strana luce bianca e forte pervade il corpo di Robert. Questo di solleva in aria sotto gli occhi stupiti di tutti. Non vedo nulla per la troppa luce. Poi,a un tratto la luce va via. Ed eccolo li. Robert è vivo. Vestito di bianco,i capelli scompigliati,gli occhi azzurri come l’oceano,il sorriso stampato sulle labbra,nessuna ferita e due enormi ali bianche dietro la schiena. – Incredibile- sento dire dietro di me. Mi avvicino. – S-sei reale?- dico. Annuisce. Gli salto in braccio. – M come è possibile?- dico urlando mentre mi fa girare. – È stato lui Sarah! Sempre e solo lui!- risponde. Altre lacrime mi scendono. Appoggia le mani sulla mia pancia. – Ora staremo tutti insieme per sempre. Ora andrà tutto bene- sussurra. Prende il mio viso tra le mani e mi bacia tra le urla di tutti gli altri. Ecco,l’amore. Mantenere la promessa. E lui l’ha mantenuta.

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Capitolo 64
*** Ciao mamma,ciao papà POV ROBERT ***


Capitolo 64: Ciao mamma,ciao papà POV ROBERT Tutto era finito,tutto. Finalmente,io e Sarah stavamo vivendo una vita come dei normali esseri umani. Felici,senza preoccupazioni. Finalmente nessuno ci avrebbe più diviso,finalmente andava tutto bene. Il lavoro andava a gonfie vele ad entrambi. Io avevo pubblicato un altro disco e Sarah stava finendo un suo libro. Inoltre Sarah ormai è una cherubina siccome io sono un Angelo. Viviamo ancora qui,nella piccola casa di Sarah anche se dovremmo spostarci siccome tra pochi giorni saremo in tre e non più in due. Eh già. Sono passati nove mesi esatti dalla guerra. Vedere crescere il pancione di Sarah è stato molto emozionante. Osservare quel pancione crescere ogni mese di più e ogni volta sentirmi sempre più maturo e grande,pronto ad affrontare quello che sarebbe successo. Ogni volta mi ripetevo che era tutto perfetto,che non vedevo l’ora di essere in tre. Ora invece manca davvero poco ed oltre ad essere impaziente sono anche ansioso. Io papà. Ancora non mi abituo a questa parola e non immagino quando uscirà dalle sue tenere labbra. Sorrido immaginando la nostra vita insieme e nel frattempo stiro i muscoli. Apro gli occhi e noto che il sole non c’è,ma dei piccoli fiocchi di neve scendono dal cielo. Siamo a Gennaio. All’improvviso mi viene da pensare a quel giorno di pioggia quando dicemmo ai nostri genitori che avremo avuto un bambino. Mia madre saltellava qua e là mentre la mamma di Sarah e mio padre sono rimasti traumatizzati. Le mie sorelle e suo fratello invece sono rimasti molto felici. Del resto un bambino è sempre una cosa bella e menomale che l’ho capito in tempo. Ah,dimenticavo di dire che non sappiamo se sarà maschietto o femminuccia. Abbiamo deciso di non sapere. Mi alzo piano e noto Sarah che dorme beata tra il piumone,così decido di andare a preparare la colazione. Adoro la domenica. È tutto così perfettamente calmo e armonioso. Prendo la caffettiera e inizio a fare il caffè per me mentre riscaldo i pancake. Sarah di mattina mangia tantissimo. Prendo un vassoio e ci metto tutto mentre bevo a tratti il mio caffè. Vado in camera da letto e lo appoggio sul comodino. Apro di più gli infissi cercando di far entrare più luce e poi mi siedo accanto a lei con le gambe incrociate. Le sussurro il suo nome all’orecchio e inizia a svegliarsi. Si stropiccia gli occhi e poi li apre. Sono sempre bellissimi,come la prima volta che mi ci immersi dentro. – Buongiorno- le dico sorridendo. Sorride anche lei. – Oh la colazione a letto,sei troppo dolce- dice con gli occhi assonnati. Si alza leggermente e l’aiuto,mettendole dei cuscini dietro la schiena per farla appoggiare. – Amore,ti ho sempre detto che non devi trattarmi da malata o da anziana- mi rimprovera,ma io non l’ascolto. È bellissima con addosso la mia camicia che si rialza quando arriva sul pancione. L’accarezzo piano. – Buongiorno anche a te- sussurro. – Ho una fame da lupi e anche lui- dice Sarah mentre addenta un pancake. – Allora che si fa oggi?- mi dice con la bocca piena. Sorrido per la sua dolcezza che è sempre lì,anche quando è sporca di nutella. – Beh io ho in mente una cosa,ma prima finisci di mangiare tutto,vado a farmi una doccia- dico prima di alzarmi. Arrivo vicino all’armadio e prendo un jeans e un maglione. – Robert sai una cosa? È conveniente essere incinta. Posso fare docce calde a volontà,dovresti provarci anche tu- dice sorseggiando il latte. – Ci posso provare- dico prima di girarmi e scoppiare a ridere mentre sento ridere anche lei. Quando ho finito di prepararmi non la trovo in camera da letto così vado in cucina e vedo che sta lavando i piatti. – Amore quante volte ti ho detto che non devi sforzarti?- le dico bloccandola. – Lavare due tazze non mi farà di certo male. Non sono una nonnetta malata- dice sbuffando. – Vai a prepararti- le dico baciandole la fronte. La vedo avviarsi verso il bagno. Dopo aver aspettato una buona mezz’ora,noto che sono le undici così la vado a chiamare. Vado in camera da letto e la trovo davanti allo specchio. – Sarah ti sto aspettando da mezz’ora che ci fai qui davanti?- le chiedo. Si volta e vedo che ha gli occhi rossi e le lacrime agli occhi. – Amore,cos’hai?- mi avvicino. Ho letto su un giornale che con le donne incinta bisogna essere molto delicati,dolci e accontentarle. Come se non fosse così tutti i giorni. – Sono brutta. Sono una balena- dice portandosi le mani sul viso. – Ma cosa dici? Sei sempre bellissima- dico per poi abbracciarla. Singhiozza,poi si stacca e si asciuga le lacrime. – Sicuro che per te sono sempre bella?- dice con un filo di voce. – Se pensi che io non ti trova più attraente e sexy ti sbagli di grosso- rispondo. Mi da uno schiaffo sulla spalla e ride. – Sei sempre stupenda,sciocca. Andiamo su,ti porto in un bel posto- le dico. Mi sorride e le prendo la mano. In poco tempo siamo in macchina. Vi ricordate quando vi accennai della mia sorpresa per Sarah? Beh,la sto portando proprio li. Le do un foulard in mano mentre faccio manovra. – Indossalo- le dico. – Mi spieghi cosa dobbiamo fare? – mi chiede sorridendo. – Tu indossala e basta- dico.- Ok,ma lo sai che non posso agitarmi molto-.- Non preoccuparti-. Sorride e la indossa. – Sei pieno di sorprese,Pattinson- dice ridendo e voltandosi verso il finestrino. Inizio a disorientarla e poi pian piano prendo la strada giusta. Dopo circa dieci minuti d’auto mi fermo. – Allora,siamo arrivati?- mi domanda. – Prontissimi- dico scendendo dall’auto. La faccio scendere mentre si aggrappa a me. La faccio camminare un po’ e poi apro il cancello. – Mm,vediamo. Delle chiavi che presumo aprano un cancello- dice piano. – Sei troppo brava a indovinare,puoi almeno non dirmelo così mi fai vivere tutto con più intrigo?- dico sorridendo. Ride anche lei. La fermo e la prendo per mano. – Bene Sarah. Ti ricordi quando dopo la Luna di miele tornammo a Londra e facemmo insieme quel respiro profondo?- le chiedo. Annuisce. Prendo l’altra sua mano e l’appoggio sul pancione e faccio lo stesso con la mia. – Adesso,respira profondamente- le dico. Respiriamo insieme. – Ok,ma mi spieghi il perché?- mi chiede. Mi posiziono dietro di lei e le sciolgo la benda. Porta le mani sulla bocca e le si mozza il fiato. – Benvenuta a casa- sussurro stringendola. Questa era la sorpresa tanto attesa. Una casetta tutta nostra,molto più grande e spaziosa. – Quindi questa è nostra?- dice con le lacrime agli occhi. – Si,una casa dove essere noi tre e basta- dico piano. – Tu sei l’uomo più fantastico del mondo- dice abbracciandomi. – Non per niente sei mio marito- continua sussurrando. Ridiamo insieme. – Che ne dici di entrare?- le chiedo. – Assolutamente- dice asciugandosi le lacrime. Prendo le chiavi ed apro la porta. È una delle tante case stile inglese,proprio come piacciono a lei. Appena entra rimane sbalordita. – Mi sono fatto aiutare dai ragazzi per l’arredamento. Se trovi qualcosa di un po’ più egocentrico sappi che è opera di Anna e non centro nulla. Cosa ne pensi?-.- Penso che è magnifica- sussurra. La prendo per mano. – Vieni-. – Qui c’è la cucina,il salone e un piccolo bagno- dico mostrandole tutto. Saliamo le scale. – E qui c’è la nostra camera da letto,un altro bagno,una stanza dove posso comporre musica e questa dove potrai scrivere- continuo. – Oddio,non puoi farmi piangere sempre!- dice con le lacrime agli occhi. La stringo a me. – E questa è la camera del piccolo- le dico mentre le mostro una cameretta dipinta di verde e arredata con un lettino,un comodino e un armadio. – Ovviamente per i primi anni starà nella culla accanto a noi- le spiego. – Io non so davvero come ringraziarti. Stai facendo tutto questo per me e per il piccolo. Mi sento così inutile. Sembro una balena che non riesce nemmeno a muoversi e ti sto rubando tutto di quel tempo- cerca di dire tra i singhiozzi. Le prendo il viso tra le mani costringendola a guardarmi negli occhi. – Sarah tu sei bellissima. Smettila di dire che sei una balena perché porti in grembo nostro figlio e non c’è cosa più bella. E poi tu non mi rubi tempo. Il tempo è il minimo che posso regalare a te e a mio figlio. L’unica cosa che rimarrà,saranno questi momenti. Ancora non capisci dopo tutto questo tempo,dopo che sei venuta con me sull’altare che io ti amo? Ti amo e non smetterò mai di farlo? Smettila,ti prego. Shh- le dico mentre mi avvicino piano alle sue labbra. La bacio. – Anche io ti amo- sussurra. Verso ora di pranzo torniamo a casa e Sarah prepara qualcosa di veloce ma allo stesso tempo buono che consumiamo in fretta. Dopo pranzo,Sarah finalmente inizia a leggere il suo libro dopo che mi ha torturato dicendomi almeno cento volte ‘grazie’,mentre io inizio a lavorare al computer con una canzone. Una volta finita,mi blocco. – Idea,idea,idea!- dico mentre inizio a correre qua e là. Prendo due paia di cuffie e le attacco al computer. Mi siedo accanto a Sarah. Ne metto un paio a lei e un paio sulla sua pancia. – Ma cosa fai?- chiede curiosa. – Mi serve il parere di entrambi- dico sorridendo. Faccio partire la leggera melodia. – È davvero molto bella Robert- dice Sarah. Sorrido. – Ah. Robert,Robert il piccolo ha scalciato. Gli piace!- esclama Sarah ridendo. Si avvicina a me e mi bacia. Stacco le cuffie e le poso. – Davvero fantastico- dico impressionato. – Tu sei un fantastico musicista- dice Sarah. Mi alzo per posare il computer mentre Sarah posa il suo libro. All’improvviso si blocca iniziando a respirare velocemente. Mi avvicino. – Ahhh- urla premendo con le mani sulla pancia. – Amore,tutto bene?- le chiedo. Non mi risponde ma in meno di tre secondi i suoi pantaloni sono tutti bagnati. – Robert,mi si sono rotte le acque. Robert,sto per partorire!- esclama. Poi un altro urlo. Il terrore mi pervade il corpo. Inizio a correre cercando di prendere più cose possibili mentre Sarah ad ogni contrazione urla il mio nome. Continuo a correre quando mi blocca un braccio in una stretta fortissima. – Robert,calmati. Non c’è tempo. Io voglio partorire qui- dice piano. – Qui? Ma sei pazza?Non se ne parla- grido. – Ho detto qui. Robert voglio partorire in casa mia e voglio che sia tu-a-far-nascere-questo-bambino!- dice scandendo meglio le ultime parole per poi urlare di nuovo. Annuisco. Corro in bagno e prendo un asciugamano enorme e altre piccole mentre con il cellulare chiamo Anna e le dico di venire urgentemente qui. Un altro urlo di Sarah mi fa venire i brividi. Sposto freneticamente il tavolino e appoggio l’enorme asciugamano sul tappeto. Prendo Sarah e cerco di toglierle quei dannatissimi pantaloni. Sfilo gli slip e l’aiuto a sdraiarsi. Tantissime lacrime le inondano il viso. – Ho paura- dice singhiozzando per il dolore. – Andrà tutto bene amore. Fidati di me,ok?- le dico. Annuisce. – Bene,Robert. Coraggio- dico a me stesso. – Sarah al mio tre spingi ok?- le chiedo. Annuisce mentre continua a piangere con il viso imperlato di sudore. Un urlo e i miei occhi si chiudono forte. Li riapro e mi ritrovo qualcosa di estremamente minuscolo tra le braccia. Urla e piange mentre il sangue lo ricopre. Prendo un asciugamano e gliel’avvolgo attorno. Qualcosa di caldo mi bagna le guance. Sono lacrime? Non ci credo. Sto piangendo a singhiozzi. Lo studio piano con i miei occhi troppo offuscati per vedere bene. Sono immobilizzato. Non riesco a muovere un singolo muscolo. Non sono nulla di fronte a questa piccola creatura. I pochi capelli di un castano scuro e gli occhi verdi,come quelli di Sarah. Dopo circa un minuto i miei muscoli si risvegliano. Il mio braccio si alza e la mia mano raggiunge il cotone dell’asciugamano che gli pulisce il viso. Accarezzo la sua guancia e gli prendo la manina. Stringe il mio dito. – Ciao piccolo- dico piangendo. Lui subito smette di lamentarsi. – Fammelo vedere- dice una voce fioca. Mi avvicino a Sarah che piange e sorride,come me. Glielo porgo. Lo stringe tra le sue braccia. – Ciao amore mio- sussurra. – Sei bellissimo-. Già,un bellissimo maschietto. Accarezzo i capelli di Sarah e le bacio la fronte. – Sei stata bravissima- le dico. Poi,poggio la mano sul suo ventre e guarisco la ferita e mando via il dolore provocato dal parto. – E tu magnifico- dice ormai con voce più chiara. La faccio alzare e subito butto l’enorme asciugamano. Pulisco tutt’intorno. – Sarah,dallo a me- dico piano. – Vado a farmi una doccia,tanto grazie a te sono come nuova- dice ridendo. Va via. Intanto i ragazzi spalancano la porta e vedono tutto perfetto. – O mio dio. Sarah?- urla Anna. – A fare una doccia. È stata bravissima. Ora l’ho curata io e sta benissimo. È maschietto- dico a raffica. Tutti si avvicinano,commossi. Lo ripulisco,gli metto il pannolone e lo vesto molto delicatamente, sotto gli occhi di tutti. – E lui come sta?- chiede Alias. – Sano come un pesce- rispondo. Intanto Sarah è arrivata e abbraccia tutti. Si avvicina piano a me e sorride. Mi bacia e poi prende il piccolo tra le braccia. – Come sei bello- sussurra. – Oddio siete magnifici!- dice Anna piangendo. Tutti ridono. – Davvero,auguri- dice Kellan seguito da tutti. – Grazie. Robert è stato forte e molto bravo- dice Sarah sorridendomi tra le mie braccia mentre io accarezzo il piccolo. – Come volete chiamarlo?- chiede Jeremy. Io e Sarah ci guardiamo negli occhi. – Harry- diciamo insieme. Tutti ci guardano con sguardo interrogativo. – Come il mio papà- dice Sarah con gli occhi lucidi. – Come il tuo papà- ripeto io.

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Capitolo 65
*** Epilogo ***


Epilogo Due anni dopo... -Harry,Rob sbrigatevi che stanno arrivando gli altri- urlo dalla cucina mentre metto gli ultimi piatti a tavola. Oggi è il 22 Dicembre,compleanno di Robert e quinto anno che stiamo insieme e così abbiamo deciso di passare questa giornata tutti insieme. – Adesso ti acchiappo!- sento urlare Robert. I miei due uomini corrono ancora mezzi vestiti intorno al tavolo. Sorrido. – Oh insomma ma come devo fare con voi? Stanno arrivando gli altri e dobbiamo pranzare!- cerco di dirgli ma non mi ascoltano. Continuano a correre. A volte mi fermo a pensare e mi sento strana. Penso che è strana tutta questa felicità. Ripenso a quando ero più piccola e persi mio padre e il mondo mi cadeva addosso e poi arriva lui. Lui che mi stravolge la vita,lui che mi fa scoprire cos’è la felicità e mi dona un’altra delle cose più belle che ho. Harry. Il mio piccolo tesoro di due anni. Il tempo è passato proprio velocemente. Sembra ieri quando vidi Robert prenderlo tra le braccia,tutto sporco di sangue e piangere,come se avesse tra le braccia qualcosa di inestimabile. Sembra ieri quando Harry iniziò a gattonare,camminare e dire per la prima volta “mamma e papà”. Sembra ieri quando noi tutti combattemmo e vincemmo,quando io e Robert ci sposammo,quando ci incontrammo per la prima volta. A volte ci penso a queste cose e solo adesso mi rendo conto che la mia è stata ed è una vita fantastica. Sento bussare al campanello e vado ad aprire. I ragazzi sono qui. – Ciaooooo!- mi salutano calorosamente. Robert arriva con Harry in braccio. – Tanti auguri a te,tanti auguri a te...- iniziano a cantare in coro. Mi aggiungo anche io mentre Harry batte le sue piccole manine. Harry. Mio figlio. Qualcosa di inspiegabile. È un bambino così speciale. Così buono,forte,sicuro di sé,audace,pieno di vitalità. Riesce a donare un sorriso a tutti. Con quelle sue guance paffute e rosee,gli occhi grandi e verdi da cerbiatto e quel ciuffetto di capelli castano scuro. Harry. Figlio mio e di Robert. Il Cubo di Xataniel in persona. L’essere più forte tra i due Mondi. Considerato quasi un dio per la sua potenza. L’unione del bene e del male. Nonostante ciò è un essere destinato a proteggere tutti noi e questo mi rende felice e fiera. Matt,che ha ormai cinque anni,si avvicina a lui e iniziano a giocare. Hanno un rapporto magnifico,come due fratelli. Beh,questa è la mia vita. Non potrei essere più felice di così. – Su a tavola!- dico. Mentre mi avvicino al tavolo accarezzo dolcemente il pancione di Jeremy. Si,è incinta di Alias. È una femminuccia. Mi siedo e iniziamo a mangiare tra le varie risate. Il tempo passa e arriviamo al dolce. Ovviamente non manca la canzone “Tanti auguri a te” con la torta che Robert odia. Ma lo costringo e gli faccio spegnere le candeline. – Auguri papà!- urla Harry saltandogli in braccio. Robert lo prende e lo stringe a sé. Scatto le foto che sto raggruppando tutte in un album enorme. Intanto i ragazzi iniziano a dare i loro regali a Robert. Sono tutti bellissimi e ho davvero paura che il mio non gli possa piacere. Respiro profondamente. Una volta che hanno finito e si sono distratti con i piccoli lo prendo con me. – Vieni- gli sussurro. Mi teletrasporto e arriviamo nel nostro posto. Il posto dagli alberi di pesco,il posto del nostro primo bacio. – C’è qualcosa che devi dirmi?- mi chiede dolcemente. – In realtà si. Sai oggi è il tuo compleanno e ovviamente anche io ti ho fatto un regalo anche se ho seriamente paura che non possa piacerti...- inizio a dire. Mi accarezza una guancia. – In tutti questi anni,nessuno dei libri che ho scritto è il libro che stavo scrivendo e che avresti avuto l’occasione di leggere prima o poi. Questo libro ha dovuto aspettare ben cinque anni per essere completo. Non so perché ci ho messo così tanto ma....buon compleanno- dico porgendogli il mio libro nella carta regalo. Sorride e inizia a scartarlo. Una volta tolta la carta si nota subito l’azzurro della copertina e la scritta in corsivo e in oro “How a person can change your destiny”. – Come una persona può cambiare il tuo destino. Mm,di cosa parla?- mi chiede. – Lo scoprirai leggendo- rispondo. – Dai,sono curioso- mi implora. Sospiro. – Sfoglia qualche pagina- gli dico. Inizia a sfogliare e finisce su una delle prime. - Ha degli occhiali scuri sugli occhi,dei capelli tutti scombinati (ma si pettina la mattina?),un po’ di barbetta sul mento e un cappotto scuro.- legge piano. Corruga la fronte e io mi mordo un labbro. Sfoglia ancora. - La pioggia continua incessante su di noi. Devo dire che è ancora più bello con i capelli bagnati e tutti scombinati. Si avvicina e mi bacia. E SBAM. Il cuore mi esce dal petto. Non sento più nulla,sento solo lui,le nostre labbra,le nostre lingue. Sento il mio cuore e per la prima volta credo di riuscire a sentire il suo o forse è impressione-. Ho il cuore a mille. - Si inginocchia davanti a me e prende una scatolina dalla tasca destra della giacca. La apre e esce un meraviglioso anello. – Sarah,vuoi sopportarmi per tutta la vita?- mi chiede. Ha gli occhi lucidi e le sue mani tremano. Non riesco a dire nulla. Ho la gola troppo secca-. - – Harry- diciamo insieme. Tutti ci guardano con sguardo interrogativo. – Come il mio papà- dico con gli occhi lucidi. – Come il tuo papà- ripete Robert- finisce di leggere. – Sarah è praticamente tutta la nostra storia- dice sorridendo. Annuisco. – Ti piace?- domando ansiosa. – È magnifico. Non vedo l’ora di leggerlo tutto!- esclama. Mi avvicino e ci baciamo. – Ti amo- dico. – Per sempre-. Rimango stretta,abbracciata a lui. – Robert io devo chiederti scusa. Non ti ho mai ringraziato per questa vita magnifica che mi hai regalato- sussurro sentendo il suo profumo. – Beh,anche io devo chiederti scusa. Non ti ho mai ringraziato per avermi donato qualcosa per cui continuare a credere nel bene- mi dice. Ci abbracciamo forte. I petali attorno a noi fanno proprio come la prima volta. Ci circondano creando una sorta di danza. - Bene,adesso sai che era questo il libro che stavo scrivendo e che avresti letto solo una volta finito. Stavo scrivendo di me,di te,di noi. Stavo scrivendo di questo amore. Questo amore finalmente scritto sulle pagine di un libro. Stavo scrivendo di questo infinito. Stavo scrivendo le mie emozioni. Ogni singolo battito cardiaco accelerato,provocato dalle tue labbra sulle mie. Stavo scrivendo delle mie lacrime versate quando me ne sono andata. Stavo scrivendo dei sorrisi. Stavo scrivendo della felicità. Quella che ho trovato solo insieme a te,la persona che amo. La felicità siamo io e te. Insieme- dico piano. Si stacca e mi bacia piano le labbra. – Insieme-.

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